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ECO
DELLE VALU VALDESI
PEYROT Arturo
al Marauda
10062 LUSERNA S.GIOVANNI
Seliimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Num. 39 AARON A mentì / L. 3.000 per l’interno -Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 torre PELLICE - 2 Ottobre 1970
Una copia Lire 70 L. 4.000 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 50 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/'33094
Resistete !
Siate sobri, vegliate; il vostro
avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede,
sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra
fratellanza sparsa per il mondo.
Or l’Iddio di ogni grazia, il
quale vi ha chiamati alla sua
eterna gloria in Cristo, dopo che
avrete sofferto per breve tempo,
vi perfezionerà egli stesso, vi
renderà saldi, vi fortificherà. A
lui sia l’imperio, nei secoli dei
secoli. Amen.
(I Pietro 5: 8-10)
L’ultimo Sinodo ha lasciato in molti
un senso di tristezza e di delusione
per il permanere di gravi problemi e
di tensioni della nostra Chiesa. Si tratta di un’impressione che in parte è
falsa, perché il Sinodo ha lavorato
molto e ha preso delle decisioni molto importanti, come risulta dall’EcoLuce. Ma le impressioni non si cancellano facilmente, e poi bisogna riconoscere che la situazione che stiamo attraversando non è rosea. L’azione del
diavolo, che va attorno come un leone
ruggente, che divide e che scoraggia,
sembra proprio dominare il periodo
che stiamo vivendo.
Bisogna dunque ricordare una cosa
fondamentale: noi non siamo in un
mondo dominato in lungo e in largo
dal diavolo, ma siamo nel mondo in
cui Dio agisce. Egli è l’Iddio di ogni
grazia, che ci è accanto, per liberarci, in ogni circostanza; è Colui che
ci è venuto incontro nella persona di
Gesù Cristo, che ci ha chiamati a seguirlo, che ci promette di farci partecipare al trionfo della sua opera e che
in vista di questo obbiettivo ci difende e ci fortifica.
La nostra epoca, non meno di altre
epoche precedenti, è segnata dall’azione di Dio.
Certo, noi viviamo in mezzo a problemi d’ogni genere, in situazioni che
talvolta, sono schiaccianti. Non dobbiamo "cercare di nasconderci questa
realtà; dobbiamo guardarla in faccia:
« Siate sobri, vegliate ».
Queste due esortazioni sono congiunte, perché è impossibile vegliare,
cioè tenere bene aperti gli occhi sulla
lealtà che stiamo vivendo, senza essere sobri, cioè senza fare un uso moderato dei beni che la società ci offre.
Se pensiamo di sfruttare senza pensieri le varie occasioni che l’attuale organizzazione sociale ci mette a portata
di mano, siamo ben presto inghiottiti
da questa organizzazione e dalle sue
leggi.
Ma d’altra parte non dobbiamo neanche rinchiuderci in noi stessi, come se
i problemi si risolvessero da soli. « Resistetegli! »: non si tratta di dimenticare la realtà, ma di affrontarla. Molti
fratelli sono stanchi di sentir parlare
di problemi come quello della fame,
della guerra, dello sfruttamento, delle
nostre città che non hanno case, scuole, ospedali a sufficienza, ecc. Eppure
non possiamo non parlarne; bisogna
affrontarli. L’apostolo non dice: « fuggite! »; dice: «resistetegli!». C’è un
tono vittorioso in questa esortazione:
noi possiamo resistere, perché l’avversario è già vinto, perché il Signore ci
dà la vittoria. Non è possibile resistere, se non si è certi di questo; per resistere, bisogna star fermi nella fede,
cioè contare sull’aiuto di Dio, sapere
che noi non siamo nulla, ma l’azione
del Signore è tutto, noi siamo deboli,
ma il Signore ci rende forti. Se ci limitiamo a fare il calcolo delle nostre
forze, non siamo in grado di resistere;
possiamo resistere, se non guardiamo
a noi stessi, ma contiamo sull'azione
del Signore, che ci innalza e compie
pr mezzo nostro quello che da soli non
potremmo fare.
In questo senso dobbiamo interpretare gli obbiettivi che il Sinodo ci mette davanti. È compiendo delle cose
precise, facendo dei passi, magari modesti, ma concreti, che noi possiamo
comprendere cosa significa resistere,
cosa significa star fermi nella fede.
B. R.
Il cinquantenario di ccFede e Costituzione»
Un mercato comune teologico
Un’intervista con il pastore Lukas Vischer, direttore della commissione teologica del C.E.C.
Da cinquant’anni « Fede e Costituzione » è stata il luogo privilegiato
del dialogo teologico tra i rappresentanti delle Chiese. Si può dire
oggi che questo dialogo abbia stimolato il riavvicinamento, cioè l’unione tra queste Chiese?
Forse l’entusiasmo dei fondatori
non è stato realista. Molti di essi pensavano che l’unione poteva esser fatta
nel giro di qualche anno, di dieci, di
quindici anni. I risultati di cinquanta
anni, se calcolati in base a questa attesa, sono deludenti: le Chiese sono
sempre divise. Ma bisogna saper riconoscere che il paziente lavoro di Fede
e Costituzione ha stimolato il riavvicinamento dei cristiani e vorrei, a questo proposito, fissare quattro punti.
— In principio si riunivano solo i
rappresentanti di alcune tradizioni;
oggi tutte le maggiori tradizioni della
Chiesa cristiana sono rappresentate
nel dialogo teologico.
— In un secondo tempo si sono cominciati ad affrontare alcuni aspetti
della divisione dei cristiani, mentre altri aspetti erano tenuti in disparte e
non era possibile discutere apertamente di tutto ciò che separava gli
uni dagli altri. Oggi, tutto è diventato
discutibile, ed è finalmente possibile
avere un dialogo completo sulle divisioni e sull’unità della Chiesa.
— In seguito, le discussioni di Fede
e Costituzione hanno facilitato il processo verso l’unità. Pensate solamente alle unioni realizzate e al numero
delle trattative che sono ancora in
corso. Attualmente sono in programma delle unioni in trentacinque paesi.
Senza il lavoro di Fede e Costituzione
queste trattative non avrebbero trovato una base sufficiente per affrontare
e risolvere i loro problemi.
— Infine direi che il lavoro teologico fatto in questi cinquant'anni ha
condotto a una teologia che attenua
le differenze confessionali. Oggi è diventato molto difficile distinguere lo
Il movimento « Fede e Costituzione », che insieme al movimento parallelo per un cristianesimo pratico («Vita e azione») è stato all’origine
del Consiglio ecumenico delle Chiese, celebra quest’anno il cinquantenario
della sua costituzione. Prima ancora di costituirsi organizzativamente, fin
dal 1910 esso si è occupato dei problemi teologici e pratici relativi all’unità
delle Chiese. E da allora ha percorso un lungo cammino. Quando, nel 1948,
si è costituito ad Amsterdam il Consiglio ecumenico delle Chiese, « Fede
e Costituzione » ne diventava uno dei Dipartimenti, e ovviamente uno dei
Dipartimenti fondamentali, una spina dorsale anche se meno appariscente
di altri aspetti dalla vita del C.E.C. Com’è noto, esso è ora diretto dal pastore riformato svizzero Lukas Vischer. Ultimamente egli ha rilasciato al
past. Ferrier-Welii, direttore del «-Cantre de Rencontres de Cartigny » (Ginevra), un’intervista nella quale abbozza un penetrante bilancio del movimento; riprendiamo il testo di tale intervista dal n. 1329 (5-9-1970) del
settimanale « Róforme ».
sfondo confessionale del pensiero teologico. La teologia è diventata un
« mercato comune » e i problemi si
pongono al di là delle frontiere confessionali. La difficoltà di unione delle
Chiese si basa meno su teologi e teologia che sul persistere delle istituzioni.
Da cinquant’anni a questa parte il
dialogo ecumenico si è complicato
di una interpenetrazione di tutti i
problemi che toccano la vita dei
cristiani nel mondo. Qual’è il compito di « Fede c Costituzione » in
questa nuova situazione?
