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LA LIBERAZIONE
«Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il
capo, perché la vostra liberazione si
avvicina»
Luca 21,28
Le parole che precedono questo versetto elencano una lunga serie di
disagi e sofferenze frutto di guerre,
wmmosse, terremoti, pestilenze, carestie, fenomeni celesti. Si tratta di un filo rosso che percorre tutte le trame di
cui è intessuta la nostra storia umana.
Ma qui è anche il linguaggio apocalittico, presente nella cultura giudaica
del tempo, che entra a far parte della
«buona novella» che Gesù incarna nella sua parola e nella sua azione. Il discorso generico di devastazione e distruzione viene però precisato con due
dolorosi riferimenti che si sono realizmti. nella storia concreta fatta di nomi
e di date: il primo ripercorre la strada
della persecuzione che la primitiva cornunità cristiana ha iniziato a sopportare e il secondo quello della distruzione del tempio e della città che gli abitanti di Gerusalemme hanno dovuto
subire. Poteva essere il tempo della disperazione: la fine del giudaismo palestinese vissuto come una catastrofe generale che rischiava di coinvolgere il
movimento cristiano decretandone la
fine. Poteva essere il tempo della trionfante illusione: la seconda e definitiva
Ostruzione del tempio interpretata come segno dell’immediato ritorno del
f risto glorioso e trionfante.
4 NCHE questo secondo testo, per
iVquesto tempo d’Avvento, affronta e
illumina una situazione di passaggio.
Il preciso avvenimento storico al quale
l’Èvangelo fa riferimento deve essere
letto e interpretato come una svolta. I
credenti cristiani sono invitati a non
rimanere schiacciati al suolo dal peso
degli avvenimenti devastanti, a non
incurvarsi su se stessi intristiti dalla
disperazione per il fallimento delle
ipotesi sulle quali hanno costruito la
loro esistenza: «Rialzatevi, levate il capo». La parola che ci viene oggi offerta
buna parola di consolazione: non ci
viene annunciata un’altra prossima fine (niente a che vedere con le ansie
millenaristiche), ma ci viene annunciato il tempo della liberazione; non ci
viene promesso un ulteriore evento caiostrofico (sempre bramosamente attero dagli spiriti apocalittici), ma ci vieneonato un evento salvifico. L’evangelista Luca ci parla di «liberazione».
^ venuta di Cristo si identifica con la
liberazione degli uomini e questa venuta del Cristo non è una notizia di
Ouaca, ma un annunzio di fede. Nelict fede, in quanto donne e uomini che
vivono nel Signore Gesù Cristo, siamo
chiamati a rialzarci e a rimetterci in
cummino per essere fedeli testimoni di
nna liberazione autentica.
jjf^UANDO queste cose cominceranno ad avvenire». Non basta
dite che sono sempre accadute e che
ccrtipre accadranno, dobbiamo leggerle
uell’oggi che viviamo. Sono le guerre e
c commosse di questi ultimi giorni di
luesto ulteriore anno di sangue di queinfinito secolo violento; sono i terre^dti, le pestilenze e le carestie che si
ucseguono regolarmente e che ci vengono immediatamente teletrasmesse;
ono le condizioni di sfruttamento, di
^nertò e di schiavitù in cui oggi milio^ di esseri umani sono costretti. Siamo
lu chino, le mani abbandonate
dngo i fianchi, non abbiamo forse più
ce, forse siamo stanchi, forse abitua.1 forse indifferenti. «Rialzatavi, levate
^Po», ci dice il Signore, guardatevi
orno e mettetevi in cammino, esattaPo’lr /aito la chiesa del tem
di Luca pur nella debolezza delle
umane «perché la vod liberazione si avvicina».
^____ Arrigo Bonnes
i:th.\i \nai,k chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi
La privatizzazione di Teleconn mostra la difficoltà del controllo pubblico sul mercato
Telecomunicazioni^ che passione
Con l'apporto di capitali esterni, una società può «scalarne» un'altra molto più grande, e polì
Può garantire vantaggi anche ai consumatori oltre che agli azionisti^ I rischi per l'occupazione
PAOLO FABBRI
IL secolo che si sta chiudendo è
stato il secolo della contrapposizione fra liberismo e comunismo,
una contrapposizione che ha trovato la sua sintesi dialettica nelle
socialdemocrazie nordiche, con
annesso «welfare state», sostenute
dal pensiero di John M. Keynes. 11
secolo a venire sarà il secolo del liberismo, che sta orientando le nazioni del mondo verso la globalizzazione dei mercati senza che, fino
ad ora, sia emersa una proposta alternativa degna di nota nella ricerca della giustizia sociale. L’Europa
sta liber^izzando settori precedentemente oggetto di monopolio
pubblico, attraverso la costituzione
di «authorities» preposte al controllo delle regole del mercato, a
evitare cioè che si verifichino situazioni di predominio economico arrecanti vantaggi agli imprenditori a
scapito dei consumatori e sta privatizzando aziende di proprietà
dello stato attraverso il collocamento sul mercato di quote, solitamente maggioritarie, di azioni.
Questa scelta dei trattati europei
ha suscitato dubbi e perplessità,
perché di fatto ha eliminato tutta
una serie di possibilità di intervento della politica sull’economia e nel
contempo ha aperto la strada a interventi finanziari internazionali di
portata mai vista in precedenza per
conquistare il controllo di grandi
aziende pubbliche privatizzate. In
Francia queste perplessità sono
sfociate nella decisione di collocare
sul mercato quote minoritarie di
azioni in modo da mantenere in
qualche maniera il controllo delle
stesse in mani pubbliche. In Italia
si è affermato l’espediente della
«golden share», una quota minima
tenuta dallo stato che ha anche il
potere di porre il veto su tentativi
di acquisto non graditi. La privatizzazione di Telecom Italia, che detiene il monopolio della telefonia
fissa, si colloca in questo quadro.
A farsi avanti sono state due entità economiche molto diverse: da
una parte la Olivetti di Colaninno e
dall’altra il colosso tedesco Deutsche Telekom. Il fatto che l’azienda
tedesca sia ancora sotto controllo
pubblico ha determinato la caduta
della sua candidatura, perché ciò
era in contrasto con l’obiettivo di
privatizzare. L’offerta di Colaninno
finiva per prevalere prendendosi,
con l’intervento di capitali di provenienza non sempre limpidamente precisata e il sostegno ben noto
della Mediobanca di Enrico Cuccia, una società enormemente più
grande della Olivetti e diventando
di colpo il campione del nuovo capitalismo globalizzato. I dubbi derivanti dalla sproporzione tra la
pulce acquirente e l’elefante acqui
stato si sono fatti più consistenti
con la recente proposta da parte di
Colaninno di un piano che prevede il passaggio di «Telecom Italia
mobile» (Tim) a «Tecnost», la finanziaria del gruppo Olivetti che
ha condotto l’Offerta pubblica di
acquisto (Opa) di Telecom.
Questa proposta ha provocato
una vera e propria rivolta degli
azionisti di minoranza con in testa
i manager dei fondi di investimento (enti privati che gestiscono i risparmi), perché priva Telecom Italia della sua perla più preziosa a
condizioni di scambio svantaggiose, portando oltretutto la Tim in
una finanziaria che ha 16.000 mi
Gli evangelici al Tar Lazio
Il credito scolastico non
discrimini gli studenti
Si è svolta il 22 novembre l’udienza del Tar Lazio sull’ordinanza del
ministro della Pubblica
istruzione (giugno 1999)
relativa all’attribuzione
del «credito scolastico»
agli studenti che frequentano l’ora di religione cattolica o le attività alternative predisposte dalle
scuole. Contro questo
provvedimento hanno
fatto ricorso la Tavola valdese e una studentessa
evangelica: al ricorso si
sono associate la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia
(Ucebi), l’Unione delle
chiese cristiane avventiate del 7° giorno, le Assemblee di Dio in Italia
(Adi): secondo le chiese
evangeliche, l’ordinanza
ministeriale costituisce
una grave forma di discriminazione nei confronti
di quegli studenti che intendono non avvalersi
dell’insegnamento della
religione né delle materie alternative. Le chiese
evangeliche chiedono
quindi che l’ordinanza
venga ritirata, «assicurando così a genitori e studenti piena e assoluta libertà di scelta». L’esito
del ricorso al Tar Lazio
sarà reso noto nelle prossime settimane. (nev)
Riconciliazione nei Balcani
Le chiese ricostruiscano
un ponte sul Danubio
Una consultazione di
leader ecclesiastici protestanti e ortodossi dell’Europa e dell’America del
Nord si è svolta a Oslo dal
14 al 16 novembre, per fare il punto sulla crisi nel
Kosovo e nella regione
balcanica. La consultazione era promossa dalla
Conferenza delle chiese
europee (Kek), in collaborazione con la Chiesa ortodossa serba, il Consiglio
ecumenico delle chiese e
il «gruppo di Vienna», un
incontro informale di leader delle chiese; presenti
anche rappresentanti cattolici (Consiglio delle conferenze episcopali europee e Vaticano). Al termi
lioni di dollari di debito a causa
dell’Opa. Durante lo svolgimento
dell’Opa Colaninno aveva lasciato
intendere agli azionisti di minoranza che «Telecom Italia» e «Tecnost» si sarebbero fuse, mentre ora
vuole prendere solo la parte più
redditizia della società. Il motivo è
semplice, con la fusione prevista
inizialmente la partecipazione Olivetti in Telecom Italia sarebbe circa del 30%, mentre con la cessione
di Tim tale partecipazione salirebbe al 51,9% (Business Week 18 ottobre ’99), salvo naturalmente la modifica delle ragioni di scambio delle azioni. Colaninno ribatte che la
cessione di Tim è una operazione
strategica in quanto costringerebbe Telecom Italia a ristrutturarsi. Il
piano finanziario è stato ritirato
ma i problemi restano aperti.
La vicenda si presta a due interrogativi. Il primo: è opportuno che
un settore strategico come quello
delle telecomunicazioni finisca in
mani private? La risposta sull’opportunità viene bloccata sul nascere dalla considerazione che in Italia la gente (quindi il mercato) non
si fida dello stato imprenditore,
quindi la privatizzazione diventa
una necessità di questa fase storica; lo stato deve semmai vigilare
sulla consistenza dell’acquirente.
Il secondo: quali sono le conseguenze per i cittadini e i lavoratori?
Per i cittadini la conseguenza deve
essere un abbassamento delle tariffe e un miglioramento del servizio conseguenti alla ristrutturazione, che comporterà riduzioni di
personale. Evitabili? Non lo credo.
Piuttosto saranno da fare seguendo un piano industriale, presentato preventivamente, che minimizzi
i disagi dei lavoratori. Recentemente il governatore di Bankitalia,
Antonio Fazio, ha richiamato l’esigenza di un’etica dell’imprenditore, che non preveda il solo profitto.
Nel processo di globalizzazione in
atto crediamo che il riferimento
all’uomo e ai suoi valori sia fondamentale. La lezione dei puritani
del Seicento non va dimenticata,
solo rivista e aggiornata.
«MSPIRITUALITAI
Come celebrare il 2000?
di DANIELE BOUCHARD
ne dell’incontro è stato
approvato un documento,
intitolato «La crisi non è
finita! L’Europa, la crisi
del Kosovo e le chiese», in
cui si sottolinea l’enorme
numero di rifugiati nella
regione e la necessità di
iniziare la ricostruzione
della Jugoslavia: «A nessuno serve avere, in mezzo all’Europa, una Jugoslavia fisicamente devastata e isolata». Infine, si
propone che le chiese
uniscano i loro sforzi per
ricostruire un ponte sul
Danubio, «simbolo dei
ponti che dobbiamo costruire fra le diverse parti
e le diverse tradizioni religiose d’Europa». (nev)
' ECUMENE
Chiese in missione
di FRANCO TAGLIERÒ
MEDIO ORIENTE!
Pellegrinaggio ecumenico
di P. NASO e D. GARRONE
EDITORIALE
La «terza via»
di JEAN-JACQUES PEYRONEL ^ _
IO
COMMENTO
L'accusato pentecostale
di EUGENIO STRETTI
2
PAG. 2 RIFORMA
«' Genealogia di Gesù
Cristo, figlio di
Davide, figlio di
Abramo...
{Mt 1, 1; 17; 22-23)
«' Gesù era nato in
Betlemme di Giudea,
all’epoca del re
Erode... ^Riuniti tutti
i capi dei sacerdoti e
gli scribi del popolo,
(Erode) s’informò da
loro dove il Cristo
doveva nascere. ^Essi
gli dissero: In
Betlemme di Giudea;
poiché così è stato
scritto per mezzo
del profeta: ® “E tu
Betlemme, terra
di Giuda, non sei
affatto la minima
fra le città principali
di Giuda; perché da
te uscirà un principe
che pascerà il mio
popolo Israele”»
«^^Là rimase fino
alla morte di Erode,
affinché si
adempisse quello che
fu detto dal Signore
per mezzo del
profeta: “Fuori
d’Egitto chiamai
mio figlio”»
Allora si adempì
quello che era stato
detto per bocca del
profeta Geremia:
“Un grido si è udito
in Rama. Un pianto
e un lamento
grande. Rachele
piange i suoi figli e
rifiuta di essere
consolata perché
non sono più”»
<PE venne ad abitare
nella città di
Nazareth, affinché
si adempisse quello
che era stato detto
dai profeti, che
egli sarebbe stato
chiamato Nazareno»
(Mt 2,1; 4-6; 15;
17-18; 23)
All’Ascolto Della Par
VENERDÌ 3 DICE^pp
"Così da Abramo
fino a Davide sono
in tutto quattordici
generazioni;
da Davide fino
alla deportazione
in Babilonia,
quattordici
generazioni; e dalla
deportazione in
Babilonia fino a
Cristo, quattordici
generazioni»
<^^Tutto ciò avvenne,
affinché si
adempisse quello che
era stato detto dal
Signore per mezzo
del profeta: “ “La
vergine sarà incinta
e partorirà un figlio,
al quale sarà posto
nome Emmanuele”
che tradotto vuol
dire: “Dio con noi”»
PAROLE ANTICHE E RADICI
Matteo radica indissolubilmente l'identità di Gesù nelle vicende di Israele
Alle domande cruciali di identità dei cristiani risponde scrivendo la storia di Cristo
ANNA MAFFEI
Al crepuscolo di un secolo
difficile e violento si parla
(anche dalle colonne di questo
giornale) di una generalizzata e
diffusa crisi di identità, crisi che
investirebbe anche le chiese cristiane, e il protestantesimo in
particolare. Credo che questo sia
in parte vero. Anche le comunità
cristiane del primo secolo dovettero affrontare un complesso
problema di identità. La controversa questione se imporre o no
ai pagani convertiti la circoncisione, e con essa l’obbedienza a
tutta la legge mosaica, questione
dibattuta nelle pagine più polemiche del Nuovo Testamento,
ne è esempio illuminante. Circoncisione sì o circoncisione no
era un problema legato alla definizione dell’identità della chiesa
cristiana. Doveva la chiesa cristiana considerarsi idealmente
(se non nei fatti) parte integrante dell’ebraismo? Oppure i cristiani formavano un’aggregazione religiosa nuova in cui erano
incidentalmente inseriti anche i
convertiti di origine ebraica? O
magari c’era una terza via?
Una comunità mista
l’identità di coloro che leggeranno. Sapendo chi è Gesù, quali
sono le sue origini, essi capiranno meglio anche chi sono essi
stessi, da dove vengono e dove
sono chiamati ad andare. E tutto
questo in un contesto (intorno
agli anni ’80 d.C.) in cui la frattura storica fra le chiese cristiane e quella parte di ebraismo
che non aveva accolto Gesù come Messia si era già consumata.
Insomma chi era Gesù? Per rispondere a questa domanda, diversamente da Marco (che parte
dal ministero pubblico di Gesù),
Matteo elenca gli antenati di Gesù, racconta del suo concepimento, della sua nascita ed alcuni episodi dei primi anni della
sua vita. Lo fa in soli due capitoli
facendo un costante riferimento
alle scritture di Israele, che noi
chiamiamo Antico Testamento.
Gesù è discendente
della casa di Davide
PRIMA di tutto Gesù è discen
dente di Davide. Ecco
lo
Quando Matteo scrive il suo
Evangelo è molto attento a
questa questione. La chiesa a
cui si rivolge è una comunità
mista, formata da credenti di
origine pagana ed ebraica. Matteo si dà come scopo primario
quello di scrivere la storia di Gesù Cristo, e mentre lo fa è consapevole che il modo in cui scriverà di Gesù avrà influenza sul
Preghiamo
La parola antica che da Dio procede mai tacerà.
La sua voce amica pace a noi concede: essa è verità.
A noi tutti vuol donar una fede salda e lieta
sulla terra inquieta.
Voce di perdono dato ai peccatori dal Signor Gesù.
Egli santo e buono sconta i nostri errori
morto egli è quaggiù.
Ma speranza ognor ci dà U messaggio del Vangelo:
«Cristo regna in cielo».
Voce di salvezza per il cuor che giace in amaro duol.
Tolta è la tristezza, ché la vera pace dar può Cristo sol.
La sua grazia dà vigor se, già schiavo del peccato,
il tuo cuor gli hai dato.
Voce di vittoria che il Signor possente sempre loderà.
Passi pur la gloria dell’umana gente, essa non cadrà!
Sul Vangelo fonderò, con la forza a me largita
tutta la mia vita.
(Inno 4 dall’Innario cristiano del 1969)
scopo della genealogia (1, 1-17)
Non si tratta di una discendenza
per diritti di sangue ma per adozione. Si racconta infatti che Gesù fu concepito da Maria, sua
madre, per intervento dello Spirito Santo, mentre il discendente di Davide era Giuseppe, marito di Maria. Dunque la narrazione di Matteo si sviluppa per
spiegarci come il figlio di Maria
diviene, per un atto di fede e di
accoglienza, anche figlio di Giuseppe, e attraverso di lui, figlio
di Davide. Per Matteo era molto
importante la discendenza davidica di Gesù, era anche importante che la sua nascita fosse
considerata compimento della
storia di Dio con il suo popolo.
Per questo Matteo richiama un
testo profetico, quello di Isaia 7,
14: «La vergine sarà incinta e
partorirà un figlio, al quale sarà
posto nome Emmanuele». Per
quei lettori che non conoscevano l’ebraico, aggiunge: «che tradotto vuol dire: Dio con noi».
Figlio di Davide per discendenza adottiva ma anche figlio
generato per lo Spirito Santo, in
adempimento di una sua parola
depositata nella memoria collettiva del suo popolo. La parola
profetica viene compresa come
una parola eccedente, una parola che riprende vigore alla luce
di ciò che accade in Gesù, una
parola che assume un ruolo di
svelamento di quanto era na
scosto nella mente e nel piano
di Dio. È questo che ci dice Matteo: ciò che accade in Gesù è
nuova creazione per quello stesso Spirito alitato all’inizio dei
tempi nella prima creatura. Eppure quanto avviene oggi ha le
sue radici in parole offerte, incompiute, tanti secoli prima.
Matteo adotta lo stesso procedimento altre quattro volte nel
Vangelo dell’infanzia. Spiega,
usando parole profetiche (Michea 5, 1 e II Samuele 5, 2a), addirittura citate dalle autorità del
popolo ebraico che, a conferma
di quanto era avvenuto a Gesù,
il Messia doveva nascere a Betlemme. Richiama un testo di
Osea, «Fuor d’Egitto chiamai
mio figlio» (11,1), per inquadrare la fuga e il ritorno dall’Egitto
di Gesù e dei suoi genitori, ma
anche per definirlo Figlio di Dio.
In occasione del tremendo episodio della strage dei bambini
ad opera di Erode, l’evangelista
cita e reinterpreta un testo di
Geremia (31, 15) che parla del
dolore dei figli di Israele in Babilonia. Un implicito riferimento a
Isaia 4, 3 e Giudici 16, 17 (entrambi parlano di nazirei, consacrati al Signore) è fatto, per assonanza, quando si parla di Gesù come nazareno.
re il suo popolo fuori dall’Egitto.
Come la storia dell’infanzia di
Mosè, quella di Gesù intende dimostrare che Dio era presente
nella sua vita ancor prima che
fosse consapevole del suo compito. Gesù, come Mosè, corre
dei pericoli mortali, ma Dio «salva il salvatore».
Venuto per compiere
COSÌ Matteo radica indissolubilmente l’identità di Gesù
Parole antiche
che diventano nuove
INSOMMA parole antiche che
...
diventano nuove alla luce di
ciò che avviene in Gesù. Parole
vive che ritrovano nuovi contesti.
Parole scritte in un’altra lingua,
l’ebraico, tradotte e reinterpretate per popoli nuovi che pervengono a conoscere il Dio di Israele, attraverso Gesù, figlio di Maria, figlio di Davide, figlio di Dio.
Emergono inoltre con chiarezza alcune somiglianze fra
eventi e personaggi della storia
di Gesù e quella di Israele. Chi
non si accorge del fatto che Giuseppe, padre di Gesù, ha in comune con Giuseppe, patriarca
d’Israele, la propensione per i
sogni rivelatori, per esempio? O
che la vicenda di Gesù perseguitato da Erode ha molte cose in
comune con quella di Mosè e di
tutti i bambini ebrei, minacciati
a morte da Faraone? Il piccolo
Gesù fugge in Egitto per sfuggire
ad Erode, come Mosè era sfuggito alle ire di Faraone andando a
Madian. Poi Gesù è richiamato
in Israele dall’Egitto, proprio come a Mosè fu richiesto di guida
nelle vicende di Israele. È l’unico
evangelista che riporta queste
cruciali parole di Gesù: «Non
pensate che io sia venuto per
abolire la legge e i profeti; io sono venuto non per abolire ma
per portare a compimento». Alle
domande cruciali di identità dei
cristiani egli risponde scrivendo
la storia di Cristo e lo fa citando e
reinterpretando le parole della
fede di Israele, in modo tale che
non sia possibile per la chiesa
pensarsi a prescindere da Israele.
Io non so se questa risposta di
Matteo, credente del primo secolo, possa essere utile a noi, credenti dell’ultimo secolo del secondo millennio. Acqua ne è passata molta sotto i ponti e si è in
larga misura inquinata. La limpidezza delle fonti si è forse persa.
La storia della chiesa cristiana è
storia niente affatto edificante,
particolarmente nel cruciale
aspetto dei rapporti con il popolo
di Gesù, gli ebrei, ma non solo.
Le chiese cristiane sono presenti
in tutto il mondo ma procedono
in ordine sparso. Molte sono in
crisi d identità e di vocazione,
che è poi la stessa cosa.
Matteo ha risposto raccontando Gesù con parole antiche
profondamente radicate nello
stratificato terreno della storia
di Israele. Lo ha fatto però nella
ferma convinzione che quelle
parole antiche fossero parole vive, capaci di parlare e anche di
creare vita in situazioni completamente mutate. Lo ha fatto
ponendo di nuovo fiducia in
quelle parole, in chi le aveva
pronunciate allora e le pronunciava ancora una volta attraverso Gesù Cristo. Noi anche, forse,
potremmo riprendere vigore
dalla forza creatrice delle parole
che abbiamo ricevuto in eredità.
Ma per farlo dobbiamo amarle
profondamente come le amò
Matteo, scriba divenuto «discepolo del Regno del cieli» (Matteo 13,52).
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omìleiìch
«Tutto ciò
finché s'ademSl"¡' ’
che era stato detto h '
onore oer me« f
S.'Kä'Ä’P''®
ne alla citazione dh?! Í We,
14 riportata in MattJ
22
SI ritrova simile anA
se a volte in foA™*
breve, in altri tredici b,.
dell'Evangelo di S
(2. 5b-6; 2, 15b- 2
2. 23b; 3, 3; 4, Ú
17; 12, 17-21; 13
i-16;
13,’ 35;'21, 4-5; 26,'56^1®
9-10). Fra lecitazionit B>amolo.
rotestamentarie otto»
vengono dal libro dii« neri conta
Da un raffronto con q|j lUltipli di tri Evangeli emerge cht' lO a tante
fenomeno delle citazi, lostre mai
inserite nelle narrazi, psto, 2 X
evangeliche con ques ue volte 1
modalità sia tipico dii* »tesetante
teo. Che la storia dice «delle mi
sia messa in relazionaci Le volte
le scritture di Israele èi fT-ni in
fatti comune nel cristiai’^”®”' ’
nT.ALf.™""»llÌl*'Due
Matteo però pone ruó - - -i
^ l’anno e il
cento esplicitamentesii"
l'adempimento di sped DÌ.èl®dVO
che profezie. Per ques Intorno al i
non si contenta di fan àeinizierè
implicita allusione, COI) pana è il di
accade in altri scritti eva tíre da um
gelici, ma ne cita esplidt jolutament
mente il testo. Egli affi eelta com'
ma cosi che la vicenda lo. inquar
Gesù deve essere compì anascitad
sa a partire dalle scritti! U2000 ri
■ Twesimbo
5 citazioni su quattori Ax i„„,
ci sono contenute nei p f ' „A,
mi due capitoli. Ci
chiesti le ragioni di quei
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mente Matteo conside(M®llo
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zia di Gesù, diversameii itone. L’ai
da quella della passioi natura che
ad esempio, fosse piùsi stagioni cl
nosciuta e inesplorata: nostra vita
questo punto di vista, smo in cui
dunque che ci fossep terranavigi
bisogno di richiami vai
rostamentari per pot» fq^0ll0 pgj
ni ci relazi
comprendere a fondo4„‘g^; ^g
La chiesa a cui Mattf,„,n
scriveva era poi unai
-unità formata dati
stiani di origine pagi
ed ebraica. Questi ulti
sarebbero stati senz'
in grado di apprezzi
questi richiami anchep
utilizzarli a scopo ap«l
getico nei confronti 'NlIAl
quei giudei che eranoi MVM
masti fuori dal cristiOTe
mo, I cristiani di odgi' ». PAWI
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pagana,
ro potuto capire, atti
verso questi continuiJ^J^ «Il mii
chiami biblici, che
nei*'f^läudian
cristiana era da consi" .
rarsi in stretta continui) »o a
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con la fede d'Israele. S
come si trattava del ^Parente
stesso Dio, era necessaUNssibüe ;
che i cristiani, per«« »reve,pro
prendere bene le w' un e
Gesù, conoscessero W portata. 1
anche la fede di Gesù.n 2000. L’Et
questo i cristiani,
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discepoli del Regno. J lente fam
vono investigare Giubileo c
tura. Questo, i cristia" delTamig
origine pagana, potè» jQjjjg
farlo, anche se non ®^ i
scevano l'ebraico, ^
teo invece lo conost mg.. ,
».„e,, ,e,„nd..
esiste* Pola costi
per celebi
lingua greca,
quale da tempo '
no traduzioni. anno,,,.
Dato il carattere ; ne cosa».
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dell'uso delle citazioOii^ ^ la sua d
ruso oeiie u»»“- . u
confronto con gN e, cioè la
Evangeli (quando e^t^entrica.
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Wright, u
Evangeli tquanu^ “. ,-'..iuica.
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è l'evangelista ,;j|
aggiungere delle cit „,
veterotestamentario
tradizioni ricevuta^.
Vangelo dell'infanzi^|
peculiare per forrna r
tenuto all'Evangelosr^
è molto probabile I
Matteo stesso a sOTa
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profetici a certi
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Per
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Rimando al libro ‘
mond E. Brovyn, t ^ ^
del Messia (GiRODgst
trice 1981), che P
anche su questo. e ¡F
anche su ¿iit
altri argomenti SP
una ricca bibliografi-
3
lì 3 dicembre 1999
E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
^''venne,
'pisse
detto
Un'occasione per fare interagire le diverse valenze simboliche del numero
Come possiamo celebrare il 2000?
