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TOEnZ FILLIC3
DELLE VALLI VALDESI
Quindicinal•
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXÍI — Num. 7 Una copia La 20 1 Beo : L. 600 per l’interno Eco c La Luce : L. jlOOO per Tinterno ABBONAMENTI l. 1000 per Tetterò | L. per Tetterò Spedis. abb. postale II Gruppo Casabio d'indirizso Lire 30,— TORRE PELLICE — 28 Marzo 1952 Ammin. Claudiana Torre Pellice ^ G.G.P. 2-17597
Vocazioni pastorali
Il problema delle vocazioni al ministero pastorale si ripropone del
continuo all'attenzione della Chiesa: prima di tutto perchè le Chiesatutta nel suo insieme deve esserne investita e non soltanto qualche piccola parte dì essa, in secondo luogo perchè la'Chiesa deve affrontarlo
in uno spirito di preghiera, in ubbidienza all’ordine del suo Cavo:
” Ben è la messe grande, ma pochi sono gli operai; piegate dunque il
Signore della messe che spinga degli operai nella sua messe.
Oggi bisogna aggiungere che c’è una particolare carenza di vacazioni pastorali alle Valli Valdesi: segno anche questo di uno stato di disagio che non è difficile percepire, indice probabilmente di una-deficicnza sfdrituale di cui la Chiesa tutta deve umiliarsi, nella confessione di
peccato e nell’anelito a una vita nuova.
Sulla carenza di vocazioni pastorali è probabile che abbiano influito
in senso negativo in questi ultimi anni fattori di carattere esterno: il disorientamento di molti nella guerra e nel dopo guerra, l attrattiva di una
vita che offra maggiori probabilità di guadagno materiale, la mancanza
assai frequente di un incoraggiamento morale e spirituale nelle famiglie
e neiie chiese; ma anche fattori di carattere interno: crisi spirituali indubbie con difficoltà di dare alla propria vita Vorientanicnio della fede,
sfiducia nella esistenza e nell’opera della Chiesa com’è ujficiahnente organizzala, revisione di molte posizioni e di molti valori consacrati dal
tempo e dalla tradizione, mancanza ili spirito di dedizione ad una
specifica missione cristiana.
L'istituto del pastorato stesso, così com’è comunemente inteso, è
stato diversamente e non sempre obbiettivamente giudicato.
Itppure, la vocazione pastorale e la missione pasioraie hanno La toro ragion d’essere nella Chiesa e nel mondo. La predicazione della Parola di Dio e la cura delle anime sono delle esigenze che poggiano sulla
base dell’insegnamento apostolico e che rispondono ad una necess'tà delta Chiesa. ' '■
La vocazione pastorale viene da Dio e, in questo senso, è a Dio che
la Chiesa deve rivolgere la sua preghiera nell’attesa deli’esaudimento.
Ma possiamo anche, e in vari modi, preparare l’atmosfera dove una specifica vocazione pastorale può essere più facilmente percepita o preparata. Non ci possiamo sostituire a Dio, ma possiamo entro certi limiti
collaborare con Lui: come Chiesa, pregando il Signore della messe; come famiglie, non rifiutando di incoraggiare un figlio ad entrare nella
via di un servizio compiuto nel nome di Dio; come fratelli in fede, aiutandoci gli uni gli altri a considerare il ministero pastorale non sotto il
segno della debolezza e delle imperfezioni umarve, inevitabili in ogni
servizio, ma come un atto di ubbidienza a Dio, nel servizio di Cristo e
dei fratelli, secondo i doni largiti dallo Spirito.
C’e carenza di vocazioni pastorali alle Valli; ma, bisogna dirlo, c’è
anche carenza di fede e di apprezzamento dei valori spirituali della vita; c'è talvolta un grave ostacolo alle vocazioni pastorali nel nostro modo di parlare, di pensare, di operare; possiamo essere di stnndalo ai giovani con i nostri aspri e poco caritatevoli giudizi, con una impostazione
di vita che contrasta con la nostra esteriore professione di fede.
Il problema delle vocazioni pastorali è per la Chiesa un p'-oblema
di fede, di preghiera, di vigilanza. Ed è, dopo tutto, anche un problema di amore: i giovani che si preparano al ministero pastorale hanno
bisogno dell’amore fraterno della Chiesa. Hanno bisogno di aiuto e occorre loro abbastanza umiltà per lasciarsi aiutare.
In quest’ordine di idee siamo lieti di pensare a loro e di dare ad alcuni di loro la parola. Iddio li renda, con noi tutti, fedeli; e ci dia ancora dei gioimni pronti a dire come Isaia: « Eccomi, manda me! »
Ermanno Rostan
La storia Valdese
GIOVANNI GÖNNET, La protesta valdese
da Lione a Chanforan (Secoli XII-XVI).
Roma, Litografia G. Conti & G. Pioda, 1951-52, p. 432.
Sono 27 dispense di 16 pagine ciascuna,
contenenti il corso di storia valdese svolto
dall’Autore nel primo semestre degli anni
accademici 1950-51 e 1951-52 della nostra
Facoltà. Costituiscono il 1“ volume di una
opera più vasta, intesa a rifare la storia del
Valdismo medioevale, dalle origini al .suo
incontro con la Riforma. Il 1“ volume contiene una ricca bibliografia e lo studio delle fonti che si possono chiamare autenticamente valdesi. Eccone il sommario :
Introduzione — Piano del corso — Bibliografia (particolare e generale) — Indici dei mss., delle fonti e degli autori citali
nella Bibliografia — Avvertenza sulla Bibliografia — Fonti: sguardo generale —
Fonti: indice cronologico — Fonti: elenco
delle principali raccolte di fonti e delle
opere di consultazione di uso più frequen
te — Esame dettagliato (con continuo ri
ferimento al testo originale) degli scritti
valdesi originali: 1) Il « Liber antihere
sis »; 2) Il « Rescriptum »; 3) La « Epistu
la Waldensium de Italia » o « Legatio » del
1368; 4) 11 frammento di Johannis Leser.
5) Le due risposte di Giovanni e Sigfrido;
discussione dei dati sul nome, sul luogo di
nascita e sulla figura di Valdo ; 6) Gli « .irticuli fideiy>: i Sette articoli della fede dei
« barbi » e confronto con ia presunta confessione « cattolica » di Valdo e con gli
articoli di fede dei Valdesi di Strasburgo;
i Dodici articoli di fede, il Credo e i problemi connessi; T) La lettera circolare del
« barba » Tertian ai Valdesi di Pragelato;
8) Il carteggio di Morel-Masson con i riformatori Ecolampadio-Bucero; le 47 « peticions » di Morel a. Bucero; la confessione
di fede detta del 1120 (è del 1531); 9) Gli
atti 0 risoluzioni del Sinodo di Chanforan
(1532). Problemi connessi alla presenza dei
riformatori a detto Sinodo e aH’itincrario
dei delegati valdesi e franco-svizzeri attravereo le Alpi. Il tutto corredato di due
carte (Il Rifugio Valdese al principio del
Sec. XVI, e « Binerà Waldensia »), disegnate dallo stesso autore.
Domenica della Facolfà di Teologia
Tutle le Chiese lo ricordino nella predicazione della Parola di Dio
e nella preghièra r- Sia rintercessione <ii iuiie le Chiese un aito di fede
in Colui che "manda gli operai nella messe,, e, al tempo stesso, un
appello rivolto alla Chiesa nel suo insieme in vista di nuove vocazioni.
DOMENICA
SO
MARE 0
Professori e, Sludenli della Facoltà
Non immaginiamoci di essere qualcosa
se Dio ci ha dato dei talenti, poiché Egli
può prenderceli in un momento e piom
borei nella notte dell’ebetismo, come fece
con parecchi grandi che non diedero Vomire a Lui.
Quali siano l’ordine degli studi e
la portata del lavoro specifico svolti
dalla nostra Facoltà Valdese di Teologia, risultano non solo dal programma delle lezioni che viene presentato a mezzo della stampa alla Chiesa
all’inizio dei corsi, ma sopratutto
dalla relazione che a fine anno viene sottoposta dal Consiglio della Facoltà all’esame del Sinodo.
Tuttavia le funzioni ed il compito
della Facoltà non si possono esaurire nel solo svolgimento dei corsi. E’
per questo che desidero richiamare
l’attenzione dei lettori sul fine e sullo scopo stesso della nostra Facoltà
che bisogna considerare non come
un istituto di cultura a sè, ma come
una attività inserita nella vita stessa
della Chiesa e della sua missione.
Una Facoltà di teologia non è infatti soltanto una scuola dove il corpo insegnante svolge un programma
di studi e gli studenti perseguono l.i
loro preparazione culturale in vista
di una particolare professione, ma
un istituto formativo di carattere ben
pili complesso. Si può senz’altro precisare che il compito primo di una
Facoltà di Teologia è quello di formare degli uomini, per lo svolgimento della loro vocazione personale. E
sotto questo profilo non intendo Umitare il panorama della Facoltà
alla sola preparazione in vista del
ministero pastorale. La Facoltà devo
lavorare sempre più in vista di tutta
la Chiesa, per incrementare in tutti
il ripensamento teologico delle convinzioni religiose personali, per procurare a quanti lo desiderano un fondamento solido della loro fede, una
esperienza religiosa basata non solo
sullo slancio del cuore, ma sui cardini dell’intelletto e della mente.
