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Anno 112 - N. 47
12 dicembre 1875 - L. 150
VALDESE
10066 TOHBB PSlilOB
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
2 ■ Tempo di Avvento: la Maria di CALVINO ha libertà
In quei giorni Maria si levò e se ne
andò in fretta nella regione montuosa,
in una città di Giuda, ed entrò in casa
di Zaccaria e salutò Elisabetta.
La Scrittura ci esorta, sempre, non solo
a riconoscere nel nostro cuore le grazie
ricevute, ma altresì a rendere grazie a
Dio pubblicamente perché il nome di Dio
sia glorificato ed il nostro prossimo sia
incitato a fare altrettanto... I credenti devono incitarsi reciprocamente l’un l’altro,
dopo essersi personalmente convinti di
quanto devono a Dio, affinché si crei una
comunanza di intenti. Di questo atteggiamento abbiamo qui un esempio.
La vergine Maria ha intrapreso infatti
quel viaggio, verso Elisabetta sua parente, non per andarsene in giro senza motivo e senza costrutto, ma perché la gloria di Dio risaltasse maggiormente dalla
comunione di entrambe ed anche perché
si trattava di cogliere un’occasione per
rafforzare la sua fede...
Ecco dunque i due elementi che dobbiamo cogliere nell’atteggiamento di Maria: non si è limitata a lodare Dio del fatto che si era mostrato misericordioso nei
suoi confronti e l’aveva eletta per essere
strumento di salvezza, ma ha voluto che
questo fatto fosse reso noto, e si è recata
da Elisabetta, sapendo di poter trovare
da lei comprensione ed accoglienza... Essa
sapeva che rincontro con Elisabetta le
sarebbe stato utile per fortificare la sua
fede...
Il suo esempio dunque ci ammaestra:
quando Dio ci da segni della sua benedizione sappiamo rendergliene testimon anza dinnanzi agli uomini affinché tutti siano edificati da noi e ci incitiamo l’un l’altro a questo in un unico sentimento comune affinché il mondo risuoni della gloria di Dio.
In secondo luogo quando il Signore ci
offrirà occasioni per crescere nella fede
sappiamo utilizzarle... Ascoltare Dio e rispondere alla sua parola, certo, ma anche saper vedere la sua opera nei nostri
confronti e nei confronti del prossimo e
saper cogliere questi esempi che egli ci
da per crescere nella fiducia in lui. Questa la lezione della Vergine.
È indubbio altresì che il venire nella
città di Giuda fu per lei impresa difficile.
Il testo dice che era in zona montagnosa
proprio per sottolineare il fatto che il
viaggio era più difficile che l’andata a
Gerusalemme. Una ragazza non va in giro, da sola, senza essere accompagnata,
perché può trovarsi in situazioni difficili
assai più che un uomo. Eppure la Vergine non esita a fare questo viaggio pur
di potersi rallegrare con una che ha sperimentato il favore di Dio, come lei stessa, e per accrescere la sua fede.
Hanno posto su una colonna
colei che cercava la comunità
Questa la Maria di Giovarmi Catoina:-una ragaüi® che sa costruire la sua fede
e quella degli altri. Attiva e spiccia senza
fronzoli e romanticherie, va diritto per la
sua strada, pronta a tutto, pur di poter
comunicare ad una vecchia cugina la sua
esperienza di fede.
Non sogna ad occhi socchiusi con le
Madonne della pittura italiana, ma agisce, non guarda il cielo ma la sua strada,
che è quella di una responsabilità precisa,
spartire con qualcuno la propria allegrezza e la propria vocazione.
Ha ricevuto la grazia, certo, una grazia
infinitamente più grande di quello che si
sarebbe mai sognata di chiedere, è stata
coinvolta in una avventura meravigliosa,
inasnettatd ed è ormai tutta ripima di
queha nuova realtà ma la sua gioia e la
sua pienezza di vita si vivono non nel
chiuso della sua camera ma sulla strada
di montagna, avvolta nel suo scialle nero,
verso il villaggio di Elisabetta. Una gioia
la sua che sta tutta nel cuore, tutta dentro, che non fa chiasso che non si dice in
giro ma che si comunica. Che non può
vivere se non nella comunicazióne con altri.
Così nasce la chiesa: quando due credenti si fanno parte della propria allegrezza e della propria vocazione. Quando
mettono in comune la grazia che hanno
ricevuto i doni, le esperienze e le speranze.
Chi in quel difficile 1560-61 (gli anni della grande offensiva della Controriformain Piemonte) stava costruendo la chiesa
in Ginevra? I membri dei Consigli, i sindaci, i diplomatici o non piuttosto le donne, in piedi dall’àliba, sempre sulla breccia, efficienti, costruttive? Non sono forse
loro che Calvino ormai pastore autorevole, carico di esperienze e di prove, incontra nelle grigie albe d’inverno quando si
reca a dare lezione di teologia agli studenti di mezz’Europa? Non sono forse loro che nel silenzio della loro, casa, nelle
parole semplici e cotidiane dei loro discorsi costituiscono lo scheletro della co
ed
tq .pjù. che i
, i Concili?
Dare testimonianza della propria fede
e saper ricevere testimonianza dagli altri:
questa la lezione di Maria. E quella Maria da cui viene luce ed insegnamento non
è la « regina immacolata », la statua aureolata di luce e di stelle che molti cristiani Oggi ancora continuano a vedere
come l’immagine di se stessi, come l’immagine di quello che sognano di essere
come comunità, ma la ragazza che cammina sulle strade di Giudea per andare ad
lèi- una Ìfezibne di vita cristiana, dice Calvino alla comunità di Ginevra, in quel suo
sermone sulla natività da cui abbiamo
trat! D il nostro brano, c’è una lezione nel
senso che questa donna ha saputo imparare da una sorella in fede più anziana di
lei sulla via della conoscenza.
L’evangelo prende radice in noi nella
misura in cui sappiamo cercarne l’eco nel
cuore dei fratelli e sappiamo essere per
loro un luogo di incontro.
G. Tourn
GERMANIA OCCIDENTALE
Chiarificazione teologica
o repressione politica ?
IN QUESTO NUMERO
Il quinto evangelio
Documento di Accra
La Chiesa del Togo
Documento pastorale metodista
Cronaca delle Valli
Rainer Kessler, al suo primo anno di
pastorato, vicario a Worms, nella Germania Federale, ha deciso di non fare
più il pastore. Se non avesse dato le dimissioni, la direzione ecclesiastica l’avrebbe sospeso. Questo è uno dei tanti casi
che si sono verificati di recente nella Chi^
sa Evangelica tedesca. Giovani pastori,
alcuni addirittura dopo pochi mesi di servizio, sono stati sospesi o hanno abbandonato. Crisi di vocazione? Mancanza di fiducia nel futuro della Chiesa in un momento in cui è attaccata da tutte le parti
e la frequenza alle sue attività è scesa ai
livelli più bassi? Niente di tutto questo.
Il motivo dell’intervento disciplinare è
politico. In altri casi il pastore o i pastori si sono resi colpevoli di qualche
azione provocatoria, come il fatto di partecipare in toga a una dimostrazione contro il licenziamento di alcuni operai. Una
volta Isaia (profeta dell’ottavo secolo
avanti Cristo) si presentò seminudo davanti al popolo Hs. 20). Ma per certi uomini di chiesa, questo atto dev’essere meno grave che presentarsi in toga.
Il motivo principale, tuttavia, è l’appartenenza o il sostegno a partiti di estrema sinistra. Il principale bersaglio è il
partito comunista. « La militanza in questo partito — dice una dichiarazione della
direzione ecclesiastica della Renania — è
incompatibile con il ministero di un pastore; infatti tale militanza implica l’accettazione di un programma che contiene tendenze ideologiche contrarie all’Evangelo ».
Il pastore che è o vuol diventare mem
bro del PCX, o ne sostiene apertamente
la campagna elettorale, è tenuto a presentarsi alla direzione ecclesiastica per un
colloquio. Se l’esito del colloquio è insoddisfacente per la direzione ecclesiastica
(in altre parole, se il pastore non muta
posizione), si dovranno prendere i necessari provvedimenti (Deliberazione del’8
gennaio 1975). Analoga decisione è stata
presa dalla direzione ecclesiastica dell’Assia-'Nassau.
CACCIA AL COMUNISTA
di '^'^peccare^^
Le cose dunque stanno a un punto tale, che è difficile non vedere un’analogia
tra l’atteggiamento della Chiesa e quello del Governo, il quale notoriamente, da
alcuni anni, sta conducendo una spietata
caccia al comunista in tutti i settori del’
amministrazione statale. Il fenomeno ormai è talmente genera*c, che anche la
s;ampa italiana se n’è accorta, e in questi
ultimi giorni i nostri quotidiani di grande informazione hanno pubblicato corrispondenze molto critiche sulla situazione
tedesca. Centinaia di migliaia di insegnanti, impiegati, ma anche appartenenti
ad altre categorie, pei esempio ferrovieri,
sono disoccupati o rischiano la disoccupazione, perché sono di sinistra, iscritti a
partiti legalmente costituiti, ma che sono
sospetti di operare contro l’ordinamento
democratico. E l’esempio del governo viene seguito con entusiasmo dall’industria
privata.
Pare dunque che ci troviamo di fronte
E forse opportuno ricordare che la Ce{continim a pag. 3)
Se il 1975 è stato in sede mondiale l’anno della donna, in Italia sarà l’anno dell’aborto. .
Dibattuto sui giornali e tutti i mezzi di
comunicazione, il problema è giunto al livello di opinione pubblica come una questione urgente. ..............
Anche le vicende degli ultimi giorni, la
proposta di legge di 19 articoli, apprestata dalle commissioni Sanità e Giustizia
della Camera, le dimissioni dell’on. Fortuna, interventi delle forze radicali e dei
movimenti femministi hanno sollevato un
immenso polverone; vederci chiaro diventa difficile. , ,
Si deve tutelare la donna o il bambino,
la libertà della cittadina o l’ordine generale della società, ci si deve battere per
la gratuità e l’assoluta libertà d’aborto o
per una legislazione più equilibrata, bisogna tenere conto del costume della
nostra società o adeguarsi alle norme seguendo altre legislazioni? Tutti interrogativi a cui diventa difficile rispondere.
Come cristiani evangelici non possiamo
dichiararci "abortisti”, come non ci siamo
dichiarati ’’divorzisti". Non possiamo considerare come momento "morale" nel senso di giusto, valido, costruttivo il fatto di
abortire; possiamo riconoscere nella libertà dell’aborto, come in quella del divorzio momenti necessàri per una presa
di coscienza personale ma non momenti
di promozione umana:
Il problema non è quello della "libertà”
della donna ma della sua dignità di creatura e di cittadina e questa dignità non si
conquista interrompendo una maternità;
per il fatto motto semplice che si è sempre in due a fare i figli e la responsabilità
sulla nuova vita ricade su entrambi quelli
che l’hanno generata. "Troppi giovanotti
irresponsabili e vecchi libertini si schierano per questa battaglia per non renderla
sospetta; in realtà chi paga è sempre la
donna, anche se drogata dalla sua "libertà di aborto". L’uomo non c’entra mai.
Il problema è a monte, nella impostazione della vita e dei rapporti fra uomo e
donna, nella concezione che la nostra sch
cietà ha della donna e della farniglia; il
problema è stato ripetuto infinite volte
non sta nell’aborto ma nella maternità responsabile. Dalla responsabilità soltanto,
e non solo da quella individuale ma collettiva, nasce la libertà.
Ciò premesso non possiamo nascondere il nostro disagio di fronte alla battaglia abortista-antiabortista.
Non solo per la formulazione della legge in sé, quei 19 articoli che circondano di
tante premure e precauzioni il diritto della donna; commissioni, medici, inchieste,
ma soprattutto per il gioco delle forze
politiche in cui si situa.
Non è la donna che interessa, né il feto,
la libertà o la morale è il potenziale politico che da questa vicenda si può ricavare. Allontanare il referendum, verificare
la possibilità di nuove convergenze, cercare dialoghi e merci di scambio. Come
la libertà evangelica della chiesa è stata
mercanteggiata nella votazione dell’articolo 7 così è ora il corpo e la dignità della
cittadina italiana a fare le spese di più
spericolati equilibrismi.
La libertà dell’aborto, quando sarà conquistata, sarà sempre una povera libertà,
una pezza vecchia su un vestito vecchio,
non sarà cioè mai una via di crescita democratica, di maturazione politica, di coscientizzazione. D’altra parte però c’è da
chiedersi se l’Italia troverà .il suo assetto^
democratico in questo clirna^ di prudenti
convergenze di interessi politici, in que-_
ste sintesi di riformismo cattolico e di
tatticismo comunista. E non perché le
istanze che stanno alla base delle posizioni cattoliche o del PCI siano insostenibili o assurde, reazionarie o clericali,
ma una volta ancora perché l’ideologia
strumentalizza l’uomo. Nessun accordo e
nessuna convergenza possono valere la
libertà di una donna, anche se si tratta
della libertà di "peccare”.
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12 dicembre 1975
a colloquio
con I lettori
Da Novara il sig. Francesco Romano ci
scrive ancora in merito agli articoli di E.
e L. Negro e di b.s. sul problema militare.
Ad una sua replica ?ul n. 24 i nostri due
collaboratori preannunziavano una risposta sin qui non pervenuta e si è invece inserito nel dialogo b.s. Mentre E. e L.
Negro hanno colto lo spirito del fratello
Romano, b.s. parla di « rabbia » e parla
del « signor Romano » come di un interlocutofe reo di «sostanziale ignoranza»
nelle cose militari ed il nostro lettore lo
invita a rileggere senza rabbia l’articolo.
Ecco i punti centrali del suo scritto:
Ai '« fratelli » Erika e Luca {a proposito : auguri caldissimi per le loro nozze!) obietto questo;
Mi sembra evidente che l’espressione « Ma il
militare non e un cittadino » che sarebbe stata
pronunciata dal Pubblico Ministero al noto dibattito, non consenta la illazione espressa nel titolo « Non sono nemmeno cittadini ».
Non siamo più nel ruggente « ventennio » e
qualunque giudice non può cadere in tale assurdo: affermazione — se tale è stata — va presa
ovviamente non alla lettera (che sempre « uccide ») ma nel suo reale significato : il giovane
alle armi non è un cittadino « borghese » (libero
cioè di fare e gridare quello che vuole, di andare
e venire come quando e dove vuole) ma è un cittadino tenuto — mentre fa parte dell’esercito —
alla disciplina dell’esercito.
A me pare razionale, anzi sicura, questa e
nessun’altra interpretazione.
Un’ultima obiezione, infine, su quanto « b.s. »
dice in merito al regolamento di disciplina militare (« mai discusso in Pariamento, ecc »). Gli
osservo: Al Parlamento siedono anche. Senatori
e Deputati di estrema sinistra i quali, come sono
stati a coqpscenza di certe cose sul « SID » (che
era il « SID) non avranno certo ignorato quel
« Regolamento di ^^iplina » che era stato emanato —■ ih forza dell’art. 87 della nostra Costituzione — dal Presidente della Repubblica con un
Decreto, firinato, controfirmato ©cc. (registrato
anche alla Corte dei Conti).
Se non hanno sollevato loro una discussione
alla Camera o al Senato, vien fatto di pensare
che non c’era poi così tanto da scandalizzarsi.
Evidentemente « b.s. » © più realista del re.
^ Dopo tutto quésto —- a scanso di equivoci, ^e
cie per chi non avrà letto la mia prim^ lettera__
riconfermo che òdio ìa guerra. - '
- Mi .lasci signor Direttore chiudere con. una cosa bella, una sentenza del Tommaseo nella quale
il mio animo si ritrova tutto e perfettamente :
« L»a diffusione di una verità vale per dieci battaglie ». Erika e Luca ci si ritroveranno certamente anche loro.