^profittiamo di questa tappa simbolicamente rilevante per riflettere sulla nostra
'^^Side per confrontarci con altri credenti e per parlare ad altri della nostra fede
[' Matte, ' '
Tórma'! ------ I re nel modo più consapevole
trediciL* possibile le sue diverse valen
----- - ze simboliche. Mi chiederò,
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alle scrittu
> di Watt iANNO 2000 ha indubbia2,17. „ente un forte valore
ibolico. Da dove viene la
■' L di questo simbolo? Ana
Samolo. Innanzitutto 2.000
e'S Snumero. La forza dei nuibrÓS lericon tanti zen e che sono
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nerge Datante volte le dita delle
Ile citai ,ostre mani. 2.000 e, scom
^narraj ¡sto. 2x10x10 x O, cioè
ques ue volte le dita delle mani
pi“ di Mi irese tante volte quante le dioda dlGa ideile mani, prese ancora
-lezionett ¡¡nte volte quante le dita delIsiaeleèi |j^¡mi. Insomma, le nostre
mani al cubo. In secondo luoil Duemila è un anno.
aS* è i*
odi pe! ièla rivoluzione della terra
Ita di fan iie inizierà tra qualche settiiione, COI aanaèil duemillesimo a parscritti evs áte da una data che è stata
Ita esplidt rolutamente e artificialmente
'• Egli affi ¡celta come origine del tem1 vicendalio, in quanto svolta epocale:
nascita di Gesù di Nazaret.
n2000 riunisce in sé il poje simbolico di queste tre
^ ferità. La nostra mano riman'oN 0 ' ri nostro corpo, ma più in
ini di q« pecifico a uno dei modi con
e Probat fri ci relazioniamo al mondo;
5 considei c^c passa attraverso la
a deH'infi »stra capacità di manipolaiversamea rione. L’anno rimanda alla
la Passio« natura che ci circonda, alle
3sse piùst Stagioni che scandiscono la
isploratai nostra vita, ma anche al coI di vista, smo in cui la nostra piccola
;i fosHp tertanaviga. La nascita di Gehiami vai jù rimanda alla fede di tutte
per potai iqygjjg persone che vedono
^ ™ M „ine/la sua persona la chiave
,!!!',™fi«WortoconDio.
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I cristiane
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Tntiniüi TOMWright, nel suo libro
che S‘,Ì““ mito del Millennio»
la consi* Saudiana, Torino, 1999) è
t continui «tiuscito a compiere una sorlsraeie.9 di «missione impossibile»,
tava dell i^PPMentemente sembra imI necessatossibile parlare in maniera
_ per ®f®teve, profonda ed esaurien; la fede) ‘te di un evento di enorme
ssero bel' portata. L’evento è l’anno
ti bùcsà 2000. L’Eterno ha risparmiaiani, w ‘Cagliinglesi il nostro ricormediático sul
’'^Hctianii j 1^'^deo cattolico; sulle rive
a'^pote^mm prepara invece,
'non coK n scrive Giorgio Girardet
aico, (W* . *^troduzione al libro di
conosce* : "hght, una «smisurata kerjo i tesbl^“^® della cifra tonda, simingue i’V°J®88iata dalla ciclopica cu)0 esiste** pota costruita a Greenwich,
per celebrare nessuno sa battere oH< eecosa».
, il VaC,Wright riporta l’anno 2000
alt lo * dimensione originaj'^SDOSi ¿«0°^ dimensione cristo
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I Un libro della Claudiana sull'argomento
Nuovo millennio: missione impossibile?
2000?Cercherò di far interagi
per esempio, che cosa c’entra
Gesù di Nazaret con la mia
mano, che cosa significa che
Dio si è incarnato in un corpo
umano come il mio, che in
Gesù Cristo e soltanto in Gesù
Cristo, Dio ha potuto toccare
le cose con le mani ed essere
toccato da mani umane, TInafferrabile, l’Intoccabile si è
fatto toccabile e anche «toccante», sia pur solo per un
tempo. Mi chiederò come la
mia fede coinvolge il mio corpo, come influenza il mio modo di relazionarmi al mondo.
Ritornerò sul ruolo della
natura nel progetto di Dio.
Scegliendo di incarnarsi in
un esemplare della specie
homo sapiens Dio ha inteso
stabilire (o ribadire) un rapporto privilegiato con questa
parte della sua creazione a
discapito degli altri animali,
delle piante, delle rocce, dei
pianeti e delle stelle? O ha
scelto quel sistema semplicemente per relazionarsi più
profondamente con noi, genere umano, magari proprio
perché siamo la parte del
creato più problematica? Gesù Cristo è venuto per cambiare la vita delle persone o il
senso del cosmo?
Cercherò di approfittare
del 2000 come occasione per
riflettere sulla mia fede, per
confrontarmi con altri credenti e per parlare ad altri
della nostra fede. Il rimando
alla mano mi aiuterà a partire
da me, a non enunciare verità generali, bensì a portare
testimonianza di una vita di
fede vissuta, con tutte le sue
particolarità, i suoi limiti, il
suo carattere soggettivo e
nello stesso tempo ad essere
concreto a non separare la
fede dalla materialità, dalla
corporeità dell’esistenza dei
e delle credenti. L’immagine
della terra che compie la sua
rivoluzione nella spazio immenso mi porterà da un lato
a riconoscere la relatività della nostra esistenza umana: la
nostra terra gira intorno a
uno dei tanti soli dell’universo e il suo movimento, che
scandisce il tempo per noi,
apparirebbe del tutto irrilevante se non addirittura impercettibile a chi la osservasse da un’altra galassia. Per la
mia vita di credente Gesù di
Nazaret è centrale, ma devo
sapere e rispettare il fatto che
per altri, credenti e non credenti, lo è molto meno o non
lo è affatto. D’altra parte, se
gli abitanti della terra sono
accomunati dal medesimo
viaggio nel cosmo hanno bisogno di confrontarsi sul senso di questo viaggio. Perciò
racconterò la mia fede a chi
ne ha una diversa, a chi non
ne ha nessuna o ne sta cercando una; lo farò perché io
ho il bisogno di condividere
con altri ciò che per me è importante ma anche perché
penso che il mio compagno
di viaggio abbia bisogno di
sapere chi sono io e in cosa
credo e possa trarre ispirazione dalla mia testimonianza. Infine per entrambi è necessario interrogarsi insieme
sul senso di questo viapio
nel cosmo e nella storia giunto a una tappa simbolicamente rilevante.
Ancora un’osservazione sui
PAWEL GAJEWSKI
quale intorno all’anno 500
d.C. ha proposto il nuovo calendario, dato che nell’Occidente nessuno più contava
gli anni passati dàlia fondazione di Roma (753 a.C.).
L’analisi del «mito» del Millennio, ossia della «follia» del
Millennio, viene presentata
dall’autore del libro con molta perizia e con una buona
dose del classico humor anglosassone. In appena un’ottantina di pagine ci sono note esegetiche sul linguaggio
apocalittico e sul giubileo biblico, osservazioni teologiche
sul millenarismo, su escatologia e speranza cristiana.
Estremamente stimolante
la seconda parte del libro dedicata alla postmodernità. La
scomparsa di Cristo nelle celebrazioni del Millennio non
è altro che una logica conseguenza del rifiuto dei grandi
racconti, della relativizzazione della Bibbia nel suo aspetto di metaracconto nonché
della più totale incapacità di
interpretare e vivere correttamente quella dimensione che
liPllt'.l'Z'«.
DEL
M1LI.FSSÍO
rafi3’
l’autore chiama «un mondo
simbolico». In un mondo in
cui le domande fondamentali
dell’uomo trovano, al posto
di una risposta, soltanto
un’altra serie di interrogativi,
noi cristiani possiamo e dobbiamo riprendere l’annuncio
del messaggio biblico, inteso
anche come metaracconto e
incentrato sull’opera di Cristo, sostiene Wright.
L’annuncio cristiano non è
mai astratto e teorico: la
centralità della risurrezione
e l’attesa della seconda venuta di Cristo danno ai cristiani tutto lo slancio necessario per impegnarsi attivamente al servizio del prossimo, rivelando così il senso
della storia del mondo, quel
senso che può essere ricondotto soltanto a Dio. Questa
tesi permette a Wright di rilanciare, come una proposta
concreta per l’anno 2000, il
ben noto, anche nelle nostre
chiese, progetto Jubilee 2000
con il suo appello per la cancellazione del debito internazionale e per la giustizia
economica.
numeri. Il 2000 ha davanti
questo due che non può essere totalmente ignorato, pena la riduzione della ricorrenza a replica farsesca della
tragedia vissuta mille anni fa.
Col 2000 culmina, e termina,
il millennio numero due.
Chissà che questo due non
abbia influenzato profondamente il nostro modo di vivere e di pensare? Chissà che il
2000 non porti con sé la fine
del dualismo, del mondo diviso tra corpo e spirito, tra
vero e falso, tra buono e cattivo, in favore di una visione
plurale? Il tre è l’inizio della
molteplicità: sarà questa a
caratterizzare il terzo millennio? Riusciremo nel millennio numero tre a comprendere più pienamente cosa significa la dottrina secondo la
quale Dio è tre persone? Sapremo credere più consapevolmente nel Dio che ha
creato il mondo, ma si è anche incarnato in un essere
umano, ma agisce anche nel
nostro corpo e per mezzo
delle nostre mani e resta pur
sempre un’unica realtà?
"r Millennio
Fantasie
popolari
e rivelazione
L’idea dell’apocalisse trae
la propria forza, il proprio
ronzio, dalle sue origini bibliche. Nella nostra cultura permane il latente ricordo, indistinto in determinate cerehie,
più netto in altre, che la Bibbia contenga ammennicoli
vari che fanno pensare alla
sceneggiatura piena di effetti
speciali di uno di quei film
hollywoodiani. Il sole verrà
mutato in tenebra, la luna in
sangue, le stelle cadranno dal
cielo e la gente, sollevando in
alto lo sguardo, sarà presa
dalla paura e scoprirà che il
mondo trema sotto i suoi
piedi. Dopotutto l’ultimo libro della Bibbia, già menzionato a proposito dell’idea
stessa di Millennio, è chiamato proprio «apocalisse»,
equivalente del termine greco per «rivelazione». La Bibbia fornisce forse una qualche legittimazione a queste
fantasie? Tutto vero alla fin
fine? Il mare sta per cominciare a bollire, come recita un
antico spiritual afro-americano, e il cielo a cadere? E tutto
questo accadrà nell’anno
2000? Se le cose stanno così,
c’è qualcosa che possiamo o
dovremmo fare in proposito?
Qualsiasi altra cosa sia necessario dire, cerchiamo di
essere chiari rispetto a questo; l’anno 2000 in generale, e
la transizione dal 31 dicembre 1999 al 1° gennaio 2000,
non ha alcun particolare legame con queste profezie bibliche affascinanti ma straordinariamente oscure.
(da Tom Wright: Il mito del
millennio, pp. 29-30)
Preghiera
Verrà una sera
Verrà
una sera
in cui nessuno più ¡’attende,
può darsi.
Chiamato per nome,
qualcuno trasalirà.
Al cuore senza memoria
sia accordato un tempo
perché si ricordi.
Verrà
una sera
simile a questa
può darsi.
A oriente, davanti a lui,
il cielo s’accenderà.
Al povero andate a dire
che tutto si compirà
secondo la promessa.
Verrà,
una sera
in cui tira aria di sventura,
può darsi.
Quella sera, sulle nostre paure,
l’amore prevarrà.
Gridate a tutti gli uomini
che nulla è compromesso
della loro speranza.
Verrà:
una sera
sarà l’ultima sera
del mondo.
Dapprima un silenzio,
poi esploderà l’inno.
Un canto di lode
sarà la prima parola
in un’alba nuova.
Marie-Pierre di Chambarand
(da II libro delle preghiere, Einaudi, Torino, 1997, pp. 13-14)
Il messaggio dell'Apocalisse
La sfida di Dio per il presi
Qual è dunque la sfida del
futuro di Dio per il presente?
Come interpretiamo e ci
riappropriamo correttamente della speranza apocalittica? Il modo giusto di interpretare la grande speranza
biblica è vedere l’attuale
opera di risanamento e liberazione, la realizzazione della salvezza ad ogni livello, come il ponte tra quanto avvenne in Gesù e quanto accadrà alla fine. Le azioni che
incarnano autenticamente
giustizia, misericordia, libertà e speranza nel presente
sono segnali che rimandano,
indietro, alla resurrezione di
Gesù, fondamento della speranza, e, avanti, al futuro di
Dio, alla presenza finale di
Gesù, compimento della speranza. Il compito, per quanti
sono presi da questa visione,
è quello di agire nel presente
in un modo che renda necessario il linguaggio apocalittico per rendere giustizia alla
realtà che si dispiega dinnanzi a noi.
In che modo, dopotutto,
possiamo cominciare a descrivere la piena rilevanza di
quello che facciamo quando,
per esempio, piantiamo un
albero in un paesaggio devastato, quando scaviamo un
pozzo nel deserto, diamo
speranza e amore a un bambino abbandonato o manifestiamo contro la guerra? Solo
la poesia, l’arte e la musica
possono cominciare a rendere giustizia a tali cose; il linguaggio piatto e monodimensionale dell’ordinaria
analisi postilluminista delle
forze economiche o politiche
resterà legato alla dimensione terrena. Come i nostri
progenitori biblici, per descrivere quelli che sembrano
eventi legati a questo mondo
e investirli della loro rilevanza celeste abbiamo bisogno
di riscoprire le numerose dimensioni a noi accessibili.
Abbiamo bisogno di riscoprire, per l’epoca in cui viviamo, come formulare l’equivalente odierno del linguaggio autenticamente apocalittico: un linguaggio che parli
della terra e risuoni con la
musica dei cieli.
(da Tom Wright: Il mito del
millennio, pp. 42-43)
4
PAG. 4 RIFORMA
•■<<-¡wvssí*rf^xstssí:VSStíííf'^^.
VENERDÌ 3 PICEMRpp,, ^£^IERI
Il Consiglio dolla Covaa si 6 svolto nolPisola di Marè, nolPOcoano Pacifico
E nata la «Comunità di chiese in missione»
Il Consiglio è stàio ospite delb tribù di Necé. Approvati dll'unànimità i nuovi ststuti
dellà Comunità/ orà chiàmàtà ufficiàlmente «Comunità di chiese in missione»
FRANCO TAGLIERÒ
Ly ISOLA di Marè è una delI le Isole della Lealtà: si
trova a 35 minuti di volo dalla
capitale della Nuova Caledonia, Numea. Pressappoco
lunga 100 km e larga 60, conta circa 8.000 abitanti di cui il
90% sono evangelici, appartenenti alla Chiesa evangelica
della Nuova Caledonia e delle
isole della Lealtà. La vita sull’isola è caratterizzata dall’ancestrale coutume ed è organizzata intorno a una decina
di tribù, ognuna retta da un
piccolo capo, che è subordinato al Grande capo del distretto dell’Isola. Nella tribù
di Necé si è svolto l’ultimo
Consiglio della Cevaa (Comunità di chiese in missione). La
nuova organizzazione della
comunità prevede infatti la
prima Assemblea generale
nell’autunno dell’anno 2000.
Per essere accolti nella
tribù i circa 40 membri del
Consiglio hanno reso omaggio al «Grand chef» Nidoish
Hnaiseline, nella sua bella
casa prospiciente l’Oceano.
Poi è cominciata la festa, con
i canti, i balli, i discorsi di circostanza, i messaggi ufficiali
del presidente della comunità, il pastore camerunese
Emmanuel Njiké, e del presidente della Chiesa evangelica
della Nuova Caledonia e delle
Isole della Lealtà, pastore
Jean Weté. I delegati sono
stati distribuiti nelle famiglie
della tribù e in ognuna delle
case (alcune erano le tradizionali capanne rotonde dal
tetto di paglia) si è ripetuta la
coutume, la cerimonia di accoglienza e di augurio, ripetuta in ogni occasione in cui
nuove persone giungevano
nel territorio della tribù, o
quando i membri della Cevaa
andavano, come è successo
nelle due domeniche in programma, a salutare le comunità dell’isola.
Ogni mattinata iniziava
con un bel culto, tenuto da
un gruppo diverso delle
chiese dell’isola (donne, giovani, Concistori) a cui partecipava tutta la tribù e la gente accorsa a dar man forte
per la preparazione dei pasti
ih comune. Un centinaio di
persone ogni giorno: le donne con la tradizionale «robe
missionnaire» dai colori vivacissimi, e corone di fiori e
di foglie in testa per esprimere la loro gioia, gli uomini
con i pareo a stringere i fianchi. E si è mangiato il bougnà
(carne di pollo o pesce) cotto
insieme all’ignam (un tubero
che è alimento base) in un
forno all’aperto conditi di
cocco grattugiato, i pesci
della barriera corallina, la
patata dolce e la papaya, e si
è bevuto il succo della noce
di cocco. Nessun alcolico: la
Chiesa evangelica, sulla scia
della predicazione dei missionari, prima gli inglesi
giunti sull’isola nel 1840 e
poi vent’anni dopo i francesi,
ha dichiarato guerra senza
quartiere all’alcol, per combattere uno dei problemi sociali più gravi e disastrosi per
la salute pubblica, tuttora irrisolto in tutto il paese.
Poi sono cominciate le sedute del Consiglio: sedute faticosissime tenuto conto del
clima di festa continua che
circondava i delegati, ma anche dei temi delicati da affrontare. È stato comunque
un Consiglio molto produttivo, innanzitutto perché ha
votato i nuovi statuti, dopo
aver tenuto conto dei suggerimenti delle diverse chiese
membro: in essi si prevede
una riorganizzazione della
Cevaa, chiamata ora uffìcial
La torta per i 28 anni della Cevaa
mente «Comunità di chiese
in missione». La votazione finale, che ha ottenuto l’unanimità dei presenti, si è svolta
significativamente il mattino
del 30 ottobre, a 28 anni esatti dalla nascita della Cevaa
(30 ottobre 1971).
Oltre ai regolamenti si è
potuto dare del tempo al grave problema finanziario: le
chiese svizzere hanno ancora
ridotto il loro contributo e,
vista l’attuale difficoltà di
identità in cui versa il Dipartimento missionario della
Svizzera tedesca, da cui la
potente Missione di Basilea è
uscita a fine ottobre, i problemi sono lontani dall’essere
risolti. li bilancio preventivo
per l’anno 2000, che già prevedeva una certa riduzione di
attività, è dunque stato ulteriormente tagliato, soprattutto nelle voci che riguardano
lo scambio delle persone [envoyés] e le borse di studio.
L’Assemblea generale della
Comunità, che dal 2000 si
terrà ogni due anni, avrà luogo probabilmente a Montpel
lier, dove ora si trovano gli
uffici del segretariato, o nella
regione circostante. Vi parteciperanno due delegati per
ogni chiesa (un delegato istituzionale e un giovane o una
donna dei gruppi di base):
essi tra l’altro saranno chiamati a votare i 9 membri del
Consiglio esecutivo (tra cui il
presidente della Comunità).
Si realizzerà così uno dei progetti che l’Assemblea di Torre
Pellice del 1996 aveva messo
a punto, e posto fortemente
all’attenzione delle chiese:
una maggiore trasparenza e
una maggiore partecipazione
in sede decisionale dei giovani e delle donne.
Il Consiglio ha dedicato
una parte del tempo a discutere, partendo da uno studio
biblico su Marco 7 (Gesù risponde alle fede di una pagana), il ruolo della donna nelle
chiese. L’esperienza della Cevaa, comune ad altre organizzazioni ecumeniche, è che
in molte chiese del Sud il pastorato femminile non è ancora ammesso e che nei posti
direttivi e gestionali sono occupati quasi per la totalità da
uomini. Il Consiglio della Cevaa è esso stesso un esempio
di questa situazione, poiché
conta attualmente soltanto 5
donne su 27 consiglieri aventi voce deliberativa.
Infine un grosso lavoro,
non ancora concluso, è stato
fatto per inquadrare le attività della Comunità e le sovvenzioni alle chiese all’interno di progetti missionari, che
le chiese dovrebbero darsi. È
questo l’aspetto più delicato,
ma anche più visibile della
vita comunitaria, poiché investe le iniziative locali, che
vanno dall’evangelizzazione
alle opere diaconali (scuole,
ospedali, locali di culto, formazione dei quadri, animazione giovanile e femminile).
Ma su questo, come su altri
argomenti, come quello fondamentale della apertura della Cevaa ad altre chiese che
hanno presentato domanda
di adesione, l’Assemblea generale avrà di che riflettere
l’anno prossimo.
Il 28 novembre, nella Chiesa nazionale di Ginevra
Cinque donne consacrate al ministero pastorale
FERNANDA COMBA
IL 28 novembre è stata una
giornata un po’ speciale
per la chiesa di Ginevra: infatti, nel corso di una cerimonia nel tempio della Fusteria,
in pieno centro cittadino, sono state consacrate al ministero pastorale cinque donne. Nella Chiesa nazionale di
Ginevra (riformata) non esiste un periodo specifico per
la consacrazione di pastori e
di diaconi. Quando i candidati si sentono pronti, inviano la loro richiesta alla Commissione dei ministeri che la
trasmette al «Consistoire»,
organo supremo di governo
della chiesa (un po’ come il
nostro Sinodo) in cui però i
pastori sono in minoranza
(circa venti su un’ottantina di
delegati). 1 candidati fanno
una presentazione molto
personale del loro itinerario
di fede e del maturare della
loro vocazione; rispondono
quindi alle eventuali domande dei membri del «Consistoire», che prende la decisione definitiva, dopo aver
ascoltato il parere della Commissione dei ministeri, della
Facoltà di teologia e di altre
istituzioni. È un’assemblea
che rappresenta la realtà della chiesa (pastori e laici), che
valuta i candidati, evitando
così che i nuovi pastori vengano cooptati da un corpo di
professionisti.
Quindi il presidente della
chiesa, il presidente dell’Assemblea del «Consistoire», il
moderatore della Compagnia
dei pastori e dei diaconi, insieme con gli organismi che
rappresentano ed eventualmente altri invitano, con un
cartoncino speciale, a «riconoscere nella chiesa la vocazione di Laurence Mottier
Cochet, Ruth Parraga Rolland, Catherine Pictet, Gabrielle Pilet Decorvet e Mireille Reymond Dollfus».
La cerimonia di consacrazione non è prestabilita, non
è statica e formale: è spesso
gioiosa e partecipativa. A Ginevra le pastore tendono a
indossare la toga bianca (anche se la nera è quella ufficiale) e ciò contribuisce a dare
un tono più luminoso alla cerimonia che è una festa in cui
la chiesa si rallegra visibilmente per il dono che le viene fatto, di nuove forze e di
nuovi entusiasmi. La festa
continua dopo il culto nel
rinfresco offerto dai candidati e/o dalle parrocchie o enti
in cui sono impegnati.
Le cinque donne consacrate hanno un’età compresa fra
132 e i 47 anni, hanri# già
esercitato un ministero più o
meno lungo nella chiesa o in
altri enti e hanno deciso di
prepararsi insieme per la loro
consacrazione. Il modo molto
personale che hanno scelto
per presentarsi ha recato
all’Assemblea un soffio di freschezza assai apprezzata dai
membri del «Consistoire». Sono tutte di origine o di formazione ginevrina (anche se una
è di famiglia andalusa); hanno
un curriculum diversissimo,
fra chi è stata insegnante in
Messico, aiuto pastora in Madagascar, giornalista alla radio e nella stampa, cappellana all’ospedale di cure intensive, pastora di parrocchia,
impegnata nell’ufficio protestante di consultazioni coniugali; tutte, naturalmente, hanno approfonditi studi teologici. Le caratterizza il fatto che
sono tutte madri di famiglia;
hanno in totale 14 figli (tre ne
hanno due ciascuna, due ne
hanno quattro). È interessante osservare che molte donne
protestanti sembrano in grado di conciliare vocazione,
servizio e maternità, come dimostra anche il caso della seconda donna vescovo della
chiesa evangelica tedesca,
Margot Kaesmann, anch’essa
madre di quattro figli.
—««igi
Robert Edgar eletto segretario generala
del Consiglio nazionale delle chiese Usa
CLEVELAND — Luci e ombre nelle celebrazioni del sn.
niversario del Consiglio nazionale delle chiese Usa (N '
riunito a Cleveland dal 9 al 12 novembre. Il Consiglio
nisce 35 chiese per oltre 52 milioni di fedeli ed è la pid^"®
¡firm>
idivis^
RAF
inaile oj 1..I11COC pel uiLic az. iiiulom ui leuen ed è la più
organizzazione ecumenica degli Usa) attraversa un
momento finanziario e da più parti era stata rilevata r
portunità di destinare fondi a festeggiamenti vari Cin '”’
stante, grande commozione ha destato il «culto di riempi ÌZ a ì
zione» che ha visto incontrarsi nel nome del Signore un"'^
po di coreani sopravvissuti al conflitto di 50 anni fa e af
militari americani che hanno chiesto scusa per una « ®'’,, °
compiuta allora nel loro villaggio. Al termine dei lavori r '
deputato al Congresso, Robert Edgar, pastore metodkt
stato eletto segretario generale, carica negli ultimi nove »
ricoperta dalla pastora Joan Brown Campbell. J
luterani
® stiflcaz
¿ante
Hong Kong; incontro delle chiese cristiaii£“°
dell'Indonesia e di Timor Est
HONG KONG — «Un piccolo miracolo» è stato definitoli
contro delle chiese cristiane dell’Indonesia e di Timor Est i
nuto dal 12 al 14 novembre ad Hong Kong, con la sponsoife
zione del Consiglio ecumenico delle chiese. Vi hanno nm
parte anche rappresentanti della Conferenza cristiana dell’As
e delle chiese del Canada e dell’Australia. Dail’incontro è
so un forte desiderio di procedere alla ricostruzione del uà«
e delle comunità, in uno spirito di riconciliazione «chepetiM
ta di superare ogni divisione di tipo politico». (neyi„¡
Canada: verso la piena comunione
tra anglicani e luterani
CANADA — Una «piena comunione» intesa come un accori
tra due chiese che mantengono la propria autonomia, riconi
scendo le rispettive cattolicità e l’apostolicità. Su questa liiii,
prosegue il cammino della «Dichiarazione di Waterloo», cl '
prevede la piena comunione tra anglicani e luterani del Canai t ,,
entro il 2001. Iniziato nel 1989, l’avvicinamento tra le duechii
se prosegue con successo perché «tra tutte le chiese siaii
quelle che hanno la storia più simile», ha dichiarato il canon«
anglicano Houldcroft, e perché «non ricerchiamo spasmodio
mente l’unione ma solo più forza per testimoniare meglioi
nostra fede», ha precisato il pastore luterano Peers. (nevla
to scop
sempre
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e di ogi
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Mongolia; progetto dell'agenzia avventisli
Adra per aiutare i bambini di strada
blicato
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docuir
dichiar
ladott
zione»
il Pont
promo
cristiar
terana
UIAN-BATOR — La Mongolia è considerata uno dei pad
più istruiti del mondo. Sfortunatamente, in seguito a cambi
menti politici avvenuti nel 1990, le persone sono così occupi
a cercare di sopravvivere che la maggior parte dei genitori ni
ha più il tempo di dare ai propri figli la preparazione necessi
per accedere al primo anno scolastico. Per questo motivo alo
ne persone hanno deciso di aiutare il popolo mongolo a freni
questo processo di regressione. Fra esse c’è l’agenzia avventisi
Adra, con un progetto rivolto ai bambini di strada della Mongi
lia. Il progetto permette a bambini provenienti da famiglici»
verissitne di prepararsi al primo anno scolastico o di riprendei
gli studi interrotti. Al termine del programma di «tutorin|»i
bambini sanno leggere, scrivere e fare semplici calcoii. L’actlii
sizione di queste abilità permette loro di frequentare la scuoli
Inoltre ricevono cibo tre volte la settimana, come supplementi
alla loro povera alimentazione sbilanciata. Í®*
Canton Ticino: si è svolto il Sinodo
della Chiesa evangelica riformata
MURALTO — Il difficile cammino dei rapporti ecumenici
1 appoggio alla fondazione di una comunità di lavoro di WW
le chiese cristiane del Canton Ticino sono stati i temip®'®
pah di dibattito al Sinodo della Chiesa evangelica riforDUl*
del Ticino, riunito nella sua sessione autunnale il 13 nove®
ore a Muralto. In un documento diffuso al termine dei lave®
^ene ribadito 1 impegno ad «approfondire la conoscenza di
e chiese sorelle nelle loro gioie e nei loro dolori» anche se
nerescarir« ____ . «enfi
necessario esprimere «riserve nei confronti di alcuni ci»r'
legati alle celebrazioni della Chiesa cattolica per il Giubila
in particolare riguardo alla dottrina delle indulgenze, e®
rappresenta un ostacolo al cammino ecumenico».