A questo fine specifico è necessario sottolineare il fatto che i corsi
alla Facoltà sono aperti a quanti
membri di chiesa desiderino frequentarli come studenti esterni senza limitazioni di sesso e di età. A questa
funzione risponde l’iniziativa della
pubblicazione dei corsi sotto form.a
di dispense alla portata di qualsivoglia media cultura, che consente a
chiunque di avvicinarsi anche ai più
complessi problemi teologici, per
rinforzare, sul piano di una adeguata conoscenza la propria fede, completando la preparazione religiosa
in vista di quei compiti di testimonianza che incombono nella vita
quotidiana a tutti coloro che hanno
avvertito nel Cristo il loro unico Signore e Salvatore. Questo un primo
aspetto della funzione della Facoltà
nella Chiesa.
Preparazione specifica
dei Paslori
Sotto un punto di vista più specifico alla Facoltà incombe l’onere
della preparazione e della formazione dei pastori che domani dovranno
con le loro cure dirigere spiritualmente le nostre comunità e sul piano amministrativo la Chiesa Valdese
nel suo insieme. Ed a questo fine
provvedono in tutta la loro latitudi-,
ne i vari corsi di studio. Ma questi
elementi culturali esprimerebbero solo valori informativi se non fossero
integrati, se non sfociassero nell’adempimento delle esercitazioni pratiche nel campo evangelistico e della
vita ecclesiastica. A mio avviso non
è però neppure nel completamento
del teorico col pratico, ma nel valore
che sgorga spontaneo dalla ricevuta
vocazione coltivata nello studio e nella vita condotta con unità di intenti
tra studenti ed insegnanti che si rinviene la caratteristica peculiare della
formazione teologico-spirituale che
deve essere propria di una Facoltà di
Teologia. In tal modo si può vivificare da tm lato anche il più arido
insegnamento tecnico, dall’altro può
rendersi con serenità di spirito anche
il più difficile esercizio omiletico c
con tutta umiltà la più faticosa opera
di testimonianza. L’esercizio in atto
della preparazione in corso, dirett.j
e sorretto dalla guida più esperti
degli insegnanti è senza altro sul piano della formazione pastorale il lato
più rispondente della attività propria di una Facoltà Teologica. Questo
il secondo aspetto che desideravo no-tare.
Ma da un terzo punto di vista il
compito che la nostra Facoltà è chiamata a svolgere ha un riferimento
specifico alla posizione della nostra
Chiesa in Italia. Non è certo senza
significato infatti che essa possa ancor oggi rispondere alle, esigenze della formazione pastorale non solo del
la Chiesa Valdese, dalla quale è diretta e dipende; ma anche delle
Chiese Metodista e Battista all’opera
in Italia e di altre comunità di differenti paesi. Un piano di intensa realtà ecumenica può svilupparsi da questa base di studi e di vita in comune
condotta da quanti in un domani potranno trovarsi insieme a condurre
la stessa opera di testimonianza in Italia. Ci si può attendere ogni più
ampio sviluppo in tal senso, secondo
che il Signore vorrà.
La Facollà e la Chiesa
),.Ma sul piano strettamente umano
il segreto di im -successe m erdme,
a questi tre aspetti principali che ho
desiderato sottolineare, dipende dal
quantum di interesse e di attenzione
che la Facoltà saprà raccogliere su
se stessa da parte di tutti i membri
di Chiesa, dei giovani che sentono
in loro una chiamata da parte del
Signore per il suo servizio, delle direzioni delle opere evangeliche in 1
talia. Questo interessamento sarà direttamente proporzionale al contributo di lavoro che la Facoltà riuscirà a porre a disposizione di quanti
vorranno raccoglierlo e valersene, alla intensità della testimonianza cheessa saprà rendere intorno a sè. Se la
Facoltà, lontana dal rinchiudersi in
un’accademia teologica, apre tutta se
stessa alla vita della Chiesa, il risul
tato costruttivo della sua opera di
penderà non solo dalla capacità degl
insegnanti, dalla ricchezza delle vo
cazioni, ma dalla vitalità religiosa di
tutto l’evangelismo italiano. Perchè
le Chiese diano però il loro contributo ed il loro impulso alla Facoltà
occorre prima che questa dia tutta
sè stessa alle Chiese, che spenda la
sua vita per loro, prestando i suoi
uomini, il suo lavoro, fornendo il
frutto della sua fatica in sacrificio
vivente per l’opera del Signore. Sotto questo profilo la Facoltà diventa
Chiesa e non più soltanto scuola, e
così deve essere.
Se una istituzione non fosse capace di formare i propri uomini sulla
forza ed il fondamento dei propri
principi basilari, sarebbero necessariamente gli uomini che formerebbero l’istituzione secondo’ i loro più
o meno avveduti criteri personali. 0gni istituzione ha infatti il valore degli uomini che la rappresentano.
Que'sto grave monito è valido anche
per una Facoltà di Teologia e per
la Chiesa che Cristo ha affidato nel
mondo alle cure dei suoi discepoli.
Giorgio Pcyrot
Guai a colui che mercanteggia con Dio,
che gli dice ad es.: a Farò questo per Te,
se Tu mi darai ciò che desidero ». Dobbiamo fare il bene senza aspettare alcuna ricompensa e dobbiamo camminare sul sentiero stretto, pieno di spine, come se alfa
fine ci aspettassero spine ancora, nulValtro
che spine. E fra tutte le spine che ci straziano, proveremo una grande gioia: quella
di aver compiuto e di compiere la volontà
del Signore. F. Maurin.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
PARLA UNO STUDENTE
Necessità della
Sarebbe facile, tentante forse, cominciale cnxcuenaovi: Jrensate a noii*
pensate alia facoltà come a qualcosa ui vitale per l'esistenza deila nostra titiiesair pregate per chi vi lavora ed alimene vi si lavorìi’ e non solo una oomenica all’anno, quanóo
lettura, canto eu annuncio vi portano
naturalmente in questa atmosiera,
ma ugni giorno, con preoccupazione
cosíante i oarenoe tentante, si, lanciare questi appelli, quasi sentmelie
nella rocca. Den ueste e turnate dal
sonno della città nell’imminenza del
pencolo. Ma sarebbe pure faene per
voi rispondere: E voi.'' pensate a noi,
pregale per noi, per la vostra Chiesa i lavorate veramente giorno e notte, con ogni impegno, ben coscienti
del ministero che avete davanti ed in
vista del quale la vostra giornata de
ve essere spesa? Non devono essere
accuse, queste, ma invilo alla contessione dell’iniedeltà delia Chiesa, di
ognuno di noi che non vive completamente per la sua Chiesa.
Pure, la Facoltà lavora, ed è con
vera gioia che ne viviamo la vita talvolta difficile spiritualmente, e ne
apprezziamo con riconoscenza sempre maggiore i benefici.
Fucina dì teologi?
E’ un po’ diffusa la voce che essa
stia diventando una fucina di teologi (quali teologi!), preoccupati più
dei loro studi e della loro cultura che
dell’opera che sta loro davanti, che
preferiscono starsene tranquillamente sprofondati nella lettura e nello
studio, piuttosto che vivere attivamente la vita di oggi nella chiesa e
nel mondo, di aitrontarne decisamente i problemi nella pratica quotidiana.
Teologia è diventata per l’opinione comune termine sinonimo di astranezza religiosa, arida palestra di
specialisti in « divinae litterae », di
tecnici delia religione che col loro
lavoro minuziosamente scientifico rischiano sempre di spegnere il fervore deir animo.
Ed invece stiamo comprendendo
qui che la teologia non è un lusso di
amanti di biblioteche, non è un accessorio nella vita di chi crede, ma
è l’unico mezzo, indispensabile, perchè possa credere veramente e sapere
in chi crede. Non dev’essere quindi
prerogativa del teologo, ma ogni
membro di chiesa deve rendersi conto che quella via appena iniziata col
catechismo deve continuare, senza
soste, fano alla fine, e che la Parola,
e quanto oggi si scrive pe'r agevolarne l'intelligenza devono essere conosciuti.
Teologia non è altro che studio
più scientifico e solido, più completo,
più profondamente vissuto della Parola, l’unica rivelazione di Dio, l’unica guida della Chiesa, l’unica voce a
cui deve prestare orecchio, ma con
piena dedizione; studio di quella Parola che sola ci fa vedere chiaro in
noi stessi, ci perihelte di comprendere il mondo a cui dobbiamo rivolgerci ed i suoi bisogni, di conoscere
ed adorare il nostro Dio come Egli
si rivela a noi e non come noi ce
lo facciamo, inevitabilmente, a nostra immagine ed a nostro piacere.