Cordialmente,
Francesco Romano
Ancora sul problema del culto Radio
riceviamo questa lettera del past. Conte,
ci dispiace non poter dare per raffronto
il testo delia predicazione, chi la voglia
la può richiedere direttamente al culto
Radio.
Torino, 7 dicembre 1975
Nella trasmissione del « Culto evangelico »,
stamattina, abbiamo avuto un esempio di lettura
materialista dell Evangelo secondo Luca (cap.
13, V. 1-5). A semplice ascolto, quello predicato
non era l’Evangelo.
Il passo riferisce di gente che parla a Gesù di
due fattacci di cronaca : una repressione poliziesca conclusa con un feroce bagno di sangue e il
crollo mortale di un edificio, che il predicatore
ha inteso come un incidente sul lavoro (è possibile, ma niente affatto evidente nel testo) se non
come un omicidio bianco. Di fronte all’attualità
di fatti come questi, il predicatore ha sostenuto
che il ravvedimento richiesto dal Cristo è l’impegno di lotta perché si instaurino strutture sociopolitiche diverse, tali da impedire il verificarsi
di fatti consimili. A titolo esemplificativo ha citato il voto innovatore a sinistra dato il 15 giugno
scorso da una parte considerevole dell’elettorato
italiano. Domando: gli-italiani che hanno cosi
votato si sono dunque già ravveduti? La predicazione del ravvedimento va quindi ormai rivolta éssenzialmente agli altri, malvagiamente induriti o ottusamente attardati? L’assurdità della
domanda rivela l’assurdità, evangelica di una simile predicazione.
Ravvedersi non vuol dire semplicemente cambiar posizione, mentalità, atteggiamento, ' fare
scelte nuove, diverse : ad e's. da conservatore diventare innovatore, da individualista farsi sensibile al collettivo (o viceversa). Ravvedersi, nel1 Evangelo, significa cambiare posizione, mentalità, atteggiamento in relazióne a Dio e più precisamente a Gesù Gristo. Ravvedersi significa
credere l’evangelo del Regno (Marco 1, 15), riconoscere in Gesù di Nazareth il Signore accettando che ri-orienti e determini costantemente
la nostra mentalità e la nostra vita, la tenga
quindi costantemente sótto il suo giudizio: i suoi
pensieri non sono i nostri, anche quelli che riteniamo migliori, IC' sue vie non sono le nostre,
anche quelle che riteniamo 'più pulite, le sue
scelte non sono le nostre, anche quelle che riteniamo più radicali e risolutive. Il ravvedimento
è alla radice della fede ma ne è anche il movimento costante, il respiro, ■ è sempre davanti a
L’EVANGELIO DI M. POMILIO
Una religiosità nuova ma tradizionale
Di questo libro si è molto parlato, la
scorp primavera, quando apparve in libreria, e non è il caso di riprendere ora
quel dibattito, ma alcune considerazioni
in merito alla sua attualità non è forse
disutile farle. Riassumiamo, in poche righe, il contenuto per quei lettori che non
lo avessero avuto fra le mani. Siamo a
Colonia, durante Toccupazione americana, un soldato, riceve come alloggio in
mezzo alla città distrutta una canonica
cattolica, trova nello studio del parroco
vecchi libri e li legge e fra gli altri documenti trova anche un quaderno con degli appunti in cui il prete sconosciuto parla di un « quinto evangelo ».
Il nostro soldato si incuriosisce, si appassiona alTidea, e, tornato ai suoi studi
di università, dedica tutta la sua vita per
trovare nelle biblioteche e nei conventi di
Europa questo libro misterioso di cui non
troverà naturalmente mai il testo, pur
rintracciandone sempre la presenza.
Che è in sostanza questo quinto evangelo? Non è im nuovo libro, come potrebbero essere il vangelo di Tommaso scoperto anni fa in Egitto, ma è la fedeltà
con cui i. cristiani vivono la loro fede. I
4 evangeli scritti, quelli del Nuovo Testamento, contengono il messaggio di Gesù,
certo, ma è scritto, sulla carta, é un messaggio culturale; dove è invece che si incontra Gesù, il Cristo, vivente? Nella testimonianza o, più esattamente' ancora,
nelKimpegno dei suoi discepoli. In sostanza il quinto evangelo siamo noi cristiani,
quando viviamo in coerènza colla professione della nostra fede. Non possiamo
dire nulla di più di quello ebe è detto nei
vangeli scritti, non siamo una aggiunta
a quelli, ma siamo la traduzione concreta
delTEvangelo scritto.
Anzitutto é strano che un libro di questo tipo (quasi 400 pagine) complesso,
fatto di lunghe citazioni di testi medievali abbia avuto tanto successo, in un paese
di scarsa lettura come il nostro (stando
alle statistiche), poco interessato ai problemi religiosi, tutto canzoni e TV. Curiosità, successo letterario, moda passeggera, tutti fattori che hanno certo avuto
un peso nel successo ma non sono i soli.
Forse la tematica religiosa, o più particolarmente cristiana, ha nel nostro, paese
una possibilità di espressione, ha un suo
posto che non viene occupato? Forse la
gente si interessa e si interroga sulla fede cristiana più di quanto sembra a noi
uomini di chiesa, e gli italiani cattolici
sono più vicini al problema della fede di
quanto supponiamo noi evangelici, che
spesso giudichiamo la nostra nazione come una massa di uomini materialisti ed
amorfi? Sembra di sì, se stiamo alle risultanze di questo libro, ma è forse perché
si tratta di un romanzo? In questo caso
bisognerà dire che non sono i libri di teologia a porre il problema della fede ma
i romanzi, non i trattati ma la fantasia,
non le prediche ma i racconti, non le facoltà teologiche ma la letteratura?
Questo mi pare essere il grosso tema
di interesse dello scritto di Pomillio e
varrebbe la pena trarne le conclusioni anche .per una «strategia evangelistica »;
battere .strade diverse? presentare altrimenti i problemi?
Vi sono altri motivi, aliheno tre, per
STRENNE CLAUDIANA 19 75
Dai V atdesi a Solzenicyn
La Claudiana offre alia nostra attenzione, in questo clima-di strènne natalizie,
due vplunai di particplaré interesse, chepresentiamo in breve nota ai lettori del
hbstrò" gfòrnàlèT risèfvand'òci drìàrrie og-"
getto di più ampia recensione in un secondo momento.
Il primo,: già segnalato nello scorso numero, è un testo di storia valdese. Nella
fortunata collana Storici Valdesi, curata
egregiamente dal prof. E. Balmas, esce un
terzo volume: Storia deUe persecuzioni e
guerre contro ii popolo chiamato vaidese,
di autore anonimo. Come la precedente,
Histoire memorable..., apparsa in questa
stessa serie, si tratta di un testo che racconta le vicende della guerra del 1560-61
tra il duca Emanuele ed i valdesi.
Il libro, in lingua francese, viene dato
qui in una chiara e scorrevole traduzione
con molte note che permettono al lettore
di seguire passa passo gli avvenimenti in
un quadro molto chiaro. Alle 140 pagine.
di testo si aggiungono però una ampissima introduzione e la riproduzione in fondo al volume dell’edizione francese del
1562, elementi utilissimi l’uno e l’altro
per comprendere i problemi.
Il secondo volume reca un titolo che
non mancherà di suscitare curiosità: Il
tredicesimo apostolo. Fra il « Quinto
evangelio» (vedi la presentazione in que
noi, per scuoterci dalle nostre sicurezze vecchie
e nuove, le quali sono le manifestazioni più profonde deU’incredulità e dell’autonomia dell’uomo.
Perciò Gesù, nel passo citato, se rifiuta una
volta di più la distorta concezione giudaica : tanta sofferenza, dunque tanta colpa (il predicatore
lo ha giustamente sottolineato), rifiuta anche di
lasciarsi invischiare nel gioco della ricerca e
dello scarico di responsabilità da parte dei suoi
interlocutori (come in un’altra occasione rifiuterà di farsi coinvolgere nelle loro beghe, cfr.
Luca 12: 14) : è venuto per altro. « Se non vi
ravvedete, perirete tutti come loro ». Non solo
Pilato-Pinoehet, non solo il presunto imprenditore duramente sfruttatore, ma tutti. Certo, Pilato deve ravvedersi, sè non vuol perire, e rimprenditore disumano, ma anche il partigiano,
anche il rivoluzionario, anche il sindacalista
e l’operaio, l’uomo deH’Occidente sviluppato ma
anche l’uomo del Terzo mondo sfruttato. Saranno ravvedimenti diversi, ma sé non vi ravvedete, perirete: tutti. Riconoscere il Gesù del Nuovo
Testamento come Signore della vita di ognuno
di noi e della storia del mondo è difficile — in
modi diversi — per tutti e per ciascuno; la porta
è ugualmente stretta per tutti.
Davanti a questa parola duramente risanatrice, a questa dolorosissima operazione chirurgica
che ci svuota tutti di ogni sicurezza e buona coscienza e ci riduce tutti a mendicanti della vita
di Cristo, a chi può venire ancora in mente di
puntare dita accusatrici? Ci ritiriamo a testa
bassa, come gli accusatori dell’adnlterà : forse il
principio del ravvedimento.
Gillo Conte
sta Ragina) ed un tredicesimo apostolo
qualcher lettore può avere l’impressione
di muoversi in un clima di fantasie religiose. In realtà il sottotitolo del volume
specifièà'ché si tratta di 'unà~analisi di
« evangelo e prassi nella letteratura sovietica » da Blok à Solgenitsin sulla traccia
appunto di questa espressione che Majakovskij aveva scelto come titolo di un suo
poema.
Cesare De Michelis, autore del volume,
è posto, per il suo insegnamento universitario e la sua confessione di fede evangelica in una posizione privilegiata per
cogliere questo problema nella sua realtà
teologica. Non si tratta né di ricuperare
il filone religioso della letteratura sovietica moderna né di una facile riduzione
critica dei fermenti religiosi presenti in
essa ma di seguire il lungo itinerario nella coscienza russa nel suo dialogo con la
figura problematica di Cristo.
TV - Protestantesimo
La Conferenza di Nairobi, punto d’incontro e
di discussione delle chiese cristiane nel mondo,
ha di nuovo avuto in questo numero di Protestantesimo una parte dominante. A parte però quello
che può essere stato il contenuto delTintervista,
certamente, a nostro parere, interessante per chi
al corrente dei passati Congressi, vorremmo puntualizzare alcune cose sul valore della trasmissione di per sé.
E’ fin troppo chiaro, ed altri prima di noi
l’hanno notato, che il programma svolto com’è
tuttora è riservato ai soli protestanti, cosa tutt’altro che biasimabile, ma inconcludente ai fini di
un’approfondita conoscenza della nostra fede e
delle nostre comunità da parte dei non protestanti. Solo in conclusione, della trasmissione, infatti, si è dedicata una parola alle attività protestanti in Italia, più precisamente ai campi giovanili di Agape e di Velletri, di cui si spiega
l’argomento di discussione ed il motivo di tale
scelta. Sarebbe stata una buona occasione per spiegare cosa sono questi campi, come si svolgono e
soprattutto come ci si partecipa in modo da invogliare la gente, protestante e non a saperne di
più ed a prendervi parte attiva. Bisogna però notare che dati i 15 minuti a disposizione non si
può pretendere nulla di più, anche perché i
servizi e le interviste sono molto ben condotte.
Data la brevità della trasmissione pensiamo
sarebbe utile mettere alla fine del programma
un indirizzo postale cui rivolgersi per ottenere
ulteriori informazioni e chiarimenti.
L. Operti e L. Glgersa
Il volume di E. Lecomte, Paola la piccola orfanella delle Valli Valdesi, stampato alcuni anni fa a cura del past. Geymet,
è àncora disponibile in un numerò limitato di copie presso la Claudiana a Torre
Pellice e direttamente pfesso il pastore
Geymet, Via Ravadera.
cui il testo mi pare meritevole di attenzione. Anzitutto perché la vicenda è
espressione di una fede cattolica interessante, dinamica, nuova, una sintesi di modernismo (non a caso si è parlato di Fogazzaro) e di Concilio Vaticano; è cioè
una presentazione, sotto forma di immagine, di racconto, della moderna teologia
romana; la si può esprimere così: ciò che
fa vero il messaggio evangelico è la vita
coerente della Chiesa, la chiesa dei poveri
di papa Giovanni, la chiesa rinnovata.
Molto meglio di tante encicliche e discorsi papali questo sogno, il mito, l’utopia di questo « evangelo della vita » illustra la nostra situazione religiosa odierna.
A questa considerazione se ne aggiunge
una seconda: in ogni pagina di questa
lunga ricerca del « quinto evangelo », è
presente la spiritualità italiana classica,
quella che il Buonaiuti ravvisava nello
spirito giochimita: la fede come visione,
proiezione nel domani, rinnovamento totale, superamento della realtà istituzionale presente, nel nome della sublime utopia incombente; la luce del regno dello
Spirito come critica della monarchia papale, che resta. Così era, così è nei furori
di impegni apocalittici e di rinnovamenti
carismatici.
^ I valdesi in questa lunga ricerca delTevangelo eterno dovevano esserci anche
loro e ci sono, in due momenti; nel Concilio di Roma e nella strage calabrese.
Nel primo caso il Pomilio cita il ben
noto scritto del Walter Map ma lo falsifica per farlo rientrare nel suo discorso;
peocatò perché in genere là vita è più
bella dei romanzi ed i valdesi non facevano discorsi sul quinto evangelio; nel
secondo caso non siamo sufficientemente competenti per dire se le fonti a cui
fa riferimento siano attendibili o vengano rielaborate.
La storia deH’oriUndo valdese guardiolo, filtrata attraverso la passione di Cristo, resta comunque una pagina piena di
fascino e di profonda suggestione.
Un documento meritevole dunque di
tutta la nostra attenzione ma anche un
testo suggestivo, interessante, per i problemi esistenziali che solleva nell’ambito
di una professione di fede cristiana moderna. ' .. .
Il caso Mazzonis
La storia della industrializzazione nelle
Valli Valdesi è pressoché ancora tutta da
scrivere, benché sia un argomento interessante e qualche voìta solleciti le intenzioni di studenti in cerca di argomenti
di lavoro.
Ora Sandro Girando si è occupato, fra
l’altro, della storia dei Mazzonis, ed in
particolare del periodo infuocato del 1920,
facendo un grosso lavoro di ricerca e di
inchieste personali. Il 1920 fu l’anno di
un lunghissimo sciopero delle maestranze Mazzonis, in cui si ebbero occupazione
e requisizione degli stabilimenti, con risonanza a livello nazionale: la lotta tra
operai e padronato, tra leghe bianche e
rosse, tra crumiri e scioperanti, l’attività
preminente di Matteo Gay, i giudizi di
Einaudi e le preoccupazioni di Nitti, sono
altrettanti elementi che il Girando ha ricostruito con cura e con passione.
Per gli interessati di storia e di problemi economico-sociali, come per i testimoni o partecipi di quegli avvenimenti,
queste pagine saranno senz’altro di sicuro interesse.
La narrazione è inoltre completata da
una documentazione fotografica assai
preziosa e rara.
Alessandro Giraudo, Il caso Mazzonis, ed.
Eco del Chisone, 1975, pp. 36, L. 500.