E un fatto che nel momento stesso
in cui il dialogo ira cristiani separati
si completa, la ricerca stessa dell’unità diventa problematica. Ci si chiede
a che cosa serva mettere insieme queste diverse confessicni separate e cercare una unità delia Chiesa. Non sarebbe più importante affrontare i problemi che si pongono oggi? Per un
numero sempre crescente di cristiani,
le divisioni che separano le Chiese sono meno gravi delle tensioni esistenti
nella nostra generazione. Si pensi ai
problemi del razzismo, dello sviluppo:
essi dividono la Chiesa in maniera
molto più esistenziale di molte separazioni confessionali.
Penso dunque che il lavoro di Fede
e Costituzione non deve semplicemen
te limitarsi a una ricerca sull’unità
ecclesiastica delle diverse, confessioni,
ma che deve riflettere sulla natura
stessa della Chiesa, di quella Chiesa
che è messa in forse dalle condizioni
del nostro tempo. Per questa ragione
Fede e Costituzione ha affrontato come tema principale dei lavori l’unità
della Chiesa e l’unità dell’umanità. In
che senso la Chiesa può essere oggi un
fermento della vera comunione nel
mondo diviso, come può essere una
forza veramente riconciliatrice, una
forza che non si accontenta del compromesso, ma che è un segno dell’unità alla quale Dio vuole condurre l’intiera umanità? Questi nuovi temi assumono sempre più importanza nei
nostri lavori.
Accetterebbe la critica secondo cui
il problema dell’unità quale era stato posto dai primi ccumer>'sti è
oramai superato?
Penso che dobbiamo cercare l’unità
visibile dei cristiani e continuare la
discussione sulle differenze confessionali anche se, per altre ragioni, dobbiamo affrontare questi temi in una
prospettiva nuova. Non si può semplicemente lasciar da parte le differenze
che abbiamo ereditato dal passato, se
no torneranno a presentarsi in avvenire. Ciò che non è superato e eliminato esplicitamente continua a vivere
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Continuano In rnazioni all'imimgnn del CEC
coniro il razzismo
Nello scorso numero abbiamo pubblicato una serie di interventi prò o
contro la decisione del Cec di potenziare la lotta contro il razzismo. Le
reazioni continuano ed il soepi, il bollettino ecumenico di stampa e di informazioni, dedica gran parte del n. 27
a queste nuove prese di posizione, di
cui diamo ampi stralci. Il razzismo è
infatti una delle grandi piaghe del nostro tempo e attraverso le sue mille
sfumature coinvolge gran parte della
umanità, dato che esso non è solo lo
sfruttare e l’opprimere gente dalla
pelle di diverso colore, ma è anche
l’aiutare i governi dell'apartheid e della discriminazione razziale, è anche
soltanto non dare fiducia e magari negare l’alloggio — da parte di noi bravi lavoratori settentrionali — agli immigrati meridionali, le cui braccia però sono fonte di nuovi miliardi per le
industrie, e così di seguito.
* * *
« Coloro che non fanno nulla per lottare contro il razzismo o che si accontentano di belle parole possono venir
giustamente qualificati come dei pessimisti » hanno dichiarato in una lettera sul Times di Londra due personalità delle Chiese in Gran Bretagna,
A Payne e la sig.na M. Webb. Nel commentare la decisione del Comitato del
Cec di destinare la somma di 120 milioni di lire alle organizzazioni di gruppi vittime dell’oppressione razzista o
alle organizzazioni di soccorso relative, essi scrivono: « Le Chiese del mondo non si accontentano né di pietismo
né di compassione. Il programma di
lotta contro il razzismo mira a sviluppare gli sforzi in vista del rispetto dei
diritti fondamentali dell’uomo, nei
quadro di certe norme riconosciute e
ben definite ».
Dopo aver preso nota del fatto che
le organizzazioni beneficiarie dei fondi hanno dato formale assicurazione
che esse non avrebbero utilizzato le
somme ricevute per dei fini militari,
ma che le avrebbero destinate a della
attività compatibili con gli scopi del
Cec, i due firmatari proseguono: « Certamente, le opinioni possono divergere sul problema di sapere se tal dono
o tal altro è saggio. Vi sono due generi di violenza nel mondo: la violenza
esercitata dall’alto dai detentori del
potere e quella esercitata dal basso
da coloro che non vedono altro modo
per ottenere la riparazione dei torti
che sono stati loro fatti. Régis Debray
distingue queste due categorie e definisce Luna come “violenza che reprime” e l’altra come "violenza che libera”. È assai improbabile che coloro
che esercitano la repressione dall’alto
si mostrino favorevoli a qualsiasi forma di aiuto dato ai loro avversari. Il
Consiglio ecumenico, come il mondo
in genere, non ha ancora risolto la questione di sapere in che misura il ricorso alla forza si giustifichi in una situazione particolare. Coloro che hanno
approvato dei movimenti di resistenza
in Europa trent’anni fa, o che vi hanno partecipato, devono essere assai
prudenti nelle loro reazioni alle decisioni prese oggi ».
In un editoriale, il Briiish Weekly
del 10 settembre dice: « ...quelli che
credono che una politica razziale —
qualunque essa sia — non possa essere incoraggiata dai cristiani, plaudiranno alla lotta intrapresa dal Cec e
la considereranno onesta, onorevole e
logica. Il razzismo deve essere combattuto ovunque ».
Il pastore K. Mackenzie, presidente
del ramo di Edimburgo del Consiglio
scozzese per le questioni africane ha
scritto al Cec: « Il vostro impegno sarà un incoraggiamento per molti, là
nei paesi dove la maggioranza della
popolazione è privata della effettiva
partecipazione al governo cd è umilia
ta da leggi e da costumi discriminatori. Esso costituirà un giudizio lanciato contro gli uomini senza scrupoli che
abusano del loro potere per umiliare
ed esercitare la repressione sui loro
simili ».
L’arcivescovo di Canterbury, Ramsey, ha manifestato il suo rincrescimento che il Comitato esecutivo del
Cec « non abbia ritenuto opportuno di
consultare le sue chiese membri — in
modo speciale quelle del Sudafrica che
sono particolarmente interessate —
prima di prendere una decisione così
importante ».
Il Consiglio delle Chiese del Sudafrica ha votato una risoluzione per
dissociarsi dalla decisione del Cec, pur
dichiarando che non si sarebbe ritirato da tale organismo. Esso fra l’altro
dice: « Riconosciamo che la decisione
del Cec è da considerarsi come una
reazione di fronte ad una situazione
razziale ingiusta. Tuttavia, in quanto
rappresentanti di chiese membri, ci
dissociamo da questa decisione e dalle sue implicanze, quali l’appoggio alla violenza ». Le Chiese del Sudafrica
riconoscono inoltre di aver largamente mancato al loro compito e che tocca loro di esaminare rigorosamente la
propria funzione e responsabilità per
adempiere con maggiore efficacia la
loro missione.
Il primo ministro Vorster ha qualificato come « insufficiente e debole » la
dichiarazione suddetta. Ha detto:
« Non vi è alcun compromesso possibile, alcuna giustificabile spiegazione
alla decisione del Cec e di conseguenza la cosa non può finire così ».
Il Rand Daily Mail, che si pubblica
a Johannesburg, dice in un editoriale
del 7 settembre: « È giusto che le Chiese del Sudafrica condannino all’unanimità il Cec che avalla la violenza dei
guerriglieri. Noi ci associamo alla lo(continua a pag. 2)
forse in qualche angolo del subcosciente e, se l’occasione si presenta, le vecchie opposizioni possono rinascere.