Teologia è quindi servizio nella
Chiesa, servizio che non deve mai
coprire l’oggetto a cui tende, fare
dimenticare il proprio scopo, ma
servizio assolutamente insostituibile, perchè per credere dobbiamo anzitutto sapere, se non vogliamo essere alla mercè di quel mare instabile e traditore che sono i nostri sentimenti abbandonati a sè stessi.
Tanto maggiormente noi che dovremo portare agii altri questa Parola, per predicarla veramente dobbiamo conoscerla a fondo, ed ora è
per noi il tempo della preparazione,
della fondazione lielPimmagazzinamento delle forze e dell’ossigeno; che
in seguito avremo cura di ricatnbiare, è il tempo dello studio e non vogliamo e non dobbiamo sapere altro.
Perciò pure non si devono accusare
i nostri maestri di non formare dei
pastori, gli uomini di cui ha bisogno
la Chiesa, non si deve disconoscere
l’arduo lavoro che devono compiere
per dirozzarci teologicamente ed indicarci la via da battere, costretti
spesso a riporre i fondamenti primi
della nostra fede, tante volte così
poco formata dal catechismo, svolto
affrettatamente e senza sufficiente
profondità.
Portatori
del messaggio cristiano
Non sempre, non abbastanza, certo, ma tuttavia tutti noi ci chiediamo
con preoccupazione che cosa siamo
in grado di dire alle nostre comun'ità
perchè non disertino i templi, o, peggio ancora, forse, non se ne stiano sui
banchi domenica dopo domenica
tranquillamente seduti ad, ascoltare
buoni discorsi, non toccati dalla spada affilata della Parola. Che cosa
possiamo dire alle nostre comunità
perchè esse siano evangelizzatrici,
abbiano tanta fede e tanta vita da
riversarla spontaneamente al di fuori del chiuso ambiente, che altrimenti diventa pia conventicola?
Questi problemi, che sono di sempre, li sentiamo oggi in modo particolarmente acuto perchè veniamo a
contatto col rinnovamento biblico
dell’ultimo trentennio, così attuale,
nella sua novità e nsl suo vigore risvegliatore, che ci pone di fronte
non ad un venerabile documento,
ma ad una parola vivente, che è risposta per i problemi di oggi come
lo è per quelli di tutti i tempi, ma
che per esser afferrata ed accolta
vuole essere studiata, scrutata fino In
fondo.
Ed ancora il nostro studio ci mette in contatto con la vita delle Chiese d’oltr’Alpe, col loro fecondo lavorio teologico, col travaglio ecumenico che è la promessa e la speranza
del domani della Chiesa.
Siamo dunque giunti qui in un’aria
satura d’un fermento, sgretolatore a
tutta prima di tante posizioni considerate basilari, ma sicuramente benefico, e desideriamo con tutto il cuore
ed in tutta umiltà di esserne i portatori nella nostra Chiesa.
La nostra Facoltà non sia riprovata,
perchè essa nella sua imperfezione
cerca vie nuove di servizio e modi
nuovi di portare il messaggio, che
vorremmo sempre forte e gioioso.
Non termino con appelli a popolare
le nostre aule, poiché Dio suscita,
Egli stesso, i suoi uomini, ma a pensare a questa cellula essenziale del
nostro tessuto ecclesiastico, a seguire il suo lavoro, a pregare per quei
figliuoli delle vostre Comunità che
sono qui per tornare a Voi ed aprire
insieme a voi i suggelli dell’Evangelo.
Gino Conte
spesa del vitto: in media ben 35 Lire mensili a testa...
All’accordo fraterno contribuivemo, aU
ogni modo, le conversazioni e le discussioni nelle disadorne stanzette del vecchio
Palazzo Salviati; e, più di tutto, Vintimilà
spirituale coi Professori.
Chi, studente di allora, non ricorda le
simpatiche passeggiate fatte insieme a Paliombrosa o nella Greve in Chianti? E le
serate a Bellosguardo, in casa del prof.
Enrico Bosio? E i trattenimenti musicali
dal prof. Giovanni Luzzi? E le sedute
quanto mai divertenti col prof. Emilio
Comba, quando ci rifaceva il verso in maniera così arguta, che il nostro italiano
perdeva ben presto il suo accento regionale! — Ed intanto, c’era la multa, trasformabile in castagnaccio, per chi parlava dialetto...
Chi scrive, poi, ebbe la ventura di vivere (diciamo così) il trapasso dalle lezioni
del venerando prof. Paolo Geymonat —
rappresentante di ’ina età già allora tramontata — a quelle del Don. Luzzi; e di
avere ancora avuto a Maestro il sempre
rimpianto prof. Giovanni Rostagno: altrettante personalità che incarnarono metodi
molto diversi, ma tutti ugualmente fonda
ti sulla medesima Rocca.
Ed io dico: qualunque sia l’evoluzione
logica e necessaria del pensiero e, quindi,
dei sistemi, rimane — rimanga ognora '—
il fatto: che la Scienza sia ancella deila
Fede ed abbia per iscopo supremo il Regno di Dio.
Vestirete la toga?
Prime armi
Ricordi della
di
Facoltà
Firenze
Teologica
E’ un fatto di elementare esperienza che
ricerche e studi vanno più o meno moditicandosi col volger degli anni; ciò tanto
più quando sian-j anni fecondi di circostanze ispiratrici, o quando si tratti di tempi turbati, quali sono stali gli ultimi decenni.
Era quindi naturale che anche la nostra
Facoltà di Teologia avvertisse il fenomeno, particolarmente poi col cambiamento
di sede e di ambiente; ed è perciò interessante ricordare qualcosa dell’antica figura,
della Facoltà stessa, per chiederci ciò che
ha da insegnare l’evoluzione compiuta.
lo! » — Or, vanto della nostra Facoltà lu
per l’appunto questo: di fondarci sopra
VEvangelo eterno; senza grettezze, anzi,
con onesta larghezza e libertà di vedute,
ma con equilibrata e salda fedeltà. Tutto
codesto, gli studenti sentivano fortemente
ed apprezzavano.
Studenti e' Professori
Si facevano nella Chiesa di Via de’ Serragli; presso le Opere sociali fiorenti in
città, principalmente al « Dispensario » nel
Quartiere popolare di S. Frediano; ed in
sostituzioni occasionali a Pisa, Livorno,
Siena: tutti cari ricordi, per chi vi prese
parte attiva.
«LAUDATOR TEMPORI^ ACTl »? No.
Codeste rievocazioni non sono il nostalgico
riflesso di una falsa « Età dell’oro ». Non
è vero che tutto fosse meglio allora. Nè e
vero che tutto sia migliore oggi.
Sono, bensì, rievocazioni familiari intese a benedire il Signore per averci Egli
chiamati e preparati al suo servizio; e intese a proclamare a chiunque abbia a orecchio da udire » la bellezza di una tale ve
cazione.
Noi, che siam nati prima, « ce ne andiamo per la via di tutta la terra »... Chi riempirà i posti vuoti?
Luigi Marauda
Vecchi e nuovi problemi
Esattamente mezzo secolo fa, era l’epoca
in cui il Razionalismo, specie tedesco, fino allora in auge, cominciava a declinare
sotto la reazione biblica, culminante poi
più tardi nell'insegnamento del prof. Kart
Battìi; e riceveva intanto fieri colpi dalle
scoperte archeologiche del tempo (es. la
famosa stele di Hammurabi, nel 1902). Era
pure di gran voga l'eresia teosofica, coi
suo corollario dello Spiritismo {perfino un
nostro Sinodo se ne commosse..,) La celebre signora Annie Besant entusiasmava con
le sue conferenze, e si correva ad ascoltarla. Cose ormai tutte superate!
Non dimenticheremo mai lo sguardo apparentemente truce, benevolo in realtà, col
quale il Presidente Matteo Prochet accompagnava la sua raccomandazione nel salutarci alla partenza per l Università di Berlino: a Giovanotto! Si ricordi che ci occorrono Evangelizzatori nutriti con l’Evange
Arrivavano, allora, numerosi dalle Valli; ne venivano pure regolarmente dalle
Chiese della Evangelizzazione e dall’E.stero. E l’affiatamento era bueno.
Ad esso contribuiva forse la vita di famiglia, la quale — anche se un po’ « aliti
Bohème » — maturava il carattere dando
il senso della responsabilità, ognuno a suo
turno fungeva da <i pater familiasor (Furiere), regolando, fra l'altro, la scelta e la
Si è aperta a Roma la
Libreria di Cultura Religiosa
che si propone di presentare il pubblico italiano colto una visuale criti
ca del problema religJoso nelle diver
:,e tendenze del pensiero attuale.
Roma, Piazza Cavour 32.
Del oc Ministero Femminile » si è
già parlato e discusso, ma noi oggi
non vogliamo trattare un « problema » che, senza azione concreta, non
si risolve con dibattiti ed opinioni,
ma della nostra vita in Facoltà.
Certo, vi sembrerà stixma la posizione di due studentesse in un ambiente tradizionalmente maschile.
