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Anno 119 - n. 41
21 ottobre 1983
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
« Non credo Bei mostri. Se non
altro perché iriderei rende più
difficile iratUre con individui che
siano, in effetti, immorali o traviati ». E" un esempio di come
molti nesh Stati Uniti si sono
rifiutati di demonizzare l’Unione
Sovietica a seguito del tremendo
colpo di pulsante che ha distrutto il Jumbo sud-coreano. In effetti, chiamare l’URSS «impero
del male » come ha fatto il presidente Reagan, parlare di paranoia dei sovietici e accreditare
l’immagine di mostri assetati di
sangue che abbattono un aereo
civile sapendo che è tale, è servito solo a rendere terribilmente
più difficile un dialogo che già
da mesi era tesissimo.
Cosa si può fare invece di demonizzare? Si può cercare di capire gli altri e le proprie reazioni. E’ quanto fa nell’articolo citato Garry Wills scrivendo sul
« Chicago Sun Times » appena una settimana dopo il disastro. Lo
fa attraverso una comparazione
tra URSS e Israele sotto l’aspetto del « complesso di accerchiamento » che induce sia l’uno che
l’altro paese a commettere errori
anche molto gravi. E osserva:
« L’abbattimento di un aereo civile appare mostruoso. Eppure
non trattammo gli israeliani come disumani quando nel 1973 abbatterono un aereo civile libico
uccidendo 113 passeggeri ». La retorica demonizzante di chi è disposto a capire il complesso di
accerchiamento in un caso ma
non nell’altro è in stridente contrasto con le nostre reali esigenze di sicurezza. E’ una retorica —
afferma Wills — che non trova
di meglio che svfiuppare in noi
la follia come unica replica aUa
supposta paranoia altrui.
Questa critica non è certo isolata. Il « Washington Post » ha
operato un sondaggio (tre settimane dopo Tabbattimento del
Jumbo sud-coreano) rilevando
che per la prima volta è maggiore il numero degli americani che
sono contrari al modo in cui Reagan conduce le relazioni USAURSS in quanto accresce il pericolo di guerra (49%, l’anno scorso 34%), rispetto a quelli che ritengono che la politica reaganiana diminuisca il pericolo di guerra o non lo accresca (33%).
D’altra parte critiche di questo
genere non hanno certo lo scopo di giustificare i sovietici che
restano con le pesantissime responsabilità di chi non solo commette errori di tale portata ma
è incapace di ammetterli. Quella
che ho riportato, per esempio,
ha lo scopo di ridurre le conseguenze degli errori compiuti e di
evitarne di nuovi. Una posizione
di questo tipo mi sembra in linea non solo con l’intelligenza
della ragione ma anche con quella della fede, se è vero che la
paura dell’accérchiamento è una
debolezza che deve essere sopportata da chi non l’ha. Chi invece si compiace della propria
forza per il fatto di essere daUa
parte di chi non ha sparato può
trovarsi a contribuire alla retorica demonizzante di cui parla
WiUs. E’ libero di farlo. Ma sia
lecito esprimere la convinzione
che non è questo ciò che richiefie
da noi la causa della pace e soprattutto Tubbidienza all’Evangelo. Franco Gìampiccoli
ISAIA 54: 1-10
Una parabola che ha un futuro
Contenuto vocazionale, (dimensione europea e inserimento nel meridione, sono i contributi
che il ’’Servizio cristiano” di Riesi offre alla chiesa per la continuità della predicazione
Il convegno sull’avvenire del « Servizio cristiano » di
Riesi — di cui riferiamo nelle pagine interne — è stato aperto da una predicazione del moderatore Giorgio Bouchard che
pubblichiamo in una trascrizione non 'rivista dall’autore.
Pensando ai 22 anni trascorsi
a partire daH’inizio dell’opera del
« Servizio cristiano » di Riesi, sono portato a fare riflessioni più
positive e più serene di quanto
forse in passato si potesse pensare. Ritengo in effetti che l’ipotesi, il progetto di testimonianza cristiana che qui ha avuto
inizio 22 anni fa, meriti di essere attentamente rivisitato nei
suoi riferimenti vocazionali, nei
suoi riferimenti europei e nei
suoi riferimenti alla questione
meridionale.
La vocazione
Se leggiamo i testi di allora,
il discorso vocazionale — che
certo era espresso nel linguaggio di quel tempo — aveva nella sostanza due elementi. Da
una parte la scommessa di poter vivere l’esperienza comunitaria non soltanto nel tempo libero o occasionalmente (Agape)
bensì nel reale, nell’economico
e in un ambiente meno avanzato, meno apparentemente favorevole di quello della cultura
urbana dell’Italia settentrionale
o dell’Europa centrale. Il discorso comunitario, partito in
solitudine ad Agape dopo la
guerra, viene ripreso qui a Riesi e ritengo che oggi noi possiamo riconfermare questo aspetto caratteristico della vocazione
di questo Centro, del gruppo e
della cerchia di quanti lo hanno
creato e sostenuto. In futuro si
potranno o si dovranno cambiare diverse cose, ma credo che
l’idea comunitaria resti una delle cose più preziose che la nostra chiesa abbia . ricevuto in
queste ultime generazioni. In
questo secolo — che è il secolo
dei campi di concentramento —
l'idea della comunità si è posta
come ridea dei conventi alla fine dell'impero romano. E penso
e mi auguro che malgrado tutto
possiamo riconfermare questa
idea per il futuro.
Il secondo elemento del discorso vocazionale è rappresentato da un marcato anticonsumismo. Il « Servizio cristiano »
è stato creato nel tempo degli
« anni ruggenti », gli anni '60, in
cui la parola d’ordine era «arricchitevi! ». Negli anni ruggenti del benessere promesso, il
gruppo del « Servizio cristiano »
ha assunto con tm rigore notevole — forse eccessivo — l’idea
deli’anticonsumismo e l’altro aspetto di questa vocazione consiste così nella scelta di quella
metà deiritalia che è discriminata, di quella parte dell’Europa che è emarginata.
Non dimentichiamo che il
« Servizio cristiano » è sorto poco dopo la creazione del mercato comune e poco dopo l’inizio
del grande svuotamento del sud
Italia, della Grecia, della Spar
gna e del Portogallo all’insegna
del grande mito del mercato comune.
Un grupvo di partecipanti al Convegno davanti all’edificio
centrale del ’’Servizio cristiano”.
Il filo conduttore
Vita comunitaria, anticonsumismo, scelta degli ultimi: a me
sembra che questi aspetti della
vocazione del « Servizio cristiano » siano sostanzialmente la
manifestazione pratica, visibile,
necessaria, di una predicazione.
Ciò che ha retto questo Centro
non è stato il rigore del discepolato cristiano — pure grandissimo — o l’intelligenza della
scelta meridionalistica, ma è stato il fondamento della predicazione. Se andiamo a rileggere il
bollettino di Riesi le cose che
vi troviamo più attuali sono i
sermoni. Non perché fossero i
I PRESBITERIANI PORTOGHESI
Una minuscola chiesa europea
Con 23 chiese e 11 pastori, la
Chiesa Presbiteriana Evangelica
del Portogallo — che ha tenuto
recentemente il suo Sinodo a Figueira da Foz — è una delle più
piccole chiese protestanti d’Europa. Ma anche delle più vivaci,
a quanto ne riferisce Francis
Chevallier, presidente della Federazione protestante delle Opere in Francia sul bollettino della Federazione Protestante francese.
La CPEP è presente nel centro e nel sud del paese, mentre
nel nord sono presenti soprattutto i metodisti. In un caso, a
Coimbra, città universitaria del
centro, una stessa comunità raggruppa presbiteriani e metodisti ed è servita da un pastore
che nello stesso tempo dirige un
ostello evangelico per studenti.
La Facoltà evangelica di Lisbona, collegata organicamente
alla CPEP, è aperta- anche alle
altre denominazioni. Su 24 studenti quest’anno 8 sono presbiteriani, 2 riformati, 4 congregazionalisti (provenienti dalTAn
gola), 2 battisti, 4 metodisti, 1
mennonita, 3 cattolici. I « Lusitani », una piccola denominazione
di rito anglicano, si sono ritirati dalla Facoltà trovando l’insegnamento troppo liberale.
I presbiteriani si preoccupano
di sollecitare i giovani delle loro
chiese a intraprendere gli studi
teologici, giudicando numericamente insufficiente il loro corpo
pastorale.
Insieme ai metodisti e ai « lusitani», i presbiteriani formano
il Comitato ecumenico portoghese delle chiese cristiane. Questi
protestanti ecumenici si trovano fortemente compressi tra
una Chiesa cattolica molto conservatrice (i vescovi, per la maggior parte nominati da Salazar o
dal suo successore ignorano placidamente il Concilio Vaticano II) e le chiese e movimenti
«evangelical» di tipo fondamentalista. Oltre ai contatti col
Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Comitato ecumenico portoghese si occupa attualmente
di due temi principali. Da una
parte cerca di attuare il rinnovamento della vecchia raccolta
di inni dalle melodie tristi e dal
contenuto fortemente pietista
per mezzo di nuovi canti più
gioiosi e dalle melodie più moderne, già adottati dai presbiteriani. Dall’altra si preoccupa del
materiale biblico per le scuole
domenicali. Difficile il materiale
francese, poco adatto quello
svizzero, teologicamente discutibile quello cattolico pur abbondante e ben fatto. Al Sinodo le
chiese hanno reclamato del materiale originale, ma le difficoltà
di uomini non sono lievi.
La CPEP, che all’interno del
Comitato ecumenico deve badare a non schiacciare le altre due
componenti minoritarie, è una
chiesa ricca di forti personalità
sia tra i pastori che tra i laici.
Non rischia di essere soffocata
dalla burocrazia: la sede della
Chiesa e la Facoltà occupano lo
stesso appartamento in cui le 4
stanze originarie sono state riunite in due sale per servire da
aule, da sale di riunione, da biblioteca e da ufficio.
discorsi di un capo carismatico,
ma perché la predicazione è stata, qui come ad Agape, il filo
conduttore della vicenda.
Questa predicazione mi sembra aver avuto due temi essenziali; il primo era l’attualità di
Gesù Cristo, nella fede certo, ma
anche nella pratica, nell’economia come nella politica. Il secondo era la presenza dello Spirito e cioè la certezza di essere
guidati dallo Spirito del Signore. La Bibbia veniva così letta
a partire da queste due intuizioni, ma mentre il protestantesimo normalmente esprime in
concetti la sua interpretazione
della realtà di Cristo, di Dio e
dello Spirito Santo, il protestantesimo vissuto a Riesi come ad
Agape è stato un nredicare per
parabole: questi edifici, le battaglie, le sconfitte, i viaggi, i discorsi nuovi, sono stati un predicare l’attualità di Cristo e la
nresenza dello Spirito per parabole. Credo che questo possiamo e dobbiamo dire alla Comunità del « Servizio cristiano »,
noi che siamo vissuti altrove e
meno a disagio: « voi siete stati
per noi una parabola »; il che è
un altro modo per dire ciò che
Paolo diceva ai Corinzi: « Voi
siete stati per noi una lettera di
Cristo ».
Dimensione europea
Ed è stato proprio il suo essere una parabola che ha dato fin
dall’inizio al « Servizio cristiano» una dimensione europea
che non potrà perdere. Da molti
fratelli e sorelle in molti paesi
d’Europa il « Servizio cristiano »
di Riesi è stato sentito come una
parabola e non solo perché avevano un’amicizia personale per
Tullio Vinay o perché in qualche modo i valdesi sono sempre stati il « ragazzino prediletto » del protestantesimo europeo, ma perché il protestantesi
Giorgìo Bouchard
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
21 ottobre 1983
DIBATTITO SULLA PACE
Oltre la “pax americana
n
Sarebbe troppo facile dare delle risposte aU’invito di Giorgio
Spini (contenuto nell’articolo di
terza pagina de «La Luce» del
23 settembre dal titolo « Il rapporto tra pace e ideologia leninista ») a « scindere la causa della
pace, che ha tutto Tavvenire davanti a sé, da quella della dottrina leninista che di futuro non ne
ha alcuno» e ad «aprire un serio dibattito teoretico, cercando
di capire sU quali coordinate ideaU ci si debba attestare dopo
il crollo verticale del leninismo ».
Infatti dairimpianto deirarticolo e dai rimproveri distribuiti
ai nostri mass media (La Luce,
Gioventù Evangelica, Protestantesimo e Com-Nuovi tempi) si
può agevolmente dedurre che alla «pax leninista» si debba sostituire la « pax americana ». Ciò
perché la « tragica st^one » delle guerre, dei milioni di cadaveri
e delle dittature ,di ferro occidentali è terminata. Ora il nostro
pianeta è insanguinato e messo
a soqquadro dalla patria della
dottrina leninista, cioè dall’Unione Sovietica. Come dire: da questa aitisi, che indica dove sta
il « diavolo », si possono ricavare
« le coordinate ideali » sulle quali
le nostre chiese si debbono attestare. Così fortificate esse possono rivestire il ruolo di « avanguardia» nella predicazione della pace. Questi brevi cenni evidenziano la facilità delle risposte, che potrebbero mettere bene
in vista come le distorsioni e i
silenzi (Medio Oriente, Cile, America Latina ecc.) dipendono da
pregiudizi culturali.
Motivazioni
evangeliche
Perciò lascio questo terreno,
perché desidero fare un paio di
annotazioni, stimolate dall’articolo di Spini, ma anche da un insieme di idee che circolano nel
nostro ambiente. Il discorso sulla pace comporta un discorso
sulle « motivazioni evangeliche »
dell’impegno per la pace.
Qui sta il dibattito vero. I discórsi del Sinodo, gli articoli dei
nostri giornali (compreso quello
di Spini) le trasmissioni della no.
stra rubrica radio-televisiva ti lasciano l’imbarazzante sensazione
di « stare a fare politica » come
tutti e di trovarti, caso per caso,
in una sezione di partito, ad
ascoltare una tribuna elettorale
o a leggere un organo di partito.
Non è sfuggito alla trappola del
’’realismo politico” neppure il
Sinodo con la lettera indirizzata
a Craxi, nella quale ha chiesto
di sospendere per un po’ di tempo la costruzione della base missilistica di Comiso, nel quadro
della logica difensiva dell’Occidente. I resoconti giornalistici
hanno commentato: il Sinodo
non ha usato il dono della profezia. La spia di questa realtà invadente è anche nei sermoni che
si ascoltano o si leggono. In essi
si dà largo spazio a filippiche veementi contro la società e i suoi
mali, gli stati ingiusti e dittatoriali senza « una coordinata evangelica », che affondi nella comprensione del testo e nel suo significato. A questo punto il problema particolare: abbiamo bisogno di una teologia della pace,
che smantelli quanto di intimistico e compromissorio è stato detto e scritto intorno ad essa.
In generale. Fino a quando nelle nostre chiese la predicazione,
acriticamente, si mantiene su un
passato di convalida a varie ideologie (come rispettare l’autorità,
come trattare le donne, come
educare i figli, come aiutare i bisognosi, come considerare la natura ecc.) noi non saremo nella
condizione di illuminare e di insaporire.
Non credo di dire nulla di nuovo. Soltanto applico ad un caso
particolare (la predicazione della pace) quella che è l’esigenza
primaria del cristiano, il quale
abbia l’avvedutezza di costruire
non sulla sabbia, ma sulla roccia della parola di Dio, che diventa ogni giorno più chiara e
rivoluzionaria mano a mano che
vi ci si applichi. Il tesoro degli
studi biblici recenti e passati di
credenti non va sperperato. Da
una considerazione nuova di questo tesoro potrebbero prendere
sostanza veramente sermoni di
« avanguardia ». E’ questo un aspetto fondamentale della nostra
vita ecclesiastica, sul quale non
rifiettiamo molto. Abbiamo il diritto di considerare scarsamente
i doni del dottorato e della profezia? Ciò pone il problema, nella vita della chiesa, dell’enorme
divario tra questi doni e quelli
del pastorato, della diaconia e
della consolazione. Cioè esiste una incomunicabilità tra questi
diversi doni. Cosicché I’influenza
dei doni del pastorato, della diaconia e della consolazione diventa egemone nell’edificazione del
la chiesa. Il risultato: im corpo
non « armonico » né in crescita.
Marxismo e
protestantesimo
La seconda breve annotazione
riguarda il versante politico: il
rapporto tra marxismo e protestantesimo. Una prima domanda
è questa: come mai il socialismo
attecchisce in zone maggiormente infiuenzate dalla predicazione
di un cristianesimo dommatico e
mistico (cattolicesimo e ortodossia)?
Una seconda domanda: si è riflettuto abbastanza sulla convinzione di Gramsci (visto che lo
si tira in ballo) che rincontro o
lo scontro con la chiesa avviene
sul terreno della «riforma intellettuale e morale », essenza della
rivoluzione? La risposta a queste
due domande mette nella giusta
luce il rapporto tra marxismo e
protestantesimo (una fetta importante del cristianesimo) sia a
livello storico che ideologico. L’a
nima di questo rapporto sta nella « razionalità », di cui molto
ragionò Max Weber, che certamente non è estranea ai due movimenti e alle due culture. Secondo la tesi di Engels (ripresa e
fatta propria da Gramsci, depurata dall’acredine anticlericale)
amico di Marx e teorico del socialismo, la « razionalità » protestante, cioè la forza riformatrice e
liberatrice della Riforma sarà
superata da quella socialista. La
riflessione su questo rapporto
che si ispira alla ricerca di idee
e fatti che possono cambiare
uomini e cose, può essere ricca
e stimolante. Per esempio: prendere il nostro posto di discepoli
di Gesù di Nazareth e produrre
« riforma intellettuale e morale »,
per la liberazione deH’uomo. In
conclusione: la costruzione di
una teologia della pace comporta un lungo cammino attraverso
la Bibbia e la nostra tradizione.
Si tratta pur sempre di un cammino vigile e attento, capace di
usare criticamente tesori vecchi
e nuovi. Questo è il metodo che
ci è proprio e costituisce la nostra particolare autonomia, e la
ricchezza per gli altri. Penso che
in questo ambito, diverso da
quello suggerito da Spini, siano
da ricercare le nostre « coordinate ideali ».
Alfonso Manocchio
A colloquio
con I lettori
________ FEDE EVANGELICA E RAPPORTI INTERPERSONALI
Le regole mi sono catene
Vorrei poter dire qualcosa a
proposito del dibattito su fede
e rapporti interpersonali. Molte
cose sono state già dette e altre
lo saranno in segmto„ma alcune
mi hanno particolarmente stimolato e messo in discussione.
Un fatto balza subito agli occhi:
l’interesse per questa problematica è fortissimo ed intenso e
io personalmente, ogniqualvolta
mi sono trovato a discuterne, ho
avvertito il coinvolgimento pieno ed immediato degli interlocutori con cui parlavo.
E’ sempre difficile parlare delle proprie esperienze (per paura
di scoprirsi, di essere trovato
debole, per bisogno di difesa),
ma, forse, è l’unico modo per dire qualcosa di sensato e non teorizzare astrattamente. Mi vengono alla mente tante parole già
usate: eros, agape, fedeltà, coppia, matrimonio, passione, gratuità, dono; non è solo difficile
dare a ciascuna il proprio posto
e la propria casella, è impossibile, credo.
Abbiamo però la necessità di
fare un po’ di chiarezza in noi
stessi, di trovare delle strade
non troppo oscure da percorrere, di individuare qualche obiettivo da perseguire.
Sono dalla parte di Bruna Peyrot, pertanto, quando dice che
eros e agape sono componenti
delle relazioni interpersonali, e
che in un rapporto a due, di dono reciproco, di incontro, di comunicazione profonda, è difficile
distinguerli. Penso che anche
nella sessualità (o soprattutto?)
sia realmente possibile donare
ciò che , si ha. consumare e sprecare le proprie energie amorose,
vivere la gioia ed il piacere altrui e gioirne, avere ed essere
oggetto di premura e attenzione,
parlare ed ascoltare, perdersi
nell’altrp e con l’altro, amare insomma. Tutto questo non è solo
passione, né la passione soltanto ne è la molla, non è ricerca
del proprio piacere e basta, non
è sessualità fine a se stessa: e
non ci trovo niente di esecrabile,
di colpevole, di peccaminoso.
Certo l’amore è fatto anche di
altre cose, ha tanti altri aspetti,
ma questo aspetto non è meno
importante o meno significativo
degli altri e, anzi, è un dono ed
una grande possibilità per la relazione tra due persone.
Penso, inoltre, che non esista
un ambito privilegiato in cui
l’amore tra due persone possa o
debba manifestarsi, trovare spazio e compimento, ma che coppia, matrimonio o incontro eventuale, quando non sono o non
diventano prigioni o squallide
strade da percorrere insieme, siano, allo stesso modo, momenti,
opportunità, possibilità di sperimentare un rapporto di comunicazione e amore tra due individui.
E, ho paura di dire quello che
sto per dire, ma a questo pimto
non riesco a trovare regole (al
di fuori di quella dell’amarsi sul
serio, del decidere di farlo fino
in fondo) che non siano limiti
oppressivi e repressivi, catene,
muri di incomrmicabilità, regole
e limiti che sono causa di gelosie , rivendicazioni, ricatti, possesso, rimorsi e sensi di colpa.
Non riesco più a riconoscere
queste regole e ad accettarle,
perchè la repressione che esercitano su ciascuno di noi è alienante e la consapevolezza che
questa repressione fa parte di
te, ormai, è disperante.
Sensazioni, emozioni
e rimorso potenziale
Basti pensare ai fortissimi sensi di colpa che ciascuno di noi
ha provato anche soltanto nel
riconoscere, dentro di sè, delle
sensazioni o delle emozioni per
qualcun altro che non fosse il
proprio partner stabilito.
Di come lo stupore che si prova nello scoprirsi capaci di questi sentimenti fuori dalle regole
fissate, (fedeltà esclusiva, canalipazione delle proprie emozioni e desideri verso il partner, dovere coniugale) si accompagni
immediatamente al rimorso potenziale (che succederà dopo?
come lo dirò? che ne sarà del
mio rapporto di coppia? sono un
deviante?) e al senso di colpa
dovuto alTinfrazione commessa
o da commettere.