Nella « Piccola collana moderna »
è uscito:
Giorgio Girardet
Il VangelB
della liberazIoiHi
Lettura politica di Luca
pp. 190 - L. 2.300
Una rilettufa del Vangelo di Luca
alla luce dei problemi dell’uomo
del nostro tempo. Un passo avanti
nel ricupero di una ’dimensione perduta’ della figtira di Gesù, estremamente significativa per chi- è impegnato nella Costruzione di una società più umana.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1
c.c.p, 2/21641 - 10125 Torino
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12 dicembre 1975
________________UN DOCUMENTO DI FEDE E COSTITUZIONE
La cena del Signore: un consenso difficile
dal mondo cristiano
È forse opportuno ricordare che la Cena del Signore è il sacramento della sua
presenza reale. Questo è il consenso ottenuto dal quale parte ogni riflessione
successiva. Siamo altresì convinti che il
dissenso tradizionale riguarda la spiegazione del come di questa presenza, ma è
pur vero che su questo come il Nuovo
Testamento tace a sfida delle nostre divisioni.
Il documento di Accra fa suo il termine eucaristia. Per i riformati può essere
ostico e limitante. Ostico per tradizionale contrapposizione al cattolicesimo romano limitante perché, se eucaristia
VUOI dire « renaimento di grazie », ii rendimento di grazie non è il tutto della Ct
na del Signore: semmai ne è una conseguenza o una premessa. Ma anche il nostro termine « Santa Cena » non è biblico e lascia supporre delle cene che sante
non sono. Meglio sarebbe tornare al ter
dalla prima
a un ennesimo prova di lealismo della
Chiesa tedesca, e la cosa non ha mancato di suscitare ferme reazioni, non soltanto tra i giovani, ma anche tra i vecchi rappresentanti della Chiesa confessante. Walter Kieck, professore di dogmatica a
Bonn, discepolo di Barth, 67 anni, ha dichiarato: « La deliberazione della direzione ecclesiastica è da respingere, non in
nome di utia diversa posizione-politica,
ma in nome della libertà cristiana. Perché
chi, senza portare una motivazione teologica convincente, si erge a interprete ufficiale di uno stato di cose complesse, e
in base a questa pretesa crede di poter
decidere sull'accesso al pastorato, potrà
inserirsi in una tendenza molto diffusa
nella nostra società e magari purtroppo
richiamarsi a una perniciosa tradizione
nella nostra Chiesa (fin dai tempi del
giovane Blumhardt), ma non potrà mai
legare in nome delTEvangelo ».
Come si è potuti giungere, dopo l’esperienza liberatrice della Chiesa confessante, a una simile involuzione? , .
DUE VISIONI DELLA CHIESA
Bisogna riconoscere che esiste, nei metodi di entrambe le parti, una certa pesantezza teutonica. Anche i pastori di sinistra, nella loro ricerca di linee alternative, hanno talvolta compiuto passi falsi.
La pubblicazione di una società missionaria, che è curata (o probabilmente era curata) da redattori di sinistra, è uscita con
una foto di giovani donne africane dai
seni scoperti. La didascalia diceva: « Questo è un popolo robusto e pieno di vita, a
cui appartiene il futuro; noi occidentali
non dobbiamo insegnargli proprio nulla! ». Giustissimo, ma è il modo migliore
per far capire i problemi delle giovani
chiese? Di simili iniziative, che disorientano più che chiarire le idee, se ne potrebbero citare parecchie.
Ma il vero nodo della questione non
sta nei metodi. In realtà è in gioco una
visione diversa della Chiesa e del suo
manaato nel mondo. Per le direzioni ecc.esiastiche si tratta di difendere la Chiesa evangelica e la sua confessione di fede da un tipo di umanesimo che, se vittorioso, finirebbe per disgregare la comunità cristiana e distruggere le condizioni
esterne per la predicazione delTEvangelo.
Così esse giudicano l’umanesimo marxista
dei giovani pastori.
Dal canto loro, questi intendono rivendicare l’eredità del cristianesimo radicale, opponendosi a una Chiesa che ha successo, ha seguito nella classe dirigente
politica ed economica' del paese, spera
di rivitalizzare attraverso la nuova ondata
di religiosità, che non è senza rappòrto
con Temergere di una Gei mania moderata, stato guida dell’Europa occidentale.
La moglie di un pastore del Württemberg mi diceva:. « I teologi tedeschi sono
degli incapaci in ' politica {politisch unfähig). Ma c’.è da domandarsi se chi non
sa ragionare‘politicamente possa fare della buona teologia. Le direzioni ecclesiastiche, che negano l’esistenza di qualsiasi
rapporto tra i loro provvedimenti e Tinquisizione anticomunista scatenata dal
governo, con il debole motivo che a loro
non interessa la posizione politica ma
l’inconciliabilità ideologica tra marxismo
ed evangelo, non hanno saputo individuare nel contrasto che le divide dai giovani
pastori marxisti i termini di un dibattito
teolog!-;o che oggi è di importanza Vitale
per la C hiesa, ma si sono trincerate diè'.ro la legge ». Questa è la tragedia della
Chiesa evangelica in Germania^ a quarant’anm dalla Chiesa confessante.
Bruno Rostagno
mine biblico « Cena del Signore ».
Sempre sul terreno della terminologia
mi sembra che definire il sacramento come « il segno efficace e la garanzia » della
presenza di Cristo stesso significa spingere la ricerca ecumenica oltre lo spazio
della disponibilità di tutti, per confinarla
nell’area della captazione degli uni e della
oblazione degli altri. Dio solo è garante e
rende efficace. Egli è libero di onorare la
sua promessa e di essere presente alle nostre celebrazioni come è altresì libero di
trattenere la sua promessa mantenendoci
sotto il giudizio del suo silenzio (Cfr. 1
Cor. 11: 30).
Il termine « sacrificio » richiede alcune
precisazioni perché è tradizionalmente
difficile da recepire, in questo contesto,
per il mondo riformato.
Ciò è dovuto a divergenze con il pensiero cattolico. Se tuttavia fosse chiaro
che noi non sacrifichiamo nessuno e nessuna cosa se non noi stessi in termini di
impegno, come vuole la Scrittura (Rom.
12: 1), se fosse chiaro che si tratta di dare la nostra risposta a quanto il Cristo
ha fatto per noi, allora e allora soltanto,
potremmo offrire la nostra disponibilità
ad usar il termine per stimolare il cambiamento e il reciproco riconoscimento.
Il documento di Accra sembra muoversi
chiaramente in questa linea e non dovrebbe perciò sollevare altre perplessità.
Molto appropriata mi pare la riflessione sulla cattolicità (universalità) del sacramento: « è una sfida radicale alle nostre tendenze alT^traniamento, alla separazioni e alla dispérsione ». La divisione
in razze, nazionalità, lingue e classi, è infatti contraddetta dalla croce di Cristo.
L’ultima parte del documento sulla Cena del Signore è la meno felice. Se è
giusto riaffermare il sacramento come
« partecipazione al corpo e al sangue di
Cristo» (1 Cor. 10: 16), è pur vero che
ritornano compromessi di linguaggio, tendenti a conglobare contenuti contradditori, come realtà donata e simbolizzata.
Con questo non si recupera nulla sulla
via del reciproco riconoscimento e si guasta maggiormente il testo. Giungiamo, infatti, come conseguenza al punto di dissenso: la conservazione degli elementi
perché essi sono e rimangono la realtà
donata. Nessun riformato può respirare
in quest’atmosfera captativa. La sua disponibilità su questo terreno non sarebbe più un contributo al reciproco riconoscimento, ma piuttosto una mera oblazione. La presenza di Cristo è libera e
non certo condizionata dai nostri tentativi di trattenerla per farla perdurare. La
manna non si conserva per il giorno dopo, perché va attesa, sperata e raccolta
quotidianamente. Non possiamo considerare irriverenti quei riformati che hanno
liberamente disposto del pane e del vino
rimasti dopo la celebrazione della Cena
del Signore.
Essi pure devono potersi riconoscere
nel prossimo consenso. Ciò detto non
avrei nulla in contrario ad usare il pane
ed il vino rimasti dopo là celebrazione del
sacramento per portarli agli ammalati.
Direi loro che quel pane e quel vino erano preparati anche per loro e che portandoli ora alle loro case lo facciamo per
affermare che la comunione con Cristo e
con i fratelli è più forte della minaccia
rappresentata dal loro impedimento e
dalla loro malattia. Potrei, però, come riformato, farlo soltanto riconsacrando gli
elementi.-Questi mi sembrano i limiti oltre i quali la disponibilità diventa oblazione. R. Bertalot
{continua)
Oli
Hca
Yaoundé ■ Camerún ■ A partire dal
prossimo gennaio sarà ap)erto a Yaoundé un corso per la formazione di personale responsabile per i servizi radio-televisivi delle Chiese africane di lingua francese. Si desidera cos'i rispondere ad una
esigenza avvertita già da molti anni ed
emersa alle conferenze delle Chiese di
tutta l’Africa tenutesi ad Abidjian e a
Lusaka. I corsi sono aperti a tutti, laici,
preti, pastori, a qualsiasi confessione essi appartengano.
QmeHCOt
Winnipeg - Canada — Con 31 voti favorevoli e 3 contrari i vescovi anglicani
del Canada si sono pronunciati a favore
della consacrazione pastorale femminile,
ratificando cos’i una decisione presa il
giugno scorso dal Sinodo generale delle
chiese canadesi.
Secondo gli avversari alla consacrazione pastorale femminile, questa decisione
farà perdere alle chiese anglicane canadesi circa il 30% dei loro membri. Si tratta probabilmente di una voce allarmistica, perché nel corso del Sinodo *iF 98%
dei laici si era espresso a favore del ministero femminile. Tuttavia continua ancora aspra la polemica nelle chiese degli Stati Uniti sulla consacrazione avvenuta alcuni mesi orsono di 15 donne al
ministero pastorale.
CORRISPONDENZA DA NAIROBI
NEL VIVO DELLA RICERCA
Nairobi, il 2 dicembre Ì975
Cari amici,
è ormai passata più di una settimana
dall’inizio della V Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese e sempre più
mi rendo conto del privilegio che ho nel
potervi partecipare.
La Chiesa valdese è ben conosciuta in
molti paesi del mondo; trovandomi seduto, uno di questi giorni, vicino ad un
vescovo dell’India, mi sono meravigliato
non poco nel constatare come egli conoscesse la Chiesa Valdese, ed egli mi diceva: in India la storia gloriosa del popolo
Valdése è presente nei nostri libri di
storia.
Nairobi: la città dai grandi contrasti
La capitale del Kenia è una città moderna. Quando vi si giunge dalTareoporto, dopo vari chilometri di terra arida,
senza vegetazione, ci si trova ad un tratto in mezzo a grandi parchi con una ricchezza straordinaria di fiori jacaranda,
una pianta dalla abbondante fioritura di
un viola pallido, contrasta non poco con
il rosso fuoco di tante altre piante che
abbondano nei viali della città. Il Centro
delle Conferenze « Kenyatta » è il più
grande e maestoso, nel suo genere in Africa. Qltre cinquemila persone possono trovar posto nella grande sala ove si tengono le riunioni plenarie. Moderne costruzioni e case circondate da parchi stupendi, traffico intenso ed ordinato, negozi di
lusso, tutto farebbe pensare al benessere
generale ed alla intensità della vita. Basta
però andare alla periferia della città per
essere invece afferrati dallo sgomento alla vista di una povertà, come è difficile
trovare anche nelle più misere periferie
delle nostre città. Sembra quasi di udire
il grido di dolore di queste masse per le
quali la civiltà ben poco ha portato, non
dico di benessere, ma delle esigenze minime per la sopravvivenza.
E méntre nella città, la nuova generazione appare intensamente impegnata e
di frequente si nota in loro la gioia di
bertà, i ragazzi e i giovani delle periferie,
e quelli che circolano, come nascostamente, attorno ai grandi alberghi hanno una
espressione di dolore, di rassegnazione,
quasi di paura.
I lavori dell’Assemblea
poter creare qualcosa di nuovo nella li
La preparazione dell’Assemblea è stata
accurata ed i problemi devono essere stati davvero molti, se pensate che fra delegati, consulenti, invitati e giòrnalisti
(circa 600) si muove ogni giorno nel « centro » una massa di circa 3000 persone,
dalle più diverse lingue e costumi.
I lavori si svolgono in sedute plenarie
e nelle sessioni di lavoro. Nelle sedute
plenarie vengono presentati i temi di fondo dell’Assemblea.
Abbiamo così ascoltato conferenze su:
« Gesù Cristo libera e unisce » - « La sfida africana » - « Chi è questo Gesù Cristo? » - « Che siano tutti uno » - Affinché il
mondo creda » - « La donna in un mondo
che cambia » - « Strutture di dominio e
di oppressione » - « Creazione, tecnologia
e sopravvivenza umana ». Dopo ogni conferenza altri relatori presentano il loro
particolare pùnto di vista e poi avviene
una discussione dell’intera Assemblea. Il
tempo per una discussione approfondita
in seduta plenaria è però davvero poco.
Una nota particolare dell’Assemblea sono i culti. Molte volte è stato affermato
che il culto dovrebbe essere una parte
non solo della nostra vita personale e della comunità, ma anche un elemento rilevante delle riunioni e dei Congressi. E
sovente, invece i culti sono stati qualcosa di aggiuntivo, fatti alTinizio o al termine dei « lavori ». Noi stiamo facendo
l'esperienza a Nairobi, come i momenti
di adorazione e di meditazione possono
essere integrati nel corso dei lavori. Così,
cantiamo, preghiamo, celebriamo il Signore e meditiamo la sua Parola nei momenti più rilevanti dell’Assemblea, quando le discussioni diventano più impegnative, o dopo aver preso atto dei problemi
scottanti del nostro tempo, a cui non sappiamo dare una chiara risposta.
Sono momenti di celebrazione comune
della nostra fede, caratterizzati dalla gioia
della nostra comune speranza.
I partecipanti all’Assemblea hanno la
possibilità di esprimere il proprio pensiero, di sollevare problemi, di formulare
critiche, néi « gruppi di lavoro » (séssio
ni), che raccolgono 100 persone circa e
che poi si suddividono ancora in gruppi
più limitati per affrontare determinati
aspetti della problematica presentata nelle sedute plenarie.
Anche tutto il lavoro svolto dal Consiglio ecumenico, nei sette anni che vanno
da Uppsala a Nairobi, viene esaminato e
questo avviene in un’altra suddivisione di
gruppi di lavoro. Lo scopo di questi incontri non è soltanto quello di prendere
visione di ciò che il W.C.C. ha realizzato
in questi anni, ma soprattutto quello di
porlo al vaglio della critica, onde precisare le « priorità » per il domani.
{continua) A. Sbaffi
iuh&fia
Ginevra - Dopo 10 anni di lavoro è stato finalmente condotta a termine la traduzione ecumenica della Bibbia in lingua
francese. Un centinaio di esegeti appartenenti a chiese ortodosse, cattoliche e
protestanti ha completato quest’opera che
aveva suscitato una vasta eco di consensi, se si pensa che in poco tempo erano
state raccolte più di 30 mila sottoscrizioni.
Il Nuovo Testamento era già stato pubblicato nel ’72; ora, con la traduzione anche dell’Antico Testamento l’opera è
completa. Essa consta non solo del testo, ma anche di note, sulle quali si è
raggiunto un consenso, tra le varie chiese. Si tratta quindi di im’op)era unica nel
suo genere, che segna indubbiamente una
tappa importante nel dialogo tra le
chiese.
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12 dicembre 1975
INCONTRO DEGLI ANIMATORI TEOLOGICI DELLA CEvAA
La Chiesa evangelica del Togo
Uno spirito africano che vive in una Chiesa tradizionale - Dalla missione tedesca aila
chiesa indigena responsabile e autonoma
Lomé, novembre.