Per questa ragione il problema dell’unità, come è stato posto all’inizio,
è sempre aperto. Dobbiamo lavorare
per una concreta realizzazione dell'unità. Attribuisco quindi una certa importanza alle discussioni avviate tra luterani e riformati in Francia. È necessario superare questa divisione e affermare meglio la comunione tra queste
due famiglie della Riforma. Si può dire lo stesso per altre conversazioni bilaterali tra confessioni separate: abbiamo bisogno di atti di riconciliazione per poter affrontare insieme i veri
problemi di oggi. Se si trascurano, rinascono le differenze e improvvisamente ci troviamo davanti delle situazioni come quella deH’Irlanda del
Nord. Altri esempi ancora ci mostrano come problemi confessionali non
trattati a fondo possano seguire una
via sotterranea.
Ma non bisogna farsi delle illusioni:
anche se si è ristabilita una comunione concreta tra confessioni diverse,
non vi è ancora per questo una Chiesa capace di affrontare il mondo di oggi. Per fare questo, bisogna seguire
due linee: il dialogo confessionale e,
nello stesso tempo, la riflessione sulla
natura della Chiesa nella situazione
presente. L'accento deve essere messo
sulla seconda linea più che sulla prima: gli antichi problemi che ci separano devono essere considerati in funzione del compito che la Chiesa può
e deve sostenere oggi.
La Chiesa cattolica romana ha ac
cettato dal 1968 che dei teolosp cat
tolici romani siano membri di pie
no diritto di « Fede e Costituzio
ne ». Questa partecipazione ha for
se modificato l’equilibrio del lavo
ro ecumenico? Quale significato ha
per il futuro?
Un po’ più di cinquant’anni fa, la
Chiesa cattolica rifiutava di partecipare ai lavori di Fede e Costituzione;
quindi la decisione che autorizza dei
teologi cattolici romani a partecipare
alla Commissione di Fede e Costituzione, testimonia del fatto che oggi tutte
le maggiori tradizioni della cristianità
partecipano a questo dialogo teologico. D’altronde bisogna aggiungere che
i teologi cattolici si sono sempre interessati ai lavori di Fede e Costituzione
e che la loro collaborazione non ufficiale data da molto tempo. Quindi la
decisione di una piena partecipazione
non è una novità così radicale quanto
lo si potrebbe pensare.
Eppure la discussione nell’ambito
della Commissione di Fede e Costituzione deve cambiare carattere. Perché
fin’ora discutevano sulla base di problemi posti dalle Chiese che aderiscono al Consiglio ecumenico e sono sicuro che si devono rivedere taluni risultati ottenuti nel corso degli ultimi cinquant’anni. E chiaro anche" che la
Chiesa cattolica romana pone dei problemi che, fin’ora, non hanno trovato
posto negli ordini del giorno di Fede e
Costituzione. Si pensi, per esempio, al
primato di Pietro e del papa, alla mariologia, ecc. Il programma di Fede e
Costituzione ne sarà certamente influenzato, ma ho l’impressione che
quanto ho detto del dialogo ecumenico in generale sia valido anche per la
Chiesa cattolica romana. 1 problemi di
oggi attraversano le frontiere confessionali e non penso che la partecipazione cattolica romana ci riconduca
all’antico metodo di confronto tra le
diverse confessioni. Anzi, la Chiesa
cattolica romana è altrettanto preoccupata di questo problema centrale:
Come intendere la Chiesa quale segno
di riconciliazione adempiuta oggi in
Cristo?
Per questo credo che il lavoro fatto
in comune in seno alla Commissione
potrà condurre a una comunione più
profonda. Non oso predire che la Chiesa cattolica romana si deciderà a diventare membro del Consiglio ecumenico delle Chiese. E ancora una questione aperta, ma ciò che mi pare sicuro è che la collaborazione fra quella
Chiesa e il Consiglio si approfondirà e
si allargherà sempre più, come si approfondisce c si allarga già ora in altri campi che non sia quello del pensiero teologico.
2
pag. 2
N. 39 — 2 ottobre 1970
giorno della liberazione
È forse giunto il momento di annunziare la liberazione. Me lo domando
con inconsueta intensità oggi. Mi pare
che non si può continuare a vivere nell'oppressione dei fatti e delle cose, determinate solo dallo sconforto e dalla
paura. Non si può più continuare a
guardare le nostre mani come se solo
in esse stessero tutte le possibilità di
una riedificazione del mondo! Basta.
Alziamo il volto, guardiamo con sguardo nuovo, di attesa, i giorni che vengono. E non perché vogliamo ignorare la
realtà, ma proprio perché occorre fissarla bene in volto. Proprio perché la
sola cosa concreta, vuoi persino pratica, è la verità, la verità ultima, ch’è
nascosta con Cristo in Dio. Sì, dopo
aver fatto tutti i nostri conti, dopo
aver lavorato su tutte le nostre analisi,
occorre ben dire che gli uni e le altre
non sono sufficienti.-Non contengono il
nostro avvenire.
Tutte le sicurezze sono cadute. Nulla, a viste umane, può garantire il futuro e dar ad esso delle prospettive
buone. Quanto uomini e popoli hanno
escogitato, tanto qui in questa piccola
e triste città, come ovunque altrove, si
è rivelato fallace ed inconsistente. Vi
sono solo delusioni. V’ò solo buio. La
domanda di tutti è: « dove si va? » Qui
le cose son minuscole: la lunga estate,
ormai sette mesi senza pioggia e con
sole continuo, ha bruciato tutto e la
già magra agricoltura è in completo
fallimento; in più tasse su tasse, anche
quelle arretrate, in più disfunzioni amministrative ed al Comune stesso, dopo tre mesi dalle elezioni, non v’è ancora un sindaco. Là, le cose maggiori:
guerre, insurrezioni, fame. I due colossi
si contendono il terreno in un gioco
astuto e non v’è rimedio ai problemi
più angosciosi; Medio Oriente, Vietnam, Sud America, Rhodesia, ecc.
Ognuno sa che bombardieri in aria,
sottomarini nelle profondità dei mari
sono in continua ininterrotta navigazione con esplosivi nucleari. Che prospettive di soluzioni? Chi può parlare
più di sicurezza? Chi ragionevolmente
potrebbe pensare di costruire un mondo nuovo da questo mondo vecchio e
stravecchio logorato nei suoi odi e nel
suo egoismo? Corpo senza speranza di
vita, in decomposizione avanzata.
Questo discorso potrebbe continuare
ed esser approfondito assai. Si potrebbe dirne le cause e farne l’analisi. Del
resto, quante analisi, oggi, della situazione mondiale e locale, quante analisi
ed anche vere e ben fatte! Ma! Ne vien
poi fuori sempre un dottrinalismo
stantìo, frasi che si ripetono a destra
ed a sinistra e che non generano nulla.
Danno anzi ancor più la sensazione del
vecchio e della via chiusa. Che cosa v’è,
difatti, di più scoraggiante di fronte al
dolore ed alla sofferenza che il sentire
teorie su teorie staccate dalla realtà
sofferente, tanto più quando chi prospetta la soluzione non si cura del tempo che essa richiede e dei costi che
altri paga!
« Consolate, consolate il mio popolo », predicava il profeta nei giorni
amari della deportazione e della schiavitù. E non era certo sulle possibilità
del suo popolo che poteva contare.
Come potevano quei prigionieri pensare ad un ritorno in patria e come si
poteva sperare che i rimasti in Giudea
rinunziassero ai loro interessi per ripartire le terre con gli esuli? Una sola
speranza c’era, e questa vera: Dio non
aveva abbandonato il suo popolo! Ed
ecco la consolazione: Dio ha forse abbandonato il mondo? Il fatto che tanti
pensatori lo vogliono, oggi, chiuso nel
sepolcro è solo il sintomo che ogni speranza umana è venuta meno, non che
le possibilità di Dio siano consumate.
Egli è. Ed in Cristo abbiamo conosciuto che Egli è agape. E la sua agape
non viene meno. È risorto vuol dire:
la sua agape non verrà mai meno. Questo è l’annunzio della liberazione. E
questo vuol dire anche che il suo intervento è sempre imminente, è lì come ciò che sta per accadere, direi quasi esplodere da un momento all’altro.