Non credo, poi, che sia esagerato dire che questi rimorsi e
sensi di colpa non nascono solo
in relazione ad una possibile
esperienza sessuale, ma, anche,
semplicemente nel provare interesse, comunque sia, verso qualcun altro, nel volerci al limite
parlare, nelTincuriosirsi, nel trovarsi affettivamente coinvolto e
nel desiderare di manifestare affetto. Ma questo discorso non
vuole, e non può essere, ideale.
perchè nella sua concretezza e
nella quotidianità ci fa fare i
conti con tutta la sua complessità, la difficoltosa gestione, il
rischio della solitudine per chi
mette in gioco se stesso, senza
difese, nel rapporto con gli altri.
Perché i motivi di sofferenza e
disperazione sono presenti per
ciascuno di noi, e la gioia e il dolore camminano sempre insieme
e ci accompagnano costantemente. Mi vengono alla mente alcune
domande alle quali non so dare
una risposta definitiva:
« In che modo mi rapporto con
chi soffre a causa mia, con chi
sperimenta la solitudine e la disperazione a causa della mia
gioia, con chi è messo in crisi
dalla mia volontà di amare qualcuno che ama? In che misura
tutto ciò influenza o muta le mie
azioni? ».
« Al contrario, come posso
amare colui che mi fa soffrire,
che è causa della mia solitudine,
colui che per poter amare a sua
volta pare intromettersi nelle
mie sicurezze, nei miei rapporti,
colui che sembra voglia portarmi via qualcosa che, non si sa
per quale motivo, mi appartiene?
Mi chiedo, però, se tutte queste sofferenze non nascano, poi
per tm senso del possesso che si
prova verso il proprio partner,
o per paura dello stravolgimento
del proprio castello di certezze e
del proprio ménage rassicurante
e della solitudine. Come possiamo convivere con questa sofferenza e con queste motivazioni?
La consapevolezza che amare
gli altri significa amare anche
chi ti fa star male è scioccante
e poi, cosa significa concretamente amare qualcuno che soffre a
causa tua? ».
Molte cose e molte scelte si
giocano su queste domande e
sulle risposte a queste domande,
rna un fatto è certo: non vorrei
più contribuire a ricostruire quei
muri che sono stati abbattuti
(anche se tanti altri si reggono in
piedi) e oltre i quali c’è uno spazio più ampio, più libero e liberante per rincontro, lo scambio
e la comunicazione tra gli uomini.
In questo spazio vige solo una
regola, la regola dell’amare sul
serio, quella che Gesù Cristo ci
ha insegnato. E’ la regola più
dura e severa che io conosca, ma
è anche quella che più dà sovrabbondanza di gioia.
Stefano Meloni
PROSA ESEMPLARE
Egregio Direttore,
mi consenta di esprimerle i sentimenti della più profonda riconoscenza
e dì un'ammirazione pressoché sconfinata per il contenuto del Suo editoriale « Punti di vista », apparso su « La
Luce » del 23 settembre u. s. in merito alla tragedia deH'aereo sud-coreano.
Al termine di un brano di prosa così
esemplare per chiarezza e dovizia di
concetti non ho potuto sottrarmi ad un
soprassalto di genuino entusiasmo, dovuto a quella mirabile sequela di argomentazioni, tutte sostenute da una lo
gica cartesiana che più ferrea non .si
può, costellate di illazioni quanto mai
brillanti eJ anche originali, condite da
un'apprezzabile dose di fantasia che in
certi casi non guasta, corroborate da
interrogativi veramente inquietanti che,
come in una sapiente regìa cinemato
grafica, procedono con ritmo serrato e
vieppiù incalzante, e contribuiscono in
modo determinante a far luce suH'oscura vicenda, anzi la illuminano a giorno.
Debbo anzitutto confessarle che, nei
la mia sprovvedutezza e ingenuità, le
abbattimento del Jumbo da parte dei
sovietici ed il comportamento tenuto
da costoro in tale circostanza mi avevano convinto trattarsi di un crimine
infame commesso da un regime di cui
è noto il disprezzo per la vita umana,
che si era risolto ad ammettere la propria responsabilità soltanto dopo le prove schiaccianti emerse a suo carico,
manifestando però in pari tempo, lungi da sentimenti di una pur elementare
umanità, un atteggiamento di ributtante
cinismo e di minacciosa arroganza.
Grazie al Suo artìcolo ora invece so
che mi sbagliavo e che in tale errato
convincimento ero stato indotto dai
mezzi d'informazione dei paesi occidentali, macroscopicamente fuorvienti, an
che se a mia parziale giustificazione
posso addurre le carenze linguistiche,
che mi hanno sempre impedito di abbeverarmi direttamente a quella fonte
assoluta di verità che notoriamente è
la Pravda.
Grazie al Suo impagabile saggio dì
acume analitico e capacità deduttiva,
che ha squarciato il velo d'ignoranza
e di colpevole pregiudizio da cui la mia
mente era ottenebrata, ora finalmente
sono in grado di pronunciarmi con sicurezza sui fatti avvenuti, che si possono
così riassumere:
1) la responsabilità dell'abbattimento dell'aereo ricade esclusivamente sugli Stati Uniti;
2) l'aereo portava a bordo 269 spie
abilmente travestite (anche da donne e
bambini), armate con ì più sofisticati
ordigni di guerra prodotti dalla tecnologia americana e giapponese;
3) la Russia non è caduta nel tranello ed ha sventato la minaccia alla
pace portata dagli aggressori americani.
Oppure;
1) Idem, come sopra;
2) l'aereo aveva a bordo effettivamente 269 passeggeri civili, ma il pilota è stato deliberatamente portato
fuori rotta dalla CIA (la nefanda organizzazione spionistica deH'America, vera responsabile di tutte le sciagure del
genere umano), che aveva manomesso
le apparecchiature di volo;
3) la Russia è caduta ingenuamente
nella diabolica trappola ed è stata costretta ad abbattere l'aereo, per dimostrare al mondo la sua ferma volontà
di pace e di disarmo.
A questo punto mi tornano alla mente le ricorrenti vignette di un noto settimanale umoristico, particolarmente
diffuso negli anni '50, che così suonerebbe oggi;
— Compagno, i russi hanno abbattuto un aereo civile!
— Compagno, l'Unità non lo dice!
— Hai ragione, compagno. Allora si
tratta della solita manovra americana
per gettare il discredito sulla Russia,
che si batte con ogni mezzo per la pace e la libertà dei popoli.
Chi l'avrebbe detto che, a distanza di
tanto tempo, ci saremmo ritrovati a
quello stesso livello?
Con la differenza che, in quel caso,
si trattava di stampa dichiaratamente
umoristica.
Sinceramente
Giancarlo Laub, Bologna
3
I
21 ottobre 1983
fede e cultura 3
PROFILO DEL RIFORMATORE - 3
Fondamenti deH'etica di Lutero
Abolito il convento, luogo privilegiato in cui vivere l’Evangelo, l’etica è ricondotta nel nnondo
- La condotta del cristiano non è motivata dal desiderio di ricompensa, ma dall’amore per Dio
Per molte persone la morale
di Lutero si riduce tutta al famoso detto: «pecca fortiter » (pecca decisamente). Che cosa vuol
dire?
Da giovano, quando era ancora
monaco cattolico, Lutero era
spesso assillato da scrupoli morali; passava in confessionale ore
di seguito trovando ancora
sempre qualche cosa da confessare, qualche quisquilia, un pensiero segreto, un’invidia nascosta, una parola impulsiva...
Un giorno il suo confessore,
che era anche il suo superiore, il
pio padre Staupitz aveva perso
la pazienza e gli aveva detto più
o meno: « ...Ma va’ via e torna
quando avrai ammazzato tuo padre, almeno avrai qualche cosa
di serio da confessare, e non
queste sciocchezze... ». Certo non
voleva dirgli dì andare a commettere un delitto, ma voleva
solo distoglierlo un po' robustamente dalla morbosità di queste
eccessive auto-accuse, di questo
eccessivo girare sempre intorno
a se stessi...
Anni dopo la stessa scena si
ripete, ma con personaggi diversi. Questa volta è Lutero che
ascolta, ed è il suo giovane e timido collega Melantone che si accusa e si accusa a non finire; ed
è Lutero che sbotta « pecca fortiter! »: « pecca sul serio se vuoi
confessarti, ma smetti di spaccare il capello in quattro ». Insom
Una veduta di Worms, la città in
cui si svolse la Dieta che mise al
bando Lutero (in Atkinson, La
parola scatenata, Claudiana).
ma, anche qui ima maniera drastica e polemica per distogliere
qualcuno da una eccessiva fissazione su se stesso.
Il secondo equivoco da eliminare deriva anch’esso da una frase un po' azzardata, un po’ paradossale di Lutero. Egli ha detto qualche volta che un peccato
è il miglior rimedio per cacciar
ne un altro.
Certo è una frase che suona
un po’ ambigua, e se uno la
prende alla lettera rischia di
combinare dei guai.
Lutero in realtà si riferiva a
quelle persone troppo zelanti,
troppo buone, troppo perfette,
che finiscono per sviluppare un
certo orgoglio spirituale, per sentirsi superiori: ecco allora che
pna bella bugia o un franco peccato di gola li ridimensiona, lì
obbliga a riconoscere di essere
anch’essi peccatori, li preserva
da queiraltro peccato, molto più
grave, che è la superbia di chi
si crede quasi perfetto.
Li preserva — ciò che più conta — daH’errore di pensare che
per la propria buona condotta
essi meritino la salvezza. Questo
in realtà è il tema centrale del
pensiero di Lutero: la salvezza
ci è data gratuitamente da Dio,
il perdono ci è concesso per pura grazia. Non ci sono meriti che
tengano; anzi, forse non c’è cosa
peggiore che voler far valere dei
meriti e trasformare così in oggetto di scambio ciò che è frutto
dell’amore disinteressato di Dio.
Naturalmente è stata fatta a
Lutero la stessa obiezione che
quindici secoli prima certuni avevano fatto all’apostolo Paolo: se
siamo salvati per pura grazia, dicevano e non per buona condotta, che scopo c’è a fare ancora
il bene? pecchiamo a piacere,
piuttosto, in modo che la grazia del perdono sìa ancora più
abbondante.
E Lutero, come tanti secoli
prima di lui l’apostolo Paolo, risponde semplicemente inorridito: « Dio non voglia! neanche a
parlarne! »...
Ma il problema rimane lo stesso: se la Condotta morale non è
stimolata daU’interesse di ottenere una ricompensa, da che cosa sarà mai motivata?
Le risposte di Lutero sono varie.
La prima è che la condotta
morale del credente è motivata
dalla gratitudine: è la riconoscenza per quello che Dio ha fatto per me che mi spinge a fare
ciò che gli piace. Ora, per Lutero,
per lui personalmente, questa era
certo ima motivazione molto forte. Del resto è così per tutti coloro per i quali la conversione e
Tadesione alla fede sono state
un’esperienza liberante. La liberazione, interiore o esteriore che
sia, è un’esperienza così grande,
così sconvolgente, così bella, che
davvero si è condotti, da un trasporto di gratitudine, a fare ciò
che piace a chi ci ha liberati, a
Dio.
Altre volte Lutero dice semplicemente che la condotta morale
è il frutto dello Spirito Santo che
Dio ha fatto abitare nel cuore
dei credenti.
Oppure fa il paragone degli innamorati. La bontà è la condotta
che naturalmente si addice a chi
ama il Signore. Come due innamorati che escono a passeggiare
insieme non hanno davvero bi;
sogno che qualcuno gli insegni
di che cosa devono parlare, allo
stesso modo chi ama Cristo sa
spontaneamente che cosa fare,
senza bisogno di leggi o di regole
che glielo prescrivano.
In tutte queste diverse risposte di Lutero emerge sempre lo
stesso pensiero fondamentale:
la condotta del cristiano non è
motivata né dal timore, né dal
desiderio di ricompensa, ma dall’amore per Dio; non è dunque
un’etica di costrizione, ma un’etica di libertà.
Si è detto spesso che la morale protestante è rigorista,^ cupa,
triste... Non credo nroprio_ che
lo si possa dire dell’etica di Lutero, tutta fondata invece sulla
riconoscenza, sull’amore, sulla libertà...
Un’ ultima osservazione per
concludere: al tempo di Lutero il
cattolicesimo distingueva tra una
morale di nerfezione, praticabile dai monaci, e una morale
più blanda raccomandata alla
gente comune. La conseguenza
pratica era questa: che la morale r>iù alta era proposta solo
a pochi ed era vissuta fuori dal
móndo, nel convento.
Ma Lutero abolisce i conventi...
e che cosa succede? Succede che
l’etica evangelica è ricondotta
nella vita di tutti i giorni; non
c’è più un luogo privilegiato dove
vivere le esigenze del Vangelo, al
contrario, per Lutero è aui. nel
mondn — pel matrimonio, nella
famiglia, nel commercio, nel lavoro — è aui che ogni cristiano
ha da vivere la sua gratitudine a
Dio che lo ha salvato praticando
auell’amore del prossimo di cui
parla il Vangelo.
Qui. nella nostra vita d’ogni
giorno... Aldo Comba
LA DOLOROSA^ VICENDA DÈI VALDESI NELLA CALABRIA DEL ’500
In memoria di una tremenda “giustizia”
Dopo aver riferito sull'oggi di Guardia Piemontese nel
numero della settimana scorsa, riteniamo utile ricordare la
storia antica riportando, adattato, un articolo scritto dal pastore Salvatore Ricciardi per il « Giornale della Calabria ».
Fra il secolo XIV (1315?) e il
secolo XVI (1561), visse in Calabria una nutrita colonia di dissidenti in materia religiosa: si
chiamavano « Valdesi », dal nome di Valdo, o Valdesio, il mercante di stoffe lionese che poco
dopo il 1170 aveva dato inizio al
movimento.
Come capitarono in Calabria?
Le risposte possibili sono due:
1) facevano parte di un contingente di sudditi di lingua provenzale che i signori angioini
vollero in Calabria per sentirsi
più forti contro la minaccia saracena; 2) erano emigrati dalla
Provenza o da alcune Valli del
Piemonte in cerca di lavoro e
di condizioni di vita meno difficili. Si insediarono lungo la fascia tirrenica che comprende i
Comuni di Fuscaldo, Montalto
Uffugo, Vaccarizzo, San Sisto
(che si chiama perciò San Sisto
dei Valdesi), la Guardia. E Guardia si chiamò Guardia « Piemontese » dopo essersi chiamata, per
un tempo. Guardia « Lombarda ».
I Valdesi erano gente pacifica,
dedita al lavoro (soprattutto l'allevamento del baco da seta), rispettosa delle leggi del luogo,
non vergognosa della propria
fede che comunque cercava di
non sbandierare più del necessario. Scrisse di loro il gesuita
Xavierre: « questi poveretti, fuor
della peste [leggi: dell’eresia],
circa li costumi, erano mirabilmente instrutti; non si vedeva
mai biastemare, la roba la lasciavan per la strada, non facevan tra loro questione, e così
dell’altre cose »h
Nel 1532, i Valdesi del Piemon
te avevano aderito alla Riforma
protestante (ramo calvinista di
Ginevra): cominciarono quindi
ad inviare a Ginevra dei giovani
che si preparassero al ministero pastorale nell’Accademia di
Calvino, presero a strutturare
delle parrocchie, soprattutto disposero — finalmente! — di una
traduzione completa della Bibbia (da loro stessi finanziata)
nella loro lingua.
Informati di ciò, i Valdesi di
Calabria vollero anch’essi usufruire di una cura pastorale solida e stabile. E così, nel 1558, inviarono a Ginevra uno di loro.
Marco Usceglio, per chiedere a
Calvino dei predicatori. Furono
inviati Giacomo Bonelli e Giovan Luigi Pascale.
II Bonelli, che volle visitare
anche le colonie valdesi delle
Puglie e spingersi oltre la Calabria, cadde a Messina nelle mani dell’Inquisizione, e fu arso vivo a Palermo il 18 febbraio 1560.
Il Pascale invece, venuto in Calabria, si diede soprattutto ad
esortare i fratelli a vivere la loro
fede in maniera più aperta e coraggiosa (forse più imprudente?) di quanto non avessero fatto in passato.. La cosa preoccupò il signore del posto, il marchese Spinelli, al quale premeva che una aperta professione di
fede da parte dei valdesi non
fosse presa per una aperta ribellione alla Chiesa cattolica, e
quindi lo ponesse in condizioni
difficili nei confronti di questa.
Lo Spinelli convocò al castello di Fuscaldo i Valdesi di Guardia. Pascale volle accompagnarli e il risultato fu che egli solo
venne trattenuto in carcere. Il
Vescovo di Cosenza venne ad in
quisirlo, ma non riuscì a « ridurlo alla ragione », né le successive inquisizioni e le torture lo indussero a cambiare idea. Da Fuscaldo fu tradotto a Cosenza,
{X)i a Napoli, quindi a Roma nel
carcere di Tor di Nona. Il Ì6 settembre 1560, il rogo si accendeva per lui davanti Castel Sant’Angelo, ed egli lo affrontò dopo aver proclamato alla folla,
avendo già la corda al collo, che
la sua unica colpa era il credere
in Gesù Cristo. Il verbale della
esecuzione parla dell’eliminazione di un « luterano ^ perfido »,
« le cui ceneri non si ricolsero ».
La strage
Due mesi più tardi, il cappellano di Casa Spinelli, Anania di
Taverna, dava inizio, col beneplacito del cardinale Alessandrini (futuro papa Pio V), ai processi per eresia in Guardia, Montalto e San Sisto, incaricandone
i frati Valerio Malvicino e Alfonso Urbino.
Il braccio secolare lo offriva
il governatore spagnolo Castagneto, il quale lanciò i suoi alTinseguimento di quei Valdesi
che avevano cercato scampo e
nascondiglio nei boschi. Stanati,
e viste inutili le proprie richieste di compassione, i Valdesi affrontarono il combattimento, e
nel corso di esso cadde lo stesso Castagneto.
La sua morte non poteva non
essere vendicata. Da Napoli venne apposta a Cosenza il duca di
Alcalá (il Viceré). Gli eserciti regolari vennero ingrossati dai galeotti liberati dal carcere allo
scopo (avrebbero potuto lavare i
loro peccati nel sangue valdese).
Furono impiegati cani addestrati alla caccia all’uomo.
San Sisto, che contava 6.000
abitanti, fu arsa, e quelli che
non furono uccisi sul posto ven
nero tradotti in catene a Montalto. Lo stesso fu dei 1400 prigionieri fatti a Guardia, dove 76
abitazioni vennero date alle fiamme.
Quello che accadde poi, lo sentiamo dalle parole di un testimone citato dallo storico De Boni h «Qra resta da far giustizia,
la quale, per quanto hanno ap;
puntato questi signori con gli
auditori e fra’ Valerio Inquisitore, sarà tremenda... ».
« Qggi di buon’ora si è ricominciato i[a Montalto, NdR] a
far l’orrenda iustitia di questi luterani ^ che il solo pensarvi è
spaventevole... Erano tutti serrati in una casa e veniva il boia,
e li pigliava uno a uno e gli legava una benda davanti gli occhi, e poi lo menava in un luogo spazioso poco distante da
quella casa e lo faceva inginocchiare e con un coltello gli tagliava la gola e lo lasciava così; di poi pigliava quella benda
così insanguinata e col coltello
sanguinato tornava a pigliar l’altro e faceva il simile. Ha seguito quest’ordine fino al numero di
88... Si è dato l’ordine, e già sono qui le carra, e tutti si squarteranno, et si metteranno di mano in mano per tutta la strada
che fa il procaccio fino ai confini della Calabria ». « In undici
giorni si è fatta esecuzione di
duemila anifne, e ne sono prigioni milleseicento condannati... ».
Il ricordo
Dice uno storico valdese: dopo gli eccidi, « l’unico ricxrrdo
dell’antica vicenda valdese sta
oggi nei nomi di luogo, nei nomi delle famiglie, nel dialetto
chiaramente provenzale, nel costume femminile, e forse _ in
qualche cerimonia religiosa
espiatoria » h E si ricorda: « Il
popolo intero per molti anni sì
dovette recare a piedi al santuario di San Francesco da Paola, la prima domenica di maggio,
scalzo e coronato di spine, e appena in vista del Santuario inginocchiarsi chiedendo perdono » h
Un ricordo più tangibile di
quello descritto da Armand Hugon si trova in Guardia dal settembre 1975: nella Piazza Chiesa Valdese è stato posto un cippo commemorativo delle stragi.
Un monumento singolare: non
un monumento per i vincitori,
ma un monumento per i vinti.
Si cominciava così a riparlare
apertamente di Valdesi e di valdismo. Non che la fede valdese
tornasse nei luoghi del passato;
ma si cominciava a superare la
rimozione della violenza e delle
stragi, per troppo tempo sepolte sotto la polvere dei secoli e
nelle pieghe della coscienza collettiva.
I tempi sono cambiati.
Qra, dopo il sodalizio stretto
con il gemellaggio tra Guardia
e Torre Pellice, il Centro di cultura « Giovan Luigi Pascale »,
inaugurato a fine settembre, ospiterà una documentazione della
storia valdese in generale e della Calabria in particolare, oltre
alla ricostruzione parziale di una
abitazione tipica di Guardia, e
potrà ospitare convegni di studio e di ricerca.
Salvatore Ricciardi
* citazione in : M. Scaduto, Tra Inquisitori e Riformati. Le Missioni dei
Gesuiti fra i Valdesi delle Calabrie e
delle Puglie... AHSJ, 1946, IV, p. 8.
* la qualifica di « luterano » è all’epoca attribuita indistintamente a
tutti gli evangelici.
® F. De Boni, L’Inquisizione e i Calabro-valdesi, Milano, 1864, p. 130 e
p. 13.
* A. Armano Hugon, Storia dei Vaidesi, voi. II, Torino 1974, p. 41.
® C. Alvaro, Una Comunità piemontese in Calabria, « Le vie d’Italia », aprile 1942, p. 412.
«t!
