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DELLE mm VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - Num. 49
TJna copia Lire 4C
ABBONAMENTI
{Eco: L. 1.500 per l’interno
L. 2.200 per Testerò
« Eco » e « Presei^'Bvaagelica >
intemo L. 2.500 «estero L. 3.700
Spedii, abb. postale - I Grappo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE RELUCE, 14 Dicembre 1962
Ammin. Claadiana' Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
L’offerta
del culto di Natale
Per decisione del Sinodo Valdese l'offerta del culto di Natale in
nostre Chiese avrà quest'anno un significato particolare. L'ordine de! giorno sinodale, infatti, si esprime in questi termini:
Il Sinodo, nella riconoscenza a Dio per tutte le sue grazie e in parttcolare per il dono della riscoperta della solidarietà concreta della Chiesa Universale, invita tutte le Comunità ad attuare in misura sempre
maggiore questa solidarietà ; in questo spirito, invita la Tavola a istituire una colletta da inviarsi alla Chiesa Riformata di Francia in favore
della CIMADE per la sua opera di soccorso in mezzo ai rifugiati algerini.
Non posso fare altro che raccomandare caldamente questa colletta. Essa ha da essere un segno di solidarietà cristiana nel giorno di Natale verso una parte delTumanità sofferente.
In alcune parti del mondo migliaia e migliaia di famiglie subiscono ancore oggi le conseguenze della guerra, della crudeltà e della fame. In Algeria vi sono delle comunità evangeliche appartenenti alla
Chiesa Riformata di Francia; ma, indipendentemente dalla professione
religiosa, un'opera di soccorso umano è urgentemente necessaria. Il
Consiglio Ecumenico delle Chiese, la CIMADE e la Chiesa Riformata di
Francia sono fortemente impegnati in quell'opera ed hanno bisogno
di mezzi per risolvere i problemi più urgenti.
Additando alle nostre Chiese Valdesi la colletta di Natale in favore
dei rifugiati Algerini, vogliamo aiutarle a compiere un'opera umana e
cristiana. Sentiamo che il nostro culto e la nostra festività natalizia sarebbero poca cosa se poi ci rifiutassimo di ubbidire alla parola deli Eterno : «Cercate la giustizia, rialzate Toppresso, fate ragione all'orfano, difendete la causa della vedova ».
Molte volte altri uomini ci hanno manifestato la loro solidarietà;
mettiamola oggi in atto in favore del prossimo e diamo in tal modo al
nostro Natale il sapore della carità, così spesso offuscata da egoismi
mondani.
Prevedendo un ritardo nella distribuzione delle stampe in questo periodo natalizio, la colletta rimarrà aperta fino al 2 Gennaio 1963
per facilitare eventuali offerte. Dopo di che le Chiese sono pregate di
inviare al Cassiere della Tavola Valdese le somme raccolte per un sollecito inoltro alla CIMADE.
E che il Signore ci conceda d'essere arricchiti arricchendo altri.
Ermanno Rostan
Moderatore
arrivato lo ^^smog
Unqfc Italia con la Controriforma, ma senza la Riforma
Smog: neologi^to (uno dei tanti);
parola nuova indicare un fatto
muovo: quella ni^la di fumo .pesante e (puzzolente die i fumaioli delle fabbriche eruttano in quantità
senipre maggiore éd in qualità sempre peggiore nelle nostre città. Una
densa nebbia che iplana sulle nostre
case, che il vento deve disperdere,
portandola sempr| più in alto, sempre più lontano. Una nebbia pericolosa perchè con^ene troppi veleni
che minacciano la nostra salute, che
insidiano l’organisBio umano; e non
c’è nessun rimediti si sono fatti vari
tentativi per ridice la percentuale
di elementi nociv| nel fumo dei fumaioli; ma tutto è stato vano: non
c’è che da speraré nel vento, nella
pioggia e nel 1S0I4,
Così è accaduto, recentemente a
Londra, dove un centinaio di uomini
c morto: vittime dà questo smog, che
poi ha minacciato*'il Belgio e l’Olanda. Una realtà angosciosa, questo fumo nebbioso, densp e mortale, ed un
simbolo forse di questa nostra civiltà
contemiporanea (oL forse, meglio, un
ammonimento).
* ♦ *
Nella nostra Italia, in questi giorni. c’è stato un gràn parlare del nordico smog: questalnostra Italia ricca
di sole e di luced;dove impazza un
altro smog, che jpti qojpo di yentq^ ^
ogni tanto rompe, ed un raggio di sole a tratti trafigge: il senso di scoramento. di sfiducia neirordine ufficiale costituito sulla legge veneranda e
gabbanda (venerata e gabbata): il
sen.so sempre più diffuso che la lex
romana, la legge uguale iper tutti dei
arandi maestri del Diritto, è diven
Un nuovo caso
dì vilipendio
lìii pred irai ore della ((Chìurcli of Cliri'Sb),
operarne a Piombino, certo O'iello P-andol.
lini, in (lata 29 noveinibre è stato condainnato dal Tnibun-ale di Roiiiii ad uin arnin'
di rechisione « per aver offeso la reliigione
delilo Stalo mediatile vilipendio di cìlii la
professa ». Nel conivinicimento dei giudiei
tale realo. previsto dall’airil. 403 del c. p.,
è apparso tniegrato dall’azione del Pandollfini il quale nel condurre un’oipera di
propaganda a sfomido plemico, aveva diffuso un volamlino in cui, ira l’altro, ricorreva la frase: « il preli^nio è una piovra
insaziata ed iuisaziabile, die affonda ogni
giorno di più i suoi lenlacoli nella dame
viva della patria, per invadere lulio e tulio soggiogare ». Qualcuno si è rilentilo offeso ed Ila sporto denuncia.
Le espressioni usale dal Pandolfini si
possono conisiderare spiacevoli, ma e un
fallo che questo con'linuo ricorso a sempre nuove e vie più estensive confiigurazìoni del reato di vilipendio della relig,ione
flelilo Stalo, inducono a riflettere, anicordiè
il fenomeno non slupisia. Da tempo sì e
dovulo rilevare die, uon polendo più elitre
iinq-uielare gli evangelici e gli altri eteredoissi con le disposizioni restrittive della
libeinà religioisa, perchè ndla maggior parte (^adueate a seguito di una lunga trafila
<li processi conidusisi con quelli celebrati
iiinanizi la Corte Costituzionale, nelPansiosa ricerca di altre forme limitative, vien
fallo ricorso alle norme del' codice penale
restrinigendo il campo della libertà di discussione in. materia reliigiosa ed allargando il concetto di vilipendio generico o
specifico mediante offese a persone o cose.
La serie delle denunicie per presunto yilipeudio, nie*l suo crescendo, ha già raggiunto in quesli ultimi anni una ganu^ di
varietà tali die può far anche sorridere,
se si pensa die tra l’altro v’è chi è stato
accusato di vilipendio della religione dello Stalo non per aver proferito parole
grosse od irriverenti, ma per aver rifiutala una benedizione sacerdotale sulle preprie giumeiiiie, o nei locali del proprio
negozio ; o per aver ricusato di prestare
ossequio ad un cartoncino con 1 effige di
um santo, come al lemipo di Guglielmo
Teli avveniva per il cappeillo del balivo.
Ma inlanto liberi cittadini imensurati.
per umidenti del genere, hanno dovuto
passare sul banco degli impuiati. E ciò è
grave perchè demmcia un l'osiume ed un
sistema die mal si confà con il rispello
della persona e con i principi di una libera convivenza democratica.
Quest’ultimo processo (ullinio in ordine
di tempo, naluralaiiente) offre nuovi spunti significativi. Nessuno megldo dì noi
prolestanii sa che nella concezione propria della « Cliurch of Chrisl » e nella
polemica spesso aspra e condotta alle volle con violenza terminologica i preflicatorì di detto movimento accoiminano volentieri sacerdoti cattolici e pastori protestanti e chiese (TÌstiane di qualunque
confessione in un unico gruppo di reprobi contro <*ui lanciano i loro strali nel
convindniento di annunciare e«^i in un
modo più efficace e mìgHore le verità
bibliche ed il nome di Cristo. Pertanto
in quel « ,prelìsiiio » configiiralo nel volantino del Pandolfini, con tutta probabilità dobbiamo sentirvi ricoimipresi andie i nostri pastori, ma non per questo
possiamo compiacerci della denuncia e
della avvenuta condaiuna deR’intcrlminalo
piredìcatore, anche se nei riguardi dei pastori proleslanii Paccusa di « preiismo »
con quel che segue, è ceritainenle destitiuita di ogni fondamento sotto il profilo
della vita religiosa e tanto più sotto quello delle implicazioni politiche e sociali
càie soggiacciono al termine « pretismo »
die, nel brano iinK*riminato, sembra ovvio
debba leggersi per a clericalismo ».
Orbene « clericalismo » ed « anliclericalisnio » sono in Italia teranimi ben noti
per indic.are fenomeni collegali di cui
tutti tonoscono la portata. Cosìccibè, come è da ritenere che nessuno potrebbe
sentirsi offeso allordiè con una terminologia aniohe aspra e violenta si affermasse
die esistono in Italia gruppi cultuirali e
politici animali da acido e intemperante
antiolericalismo o anliprelismo, così pure
nessuno dovrebbe sentirsi offeso dal fatto
die v’è ohi afferma esistere in seno al
clero anicor oggi una corrente animala
da spirilo clerical isla, quando una parte
della gerarchia callolica iia in più occa
sioni invila,o il clero a scendere nell’aogne politico. Ma indubbiamente noi
cl sbagliamo poicliè ad una denuncia del
genere ha fatto seguito una condanna.
La sentenza lu/llavia lascia perplessi, poi<‘hè con essa si è ipotizzato l’aniliclericaliiiiiìio come reato, risultandone così mortificata non solo la lil>erlà di pensiero e
la disu’ussione in materia religiosa che la
legge riconosK'e libera, ma altreri la stessa religione dello Stalo. Per ricondurre
ì! fatto a reato è stalo induibbiam-ente ne(’e.ssario identificare il sacerdozio cattolico-roniano con il « preliismo » die n-ella
mente di tulli, imputalo e giudici rompre.si, non può significare altro che una
degenerazione di detto ministero spirituale ipotizzabile solo in elenieaiiti die non
ne esprimono autenticamente i doni ed il
valore della missione che esso comporla.