Domenica. La giornata comincia presto,
in Africa, e l’équipe di « animatori teologici » (porto molto impropriamente questa designazione), riuniti qui per un seminario teologico della CEvAA, si disperde nelle varie chiese protestanti cittadine,
o più precisamente nelle cinque grandi
comunità che la Chiesa evangelica (riformata) del Togo conta nella capitale.
Ve ne sono varie altre: metodiste, battiste, pentecostali, oltre a vari gruppi fondamentalisti o « carismatici ». Il grosso
del protestantesimo togolese è comunque
costituito dalla Chiesa evangelica (v. scheda), membro, come la nostra, della
CEvAA.
Il sabato pomeriggio ognuno di noi è
stato nella rispettiva chiesa ospite e ha
avuto contatto almeno con il pastore,
preparando insieme la liturgia. L’impressione è quella di una Chiesa solida e ordinata; fortemente strutturata: forse una
traccia della prima missione, tedesca,
forse anche un riflesso delFanimo riflessivo e posato dei togolesi, diversi dai vicini e più.« meridionali » dahòmeani.
In ogni caso l’innesto nel paese è profondo, e antico. Il culto è bilingue (qui
in città; néH’intemo quasi esclusivamente nelle lingue indigene), ih francese e in
-SCHEDA
La Chiesa evangelica del Togo è
sorta alla metà del secolo scorso per
opera della Missione evangelica della
Germania settentrionale. Dopo il 1918
il Togo, ex colonia tedesca, è stato
spartito fra la Francia, che ne ha fatto la colonia omonima divenuta repubblica indipendente nel 1960, e la
Gran Bretagna che aggregò la sua
fetta alla colonia della Costa d’Oro,
ora repubblica indipendente, il Ghana.
In tal modo, una volta di più, le artificiali frontiere coloniali, rimaste intangibili al momento dell’accesso all’indipendema, hanno diviso popoli, gruppi etnici imitari; e hanno pure diviso
una chiesa.
La parte « britannica» costituisce oggi la Chiesa presbiteriana del Ghana,
quella « francese » la Chiesa evangelica del Togo. I due tronconi hanno
avuto, dal 1918, vita e sviluppo distinti,
pur conservando legami,, che si concretano ora in un « grande sinodo » che
si riunisce ogni 3 anni. Curata, dal
1918, dalla Société des Missions Evangéliques di Parigi, la Chiesa evangelica del Togo è indipendente dal 1959,
un anno prima della nazione; è membro del CEC, della Conferenza delle
Chiese di tutta l’Africa e della CEvAA.
Ha ima struttura presbiteriano-sinodale e fa parte della famiglia riformata.
Pur recando una impronta «occidentale », è fin dal principio radicata nel
paese, ne parla la lingua in tutte le
sue manifestazioni, anche se talvolta,
almeno nelle città, esse sono bilingui.
ALCUNI DATI:
80.000 membri comunicanti;
49 pastori;
42 catechisti;
160 evangelisti;
— numerose scuole materne ;
73 scuole elementari con oltre 20.000 allievi (di cui 7.450 ragazze) e 371 insegnanti ;
3 collèges protestante (scuole secondarie) con 1359 studenti (541 ragazze)
e 42 professori;
2 grandi convitti — maschile e femminile — per studenti, a Lomé, la capitale ;
1 scuola biblica con 40 studenti (di cui
16 ragazze), che prepara essenzialmente i catechisti; la preparazione
pastorale avviene nella Scuola teologica di Porto Novo (Dahomey) e,
a un livello superiore, nella Facoltà teologica di Yaoundé (Camerún)
vari studenti fanno periodi di perfezionamento nelle facoltà teologiche francesi o svizzere;
1 ospedale, nell’interno;
2 ambulatori, nell’interno;
1 tipografia, che stampa tutto il materiale necessario alla vita della
chiesa;
1 libreria evangelica a Lomé e alcune
succursali neH’intemo;
1 bollettino periodico, « Agbé yéyé »
(«Vita nuova»).
éwé, la lingua del gruppo etnico abitante
la regione; la predicazione pure; il canto
è interamente in éwé, e la Chiesa ha da
tempo una versione indigena della Bibbia
e un innario, molto ricco, interamente in
éwé. Da questo lato i missionari hanno,
fin dal principio, svolto un’opera illuminata, e si deve a loro la fissazione scritta
della lingua. Non sempre, però, nel seguito, questo radicamento indigeno è stato
altrettanto perseguito, in vari campi. Anche qui, come in tutte le Chiese africane,
si pone oggi, con una intensità che a noi
europei può parere quasi ossessiva, la
questione della loro identità: cristiana e
indigena. È del resto un problema anche
nostro, quello del rapporto fra Evangelo
e cultura. _
Eccoci davanti alla chiesa; questa è
« nuova », perfettamente africana: un vasto capannone, interamente aperto da un
lato e molto ventilato. La gente arriva,
vestita a colori vivaci e dentro di me invidio 1 loro abiti leggeri e ariosi e commisero. il pastore e me, serrati in giacca
e cravatta e grondanti sudore... La chiesa
si è riempita, uomini e donne, di ogni età.
La corale entra in corteo cantando un
inno vivace e gioioso, e noi - il collega
africano ed io - dietro. Perfetta sensazione di familiarità e di comunione. Sono
fra fratelli, circa 300, di cui una quarantina almeno membri della corale: questa
ultima è sempre un elemento importante
nella vita delle chiese, qui in Africa, e
spesso ce n’è più di una per ogni comunità.
Il culto dura quasi due ore. Forse è
stato un po’ più lungo, questa volta, per
spiegare o ricordare cos’è la CEvAA e salutare l’ospite. Ma la gente non ha fretta e non guarda l’orologio. Si canta molto, tutti insieme, e ripetutamente la corale (una volta anche con accompagnamento di strumenti indigeni, un uso che,
pur con cautela, si va estendendo), un
canto compatto e spiegato, senza bisogno
di harmonium. Non posso intendere le
parole, ma dai riferimenti biblici che accompagnano quasi tutti gli inni noto che
i testi devono essere in grande maggioranza di contenuto biblico; le melodie ricordano quelle dei nostri innari occidentali, ma ci sono pure ritmi africani, e
questi abbondano negli inni cantati dalle corali;, su questa linea certo ci si muoverà maggiormente in futuro, così come
stanno per spqrire le assurde toghe nere
dei coristi.
Per la predicazione, avevo scelto apposta (non per... pigrjzia) uno degli ultimi
testi biblici sui quali avevo predicato in
Italia; «Mi sarete testimoni» (Atti 1: 8).
Qualche adattamento alla situazione, che
del resto non conosco: ma ho potuto constatare che, in situazioni così lontane e
diverse, la Parola aveva la stessa portata
e la stessa forza; la stessa Parola era
ugualmente viva, interpellava con la stessa immediatezza.
Ampi annunci, a metà culto, durati
quasi 10 minuti: c’è passata tutta la vita
della chiesa, un po’ un giornale parlato.
Elemento singolare: a un certo punto il
pastore ha aperto tutta una serie di buste, in cui del denaro era accompagnato
da un biglietto: membri di chiesa, penso
assenti, accompagnavano la loro offerta
con una parola di riconoscenza a Dio, con
una testimonianza, con un breve messaggio alla chiesa. Fatto tanto più notevole
in quanto non è stato facile creare una
mentalità veramente contributiva, corresponsabile, in chiese che sono state a
lungo di fatto sostenute dalla missione,
e i cui membri del resto sono lungi dall’essere abbienti. Alla fine, il cassiere mi
ha chiesto quali sono i nostri metodi e
la nostra strategia, nello sforzo di rendere i credenti partecipi e corresponsabili anche sotto questo aspetto! Non avevo grandi indicazioni positive da fornire...
L'informazione è comunque decisiva, ad
ogni latitudine.
Nel complesso, un culto abbastanza tradizionale, ma il collega mi dice che è frequente la predicazione « dialogata », quasi studio biblico comunitario: oggi non
è stata possibile, tra l’altro perché la necessaria traduzione avrebbe allungato e
appesantito troppo il culto. Un culto comunque molto vivo, partecipe, in cui ho
sentito profonda la comunione, poi espressa nelle strette di mano e nelle conversazioni, all’uscita (nuovo cortèo, corale cantante in testa). Mi sentivo — ed ero —
un modesto ma reale legame fra i fratelli d’Italia e quelli di qua.
Gino Conte
NELL’ARCHIVIO DELLA TAVOLA VALDESE
LA STANZA DEI RICORDI
— Pàstore Nishet, sappiamo Che lei è
entrato in « emeritazione attiva », Poiché
si occupa dell’archìvio della Tavola Valdese, vorremmo chiederle: in cosa consiste esattamente il suo lavoro?
— Non posso nasconderle la mia soddisfazione perché il lavoro che mi è stato
affidato sia portato alla conoscenza della
Chiesa. Il mio compito è di ricevere i documenti che di anno in anno affluiscono
negli uffici della Tavola, di dividerli e catalogarli in modo che la loro consultazione sia il più facile e rapida possibile. Aggiungo che la conservazione delle memorie del passato non ha un valore puramente sentimentale, ma può servire a
evitare gli errori del passato e a trarre
ispirazione da quello che di buono i nostri antenati possono aver fatto. E un lavoro che richiede amore, quell’amore che
fa ascoltare la « nuvola di testimoni »
(Ebr. 12: 1) Cioè dei credenti che ci hanno preceduti. Richiede anche una buona
dose di pazienza, senza dimenticare la disponibilità a... inalare una buona dose
di polvere!
— Tutta questa vasta documentazione
che lei pazientemente cataloga, è a disposizione di chiunque? Per esempio, uno
studente che fa una ricerca potrebbe liberamente consultare l’archivio?
— L’archivio è distinto in due sezioni.
Una comprende i documenti che riguardano persone viventi. E inutile dire che
questa è rigorosamente riservata, e nessuno può accedervi aH’infuori dei membri
della Tavola e delle Commissioni d’esame.
L’archivio storico, invece, può essere
consultato dagli studiosi, i quali però debbono munirsi di un permesso rilasciato
da un membro della Tavola.
— Esiste, secondo lei, qualche documento di eccezionale interesse tale che
desideri comunicarne resistenza ai lettori?
— Oserei dire che tutto l’archivio storico è di grande interesse. Si pensi, fra
l’altro, ai documenti che riguardano la
espansione della Chiesa Valdese il secolo
scorso, le lettere e i rapporti dei pastorievangelisti, come erano allora chiamati,
nonché ai colportori, ai maestri, sovente
esposti all’ostilità di fanatici o a misure
repressive da parte di certe autorità.
Inoltre, man mano che il tempo passa,
sempre più interessanti diventano i documenti che riguardano il ventennio fascista. Molto materiale è già stato esaminato, ma molto altro rimane a disposizione degli storici del futuro.
— Dì quale epoca sono i documenti più
antichi?
— Come è noto, quasi tutti i documenti
anteriori alle persecuzioni sono andati dispersi o distrutti. Praticamente l’archivio
risale all’inizio del 1600.
A meno di altre scoperte, il documento
più antico è intitolato ; « Prohibitione a
gli heretici d’habitar e commerciar fuori
dei limiti, salvo nelle fiere, in conformità
del breve di Gregor. XV delli due Luglio
mille sei cento e venti due. Cari. Emanuel
I per gratia di Dio, Duca di Savoia, li
23 Decembre 1622».
— Chi si occupava prima di lei di questo archivio? E in quali condizioni l’ha
trovato all’inizio del suo lavoro?
— I numerosi volumi in cui sono raccolti gli antichi documenti, i repertori, i
registri, stanno a testimoniare con quanta diligenza le varie Tavole si sono preoccupate di conservare le memorie del passato. Recentemente dobbiamo ricordare
il lavoro compiuto dal prof. Gino Costabel e dalla sig.na Selma Longo. La Tavola ha sempre avuto un archivista, tuttavia si trattava di persone già oberate da
altri incarichi. Un anno fa si è pensato
che un Pastore emerito potesse essere
maggiormente disponibile.
— È possibUe, a suo parere, ricostruire
parte della storia della Chiesa Valdese,
diciamo dal ’606 in poi, sulla base dei documenti qui conservati?
— Il nostro archivio non è certo Tunica fonte per la storia Valdese, ma non
c’è dubbio che, insieme all’archivio della
Società di Studi Valdesi, esso costituisca
una miniera di estremo interesse, e molto
materiale debba ancora essere utilizzato
dagli studiosi. A questo proposito esprimo l’augurio che l’Editrice Claudiana
prenda in esame la possibilità di una
nuova edizione del volume « Cento anni
di storia Valdese ». Pubblicata quasi trent’anni fa, sia pure con alcuni errori, è
tuttora una fonte di preziose informazioni, e meritevole di essere aggiornata.
— Quali sono, a sua indagine, i « vuoti » storico-documentali dell’archivio?
— Nel nostro archivio ogni comunità,
opera o istituto ha varie cartelle nelle
quali raccogliamo i rapporti, le statistiche, le circolari e quanto riguarda gli stabili, la corrispondenza dei Concistori e
dei singoli individui. Mentre le relazioni
annue sono abbastanza complete, vorremmo poter conservare anche le circolari
delle chiese. Così, gradiremmo che ci venissero inviati, anche da singole persone,
periodici evangelici, registi, notiziari, insomma qualsiasi stampato o corrispondenza di interesse ecclesiastico.
— Come possono contribuire le chiese
al progresso dell’archivio, visto che è patrimonio di tutti?
Esprimo un desiderio : non potrebbero quanti credono nell’utilità del nostro lavoro, farci avere qualche offerta
in denaro? Mi rendo conto che siamo già
sollecitati da molte parti, ma per esperienza so anche che quando i membri di
chiesa sono convinti della bontà di una
causa, il denaro non manca. Se ricevessimo un milioncino (e forse anche le chiese potrebbero farci un piccolo posto nei
loro bilanci) potremmo far fronte alle
spese correnti e realizzare il nostro sogno: quello di acquistare un buon apparecchio per le foto-copie, indispensabile a
un archivio che si rispetti!
Vorrei concludere ringraziando il nostro settimanale per essersi interessato di
questo aspetto della vita della nostra
Chiesa. Non ricordo che mai qualche nostro giornale se ne sia occupato. Siamo
così incoraggiati a perseverare in un lavoro certo marginale rispetto ad altri,
ma che può tuttavia avere la sua utilità
« Interroga le passate generazioni — leg
giamo nella Scrittura — rifletti sulTespe
rienza dei padri; giacché noi siamo d’ieri
e non sappiamo nulla, i nostri giorni sul
la terra non son che un’ombra, ma quelli
certo t’insegneranno e ti parleranno »
(Giobbe 8: 8).
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12 dicembre 1975
_____________DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA PASTORALE METODISTA
Contribuire al cambiamento
della cultura dominante
I -r
« L'assemblea pastorale si è riunita ad
Ecumene dal 16 al 20 settembre per riflettere sull’o.d.g. votato nella sessione
plenaria della scorsa Conferenza, che ricollegandosi alla linea programmatica già
proposta nel documento della Conferenza di Savona (1968), nel quale si proponeva la partecipazione delle comunità al
"processo di liberazione dei minimi dallo sfruttamento”, individua lo spazio di
azione proprio delle comunità, che si
apre nell’ambito dell’attuale situazione
della società italiana.
Si è condotta un’analisi, che ha consentito di vedere come il superamento della
situazione di crisi profonda in cui il nostro paese si trova sia reso difficile da
oggettivi condizionamenti internazionali
ed interni come, ad esempio, l’abnorme
evoluzione della stratiflcazione sociale,
non funzionale nemmeno al sistema capitalistico nel quale siapio inseriti.