4
4 vita delle chiese
21 ottobre 1983
Fazzoletti
Il lavoro e il senso delle Corali P®*'
I rappresentanti delle Corali
si sono riuniti in assemblea per
esaminare l’attività futura e per
dare le direttive di lavoro al comitato esecutivo. Partendo dall’Ordine del giorno della Conferenza Distrettuale di giugno
(vedi Eco delle Valli n. 23) i presenti hanno avviato una discussione approfondita sul lavoro e
sul senso dell’impegno delle Corali. Questa discussione, lungi
dall’essere conclusa ha comunque espresso delle linee precise
per esempio sulla Festa di Canto. Il 20 maggio 1984 la Pesta di
Canto si terrà, in ima località
esterna alle Valli (si attendono
proposte in merito) e le Corali
parteciperanno solamente con
inni d’insieme, in numero superiore al passato, in modo da dar
re spazio anche al messaggio e
alla spiegazione dei testi, elemento spesso trascurato nel passato.
Altro argomento affrontato è
state quello, non nuovo, della
preparazione dei Direttori. Su
questo punto le oninioni sono
abbastanza diversificate, perché
diverse sono le esigenze dei direttori attualmente all’opera ;
tuttavia va guardato al futuro
e non da trascurare è la prepar
razione di possibili futuri direttori. La commissione esecutiva
avrà l’incarico di raccogliere suggerimenti e di presentare tm
progetto di corsi di formazione
ed aggiornamento, potendo con
tare, per l’aspetto finanziario, su
graditi doni provenienti dalla
Svizzera e dalla Germania.
Verrà, infine, ripristinato l’archivio generale per permettere
lo scambio della musica tra le
Corali, ampliando così il repertorio nello spirito della comunione evangelica, come espressamente detto nell’0.d.G. della
Conferenza del I Distretto.
F. T.
COMMISSIONE DIACONIA
La cura dell’anziano
Le case per anziani, sorte in
altri tempi alle Valli per rispondere alle esigenze della popolazione valdese, si sono gradualmente trasformate in quei grossi
istituti che conosciamo oggi. Sono strutture che si sono venute
modificando nel tempo per rispondere alle esigenze di chi ha
necessità di essere accolto in un
ambiente che gli permetta di rimanere in relazione con i suoi simili, fornendogli quei servizi che
la famiglia non è più in grado di
dare. Questo processo, accentuatosi negli ultimi anni ha però
cambiato la fisionomia delle case
che ora vedono aumentare il numero di coloro che non sono più
in grado di essere autosufficienti.
E’ solo un problema fisico?
Quali risvolti la non autosufficienza suscita negli ospiti? Qual è
l’approcrào al problema da parte
di wloro che ogni giorno operano in queste case? L’esigenza di
approfondimento è fortemente
sentita , questo il motivo per cui
la Commissione per la Diaconia
ha organizzato negli ultimi anni
una serie di incontri con i responsabili delle case per anziani
ed ora promuove un incontro diretto a tutti gli operatori e a coloro che ne sono interessati.
Il tema; L’approccio psicologico e la cura dell’anziano nelle nostre case di riposo. Sarà svolto
dalla dott.sa Vougat che opera
in Svizzera.
Mentre per il programma dettagliato rimandiamo al calendario a fianco pubblicato, per questioni organizzative preghiamo
gli interessati di voler segnalare
la loro partecipazione a Carla
Longo (all’una o ad ambedue le
giornate) telef. 91550 - 91801.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Presenti a Roma alla manifestazione
TORRE PELLICE — Durante
l’Assemblea di chiesa di sabato
8 ottobre la comunità di Torre
Penice ha ufficialmente aderito
alla manifestazione per la pace
del 22 ottobre a Roma. D. Abate, P. Bouissa, A. Geymet, F. Taglierò, I, Pons compongono la
delegazione espressa dall’ordine
del giorno votato all’unanimità
dall’assemblea. Con questa presa di posizione la chiesa di Torre Penice esprime ancora una
volta la sua sensibilità verso il
tema della pace, già più volte
sottolineata in diversi momenti: la partecipazione al comitato
per la pace Val Penice, la nomina della commissione Pace e
Disarmo da parte del Concistoro, mentre alcuni giovani scelgono il servizio civile in alternativa a quello militare. L’Assemblea di chiesa di novembre
ritornerà ancora sui temi della
pace, secondo le indicazioni sinodali. /
• Dopò la festa alla scuola dei
Chabriol è ora la volta della festa del quartiere dell’Inverso.
Domenica 23 alle ore 15 i membri di questo quartiere e tutti
gli amici che vorranno unirsi
a loro, si ritroveranno presso la
scuola per una castagnata!
• Un discreto numero di genitori, inferiore di molto comunque alla potenzialità numerica,
ha partecipato all’incontro con
i catechisti, sabato 8 scorso. Il
progetto di catechismo per i giovani nati nel ’70/’71/’72 è stato
vagliato ed approvato. Da giovedi. 20 alle ore 14,30 alla Casa
Unionista questi ragazzi inizieranno i loro corsi, mentre il
gruppo Cadetti si ritroverà il
sabato alle 15. Anche il Coretto
dei piccoli ha iniziato l’attività,
che si svolge il venerefi alle 16,30.
Benvenuta, Erika!
SAN SECONDO DI PINERO
LO — Durante il culto di domenica scorsa, alla presenza di un
pubblico che gremiva il tempio,
la candidata al ministero Erika
Tomassone, quale responsabile
aella cura pastorale della nostra
chiesa per l’anno in corso, è stata presentata alla comxmità dalla
delegata del 2“ Circuito, Rosanna
Paschetto.
Dopo l’ascolto del messaggio
augurale e fraterno, la candidata è salita sul pulpito per presiedere il suo primo culto a San
Secondo. La sua predicazione,
ispirata ai primi versetti del
cap. 16 dell’Epistola ai Romani,
è stata un convincente messaggio di fede e di esortazione.
Al termine del culto, l’anziano
Emilio Gardiol ha parlato a nome del concistoro dando il più
caldo benvenuto alla sorella Tomassone, la quale ha ringraziato commossa per la calorosa accoglienza avuta ed ha chiesto a
tutti di collaborare fraternamente con lei all’inizio di questo suo
primo lavoro di responsabilità
pastorale a pieno tempo in una
chiesa.
Ringraziamo Erika per la
sua disponibilità con l’augurio
che il suo servizio possa svolgersi con fedeltà e zelo mediante la potenza dello Spirito Santo
e la partecipazione attiva di tutti i membri di chiesa che desiderano crescere insieme nella
fede e nella consapevolezza della propria responsabilità di credenti.
Incontro di Concistori
ANGROGNA — Due giorni
impegnativi per il nostro Concistoro che ha ospitato dodici
membri del Concistoro tedesco
di Wolfersweiler (nella Saar)
guidati dai pastori Gerritsmann
e Regenberg. Dopo la visita ai
luoghi storici e al Museo Valdese abbiamo organizzato insieme
il culto domenicale cui ha fatto
seguito un eccellente pranzo organizzato dall’Unione Femminile. Poi nella discussione (con
traduzione) sono venute fuori
cose interessanti : episodi di
guerra frammisti a esperienze
di oggi. Soprattutto è emersa
un’analogia di fondo perché viviamo gli stessi problemi. La
chiesa che restringe gli spazi di
spontaneità e ricerca del dialogo, frequenze ai culti che si at
testano intorno al 5, massimo 10
per cento. Insomma il compito
degli «anziani» tedeschi non è
molto diverso da quello dei
membri dei Concistori italiani.
Certamente, grazie alla tassa ecclesiastica riscossa dallo Stato,
le chiese tedesche risentono meno della crisi economica ma il
benessere non sembra favorire
la credibilità della chiesa nella
società. Si è anche parlato del
rapporto, a volte difficile, con i
giovani anche se si è notato che
il tema della pace sta ridestando nel mondo evangelico (la comunità ospitata vive a pochi chilometri dal più grande aeroporto militare americano in Europa) molte energie marginali. In
sostanza ci siamo lasciati con
l’impressione che stiamo vivendo, pur a 1.000 chilometri di distanza, la stessa battaglia. Il che
è incoraggiante.
• Domenica 23 il pastore è assente perché partecipa, con alcuni giovani della comunità, alla
manifestazione a Roma per la
pace. Al Serre (9,30) predica un
gruppo dell’Unione Femminile,
al Capoluogo (10,30) il past. E.
Ayassot in francese.
Riunioni quartierali
FRALI — Nei nostri primi
due incontri di quest’anno mediteremo insieme sul senso del
battesimo e della santa cena,
confrontandoci col testo BEM
di Lima ’82.
Il calendario sarà il seguente:
Giordano-Pomieri martedì 25/10;
ergere giovedì 27/10- Indiritti
martedì 8/11; Villa giovedì 10/
11; Ghigo giovedì 24/11; Malzat
martedì 22/11.
Le riunioni avranno inizio alle ore 19.30, ad eccezione di quelle degli Indiritti che inizieremo
alle ore 15.
• L’Unione femminile avrà il
suo primo incontro domenica 30
ottobre alle ore 13,30.
Assemblea di chiesa
PRAMOLLO
• Domenica 23 avrà luogo l’assemblea di chiesa, dopo un breve
culto alle ore 10, con la relazione
sui lavori della Conferenza Distrettuale e del Sinodo, discussione dei principali temi e decisione sull’orientamento generale
delle nostre attività.
Primo Circuito
Il Convegno Giovanile organizzato dal I Circuito a Torre
Penice sul tema del lavoro e della occupazione ha visto la partecipazione di una trentina di giovani, che hanno ribadito l’interesse che il problema suscita in
Valle Ne parleremo in modo
approfondito nel prossimo numero.
1-4-7 0 4 5
MIRAMARE
DI RIMINI
VIA SARS»NA,19
TCLEF 1054.1)
32569
32548
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare
servizi e il trattamento.
ottimi i
La FGEI ha preparato una serie di foulard viola e lilla con su
stampata una colomba ed un
versetto tratto dal Salmo 44
« ...Non è nel mio arco che io
confido e non è la mia spada
che mi salverà ».
Questo versetto e la colomba
stilizzata sono i simboli del prossimo VII Congresso Nazionale
della 'FGEI che si terrà ad Ecumene dairS airil dicembre.
I fazzoletti viola, che sono in
vendita al prezzo di L. 2.000, costituiranno un po’ un segno di
riconoscimento per gli evangelici presenti a Roma alla manifestazione per la pace del 22 ottobre. Ma anche chi non potrà venire a Roma può acquistarlo e
indossarlo nella sua città!
E’ questo un modo di esprimere la nostra unione col movimento per la pace europeo. I fazzoletti viola degli evangelici tedeschi, con la scritta « E’ ora di
dire un chiaro NO al riarmo nucleare » e il disegno di- ima mano che esce da una chiesa spingendo via i missili, sono stati il
simbolo del Kirchentag svoltosi lo scorso mese di giugno. Il
colore viola esprime il pentimento. Lo stesso vale per noi; non
vogliamo fare sulla pace una
marcia trionfale, ma bensì avviare una riflessione che ci conduca
ad una confessione di peccato e
ad una conversione personale e
collettiva.
giovedì 20 ottobre
n CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA
PINEROLO — Alle ore 14.30 presso
la Chiesa Valdese (via del Mille 1) hanno inizio I lavori del corso di animazione biblica promosso dalla FFEVM
del 1“ Distretto.
Prossimi incontri: giovedì 27 ottobre,
giovedì 3 novembre, giovedì 10 novembre.
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pi
nerolo, con Inizio alle ore 20.30.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — L'incontro del Collettivo inizia alle ore 20.30 nei locali dei
Centro d'incontro. Si studia il Vangelo
di Giovanni, capitolo 13.
sabato 22 ottobre
(presso Rifugio)
domenica 23 ottobre
(presso Asilo di S. Giovanni)
□ CORSO DI
AGGIORNAMENTO
PER OPERATORI
E VOLONTARI DELLE
CASE PER ANZIANI
LUSERNA S. GIOVANNI — La Com
missione per la Diaconia organizza tre
le 9 e le 17 uno stage di aggiornamento per operatori e volontari delle case
per anziani allo scopo di favorire uno
scambio di informazioni che coinvolga
contemporaneamente ogni struttura per
anziani.
Lo stage di aggiornamento vedrà gli
operatori suddividersi nelle due giornate per permettere a tutti di partecipare e nel contempo non compromettere
il funzionamento degli istituti.
Programma di massima:
Ore 9/12: Introduzione della Dott.
Vougat; Discussione generale.
Ore 12: Pranzo;
Ore 14/17: Suddivisione in 3 gruppi
di lavoro.
— Scambio di esperienze e rilevazione
di problemi comuni;
— Approfondimento di alcuni specifici
problemi evidenziati e verifica sul
campo di come essi vengono affrontati;
— Conclusioni.
_______Sabato 22 ottobre______
□ TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore '9 va in onda la trasmissione • Confrontiamoci con l'Evangelo ■
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
domenica 23 ottobre
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
domenica 30 ottobre
□ INCONTRO FDEI
PIEMONTE-LIGURIA
SAVONA — Si tiene tra le 10.30 e
le 17.30 l'incontro regionale della FDEI
Piemonte-Liguria presso la chiesa metodista di via Diaz, sul tema « Qualità
della vita e testimonianza evangelica.
E’ possibile vivere come creature di
Dio nel nostro tempo ».
Per iscrizioni (entro il 25 ottobre) e
informazioni per i gruppi delle Valli rivolgersi a Katharina Rostagno (telefono
0121/51372).
Per la partecipazione è organizzato
un viaggio in pullman (costo L. 10.000).
Pranzo al sacco.
□ CONCERTO AL TEMPIO
DEI COPPIERI
TORRE PELLICE — Alle ore 16 inizia
un concerto offerto daH'Associazione
Amici dell'Cspedale Valdese di Torre
Pellice, dalla famiglia Comba, da Claire
Ibbot e Paolo Vaglieri dedicato alla memoria di Gustavo Adolfo Comba. Saranno eseguite musiche di Vivaldi, Bach
e B. Marcello. Ingresso libero a tutti.
5
21 ottobre 1983
vita delle chiese $
30.9-2.10 - CONVEGNO DEGLI AMICI DI RIESI
Il “Servizio cristiano”
guarda avanti
Analizzato un lavoro di frontiera senza il quale
oggi saremmo più poveri e chiusi in noi stessi
A ventidue anni dalla nascita
il Servizio Cristiano di Riesi è
di fronte ad un nuovo futuro. E’
apparso chiaro durante i lavori
deH’ultimo convegno degli Amici
del Servizio, svoltosi a Riesi all’inizio di ottobre, cui hanno partecipato una cinquantina di persone che, dall’Italia e dall’estero,
seguono da vicino il lavoro del
centro. Rin dalle prime battute
del convegno, ma soprattutto
nelle riflessioni bibliche di Giorgio Bouchard e Sergio Ribet, l’accento è ripetutamente caduto sulla vocazione comunitaria intesa
come scelta di vita nuova, difficile, ma necessaria alla testimonianza del Regno. Anche se non
esclusiva. Questa era l’atmosfera.
Poi, nello spazio di tre giorni siamo « entrati » in rapida successione nei diversi settori in cui
opera il gruppo del Servizio ascoltando interventi, analisi e delineando una prima, frammentaria, prospettiva per il futuro. Tor.
nava in mente a sprazzi il recente dibattito sinodale sul Meridione; rilancio, riqualificazione, non
colonizzazione, nuova attenzione
della chiesa per il Sud che si
trasforma. Ma andiamo con ordine.
L’avvio al dibattito
Intanto il quadro teologico di
riferimento è stato offerto da
Sergio Rostagno della Facoltà
Valdese che ha sviluppato il rapporto tra l’azione del credente e
la predicazione. Se l’azione può
essere definita come un farsi carico di situazioni storiche precise essa, per il credente, non può
fare a meno di un confronto libero e continuo con la predicazione della Parola. Per dei protestanti si tratta — ha detto Rostagno — di un dinamismo produttivo simile alla nozione biblica del Patto dove: « l’uomo resta
pienamente servitore proprio nella sua umanità e persino nella
sua dimensione laica e terrena,
mentre Dio conserva nella sua
Parola un inesauribile potere di
intervento vivo e a volte critico ».
L’altra spinta decisiva ad avviare il dibattito l’ha data Franco Giampiccoli il quale dopo aver esaminato la situazione di affaticamento in cui versa, dopo
tanti anni di lavoro assiduo, l’attuale gruppo residente ha sottolineato il ritardo della nostra
chiesa nell’elaborare la sua nuova struttura diaconale. Articolata in diversi settori questa strut
tura permetterebbe non solo il
necessario ricambio delle persone ma darebbe modo di avere
una visione organica del servizio
diaconale della chiesa. Continuando nella sua analisi Giampiccoli ha rilevato come positivi
i recenti contatti tra il gruppo
residente e i giovani della FGEI
siciliana e la realtà del Circuito
locale al fine di elaborare, insieme, una prima ipotesi per il domani.
In sostanza si tratta, riguardo
al futuro, di trovare un nuovo
gruppo residente che abbia di
fronte a sé l’ipotesi di un servizio
a termine. Un gruppo sostenuto
da una ’’leadership” dinamica e
che prosegua il lavoro svolto dal
Servizio sui diversi versanti d’attività. Ma non è così semplice
come dirlo. La situazione è più
complessa di quél che possa apparire dal verbale del Convegno.
Vediamo un attimo.
I settori del lavoro
Il Servizio Cristiano che ha
assunto in questi vent’anni una
statura europea conduce la sua
battaglia su diversi fronti: prima
cosa la scuola elementare e materna (più di 100 bambini) che,
con il suo corpo insegnante tutto di Riesi, costituisce una porta
aperta verso la città e la miglior
carta di credito per l’estero. Poi
c’è la scuola allievi meccanici che
trova il suo naturale sbocco nella « Meccanica Riesi » (visitandola sembra di fare un salto nell’hinterland milanese), industria
di alta tecnologia che impiega
trenta persone di Riesi nella fabbricazione di frese per la lavorazione del legno su licenza della
Oertli svizzera. A proposito, lo
stesso Oertli era presente al convegno, preoccupato, ma non solo
da oggi, di conciliare la mentalità
italiana con le esigenze della razionalità industriale. Poi c’è il
servizio sociale in Riesi attraverso un consultorio e un lavoro di
socializzazione nel quartiere più
diffìcile. L’elenco non finisce qui.
II « Servizio » è direttamente coinvolto nella cooperativa della
’’Cantina sociale”, a cui, oggi come oggi, circa 700 soci conferiscono il prodotto dei loro vigneti.
Accanto ad un’attività agricola
che il Servizio gestisce in proprio
e che sino a qualche anno fa era
particolarmente intensa (ma negli anni ’70 il gruppo residente
sfiorava le trenta persone) si sono fatte — lo ricordava al Con
COMUNICATO
La CLAUDIANA Editrice propone alle chiese evangeliche
italiane di organizzare nel prossimo mese di NOVEMBRE —
in occasione delle celebrazioni del 5° centenario di Lutero — un
MESE DEL LIBRO
CLAUDIANA
centrato sul tema della Riforma (in senso lato), con sconti
speciali e senza rischi di invenduto per le chiese.
Dati i ristretti limiti di tempo, i responsabili sono pregati
di iscriversi o chiedere informazioni per telefono; 011/68.98.04.
L’offerta è anche un’occasione per costituire una biblioteca di chiesa (là dove non esiste ancora).
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vegno un Tullio Vinay particolarmente in forma —• precise battaglie culturali (attraverso il Centro dibattiti che si affacciava sulla piazza di Riesi) e politiche
(per esempio contro l’enfiteusi).
Tutto questo e altre attività (che
per ragioni di spazio non elenco)
sono rimaste, progressivamente,
sulle spalle di pochi. « Noi — dice Elisabeth, da 16 anni a Riesi
— il nostro contributo, piccolo
o grande che sia, l’abbiamo dato
volentieri. Adesso per tutti noi
’’vecchi” del Servizio è arrivato
il momento di iniziare altre esperienze ». In effetti anche Vinay lo
riconosce. La sua stessa esperienza pluriennale al Senato gli ha
comunque permesso di vivere
un’altra dimensione, di respirare
un’aria nuova dopo anni a Riesi. Su questo sono tutti d’accordo: bisogna rinnovare l’attuale
gruppo residente. Non si tratta,
per il futuro, di voltare pagina
ma di ridare flato e prospettiva
ad un impegno che conserva tutta la sua validità. Ma come?
Le prospettive
La domanda viene anche dagli
amici stranieri che, attraverso il
«Riesi notizie», seguono e sostengono l’opera ispirata da Tullio Vinay. Una prima risposta a
questa domanda emerge da un
lavoro di ricerca condotto, per
mesi, nella scuola del Servizio
sul tema della lotta alla mafia e
dell’impegno per la pace. Su questa linea può muoversi il domani del Servizio purché sostenuta da una nuova analisi del
Meridione di oggi che — ricordava il Moderatore Bouchard, chiamato a presiedere il convegno —
« non è più quello di Gramsci o
quello descrìtto da Tornasi di
Lampedusa nel suo ’’Gattopardo” ». Non solo: il Servizio Cristiano potrebbe diventare per la
sua storia e la sua collocazione
— suggeriva il segretario nazionale della FGEI, Paolo Naso —
una struttura aperta al lavoro
volontario, (e di quello certamente c’è bisogno) e alla formazione
di nuovi ’’quadri” responsabili
dell’evangelismo italiano. Ma ciò
che non dovrà essere assolutamente perso per strada, comunque vada il futuro del centro —
notava Hélène, anche lei da più
di 20 anni a Riesi — è il contatto
con la popolazione della città.
Contatto che si è via via intensificato e approfondito (« abbiamo
contatto stabile con 1/3 dice
Vinay — della popolazione di
Riesi ») e che costituisce una delle motivazioni principali del Servizio. Nessuno dunque vuole tornare indietro. Il Servizio a Riesi continuerà la sua opera, forse
con degli aggiustamenti, attraverso nuove verifiche e perché
no? riproponendo, negli anni ’80,
alla chiesa la sfida della scelta
comunitaria. Come scelta di vita,
anche se non per tutta la vita.