Sembra quindi die il ricoriso all’eslreino del vllipenilio della religione stia dìventando un urelesio per colpir chi sì
\nole, qualunque sia il modo e la forma
l’on cui si ritenga di esprimere un proprio dissenso da quella »he sì reputa debl>a essere la opinione dei più e la sola
degna di esser affermala. In tal modo la
esisteriiza di lutiti nella casa comune si
complica e riesce diffìrile sfuggire ad azioni dì rappresaglia ed evitar di esser trascinali in giudìzio. Se poi alle volte in
definitiva si è aisisolti, altra volta capita
invece non solo di venir condanna>tì, ma
ueppur s*i oli iene il benefìcio della condizionale andlie se si è incensuraiti ; come
è avvenuto nel cai&o in esame iiraianzì al
Tribunale di Roma, nel quale — come
riferiscono i giornali — per non esser
stalo acquieilo agli alti il certificato penale deirimiputato, il magistrato anziché
rinviare il giudizio per accertare la posi
zìoiie di incensurato affermala dall’impulato, ha trasferito la responsabilità dì tale
trasi'uratezza istruttoria capo dell’imputato stesso, privandolo della ooncessìone della libertà condizionata. Un pizzico
di eccesso conformista che stride quanto
meno nel clima di distensione confessionale che da qualche tempo albeggia anche nel no.stro paese.
Giorgio Peyrot
tata la legge truffiaidina di tutti gli
Azzeccagarbugli che prosperano sulle
disavventure del ,povero diavolo.
Così abbiamo letto, senza troppo
stupirci, avviliti e dimessi, la cronaca familiare dello scandalo di turno:
le vicende dello scandalo delle « medicine inesistenti ». Non staremo a rifarne la storia, diè i nostri lettori ben
conoscono questo interessante capitolo di un romanzo giallo. Come sempre è stato un giornale a sollevare il
putiferio; non «possiamo entrare nel
merito della questione che è piuttosto complessa dal punto di vista tecnico e giuridico, tanto più che è in
corso un procedimento giudiziario.
Notiamo solo che le acque sono mosse : si è avuto un comunicato del Ministero della Sanità, una dichiarazione del Ministro, una riunione del
Consiglio direttivo del Collegio primari ospedalieri di Roma, una interpellanza al Parlamento, l’annunzio
del Presidente degli ospedali riunii'
di Roma che sarà presentata que:ela
contro la rivista che ha denunziato
il fattaccio... Non entriamo nel merito dei fatti; non (possiamo giudi'are
se si tratti solo di fumo, o se c’è anche un arrosto che brucia.
Ma qualcosa di grave c’è; il co^ipuiiicatp del .mini§terq,d4la .Sanità,
in cui troviamo questo paragrafo che
riportiamo testualmente: « ...Si precLm inoltre che questo ministero avendo avuto sentore dell’attività truffaldina di prcKocciatori di certificati clinici di tolleranza ed efficacia, richiamò l’attenzione dei propri uffici sulla necessità di esercitare il più rigoroso esame, sollecitando nel tempo
stesso il ministero della Pubblica
Istruzione perchè fosse richiamata la
attenzione delle facoltà di medicina
e di farmacia su questi deplorevoli
episodi, cosa che fu fatta con apposita circolare... ».
♦ ♦ *
Dunque il Ministero della Sanità,
prima che il giornale parlasse, sa,peva, cioè: aveva avuto sentore! E’ un
linguaggio sconcertante, in un comunicato ufficiale! Un ministero che
confessa di aver avuto sentore che si
svolge vin'attività truffaldino nel campo di cui egli è responsabile.
Sentore: indizio non ben certo di
qualche cosa che sia accaduto o sia
per accadere: così dice il vocabolario. In questo caso è sentore di cosa
accaduta!
E cosa fa il ministro? Richiama
l’attenzione dei propri uffici... e desta quella del co'llega della Pubblica
Istruzione: (parte una circolare (anzi, più d’una certamente)!
Il comunicato del ministero NON
DICE quando ha cominciato ad aver
sentore; NON DICE se ha iniziato
allora una inchiesta; se lo ha fatto,
NON DICE quali sono stati i risultati; NON DICE, in sostanza, nulla,
e noi rimaniamo con l’impressione
che se il giornalaccio non avesse provocato lo scandalo, tutto sarebbe rimasto come prima.
Atmosfera avvelenata dallo smog
del conformismo e del quieto vivere
di un’Italia nella quale è delitto di
lesa-patria denunziare la corruzione
bacchettona di una classe dirigente
sempre pronta a esaltare gli eterni
valori della stirpe, la boriosa ostentazione di valori tradizionali. Italia
nostra che ha bandito dalle pagine
delle sue antologie i verei ardenti di
Carducci, che scuotevano la nostra
gioventù : « Ma i cavalier d’.irvdustria
- che alta città di Gracco - trasser la
pancia nitida - e l’inclita viltà... »
scuotono la testa e non temono il diluvio : .sarà quel che sarà.
Un’Italia che ha avuto la Controriforma, ma non la Riforma. Un’Italia dove si «parla di riforme in tutti i
campo, di riforme di struttura: ma
tutto sotto lo smog dello spirito tridentino che ancora e sempre impe«ra.
Non vorremmo che ancora ci si acensases di vieto e sorpassato anticlericalesimo, ma ci ostiniamo nella convinzione ohe nessuna riforma di struttura e soprattutto di quella, preliminare, del costume, sarà mai possibile
se l’Italia non avrà la sua Riforma.
Un diffuso ed autorevole settimanale francese, a proposito del Concilio, delle sue discussioni, delle sue
conclusioni (e sospensioni) osservava che, qualsiasi giudizio si possa (o
si voglia) dare, ima cosa sarebbe certa: l’epoca della Controriforma è finita. Comprendiamo perfettamente
questo giudizio e il senso di liberazione che esso esprime «per il Cattolicesimo francese; ma per noi cosa significa questo giudizio, in un’Italia
dove la Curia è ancora sovrana?
L. A. Vaimal
ll■lllllltllllm■llll■lllmlll•ll(
iiiiintiiiiiiiiuiuimiiiiinmt
Una strana
interpretazione
Racconta uno scrittore cattolico, che va
sotto il nome di Pierre l’Hermite, che il
gesuita Fournier spiegava in questo modo
il mistero dell’incarnazione :
’’L’amore si ferma solo alla fusione totale di due esseri, che si amano. Per questo Cristo continua il suo gesto nella Comunione, che è l’unione assoluta, quella
del nutrimento col corpo. Chi si comunica può ripetere senso la minima esagerazione: non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. E questo è il mistero
più grande della fede ”.
Siamo da gran tempo abituati alla strami esegesi dell’oratoria sacra romana (si
veda il ’’Bibbia e non Bibbia” di Giuseppe Ricciotti). Ma questa del Fournier ci
sembra un’immagine quanto mai ardita.
Anzitutto, la citazione da Calati 2: 20
non ha nulla da vedere con la comunione.
Anche i lettori attenti dell’epistola paolina comprendono che vi si tratta della
.spirituale comunione del credente con il
Redentore, per cui si è iniziata nelVuomo
una vita novella, ispirata, diretta e controllata dallo .spirito del Cristo. Nulla di
meno materiale che codesta ’’vita di Cristo
in me”.
In secondo luogo, l’immagine del nutrimento (che viene assorbito dal corpo)
applicata al Cristo sacramentale, risulta
un grossolano capovolgimento in termini.
Poiché è il corpo che assorbe il nutrimento, e non viceversa, e cosi è vero che
’’Cristo vive in me” e non il contrario.
Ma questo rovesciamento è tuttavia logico dal punto di vista cattolico, poiché gli
elementi del rito eucaristico sono dei
’’farmaci di immortalità” (secondo la
definizione di Ignazio di Antiochia), e
chi li assorbe diventa — in qualche modo — ¡mrteciite della divinità che permea
quegli elementi. Resta naturalmente soltanto da spiegare come, nella storia, si
incontrino con una certa frequenza dei
casi in citi dei fanatici si sono comunicati (prima di macchiarsi dei crimini più
orribili. Era la sacramentale presenza di
Cristo, che essi avevano assorbito nel loro
corpo, che li faceva agire in tal modo?
Si deve deplorare che, ogniqualvolta la
Chiesa cattolica prende coscienza del suo
diritto e privilegio di essere un magistero docente, essa si allontana dalla semplicità e purezza e spiritualità profonda
delle immagini bibliche (evangeliche ed
a]tostoliche), col fine di ’’materializzare”
e quasi ”carnalizzare” i più squisiti fatti
dello spirito. Quando abbia per oggetto
dei credenti poco illuminati e piuttosto
ignoranti, questo materialismo dogmatico
ad oltranza non é certo fatto per portare
una miglior luce di rivelazione al contenulo della redenzione del genere umano.
2
pa«. 2
N. 49 — 14 dicembre 1962
rm
1
UN CENTENARIO DIMENTICATO
Giacomo «Il Giusto
»
Diciannove secoli fa affrontava il
martirio Giacomo detto «il Giusto»,
fratello del Signore, capo della comu
nità cristiana di Gerusalemme. La data della sua morte è quasi concordemente fissata dagli storici, come vedremo, neU’anno 62 d. C. Ne ricorre
dunque il XIX centenario, e forse non
è mutile che prima della fine del 1962
ci soffermiamo con riverente meditazione sulla sua figura : fra uomini che
hanno lasciato im ricordo più cospicuo della loro attività, come gli Apostoli Pietro e Paolo, o una testimonianza più conosciuta del loro martirio, come Stefano, Giacomo rischia di
passare inosservato e di non farci riflettere abbastanza alla grazia di Dio
all’opera nella sua vita.
Duraute la vita
terrena di Gesù
Nel Van^lo di Marco è riferito un
incidente significativo dal quale pos
siamo vedere la posizione dei familiari di Gesù a Suo riguardo : avendo
udito le voci che si spargevano sul
conto di Gesù, del suo insegnamento
(probabilmente suH’interpretazione di
certi aspetti della legge, come i digiuni e il sabato) e forse più ancora delie
guarigioni, i suoi parenti «vennero per
impadronirsi di lui, perchè dicevano ;
E' fuori di sè» (Me. 3: 21). E’ stato
notato che il Vangelo di Marco fa seguire a questo tentativo dei parenti
l’accusa degli scribi a Gesù, di essere
posseduto da Satana. L’accostamento
dei due giudizi fa risaltare ancona di
più la gravità dei sospetti che nutrì
vano nei confronti di Gesù i suoi palentd (Goguel). Un altro episodio, ricordato stavolta dai tre Vangeli Sinottici (Matt. 12: 46-50); Me. 3: 31-35;
Le. 8: 19-21 ) rispecchia la conseguenza di questa incomprensione di Gesù
c della sua opera da parte dei suoi fa
miliari: il vero vincolo di fratellanza,
la vera « famiglia », non è più per Gesù nel leg^e del sangue, ma in quello dello spirito: «...guardàti in giro coloro che gli sedevano d’intorno, disse :
Ecco mia madre e i miei fratelli !
