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DELLE
Spátt.
Bibliotscíi VaHáás
(Torino)
T0ná3 PALLICI
f ■ - i.;. .
Quindicina!e
deila Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le vostre trasjressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo,,.
Anno LXXXm - Nuni. 9
Una copia L*
{ Eco: L. 600 per l*interno Eco e La Luce: L. 1000 per Fìnterno | Spediz. abl>. postale II Gruppo
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TORRE PELLICE - 24 Aprile 1953
Ammin. Claudiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17537
”11016111! ” è il Be^p dBi cieli
Or dai giorni (li Giovanni Battista fino ad ora, il Regno dei deli e preso a forza
ed i violenti se ne impadroniscono,,. Matteo il : 12
Queste parole di Cristo sembrano,
ma non ¡sono, in aperto contrasto
con l’affabile e dolce invito che, alla
fine delio stesso capitolo (versetto
28), Cristo rivolgeva alle folle che lo
seguivano c che facevano ressa attorno a Lui: « Venite a me voi tutti che
siete travagliati e stanchi ed io vi
darò riposo ». Qui è la dolce conclusione; là era la spinta all’azione. Qui
è l’invito fraterno all’umanità dolente e travagliata; là era la realtà come
si presentava a Lui. Qui Egli dice:
« Perchè dubitate, perchè tentennate ancora? Venite a Me! Venite a
Me! » Là egli diceva: « Non vedete
che le folle fanno ressa, si pigiano,
si f:mno reciproca violenza per venire a toccare il lembo del mio mante! lo, per essere toccate da me, per
vc(!i re sulla mia faccia la Luce del
Signore, per sentire la Parola che
salva... L^Jon vedete che si fanno portare a me e che m’implorano persino da lontano? » Qui è la conclusione del Fratello, del grande, del massimo fratello, dell’Uomo di Dolore »
a tutti gli uomini doloranti. Là era
la costatazione che chi è violento (o
volente) può, forse nel bene come
nei male, ina può.
Ma come mai, prima, l’invito ad
essere violenti, e, poi, quello rimettersene con umiltà e mansuetudine
e perle!la tede da pargoletti a Lui ed
a Lui «ìireltamente? Ebbene pensiamo che Gesù è un Maestro, è il « Maestro » : aiich’Egli ha la Sua pedagogia. Egli sa che infinite sono le vie
del Signore e sa che per vie diverse,
e dove e come vuole, soffia lo Spirito. Per questo egli procede a gradi
e parla ad ognuno il linguaggio che
gli è adatto e che l’anima di ognuno
o i) suo stesso stato fisico richiedono. Ben diverso tono adopera Cristo parlando agli scribi ed ai farisei
ed ai dottori della Legge od agli ipocriti, ben diverso da quello che adopera verso le anime infantili sofferenti ammalate angosciate. Ognuno
nella folla prendeva e faceva tesoro
di quanto aveva salutare risonanza
in sè; rampogne e staffilate per gli
uni; dolcissimi inviti, parole di alta
sublimt' consolazione per gli altri.
Cosi è per tutti noi quando parliamb a delle collettività. Non prendete tutto nè per voi nè contro di voi:
la vostra coscienza vi dica. Iddio vi
dica, quel che fa veramente per ognuno di voi, per ciascuno di voi o
di noi. Chi non avesse fatto così, anche setùendo Cristo Gesù parlare, avrebbe potuto non capirlo, non
trarre frutto dal suo insegnamento
0 dire di lui quel che talora potete
essere portati a dire dello stesso vostro pastore: « Egli mi ha preso di
mira! Egli non sa comprendermi!
Egli ha parlato per me! oppure:
Egli ha parlato contro di me! ». Ma
la vostra comprensione cristiana sappia farvi sempre ed unicamente vedere e scorgere il seme che conviene
alla vostra terra, anche se è spinosa e. dura. Allora voi capirete perchè basta agli uni dire: « Venite a
me! » Mentre, ad altri occorre dire: (c Siate violenti perchè dei violenti è il Regno dei Cieli ».
Cristo fa l’elogio della violenza?
Si, della buona violenza, cioè del
buon volere, della buona volontà.
Perchè a ciò si riduce la violenza di
cui Cristo intende parlare. Egli dice, infatti: « Tutti i profeti (tutti
1 profeti, tutti quanti!) hanno profetato fino a Giovanni », hanno tutti annunciato che sarebbe venuto il
Messia, il Salvatore, colui che è veramente uno con Dio, e voi, voi non
l’avete accettato. Ora, aggiunge Cristo, io vi dico che soltanto da quando è venuto Giovanni Battista e soltanto da quando egli ha annunciato
Me, il >c Regno dei Cieli è preso a
forza e i violenti se ne impossessano! ». Sappiate perciò che, dice Cristo, ic se lo volete accettare, egli, è
l’Elia che doveva venire. Chi ha orecchi oda ». Ma voi non sapete volere.
Chi ha orecchi oda, intende dire
Cristo, e sappia che chi vuole la
volontà di Dio è veramente il grande volente, o il vero e buon violento, colui che capisce che deve prendere a forza, di viva forza, il Regno
di Dio,
Ma che è il « Regno di Dio »? Cristo ha detto: « Il Regno di Dio o
il Regno dei Cieli è venuto a voi e
voi non l’avete accettato ». Il Regno
di Dio è Colui sul quale Dio regna.
E veramente sovrano regna Iddio su
e in Cristo. Ma cittadini di quel Regno sono tutti i veri totali credenti.
Tutti io possono diventare. Il Regno di Dio con tutta la sua grande
infinita potenza può essere in voi,
in ognuno di voi, in ciascuno di noi.
Ma occorre accettare quel Regno;
occorre volerlo; occorre capirne la
ineguagliabile insostituibile importanza ai fini nostri ed ai fini altrui.
Se veramente la si capisce quella
potenza, quella onnipotenza che è
da Dio o si crede in essa, chi vorrà
non essere Cittadino di quel Regno?
Vittime dell’apparenza che ci fa
vedere i Cieli come lontani da noi,
mentre la Terra stessa è nei vortici
degl’infiniti Cieli, o, come ha detto
il Pascoli, (c è dei Cieli anch’ella »
(la Terra, infatti, ci dice Tastronomia, fa parte nè più nè meno che
della Via Lattea); vittime, dico, dell’apparenza e delle paròle apprese
senza riflettere al loro possibile e
profondo significato, noi abbiamo
relegato Dio lontano da boi, mentre
Dio è qui, è nei Cieli ove noi « viviamo, ci muoviamo e siamo », è e
dev’essere nei cieli della nostra coscienza, della nostra anima, nei cieli che noi abitiamo e respiriamo.
Quando Cristo ha insegnato a dire:
« Padre nostro che sei nei cieli »; o
quando, come qui. Egli c’insegna
che cc il Regno dei Cieli è dei Violenti », non vuole indicare dei cieli
lontani, ma i cieli nostri o che possono essere nostri se noi sappiamo
volerli e entrarvi. Il Cielo di Dio
e di Cristo, è cielo nostro, è il cielo
di chi sa entrarvi, di chi vuole entrarvi! Ora è Dio che si tiene alla
porta e bussa; ora siamo noi che
crediamo che sia più difficile ad un
ricco di entrare nel Regno dei Cieli
che ad un cammello, passare per la
cruna di un ago. Ma faccia, il ricco, getto delle sue ricchezze o del
suo pagano attaccamento a quei beni della terra ed eéqolo entrato nel
Regno dei Cieli., Apra^^iAl' credente,
la porta a Dio che picchia e « il Signore della Gloria entrerà ». Non
v’è dualismo tra lo spirito divino e
quello umano, come non ve n’è tra
figlio procreato e padre procreatore. Dio vuole condividere la Sua vita con gli uomini; basta che gli uomini lo vogliano, siano dei volenti,
o dei violenti che fermissimamente
sappiano volerlo, sappiano volere la
volontà di Dio,
Quando noi amiamo un essere umano e ne siamo riamati, sentiamo
di aver vinto il nostro isolamento;
sentiamo che lo spirito può condividere la vita di un altro spirito.
Tanto più ciò avviene tra noi e lo
spirito di Vita che ci è stato insufflato o donato dal creatore e dal mantenitore della vita stessa, e tanto più
ciò avviene quanto più noi lo amiamo e ci sentiamo legati a lui e lui
a noi. Lo scopo della religione è essenzialmente quello: la nostra unione con Dio. Praticuccie religiose,
dogmi, riti, non sono nulla di fronte alla perfezione dell’essere nostro
spirituale ed al suo perfezionamento continuo, spirituale non solo ma
anche materiale, realizzato solo mediante un perfetto accordo e sintonismo tra noi e Dio, tra Dio e noi.