Quanto più le nostre sicurezze son venute meno, tanto più l'imminenza del
tempo di Dio si fa grande.
Non è stato sempre cosi nella storia
d’Israele e della Chiesa? Non è forse
vero che la liberazione è venuta quando non vi erano più uscite? Non è forse
vero che la resurrezione ha seguito il
sepolcro chiuso? Ed allora perché disperare? Quando noi non abbiamo più
nulla, quand’anche la nostra agape si
affievolisse, non per questo le possibilità di Dio si affievoliscono c la sua
agape si spegne. La nostra speranza è
in Lui. E poiché è solo in Lui è ancora
più forte e più vera.
Almeno i credenti posson dirlo, perché essi possono aver scoperto che l’Iddio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe,
l’Iddio di Mosè, di Isaia e di Ezechiele,
l’Iddio e Padre di Gesù Cristo è colui
che « fa miracoli » cioè che fa l’inaspettato e l’insperato! Che nel tempo vuoto
e senza prospettive degli uomini interviene per fare le cose nuove. Quel che
è vero per gli individui è vero per i
popoli. Quanto spesso ci è stato dato
di vedere che dove tutto era perito,
dove la tempesta della nostra vita aveva distrutto e raso al suolo tutte le nostre costruzioni e noi eravamo là come
distrutti, di dentro e di fuori, come
uomini che non avevan più gusto alla
vita... il Liberatore si è affacciato sulla
nostra esistenza e « noi siamo risuscitati con Cristo ». Come di colpo le cose
vecchie sono passate per esser noi stessi nuovi, colmi di gioia, non tanto per
i fatti in sé quanto per la scoperta
fatta che Egli è e, come Cristo ce lo ha
rivelato, che la sua agape conduce ogni
cosa senza contare le nostre miserie e
le nostre inesistenti possibilità.
Quelli sono i momenti di allegrezza!
Non so come dire. Forse non allegria,
perché come si fa ad esser allegri
quando tanti e tanti intorno a noi e lontano da noi soffrono, ma allegrezza perché quel che abbiamo contemplato non
è per noi solo. È valido per tutti, tanto
che possiamo dire « beati quelli che
fanno cordoglio, beati quelli che sono
affamati e assetati, beati i perseguitati... perché di loro è il Regno ». E
questa non è parola di rassegnazione,
ma di attesa operosa e di certezza che
Dio non abbandona quelli che i grassi
e i sazi e i violenti continuano a tormentare. Una vecchia canzone dei tessitori lionesi («les canuts ») diceva:
« Ma il nostro regno arriverà quando
il vostro regno finirà! / Noi tesseremo
il sudario del vecchio mondo, / Poiché
già si sente la rivolta che tuona. / Noi
siamo i "canuts”, / Non andremo più
nudi... ».
Fra quei nudi tessitori, sfruttati e
frustrati, c’era un'attesa di un tempo
imminente, ma il tempo imminente che
noi possiamo annunziare è il tempo
pieno di Dio che già fin d’ora è all'opera epperciò ci fa liberi anche in
catene e consolati anche nel dolore: si,
come « les canuts », ma in un senso
più vero « il nostro Regno arriverà »
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiimiitiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Karl Barth e la politica
Una nuova pubblicazione della Claudiana illustra la «presa» che
il lavoro del grande teologo ha avuto sulla realtà politica, e
il richiamo che esso rappresenta per la Chiesa, oggi più che mai
hi attesa di presentare più diffusamente
questa nuova importante pubblicazione della
Claudiana, già presentata sulle nostre colon’
ne, nella sua edizione francese, da Claudio
Tron, riportiamo alcuni dati tratti dalla scheda bibliografica editoriale:
L’ARGOMENTO
NeU’opera del massimo teologo protestante
del XX secolo ritìnerario « politico » occupa
un posto tutt’altro che trascurabile : circa
cento scritti, un quarto dell’intera produzione.
D. Cornu li esamina anzitutto con la felice
chiarezza del giornalista : Barth e la « chiesa
confessante », lotta contro il nazismo in Europa. prese di posizione avverse al riarmo tedesco, guerra fredda est-ovest, armamento atomico, ecc. Uomini e fatti vengono calati nel
loro entroterra. Poi con l’ottica del teologo :
studiando il metodo d’analisi di Barth, chiave
per penetrare l’apparente incocrenza di un atteggiamento politico che si rifiuta di assimilare il totalitarismo nazista e quello sovietico.
et Un libro della cui lettura è difficile poter
fare a meno, in un momento in cui quasi
tutte le discussioni teologiche vertono sul problema dei rapporti “tra la chiesa e la società”,
o tra l'Evangelo del Regno e la storia degli
uomini. Esso ci dimostra che non è possibile
né consigliabile avviarsi alla ricerca di “nuove teologie” prima di aver fatto un bilancio
sereno e completo dell’esperienza barthiana,
della sua portata teologica, della sua validità
per il tempo e per l’attualità ». (Dalla Pre/azione di Giorgio Bouchard).
L'AUTORE
Nato nel 1939, ha studiato a Ginevra, al
Collège Calvin e poi alla Facoltà di teologia.
Giornalista esperto di politica interna ed estera al « Journal de Genève » e alla « Tribune ».
È autore di numerosi fortunali reportages e dì
numerose inchieste su problemi politici. Insegna allTstituto di studi sociali di Ginevra.
jji ♦ *
Ordinazioni: Editrice Claudiana - Via
S Pio V, 18 bis - 10125 Torino, conto corrente postale n. 2/21641.
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMlllimillllllimill
Il X (lonvf^flo di stodi
su eresia e Eiforma in Italia
Mentre andiamo in macchina, si sta
svolgendo a Torre Pellice, nella Sala sinodale della Casa Valdese, la decima
edizione del Convegno su eresita e Riforma in Italia, curato dalla Società di
Studi Valdesi. Esso riunisce quest’anno una cinquantina di partecipanti
— relatori e uditoti —, parecchi dei
quali fin dal principio amici fedeli di
questo incontro unico del suo genere
in Italia, malgrado la modestia della
sua organizzazione. L’assenza forzata,
per impedimenti di forza maggiore, di
alcuni relatori, fa si che il programma
di relazioni e comunicazioni — seguite,
come d’uso, dalla discussione — si concentra in modo particolare sul XVI secolo, lasciando in ombra l’aspetto dell’eresia medioevale. Non per questo è
infirmata la validità del convegno, sul
quale riferiremo nel prossimo numero.
Un plauso, comunque, alla Società di
Studi Valdesi per la perseveranza nell’indire questa significativa manifesta
iiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiinnniiiiiiiiiiiiimiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Invito a Torino
Casa de Fernex
Ostello Valdese
In Torino, via Petrarca 44, negl’immediati dintorni della Torino-Esposizioni, la Casa De Fernex si è man mano, dopo l’agosto, riempita di operai,
studenti ed artigianelli evangelici: sui
40 posti soltanto più 5 o 6 sono disponibili per chi avesse necessità di trovare casa e alloggio in Torino.
La Casa De Fernex, diretta dal Dott.
Davide Gatto con intelligenza ed impegno, ospita giovani dai 16 ai 28 anni,
provenienti dalle zone più varie. Le Valli Valdesi vi sono rappresentate per un
quarto, poi il gruppo più consistente
viene dal Mezzogiorno (S. Giovanni Lipioni, Ferruzzano, S. Pietro Vincolise,
Cosenza, altri paesi calabresi. Marsala,
Campobasso e Chieti). Infine vi sono
astigiani e alessandrini, un genovese.
L'80% è evangelico; se non fossero assenti il sabato e la domenica, la loro
presenza nelle nostre comunità torinesi costituirebbe certamente un apporto
positivo. È in programma un piano di
studi biblici, ricerche di vario genere,
un piano di gite verso i monti e verso
il mare.
Non vi sono particolari difficoltà di
inserimento.