Chiunque avrà fatta m volontà di
Dio, mi è fratello, sorella e madre»
(Me. 3 : 34-35).
L’incredulità dei fratelli di Gesù è
attestata anche nel IV Vangelo. Giov
7. 1-10 racconta come i fratelli di Gesù lo provocassero a andare a Geni
saJemme per farvi pubblicamente i
suoi miracoli, provocazione che mira
va, forse a ottenere una sconfessione
di se stesso da parte di Gesù? O a anticipare un intervento delle autorità
giudaiche? «Poiché neppure i suoi
fratelli credevano in lui» (Giov. 7: 5).
Che l’incredulità, i sospetti e 1 maneggi dei fratelli provocassero la rottura della compagine familiare è provato daireptsodio ai piedi della croce,
quando Gesù crocifisso rivolgendosi al
discepolo che egli amava gli affidò la
madre sua dicendogli « Ecco tua madre» (Giov. 19: 27). Anche nel campo
dell’assistenza morale e materiale la
fratellanza della fede subentrava al
posto del legame carnale : « da quel
momento, il discepolo la prese in casa sua» (Giov. 19: 27).
Chi erano questi fratelli di Gesù?
Troviamo i loro nomi nel racconto
deda predicazione di Gesù a Nazareth
e del suo insuccesso. Gli abitanti del
villaggio si chiedevano stupiti : « Non
è costui il falegname, il figliuol di Ma
ria, e il fratello di Giacomo e di Giosè, di Giuda e di Simeone? E le sue
sorelle non stanno qm da noi? » (Marco 6: 3, cf. Matt. 13: 55 che reca « Giu
seppe » invece, di « Giosè »).
E’ noto -che il cattolicesimo romano,
p>er un pregiudizio mariologico, ha sostenuto che si trattasse qui non di
«fratelli» nel senso piano della parola, ma di cugini. Non è questo il luogo per entrare nel dettagli delle ra
gioni che rendono insostenibile questa
ipotesi. Se è vero che la parola greca
adelphòs (fratello) poteva essere usata con il significato secondario di « cugino», specialmente da chi fosse abituato a pensare o a predicare in aramaico. Ciò non può dirsi per Luca,
che notoriamente non era Giudeo; e
nemmeno per Paolo la cui -conoscenza del greco è indiscutibile. Tanto più
se si pensa che lo stesso Paolo,quando
vuol parlare di cugini, adopera proprio la parola anepsiòs; cosi accenna
a Marco, il « cugino di Barnaba » in
I lavoratori delle diverse ore
Matteo 20 : 1-16
Gesù ha tratto lo spunto per questa sua parabola da una condizione
sociale tipica ,per il suo tempo, e ancora conservata in alcune aree
depresse del nostro paese: la condizione del bracciante senza terra, il
quale può svolgere una fruttuosa giornata di lavoro solo se un padrone
lo ingaggia per lavorare nel suo campo.
Il .padrone della .parabola chiama in diversi momenti degli operai a
lavorare nella sua vigna: nella Bibbia la vigna è sempre immagine del
popolo di Dio, della Chiesa. Questa chiamata simboleggia dunque l’invito che Dio rivolge a degli uomini affinchè impegnino tutta la loro energia in quella comunione di fede, di amore e di speranza ohe è l’essenza
della Chiesa. Finché noi non .percepiamo questa chiamata la nostra vita
è scioperata ed inutile, come quella .dei braccianti sulla piazza del villaggio. Ma quando la chiamata ci raggiunge, allora la nostra vita assume
un senso, e la giornata che sta davanti a noi diventa un compito appassionato e una grazia ineguagliabile.
Ma sembra che non tutti i credenti abbiano davanti a isè la stessa
giornata di lavoro: alcuni sono spinti nell’opera di Dio fin dalla
giovinezza, sia che siano nati in una « buona famiglia valdese », sia che
la Chiamata li abbia raggiunti sul limitare dell’esistenza. Altri invece
entrano nell’opera di Dio molto più tardi, a 40 o 60 anni, e la loro vita
pare sciupata, la loro azione iper l’avanzamento del Regno di Dio pare
priva di grande valore: essii sono i lavoratori deH’ultima ora (e possono
essere tanto degli individui che dei popoli giunti tardi alla fede: così i
greci credettero dopo gli ebrei, e i negri dopo i bianchi). Ma la parabola
afferma che la differenza nel tem.po di inserimento nell’opera di Dio non
corrisponde a una differenza nella dignità e nel valore reso o della persona del servitore: alla fine della giornata tutti i lavoratori ricevono la
stessa mercede: un denaro.
Questa eguale retribuzione, misurata coi criteri dell’equità umana
non può essere .percepita che come ingiustizia: e infatti i lavoratori più valorosi cedono facilmente alla tentazione di considerarsi superiori e più meritevoli nei confronti degli altri. Essi pensano (e a volte noi
stessi lo abbiamo pensato) che il criterio supremo della giustizia consista nel dare ad ognuno quel che spetta, rispettando onestamente le disuguaglianze che esistono o si stabiliscono tra gli uomini. Ma la Giustizia
di cui ci parla questa parabola consiste nel superare ed annullare le differenze tra gli uomini : essa è la giustizia di Dio, che coincide con la sua
bontà (v. 15), cioè con il suo amore. Nell’amore di Dio non vi sono graduatorie, e nel premio di Dio non vi sono diversità di categorie: il premio a cui allude il « denaro » della paraibola non è infatti una cosa,
quantitativamente misurabile, ma è una persona: Gesù Cristo: il pieno
incontro con lui nella comunione del Regno è la prospettiva che ogni
credente ha davanti a sè. Chi crede in questa prospettiva non ipuò non
desiderare con tutto il suo onore che anche i suoi fratelli, credenti o non
ancora credenti, vi parteoipino pienamente: egli sa che nel Regno di
Dio tutto è grazia: la chiamata, il lavoro e Ja ricompensa. E colui che
vive interamente della grazia di Dio sarà abbastanza riconoscente per
aver ipotuto dedicare tutta la sua giornata a servire il Signore, da non
perdere tempo a confrontarsi con gli Itti, che in .modo diverso vivono
della medesima grazia e vanno incontro al .medesimo Signore.
Giorgio Bouchard
Col. 4: 10). (N. Giamplocoli, La famiglia di Gesù, pag. 21).
Dopo la risurrezione
& noi passiamo agli scritti apostolici, troviamo una testimonianza su
Giacomo del tutto diversa: la più an
tica è quella di Paolo nell’Epistola ai
Galati. Nel passo 1: 18-19 Paolo infoi
ma i suoi lettori che « in capo a tre
anni salì a Gerusalemme per visitare
Cefa, e stette da lui quindici giorni;
e non vide aknm altro degli apostoli;
salvo che vide Giacomo, il fratello del
Signore ». Giacomo era dimque non
solo oredente, ma anche persona influente nella comunità, tanto che Paolo può registrare una visita a Giacomo parallelamente a una visita di Pie
tro, appstolo e indiscutibilmente capo
della comunità (cfr. Oul-lmann, Saint
Pierre, pag. 28-35). Nel capitolo seguente della stessa epistola ai Galati,
Paolo ricorda una seconda vìsita a
Gerusalemme, per discutere il problema dei convertiti dal paganesimo
e della misura in cui dovevano osservare la legge di Mosè: il cosiddetto
« concilio di Gerusialemme ». In quell’occasione Paolo tenne vigorosamente testa a dei falsi fratelli che si erano insinuati nella comunità (2: 4 sg.),
mentre potè conversare più serenamente con « quelli ohe godono di par
ticolare considerazione» (2: 6), vedere riconosciuto il suo ministero di apostolo dei Gentili, e ricevere la « mano
d’associazione», insieme a Barnaba,
da « Giacomo e Cefa e Giovanni, che
son reputati colonne» (2: 9). Qui il
nome di Giacomo è menzionato prima di quello di Pietro: inobabilmente
la direzione della comunità di (jterusalemme era ora in mano del fratello
del Signore, e Pietro stesso si dedicava, coirne Paolo, alla predicazione itinerante. La data del «concilio» di Geru.salemme è Tanno 48-49 d. C. Orbene, nell’anno 44 d. C., il re Erode aveva « messo mano » a maltrattare alcuni della chiesa; e fece morire per la
spada Giacomo fratello di Giovanni.
E vedendo che ciò era grato ai Giudei, continuò e fece arrestare anche
Pietro», così leggiamo in Atti 12: 1.
Pietro potè scampare alla prigionia e
anche al martìrio. Recatosi a casa di
Maria, madre di Giovanni, Marco, dove diversi fratelli erano riuniti per
pregare « raccontò loro in qual modo
il Signore Taveva tratto fuor della prigione. Poi disse: fate sapere queste
cose a Giacomo ed ai fratelli. Ed essendo uscito, se ne andò in im altro
luogo» (Atti 12: 17). Questa espressioi.'.e così concisa e quasi misteriosa
adombrerebbe semplicemente il cambiamento di attività di Pietro, che da
quel momento, essendo probabilmente
ricercato dalla polizia, anziché risie
clere a Gerusalemme, avrebbe lasciate
la direzione di quella comunità a Già
corno per dedicarsi alTattività missio
naria. Come un missionario itinerante lo conosce Paolo alTepoca della 1“
ai Corinzi (cf. 9: 5). e probabilmente
come tale Pietro si recò ad Antiochia
(Gal. 2: 11) dove Paolo abbe con lui
la famo.,sa discussione sulle osservanze legali. Anche in quella circostanza
sembrerebbe che Giacomo esercitava
una autorità alla quale Pietro si sentivo soggetto (Gal. 2: 12) (Cfr. Cullmann, Saint Pierlfe, pgg. 35-48).
La trasformazione di Giacomo da
iroredulo a seguace e addirittura a dirigente delle combnità, non ha spiegazioni nel N. T.,i alTinfuori della notizia data da Paolo in I» Cor. 15: 7, di
una apparizione particolare del Risorto a Giacomo. Come una apparìzio.ne di Gesù riabilitò Cefa (Giov.
21: 1.5-19) alla attività apostolico-missionaria, come mi’apparizione del Risorto chiamò Paolo (Atti 9, cfr. I Cor.