Per portare avanti questo intreccio di idee e progetti è stato
nominato un gruppo di lavoro
raporesentativo di tre generazioni: dai venti ai sessant’anni. Raccolto il materiale informativo e
definite nuove ipotesi, in dicembre, dovrebbe iniziare il ’’reclutamento” delle persone. E’ chiaro che il primo importante passo in questa direzione sarà mosso aU’interno del congresso nazionale della FGEI, Dopo questa fase il gruppo che avvia il
cambio della guardia dovrebbe
lasciare il posto ad un comitato
oiù allargato che sosterrà i primi passi dei nuovi residenti al
Servizio.
Certo non c’è molto tempo. Ma
si tratta ora di concretizzare un
discorso che dura da qualche anno (per tutti — vedi TEco/Luce
del 20.11.1981). L’urgenza di risolvere questo problema — forse
il problema più grande che oggi ha la nostra chiesa in Italia —
diviene anche la necessaria forma di riconoscenza nei confronti di chi ha speso gli anni migliori per un lavoro di frontiera senza il quale oggi saremmo tutti
più poveri e rinchiusi in noi
stessi.
UN LUTTO RECENTE
G. B. Nicolini
Il 13 agosto 1983 decedeva presso l’Ospedale Civile di Candii il
Pastore emerito Giovan Battista
Nicolini.
Nato a Firenze il 27 giugno del
1903, proveniva dal cattolicesimo
in cui, all’età di 33 anni, aveva ricevuto vocazione tardiva a seguito della quale, dopo gli studi nel
Seminario D. Bosco di Torino,
era stato consacrato «Presbitero» nel 1939. La sua personale
ricerca del Cristo si trasforma
in servizio quando, a seguito del
suo incontro con la comunità metodista di Padova, depone l’abito
sacerdotale per entrare al servizio della Chiesa Metodista come
evangelista. Dopo un primo incarico presso la comunità metodista di Bassignana nel 1947, segue
il suo aggiornamento teologico
presso la Facoltà valdese di Roma e quindi, consacrato pastore
nel 1951, gli viene affidata la comunità di Villa S. Sebastiano e
poi, nel 1960, viene inviato alla
comunità di Novara dove per alcuni anni serve quella vasta diaspora metodista (Vercelli, Casale, Luino, Varese, Omegna, Vintebbio).
Segue il servizio presso la comunità di Terni nel 1968 e poi,
nel 1970, presso la comunità di
Vicenza dove termina il suo servizio attivo, andando in emeritazione nel 1973.
Uomo di cultura, poeta dall’animo semplice e genuino, ha servito il suo Signore con fedeltà
ovunque è stato mandato e le comunità che hanno goduto del suo
servizio sono cresciute materialmente e spiritualmente ricevendo una impronta duratura dalla
sua spiritualità chiaramente evangelica. Anche il suo ultimo
soggiorno in Canelli ha visto la
costante testimonianza del nostro fratello presso quanti, cattolici od evangelici, lo hanno conosciuto.
Gli ultimi tre anni della sua
vita hanno visto il declino della
sua persona, con un continuo crescere della sofferenza, culminata
nel suo ultimo ricovero ospedaliero a seguito del quale si è visto circondato dall’amore fraterno non solo della sua compagna
ma anche di quanti avevano ricevuto la sua testimonianza di credente. Riacquistata negli ultimi
giorni la lucidità mentale, ha at
teso con fiducia e speranza il suo
ritorno nella Casa del Padre, addolorato soltanto dal pensiero
di lasciare sola per un tempo la
compagna dei lunghi anni del
suo servizio. E il suo funerale è
stato l’ultimo servizio che il nostro fratello ci ha reso poiché è
stato possibile annunziare ai numerosi intervenuti la necessità di
proclamare la Signoria di Cristo
nel nostro tempo, lo stesso Cristo che il fratèllo Giovan Battista
Nicolini ha servito con costanza
e fedeltà per molti anni.
Ugo Tomassone
EGEI TRIVENETO
Giuseppe Platone
GENOVA — Il 5-6 novembre si terrà,
presso i locali della Chiesa Valdese
(Via Assarotti), un incontro del Collettivo biblico sul tema del battesimo. Introducono I pastori Gino Conte e Domenico Tomasetto. Inizio alle 16,30 del
sabato.
Sabato 29 ottobre, in Via Assarotti
21, il M.o Ferruccio Corsani terrà una
conferenza su « luterò e la musica corale », a cui farà seguito l’audizione di
brani musicali.
Giovedì 10 novembre, alle ore 18, il
past. Gino Conte terrà una conferenza
(in Via Assarotti 21) su: « Al cuore del
messaggio luterano; la giustificazione
per fede ».
PORTO S. GIORGIO (Te) — Venerdì
4 novembre presso la Sala della Società Operaia di Mutuo Soccorso il Dr.
Mario Cignoni parlerà su « Tracce di
valdesi a Porto S. Giorgio, nella seconda metà dell’ottocento ». Inizio ore 17
— Via Gentili 14.
CINISELLO BALSAMO (Mi) — Giovedì
3 novembre, presso II Centro Lombardini (Via Montegrappa 62/b), dibattito
aperto su: « Comiso, base atomica nel
Mediterraneo ». Introduce Paolo Naso,
segretario nazionale della FGEI.
MILANO — I prossimi appuntamenti
del Centro Culturale Protestante (Via
F. Sforza 12/a) sono II 26 ottobre, alle
21, in cui il past. D. Garrone parlerà
su: « Approccio cristiano alla Bibbia
ebraica » e il 9 novembre ore 21 con
il prof. D. Nizza che presenterà « La
Bibbia ebraica alla luce della tradizione ebraica ».
Bilancio
positivo
VENEZIA — Si è tenuta nei
giorni 1 e 2 ottobre presso i locali della chiesa valdese di Palazzo Cavagnis l’assemblea annuale dei gruppi giovanili e
FGEI del Triveneto. Presenti circa 25 giovani, provenienti da
Trieste, Pordenone, Venezia, Padova e Peltre, si è discusso sulle
attività dell’anno.
Il bilancio del lavoro svolto
nell’anno ’82-’83 è ampiamente
positivo. Quasi tutti gli incontri
programmati si sono poi effettivamente tenuti; uno studio biblico comune a Venezia, un convegno sulla pace con Paolo Naso sempre a Venezia, un convegno sulla scuola domenicale a
Pordenone con la partecipazione di due membri del SIE della
Federazione. Inoltre il campo
studi organizzato a Tramonti con
la collaborazione della FGEI ha
avuto un andamento piuttosto
positivo, mentre il Consiglio di
Circuito ha dimostrato un accresciuto interesse nei confronti
delle attività giovanili all’interno del Circuito.
Per il futuro molte sono state
le proposte. La pace rimane il
tema centrale, sulla base del
quale vi sono vari progetti: costituire un centro di documentazione a Mestre che raccolga il
materiale disponibile prodotto
soprattutto dalle chiese, realizzare un audiovisivo sulle « favole per la pace » da usarsi specialmente nelle scuole domenicali, chiedere la disponibilità del
centro di Tramonti per organizzare un convegno sulla militarizzazione del territorio coinvolgendo varie organizzazioni.
Naturalmente verranno programmati anche incontri di studio biblico e teologico, convegrii
sull’aggregazione e sul gioco, gite e vìsite per la conoscenza reciproca. Infine i giovani del
Triveneto hanno deciso di continuare, anzi di aumentare il loro
impegno come singoli nelle varie comunità locali e nella gestione del centro di Tramonti a
seconda delle necessità.
A. B.
6
6 prospettive bibliche
21 ottobre 1983
DOCUMENTI DI «FEDE E COSTITUZIONE» DAL 1945 AL 1978
Cinque testi suiia Bibbia
RIVEDUTA: ESCE IL N.T. E SALMI
Revisione ’82
A partire dal dopoguerra molti sono stati gli studi e le conferenze che il Consiglio Ecumenico delle Chiese (C.E.C.) ha de-,
dicalo ad un approfondimento
del raolo e dell’autorità della
Bibbia nella vita della Chiesa.
La Commissione Fede e Costituzione ha deciso di raggruppare
i rapporti di questi studi in un
unico volume la cui compilazione è stata affidata alla dr.ssa
Ellen Flesseman-van Leer. Tale
raccolta appare ora anche in
Italia col titolo La Bibbia, la
sua autorità e interpretazione
nel movimento ecumenico nella collana « Verso l’unità dei Cristiani » diretta dal Gruppo misto italiano di lavoro teologico
del Segretariato di Attività Ecumeniche (S.A.E.).
I cinque documenti che costituiscono il volume coprono l’arco di tempo che va dal 1945 al
1978. Al lettore viene quindi
proposto un panorama abbastanza ampio dei problemi affrontati e delle diverse posizioni. Da
ciò scaturisce anche una traccia
del cammino sin qui percorso
dalla Commissione Fede e Costituzione da cui emergono sia
i punti fìssi raggiunti sia i mutamenti di pensiero che si sono
verificati nel corso di questi
anni.
II primo documento, « Principi guida per l’interpretazione della Bibbia », presenta i risultati
degli studi compiuti dal 1946 al
1949 dal Dipartimento Studi del
C.E.C. La Bibbia viene riconosciuta come « punto di partenza », l’accento viene posto sulla
attività redentrice di Dio che determina l’unità tra Antico e Nuovo Testamento e che raggiunge
il suo « compimento in Cristo »
che è « il Centro ed il fine di
tutta la Bibbia ». Inoltre vengono fomiti alcuni principi da seguire nelTinterpretare passi specifici e nelTapplicare il messaggio biblico al mondo moderno,
auspicando che la Chiesa sia rinnovata dalla parola di Dio.
Assai più complessa è la tematica affrontata dal rapporto
della « Quarta Conferenza Ecu- menica di Fede e Costituzione »,
(Montreal, 1963), in cui viene
trattata la distinzione tra Tradizione e tradizioni e la relazione
con le Sacre Scritture. La Tradizione cristiana ha per contenuto « la rivelazione di Dio e il
suo donarsi in Cristo, presente
nella Chiesa », le tradizioni sono « le manifestazioni in forme
storiche diverse dell’unica verità e realtà che è Cristo ». Tra i
molteplici interrogativi che vengono sollevati nel documento
quello principale riguarda quale
sia la « giusta interpretazione »
delle Scritture e a tal proposito
vengono esaminati i diversi principi ermeneutici delle Chiese,
l’unità della Tradizione in relazione alle diversità delle tradizioni e viene affermata l’importanza della critica biblica.
A partire da questa relazione
si è susseguita tutta una serie
di studi incentrati sui problemi
della esegesi e della interpretazione biblica, esposti nel documento « Il significato del problema ermeneutico per il movimento ecumenico » (Bristol,
1967). In questo rapporto assistiamo alla completa accettazione nella ricerca esegetica del
metodo che usa la critica storico-letteraria, ed è esaminata la
influenza delle tradizioni confessionali sul processo ermeneutico.
« L’autorità della Bibbia » (Lovanio, 1971) è il quarto testo della raccolta. Tenuto conto dei vari problemi emersi in precedenza (diversità delle tradizioni all’interno della Bibbia, differenze
confessionali, l’abisso storico tra
gli scritti biblici ed il lettore
contemporaneo) si cerca di stabilire « fino a che punto la Bibbia ha autorità per il pensiero
e l’azione cristiana ». Così vengono esaminati il concetto di
autorità della Scrittura, la rivelazione e la diversità delle interpretazioni, il significato del ca
none e l’ispirazione. In particolare si sottolinea che « attraverso la Bibbia, Dio dimostra di
essere il Signore e Redentore »
e che « la Bibbia deve essere
letta nello Spirito ».
Infine la raccolta si conclude
con il rapporto pubblicato a
Loccum nel 1977: « Il significato
dell’Antico Testamento in relazione al Nuovo ». In questo documento viene ribadita l’importanza teologica delTA.T. e dei
suoi temi centrali, mentre, nelTesaminare le relazioni tra A.T.
e N.T., vengono sottolineati i vari significati della nozione di
compimento in relazione a « il
tempo », « la legge », « le pro
messe ». In particolare si afferma: « come l’Antico Testamento costituisce la base del Nuovo,
così Gesù Cristo costituisce l’orizzonte dell’Antico Testamento ». E’ proprio in questa asserzione che vengono ricondotte le
specificità dell’Antico e del Nuovo Testamento e che viene individuata la loro unità. Il documento si chiude con alcune raccomandazioni di notevole attualità: è necessario che le Chiese
abbiano una versione comune
del canone delTA.T. e che sia riconsiderato il ruolo delTA.T. nel
dialogo con popoli di altri credi
ed ideologie.
Complessivamente si tratta di
un volume molto interessante
dal punto di vista documentaristico e che, pur nei limiti di
frammentarietà e rapidità di
esposizione di alcuni concetti,
del resto comprensibili in una
raccolta di documenti e rapporti, può fornire molti spunti di
riflessione sia sul lavoro sin qui
svolto, sia su quello da svolgere e sul ruolo e l’importanza del
C.E.C. Valdo Pasquì
^ La Bibbia, la sua autorità e interpretazione nel movimento ecumenico,
a cura di BUeu Flesseman-van Leer,
collana « Verso l’unità dei cristiani »,
ed. ELLE DI CI e Claudiana, Torino,
1982, pp. 102.
Con questa formula si presenta ai lettori un’edizione del Nuovo Testamento e dei Salmi che
è, appunto, una revisione della
nostra « Riveduta » e che è un
anticipo sulla Bibbia intera che
dovrebbe apparire nel 1986.
Questo volumetto, alla cui
stampa hanno collaborato industrie italiane (per la composizione) e olandesi (per la stampa),
è il frutto di cinque anni di lavoro, impostato su limiti volutamente modesti. Si è partiti dalla
convinzione che la « Riveduta »
non doveva essere sostituita da
una nuova traduzione, ma essere svecchiata di tutto ciò che
tradiva la sua età: era tempo di
modificare tutte le parole e espressioni ormai fuori uso, i toscanismi troppo marcati, le apocopi (que’, de’, ne’, a’), gli accorpamenti (meno, teco, seco), i vari tosto, niimo, punto, cotali, nel
cospetto di...; la grafìa dei nomi
propri! di città e persone doveva essere resa più facile e leggibile eliminando tutte le « h » superflue per il lettore non interessato al substrato semitico della
parola originale; i periodi troppo lunghi avrebbero dovuto essere spezzati con punti e virgola
o con punti fermi, anche per facilitare la lettura a voce alta nel
culto o nei gruppi di studio biblico. Eventuali errori di traduzione sarebbero stati rettificati.
Non è possibile in questa breve segnalazione dare molti esempi: lo svecchiamento della lingua
e la sostituzione delle parole diventate incomprensibili potranno
essere constatati dai lettori. Come esempi della migliore possibilità di lettura, grazie a una punteggiatura diversa, suggerirei di
leggere Efesini 1, oppure I Pietro 1 (prima metà del capitolo).
Come esempio di correzione di
traduzioni discutibili nelle precedenti edizioni indico Giov. 18:
37 (« chiunque è dalla verità ascolta la mia voce»), dove la Riveduta diceva: « Chiunque è per
la verità ascolta la mia voce ».
L’iniziativa di questa revisione
è stata presa dalla Casa della
Bibbia di Genova (e dalla sua
casa-madre di Ginevra)-, e la Libreria Sacre Scritture di Roma
(Società Biblica) la seguiva attraverso la persona di un suo
consulente esegetico. Al lavoro
— è doveroso e rallegrante dirlo
— hanno partecipato attivamente e con sacrifìcio personale di
tempo e di fatica numerosi laici
La prima edizione, tirata in
65.000 esemplari, consiste in un
unico formato, presentato però
in veste rilegata (blu, verde e
bruno) e in brossura (con una
significativa foto a colori di ur;
vasto campo di grano dalle spi
ghe mature, accompagnata daversetti di Matt. 4: 4 e Giov. 6:
35). Ma è già previsto che a gen
naio si consegni al tipografo il
testo per una nuova edizione,
che (se la brevità del tempo lo
permette) potrà ancora conte
nere qualche miglioramento o la
rettifica di qualche svista.
Auguriamo a questo NuoveTestamento di essere uno stru
mento efficace per la lettura del
la Parola di Dio da parte delle
chiese e dei singoli credenti, che
(specialmente se giovani) non
dovranno più incespicare su pa
role difficili o oscure come avveniva fino adesso. Chi trovava la
« Riveduta » troppo difficile e la
TILC troppo diversa, avrà qui
ancora la « Riveduta », ma sfrondata da molti ostacoli alla lettura.
B. Corsani
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IL « GIOVANE RICCO » - 2
Una cosa ti manca, va’, vendi tutto ciò
che hai e dallo ai poveri e poi vieni e seguimi. (Marco 10: 21).
Quale è il punto focale, il centro di queste parole di Gesù? A sentirle leggere e
ripetere si è ormai creata in molti la sensazione che il messaggio essenziale sia
contenuto nella sequenza di verbi: va’ vendi - dai. La parola di Gesù, il messaggio, sta in questo rimandare l’uomo a casa sua e chiedergli di rinunciare al suo
passato, ai suoi beni, alla sua esistenza.
Un messaggio di rottura, insomma, che
impone a quell’uomo il sacrificio di sé.
E’ in questo senso, per quanto ci è dato comprendere, che Valdo recepì il messaggio del nostro testo, facendo la scelta
della povertà.
Valdo e noi
Certamente però egli ha udito le parole di Gesù in modo diverso da come le
udiamo noi, ha udito in esse altro di
quello che udiamo noi. Per lui il termine
più pregnante era « dare ai poveri » perché esprimeva il concetto del sacrifìcio e
traduceva pienamente l’idea di dedizione,
il dono di sé; per noi ciò che ha valore
prioritario, che parla alla coscienza, si
impone, è il « vendi ».
Vendere, ed il suo opposto comprare
non sono forse i verbi fondamentali del
nostro rapporto col mondo? E’ naturale
dunque che il massimo del sacrificio sia
espresso nella coppia di verbi vendere dare. Chi oggi vende non lo fa per dare
ma per guadagnare. Vendere, realizzare,
per poi dare è il massimo dell’assurdo;
l’assurdo della fede si può rispondere,
certo, ma sottolineando che si tratta di
una fede che si esprime appunto nella rinuncia, nella rottura.
C’è da domandarsi però se la via che
Cristo ci indica è proprio la via della rinuncia o meglio se l’elemento essenziale
a cura di Gino Conte
della vocazione che Cristo ci rivolge è la
rinuncia, il sacrifìcio.
Molto spesso, forse troppo spesso, i
cristiani identificano fede e sacrificio, vocazione e rinuncia, comunione con Cristo
e mptirio. Certamente la vita umana, e
perciò anche la fede ricomprende il sacrificio, la rinuncia, come ricomprende il dolore, la sofferenza, la morte, ma non si
risolve nel sacrifìcio, non si spiega col
sacrifìcio, non trova in esso il suo significato ultimo.
In realtà nelle parole di Gesù i due
verbi fondamentali sono gli altri due:
« vieni e seguimi ». Il seguire Gesù, il diventare cioè suo discepolo, non è la conseguenza della rinuncia ma la premessa.
Non si diventa discepoli dopo aver fatto
il sacrifìcio ed in quanto lo si è fatto, ma
10 si fa, quando lo si fa, perché si è ormai avviati sulla strada del discepolato.
11 venire a Gesù e seguirlo sono Tatto essenziale in vista del quale si impone la
rinuncia, la liquidazione del passato, il
chiudere un capitolo della propria esistenza.
La proposta di Gesù
Una seconda considerazione va ancora
fatta a proposito delle parole di Gesù.
Hanno al nostro orecchio il suono di un
comando, di un ordine. Imperiose, quasi
autoritarie, forse perché sono parole che
segnano il destino di un uomo, tagliano
la sua vita. Ma è proprio così?
Autorevoli lo sono certamente ma hanno davvero quel timbro secco, metallico,
tagliente? Non si dovrebbero piuttosto
udire, come tutte le parole di Gesù, dol
ci, suadenti, amorevoli? Gesù non ordina
a quell’uomo di seguirlo. Gli ordini c’erano già, chiari, puntuali, definitivi: i comandamenti. Gesù propone, invece, una
diversa impostazione di vita religiosa e
la offre a quell’uomo come si fa ad un
amico. Quella scintilla di inattesa, imprevedibile solidarietà, quella misteriosa intesa stabilitasi fra loro di cui si è detto
la volta scorsa trova il suo senso, il suo
compimento, la sua traduzione concreta
nella proposta di Gesù: « seguimi ».
Ma anche qui c’è da riflettere, e parecchio. Cosa significa veramente il seguire,
Tandar dietro a Gesù, quello che sempre
più spesso si usa definire oggi, con una
parola poco felice, la « sequela » di Cristo?
Un seguire da pecore il pastore, un marciare dietro il comandante da soldati, un
imparare ubbidienti da discepoli? Tutto
questo, o di tutto questo un po’ ma qui
Gesù sembra dare e chiedere di più. Seguimi vuol dire: andiamo insieme, incamminiamoci insieme, tu ed io, verso quel
Regno che cerchi, verso quella eredità
che desideri. Andiamo insieme, sembra
dire Gesù, cerchiamo insieme. Certo Gesù non è come il suo interlocutore un uomo in ricerca che si stia interrogando
sul senso della propria vita, è il Messia
che prende coscienza della sua missione
per Israele, ma la sua estrema sensibilità
sta in questo offrire se stesso come compagno e guida all’uomo in ricerca, nel
mettersi al suo livello; Gesù insegna ma
è più che un rabbino, credere in lui è più
che ascoltarlo ed obbedirgli; più e meglio,
è imparare a vivere con lui.
Ed è proprio qui il passo difficile che
quell’uomo non sa fare.
La vocazione
muore d’inedia
E se ne va voltando le spalle a Gesù.