Ma tale accordo, tale armonizzazione, per essere perfetti devono realizzarsi ed accentuarsi sempre più,
oggi più di ieri, domani più di oggi, fino a che noi, come dice Paolo,
abbiamo « raggiunta la statura perfetta di Cristo », tendendo, come dice Cristo stesso, a portarci a quella
perfezione onde è cc perfetto il Padre nostro che è nei Cieli ». Per
questo, per lutto questo occorre che
la nostra fede sia dinamica al massimo grado, sia violenta, cioè volitiva al massimo grado, come lo è il
volere di Dio. In questo modo, attraverso Cristo, Dio diventa un nostro vero e proprio possesso interiore, la nostra massima forza, così come noi diventiamo il Suo possesso,
i Suoi Figli, i suoi servi, i suoi' necessari agenti o veicoli sulla terra.
Aliora noi„.che eravamo « vasi d’argilla » in cui era stato posto quel
tesoro, allora noi diventeremo veri
cc vasi di elezione », di divina elezione, noi avendo eletto Lui, e Lui
avendo eletto noi. Cosi la Sua potenza diventa la nostra potenza, la
potenza dei violenti di Dio che hanno, come dice Paolo, cc rivestito Cristo » : rivestito Cristo, preso lui come difesa, divisa, armatura e potenza. Cosi sia per noi tutti.
Silvio Pons
Difendiamo la Teologia
L’accusa che viene mossa sovente
a chi predica o scrive di cose religiose è quella di essere troppo astruso,
di rendere cioè difficile quello che è
semplice, di nascondere sotto un cerebralismo ermetico la semplicità
del messaggio evangelico. Tutta colpa — dicono — della teologia che,
diventando scienza, rinchiude il cristianesimo in formule, in definizioni,
in dogmi, sì da snaturare la sua essenza genuina.
Come in tutte le cose, c’è in questa accusa una parte di verità ed una
parte di esagerazione. E’ bensì vero
che talvolta certi scritti, o certi sermoni teologici fanno venire la testa
pesante, ma non si deve per questo
estendere l’accusa a tutta la teologia.
Diceva Barth ai suoi studenti : « Non
bisogna mettere sotto accusa la teologia perchè circola della cattiva teologia. Si può fare della buona teologia che è necessaria, anzi indispensabile por spiegare i misteri del Regno dei Cieli ». C’è anche la bella
libertà di scartare quanto non sia
accessibile alla mente e di accedere
direttamente, se lo si preferisce, alle
fonti genuine del messaggio Cristiano. Il teologo, che a volte sembra
astruso, parla per menti teologiche
le quali possono comprendere. Non
si potrebbe, ad esempio, definire
« Protestantesimo » una rivista adatta per evangelizzazione delle masse,
ma non si può negare che questa rivista abbia il suo posto ben definito
e necessario nel campo della cultura
religiosa ed in questo campo è molto apprezzata e letta da quanti la
possono comprendere. Anche la filosofia ha la sua terminologia speciale, i suoi sistemi, le sue definizioni
che sono astruse al profano. Tutto
ciò che si scrive ha Un fondo di filosofia ma non tutta la filosofia è accessibile a tutti.
La teologia, ripeto, è necessaria
al Cristianesimo e non è giusto, a
mio avviso, condannarla in nome di
una a lei contrastante semplicità evangelica. Non è raro il caso che,
cercando di evitare la teologia, si
cada nella banalità evangelica, nei
luoghi comuni, negli slogan, ripetuti con più o meno fervore e con voce tonante.... « Credi nel Signore
Gesù e sarai salvato! » questo bisogna dire alle folle! Sta bene, ma
prima di questo bisogna che le folle
siano indotte a chiedere: « Che cosa devo fare per essere salvato? »
Bisogna spiegare loro che cosa significhi « salvezza », come lo ha
fatto Pietro — che non era un teologo — nel giorno della Pentecoste.
Mi diceva un Pastore; « La salvezza è semplicemente questo: l’uomo
sta per affogare, irrimediabilmente,
ed il Signore gli lancia una corda
(Cristo); basta afferrare quella corda e si è salvati ». Tutto lì!... Molti
ragionano così, e questa cosidetta
« semplicità » la troviamo nei 'volantini di propaganda religiosa, specialmente in quelli che ci arrivano
d’oltre Oceano, la troviamo negli
slogans delle riunioni di risveglio
nelle predicazioni popolari. Tutto
buono se gli uomini sapessero, se si
rendessero conto che stanno per affogare, si rendessero conto che quella corda (Cristo) è quella e solo quella che li può salvare. Per dire loro
questo occorre della teologia, della
buona teologia, come l’ha adoperata l’Apostolo Pietro.
Alcuni si rifanno al Sermone del
Monte: « Quello è il Vangelo — dicono — è il varo messaggio di Cristo
che bisogna ascoltare e seguire, tutto il resto non è che contorno, o aggiunta, o commento... ». Certamente
quello è il Vangelo, vero Vangelo!
Ma metiiamoci sinceramente di fronte ad esso, noi peccatori! (già, ma
che cos’è il peccato?). Mettiamoci —
dico — di fronte a questo specchio
della santità di Dio che riflette la
nostra bruttura di creature di questo mondo di peccato. « Chi ascolta
le mie paro!e e non le mette in pratica è simile a colui che ha costruito la sua casa sulla sabbia... ». Ed
allora mettiamola in pratica questa
sublime morale del Sermone sul
Monte; venga avanti colui che non
lascia correre uno sguardo di desiderio, di concupiscenza; venga avanti
quell’altro che porge la guancia agli
schiaffi, che non contende al male,
che, se chiedono la giacca dà anche
il cappotto; colui che ama i suoi nemici e prega per coloro che lo perseguitano ; . colui che si dice perfetto
com’è perfetto il Padre che è nel cie
lo... Si mostri costui in tutta la sua
farisaica sufficienza! Ma, si dice da
parecchi. Iddio guarda alle intenzioni del cuore, ossia: io mi sforzo
di fare queste cose e Dio apprezza il
mio sforzo. Sembra impossibile che
parlino in questo modo, eppure ve
ne sono. Non so chi ha detto che
l’Inferno è lastricato di buona volontà, di buone intenzioni. E’ una
frase jorofonda che sa di teologia.
Ma se ammettiamo di non essere in
grado di mettere in pratica le parole di Gesù, che cosa resta dunque?
La disperazione? Appunto! C’è uno
che l’ha provata e ne ha scritto con
accenti drammatici; « Misero me
uomo, chi mi trarrà da questo corpo di morte?......». Ma 1’ Apostolo
Paolo era un teologo! Quanto bene
hanno fatto all’anima mia le sue parole e come ho compresa la teologia
della Croce!
Si dice ancora: voi avete la presunzione di voler capire quello che
non si può capire, cc Tu non sai onde viene nè dove va », disse Gesù a
Nicodemo. Giusto, non sappiamo
nulla dello Spirito di Dio, ma quando questo Spirito investe la creatura la rende capace di comprendere.
Nicodemo non capiva, perchè aveva
una mente intellettuale con la quale
gli era impossibile credere che si
possa nascere di nuovo, cc Ma noi abbiamo la mente di Dio » esclama
l’Apostolo Paolo — perchè cc lo Spirito rivela le cose occulte di Dio.
Or l’uomo naturale non riceve le cose, dello Spirito di Dio perchè gli so~
no pazzia, e non le può conoscere
perchè le si giudicano spiritualmente. Ma l’uomo spirituale, giudica di
ogni cosa... » (I Cor. 2: 14).
Non è Gesù stesso che lo ha confermato ai suoi discepoli? cc A voi è
dato di conoscere il mistero del Regno dei cieli... ». Certamente occorre essere discepoli del Cristo, ossia
credere in Lui, come Salvatore, Redentore, Signore, come Colui che è
venuto e verrà. Non basta essere cultori di scienze religiose o maestri
di morale religiosa. Bisogna portare
la Croce di Cristo, ossia sentire l’immenso peso del peccato e sentire la
virtù liberatrice della Croce e della
Risurrezione. Se volete, questa è
teologia ma è anche Vangelo.
Ma apriamolo questo Vangelo!
Bisogna essere discepoli del Cristo, vivere nell’atmosfera della sua
vita, delie sue parole, delle sue immagini, del suo spirito. E’ un mondo
nel mondo e fuori del mondo. E’ la
santificazione. « Voi siete mondi a
motivo della parola che vi ho annunciata ». « Pndre, santificali nella
verità; la mia parola è verità ».
« Non tutti mondi », c’è il Figliuolo
di perdizione, colui che non crede
n?l Cristo, arretra davanti alla Croce perchè la considera un fallimento... t( Io non credo ai profeti che
si fanno crocifiggere » ha detto in
pieno parlamento il Duce dell’ Italia fascista, naturalmente prima della Conciliazione. E’ stato detto che
Gesù è morto anche per Hitler. Sarà vero, ma non riesco a capacitarmene... Cristo non è morto per Satana!
(( Il Figliuol deH’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per mo!ti ». Parole di
Gesù nell’Evangelo di Marco, il più
genuino dei sinottici. E’ jjer spiegare queste parole che Pietro e Giacomo e Giovanni, che erano pescatori, ma anche discepoli del Cristo,
hanno fatto della teologia, e l’apostolo Paolo ha scritto le ispirate pagine del (c suo » Vangelo. Ma ha saputo anche parlare di morale cristiana, e come! Ma una morale cristiana che è fondala sulla conoscenza del Cristo e della sua opera redentrice, altrimenti diventa una morale farisaica. A. Bensì.