15: 8-1Ò) alTapcstclato, così Gesù
avrebbe vinto la resistenza di Giacomo e fatto di lui un suo testimone. La
tradizione della Chiesa antica ha giustamente attribuito molta importanza a questa apparizione del Risorto a
Giacomo, ma vi ha anche aggiunto
molti elementi leggendari. Così Girolamo, citando dal cosiddetto « Vangegelo degli Ebrei » racconta, nel De viris illustribus (cap. II) ohe Giacomo
avrebbe giurato di non assaggiare pane dal momento in cui aveva bevuto
al calice del Signore, fino a quando
non lo avesse visto risorgere d'in fra
quelli che dormono. Gesù, risorto, sarebbe andato da lui, e fatta preparare
la tavola e chiesto del pane, lo avrebbe benedetto e spezzato dicendogli:
Fratello mio, mangia il tuo pane, perchè il Figliuol delTuomo è risorto d’in
fra i dormienti. (Notiamo ohe la convinzione che si trattasse di un’apparizione eucaristica creò l’idea che Giacomo avesse anche partecipato alTultima cena insieme con gli apostoli),
(continua) B. Corsani
Sui Carriere della sera del 19 oMobre,
fra gii aiwiri eooniatniei, si i>Oiteva leiggere
Tawviso di rieeirca di wn direttore amminiistrativo deelgwto per ujna società coimmerciale ; fra i vari requisiti, questo :
« Giuadaigniare aUuaillineinite più dì sei milioni di lire Tanno ». Così, la capacità si
può anche valutare a milioni; e piove sul
l)aigmato.
Novità Claudiana
La Claudiana è lieta e fiera di presentare il 6“ volume della Collana
della Facoltà di Teologia .•
VIT TO RIO SUBILIA
IL PROBLEMA
del Callolicesimo
Pagg. 244 ■ L. 1.800
Una valutazione protestante dei principi orientatori del Cattolicesimo e del Concilio Vaticano II.
Un'opera che acquista un'attualità particolare, al concludersi della
prima fase del Concilio Vaticano II.
Uno studio documentatissimo dell'evoluzione cattolica, in particolare negli ultimi anni ; un'acuta analisi di un Cattolicesimo che si adatta
con duttilità estrema alle mutevoli situazioni della società e della cultura, ma che rimane essenzialmente lo stesso, e di fronte al quale perdura valido il richiamo della Riforma.
Non è un'opera d'intenzione polemica, anche se ci sembra attaccare alle radici più profonde l'essenza del Cattolicesimo. E' un'opera
che discute e problematizza a fondo, ma non rifiuta il dialogo, anzi vi
è pienamente immersa, come note e bibliografia, ricchissime, mostrano
ad abundantiam.
Pur trattandosi di uno studio di carattere scientifico, è alla portata
della media dei nostri lettori, e ci auguriamo che, fatto lo sforzo necessario per superare qualche difficoltà concettuale, quest'opera possa
arricchire e rendere più consapevole la loro fede e la loro testimonianza
protestante.
Ordinazioni :
Libreria Editrice Claudiana - Via Principe Tommaso 1 - Torino
Ccp. 2/21641
- Torre Pellice (Tornio) Ccp. 2/17557
Librerìa di Cultura Religiosa - Piazza Cavour 32 - Roma. Ccp.
1/26922
Je maintiendrai
Salì al trono appena diciottenne ed
a molti allora, nel mondo, l’assunzione della giovaniisskna regina chiamata
a regnare sui Paesi Bassi dovette sembrare per lo meno arrischiata.
Numerosi erano i problemi politici e sociali che premevano già allora
sul piccoilo paese e Timmensa colonia
d’oltremare richiedeva un costante,
fattivo, oculato interesse. Sarebbero
state abbastanza capaci, le inesperte
mani di una giovanetta? Come avrebbe -potuto, Guglielmina, appena uscita dalTadolescenza, dedicarsi completamente alle cure dello Stato? C’era,
è vero, sua madre la regina Emma,
che alla morte del marito Guglielmo,
con molta saggezza e con molta comprensiva bontà aveva saputo occupare il posto di reggente. Il popolo le
era sinceramente affezionato e di lei
non si diceva che del bene; si ammirava la dignità del suo carattere e il
senso del dovere e si sapeva che queste due qualità aveva sempre cercato
di plasmare nel carattere della giovane figlia.
La pesante eredità di Guglielmina
aveva dunque un elemento di forza:
Tesempio di una madre altamente
qualificata per essere una vera educatrice. Così preparata alla vita, Guglielmina seppe che dal momento in
cui cingeva la corona, lutto quello
che fino a ieri riguardava lei personalmente, doveva passare in seconda
linea. Prima di ogni altra cosa ci sarebbero sempre stati i Paesi Bassi ed
il popolo dei Paesi Bassi; ci sarebbe
semipre stata la fede alla promessa,
diventata motto della Càsa d’Orange
attraverso i secoli « Je raantienidrai ».
Sappiamo che alla grande figura
ddiTavo Guglielmo I d’Orange, Guglielmina ebbe spesso occasione di
ispirarsi, che spesso amava ricordare
il motto del Taciturno: « Nul n’est
besoin d’espérer pour entreprendre ni
de réussir pour perséverer », di cui
anche lei aveva fatto una massima di
vita.
Guglielmo il Taciturno che i Vaidesi, memori della loro storia, collegano al 1689, al ritorno dalla Svizzera, quando circa novecento uomini
partiti dal bosco di Prangins, stavano
per tentare il rimpatrio sotto la guida
di Arnaud. Molti di loro in uniforme
e molti con gli elmetti adorni di nastri color arancione in omaggio all’aiuto materiale e morale ricevuto
dallo Statdholder dei Paesi Bassi.
Guglelmina d’Orange era dunque
preparata, malgrado Testrema giovinezza, al nuovo, pesante compito che
Tattendeva, perchè un’arma più vali
lida ancora della dignitosa, integerrima coscienza aveva saputo darle la
madre... un’incrollabile fede. Sfogliando le pagine del libro « Solitaria ma
non sola » che Guglielmina d'Olanda
scrisse durante gli ultimi anni della
sua esistenza, questa sua tranquilla
assoluta fiducia appare in ogni frangente della sua lunga e spesso difficile vita. La fiducia di una vera cristiana, che deve averla assistita sempre dandole la forza di sorridere al
suo popolo, anche se con il pianto
agli occhi, nei giorni di calamità,
qua-ndo l’oceano si abbatteva sui lembi di terra così faticosamente strappati alle acque, o quando la guerra l’obbligava a riparare in un paese amico
par non essere tratta prigioniera. Esilio forzato che non le impedì di rimanere continuamente, moralmente, accanto al suo popolo, dandogli la forza di resistere. Una grande incrollabile fede che non tutti potevano capire; alcuni, infatti, la dissero ostinata, intransigente. Forse, ma soprattutto verso se stessa. Perchè la sua
non fu mai una fede ristretta, ma crebbe nella libertà dello sipirito, cercando
negli altri liberi spiriti la fratellanza,
sì affinò nella ricerca sempre più ansiosa del Cristo, si placò nell’assoluta
certezza di aver trovato la via.
I Valdesi che ebbero la ventura di
incontrarla, ricordano il suo sempre
vivo interessamento per le Valli, nonché le parole di sirmpatia spesiso rivolte ai loro rappresentanti. E certamente faranno propria una parte del
cordoglio suscitato dalla scomparsa
di una regina, che ha saputo nella sua
lunga vita, tener fede ad una delle
loro maggiori aspirazioni : la libertà
di coscienza.
L. PnNNINGTON DE JONGH
Prigionieri di fabbrica,.
No., noti è imo sloigae iinarxista. In Svezia si sitanno creando deHe prigioM die
non sono altro che officine. Non c’è muro
aiUonno, circa cento uomini iroivano là un
lavoro il Olii reddito è laseabile d’itnposta
e serve per il maniteniimento delle ri spelli,
ve famiiglie. I detenuti possono andare
sipes.so a visitare i familiari.
Una censura buona
li Consiglio della Federazione delle
Chiese proteatanti della Svizzera e la sua
Coniimiissione per la televisione hanno deciso di chiedere il divieto di cigni pubblicità alla televisione elvetica in favore delle bevande alcooliehe, del tabacco e dei
tranqnillanili. (spp)
3
li
re 1%2 — N. 49
p«g. 3
Scienza e fede
CI SCRIVONO
Il saggio si curvò ancora sul libro
grande, ingiallito, aperto sul leg^o.
Che valevano le notti insonni, i tormenti della ricerca affannosa, se l’aoima sua rimaneva impietrita senza
passione e senza palpito?
Aveva consunto la giovinezza e la
vita, aveva incatenato gli elementi,
spento le folgori, dominato l’aria e
sviscerato la terra, si era innalzato
vittorioso sul mondo attonito. Ma
l’anima taceva; questa vecchia anima nella sua carne macolata dal tormento egli non la sentiva nè fremere
nè parlare. Gli parve, allora, vana e
dispersa la sua fatica, vana e dispersa l’opera uscita dal suo lungo, estenuante studio. Tutto, entro e fuori di
sè, era scolorito come le cose morte,
tutto naufragava, perdeva l’essenza
vitale, ed ogni creazione deU’ingegno
diveniva serva della materia informe.
Il saggio prese quel Libro che da
un tempo imimemorabile giaceva nel
ripiano della libreria, mai aiperto nè
scrutato, come un inutile residuo di
antiche culture.
Lentamente come se l’anima si trasformasse ed assurgesse a più grandi
altezze apparvero al suo spirito nuove luci e percezioni nuove, incomptemsibili dapprima, poi via via assumenti forme concrete di vita. Donde venivano le voci canore e sconosciute, da quale plaga remota squillava il richiamo? Perchè tutti i palpiti deirumanità raccolti in un coro
solenne pareva colpissero i suoi sensi?
Adusalo a sostare sui limitari della morte, a frugare nei cuori, a scandagliare nei misteri della chimica e
della fiiSiica. sentiva per la .prima volta un gran pianto cheto e sconsolato
salire da profondità che non aveva
mai misurato e che non sapeva esistessero in mezzo al genere umano.
Proiettata sul dolore del mondo
come nel cielo nero di una notte di
pianto ia figura di Cristo splendeva,
unica luce di speranza e di pace. « lo
sono la Via, la Verità, la Vita ». « Venite a me voi tutti che siete stanchi
e aggravati e io vi darò rifxrso ». « Io
vi do un nuovo comandamento: che
vi amiate gli uni gli altri ».
Così d’imiprowiso, come canto di
usignolo e sfolgorìo di sole, il gelo
si disciolse; tutte le fedi e tutte le
religioni, inconsciamente, non portavano che a Lui, sintesi di ogni aspirazione tesa al bello e al vero, unica
realtà dell’anima. Ogni creatura umana, fosse anche la più misera, la più
bassa, era creatura di Dio, redenta
dal Figlio deU’uomo perchè ritrovasse nella Fede le ali adatte al grande
ritorno. Tutti ugualmente Suoi figli,
dolenti esuli nella valle terrena, dove
qualsiasi conquista della scienza e
della tecnica non avrebbero mai potuto creare per l’uomo un solo istante
di felicità vera.