Romania: contestato il progetto di legge
sui rapporti con le chiese di minoranza
BUCAREST — Era meglio sotto il regime comunista:
m sintesi la reazione dei battisti romeni al progetto
presentato dal governo per regolarizzare ! rapporti con le^^
se di minoranza. Secondo la nuova legge la Chiesa ortod®.
iventa «Chiesa nazionale» godendo di numerosi
mentre viene permessa la costituzione di nuove chiese «solo
superano come membri registrati presso le autorità il 5%
popolazione locale». In Romania i battisti sono circa
la maggioranza (1.352 chiese) fa parte dell’Unione battista^,
mena, membro della Federazione battista europea.
Ecuador: grido di allarme delle chiese
QUITO — Grido di allarme da Quito, Ecuador, dove si è
Consiglio delle chiese latinoamerio^
^P^rtura dei lavori, Walter Altm^
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presidente del Clai, ha elencato una lunga serie di con
sociali che attraversano quasi tutti i paesi del continentesioniadeguatamente que
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:L®P''essivi e autoritari. Dobbiamo quindi i^
rafforzare quei valori etici, privati e ’..fi
sono ndispensabili per costruire una società fondata suj^
conciliazione e non suUa violenza».
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I 3 dicembre 1999
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
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La Claudiana pubblica i documenti della dichiarazione cartoli co-luterana
Il «consenso» sulla giustificazione
¡firmatari dell'accordo sostengono che su questo punto non vi sono più le antiche
5 ^[¡¡visioni ma permangono solo delle differenze. Perplessi molti evangelici italiani
PfMjAMIIELE PASCHETTO
Grande scalpore, incredulità, contrarietà sono
je reazioni suscitate nel
mondo evangelico italiano
dall’accordo che cattolici e
luterani hanno raggiunto riguardo la dottrina della giunoveaij atiflcazione per grazia mediante la fede. Perché proprio questo punto che ha coTistìii. stituito la scintilla che ha fat•"audH| jgoppiare la Riforma è
sempre stato considerato dai
protestanti di tutto il mondo
efinitol'ii e di ogni tendeiiza lo sparnor Est i tiacque netto e inequivocaJonsoria bile tra le due confessioni
mnoprij cristiane d'Occidente. E a
ladell’As i tutti gli evangelici italiani,
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dai più aperti aH’ecumenismo ai più chiusi a ogni forma di dialogo, appare assolutamente ambigua la posizione della chiesa di Roma
che, mentre dice di essere
d’accordo su gran parte del
significato della giustificazione evidenziato magistralmente da Lutero, continua a
propagandare le indulgenze
che di questa giustificazione
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Con lodevole tempestività
l’editrice Claudiana ha pubblicato un libretto sull’argoraento* che contiene quattro
documenti ufficiali: 1) «La
dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione» (Degl concordata tra
il Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei
cristiani e la Federazione luterana mondiale; 2) la risolu
Paolo Ricca
zione del Consiglio della Fe. derazione luterana mondiale
sulla «Dichiarazione»; 3) La
risposta della Chiesa cattolica alla «Dichiarazione»; 4) 11
Consenso cattolico-luterano
(Gel) sulla dottrina della giustificaziorie.
I quattro documenti sono
preceduti da tre interventi
(past. Jürgen Astfalk, decano
della Chiesa evangelica luterana in Italia, prof. Paolo
Ricca, della Facoltà valdese
di teologia di Roma, e past.
Fulvio Ferrarlo, della Chiesa
valdese di Milano) e da sei
ulteriori documenti di commento, di varia provenienza
protestante, tra cui la presa
di posizione di 139 professori di teologia della Germania
e della Svizzera, contrari alla
firma del consenso.
1 documenti ufficiali non
hanno tutti la stessa qualità
ecumenica, il secondo e il
terzo esprimono infatti il
punto di vista di un interlocutore soltanto. «Consenso»
non significa che i due interlocutori hanno raggiunto
un’identità di vedute perché,
come sottolinea Ricca, «dire
una parola comune non significa dire la stessa cosa»
mentre Astfalk ribadisce che
con queste dichiarazioni comuni sulla giustificazione si
afferma che su questo punto
«non ci sono più divisioni ma
permangono differenze». È
certamente una novità il fatto
che due chiese si siano impegnate su una materia così
scottante, assumendosi la responsabüità diretta di ufficializzare il consenso e non lasciando la questione solo ai
teologi e agli ecumenisti.
Resta il fatto, come nota
Ricca, che le conseguenze logiche di tale accordo dovrebbero essere sia la caduta delle reciproche scomuniche,
essendo venuto meno il fondamentale motivo di divisione tra luterani e cattolici, sia
la piena comunione ecclesiale, anche eucaristica. Ma
questo (almeno da parte cattolica) non è contemplato.
Per cui giustamente afferma
ancora Ricca: «L’accordo potrebbe diventare una pietra
miliare nella storia della cristianità occidentale e costituire il passo decisivo sulla
strada della ricomposizione
dell’unità cristiana. Ma potrebbe anche diventare il
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Ir' La vita di un riformato poco conosciuto
|an Laski tra Polonia, Umanesimo e Riforma
PAWEL GAJEWSKI
IL 1999 è stato un anno ricco di anniversari legati alla
storia della Riforma. 11 protestantesimo italiano ha rievocato la figura di Pietro Martire Vermigli, nel 500“ anniversario della nascita. 1 riformati
polacchi, invece, hanno celebrato quest’anno il V centetiario di un altro protagonista
dell’ecumene protestante europea: Jan Laski (1499-1560).
Intorno alla sua nascita c’è
on giallo: non esiste alcuna
ùaccia della data precisa; al
1499 si può risalire soprattutto grazie ad alcuni discorsi di
commiato, pronunciati durante il servizio funebre. La
sua vita è molto simile a quella di altri grandi riformatori,
l'apollo di una delle più ricche e potenti famiglie polacche, Laski inizia la sua educazione in Italia (1514-1519), a
«orna, Bologna e Padova. Il
contro in patria coincide con
avvio alla carriera ecclesiastica, i cui eccellenti esiti
sembravano assicurati sia
capacità del giovane
nierico, che dalla proteziozio Jan Laski (1456arcivescovo di Gniez0, primate di tutta la Polonia
cardinale della chiesa di Ro
l^aetio
obbonamenti 1999
interno ^ 10.000
L. 20,000
sostenitore l. 20.000
sci conto corrente
a- '®t)0 intestato
Firenze 48, 00184 Roma.
ma. Negli anni 1524-1526 il
giovane Laski compie un altro viaggio all’estero, durante
il quale entra in stretti rapporti con Erasmo, diventando
così uno dei più convinti sostenitori delle dottrine erasmiane, anche di quelle che
auspicavano un rinnovamento della Chiesa cattolica.
La svolta decisiva nella vita
del promettente prete e diplomatico avviene tra il 1538
e 1539. Tra le poche cose che
sappiamo di questo periodo,
l’unica certezza è la sua nomina alla sede arcivescovile
di Varsavia. Nel 1539 Laski
abbandona però definitivamente la Polonia per superare il profondo travaglio spirituale che lo tormenta e che in
pochi mesi lo porterà all’adesione alla Riforma. Dopo un
luogo itinerario, la prima tappa della nuova vita di Laski
è la città di Emden nella Frisia Orientale, dove trascorre
quasi otto anni (1540-1548).
La sua fama si diffonde
molto velocemente e così nel
1548 Laski riceve dall’arcivescovo di Londra, Thomas
Cranmer, la proposta di fornirgli aiuto. Laski accetta 1 invito di Cranmer e diventa così uno dei principali architetti
della Riforma anglicana; questa attività sarà interrotta nel
1553 con la morte di Edoardo
VI e con l’arrivo della sua sorellastra Maria che tenterà di
restaurare il potere della
chiesa cattolica.
Le vie dell’esilio portano
Laski a Francoforte e, successivamente, di nuovo ad Emden. L’itinerario termina nel
1556 con il rientro in patria.
La situazione in Polonia sembra molto favorevole alla
Riforma. La dieta di Piotrkòw
del 1555 aveva reso legale la
fede evangelica e ha richiesto
la convocazione di un Consi
glio nazionale per decidere in
materia religiosa. L’arrivo di
Laski è stato salutato con un
forte carico di speranza nell’unificazione del protestantesimo polacco composto da
luterani, riformati, dalle comunità dei Fratelli Moravi e
da una forte corrente antitrinitaria legata agli italiani
Francesco Lismanini e Lelio
Socino. Dal punto di vista dei
sostenitori di Laski, le speranze si realizzano solo a metà; si
avvia una serie di colloqui e
incontri ma Laski, consumato
dall’enorme mole di lavoro e
provato dal lungo esilio,
muore a Pinezòw il 7 gennaio
1560. Solo nel 1570, a Sandomierz, i protestanti polacchi
giungeranno a una forma di
consenso confessionale.
Gli scritti di Laski sono stati
raccolti e pubblicati nel 1862,
grazie all’opera di Abraham
Kuyper. Nel pensiero teologico di Laski uno dei posti più
importanti occupa la riflessione sulla chiesa, espressa in
maniera sistematica nella sua
fondamentale opera «Compendium doctrinae de vera
unicaque Dei et Christi ecclesia» (1551). La storiografia
italiana non ha riservato molta attenzione all’opera di Laski. Valdo Vinay, nel suo libro
«La Riforma protestante», gli
ha dedicato alcuni brevi accenni, senza però esaurire
l’argomento. Fortunatamente, pochi mesi fa l’Istituto di
formazione evangelica e documentazione (Ifed) di Padova ha pubblicato un numero
della rivista «Studi di teologia» (2/1999) dedicato interamente a Laski. Grazie a questa eccellente pubblicazione
anche il pubblico italiano
può finalmente conoscere
meglio il più grande riformatore polacco e uno dei più
I grandi riformatori europei.
monumento di una grande
illusione e della relativa delusione, il classico esempio
di un’intesa apparente, in
grado solo di mascherare le
contraddizioni che contiene,
non però di risolverle».
Gli evangelici italiani rimangono molto perplessi di
fronte a questo consenso e
temono che i fratelli luterani,
che vivono lontano da Roma
e conoscono un cattolicesimo forse più aperto alla parola di Dio, meno tradizionalista e autoritario, non abbiano valutato fino in fondo
l’ambiguità vaticana, capace
di sottoscrivere affermazioni
come queste: «Insieme confessiamo: per grazia soltanto,
nella fede nell’evento salutare di Cristo, non sulla base
del nostro merito, siamo accettati da Dio e riceviamo lo
Spirito Santo che rinnova i
nostri cuori e ci rende capaci
di compiere buone opere e ci
invita a compierle» (Dcg n.
15) o «La giustificazione accade “per sola grazia” mediante la “sola fede”: la persona umana viene giustificata “indipendentemente dalle
opere”» (Ccl, allegato C) e di
continuare a insistere sul
«lucrare l’indulgenza». Non
vorremmo che l’ansia di raggiungere comunque qualche
risultato avesse giocato un
brutto tiro ai fratelli luterani.
(*) Fulvio Ferramo-Paolo
Ricca (a c. di); Il consenso cattolico-luterano sulla dottrina
della giustificazione. Torino,
Claudiana, pp 106.
Un «Cinquantapagine»
Bonhoeffer tra predicazione
e lotta al nazismo
L’intreccio strettissimo tra
biografia e pensiero nella figura di Dietrich Bonhoeffer è
affrontata dal «Cinquantapagine» che la Claudiana ha dedicato al teologo tedesco vittima del nazismo e che si deve a Fulvio Ferrano*. Proprio
la serie di accadimenti, in un
crescendo di drammaticità,
che segnano da un lato l’attività del pastore e del teologo,
e dall’altro quella dell’oppositore al nazismo che arriva fino alla cospirazione diretta, è
il filo rosso di questo lavoro:
ne emergono la complessità
del pensiero e prima ancora
della formazione culturale
complessiva del giovane Bonhoeffer, la dedizione al lavoro
con gli studenti, l’azione diretta nel campo poiitico. La
sua scelta di opposizione netta al nazismo è innanzitutto
motivata soprattutto con ragioni dottrinali e teologiche,
poi si radicalizzerà nei rifiuto
di ogni compromesso, anche
con la Chiesa confessante
quando essa risulterà in parte
cedere al potere.
Se il pensiero di Bonhoeffer è stato oggetto di ampie
analisi nel corso del 1995, nel
cinquantenario della morte,
e sono oggetto di un’operazione editoriale di alto profilo da parte dell’editrice Queriniana; se la biografia del
teologo è testimoniata anche
dai ricordi dell’amico Eberhard Bethge (si veda in particolare Amicizia e resistenza.
Claudiana, 1995), due rifles
sioni emergono dalle emozionanti pagine di Ferrario:
in primo luogo la capacità di
Bonhoeffer, in tutti i contesti
in cui si è trovato, di «vivere
la famiglia», che fosse quella
sua d’origine o quella comunitaria che riuniva gli studenti a Finkenwalde, secondo una solidarietà spontanea
ma fondata sulla fede; e poi
l’idea che una vita di impegno attivo, di resistenza e dura lotta anche politica, che lo
porterà alla morte violenta,
non è appannaggio di un carattere eroico per virtù innata, ma è al contrario il frutto
di una quotidiana dedizione
alla causa, frutto di autodisciplina, meditazione quotidiana e ricorso al conforto
della preghiera e della Parola: così, per questa via, Bonhoeffer ha unito il proprio
destino a quello degli altri
cospiratori e oppositori a Hitler, lasciando un segno e un
esempio per quanti hanno
fondato e fondano la loro vita sull’Evangelo. (a.c.)
(*) F. Ferrario: Dietrich
Bonhoeffer. Torino, Claudiana, 1999, pp 63, £ 5.000.
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N’uova edizione del libro di Giorgio Tourn sui valdesi
Il «popolo chiesa» dalle origini fino a oggi
ALBERTO CORSAMI
Forte di oltre 50.000 copie vendute nelle sue diverse edizioni, ma anche in
quelle francese, inglese, tedesca, spagnola e olandese, il
volume di Giorgio Tourn sui
valdesi* si ripresenta ora in
veste grafica rinnovata e con
la parziale revisione di alcuni
capitoli, oltre a un aggiornamento relativo agli ultimi anni di vita valdese. Fanno spicco, alla fine del testo, alcuni
passaggi fondamentali delle
chiese valdesi (e delle chiese
metodiste, accomunate dal
Patto d’integrazione approvato nel 1974) nella storia del
nostro paese: l’approvazione
delle Intese con lo stato (la
legge applicativa è del 1984,
ma la definizione del «testo»
risale al 1978); l’introduzione
del meccanismo dell’otto per
mille deirirpef e la successiva
decisione, ancorché lunga e
travagliata, da parte del Sinodo, di adire a questa possibilità (con le clausole significative della rinuncia alle scelte
«non espresse» dal contribuente e con la destinazione
della quota parte di gettito ad
attività non interne al funzionamento della chiesa).
In anni ancor più recenti
assume grande rilevanza il
centocinquantenario delle
Lettere Patenti di Carlo Alberto (1848-1998), con un coinvolgimento dell’opinione
pubblica italiana di tutta rilevanza, con la visita del Capo
dello stato, Scalfaro, a Torre
Pellice, con una serie di manifestazioni che hanno accomunato valdesi e comunità
ebraiche italiane nella celebrazione di una pagina di libertà e di diritti. Sotto questa
luce vengono riconsiderati i
due altri grandi anniversari
recentemente celebrati; quel
I VALDESI
lii'i gii FI i'
oi I r "iVì' h ''
lo del movimento valdese
(1974) e quello del Glorioso
Rimpatrio (1689-1989). Sta
tutta di fronte a noi la sfida
che le chiese valdesi hanno
cominciato ad affrontare anni
fa nel panorama sociale e culturale di un’Italia che cambia
confusamente («...da agraria a
postindustriale, da povera a
consumistica, da grande serbatoio di emigranti a terra di
immigrazione, da prolifica a
paese con crescita zero», p.
277), tra innovazione e conservazione: da minoranza che
erano, probabilmente le chiese valdesi si trovano a vivere
una condizione di «componente» i cui contorni sono ancora da definire esattamente:
lo sfondo è quello di un rapporto sia con il cattolicesimo
dialogante sia con gli altri
evangelici, secondo strategie
che possono a volte divergere
ma si incontrano nelle battaglie di libertà e nel comune
desiderio di testimonianza.
La veste grafica di copertina affianca significativamente il passato di una storia ricca e complessa (l’immagine
di sfondo del testo originale
delle Istruzioni di Giosuè Gianavello nel 1685-89 al fine di
suggerire indicazioni pratiche
per la difesa e l’arroccamento
delle popolazioni minacciate
dalla persecuzione) alla foto
centrale dell’Aula sinodale:
qui si esplica l’autorità riconosciuta dalle chiese valdesi,
che si configura nella struttura della «gerarchia di assemblee», punto qualificante di
una fede vissuta nella libertà
e nella responsabilità.
(*) Giorgio Tourn: I valdesi.
La singolare vicenda di un popolo chiesa. Terza ediz. riveduta e aggiornata. Torino, Claudiana, 1999, pp. 304, £ 29.000.
La festa del XV Agosto, ogni anno organizzata dalle chiese delle Valli
6
RIFORMA
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Dal 6 al 13 novembre l'arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Ivjg
Un pellegrinaggio ecumenico tra le «pietrij
Nei secoli i pellegrini hanno continuato a cercare le pietre e le reliquie de/J
promosso dal cardinale Martini ha voluto incontrare soprattutto le «pietre v/'nj^
Il cardinale Carlo Maria Martini con il patriarca deiia Chiesa greco-ortodossa di Siria, Hazim iV
«Una pietra del monte Calvario, una pietra del sepolcro, una
pietra del cqie di Tabor, una pietra della colonna a cui fu legato nostro Signore, una pietra del luogo dove fu nascosta e ritrovata la croce; inoltre una pietra della sacra grotta di Betlemme». così un colto pellegrino inglese del 1500, cattedratico di
Oxford, elencava i «cimeli» conquistati nel suo viaggio in Terrasanta. Nei secoli i pellegrini hanno continuato a cercare le
pietre dei «luoghi santi», e ancora oggi i viaggi nei luoghi della
predicazione, della morte e della resurrezione di Gesù vengono
programmati secondo un itinerario dettato dalla «tradizione»;
e così, quasi sempre, il pellegrinaggio consiste in una corsa affannosa da Betlemme a Nazaret, dall’Orto degli ulivi al Santo
sepolcro, passando per la Via dolorosa di Gerusalemme. A differenza di quanto accadeva alcuni anni fa, oggi molte guide
spiegano i luoghi della tradizione aprendo e leggendo la Bibbia: la visita ai luoghi diventa quindi occasione di un «incontro» con la Parola. È senza dubbio un passaggio importante.
Damasco, il monte Nebo, Gerusalemme, Betlemme
PAOLO NASO
DAMASCO; l’attuale capitale della Siria ha tanti
volti e, probabilmente, altrettante anime. Camminando
per le strade, certamente più
ordinate e pulite di quelle di
altre metropoli della regione,
si propone con forza come la
città del potere: i manifesti
del presidente Assad sono affissi dovunque; i palazzi governativi sono sempre tirati a
lucido e immediatamente riconoscibili; il sistema militare che assorbe il 50% delle risorse del paese è possente e
ben visibile.
Per i cristiani, Damasco è la
città associata alla conversione di Paolo e quindi alle sue
prime predicazioni. Nel più
antico quartiere della città
sorge la casa che la tradizione
attribuisce ad Anania, dove
l’apostolo trovò ospitalità e
rifugio; le possenti mura ricordano la sua rocambolesca
fuga, costretto ad abbandonare la città facendosi calare
da una finestra nascolto in
una cesta. Damasco è insomma il luogo in cui un peccatore ha incontrato Dio, lo ha
riconosciuto e si è posto al
suo servizio. «Ma attenzione
- ha sottolineato il cardinale
Martini, in uno dei suoi frequenti commenti biblici che
facevano da contrappunto
alle visite e agli incontri non è San Paolo che ha cercato il Signore; è il Signore
che ha cercato San Paolo.
Tutta la sua storia è un manifestarsi della misericordia
gratuita di Dio. Noi crediamo
di essere noi a cercare Dio. In
realtà è Dio che sta cercando
noi»; una sottolineatura insolita per un gruppo di pellegrini, si presuppone motiva
ti e convinti nella loro fede.
Città di Paolo, Damasco è
presto divenuta sede di una
importante chiesa apostolica.
E la presenza cristiana è ancora rilevante: varie chiese
sorgono nel centro della città, sono aperte e facilmente
accessibili. In molti paesi a
maggioranza islamica sono
protette da robusti cancelli:
non a Damasco e in Siria dove, probabilmente anche per
un calcolo politico del presidente Assad, la comunità cristiana sembra godere di una
certa libertà d’azione. Ce lo
conferma Zakka Ivas, patriarca della chiesa sira, una delle
antiche chiese orientali che
non condivisero le conclusioni del Concilio di Calcedonia
(451) sulla doppia natura della persona di Gesù, umana e
divina, e per questo furono
chiamate «monofisite» (dal
greco, unica natura). «Ci consideriamo cittadini di questo
paese - ha affermato il patriarca rivolgendosi ai pellegrini -. Partecipiamo degli
stessi diritti e degli stessi doveri di tutti gli altri. E questo
è anche merito del nostro
presidente Assad. Noi, cristiani della Siria, godiamo di
autentica libertà religiosa e di
pieni diritti civili».
Tesi confermata da Hazim
IV, patriarca della chiesa greco ortodossa, la più importante denominazione cristiana dell’area: in Siria i cristiani, almeno ufficialmente,
non denunciano nessuna
particolare prevaricazione: lo
spirito «laico» del regime
sembra insomma metterli al
riparo dagli attacchi dei fautori della «shari’a», la legge
islamica fondata sul Corano
che in molti paesi dell’area i
gruppi del fondamentalismo
islamico vorrebbero imporre
come legge dello stato. No,
nelle parole di Hazim IV i
problemi della comunità cristiana orientale non sembrano venire dall’Islam, ma piuttosto dai fratelli cristiani
d’Occidente; «Ormai tutti abbiamo capito che in Oriente
nessuno può prendere il posto delle chiese orientali - ha
affermato - così come in Occidente nessuno può prendere il posto della chiesa occidentale». Insomma un fermo
no al proselitismo di tante
missioni di matrice evangelical, così come alla penetrazione della chiesa latina. Attento a denunciare il pericolo
del proselitismo ai danni della sua chiesa Hazim IV, che
tra l’altro vanta un lungo impegno ai vertici del Consiglio
ecumenico delle chiese, ha
comunque sottolineato lo
spirito nuovo che regna tra le
chiese e che rende possibile
incontri «come questo che
solo qualche anno fa sarebbe
stato impensabile».
Damasco conta 5 milioni di
abitanti, un terzo degli abitanti della Siria, e dall’alto
della collina che domina la
città la si può vedere in tutta
la sua espansione. Lo spettacolo è particolarmente suggestivo di sera, si mostra con
la sua infinita distesa di luci.
Qua e là, ben distribuite, delle luci verdi particolarmente
intense: sono quelle dei minareti, ben distribuiti e mantenuti. Anche questo, probabilmente, per un calcolo del
regime, teso ad assecondare
le richieste della comunità
islamica istituzionale per
prevenire l’insorgenza di movimenti radicali e fondamentalisti. Damasco, del resto, è
stata la culla della civiltà Om
mayade, quella che sorse e si
impose a pochi anni dalla
morte del profeta Muhammad. Capolavoro di quella
stagione spirituale, culturale
e artistica resta la Grande
Moschea, costruita su una
stratificazione di luoghi di
culto: un antico tempio pagano, poi consacrato al culto di
Giove in età romana, quindi
trasformato in chiesa cristiana intorno al IV secolo; successivamente, dal 636 al 705
fu addirittura allo stesso
tempo luogo di culto sia per i
cristiani che per i musulmani, che lo condivisero in una
sorta di condominio spirituale. A quel punto, secondo
la versione ufficiale, i musulmani offrirono ai cristiani
sette nuove chiese e questi
accettarono di buon grado di
abbandonare quell’antico sito nel quale rimase però
qualche traccia del loro culto: un mausoleo dedicato a
Giovanni Battista che peraltro i nuovi «inquilini» islamici vollero mantenere. La
Grande Moschea Ommayade
è quindi un luogo altamente
simbolico delle relazioni tra
due monoteismi, due fedi
abramitiche che, in Siria più
che altrove, sembrano essere
riuscite a consolidare una significativa convivenza. Ce lo
conferma il calore con cui
il rettore della moschea, Bashir al Bani, riceve il gruppo
dei pellegrini, il cardinale, il
gruppetto degli evangelici.
La suggestione
del Monte Nebo
La banda delle guardie reali giordane. In alto a destra Daniele Garrone e Paolo Naso con don Gianfranco
Bottoni dell’Ufficio per l’ecumenismo della curia milanese
La suggestione è forte. Dalla cima del monte in cui si interruppe il cammino di Mosè
verso la terra promessa, gli
ultimi versi del Deuteronomio acquistano una particolare intensità: le due predicazioni del cardinale Martini e del pastore Garrone (che
pubblichiamo a fianco], hanno come tema comune quello
della «visione», della tensione
verso una meta che ancora
non abbiamo raggiunto, che
non sappiamo se potremo
mai raggiungere e che comunque sta lì, di fronte a noi,
con tutti i suoi valori e le sue
attrattive. « Le ultime pagine
del Deuteronomio hanno un
significato attuale e drammatico - ha commentato Martini
-. In questo luogo il popolo
d’Israele capì che un’era finiva e un’altra iniziava»; qui, nel
racconto biblico, esce di scena Mosè, in solitudine, avvolto nella solitudine: una figura
umile, straordinaria, drammatica. Mosè è infatti il servo
inutile: l’azione narrata nella
Bibbia non è la sua ma è quella di Dio. Dopo i due sermoni
un lungo raccoglimento, nel
silenzio del deserto, guardando le palme di Gerico, cercando il letto del Giordano, osservando le alture di Sion e imntaginando le mura merlate
di Gerusalemme.
che consente di andare oltre il semplice «devozionalisrno»
confronti di quei luoghi e di quelle reliquie che alcuni stud^'
protestanti di inizio secolo bollarono seccamente rnma
«pia frode».
Il pellegrinaggio promosso dall’arcivescovo di Milano carri'
naie Carlo Maria Martini, svoltosi dal 6 al 13 novembre
proposto un obiettivo ulteriore e fortemente innovativo: vk
giare nella terra delle radici della nostra fede incontrando il
stimoni che la vivono nella complessa realtà di oggi. «sin„
qui per incontrare non solo le pietre, la storia scritta nei moni
menti - ha spesso ripetuto Martini - ma le persone, le cornu
nità vive». In questo senso è stato un pellegrinaggio ecumenica
non tanto perché vi hanno partecipato alcuni evangelici ~ t,,.
cui il vicedecano della Chiesa luterana in Italia, past. Norbm
Denecke, e il prof Daniele Garrone, della Facoltà valdese di
teologia - ma perché l’intero programma ha privilegiato l'in
contro con le comunità di fede dell’area mediorientale, (p.n.)
La radice di Israele
«Siamo saliti a Gerusalemme da Milano, non però come i Lombardi alla prima crociata, ma come pellegrini in
cammino, senza piani di conquista, in spirito di teshuvà e
penitenza, fiduciosi di incontrare altri credenti che, come
noi, anelano a una terra di
giustizia, aspettano la pienezza della redenzione». Così
Martini ha esordito durante
l’incontro pubblico con alcuni tra i massimi esponenti
dell’ebraismo di Israele: il
rabbino capo ashkenazita
Israel Lau, il rabbino David
Rosen, della Lega mondiale
contro la diffamazione, e
Nathan Ben Horim, già ministro plenipotenziario in Italia
incaricato dei rapporti con il
Vaticano. È stato un incontro
segnato da una confessione
di peccato per le «molte persecuzioni, crociate e guerre
che, spesso con motivazioni
religiose, hanno insanguinato
questa terra. Mentre ci impegniamo a condannarle per
sempre - ha affermato il cardinale - chiediamo a tutti di
unirsi nella condanna di ogni
fanatismo e intolleranza religiosa, di ogni “guerra santa”
che genera solo violenza, terrore e morte. Nessuna guerra
è santa. Uniamo invece i nostri cuori e i nostri sforzi a cosvuire la pace e garantendo i
diritti di tutte le diverse famiglie religiose e comunità che
qui vivono da secoli».