Due parole sono sufficienti all’evangelista
per dipingere quest’uomo in ritirata: « se
ne andò tutto triste »; ci pare di vederlo
andare, un po’ curvo, insaccato nella sua
giacca elegante, lentamente, quasi per non
far notare la sua scomparsa. Non sbatte
la porta, non fa scenate, si dissolve nel
nulla. Così accade sempre in presenza di
Gesù Cristo. Alla sua parola nessuno risponde mai con un rifiuto, non c’è motivo di farlo, quello che dice è troppo vero
e significativo per poter esser rifiutato
di brutto, semplicemente ci si defila per
dirla col linguaggio odierno.
Proprio perché non impone una legge
ma offre una amicizia, una compagnia,
una presenza. Ad un ordine si dice no,
gran parte della nostra crescita psicologica è costruita sul rifiuto di autorità, di
norme, di ordini. Ma una offerta di amicizia chi la potrebbe contestare? Non la
sì può rifiutare, la si può solo lasciar
cadere. Quanta parte della nostra esperienza umana è costituita da ciò che è
morto, non per rifiuto ma per noia. Quante tappe del nostro cammino umano sono
segnate dai resti di amicizie e di rapporti, ormai morti, di occasioni mancate, di
legami che si sono lentamente sfilacciati
col tempo. Nomi, luoghi, situazioni che
sono puri ricordi.
Lo stesso accade nelle cose dello Spirito. Mai nessuno dice di no, contesta, si
scaglia contro (si possono contestare e
si contestano la chiesa, la religione, i preti). Alla chiamata di Dio ci si svincola,
lentamente, come ci si allontana da una
assemblea, senza far chiasso, pian piano,
un passo dopo l’altro finché il rumore si
spegne lontano. La vocazione non muore
per rifiuto, muore d’inedia.
Giorgio Tourn
7
Ft-.
21 ottobre 1983
obiettivo aperto 7
S. SEVERA - 15-18 SETTEMBRE: SECONDO CONVEGNO DEI BATTISTI SULL’ECCLESIOLOGIA
Per un rilancio deli’Opera Battista in Italia
Un importante incontro ha recentemente affrontato il significato dell’essere chiesa in vista della missione
Qualche tempo fa si osservava che, se i quattromilaquattrocento battisti italiani fossero concentrati in una provincia, l’Unione Battista sarebbe
una delie denominazioni più ricche ed efficienti di
Italia.
Fortunatamente, però, i battisti sono sparsi a
chiazze su tutta la penisola, sono poveri e più carichi di responsabilità che di onore e di fama.
Qxiesta situazione, talora, incide negativamente
sia stilla eon.sapevolezza unitaria deH’opera, sia sul.
rimpegno vocazionale dei singoli. In altre parole
è da tempo che ci si rende conto quanto necessa
rio sia riprendere il discorso ecclesiologico in fun
zione di una più diffusa maturazione e di una ere
scita a tutti i livelli.
Alcuni segnali significativi, come la ripresa evan
gelistica di alcune chiese, Timpegno finanziario dei
singoli, ia presenza di numerosi giovani e il continuo fiorire di vocazioni pastorali e di altri tipi di
ministeri, ci hanno confortato nell’intraprendere
.su larga scala la ricerca ecclesiologica finalizzata
alla missione.
Il Dipartimento di teologia ha lavorato vari mesi su una documentazione da diffondere nelle chiese. Essa è stata suddivisa in tre parti, una biblica,
una storica e una sistematico-pratica. Sulla base di
questa ampia documentazione si è svolto il secondo convegno dei battisti italiani, che si è tenuto al
Villaggio della Gioventù (S. Severa - Roma) dal 15
al 18 settembre scorso. Il lavoro del convegno si è
svolto per sessioni plenarie e per gruppi, ma il suo
maggior valore è consistito nel tenore dei discor
si, nello scambio di informazioni, sulla vita e le
esperienze delle chiese e nella volontà generale di
rilanciare l’opera dell’Evangelo in Italia, facendo
appello a tutti i battisti italiani.
Il documento finale è abbastanza descrittivo
per dover essere spiegato. Ma forse è necessario
informare i lettori sui probabili sviluppi di questo
convegno. Iimanzitutto la Commissione per il
piano di cooperazione potrà ora lavorare con la
consapevolezza di dover rispondere all’esecutivo
con il conforto e l’approvazione morale di una larga area battista sia italiana sia estera (la collaborazione coi battisti americani sarà tutta rivista e
in molti casi approfondita). Poi i dipartimenti (di
teologia e di evangelizzazione) e i centri di attività culturale dovranno coordinarsi per appoggiare il
piano. Il corpo pastorale dovrà assumere un ruolo unitario e propulsivo come mai ha avuto finora,
sia per arrivare alla formulazione di una confessione di fede, sia per mediare fra le chiese la necessità di un grande sforzo unitario per un impegno nuovo nell’opera, da definire nei termini di un
patto operativo.
Ed infine è prevedibile che il rilancio dell’opera battista implicherà la ripresa e il potenziamento di tutte quelle collaborazioni — Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, i rapporti tra Battisti Metodisti e Valdesi — che permettono lo sviluppo delle chiese battiste in un quadro evangelico
e protestante più organico e più incisivo.
Paolo Spanu
Durante il Convegno
il presidente dell’Unione
delle Chiese Ev. Battiste
in Italia, past. Piero
Bensì, ha proceduto
aU’invio in missione
del past. Luigi D’Isanto
che con la moglie
si appresta a svolgere
un periodo di lavoro
in Africa.
Da tempo s'era avvertita
tra le chiese deirUnione l'esigenza di un confronto fra
le varie tendenze e le diverse
esperienze per chiarire il
senso da dare all’autonomia
delle chiese locali, alla cooperazione tra chiese e per
tentare di superare il lamentato « scollamento » tra chiese e Unione battista. Da tutti, infatti, si riconosceva che
tale stato di cose non era altro che il sintomo e la causa, al tempo stesso, di un
malessere generale, il quale
incideva negativamente sull elhcacia della testimonianza comune.
Il convegno biennale, dunque, è sembrato il luogo naturale in cui ci potessimo
impegnare per una analisi
più approfondita delle tematiche ecclesiologiche.
Le giornate sono trascorse in un’intensa atmosfera
fraterna caratterizzata dalla
meditazione biblica, dalla
preghiera comune, dal dibattito a gruppi, dalla gioia dell’incontro e dal consolidamento di rapporti personali.
E tutto ciò ha fatto da contrappunto ai bagliori di guerra che venivano dal Libano,
alle minacce dell’olocausto
generale che venivano dalle
grandi capitali d’oriente e
d’occidente e alle penose notizie circa la condizione della popolazione di Pozzuoli
colpita dal bradisismo. Attenzione è stata anche data
ai risultati dell’Assemblea
del Consiglio Mondiale delle
Chiese, di recente svoltasi a
Vancouver ed in particolare
aH’aopello rivolto alle Chiese per un impegno sempre
più intenso nella lotta per
la giustizia e per la pace.
Al termine di questa esperienza, i convenuti rendono
grazie al Signore per i doni
che ha sparso su di loro e soprattutto per quello dello
Spirito Santo, per mezzo del
quale la fraternità nell'unità
La mozione finale del Convegno
della fede e il comune pregare li hanno confortati nel
cammino intrapreso assieme.
Precedentemente s’era tenuto un incontro tra Comitato Esecutivo e pastori, seguito daH’Assemblea del Collegio pastorale battista. In
queste sedi, tra l’altro, si è
fatta un’analisi della situazione globale del battismo
italiano e dei problemi finanziari e patrimoniali. L’eco di ciò è rimbalzata nel dibattito del Convegno, confermandoci nella necessità di
fare uno sforzo collettivo ed
unanime che non solo consenta di risolvere i problemi,
ma ci metta in condizione
di rilanciare vigorosamente
l’opera battista in Italia.
Il dibattito dei convenuti
s’è articolato per gruppi e
per sedute generali ed ha seguito la falsariga dei tre documenti del Dipartimento
teologico, riassunti rispettivamente, in una relazione introduttiva. In tal modo è
emerso un notevole consenso sulle seguenti tematiche:
1. Le differenti linee ecclesiologiche riscontrabili nel
Nuovo Testamento e i dati
rilevabili sull’organizzazione, sul governo e sui ministeri ci consentono di escludere qualsiasi sacralità e
perpetua validità delle strutture e quindi ci incoraggiano ad accogliere le spinte di
movimento. D’altra parte la
esperienza delle chiese primitive rappresenta un dato
di grande rilevanza teologica per le chiese di tutti i tempi nel senso della testimonianza primaria e insostituibile cui le chiese devono far
riferimento per vagliare la
congruenza tra il loro essere
storico e la persona del Signore Gesù Cfisto. In tal mo
do è possibile che le chiese
battiste italiane si sentano
impegnate nello slancio di
evangelizzare, di testimoniare e di servire senza paura
di abbandonare strutture e
consuetudini vetuste, ma è
anche necessario che continuamente siano messe in
questione dalla realtà del
Regno di Dio sulla base di
testimonianze lasciateci dalle chiese primitive negli
scritti del Nuovo Testamento.
2. Occorre, in secondo
luogo, che da parte di tutti
e a tutti i livelli si faccia un
grande sforzo di recupero
culturale delle esperienze
stof-iche fatte dai nostri predecessori, non come tentativo di rivivere il passato, ma
come stimolo a riscoprire
un’identità e un ruolo che
siano tipici dei battisti italiani e che costituiscano le
premesse di un contributo
specifico nel far fronte, insieme ad altri, alle sfide del
presente e del futuro.
3. Infine si è verificato un
sostanziale consenso sul significato e sul valore dell’autonomia delle chiese locali,
spila pluralità e il ruolo dei
ministeri, sulla necessità che
si vada avanti nell’evangelizzazione ricercando, però,
anche il collegamento e l’armonia delle varie iniziative,
sul fatto che la cooperazione sia realizzata nel rispetto della libertà di ciascuno.
Per queste ragioni il dibattito nella terza parte s’è
incentrato sulla necessità
che presto si arrivi a dotare
le chiese dell’Unione di tre
documenti fondamentali, atti a rendere più chiara é incisiva la testimonianza battista in Italia.
a) Una confessione di fede, che ci consenta di chia
rire nel nostro ambito, come anche aU’esterno la nostra identità. Tale confessione avrà valore didattico e
non dovrà considerarsi mai
definitiva, né dovrà essere
usata per scopi coercitivi.
Le chiese locali saranno chiamate a contribuire attivamente alla sua stesura.
b) Un patto limitato nel
tempo e ad obiettivi comuni; in esso si impegnino liberamente le chiese dell’Unione che lo desiderino; alla
sua elaborazione, promozione ed attuazione sarà chiamata ciascuna chiesa dell’Unione. Esso non dovrà limitare né sostituire, né distoreere i principi fondamentali
sanciti dallo Statuto dell’Unione.
c) Un piano di cooperazione che, offrendo un contenuto concreto al patto e
prendendo in considerazione i vari ambiti di attività
delle chiese, possa dare alle
medesime una visione unitaria del cammino da percorrere, sia per superare le difficoltà in atto, sia per affrontare vigorosamente le opportunità presenti e future. Tale piano sarà coordinato dagli organi dell’Unione, ma
dovrà vedere ogni chiesa protagonista in ogni fase: di
elaborazione, di sperimentazione, di verifica, di attuazione e di sviluppo.
Vari appelli sono riecheggiati sovente negli interventi
sui seguenti punti:
a) occorre intensificare il
nostro impegno per il disarmo, la pace e la giustizia;
b) bisogna precisare che
l’evangelizzazione deve puntare alla conversione degli
italiani a Cristo e deve includere l’invito a venire con
noi per impegnarci tutti nella medesima lotta di rinno
vamento delle coscienze e
dei rapporti umani;
c) è urgente che ognuno
consideri seriamente davanti a Dio la possibilità di donare al lavoro del Signore
alcuni anni o comunque una
parte del proprio tempo per
ministeri ecclesiastici non
esclusi quelli di carattere tecnico-amministrativo;
d) è tempo ormai che
ogni famiglia battista faccia
una precisa analisi del suo
stile di vita per attuare una
rigprQsa . disciplina nel suo
ulilizzo delle risorse economiche, in modo da dare subito quanto è più possibile
all’opera del Signore tenendo presente tutto l’insegnamento biblico a tal riguardo,
rinnovando inoltre il proprio impegno nella preghiera.
Tutte queste proposte,
suggerimenti e questi richiami, i partecipanti del convegno sottopongono all’attenzione delle chiese e degli organi dell’Unione, perché al
più presto debba esserci una
ripresa generale della nostra
opera in Italia.
Nel ringraziare quanti si
sono adoperati alla riuscita
del convegno di Santa Severa, i partecipanti si impegnano a riportare nelle loro chiese la testimonianza di quanto il Signore del mondo e capo della Chiesa ha dato loro
di ricevere in questi giorni.
Appello alle chiese
I partecipanti al Convegno di studio delle Chiese
Evangeliche battiste italiane,
S. Severa 15-18 settembre
’83, nella linea dell’impegno
per la pace espresso dalle
chiese negli anni ’80-'82:
Raccomandano alle chiese battiste italiane la partecipazione con la preghiera e
la presenza alle prossime
manifestazioni:
(continua a pag. 12>
8
8 ecumenismo
21 ottobre 1983
UNA VALUTAZIONE DEL SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Parlarsi senza scomuniche Lutero nel Manifesto
Il movimento del SAE
pato, considerato nel
, che in questi anni si è notevolmente svilupsuo lavoro sotto tre punti di vista
Ho partecipato quest'anno per
la prima volta alla Sessione di
Formazione Ecumenica organizzata dal S.A.E. ■ presso il Centro
di Cultura al Passo de’ La Mandola. Era la XXI Sessione e, quindi, si può ben comprendere che
ero del tutto « iiUòvò ». Dico subito che è stata per me un’esperienza positiva; Non rrii soffermo
sulla '• organizìzazione veramente
perfetta, sugli aspetti coreografici consega^ti alla partecipcizione di un gran numero di persone di diversa provenienza confessionale e culturale, sull’insieme dì particolari che stimolano
remotività e possono condizionare i giudizi. Sono stato attivo
nella partecipazione e, nello stesso tempo, ho cercato di mantenere un certo distacco per poter
osservarie, cercando di capire il
senso profóndo dell’awenimento
in se stessÓ e del movimento
che ha avuto in questi anni uno
sviluppo tale da non poter essere trascurato.
Le impressioni che qui presento sono frutto di riflessione, ma
evidentemente sono provvisorie
e richiedono costante verifica. A
me sembra che il S.A.E. e le attività che esso svolge vadano
considerati sotto tre punti di
vista.
Come fatto culturale
Il movimento inizia, sia pure
in sordina, nel dopoguerra, nel
clima di una ardente speranza
di incontro fra gli uomini, di
rinnovamento delle mentalità, di
una ricerca di autentica democrazia, intesa non tanto nel senso formale di libertà politica,
ma nel senso più profondo di
suj^ramento dei condizionamenti ideologici, culturali ed economici che avevano tenuto e tengono tuttora i popoli divisi e
contrapposti. E’ il tempo in cui
si costituisce il Consiglio Ecumenico delle Chiese e — nel nostro ambito più ristretto — nasce Agape.
NeU’ambito cattolico, dopo la
guerra, riprende forza quel movimento di risveglio teologico e
liturgico che ha particolare vigore in Francia e che si riflette
nella parte più sensibile del cattolicesimo italiano: ricordiamo
Chenu, Congar, Mounier, l’abbazia di Solesmes, ecc. ecc...
Ci sono i germi di una autentica « rivoluzione culturale » che
nel campo protestante si esprime vigorosamente nel movimento ecumenico e nel campo cattolico è alla ricerca di un rinnovamento teologico ed ecclesiastico.
Questo movimento, nell’ambito
cattolico, sembrò represso al
tempo della « Humani Generis »
di Pio XII nel 1951 quando i
maggiori esponenti furono emarginati e ridotti quasi alla clandestinità, ma rifiorì con insospettato vigore al tempo di Giovanni XXIII e del Concilio e potè trarre profitto dagli aspetti
positivi di trasformazione culturale connessi con la « contestazione » del 1968.
L’idea fondamentale — da questo punto di vista — mi sembra
essere questa: incontriamoci come uomini, confrontiamoci con
rispetto, liberiamoci dai tabù e
dai condizionamenti ideologici e
dei poteri. Non si tratta di un
tentativo di « sincretismo », ma
di un desiderio di reciproco
ascolto e dialogo.
Come ricerca
di « autenticità »
Per i cattolici romani la nota
della « cattolicità » della Chiesa
è essenziale. Nella versione tradizionale la « cattolicità » veniva
intesa nel senso ben preciso di
identificazione con l’organismo
cattohco romano q.uale risulta in
particolare dopo il Concilio di
Trento e il Vaticano I. L’ortodossia e il protestantesimo erano visti come deviazioni scismatiche ed ereticali.
Ma è proprio questa la « cattolicità » della Chiesa? Lo sviluppo della teologia cattolica — spe/cialmente di alcuni ambienti e
sotto l’influsso degli studi della
patristica, della storia dei dogmi
e dell’esegesi — ha portato ad
una concezione diversa della
« cattolicità », nella quale è inclusa non soltanto la realtà storica dell’occidente cristiano pretridentino, ma l’intera storia della Chiesa: l’ortodossia e il protestantesimo sono patrimonio
comrme. In questo senso, anche
Lutero, Calvino, come Barth o
Bonhoeffer, sono « cattolici ».
E’ mia impressione che non si
tratti qui di un tentativo di « cattolicizzare » l’ortodossia e il pro
testantesimo nel senso deteriore
di un « addomesticarli ». A me
sembra che, almeno nei più consapevoli che ho potuto ascoltare,
si tratti di una autentica esigenza di rompere un ghetto e di
spaziare oltre i confini imposti
molto spesso con diverse specie
di violenza. Finalmente i cristiani possono parlarsi senza tribunali inquisitoriali e senza razzismi politici e culturali! Possono
parlarsi pur nelle loro differenze
e pur nella situazione reale di
divisione.
Come fondamentale
riferimento a Cristo
Quanto ho creduto di notare
non sarebbe possibile se non fosse stata acquistata una chiara
coscienza della essenzialità del
riferimento a Cristo. I 450 convenuti a La Mendola professavano il « Solus Cristus »? E’ difficile dirlo, ma ho avuto l’impressione che — per così dire — il
Cristo « cresca », almeno come
punto di riferimento reale, sul
quale vanno misurate le confessioni di fede e la vita delle chiese. Mi è sembrato che non solo
nelle discussioni, ma nella preghiera fosse dominante il senso
del trovarsi alla presenza dell’Iddio vivente, in ascolto della Sua
Parola e nella invocazione dello
Spirito con un dominante sentimento di umiltà, richiedendo
di essere guidati nell’obbedienza
della fede, sia nei rapporti interconfessionali sia nella testimonianza dinanzi al mondo e nell’impegno ner la verità, la giustizia e la pace. Evidentemente
questo non in tutti, nè in ugual
misura, ma questo mi è sembrato lo snirito dominante sull’intera sessione.
In quale misura la sessione
stessa è segno di una realtà più
vasta in Italia? Non sono in grado di dirlo. Mi sembra che il
S.A.E. vada visto nella più ampia
prospettiva del movimento ecumenico, come una delle sue espressioni di non trascurabile
importanza. La figura dominante è sempre Maria Vingiani la cui
forza d’animo e vivezza di speranza sono certamente contagiose! Ma ora il S.A.E. mi sembra
adulto e i « contagiati » mi sembrano molti e di notevole livello
spirituale. Nella sessione ’83 erano presenti anche rappresentanti di comunità di base e questo
mi sembra positivo per il movimento ecumenico in Italia. Attiva è stata anche la rappresentanza ebraica in riferimento al
clima nuovo che da decenni si è
creato fra ebrei e cristiani.
Quale può essere l’atteggiamento delle nostre chiese? Il discorso sarebbe lungo, ma potrebbe
anche essere riassunto in una
sola frase: vivere coerentemente — come singoli e come comunità — il « Solus Cristus », il
« sola fide », il « Sola Serio tura »; è Quello a cui siamo stati
chiamati e che gli altri si attendono da noi. Alfredo Sonelli
Il viaggio, e le relative dichiarazioni, del Papa a Vienna sono
stati largamente commentati dalla stampa. Molto risalto è stato
dato alle dichiarazioni per la pace e a quelle ecumeniche, concretatesi, quest’ultime, nel ricordo di Lutero e Zwingli, considerati come « parte della nostra
storia comune » nel quadro di un
riavvicinamento nella Fede nella
« ricerca di una comprensione
più profonda e generale del Messaggio». Qualcuno ha trovato
una contraddizione tra le dichiarazioni apertamente paciflste e
la celebrazione della vittoria militare contro i turchi di cui ricorreva il terzo centenario. Commenti di vario tipo anche sulle
successive dichiarazioni di papa
Wojtyla contro ogni forma di
contraccezione; un sacerdote cattolico, come G. Baget Bozzo, ha
titolato su Repubblica un suo intervento critico « In cammino
sulla strada dei credenti senza
chiesa ». Il Corriere Medico, da
parte sua, esamina i problemi
che ne deriverebbero per i medici cattolici.
Prosegue intanto l’interessamento della stampa per Lutero.
Notevole un inserto del Manifesto del 15 sett. nel quale vengono illustrati i diversi aspetti della personalità del riformatore da
autori come P. Gentiioni, P. Ricca, Mario Miegge, A. Gentili, F.
Pitocco e M. Ronchetti. Ed anche
apprezzabile il documento della
Commissione cattolico-luterana,
il cui testo completo è pubblicato da Rocca del 15 agosto.
Le azioni per la pace, che si
concretano nella lotta alla installazione dei missili, specie a Comiso e in Germania, continuano con
immutata intensità. Nella Germania Occidentale il movimento ha
l’appoggio attivo del partito socialdemocratico, mentre da parte
governativa si teme l’inflltrarsi
tra i dimostranti dei residui del
terrorismo, ancora esistenti in
quel paese. Nella Germania orientale l’appoggio più concreto ai
pacifisti locali viene dalla Chiesa
Evangelica, assai forte nella zona, con tentativi del governo comunista di prendere in qualche
CEC: lotta
contro il razzismo
(Soepi) — Per il 1983 446.000
dollari sono stati distribuiti a 43
gruppi di 18 paesi e di 6 continenti dal Fondo speciale del CEC
per la lotta contro il razzismo.