Da quanti anni il vecchio saggio
viveva immemore dei suoi fratelli?
La scienza lo aveva isolato nella torre d’avorio dalla quale partivano messaggi e formule, mai una .parola d’amore e di fraternità. Che cosa valeva
la sua scienza se non l’agitava la
fiamma di un grande ideale che superasse le conquiste terrene? Lo studio
gli aveva dato ricchezza e fama ma
occorreva la carità che gli desse l’amore, che splendesse sulle sue conquiiste e con loro si integrasse in
un’opera im.mensa di civiltà nuova,
intensamente cristiana. Era questa la
« scienza nuova », il nuovo pane dell’aniima fino allora rimasto sconosciuto e di cui assaporava, sulle soglie della vecchiezza il confortante e
vivificante sapore.
Più delle vie del cielo e della terra,
della polvere cosmica e degli anniluce, il cuore dei suoi simili poteva
offrire un camipo assai vasto alla sua
sete d’indagine. Aveva pensato che
il cristianesimo fosse un lontano pensiero di filosofie scadute che una volta fatto il suo tempo non potesse più
dire nulla di utile e di fecondo al
mondo moderno. Sorpassata la Grazia, la Redenzione, la divinità di Gesù Cristo. Giuda, Pietro. Lazzaro:
simboili. Solo la scienza con la sua
formula esatta, con la potenza indagatrice del microscopio elettronico
poteva dare al mondo inquieto la
grande risposta ad ogni assillo e ad
ogni dubbio. Così aveva pensato.
Ora il vecchio saggio apriva gli occhi. Volumi preziosi e rari, manuali
di ogni sapienza, appunti per nuove
meravigliose conquiste ingombravano
l’ampio tavolo del suo studio, si stipavano negli scaffali, alle pareti, dovunque. Ma quello che lo faceva sentire veramente destinato a quel cielo
di cui da tanti anni scrutava le vie e
scioglieva segreti era soltanto il piccolo volume riesumato dalla polvere
e dall’oblio. Per quelle pagine si spalancavano le porte della torre solitaria ed egli scendeva tra gli uomini
suoi fratelli ,per parlarne il linguaggio e viverne il dolore. Soltanto così
la scienza poteva veramente rappresentare una conquista. Gettando ogni
spoglia egoistica e tiranna l’uomo
nuovo vivificato dalla fede si riconosceva servo inutile e si confondeva
tra la povera gente.
Giù nella pianura che brulicava di
umanità grigia e sofferente egli scopriva tesori di bellezza e di bontà.
Sentiva la sua anima lievitare di sentimenti mai provati, viveva la grande,
inebriante esperienza di cristiano;
l’amore (per tutta l’umanità.
Marco
11 Concìlio e i nostri lettori
Il Fasi. Paolo Ricca ha già ri^sto alla
lettera del Prof. J. A. $oggin; ci sono
¡>erò giunte alcune lettere, di cui pubbli’
chiamo una parte., non per amor di pò*
lemica perchè è bene che si senta Vopi’
mone dei lettori sul tema per noi essem
ziale della nostra posizione di fronte al
Cattolicesimo.
Un lettore torinese, « ex-cattolico ed
ex-d-Iiierico », G. S., scrive: « coinoeco bene il significato e il valoife' di o-gni qualità <li (messe. Per me Gesù Gffiato è morto
sulla croce una volta per 'Mte, e la sua
grazia ani basila (•••) Dichiato di riconoscere solo l’aU'lorità di Crfeto e di esser
disposto a chinare la ironte eolo dinanzi
a lui ».
Un altro lettore, fiorentino, G. iV., si
dichiara aneli egli solidale con Ui jhosizione del Past. Ricca, e ribadisce inoltre la
realtà del travisamento delTatteggiamen’
to di certi protestanti, accludendo un riiagito di un quotidiano di Monaco di Bo’
riera nel quale un corrispondente da Roma. Alfons Dalma, riferendo di un ricevimento ai rappresentanti non-cattolici,
termina il suo pezzo ’: **Al termine, il
Paim voleva benedire i religiosi e teologi
rmiiniiHinniiiiimm
Partenza da Riesi
Quella mattina, immersa nel grigiore dell’alba che stava per spuntare, una piccola folla si assiepava nello spiazzo davanti al quale parte il
pullmann che da Riesi porta a Caltanissetta. Man mano che mi avvicina
vo potevo distinguere meglio quale
era il motivo di tanta animazione. Una
ventina di operai stavano per partire
per l’estero ed erano lì a congedarsi
dai loro cari. Dovevo recarmi a Calta
nissetta, perciò salii e presi posto sul
pullmann; dal finestrino vidi ancora
quegli uomini che salutavano i propri familiari, abbracciandoli, si infondevano coraggio a vicenda, si dicevano arrivederci con le lacrime agli occhi. Molti d quegli uomini lasciavano
dei figli, tutti una famiglia.
Si poteva leggere su quei volti emaciati dalle sofferenze ed, a volte, dalla
fame, quella volontà ferma di riuscire, di fare qualcosa, pur di sollevare
sè stessi ed i propri cari dalle misere
condizioni in cui si trovano. Per fare
questo, quegli uomini mettevano fra
sè stessi e le famiglie distanze interminabili, si allontanavano di migliaia
di chilometri dalle terre in cui erano
nati e che avevano imparato ad amare.
Lasciavano dietro di sè le secolari
tradizioni che sino allora avevano
.rappresentato il loro costume, il loro
modo di vivere. Ma ognuno entro di
sè formulava il pensiero di tornare un
giorno, in tutt’altra maniera da da
quella in cui erano partiti, ognuno di
loro sognava di divenitare «qualcuno».
L’autobus si allontanava portando
con sè il suo carico di vite umane,
travagliate dalle fatiche e dalle sofferenze. Come d’istinto, quegli uomini
si affacciarono ai finestrini, quasi volessero fissare nei loro sguardi le immagini care che restavano ferme, come inebetite sul marciapiede, con la
màno alzata in im ultimo silenzioso
saluto.
Erano donne, diverse dal punto di
vista esteriore; v’erano in mezzo ad
esse donne di una certa età con il viso solcato dalle rughe, scavate da anni di sofferenze e di miseria. Sposine
che non erano ancora madri e si accingevano a portare un fardello di sacrifici e di attese; vi erano, ancora,
donne vestite di nero, triste segno di
imo oscura tradizione che da secoli
impera nella nostra mentalità, ed anch’esse si dimenticavano del mondo
che le osservava nel loro intimo dolore ed alzavano la mano in seno di
saluto. Queste donne così diverse avevano un pensiero unico ed era quello
di benedire quegli uomini che partivano ed invocare per loro la presenza di Dio in mezzo ad e^i.
Il pullman era già lontano dal paese quando mi avvicinai ad uno degli
emigrati che conoscevo; ci mettemmo a parlare. Mi raccontò dei sacrifici ohe aveva fatto per tirar su la famiglia, mi parlò anche dei suoi progetti per il futuro e nel dir questo fantasticava come un bambino. Fu in
mezzo a quella semplicità di esposizione che mi colpì una frase ripetuta
più di una volta: «Sono certo che la
Divina Provvidenza aiuterà me e i
miei compagni». Una frase molto bel
la, detta da uno di quegli uomini che
partivano soli senza nessim conforto
umano, ma che sapevano di possedere, di pKwrtare con loro la consolazione
di Dio. Andavano sicuri di sfidare la
morte nei fondo di una galleria buia,
ma erano certi che Dio li avrebbe prò
tetti, perchè Dio è Amore e non abbandona i suoi figli proprio quando
questi ne hanno bisogno ed hanno fiducia in lui e nelle sue forze.
Parlammo d’altro, il ipuHman stava
arrivando a destinazione, fra poco sa■ remmo scesi ; loro poi avrebbero preso
il treno ohe doveva poetarli in Germania. Scendemmo, li srifutai e mi accorsi che era commosso dalla fede
semplice di quella gente;.
Pensando ora a quegli emigrati,
penso pure alle parole ohe il pastore
Vinay pronunciò in un sermone sul
miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Egli infatti faceva notare come la natura umana degli apostoli portava a pensare a sè stessi prima che agli altri. Dicevano a Gesù
che quel poco di cibo che avevano era
bastante a stento per loro, che non
potevano fare proprio nfilla per quei
cinquemila uomini affannati. Cinque
pani e due pesci sono poca cosa,
ma quando il Maestro li ebbe benedetti servirono a sfamare quella moltitudine di gente e ne r^tò d’avanzo.
Noi, dopo venti secoli che sentiamo
predicare la Parola di ISp, non siamo
andati oltre la natufa dffiana che è in
noi e che oi ordina egoisticamente di
pensare a noi stessi. Abbiamo chi po-.
co, chi molto, ma ce lo teniamo molto
avidamente per noi, abbandoniamo
gl: altri nel momento in cui hanno
bisogno di noi. Aspettiamo che siano
gii altri a dare qualco.sa, noi ci limitiamo alla carità a parole ohe non ci
costa niente.
Mi vlen di pensare quanti di quegli
uomini non sarebbero partiti se noi
avessimo messo il nostro avere in comune, consentendo così a chi ne avesse bisogno di prenderne, di attingere
a quei pochi soldi beneidetti dal nostro amore per il prossimo, e penso
anche che ne rimarrebbe più del nostro nei soli avanzi. Pino Testa
Un dizionario
noiKxttolici, ed era esiunte ,ul come
comportorsi ; ma si occorse che erano già
tutti in ginocchio, e così poteva benedirli tutti ’con la benedizione di un vero
vesoevo’, secondo Vespressione di un archimandrita moscovita”. Senza commenti.
Infine, una lettrice ci scrive da Bergamo:
Dopo l’a,pipassioiiiante disoussioaic aweniuta in Sinodo sul proldoma dei nostri
rapporti col cattoMcesiimo ; dopo che tante posizioni interessanti si sono ret'iprocannerite contrapposte e vagliale; dopo
che il Sinodo ha rivolto un chiaro messaggio alle nostre comunità — era iproprio
necessario che un pastore, e professore di
teologia per giunta, venisse a riproporre
su queste colonne un atteggiamento che,
in pratica, contribuisce soltanto a rosicchiare la già scarna coerenza e chiarezza
teologica dei nostri membri di oliiesa?