PROPOSTE POLITICHE v ■ '
In questa situazione, tra, le proposte politiche cui ci troviamo d,i fronte (rivoluT
zione, nel senso corrente del termine;'riformismo a livello 4i elaborazioni parlamentari e direttive di governo; strategia
delle riforme), l’ipot,esi della riforma delle strutture, gestita' democraticaniente
mediante momento di, aggregazione sociale e parteqipazione di base, appare una
indicazione più realistica per una soluzione della crisi.
Premesso quindi che — sul piano , politico. — non sussiste una funzione • specifica della chiesa (lo "specifico cristiano”), ma si tratta di operare delle scelte
fra proposte concretamente date, al è considerato d’altra parte che non vi è una
relazione di conseguenza meccanica tra
mutamento dei rapporti di produzione e
dell’assetto sociale e politico e mutamento culturale: piuttosto, lo stesso quadro
culturale esistentè costituisce un nodo da
sciogliere in vista del conseguimento di
una effettiva trasformazione della società.
CVLTURA ITALIANA
Su questo piano, dunque, si è cercato
di individuare le principali caratteristiche dell’aiiMa/e quadro culturale italiano,
evidenziandone queste componenti fondamentali;
1) individualismo, inteso come privatizzazione delle soluzioni di ogni genere
di problema e mancanza di consapevolezza dei legami sociali;
2) associazionismo fondato sul solidarismo, cioè un modo di soluzione dei
conflitti sociali caratterizzato dall’accordo impersonale che astrae dai rapporti
sociali oggettivi;
3) principio dì autorità che, attraverso la mediazione gerarchica, impedisce
rapporti di libertà ad ogni livello;
4) meritocrazia, cioè formazione di
modelli di comportamento fondati sul
concetto di merito individuale e sull’acquisizione di privilegi, che comporta, per
esempio, la adozione di criteri selettivi
individuali presenti nella fabbrica, nella
scuola, ecc.
Di fatto, la chiesa cattolica ha svolto
un ruolo fondamentale neH’organizzare
un progetto di uomo e di società, del quale questi valori sono elementi costitutivi.
La teologia cattolica, a partire in particolare dalla Controriforma, ha fornito a
tali elementi la propria concezione del
sacro.
Conseguentemente, si può indicare nella critica di questa cultura (riassurnibile
sotto il termine di « cultura cattolica »)
la funzione delle nostre comunità oggi.
COMPITO DELLE CHIESE
Questo implica che; 1) esiste uno spazio di azione per le nostre comunità ed
effettivamente esse hanno un compito da
assolvere, cioè contribuire al radicale
cambiamento della cultura dominante, ossia ad una rivoluzione culturale;
2) proprio per assolvere efficacemente questo compito, la critica di tale cultura deve essere contemporaneamente
portata all’interno delle comunità. Infatti, la loro origine protestante — che ha
costituito comunque un momento di rottura nei confronti del quale sono state,
almeno in parte, culturalmente riassorbite.
Questa autocritica, che intende restituire alla comunità la sua identità protestante, richiede anche una nuova metodologia di lavoro. Alcune indicazioni in
questo senso possono èssere le seguenti:
a) riesame del ruolo del pastore;
b) esercizio della crittca biblica, nel
l’ambito di una profonda revisione dei
modi in cui le testimonianze bibliche sono comprese;
c) riconsiderazione della vicenda storica delle comimità e quindi della loro
origine (momento di rottura) e dei processi che hanno condotto a situazioni di
adeguamento ad aspetti della cultura dominante.
RUOLO DEI PASTORI
A proposito del ruolo del pastore è da
rifiutare la concezione sacrale di questo
ruolo, che isola la figura del pastore dal
contesto comunitario, e che rientra nell’ambito di quel riassorbimento culturale di cui si è parlato. Analogo rischio di
isolamento comporta la visione per cui il
pastore si presenta come portatore in
prima persona — cioè, in sostanza, individualisticamente — del processo di critica culturale.
Il ruolo del pastore si definisce in relazione alla linea elaborata di volta in volta dalla totalità delle chiese locali, che
hanno nella Conferenza il luogo in cui
esse esprimono la propria fondamentale
unità di fede, testimonianza e disciplina.
In questa prospettiva — che rifiuta ogni
ruolo sacrale ed ogni tentazione individualistica — il lavoro pastorale si configura in primo luogo come strumento di
aggregazione comunitaria.
AU’intemo di questa ricomprensione
del ruolo del pastore debbono riconsiderarsi criticamente, o riorganizzarsi, le
forme tradizionali di lavoro: predicazione, catechismo, studio biblico, visita pastorale. In particolare, esse possono avere una valida funzione soltanto se intese
come momento di riflessione e tentativi
di risoluzione dei problemi posti da una
prassi comunitaria quotidiana ».
Ecumene, 20 settembre 1975.
DALLE NOSTRE CHIESE
VI Circuito
Si è tenuta a Milano, presso i locali
della Chiesa valdese, il 23/11/75 l’Assemblea del VI Circuito.
Sono intervenuti 45 rappresentanti delle Chiese valdesi e tnetodiste della Lombardia e del Piemonte orientale.
In apertura il past. Aurelio Sbafi! ha
illustrato il lavoro del circuito, così come si configura nella tradizione metodista, cosa che invece rappresenta una novità, almeno relativa, per i valdesi.
Gran parte delle tre ore spese insieme
è stata riservata all’esame del progetto
di regolamento sulle persone nella Chiesa, La discussione .è stat% spesso pesapte, imprdwisafa e poco apprezzata dalia
maggioranza, tanto che il delegato De
Ambrosi si è sentito in dovere di ricordare che-le assemblee di circuito non dibattono solo proialemi di regolamento ma
affrontano i temi della testimonianza cristiana e gli impegni delle comimità.
L’assemblea si è conclusa con le elezioni del consiglio; eletti il past. Aurelio
Sbafi! sovraintendente, e i past. Franco
Carri e Salvatore Briante e i laici Sergio
De Ambrosi e Luciano Gay come consiglieri.
Due membri del nuovo consiglio fanno
già parte del consiglio della Federazione
regionale: un segno che le due strutture
potranno insieme compiere il loro lavoro.
X Circuito
Il 23 novembre nei locali della chiesa
valdese di Pisa si è tenuta l’assemblea
costitutiva del X Circuito valdo-metodista. Dopo il culto presieduto dal past. Alberto Ribet il dibattito si è incentrato sul
nuovo significato del Circuito e la sua validità.
Si è poi passati a dibattere il ruolo della stampa evangelica sottolineando la necessità di sostenere le pubblicazioni Claudiana e il settimanale « La Luce ». Il Consiglio di Circuito risulta cos'i composto:
G. Senesi, L. Mannucci, M. Ciafrei e
L. Gattai.
Torino
stata fortemente sottolineata sia per promuovere un più vivo contatto tra i monitori, sia per approfondire tutti quei
problemi che si è appena avuto il tempo
di sfiorare. Si è cosi, deciso d’indire vm
altro convegno circuitale dei monitori per
il 19 marzo ad Ivrea specialmente incentrato sul problema, del canto, data l’estrema povertà del repertorio canoro per i
più giovani.
È deceduto improvvisamente a S. Giovanni dove risiedeva pensionato il, nostro fratello Teo Bert. Nell’esprimere ai
familiari la nostra fraterna simpatia non
possiamo non ricordare il prolungato e
fattivo impegno che ebli ebbe nella nostra comunità. La sua figura, legata al
periodo di attività intensa dell’Unione
Giovanile degli anni 45-50, resta per molti giovani di quella generazione un incontro fondamentale sul cammino della ricerca di fede di cui gli, serbano riconoscenza.
Il 17 novembre, a Torino, è nato Pierre,
di Elena e Giampaolo Ricco. Auguri!
Firenze
• Il 20 dicembre in Via Manzoni alla ’festa dell’albero di Natale’, dedicata ai bambini, sono invitati a prendere parte le
Scuole domenicali battista, metodista e
valdese. Insieme i monitori cureranno un
programma adatto.
• Come l’anno scorso all’esercito della
salvezza, quest’anno in Via Manzoni avremo un’agape fraterna, la data proposta
è quella del 21 dicembre. Naturalmente
saremmo grati se a quest’agape natalizia
parteciperanno non solo i fratelli salutisti, quelli delle tre chiese, ma chiunque
avrà la buona ispirazione di parteciparvi. Per la prenotazione rivolgersi alla propria comimità.
Palermo
Una quarantina di monitori, provenienti da Aosta, Susa, Ivrea e Torino
hanno partecipato lunedi 8 dicembre al
convegno torinese del IV Circuito sulla
istruzione biblica.
Dopo una breve relazione introduttiva
i partecipanti si son divisi in tre gruppi
di studio affrontando specialmente questi temi : rapporto tra genitori-figli e chiesa, l’organizzazione e la preparazione dei
monitori, la confermazione dei catecumeni (fine o inizio di un rapporto diverso
con la chiesa?). In seduta plenària ogni
gruppo ha poi presentato la sua relazione seguita da una discussione generale.
Durante il dibattito, la monitrice Ive
Pons, ha presentato un breve scorcio dei
futuri programmi della scuola domenicale che il ’Servizio’ sta allestendo. La novità ha suscitato un vivo interesse.
L’esigenza di ripetere simili convegni è
Asti
Cosa
sono
i circuiti
OSTELLO PER LA GIOVENTÙ’
Per iniziativa di un gruppo di giovani
di Dortmund che hanno formato il CIS
(Christliches Initiativ und Studienzentrum), la Foresteria di Via Angiò (exconvitto valdese) è stata trasformata in
« Jugendhotel » destinata ad accogliere
gruppi di giovani provenienti dall’estero.
Il gruppo di Dortmund ha pubblicato im
depliant e si occupa di organizzare l’affluenza dei vari gruppi in autunno e in
primavera. Riteniamo che questa iniziativa potrà essere utile soprattutto ai fini di
sempre più frequenti contatti con amici
provenienti dall’estero.
Sabato 29 novembre presso il Centro
Evangelico Astigiano di Azione Sociale,
si è iniziata una lettura biblica di Marco,
organizzata dalla Comunità di base e
’Cristiani per il socialismo’. Nella stessa
serata, la bacheca del Centro, è stata incendiata da ignoti; vi erano esposti «La
Luce »-o « Com-Nuovi Tempi ».
« Ma cosa sono sti' circuiti!! » è forse
l’espressione che si fa largo in qualche
animo valdese, mentre stanno fioccando
le convocazioni delle assemblee costitutive di questi organismi, figli della integrazione con la chiesa metodista; sictmamente in tutti gli animi valdesi si fa largo la
domanda, decisampte protestate: « A
cosa servono questi nuovi organismi, che
sembrano accentuare l’immagine della
chiesa-piramide, visto che non sostituiscono nemmeno la vecchia e cara conferenza distrettuale? ».
All’espressione di terrore va senza dubbio applicato il principio della tolleranza
fraterna, ma alla domanda bisogna cercare una risposta. Una risposta che secondo
me non va cercata in termini genericamente assembleavi (i circuiti saranno
quello che noi li faremo essere), o in termini rigidamente legalistici (i circuiti sono quello che di essi dice l’ordinamento
metodista o il progetto di integrazione).
Mi pare invece molto più utile trattare
i due pimti seguenti:
a) che cosa è stato il circuito nella esperienza metodista; . ,, ,
b) che cosa potrà essere il circuito nei futuro valdo-metodista. ......
Sul primo punto ci sono quattro cose
importanti da sottolineare: , ...
— il circuito risponde a una situazione di
diaspora,^è uno sforzo unitario in uno
stato di dispersione, essenziale specialmente quando la dispersione non è altro che il residuo della disfusione.
Tanto per dare un esempio, nei due
circuiti di cui ho una esperienza^ più
diretta (quello emiliano e quello ligure-piemontese) il rapporto tra i culti
da coprire ogni domenica^ e il numero
dei pastori disponibili è di circa 3 a, 1;
e non è detto che la situazione altrove
migliori;
— il circuito ha un forte potere decisionale, è il punto in cui le iniziative e le
opinioni delle 'singole comunità acquistano figura giuridica. Per cogliere la
distanza che separa da questo punto
di vista il circuito dalla Conferenza distrettuale, dovrebbe bastare un aneddoto. Durante l’ultima riunione ccmiune dei due organismi, tenuta in primavera a S. Marzano, mentre nel locale
di culto la Conferenza discuteva alcune
iniziative para-teologiche, nella sala
attigua il Consiglio di circuito stava
discutendo la vendita di alcuni stabili;
— il circuito si fonda su una notevole
mobilità delle persone, è l’ambiente in
cui possono trovare piena realiz^zione due figure, che sono presenti nel
progetto di integrazione ma che difficilmente potrebbero attecchire in un
terreno fortemente campanilistico: il
predicatore laico e il pastore locale;
— il circuito si concreta come ambiente
di vita, come una dimensione che supera i confini della comunità locale
non in forza di legami giuridici soltanto ma di rapporti umani. E difficile dare forma chiara a questo aspetto del
circuito, ma potranno certamente avvertirne l’importanza tutti i valdesi
che pur vivendone lontani sentono prx>
fondamente i loro legami con le valli.
Non è detto che tutto questo si debba
trasferire pari pari nei futuri circuiti, se
non altro perché la situazione su cui si
inseriscono è in alcuni casi molto diversa
perché bisogna salvaguardare il principio
di una larga libertà di iniziativa.
Tre cose mi sembrano comunque da
raccomandare:
— che il circuito sia uno strumento di
organizzazione, cioè di impiego razionale delle disponibilità di uomini e di
mezzi. Temi sui quali questo strumento potrà agire con successo sono, tra
gli altri, le opere, le predicazioni e le
visite;
— che il circuito sia uno strumento di
comunicazione, cioè un impiego razionale delle disponibilità di idee e di iniziative. Temi sui quali sarà da ricercare non solo l’informazione reciproca
ma la risoluzione concertata sono, tra
gli altri, la istruzione religiosa, la gioventù e l’evangelizzazione;
— che il circuito sia visto non solo al presente ma al futuro, come la dimensione in cui la chiesa dovrà necessariamente vivere, se è vero che la dispersione aumenta e gli uomini diminuiscono.
Si è detto già molte volte che l’integrazione non deve essere una occasione mancata; questo vale a maggior ragione per
gli strumenti che devono farla vivere.
Luca Zarotti
6
alle ìfalli oggi
A noi
le briciole!
La legge regionale istitutiva dei comprensori (n. 41, del 4 giugno 1975), approvata appena prima delle elezioni amministrative ha subito destato, insieme ad
un coro unanime di consensi, non poche
riserve, provenienti dai piccoli comuni
montani e dalle Comunità montane stesse.
Per quanto concerne la nostra zona, il
comprensorio di Pinerolo, che ingloba le
valli, la città di Pinerolo, Cavour, la zona
di pianura circostante in direzione di Torino che le gravita attorno. Un comprensorio molto ampio ed anche disomogeneo,
con interessi spesso molto diversi, soprattutto per le zone di montagna comprese
nell’arco delle due comunità montane della Val Pellice e Val Chisone-Germanasca
(per questo tre comuni: Angrogna, Bobbio e Villar si sono espressi negativamente).
Le 44 comunità montane piemontesi
avevano a suo tempo inviato un documento, approvato all’unanimità, in cui si
chiedeva alla Regione la revisione della
proposta di legge; richiesta che non è
stata soddisfatta e che difficilmente lo
sarà, nonostante altre prese di posizione
in tal senso.