Più della metà di questa somma è stata versata a 4 organizzazioni dell’Africa australe che
avevano già beneficiato di questi aiuti per il passato :
— Il Congresso Africano Nazionale (ANO riceve 70.000 dollari «per programmi di aiuto
medico e agricoli, educativi e
giuridici », nei confronti dei suoi
aderenti che vivono oggi in diversi paesi. Parallelamente alla
simpatia che l’ANC riceve sempre di più, si è sviluppata contro gli aderenti di questa organizzazione una sempre più grande pressione da parte del governo sudafricano che ha portato
ad un notevole aumento del numero dei rifugiati.
— Il Congresso panafricanista
dell’Azania (PAC) riceve 50.000
dollari per i suoi servizi di informazione destinati a controbilanciare la propaganda sudafricana e per permettergli di
assicurare un aiuto giuridico
nei numerosi processi che deve
affrontare.
— 105.000 dollari sono stati destinati all’Organizzazione Popolare del Sud Est Africano ( SWAPO) riconosciuta da vari organismi internazionali come il solo organismo rappresentativo
del popolo della Namibia. Sostenuta dalla CETA (Conferenza
Echi dal mondo
jfea cristiano
a cura di Renato Oolsson
delle Chiese di tutta l’Africa),
dairOUA (Organizzazione per
l’Unità africana), la SWAPO ha
richiesto un aiuto finanziario
per fornire i seguenti servizi :
aiuto giuridico, aiuto umanitario, aiuto alla famiglia di coloro che sono morti, che sono in
carcere o di coloro che sono
scomparsi.
— 10.000 dollari sono stati versati al Congresso Sudafricano
dei sindacati (SACTU) per aiutare i lavoratori negri ad ottenere i loro legittimi diritti sindacali.
I doni del Pondo speciale per
la lotta contro il razzismo sono
stati creati dal Comitato Centrale del CEC nel 1969 per aiutare le organizzazioni impegnate
nella lotta contro il razzismo
sotto varie forme. A partire dal
1970 sono stati distribuiti 5 milioni 710.500 dollari.
I doni sono assegnati secondo
diversi criteri ; fra gli altri « gli
obiettivi dell’organismo interessato non devono essere in contrasto con gli obiettivi del CEC »
e (( non esiste alcun controllo
del modo in cui questi doni vengono utilizzati, questi sono destinati ad essere una delle espressioni dell’impegno del CEC a favore della giustizia economica.
sociale e politica perseguita da
questi organismi ».
Le somme distribuite provengono da contributi delle chiese
membro, da doni di privati, da
contributi dei governi della Svezia, Norvegia, Olanda e delle
Bermude.
Gli altri doni per il 1983 sono
così stati suddivisi per continente: Asia 11 gruppi 50.000 dollari; Australia 4 gruppi 30.000;
Europa 6 gruppi 30.000; America Latina 3 gruppi 23.000; America del Nord 6 gruppi 40.000.
Aiuto ai Ghana
contro il colera
(Soepi) — Il CEC ha destinato 75.000 dollari al Ghana per
l’acquisto di 8 tonnellate di medicinali destinati a combattere
l’epidemia di colera che si è manifestata in diversi luoghi del
paese.
I rappresentanti del CEC e
della chiesa luterana del Ghana
coordineranno l’inoltro di queste medicine. I responsabili locali deirOrganizzazione cristiana per la promozione sanitaria
provvederanno poi allo smistamento di questo materiale nei
modo il controllo del movimento orientandolo contro i previsti
missili americani. A Comiso la
presenza pacifista è nel complesso trascurata dalla stampa, che
se ne occupa solo quando le reazioni poliziesche eccedono troppo. Effetto, forse, del fatto che
il movimento ha carattere di
spontaneità, al di fuori dei controlli dei partiti, e con il solo appoggio dei pochi evangelici e cattolici del dissenso operanti in zona. Ne è prova una lettera al Manifesto di B. Gabrielli, che lamenta anche la diserzione del Partito Radicale, sempre pronto, a parole, a protestare contro tutto
ciò che non sia libertario. Il problema della pace ha anche mantenuto vivo l’interesse di parte
della stampa sul Congresso del
C.E.C. a Vancouver, che su di
esso ha a lungo discusso, esaminandone i vari aspetti, compreso
quello sociale, e producendo un
documento in genere molto apprezzato, anche da parte cattolica. Nella stampa specializzata
non sono mancati echi favorevoli al Convegno Ecumenico del
S.A.E. tenutosi, come tutti gli
armi, alla Mendola con larga partecipazione anche di protestanti,
ortodossi ed ebrei. Proposito dei
Conve^o, che ha visto larga
partecipazione di giovani, il rilancio dell’ecumenismo, che pare
in crisi un po’ dappertutto. Allo
scopo il past. R. Bertalot ha illustrato il documento di Lima
su Battesimo, Eucarestia, Ministeri che trovò a suo tempo consensi anche da parte cattolica.
Qualche ulteriore eco del nostro Sinodo. Interessante un articolo di Licata sul Corriere, che
illustra il rapporto tra il protestantesimo di Lutero e quello di
Calvino, scrivendo di aver tratto
dal Sinodo l’impressione che
« qualcuno snobba ancora, se non
Lutero, le grandi celebrazioni di
Lutero che si fanno in Germania ». Ed interventi su Stampa
Sera che identificano nella comune lotta per la pace un importante elemento di ecumenismo concreto.
Niso De Michelis
36 centri sanitari della missione
e nei 30 ospedali del paese. Sono
attese anche 800 tonnellate di
prodotti alimentari destinati alle popolazioni.
In memoria
di Doreen Potter
(Soepi) — In occasione della
6“ Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese è stato creato un fondo destinato ad incoraggiare la ricerca e la composizione di musica religiosa. Il fondo è intestato alla moglie del
segretario generale del CEC, Doreen Potter, nata in Giamaica,
che ha consacrato la sua vita ed
i suoi talenti musicali al movimento ecumenico. E’ stata uno
dei responsabili dell’edizione musicale completa del Cantate Domino nel 1980, poco prima della
sua morte.
Gerusalemme:
scoperta archeologica
(Terre Nouvelle) — Nel corso
di recenti scavi archeologici a
Gerusalemme è stato trovato un
amuleto argentato con incisa la
più antica iscrizione finora conosciuta del nome di Dio: IHWH
(Jahvè, tradotto nelle nostre Bibbie con TEtemo o con il Signore). (Questo amuleto sarebbe stato messo in una tomba come regalo> circa 2600 anni fa. Finora
la più antica iscrizione del nome di Jahvè risaliva al II secolo
avanti Cristo.,
9
21 ottobre 1983
cronaca delle Valli 9
COSA SUCCEDE ALLA TALCO E GRAFITE
Tenere gli occhi bene aperti
Le due
Intervista al segretario della Camera del lavoro di Pinerolo Elvio Tron sulle prospettive di soluzione della vertenza su 100 licenziamenti prospettati daM'azienda
anime
Tutti i lettori del nostro giorv.ale sanno che esso si compone
dì due parti: una comune, con
temi generali della vita delle
chiese, l’altra con specifico rijerimenlo all’area delle Valli
Valdesi. Queste due anime coesistono anche se per la diversa impostazione che esigono, creano
non pochi problemi all’équipe redazionale, che ha il compito di
metterle insieme, smorzando i
contrasti troppo stridenti. Forse
è meno chiaro ai lettori ciò che
giustamente è venuto in evidenti. alcuni anni or sono in un dibattito sinodale: «L’Eco-Luce non
e il giornale del tale direttore,
n:a è il giornale di informazione
■delle chiese valdo-metodiste ».
Ciò non significa che il direttore o l’équipe spariscano dietro
It quinte senza lasciare traccia
dei loro lavoro ma che sono delegati a riempire gli spazi con la
ricerca che le comunità portano
avanti. Se le comunità sono vive
sul fronte evangelistico e presenti con iniziative e riflessioni, anche il giornale risulta vivo e rappresenta un collegamento reale
ira chi è interessato agli stessi
remi.
Se le comunità tendono a rinchiudersi, anche il giornale risente di questo, e si limiterà a riportare gli atti liturgici o ad annunziare le prossime attività.
In realtà, come veniva segnalalo recentemente da Niso De
Michelis sul nostro giornale non
parliamo solo di cose che hanno
attinenza alla sfera della fede,
ma di aspetti che hanno anche
rilevanza sul piano civile e politico, pensiamo alle intese, alla
pace, ecc. Alle Valli poi la vita
civile ha maggior rilevanza poiché i problemi dell’industria, degli Enti Locali, dell’assistenza incidono direttamente sulla condizione di vita della popolazione,
che è in buona parte valdese.
Risulta quindi importante che
le pagine delle Valli portino uno
spaccato di questa vita sui due
fronti, quello della comunità religiosa e quello della vita sociale
in cui ugualmente, con scelte piccole o grandi, dobbiamo confrontarci in una ricerca di maggior
coerenza evangelica.
A questo punto, ritornando all’affermazione citata, dobbiamo
chiederci come questo, spaccato
di vita religiosa e laica, possa
rientrare nel nostro giornale.
Mentre l’informazione ecclesiastica ha suoi propri canali, l’informazione civile stenta a trovarne di adeguati. L’informazione anche breve ma tempestiva su
fatti che interessarlo la popolazione è altrettanto importante
per la vita di un giornale degli
articoli formativi, ed un giusto
equilibrio fra queste due componenti fa di un giornale uno
strumento importante di collegamento.
C’è da augurarsi quindi che i
Concistori esaminino attentamente la loro situazione in zona,
trovino le persone cui fare capo
per trasmettere tutte quelle notizie che messe insieme danno un
quadro reale di come la gente
opera. All'interno di questo tessuto informativo sarà più facile
trovare chi potrà impegnarsi per
elaborazioni o riflessioni di maggior respiro.
Adriano Longo
Giovedì 13 ottobre si è tenuta
presso la Regione Piemonte una
riunione tra Tamministrazione
della Talco e Grafite rappresentata dalTamministratore delegato, Calieri e dal direttore generale, Persico, l'assessore regionale al lavoro, Tapparo, ed alcuni sindaci del Pinerolese. Parallelamente a questa riunione
si sono incontrati sempre in Regione i sindacati e il consiglio
di fabbrica del gruppo Talco e
Grafite. Motivo di queste riunioni è il tentativo di evitare il licenziamento dei 100 operai della Isolantite di Pinerolo e la
chiusura della fabbrica.
Al termine della riimione abbiamo chiesto ad Elvio Tron, segretario della Camera del Lavoro di Pinerolo, quali sono le prospettive di evitare i licenziamenti.
— La decisione del consiglio
di amministrazione della Talco
e Grafite è quella della chiusura
della Isolantite, perché secondo
l’azienda è antieconomico tenere aperta una fabbrica che fa
solo perdite. Non è un problema
di mercato, perché si hanno molte ordinazioni, ma per ragioni
di concorrenza l’azienda vende
sotto costo. Secondo l’amministrazione della Talco e Grafite
la chiusura della Isolantite è indispensabile per non compromettere il processo di ristrutturazione produttiva attuata negli
altri stabilimenti (miniere e macinazione).
— Se non sbaglio però in questi settori, per ora, si parla solo
di ristrutturazione e non sono
stati fatti gli investimenti previsti.
— Certo. Ver ora si sono fatte
molte parole ed anche sottoscritto accordi. Non si sono però visti gli investimenti. Addirittura per quanto riguarda la
Isolantite si era fatto un accordo in cui l’azienda si impegnava
a ricercare un direttore per studiare le possibilità di sviluppo,
ma niente di questo è stato fatto.
— Torniamo all’ incontro di
giovedì scorso. C’è stata una
proposta della Regione per sbloccare questa situazione?
— Sì, la Regione ha ottenuto
che per il momento l’azienda
non inizi la procedura dei licenziamenti prima di aver valutato
la proposta regionale di ricercare un partner commerciale
che affianchi Vlsolantite e quella della partecipazione regionale ad un progetto di rilancio della attività produttiva nelle miniere e nei reparti della macinazione. Ovviamente la Regione inizierà questa azione solo a condizione che da parte della amministrazione della Talco e Grafite si faccia ogni sforzo per
mantenere in viedi l’attività produttiva del gruppo.
— Qual è stato l’atteggiamento della Talco e Grafite di fronte a questa proposta?
—: L’azienda ha accettato la
proposta. Ha bloccato per il
momento le procedure di licenziamento in attesa di convocare
il consiglio di amministrazione
(si parla del 20 come data probabile) per ulteriori decisioni in
merito.
— Dunque una risposta positiva da parte della Regione alle
richieste dei lavoratori.
— Sì, direi che la Regione si
muove in sintonia con le richieste dei sindacati, e vuole controllare i processi di ristrutturazione.
— Qual è la vostra valutazione
di questo accordo?
— Nonostante queste notizie
positive, siamo però preoccupati della situazione generale. Ci è
giunta notizia che non si accettano più ordinazioni per l’Isolantite e ciò significa mantenere
una volontà di chiusura. Quindi
per valutare l’accordo bisognerà vedere se si ricomincerà ad
accettare nuovi ordini...
Perché se questo non succede,
il rischio è quello che il lavoro
che si potrebbe fare, servirebbe
solo ad esaurire l’attuale portafoglio di ordini e poi chiudere
la fabbrica senza proteste dei
clienti.
Per questo sarebbe sbagliato
che i lavoratori non mantenessero iniziative di lotta. Se prima avevamo due occhi aperti,
adesso bisognerà averne quattro... Quindi continueremo con
gli scioperi e le mobilitazioni.
— E per le miniere?
— Siamo molto preoccupati.
Abbiamo l'impressione infatti di
aver di fronte non degli imprenditori, ma dei finanzieri. Cioè un
gruppo dirigente che gestisce la
impresa con criteri finanziari
più che produttivi. Con questi
criteri si arriva a chiudere tutto, poco per volta: si è chiuso
lo stabilimento degli Elettrodi
due anni fa, poi quello di Livorno sei mesi fa, adesso l'Isolantite, la Sardena è in cassa
integrazione a zero ore, domani
potrà essere il Malanaggio o le
miniere.
Chiediamo perciò alla Talco e
Grafite gesti concreti che smentiscano queste nostre impressio
ni. L'Isolantite è la questione in
cui si può verificare questo. Deve rimanere uno stabilimento
produttivo.
— C’è solidarietà esterna alla
lotta per Tlsolantite?
— Sì, soprattutto nelle istituzioni. Ma non basta la solidarietà; occorre che le istituzioni
(comprensorio, comunità montane, comuni) facciano una politica attiva per favorire l’occupazione.
Bisogna che si programmi lo
sviluppo tenendo presente i problemi posti dalla ristrutturazione delle fabbriche. Questo è un
Compito urgente. Non possiamo
perdere altro tempo. G. G.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
«Foyer» per anziani
Alle volte il comportamento
dei Consiglieri di maggioranza
con la loro assenza mette in
seria difficoltà la Giunta.
Il fatto si è ripetuto nuovamente al Consiglio della Comunità Montana Val Pellice l’il ottobre.
In questa situazione ha buon
gioco la D.C. che, con i suoi Consiglieri, assicura al Consiglio il
numero legale per lo svolgimento dei lavori ed il suo ruolo di
partito di opposizione si rafforza e diventa determinante.
Solo la presenza della minoranza al recente Consiglio ha
permesso di passare alla votazione dei primi cinque punti alTo.d.g. dell’Assemblea TJ.S.S.L.
n. 43.
Da rilevare che, fra gli atti
amministrativi sui quali si doveva deliberare, alcuni non erano rinviabili per scadenza dei
termini a meno che non si volesse lasciare alla Giunta di ricorrere al procedimento d’urgenza la cui prassi è da scoraggiare. Laboriosa è stata la nomina
di competenza dell’Assemblea
del revisore dei Conti Consuntivi 1981 e 1982 della Gestione Servizi Sociali.
PEROSA ARGENTINA
Filseta: crisi occupazionale
Un paio di settimane fa la direzione dello stabilimento FILSETA, di Porosa, ha comunicato
al sindacato la decisione di mettere in cassa integrazione a zero
ore tutti gli operai del reparto
filatura (oltre 150 persone) e di
chiudere lo stesso. Contro questa decisione gli operai hanno
fatto una serie di scioperi e hanno bloccato completamente lo
stabilimento a partire da mercoledì. Mercoledì, gli operai si
sono recati in municipio per incontrarsi con l’amministrazione
che ha ribadito la propria solidarietà con gli scioperanti e si
è impegnata a costruire assieme
alle organizzazioni sindacali un
momento di lotta generale per
venerdì 14. Nella serata di giovedì si è tenuta una assemblea
pubblica (organizzata da Democrazia Proletaria) a cui hanno
partecipato oltre 100 persone, la
maggior parte dei quali lavora^
tori della FILSETA. Nel corso
di questa assemblea sono stati
ribaditi gli obiettivi della lotta:
— Distribuzione della diminu
zione della produzione della filatura su tutti gli stabilimenti del
gruppo e non solo su Porosa.
— Evitare la chiusura completa del reparto filatura a Porosa
mantenendo invece almeno una
parte della produzione.
— Evitare la cassa integrazione a zero ore e applicare invece
la cassa integrazione a rotazione.
Venerdì 14 vi è stata invece
una grande manifestazione davanti allo stabilimento che ha
visto la presenza di numerosi
rappresentanti di enti locali, la
adesione di molti lavoratori non
toccati direttamente dalla Filseta e la chiusura di tutti i negozi di Porosa in segno di solidarietà.
Dopo la manifestazione vi è
stato un incontro tra azienda e
sindacato dove, in seguito agli
scioperi di Porosa e all’entrata
in lotta di un altro stabilimento
del gruppo, la direzione si diceva Esponibile a concedere la
cassa integrazione a rotazione
per 120 persone della filatura,
garantendo così la continuazio
ne dell’attività produttiva.
Nell’assemblea che è seguita
gli operai hanno accettato questa ipotesi di accordo che, nonostante non garantisca nel tempo i livelli di occupazione, permette al sindacato di contrattare da posizione di relativa forza gli interventi futuri da farsi
sullo stabilimento di Perosa. La
vicenda della FILSETA non è
quindi conclusa ma è ancora
tutta da giocare.
Essa ripropone la questione
dell’occupazione nelle nostre valli. Questione che sarà sempre di
più all’ordine del giorno nei
prossimi mesi. E’ quindi necessario che come comunità di credenti ci attrezziamo ad affrontare in modo serio questo grande problema. Il nostro compito
è quello di testimoniare della
Parola di Dio nell’età presente,
l’età presente è fatta soprattutto di conflitti tra interessi diversi, nostro compito è starvici
dentro e portarvici il messaggio
dell’evangelo.
Paolo Ferrerò
Alla minoranza non è piaciuta
la terna di nomi scelta dalla
Giunta fra amministratori degli
Enti Locali; avrebbe preferito
che la scelta cadesse fra gli
iscritti agli Albi professionali di
Commercialisti e Ragionieri.
Il Presidente ha precisato che
i designati del Ministero del Tesoro e della Regione sono già
dei «super esperti» e quindi è
preferibile che il terzo componente sia un amministratore
pubblico. I revisori dei Conti
risultati nominati sono: il dott.
P. Pisano del Ministero, il dott.
V. Pisani della Regione e il M.o
G. Baridon prescelto dalla Assemblea anche come presidente
dei revisori stessi. La D.C. non
ha preso parte al voto.
Dopo l’analitico esame del
rendiconto della stagione ’82/’83
del Foyer di Angrogna, che ha
chiuso quasi in pareggio dopo
la stagione estiva, un contrasto
è emerso fra la minoranza, capeggiata questa volta dal Cons.
Bonansea, e la Giunta allorquando quest’ultima riproponendo il funzionamento del Servizio nella stagione invernale
’83/’84 ha chiesto la « Delega »
per 1 provvedimenti occorrenti
per quanto riguarda il personale da adibire ai servizi.
Con la sospensione di tutte le
assunzioni imposta dalla legge
finanziaria 1983 la C.M. per assicurare il servizio al Foyer dovette ricorrere a prestazioni di
personale «non ortodosse». Per
cui la Giunta ha studiato di servirsi nella stagione ’83/’84 dell’apporto di lavoro di una «cooperativa» ma sulla cui entità di
spesa non ha potuto fornire cifre. La spesa potrebbe essere
anche triplicata rispetto all’anno passato.
La minoranza con insistenza
si è opposta alla richiesta di
« Delega » con argomentazioni
in parte condivisibili, proponendo il rinvio al prossimo Consiglio della deliberazione da presentare corredata della previsione di spesa, della bozza di convenzione e delle garanzie circa
i servizi che sarebbero assicurati agli ospiti.
Non sono seguite impuntatùre
della Giunta, così la decisione
finale sulla deliberazione è stata demandata al prossimo Consiglio.
Malgrado l’ora tarda il Consiglio ha continuato i suoi lavori
approvando, fra l’altro, il programma 1M3/84 dell’Assessore
alla Cultura, M.o Pons, sul cui
contenuto ritorneremo.,
A. K.
10
10 cronaca delleVallì
21 ottobre 1983
CRONACA DEL TRADIZIONALE APPUNTAMENTO ANNUALE
R.F.T.: SCHOENENBERG
Giornata dei valdesi di Germania Nuovo museo neiia
casa di Arnaud
La 47® « Giornata dei Valdesi »
di Germania si è tenuta quest'anno il 24-25 settembre a Schönenberg. In questa occasione si
è inaugurata la ristrutturazione
del Museo di Storia Valdese nella antica casa di Enrico Arnaud,
di cui riferisce a parte Augusto
Comba.
Le celebrazioni hanno inizio il
sabato sera, nella grande moderna sala « Érlentalhalle » in Oetisheim, a pochi chilometri da
Schönenberg per motivi logistici.
Il gruppo valdese di Klein Villar,
in tutto 62 attori di tutte le età,
tutti bravissimi, con ima ben riuscita rappresentazione teatrale,
rievoca con alcuni quadri l’arrivo dei primi Valdesi delle Valli
nel Württemberg: vengono messi in evidenza l'accoglienza benevola delle autorità, il conflitto
con le popolazioni locali, e le
prime difficoltà, come la lotta
per l’acqua. La rappresentazione
è alternata da canti e pezzi musicali popolari.