(...) Forse il prof. Sogigim non ricorda più
qual’è la tipica fisionomia deUie nostre
comuinità, almeno di quelle avenfi dietro
di .sè qualche annetto di storia, altrimenti
non potrebbe ignorare cite sono anc-lie
troppo numerosi, tra noi, coloro i quali
pensano che oggi, per essere degli evangelici intelligenti, bisogna dimostrare di
interessarsi assai più del Concilio Vaticano che del Movimento Ecumenico e andare in brodo di giuggiole di fronte al
« vero dèsiderio di dialogo » che fermenta (sì, sì, l’abbiamo capito!) nel cattolicesimo d’oggi.
La vita del Protestantesimo italiano
non Jia, dirci, il suo punto nevralgico nel.
la necessità di serbare buoni rapporti con
gli « osservatori die vivono in Facoltà »
e con i professori stranieri che spesso vi
vono a contatto di un cattolicesimo di
avanguardia; ma lo ha piuttosto nde no
sire comunità locali, alle quali è neces
sario parlare un linguaggio preciso e ri
goroso, appunto perchè non cerdiino d
eludere le « questioni di fondo ». Se ab
biamo offeso la comunità di Taizé pos
siamo andie chiedere scusa (benché ciò
non mi sembri affatto necessario), ma non
meniamo questi rapporti di buon vicinalo, arrlcdiiti di signifioali reconditi, a
fare schermo al nostro rapporto con Dio!
Rita Gay
Caro direttore,
mi permetta di fare alcune osservazioni
a proposito delle « Cronache del Concilio » e del Servizio Informazioni del Consiglio Federale. Trovo che si sforzano di
essere cotrettL e ,di non dare adito a false
.speranze; polemizzano implicitamenle con
tutti coloro che si avellano qualcosa dal
Concilio e sono lieti di mostirarci die rea],
mente non succede nulla di nuovo. Ma
così si mostrano profondamente privi di
speranza.
Questo si è visto chiaramente nel commento sul ritiro dello schema sulle fonti
della rivelazione, sul numero scorso. Si è
voluta minimizzare al massimo l’importanza del fatto «oltanto perchè — evidentemente — il ritiro di quello ischema non
significa la conversione in blocco del cattolicesimo romano alla fede riformata.
Ora è ben necessario ridiiamare il lettore
alla realtà del nostro insuperabile dissenso, specialmente qualora vi siano fondati
molivi per ritenere che esista una tentazione alla faciloineria (ma davvero esiste
L’Unione-Tipografico-Edilrice-Torinese si
è acquistata con questa bellissima opera
un nuovo titolo di merito, sia per il valore specifico del contributo culturale, sia
per la nitidezza ed eleganza della stampa.
Un’opera estremamente funzionale e sinlelica, redatta con quella diiarezza cartesiana e quella probità scientifiica die lutti
riconoscono all’Abbagnano, autore —
sempre per i caratteri deH'UTET — di
una esemplare Storia della Filosofia, che
Ila roriginalità ed il pregio di esporre
il pensiero dei filosofi attraverso aimpie
citazioni tratte dalle loro opere, anziché
parlare sui filosofi, come la più parte delle storie fanno.
Il Dizionario contiene soltanto termini
e non nomi propri, ma anche voci come
Platonismo, Aristotelismo, Idealismo, eoe.
che sinteticamente riassumono i capisaldi
delle dottrine di un filosofo, di una scuola eoe., ed inoltre sono stali inclusi articoli dedicati non solo alle singole discipline filosofidie (Metafisica, Gnoseologia,
Meodologia, Etica, Estetica eoe.) ma anche a discipline scientifiche (Matematica,
Geonielria, Economia, Fisica, Psicologia
eoe.).
L’Abbagnano precisa nella Prefazione
che il criterio che lo ha iapiiialo nella redazione delle voci è stato quello di individuare le « costanti di significato », che
possono essere documentate con citazioni
lesinali di dottrine apparentemente diverse, ma egli nota — ed a ragione — che
« le costanti di significalo possono essere
individuate solo se i significati diversi,
comiipresi sotto uno stesso termine, sono
chiaramente riconosciuti e distinti ».
In queste ultime settimane De Benedetti Ita rimproveralo sull’Espresso Moravia e Piovene di usare con soverchia leggerezza il termine alienazione che sembra
essere divenuto di moda: un rimprovero
ingiusto perchè il termine marxista ri
messo in circolazione da Adorno per rappresentare non solo la disumanizzazione
op>erata dalla società capitalistica ma anche il processo di isterilimento umano determinato dall’automatismo dei rapporti
sociali e dsU’utililà economica, esprime
bene la condizione dell’uomo d’oggi, ma
un rimprovero giusto, nella misura in cui
non vi sia uno sforzo di chiarezza critica,
che consiste a;ppunto nella coscienza di
usare un termine vecchio in un significalo totalmente o parzialmente nuovo.
Poissiamo pertanto leggere sul Dizionario dell’Abbagnano alla voce ALIENAZIONiE, che nel linguaggio comune significa perdita di un possesso, di un affetto
0 dei poteri mentari, come nel Medioevo
fu talora usalo per indicare un grado dell’asicesa mistica verso Dio (cosi per esempio Riccardo di San Vittore).
Alla voce DIO sono dedicate ben dodici pagine e altre cinque a quella DIO,
PROVE DI. Le concezioni di Dio sono
raggruppate in quattro gruppi specìfici di
significalo, rispetto al rapporto di Dio col
inondo per il quale Dio è causa; rispetto
al rapporto di Dio con Pordine morale,
per il quale Dio è bene; rispetto al rapporto di Dio con se stesso, cioè con la
sua divinità; rispetto agli accessi possìbili
delPuomo a Dio.
Le prove di Dio sono suddivise in dieci capitoli, ed all’iuterno della esposizione di una prova l’Abbagnano ci fornisce
la paternità prìmogenìa e successivamente
1 contributi principali di appoggio che essa ha avuto, e le principali contestazioni:
cosi per esempio per la prova ontologica
di Anseimo riferisce le difese di Cartesio,
Leibnitz ed Hegel e le critiche di GamiIone e Kant, con citazioni sempre testuali,
.succinte ma illuminanti.
Il Dizionario conta circa novecento pagine grandi, e costa lire diecimila.
Ao. C.
questa tentazione nel protestantesimo ita
, liano?). Ma si può con questo affermare
che dinanzi a questo dissenso fondaimenlale ogni altro evento in seno al cattolicesimo sia privo di importanza e interesse?
E’ necessario di ogni fatto dare l’interpretazione più ostile e sfavorevole? Esistono i due tipi di cattolicesimo, quello che
rifiuta e quello che accetta il dialogo. Dobbiamo ora con Paolo Ricca afhrettarci a
dire die anche se la corrente aperta al
dialogo ha dimostrato di avere la ma.ggioranza, questo in realtà non significa nulla
perdiè il cattolieesimo resta quello che è?
Io credo fermamente nella libertà che lo
Spirito Santo ha di operare anche nella
Chiesa eaitolica romana e posso perfino
supporre che la sua opera si manifesti
o^aitoslo per mezzo di un’apertura al dialogo che in modo contrario. E il giudizio
teologico non deve farci trascurare il significato storico di queste prime settimane di Concilio; se anche il Concilio dovesse ridursi ad esse soltanto, non sarebbero passate inulilmerate, se non altro per
le nuove responsabilità di dialogo che case
impongono alle nostre chiese. Mi creda,
caro direttore, sarebbe bene ohe anche i
lettori del nostro giornale sapessero che
la corrente ohe ha mostrato di avere la
maggioranza in Concilio ha dalla sua i
migliori teologi del cattolicesimo, conosce seriamente il protestautesimo e vuole
promuovere una revisione dell’atteggiameuto die la chiesa cattolica ha preso dal
Concili o di Trento a oggi ; e ohe non si
tratta, come appare dalle « Cronaebe del
Concilio » di uno sparuto gruppo di velleitari, ai quali il papa dà ogni tanto un
contentino, mentre la sua vera preoccupazione sarebbe di venerare S. Giuseppe
e canonizzare i .santi per fare felici e contenti i cardinali di curia, i quali poi sarebbero quelli che reggono tutta la faccenda.
Ci sembra che in questo modo i nostri
organi a Roma si mettano sullo stesso
piano delli’integralismo vaticano. Per gli
uni e gli altri il Concilio è um’euorme
seccatura : prima finisce, meglio è. D’altra parte il prof. Soggin con una reazione irruemle e generosa corre il risdiio di
situarsi sul medesimo piano dei moderatori che fanno dell’ecumenismo senitimenlale e rendono poi nel concreto visite di
omaggio al papa (me lo perdoni, il valente professore di Amico Testamento ha
la penna facile e le spalle larghe!). Intanto però perdiamo di vista l’essenziale,
quello che un giornalista, ohe è uno storico del presente, dovrebbe pur saper cogliere.
_ Yorrei però dire, una parola di eomprensione per Paolo Ricca (benché amebe lui
perda facilmente le staffe). La sua situazione è difficile, ma 1« sue difficoltà sono
quelle di tutti noi, perchè siamo tutti impreparati ad affrontare il dialogo che il
cattolicesimo oggi ci proipone. In tre anni
non è facile passare dal nostro anlicattolicesimo settario e autosuffieiente (fatte le
debite eccezioni) ad una visione serena e
obiettiva e sviluppare una capacità di dialogo senza correre il rischio di perdere
la chiarezza della nostra posizione riformata. E il risultato è che nelle nostre
cinese, impreparate, si preferisce non vedere, negare, minimizzare.
In questo senso è di grande aiuto l’opera di Vittorio Subilia : « Il problema del
cattolicesimo ». Mostra cliiaramenle dove
siamo noi, dove sono i cattolici, anche i
più « aiperti ». Questa chiarezza è indispensabile per qualsiasi dialogo. Ma se
abbiamo questa cbiarezza di posizioni,
non rifiutiamo di vedere, di coinprendere
rinterlocutore; e di parlare con lui nella
•sua realtà vera, senza pregiudizi.
Giorgio M. Girardel
Savona, 30 nov. 1962
Leggo sull’« Eco » del 23 novembre la
lettera del Siig. Soggin e ne provo una
certa soddisfazione (e forse altri con me).
Ero rimasta sommamente stupita e alquanto contrariata nell’apprendere che alcuni « osservatori » del Concilio Ecumenico II si erano inginocchiali al passaggio del Pontefice, per cui sono grata al
Siig. Soggin, poiché ciò, egli dice, non è
avvenuto.
La mia soddisfazione è però stala .sciupata dalla risiposla della Redazione dove
scrive: « ...siamo fermamente convinti
che è altrettanto grave per um protestante
imiginocchiarsi nel corso di una messa,
quanto farlo davanti al Pontefice ». Rimango strabiliata!