Non è invece strano per noi, che
ci sentiamo unite ai nostri colleghi
in tutte le attività della Facoltà; nello studio, nella vita comunitaria,
nell ’ evangelizzazione.
Studiamo con gioia, nella consapevolezza che la preparazione teologica è di grmulissima importanz*
anche per il nostro lavoro particolare nella Chieoa, e sappiamo che U
Signore ci aiuta anche in questo.
bpesso anche noi potremmo essere
sconcertate: la nostra posizione non è
ancora definita; spesso ci chiedono:
c< Salirete sul pulpito? vestirete la
toga? ». Ma pulpito e toga non soms
do a cui pensiamo; pensiamo a prepararci seriamente per poter veramente dare la nostra opera alla Chiesa. Ed il lavoro della donna nella
Chiesa è molto vasto.
Tutte le opposizioni e le difficoltà che spesso ci vengono delineate,
cadono quando ci troviamo di fronte
alla realtà della predicazione dei
Vangelo.
Quando la domenica usciamo con
i nostri compagni ad evangelizzare
le campagne del Basso Lazio, vediamo che anche da parte di un ambien
te chiuso e primitivo come quello di
questi contadini, non si presenta
nessuna opposizione o difficoltà al
fatto che siamo donne, anzi, in certi
casi vediamo che si attende da noi
un’opera particolare.
Ricorderò sempre la figura di uru
ragazza diciasettenne che per quasi
due mesi ho seguito nella sua malat
tia al policlinico di Roma. Era aitai
fabeta. Le insegnai a leggere e a seri
vere, le parlavo di Grido, pregavo
con lei. Morì inaspettatamente nel
suo povero casolare. Ho sentito che
quella madre, abbracciandomi piangendo, cercava un sollievo al suo dolore atroce... ed io piangevo con lei.
Anche questi fatti ci danno^nuiu.
va forza per proseguire la nostra
strada. Non è facile essere « pionieriy> , ma lo siamo perchè Iddio ci ha
chiamate e sentiamo che Egli ci
guida e ci aiuta.
Il suo Spirito ci infiamma sempre
di nuova speranza: anche noi potremo lavorare... « il tuo Regno ven
ga! ».
Giuliana Gandolfo
Centro evangelico di Cultura di Roma
Campo Ecumenico di lavoro
per Pastori
Mainz-Kastel, 9 giugno - 4 luglio
1) Tempo: 9 giugno - luglio 1952.
I partecipanti sono pregali di trattenersi
possibilmente per tutta la durala del
campo.
2) Iscrizioni : si ricevono dal 1 Aprile presso la Gossner Mission — Mainz-Kasie!,
Eleonorenstrasse 64, Tel. Wiesbaden
25353.
3) Viaggio: Il viaggio è a carico del partecipante o della sua chiesa.
4) Costo del campo: DM 3 al giorno (circi
360 lire). Chi si trovasse in difficoltà per
il pagamento di questa somma, è pregalo
di segnalarlo all'alto delTiscrizione. La
parle.’,ipazione al campo non dipende da
questa retta.
5) Lingua: Inglese e tedesco.
6) Programma: a) 6 ore di lavoro al mattino — b) Conferenze, discussioni e studi
biblici dopo le 16 — c) Alla domenica,
culto ecumenico nelle varie parrocchie
vicine, e festa missionaria della Gossner
Mission a Mainz-Kastel — d) Visita ad
una industria ■— e) Gita sul Reno.
Horst Symanowski.
Il sabato 9 febbraio il Past. Mario Sbaffi
ha parlato su « L’uomo nel pensiero e nell’arte di Dostoiewsky ».
Il pastore Sbaffl considera direttamente
l’antropologia dostoieskiana attraverso gli
scritti del nostro: il problema antropologico di Dostoiewsky è sostanzialmente un
problema di libertà; per un uomo la libertà sta più in alto del benessere; se
però nelle « Memorie del sottosuolo » cogliamo l’aspetto negativo del concetto di
libertà - la libertà che trascende in arbitrio - nelle opere successive troviamo la
concezione religiosa positiva che superando
la dialettica dell’uomo del sottosuolo ci
mostra come nell’arbitrio si uccide la libertà e nella rivolta a Dio si nega l’uomo;
la vetta cui conduce la concezione dostoieskiana della libertà è la libera accettazione
dì Cristo nella quale è tutta la dignità del
cristianesimo (Fratelli Karamazof).
Volgendo verso la isua conclusione, il
pastore Sbaffi mette in luce altri aspetti
de;la concezione dell’uomo in Dostoiewsky: più che l’odio e l’orgoglio ciò che
spinge l’uomo a tradire il Cristo è l’avidità del denaro, il fare del problema economico il problema della vita; l’umiltà
è considerata come una forza che conferisce, a chi la possiede, un vantaggio « terrible »; guai, però, se l’umiltà viene
umiliata giacché se l umillà santifica, la
umiliazione danna, avvilisce l’anima, la
piega, la deforma, la inaridisce e la irrita (Umiliati e offesi); l’uomo non è mai
più vicino a Dio se non quando si carica
della sua croce e, toccando il fondo dell’angoscia « non sa più dove andare » (Delitto c castigo).
* *
fondamentali della Riforma nascente, quali la predestinazione, la giustificazione per
la sola fede, la adozione di due soli sacramenti, ecc., attraverso una serie di relazioni dirette con i Riformalori della Svizzera e dell’Aisazia, ed in particolare con
Ecolampadio a Basilea e con Bucero a Strasburgo.
L’oratore ha quindi illustrato i tre documenti fondamentali, che testimoniano
in modo vivo e concreto di questi rapporti,
cioè la relazione ufficiale dei due « barbi »
Giorgio Morel di Freissinière e Pietro
Masson di Borgogna delegati dal Sinodo
di Mérindol in Provenza, nel 1530, ad incontrare i Riformatori e le risposte di
Ecolampadio e Bucero ai quesiti presentati
dai Valdesi. Gli argomenti trattati in questo lungo carteggio, posseduto tanto in lingua latina quanto nell’idioma valdese del
tempo, si possono dividere in tre gruppi:
1) il primo sulla preparazione, consacrazione e condizione dei « barbi » o ministri; 2) il secondo sulle dottrine e riti;
3) il terzo su.la vita e disciplina delle comunità e sui rapporti con il mondo esterno.
Nel viaggio di ritorno dall’Alsazia, attraverso la Borgogna, Masson fu riconosciuto, arrestato e condannato a morte,
cosicché il solo Morel potè ritornare in
Provenza, dove i responsabili Valdesi,
presa conoscenza delle risposte dei Riformatori, decisero di convocare un Sinodo
generale nel cuore delle Valli piemontesi,
a Chanforan, dove dal 12 al 18 settembre
1532, alia presenza dei Riformatori Farei
e Saunler, fu decretata solennemente l’adesione alla Riforma, come già si era configurata in Svizzera prima dell’arrivo e
dell’opera di Calvino.
un elemento indispensabile della liturgìa
cristiana. Lutero considera la musica un
magnifico dono di Dio. Egli dice che Dio
predica attraverso la musica. 11 ministerio
del Pastore è un ministerio dove la musica deve essere tenuta in debita considerazione. I nostri giovani Pastori in Italia
hanno compreso l’importanza della nuisica sacra evangelica: essi si trovano in pieno
rinnovamento musicale, che il Moderatore Del Pesco chiamò una riforma musicale. I nostri studenti di teologia hanno
sperimentato personalmente l’urgenza della parte musicale nel Culto. Dopo la concisa introduzione, la Sig.ra Fiirst coadiuvata dagli studenti di teologìa, che hanno
anche diretto il coro o suonato l’armonium
ha dato dei saggi molto ben riusciti di musica e di canto riguardanti le varie occasioni del ministerio pastorale. L’ultimo
coro è stato diretto dal Pastore Negrin del
Sud America, che ha dato un breve ragguaglio dell’attività musicale e corale del
mondo evange.ico dell’America del Sud.
Anche neli’America del Sud c’è un vero ritorno alla musica classica della Riforma
e questo è uii segno che fa ben sperare.
• * *
Ci auguriamo che la ripresa del Cen
tro Evangelico di Cultura coincida con
una ripresa in altre città d’Italia e con un
rinnovato interesse per le verità evangeliche.
Diamo intanto, per informazione, il programma delle conferenze dei mesi di marzo e aprile:
8
cristiana — potenza di
— Pastore M. Ronchi.
Il 16 febbraio, anche in relazione alla
commemorazione del 17 febbraio il Prof.