2
L’ECO DELLE ŸALU VALDESI
Membri elettori e comunicanti
Scrive Roberto Nisbet
Poiché l’Eco delle Valli ha sollevato il problema dell’elettorato nella Chiesa Valdese, non sarà discaro
ai lettori di conoscere l'origine e lo
sviluppo del regolamento ecclesiastico a questo riguardo.
E’ noto che, fino a un seeolo fa,
la designazione dei Pastori e l’elezione degli Anziani era affidata unicamente m capi famiglia. E’ solo
nella Costituzione del 1855 che per
la prima volta si fìssa un limite di
età. L’articolo relativo così si esprimeva: ’’L’Assemblée generale de
chaque Eglise particulière ou Paroisse se compose de tous les membres
de cette Eglise, lesquels ont atteint
l’âge de 25 ans révolus ”. Sostanzialmente, però, non si cambiava gran
che, essendo da supporre che pochi
fossero i capi famiglia in età inferiore ai 25 anni.
Ma erano gli anni in cui, alle Valli, vari gruppi dissidenti proclarhavano che la Bibbia non consente l’identificazione della Chiesa con il popolo. e, dichiarandosi scandalizzati
che alla Santa Cena tutti venissero
ammessi, senza distinzione fra credenti e formalisti, costituivano varie eccle&iole, che per vario tempo
dovevano essere un pungolo, non
del tutto inutile, nel corpo della
Chiesa.
La Chiesa, per conto suo, non si
sentì mai di procedere a quella distinzione che era pure nei voti di
molti. Le due correnti si affrontarono in vari Sinodi, e provocarono
nelle stesse parrocchie degli urti, talora penosi, sopratutto per quello
che concerneva l’ammissione in massa dei catecumeni.
Si giunse perciò a un compromesso: da una parte si evitò di giungere a una divisione, ma si cercò,
d’altro lato, di distinguere, in seno
alla Chiesa stessa, fra membri attivi
e la massa pigra, trascinata a rimorchio. Si fece, in altri termwi,
un tentativo di costituire la Chiesa
dei professanti in seno alla Chiesa
di moltitudine, senza provocare delle fratture di imprevedibili conseguenze.
Così, nel 1863, il Sinodo fece im
nuovo passo, accentuando la distinzione fra membri comunicanti e
membri elettori. Per essere elettore, un uomo (escluse quindi le donne) doveva avere almeno 25 anni,
presentarsi davanti al Concistoro,
dichiarare di essere da almeno sei
mesi residente nella .parrocchia,
professare la fede della Chiesa e sot
tomettersi alla sua disciplina.
Ma quando si volle procedere all’applicazione del regolamento, una
agitazione assai viva non tardò a manifestarsi in tutte le parrocchie. La
Commissione d’esame dell anno seguente dovette infatti riconoscere
che " le réglement proposé, adopte
avec une extrême facilité par le synode, fut diversement compris, diversement appliqué par les> Consistoires ”.
Ciò nonostante, la distinzione fra
membri .comunicanti e membri elettori, e cioè il compromesso con la
tendenza che voleva distinguere fra
chiesa di professanti e popolo, venne mantenuta. Anzi, il Sinodo del
1891 stabiLi ben sei condizioni perchè un membro di chiesa potesse esercitare i suoi diritti elettorali: a)
avere 25 anni; b) farne domamla oralmente o per iscritto al Concisi aro;
c) professare la fede della Chiesa;
(1) avere una buona condotta; e) frequentare i culti; 1) contribuire secoìulo le proprie possibilità per i bisogni della Chiesa.
Patsiono gli anni, e giungiamo al
Sinodo del 1903, che modifica l’articolo come segue: " Sono membri elettori i membri di chiesa uomini i
quali : a) ne. facciano formale dommda al Consiglio di Chiesa; h) abbiano compiuto il 21” anno di età. Al.e
medesime condizioni è data facolta
alle singole chiese di concedere il voto alle donne ”. Il Sinodo di quell’anno ha dunque ridotto I età per
l’elettorato dai 25 ai 21 anni, mentre alle donne è ” data facoltà
(.sembra quasi di indovinare un « ahimè »/) di esercitare l’elettorato.
Finalmente, nel 1914, il Sinodo
stabilisco la piena parità deWelettorato femminile, mantiene il miniùw
di anni 21, ma introduce le due condizioni già stabilite dal Sinodo del
1891 e soppresse da quello del 1903 :
gli elettori debbono: a) contribuire
regolarmente per i bisogni della Chieda; bj frequentare i culti.
Anche il Sinodo del 1918 conserva le stesse disposizioni, ma è sembrato che la frequenza ai culti non
fosse .mfficiente, e si sostituisce con
una formula più comprensiva:
” prender parte attiva alla vita della Chiesa ”.
E questo articolo, più fortunato di
tanti altri, è riuscito a mantenersi
senz’altro modifiche fino ai nostri
giorni.
E’ evidente che l’idea per cui si
aveva voluto portare una distinzione
fra i membri di chiesa, era ispirata
dal fatto che non mancavano dei Vaidesi che, mentre non sentivano punto la loro responsabilità di credenti,
lavoravano poi di gomiti, quando si
trattava di farsi avanti e pretendere
i loro diritti. I legislatori si sono preoccupati di far sentire che l’esercizio
di un diritto non può essere disgiunto dall'adempimento di precisi doveri.
Ma è chiaro che questa distinzione, mentre non ha nessuna base biblica, non rispettava neppure la logica, perchè, partendo dal presupposto che tutto il popolo debba identificarsi con la Chiesa, era ben difficile dimostrare che in mezzo alla
Chiesa stessa dovesse esserci una ” é
lite ”, una categoria di super mem
bri di chiesa, ai quali si domanda
vano degli impegni che potevano an
che, a rigore, essere trascurati dagli
altri,
E neppure il minimo di età risulta dei più felici. Infatti si richiede
ai catecumeni, all’atto della loro ammissione in chiesa, una promessa tremendamente impegnativa, per subito far loro presente che non sono
abbastanza maturi per manifestare
il loro voto in una assemblea. Senza
contare che è psicologicamente errato di interdire il voto a quei giovani
che si costituiscono per conto loro in
gruppi destinati a far sentire, talvolta in modo energico, la loro influenza sulla vita della Chiesa.
La logica vorrebbe quindi che .si
semplifica.sse i nostri regolamenti,
consentendo a tutti i fratelli di prendere parte deliberatamente alle assemblee. In questo caso si rinunce
rebbe a quella specie di compromesso fra chiesa di credenti e chiesa di
moltitudine, che è rappresentato
dalla regolamentazione sull’elettorato. Forse i nostri nonni, se ritornassero in vita a considerare i mediocri
risultati di un secolo di esperienza,
non se ne dorrebbero, oltremodo. Era stato un compromesso, e come
tutti i compromessi, non è destinato
a durare. iSon ci Mudiamo però che,
abolendo la legislazione sull’elettorato, le assemblee e la vita spirituale miglioreranno. JTutt’al più si potrà esigere dalla coscienza di tutti
i membri, e non solo da una parte di
essi, l’adempimento di quei doveri
che sono oggi così chiaramente specificati per i soli membri elettori.
Quello che conta, ben al disopra
dei regolamenti, è il soffio della
Pentecoste, che ridesti i nostri Vaidesi al senso della loro piena responsabilità per la vita della Chiesa,
e dia loro quel senso missionario,
che è stata la forza del movimento
Valdese, e che forse oggi è un poco
affievolito.
Ma questo è un altro discorso.
LA GIOIA
Il secondo frutto dello Spirito, indicato dalla Scrittura, è la gioia. Se
dunque io mi rallegro nel Signore,
se mi rallegro nella speranza, se mi
rallegro pur subendo ingiustizia nel
nome del Signore o in ogni occasione del genere, io ho offerto al Signore le primizie della gioia per mezzo
del vero Sommo Sacerdote.
Se sopporto con gioia il saccheggio dei miei beni, se mi rallegro nelTaffrontare le tribolazioni, la povertà ed ogni altro genere di oltraggio,
questo è il secondo, fra i frutti dello
Spirito, il frutto della gioia. Poiché
se mi rallegrassi per i beni di questo
mondo, per gli onori o le ricchezze,
sarebbe una falsa gioia, la cui causa
sarebbe vanità delle vanità. Se mi
rallegrassi del male e delle disgrazie
altrui, no, questa non sarebbe solo
una gioia vana, ma una gioia diabolica, o meglio, non si potrebbe parlare di gioia alcuna...
Origene.
La sala ehc. ospita il doposcuola dèi Oonritto recentemenfe Irnsformata
Il Convitto Maschile Valdese (località
climatica estiva ed invernale a 5.S Kra. da
Torino, a 516 m. sul livello del mare) ac
coglie in un ambiente familiare ragazzi da
6 anni in poi, rispettando le giovani pel
sonalità. seguendo accuratamente i loro stu
di e cercando di educarli alla libertà e al
l’autodisciplina.