A .suo tempo, i vari quotidiani narrarono nella cronaca dell’apertura del Concilio come, durante l’invocazione allo
Spirito Santo alcuni degli « Osservatori »
si fossero inginocchiali. Sappiamo trattarsi di Anglicani e di Fratelli di Taizé.
Molto probabilmente questi non-caltolici, ricordando la parola di Cristo: all
vento soffia dove vuole » e persuasi che
lo Spirito Santo non è monopolio delle
Chiese Eavngeliohe, hanno pregato con
fervore, sia pure in ginocchio (il che è,
pensiamo, loro cotiBuetudine durante i
culli) invocando con cuore fraterno la
benedizione dall^Alto sull’Assemblea.
Non vedo in tutto ciò nulla di scandaloso! Se invece quegli ecclesiastici si fossero prosternati al passare del Pontefice,
essi, come protestanti avrebbero errato
gravemente; ma credo nessuno di loro sia
stato tentato di farlo, atto di sottomissione impensabile dato die le nostre Chiese
riconoscono Cristo come loro unico Capo.
Con molti buoni saluti.
D. R. S.
4
P«8- 4
N. 49 — 14 dicembrè lg¡j
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Un libro per voi
BOBBIO PELLICE
IK>m«nica 18 nov-e-mlM*« aMùamo a<x;o4U'
pagnaitu alla sua ulliima diimora tarreña la
s|>Of^ìa montale dal nostro fratello Sappé
Giulio Giuseppe decaduto in Torre Pellice
il giorno 16 novemibre alla età di anni 86.
Ai familiani ed ai parenti tutti eaprimiamo
anicora la nostra viva e fraterna simpatia
crietiana.
.Sabato, 8 dicembre, la nostra Unione
Giovanile Ita ricevuto la gradita visita del1 [inione Giovanile di S. Secondo, guidata
dal Pastore A .Genre. Dopo uti messaggio
rivolto alle Unioni dai due Pastori, la serata è trascorsa nel modo più gradevole
tra lieti conversari e giochi vari, mentre i
convenuti (circa una novantina) gustavano
le saporite caldarroste preparate a regola
d arte dai Bobbiesi, inaffiandole col generoso vino dei Sauseeondesi. Alla Unione di
i*an becondo ed al suo Pastore un vivo
grazie iter la gradita visita ed un «arrivederci » alla primavera prossitna ,a San Secondo !
verso e parroodiie vicine sono stati colpiti dal pcovvedimenito.
Ci auguriamo che siano riassunti i casi
più difficili, al più presto e che allo scadere del termine dei tre mesi si riprendano in forza i sospesi.
Noi desideriamo esprimere la nostra
solidarietà a tutte le famiglie colpite con
Paugiurio d’un aiuto fraterno concreto
per i casi più diffiicili.
RIMINI
Con l’arrivo del Pastore S. Zotta all’ini.
zio di Novetnbre, il Culto ha luogo ogni
domenica alle ore 16.
La domenica 11 novembre è sta to amiministrato il S. Battesimo a Marta Buosi, di
Glauco. Ai genitori sia data la gioia di
educare la loro bambina nelle Vie del Signore!
La stessa domenica abbiamo avuto la
Confermazione del Sig. Cerrella Pasquale
di Iesi (Ancona). Malgrado la lontananza
e gli impegni di lavoro, il sig. Cerrella segue l’opera delk Comunità; noi ci rallegriamo di averlo quale Membro di Chiesa
augurandogli ogni peleste benedizione e
tanta gioia cristiana nel seguire il Signore
Gesù.
H Pastore ha subito iniziato le visite
nella vasta zona adriatica studiando la possilhilità di avere Culti mensili a Ravenna
ed altrove.
Lezioni di catechismo e di cauto salerò
vengono impartite regolarmente
Si sta cercando di formare il Gruppo del
Vangelo.
Il 6 ottobre il Pastore L. Santini ha celebrato il matrimonio del Sig. Ghindli
Lanfranco con la signorina Pleh Wilhelimi.
ne Josephine Hilde.
Agli sposi giunga I’angurio di una serena vita lamiliare nel Umore di Dio.
Ringraziamo i Pastori ed i Predicatori
che. si sono succeduti durame il periodo
estivo, e quanti hanno dato la loro offerta
per l’acquisto di un piccolo liannonium
elettrico.
L'araldo dell'Evangelo
e, a.
iHiiimHiiimniMmHMiiiiiHimtiiiiMiiii
iiiimmiimmiiiiimiitiiiimiijiiimiimiiinimm
iiiiiiiimiimiiiiiii
POMARETTO
La domenica 16 c. m. avremo un culto
di ciiToostamaa alla presenza D. v. della
centenaria della parroecJiia Lageard Giovanna ved. Bleynat alle ore 10,30. Sono
invitati tutti quelli che sono inferiori all’età della nostra sorella...
Ecco le date dei culti e feste dell’Albero :
23 dicembre: Culto con Santa Gena al
Clot I. e naturalmente al centro.
In tale circostanza si effettuerà una foto-ricordo della Cappella resta.urata.
25 dicembre : Il Genito di Na^tale inizierà
aUe 10 con Santa Cena.
31 dicembre: Culto ore 20,30 con S. Cena.
1® gennaio: Culto ore 10.
Le feste dell’Albero souo così indicate:
Domenica 23: al Centro ore 14,30; lunedi 24: al Clot 1. ore 14,30; sera di Natale: Cerisieri.
Domenica 16 aivremo un culto importante, durante il quale parleremo della
nostra centenaria Giovanna Lageard ved.
Bleynat che eulra nel suo centesimo anno
di età il' 14 dicembre 1962; a Dio piacendo la nostra soreUa sarà presente al culto.
Domenica .16 corr. alle ore 14,30 avrà
luogo l’Unione dellte Madri al Clot Inverso : tutte sono cordialmente invitate a
prendervi parte.
Al Cotonificio Valle di Susa sono stati
sospesi per la durata di tre mesi duecento
operai in prevalenza donne. Anche un
buon gmitpo di valdesi di Pomarelto, In
Un lutto a Catanzaro
’’Gesù Cristo ha distrutto In morte ed
ha prodotto in luce la vita e l’immortalità mediante l’Evangelo”.
(2 Timoteo 1: 10)
Non erano ancora le prime luci dell’alba del 29 novembre n. s. quando il
Eralello Virgilio Grandinetti rispondeva
alla chiamaita del Signore.
Un morbo crudele, per il quale si era
dovuto ricoverare d’urgenza in una olini.ca eittadina per essere sottoposto ad
una operazione, aveva seginiailo la fine deiresistenza terrena del caro Frat. Grandinetli.
-Appena la ferale notizia si sparse in
città, un dolore profondo pervase gli animi di tutti i conoscenti. Non si voleva
quasi credere aEa notizia. Ma i primi manifesti di lutto affissi su Corso Mazziini
dissiparono ogni dubbio: Virgilio Grandinelli. Geometra presso l’Ufficio Tecnico
Erariale, era proprio sipirato.
Il feretro fu portailù nella Cappella Valdese d'i Via Filanda, da dove il giorno
successivo 3(1 novembre alle ore 15 il' Pastore Marco Ayaesot, con un sermone
adatto alla oircostanea, lanciò il messaggio vecchio ma sempre nuovo, e più che
mai attuale, del miracolo della Resurrezione. « Familiari, parenti, fratelli in Cri
'tmiiihimiiMimiiiiimimiiiiiiiHiiiii
vnoiniiKiMnniiii
iiiiliHiiimiiiiitnmimiiiiiimimiimmiHtiiiiirimiiiiiii
tSA CEBEMIill i POMABSITO
La più anziana
lettrice
del nostro
ùiornale
Alla Lansa, in una linda casetta abita la
nonnetta della parrocchia: Lageard Giovanna ved. Bleynat: convive con il figlio
Giovanni e la imora Giustetto Santina, circondata da cure affettuoise e veramente filiali ; se piace a Dio, al momento in cui
leggerele queste notìzie la nostra sorella
varcherà il novantanovesimo anno per entrare nel centesimo anno di età. Sono stato a trovarla in questi giorni: mi ha stretto
la mano con forza; mi ha guardato con
l’occhio vivo e intelligente e salutandomi
con un sorriso dolce e carico di gioia mi
Ila detto : « ricordo tutti i miei Pastori e
serbo per loro un grande affetto », e con
un snrriso : « ed anche per lei signor Pa
store » ; ha una memoria d’acciaio : ricor
da esattamente i perìodi delle soste pasto
fall a Pomarelto, racconta episodi del
l’opera di quegli nomini che hanno fatica
to per il Signore e di quando in quando
ha qualche battuta scherzosa. Mi dice tra
1 altro : « Un giorno ho fatto chiamare il
Pastore Weitzecfcer perchè mi dicesse una
preghiera ; ero moilto malata, non pensavo
di salvarmi... e la preghiera è stata preziosa per me, sono guarita e questo risale a
cinqnant’anni fa... mentre il Pastore, lui
poveretto non c’è più » e lo diee con -religioso rispetto misto ad una punta di arguzia, della contadina dal cervello fine...
La nostra sorella è lieta di tuffarsi nei ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza: è
vissuta agli Enfous fino a 23 anni; ha imparato la Bibbia « nell’Università delle capre » del suo villàggio con i maestri Genre delle Fontane e Costabel di Pramollo;
ricorda la processione domenicale per venire in chiesa da quel borgo dove ormai
la scuola è croBaita, e dove c’è soltanto più
un evangelico ed una famiglia cattolica.
Ha pure frequentato la scuola « superiore »
di Pomarelto con l’insegnante Adde Lantaret ed i catechismi dal Pastore omonimo
Pietro Lantaret che le ha dato la prima comunione.
Ricorda il missionario Lageard di cui
conserva il necrologio, contenuto nell’Eco
del 1926; difatli il missionario è deceduto
ancor giovane a soli 53 anni a Sesheki in
Africa; la sua famiglia è attualmente a
Londra.
La nostra centenaria legge assiduamente l’Eco delle Valli da più di quarant’anni ;
le domando il suo giudizio : « è tutto interessante, soprattnlto la cronaca del mio
paese »; purtroppo la sordità non mi consente di farle altre domande sull’argomento. Ogni volta che l’ho incontrata mi ha
parlato del giornale e mi ha ricordato fatti, notizie a me e penso a molti lettori sfuggite e serbale nella sua mente lucida e
fresca. Oltre all’Eco conserva come « livre
de chevet » una liturgia del 1872 dalla
quale attinge ogni giorno dei pensieri per
fortificare la sua fede e poi una grossa
Bibbia dai caratteri grandi «he le permettcno di leggere senza difficoltà.