È stato questo spirito di
pentimento a portare i pellegrini e il cardinale a Yad Vashem, il museo della Shoà che
ricorda lo sterminio di sei milioni di ebrei. Qui non c’è posto per discorsi e simboli e
Martini, per primo, entra con
grande riguardo e sobrietà,
mettendo da parte lo zucchetto cardinalizio; forse per caso,
forse intenzionalmente, là
croce che ogni vescovo porta
sul petto non è visibile. Il momento più difficile, ancora
una volta, nel sacrario ai bambini morti durante la Shoà- un
cammino fisico nel buio dell’umanità, appena rischiarato
da mille luci, forse quelle stelle che non hanno mai potuto
brillare. Un silenzio pesantissimo, rotto soltanto da una
voce che recita i nomi, l’età e
la provenienza dei bambini
morti nei campi. Occorrono
anni perché possano essere
letti tutti. Un altro significativo momento della riflessione
sulla radice ebraica della fede
cristiana è stata offerta i
rincontro con due testimoni
del dialogo vivente con l’e
braismo: Elio Passato, dell’l
stituto di Ratisbonne, e Da
niel Attinger, pastore riforma
to oggi membro della Comu
nità di Bose. «Siamo venuti
qui per capire, per ascoltareha affermato quest’ultimoVivere a Gerusalemme ci costringe ad ascoltare le interpretazioni di Israele a quelle
pagine della Bibbia che noi
cristiani abitualmente leggiamo con altri occhi».
Betlemme
Ecco le «pietre viventi», i
cristiani di Israele e Palestina
che, tra mille difficoltà e tensioni, anche interne, costituiscono una tessera preziosa
del mosaico religioso dell’area
mediorientale. Sono una piccola minoranza, fra il 3 ed il
4% della popolazione, e tuttavia esercitano un ruolo ioportante sia nello stato ebrai;
co che nei Territori passati
sotto il controllo dell'Autorità
nazionale presieduta da Arafat. I pellegrini li hanno incontrati nella cittadina palestinese che vive con grande
affanno e insostenibile confusione la vigilia delle celebrazioni del 2000: vescovi luterani e armeni, siri e latini, greco
ortodossi e greco cattolici sono stati raccolti da un giovane
pastore luterano, Mitri Raheb,
presidente deH'Internationai
Center di Betlemme. Diverse
tradizioni, .diversi linguagg''
diverse teologie, ben espresse
da abbigliamenti decisamente diversi e distanti gli
gli altri. Eppure quella è
chiesa che oggi vive nella terra delle radici della fede cn
stiana. Una chiesa di rnino^
ranza che riesce ad esprimer
la sua vocazione ecumenic
in un contesto difficile, anco
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una chiesa che ha bisogno
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Proprio come i pellegf'"
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art 2 comma 20/B iegge 662/96 - Fiiiaie diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso i'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
SALA VALDESE DI SAN GERMANO — Con il ta
gito del nastro (nella foto Delia Revel, vedova del past. Umberto Bert) è stata riaperta la Sala valdese, il 7 novembre,
con la banda cittadina e la corale, alla presenza di autorità,
membri di chiesa e popolazione. Costruita negli Anni 50,
non rispondendo più alle norme di sicurezza, la sala era inagibile. I lavori di ristrutturazione, su progetto dell’arch. Renzo Bounous, sono durati un paio d’anni con un costo di poco
inferiore ai 500 milioni, in parte avuti da un finanziamento
dell’Unione europea e in parte raccolti fra amici e membri di
chiesa. Con 124 posti la sala può ospitare spettacoli teatrali,
manifestazioni, mostre, concerti; offre un’occasione di crescita per San Germano e la bassa vai Chisone e, con il Museo e il Parco Widemann, costituisce un «polo culturale».
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-J. A
VENERDÌ 3 DICEMBRE 1999 ANNO 135 - N. 47 LIRE 2.000-EURO 1,03
A ccesso all’informaNv/V zione sulle risorse per
un’altra cultura sull’handicap
a sostegno della domiciliarità»; su questo tema hanno
lavorato e si sono confrontati
operatori di varie realtà in un
seminario di ricerca promosso
dalla «Bottega del possibile»
a Torre Pellice.
Soffermarci sul problema
dell’informazione che mai
come in questo caso vuol anche dire comunicazione. Dei
problemi sociali più gravosi
si occupano quasi sempre solo le famiglie, gli operatori,
gli enti pubblici, fra l’altro in
situazione di tagli alle spese
sempre più crescenti. Come
far sì che si esca da questa situazione e si possano coinvolgere altri? Parlandone, av
PORTATORI DI HANDICAP
NUOVI SERVIZI
PIERVALDO ROSTAN
viando campagne di stampa e
radio, utilizzando manifesti e
volantini. Certo, si corre il rischio di trovarsi di fronte
persone che un po’ «malate
di protagonismo» si lanciano
nell’avventura del volontariato senza avere la necessaria
preparazione: non ci si improvvisa operatori dell’assistenza. Ma non è facile neppure essere comunicatori; incontrando le persone che
avevano lavorato due giorni
sul come far conoscere l’avvio di nuovi servizi per i portatori di handicap e le loro famiglie ho ritrovato gli stessi
problemi di comunicazione
che circondano la nostra vita
e la società.
Bombardati da messaggi televisivi si ha poco tempo per
leggere un volantino, ascoltare un messaggio radio; nello
stesso tempo, se si vuole co
municare una notizia, annunciare un servizio o semplicemente un’iniziativa, si devono sostenere spese non indifferenti. Ma si accorgeranno
che c’è un nuovo servizio?, si
sono chiesti i partecipanti al
seminario alla Bottega.
Una campagna pubblicitaria
ben orchestrata ha successo;
ma, e il discorso vale tanto
più nel caso di risposte a problemi sociali, più dei messaggi detti o scritti vale il passaparola diretto, il dialogo, in
altre parole il rapporto comunitario nelle chiese e nella società. Si scopre di avere accanto più risposte di quanto
pensavamo ai nostri problemi
e ai nostri interrogativi; si riscopre il valore del condividere la vita con gli altri.
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Pinerolo: handicap
Allo studio
la strada
sulla collina
Un ragazzo portatore di
handicap e la sua famiglia
chiedono da anni una strada
che colleghi la loro casa sulla
collina di Pinerolo alla città.
Le amministrazioni si rimpallano la questione e il ragazzo
è costretto a farsi portare a
spalle dal padre per poter raggiungere la scuola o per andare a fare le visite. Questa storia di disagio è emersa recentemente in una trasmissione
televisiva che l’ha portata alla
ribalta con i metodi semplificatori tipici della Tv. Dopo
l’iniziale risalto dato alla vicenda recentemente il sindaco
di Pinerolo, Alberto Barbero,
ha voluto chiarire alcune cose
in merito alla questione. In
passato, chiarisce il sindaco, il
Comune avrebbe anche offerto alla famiglia la possibilità
di abitare in una casa più accessibile ma questa avrebbe
rifiutato. «Per quanto riguarda
la costruzione della strada continua Barbero - è stata
presentata la domanda al Comune di Pinerolo il 12 ottobre
(15 giorni prima della prima
puntata televisiva!) e gli uffici
competenti hanno iniziato
l’esame del progetto». La strada a questo punto è all’esame
dei tecnici comunali che devono fare i conti anche con il
fatto che il suo percorso prevede l’attraversamento di una
zona della collina delicata dal
punto di vista geologico tanto
da essere dichiarata zona con
vincolo di «inedificabilità assoluta». «Logico quindi conclude il sindaco - esamin^e con cura il progetto e richiedere le necessarie garanzie per l’intervento: cosa che
hanno fatto gli uffici competenti e la commissione igienico-edilizia, nella seduta di venerdì 26 novembre». Questa
. posizione deH’amministrazione pinerolese; resta il fatto
Incontro di studio a livello regionale sui problemi del territorio
Uno sviluppo legato ai trasporti
che
questo ragazzo continua
per ora a vivere in una situaztone oggettivamente difficile.
DAVIDE ROSSO
Il settore dei trasporti purtroppo da sempre è uno dei
punti deboli dell’Italia. Il territorio regionale piemontese,
e ovviamente anche il Pinerolese, non costituisce certo un
eccezione da questo punto di
vista e ad aumentare l’inefficienza dei trasporti, come per
altro in molte altre regioni
italiane soprattutto del Nord
dove la domanda equivale al
60% contro il 40% del Sud,
c’è il fatto che il settore risente di forti squilibri dovuti a
una preponderanza del «trasporto gommato», come lo
definiscono i tecnici, a sfavore di quello «ferrato» (cioè di
quello che viaggia su ferrovia). Questa disuguaglianza
quantitativa oltre a provocare
danni sia ambientali che all’incolumità dei cittadini (in
tutta Italia sono circa 910.000 l’anno i morti in incidenti stradali e sono parecchi
quelli che vedono coinvolti
gli autotrasportatori) provoca
anche danni all’economia che
vede incidere sul prezzo dei
propri prodotti il costo di una
rete di trasporti inadeguata.
mal distribuita e disorganica
fra le sue varie forme.
In un incontro organizzato
dall’Istituto piemontese di
studi economici e giuridici
(l’Ipseg), che si è tenuto a
Torino venerdì 26 novembre,
diversi tecnici del settore, imprenditori e l’assessore ai
Trasporti della Regione, William Casoni, si sono confrontati sul queste tematiche. Il
motivo dell’incontro era dato
anche dall’avvicinarsi della
scadenza fissata per il passaggio delle competenze in materia di trasporti dallo stato
alle Regioni con un progressivo decentramento delle responsabilità e conseguente,
necessario riassetto dell’intero sistema a livello regionale.
Questo passaggio di competenze in materia di trasporti,
come è stato spiegato nei vari
interventi che si sono succeduti, comporta varie modifiche che vanno dalla gestione
di molte delle strade ora sotto
la gestione Anas al dover stabilire convenzioni con le Ferrovie a livello regionale per la
gestione delle linee presenti
sul tenitorio.
In quest’ultimo settore, è
stato detto, le novità dovrebbero riguardare soprattutto
una maggior razionalizzazione e integrazione fra il sistema di trasporto su rotaia e
quello su gomma. Dovrebbero quindi sparire le sovrapposizioni di corse nello stesso
orario dirette nella stessa direzione (e sovvenzionate in
entrambi i casi dalla Provincia o dalla Regione) e dovrebbe essere migliorato il sistema di coincidenze fra pullman e treni. Dal punto di vista stradale invece sono molti
i progetti e le intenzioni emerse nel corso dell’incontro:
si è parlato molto di collegamento con la Francia e con
l’Europa, si è parlato meno
della Torino-Pinerolo e della
circolazione interna al Piemonte. Si è comunque evidenziato, soprattutto da parte
degli imprenditori, anche se
in questo caso l’attenzione
per l’impatto ambientale e lo
sviluppo compatibile è passato in secondo piano, come sia
indispensabile fornire comunicazioni rapide e sicure ai
cittadini e alle imprese.
Questo sulla carta: tuttavia
quando finalmente 1 cittadini
potranno avere un servizio di
trasporti efficace? «Non molto presto - dice l’assessore ai
Trasporti, che ha chiuso la serie degli interventi -. Ci vorranno una decina d’anni perché i nostri trasporti diventino
sistema e quindi si realizzino i
progetti che per ora rimangono spesso strategie non realizzate a causa dei vari blocchi
burocratici che si incontrano
per la strada». Un tempo lungo per chi deve viaggiare ma
soprattutto infinito per le imprese che dovrebbero poter
far affidamento su un sistema
Che la situazione al momento del ritorno dall’esilio nel 1689 fosse assai
precaria, è dimostrato non solo dagli
sforzi compiuti dalle chiese valdesi per
ricomporre unMessuto sociale che permettesse di vivere mantenendo la propria
fede e la propria cultura, non soltanto
dalle difficoltà di recuperare i propri figli
dispersi qua e la per il Piemonte, con
l’angoscia sempre presente che questi
potessero essere di nuovo rapiti con la
violenza, ma anche da altri fattori.
Così il Sinodo del giugno 1695 prende
atto di una dichiarazione del pastore Darassus, cappellano di Sua Eccellenza Milord Galloway, plenipotenziario della
corte inglese a Torino, secondo cui
«molti rifugiati di queste Valli si recano
a Torino per chiedervi l’elemosina». 11
Sinodo, nella stringatezza delle sue deliberazioni, volendo «impedire tale abuso,
ordina a tutti i pastori di esortarli (questi
rifugiati) a non recarvisi senza essersi
procurate buone àttestnzioni».
URLO DEI GIORNI
POVERTÀ
____________BRUNO BELLION___________
Potremmo aspettarci una risposta più
decisa: l’ordine a tutti i membri delle
chiese di non andare ad elemosinare.
Evidentemente tale decisione è troppo
drastica e il Sinodo non se la sente di assumerla a ragion veduta. Vorrebbe dire
che molti valdesi che versano in ristrettezze spaventose sarebbero privati anche
di quelTaiuto che può venire loro dal
chiedere l’elemosina a Torino. È altresì
difficile pensare che i valdesi potessero
ricevere soccorso dai piemontesi se non
nascondendo la loro appartenenza al valdismo. Ma in questo caso le attestazioni
rilasciate dai pastori o dai Concistori non
avrebbero senso. È assi più probabile che
essi si recassero presso le ambasciate
delle potenze protestanti e qui allora la
dichiarazione di un effettivo stato di povertà assoluta può «frenare l’abuso»!
Le famiglie sono in parte smembrate,
con una parte dei loro uomini detenuti
nelle galere di Francia e il Sinodo si propone di trovare le strade della diplomazia
più opportune per cercare di ottenerne la
liberazione. Incarica quindi due dei suoi
pastori, Arnaud e Malanot, di avere un
abboccamento a questo riguardo con il
rappresentante dell’Inghilterra a Torino
per cercare i mezzi più opportuni per la
loro liberazione. E non era pensabile che
le pressioni diplomatiche potessero ottenere questo risultato. I poveri valdesi rimarranno a lungo a remare sulle galere
di Francia. Alcuni di loro, ad esempio un
tale Giovanni Muston, catturato in occasione della battaglia di Salbertand, venne
liberato solo nel 1713 per intercessione
della regina Anna d’Inghilterra.
di trasporti funzionante al meglio per poter garantire sviluppo alla Regione.
Vista dal Pinerolese la situazione non è certo migliore.
Se dell’autostrada Torino-Pinerolo, promessa e mai completata, almeno ogni tanto si
sente parlare fuori dallo stretto giro valligiano meno si
sente parlare dei problemi
della nostra viabilità in vai
Pellice o in vai Chisone e della statale 23, una delle strade
(l’altra è in vai Susa) che portano a Pragelato e a Sestriere,
sedi delle future Olimpiadi
invernali 2006. Dal lato feiToviario cominciare a risolvere
alcuni problemi apparentemente minori come ad esempio quello dell’acquisto in
valle dei biglietti per la linea
ferroviaria Pinerolo-Torre
Pellice (impresa divenuta di
questi tempi particolarmente
ardua) significherebbe forse
già fare un qualcosa per una
«tratta ferroviaria» che è considerata fra quelle deboli dalle Fs. Sicuramente queste sono osservazioni campanilistiche a fronte di discussioni
che si occupano di mettere in
rete il territorio regionale con
l’Europa ma sono anche considerazioni che tengono conto
del fatto che tutto il territorio,
e non solo una parte, per essere competitivo anche economicamente, deve poter essere europeo; questo per evitare che gli squilibri soffochino comunque lo sviluppo.
8
PAG. Il
E Eco Delle "\àlli Aàldesi
VENERDÌ 3 DICEMBRE iQon
PINEROLO: APERTO IL CANTIERE PER IL SOCIALE
— La settimana scorsa si è finalmente aperto il cantiere per
la ricostruzione del teatro Sociale (nella foto). Dopo anni di
attesa i pinerolesi hanno visto così prendere il via i lavori
che dovrebbero restituire alla pittà la struttura bruciata anni
fa. La ditta milanese appaltatrice dei lavori realizzerà un
edificio che funzionerà sia come sala conferenze che come
teatro e che conterrà 575 persone. I lavori interesseranno,
per ora, solo la parte dello stabile che si affaccia su piazza
Vittorio Veneto dove è chiuso al traffico il tratto di strada
antistante la struttura.
I FUNERALI DI DANIELE CAMUSSO — Folla immensa, e
tale da non poter essere contenuta nel tempio di Pomaretto,
ai funerali del 19enne Daniele Camusso, abitante a Perosa
Argentina e deceduto domenica scorsa in un incidente d’auto
nella curva di Malanaggio a Porte mentre si recava a festeggiare il suo compleanno in compagnia di alcuni amici a Pinerolo. Il giovane era uscito di strada ed è morto per le ferite riportate; i funerali sono stati presieduti dalla pastora Peyrot.
L’ALLEVAMENTO OVICAPRINO VUOLE UN MARCHIO — Si è discusso delle prospettive e dei problemi
dell’allevamento ovicaprino nel corso di un incontro promosso dalla Comunità montana vai Pellice e dall’Apa (Associazione provinciale allevatori). Il settore ha una notevole diffusione in vai Pellice con diverse migliaia di capi e un buon
numero di addetti giovani. Vari interventi sono stati realizzati negli ultimi anni per incentivare questa attività ma restano
sul tappeto alcuni nodi; la messa a norma dei locali di caseificazione, specie in alpeggio, la marchiatura dei capi destinati alla macellazione che comporta oneri elevati agli allevatori
e soprattutto la necessità di avere un rapporto diretto col
mondo della distribuzione. Alcuni allevatori hanno deciso di
studiare la possibilità di creare una associazione con un marchio che caratterizzi gli agnelli di produzione locale.
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI: UNA GIORNATA
DI STUDIO — L’Asl 10 e le organizzazioni che si occupano di assistenza agli anziani promuovono per venerdì 3 dicembre una giornata di studio sulla costruzione di una rete
territoriale di servizi per gli anziani non autosufficienti. I lavori si apriranno alle 8,45 nel teatro Incontro di via Caprilli
e proseguiranno per tutta la giornata con relazioni di operatori e nel pomeriggio una tavola rotonda.
BIGLIETTI D’AUGURI PER I BAMBINI DI CAPO VERDE—E stata stampata una serie di cartoncini augurali (8 biglietti e 8 buste) per Natale, la cui vendita andrà a favore dei
bambini delle Isole di Capo Verde, dove dal 1948 operano i
Cappuccini piemontesi. Nata da un’idea del frate cappuccino
Mario Borello e del giornalista Alberto Burzio, la serie di biglietti costa 10.000 lire ed è disponibile nei punti del commercio equo e solidale (oltre che nelle chiese cattoliche).
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Torre Pellice ■ via Matteotti, a
congressi locali in vista dell'assise nazionale di gennaio
Ds, controtendenza locale
MASSIMO GNOME
C9 è movimento in casa
Ds. Mancano ancora
una quarantina di giorni alla
convocazione del I Congresso
nazionale dei Democratici di
sinistra, che quest’anno si
terrà a Torino, e il dibattito in
ambito locale è stato fin qui
quanto mai animato.
Pinerolo, vai Pellice e vai
Chisone hanno già avuto i loro congressi, con la presentazione del programma fondamentale, la votazione delle
mozioni politiche e la conseguente elezione dei delegati ai
congressi provinciali. Due le
mozioni proposte: la prima ha
tra i firmatari il segretario nazionale Walter Veltroni; la seconda, cosiddetta «di sinistra», con le firme, tra gli altri, di Fulvia Bandoli, Aldo
Tortorella ed Ersilia Salvato.
«A livello nazionale - dice
Giovanni Borgarello, segretario dell’Unione vai Pellice dovremmo essere intorno al
75-80% a favore della mozione del segretario».
Eppure nel Pinerolese la
tendenza sembra capovolta,
con l’eccezione della vai Chisone dove si è imposta, ma di
stretta misura, la mozione
Case a Cumiana
I cittadini
e il piano
regolatore
La vicenda del piano regolatore di Cumiana già più volte in questi mesi è assurta alla
ribalta della cronaca regionale. La proposta, che prevede
l’aumento consistente delle
possibilità edificatorie sulla
zona collinare, ha dato vita a
una diffusa opposizione anche culturale. Anche la manifestazione «Naturalmente Cumiana», fiera delle produzioni naturali fra le più interessanti in Piemonte, ha risentito
delle polemiche sorte in merito al piano regolatore al punto
che alcuni dei promotori sono
ricorsi a vie legali.
Intanto è sorto un comitato
spontaneo che ha assunto il
nome «CumianaCiPiaceCosì»
che ha proposto, insieme ad
altri 400 abitanti, di indire un
referendum fra la popolazione. Lo strumento del referendum consultivo è stato infatti
inserito, come in molti altri
Comuni, dopo l’entrata in vigore nel 1990 della legge 142
sulle autonomie locali. «Vogliamo contenere le grandi
aree di espansione edilizia
previste nel piano regolatore;
rischiamo di andare incontro a
un grande spreco di risorse
naturali e storico-culturali».
La reazione dell’amministrazione comunale guidata
dal sindaco. Poli, non si è fatta attendere: «Il referendum è
una Iniziativa inutile, costosa
e pericolosa» ribatte la giunta
invitando i cittadini a non sottoscrivere la richiesta di consultazione popolare. Ma c’è di
più: «Il sindaco e un consigliere, domenica 21 novembre
sono venuti al banchetto allestito in borgata Allivellatori
distribuendo volantini e invitando la gente a non firmare»,
protesta CumianaCiPiaceCosì. Ma il comitato spontaneo
non demorde e annuncia già,
per tutte le domeniche di dicembre, un banchetto nelle
varie frazioni per raggiungere
la meta costituita di 717 firme
di cumianesi residenti.
Veltroni. «Le due mozioni
sembrano simili - sottolinea
Gianni Utempergher di Luserna San Giovanni, tra i sostenitori della mozione Bandoli eppure la differenza esiste:
noi vogliamo un partito di sinistra che sappia affermare la
sua identità aH’interno della
coalizione». «Non c’è nessuna volontà di scissione, e tanto meno di andare con Bertinotti - continua Sergio Pasetto, impegnato da anni nel sindacato pensionati della Cgil -;
quando la sinistra perde la sua
identità è sconfitta, quando
invece marca la differenza ecco che vince anche in Europa:
sono molto chiari gli esempi
di Germania e Francia, con
Schroeder che perde consensi
e Jospin che ne acquista».
Giovanni Borgarello, che ha
sostenuto la mozione Veltroni, bocciata a Pinerolo e in vai
Pellice, prova a dare una lettura del voto: «Ci sono diversi
motivi per questa specificità:
forse una composizione più
anziana nel partito e poi le zone più marginali e montane
sono generalmente più combattive». Valter Mensa, assessore a Lusema, nella votazione in vai Pellice si è astenuto:
«Mi piaceva la mozione Ban
Pinerolo: shopping
Colletta
alimentare
di solidarietà
Sabato-27 dicembre: ennesima giornata dedicata da
molti al tradizionale shopping familiare; parcheggi
stracolmi, il Natale si avvicina. Accanto alle casse gruppi
di volontari, facilmente riconoscibili, con scatoloni e borse: anche a Pinerolo, presso
alcuni supermercati, si è
svolta la giornata nazionale
della «Colletta alimentare».
E stato distribuito un sacchetto denominato della «spesa
della solidarietà», con cui chi
ha voluto ha potuto dare una
mano comprando generi alimentari di facile conservazione per poi consegnarli ai volontari all’uscita. Questa raccolta di alimenti andrà ad
aiutare persone in difficoltà
tramite 500 associazioni assistenziali che distribuiranno la
raccolta a 40.000 indigenti sul
territorio nazionale. Alla giornata, promossa anche quest’
anno dal «Banco alimentare», un’organizzazione che si
occupa delle eccedenze alimentari, hanno aderito a Pinerolo il Continente, il desse, il Lombardini Discount e
lo Sma; 144 sono stati i volontari che si sono occupati
della raccolta e del confezionamento delle derrate.
Il lavoro della fondazione
«Banco alimentare» è sostenuto da 200 aziende del settore produttivo che forniscono gratuitamente i prodotti
ancora buoni ma non commerciabili per varie ragioni
di mercato. Nel 1998 sono
state raccolte e distribuite
28.000 tonnellate di viveri a
860.000 bisognosi in Italia.
doli per la connotazione critica nei confronti della politica;
bisogna infatti recuperare il
rapporto con la gente ma non
credo si possa farlo con le forme classiche di aggregazione
e affermando la centralità del
partito: l’Ulivo è il soggetto
del futuro». Mensa si sofferma poi su alcuni passaggi del
programma: «Sono'’d’accordo
con la volontà di regolare il
mercato e le sue tensioni: anche nel Pinerolese se ne vedono gli effetti, uno su tutti il caso della Beloit. E necessaria
una presa di posizione di Comuni ed enti locali».
A favore della mozione
Veltroni avrebbero votato soprattutto gli amministratori:
«C’è il rischio - denuncia
Sergio Pasetto - di un partito
dei dirigenti e degli assessori». Giovanni Laurenti, sindaco di Perosa, getta acqua sul
fuoco: «In vai Chisone questa
divisione non c’è. Il dibattito
è stato positivo e segno di una
crescita culturale nel nostro
partito: la laicità, prendendo
spunto da un ordine del giorno sulla scuola preparato a
Torre Pellice e approvato nel
nostro congresso di sabato, va
vissuta anche nelle posizioni
ideologiche».
Il 15 luglio 2000
Incontro
dei Peyronel
nel mondo
Non tutti i Peyronel sono
valdesi e, fino a poco tempo
fa, non tutti sapevano che
l’origine lontana della loro
famiglia era nelle valli valdesi. Ora, grazie alla passione
per la genealogia di JeanFrançois Peyronel (Francia),
di Danny Peyronel (Argentina e Usa) e di Linda Peyronel-Hewett (Usa, California),
anche i Peyronel non valdesi
sanno che il loro antenato comune è nato intorno al 1636 a
Riclaretto e che un altro ramo
della famiglia discende da
Paul Peyronel, nato prima del
1685 a Pramollo.
Attualmente, i Peyronel sono dispersi in varie parti del
mondo e dopo essersi conosciuti via Internet, hanno deciso di conoscersi realmente e
di incontrarsi proprio alle
Valli. La riunione dei Peyronel è prevista per sabato 15
luglio 2000, in un ristorante
capace di accogliere 200 o
300 Peyronel. Si consumeranno piatti tipici delle Valli,
si canterà, si ballerà e si prenderà visione di un immenso
albero genealogico lungo diverse diecine di metri.
Chi è interessato all’incontro può mettersi in contatto
con: Jean-François Peyronel,
7 rue Théodore de Banville,
91120 Palaiseau (Francia)tel. (0033)1.60102326; email: Jean-François Peyronel @wanadoo.fr, oppure con:
Jean Peyronel, 2 Allée Raine,
13821 La Penne-sur-Huveaune (Francia); telefono (0033)
4.91361773 o 6.07018521. È
importante prenotarsi entro
gennaio 2000.
Solidarietà con il Bangladesh
Sabato 4 (ore 16-19) e domenica 5 dicembre (9-12 e
15-19), nella scuola materna del Sacro Cuore in via Roma 54 a Luserna San Giovanni, si tiene una mostra di
artigianato «Rishilpi»; l'intero incasso sarà devoluto a
iniziative missionarie in Bangladesh.
Perrero
Esiste una
vocazione
turistica?
VENE
LILIANA VIGLIELMO
Dopo un inizio dedicato
alla normale amministrazione (rinnovo della convenzione per il servizio di tesoreria dal 2000 al 2003 con risti.
tuto San Paolo Imi di Perosa
Argentina e assestamento del
bilancio 1999), il Consiglio
comunale di Ferrerò ha discusso due proposte di deliberazione presentate dal consigliere di minoranza Savino
Guarino e da lui energicamente sostenute.