Esso dispone di personale qualificato,
di ampli e luminosi locali, di un campo di
foot-ball e di palla a volo, di un moderno
impianto docce e riscaldamento centrale
a nafta. Offre vitto sano ed abbondante par.
ticolarmente studiato per le esigenze alimentari dei giovani. Le rette sono modeste
e tengono conto
lato.
Scrive Giorgio Peyrot
Convitto lUlasGhilo ì/alilese - Torre Pellico
deH’età del ragazzo ospi
Le iscrizioni per il prossimo anno scoUislico sono aperte sin da ora. Dal 12 luglio
in poi si accolgono ragazzi anche in vista
delle ripetizioni estive o per un periodo di
vacanze organizzate.
Per informazioni rivolgersi al direttore
del Convitto Maschile Valdese (Torre Pellice.,Torino) dott. Franco Girardet che sarà lieto di rispondere personalmente indicando anche i nomi delle famiglie degli
attuali convittori residenti nelle varie città
d’Italia per eventuali referenze.
Non credo che sarebbe peregrino
porre idi’autore della risposta alle
quattro domande sulla differenza
tra elettori e comunicanti, quell’interrogativo che egli noti ha osato rivolgere come tutta risposta, al suo
reale o supposto interlocutore: ’’Caro
amico, lei è membro di Chiesa, e
non sa queste cose? ”. E ciò tanto
più che rautore confessa di possedere quei regolamenti, la cui poco
curata edizione a .stampa è da tempo esaurita; e per giunta egli non
dovrebbe ignorare che esistono anche delle pubblicazioni che tra l’altro trattano direttamente dell’argomento in esame, la cui lettura, gli
avrebbe potuto consentire di dare,
o darsi, una risposta più esauriente
ed esatta; e dalla quale non trasparisse un’intonazione di rinuncia, di
abbattimento, di « tanto non giova »
che non è producente se non di discredito per le nostre istituzioni ecclesiastiche.
Cercherò quindi di dare una risposta che, quanto meno, sia animata dal sentimento di dover collaborare alla diffusione di una migliore
conoscenza delle cose interne della
Chiesa, del funzionamento dei suoi
organi, dei principi su cui si fondano le norme della nostra Costituzione e dei regolamenti ecclesiastici; in
altre parole cercherò di adoperarmi
per incrementare quella che i regolamenti chiamano partecipazione
attiva ”, cioè cosciente del significato, del valore delle cose ecclesiastiche e degli istituti e norme che le
governano.
E vengo anzitutto all’origine di
questa differenziazione tra membri
comunicanti ed elettori. Sino al 1848
nelle assemblee delle nostre Chiese
votavano solo i capifamiglia, cioè
essi soli erano considerati membri
responsabili della vita e dello attività ecclesiastiche. E questi discriminazione tra coloro che, rispondendo
a certi requisiti, avevano la responsabilità ckdla Chiesa, e gli altri membri della medesima, risale al tempo
più antico. Probabilmente questa
marcata accentuazione della responsabilità del pater familias nelle attività della Chiesa, trae la sua origine
da un concetto giuridico romanistico che dal diritto comune medievale
è pas.sato anche nell’ordinamento
ecclesiastico. Varie erano infatti in
antico le prerogative del pater familias nell’ ordinamento valdese, tra
l’altro r f'sclusiva del diritto di voto
e dell’ elettorato attivo e passivo nelle assemblee. Quindi i capi famiglia
costituivano sino al 1848 ” i membri
elettori ”. L’elettorato era quindi un
diritto ereditario che rimaneva collegato, direi quasi in.serito, nelle respcnsahiìità civili-religiose che competevano a colui che nella famiglia
succedeva nella funzione e nelle prerogative di '' pater ”,
Questa posizione giuridica dell’istituto dell’elettorato era confacente e rispondeva alla concezione giuridica elei tempi. Senonchè con l’allargamento del concetto stesso del
diritto di suffragio maturato nel
mondo civile dopo la Rivoluziorie
francese, con la Costituzione ecclesiastica del 1855, l’elettorato s.ubì lina notevole trasformazione per allinearsi a quei nuovi concetti giuridici
che nella prima metà del XIX sec. si
erano sviluppati anche in seno alla
popolazione valdese. Elettori furono
considerati nelle assemblee di Chiesa, tutti gli uomini superiori ai 25
anni; ma nel 1863 tale condizione
giuridica venne riservata solo a coloro che, nelle dette condizioni, ne
avessero fatta domanda e prendessero parte attiva alla vita della Chiesa, e ciò per evitare quegli inconvenienti che una soluzione non coerente con i principi del nostro ordinamento aveva determinata. Di poi il
limite di età fu portato ai 21 anni;
e nel 1910 l elettorato fu esteso anche alle donne. Questa in breve la
storia delle norme regolamentari che,
.subendo poche modifiche ci governano da circa 100 anni.
Ma detta origine e questo sviluppo storico dell’istituto dell’elettora
to, non può essere compreso nei suo
significato se non ci si sofferma a
considerare lo scopo della distinzione tra membri elettori e comunicanti; se non si pone cioè in valore il
principio animatore di questa distinzione tra i componenti delle nostre
assemblee ecclesiastiche.
Dice uno degli studiosi del nostro
ordinamento ecclesiastico, il Ribe.t
Alberto: ” Nella divis.ione amministrativa tra membri elettori e membri comunicanti, si deve vedere più
che altro l'affermazione che nella
Chiesa ogni diritto corrisponde ad
una responsabilità liberamente assunta. Questo principio è direttivo
in tutte le sfere dell’attività ecclesiastica ”, Lo scopo quindi è quello di
dar vita, di attuare una dei principi
più importanti deli’ordinamento ecclesiastico, dal punto di vista della
formazione, del carattere, della educazione sodale-religiosa degli individui che si professano membri delle
nostre chiese. Come sul piano si>irituaìe la Chiesa proclama il valore
centrale della coscienza nell’incontro tra Dio e l’uomo, così sul plano
deir drdimimento, della vita ns.sociativa ecclesia.stica cioè, afferma il dato essenziale della responsabilitù dei
singoli. Le due esigenze si fondono
in un tutto unico nel binomio morale inseparabile coscienza-responsabilità. DaU’ntto volontario, cosciente
di adesione alla Chiesa sorge per il
credente la sua condizione giui ¿dica
di ’’ membro comunicante Egli
” ussociat.o in maniera più intima alla Chiesa ” (poiché ne era già membro per il ricevuto battesimo). viene detto ” comunicante ”, perchè
confermato nell’alleanza battesimale, è ’’ammesso a partecipare alla
Cena del Signore ” — come dice
bene la nostra liturgia — ” godendo
di tutti i privilegi spirituali delia comunità
Ma sarà per un successivo atto di
cosciente respon.snbilità, a mezzo di
una successiva domanda che, conseguita l’età ritenuta idonea, egli potrà
raggiungere una più completa coridizione giuridica; e avendo diniostrato di volersi assumere maggiori
responsabilità, verrà a godere dei diritti che ne conseguono; cioè l elettorato attivo e passivo e il voto deliberativo nelle assemblee.
E’ con questo spirito costruttivo
che vanno lette le norme dei nostri
regolamenti (art. 7 e 10), i quali nella loro semplicità non sono tuttavia
assurdi ”, ma rispondono ad un
principio essenziale. L’unictt assurdità che può emergere dalla attuale situazione e che purtroppo v’è tanta
gente che dimostra così scarsa seu.sibiliià religiosa e cosi poca conoscenza di cosa significhi sul piano sociale e formativo essere membri della
Chiesa valdese, che dopo esser stata
confermata, non avverte il senso di
una partecipazione più attiva alla
vita della Chiesa, per carenza, non
dico di coscienza, ina di senso di retponsahilità, e non fa domanda per
essere elettore, magari lagnandosi di
non godere di certi diritti. Per .sanare questa piaga non si rende idonea
l abolizione della categoria degli rlettori cstendemlone i diritti ai .semplici comunicanti, ma piuttosto sarebbe utile, necessaria una maggiore
diffusione nelle nostre chiese dei valori delle norme regolamentari, una
più adeguata conoscenza delle stessi'
che potesse in un qualche modo generare un rinnovato interessamento
alla vita spirituale che essa promuo
Qunnto alle tliffeienze specifiche
tra le due categorie, è da notare che
per essere ” comunicanti ”, cioè
membri cotisultivi delle assemblee
amministrative (questo il riflesso sul
piano giuridico), basta farne domanda, subire l’esame di fede, sottoporsi alle norme ecclesiastiche, cioè rispettarle in tato, e versare una contribuzione alla Chiesa. Ma per essere elettore, cioè membro con pieni
diritti nelle assemblee, occorre fare
molto di piu. Elettore può essere colui che partecipa ” attivamente ”,
cioè dà, offre sè stesso con tutto l’impegno della sua responsabilità alle
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
attività della comunità; colui che
contribuisce ” regolarmente ”, cioè
che avverte di dover dare alla Chiesa una parte dei suoi proventi (non
solo l’occasionale superfluo); colui
che si quota a favore della Chiesa
iscrivendone le necessità economiche
nel suo ordinario bilancio familiare,
decidendo nella sua responsabilità
alla presenza del Signore, di dare
con regolarità una parte dei suoi averi per opera del Signore. E nel
concetto di ” regolarità ” prevista
dai regolamenti, è insita non solo
l’idea della frequenza e della continuità ininterrotta dei versamenti
ma anche quella di un responsabile
rapporto di consistenza tra l’entità
dei versamenti contributivi ed i propri incassi, che non ponga il ” fedele ” nella posizione di un novello
Anania di fronte alla Chiesa.