11 giorno della mia visita ho fatto venire
il fotografo: « Magna Giovanna» s’è mess.i da sola il costume e la sua snffia e s’è
ravviata con delicatezza i suoi capelli, li
hp raccolti <'on cura sul capo, poi è uscita
come una sposa, con un gran sorriso, diritta e leggera, pronta a lasciare un ricordo
del suo centesimo anno, tenendo in mano
la Bibbia, compagna della sua vita, sorgente della sua serenità e della sua fede in
Colui che le Ila fatto dono di tanti anni
vissuti nel timor dell’Eterno, da cui viene
ogni soccorso.
sto, amici! » disse il Pastore, « oi troviamo dinnanzi alle spoglie montali di Viigilio Grandinetti, ma il caro estinto non
è più qui. La sua vita continua nell’immortalflà, percliè Cristo, vincitore della
morte, ha permesso elle il Frat. Virgilio
Grandinetti risuscitasse eon Lui per vivere una nuova vita ».
1 visi di quanti accorsero nella Chiesa
per rendere le estreme onoranze alla salma erano rigati di lacrime.
H corteo si mosse alle ore 16 con la par.
tecipazione di larga parte della cittadinanza di Catanzaro, dove il Frat. Grandinetti era stimato e amato. Virgilio Grandineliii aveva l’etù di 58 anni, aveva conosciuto la verità dell’Evanigelo verso il
1947 per la testimonianza di mio padre,
Gaetano Costa, ohe trovavasi nello stesso
Lfficio Tecnico Erariale, in qualità di subai'lemo. 11 geometra Virgilio Grandinetti
divenne ben presto uno dei più attivi
membri della Chiesa Evangelica, di cui
fu anziiano e cassiere. Eigli sarà sempre
presente tra noi. La sua fede, la sua seniliiicità bonaria, la serenità espressa nel
suo sorriso che non abbandonò nemmeno
sul letto di dolore, ci siano di sprone a
diventare migliori.
La nostra solidarietà cristiana vada particolarmente alla famiglia dell’estinto sì
diuraimenle provata. Le benedizioni e le
consolazioni del Signore scendano abIxmdanti su questa famiglia.
”Ln morte è un battere di ciglia che
non interrompe il vedere”. Questa era una
delle frasi che amava spesso dire il Frat.
Grandinetti e die noi ricordiamo nel clriudere questi righi.
Ugo Costa
Finito di stampare nel gennaio del
1962, questo volume ( * ), che doveva
uscire nel 1961 in occasione delle celebrazioni del bimillenario dell’arrivo
di S. Paolo a Roma, (la data deUa
prefazione è del 25 gennaio 1961), è
stato dimenticato nel mondo delle segnalazioni ufficiali. E ci sembra a torto, perchè è una creatura vitale che
può e deve compiere un buon cammino ed un buon lavoro di testimonianza nelle nostre comunità. (Anche se
la data fatidica del bimillenario è ormai cosa lontana, una presentazione
della vita di Paolo è sempre attuale!).
L’autirice di questa biografia di Paolo, EDINA RIBET ROSTAIN è troppo nota al nostro pubblico perchè sia
necessario di presentarla; è una scrittrice che ha già la sua cerchia di lettori che accoglieranno con gioia questa sua opera, nella quale troveranno
le stesse caratteristiche che tanto
hanno contribuito al successo delle
sue altre opere: in modo particolare
quella chiarezza e semplicità di esposizione con la quale essa sa esporre
fatti; tratteggiare e delineare figure e
cose.
Si tratta, questa volta, di una bio
grafia dell’apostolo Paolo: araldo del
lEvangeio. (Peccato che nella coper
tina questo nome di Paolo sia scora
parso; rimane solo: L’araldo dell’Evan
gelo: un titolo alquanto generico, che
non PRESENTA).
La vita di Paolo è presentata ai lettori sulla base delia tradizione evangelica; sostanziata di sana linfa biblica, la narrazione ci presenta Paolo
così come ì vari passi degli Atti e delle Epistole ci permettono di farlo rivivere. Si tratta, ripetiamo, di una biografia (l’autrice un po’ troppo modestamente parla di relazione) che vuol
presentare alla vasta cerchia dei membri delle nostre comunità che non
hanno dimastìchezza con il linguaggio tecnico della teologia o della critica storica, le peripezie di Paolo.
VILLAR PEROSA
I culti baiimo luogo regolarmeute in casa del Pastore. La festa dell’Albero di
Natale avrà luogo presso il Ristorante
Olivero — gentilineiiile coraceaso — domenica 23 dicembre alle ore 14,30.
Telefono. - Grazie a un ritardo dovuto
a motivi tecnici il telefono del Pastore
non è aucora in funzione. Nell’attesa egli
può essere chiamato presso il suo padrone di casa al N. 8745,
Campo invernale
ad Agape
Programma
GIOVEDÌ’ 27. — Ore 16 precise partenza dei pullman da Torino,
Pio V, 15. - Cena. - Culto di apertura.
via
VENERDÌ’ 28. — Prof. Mario Miegge: Scuola e società. Discussione in
gruppi e genemle.
SABATO 29. — Prof Aldo Visalberghi: Scuola laica e scuola confessionale, Discussione in gruppi e generale. - In serata ; Ing. Gino Martinolì: Scuola e industria.
DOMENICA 30. — Culto nella chiesa di Prali. - Pomeriggio, discussione
sulla conferenza dell’Ing. Martinoli.
LUNEDI’ 31. — Vittorio Rieser: Una scuola aziendale. Discussione. - Serata di fine d’anno.
MARTEDÌ’ 1”. — Culto nella chiesa di Prali. - Informazioni sulla situazione della scuola nei vari paesi.
MERCOLEDÌ’ 2. — Valutazione della scuola. Tavola rotonda a cura di
Giorgio Bochat, Mario Miegge, Aldo Visalberghi, Franco Giampiccoli, Giorgio Girardet. - Conclusioni del campo. - Culto di chiusura
con celebrazione della S. Cena.
GIOVEDÌ’ 3. — Mattina: partenza.
GIOVEDÌ’ 3 - VENERDÌ’ 4 - SABATO 5. — Eventuale continuazione del
campo con informazione e discussione delle organizzazioni studentesche.
Direttore del campo: Past. FRANCO GIAMPIOCOLI.
Iscriveirsi al più presto presso la Segreteria di Agape, inviando lire
1.600 per l’iscrizione e indicando se si intende restare fino al 3 mattina
o fino al 6. Il programma termina il 2 sera, ma si pre-vede la possibilità
di un prolungamento di tre giorni se un munero sufficiente di campisti
lo richiede. Nel caso che la scuola italiana, nella sua abituale confusione
anche in questo settore, costringa un numero rilevante di studenti a
riprendere le lezioni il 3 mattina, si prevede di terminare il campo il
pomeriggio del 2.
Quota del campo dal 27 sera al 3 mattina L. 6.650, fino al 6 mattina
L. 9.500
Non possiamo accettare iscrizioni di studenti per periodi diversi che
dal 27 al 3, o dal 27 al 6 : nell’interesse di loro stessi e del campo.
E’ un libro nato nel clima della ^
tà biblica, ispirato dalla lettura del]«
Bibbia, che riconduce il lettore
Bibbia, alla lettura delle lettere ^
Paolo.
Siamo convinti che esso avrà molti
lettori, che ritroveranno o scoprirao^
no la personalità di un testimone dell’Evangelo della grazia; che seguirán,
no con interesse le vicende di questo
primo missionario, nelle varie tappe
del suo peregrinare: dalla luminosa
giornata della via che conduce a Damasco, alla sua marcia su Roma.
(*) EDINA RIBET ROSTAIN: L’amido dell’Evangelo. (Claudiana - Torino) - L. 1.000.
L. A. V.
E’ USCITO
VALLI lUOSTRE
1963
Nelle quattro edizioni (italiana,
francese, inglese, tedesca) è uscito il
noto calendario, che la Claudiana è
lieta di presentare al pubblico. 6 quadricromie - 6 fotografie in bianco e
nero - Un messaggio del Moderatore
a presentazione del calendario - Tre
pagine documentarie che presentano
«La Chiesa Valdese e l’Ecumene»,
«Le Valli Valdesi», «L’evangelizzazione nella penisola » - Aggiornato e
ricco indirizzario di chiese, opere e
pastori evangelici in Italia e delle
chiese di lingua italiana all’estero.
Malgrado il forte aumento dei costi
tipografici, il prezzo del calendario è
stato conservato, anche quest’anno a
L. 400 la copia. Le prenotazioni saranno evase al più presto; chi non si
fosse prenotato, è invitato ad inviare
al più presto la sua prenotazione!
Editrice Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, Torino (ccp. 2/21641) oppure Torre Pellice (To) (ccp. 2 17557).
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. • Torre Pellice (Tol
La famiglia Pons ringrazia commo'ssa il Moderatore Ermanno Rostan, il pastore Guido Mathieu, il pastore Carlo Gay e quanti si sono uniti al suo grande dolore per la scomparsa del
Dott. Mario Pons
Roma, novembre 1962.
La famiglia della compianta
Letizia Jourdan
in Peyrot
nell’imposibilità di farlo personalmente, ringrazia in modo particolare il
dottor De Bettinì, il prof. Scali,ozzi e
il dott. Arnaldo Eyniard, la direttrice,
le infermiere ed il personale dell’OspeJale Valdese, i vicini di casa e tutti
cokrv: che hanno dimostrato la loro
simpatia in questa triste circostanza.
Torre Pellice, 5 die. 1962.
Roberto ed Enrico Jouvenal, Augusta Maria Boèr e le loro rispettive famiglie, sinceramente commossi per il
tributo di affetto ricevuto in occasione della improvvisa dipartita del padre
Clemente Alberto Jouvenal
ringraziano di tutto cuore le persone
che sono state loro vicino ed in parti
colare ringraziano i Pastori .signori
Jahier e Tourn, Ayassot e Jalla che
hanno voluto presenziare ai funeraliLusema S. Giovanni, 5 die. 1962.
La famiglia del compianto
Giovanni Enrico Pascal
profondamente commossa per le numerose manifestazioni di affetto e di
conforto rice'vute, ringrazia tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
L’Eterno è ¡1 mio pastore,
nulla mi mancherà.
Salmo 23: 1
Fontane 8-12-1962
Nell’annunzio della dipartita di Giacomino Bernard (Pomaretto), pubblicato nel numero del 7 dicembre del
nostro settimanale, bisogna leggere
GIACOMO BERNARD