Giovanni Gönnet ha parlato su « / rapporti
fra i Valdesi e i riformatori prima di Calvino ». In occasione della celebrazione del
17 febbraio e della commemorazione del
4ülv anniversario della morte di Martino
Bucero, avvenuta a Cambridge il 28 febbraio 1551, l’oratore ha ricordato le varie
vicende che dal 1526 al 1532 portarono i
Valdesi del Piemonte, del Delfinato e della Provenza ad accogliere alcune dottrine
• e *
Sabato 1" marzo ha avuto luogo una
conferenza singolare: a La musica nel ministerio del Pastore », tenuta dalla Sig.ra
Margherita Fiirst Wulle. La Sig.ra Fùrst
ha ricordato che pochi forse sì rendono
conto dell’importanza della musica nel
Culto. Quasi la metà del tempo è preso
dalla musica: numerosi inni, brani liturgici, preludi, interludi, postludi, senza
parlare del coro quando c'è. 11 canto è
marzo — Fede
conciliazione
15 ma"zo — L’educazione religiosa dei fanciulli, oggi — Introduzione del Pastore M. Moreschini.
22 marzo — / problemi del Medioevo Cristiano — Prof. G. Gönnet.
29 marzo — La speranza messianica nell’Antico Testamento — Prof. G. Pidoux.
5 aprile — La Chiesa Luterana, prima e
dopo la guerra — Doti. W. Hammer.
Filadelfo.
3
K
^ L'ECO DELLE VALU VALDESI
Industrie Valdesi
Ho letto nel n. 6 di questo giornale
la meritata esaltazione delle industrie fondate a Valdese, N. C., U. S.
A., dai nostri conterranei Garrou e
Grill. Magnifiche affermazioni del lavoro umano, forti esempi da preporre a chi non ha ancora potuto fare
altrettanto. Eppure... qualche cosa
mi fa pensare in quel titolo: Vaggettivo valdese. In che senso possiamo
chiamare quel lavoro un lavoro valdese? Sì, nel senso etnico possiamo
' dirlo senz’altro. E riconosco che l'autore dell’articolo non voleva diie di
più. Ma io mi chiedo se possiamo
fermarci lì; se possiamo fermarci
quando pensiamo ai Valdesi e parliamo di essi, alle manifestazioni comuni, alle attività che i Valdesi possono avere in comune con gli altri uomini, o se piuttosto, per attribuire
a qualcuno o a qualche cose il nome
sacro sotto il quale tanti morirono,
non dobbiamo indagare per vedere
se, oltre la luce che scaturisce da
un’opera umana, non si faccia scorgere un’altra luce, senza la quale la
prima non ha alcun valore: quella
della fede, di cui le opere dei credenti devono sempre essere un segno.
Operare
nel segno della fede
Sia ben chiaro che in tutto quanto
vado dicendo e dirò non è nessuna
intenzione di esaminare le persone
dei signori Grill e Garrou, come di
chiunque altri possa pensare di esser
chiamato in causa. Soltanto Iddio
scruta l’intimo dei cuori e delle menti degli uomini. Noi parliamo soltanto delle opere, che sono le sole su ciw
possiamo gettare il nostro sguaido.
Orbene, io trovo che siamo portati
troppo facilmente ad esaltare il lavoro umano, in quello che ha di puramente umano, nel nostro ambiente. E qui mi riattacco a quello che
dice, nello stesso numero del giornale, il mio caro Bensì. Sì, il suo.'esso
nel campo del lavoro materiale è, secondo Calvino, un segno di elezione.
NoiLj-orrei però che, come sempre
può accadere nelle cose che ci lusiu
gano e ci fanno comodo — cioè che
assecondano la natura umana, l’uomo vecchio che non è mai veramente morto in noi — non vorrei, dicevo
che questo es.altissimo concetto del
Riformatore fosse da noi adoperato
come un argomento di giustificazirne per un po’ tutte le attività che noi
possiamo metterci a seguire.
Il termine « valdese » equivale a
« santo ». Chi è valdese dev'essere
santo, cioè messo da parte, consacrato all’Eterno per compiere ie opere
sue. {Non giungerei ancora a questa
affermazione; preferirei lasciare al
termine (c cristiano » il significato di
(c santo » e dire che i Valdesi sono
chiamati ad essere cristiani, cioè santi. N. d. R.). Ed ecco subito un punto di riferimento concreto per ajiprezzare ciò che dai Valdesi, come
da tutti coloro che si professano figli
di Dio, viene compiuto.
Se noi siamo destinati a compiere
qui sulla terra le opere di Dio - -- e
pare che così i nostri padri intendessero la ragione della loro esistenza
— allora è chiaro che solo ie opere
di Dio merit.ano in pieno e con precisione l’aggettivo di valdese. Le altre opere che non sono vietate dalla
legge di Dio possono essere compiute da noi, ma non meritano una considerazione particolare, riferita alla
nostra speciale qualità di testimoiii
di Dio. Ammenoché — e qui veniamo al punto centrale della questione
— queste opere qiialunque non siano da noi compiute con mezzi e modi diversi da quelli che adoperano
gli altri uomini. Le opere possono
essere in apparenza le stesse; ma lo
spirito col quale sono fatte, le leggi
die esse seguono devono essere quelle dì Dio e non quelle del mondo. Allora soltanto le iniziative possono legittimamente essere chiamate valdesi o cristiane. Anzi, questi aggettivi
devono essere spontaneamente adoperati da quelli che stanno fuori a
vedere, appunto in seguito alla constatazione che qualche cosa di diverso informa ed ispira l’attività dei credenti.
Per esempio, un’attività economica — parlo specialmente di queste attività che sono le più naturali, queiic a cui più direttamente si è condotti in questo mondo economico — una
attività economica è necessariamente
diretta da certe leggi che si chiamano appunto leconomiche: capitale,
mano d’opera, rimunerazione dell'un
no e dell’altra. Ma un imprenditore
cristiano non imposterà il suo lavoro
esclusivamente sulle leggi economiche, o meglio sforzerà le leggi ec)nomiche per sottometterle alla più
ampia e suprema legge di Dio. Cercherà di vincere la concorrenza, ma
non a spese della bontà del prodot .co
c, peggio, del salario dei lavoratori;
considererà questi come suoi subordinati, ma non come forze brute ado
perabili fino all’estrento limite nei^
solo interesse dell’utile deU’impresa;
accantonerà una quota parte degli
utili per ingrandire l’attività e far
fronte agl’imprevisti, non per godersela con la sua famiglia e gli amici;
trasformerà le istituzioni tradizionali
del mondo in altre che più si avvicinino a quelle del Regno di Dio che
deve venire e che è assai più importante di qualunque più bel prodotte.
Perchè qui sta la ragione essenziale di ogni nostro lavoro snUa terra;
annunziare, mediante esso, il Regno
che viene. Era stato detto agli uomini: lavorate la terra e rendetevela
soggetta. Essi hanno creduto di poterlo fare per sé, al solo scopo di esaltàre il loro benessere: di qui il
caos. Scopo deH'attività umana non
avrebbe mai dovuto essere l’interesse degli uomini; ma essi, come dice
l’Ecclesiaste, « hanno cercato moki
sotterfugi ». Tutti questi sotterfugi,
però hanno consentito loro di cambiare il cammino che Dio aveva stabilito alla creazione: hanno solo
prodotto la rovina del vecchio mondo e la nuova creazione di un mondo migliore, che Dio ha compiuto in
Gesù Cristo.
Tutti coloro che credono in questo
nome, che sono stati veramente battezzati in esso, che sono rinati a vita
nuova per la sola virtù del sangue
sparso sulla croce non possono dunque essere come gli altri, fare le opere degli altri, cercare il segno della loro salvezza nelle opere coronate
da successo, ma nella fede la quale
consente i trionfi e i successi perchè
ne ha consentito il primo, il più
grande, al quale tutti gli altri son<>
subordinati e dal quale solo possono
essere determinali: la vittoria sul
mondo, che non si ottiene coi metodi del mondo.
Presenza
della Parola di Dio
Credo che la Chiesa abbia qualche
cosa da dire anche sul modo col
quale i suoi membri esercitano non
importa quale attivila nel mondo, e
sullo spirito col quale lo esercitano.
Credo che la Chiesa possa e debba
predicare la volontà del Signore an
che nei casi singoli, nel lavoro di ciascuno di noi, e possa vagliarlo per
vedere se è secondo la volontà di
Dio. Specialmente nei riguardi dei
più ricchi, di' coloro che abbondano
di mezzi materiali, ho l’impressione
che per tradizione, generale si sia
troppo stati propensi a sorvolare.
Invece credo che sia tempo di dite
la nostra parola, che non può e non
deve essere se non la Parola del Signore, su tutte le attività che gli uomini esercitano, per sceverate quel
le che sono da Dio da quelle che ven
gono dal maligno. Ne hanno bisogno
i membri delle anitre comunità che
non sanno più che cosa pensare, che
non sentono più, come una volta,
nna parola venire da parie di Dio
a dir loro come si devono comportare; e perciò abbandonano le assemblee che non portano più loro il
nutrimento che cercano, e vanno al•rove, seguendo la suggestione dell’Avversario che vuole aUontaiiarle
dalla verità; e restano dispersi, cene pecore che non hanno pastore.