Con la prima mozione; si richiedeva una presa di posizione del Consiglio sulla pericolosità dell’utilizzo nell’alimentazione di cibi geneticamente modificati, informando
di questi rischi la popolazione
e invitando le autorità competenti a tenere gli occhi bene
aperti sui possibili attacchi alla salute dei cittadiniLa seconda proposta, più
aderente alla realtà locale, riguardava la costituzione di
una commissione per il rilancio turistico del Comune di
Ferrerò, considerando le possibilità offerte dalle celebrazioni dell’anno prossimo e
dai giochi olimpici del 2006.
Questo punto però, a differenza del primo, sostanzialmente condivisibile da tutti,
ha suscitato molte obiezioni.
Sembra che proprio alla vocazione turistica della zona
non creda nessuno e men che
meno alle capacità imprenditoriali dei privati. Così sulla
commissione non si è deciso
nulla, preferendo fare affidamento sulla futura Comunità
montana, che dovrà indubbiamente, tramite il suo assessorato, presentare progetti di
sviluppo turistico, ma che
avrà anche bisogno di trovare
nelle situazioni locali persone
disposte a impegnarsi nella
collaborazione.
Nuovo quotidiano
Il «Giornale
del Piemonte»
Dal 24 novembre è in edicola un nuovo quotidiano. E
Il Giornale del Piemonte, diretto da Paolo Granzotto: nella nostra Regione esce unitamente all’edizione nazionale
de II Giornale e si propone di
occuparsi, con cronache,
commenti e inchieste, della
sette province del Piemonte.
Delle 24 pagine di cui è composto, 9 o 10 sono dedicate
alla cronaca torinese, compresa una pagina culturale e
le informazioni sportive.
Come è stato detto durante
la conferenza di presentazione del giornale, l’operazione
fa parte di una strategia 4
ampliamento della diffusione
del Giornale, che in Piemonte
vende circa 20.000 copie e
che ora spera di catturare Tnl'
tenzione di «chi non si .sente
rappresentato dal punto di vista della Stampa e della
pubblica». A giudicare dai
primi giorni di uscita, i rism'
tati non sono dei migliori: se
la vendita del Giornale è H)
effetti cresciuta, gli edicolanh
però lamentano ritardi nel ncevere il nuovo giornaleQuanto ai contenuti, la Pt®'
vincia di Torino è ancof®
molto scoperta (per ora no>'
c’è niente sul Pinerolese)®
anche la scelta dei temi culturali lascia molto a desiderare.
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Preziosa rassegna personale al recente Film-festival di Torino
Il cinema di Paolo Gobetti
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17' eco in questi momenti
«li/ (...) il girare per questi trucchi, per queste montagne... c’era questa sensazione
e questa impressione di toccare con mano la possibilità
di costruire qualcosa di nuov*o». Così Paolo Gobetti ricordava, l’esperienza della
lotta partigiana, che lui aveva
vissuto appena diciottenne.
Questa esperienza, Gobetti
la racconta molti anni dopo,
nel 1984, ricostruendo la formazione delle prime bande
partigiane nel Cuneese e nel
Torinese, attraverso la testimonianza dei protagonisti: in
questo Le prime bande vediamo soprattutto Nuto Revelli,
Alessandro Galante Garrone,
•Bianca Guidetti Serra, ma anche Poluccio Favout, che racconta di come un compagno
partigiano ogni sera scendesse dal Bagnòou a Pradeltomo
per incontrare la «morosa»,
incurante di fatica e pericoli.
Gobetti intervista, partecipa,
ascolta, riprende tutto liberamente, con scioltezza, senza
l’assillo di mostrare un’immagine «pulita» da interferenze, suoni estranei, oggetti
che non dovrebbero essere in
campo e invece ci sono, come
l’onnipresente microfono.
C’è in questo tutto il cinema di Paolo Gobetti, il suo
volere rappresentare la realtà
così com’è, senza superstizioni, senza aggiustamenti, fuori
da ogni schema, anche da
quelli documentaristici. È il
Gobetti autore di cinema presentato quest’anno durante la
XVII edizione di Torino Film
-festival; un autore particolare che con il cinema fa storia
(«cinema parallelo» si chiamava negli Anni 60 ) senza
didascalie, senza (o con scarsissimo) uso della voce off,
fuori scena. Come in Dalla
marcia su Roma a piazzale
Loreto (1975), montaggio di
cinegiornali d’epoca sul fascismo presentati integralmente, o in Lotta partigiana,
costruita sui documenti girati
all’epoca da operatori amatoriali, partigiani con la cinepresa nella tasca e nello zaino
il prezioso materiale per sviluppare la pellicola.
Ma Gobetti, attraverso l’Archivio cinematografico della
Resistenza fondato nel ’66, ha
anche girato e promosso film
sull’impegno politico, sulle
Sarà esposta sotto i portici di Pinerolo
Una bacheca turistica
Sarà inaugurato ufficialmente mercoledì 1° dicembre
un nuovo punto di informazione sulle attività, i concerti,
le manifestazioni nelle valli
Pellice, Germanasca e Chisone. La bacheca si trova sotto i
portici di corso Torino a Pinerolo all’imbocco con via
Virginio ed è stata curata
dall’Atl di Pinerolo e valle di
Susa. «Abbiamo avuto la collaborazione economica delle
tre Comunità montane del
territorio», spiega Ezio Giai
dell’Atl. Sulla bacheca vi sarà
la segnalazione dei vari avvenimenti; ulteriori notizie presso l’ufficio di via Giolitti.
A proposito di info point da
segnalare che qualcosa si
muove a livello di vai Pellice:
sia il Comune che la Cantina
sociale di Bricherasio sembrano d’accordo sull’idea di realizzare, nella sede stessa della
cooperativa la cosiddetta
«porta di valle», cioè un vero
e proprio punto di informazione e accoglienza turistica
all’ingresso della vai Pellice.
La zona, risistemata sul piano
della circolazione stradale con
la creazione da parte della
Provincia di una rotonda e arredata a cura della Cantina sociale, può rivestire un ruolo
strategico nell’accoglienza.
Del resto già in questo primo
anno con la nuova sede la
Cantina ha ospitato numerose
comitive di turisti che hanno
visitato la struttura, gli impianti di vinificazione e
l’esposizione commerciale.
Da risolvere anche la situazione dell’ufficio turistico di
Torre Pellice per il quale esiste un progetto di trasferimento nei locali della stazione ferroviaria, da tempo impresenziata e in stato di totale
abbandono; anche in questo
caso, con la creazione dei
parcheggi, l’intera area potrebbe essere rivitalizzata.
Nuova apertura
mm
Di GIANLUCA MARTINA
Il Tosa Garden Service offre Fopportunità di acquistare una motosega
nuova rivalutando Tusato.
La promozione sarà valida per tutto il
mese di dicembre fino al 30 gennaio
2000.
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tradizioni popolari, sulle tecniche speleologiche, un’altra
delle sue passioni. Fino al bellissimo Racconto interrotto
del 1992, in cui con Claudio
Cormio ha montato una serie
di interviste fatte nell’arco di
più di 20 anni ad alcuni degli
amici del padre Piero. È una
ricerca, più che una rievocazione, dell’intellettuale torinese autore di Rivoluzione liberale, morto a 24 anni in esilio;
una biografia che è anche
un’autobiografia, una ricostruzione commovente proprio
perché condotta senza retorica
e senza compiacimento. Vediamo fra gli altri Prezzolini,
Monti, Lussu, Carlo Levi,
Parri, Saragat (purtroppo non
Gangale, che Gobetti si rammaricava in particolar modo
di non essere riuscito a intervistare) ricordare con affetto
Piero Gobetti e la sua intransigenza, l’impegno ininterrotto,
la sua fierezza e lucidità. Un
lavoro bellissimo, che vorrei
vedessero tutti perché fa amare Paolo Gobetti, e Piero attraverso Paolo, e ci costringe a
ricordare che, in quegli anni di
dittatura, era in prigione e in
esilio che veniva salvata la libertà intellettuale italiana.
Beloit Italia: i lavoratori in attesa delle decisioni aziendali
Una nuova amministrazione
DAVIDE ROSSO
Proseguono le trattative
dei lavoratori della Beloit
Italia e dei sindacati per cercare una soluzione alla chiusura decisa dalla multinazionale americana proprietaria
della fabbrica pinerolese che
produce macchinari da cartiera. Lunedì 22 novembre i dipendenti hanno scioperato per
quattro ore e martedì 23 hanno dato il via al presidio dei
cancelli dello stabilimento di
Pinerolo; in contemporanea a
Torino si è svolto il Consiglio
di ammistrazione dell’azienda che ha sancito il cambio
della guardia tra il vecchio
Consiglio dimissionario e il
nuovo, che è presieduto ora
da Enrico Conti, che mercoledì si è recato a Pinerolo e ha
incontrato le rappresentanze
sindacali. In questi giorni poi
sono continuate le trattative
nel tentativo di smuovere la
multinazionale americana
proprietaria degli stabilimenti, che per altro a questo punto sembra disposta a vendere
al gruppo Nugo che si è fatto
avanti anche se occorre ancora trovare un accordo.
Del problema Beloit si è
Il futuro di Frali
A Prali la prima neve è
scesa e gli impianti di risalita
potrebbero già entrare in funzione questo fine settimana.
Nonostante tutti i suoi guai,
in questi mesi la società 13
Laghi ha lavorato parecchio
per migliorare le strutture
esistenti, sempre nell’ottica
di concretizzare le prospettive di sviluppo per il futuro.
Nessuno si nasconde che per
la montagna il momento è di
quelli delicati, dopo il mancato innevamento delle scorse stagioni invernali, ed è
quindi ragionevole che ci si
interroghi sempre più preoccupati di fronte a un inverno
ormai alle porte.
Ma il futuro a Prali è roseo:
certo un rosa tenue, ma quanto basta per poter affermare
che qui la montagna ce l’ha
messa tutta per tornare a vivere. Siamo di fronte a una piccola stazione sciistica che
stenta a sopravvivere per costi
di gestione e di manutenzione
molto elevati rispetto alle ristrettezze di bilancio ma che è
indispensabile al tessuto vitale della vai Germanasca. Ed è
con questa consapevolezza
che la 13 Laghi ha affrontato
questo periodo di incertezza.
Da tempo, grazie ad alcuni
consiglieri instancabili, ad alcuni amici sensibili e alla
collaborazione sempre più
qualificata del personale, la
società cerca di proseguire il
cammino intrapreso verso il
futuro. Un futuro che dovrà
vedere tutti i soggetti, pubblici e privati, collaborare per
creare una strategia di politica turistica in grado di avviare una lunghissima stagione
di ricchezza per il settore e
per chi in esso vive e lavora.
Senza mai dimenticare la
specificità del turismo. Il turismo è mettere in comune la
nostra storia, partecipare, accogliere l’altro nella propria
terra. Le montagne, che in
qualche modo possono essere
limite all’incontro, hanno obbligato e obbligano gli uomini che vi abitano a trovare
forme di incontro; voglio
pensare che il turismo, per
Prali, possa essere e continuare a essere una grande op
fatto carico anche il governo
e sabato il sottosegretario
all’industria, on. Morgando,
ha incontrato i lavoratori i
quali hanno chiesto tra l’altro
di trovare gli strumenti adeguati per coprire comunque il
vuoto che si è venuto a verificare dal 30 novembre quando
è scaduta la cassa integrazione. Ora i lavoratori attendono
il 3 dicembre, data in cui
l’azienda dovrebbe comunicare le sue intenzioni e si potrà, si spera, fare un nuovo
passo nella trattativa. Molti
sono in questo periodo anche
gli incontri e le assemblee
pubbliche che hanno come
tema centrale la Beloit sia
nelle chiese valdese e cattolica sia organizzate da forze
politiche, come quella che si
terrà venerdì 3 dicembre, alle
21, nei locali del Centro incontro in via Lequio a Pinerolo organizzato dal partito
dei Comunisti italiani, a cui
parteciperà tra l’altro Fon
Dario Ortolano e a cui sono
stati invitati oltre ai lavoratori della fabbrica anche le forze sindacali e i partiti politici.
L’attesa comunque è per uno
sblocco della situazione; in
ogni caso, a meno che la situazione non muti nei prossimi giorni. Firn Fiom e Uilm
hanno confermato per il 17
dicembre lo sciopero generale del Pinerolese a sostegno
dei dipendenti Beloit e dello
sviluppo del territorio.
Il presidio di fronte ai cancelli
dello stabilimento Beloit
portunità, per esprimere questa vocazione all’incontro,
all’apertura, allo scambio tra
culture, uomini e comunità.
Il comparto turistico ha una
funzione trainante per l’intera
economia del territorio. Vorrei
che questo traino avesse risvolti non solo economici, ma
fosse davvero una leva di sviluppo in senso globale. La 13
Laghi è consapevole di tutto
ciò e ha iniziato a tradurre la
sua attività in funzione di questo obiettivo comune, inserendo nelle sue proposte il concetto di qualità completa: dalla prenotazione alla vendita
biglietti, dall’assistenza sulle
piste alla ristorazione in quota, dalle precise informazioni
agli aggiornamenti continui riguardanti le condizioni della
neve e delle piste. Si cerca
quindi quotidianamente di
comprendere i bisogni e le necessità del turismo di oggi. A
Prali, in uno degli angoli più
suggestivi del Piemonte, si
cerca di trasformare la vacanza in un bene tangibile, come
un buon investimento. Perché
così deve essere quel periodo
di vita quotidiana che decidiamo di dedicare a noi stessi.
Marina Zancanaro - Prali
Nelle
Chiese Valdesi
ANGROGNA — Martedì 7 dicembre, alle 20,30, riunione
quartierale al Prassuit Vemé. Martedì 14, alle 20,30, al
presbiterio, studio biblico.
BOBBIO PELLICE — Domenica 5, dalle 14,30, bazar natalizio a cura dell’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 5, dalle 11,30
alle 17, bazar natalizio a cura del Cucito. Mercoledì 7
dicembre, alle 20,30, riunione quartierale ai Gonin; alle
20,45, al presbiterio, studio biblico su «Il Creatore».
MASSELLO — Giovedì 2, alle 14, riunione al Roberso.
PINEROLO — Mercoledì 8, dalle 14,30, bazar preparato
dall’Unione femminile con possibilità di trascorrere un
pomeriggio tra fratelli e sorelle.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 3, alle 15,
all’Inverso Clot, lunedì 6, alle 20, a Masselli, mercoledì
8, alle 20,30, a Pomaretto, giovedì 9, alle 15. Venerdì 3,
alle 16, all’Inverso Paiola., culto al centro anziani.
PRAMOLLO — Domenica 5 dicembre, assemblea di
chiesa con relazione sui lavori del Sinodo, nella rinnovata sala delle attività. Martedì 7, alle 20, riunione quartierale a Ruata (presbiterio); giovedì 9, alle 20, riunione
quartierale ai Pellenchi, al museo.
SAN SECONDO — Giovedì 2 dicembre, alle 20,30, riunione quartierale alle Combe, mercoledì 8 a Prima.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 3 dicembre, alla Ravadera, martedì 7 all’Inverso, mercoledì
8 ai Chabriols, venerdì 10 agli Appiotti, ore 20,30. Domenica 5 dicembre, in Foresteria, bazar annuale della
Società delle missioni, Cevaa.
VILLAR PELLICE — Martedì 7, alle 20,30, riunione
quartierale alla Piantà, venerdì 10 al Ciarmis.
VILLASECCA — Mercoledì, alle 20, riunione quartierale
alla Roccia.
Torino 2006: attenzione per i problemi ambientali
Il punto sull'Agenzìa «olimpica»
Nel corso della seduta del
16 novembre del Consiglio
provinciale la presidente,
Mercedes Bresso, ha presentato lo stato dei lavori sulla
composizione dell’Agenzia
che dovrà occuparsi della realizzazione delle opere per le
Olimpiadi invernali di Torino
2006. Gli adempimenti, ha
spiegato la Bresso, sono quelli
di preparare e approvare uno
statuto in accordo con il Comune di Torino e il Coni che
avrà la funzione di regolamentare il funzionamento del
Comitato organizzatore (l’accordo tra le parti a oggi pare
preveda l’assegnazipne della
presidenza del Comitato a Valentino Castellani e una delle
due vicepresidenze alla Bresso; è ancora incerto il nome di
chi andrà a coprire la seconda
poltrona di vicepresidente, il
nome più accredi,tato per il
momento pare essere quello
dell’ex europarlamentare Rinaldo Bontempi). Il passo
successivo è stabilire la modalità di gestione e il trasferimento dei fondi stanziati dal
governo, (un totale di 1.091
miliardi che andranno a finanziare interventi per la realizzazione di impianti e infrastrutture). Il Comitato organizzatore gestirà le risorse private
(sponsorizzazioni e diritti televisivi), mentre un’apposita
agenzia gestirà quelle pubbliche. L’Agenzia verrà istituita
con una legge dello stato che
si baserà su un testo proposto
dagli enti locali coinvolti nella
manifestazione.
Per quel che riguarda la
costituzione dell’Agenzia intanto nella mattinata del 24
novembre, nel corso di un
incontro tenutosi a Palazzo
Chigi a Roma, a cui hanno
partecipato anche la presidente della Provincia e il sindaco di Torino, Valentino
Castellani, si è deciso di adottare, per quanto riguarda
la tutela dell’ambiente e del
paesaggio, il metodo della
«Valutazione strategica ambientale» per il miglioramento della qualità urbana nelle
aree interessate.
10
PAG. IV
E Eco Delle Yaui "\àldesi
VENERDÌ 3 DICEMBRE 199q
HOCKEY GHIACCIO
SERIE A
Valpellice-Como 4-3
Toma al successo il Valpellice Sparea opposto martedì
sera al Como sulla pista di casa. La partita è iniziata subito
in salita, con gli ospiti in vantaggio dopo 33” col russo
Sultanovic. Malgrado le molte
azioni di attacco i piemontesi
non sono riusciti ad agguantare il pareggio e anzi, al quarto
d’ora della ripresa, il Como
ha raddoppiato. Marziale, a
cavallo del secondo riposo ha
riportato il Valpellice in parità: prima a un minuto e mezzo dalla fine del secondo tempo, poi, dopo appena 10” di
gioco del terzo tempo. Ma
l’altalena del punteggio ha
presto riportato i lombardi in
vantaggio, ancora con Sultanovic; a 6’ dal termine il pareggio di Olivo e, dopo due
minuti del tempo supplementare, la rete decisiva con De
Luca. La partita è così finita
sul 4-3 per il Valpellice che
con i due punti raggiunge proprio il Como a 17 punti.
Valpellice-Vipiteno 2-3
La Valpellice disputa una
delle migliori partite in quanto
a grinta e concentrazione ma
perde, seppure all’over time.
Sabato sera a Torre Pellice,
per l’ultima giornata del girone di andata di serie A, erano
di fronte il Vipiteno, quarto in
classifica, e la Valpe, ottava.
Sono stati i biancorossi piemontesi a portarsi per primi
in vantaggio, grazie a capitan
Scapinello, ma poco dopo gli
altoatesini hanno pareggiato
con il loro cannoniere Gschliesser. Chiuso sull’1-1 il primo tempo, il secondo fila via
senza reti e con una clamorosa traversa di Cintori finalmente rientrato dopo l’infortunio patito in precampionato. In apertura di terzo tempo
gli ospiti passano in vantaggio grazie a Kofler e il Valpellice Caffarel ottiene il pari
al 13’ con Enrico Dorigatti.
Chiusi i tempi regolamentari sul 2-2 si va al supplementare che, nell’hockey, finisce
quando una squadra segna
decretandone la vittoria. Così,
dopo 3’ di gioco, ancora Goschliesser dà la vittoria ai
suoi, con due punti, mentre al
Valpellice va comunque un
punto. Martedì, a Zoldo, prima trasferta di una serie di
tre; poi la Valpe avrà il turno
di riposo e tornerà sul ghiaccio di Torre Pellice soltanto il
21 dicembre, col Brunico.
14“ giornata
Vipiteno-Fassa 4-7; Brunico-Alleghe 5-3; Bolzano-Renon 5-1; Val Venosta-Asiago
2-8; Zoldo-Meranol-4; Auronzo-Appiano 5-4 (ot); Valpellice-Como 4-3 (ot).
15“ giornata
Fassa-Bolzano 3-2; Alleghe-Val Venosta 9-0; Appiano-Asiago 2-3; Renon-Auronzo 6-3; Zoldo-Varese 2-7;
Como-Brunico 7-5; ha riposato il Merano.
Classifica
Asiago 38, Fassa 37, Merano 36, Vipiteno 34, Bolzano
31, Brunico 25, Alleghe 23,
Como 20, Valpellice 18, Renon 15, Auronzo 14, Appiano
12, Varese 9, Val Venosta 3,
Zoldo 0.
SERIE B
Da segnalare la sconfitta
del Pinerolo contro il VareseChiavenna malgrado i rinforzi dal Valpellice e la seconda
vittoria per le ragazze in serie
B; il Valpe-Pinerolo ha battuto l’Egna per 17-1 ed è al comando della classifica. Nei
campionati giovanili l’under
12 del Valpellice è stata battuta dai Draghi per 4-2 mentre r under 14 ha superato il
Courmaosta per 3-2; in serie
B maschile, a Torre Pellice, il
Torino ha battuto il Valle
d’Aosta per 9-4.
A colloquio col presidente Eros Roggero
Pinerolo: 3.500
posti al palaghiaccio
Torino, forse, aprirà fra
qualche giorno il suo palaghiaccio a Torino Esposizioni; ma non c’è solo Torre Pellice nel panorama del pattinaggio su ghiaccio in provincia: Pinerolo da un paio di
stagioni ha il suo stadio nel
quartiere sportivo della città.
La vicenda che ha portato alla
nascita di questa «patinoire»
non è priva di incidenti di
percorso e di ritardi; ancora
oggi l’attività sportiva deve
convivere con un cantiere: sul
lato ovest sta nascendo una
nuova tribuna che porterà la
capienza dell’impianto a circa
3.500 persone, un bel salto in
avanti, forse addirittura superiore alle esigenze visto che
le partite sono seguite da poche centinaia di tifosi. «Eppure il comitato che organizza
le Olimpiadi del 2006 - sottolinea Eros Roggero, presidente della Polisportiva Pinerolo
che gestisce lo stadio - chiede di ampliare ancora la capienza realizzando una nuova
tribuna sul lato corto del palaghiaccio. Noi preferiremmo
costruire dei depositi e sopra
un bar con vista sulla pista,
anche perché un palaghiaccio
da 4-5.000 posti sarebbe difficile e costoso da gestire una
volta finito l’evento olimpico». E così, fra il realismo
degli amministratori locali e
le maxi esigenze del comitato
olimpico, non si può ancora
affermare se a Pinerolo vi
sarà qualche gara di «Torino
2006», e per quale disciplina.
Intanto la nuova tribuna è
quasi ultimata e a giorni dovrebbe essere posizionata la
copertura: in questo modo si
ridurrà anche la gelida corrente d’aria che colpisce gli
spettatori alle partite. Quest’
anno, oltre ai settori giovanili, si disputano due campionati nazionali di serie B, maschile e femminile. I maschi
sono quelli dei Draghi Pinerolo che dopo un inizio davvero difficile hanno ottenuto
due vittorie, le ragazze sono
quelle del Valpe-Pinerolo, un
sodalizio che sancisce anche
nel nome la collaborazione
fra Torre Pellice e Pinerolo:
dalla valle arriva infatti il
maggior numero di atlete.
L’esordio è stato felice, con
due vittorie: nella prima giornata contro le pinerolesi ha
perso una delle squadre candidate alla vittoria finale, il
Merano, nella seconda le inesperte trentine dell’Egna.
Ma l’attività agonistica non
preclude quella amatoriale
dei pattinatori: «Le adesioni
non sono entusiasmanti - ammette Roggero -; se si esclude la domenica pomeriggio o
il sabato sera, il pienone è solo un sogno». Dalle scuole arrivano a centinaia, ma dopo
cena pochissimi si avvicinano
al palazzo del ghiaccio.
CORSA CAMPESTRE
Si è disputata giovedì scorso, nei prati presso il campo
sportivo «Martin» di Pinerolo la fase zonale dei Giochi
sportivi studenteschi di corsa
campestre riservati agli allievi degli istituti secondari di
secondo grado. Nelle quattro
categorie sono stati 270 gli
atleti al via della manifestazione pinerolese. Nella classifica per istituti ha dominato
il liceo scientifico «Curie»
davanti al Porporato e al Puniva. Nelle singole gare successi di Cristian Zanchetta
fra gli allievi, di Elisabetta
Petracca (allieve), Nadia Re
(juni' s f) e Valerio Gullì
(jLinio. 's m).
OLLEY
All aia giornata negativa pc i olley pinerolese: in
B2 sc^ te entrambe le formazioi ; 3-0. I ragazzi del
Body sono stati superati
in tre set dal Parabiago e navigano allTiltimo posto in classifica con una sola vittoria; le
ragazze del Cerutti, superate
in casa dal Chieri, sono a loro
volta terzultime con 5 punti.
TENNIS TAVOLO
En plein delle squadre della
Valpellice negli ultimi turni
di campionato: la squadra B
della DI ha battuto per 5-2 la
capolista Tt Torino con due
punti di Battaglia e Rossetti e
uno di Odino; la squadra A
ha vinto a Rivoli per 5-1 con
due punti di Girardon e Picchi e uno di Ghirardotti; in
C2 la Valpellice ha superato
il Crdc Torino per 5-2 con
due punti di Sergio Ghiri e
Migliore e uno di Giuliano
Chili. Completa l’ottima settimana la CI che ha battuto il
Vercelli per 5-2 con tre punti
di Davide Gay e 2 di Rosso.
Nel fine settimana la Valpellice, imbattuta in C2 e in DI
con la squadra A e sempre alla ricerca di uno sponsor, disputerà le partite dell’ultimo
turno di andata.
3 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della Casa valdese, per il gruppo di studio vai Lucerna, Isabella Massabò Ricci e
Gian Paolo Romagnani presenteranno «L’epistolario di un re: Carlo Alberto a Maria di Robilant». La conferenza di G. Bouchard e
G. De Luna prevista per il 10 dicembre è rinviata al 21 gennaio.
4 dicembre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 16, nello spazio espositivo
del Comune, inaugurazione della mostra «Emozioni in acquarello»,
dipinti di Wilma Roberto Dalla Pria. La mostra resterà aperta fino
al 12 dicembre con orario 10-12,30, 15,30-18,30, tutti i giorni.
PINEROLO: Alle 17,15, alla sala conferenze dell’Università
(Management d’impresa», convegno su «Tutela dell’ambiente e
protezione civile nel Pinerolese. Che cosa è stato realizzato. Quali i
problemi insoluti. L’esperienza di Asti. Il ruolo delle forze armate».
TORRE PELLICE: Al tempio valdese, alle 20,30, concerto del
coro «La draia» e della corale valdese di Rorà; ingresso libero,
eventuali offerte destinate all’acquisto di mezzi della Croce Rossa
italiana, sezione di Torre Pellice.
CUMIANA: Alle 21,15, alla sala Carena, va in scena «L’ispettore», dal racconto di Nikolaj Gogol, regia di Walter Meschiatti, con
la compagnia «Laboratorio teatrale III millennio». Ingresso lire
12.000.
TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella sala Paolo Paschetto del
Centi'o culturale valdese, inaugurazione della mostra «Xilografie e
Smens», di Gianfranco Schialvino e Gianni Verna. La mostra resterà aperta fino al 23 dicembre.
5 dicembre, domenica
PINEROLO: Nel salone della chiesa valdese di Pinerolo alle ore
15, incontro interconfessionale di preparazione alla giornata mondiale di preghiera delle donne 2000.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 16, la compagnia
«Il dottor Bostik» presenta «Acqua». Ingresso lire 6.000.
6 dicembre, lunedì
PINEROLO: Al salone dei Cavalieri, alle 20,45, organizzato dal
Gruppo donne di Pinerolo, dibattito su: «Ordine simbolico materno
e immaginario». Parteciperà Chiara Zamboni, docente di Filosofia
del linguaggio all’Università di Verona.