Ed ora, cari amici Cl. e B. L. G.,
non cìedete che sia più necessario
rispondere alla quarta domanda sulla el’ticacLa di tale distinzione? L’unica cosa che resta da dire è che la
distinzione tra queste due categorie
di membri di chiesa dovrebbe servire da pungolo per indurre i più (t
non i meno) a vivere nella Chiesa
nella pienezza della loro responsabilità acquisendo così quei valori
che li porteranno ad agire nel mondo con eguale direttiva morale e civile. La via dell’elettorato è aperta
a tutti nella Chiesa, solo che il singolo voglia seguirla. E ciò è giusto,
poiché in questo fatto e nella chiarezza del nostro insegnamento morale, f’ insito un valore formativo fondaiuenlale per tutti. Le nostre assemblee poi è necessario che nella
pane deliberante siano formate di elernenti provati dalla loro stessa de
cisione; cioè da coscienze illumina
te dallo Spirito e da intelletti respon
sahiii. Chi non si sente di assumere
deite nuove responsabilità, non ne
ha colpa, ma in conseguenza non eseiciterà i diritti conseguenti. Nessuno per questo gli toglie i benefici
spirituali che la Chiesa gli offre a
seguito della iniziale responsabilità
che si è assuntta di confesstare piibblicamente la fede cómune.
Su questo argomento vedi : Ribet
Alberto'. « L’organizzazione ecclesiastica », Catania, 1938 pag. 9-12; ed
il niiói L’ordinamento giuridico
deila Chiesa Valdese », Roma 1952,
y ol. l pag. 46-48, 232, 242. E mi scuso se debbo citare me stesso.
Giorgio Peyroi.
Unità spirituale d’italian e altrove
Nazionalismo cattolico! Un sostantivo ed un aggettivo che non vanno
mollo d’accordo, teoricamente; perchè nazionalismo significa esasperazioni di istinti passionali dagli angusti orizzonti; una patria terrena
che si esalta contro un’altra patria
terrena; una trasformazione dell’universalismo cristiano in un razzismo più o meno vagamente spiritua- ■
lista, con miti del sangue, dell’uomo
puro, delle razze elette e campi di
tJachau.
Tutto questo, di fronte a cc cattolico », cioè universale; qualcosa che
supera tutte le barriere umane, tutte
le infrange, tutti affratella; tutti, cittadini tutti di una stessa Chiesa. Senonchè, leggendo gli autorevoli quotidiani e riviste cattoliche, si prova
spesso uno strano senso di smarrimento.
Il cattolicesimo è, veramente, la
Chiesa universale, o la^ Chiesa Romana: erede di una tradizione imperiale di Cesare o Augusto ecc. eco.?
Ecco ad esempio Fides (rivista
mensile della pontificia opera per la
preservazione della fede) pubblicare
senza una parola di commento o di
riserva una lettera indirizzata da un
certo Alberto Giovannini al direttore di Epoca. Una lunga sbrodolatura
che, prendendo lo spunto della chiusura, ordinata dalle Autorità di Pubblica Sicurezza di 22 Chiese di Cristo, ripete, con uno stile tra il beceresco e lo sportivo, tutta la nota serie dei luoghi comuni della retorica
nazionalista, il cui sugo è questo:
Giovannini è cattolico perchè italiano e in quanto italiano, nazionalista. Cattolico il nostro ineffabile
scribacchino, perchè suo padre, lo
era, suo nonno lo era e così via; come Manzoni, Leonardo, Michelangelo, Boccaccio, Dante erano cattolici; come cattolici i guelfi e i ghibellini ecc. ecc.
Un ragionamento come un altro;
che Epoca lo approvi, niente da dire; che lo avaLi Fides, questo è più
grave; perchè, in sostanza, significa
che la religione è quistione di tradizione e di dignità nazionale. E, se
non si può essere italiani se non si
è cattolici, non sarebbe per caso vero anche l’inverso: non si è cattolici
hC non si è italiani?
Queste equivalenze ci sembrano
LA BOINA
1 lettori dell’Eco non hanno bisogno di disquisizioni etimologiche,
o iiiologiclie per illustrare il significato di questo vocabolo. La « boina »
fa parte del patrimonio familiare
valdese; fin da bambino il Valdese
impara che la sua « boina » è sacra
tutrii'c dei suoi diritti, inviolabile;
naturalmente, per quella del suo vicino è un’altra cosa! Avvocati, geomelri, giudici conciliatori, pretori
haimo spesso da fare con le « boine ».
Oia è la volta di un poeta ad intervenire nella discussione, ad interloquire.
Ada Melile ha composto un’azione drammatica in tre atti, intitolata
pro])rio La Boina. E’ una storia semplice, come è semplice la vita nelle
nostre Valli. Semplice, per modo di
dire: semplice perchè è una vita in
cui manca la coreografia di grandi
complessi, ma, pure, intensa di passioni e (li interessi che si scatenano e
si urtano per una semplice boina,
perchè la boina è il segno del possesso.
La terra delle Valli è avara; bisogna strapparla al monte, difenderla
dalle alluvioni; abbiamo l’impressione che, per il Valdese, erede di
una secolare tradizione che 1 ha visto vagabondo per l’Europa, cacciato di casa, la Boina sia diventata
qualcosa di più che una pietra che
segna il confine fra due vit'ini: è diventata un simbolo.
Il simbolo del suo essere radicato,
stabilmente, nella terra dei suoi padri. E quindi la Boina è diventata
prepotente talvolta.
Ada Melile ha dato vita ad una di
queste boine: quella che segna i confini tra la proprietà di Pietro e quella di Luigi; due cugini che sono sempre anelati d’accordo. Pietro, buono, onesto; Luigi, un bricconcello.
Poi Luigi è partito, in cerca di fortuna. Pietro è rimasto a casa ed a
casa ha trovato la fortuna: una mi
niera nel fianco della montagna,
che egli si prepara a sfruttare.
Ma c’è un inconveniente: la boina. La miniera ha bisogno d’una
strada di accesso; ma c’è la proprietà di Luigi. E Luigi ritorna proprio
ora! Dopo lunghi anni ritorna! Non
ha fatto grande fortuna; ma qualcosa ha guadagnato; ritorna guarito
nello spirito; non ama la miniera,
ama la terra; vuole coltivare la sua,
terra. E il dramma si svolge: la boina è al centro, anche se nessuno ne
parla; è presente, onnipresente; Pietro, il buon Pietro finisce, di notte,
còn l’affrontare la boina, per cambiarla di posto, per conquistare la
sua miniera. Poesia e realtà ci sembrano qui felicemente fuse, perchè
forse soltanto ai poeti è dato di spingere lo sguardo oltre l’apparenza
delle cose, per cogliere la realtà nella sua essenza. L’amore infelice di
Mirella, il dramma spirituale di Anna e di Pietro, gli errori di Luigino,
tutta l’azione s’impernia sulla boina.
(( E cosi potessero esser tolte tutte
alleile boine che separano i cuori
degli uomini... che li spingono ad
armarsi gli uni contro gli altri... che
fanno loro dimenticare di esser tuVi
fratelli ». Soii queste le parole della
riconciliazione che Luigi pronunzia,
tendendo la mano a Pietro; sono le
parole che danno il senso dei 3 atti
di Ada Mei ile. Recitati a Torre Pellice ed a Luserna San Giovanni dai
giovani di Torre Pellice, a S. Germano dai giovani di quella parrocchia, hanno incontrato dovunque il
più schietto successo; valentia degli
attori, indubbiamente; ma, sopratutto, intrinseco valore di un’opera che
è anche una buona azione nel buon
combattimento. Ci rallegriamo del
suo ingre.sso trionfale nella famiglia
delle filodrammatiche Valdesi, dove ha la sua missione da compiere.
quidam.
pericolose e tali da portare a conseguenze che possono fare dubitare
della possibilità di una coesistenza,
in seno alle patrie terrene, di uomini di fede diversa.
Si pensi soltanto ad un episodio
del tragico caso Finaly. Non staremo a rievocare le fasi di questa turpe pagina della storia della civiltà
cristiana del nostro tempo, accenniamo soltanto, ad una pagina, forse la
più angosciosa, di questa storia.