Con questo ;ion voglio dire che oc
corra mettersi a predicare sociologia
o scienze politiche: ancora e sempre
l’Evangelo solo dev'essere predicato;
ma le esigenze del tempo presente
devono dare lo spunto e costituire il
simbolo, il segno di cui la Parola si
riveste, come avveniva nella bocca
del Signore Gesù, dei suoi apostoli e
dei nostri antenati valdesi.
L. de Nicola
Abbiamo il dolore di annunziars la morte di un caro e fedele amico delle Chiesa
Valdese, il
Fasi. Maurice Gardiol
di Losanna, unito alle Chiese .Ielle Valli
da vincoli di affetto e di discendenza.
La sua casa era sempre aperta ai delegali della Chiesa Valdese; poche settima
ne or sono egli era con noi insieme al
gruppo valdese di Losanna in occasione di
una riunione e, nella chiesa di St, Francois, da lui profondamente amata nel suo
ministero pastorale, ci aveva chiamati a
presiedere un culto.
Le poche notizie della sua dipartenza,
giunte all'ultimo momento, c’impediscono
di dire di più. Speriamo di potei lo fare
prossimamente. Ci Umiliamo per ora ad
annunziare che egli non è più quaggiù e
ad esprimere alla sua famiglia nel lutto il
pensiero di fraterna e cristiana simpatia di
tutta la Chiesa Valdese.
Red.
La Voce delle Comunità
Pdmaretto
Anche quest’anno la nostra festa valdeie
è stata celebrata con là consueta solennità.
La sera del 16 luci multicolori e stemmi
luminosi spiccavano su parecchie abitazioni ed il Tempio era illuminato da un potente riflettore. Numerosi furono i fuochi
di gioia accesi in ogni villaggio.
La mattina del 17, favoriti dal bel tempo, i due cortei, preceduti ciascuno da una
banda musicale, si mossero da Pomaretto e
da Inverso Pinasca, unendosi puntuali al
ponte di Pe,rosa. Da qui, m un solo corteo,
con bandiere valdesi e tricolori, si attraversarono; le vie di Perosa fino a Pomaretto.
Alla cerimonia religioso-storica nel Tem.
pio presenziarono le autorità di Perosa; il
pastore Sig. Naso in sostituzione del titolare parlò del 17 febbraio non solo come
di un giorno di festa, ma soprattutto di riconsacrazione al Signore, lì prof. Ernesto
Tron presentò un’allocuzione su un argomento di storia valdese. La Corale esegui
un coro di. circostanza e vari inni. I bambini della Scuola domenicale terminarono
il programma con recito e canti. Alle 13
ben 192 commensali presero posto all’àgape
fraterna al Convitto. Dopo il pranzo la Signorina Schäfer ci portò il saluto dei fratelli valdesi del 'Wiirtenberg. In seguito
bande musicali e corale intrattennero il
pubblico fino a tardo pomeriggio con musiche e canti. Nella sala dei teatro, la tradizionale serata preparata egregiamente
dalla gioventù, con l’apprezzato concorso
della banda musicale di Pomaretto durante gli intervalli, terminò questa bella giornata di cui siamo riconoscenti al Signore.
Domenica 16 Marzo u. s. la filodrammati(;a dell’ U. G. di Perrero, composta di
simpatici giovani tra cui alcuni ex-alunni
della Scuola Latina, scei deva a Pomaretto,
accompagnata dal pastore sig. Coisson e
dalla sua gentile signora, per offrire ai
« Pomarini » una rappi'csentazion.j teatrale
nella Sala del Convitto.
Molto applauditi dal pubblico che giemiva il teatrino i bravi allori interpielavano
il dramma: re Cuffietta azzurra» di L. Ro
stain. Un (juadro biblico e una brillante
farsa completarono il programma.
Il gentile pensiero dei giovani di Perrero,
i quali, sfidando ie distanze, si, sono spontaneamente offerii di organizzare una serata a beneficio della Scuoia Latina, è stalo
molto apprezzato dai prolessori che desiderano, da queste colonne, esprimere a tutti
e, in modo speciale aH'iiifaticabilc diretto
re, i loro più sentili ringraziamenti. E arrivederci... presto!
Prarostino
Dall’ultima Circolare stralciamo alcune
notizie di Prarostino per i nostri amici lon.
tani e per i lettori dell’Eco.
Le solennità natalizie, di Capodanno e
del « XVII » febbraio hanno registrato imponenti assemblee, favorite anche dal bel
tempo. E’ un buon segno che certe date
dei calendario ecclesiastico riescano ancora
a scuotere la indifferenza di tanti, ma il
fatto stesso che solo queste date interessano la coscienza di quei tanti è pure un segno che ci deve lasciar pensosi. Una comunità è tgle solo se vive nella comunione
di Dio c dei fratelli, se no è una associazione qualunque; una chiesa è tale soltanto se Gesù Cristo è per lei veramente il signore ubbidito e l’Evangelo della salvezza
rettamente predicato e seriamente ascoltato, se no è una ■ parrocchia» qualunque!
Dell’ingresso in paese — quando
si arriva dalla parte di Pinerolo —
il nostro Bisnonno fa un’accurata e
pittoresca descrizione, ch’egli chiama
Posilura
Dopo aver detto che « all’imbocco di Val Perosa — framezzo a praterie fresche e verdeggianti — giace
l’industrioso villaggio di San Germano » e dopo aver accennato al « grande cotonificio utilissimo alla povera
gente », il Beri passa a descriverci
« una immensa cava in cui — a furia di polvere, di conii e scalpelli
e martellate — si sta ora letteralmente radendo la montagna del Malanaggio, per estrarre il granito. Ci
vorranno, non vi ha dubbio, centinaia d’anni prima che sia tagliata
una fetta tale di quel monte da convertirlo in pianura; ma ciò non pertanto, anche nelTinverno, risplende di già e riscalda il sol levante —
attraverso lo immenso foro — i villaggi che, dianzi, non potevano godere la benefica sua influenza ».
Una nobile dichiarazione
A questo punto, il nostro Autore
dichiara che — tranne un solo evento storico più importante e non molto conosciuto — egli nulla dirà dei
fatti d’armi anticamente avvenuti in
S. Germano fra cattolici e protestanti, « Sono, invero, quelle cose da tenersi, ove possibile, anzi che ridirsi;
imperocché è meglio ricordare ai posteri nobili ed eroici esemjji di fratallenza ed unione, che non civili
guerre ed astii religiosi, le passate
tristi vicende dovendosi solo rammentare affinchè i figli camminino sulle
orme dei padri, quando son esse da
segalini ».
le memoRie di un Disnonno
Gap. V - S. Germano
Vorremmo — a questo proposito
— fare- qualche riserva. D’accordo
che devonsi evitare le memorie del
passato quando tali ricordi non servono ad altro che a coltivare l’astio
in mezzo ad una popolazione mista.
Ma ci sono dei limiti ad una mentalità eccessivamente obliosa e « conciliatorista ». Lo stesso Beri ammette
che le passate tristi vicende debbono
essere rammentate « affinchè i figli
camminino sulle orme dei padri
quando sono esse da seguirsi. E noi
Valdesi d’oggi — di fronte alle mene totalitariste del Vaticano e dell’Azione cattolica —- siamo ben decisi a
camminare « sulle orme dei padri »
ed a lottare per la causa nostra secolare che è quella della dignità della
persona umana e della libertà di pensiero e di coscienza!
In che modo si arrivava
alle persecuzioni
A questo punto, il Beri si addentra a spiegare come mai — partendo
da motivi essenzialmente religiosi —
i Valdesi finirono per essere considerati come politicamente ribelli e
quindi perseguitati per dei molivi
civili. Questa esposizione, — molto
chiara, obbiettiva e convincente —
merita che vi si accenni, almeno sotto forma di un breve riassunto.
Prìmo tempo. I Valdesi — esclusivamente per motivi religiosi — erano, per il Governo dei Duchi di Savoia, non dei cittadini come gli al
tri, ma soltanto dei tollerati. Essi
cioè avevano la vita salva e potevano disporre dei loro beni (salvo ad
essere periodicamente e duramente
taglieggiati) alla condizione espressa ed assoluta di risiedere al di là di
un limite territoriale stabilito allo
sbocco delle loro Valli: vero ghetto
montano corrispondente all’altro
ghetto stabilito nelle grandi città piemontesi per la residenza degli Ebrei.
Secondo tempo. Spinti dalle difficili condizioni economiche, ostacolati dalle montagne nella naturale
loro espressione demografica (ma
non democratica) — « come un vaso
troppo pieno sgorga » — i Valdesi
acquistavano terre « in suolo ad essi bandito », le coltivavano, vi stabilivano le loro numerose famiglie
« e volevano celebrarvi il culto loro,
e seppellirvi i loro defunti ».
Terzo tempo. Il fenomeno di fuoruscita... razziale acquistava sempre
maggiore importanza. « Indi i continui reclami del clero cattolico, vigile ed attento a constatare le infrazioni commesse dai religionari alle Leggi dello Stato.