Giovedì 4 dicembre la giunta della comunità montana Val Pellice ha presentato all’assemblea per la votazione un o.d.g.
in cui, pur aderendo, aU’.iniziativa in corso per la costituzione del comprensorio
(U Pinerolo, « auspica che le disattese
istanze trovino immediata soluzione in
una modifica tempestiva della legge, si
impegna a continuare l’azione di sollecitazione delle istanze volte a dare un adeguato spazio consultivo e decisionale alle
Comunità e ai Comuni montani », invitando poi i singoli comuni a dare la loro
adesione al comprensorio di Pinerolo,
«nella prospettiva che la Regione esprima la propria disponibilità a recepire le
giuste istanze degli Enti Montani » (o.d.g.
approvato da tutti i consiglieri ad eccezione di due rappresentanti del comune
di Angrogna).
Si è potuto notare, dagli interventi dei
consiglieri, che ormai la decisione per il
comprensorio di Pinerolo è stata presa:
pur con le dovute riserve e proposte di
modifica, resta la decisione pressoché
unanime dei comuni ad aderire al comprensorio, non ostacolandone il lancio,
previsto per la prossima primavera.
Le riserve più consistenti sono quelle
espresse dai piccoli comuni montani legati al PSI, soprattutto in riferimento al
problema della rappresentanza. Il comprensorio prevede 30 rappresentanti per
i tre grossi comuni di Pinerolo, Cavour e
Luserna S. Giovanni, mentre 24 sono quelli disponibili per l’insieme di tutti gli altri comuni (a questi 54 rappresentanti si
aggiungono 6 consiglieri provinciali).
La DC ed ariche il PCI fanno notare
che non è possibile parlare di sproporzionata rappresentanza dei tre grossi comuni rispetto agli altri, iri quanto l’insieme
della popolazione è pari se non superiore
a tutti gli altri comuni.
Si vede subito che la componente politica ■— i tre grossi comuni sono tutti di
stampo democristiano — rappresenta una
involuzione di tendenza rispetto al voto
popolare del 15 giugno. Pur tuttavia, trattandosi di una iniziativa che promuove
un decentramento di poteri, che queste
nostre regioni, provincie e loro infrastrutture^ possano essere tali non scilo sulla
cartina geografica d’Italia ma nella realtà politica concreta, opporsi alla costituzione di questi comprensori per cui le
forze politiche di sinistra si sono battute,
rappresenterebbe ora una mossa politica
di dubbio contenuto. Nonostante il nostro
comprensorio di Pinerolo rischi di essere
manovrato ancora dalla DC, pare non esistere alternativa politica seria alla formazione del comprensorio di Pinerolo.
Pinerolo dunque sarà la sede di questo
compromesso storico fra DC e PCI; il comune, che è il solo a possedere già le
strutture portanti per il lancio del comprensorio accentrerà in sé i poteri che
saranno conferiti al nuovo organo decentratore ed è lì che Comunità montane e
Comuni dovranno andare a bussare.
Les jeux sont faits! C’è già anche chi
parla dell’ex sindaco di Pinerolo Bernardi come sicuro presidente (col consenso
del PCI) del comprensorio. La torta è stata divisa; ai piccoli comuni montani sicuramente non mancheranno le briciole,
come sempre.
» Ermanno Genre
_____________________COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Programma incontri
su problemi agricoli e zootecnici
La Comumtà Montana Val Pellice, in collaborazione con le Amministrazioiu comunali, organizza una serie di incontri fra esperti dei vari settori e gli
agricoltori della Valle per la trattazione dei più attuali e correnti problemi legati
aH’attività agricola.
«IL MIGLIORAMENTO DEI PRATI E DEI PASCOIT »
— concimazione;
— lotta alle erbe infestanti;
— le varietà foraggere.
«LA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN MONTAGNA»
Villar Pellice 18 dicembre 1975 — ore 20.30
Angrogna (San Lorenzo) 8 gennaio 1976 — ore 20.30
Introduzione del Prof. G. Luppi titolare della Cattedra di Agricoltura
Montana deH’Università di Torino.
«FRUTTICOLTURA IN AMBIENTE MONTANO: COLTIVAZIONE DEI
FRUTTI DI SOTTOBOSCO (lampone, more, mirtilli, ribes) e INTRODUZIONE DI NUOVE SPECIE (actinidia e castagno giapponese)»
Villar Pellice 15 gennaio 1976 — ore 20.30
Luserna San Giovanni 22 gennaio 1976 — ore 20.30
Bibiana 29 gennaio 1976 — ore 20.30
Introduzione dei Proff. I. Eynard e R. Paglietta dell’Istituto di Coltivazioni
Arboree dell’Università di Torino.
«L’ALIMENTAZIONE DEI BOVINI E LA STERILITA’»
Bobbio Pellice 4 febbraio 1976 — ore 20.30
Angrogna 11 febbraio 1976 — ore 20.30
Lusernetta 18 febbraio 1976 — ore 20.30
Bricherasio 25 febbraio 1976 — ore 20.30
Introduzione del Dott. Valpreda dell’Istituto Zooprofllattico di Torino.
«MALATTIE NEONATALI DEI VITELLI E LE PIU’ COMUNI
MALATTIE CONTAGIOSE DEGLI ANIMALI DOMESTICI»
Bobbio Pellice 4 marzo 1976 — ore 20.30
Luserna San Giovanni 11 marzo 1976 — ore 20.30
Bibiana 18 marzo 1976 — ore 20.30
Introduzione di, parte di esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Torino.
Nei Comuni di, Angrogna, Bibiana, Luserna San Giovanni, Bricherasio,
Lusernetta e Villar Pellice gl’incontri avranno luogo nel Palazzo Comunale
(aula consiliare o salone comunale); a Bobbio Pellice nei locali dell’ex Scuola
Elementare - Via Molino, 1.
Si rivolge un particolare invito a tutti gli agricoltori affinché intervengano
numerosi per contribuire, con la loro esperienza, ad un approfondito e fruttuoso dibattito.
La partecipazione è comunque libera a tutti.
L’ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA
Ceisson Prof. Franca
IL PRESIDENTE
Longo Arch. Piercarlo
POMARETTO 8 DICEMBRE
Conferenza distrettuale
La Conferenza distrettuale di Pomaretto ha scoperto nel lavoro in gruppi di
studio (su uno stesso tema e con una documentazione in mano), un metodo di lavoro efficace, che ha trovato il consenso
di tutti e che ormai sarà indicato come
prassi per il futuro. Finalmente, nei
gruppi di lavoro, i membri delle comunità si esprimono, partecipano attivamente,
avvertono l’importanza della loro parola
e si sentono coinvolti più da vicino nei
temi dibattuti.
I 4 gruppi che la commissione distrettuale aveva formato (circa 20 per ogni
gruppo) hanno lavorato l’intera mattinata di lunedì sul problema del catechismo,
sul suo scopo, il suo contenuto, il metodo, l'inizio, la durata. Nel pomeriggio i
relatori hanno portato airassemblea riunita il sunto del lavoro in gruppo; al dibattito generale ha fatto seguito un ordine del giorno in cui si conferma che la
durata dei corsi di catechismo resta di
4 anni, lasciando a ogni singolo concistoro la decisione di una eventuale riduzione
dei corsi. Anche l’inizio dei corsi resta fissato con i 13 anni. Considerando l’importanza del problema, la Conferenza ha invitato le comunità ad approfondire l’argomento, riflèttendo sul dibattito emerso
nei gruppi di lavoro della conferenza stessa, il cui sunto sarà inviato ad ogni comunità.
C’è stato un consenso generale sullo
scopo del catechismo, che non è quello di
dare un’insegnamento religioso ma di te
La Commissione distrettuale del
I distretto è composta da: Giorgio
Tourn presidente, Giovanni Pontet
vicepresidente. Marco Ayassot segretario, Valdo Fomerone, Claudio
Tron membri.
La commissione d’esame sull’operato della comm. distrettuale è
composta da: Dino GardioI relatore, Jean Jacques Peyronel e Silvana Tron.
stimoniare della propria fede alle nuove
generazioni. Il catechismo, si è detto,
non è un momento staccato dalla testirnonianza cui è chiamata la comunità, né
si prefigge altro scopo se non quello di
testimoniare il Cristo.
Particolare attenzione si è data al momento della formazione dei gruppi di
catechismo, in cui occorre ricercare un
centro di interesse comune, che contribuisca alla formazione di un vero e propriogruppo di ricerca, utilizzando largamente
degli incontri tipo week end o giornate
di catecumeni.
Consenso anche sui contenuti: pur riaffermando che la base resta lo studio dell’Antico e Nuovo Testamento, si è ricordato che questo studio va inserito nelTattualità della problematica che oggi si vive e si dibatte, nel concreto della vita
quotidiana, contro un catechismo intellettuale, fatto solo di conoscenza. Si può comunicare solo quello che si vive, si è
detto.
Diversità di vedute invece circa Tinizio
del catechismo: la maggioranza è rimasta orientata per i 13 anni ma qualche
comunità sosteneva l’anticipo a 12 e 11,
qualcuno anche una riduzione degli anni, da 4 a 3.
La riflessione è stata appena iniziata,
impostata, le comunità dovranno ora
proseguirla.
L’altro tema posto in discussione concerneva il documento di « Fede e Costituzione » del CEC, su battesimo, eucarestia
e ministero. Il tempo era poco, il documento (35 cartelle) conosciuto solo a
grandi linee non ha potuto essere analizzato se non nella sua impostazione di fondo e nella sua prospettiva ecumenica.
Si è pertanto deciso di passare questo
studio ai Circuiti i quali lo esamineranno e porteranno le valutazioni emerse
alla Conferenza distrettuale straordinaria
da convocarsi entro il 15 febbraio.
Infine un breve o.d.g. sulla possibilità
di ricostruire la « Pro Valli ». Nella prossima conferenza la Comm. distrettuale
presenterà un progetto da sottoporre alTattenzione del distretto, in base ai contatti che potrà stabilire con persone sensibili a questo problema.
cronaca
Assistenza
Legge
di iniziativa
popolare
PINEROLO
È sempre in corso la raccolta di firme
per la legge di iniziativa popolare sulla
riforma dei servizi assistenziali.
A Pinerolo in questi giorni girerà una
mostra con dati specifici della situazione
a Pinerolo nei quartieri, nelle scuole e
presso le fabbriche.
Sono previsti anche due momenti di
mobilitazione cittadina : domenica 14 dicembre presso il cinema Primavera, alle
ore 10: manifestazione-spettacolo con l’intervento del gruppo Teatro Angrogna;
lunedì 15 e martedì 16 dicembre, alle ore
20,45, il Cineforum Pinerolo proietterà
presso il cinema Primavera, in due riprese, il film « Nessuno o tutti » sui vari
aspetti dell’emarginazione in Italia. L’entrata è libera; si raccoglieranno le firme
sul posto. Per quanti impossibilitati a
partecipare la sera a questa proiezione vi
sarà una replica martedì pomeriggio 16
c. m. alle ore 15.
TORRE PELLICE
L’Assemblea della Comunità Montana
Val Pellice, nella sua seduta del 4 die., ha
votato un o.d.g. in appoggio alla legge di
iniziativa popolare, esprimendo « la propria adesione alla iniziativa della proposta di legge « Competenze,., Regionali in
materia di servizi; sociali e scioglimento
degli enti assistenziali ». In tutti i comuni della Comunità sono stati affissi dei
manifesti che invitano la popolazione a
partecipare a questa iniziativa.
LUSERNA S. GIOVANNI
Giovedì 11 avrà luogo presso la sala
valdese degli Air ali un incontro pubblico,
alle ore 21 con presentazione della proposta di legge, a cura della FGEI locale
e raccolta di firme in presenza del segretario comunale.
Angrogna
Il bollettino informazioni diffuso dalla
amministrazione comunale di Angrogna
ci dà una serie di informazioni interessanti. Innanzitutto del buon esito delle
assemblee di quartiere : « Am seu bèn argalà : v’né ’ncà n’auta vira », ha detto un
contadino di Chiotlaiga, Ma anche la tipica diffidenza angrognina si è espressa:
« È tutto tempo perso, farete un buco nell’acqua ». Ciascuno la pensi come vuole,
è però un fatto che la partecipazione è
stata altissima in tutti i quartieri, con
una percentuale di presenze di gran lunga più alta delle riunioni quartierali della chiesa. Anche in questo però, nessun
stupore; quando si tratta di interessi che
toccano le proprietà, abitazioni, ecc. è più
che comprensibile che la gente si faccia
viva. L’esempio di Pradeltorno è forse
quello più indicativo: quasi metà dei presenti erano persone venute di fuori, cioè
non abitanti, ma famiglie che lassù hanno ancora terreni e case. In fondo è quando la gente c’è che è possibile discutere,
decidere, sentire opinioni e quindi programmare. L’esito di queste assemblee
dunque è di incoraggiamento per l’amministrazione comunale.
Le richieste emerse sono quelle tipiche
della situazione di Angrogna: strade, da
costruire ex novo e da asfaltare, allacciamento dell’acquedotto alle zone ancora
sprovviste, servizio trasporti, realizzazione del Foyer per anziani al Serre, favorire la coperazione agricola, aiutare gli
agricoltori nella sistemazione delle loro
vecchie case, tutela dell’ambiente, risolvere lo spinoso problema della luce elettrica per le zone ancora sprovviste e potenziamento della linea Prassuit-ArveraMartel, ecc.
Inverso Rinasca
Dopo una lunga attesa, circa 15 anni,
è stata risistemata ed asfaltata la strada
Piano Maurino-Chenevières ; pur restando ancora del lavoro per la sua. continuazione verso il Saretto, questo tratto asfaltato favorisce l’accesso alle borgate circostanti.
Le stesse borgate interessate alla strada aspettano ora l’allacciamento all’acquedotto, ormai appaltato da una ditta
di Pinerolo e che l’amministrazione comunale aveva previsto già per l’autunno
in corso.
7
!
delle valli
Pomaretto
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ffistivo e notturno
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Prarostino
Ordine del giorno del Concistoro
Il Concistoro Valdese di Pomaretto, riunito il
6 dicembre 1975, venuto a conoscenza, tramite
notizie stampa (particolarmente ec il Ciclostilato »
del 27-11-75), delPapertura, da parte della parrocchia cattolico-romana di Ferosa Argentina, di
un centro (H assistenza per le persone anziane
del comune e della successiva presa di posizione
dell’Amministrazione comunale,
considerando il rilevante numero di valdesi che
vivono sul territorio del comune di Perosa per
effetto anche del continuo spopolamento dei comuni più alti,
afferma che l’assistenza sociale non deve portare alcuna evidente o velata impronta confessionale, ma dev’esser considerata servizio aperto
e gestita democraticamente dalla amministrazione comunale e Comunità Montana con la partecipazione dei diretti interessati.
Approvato aU’unanimità.
• Per la nuova proposta legislativa di
scioglimento degli enti assistenziali inutili e passaggio di competenze alle Regioni si può apporre la propria firma
presso il segretario comunale ogni giovedì; dalle ore 18 alle 19,30, oppure domenica 14 alle 11,30 presso il tempio valdese.
• Domenica 14, alle 15,30, presso il teatro del convitto Valdese si terrà la rappresentazione « Quarto Mondo » del gruppo teatro Angrogna.
• La riunione dei monitori prosegue regolarmente tutti i lunedì; sera alle ore 20
presso la cappella Jacopo Lombardini;
la suddetta riunione si svolge in collaborazione con i monitori di Villar Perosa.
• Dopo molti anni di attività alla scuola
domenicale di Olga e Arturo Riceli, è doveroso, ora che hanno terminato la loro
collaborazione, Un caldò ringraziamento
per tutto ciò .,che.,loro sempre e crìstianarnente hanno fatto.
Luserna S. Giovanni
'• L’insediamento del nuovo diacono, signora Nini Boer, eletto nell’ultima assemblea di chiesa, avrà luogo domenica
14 c. m. durante il culto del mattino.