Accanto alla Casa De Fernex, continua a funzionare, per il solo pernottamento, l'Gstello Valdese di Via Marianna Cristina 11, diretto con gentilezza e costanza dalla signora Maria
Armand-Pilon. Esso riunisce 18 giovani.
Attualmente due soli posti sono rimasti liberi, ma non mancheranno le richieste.
La Chiesa Valdese di Torino segue
con fraternità questi giovani nel non
facile tempo della loro venuta nella
metropoli piemontese, ben sapendo che
nessuna opera compiuta con animo
ospitale e fraterno può essere compiuta invano.
ed arriverà per tutti gli uomini. Beati
i servitori quando il Signore fa sentire
il peso del suo amore. Allora non c’è
solitudine ma comunione profonda con
Lui e di conseguenza comunione reale
con tutti gli uomini.
Allora anche l’annunzio « esplode ».
Difatti come si fa a tacere quando le
liberazioni di Dio sono così evidenti e
grandi che ci fanno rimanere storditi
per il « vero miracolo » che esse rappresentano? E come non si dovrebbe
allora portare a tutti gli uomini nostri
fratelli una parola di consolazione e di
attesa? Sì, prigionieri, deportati (gli
emigrati!), torturati, oppressi... ma:
« Consolate, consolate il mio popolo! ».
La consolazione è questa: che gli uomini sono suo popolo e se lo sono,
come potranno essere abbandonati al
falso destino che essi, nel loro stordimento, stanno intessendo! Questo annunzio è oggi necessario, lo credo più
che mai, perché gli oppressi acquistino speranza epperciò vita nuova nell’agape verso tutti gli uomini. Il grande
pericolo è la paura, essa sente le ombre insidiose dietro gli angoli, dietro le
case, nelle rughe e nel sorriso del fratello. La paura ci porta al sospetto e
all’odio. La paura divide gli uomini più
ancora di quanto le classi li dividano.
L’agape caccia via la paura e ci fa liberi, liberi di amare ed anche di lottare, finché occorra, per gli altri, per
esser noi stessi strumenti non passivi
della liberazione di Dio. Il salmista
scrive: « L’Eterno regna... il mondo
quindi è stabile » (salmo 93: 1). È questo l’annunzio di liberazione che occorre oggi dare. Domani, forse in un
domani prossimo, potremo dire con allegrezza non misurata « amen » insieme a molti. Quel che ci è stato dato
più volte di vedere nelle liberazioni che
Dio ha operato da vicino, ci sarà dato
di vederlo insieme a tanti. In certi momenti non si può contenere l’annunzio,
va gridato sui tetti. E con cuore lieto.
E con riconoscenza.
Tullio Vinay
mimmiiiimmiiimniiiiiiiiiiiiiiiimiiiim
iiiiritmiiiiiiiiiiimimiimiiiii' «.......... >n
iLiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiii
Doni prò Eco-Luce
la memoria di Giuseppe Pagliano: Lalla
Conte, Torino L. 5.000.
Liliana Ribet. Torino L. 1.000; Maria Prochet Codino, Torino 500; N. N.. Torino
10.000: Giov. Alberto Tron. Massello 500:
Remo Ribet, Pomaretto 500: sorelle Borsalino, Como 2.000.
Grazie! (continua)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii|iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Tre giorni con i Vaidesi di Germania
Karlsruhe, Wiesenfeld, Rohrbach, le
colonie Valdesi del Wiirttenberg; queste sono state le tappe del recente
viaggio, effettuato dal 18 al 22 settembre da un gruppo di 28 Valdesi delle
Valli, accolti ovunque con entusiasmo
e con affetto. Per chi vi partecipava
per la prima volta, l’impressione che
ne ha riportato non si cancellerà nel
tempo, e per chi a queste cose era già
abituato, il rinnovarsi di momenti di
comunione fraterna così intensa è stato certamente di stimolo e di incoraggiamento per continuare in questa via.
Lo scopo di questo viaggio che ci ha
portati a 1.300 chilometri dalle nostre
case, era principalmente quello di
unirci ai nostri fratelli germanici per
la loro annuale festa. Dire che ciò ha
fatto a loro e a noi piacere, è dire
troppo poco, poiché abbiamo sentito
i nostri cuori battere all’unisono mentre cantavamo insieme le lodi del Signore e Lo ringraziavamo per questo
dono.
A Karlsruhe, salutati dall’Qberkirchenrat Kiihlewein, dall’Qberkirchenrat Adolf e da altri cari amici delle
Valli, abbiamo ascoltato con vivo interesse una presentazione dei problemi connessi con l’istruzione religiosa
nelle scuole secondarie statali ed ecclesiastiche. È apparso così chiaro, ancora una volta, che i nostri problemi
scolastici sono gli stessi di tutto il
protestantesimo europeo, per cui sarebbe grave da parte nostra trascurare la ricerca di questi contatti e scambi di informazioni, nella consapevolezza di un comune impegno nella testimonianza da rendere al Signore della
Chiesa.
A Wiesenfeld, il concerto la sera e
il culto solenne la domenica mattina,
non sono stati che la premessa della
Festa vera e propina svoltasi nel pomeriggio. Dopo i vari discorsi tenuti
da personalità germaniche, l’infaticabile Pastore Geymet, con un breve e
forte messaggio, ha ringraziato per
l’invito ufficiale rivolto al nostro gruppo dal Comitato dei « Deutsche Waldenser », ed ha espresso la sua gioia
di ritrovarsi ancora una volta tra i fra
telli Valdesi di Germania. Al suo discorso è seguito il canto del « Giuro di
Sibaud » da parte del nostro gruppo.
Il Moderatore Giampiccoli ha portato il saluto ufficiale della Tavola, mentre il Pastore Santini ha presentato,
con una dotta conferenza, la situazione della Chiesa Valdese nel campo dell’Evangelizzazione.
Il dott. Guido Ribet, presidente del
Comitato del Collegio, ha sintetizzato
la situazione delle nostre scuole secondarie alle Valli.
Il lunedì, quando ci siamo trovati
nel Wùrttenberg, ci pareva di essere
a casa nostra, tra persone che ancora
portano i cognomi di Micol, Gaydou,
Barai, Jourdan, Clapier.. In ogni paese
ci siamo fermati a visitare il tempio
e a cantare. A Mühlacker, come già la
sera precedente a Rohrbach, la professoressa Geymet ha tenuto una conferenza per illustrare il problema dell’istruzione secondaria alle Valli, seguita dalla proiezione del film sul Collegio e da relativo dibattito, introdotto
dal Pastore Bellion.
L’accoglienza è stata dovunque veramente fraterna (anche su questo punto abbiamo molto da imparare): da
Wiesenfeld a Rohrbach, a Klein Villars, a Gros Villars, a Schönenberg, a
Pinache, a Perouse, a Serres, grazie alla perfetta organizzazione del Pastore
Eiss, da lunghi anni fedele amico delle nostre Valli.
Con questo ricordo siamo tornati alle nostre case, riconoscenti per questi
legami e contatti sempre più intensi
con i nostri fratelli Valdesi d’Qltralpe,
c più consapevoli della nostra responsabilità in tutti i campi della vita della
Chiesa.