Quarto tempo. Le autorità civili
e militari intervenivano con nuovi
bandi, minacciando rappresaglie: esilio, prigioni e roghi ai contravventori.
non sentono più, come una volcattolizzavano, non vendevano le loro terre regolarmente acquistate,
pagate e fecondate col loro sudore.
Che cosa restava da fare? Prender le
armi e formare le compagnie volanti.
Sesto tempo. Le autorità civili e
religiose mettevano le truppe in campagna. I Valdesi si difendevano nelle montagne, aggredivano in pianura. Bisogna riconoscere che — talvolta — Gianavello e jahier si spingevano molto in là.
Era il regno della violenza, da
ambe le parti. Forse — in quei tempi — non c’era altro da fare!...
Un episodio di guerra
Riferendosi a San Germano, il
Beri rievoca la persecuzione del
1685, dalla quale risulta che i Vaidesi erano perseguitati anche quando non erano nè dei « contravventori », nè dei « sovversivi ».
Avendo in queU’anno il re Luigi
XIV di Francia costretto gli Ugonotti con la Rivocazione dell’Editto di
Nantes — ad abiurare o a morire,
venne bandito dal Duca Vittorio Amedeo II lo stesso ordine contro i
Valdesi di Piemonte. Insorsero questi contro le truppe francesi e piemontesi mosse assieme per espellere dalle Valli i ribelli. Era a capo
di molte migliaia di francesi il generale Catinai e a capo di 4.300 piemontesi il marchese di Parelle. Resistettero da disperati 4.000 montanari in grado dì combattere. Uno
dei primi scontri avvenne nel borghetto di San Germano.
« Intanto, caldamente consigliati i
Valdesi — dagli amici e protettori
loro dell’Estero — a non proseguire
più oltre una resistenza inconsulta
ed inutile, e a sottomettersi alla necessità, essi ebbero un abboccamento con Don Gabriele di Savoia, che
promise loro vita salva e ducale clemenza ove si arrendessero e s’impegnassero ad esulare. Essi quindi deposero le armi e si arresero o discrezione, a malgrado del parere di molti fra i loro capi, e specie del pastore Enrico Arnaud, che aveva comandato durante la fazione di San Germano. Vennero quindi fatti prigioni tutti i Valdesi e accalcati in numero di 14.000 nelle più fetide carceri
di Luserna, di Miradolo e di altri
luoghi, ove ben presto morirono a
centinaia di malattia, di stenti e di
miseria.
« Ne donava Vittorio Amedeo 500
a suo cugino il re di Francia che li
mandò a remare sulle sue galere. Li
rifiutava ai Veneziani — che avevano fatto la stessa richiesta — memore delle promesse fatte in nome
suo di non farli morire, nè patire per
tormenti (!). Si accontentò di spargere i superstiti nel Vercellese e altrove a condizione di cattolizzarsi.
« Gli altri, sopravviventi all’immenso infortunio, furono espulsi in
esilio. Durante il sopravveniente inverno dovettero attraversare i ghiacciai e le nevi del Moncenisio ed ivi
centinaia di essi — vegliardi, infermi, donne e bimbi — cessarono di
patire.... ».
Àncora ci assale l’orrore ed il disgusto.
Amedeo Bert
(Al prossimo Numero: POMARETTO)
4
TV.. ■ ,|r' ‘ '
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
I Fhbene noi vogliamo essere veramente una
Comunità ed una Chiesa.
Nella settimana dai 20 al 27 gennaio abbiamo avuto’ la visita gradita di alcuni Pastori (P. Bosio, E. Geymct, R. Tahier, G.
Bouchard), che hanno tenuto in tutti i
quartieri delle adunanze, ben frequentate,
portando ovunque efficaci messaggi. Li ringraziamo.
La nostra Unione Giovanile, forte di oltre 60 membri, lavora efficacemente per la
chiesa. Vogliamo sperare che tutti i giovani si uniscano nel comune servizio per
Cristo e la sua Chiesa.
L’Unione delle Madri, un piccolo gruppo ma bene armonizzato, tiene due volte
al mese le sue adunanze. Ora, a cura delle
« Madri », si sta organizzando il tradizionale « bazar » primaverile, che quest’anno
assume una importanza grande per lo scopo per cui verrà fatto: aiutarsi al riscatto
della Casa Valdese di S. Bartolomeo. Fin
d’ora raccomandiamo fortemente il prossimo bazar, che dovrà essere un altro segno
del nostro impegno e della mobilitazione
di tutte le nostre forze in vista del completo riscatto della Casa valdese.
La Corale, ridotta ad un piccolo gruppo
di « fedeli ' al canto », ha partecipato con
cori ai culti delle solennità.
CASA VALDESE. — Dopo l’acquisto
della ex Casa Estiva di S. Bartolomeo da
parte del nostro Concistoro, abbiamo lanciato una sottoscrizione a Prarostino tra i
nostri fratelli, i quali hanno già risposto
con slancio e generosità, dimostrazione
unanime della volontà di tutti di voler sostenere la decisione del Concistoro ed unirsi nella difesa del patrimonio delle nostre
Valli. La sottoscrizione ha trovato unanim;
confuso pure lontano presso il cuore generoso dei figli di questa terra di Prarostino, per cui numerose offerte ci sono
pervenute anche da loro; li vogliamo ringraziare sentitamente ed il loro esempio
additare a chi non ha ancora avuto l’occasione di farci pervenire l’espressione del
suo attaccamento alla terra d’origine.
La somma fin qui raccolta supera già alcune centinaia di migliaia di Lire. Grazie,
fratelli ed amici, vicini e lontani! La v.>stra offerta non solo ci darà la possibilità
di riscattare subito la Casa Valdese, ma è
per noi un segno dei sentimenti che vi uniscono a noi!
NELLA CASA DEL PADRE. — A più
riprese, in questi ultimi tempi, la Comunità si è stretta attorno a famiglie colpite
dal lutto, per la dipartenza delle seguenti
persone :
Forneron Lorenzo (Rostans) deceduto il
29 dicembre, dopo pochi giorni di malattia, all’età di 79 anni.
Paschetto Jenny ved. Lodino (Ciabot),
deceduta il 2 gennaio, dopo lunghe sofferenze, all’età di 81 anni.
Robert Guido (Collaretto), strappato a
questa vita da un morbo crudele all’età di
8 anni il 31 gennaio.
Paschetto' Luigia n. Rostan (Ciabot), deceduta l’il febbraio, dopo pochi giorni di
malattia, all’età di 77 anni.
Godino Anna ved. Cardon (Nida), deceduta il 3 marzo dopo alcuni giorni di infermità all’età di 81 anni.
Forneron Lidia (Merle) passata aU’altra
riva senza sofferenze aU'età di 70 anni.
Gardiol Federico (Fave) deceduto il 7
marzo, dopo lunga infermità, all’età di 68
anni.
A tutti quelli che piangono, ma non sei.
za speranza, rinnoviamo la nostra viva simpatia cristiana.
Bobbio Pellice
Dom-enica 9 corrente una immensa folla
ha reso gli onori alla salma di Rostagnol
Giacomo di Malpertus, di anni 71. La fede
in Dio l’ha aiutato a sopportare la prova.
Per diversi anni quale giudice Conciliatore e Consigliere comunale egli : ese utili ‘
servizi alla popolazione. La Chiesa rinnova alla numerosa famiglia l’espressione della sua sincera simpatia cristiana.
i E’ stata battezzata il 16 corrente Negrin
Angela Vilma di Stefano e di Bifolco Lucia. « Lasciate venire a me i piccoli fanciulli ».
Il 22 corrente si sono uniti in matrimonio nel Tempio di Villar Pellice Re Davide e Maghit Cristiana. 11 Signore sia l’ospite costante del loro focolare.
Ringraziamo il maestro E. Paschetto per
aver presieduto in assenza del Pastore il
culto del 2 marzo.
Rodoretto
C’est avec onè profonde sympathie que
la paroisse a iffitouré Mr. et M.me René
Tron, diacre à Champ du Clôt. Ces jeunes
époux ont eu la douleur de perdre à l’âge
d’un an leur chère petite fille Vanda.
Seigneur, que ta volonté soit faite!
Berna
Il 24 Febbraio u. s. ha avuto luogo, prò
ceduto da un’agape alla quale hanno preso
parte alcuni fratelli con il Pastore, la soìita riunione familiare annuale con la tradizionale « pesca di beneficenza » che quest’anno è stata fatta a favore del nuovo tempio di Milano, ed il solito tè..
La riunione è stata magnifica sotto tutti
i punti di vista; i giovani della comunità
hanno avuto parte attiva alla preparazione
della riunione, mentre il Pastore con la sua
allocuzione ha fatto sorgere un’atinosferi'
di lieta familiarità.