• li corsó di aggiornamento biblico continua venerd’4 12 c. m. nei locali dell’Asilo Valdese, alle ore 2045, con relazione
e discussione sul “tema-: «La critica biblica : cosa vuol dire? ».
Ricordiamo che il corso è aperto a tutti i membri della comunità allo scopo di
approfondire i contenuti della fede evangelica nel confronto diretto con la Parola del Signore, in vista di una più chiara
azione di testimonianza.
• Sabato pomeriggio si sono svolti i funerali del fratello Gustavo Teofìlo Beri
deceduto, all’età di anni 69, in seguito ad
una caduta dal balcone della sua casa di
Vallombrosa dove si recava spesso a trascorrere periodi di riposo.
Era una persona molto conosciuta e
stimata e la sua dipartenza così tragica
ed improvvisa ha destato profonda commozione.
Ai familiari nella tristezza e nel lutto
esprimiamo ancora la nòstra simpatia
cristiana e la nostra solidarietà fraterna
nella prova.
____________J/Mlar Pellice
All’età di anni 75 ha compiuto la sua
corsa terrena Alberto Bertucci, del Centro.
Alla sua famiglia tutta, e in modo particolare alla sua compagna, esprimiamo
la nostra fraterna e cristiana simpatia.
La « Enrico Amaud » avrà la sua prossima seduta domenica 21 c.m. alle ore
20.45 nei locali delle attività.
In tale occasione verrà proiettata, a
cura dell’anziano Dino Gardiol, ima filmina sul recente viaggio in Calabria in
occasione dell’inaugurazione del cippo
a ricordo delle persecuzioni contro i vaidesi calabri nel 1561. Sullo stesso soggetto verranno anche proiettate le diapositive del sig. Italo Hugon.
Il prof. Augusto Armand Hugon farà
una relazione in proposito e commenterà
le varie fasi storiche degli avvenimenti
ricordati.
Tutti sono cordialmente invitati ed in
modo particolare i partecipanti al viaggio.
Abbiamo ricevuto questa lettera in seguito alla pubblicazione della bozza dell’assemblea dei genitori del circolo didattico di Torre Pellice. Valutino i lettori il
suo contenuto.
Luserna S. G., 5-12-1975
Egr. Direttore,
riporta il Suo giornale del 28/11/1975 un articolo con commento redazionale : « Il commento lo lasciamo ai lèttori » ed afiinehé gli stessi,
quelli di buon senso, possano veramente fare il
loro commento, preciso quanto segue:
— il fatto che il Presidente deU’Assemblea dei
Genitori del Circolo Didattico di Torre Pellice sia un « democristiano di Luserna » (sic)
non è un reato in quanto oggi, fortunatamente, esiste ancora libertà d’opinione e, per
quanto sia a mia conoscenza, i Decreti Delegati non vietano la partecipazione a chi professa una certa ideologia politica...; ciò è
certamente vietato da regimi molto vicini al
pensiero ed alla linea del Suo giornale;
— la bozza che Lei con tanta premura, forse
troppa, ha pubblicato era stata inviata da
me, ad otto còllaboratori che nell’Assembled
prima dei Genitori erano stati eletti e con ,i
quali era stato convenuto discuterla;
— se una di queste persone, negligente e profondamente disonesta, anziché apportare in libera discussione il suo contributo ha preferito passarla sottobanco a chi per finalità tutt’altrò che scolastiche è per provocare sterile polemica, anche in questo caso la ringrazio (come franco tiratore) per avermi dato
modo d’informare tutti i Genitori di quanto
sia difficile, in questo momento, essere sostenitore di sani principi di libertà e lottare per
' mantenere in vita una Scuòla che insegni ed
«tìudii ' Lnàstiji figli per là'Vita -a la .§óciqlà,
dL cui saranno parte integrante; ...
— in quanto poi al voler « irrigimentare » (sic)
tutti i Genitori, rispondo che se così fosse
noti mi sarei avvalso di collaboràtori nìa, nel
pieno rispetto dei Decreti Delegati; avrei operato da solo sicuramente in modo antidemocratico ma più sicuro!
— ribadisco infine a tutti i Genitori che mi
hanno eletto o no d’essere un sostenitore della Scuola libera, democratica e apartitica;
— l’attacco personale a persona, solo perché di
idee politiche e religione diverse dàlie Sue denota chiaramente che la tanto sbandierata
« democrazia » del Suo giornale... mostra la
corda... in quanto il seme della dittatura e
del totalitarismo nasce proprio dal non riconoscere agli altri il diritto, se non la validità,
di professare opinioni differenti senza essere
messi alla berlina e senza subire un linciaggio morale;
___ la « bozza » (in quanto è tale e deve essere
ancora discussa dai Genitori) è solo una traccia di regolamento d’Assemblea, che, checché
ne pensino i perfetti democratici ’’ultras”
dell’Eco delle Valli Valdesi, nulla toglie al
diritto (direi dovere) di partecipazione dei
Genitori alla vita della Scuola e nulla limita
al diritto di presentare, proporre e discutere
argomenti che al mondo della Scuola si riferiscono.
Su queste premesse nulla ho più da precisare
al Suo giornale ed al relativo commento redazionale per il quale dichiaro viva riprovazione per
scarsa informazione preventiva.
GiAnfhaco Bovone
Il Consiglio Comunale di Prarostino
nella seduta del 17-11-1975, presa visione
del contenuto della circolare Prefettizia
di cui all’oggetto; dopo ampia discussione ha deliberato di promuovere una iniziativa che oltre al comunicare al Sig.
Prefetto il dissenso politico sul tipo di
indagine richiesto, che praticamente ancora discrimina i eittadini italiani, in
contrasto con quanto stabilisce la Costituzione, sia inviata per opportuna conoscenza ai Sindaci del circondario con lo
scopo di ottenere, di fronte a richieste
analoghe, la stessa solidale presa di posizione.
Il Consiglio Comunale pertanto ha deciso di non rispondere agli interrogativi
dell’indagine a cui fa riferimento la circolare.
Aldina Ricca
Un écrivain nous dit : « Il est très difficile de
croire malgré, d’espérer malgré, d’aimer malgré,
et la vie entière du chrétien est un combat contre malgré... ».
'Nous l’avons bien présent en Toi, chère Aldina, qui vient de terminer ce combat contre malgré. Contretant de souffranoes physiques, d’angoisses et de peine... Tu as mené ton combat
avec la plus forte des armes : la Foi. Tu n’as
point eu peur, Tu n’as point- protesté mais tout
accepté: le sourire dan le regard jusqu’au dernier, même lorsque ton corps a été si tourmenté.
Nous sommes ici devant toi, avec toi pour te dire
Merci, reconnaissants et muets.
Merci, Petite Aldina, pour tout ce que tu
nous as donné et pour l’épreuve de courage en
réponse à ce que 'Dieu demande à chacun de
nous lorqu’Il nous dit : « Ne crains pas les souffrances qui t’attendent; reste fidèle jusqu’à la
mort et Je te donnerai la couronne de vie ».
Avec toute l’affection de la grande famille du
Refuge.
Doni prò Eco-Luce
Pons Evêlina^ Torino L. 1.000; Reymond Nella, Ginevra 10,000; Avoûdet Bruna, Neuchâtel
Bouchard Davide, San Germano Ch. 2.000; Melchiori Eugenia ved. Pèyronel, id. 1.000; Rostan
Nelly, îd. 1.000; Rostan Livietta ved. Stringat,
id. 1.000; N.N. id. .4.000; .Bertalot Alberta 500;
Vetta Alessandro, Torino 5.000; Marconi Mario,
Aosta 5.000;. Balmas Odette, Torino 5.000; Rivoira Mariuccia, Pinerolo 1.000; Bellodi Loris,
Olièna 5,000; Bertancme Bice, Pavone Canavese
1:000; Jallà Renata, Luserna S. Giovanni 5.000;
Villani Maria Luisa, Firenze 1.000; Ferrerò Emilio, Frali 2.200; Rostagno Giovanni Torino 500;
T«ssaroIo Ernesto, Trieste 5.000; Bouchard Elme,
San Germano Ghisone 1.000; Bértàlot Emma,'id.
500; Clot Desiderata, Ferrerò 1.000; Savoia Umberto, Roma 1.000; Pacducci Claudine, id. 5.000;
Antonioli Carlo, GharyènSod 5.000; Meytre Oreste, San Germano Ch. 500;' Meytre Arturo, id.
1.000; Jahier Evelina ved Sappé, id. 1.000; Sappé Enrichetta ved. Bouchard, id. 1.000; Peyronel
Levi e Albina, Torino 2.000; Grill Arturo, id.
2.000; Manzoni Cougn Elvina, Milano 3.500;
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10062 LUSERNA S. GIOVANNI
Perrero
Nella palestra delle scuole di Ferrerò
è stato proiettato domenica sera il film
« La confessione » di Costa-Gavras. È la
seconda proiezione organizzata dalla Biblioteca Comunale, in accordo con il centro sociale di Chiotti.
Si spera che l’iniziativa proseguirà per
tutto l’anno, interessando il maggior numero di nersone; i film in programma
saranno tutti di un certo livello artistico
e stimolanti per un’eventuale discussione.
Negli intervalli della proiezione, il giudice conciliatore di Ferrerò, sig. Nicola
Milano, ha raccolto dai presenti una decina di firme, oltre a quelle già raccolte
durante la giornata, a favore della proposta di legge per la soppressione degli
enti inutili.
Chi intende aderire all’iniziativa può rivolgersi, oltre che al giudice conciliatore,
al segretario poiriunale, nelle ore di ufficio.
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Udo Gharbonnier e famiglia, in mem. di Pellegrìn Davide L. 20.000; In mem. di Gönnet-Villa
Paolina, il marito ed i figli 850.000; Gianni e
Piera Caron, in mem. della sig.ra Paolina G.
Villa (Torino) 10.000; Pini G. Ernesto (Bergamo) 10.000; Anna Maria Rotte (Zurigo) 11.070;
Ami'lda Plavan, in mem. del marito Guido Plavan (Torre Pellice) 5.000; Comunità di Rimini
10.000; Elvira De Bettini, in mem. di Luisa
Falchi, Lidia Bounous e del sig. Dante Cocorda
(Torre Pellice) 6.000; Elvira De Bettini, in mem.
di Bein Maddalena, Gamba Caterina e Chauvie
Giulietta (Torre Pellice) 5.000.
Elvira e Giancarlo De Bettini, in mem. di
Sebastiano De Bettini nel X anniversario della
dipartenza (Torre Pellice) L. 15.000; Chiesa di
Biella 10.000; Gönnet Stefano e Giuseppe, in
mem. zia Paolina G. ViUa (Villar Pellice) 20
mila; Bonjour Stefano, Maria, Giovanni e Da
niela, in mem. della zia Paolina G. Villa 20.000
In mem. di Balbiano Walter, i dipendenti Mi
crotecniea (Luserna S. G.) 26.500; Rivoir Mar
gherita e L. Bellora, in occasione nozze d’oro
(Pinerolo) 5.000; Malan Susanna, in mem. dei
suoi cari 10.000; iCovacs Irene (Milano) 3.000;
In occas. racc. doni in natura, Quartieri JallaCartera (Lus. S. G.) 19.000; Sig. ne Montaldo
Ossiniay (New York) 93.375.
Livio e Dina Gobello, in mem. del Pastore R
Jahier L. 20.000; Giorgiolè Ester (Livorno) 2
mila: Renato Breuza, in mem. de^l dr. Mathieu
(Pinerolo) 20.000; Vasrues Salvatore, in mèm.
di Vittorina Ugolini (Roma) 1.500; Famiglia PagUanì, in occas. battesimo nipote Gardiol Walter (Pinerolo) 5.000; Sorelle e fratelli Pons, ricordando i loro cari (S. Secondo di P.) 5.000;
Pons Onorìna Maria (ospite Asilo) 50.000; Diakonische Werk H. N. (Geririania) 1.880.846;
Lina e Edmondo Benedetto, in mem. del Pastore R. Jahier 10.000; Giacomelli Elio (S. Giuliano Terme ■ Pisa) 50.000.
Balmas Giulia, nella rieorr, 4*» annìv. dipartenza del diletto figliò Fredìno Balmas L. 20.000;
Bounous Adelina ved; Mondon, in meni, del Pastore R. Jahier 10.000; Maria e Luigi Martinat,
un fiore in mem. dr. Italo Mathieu (Torino) 5
mila; Elenà e Davide Bouchard (S. G." Chisone)
20.000; M«rio e Angiolina Archetti Maestri., in
mem. loro" cari (Acqui T.) 25.000; Anita Bastia,
Mario e Silvia, in mem. di Letizia Chiri-Vola
(Torre Pellice) 40.000; Niny e Piero Boer con
Cristina, Claudio e Maura e Silvio, in mem. della sig.Ta Ghiri Letizia ved. Vola 5.000.
In imem. della sig.ra Ghiri Letizia ved. Vola:
i figli 50,00t i vicini di casa 18.500, gli inquilini del condominio Viale XXV aprile 45.000, la
sorella Maddalena 20.000; Etienne e Lesy Stalle (Montecarlo) 15.000; Pauline, Liliana e Gustave Albarin, in mem. del Pastore Jahier 15.000.
(Continua)
Ringraziando vivamente^ ricordiamo che ogni
offerta può essere fatta usando il c.c.p. 2/16947
- Asilo Valdese - Luserna S. Giovanni (Torino).
Errata corrige: sull’elenco del numero scorso
leggere « In memoria di Emilia Durand Canton
ved. Albarin: le nipoti Ippolito, Ayassot e AUio »
anziché : a. Allio Emilia e nipoti Ippolito e Ayassot in memoria di Emilia Durand ved. Albarin ».
Lunedì 8 dicembre a Roma è mancato l’Ammiraglio
Carlo Maggiore
Molto addolorati lo comunicano la sorella e i
nipoti Del Pesco e Maggiore.
Il funerale avrà luogo giovedì 11 alle ore 14
presso il tempio di Torre Pellice.
« 7o alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà Vaiuto? »
(Salmo 121: 1)
Il 5 dicembre 1975, in Trieste, sono finite le
sofferenze di
Catj^rfna Buchacher ved. Debelli
Le figlie: Elda, col marito past. Salvatore Ricciardi; Erica; Erna, col marito Nicola Micalef,
i nipoti e tutti i familiari, la ricordano a quanti
rhanno conosciuta, ringraziano quanti sono stati
vicini a lei e a loro stessi, benedicono Iddio nella
memoria della Scomparsa, perché ella ha creduto che « l’aiuto viene dalFEterno che ha fatto
il cielo e la terra ».
Gesù disse: Io, sono la risurrezione e la
vita; chi crede in me, anche se muoia
vivrà; e chiunque vive e crede in me, non
morrà mai (Giovanni XI 25-26).
Il 4 dicembre è improvvisamente mancato
Gustavo Teofilo Bert
Lo piangono la moglie Linda, i figli Giorgio
con la moglie Mariolina e figlia Laura; Andréina
con il marito Beniamino Lo Bue e figlio Martino; i fratelli Edoardo, Davide e famiglie, le sorelle Paolina e Lilliana, parenti e amici.
La famiglia, nell’impossibilità di farlo singolarmente esprime il più vivo ringraziamento a
quanti sono stali a lei vicini nella triste circostanza.
Luserna San Giovanni, 6 dicembre 1975
8
8
Vita italiana
a cura dì emìlìo nitti
13 -1 BERSAGLI ALLA MODA
Gli «anonimi»
ANCORA CRISI e la cultura cattolica
^ occupazione - Nord e Sud divisi nella lotta?