Per il gruppo: Enrica Malan
Al LETTORI
NOVITÀ CLAUDIANA
DANIEL CQRNU
Karl Barth
e la politico
Una voce profetica del nostro
tempo contro il nazismo e l’imperialismo
(collana « nostro tempo », 7)
8“, pp. 256, sovraccop. plasticata,
L. 2.000
Continuano le reazioni
aH’impegno del CEC
contro il razzismo
(segue da pag. 1 )
ro protesta. Ma esse dovrebbero essere anche pronte a condannare la violenza esercitata dallo Stato. L’una ha
generato l'altra ». Il giornale, nell’invitare poi i lettori a « riflettere in che
misura il nostro Stato è uno Stato violento », pone la seguente domanda:
« Fino a che punto non vi è violenza
istituzionalizzata in un sistema che separa decine di migliaia di famiglie,
che perseguita giornalmente 2 mila
persone in virtù della legge sulla carta
di passaggio, che ha le prigioni più
piene del mondo, che detiene il record
delle esecuzioni — oltre la metà di
quelle che avvengono nel mondo —,
che autorizza la detenzione senza giudizio, la prigione a vita e gli interrogatori con metodi segreti? ».
ifc * *
Come già preannunciato, i 120 milioni di lire andranno a 19 organizzazioni e le singole somme dovranno essere
utilizzate nel campo sociale, sanitario,
dell'istruzione e degli aiuti legali. Parecchie organizzazioni africane preparano dei programmi di sviluppo che
comprendono cooperative agricole e
case di esportazione di prodotti agricoli. Questi fondi aiuteranno certe organizzazioni ad occuparsi delle mogli e
dei bimbi dei nazionalisti africani
morti o imprigionati. La vedova di
Eduardo Mondlane così si è espressa
in una lettera che esprimeva la gratitudine del Frelimo, il movimento per
la liberazione del Mozambico: « Vi assicuriamo che i fondi saranno esclusivamente utilizzati per fini umanitari ».
Il portavoce di un’organizzazione delTAngola ha scritto che, nel territorio
liberato del sud e del sud-est vi sono
persone che non hanno mai preso una
medicina: « vivono colle loro malattie '
— egli dice —; le sofferenze sono immense ed i mali incrudeliscono ». Egli
assicura che i fondi verranno utilizzati per alleggerire le sofferenze umane e combattere l’ignoranza imposta
dal colonialismo.
iiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii.ii:mm
Al Centro evangelico
di S. Marzano Oliveto
(Asti)
Campo giovanile
“studio e lavoro”
Nei giorni 3 e 4 ottobre p. v. avrà luogo
— piacendo al Signore — un nuovo breve
Campo Giovanile di « Studio e lavoro » eoi
seguente programma :
Sabato .3 ottobre
Pomeriggio: Arrivi dei partecipanti, disposizione per as.segnazione lavori.
Dalle ore 16,30 (circa) fino alle ore 19
lavoro di vendemmia nei vigneti di famìglie
evangeliche di S. Marzano.
Serata: Ore 19,30 Cena.
Ore 21 : Presentazione, da parte di membri del Consiglio Nazionale della F.G.E.I., del
tema di studio « La Federazione Giovanile
Evangelica Italiana ».
Ore 22 (circa): Preparazione del Culto che
sarà condotto da alcuni giovani Domenica
•nallina.
Domenica 4 ottobre
Mattina: Ore 11 Culto comunitario.
Ore 12,30 Pranzo.
Pomeriggio: Proseguimento e conclu.sione
dello studio trattato.
Ore 17 (circa) saluti e partenze.
Quota di partecipazione per vitto ed alloggio dal pomeriggio di sabato al pomeriggio di
Domenica: L. 2.000.
e ormai
Il discorso sul disservizio postale è
diventato un luogo comunissimo. A riprova,
comunichiamo che la scorsa settimana la nostra amministrazione ha ricevuto un bel pacco di copie del settimanale, respinte al mìtlente o eon destinatario « sconosciuto al portalettere ». copie recanti date che vanno dal 4
aprile 1969 (sic!) alFagosto 1970. C’è quasi...
da congratularsi che dopo tanto tempo le copio ancora riemergano dai depositi postali!
Nulla va perduto. Cogliamo comunque l’occasione per raccomandare ai lettori che.
quando per una ragione o per Taltra respingono al mittente il settimanale, vogliano ritagliare l'indirizzo e spedirlo in busta chiusa,
possibilmente comunicando la ragione della
disdetta: e che procedano sollecitamente a
ogni comunicazione relativa a cambio d’indirizzo e simili. Ciò ad evitare, almeno in parte,
disguidi e perdita di tempo. Grazie!
L’amministrazione
- Con la forma del Campo « Studio e Lavoro » si intende offrire alia gioventù, oltre l’nccasione di dibattilo di argomenti organizzativi, pure una possibilità di « servizio » in senso concreto a favore di confratelli impegnati
in duri lavori campestri. A contatto diretto
col lavoro manuale si rende possibile una
esperienza per taluni nuova e per tutti costruttiva. Dunque... buon studio e buon la
ti Il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo Gesù, nostro Signore »
(Romani 6: 23)
Lunedì 28 settembre 1970 il Signore
ha richiamato a Sé
Attilio Peyrot
professore
La moglie Anita Tissi, le figlie Dora e
Giovanna Antonia, il genero, i nipoti
Bruno e Paola e i parenti tutti ne
danno il doloroso annuncio.
Luserna S. Giovanni, 2 ottobre 1970.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Mary Siisstrunk
Paschetto
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata alla loro cara, ringraziano sentitamente tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore. Un
ringraziamento particolare alla Direzione e alle reverende Suore della casa « M. Turina », ai sigg. pastori Ayassot, Genre, Deodato, al medico curante dott. Raoul Ros-Sebastiano per le
cure prestate.
S. Secondo di Pinerolo, 2 ottobre 1970.
3
2 ottobre 1970 — N. 39
pag. 3
NOTE DI STORIA VALDESE
Trent’anni di vita parrocchiale
e di passione pastoraie
DALLE NOSTRE COMUNITÀ’
III
La Santa Cena a Rorà.
Durante i 30 anni del ministero pastorale di A. Hugon, la celebrazione
della S. Cena costituisce, come già abbiamo accennato, un problema insolubile, da qualsiasi punto di vista lo si
esamini. Tutte le spiegazioni sono valide, ma non risolvono il problema; i
Rorenghi non partecipano alla S. Cena, tranne qualche donna. È « normale » che due soli uomini si accostino
alla Sacra Mensa; ed è anche accaduto nel 1899 che di tutta l’assemblea tre
soli fossero i partecipanti: il pastore
e due anziani!
Spiegare? Ecco, si deve anzitutto ricordare il ministero pastorale di
M. Morel, dal 1850 al 1860. Non sono
pochi, al tempo di A. Hugon, i Rorenghi che ricordano le sue ripetute apostrofi: «Ne vous approchez pas, ne
vous approchez pas », non vi accostate! Per lui le parole di Paolo ai Corinzi, « Chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il
sangue del Signore » erano un giudizio
attuale per le comunità di tutti i tempi, da interpretarsi rigorosamente anche sul piano morale. Ed i Rorenghi
rinunziarono alla Santa Cena.
L’istruzione catechetica assolutamente insufficiente sul piano culturale e
come introduzione alla vita della Chiesa costituisce indubbiamente una spiegazione di non scarso rilievo.
Ma il pastore A. Hugon affronta ..
problema su un piano diverso, vuole
andare più a fondo. Sarebbe interessante sapere quale influenza abbia
esercitato su di lui l’offensiva del radicalismo teologico di Oscar Cocorda; è
significativo, però, il fatto che, in occasione del dibattito per la fusione
con la Chiesa Libera, l’assemblea di
Chiesa di Rorà, d’accordo col suo pastore, si pronunziasse negativamente
solo per attaccamento al « nome »
(valdese).
Chiesa o parrocchia?
La formulazione tecnica del pensiero del concistoro e del suo pastore lascia qualche volta a desiderare, ma abbiamo l’impressione che l’orientamento
sia verso la setta. Giunto ormai quasi
alla fine del suo ministero trentennale, il pastore ed il concistoro si pronunziano in favore di una « distinction
paroisse et l'Eglise ». Cosa si
abbia da intendere con questa contrapposizione della parrocchia alla Chiesa,
10 possiamo comprendere seguendo la
trentennale lotta del Nostro per una
rivalutazione dell’istruzione catechetica.
Qual’è il fine di questo corso di catechismo? Secondo la tradizione: preparare dei membri di Chiesa, dei giovani ammessi a partecipare alla S. Cena.