Mauriac, l’accademico di Francia,
premio Nobel, è sceso in lizza e, con
tutta la limpidezza del suo cristallino francese, ha scritto: ic Rimaniamo
coi piedi sulla terra. Voi evitate la
vera domanda, la sola domanda. Il
giorno in cui i fanciulli saranno ritrovati li strapperete loro malgrado
alla Chiesa ed alla Francia? Li imbarcherete per forza? » Per Mauriac
non vi è dubbio: la Chiesa e la Fran.
eia esigono che i due bambini non
vengano restituiti ai parenti che da
anni li reclamano: lo esige la fedeltà al loro battesimo. Notate: Chiesa
e Francia. Un binomio inscindibile,
per il nazionalista cattolica Mauriac,
come è indiscutibile il binomio Chiesa e Italia per messer Giovannini.
^
Un’altra curiosa conseguenza di
questa conlaminazione di valori di
cui è maestra la Chiesa romana, è
l’atteggiamento sprezzante, per tutto
quello che non è romano.
Chiesa romana: si ha cura di chiarire che romano, in questo caso, s’ha
da intendere in senso traslato, di
quella Roma di cui anche Cristo è
romano; all’atto pratico il disprezzo
si manifesta su di un altro piano:
quello del nazionalismo più acceso
e pili volgare (non per nulla, nel comitato di redazione di Fides brida
ancor oggi il nome di Giovanni Papini). Così Fides, ancora e sempre a
proposito della chiusura di alcuni locali delia Chiesa di Cristo (per l’asattezza, Fides si esprime più delicatamente: a la così detta Chiesa di
Cristo ») parla a tulio spiano di « aniericaiiì del Texas, venuti in ìt^lì:i »
dove quei Texas, (jontrapposto a Roma, è simbolo di rozza inciviltà di
fronte al faro di secolare civiltà. Si
evoca (juandi Cristoforo Colombo,
che conosceva l’Evaiigelo, mentre gli
Americani (che non c’erano ancora, poverini) non ló conoscevano ancora; il « lazzareto di Ellis IsTand »,
Charlot, i films di Hollivood, lo spio,
naggio nord americano.
Già, anche questo ci voleva, visto
che siamo in regime di Patto Atlantico e di Federalismo! Perciò la rivista di Igino Giordani, con fiorito
linguaggio, osserva candidamente
che da noi, in Italia, « chi vuole;
può adorare (per dirla con Chesterton) anche la Sacra Vacca... Il Governo vigila {però) (il però è nostro
Red.) a che, putacaso, non si rinnovi sotto specie religiose, una delle
tante abusive non chiare attività alle quali talora si sono abbandonati
certi circoli anglo americani, da
quando, un secolo fa, s’impiantarono
nel porto militare di Spezia col
pretesto di divulgare la parola di
Dio. Parola di Dio e porto militare:
la cosa apparve e appare spuria, per
il nesso, non proprio teologale, tra
i due termini ».
l prote.stanti italiani insomma:
un branco sospetto di spioni; una
sorta di quinta colonna al servizio
deU’America, pagati a suon (Ji dollari.
E’ chiaro e semplice!
Tanto semplice, questo frusto linguaggio, che fu il linguaggio dei ge.
rarchi fascisti e nazionalisti quando
Mussolini cominciò a sentirsi l’uomo
della Provvidenza ed a scoprire anche lui che Dante, Leonardo, ecc.
ecc. erano stati cattolici e fascisti;
che ehi non era cattolico, non era
fascista e quindi non era italiano;
quando insomma sorsero le scuole
di Mistica fascista dove si condannò
autorevolmente la famosa « incrinatura»; ci pare che qualche eminente porporato le debba ricordare queste c( scuole di Mistica fascista ». Anche allora, come oggi, « in Italia non
si impedisce davvero ai missionnri
del Texas di esercitare il loro culto
come a loro piace ». Che diamine!
« L’Italia osserva la Costituzione! »
Ma, allora come oggi, siccome l’Italia è povera, deve difendere l’uni
co ultimo <c grande valore rimastoci: l’unità spirituale ».
* # 4=
E’ sempre la stessa contaminazione nazionalista. Secondo il ragionamento di Fides, la Chiesa cattolica
si difende difendendo l’unità spirituale d’Italia; ma questa unità spirituale si difende sul piano politico;
siccome ci sono deUe nazioni, purtroppo, la cui unità spirituale non è
cattolica, ritalia, sul piano politico
e economico sociale, può anche esser costretta a mendicare il loro aiuto, ma deve ricordar loro che sono
dei rozzi com" boy o mercanti di coscienze, sul piano spirituale.
Unità spirituale d’Italia-, un punto fermo che è anche un punto di
partenza, o, se preferite un’altra
immagine: la pietra angolare di un
nuovo edificio. Ci avverte infatti Igino Giordani in persona, dopo aver
premesso che « fedeltà a Roma vuol
dire ossequio alla libertà dello sz>irito rispetto ni potere dello Stato {Cesare) e trattamento al fratello come
di rappresentante di Dio, che— Tunificazione politica dell’Europa gioverà alla stessa unità dei cristiani —
all’unità della Chiesa in Europa ».
Giorno verrà in cui Igino GiordalA potrà cantare deU’Eu^lia, se non
una di lìngua, per lo meno una d’armi e d’aitar! Egli non auspica un
ritorno al cesaro-papismo; sa troppo bene, conosce la storia, che con
(juel sistema veniva a « morire L'autonomia dello spirituale verso il temporale; la Chiesa diveniva un dipartimento di stato, e la morale, in politica e in sociologia era riveduta e
riformata a servizio di chi deteneva
il potere ». Sa perfettamente che le
divisioni reUgiose, sorte a Bisanzio
ed in Europa, (Scisma, Riforma ecc.)
« sotto la copertura di divergenze
teologali, furono modi di evadere
dai doveri della giustizia e della carità per ristabilire gli abusi dell’uomo, propri del paganesimo e anche
peggiorati, restando sotto una nomenclatura evangelica ».
Perciò Fides opera, in tempo e
fuor di tempo, per il buon combattimento: muoia l’autonomia del temporale verso lo spirituale; divenga
lo stato un dipartimento della Chiesa di Roma: la morale, in politica e
in sociologia, si riveda e si- conformi, una volta per sempre, a servizio
di chi detiene il potere sul eolie fatale di Roma Vaticana: in Europa
come in Italia; in saecula saeculorum
regni l’unità spirituale in Europa,
come in Italia e in Spagna.
Cl.
LO UOCG DOLLO CORIUniTD'
Angrogna (Capoluogo)
Danifinica 29 marzo nel corso del nostro
culto sono stati confermati i seguenti ca
tecunieni: Bertin Amina (Sterpa); Berto
Nelly (Malans Inf.); Pons Albina (Pons)
Pons Renata (Pons); Rivoira Irma (Be
tei); Bertot Guido (Malans Inf.); Buffa
Sellino (Bonscias); Bonnet Italo (Sea)
Pons Umberto (Revelera).
Il Signore che li ha amati e chiamat
dia loro sempre quella fede umile e pro
fonda che Ji farà essere dei membri vi
.venti della sua Chiesa.
Il culto liturgico serale del giovedì san
to con celebrazione della Santa Cena ha
raccolto un buon numero di membri d
Chiesa, Buona la partecipazione alla San
ta Cena.
La domenica di Pasqua il messaggio de'
la risurrezione è stato annunziato nel no
stro tempio, gremito da una folta assem'
bica. Molti sono stati i partecipanti alla
Santa Cena con i neo-confermati. Ringra
ziamo la Corale che ha eseguito lodevol
mente due inni di circostanza nel corso
del culto della confermazione e dj Pasqua.
Il Signore operi ora con la potenza del
Suo Spirito onde la Parola predicata non
sia solo udita e magari apprezzata, ma soprattutto obbedita, vissuta.
Ringraziamo le UGV dei Chabriols e
di San Secondo di Pinerolo per le loro
gradita visite sabato 21 e 28 marzo.
Ricordiamo ai membri di Chiesa che il
nostro annuo Bazar avrà luogo nei soliti
locali domenica 10 maggio alle ore 14.
e, a.
DDMLIVICADLllEMISSIONI
Torre Pellice, 26 Aprile
Ore 9; La signorina Anita Gay,
missionaria al Gabon, parlerà
ai bambini delle Scuole Domenicali'.
Ore 10,30: Culto con partecipazione ed allocuzione della missionaria Anita Gay.
Ore 14,30: Nei locali dell’Asilo,
apertura della « Pesca » per i
bambini e del « Bazar » per gli
adulti.
Tutti sono cordialmente invitati.
E. L. Coisson
Bobbio Pellice
Il giorno del Venerdì Santo, sono stati
ammessi come membri di chiesa i seguenti 24 catecumeni; Artus Irma; Artus Livia; Charbonnier Ada; Charbonnier Livia; Geymonat Erica; Martoglio Giovanna; Mondon Emma; Mondon Marta; Negrin Maricìta; Pontet Elena; Allasina Bruno; Charbonnier Alberto; Davit Luciano;
Davit Pierino; Garnier Giovanni; Gönnet
Ermanno; Gönnet Giovanni; Melli Giuseppe; Michelin Stefano; Navache Pao'.o;
Negrin Roberto; Negrin Silvio; Pontet
Pierino e Rostagnol Guido.