Hanno pa tecipato in massa giovani e vecchi, e non sono mancati i fanciulli, che col
Moro cinguettìo hanno portato una nota pri
maverile. E’ stata presentata su di un tea
trino una favoletta divertentissima che ha
dUettato .i grandi più dei .piccoli, e l’artista
delle figurine ritagliate è stata la figlia del
Pastore di Münsiagen.^
La recita di alcune poesie ha tenuto desto l’uditorio, che'e stato^poi dilettato dal
l’esecuzione di -alcuni pezzi classici da pai ■
te di un terzetto composto di pianoforte,
violino 3 flauto. Ha fatto cornice ad una festa tanto ben riuscita la vendita all’asta di
un magnifico specchio dorato stile veneziano offerto da un caro gievane, artefice dello stesso e bravo interprete di.. <( Tirintic
chio ». '
11 compratore dello specchio, uno dei nosti fratelli più anziani Io ha promésso ir
dono al primo dei giovani, o delle giovani,
che si sposerà nella nostra cappella. Quindi
coraggio '
Adalgisa Schräg.
Cannes
J’ai eu la joie de pa-iser la fête du NVII
février à Cannes où environ 150 personnes,
en grande partie Vaudois. se sont réunis au
Presbytère de l’Eglise Réformée.
Mr. le pasteur Monod nous a reçus avec
son habituelle couitoisie dont nous lui savons gré et il nous a été bien agréable de
passer une belle soirée au cours de laquelle
nous avons vu défiler sur l’écran de magnifiques vues de nos Vallées, éloqueinraent
illustrées par la parole du pasteur Monod
et de Mr. Emile Bounous.
Nous avons apporté ensuite un message
d’Italie sur les conditions dans lesquelles actuellement notre ehère Eglise Vaudoise poursuit son oeuvre d’évangélisation. ISous nous
sommes aperçus a cet égard que plus d’un
de nos frères ignorait nos difficultés et était
loin de s’imaginer que nous ne jouissions
pas dans notre patrie des mêmes possibilités et libertés dml on jouit largeracnt en
France. Après avoir entendu une poésie déclamée par une jeune Vaudoise en costume
la réunion s’est terminée par la prière et
le chant traditionnel du « Serment de 3ibaud ». Nous remerçions vivement nos frères Pastre pour leur gracieuse ho.-pitaiité.
A propos de hberté en France, nous avons eu la joie d’assister à Nice à des réunions religieuses d'évangélisation sur l e
places publiques et de narticiper nous-mêmes, il n’y a pas très longtemps, à de pareilles réunions au vieux port à Marseille
Qaund pourrons-nous en faire autant dans
notre patrie?
I David Pons.
Losanna e Neuchâtél
Durante la “ua recente mission; in Svizzera, il Past. Rostan ha potuto prendere
contatto con vari gruppi di Valdesi residenti all’estero per ragioni di lavoro. A
Losanna, nel corso di una riunione serale,
egli ha parlato a numerosi giovani dell’opera della Chiesa ih Italia, illustrando
il suo messaggio con la proiezione di alcune filmine su paesaggi delle Valli e sulla storia va'de e antica. A Neuchâtel, il
gruppo dei nostri giovani, sotto ia guida
del Pastore Ph. Cherix il quale continua
ad occuparsi con amore del culto in lingua
italiana, si è riunito una domenica sera
nella sala di un ristorante per un incontro
fraterno che ha lasciato in tutti un gradito
ricordo.
Altri Valdesi isolati sono stali salutati
in altre località: a Fleurier, a Valangin, a
Bex, a Leysin, a Berna, per citare soltanto
alcuni nomi. Dalle colonne del giornale
inviamo ai valdesi in Svizzera il nostro saluto cordiale e l’esaltazione ad una testimonianza cristiana fedele.
Dispense Della FaiollD Teelepita
GIORGIO PEYROT : Nozioni generali di
diritto canonico — 1950-51.
GIORGIO PEYROT : L’ordinamento giuridico della Chiesa Valdese {Principi generali — fonti — Costituzione del 1929)
— 1951-52.
VALDO VINAY : Storia del Cristianesimo.
Dalla Reazione romantica ai nostri
giorni (sec. XIX-XX) — 1951-52.
Per l’acquisto rivolgersi alla Segreteria
della Facoltà, Via Pietro Cessa, 42, Roma
Monografia di Agape
E’ uscita un.a nuova monografia di Vgap-;
simile a quelle che già nel passato lianno
fatto conoscere nel mondo lo svolgimento
dei lavori di costruzione degli stabili in
un’atmosfera di vita comunitaria La presente monografia, ricca di bellissini,-; loto
grafie di gruppi e panoramiche, e dedicala
in modo speciale all’inaugurazione di Agape, l’estate scorsa, e fa rivivere dinanzi
agli occhi fatti e »cene di quelle belle gior
nate. Le illustrazioni danno alla nionogra
fia un valore artiuico che »’aggiunge a quello informativo, ormai pienamente raggiunte
Detta pubblicazione è in vendita a L. 3''?.
ordinandola alla Segreteria di Agape, Praii
di Pcrrero (Torino).
La monografia è accompagnata da un interessantissimo o dettagliato programma di
Campi e Conferenze previsti per il periodo
Marzo-Settembre 1952, in una succcssiomdi settimane di lavoro e di svago per i pie
coli ed i grandi, per gli intellettuali e gli
operai, per gli italiani e gli stranieri.
T
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Bovero Chiaffredo
(detto Cerù)
Negoziante in bovini
riconoscente ringrazia tulle le gentili persone che con scritti e presenza ai funerali,
presero parte al suo dolore.
Bricherasio (S. àlicheie) 8 Marzo 1952.
Le. prof. Guido Malan et ses enfants Car
lo, René et Ivo ainsi que leurs familles, le
frère Marco, les belles-soeurs Lina Peyrot
et Ausonia Ralme-Malan, M.lle Emma Gay
les parents Peyrot, Mulun, Turin. Decker.
Raima. Züreher ont la douleur d annqyicer
le décès de
Augusta Malan Peyrot
à l’âge de 63 ans
Moravia, S.t .fean, le 18 Mars 1952.
« Seigneur, a qui irions-nous? Tu as les
paroles de la vie éternelle »
S.t Jean VI, 68
Madame veuve Clôt nee Peyronel, ses
filles Lisa, Louise, Irma, les familles^ Berlin, Bleynat, Villielm ont la grande douleur
de faire part de la mort cruelle qui les frappe en leur mari, père, beau-père, grand père
regretté en la personne de
Clôt Pierre feu Pierre
qui s’est endormi paisiblement dans le Seigneur le matin du 9 niars dans sa 86.me année en laissant après lui une vie humble
dans l’exemple et le travail.
Les familles remercient en particulier la
docteur Quattrini, le Pasteur Marauda, les
parents, les voisins, les amis pour leur
sympathie.
Riclarctto, Barneu ic 11 Mars 1952.
<t J’ai combattu le bon combat, j’ai
achevé ma course, j’ai gardé la foi ».
II Timotée 4: 7.
La famiglia dei compúmlo
Romano Pietro
profondamenle roìnmoHsVd per la prova di
simpatia e Vawto tiibutato dai vicini^ amici
e conoscenti tutti, m occasione dello dipartenza del loro Caro, riiiurazia sentitamente,
in modo particolare la Drczione RIV e tal
ti coloro che presenziarono ai funerali, confermando in tal modo la loro simpatia nella
triste circostanza.
Prarostino, Cardune, 22 Marzo 1952.
Le famiglie Ducheae e Berudot, lìeirimpossibilità di faHo individuai mente, rimgraziano sentitamejiie, col presente, tutte
le gentili persone che con fiori, scritti e
partecipazione ai funerali, hanno voluto dimostrare loro affetto e simpatia nella tragica scomparsa dèi loro caro Estinto
Emiiio Duchène
^ S. Germano Chisone, 22 marzo 1952.
L’Eterno è pietoso e clemente,
lento -jll’ira e di gran lienignità;
Egli conosce la nostra natura e si
ricorda che siam polvere.
(Salmo 103: 8 e 14).
La famiglia del rimpianto
Enrico Galiian
esprime la sua riconoscenza al oastore Sig.
Beri, al doti. De Clementi, a tutte le persone che hanno dato il loro aiuto ed hanno manifestato la lorp simpatia in occasione del lutto che l’ha colpita.
Inver.so Porte (Giulia) 3-3-1952.
Le famiglie Bounous Turin commosse per
le dimostrazioni di affetto e di simpatia,
ringraziano le persone che con scritti o presenza id funerale^ si unirono al loro dolore
per la dipartita dell’amata Mamma
Eva Prochet
ved. Bounous
In particolare ringraziano il Dott. Gardiol
che per anni la curò amorevolmente, i Pastori Jahier, Bertinat e Moggia.
La figlia Anita ed i parenti tutti della
coni pianta
Benech Maria
ved. Chauvie
deceduta a Luserna S. Giovanni (Baussanj
il 20 marzo 1952 all’età di 82 anni ringraziano tutte le gentili persone che in vario
modo prestarono il loro aiuto sia durante
la lunga infermità sia negli ultimi giorni.
In modo particolare ringraziano i vicini
di casa, il Pastore Sig. R. Jahier e i Dottori Paltrinieri e De Bettini.
Luserna S. Giovanni (Baussan), 21-3-1952.
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Tribunale di Pinerolo
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