Ora per il pastore A. Hugon il fine
ò diverso; si tratta di preparare dei
giovani non per la vita parrocchiale,
per immetterli nelle varie attività
(piuttosto scarse del resto a Rorà, dove il Rapporto del 1890 segnala che
non si riesce a fondare una Unione
giovanile, mentre sono morte la Società di canto ed una Società femminile),
ma per una meta superiore; preparare
i giovani « à une profession consciente
d'appartenir au Seigneur J. C., à la
confirmation du baptême en recevant
le pardon et une vie nouvelle en J. C. ».
Quindi l’ammissione in Chiesa dev’essere svincolata da impacci di regolamenti; dev’esser dettata dal soffio dello Spirito Santo, manifestarsi in una
libera professione di fede e strettamente legata al « témoignage ». E questa testimonianza non dev’essere una
pura manifestazione verbale (e verbosa), ma una traduzione nella vita quotidiana dei principi evangelici anche
(e forse soprattutto?) sul piano morale.
11 gran combattimento.
Il pastore comincia, vi abbiamo già
accennato, col rendere più seria la preparazione dei suoi catecumeni; li « rimanda » a una sessione d’esame autunnale, prolunga il corso ed istituisce
corsi di « ricupero » estivi; nel 1891
compie un passo radicale perché si è
reso conto che una migliorata preparazione non risolve il problema; e sostituisce alla « ammissione alla Chiesa » una « presentazione alla Chiesa »;
in questo modo i catecumeni non partecipano alla S. Cena, che rimane solo
più vincolata alla libera adesione della libera professione di fede.
Le reazioni non mancano; mentre la
parte maschile è soddisfatta e si disinteressa praticamente degli ulteriori
sviluppi (la partecipazione alla S. Cena non interessa i ragazzi!), c’è l’inattesa opposizione delle ragazze, fra le
quali il pastore recluta i suoi migliori
collaboratori: esse considerano questa
soluzione come un prolungamento dello stato di inferiorità in cui già si trovano di fronte ai ragazzi; la partecipazione alla S. Cena costituisce infatti
per esse l’afìermazione di una liberazione dallo stato di minorità. « Prendi
la comunione, poi andrai a Nizza ».
I contrasti costringono il pastore al
compromesso; e così nel 1894, dei 25
catecumeni ne ammette 6 (cinque ragazze e un ragazzo) alla S. Cena. Ma
l’anno seguente, il Concistoro ribadisce la posizione radicale e decide di
non più ammettere alla S. Cena i catecumeni al termine della loro istruzione catechetica), ma di presentarli alla
Chiesa, come dei giovani « de qui
l'Eglise attend pour les inscrire aux
nombre de ses membres une tnanifestation de foi et de bonne conduite
conformes à l’Evangile de notre Seigneur J. C. ».
La situazione è chiara; conversione
e testimonianza. Posizioni chiare, ma
la nota dell’angoscia domina sempre
nelle relazioni. Negli ultimi 15 anni
del ministero del pastore oltre 100 giovani hanno seguito l’istruzione catechetica, ma non sono stati ammessi alla S. Cena né immessi nella parrocchia, perché non hanno fatto la loro
professione di fede.
Si aspira a « un changement radicai
qui transforme nos paroisses en une
assemblée d’enfants de Dieu »: alla comunità che sostituisca la parrocchia;
ma i mezzi usati sono stati quelli più
opportuni? Non si è forse troppo fatto affidamento sulle forze dell’uomo,
mentre si invocava il soffio dello Spirito Santo?
Oh! l’amarezza della nota confessione: « Oggi l’albero ha meno foglie, e
più o meno gli stessi frutti; ma noi
non siamo soddisfatti di noi stessi ».
Gino Costabel
Roma
Celebrazione del 20 settembre
La sera del 20 settembre ha avuto
luogo a Roma una manifestazione degli Evangelici romani adunatisi nel
Tempio Metodista, adorno di piante
ornamentali gentilmente fornite dall’Assessore ai Giardini Comunali, on.
Sapio.
Nel corso della manifestazione, presieduta dal Pastore Nando Camellini
della Chiesa Battista, hanno parlato i
Pastori Alberto Ribet della Chiesa Valdese e Mario Sbaffi della Chiesa Metodista d’Italia rievocando le tappe
principali del nostro Risorgimento Nazionale e l’opera compiuta dai pionieri della evangelizzazione nella Capitale.
Ha preso infine la parola il Pastore
Paulo laneczec di Havizov (Cecoslovacchia) il quale, di passaggio per Roma, ha portato in lingua italiana il saluto degli evangelici del suo Paese, ha
sottolineato l’interesse che colà suscita lo studio congiunto della Parola di
Dio fra Cattolici e Protestanti ed ha
formulato i migliori auguri per l’Opera di evangelizzazione in Italia.
La manifestazione era stata annunziata da vari quotidiani ed era stata
preceduta dal foglio « Roma evangelica », appositamente stampato in occasione del centenario della Breccia di
Porta Pia, nel quale sono apparsi articoli dei fratelli Camellini, Ribet e
Conti.
Il numero stesso — ampiamente diffuso — è stato accolto con viva simpatia anche all’infuori delle Chiese
Evangeliche per le interessanti stampe
e riproduzioni dei giornali del 1870-'71.
G. C.
...e ricordo dei primi
culti evangelici nella città
« ...Intanto in Roma è cominciata la
predicazione del Vangelo, per opera
del sig. Prochet, ministro valdese in
Genova. Egli tenne domenica scorsa
due riunioni. Alla prima intervennero
quindici persone, alla seconda il numero era già salito a diciotto ». Queste
notizie erano riportate dal periodico
evangelico « L’Eco della verità » del 15
ottobre 1870. Per commemorare questi primi culti evangelici in Roma italiana, le due Chiese valdesi di Roma
hanno rivolto l’invito a tutti gli evangelici romani a partecipare, domenica
4 ottobre, a due culti, alle 10.45 nel
tempio di Via IV Novembre e alle 18
nel tempio di Piazza Cavour, culti presieduti rispettivamente dal Moderatore, past. Neri Giampiccoli, e dal past.
Ernesto Ayassot.
Pisa
jf imiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiimiiiiiiiiiiiiiMi
I Notiziario rioplatense I
= a cura di Aja Soggin =
miiiiiiiiiiiiiituiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
Dalle ultime comunicazioni della Mesa Vaidense (Tavola sudamericana) stralciamo le seguenti notizie:
1) L*8 agosto è partito da Buenos Aires
per ITtalia lo studente in teologia Hugo Malón con sua moglie. Egli è giunto a Torre Pellice in tempo per assistere al Sinodo, e attualmente sta compiendo un viaggio per visitare
le comunità valdesi nel nostro paese, prima
deU’inizio dell’anno accademico della nostra
Facoltà teologica che egli frequenterà durante il semestre invernale.
2) Nel mese di settembre le chiese del
Rio de la Piata hanno tenuto delle riunioni
di studio^ di tre giorni ciascuna, a San Gustavo per le chiese del nord argentino ed uruguayano, nel « Parco XVII Febbraio » (Colonia Vaidense) per il centro-sud dell’Uruguay,
e nella zona di Bahia Bianca per il sud argentino. Gli argomenti meditati sono stati
(( Testimonianza » e « Battesimo e Confermazione », preparati rispettivamente dalle chiese
di Montevideo e Colonia Iris.
3) Alla prima assemblea per Vunione di
nove chiese evangeliche tenutasi a Buenos
Aires dal 5 al 7 agosto, la Chiesa Valdese è
stata rappresentata dal moderatore D. Rostan,
dal pastore N. Berton e dal sig. A. Armand
Hugon.
4) Inaugurazione della nuova chiesa a
Fray Bentos (Uruguay). La comunità valdese
inaugurerà il suo tempio, con locali annessi,
ni ottobre. Saranno presenti alla cerimonia
il pastore Silvio Long, ministro della comunità per molti anni e il moderatore D. Rostan.