7 dicembre, martedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della Casa valdese, concerto con Massimo Bianchi al pianoforte; musiche di Schumann e Busoni.
TORRE PELLICE: Nella sede della Bottega del possibile, incontro su «Domiciliarità e accompagnamento alla morte: il senso,
la difficoltà, le possibilità».
PINEROLO: Nella sede dell’associazione culturale Stranamore,
alle 21,15, «Gatto nero gatto bianco», di Kusturica. Ingresso riservato ai soci Arci, è possibile fare la tessera in sede.
9 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della Casa valdese, conferenza su «La figura femminile nel millennio che si chiude» (2“ parte), con il dottor Giuseppe Ellena.
TORRE PELLICE: All’ospedale valdese, dalle 8,30 alle 11,30,
prelievo collettivo di sangue.
11 dicembre, sabato
PINEROLO: Alle 20,45, nel tempio valdese in via dei Mille,
il Gruppo teatro Angrogna, in collaborazione con la Regione Piemonte, presenta il suo spettacolo «Fort village».
Concerto il 4 dicembre a Villar Pellice
Due cori per lottare
contro la distrofia
«Ij Cantor dia Meidia» e il
gruppo corale «Les harmonies» si esibiscono sabato 4
dicembre alle ore 21 nel tempio di Villar Pellice. I due
gruppi, il primo nato a Barge
nel 1966, il secondo nel 1995
in vai Pellice, si sono costituiti, ognuno nel proprio ambito, per la ricerca e la diffusione del patrimonio di canti
che fanno parte della cultura
popolare.
Non si tratta però di un concerto normale, perché rientra
nel programma di spettacoli
organizzato da Telethon per
la raccolta di fondi per il finanziamento della ricerca
scientifica. Come è noto, infatti, Telethon (da «Television Marathon», nome coniato negli Stati Uniti da Jerry
Lewis nel 1966 per la maratona televisiva che raccoglieva
soldi per avviare la ricerca
sulla distrofia muscolare)
promuove anche in Italia il reperimento di fondi per la cura
delle distrofie muscolari e delle altre malattie genetiche, e
cerca di sensibilizzare il pubblico sulla gravità di queste
malattie che nel nostro paese
colpiscono il 4% dei nati.
Coinvolgendo ogni anno enti pubblici e privati (l’iniziativa nel nostro territorio è condotta in collaborazione con la
Bnl di Pinerolo) personaggi
dello sport e dello spettacolo,
oltre a migliaia di volontari.
Telethon ha raccolto nelle ultime edizioni più di 70 miliardi di lire, di cui l’80% è stato
destinato alla lotta contro le
malattie genetiche. Qualche
altro numero: Telethon ha sostenuto finora, a otto anni dal
primo finanziamento, 572 progetti su malattie neuromuscolari ereditarie, 399 progetti su
altre malattie genetiche, 114
progetti di terapia genica e 9
progetti strategici di identificazione dei geni.
Le iniziative promosse da
Telethon nella nostra zona
proseguono anche nei giorni
successivi: giovedì 9 dicembre alle ore 17,30 l’appuntamento è al Palazzetto del
ghiaccio di Torre Pellice: alle
ore 17,45 sono previste partite di formazioni giovanili, alle 21 giochi su ghiaccio e non
e alle 22 una partita fra due
formazioni miste (serie A e
Vecchie glorie). Venerdì 10 e
sabato 11 dicembre, invece,
al Palazzetto dello Sport di
Pinerolo si terrà la «24 ore di
sport per la vita»: il 10 dicembre è in programma una
partita di basket di campionato serie C2 (Aresio Pinerolo
P.G.S. Don Bosco Crocetta) e
a seguire una non-stop di basket amatori, 1’ 11 dicembre
una partita di volley di campionato serie B2 (Pallavolo
Cerutti Pinerolo-Aurora Venaria). Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-374850.
Torre Pellice
Una mostra
sulla rivista
Smens
Sabato 4 dicembre alle ore
17,30 si inaugura nella Sala
Paschetto del Centro culturale
valdese l’esposizione di «Xilografie & Smens» di Gianfranco Schialvino e Gianni
Verga. Una mostra particolare, visto che Smens è l’unica
rivista stampata ancora con
caratteri di piombo e direttamente dai legni appositamente incisi da scrittori, studiosi,
scrittori, poeti e astisti. Sono
molti ad avere scritto per
Smens: tra questi Igor Man,
Guido Ceronetti, Elena Loewenthal, Mario Rigoni Stem,
Adriana Zarri. A incidere i legni troviamo invece anche
Sergio Agosti, Francesco Tabusso, Elisabetta Viarengo
Miniotti, Remo Wolf. Smens
è edita dalla Nuova Xilografia, un’associazione artisticoculturale nata nel 1987 con lo
scopo di diffondere la conoscenza della più antica forma
di stampa, quella appunto effettuata con matrici incise su
legno; oltre a seminari, mostre e conferenze, organizza
anche corsi di tecnica silografica per le scuole specializzate o di perfezionamento
accademico.
La mostra rimane aperta fino al 23 dicembre il lunedì,
martedì, mercoledì, venerdì
dalle ore 14 alle 17 (rivolgersi in ufficio) e giovedì, sabato
e'domenica dalle 15 alle 18.
Ingresso libero.
)ERVIZI
VALLI I
CHISONE • GERMANASCi^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 5 DiCEMBRE
Perosa Argentina: TerminiVia Umberto I, telef. 81205
MERCOLEDÌ 8 DiCEMBRE
Perosa Argentina: Bagliani -1
Piazza Marconi 6, tei. 81261
(Egli
dm
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 5 DICEMBRE
Torre Pellice: Internazionale
- Via Arnaud 8, tei. 91374
MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via Blando
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Meditaz
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34,1-12'
PINEROLO
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
SERVIZIO INFERMiERISTICC
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»0 l’Egittc
Siria, opet
Israele, m
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULA^
telefono 118
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 3,
alle 21, Il caso Winslow; sabato 4, ore 21, Branchie; domenica, ore 15, 17, 19, 21, lunedì e martedì, ore 21, Il sesto senso; mercoledì 8, ore
15, 17, 19, 21 e giovedì, ore
21, Gioco a due.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 2, venerdì 3,
da definire; sabato 4, ore
20.10 e 22,10, domenica 5,
ore 18, 20,10 e 22,10, lunedì
6, ore 21,15 II sesto senso;
domenica ore 16, Martin il
marziano; martedì 7, ore
20.10 e 22,10, mercoledì 8,
ore 16, 18, 20, 22,10, Il 13"
guerriero.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «2cento», da giovedì, Destini incrociati: feriali 19,50 22,20; sabato
19,50 e 22,30; domenica
14,50, 17,20, 19,50, 22,20.
Alla sala «5cento» American
pie: feriali 20,15, 22,20; sabato 20,15 e 22,30; domenica
16,05, 18,10, 20,15 e 22,20.
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2.000
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VENERDÌ 3 DICEMBRE 1999
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ornosso un pellegrinaggio attraverso la Siria, Israele e i Territori palestinesi
liti» delle comunità di fede del Medioriente
' pti», bollati spesso dai protestanti come una «pia frode», ma il pellegrinaggio
jè le persone e le comunità vive delle diverse fedi cristiana, ebraica e islamica
Egitto, mio popolo; Assiria, mia opera; Israele, mia eredità
»
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Meditazione pronunciata da
' Daniele Garrone il 10 novembre
: jlqgS sul Monte Nebo nella celehjuzione della Parola in cui il
Lrdinale di Milano, Carlo Maria
gattini, ha commentato Deut.
f N quel giorno, ci sarà
«1 una strada dall’Egitto in
ion¡le Assiria; gli assiri andranno in
Egitto, e gli egiziani in Assiria;
gli egiziani serviranno il Simore con gli assiri. In quel
giorno, Israele sarà terzo con
l’Egitto e con l’Assiria, e tutti
ette saranno una benedizione in mezzo alla terra. 11 Signore degli eserciti li benedirà, dicendo: “Benedetti siano l'Egitto, mio popolo, l’Assiria, opera delle mie mani, e
Israele, mia eredità!’’»
Isaia 19, 23-25
sso le
la Condì 3,
■w; saie; do21, lull se
Care sorelle e cari fratelli,
abbiamo fatto molta strada
per arrivare qui. Alcuni di noi
vengono dal monte Sinai, altri dalla Siria. Abbiamo percorso gran parte dell’itinerario dall'Egitto all’Assiria descritto nella visione di Isaia.
Eppure questa strada, la strada di cui parla Isaia, non l’abbiamo vista. Non c’è ancora
una strada dall’Iraq all’Egitto,
che tutti gli abitanti della regione possano percorrere,
avanti e indietro, affratellati.
In effetti, questa di Isaia è
una delle visioni più straordi
8 ore
’ varie, direi quasi più «ardite»
Ji, ore di tutto l’Antico Testamento.
Fin di tempi antichi è esistita
. — Il una strada che portava dal
I prò- l'Assiria all’Egitto, ma è stata
erdì 3, percorsa dagli eserciti delle
I, ore ^andipotenze, non da popoica 5, li pacificati e affratellati. Ecco
lunedì Perché la strada che vede
senso; 1*®'^ ^ la strada che ancora
rtin il ci sarà «in quel
7, ore Biomo».
edì 8, . ^fu'tezzn della visione di
II 13" risalta anche se conside
riamo il contesto; un annun, rio di giudizio contro l’Egitto
multi- [w. 1-15), viene sviluppato
rmrna, :on cinque precisazioni suca gio-, cessive (le ultime due sono il
ti: fe- testo della nostra meditazioabato ae), tutte introdotte dada forenica ®ula «in quel giorno». Il suc22,20. tiedersi delle precisazioni su
erican ^duel giorno» si ferma solo
:0; sa- i}*?itdo ha raggiunto la nostra
nenica ®'°ne e attraverso di esse si
!,20. r°®pie una sorta di sofferta
________ ^ttriTicazione dell’apocalitti
E come si scoprisse che il
pudizio non può essere l’ulti
ma parola di Dio. Il succedersi delle visioni si arresta solo
quando il profeta vede la strada che ancora non c’è, solo
quando si può dire l’inaudito,
cioè che l’Egitto, l’Assiria e
Israele saranno uniti davanti
all’unico Dio. Questa visione
viene così a interpretare, correggere o addirittura a superare altre parole sull’Egitto o
«le nazioni».
La nostra visione è straordinaria perché parlando di
Egitto e di Assiria si parla di
grandi potenze, già nemiche
tra loro e di Israele, che ora
diventano alleate. L’inimicizia lascia il posto non solo al
buon vicinato, ma alla relazione benefica per tutti. È
uno sconvolgimento della
geopolitica (di allora e di oggi) che è qui annunciato. Vi è
un rivolgimento anche sul
piano religioso. Israele e le
nazioni si ritrovano unite nel
culto all’unico Dio (v. 23). E
questo senza convergere in
un sincretismo onnicomprensivo e senza che uno conquisti o sia assimilato all’altro.
Ma non basta. L’Egitto e
l’Assiria ricevono «titoli» finora riservati solo a Israele:
l’Egitto diventa, dice Dio,
«mio popolo» e l’Assiria «opera delle mie mani». Israele
è «terzo» inter pares tra questi popoli, ma conserva la
sua peculiarità: è per Dio
«mia eredità». Anche qui
qualcosa di inconcepibile dal
punto di vista umano; si può
condividere anche ciò che è
più intimamente nostro, ciò
che Dio ci ha dato, senza
perdere la nostra identità.
Anzi, nella visione dei tre popoli alleati e uniti nel servizio
dell’unico Dio sembra compiersi la promessa di Dio ad
Abramo: «In te saranno benedette tutte le famiglie della
terra» (Gen. 12,3).
La strada che non abbiamo
ancora visto, pur avendo fatto tanta strada in questa regione, la strada di cui non
soltanto quest’area geopolitica, ma il mondo intero, a tutte le latitudini ha più urgentemente bisogno, è la strada
che Dio sa e vuole costruire.
Dio costruisce le strade di cui
abbiamo più bisogno, quelle
che noi non solo non sappiamo costruire, ma quelle che
non osiamo neppure sognare
0 quelle di cui noi chiudiamo
1 cantieri. Per chi crede a
queste parole della Bibbia, il
vero realismo, allora, non è
quello pragmatico ma quello
che prende sul serio le visioni, che comincia non da
quello che c’è, ma da ciò che
Dio ha in serbo per l’umanità. La più concreta realpolitik, nella prospettiva della fede, è quella che si lascia
orientare dalle più «incredibili» visioni. «I have a dream,
ho fatto un sogno» diceva
Martin Luther King.
Voglio osare una lettura
«ardita» di queste parole «ardite», chiedendomi se, con gli
occhi della fede, non possiamo già scorgere i «cantieri»
della costruzione della strada
che ancora non c’è. Se «quel
giorno» non è ancora giunto,
non possiamo dire che si è
già avvicinato, che qualcosa è
già successo. Penso al fatto
che noi, cristiani che proveniamo «dalle genti», che eravamo «senza Dio nel mondo»
(Ef. 2, 12) abbiamo incontrato il Dio che ha scelto Israele
come sua eredità e siamo stati chiamati a servirlo, come è
detto qui dell’Egitto e dell’Assiria. La strada di Isaia non è
per noi solo oggetto di attesa,
ma è già parte della nostra
esperienza e motivo della nostra riconoscenza.
Questo, più che un testo
per pellegrini, cioè persone
che si recano, anche per la
prima volta, in un luogo «noto», forse solo per la lettura
della Bibbia, è un testo per
«pionieri» che avanzano su
un cammino ignoto e irto di
ostacoli, ma sapendo che sono guidati a una meta che è
mostrata loro in visione (da
Isaia all’Apocalisse). Non solo nella tormentata geopolitica di questa regione, ma anche in mezzo ai nostri confessionalismi e ai nostri pregiudizi, Dio ci chiama a muoverci sul tracciato delle strade
che ancora non ci sono, eppure sono le uniche che portano alla meta, perché sono
quelle che Dio costruisce. Sta
qui il senso del dialogo, dell’educazione alla pace, della
ricerca di ponti tra le culture,
dell’agire mite, dell’ascolto,
della pazienza.
Beati quelli che danno creduto a questa mite apocalittica di Isaia, contro le cruente
apocalittiche della storia
umana. Beati quelli che scelgono questi itinerari nei loro
«pellegrinaggi», come si è
cercato di fare qui, ma soprattutto nel loro incedere
quotidiano, nel loro cammi
Garrone predica
sul Monte Nebo
no di «pellegrini sulla terra»
(Ebr. 11, 3). Beati quelli che
muovono i loro primi, incerti
passi sulle strade che ancora
non sono evidenti, ma che
vengono tracciate dalla sicura mano di Dio. Dio ci dia di
essere così di benedizione
per la sua'terra. A lui solo sia
la gloria. Amen.
Non va da sé che un protestante partecipi a un pellegrinaggio diocesano cattolico,
tanto più se indetto per il
«Giubileo del 2000». Io stesso,
in un convegno collegato alla
preparazione di questo pellegrinaggio e tenutosi a Motta
di Campodolcino (Sondrio)
dal 2 al 5 settembre scorsi, ha
espresso le ragioni per cui il
protestantesimo non solo
non conosce, ma critica la
nozione di «luoghi santi» e le
pratiche devozionali ad essi
legate. La ragione della mia
partecipazione va ricercata
nell’impostazione che si voluto dare a questo particolare
pellegrinaggio: la dimensione degli incontri ha prevalso
su quella della visita ai luoghi
e la maggior parte di questi
incontri sono stati con esponenti delle chiese cristiane
dei paesi che abbiamo visitato (nel caso mio la Siria e
Israele e Palestina), dell’islamismo e dell’ebraismo.
Nel suo discorso al convegno mons. Luigi Manganini,
vicario episcopale per l’Evangelizzazione, ha parlato
di un «pellegrinaggio esemplare per gli anni a venire. Si
tratta di educare le parrocchie a superare un concetto
riduttivo del pellegrinaggio
in Terrasanta, inteso solo come visita ai luoghi più significativi della fede ebraicocristiana, per interpretare e
vivere il pellegrinaggio come
incontro con comunità cristiane di tutte le confessioni
e con realtà del mondo ebraico e musulmano. La riforma in senso ecumenico
dei pellegrinaggi parrocchiali
in Terrasanta richiede tempi
lunghi anche per il fatto che
richiede il superamento di
concezioni devozionistiche
che sembrano paradossalmente avere, in questi tempi,
una certa riaffermazione».
In questa linea, questo pellegrinaggio non solo non ha
trascurato (come di norma
avviene) la dimensione ecumenica e quella del dialogo
con Israele e con l’Islam, ma
le ha tematizzate; non le ha
collocate ai margini, ma ne
ha fatto punti chiave del programma. Un solo esempio: i
due terzi del tempo a Gerusalemme che il programma ufficiale prevedeva per tutti i
gruppi sono stati dedicati alla
riflessione sul senso del rapporto tra chiesa e Israele,
all’incontro con esponenti
dell’ebraismo e alla visita a
Yad wa-shem, il memoriale
dell’olocausto. Il pellegrinaggio, in questo modo, era inteso non a offrire particolari
occasioni di devozione, ma
un itinerario di formazione,
di educazione alla diversità e
alla complessità. Non si dimentichi che il pellegrinaggio ha tradizionalmente un
carattere popolare: per molti
dei partecipanti, vivere giornate come quella descritta ha
significato scoprire dimensioni che certo non fanno
parte delle attese e delle prefigurazioni dei «normali» pellegrini in Terrasanta e che sono antipodiche rispetto al
«devozionismo». Procedendo
simbolicamente «alle radici
della fede cristiana» (questo il
titolo del pellegrinaggio), i
La vista della Terra promessa dal Monte Nebo
pellegrini sono stati portati a
vedervi anche le altre .chiese
cristiane, Israele, l’Islam, a
fare esperienze di diversità,
di pluralismo, di complessità,
cioè a mettersi in uno spirito
assai diverso da quello del
pellegrino che si sente unico
erede dei luoghi che visita.
Il bilancio mi sembra positivo, nel senso che la «riforma
in senso ecumenico dei pellegrinaggi parrocchiali» è stata tangibile, prova ne siano le
obiezioni giunte da settori legati al pellegrinaggio «tradizionale». Non si è aggiunto
qualche incontro ecumenico
a un programma tradizionale, si è cercato di dare una
impostazione nuova, certamente restando nell’ambito
della concezione cattolica del
pellegrinaggio. Bisogna però
riconoscere che la visibilità di
questa impostazione è stata
in larga misura legata alla
presenza del cardinale, ai discorsi e alle prediche che egli
ha tenuto.
In futuro, per la diocesi di
Milano, la sfida sarà di saper
tenere questa impostazione
e di farla adottare a tutte le
guide di tutti i pellegrinaggi.
Quello che si dice sugli autobus nei trasferimenti, come
si presentano gli incontri e le
visite, come si risponde alle
domande dei partecipanti,
come si commentano le cose
che si vedono è tanto importante quanto i conteputi del
programma. Chi ha partecipato a questo pellegrinaggio
ha fatto molte esperienze significative, il cui frutto dipende in larga misura dal
modo in cui, una volta tornati a casa, saranno oggetto di
riflessione, di approfondimento, di condivisione. In
somma, tutto dipende dai
«tempi lunghi» di cui parlava
mons. Manganini.
Sul piano personale, ho
trovato molto arricchente il
trascorrere una settimana intera con fratelli e sorelle cattolici, sacerdoti e laici, persone molto impegnate in campo ecumenico e nel dialogo
interreligioso, ma anche comuni parrocchiani, persone
colte e persone semplici e
questo nel contesto di una
esperienze significativa nel
loro cammino di fede, condividendo il loro culto e la loro
riflessione. Il primo passo
dell’ecumenismo è conoscere l’altro come è veramente:
l’ho detto anch’io in decine e
decine di discorsi. Qui mi
sembra di averne fatto un’esperienza più concreta perché ho incontrato il cattolicesimo non, per così dire, in
«campo neutro», ma «in casa», in uno dei momenti peculiari a quella confessione
e, per molti versi, distanti da
noi. Penso di averne ricavato
una visione più concreta di
che cosa significhi oggi, almeno nella diocesi di Milano, vivere il cristianesimo
nella sua forma cattolica.
E mi è sorto un interrogativo: non sarebbe bene che tra
le esperienze che si fanno
nell’anno di prova in vista
della consacrazione al pastorato ci fosse anche una settimana trascorsa in una parrocchia cattolica, seguendo il
lavoro di un parroco, dei catechisti e partecipando alle
normali attività della parrocchia? Per procedere sul cammino ecumenico non abbiamo bisogno né di idealizzazioni né di caricature dell’altro, ma di vederlo in faccia.
Una veduta di Damasco: la «Strada diritta»
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 3 DICEl^^
Approvato un importante progetto di riqualificazione
La «Casa valdese» di Torino
Un nuovo pavimento e un nuovo riscaldamento per il tempio
di corso Vittorio e soprattutto una nuova struttura comunitaria
GIUSEPPE PLATONE
IL presidente dell’assemblea di chiesa di domenica
21 novembre, Valdo Disi, non
credeva ai propri occhi: unanimità. Eppure sì, le mani
nella sala gremita dagli elettori erano tutte alzate. Il segretario Enrico Mariotti scandisce, sillabando; unanimità.
Applauso scrosciante. C’è un
po’ di commozione, era da
tanto che non succedeva. Soprattutto per un argomento
complesso e importante come questo: la risistemazione
di parte del tempio di corso
Vittorio e la realizzazione
della nuova «Casa valdese»
nella struttura adiacente (l’ex
teatro). Dopo due assemblee
estive molto tese, che avevano comunque scelto il progetto degli architetti Laila
Gay e Barbara Citterio, è iniziato un lungo lavoro per definirne tutti i dettagli, con la
collaborazione anche dell’ufficio tecnico della Tavola valdese, in particolare del geometra Renato Bertot che ha
seguito con molta attenzione
l’intera questione.
1 progetti, una volta definiti, sono stati presentati al Comune di Torino e alla Regione Piemonte richiedendo un
congruo contributo per un
opera i cui costi complessivi
saranno circa di 1 miliardo e
700 milioni. In sostanza si
tratta di realizzare un nuovo
pavimento del tempio (al
momento in battuto di cemento) con pietra di Lusema
e un nuovo impianto di riscaldamento. L’attuale impianto ad aria calda, oltre a
essere rumoroso, ha col tempo rovinato il vecchio organo
posto in cantoria. Il prossimo
impianto sarà invece di tipo
statico, posto sotto pavimento. Il tempio inoltre, attraverso l’attuale sacrestia, verrà
organicamente collegato all’edificio contiguo (ex teatro
costruito negli Anni Venti, di
«sapore» liberty) che verrà radicalmente ristrutturato realizzando un edificio a tre piani interni: al piano terra troverà posto un salone multiuso, con centoventi posti a sedere, dotato di servizi e cucina per uso comunitario. Al
piano inferiore, in parte fuori
terra, si realizzerà un salone
di cento metri quadri con
servizi e magazzino (attualmente tutta quest’area è destinata al magazzino dell’edi
Torìno: le guglie del tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, con
la Mole Antonelliana sullo sfondo
trice Claudiana). Infine, al
primo piano si realizzeranno
gli uffici della comunità, suddividendo l’intero piano in
vari settori: zona di accoglienza, archivio, segreteria,
sala riunioni, biblioteca.
Questo sarà il cuore organizzativo della comunità valdese di Torino che attualmente pulsa al primo piano
del condominio di via San
Pio V15. Una volta compiuto
il trasloco nella nuova Casa
valdese, in questa vecchia sede condominiale dovrebbero
trovare posto gli uffici dell’editrice Claudiana insieme
alla redazione di Riforma.
La Casa valdese sarà ubicata su corso Vittorio Emanuele, proprio accanto al tempio,
in una posizione cittadina
centralissima: l’ingresso alla
Casa sarà ampliato e reso accogliente anche con un po’ di
verde; dovrà anche aumentare il numero di volontari che
tengono aperti i nostri locali
per consentire lo svolgimento delle diverse attività e l’accoglienza delle persone che a
noi si rivolgono. Intanto è già
importate lo spirito positivo e
determinato che questo progetto ha prodotto nella nostra comunità. Un primo segnale positivo è giunto anche
£ disponibile in libreria il Compact Disc
Johann Sebastian Bach
Corali del Catechismo di Lutero
Corale Evangelica di Torino diretta da Flavio Gatti
Presentazione di Gianni Long e Alberto Taccia
Compact Disc, CLR2 DDD
Lire 27.000, Euro 13,94, cod. 940
Contiene un libretto con tutti i testi, le traduzioni,
una Introduzione di Gianni
Long ai Corali del Catephismo
di Lutero e una Presentazione
di Alberto Taccia agli altri brani
di F. Gatti, G. D. Bardos, F.
Mendeisshon Bartholdi, A.
Martinat, vari Anonimi e Atahualpa Yupanqui.
m mmedibice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98,04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudlan.htm
dal Comune che, attraverso
un suo qualificato funzionario, ha compiuto un accurato
sopralluogo confermando
l’interesse dell’amministrazione torinese per questo
nuovo progetto nel cuore
della città. E nel cuore di San
Salvario, quartiere simbolo
dell’immigrazione, dei problemi della sicurezza urbana
e del degrado. A poche centinaia di metri dal tempio,
l’Ospedale valdese sta continuando la propria essenziale
ristrutturazione. Sono le due
facce della stessa medaglia;
predicazione e diaconia, collegate dalla vita comunitaria
che nella Casa valdese avrà
una sua maggiore fruibilità e
visibilità.
È importante che i progetti
di rilancio delle strutture si
accompagnino a un forte desiderio di presenza e di testimonianza. E nella Torino della Sindone (estate-autunno
2000), delle Olimpiadi invernali del 2006, certamente le
occasioni non mancheranno
anche a livello internazionale. L’Assemblea si è conclusa
con una preghiera chiedendo
al Signore di far suo questo
nostro progetto che, stando
alle previsioni, si concluderà
nell’autunno del 2002.
Indulgenze e Settimana di preghiera per l'unità
Metodisti e valdesi chiedonq chiarimenti
Un’altra reazione evangelica alla nuova edizione del
«Manuale delle indulgenze»
che accorda «l’indulgenza
plenaria al fedele che partecipa a qualche funzione durante la Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani e interviene alla conclusione di
tale Settimana» (par. 11, punto 1). Dopo il comunicato
della Tavola valdese (vedi numero scorso di Riforma), è
intervenuto il presidente
dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia
(Opcemi), pastore Valdo Benecchi, con una lettera aperta alle sorelle e ai fratelli cattolici. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
viene celebrata ogni anno dal
18 al 25 gennaio, e il relativo
materiale biblico e liturgico
viene preparato congiuntamente dal Consiglio ecumenico delle chiese e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
«È evidente - scrive il pastore Benecchl - che la concessione dell’indulgenza a
chi partecipa alla Settimana
riguarda i credenti cattolici,
ma introdurla nella celebrazione della tradizionale Settimana di preghiera significa
travisare il significato di que
sto appuntamento, vissuto
nelle nostre chiese come segno della propria vocazione
ecumenica. Inutile ribadire
che la questione delle indulgenze non solo è radicalmente estranea alla nostra fede,
ma rappresenta un ostacolo
di prima grandezza sul cammino dell’ecumenismo. Questa concessione è un “fendente” che rischia di ferire
profondamente la nostra comunione spirituale. Prima di
rinunciare a partecipare alla
Settimana di preghiera, chiediamo alle nostre sorelle e ai
nostri fratelli della Chiesa
cattolica di intervenire invitandoli a dissociarsi dai contenuti del Manuale delle indulgenze, per restituire al nostro dialogo il suo significato
più autentico di comune percorso di fede orientato unicamente dalTEvangelo della
grazia del nostro comune Signore Gesù Cristo. Vi chiedo
di difendere un patrimonio
spirituale che faticosamente
abbiamo insieme costruito».