Padronato pubblico e nuova direzione economica
Nel quadro articolato della situazione
politica italiana di questi giorni, molti
problemi appaiono di interesse notevole :
l’avvio dell’iter della legge sull’aborto con
1 suoi strascichi polemici all’interno delle sinistre, il Consiglio Nazionale D.C. e
l’attesa del Congresso, l’instabilità del
governo, i vari episodi di criminalità e
di violenza politica...
Ma il punto chiave del momento che
stiamo vivendo è ancora quello della crisi economica. Si può evitare di parlarne,
SI può fornire dati più o meno ottimistici, ma la certezza evidente della sua presema e della sua gravità è ancora data
dall aumento della disoccupazione il caso Leyland-Innocenti è solo quello più
clamoroso, ma al Nord come al Sud decine di fabbriche meno note licenziano o
minacciano di licenziare. Ora tutto o qqasi tutto può essere tollerato da un popolo paziente come il nostro, tranne non
avere la possibilità di guadagnarsi il proprio pane. E su questo tema anche come
evangelici siamo particolarmente sensibili.
Le discussioni su come risolvere il caso Innocenti sono avviate e mentre scriviamo non sappiamo quale via si sceglierà; è certo tuttavia che fin dall’inizio si
e tentata una pericolosa operazione per
rompere l’alleanza Nord-Sud che è stato
fi punto di forza della politica sindacale
di questi ultimi anni, è un fatto che allorquando la classe operaia è minacciata
nella sua stessa cittadella (l’episodio Alfa e appena superato) è difficile che tenga aperti altri fronti di lotta. La proposta quindi di produrre autobus a Lambrate, liberando la FIAT dall’oneroso impegno di costruire una fabbrica a Grottammarda (AV) per quella produzione, è
una proposta politica prima che economica. Questa proposta è stata subito respinte’ ma il piano che le sta dietro potrebbe avere nei prossimi mesi un esito
favorevole al padronato. È importante pero affermare che^ l’impegno di lotta NordSud non può e non deve essere inteso
come una tutela del Nord verso il Sud
tutela pur sempre paternalistica, anche
se esercitata c^lla classe operaia. Delle
lotte nel Sud si deve fare carico la popolazione del Sud, sia pure d’intesa con i
compagni del Nord. Solo così, si potrà
vincere nell’attuale fase di scontro sociale. La grande manifestazione a Napoli
del 12 dicembre in questo senso non è
un escuraione al Sud delle avanguardie
aei Nord, ma è im momento di mobilitazione della gente del Sud nella piena coscienza dell’umtà di tutti i lavoratori italiaiU’ testimoniata dalla presenza di tante delegazioni. Ed è logico che sia così.,
perché una manifestazione non risolve i
gravi problemi che ci assillano, occorre
un duro lavoro giorno per giorno, in ogni
posto di lavoro.
tecipazione statale non stanno dando molte maggiori garanzie in fatto di occupazione. Purtroppo la politica delle aziende
a partecipazione statale è stata in questi
anni pienamente al rimorchio di quelle
private : il padrone pubblico non è stato
migliore di quello privato. Eppure una
azione di orientamento sul mercato e sulle scelte produttive era possibile. Siamo
troppo deboli nei confronti delle multinazionali? i funzionari (a stipendio fisso
per quanto elevato) sono incapaci di concorrere con l’impegno dell’imprenditore
in proprio? o manca l’impegno politico
del Governo a dare una nuova direzione
economica al Paese?
È qui che si compie la saldatura del
problema economico con quello politico e
stabilità del governo Moro, congresso D.
C., unità delle sinistre sono tutti fattori
condizionanti di quel programma a medio termine per il quale il Governo chiede un confronto con i sindacati e le opposizioni, ivi compreso lo stesso PCI.
Crisi economica e crisi politica costituiscono dunque im nodo complessivo, a
sciogliere il quale è interessata ugualmente la gente del Nord come del Sud, almeno quella gente che vive del proprio quotidiano lavoro e non del lavoro degli altri.
Cominciò, oltre un anno fa, il fortunato « Anonimo » di « Berlinguer e il Professore »; con moto uniformemente accelerato seguirono altri libercoli (non usuali alle patrie lettere) che sempre sotto la
copertura dell’anonimo si dilettarono a
prospettarci l'avvenire che, secondo i loro autori, ci aspetta nel quadro sociopolitico aperto dalla proposta di compromesso storico. Se non ricordo male si sono susseguiti « Berlinguer e l’avvocato »,
« I soldi in Paradiso », « Rapporto veridico sulle ultime possibilità di salvare il
capitalismo in Italia » e infine « Il superpotere ». Personalmente ritengo che questi volumetti non abbiano un grande valore intrinseco: sono in fondo esercitazioni più o meno divertenti sul come si
potrebbe arrivare a compromettere il
P.C.I. in un tipo di soluzione che consenta di realizzare il compromesso storico
a vantaggio della componente, per così
dire, di destra. La storia ci dirà se si
tratta di previsioni fondate 9 solo della
espressione di illusioni di chi, non avendo molti chiodi cui attaccarsi, accetta anche il chiodo offerto dal P.C.I. pur di tenere la testa sopra l’onda di tempesta
che minaccia di sommergerla.
Tutti però questi libercoli hanno qualcosa in comune; ed è su questo qualcosa
che vorrei invitarvi a tirare tùtte le freccie dì cui disponete. In tutti si disserta
su contatti ad alto livello, tra alti dirigenti, tra autorevoli signori « che possono
decidere », tra i « padroni dei vapori »
la settimana internazionale
a cura di tuli io viola
ANNA FRANCK E I FALCHI
D’ISRAELE
Il caso Leyland-Innocenti potrebbe consentire lamentazioni autarchiche contro i
cattivi strameri... Non si tratta di strameri, ma di capitalisti, finanzieri multinazionali, per i quali non c'è bandiera
nazionale, e la cui patria è quella terra
dove rmggiore è il profitto. Va detto d’altra parte che anche aziende a larga par
Comitate di Radaziene: Bruno Bellion, Valdo Benecchì, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Roalagno, Giorgio Toorn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Ammlnlstraiione : Casa Valdese, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
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per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N 175
8 luglio 1960
l-oop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
★ Nel n. 45 di questo settimanale (del
28.11), a commento del recente sciagurato
voto delTONU contro il sionismo, abbiamo concluso il nostro articolo « Perdonaci, Anna Franck! » con le citazioni di alcune parole di F. Mitterrand che, rievocando l’immagine immensamente triste,
dolce e pura della famosa bimba ebrea
morta vittima dei n-izistn, possono forse
essere sembrate eccessivamente patetiche
e, in definitiva, inopportune a taluni dei
nostri lettori. Chi condividesse poi interamente l’opinione del « Quotidiano dei lavoratori », troverebbe quelle parole addirittura disprezzabili! Infatti, nel n” del
30.11 -1.12 di quel giornale, im’intera pagina è dedicata al problema, con la pubblicazione d’una lettera di Guido Fubini,
noto avvocato torinese, e della relativa risposta di Silverio Corvisieri, risposta che
appunto esprime sommo disprezzo (ahimè! quanto male fa il dogmatismo politico!) per coloro che «scambiando i profughi palestinesi per le SS e il generale
Dayan per Anna Franck, in tutti questi
anni continuano a schierarsi dalla parte
della politica aggressiva e imperialista
dello Stato d’Israele ».
Lasciamo da parte il generale Dayan,
figura particolare che qui non interessa, e
sostituiamolo genericamente con la classe dei ’’falchi d'Israele”, personaggi che
effettivarnente devono essere considerati
aggressivi, e verosimilmente anche imperialisti. Ebbene, la citata affermazione del
Corvisieri (con la quale ha inizio la sua
lunga risposta) assume il precisò significato di un’accusa al Fubini, come se questo avesse scritto: « Chi tocca i falchi tocca Anna Franck ».
Ma la lettera del Fubini, con la quale ci
dichiariamo totalmente solidali, non contiene alcuna frase che assomigli, neppure
lontanamente, a questa: la risposta del
Corvisieri appare perciò gravemente calunniosa.
Ci dlspiacé di non poter qui riportare,
per mancanza di spazio, la lettera del Fubini, ogni riga della quale sarebbe da meditare attentamente. Ci limiteremo perciò
a riportarne il passo seguente.
« Se Lei mi dicesse che la scelta capitalista,^ colonialista, imperialista dello Stato d’Israele, ed altro ancora, sono il frutto del ’Razzismo ebraico", dell’integralismo religioso ebraico e, in definitiva, del
"carattere ebraico" dello Stato d’Israele
e della maggioranza del suo popolo, Lei
farebbe un’operazione di puro antisemi
tismo e cesserebbe fra noi ogni possibilità
di dialogo. Perché? Perché nella Sua condanna Ella coinvolgerebbe tutto l’Ebraismo nella sua tradizione religiosa e filo
sofica, e tutti gli Ebrei in quanto tali, ivi
compresi quelli che, in condizioni non
facili, lottano oggi sia in Israele che fuori in quanto ebrei e rivendicando la loro
condizione di ebrei per il riconoscimento
dei^ diritti del popolo palestinese; e perché, nella Sua condanna. Ella escluderebtutti i "non ebrei", compresi i nazisti con
le loro camere a gas, i francesi con le torture agli algerini, gli americani con i defolianti e le gabbie di tigre.
Non Solo, ma Ella finirebbe col legittimare ”a posteriori” le camere a gas dei
nazisti (nei limiti del loro uso "nei confronti degli ebrei”), poiché, in definitiva,
avrebbero dovuto servire ad eliminare il
razzismo ebraico, l’integralismo ebraico
e quel peculiare carattere "ebraico" (il
"male in sé"), che è la radice del razzismo e dell’integralismo.
Quando Lei (...) ricollega la politica del
governo israeliano e le scelte del movimento sionistico all’autoesaltazione del
"popolo — eletto — da Dio", fa proprio
questa operazione di puro antisemitismo.
Le verifica di questa valutazione sta da
una parte nel fatto che Ella usa, per il
"razzismo ebraico" un metro diverso da
quello che usa per gli altri popoli, d’altra
parte nel fatto che non usa per gli altri
popolo lo stesso metro che usa per il
"razzismo ebraico” ».
Perciò, concludendo questa citazione,
ci sentiamo di poter dire che Anna Franck
non c’entra per nulla coi « falchi d’Israele », ma ha molto a che fare col voto delrONU, come dovevasi dimostrare.
CONTRO IL MANICHEISMO
SISTEMATICO
Perché ci siamo liberatamente lasciati andare, in quanto sopra, ad un’esclamazione di angoscia di fronte al « dogmatismo politico »?
Per due ragioni: 1) perché, tutte le volte che un tale dogmatismo appare sui giornali o nei confronti politici, la nostra
mente è presa dall’orribile ricordo dei discorsi di Hitler, uditi più di 30 anni fa alla radio («Unser dogmatischer Wille... »
= « La nostra volontà dogmatica... »); 2)
perché, come credenti in Gesù Cristo, un
tale dogmatismo ci è vietato. Dice bene
Roger Mehl su « Le Monde » del 2.12 (Articolo: «Il legame dialettico fra la fede
e gl'impegni politici », col sopratitolo: « I
lavori del Consiglio Ecumenico delle Chiese »);
« Il CEC potrà evitare ogni politicizzazione senza rinunciare ad esercitare il suo
"ministero" politico (che implica necessariamente delle vigorose denuce), se esso
evita un MANICHEISMO SISTEMATICO.
Questo manicheismo è il destino inevitabile delle ideologie politiche ».
(non c’è più un solo vapore ovviamente).
Con una progressione che si direbbe pianificata, il più recente di essi ipotizza addirittura un accordo a livello Chiesa Cremlino che passerebbe sopra le teste
di tutti i Berlinguer e di tutti i professori o gli avvocati che si agitano sulla
scena.
Non uno di essi contiene, se li ho letti
attentamente, un solo cenno o una sola
allusione al fatto che esistono in questo
sfortunato paese anche coloro che dovrebbero subire, nel bene o nel male, le
conseguenze delle soluzioni adombrate.
Tutti cioè partono dal presupposto che
tale tipo di problemi va risolto al livello
dei potenti (quelli di oggi e quelli di domani) e sulle spalle dei soggetti. Se tutto
questo non rappresenta il principio di autorità che si realizza nella mediazione gerarchica (concetto proprio della cultura
controriformista della Chiesa di Roma)
non so proprio cosa rappresenti. Ed è triste vedere come ben cinque valentuomini si sentano capaci di dissertare sul futuro del paese, senza che uno solo di essi
riesca a liberarsi dalla matrice della cultura cattolica, da cui tutti con evidenza
provengono, qualunque possa essere l’etichetta laica di cui si coprono.
Ripeto che non interessano i contenuti
dei cinque libretti; ma, da buon protestante, non posso non tirare tutte le frecce di cui dispongo contro un modo di
prospettare i problemi che ignora la libertà e l’autonomia dell’uomo cui spetta
in realtà di risolverli e che comunque sarà la vittima delle soluzioni adottate.
Niso De Michelis
MILANO
Quale giustizia?
« Il potere politico in Italia non ha mai
visto il problema della giustizia come un
problema politico complessivo, di qui ne
è nata una totale paralisi che ha messo in
crisi i valori tradizionali degli addetti ai
lavori ed in questo momento assistiamo
ad una crisi d’identità dei ruoli di chi lavora nell’apparato della giustizia e in tutti i corpi separati dello stato (esercito,
polizia, etc.) ». Così ha esordito Marco
Ramat, segretario nazionale di « Magistratura democratica », alla tavola rotonda di venerdì sera 5 dicembre organizzata
dalla Chiesa Valdese e Metodista di Milano sul tema: « Quale giustizia? ». Erano
presenti al dibattito duecento persone.
Oltre a Marco Ramat, hanno parlato Lidia
Franceschi (madre di quel Roberto Franceschi ammazzato, nel corso di una manifestazione, da un colpo di pistola della
polizia, nel gennaio 1973), l’avvocato Marco Janni, e il pastore valdese Paolo Ricca.
A chi serve questa giustizia? All’apparato di potere, risponde Ramat, che ha
trovato una copertura per lo meno alla
sua impotenza ed il caos in cui è piombata la giustizia in Italia favorisce quella
che è stata definita « la strategia del discredito ». Qra, la strada per la riforma
della giustizia in Italia è ancora lunga,
ma molti elementi recenti (sindacato di
polizia ecc.) — dice Ramat — ci permettono di essere ottimisti.
Lidia Franceschi ha ripercorso l’itinerario di tutti quei « sovversivi » che sono
stati ammazzati, negli ultimi anni, e su
cui la giustizia non si è ancora espressa.
L’avvocato Janni, ha analizzato la crisi
della giustizia, con riferimento alla magistratura, distinguendo tra ideologia e
organizzazione. L’esempio più chiaro, dice
Janni, è proprio dai processi per cause di
lavoro in cui sistematicamente le sentenze
dei pretori favorevoli agli operai ideologia) vengono impugnate e contraddette
dai tribunali del lavoro (organizzazione).
Un altro esempio è dato dal processo sulla strage di stato, un processo che da sei
anni non si riesce a fare ma di cui due
capitoli sono già stati chiusi con delle assoluzioni, e tutti e due riguardano la struttura dello stato, polizia e magistratura.
L’intervento finale di Paolo Ricca ha
voluto ricordare come la comunità cristiana confessa la fede in un giustiziato.
La pietà popolare vede Dio come giudice,
ma Dio che muore sulla croce non è giudice ma giudicato: allora se mai nei tribunali ci dev’essere il crocifisso, questo
dovrebbe essere posto dietro al banco degli imputati e non dietro la cattedra dei
giudici...