La domenica mattina, culto
con Santa Cena e partecipazione
della Corale del luogo. Presiede
il Pastore Eiss e il sermone è tenuto dal « Prälat » Hermann
Reiss il quale predica su I Giov.
5, 4 « Questa è la vittoria che ha
nnto il mondo, la nostra fede ».
Ma che cosa è la fede? Il Pastore
10 illustra con un esempio: In
Germania Orientale ho visto una
immagine in cui su uno sfondo
nero attraversato da linee rosse,
era raffigurato un uccello che
canta su una di queste linee. Cosi
la fede è come un uccello che
canta mentre tutto intorno è ancora buio. Sono oggi le nostre
comunità come quell’uccello che
canta in mezzo al buio del nostro mondo? O somigliamo piuttosto a quel rilievo che in origine rappresentava il Cristo con i
suoi discepoli, ma che durante
la guerra, in un combattimento,
11 Cristo è stato decapitato? Comunità senza la guida di Cristo.
La nostra fede vince il mondo
perché è fede in Cristo, ed è Cristo che ha vinto il mondo con
la sua croce. Al suo seguito possiamo fare qualche passo come
i Valdesi d’Italia a Riesi e a Palermo.
Dopo la Santa Cena il Pastore
Eiss rievoca le vicende storiche
dei Valdesi del Württemberg, la
creazione del Museo nella casa
di Enrico Arnaud, e il suo rinnovamento.
Dopo il culto, visita al museo
e poi agape fraterna in cui tutti
fanno buona accoglienza alla ’’insalata di patate" ricordando che
le patate in Germania sono state
portate da Enrico Arnaud.
Nel pomeriggio il Pastore Eiss
dà il benvenuto ai rappresentanti dei Valdesi all’estero. Il Dott.
Augusto Comba e il Pastore Cipriano Tourn portano ì saluti
del Moderatore della Chiesa Valdese, della Società di Studi Vaidesi e dei Valdesi d’Italia; e il
Pastore Louis Mordan dei Val
Autunno in
Val d’Angrogna
Proseguono le manifestazioni dell’Autunno in Val d’Angrogna :
Venerdì 21 ottobre, ore 20,45. Palestra Scuole del Capoluogo: Incontrodibattito sul tema « Colle della Vaccera : un progetto per gli anni ’80».
Introduce Valdo Benech del Comitato
Promotore per la valorizzazione turistico-sportiva del colle.
Sabato 22 ottobre, ore 21, Sala del
Capoluogo : « La bello vigno », vecchi
canti del Pinerolese riproposti dal
Gruppo di Musica Popolare di Pinerolo.
Martedì 25 ottobre, ore 20,45 : Sala Consiliare del Capoluogo. Incontro dibattito sul tema : « Piano Regolatore : come si applicherà ». Introduce l’arch. Bare estensore del piano.
desi di Francia.
Il Pastore Merk della Società
Gustavo Adolfo tiene una interessante Conferenza sulle minoranze evangeliche in Europa:
Italia, Francia, Spagna, Belgio.
Molti oratori ricordano con affetto il Pastore Augusto Grefe,
presidente dell’Associazione dei
Valdesi di Germania, deceduto
improvvisamente. Egli era un
grande amico delle Valli Valdesi
che amava come cosa sua.
A sostituirlo come presidente è
stato eletto il Pastore Karl Ebert
(la Signora Ebert è una valdese
di Villar Pellice). Il Pastore
Ebert conclude le celebrazioni
con un messaggio e una benedizione trasformata in preghiera.
Sono stati decisi aiuti finanziari ai Valdesi del Sud America e
dell’Italia.
Con una buona tazza di té con
dolci, offerti dalla Comunità di
Oetisheim si chiude la giornata
dei Valdesi.
Cipriano Tourn
ESSERE VALDESI NEGLI U.S.A.
Quando incontrarsi
diventa una festa
Fin dall’inizio della colonizzazione, i Valdesi di Valdese (USA)
si preoccuparono di mantenere
le loro tradizioni e di celebrare
le feste del 17 febbraio e del 15
agosto.
Per molti almi quest’ultima festa riunì i Valdesi per un grande
pic-nic vicino ad ima cascatella
che ricordava loro i torrenti delle Valli oltre a portare un po’
d’aria fresca! Questa celebrazione ha subito, da allora, molte
trasformazioni, per diventare, infine, la commemorazione dell'anniversario del Glorioso Rimpatrio del 1689 e la festa della città. Sabato 13 agosto di quest’anno una numerosa folla proveniente da tutta la Carolina del Nord
e da altre località ha invaso il
centro della città, corso San Germano e via Rodoretto.
Più di 80 bancarelle erano state piazzate in « Mainstreet » e vi
si vendevano soprattutto oggetti
di artigianato. Su un palco si sono succeduti diversi gruppi; abbiamo ascoltato una corale, in
costume valdese, cantare « La
maire e la figlio » e il coro ben
conosciuto « O mon pays, où la
voix de nos pères », e poi una corale della chiesa nera eseguire
dei « negro-spirituals ».
Alle 11 si è tenuto im breve
culto commemorativo nella chiesa valdese-presbiteriana durante
il quale il pastore Felker ha pronunciato una allocuzione sul tema « Il glorioso rimpatrio del
popolo di Dio »: il coro della
chiesa ha cantato in francese
l’inno « Plus que vainqueurs »
tratto dalla raccolta Psaumes et
Cantiques. Dopo il culto ha avuto
luogo un pranzo « valdese » a cui
hanno partecipato più di 400 nersone. Abbiamo notato la presenza di un buon numero di signore
in costume valdese. Nel corso di
tutta la giornata il Museo Valdese. situato in via Rodoretto è
stato visitato da numerosissime
persone, venute ad ammirare le
collezioni di ricordi delle Valli e
i documenti riguardanti la fondazione della città di Valdese.
Particolarmente notevole nel Museo è una Bibbia, con la traduzione di Qlivetano, stampata nel
1569 e ritrovata ad Angrogna nel
1803.
La sera ha avuto luogo la
rappresentazione all’aperto del
dramma valdese « From this day
forward» di F. Cranford; da 16
anni questo spettacolo è messo
in scena ogni anno da una compagnia di attori semi-professionisti. Il dramma racconta la storia
dei Valdesi del Medioevo, i fatti
del 1686-1689 e le vicende degli
inizi della fondazione di Valdese.
E’ uno spettacolo molto commovente e originale in modo particolare nella scena finale, nella
quale tutti i numerosi attori si
inginocchiano per elevare a Dio
un cantico di riconoscenza, in
lingua francese.
Domenica 14 agosto ha avuto
luogo un culto solenne, celebrato dai pastori Felkef e Parse, con
la partecipazione, come ogni altra domenica, della corale. L’assemblea numerosissima ha cantato con vigore il corale di Lutero e, in francese, l’inno « Plus
que vainqueurs », mentre la corale ha eseguito « Jusqu’à la
mort ». Tra i banchi era distribuita una raccolta tratta da
« Psaumes et Cantiques ». In
questa occasione erano presenti
un gruppo di Valdesi di Monett
nel Missouri e altri provenienti
dallo Stato di New York.
Malgrado le trasformazioni sopravvenute nel corso degli anni
Valdese rimane uno dei più importanti centri valdesi degli Stati Uniti e la sua popolazione resta fedelmente legata alla sua
Chiesa.
J. Picot
(traduzione F. Taglierò)
# Hanno collaborato a questo
numero e al numero scorso del
giornale (il cui elenco non è stato
pubblicato per mancanza di spazio); Ruben Artus, Ivana Costabel, Alberto Bragaglia, Franco
Dupré, Dino Gardiol, Emilio Gardiol, Mauro Gardiol, Alba e Antonio Kovacs, Odoardo Lupi, Graziella Mariani, Bianca Mûris, Teofilo Pons, Franco Taglierò, Dario
Tron, Cinzia Vitali.
E’ un’antica casa contadina,
assai bella con le sue caratteristiche travature lignee in vista
nei muri di laterizi, e — come
può capire anche chi non l’aveva veduta prima — assai fedelmente e accuratamente restaurata, sicché sembra di poter dire che costituisca, nel suo genere, un pregevole esemplare storico. Ma è pur sempre una vecchia casa contadina, quella in
cui Enrico Arnaud (piantandovi
attorno le famose patate) visse i
suoi ultimi anni; e ha per i vaidesi di Germania quella funzione — di cui gli antropologi citerebbero esempi di ogni epoca e
di ogni continente — del luogo
e dell’edifìcio a cui una collettività può fare riferimento per riconoscere la propria identità
storica. Diciamo allora che la
casa di Arnaud, mentre svolge
di per sé questa funzione, rammenta anche l’insegnamento di
Paolo ; « Dio ha scelto le cose
deboli del mondo per- svergognare le forti... e le. cose sprezzate, anzi le cose che non sono,
per ridurre al niente le cose che
sono, affinché nessuna carne si
glorii nel cospetto di Dio ». Diaspora infelice di esuli senza ritorno, a gruppi di poche centinaia, vennero i valdesi in Württemberg, spargendosi anche in
altre terre di Germania, alla fine del ’600; i loro discendenti
hanno rievocato quell’origine
con letizia e fierezza, nel Waldensertag 1983; oggi che la gloria e la potenza dei sovrani, che
spinsero gli esuli fin qui, non è
più altre che polvere.
L’ordinamento museale è semplice e perspicuo e, pur nello
spazio limitato, compone un assieihe pregevole e nón privo di
efficacia didattica; vi sono le
parti dell’interno che documentano l’abitazione dell’epoca; vi
è lo spazio dedicato alla conservazione, con oggetti e ritratti di
Arnaud (fu, non dimentichiamolo, un personaggio eccezionale;
oltre che pastore e capitano,
politico e diplomatico a contatto con le grandi potenze del tempo), varie bibbie e testimonianze dell’epoca; in altra parte del
pianterreno vi è un itinerario di
nariazione storica simile, in dimensioni minori, a quello del
museo di Torre Pellice; al primo piano una sala assai bene
organizzata fa la storia dell’innografia cristiana, poi di quella
protestante, con i ritratti e i
riferimenti essenziali degli scrittori di inni.
Nello spazio intermedio fra
la prima e la seconda sala del
pianterreno dianzi descritte, alcuni ritratti e documenti incuriosiscono fortemente il cultore
di storia dell’800; rimasti chiusi
nei loro villaggi, nelle loro comunità rurali e nella loro lingua d’origine fino agli anni 30
di quel secolo, i valdesi dovettero a quel punto rinunciare al
francese nel culto per disposiziono del sovrano del Württemberg ; e si mescolarono — in modo sostanzialmente benefico —
all’altra popolazione; ma presto
cominciò lo sforzo per conservare l’identità storica. Vicenda
poco nota, questa ottocentesca,
di cui non esiste, a nostra conoscenza, una descrizione accessibile, ma che ha incuriosito di
recente gli studiosi di storia locali, i cui lavori abbiamo potuto
procurarci grazie ai banchi di libri opportunamente messi a disposizione dei partecipanti (erano varie centinaia ! ) alla festa
valdese.
Una festa assai bene organizzata e ben riuscita, come risulta dalla narrazione che qui ne
fa Cipriano Tourn. Tanto più
poteva rallegrarsene chi scrive
— accolto con grande affetto e
cortesia dal pastore Eiss e famiglia, e dai signori Temme, e
incaricato anche di preannunciare per gli anni prossimi la tematica dei convegni di Torre
Pellice, che intorno alla revoca
dell’editto di Nantes e alle sue
conseguenze nel quindicennio
1685-1700 si propongono di lavorare seijamente — pensando
che, mentre a Schonenberg veniva inaugurata la restaurata
casa di Arnaud, un corrispondente avvenimento si verificava
a Guardia Piemontese: là una
identità serbata nascostamente,
malgrado lo sradicamento del
culto, grazie alla lingua e alla
tenace cultura contadina; qui,,
dilavata la lingua e la cultura
contadina pur così, ostinatamente conservata per oltre un secolo, il culto era serbato in un contesto più ampio. Davvero, in entrambi i casi, la riscoperta delle
origini pare proprio una illustrazione del versetto paolino :
una scelta delle « cose che non
sono, per ridurre al niente le cose che sono... ».
Augusto Comba
Società
di Studi
Valdesi
Ultimo
Bollettino
Arriva in questi giorni agli abbonati l’ultimo numero del Bollettino della Società di Studi Vaidesi con i seguenti contributi:
Giovanni Gönnet, « Il valdismo
medioevale secondo Ugo Janni
ed Ernesto Buonaiuti »; Teofilo
Pons, « Dayide Michelin. Dalla
canzone dell'Assietta al carcere
ed alla morte (luglio 1147 - maggio 1750) »; Cesare G. De Michelis, « JVote di un gesuita sui vaidesi all’inizio del Settecento »;
Peter Biller, « The 1391 Lists of
Waldensian - magistri -, Three
further manuscripts ». Seguono
tre recensioni ed una ricca rassegna bibliografica.
Un numero dunque particolarmente impegnativo e stimolante per gli appassionati di storia
valdese e del protestantesimo in
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■
21 ottobre 1983
cronaca delle Valli li
PINEROLO
Lavorare in cooperativa
In questi ultimi mesi per iniziativa dei sindacati CGILCISL-UIL del pinerolese sono sorte tre cooperative di lavoratori disoccupati e cassaintegrati. Di esse una già lavora
ed ha in appalto una serie di lavorazioni della Tecnomarmi
di Inverso Pinasca, un’altra, la Agrovalli di Pinerolo, attende che gli enti pubblici appaltino i lavori di forestazione
previsti, l’ultima nata, la cooperativa di servizi, sta attendendo il compimento delle pratiche burocratiche di registrazione della cooperativa prima di iniziare a lavorare.
Di quest’ultima cooperativa fa parte Nella Grill che abbiamo intervistato.
— Quali sono gli obiettivi che
vi ponete con la costituzione di
questa cooperativa?
— La nostra è una cooperativa
mista di disoccupati e cassaintegrati, naia da un’idea lanciata
dal sindacato unitario per tentare di aprire nuove possibilità di
lavoro in un momento di crisi
cosi grave per l’occupazione. E’,
più precisamente, una cooperativa di servizi; la sua sigla è
COOPS « Cooperativa pinerolese
di servizi », e si propone, attraverso la gestione associata della
stessa e alla quale i soci prestano
la propria attività di lavoro, di ricercare continuità di occupazione e le migliori condizioni economiche, sociali e professionali
per i soci stessi. All’inizio eravamo 16 soci, poi, col passare del
tempo, ci siamo ridotti a dieci.
Molto probabilmente perché alcuni erano animati non tanto da
un vero spirito cooperativistico,
quanto attratti dal miraggio di
un lavoro, secondo loro, a breve
scadenza. Invece le cose sono andate per le lunghe, sia per le difficoltà incontrate a livello di amministrazione comunale, alla quale avevamo chiesto una sede, sia
per il tempo che è occorso a noi
soci per avere ben chiare le idee
e tutte le carte in regola per la
costituzione ufficiale della cooperativa. Solo all’inizio di ottobre
siamo riusciti a completare l’iter
burocratico necessario alla costituzione.
— Esistono già fin d’ora possibilità di ottenere lavori?
— La nostra intenzione è quella di contattare gli enti locali per
avere da loro lavori in appalto o
tramite convenzione. Per ora il
nostro primo interlocutore è stato il Comune di Pinerolo che, a
dire il vero, non si è sbilanciato
molto, adducendo il pretesto, forse anche fondato, che mancano i
soldi. Comunque subito ci erano
stati proposti due lavori: la manutenzione e custodia dei servizi Igienici pubblici, attualmente
in disuso, e la custodia e manutenzione dei musei. Vedremo in
futuro di contattare anche gli altri Comuni del Comprensorio di
Pinerolo, le Comunità Montane e
anche privati per allargare il
campo di azione.
— Quali tipi di lavoro potete
eseguire?
— Citando il nostro Statuto:
« La cooperativa si propone di
svolgere attività di trasporti, facchinaggio, pulizie, affissioni manifesti, custodia e manutenzione
locali pubblici e impianti sportivi, manutenzione aree verdi, giardini e alberate, lavori di riparazione e manutenzione dell’arredo
urbano, tinteggiatura locali e manufatti, nonché qualsiasi altra
attività annessa e connessa alle
precedenti ». Come si vede, la
COOPS ha un raggio di azione
abbastanza vasto; noi ci auguriamo di poter incontrare amministratori pubblici sensibili e anche privati che vogliano incoraggiare lo spirito cooperativistico
tra disoccupati e cassaintegrati,
affidando loro del lavoro.
E la cosa non è impossibile, se
si tiene conto del fatto che sono moltissimi coloro che hanno
praticamente due lavori; p. es. operai della FIAT che nel tempo
libero fanno gli idraulici o i decoratori. Questo è ingiusto,
quando ci sono persone che di
lavori non ne hanno neanche
uno.
— Vi siete già dati delle priorità per l’impiego dei soci in caso di lavori da eseguire? Quali?
— Abbiamo già avuto uno
scambio di idee al riguardo e ci
siamo resi conto che è un problema che va ponderato bene e
discusso con molta chiarezza per
evita,re in futuro incomprensioni e invidie tra i vari soci. Comunque non siamo ancora giunti a delle conclusioni precise e ci
riserviamo di farlo il più presto
possibile, in vista dei primi lavori che avremo.
— Se non sbaglio nella cooperativa sei l’unica donna. Perché?
La disoccupazione femminile è
alta nel pinerolese. Manca la sensibilità i femminile a questo tipo
di esperienza?
— Ti sbagli, perché non sono
l’unica, siamo in due. Quando si
è partiti, e cioè circa sei mesi fa,
eravamo tre donne, poi se ne
era aggiunta un’altra. Due, però,
sono tornate sulla loro decisione
di far parte della cooperativa e
così siamo rimaste in due. Certo,
su 10 soci, solo due sono donne,
è una percentuale un po’ bassa,
ma non credo che la causa di
ciò vada ricercata in una scarsa
sensibilità femminile a questo tipo di esperienza, o almeno, se di
scarsa sensibilità si può parlare,
Lettere all’Eco delle Valli
Piano Regolatore
di Valle
Avendo letto il comunicato del Presidente della Comunità Montana Val PelHce, teso a notificare e sottolineare
che il Plano regolatore generale intercomunale della Val Pellice è stato approvato dalla Giunta Regionale (cfr. p.
es. Il Penice del 9.9.83), riteniamo nostro dovere aggiungere le seguenti informazioni:
a) il provvedimento è ancora Impugnabile, in quanto sono ancora aperti
i termini per proporre eventuali ricorsi
al Tribunale Amministrativo Regionale
(giorni sessanta dalla data di pubblicazione sul Bollettino Regionale, che è
del 27.7.83, più quarantacinque per la
sospensione dei termini feriali dal r
agosto al 15 settembre) ed, eventualmente, un ricorso straordinario al Capo dello Stato.
Tanto si deve dire, crediamo, almeno
a coloro ohe si sono sentiti lesi nei
propri diritti dal provvedimento stesso;
b) che il provvedimento poteva essere impugnato, e forse più facilmente
corretto, non soltanto nei 60 giorni dopo la pubblicazione all’Albo Pretorio dei
singoli comuni della valle, ma anche
nel periodo immediatamente successivo all'adozione da parte della Comunità Montana, avvenuta il 6.7.1981, come
per qualsiasi atto amministrativo.
A questo proposito, ci cfriediamo
che cosa la Comunità abbia fatto per
sollecitare, non diciamo impugnative,
ma quanto meno osservazioni da parte
degli interessati, o semplicemente un
coinvolgimento reale della popolazione.
A nostro avviso, in sostanza, le decisioni importanti sul Piano, che contano e che toccano ciascuno, sono state prese al termine di un lungo procedimento, al quale però non sono stati
chiamati a partecipare con la necessaria attenzione e informazione i cittadini delle località interessate.
Tanto spiega la perplessità di una
buona porzione dei cittadini della valle.
Laurentia, Letizia e Pier Vaido
Comba, Torre Pellice
Cara magna Linota,
ho un grosso problema: in
questi giorni mi hanno chiesto
se avrei accettato di fare l’anziano e la proposta mi ha spaventato: fin da quando ero bambino, ho sempre considerato gli
anziani come persone autorevoli, che devono sempre essere di
esempio agli altri, che hanno
qualcosa di speciale, dei 'doni
che non credo proprio di avere.
Insamma, non mi sento né caprice né preparato, e ho paura di
dire di sì. Tu che cosa mi consigli? E se poi mi dimostrassi
un cattivo anziano e facessi più
male che bene?
Ti saluto. Barba Pierre
Cara barba Pierre,
ti capisco, e avrei paura an
ch’io al posto tuo. Ma mi domando: ci capita spesso di essere davvero preparati a quello
che dobbiamo fare?
Mi pare che già alla nascita
il bambino non si senta per nulla preparato a uscire dal rifugio
nel corpo della sua mamma:
protesta disperatamente quando
è costretto a farlo. E, se hai dei
figli, ti sentivi preparato a diventare padre, a essere di guida
e d’esempio, a decidere per loro
finché sono diventati indipendenti?
Ho visto troppe persone rimandare sempre il momento di
metter su famiglia; e poi, al momento di terminare la loro attività, non avevano alle spalle
nessuno a cui lasciare il posto.
Di un libro della biblioteca
la cosa è valida sia per le donne
che per gli uomini. E, inoltre, siccome siamo solo agli inizi, non
nossiamo dire che rimarremo
sempre le uniche donne della
COOPS. Finora non abbiamo
pubblicizzato al massimo la costituzione della COOPS per cui
si può anche pensare che molte
donne non sanno nulla della sua
esistenza e non possono quindi
aver pensato alla possibilità di
farne parte.
— Qual è il vostro indirizzo a
cui eventualmente rivolgersi per
diventare soci o per darvi lavoro?