Intanto, il moderatore della
Tavola valdese, Gianni Rostan, ha scritto a monsignor
Giuseppe Chiaretti, presidente del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della
Conferenza episcopale italia
m
Il moderatore Gianni Rostan
na, per informarlo sulle pa,
plessità suscitate dal <4
nuale» delle indulgenze e ait
spicando che «grazie am
chiarimento da parte cattol
ca che ci sembra necessarii,
il disagio possa essere supa
rato, e che questo episodio
possa contribuire aduni
maggiore attenzione da pan
della Chiesa cattolica quando
essa applica a iniziative co
muni concezioni e praticlie,
come quella delle indulgenza
che sono proprie a essa soltanto e non sono condiviso
dalle altre chiese cristiane».
Iniziative della Società biblica in Italia
La diffusione della Bibbia nell'anno 2000
La Società biblica in Italia
ha avviato una serie di iniziative volte alla promozione
e alla diffusione della Bibbia
in Italia durante il 2000. Fondata a Roma nel 1983 come
associazione cristiana indipendente e avente come
scopo la promozione e la diffusione della Bibbia in Italia
e all’estero, la Società biblica
fa parte dell’Alleanza biblica
universale (Abu), un’organizzazione internazionale
che coordina il lavoro delle
Società bibliche in 150 stati
del mondo.
Fra le iniziative previste
per il 2000, l’edizione in sette
lingue dell’Evangelo di Luca
(con il sostegno delle chiese
cattolica, evangeliche e ortodossa in Italia) finalizzata in
particolare alla sua diffusione negli alberghi e nelle case
d’ospitalità di Roma e di oltre 30 città italiane. Questa
edizione è già stata diffusa
nel corso di quest’anno in
200.000 copie. Inoltre sarà
disponibile da dicembre una
traduzione «letteraria» inter
confessionale dell’Evangelo
di Giovanni, che intende evidenziare «la convinzione comune delle chiese che nessuna generazione, a cominciare dalla nostra, può permettersi di non avere conoscenza diretta e personale di un
testo come la Bibbia». Insieme al Comitato centrale per il
Grande Giubileo del 2000,
l’Alleanza biblica universale
ha predisposto una raccolta
di testi biblici destinato a coloro che faranno visita alle
maggiori chiese romane.
Si prevede di diffondere, a
partire da dicembre ’99, circa
2 milioni 500.000 di copie in
sei lingue (italiano, inglese,
spagnolo, francese, tedesco,
portoghese), utilizzando le relative traduzioni interconfessionali in lingua corrente.
L’Abu pubblicherà inoltre un
volume che include l’Evange
10 di Luca, gli Atti degli Apostoli e la Lettera ai Romani, in
collaborazione con l’Associazione evangelistica «Italia per
Cristo». Anche in questo caso
11 volume verrà diffuso a parti
re da dicembre, in cinquelgue e in traduzione interrai
fessionale in lingua correnti
Per la Giornata mondiale di
la gioventù (agosto 2001'
verrà pubblicata un’edizm
multilingue in lingua correi
dell’Evangelo di Marco, dai
stribuire ai giovani che parts
ciperanno alla manifestazit
ne. Il volume avrà unapn
sentazione del Pontificio Coisiglio per i laici.
In collaborazione coni
ministero dei Beni culturaliii
con la Biblioteca apostolioi
vaticana, l’Abu organizzeiil
una mostra a Roma su «V®|
gelo e popoli: dalle pri®
Bibbie stampate ad oggi*'
presso il Palazzo dei Dios*
ri, nel periodo maggio-oW’
bre 2000. Infine, insie®
all’assessorato per le Poli
che sociali del Comune
Roma, la Società biblica'
l’Abu realizzeranno tmal®,
tura pubblica multilingf
dell’Evangelo di Marco,
un sito storico di epoca'®]
mana, nella settimana
Pentecoste del 2000
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i privilegi della terza età
‘‘Mio pate è andato
a vivere da solo”
Mariarosa B.
47 anni
giornalista
. j. j Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
inaipendenza non va in pensione", ^
io gli ho proposto una soluzione residenziale.*
1 j • posto tranquillo, immerso
nel verde, io gli ho trovato una bella villa
confortevole con un grande parco facilmente
raggiungibile dalla città.^
uv. j- • . boi''olova mantenere la libertà delle sue
abitudime io ho provveduto ad assicurargli anche un m
servizio qualificato e un'assistenza continua
insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo felici d st^t®
cosi bene msieme ogni volta che ci vediamo. Ip
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Via P. Lazzari, 25
21046 Malnate (Va)
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^^fviFRnì 3 DICEMBRE 1999
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
^ Si sta rinnovando l'opera educativa e scolastica metodista di Portici (Na)
Una visita a Casa Materna
Le attività avviate: tre sezioni di scuola materna, nove classi elementari, 250
alunni e 21 insegnanti, due case-famiglia, corsi integrativi nel pomeriggio
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asa Materna, istituto autonomo fondato nel 1905
àrtici (Na) dal pastore mejgdista Riccardo Santi. Tre sedi scuola materna, 9
¿usi elementari, 250 alunni,
2i^egnanti, 2 case famiglia,
. corsi integrativi nel pomerig' gio... Questo un biglietto da
e” * ita che dice poco o niente,
logna lasciarsi alle spalle la
trafficatissima via Garibaldi
di Portici, che attraversa per
chilometri un abitato scomposto e popolosissimo, per
entrare al portone numero
235: un immenso, paradisiaco parco con piante rare e
centenarie ti accoglie e ti rapisce. Fin dal giardino percepisci la presenza di una mano
attenta, direi affettuosa, che
cerca di rimettere in sesto le
fontane sbeccate, le statue
mozzate, i giochi arrugginiti,
le aiuole per troppo tempo
trascurate. Ma questa presenza diventa ancor più evidente
quando si entra negli uffici, in
cucina dove un clima gioioso
e rispettoso di tutti si palesa
con quella comunicativa tipica napoletana, quando visiti
gli alloggi delle due case famiglia così curati nell’arredamento, quando percorri i corridoi e le aule pulitissimi della
scuola materna e della scuola
elementare.
La direttrice Rosaria Vincenzi Russo, già alunna e collaboratrice da sempre di Casa
Materna, si preoccupa di dirti
subito che non tutto è a posto, che ancora molto c’è da
fare, che per ora non si può
fare molto di più. Eppure a
I bambini di Casa Materna a un culto mattutino
chiunque visiti l’istituto non
sfugge che, tenuto conto delle
risorse umane e delle strutture, qualcosa si sta già muovendo nella giusta direzione:
tutti gli operatori hanno coscienza che devono ripensare
all’identità, al ruolo, alla progettualità del loro istituto, tutti sanno che la qualità della
nostra presenza evangelica a
Portici passa attraverso loro e
soltanto grazie a loro. Una
volta registrata questa disponibilità a lavorare per creare
un migliore ambiente di apprendimento, non bisogna
sottacere le difficoltà della situazione di partenza: una
scuola materna ancora troppo
centrata sull’assistenza e poco sul fatto che ormai la scuola la scuola dell’infanzia va
pensata come primo segmento di scolarizzazione. Va incentivata l’attività espressiva
e manuale liberando quella
creatività che qui è di casa.
Nella scuola elementare va
perseguita la cooperazione fra
Il progetto per le scuole romane
Anche le chiese protestanti
al «Tavolo interreligioso»
È attivo dal 2 novembre, in
numerose scuole di Roma, il
programma del «Tavolo interreligioso» organizzato dal1 Assessorato alle politiche
educative del Comune di Roma in collaborazione con diverse comunità religiose presenti nella città. Il progetto
na l’obiettivo di favorire la
conoscenza delle diverse fedi
e religioni attraverso l’organizzazione, in scuole medie e
superiori, di incontri e lezioni
tenute da rappresentanti delie varie comunità religiose
che hanno aderito: protestanti (battisti, metodisti, valI Esercito della Salvezza,
uterani), ebrei, musulmani,
ouddisti e induisti.
«I rappresentanti delle chieProtestanti impegnati nel
progetto - ha riferito all’agenzia Nev la pastora Maria
Bonafede, che coordina l’intervento nelle scuole per la
parte protestante - sono impegnati per 12 ore settimanali:-quattro ore giornaliere, per
tre mattinate la settimana.
Abbiamo dato vita a un gruppo di lavoro misto, composto sia da pastori che da laici». Oltre a un sintetico opuscolo predisposto dal Comune di Roma, vengono utilizzati per le lezioni materiale
video (in particolare tratto
da trasmissioni della rubrica
«Protestantesimo» di Raidue)
e schede sui temi fondamentali del protestantesimo (come la dottrina della giustificazione, il libero arbitrio, la
predestinazione). (nev)
i lavori sulla facciata dello stabile della chiesa
valdese di via IV Novembre procedono secondo i prograrnabbiamo potuto riprendere l’uso del tempio per i culti.
* Dornenica 7 novembre abbiamo celebrato il battesimo^ di
^essta Barili, di Marco e di Erika Accardi, e quello di Elisa
di Virgilio e di Francesca Leone, due cugine nate lo
stesso giorno.
Siamo vicini al fratello Alberto Abruzzese e alla sua fami5 la per la morte della mamma Fidelia Fedele.
germano — Ringraziamo vivamente le nostre deputate
sa relazione fatta durante l’assemblea di chie
sriu ottobre, durante la quale purtroppo non si è riuf * ^ eleggere molti anziani. Un grazie anche a Ileana Lanra ®orrel per il fedele e appassionato servizio reso duchp * permanenza in Concistoro: siamo sicuri
• li ^°*^^*ftterà a essere membro attivo della nostra chiesa,
ari benvenuto ai piccoli Alessia e Federico, giunti
n. f. telare rispettivamente le famiglie Massello-Martinat e
nitn jttttttous. Il Signore colmi questi neonati e i loro ge
, ti delle sue più preziose benedizioni.
insegnanti, l’apertura delle
classi, una flessibilità di interventi al fine di individualizzare l’insegnamento per offrire
a ciascuno ciò di cui necessita. La nuova normativa dell’
autonomia investe anche
questo nostro istituto e richiede un ripensamento e una
progettualità centrata sull’apertura al territorio insieme a
una nostra originalità di piano educativo.
I bimbi? Stupendi, tutt’occhi e tutt’orecchi, con l’argento vivo addosso e con uno
sguardo che ti scalda il cuore.
A differenza di tanti scolaretti
italiani questi ti stupiscono
perché rispondono ancora ai
canoni generali della disciplina e dell’obbedienza: qui 1’
aggressività non è di casa.
Non mancano gli occhioni
tristi: molti bambini conoscono storie di famiglie in conflitto, storie di disoccupazione, di violenza e di povertà.
Se molto è stato fatto nel passato (grazie pastore Santi di
averci indicato la via!), molto
rimane da fare per creare occasioni di crescita materiale e
spirituale in armonica convivenza democratica.
Ho trascorso dei momenti
esaltanti con i bambini che
mi hanno adottato con l’appellativo di «zio», con le insegnanti che hanno accettato i
miei suggerimenti e orientamenti dettati da una lunga
esperienza scolastica. Ma il
momento che mi accompagna ancora oggi con la sua dimensione di profonda tensione è stato quello del culto
mattutino. Il ritrovo per l’entrata, fissata alle 8,45, non è
l’atrio o l’aula ma l’aula magna del piano terra. Un’aula
traboccante di allievi che
aspettano composti che la
giornata inizi con un breve
incontro con Dio. Mi sono
scoperto felice (e stranamente il mio spirito laico non ha
protestato) nel condurre per
una settimana quel breve
culto: un passo evangelico,
un commento mirato, un
preghiera spontanea dei
bambini. E poi via al canto
gioioso, un po’ gridato e parecchio stonato. Ma erano le
parole che facevano mandare
bagliori di speranza negli occhi dei bimbi: pace, amicizia,
libertà, solidarietà, gioia per
il creato. Grazie, bimbi di Casa materna.
Per eventuali offerte: Casa
Materna conto corrente c/o
Istituto bancario San Paolo di
Torino n. 10/886. ABI 1025CAB 40090, oppure ccp n.
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Materna, corso Umberto I,
80055 Napoli.
Unite le chiese battiste di Genova
Una giornata di comunionè
e di animazione musicale
ERMINIO PODESTÀ
I membri della comunità
battista di Genova hanno
trascorso a metà ottobre una
giornata molto intensa in cui
si sono intrecciati alcuni avvenimenti. Innanzitutto si è
svolta l’ufficiale accoglienza
della Chiesa battista di Sampierdarena che ha operato
una fusione con la Chiesa battista di Genova: poi è avvenuto il riconoscimento sentito e
commosso, con la donazione
di una targa ricordo, all’organista Carlo Corsani che dopo
sessantasette anni di servizio
organistico in chiesa, per motivi di salute ha rassegnato le
dimissioni: infine è stata molto apprezzata la presenza
dell’animatore musicale del
Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi, Carlo Leila,
che ha insegnato, in modo
magistrale, tre inni alla nostra
corale e che li ha eseguiti facendo apprezzare da tutti
queste esecuzioni. Giustamente Leila ha fatto notare
che sarebbe bene far conoscere a tutti il lavoro umile e
continuativo svolto dal maestro Corsani per tanti anni,
perché come è stato da stimolo a lui per continuare a studiare musica quando era gio
Regala un
abbonamento a
>'4 .%
vane, il suo esempio lo sia anche per gli altri.
Il pastore Mark Ord nel suo
sermone ha ricordato che
questa fusione di due comunità battiste, avvenuta con
comprensibile sofferenza,
avrà un seguito solo se saremo convinti di essere guidati
dallo Spirito Santo. Se non ci
sarà questa convinzione si
farà poca strada. La corale associandosi a queste parole ha
cantato: «Spirito di Dio scendi su di noi. Parlaci, guidaci,
ispiraci, trasformaci».
Dopo l’agape fraterna, Carlo Leila, con originalità e brillantezza, a volte facendo alzare in piedi i presenti per
destare l’attenzione, altre
volte facendoli cantare, ha tenuto una interessante conversazione partendo dalla
Riforma in cui Lutero, nell’intento di fare partecipare
più consapevolmente alla liturgia i fedeli, sostituì gli antichi canti liturgici in latino
con i corali, è giunto a presentare l’odierna innologia
dell’ecumene internazionale
il cui carattere è l’animazione
musicale nelle chiese: tutto
ciò diventa un centro di aggregazione e di movimento
per le nostre comunità che si
aprono verso l’esterno per la
testimonianza evangelica.
Leila ha insegnato, a conclusione della giornata, un inno che può essere considerato un programma per le due
comunità unite insieme. «Nel
tuo nome vuoi che restiamo
uniti/ Ora siamo qui per lodarti insieme/ Tu che nuovo
amore porti nella vita/ Nostro
salvatore sei per tutti noi».
Agenda
3 dicembre
TORINO —Alle ore 18, nel salone del Centro teologico
(corso Stati Uniti 11/h), con il concorso del Centro evangelico di cultura «A. Pascal», il past. Gianni Genre tiene il
terzo incontro sul tema di Dio con il titolo: «Dio come
fondamento dell’essere. La riflessione di Paul Tillich».
Presiede il filosofo Aldo Bodrato.
6 dicembre
TORINO —Alle ore 18, alla libreria Campus (via Rattazzi
4), Gianni Vattimo e Carlo Augusto Viano introducono la
discussione sul «Manifesto laico» a cura di Enzo Marzo e
Corrado Ocone (edizioni Laterza). Saranno presenti i curatori. Coordina Cesare Pianciola.
TRIESTE — Alle 18, al Centro Veritas (v. M. Cengio 2), il
Gruppo ecumenico organizza un incontro con Ariel Ytschak
Haddad su: «Il profeta Ezechiele e la mistica del carro».
9 dicembre
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (palazzo Ducale, piazza De Ferrari, p. ammezzato), il Sae organizza un incontro con la cattolica
Paola Costa Calcagno e il past. Teodoro Fanlo y Cortés sul
tema: «Arte e preghiera nella cultura cristiana».
10 dicembre
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura
(via Malta 16), il pastore Fulvio Terrario parla sul tema:
«Le indulgenze e la critica protestante».
11 dicembre
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante (via T. Tasso, 55), Pietro Zappalà presenta il tema:
«L’“Oratorio di Natale” di J. S. Bach fra parodia, e simbolismo musicale e retorica degli affetti» con ascolti musicali.
NAPOLI —Alle 19, nella sala Maria Cristina del monastero di Santa Chiara, l’associazione «Oltre il chiostro» e la
Chiesa battista di via Feria organizzano un concerto liturgico d’avvento «Sogno di una notte di fine secolo» con il
coro «Ipharadisi» diretto dal m.o Carlo Leila.
12 dicembre
ROMA — Alle 16, nella sede di via Giusti 12, il Sae organizza un incontro su: «Convergenza sull’uomo del dialogo interreligioso?» con Riccardo Venturini, buddista, e Mohaddes M. Reza e Jaya Murthy. Modera il teologo Carlo Molari.
SIENA — Alle ore 16, nella chiesa valdese (viale Curtatone
21) la prof. Giovanna Pons parla sul tema: «Bioetica: un
punto di vista protestante».
13 dicembre
ALESSANDRIA — Alle 20,30, al salone teatro di via Mazzini
85, il Centro culturale protestante organizza una raccolta di
firme per la campagna «Jubilee 2000», con interventi musicali a cura della Chiesa awentista del 7° giorno e teatrali con
il gruppo «La Parola è viva» delle Assemblee dei Fratelli.
MILANO —Alle ore 18, in via Ghiberti 29, il Sae organizza
un incontro con il prof, don Roberto Vignolo sul tema: «Il
Nuovo Testamento legge le Scritture».
27-31 dicembre
PRALI (To) — Al Centro Agape si tiene il campo invernale
di fine anno dal titolo «Democrazia e partecipazione politica». Per ulteriori informazioni e iscrizioni telefonare allo
0121-807514: e-mail: agape@perosa.alpcom.it.
27 dicembre - 3 gennaio
TAVERNA (Cz) —Al centro Bethel (Ruggiolino), si tiene il
campo invernale sul tema: «Canti per il Duemila», coordinato dal past. Jens Sielmann. Per informazioni e iscrizioni:
past. Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro: tei./fax: 0961-728045: e-mail: brunogab@tin.it.
29 dicembre -1 ® gennaio
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene il campo di fine
anno sul tema: «La spiritualità e il conflitto interpersonale»
in collaborazione con il Mir, a cura del past. Raffaele Volpe.
Iscrizioni entro il 17 dicembre. Per informazioni tei. 0558652001: fax: 055-8652900: e-mail: cares@centroin.it.
Radio e leleoisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,50 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 12 dicembre (replica lunedì 20) andrà in onda: «"E sarà
per voi un Giubileo”: dibattito in studio con Amos Luzzatto,
Daniele Garrone, mons. Piero Coda, Maria Sbaffi Girardet».
Oltre 20 radio commerciali ed evangeliche trasmettono
in tutta Italia dal lunedì al venerdì una serie completa di
meditazioni della Parola di Dio, dalla Genesi all’Apocalisse.
(Per una lista completa delle frequenze, consultare il sito
Internet http:/A3lbbia.lombardia.com o contattare CRC)
CRC - Centro di Radiodiffusione Cristiana
Casella Postale, 14 - 20050 Macherio MI
tei 039-2010343; fax 039-2012520
E-mail: mailto:crcrcb@tin.it - Web: http://bibbia.lombardia.com
14
PAG. 1 O
RIFORMA
Riforma
La «terza via»
Jean-Jacques Peyronel
«Il capitalismo è una forza in movimento, ma non sa dove
va... Non dobbiamo arrenderci all’idea fatalista che il modello capitalista neoliberale sia l’unico disponibile. Al contrario, dobbiamo modellare il mondo secondo i nostri valori». Così ha scritto U premier socialista francese Lionel Jospin in un articolo pubblicato dalia Fabian Society di Londra e ripreso da La Repubblica del 17 novembre, alla vigilia
del vertice di Firenze. Jospin vi ribadisce le proprie convinzioni socialdemocratiche, contrapponendole alla «terza
via» di Tony Blair che per lui rimane alquanto fumosa.
La posizione di Jospin, che ha dato il «la» a un vertice che
rischiava di appiattirsi sulle posizioni di Blair e di Clinton,
non è solo tipica dell’«inteliettuale francese», come ha detto
Massimo D’Alema in un’intervista a La Stampa del 18 novembre, ma anche di un modo molto protestante (anche se
lui non ama ricordare le sue ascendenze ugonotte) di concepire l’azione politica, fatto di rigore etico, di convinzione,
di rifiuto del fatalismo, di senso della responsabilità individuale e collettiva. Di fronte al credo neoUherista «più mercato, meno stato». Jospin non esita a rivendicare i «valori»
della tradizione socialista e socialdemocratica europea e a
riaffermare che il mercato da solo, tanto più quello globalizzato, crea sì ricchezza ma accresce anche le disuguaglianze.
Secondo molti, questi valori sarebbero ormai passati di
moda, travolti dall’ondata neoliberista che avrebbe segnato il ritorno prepotente del «laissez-faire» quale unico criterio dell’attività economica. Sciocchezze, dice Jospin, che
ricorda che il paercato è solo uno strumento grazie al quale
è possibile costruire una società più equa e più vivibile per
tutti. Tutti i leader presenti a Firenze riconoscono pienamente l’economia di mercato e la realtà odierna deUa globalizzazione ma tutti si pongono il problema di come regolarla. La questione di fondo, che è poi quella che distingue ancora la sinistra dalla destra, è se sia giusto e necessario regolare l’economia capitalistica. No, dicono gli ultraliberisti da quando Ronald Reagan e Margareth Thatcher dettero il via alla «deregulation» dell’economia che,
come è noto, ha portato allo smantellamento dello stato
sociale. Questo è proprio il punto sul quale divergono i
protestanti Clinton e Blair dai «protestanti» Jospin e Schroeder, nonché dal cattolico Prodi e dal non credente
D’Alema: come conciliare libertà individuale, liberalizzazione deU’economia e coesione sociale, efficienza economica e giustizia sociale? E come far sì che l’individualismo,
al cui affermarsi ha potentemente contribuito l’etica protestante, non sfoci in un egoismo deleterio responsabile
della frantumazione del legame sociale?
In una trasmissione televisiva su Rai 3 di qualche giorno
fa. Massimo D’Alema sosteneva giustamente che, di fronte
al mercato, occorre al tempo stesso «meno stato» e «più
stato», e cioè meno stato imprenditore, burocratico e tecnocratico, e più stato arbitro della sempre più complessa
partita economica e sociale che ormai si gioca non solo su
un campo nazionale, ma continentale e planetario. Inoltre
questo ruolo arbitrale, il cui obiettivo è di garantire
un’equa ridistribuzione delle ricchezze in un contesto socio-economico profondamente cambiato, non può essere
svolto in modo arbitrario né autoritario, ma con l’indispensabile consenso dei cittadini. È appunto questo consenso che alle ultime elezioni comunali di Bologna è venuto a mancare al Pds e che adesso è stato faticosamente riconquistato con la vittoria di Parisi alle elezioni supplettive. Bologna è una città-simbolo perché è la città di Romano Prodi, ideatore dell’Ulivo, cioè di quella «terza via»
all’italiana, che è diversa sia dalla «gauche plurielle» alla
francese sia dalla coalizione «rosso-verde» alla tedesca.
Creare consenso, cioè far sì che la maggioranza dei cittadini si riconosca liberamente in una determinata politica, non è cosa semplice: lo sanno bene sia Schroeder che
D’Alema. Sembra riuscirci invece l’irriducibile socialdemocratico Jospin che non punta solo sui ceti medi ma intende riconciliare questi ultimi con la classe operaia e
con gli esclusi sempre più numerosi. Tale consenso non
si ottiene né con la seduzione né con l’imposizione, ma
solo con la forza di convinzione; insomma, con la politica, che oggi non può fare a meno di una forte carica etica.
Se questa è la «terza via», ben venga!
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 46 del 26 novembre 1999 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 24 novembre 1999.
199S
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Commenti
VENERDÌ 3 DICEMBRF
Il caso alla rubrica «Giallo 4» di Donatella Raffai
Quando Taccusato è pentecostale
Nella trasmissior^ del 22 novembre il movimento
pentecostale è stato presentato in modo inaccettabile
EUGENIO STRETTI
.. \ SSUNTA Marsala vitti\^jrVma di pratiche eserciste?». È questo l’interrogativo
che ha pervaso la pubblicità
prima e poi la trasmissione
«Giallo 4» di Donatella Raffai,
andata in onda su «Rete 4»
lunedì 22 novembre. Dell’episodio si era già occupato
questo giornale (20 agosto),
visto che l’accusato di omicidio volontario è il fratello Filippo Garofalo delle «Congregazioni cristiane pentecostali», chiesa di Siracusa. Il nostro fratello sarebbe accusato
di pratiche eserciste sulla cognata. In seguito alla scomparsa e al ritrovamento del
cadavere di Assunta Marsala,
venivano avviate le indagini
dal locale comando dei carabinieri. Il 5 luglio il giudice
delle indagini preliminari, facendo proprie le risultanze
dell’inchiesta, ordinava l’arresto di Filippo Garofalo con
l’imputazione gravissima,
non solo sul piano penale, di
omicidio volontario della cognata Assunta Marsala.
11 Tribunale per la libertà di
Catania, il 30 luglio, ordinava
la scarcerazione del Garofalo,
su istanza dell’avvocato difensore. In attesa del processo, la trasmissione della Raffai ha fornito una «precomprensione» del movimento
pentecostale non accettabile
né sul piano storico né su
quello biblico. Conoscendo le
sorelle e i fratelli delle Congregazioni cristiane pentecostali da 27 anni, nell’area siciliana, ho ritenuto di dover intervenire nella trasmissione
per fornire consulenza storica
e teologica. Nonostante ripetuti tentativi la cosa non si è
verificata; anzi Donatella Raffai ha mostrato segni di insofferenza alla fine della trasmissione, dopo la telefonata
di chiarimento del pastore Alfio Bosco, legale rappresentante dèlie Congregazioni cristiane pentecostali.
Tra i pionieri del movimento pentecostale si distingue la figura di Luigi Francescoh (1866-1964), già anziano della Chiesa presbiteriana
di Chicago, curata dal pastore pralino Filippo Grill (1861
-1939). Il rigido congregazionalismo del Francescon,
temperato da una Assemblea
della denominazione, è alla
base di molte denominazioni
pentecostali. Le Congregazioni cristiane pentecostali si caratterizzano per una efficace
azione evangelistica; un loro
pioniere, il pastore Rosario Di
Palermo (1905-1988) dal 1944
aUa sua morte ha aperto circa
25 chiese in tutta la Sicilia. Il
movimento oggi è presente in
ogni cittadina dell’isola, nel
Mezzogiorno e in tutta Italia
con contatti europei.
Al movimento apparteneva il sociologo Leonardo Na
varra, per anni missionario
in Niger. Basta leggere il bimensile Sentiero cristiano,
organo del movimento o altri fogli pentecostali: le guarigioni non hanno nulla di
magico o esoreistico. Il credente pentecostale chiede
nella preghiera personale e
comunitaria l’intercessione,
al Signore di intervenire e
guarire. Possiamo indicare i
passi biblici di riferimento (I
Re 17, 17-24; Il Re 4, 8-37;
Marco 16, 15-20; Luca 10, 112; Atti 4, 29-31; Atti 28 e
Giacomo 5,14-15). Su Marco
16, 15-20, potremo avere come evangelici non letteralisti
qualche riserva; tuttavia
questo non impedisce la comunione e la solidarietà fraterna con questi fratelli pentecostali che in questa vicenda hanno molto sofferto.
Il mio intervento, come ho
precisato nel telefonare alla
trasmissione, non intendeva o
intende entrare nel merito
delle accuse processuali; né lo
potrebbe visto che non conosco nessuno dei protagonisti
della dolorosa vicenda. Le
mie povere parole intendevano e intendono contribuire a
superare l’incomprensione
che ancora caratterizza il religioso «non cattolico»; poiché i
media sovente perseguono lo
scoop per ragioni evidenti di
audience a discapito della Verità, che per noi evangelici ha
un solo nome; Gesù Cristo.