Domandiamo al Signore di aiutare questi giovani ad esserGli fedeli fino alla
morte.
Nel pomeriggio. l’Unione delle Madri e
delle Giovani ha voluto festeggiare i nuovi membri di Chiesa con nn ricevimento
familiare, seguito dalla distribuzione, ad
ognuno, di un piccolo ricordo.
La sera dello stesso giorno la gioventù
ha rivolto ai neo-confermati il più fraterno benvenuto, con l’augurio che, con l’aiuto
di Dio, le promesse fatte siano da tutti
mantenute.
A Pasqua, il pubblico è accorso in massa pe.- adire il messaggio della Risurrezione del Salvatore. Alcune centinaia di
persone si sono avvicinate al tavolo della
S. Cena. La corale ha eseguito tre inni e
un coro di circostanza.
Il lunedi di Pasqua, i nuovi ammessi,
insieme ai giovani dell’Unione, han fatto
una bella gita ai laghi di Avigliana.
La normale visita di Chiesa, effettuata
dal pastore G. Boucharff e daU’Avv. E.
Serafino, ha avuto luogo nei giorni 20,
21 e 22 marzo. Essi hanno visitato l’Unione Giovanile, i Catecumeni, le Scuole Domenicali e l’Unione delle Madri e delle
Giovani. Sono state presiedute due riunioni: una oi Campì e l’altra al Centro. La
Assemblea di Chiesa che ha seguito il culto ha deciso, fra l’altro, che le contribuzioni vengano fatte per individuo e non
più per famiglia.
La Chiesa esprime la sua riconoscenza
al pastore Bouchard e all’avv. Serafino per
i loro graditi messaggi.
Ringraziamo pure il Prof. Costabel ed
il rag. Abate che hanno accettato d; presiedere due culti domenicali in assenza del
pastore.
Due belle serate ricreative ci sono state
offerte dalle Unioni dei Chabriols e di
Angrogna San Lorenzo. Grazie ancora a
tutti !
Sono siati battezzati: Meyron Maria Angela e Giovanni Daniele di Davide e di
Berton Margherita (Arbaud); Albarea Alessio Riccardo di Augusto e di Baridon
Margherita (Perlà); Charbonnier Adele dì
Davide e di Baridon Yvonne (Perlà); Davit Pierino e Giovanna di Pietro e di Baridon Caterina (Reymond); Crof Silvano
di Giovanni Daniele e di Catalin Enrichetta (Eissart); Favat Divina di Giovanni e
di Baridon Irene (Perlà). Il Signore prenda sotto la sua protezione questi bambini.
Si sono uniti in matrimonio; Rostagnol
Davide e Mondon-Marin Giovanna Maria,
il 21 marzo; Gönnet Giovanni Pietro e
Negrin Paolina.-il 4 aprile. Agli sposi auguriamo una lunga vita feiice.
L’8 marzo abbiamo reso le estreme onoranze a Michelin Maria d; anni 62, del
Laus, il 26 dello stesso mese sono state
affidate alla terra le spoglie mortali di
Melli Margbetita. di annj 76, del Gruglì.
Agli afflitti, la Chiesa esprime la sua solidarietà cristiana nell’ora della prova.
Bazar: Il tradizionale bazar avrà luogo
D. V.. la domenica 26 corrente. Tutti sono
co.dialmcnte invitati.
Villasecca
Il giorno di Pasqua si sono avvicinati
per la prima volta alla Cena del Signore
i giovani che alla fine della loro istruzione
oateehctica avevano domandalo di essere
ammessi ira i membri della Chiesa Valdese: Armando Berlocchio dei Chiotti, cui
era stato amministrato il battesimo alcuni
giorni prima; Elda Clot, Luciana Peyrot,
Secondino Oliva, Pietro Vinay, Pierino
Massel dei Chiotti; Ida e Nella Grill della
Bastia; l.ilìana Barus e Ivenne Gugliemet
di Faetto; .Attilio Clot. Armando Peyronel
ed Elettra Peyronel del Trussan; Edvi
Tron c Renato Viglielmo di Villasecca; Rita Bounous dell’Albarea. che avevano confermato pubblicamente il battesimo della
loro infanzia dinanzi alla Comunità radunata nel dì delle Palme per implorare su
di loro le benedizioni celesti e l’assistenza
dello Spirito di Dio che permette ai credenti di mantenere le loro promesse e di
essere fedeli alla loro vocazione non ostante le debolezze e le infedeltà umane.
Il sabato seguente i nuovi membri di
Chiesa venivano accolti dalla Unione Giovanile liunita in gaia serata, cui non è
mancata la presenza dell’allegro... fantasma
de] campanile!
Nella Chiesa dei Chiotti è stato celebrato, la mattina del Sabato Santo il matrimonio fra il Sig. Aldo Michelin-Salomon
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
t-----------------------
e la Signorina Ida Menusan, che prossimamente si stabiliranno a Torre Pèllice.
Il 9 u. s.. sotto una pioggia a tratti battente. un mesto corteo accompagnava, da
Roccia alia sua ultima dimora. le spoglie
mortali del nostro fratello Giacomo Massel
deceduto dopo acute sofferenze che lo hanno costretto a letto per quasi due anni.
Tutti quelli che lo hanno conosciuto in
quel periodo non dimenticheranno facilmente la sua serena sopportazione e la speranza cristiana sempre viva, testimoni eloquenti di quella vittoria che in Cristo faceva di « Barbo Giache » visibilmente un
morente, invisibilmente un vivente per l’eternità: una delle numerose pecore lan
guenti ed abbattute, ma per questo, proprio per questo, il figliolo prediletto, il
figliolo beato di Dio.
Proli
17 Février: La fête du 17 février 1953
s’est déroulée à Frali selon la tradition:
falò de la veille, culte et fête du matin
suivi du repas officiel qui déunissait plus
de 60 participants et qui fut bien servi chez
Monsieur Marcoz. A la tradition s’ajoutait
pourtant quelque chose de nouveau cette
année. Sous la direction de M.r Roberto
Long un groupe de jeunes s’était exercé
durant tout l’hiverpour pouvoir donner à
Frali une petite fanfare qui fit ses débuts
le matin Ju 17 en faisant entendre plusieurs morceaux avant et après le culte.
Nous disons ici toute notre reconnaissance
à Monsieur Long pour les très beaux résultats obtenus grâce à son enthousiasme et
sa persévérance; et nous souhaitons longue
vie à la jeune fanfare de Frali.
Vendredi Saint et Pâques: Au culte de
Vendredi Saint, nous avons eu le privilège
de recevoir 12 catéchumènes dont nous
donnons la lis'.e: Berger Rosalba, Breuza
Alma. Grill Jolanda. Feyrot Mariuccia,
Martinat Candida, Ghigo Riccardo. Grill
Eduardo, Grill Germano. Grill Ugo. Pascal Franco. Peyrot Elmo, et Richard Eniilió. Ces jeunes catéchumènes ont pris la
Sainte Cène le matin de Pâques, entourés
d’une très nombreuse assistance.
Mariage: Le samedi 14 Mars se sont unis
dans le Temple de Frali. Rostan Ettore du
Malzat et Feyrot Nella des Orgères.
Le samedi 11 avril, c’était le tour de Peyrot Guido des Androits et de Barus Gina.
Aces deux nouveaux foyers de notre paroisse, nous souhaitons de pouvoir vivre
une longue vie d’époux chrétiens sous la
bénédiction de Dieu.
Ensevelissement: Le 13 Avril Alberto
Marcoz mourait subitement des suites d’un
fâcheux accident survenu le soir de Pâques
Cette mort sj inattendue a terriblement
frappé toute notre population qui appréciait 1 ami Marcoz pour ses nombreuses
qualités. Avant de partit pour Pomaretto
où devait avoir lieu l’ensevelissement, nous
avons présidé un service funèbre dans le
Temple de Frali, service qui permit à une
très nombreuse assistance de manifester sa
sympathie à Madame Marcoz et à la famille si durement éprouvée.
'I
Grave lutto a Praií
In seguito ad una disgrazia è morto a
Praly Alberto Marcoz, il conosciutissimo
proprietario del Bar Edelweiss. La sua morte inaspettata ha colpito tutti ed il giorno
dei suoi funerali, il 15 aprile, era commovente vedere tutta Praly raccolta intorno
alla salma. Silenzioso omaggio di un popolo che lo amava e lo apprezzava. A Pomaretto. dove principalmente ebbe luogo i]
servizio funebre e dove è stato sepolto,
c’era un’altra gran folla ad attenderlo. Era
gente venula da ogni parte: da Torino, da
Pinerolo, S. Germano, dalla Val Peliice.
C’erano i suoi ex-commilitoni, gli ufficiali
suoi superiori, c’erano sopratutto molti giovani. da ogni parte. Migliaia di ex-campisti, italiani e stranieri, apprenderanno, poi,
con dolore della sua morte.