— L’indirizzo della nostra sede
legale è Via S. Giuseppe, 52. Per
ora, essendo ancora da sistemare in maniera soddisfacente, chi è
interessato o a diventare socio
o a darci del lavoro può telefonare a uno di questi numeri:
Grill Nella 76084; Sorrentino
Mauro 73697; Jahier Pierenrico
71763; Alovisio Bruno 909515.
Intervista a cura di
Giorgio Gardiol
parrocchiale, che avevo letto
tanti anni fa, ricordo solo una
frase: « La vie s’apprend, Gomme toute chose, en se cognant
sur les doigts ». Anch’io credo
che tutto, anche il lavoro dell’anziano, s’impari lasciandosi
sfuggire ogni tanto una martellata sulle dita.
Così, credo proprio che al posto tuo direi di sì. In fondo, l’Evangelo stesso ci ricorda che
Dio ha scelto dei vasi di terra
per mettervi i suoi tesori. E allora, se ti senti solo un « tiipin » di terracotta, sei proprio
la persona adatta ad accettare
senza superbia il compito che
ti hanno proposto.
Ciao, e coraggio!
Magna ILinota
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di agosto 1983
i. 200.000: Bogiiari Comba Adelina;
Davide Dranco e sig. Luigi Comba e
sig. Bianca Comba, un fiore per sua
madrina; In memoria di Griot Liliana.
L. 145.500: Dipendenti FIAT Villar Perosa, in mem. Laurenti Agostino.
L. 100.000: Silvana, Morris, ricordando Marraine Liliana; 1 cugini Bounous
e Costabel, in mem. Attilio Long; Ada
e Alberto Ghigo; Liliana Micci, Ferrerò,
in mem. cara zia Laura; Bonetto Teresa,
Perosa Argentina.
L. 80.000: In mem. Griot Liliana: Arland italo, Blanc Romilda, Comba Silvano, Jahier llda, Bellè Claudio, Blanc
Attilio, Guglielmino Walter, Baret Alfredo.
L. 50.000: Bourlot Giulio, Fenestrelle;
La sorella, il cognato con gratitudine,
in mem. Liliana Griot Comba; il marito, ricordando Liliana Griot; La figlia
Elbana e fam., ricordando Liliana Griot;
Fornerone Silvia, Prarostino, in mem.
dei suoi cari; Elisa e Oreste Ribet, S.
Germano, ricordando la mamma Coucourde Elisa.
L. 30.000: Gardiol Franco, Ada, Mauro, Elda, Prarostino, in mem. papà e
mamma.
L. 25.000: Leonardo Natalino, Inverso
Pinasca.
L. 20.000: llda e Roberto, ricordando la cara cugina Liliana Griot Comba;
Emanuele, Anglesina e Annalisa Coucourde, ricordando tante Elisa; Peyronel Griot llda, in mem. del mio caro
marito; Peyronel Griot llda, in mem.
cara nipote Griot Comba Liliana.
L. 10.000: Comba Rochon Delfina Luisa, in mem. cara cognata Liliana Griot
Comba; Bosio Bounous Zina e Bianca,
San Germano; Oreste, Livietta e Marina Richard, in mem. dei foro cari.
« * *
Doni a favore dell’Ospedale di Pomaretto pubblicati sull’Eco delle Valli del
29.4,83 come corrisposti dalla Comunità
di Frali per un importo di L. 296.500
vanno considerati corrisposti come segue:
Grill Enrico e Enrichetta 60.000; Baud
Filippo 20.000; Grill Remo e Anita, in
memoria dei loro cari 30.000; Deodato
Pomo Anna Maria, in memoria della
mamma 15.000; Artus llda, in memoria
del papà 1.500; Rostan Ida ved. Richard
in memoria dei suoi cari 15.000; Garrou
Margherita ved. Grill, in memoria del
marito 5.000; Menusan Luciano e Valda,
in memoria dei loro cari 20.000; Menusan Tiziana, in memoria del nonno e di
Arturo 20.000; Grill Onorine, in memoria di Grill Alessio Luigi 70.000; Peyrot
Beniamino e Elda, in memoria dei loro cari 15.000.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti nel mese di agosto 1983
L. 30.000: Gardiol Franco, Ada, Mauro, Elda, Prarostino, in mem. papà e
mamma.
L. 10.000: Vogt Violette, Luserna San
Giovanni.
Pro Rifugio «Carlo Alberto»
Pervenuti nei mese di agosto 1983
L. 250.000: Prof. Vittorio Pisani, Torino.
L. 200.000: Direzione di Pinerolo dell’Istituto Bancario San Paolo.
L. 10.000: Saru Meri, Prarostino, in
mem. di Saru Giovanni.
Pro Asilo Valdese
di Luserna Sarf Giovanni
FONDO DI SOUDAfllETA’
3° trimestre 1983
L. 10.000: Robba Evelina.
L. 15.000: Jahier Maria.
L. 30.000: Long Laura; Caffarel Emilia; AlMaud Elisa (2 versamenti).
L. 50.000: Luciana e Patrizio, in memoria di Letizia Boero Rol; Armand
Bosc Emma {2 versamenti); Pennington
de Jongh Nadine; Ferrerò Marta.
L. 601.000: Jalla Margherita.
L. 100.000: Odetto Yvonhe, In mem.
di Edmond Vola.
RINGRAZIAMENTO
ti Io alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dall’Eterno... ».
(Salmo 121)
La famiglia di
Stefano Rivoira
neirimpossibilità di farlo personalmente, commossa ringrazia di ■vivo
cuore tutte le gentili {>ersone che le
sono state di aiuto sia con denaro od
in natura nella triste circostanza che
l’ha privata del marito e padre, il 10
luglio.
i?orà, 10 ottóbre 1983.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Carlo Gaydou
sentitamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima ed aiFetto tributata al loro caro,
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, parole, fiori e scrìtti hanno parteoipato al loro immenso dolore.
Un particolare ringraziamento al
pastore Platone, al dottor Bevacqua,
a tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e Torre Pellice, ai
parenti ed amici che sono stati di
grande aiuto nella triste circostanza.
Angrogna, 11 ottobre 1983.
AVVISI ECONOMICI
IN POMARETTO vendesi rustico progetto approvato . Rivolgersi geometra Rostagno Giovanni, Via Balziglia 52, Pomaretto (Tel. 81003 ore
ufficio).
AFFITTASI Luserna S. Giovanni (vicinanze BeUonatti) appartamento recente costruzione. Telefonare 0121/
91162.
USL 42 - VALLI
CHI80NE-CERMANA8CA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefe
no 81000 (Croce Veroel
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 23 OTTOBRE 1983
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44 - PINEROLESE
CDistretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: talefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 23 OTTOBRE 1983
Bibiana; FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733
Bobbio Pellice: FARMACIA MEYNET - Via Maestra 44 - Tel. 92744
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
i -,, ■
12
12 uomo e società
21 ottobre 1983
DAL NORD E DAL SUD SI PREPARA IL 22 OTTOBRE
Torino: un corteo parla chiaro
Una parabola
L’8 òttotare si è svolta a Torino
una manifestàzìone per la pace.
A questa iniziativa hanno partecipato, oltre a parecchie migliaia di persone ima trentina di
evangelici con uno striscione della PGEI. La partecipazione alla
manifestazione di sabato sarebbe stata soprattutto utile a chi
ha ancora delle forti prevenzioni
contro questi tipi di lotta e a
chi, da come si vede dalle pagine
della Luce, ritiene che l’attuale
movimento della pace, eterogeneo quanto si voglia, sia direttamente finanziato e di conseguenza permeato da agenti del Kgb.
Si sarebbero subito resi conto di
quanto importasse ai partecipanti il non essere vittime passive della logica dei blocchi, della
militarizzazione del territorio,
della logica della deterrenza. Il
corteo « parlava » chiaro: « No
agli SS 20, no ai Cruise ».
Il fattore del tutto positivo è
che di fronte all’art. 23 del Sinodo in cui per la prima volta si
invitano espressamente le Chiese
a partecipare a una manifestazione, le Comunità sono chiamate ad interrogarsi sulle forme di
lotta da adottare contro la corsa
al riarmo. Questo non solo in
prospettiva di Roma ma anche
per meditare sulle possibili forme di disobbedienza civile (obiezione fiscale, obiezione sul posto
di lavoro nelle fabbriche che producono armi, partecipazione ai
blocchi a Comiso).
Si deve inoltre prendere atto
della grave situazione in cui si
trova il mondo in questo momento: teatro di guerre per la sua
spartizione tra due superpotenze, teatro di stermini di fame dei
paesi industrializzati verso il terzo mondo. Senza dover andare
troppo lontano, dobbiamo essere vigili nei confronti delle gravi
forme di condizionamento che ci
vengono dai mass media.
« La Stampa », tanto per citarne uno pubblica fotografìe gigantesche di un militare con due
bambine intitolando « Papà parte per il Libano » come ai tempi
delle guerre coloniali, non annuncia la manifestazione dell’otto e neppure la visita del tutto
eccezionale del ministro degli interni del Nicaragua a Torino,
mentre dedica largo spazio a una
intervista al dittatore attuale del
Guatemala. Per non citare poi i
falsi resoconti dei blocchi a Co
« L'Eco delle Valli Valdesi ■
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Becehino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio Gardio', Marcella Gay,
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miso di quest’estate. Se dipendesse dalle 600.000 copie quotidiane di questo organo di presunta informazione si saprebbe
a mala piena deH’esistenza di un
impegno per la pace in Italia.
Di fronte a tutto questo c’è effettivamente il rischio di accettare l’installazione o quanto meno di lasciarsela passare sopra
il capo senza capirne la reale
portata. Diventa a nostro parere di fondamentale importanza,
opporsi , questi Cruise, sostenuti
da interessi mafiosi, di minaccia
dell’Africa e Medio Oriente data
la posizione strategica di Comiso, e di controllo che finirebbe
per diventare inarginabile degli
Usa sull’Europa. In quest’ottica
diventa cruciale un impiegno per
la manifestazione di Roma.
Bisogna considerare che non è
certo a Ginevra che si decide il
destino degli euromissili già
pronti da tempo. Inoltre se la
partecipazione dovesse essere
troppo scarsa rispetto alle altre
capitali estere o rispetto a quelle dell’Sl il Governo si sentirebbe
in diritto di imporre qualsiasi
decisione, in caso contrario non
potrebbe evitare di ridiscutere il
problema dell’installazione. La
testimonianza a Roma di noi
evangelici dovrebbe essere di primo piano (purtroppo in Italia
stenta ad esserlo). In linea con
la partecipazione ai blocchi di
Comiso, con le delibere del Sinodo e di 'Vancouver ma soprattutto con l’insegnamento di pace
che viene dalTEvangelo.
F.G.E.I. Torino
Comiso: dopo TIMAC
A Comiso, dopo l’ultima manifestazione del 27 settembre, c’è
aria di smobilitazione. I giovani
del campo IMAC (International
Meeting Against Cruise) hanno
quasi tutti fatto ritorno a casa.
Mucchi di rifiuti, scritte, qualche
cane randagio che si aggira tra i
resti del campeggio. Davanti all’aeroporto più nessuno blocca
l’ingresso alle grosse cilindrate
degli ufficiali americani. « Adesso
pensiamo soltanto al 22 a Roma
— ammette Paolo S. di Milano
— speriamo che contro i missili
ci siano almeno 500.000 persone ».
Poco distante, su una Renault
in fin di vita, targa Berlino incrociamo Martin Köhler. Sociologo, giornalista, membro della
« Aktion Siinenzeichen » (azione
di riconciliazione) è attivo a tempo pieno a Comiso per il problema della pace. C’è tempo, con lui,
per un breve scambio d’impressioni.
« Non possiamo bloccare la costruzione della base missilistica,
ma dietro alle 1000 persone che
hanno manifestato a fine settembre c'è un grande movimento ».
Soddisfatto perché qualche ora
prima sono stati versati i primi
dieci milioni per l’acquisto del
terreno dove ha sede l’IMAC (gli
altri 25 verranno versati a Natale se la sottoscrizione prosegue
con questo ritmo) abbozza una
prima valutazione: « in Italia sul
problema della pace c’è ancora
molta disorganizzazione. C’è un
vasto movimento, c’è molta voglia di fare ma siamo ancora carenti sul piano dell’informazione
e dell’aggregazione. In Olanda
sono i riformati che ’’tirano”; in
Germania, di qua e di là dal muro, gli evangelici; in America la
chiesa cattolica e altre chiese ma
qui siamo ancora troppo frantumati ».
Eppure qualcosa si è fatto.
Battisti
(segue da pag. 7j
1. Blocco della base missilistica di Comiso del 26-27
sett. p.v. alla cui organizzazione partecipa la Federazione delle Chiese Evangeliche della Sicilia e la FGEI.
2. Giornata nazionale della pace degli evangelici italiani, con grande manifestazione a Roma, in occasione
della manifestazione intemazionale per la pace nel mondo del 22 ottobre p. v.
Invitano le chiese battiste
italiane a ricercare sul piano locale collegamenti con i
movimenti pacifisti esprimendo nella solidarietà con
essi, la testimonianza della
pace nel nome di Cristo.
« Sì — aggiunge Köhler — il campo sulla pace di agosto ad Adelfìa è stato importantissimo e vorrei dire che la vostra chiesa, an-che con le dichiarazioni sinodali, costituisce un elemento di continuità e incoraggiamento. Ma
gli evangelici sono pochi. Io vorrei che riMAC diventasse il punto di riferimento del movimento
pacifista e svolgesse un lavoro di
informazione e coordinamento ».
Mancano pochi giorni alla manifestaz'one di Roma. Previsioni?
« In Italia — dice Köhler — non
ho mai visto grandissime manifestazioni per la pace. Questa potrebbe essere la prima di una
lunga serie. Ciò che è importante è la mobilitazione della gente:
chi verrà da lontano viaggiando
avrà modo di conoscere altri, di
riflettere e maturare ancora più
in profondità la propria scelta.
Non si tratta solo di Comiso ma
di un problema più vasto. A Roma vedremo chi non si è ancora
arreso alla logica degli armamenti e desidera lottare per cambiare
le cose. Purtroppo il referendum
autogestito non sta andando molto bene. Forse un segno di speranza verrà da Roma. Ma dopo
la piazza bisognerà cominciare a
fare documenti, tradurre, collegare e informare. Da questo punto di vista siamo molto in ritardo ». G. Platone
(segue da pag. 1)
mo europeo cerca delle strade
nuove e in questi anni il « Servizio cristiano » ne ha indicata
una. E questa dimensione europea non può essere perduta,
perché se allora, al tempo in cui
sorgeva il « Servizio cristiano »,
l’Europa si andava facendo, ora
è l’Europa, seppur non senza
limiti e difetti, è fatta e diventerà un fenomeno importante
anche se purtroppo le chiese rischiano di essere le ultime a
rendersene conto. In quest’Europa che si fa, e in cui nel mondo evangelico si confrontano le
grandi chiese di massa della
Svizzera, Germania. Olanda,
Gran Bretagna, paesi scandinavi e le chiese-diaspora dei paesi
latini, è probabile che il dialogo
tra nord e sud riprenda a livello di cristiani. E’ in questo contesto che dobbiamo raccogliere
con riconoscenza l’eredità europea del « Servizio cristiano », come del resto quella di altre opere della Chiesa valdese, consistente in un discorso nuovo la
cui validità si proietta anche nel
futuro.
Scelta meridionale
Il terzo elemento del progetto
del « Servizio cristiano » è stato
la .‘¡celta meridionale. Vi sono
stati nel passato, in articoli di
giornali e riviste, segni della
difficoltà di molti, soprattutto
della FGEI, nel condividere il
linguaggio con cui è stato posto il problema meridionale. Ma
se anche in modo discutibile,
talvolta in forme mistiche, non
possiamo dimenticare che è stata fatta una scelta meridionale
che in realtà contraddiceva le
tendenze presenti della società
italiana di quel tempo. E questa scelta meridionale noi ce la
ritroviamo davanti proprio nel
momento in cui la nostra chiesa
sta facendo una svolta e ha deciso di orientarsi verso il mezzogiorno d’Italia. E’ un patrimonio prezioso che esigerà da noi
molti pensieri. Così, mentre la
cultura volta le sue pagine che
non sono mai eterne, tra cui
quella dell’interpretazione gramsciana dell’Italia e del Mezzogiorno a cui molti di noi hanno
fatto riferimento, è probabile
che noi dovremo nei prossimi
anni affrontare insieme il problema meridionale in piena libertà e senza tener troppo con
LE MANIFESTAZIONI DI FINE OTTOBRE
In tutta Europa
In tutto il mondo nell’ultima
settimana di ottobre si terranno
molte manifestazioni per la pace. I comitati organizzatori non
hanno dubbi: « si sta ricreando
il clima deH’ottobre ’81 quando
milioni di persone sono scese
nelle strade per manifestare per
la pace e contro il riarmo nucleare ». Questo il calendario delle manifestazioni nazionali previste nelle varie nazioni europee:
Olanda: manifestazione all’Aia
il 29 ottobre. E’ previsto che i
manifestanti facciano un grande
cerchio simbolico attorno alla
città.
Germania Federale: manifestaziom il 22 ottobre a Bonn, Amburgo, Stoccarda, Neu Ulm (base americana dei Pershing 1 e dove è prevista l’installazione dei
Pershing 2) e a Berlino ovest.
Durante tutta la settimana precedente ci saranno nelle principali
città tedesche manifestazioni di
vari gruppi sociali: il lunedì le
donne, il martedì gli antimilitaristi, il mercoledì gli operai, il
giovedì gli studenti e gli insegnanti, il venerdì i parlamentari.
Inghilterra: manifestazione a
Londra il 22 ottobre, mentre il 18
ottobre si svolgerà una manifestazione delle chiese in preparazione della manifestazione del 22.
Belgio: manifestazione nazionale il 23 ottobre a Bruxelles.
Svezia: manifestazione nazionale il 22 ottobre a Stoccolma.
Finlandia: manifestazione nazionale ad Helsinki il 22 ottobre.
Grecia: manifestazione nazionale ad Atene il 23 ottobre.
Spagna: manifestazione nazionale a Madrid il 23 ottobre.
Francia: manifestazione nazionale a Parigi il 23 ottobre.
Ma anche in paesi extra europei vi saranno manifestazioni:
negli USA dal 21 al 23 ottobre,
in Canada dal 21 al 23 ottobre,
a Tokio il 23 ottobre, a Melbourne in Australia il 23 ottobre.
Ad organizzare queste manifestazioni sono molto attivi gruppi di cristiani che in molti casi
costituiscono l’ossatura organizzativa che le ha convocate. Una
sola la parola d’ordine: « disarmo nucleare tanto all’Est quanto
all’Ovest ».
g- S
to delle diverse maniere con cui
noi lo abbiamo interpretato fino a ieri.
La parola
della speranza
Linea vocazionale, dimensione
europea, scelta meridionale. Di
fronte a queste componenti del
progetto del « Servizio cristiano » stanno oggi quattro generazioni: quella della guerra e
della rivista « Gioventù cristiana », quella dei cinquantenni e
del dopoguerra, quella del ’68
e del 'Vietnam e quella della
FGEI di oggi e di Comiso. A
queste quattro generazioni è rivolta la parola del realismo e
della speranza. Nel compito di
costruire insieme il futuro di
questo Centro noi riconosciamo
un compito diffìcilissimo. Sentiamo, per usare le parole di
Isaia 54, il travaglio della donna
sterile che non riesce a partorire. Eppure riceviamo la parola
piena di forza e di speranza che
la accompagna:
« Giubila, o sterile, tu che non
partorivi! Dai gridi di gioia ed
esulta, tu che non provavi doglie di parto!... Allarga il luogo della tua tenda e si spieghino
le tele delle tue dimore, senza
risparmio; allunga j tuoi cordami, rafforza i tuoi piuoli!... Per
un breve istante io t’ho abbandonata. ma con immensa compassione io ti raccoglierò. Per
un momento ti ho nascosta la
mia faccia, ma con un amore
eterno io avrò pietà di te, dice
l’Eterno, il tuo redentore... Quand’anche i monti s’allontanassero
e i colli fossero rimossi, l’amor
mio non s’allontanerà da te, né
il mio patto di pace sarà rimosso, dice l’Eterno, che ha pietà
di te » (Is. 54: 1-10).
Guardando all’avvenire non
possiamo non riconoscere che
grandi sono le difficoltà e difficilissimo è il problema. Ma questa appunto è la vocazione cristiana; misurarsi con problemi
impossibili o per lo meno con
problemi estremamente difficili.
Ma non è forse una benedizione
essere obbligati a misurarsi con
un problema difficile e scomodo
come l’avvenire di quest’opera?
E’ poi così male che la nostra
chiesa, così piccola, abbia una
presenza dispersa in tutta la nazione e questi centri così grossi
e impegnativi? O non è invece
forse una fortuna perché questa nostra realtà è agibile alle
novità?
Il « Servizio cristiano », come
tanti altri gruppi di credenti
delle nostre chiese di tutto il
mondo è un segno, una parabola, uno strumento che può essere nel futuro molto prezioso per
il programma che può svolgere
ma soprattutto per la predicazione che può dare.
Domenica eravamo a Palermo
a salutare Panasela e a insediare Aquilante ed era presente
l’On. Pantaleone. Dopo una lunga serie di discorsi abbiamo chiesto anche a lui di parlare e il suo
discorso è stato molto breve.
Ha detto: « Io sono tornato ad
essere un uomo che crede in
Gesù Cristo e questo lo devo a
voi ». E’ bello che un uomo la
cui storia è profondamente intrecciata con la storia della Sicilia dica questo.
Il mio augurio, la mia certezza, è che altri meno famosi
e cioè donne e uomini di Riesi,
di Mazzarino, di Gela possano
dire, domani o tra cinquant’anni, « Siamo tornati a credere in
Gesù Cristo ». Abbiamo cominciato dicendo che questa comunità è retta dalla predicazione;
il mio augurio è che, nell’impegno e nella solidarietà di noi
tutti questo Centro continui ad
essere iiei prossimi decenni un
segno di speranza e un appello
alla fede per le donne e gli uomini che vivono nel mezzogiorno.
Giorgio Bouchard