Il dibattito sui temi della prossima Assemblea Ucebi
Come rilanciare la presenza battista in Italia
«Comprati il mio campo
che è ad Anatot... ecco, io sono il Signore, c’è qualcosa di
troppo difficile per me?» (Geremia 32, 7 e 27). Il Coordinamento delle chiese battiste
della Liguria, riunito a Chiavari il 7 novembre 1999 in
preparazione dell’Assemblea
straordinaria dell’Ucebi, dopo
avere ascoltato una relazione
di Luca Monaco su alcuni dei
documenti presentati dal Comitato esecutivo e dopo ampia discussione, ha accettato
la seguente proposta che porta a conoscenza del Comitato
esecutivo e delle altre chiese
battiste italiane.
Il testo biblico di Geremia
32 esprime concretamente
l’esigenza di andare avanti
senza smobilitare avendo fiducia nell’opera del Signore.
Questa è la sfida che oggi sta
davanti all’Unione: essa va
colta sia pure con attenzione
e con le necessarie cautele.
Nonostante la presenza dei
caldei, il campo va comunque
comprato. Il rilancio dovrà
passare attraverso i seguenti
momenti qualificanti:
1) riqualificazione, potenziamento e maggior utilizzo
delle Associazioni regionali;
2) stipula di un patto di risanamento fra le chiese che
indichi a ciascuna chiesa gli
obiettivi da raggiungere gradualmente e su cui ogni chiesa deve impegnarsi, prospettando al tempo stesso quali
«tagli» dovranno essere fatti
per quelle che non riusciranno a raggiungere tali obiettivi;
3) formazione di una «commissione itinerante» di saggi
(possono essere anche più
d’una, distribuite sul territorio) che ascolti le chiese e le
aiuti nel raggiungere gli obiettivi proposti; non deve essere
un gruppo di controllo ma veramente di consiglio e aiuto;
4) miglioramento delle comunicazione dell’Unione con
le chiese; bisogna individuare
uno strumento (come un ufficio per le pubbliche relazioni,
«11 testimonio», una circolare
quindicinale o mensile, ecc.)
che renda 1 rapporti stretti e
costanti e che informi con regolarità e con chiarezza;
5) rilancio e rafforzamento
dei rapporti bmv, sfruttando
tutte le possibilità di collaborazione e di sinergie, senza
snaturare le rispettive identità;
6) apertura dell’Unione a
tutte le chiese (italiane o di
stranieri) che chiedono di entrare in essa, concedendo
questo come un servizio a esse reso; ciò dovrà essere esercitato però con le necessarie
cautele onde verificare che
non si snaturi l’identità dell’Ucebi e che si accolga qualcuno, con cui già in partenza
si sa di avere difficoltà di rapporto;
7) istituzione della figura
del segretario generale, secondo l’articolato presentato.
La lettera comincia così,
senza nessun preambolo,
senza nemmeno i saluti; «Era
da molto tempo che pensavo
di mettermi in contatto con il
mondo protestante e, finalmente, imbattendomi nel vostro sito, ho preso carta e
penna. Sono Davide, 30 anni,
cresciuto fin dall’inizio nella
fede cattolica. Da parecchi
anni, almeno cinque, nonostante sia stato fedele al “culto dei padri”, mi sono sempre
più reso conto della distanza
della Chiesa cattolica dal
messaggio evangelico. La
scarsa testimonianza del clero, la ricchezza della Chiesa
cattolica, la distanza del laico
dalle decisioni assunte da pochi, mi hanno sempre più
orientato verso una ricerca.
Mi piacerebbe a questo punto del cammino entrare in
contatto con persone reali
EUGENIO RIVOIR
dell’esperienza protestante:
ma le varie denominazioni
(luterana, battista, metodista,
valdese, awentista) oltre che
una mancanza di confidenza
non mi permettono un facile
contatto». Poi, dopo la descrizione del suo percorso, il
nostro amico Davide, trentenne, chiede a bruciapelo:
«Potete darmi una mano?».
È la lettera di una delle tante persone che, nel nostro
tempo, si accorgono di dover
fare forse un percorso diverso: la scelta del padri non è la
scelta dei figli (succede molto
più spesso di quel che si pensi
e compito nostro è, in questo
come in casi simili, dare il
maggior numero di informazioni così che, se cambiamento ci sarà, questo avvenga nel
modo migliore, per una crescita spirituale che possa aiutare tutti). Noi gli daremo una
mano facendogli conoscere,
nella città dove vive, membri
COBRIERE DELLA SE]¡^
Pastori e dissenso
Un bel supplemento uscita
il 1° novembre in occasione
del decimo anniversario di
crollo del muro di Berlin!
comprende anche un articolo
di Sandro Scabello sui movi,
menti di dissenso in Cecosfc
vacchia e poi nella Repubbi'
ca ceca. «Membro di Ghana
77 - scrive Scabello -, i] nj,
store luterano Svatopluk Karasek, impossibilitato a svo].
gere il suo ministero, contestava il sistema impugnando
la chitarra e cantando inni alla libertà a tempo di rock
Oggi (...) ritrova la sua firma
in calce a un nuovo manifesto (...). “Charta 77 agiva
contro lo stato in difesa dei
perseguitati politici. Impulso
99, al contrario, vuole dare
una mano alle istituzioniprecisa -, fungere da canale
di comunicazione fra la gente comune e chi sta al potere,
Viviamo in un sistema che
assomiglia sempre di pitia
un ring dove si combatte
senza regole. I cittadini sono
delusi, stanchi della conflittualità fra le forze politiche,
Dopo un lungo sonno gli intellettuali hanno la possibilità di fare qualcosa di utile
per il paese. Non devono lasciarsi sfuggire l’occasione"i.
laRepubUka
Pluralismo ovunque?
Il papa in India, secondo
Marco Politi (9 novembre):
«ha fatto crollare un altro
muro, millenario, eretto dalla sua chiesa. Il muro del totalitarismo religioso». E poi:
«premuta dall’aggressivitì
dei falchi fondamentalisti
dell’Islam e dall’induismo,li
Chiesa cattolica riscopre eri-,
vendica la laicità dello statoe
il diritto civile di libera scelta
(...) Giovanni Paolo II si è appellato pubblicamente
ro della coscienza individuale. Non si è invischiato in
una contesa fra religioni, sic
richiamato invece con accenti appassionati ai diritti;
umani fondamentali e a
quella libertà religiosa (-1
che per lui costituisce il cuore dei diritti umani». E anco
ra: «Così crolla veramente ifl
muro antico. Il muro dN®
sistema mentale totalitari®
basato sul “dominio del» j
Verità”. Per oltre un
nio la Chiesa cattolica a
praticato questo domini®Alla fine la Chiesa npprO'!’
dunque, alle sponde delb^
luminismo». Tutto vero.
a noi viene spontaneo
chie
derci se lo stesso si possa
re a proposito dell’Italia
delle chiese evangelichnvide, se andrà avanti in^
sta ricerca, si accorgerà
nelle chiese evangeliche »
I letà di posizioni è molto
\(>rsa che nella Chiesa can
ca; troverà una strutturacn
I enziata, un tipo di demo, ■
zia diverso, forse una pos
lità autonoma di ricerca.
concetto di unità alternati
itiVO*
quello della Chiesa cati
■attolj
(ihe il Signore lo accomp®S®
nella sua ricerca.
(Rubrica ((Parliamone
della trasmissione “Culto e ¡f
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lico» curata dalla Fcei ¡
onda domenica 28 novetru
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iCaro direttore, rispondo al
fratello Quartino (vedi Riforma n 46) da queste colonne
giacché non ho avuto occadone di conoscere la sua opinione de visu, anche se abitiamo nella stessa città. Sono comunque grato al fratello che,
invece che parlarmi di persona, ha ritenuto di affidare il
proprio giudizio su alcuni
miei comportamenti a queste
pagine! in tal modo, infatti,
ini viene offerta l’opportunità
di alcuni chiarimenti di cui
evidentemente non solo lui
sente la necessità.
Tralascio, per spirito fraterno (nonché, devo dire, per
sensadello humour) di ribattere all'accusa di esibizionismo: ventisette anni di toga
mi consentono infatti di poter serenamente affermare
che l’ho sempre indossata
con la mente al Signore, l’unico al quale mi sia mai personalmente genuflesso. Nel
Gotha delle persone che godono dell’ammirazione del
fratello Quartino non leggo il
nome di Vittorio Subilla, che
certo nessuno ha mai potuto
accusare di ecumenismo ad
oltranza. Eppure proprio lui,
che fu mio maestro alla Facoltà valdese di teologia, avvertiva: «Noi siamo perduti,
noi periamo, le nostre comunità agonizzano perché non
crediamo più che il Signore
possa fare delle cose nuove
nella cornice delle cose vecchie, possa creare degli uditori alla Parola della nostra
predicazione, trasformandola, come ha promesso, da parola inefficace e screditata, in
parola autorevole».
È per predicare la Resurrezione di Cristo e l’appello alla
conversione che ho partecipato, anche quest’anno come
negli ultimi otto, alla commemorazione («ricordo-insieme») dei fratelli e delle sorelle «caduti in tutte le guerre», fossero essi valdesi, luterani, atei o, non me ne voglia
ilifatello Quartino, «addirittura» cattolici. D’altronde il
carattere pluralistico della
manifestazione mi sembrava
garantito dalla presenza del
rabbino e del prete ortodosso, oltre che di personalità
laiche come il sindaco di Genova, il prefetto e il comandante regionale delle Forze
armate. Ho ritenuto pertanto
ohe la mia presenza potesse
anche dare alle persone che
vivono «nella terra del Papa»
una indicazione del fatto che
il tempo della religione di
stato si avvia veramente alla
conclusione... il che, in una
città tradizionale e chiusa come è Genova, davvero non è
poco.
Quanto a quel che ha da dire un pastore «come me» al
fratello Margara, posso anzitutto affermare che condivido, quasi nella sua totalità, la
critica, ove realmente durante quel culto sia stata persa
l’occasione per predicare il
Cristo crocifisso, unico scandalo per il quale siamo chiamati a dare la vita. E quindi al
fratello Margara devo ricordare che venire dal cattolicesimo non vuol dire limitarsi
ad essere un «ex cattolico
mangiapreti», bensì significa
cercare di essere un vero testimone di Cristo tra i fratelli.
E se veramente, come mi
sembra comprendere, questo
fratello ha conosciuto la gioia
immensa dell’Evangelo, egli
deve anche assaporare la bellezza della libertà in Cristo, la
cui azione liberatoria ci permette, fra l’altro, di prendere
con la dovuta ironia, e benevolenza, le eventuali cadute
di stile altrui. La convinzione
che ho maturato in materia è
che la nostra fede in Cristo
comporta un serio impegno
ecumenico; personalmente
do grazia al Signore che mi
ha fatto trovare la Chiesa valdese... certamente piena di limiti, come ogni istituzione
umana, ma dove posso predicare la parola del Signore
con libertà. E poiché ho la
piena convinzione che questa piccola chiesa sia una delle... «meno peggio», caro fratello Margara, la mia risposta
è: «dove ce ne andremo?».
Con ciò ho inteso ancora
una volta rispondere anche
alle due sorelle Peyrot, della
mia chiesa, alle quali non è
stata evidentemente chiarita
a sufficienza la mia posizione, generalmente condivisa e
della quale pure ampiamente
si è parlato in assemblea; la
varietà delle opinioni è, secondo me, un dono di Dio,
ma rimane il fatto che anche
il nostro Concistoro, lungi dal
disapprovare le mie scelte, si
è limitato a chiedere di essere
interamente informato delle
cerimonie ufficiali cui il pastore partecipa.
Infine mi preme sottolineare che sono e rimango dell’idea che la luce della parola di
Dio non vada nascosta sotto
alcun moggio, né sotto alcun
campanile.
Teodoro Fatilo y Cortés
Genova
COMMISSIONE SINODALE
PER LA DIACONIA
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE
Diploma universitario di infermiere professionale
A livello nazionale sta crescendo l’emergenza infermieri, che rischia di creare gravi problemi nell’erogazione dei servizi sanitari e
assistenziali nei prossimi anni.
La normativa sulla formazione professionale ha assegnato la competenza aU’Università, con la conseguente chiusura delle scuole inteimieri gestite direttamente dagli ospedali.
Nelle valli valdesi la carenza di personale infermieristico residence in zona viene particolarmente sentita dopo la chiusura della
scuola di Pinerolo. Pochi sono i/le giovani del nostro territorio che
®*,'®c:rivono al corso di diploma universitario a Torino, per cui le
difficoltà odierne non potranno che crescere in futuro per gli ospep e gli istituti assistenziali evangelici qui presenti.
Per favorire il contatto tra giovani e mondo del lavoro in una processione di così elevato contenuto di servizio al prossimo che soffre,
e Cds promuove le seguenti azioni:
ffiformazioni ai/alle giovani che sono interessati a seguire corsi
ffi diploma universitario in ambito sanitario;
periodi di volontariato e tirocinio propedeutico alla scelta di
ffiequentare corsi di formazione in ambito sanitario, da svolSersi presso istituti evangelici deUa zona;
forme di sostegno (quali borse di studio, prestiti d’onore) per la
sequenza del triennio formativo, tramite fondi destinati a que* ** scopo da Associtizioni di amici e Fondazioni che operano
nel settore socio-sanitario;
il corso di diploma si riferisce all'anno 1999-2000;
il volontariato propedeutico si svolge in collaborazione con
Associazione evangelica di volontariato e può Iniziare in qualsiasi momento dell’anno;
di sostegno possono essere erogate anche per studenti
8 scritti all’anno accademico in corso.
interessate possono telefonare allo 0121-953122, chiendo della segreteria della Cds.
---------- La Commissione sinodale per la diaconia
^ Precisazione
sul culto in TV
Rispettando le regole del
nostro giornale, non replico
alle lettere di Paolo Naso e
Luca Negro a proposito del
culto della Riforma. Tuttavia
sono necessarie alcune precisazioni. Nella sua risposta alla mia lettera [Riforma del 19
novembre), il dott. Naso si è
espresso con queste parole:
«...quando si accusa una testata evangelica di ambiguità, si definisce fuorviente
la predicazione di un pastore
e di un probabile futuro collega». Nella mia lettera, invece, si parlava di «immagine
fuorviente» (si veda il titolo
redazionale della lettera) e di
«ambiguità del messaggio
annunciato». Nel riassumere
le mie obiezioni ho contestato il fatto di «...creare impressione completamente fuorviente delle chiese evangeliche italiane e dell’ecumene
cristiana».
Alla testata Protestantesimo
esprimo la mia più fraterna
simpatia. Il mio «probabile
futuro collega» Luca M. Negro, nonostante le divergenze
teologiche esistenti tra me e
lui, nonché l’accusa di «ambiguità del messaggio», gode
sempre della mia più profonda stima.
Pawel Gajewski-Lentini
I protestanti
nei media
Alcuni giornalisti e intellettuali, tra questi Galli della
Loggia e Asor Rosa, per citarne solo alcuni, tralasciandone altri che è irritante solo ricordare, di tanto in tanto, sui
giornali a cui hanno accesso,
gratificano l’evangelismo italiano e il protestantesimo in
generale di qualche rilievo
non sempre del tutto lusinghiero. Bene ha fatto Piera
Egidi (Riforma del 15 nov.) a
sottolineare che la voce protestante ha audience saltuaria sui mass media.
Di recente, leggendo un
ennesimo articolo su Repubblica in cui M. Politi osanna il
papa per i suoi gesti e i suoi
pronunciamenti, ho spedito
le seguenti poche osservazioni per la rubrica di B. Palombelli: «L’articolo di M. Politi
(Repubblica 9-11-99) saluta
con entusiasmo l’intervento
che il papa ha fatto in India
in difesa della libertà religiosa. Nel ricordare come la
Chiesa cattolica, proclamandosi l’unica detentrice della
Il caso del l'adolescente barbaramente ucciso a Cerignola
Quali sono i compiti della chiesa oggi?
LUCA ANZIAHI
COME hanno riportato gli organi di
informazione, a Cerignola sì è consumato un nuovo dramma: forse si troveranno i motivi di questo delitto ma qualcosa rimane incomprensibile; come è possibile
che un sedicenne perda la vita, il suo futuro, in modo tanto tragico?
L'autore potrebbe disturbarsi di dire di
cosa si tratta; fra tutti i delitti a go-go dobbiamo indovinarlo noi lettori di Riforma?
Anche la nostra comunità, come il paese
tutto, è rimasta scossa e anche stupita perché non accadeva da tempo qualcosa di così
drammatico. Ma ora è accaduto, forse nella
distrazione generale, nell’abbandono istituzionale e a volte familiare, dei più giovani.
Così ci troviamo di fronte non solo a un
dramma, ma anche all’ennesimo atto, lampante di totale disprezzo del diritto, della legalità e della giustizia, e tutto ciò viene scavalcato in nome di interessi più profìcui.
La nostra regione è teatro quotidianamente di esempi tristi: sfruttamento dell’immigrazione e della prostituzione, contrabbando di sigarette, sequqstri lampo e usura, oltre ai mille atti criminali purtroppo comuni
al Sud ma anche nelle grandi zone metropo
litane del Nord. Con questo omicidio si è rovesciato un fragile vaso già in bilico, si è cancellato il diritto alla vita, alla felicità, alla libertà di un ragazzo, e forse questo diritto era
già stato spezzato quand’era in vita circondato da un ambiente negativo. Inoltre è vinta la stessa giustìzia: i colpevoli sono liberi;
non solo gli uomini, sono libere e indisturbate le strutture sociali ed economiche, ma
anche culturali, colpevoli dello sfruttamento
del disagio giovanile.
Davanti a questo spettacolo la nostra comunità tutta si pone una domanda: quali
sono il senso e il compito del nostro essere
chiesa oggi, come testimoniamo oggi di Gesù Cristo? Per questa realtà una risposta
può essere questa: noi testimoniamo di Gesù Cristo ricordando, annunciando, che il
diritto, la giustizia e la legalità sono parte
dell’annuncio di Cristo al mondo d’oggi e
vigilando affinché le istituzioni non abbiano a dimenticare il compito che è stato loro
affidato. Forse questo è uno dei compiti,
una vocazione che le nostre chiese hanno
alla fine di questo secolo e millennio* far
vincete il diritto, la libertà, l'accoglienza, la
legalità, così come siamo stati accolti, libe:rati, inseriti nel diritto di Dio come giusti e
nella legalità di Dio come riconciliati.
verità, abbia perseguitato fior
di credenti, come eretici o
streghe, il giornalista ne fa un
elenco che include fra Dolcino e i Catari, ma dimentica di
ricordare le stragi, provvidenzialmente non l’annientamento, dei valdesi.
Più avanti, l’articolista fa risalire (si fa per dire) il principio della libertà di credo
all’Illuminismo, agli enciclopedisti, a Cavour. Si trascura
così il fatto che l’inizio della
battaglia per l’affermazione
della libertà di coscienza va
collocato nell’Inghilterra degli inizi del XVII sec. Tra i primi protagonisti vanno ricordati i battisti (una denominazione evangelica) che si battevano pure per la separazione tra chiesa e stato, quindi
per uno stato laico, e hanno
gettato le basi per la formazione del mondo moderno
(cf. E. Troeltsch).
Come protestante mi piacerebbe leggere su Repubblica articoli che sappiano sollevare lo sguardo al di là dell’ambito strettamente cattolico e italiano, in cui il protestantesimo non venga presentato con aspetti caricaturali, e in cui il contributo del
protestantesimo (che non
vuol dire applaudire ad ogni
costo) non venga rinchiuso
nel silenzio, ma venga invece posto al servizio dei lettori, per un superamento delle
barriere ideologiche e cultu
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15, 10125 Torino
La guerra fra Etiopia ed'Eritrea non accenna a -finire, anzi
molti segni fanno prevedere
un’altra fiammata di questo
conflitto: gli etiopi ammassano
una quantità di nuove truppe
mentre gli eritrei hanno mobilitato gli uomini dai 18 ai 50
anni. Sarà forse una nuova
battaglia simile a quella di Tsorone del febbraio scorso, combattuta con i metodi assurdi
della prima guerra mondiale e
ai micidiali livelli dei combattimenti fra africani. Essa è costata 20.000 morti ai soli etiopi in
un settore di poche centinaia
di metri, senza tuttavia riuscire
a modi-ficare il fronte né da
una parte né dall’altra. Il quotidiano «La Repubblica» del 21
novembre ha dedicato una pagina intera a questo conflitto
per il controllo del Corno
d’Africa da parte di due gruppi
fino a ieri uniti per combattere
il regime afro-sovietico di Men
ghistu, e le notizie pubblicate
sono agghiaccianti. Per quel
che riguarda il nostro piccolo
intervento in Eritrea, tutto
questo significa che i mutilati e
gli storpiati aumenteranno ancora e che gli atti di solidarietà come il nostro dovranno essere moltiplicati. Vi ricordiamo
quindi la necessità di continuare a raccogliere doni per finanziare il nostro aiuto ai mutilati
eritrei organizzati in cooperative di panettieri nei villaggi dietro il fronte, (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN SETTEMBRE-OTTOBRE
£ 300.000: Odette e Flora Eynard. £ 100.000: Mirella Bein.
£ 70.000: Sauro Goliardi.
£ 50.000: Vittoria Rivoira.
Totale £ 520.000
Totale precedente £ 405.514
Totale £ 925.514
Importo bollo £ 18.000
In cassa £ 907.514
tali che ancora sussistono».
Questa lettera, a meno che
non mi sia sfuggita qualche
edizione di Repubblica, non
è stata pubblicata. Mi auguro
che Riforma abbia lunga vita
e un vasto pubblico, anche
non evangelico, che, come si
sa, trova ospitalità sulle sue
pagine.
Salvatore Rapisarda
Catania
Laici 0 no?
DalTarticolo di Fulvio Ferrarlo «Riconoscere» Cristo oggi (Riforma del 29 ottobre),
che ho apprezzato, mi sorge
una domanda già posta ad
altri ma le cui risposte non
mi hanno soddisfatto e mi
hanno lasciato perplesso.
Che cosa significa «abbiamo
bisogno di laici e laiche che
riconoscano Gesù» e non
semplicemente uomini e
donne così come sono che
credano in Gesù Cristo?
Quando ho avuto fede in Gesù, avevo 14 anni, non mi sono mica chiesto se ero o no
laico. Ma piuttosto se ero o
no un peccatore. Anzi in quel
momento attirato dalla corrente ero uno dei tanti giovani italiani «cattolicizzati» dal
sistema. La laicizzazione, se
interpreto bene il termine, è
avvenuta lentamente in seguito alla mia conversione.
Ovvero il rifiuto del clero re
ligioso romano con le sue
teorie e condizionamenti è
stato un processo lungo e
difficoltoso, non senza inciampi ma confermato dalla
lettura dell’Evangelo.
La libertà offerta da Cristo
a chiunque crede in lui è reale e immediata, ma il processo di liberazione totale dai
vari condizionamenti, oltre
che durare tutta la vita, sarà
completo solo quando compariremo per grazia davanti a
Dio nel regno dei cieli. Essere
laici significa essere spogliati
di ogni maschera religiosa? O
significa che bisogna diventare atei prima di essere credenti? Nel secondo caso vi
sono passate molte persone
ma non può essere una regola. Paolo era diventato laico
prima di convertisi a Cristo? e
Gesù ? L’Evangelo ci dice che
si è fatto tout-court uomo
mentre era Dio il che non
vuol dire che fosse necessariamente un làico. Se poi
l’Evangelo ci invita a seguire
il suo esempio, ad avere i
suoi sentimenti, a essere come lui e ancora a essere «una
stirpe eletta, un sacerdozio
regale, una gente santa, un
popolo che Dio si è acquistato perché proclamiamo le
virtù di colui che ci ha chiamati», come la mettiamo? Si
potrebbe avere maggiori
chiarimenti sull’argomento?
Sergio Rastello - Genova
PARTECIPAZIONI
■
RINGRAZIAMENTO
«Le tenebre stanno passando
e già risplende la luce»
I Giovanni 2, 8
La moglie, i figli e i familiari tutti
del caro
Enrico Michelin Salomon
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con presenza, offerte, scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare
al personale del Pronto Soccorso
dell’Ospedale valdese di Torre
Penice per le premurose e tempestive cure prestate, alle ass. Anpi
e Ana e al pastore Berutti.
Luserna San Giovanni
23 novembre 1999
RINGRAZIAMENTO
«Beati i morti che d'ora
innanzi muoiono
nel Signore...
essi si riposano
dalle loro fatiche»
Apoc. 14,13
La figlioccia e le amiche di
Olga Chiavia
commosse e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che in vario modo hanno preso parte al loro
grande dolore.
Un ringraziamento particolare
ai dottori Boer e Panerò, al personale tutto degli ospedali di Pinerolo e Bibiana e al pastore JeanFélix Kamba.
Torre Pellice, 3 dicembre 1999
Sito Internet
Comunichiamo l’indirizzo del nuovo sito internet che è
stato aperto a Bergamo riguardante la «Comunità cristiana
evangelica-Chiesa valdese» con la «Casa di riposo CaprottiZavaritt» e il Centro culturale protestante con la biblioteca
«Girolamo Zanchi»; www.protestanti.bergamo.it
Audiocassette del Sie
Il Sie è venuto a conoscenza che alcune audiocassette
«Cantancora» sono state mal duplicate. Si scusa con coloro
che le hanno ricevute ed è pronto a sostituirle a chi volesse
rispedirle in via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano. Le
audiocassette possono essere sostituite anche nelle librerie
Claudiana di Torre Pellice, Torino e Milano e nella libreria
di cultura religiosa di Roma.
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via Princ. Tomaso, 1 - Torino
tei. 011 -6689804 fax 6504394
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Teologia cristiana
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che si interessano alla teologia.
Semplice, chiaro, completo.
Un “bignami” della teologia che accompagnerà il lettore per moltissimi anni.
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Ha senso credere in Dio o è diventato
irrilevante nel mondo moderno? Perché
crediamo? Che cosa crediamo?
Una “chicca” fresca e sorprendente nel
nostro catalogo; molto apprezzato da
tutti coloro che l’hanno letto.
Harry M. Kuitert
La fede cristiana per chi dubita
Hairy K Kuitert
LA FEDE
CRISTIANA
PER CHI
DUBITA
Una rilettura critica
'Il iìbro di «teologia» al primo :
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bast-»0ttan in molti paesi.
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Ripensare il nostro modo di credere in
maniera stimolante e costruttiva. Indirizzato
anche a coloro che “credono di non credere” e a chi è disposto a mettere in discussione le proprie convinzioni.
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Tradotto in Francia e, l’anno prossimo,
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Le donne delle minoranze
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Giorgio Tourn
Italiani e protestantesimo
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L’Italia è un paese profondamente cattolico. Cosa ha perso, che cosa manca
alla cultura italiana avendo conosciuto
il protestantesimo solo marginalmente?
Perché parlando di “democrazie avanzate” si intendono sempre i paesi a forte presenza protestante?
Per conoscere meglio, ma anche per
pungolare un qualche conoscente...
SPIRITUALITÀ
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Alleati di Dio. Esodo 1-14
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Chi ha seguito il nostro consiglio di leggerlo, ne è rimasto piacevolmente sorpreso.
Antichi testi - Esodo 1-14 - che si rivelano straordinariamente attuali.
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Come pregare
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Ne esce uno spaccato affascinante: scrittrici cinquecentesche, “eretiche” processate, ma anche mogli violente che spingevano il marito a chiedere il divorzio.
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Un Commentario da consigliare e da
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Il “Glorioso Rimpatrio” è conosciuto
spesso mediante resoconti agiografici e
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Scritto sotto forma di diario da una persona coinvolta nell’organizzazione del
“Rimpatrio”, si legge come un romanzo pur essendo il rendiconto storicamente più corretto dell’evento.
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La balmo d’Arman
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La vita nella Val Germanasca durante
la prima metà di questo secolo. Un avvincente romanzo pieno di suspense
che racconta le travagliate vicende di vita di Letizia, descrivendo contemporaneamente la scomparsa del tradizionale mondo delle Valli.
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Le galline non hanno confini
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Le vicende della famiglia Geymonat a
cavallo tra l’Otto e il Novecento, tra
Villar Pellice e Bricherasio; al lettore
sembrerà di far parte della famiglia
Geymonat e di essere coinvolto nelle loro vicissitudini.
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