Alberto Marcoz era molto amato da tutti
e Se la sua attività commerciale lo metteva
in contatto con molte persone, si può dire
che tutti gli fossero amici. Egli era pronto
e fraterno in ogni evenienza. Esperta guida nelle squadre di soccorso per i dispersi
in montagna, dava sempre volentieri il suo
servizio. La primavera scorsa aveva rischiato la vita per soccorrere due che si erano
perduti verso il confine. Ottimo maestro di
sky aveva creato a Praly il gruppo sciistico
« Qric Boucie » e ne era l’animatore.
Venuto alla fede evangelica partecipava
attivamente alla vita della sua parrocchia
come alle attività di Agape. Del suo popolo e della sua chiesa era membro attivo,
fedele e buono, pronto ed entusiasta.
Nei culti funebri presieduti a Praly dal
past. A. Lebet ed a Pomaretto dai past.
A. Lebet i‘ P. Marauda è stata portata alla
vedova Sig.ra Frida Rostaing-Marcoz. alla
figliolina Marilena, ed ai parenti, la consolazione dell’Evangelio della misericordia di
Dio. Solo la fede nel Signore misericordioso e buono può aiutare veramente di
fronte ad una morte cosi inspiegabile ed
improvvisa.
Alla vedova ed ai parenti rinnoviamo la
espressione della nostra simpatia cristiana.
Tullio Pinay
A. I. C. È.
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
COMUNICATO
Ricordiamo a tutti i nostri Soci il Convegno di Milano dell’l e 2 maggio p. v..
Partenza da Torino venerdì mattina ore
8,55 o ore 11.50. Il Convegno si inizierà alle ore 15 nei locali g. c. dalla Chiesa Valdese (via Francesco Sforza) con un culto
presieduto dal Pastore A. Ribet.
Seguirà una conferenza del Prof. Giordano sul tema: «I disturbi della condotta
nell’età evolutiva (età scolastica) ».
Sabato mattina, visita dell’interessante
istituzione educativa « Casa del sole », sot- f
to la guida del Direttore. Prof. Cremasebi,
Il Seggio
Agape - Estate 1953
Campi e conferenze
f
10 Giugno - 10 Luglio
Campo Lavoratori di Agàpe >
Quota per l’intero campo volontaria ^
11-30 Giugno
1“ Turno Colonia Alpina (età 9-12 anni'
Quota giornaliera L. 300
17-30 Giugno
1“ Campo Cadetti (anni 10-14)
Quota per l’intero campo L. 7.000
17- 30 Giugno
2» Campo Cadetti (15-17 anni)
Quota per l’intero campo L. 7.000
3-15 Luglio
1“ Campo Internazionale
Quota per l’intero campo L. 7.500
3-23 Luglio
2“ Turno Colonia (età 13-16 anni)
Quota giornaliera L. 300
15 Luglit) - 30 Agosto
Scuola di preparazione al servizio giovanile
Quota di partecipazione volontaria \
18- 31 Luglio
2" Campo Internazionale
Quota per l’intero campo L. 8.000
3-12 Agosto
Campo Unionisti
Quota per l’intero campo L. 5.500
3-12 Agosto
Campo Escursionisti
Quota per l’intero campo L. 6.000
14-20 Agosto
Campo Congresso Interdenominazionale
Quota per l’intero campo L. 3.000
20-21 Agosto
Congresso F. U. V.
Quota di partecipazione L. 1.000
23-28 Agosto
Settimana Teologica
Quota per l’intero campo L. 3.600
23-28 Agosto
Conferenza dell’Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici (AICE)
Quota per l’intero campo L. 3.600
29 Agosto - 3 Settembre
Campo del Dramma Sacro
Quota per l’intero campo L. 3.000
29 Agosto - 10 Settembre
Campo dell’Esercito della Salvezza
Quota per l’intero campo L. 6.000
10-15 Settembre
Incontro Internazionale del movimento della Riconciliazione
Quota per l’intero campo L. 3.900
] 8-24 Ottobre
Campo Catecumeni de La Tour de Peilz e Corsier (Svizzera)
Quota di partecipazione a tutto il campo L. 3.000
Per Je iscrizioni e ulteriori informazioni scrivere alla; Segreteria
di Agape - Ferrerò per Frali (Torino).
E’ uscito « Agape 1953 » : Programma completo di tutti i campi
e le conferenze di quest’anno, con ogni informazione e dettaglio. Edizioni in italiano, inglese, francese. Richiederlo con vaglia di L. 150.
S. P. L S.
Convegno di primavera
Il terza convegno .sportivo delle Unioni
Giovanili avrà luogo in Pinerolo il 17 maggio prossimo.
Sul campo sportivo comunale, di recente
arricchito nelle attrezzature, avranno luogo le gare di atletica leggera: corsa piana
m. 80 e m. 1200. salto in alto e in lungo,
lancio del peso (kg. 5).
Quindi si svolgeranno i tornei di bocce
e di ping-pong fra le coppie rappresentative delle Unioni Giovanili.
Tutte le gare sono ampiamente dotate di
premi individuali e di rappresentanza.
I giovani delle nostre Unioni sono cordialmente invitati ad intervenire a questa
manifestazione ed in particolare a prendere parte alle competizioni.
II consueto volantino con i particolari
■sarà inviato alle Unioni e ai Delegati di
Zona della S.P.E.S.. la quale, col consenso
della F.U.V. organizza questo convegno.
Corsa podistica
E’ indetta per la domenica 3 maggio a
Luserna San Giovanni una corsa campestre
sulla distanza di m. 2500. II ritrovo dei
concorrenti è fis.sato alle ore 8,30 precise
presso la Sala Albarin. per le iscrizioni;
partenza ore 9.
La gara si svolgerà su di un unico percorso. con due classifiche; 1) per i nati
nell’anno 1936 e seguenti; 2). per i nati
negli anni precedenti.
Si rivolge un caldo appello ai giovani
affinchè partecipino numerosi a questa interessante competizione, in quanto si tratta
di una gara di selezione valligiana.
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L. 15
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L. 30
AVVISI ECONOMICI
Là famiglia del compianto
Giovanni Enrico Revei
profondamente commossa^ esprime lu ^ua
riconoscenza a tutti coloro che hanno proso parte al suo dolore ed in particolare
ringrazia il Pastore Sig. Ben, i medici Dottori Coucourde e Bertolino, le ftaniglie
Long Edmondo e Ribet Ernesto, ed i vicini di casa.
S. Germano Chisone. 1“ aprile 1953.
Le 7 avril s'est endormi dans le Seigneur
au Refuge Charles Albert, âgé de 82 ans,
l’âme heureuse et paisible de
Aiy Beux
Ses enjants Arthur (Paris), Ë:veline Ghisi
ej leurs respectives familles profondément
émus en font part aux amis et connaissances, avec leurs remerciements pour les témoignages de sympathie et d’affection reçus en lu douloureuse circonstance.
Heureux les débonnaires
Heureux les miséricordieux
• S. Math. 5; 7
Luserne S. Jean, 9 avril 1953
Madame Anita Molnarova-Selli, ses enfants Enrico et Amedeo et leurs familles.
Monsieur et Madame Enrico Bonnet et leur
fille Myriam, ainsi que tes familles Jahier,
Pascal et Comba ont la douleur de faire
part du décès de
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dalle ore 10 alle 12.
a Torino riceve gli alcrigiorni,
dalle ore 14,30 alle 16 in via
Berthollet, 36 {OspedaleEvan/
gaelico).
leur très chère soeur, marraine, tante,
grand’tante et cousine que Dieu a rappelée
à Lui après une longue maladie le 8 avril
1953.
Cet avis tient lieu de lettre de faire-part
et de remerciement.
La famille prie M.r Bertinatti, Soeur Susanne du Refuge et M.lle Petrai de trouver
ici l’expression de sa vive gratitude pour
l’assistance spirituelle et les soins dont ils
ont entouré leur chère parente.
Dieu est amour.
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Torino, corso Umberto 75
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F. U. V. - Gruppo Valli
I convegni primayerili avranno luogo per
la Val Gennanasca nei giorni 25 e 26 aprile ad Agape (Frali) e per la Val Peliice
il 14 maggio (Ascensione) ad Angrogna.
II programma dettagliato sarà inviato alle singole unioni.
I giovani sono invitati a partecipare numerosi. Il Capo-gruppo
In venediia alla Clauidiana
Opuscoli del ProJ, Giovanni Miegge:
Tempo di guerra
Perfetta Letizia
Sii fedele
Timidi credenti
La famiglia nella cbiesa
Pensieri sulla provvidenza
Sotto il .sole
Progresso
Roberto Comba: La Chiesa ne] mondo di domani
Umberto Beri: Il giorno del Signore
Adolfo Monod: Iddio è carità
Chi sono 1 Valdesi
Bari. Pons: L’aurora della libertà
religiosa in Italia
Direzione e Redazione: Past. Frmanno
Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo ’ Telef. 2009. |
Autorizzazione Decreto 27 - XI - 1950
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina, s., p. a. - Torre Peliice
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