5) Il moderatore e tutta la Mesa Vaidense hanno espresso la loro solidarietà colla
Chiesa Metodista delVUruguay in occasione
dell'arresto del suo presidente, pastore Emilio Castro, avvenuto mentre egli cercava di
mediare fra le autorità governative e gli autori dei sequestri di persone.
« Renacimiento », organo uilìciale della Federazione giovanile valdese, pubblicato in
Uruguay, per quanto sia stato sempre di tendenze progressiste, di fronte all’orientamento
di certi gruppi di giovani di oggi, disposti a
passare a metodi di azione violenta, sente il
bisogno di richiamare tutti allo spìrito dell’E vangelo.
Questo richiamo lo ha fatto nel numero di
marzo-aprile 1970 con due brevi editoriali.
Nel primo il direttore prende alto di una
ennesima ondata dì violenza alEinterno di
gruppi Studenteschi. Il problema di fondo che
rispecchia il naufragio di una istituzione vitale (l’Università) per la nostra gioventù e per
lo sviluppo economico in generale, è il seguente: Quale è, o quale deve essere Tatteggiamento del giovane cristiano di fronte a
questi fatti? Nel caso concreto nel nostro
paese (Uruguay) il giovane cristiano non può
appoggiare la violenza, poiché attualmente il
popolo gode la libertà sotto il regime della
legge. Non vi è libertà per il libertinaggio, ma
per parlare, lavorare e vivere entro i limiti
della legge. II cristianesimo, lungi dall’accettare un atteggiamento comodo e facile, deve
confrontarsi col problema del rapporto fra libertà e legge, cercandone la soluzione, affinché i più direttamente interessati possano
superare le proprie difficoltà. Il giovane cristiano, invece di arruolarsi sotto le bandiere
di movimenti di violenza, deve portare la parola di Cristo ai contendenti, perché alla sua
luce comprendano la Verità; deve cercare la
riconciliazione, poiché in ogni conflitto vi sono
errori dalle due parli. Noi viviamo in un
mondo convulso e violento, e grande è anche
la nostra colpa. A noi mancano il senso di
responsabilità, la volontà ferma e un comportamento morale e adeguato alla gravità dell’ora presente. Cerchiamo la parola di Cristo,
ma senza interpretarla .secondo le nostre opinioni personali. Prima di agire, pensiamo : Signore. fa di me uno strumento di pace, laddove vi è odio, fa che io possa portare l'amore,
dove vi è offesa, fa che io annunzi il perdono,
dove vi sono discordia, fa che io possa stabilire Tunìone ».
Il secondo editoriale si occupa del problema dei sequestri di persona, particolarmente
grave nell’Uruguay negli ultimi mesi. Tale
pratica viene confrontata daH'autore con la
legge della giungla. Mentre gli uomini agiscono per sentimento e passione, il cristiano agisce sotto l’impulso del perdono. Vi sono situazioni che feriscono, offendono, suscitano la nostra ira, ma se la nostra risposta consiste in
atti da fuorilegge, non cadiamo anche noi nel
fango della barbarie? La morte di Cristo è
anche a questo riguardo esemplare : è l’espressione di una morte ingiusta. Nella sua croce
non vi è né lotta di classe, né lotta di ideologie. Quell'« Uomo » ucciso sulla croce è il
Salvatore; ma la morte dì un uomo sequestrato, privato di ogni cosa, ucciso non per una
partecipazione alla croce di Cristo, è una morte che ripugna alla coscienza di nostro tempo.
Esaminando l’ordine del giorno sinodale sulle « lìnee dì fondo », il Consiglio di Chiesa sì
è soffermato a considerare che cosa significa
in concreto parlare di « impegno » della comunità nella testimonianza evangelica; ed ha
ritenuto che si debba passare dalle affermazioni generiche e teoriche a indicazioni pratiche. Ha così deciso di chiedere ai membri stessi della comunità di dare suggerimenti ed indicazioni su cosa si pensa che si possa fare, in
attività e forme, sulla base delle proprie conoscenze di situazioni ed esigenze locali, nella
città di Pisa; e al tempo stesso suggerimenti
per iniziative che contribuiscano a potenziare
U vita comunitaria della nostra chiesa.
Il Consìglio esaminerà le proposte — scritte
e motivate — e ne riferirà alla prossima .Assemblea dì chiesa.
Nel frattempo il Consiglio ha già esaminato
una prima proposta, dando parere favorevole
aWeventuale istituzione di corsi scolastici serali gratuiti. Le reali possibilità di lavoro, in
impegni personali e di gruppo continuati, e in
scelta di un tipo specifico di orientamento,
sono state esaminate in una prima riunione
fra i fratelli e le sorelle qualificati per questo
servizio.
Il Consiglio ha anche deciso di dar corso
ad una proposta di organizzare un dibattito su
« matrimonio e divorzio » (ad illustrazione e
diffusione del documento a|>provato dal Siìiodo).
NELLA DIASPORA
Ricordiamo i culti, ripresi secondo l’orario
normale :
a Lucca, la prima, terza e quinta domenica
del mese, alle ore 17;
a Viareggio, la seconda e quarta domenica
del mese, alle ore 17.
Sarà comunicata quanto prima la domenica in cui si terrà a Barga la riunione di culto
e di studio biblico. Qui ricordiamo il bel convegno che il 29 giugno ha riunito a Reiraio
un bel gruppo di fratelli battisti, metodisti e
valdesi, per discutere le prospettive di lavoro
interdenominazionale sulla base della Federazione.
Pomaretto
Comunità pentecostale a Pomaretto. Una
bella comunità di fratelli e sorelle penteeostali. soprattutto giovani, di Venaria Reale ha
celebrato le lodi del Signore con la comunità
nostra al culto di domenica 20. In un clima
di spontaneità, le preghiere, il canto, con l’ac
L’amico dei fanciulli
N. 10 - 1970
SOMMARIO
— BYBLOS, la città che ci ha dato l’alfabeto
— Raccofito - Quando viene la sera
— Imparare (pensieri sulla scuola oggi)
— La pagina biblica - 10 ragazze: 5 pazze e 5 no
— Un cane nella caverna
— Grazie per una ragnatela (rubrica "conservazione della natura”)
•” Dalla colonia di Borgio Verezzi
— Problemi biblici
— Messaggio segreto e giochi
— I bei classici dell'800
Abbonamento annuo: L. 750 - Estero: L. l.OÓO - Versamenti sul c.c.p.
N. 2/21641 intestato a: Libreria Claudiana - Via Pio V 18 bis - 10125 Torino.
In tutte le nostre scuole, istituti e asili, varie centinaia di bambini
evangelici e non evangelici potrebbero leggere LAmico dei fanciulli che,
come per l'addietro, vorrebbe essere un mezzo di evangelizzazione e di collegamento fra i bambini della diaspora. Ma in molti casi i genitori hanno difficoltà ad abbonare i figli. Chi vorrà aiutare facendo per loro uno
o più abbonamenti? Quanti volessero impegnarsi per il 1971 sono pregati
di rivolgersi alla Direzione: Berta Subilia - Via Pietro Cossa 42 - 00193
Roma, specificando l'istituto desiderato, dove verrà richiesto il nome di
un bambino.
Ricordiamo fra le altre queste opere: Asili e scuole di Pachino, Riesi.
Palermo, Corato, Cerignola, Orsara di Puglia. Napoli (Cappella Vecchia);
Convitti di Firenze (Gould e Ferretti). Pinerolo. Torre Pellice, Pomaretto.
compagnamenlo delle chitarre, le le.stimonianze ed i messaggi hanno espresso la fede del
gruppo dei nostri fratelli e .sorelle. Si è compreso la ricchezza, la freschezza del canto c
degli interventi quale segno della potenza dello
Spirito. Si è compreso che il culto non è spettacolo, ma è partec'ipazione gioiosa di tutti secondo i doni ricevuti, dove Ìl pastore-prete
scompare e rimane il gruppo di credenti che
testimonia, adora, spiega la Parola nella misura del dono ricevuto.
Nel pomeriggio i nostri ospiti hanno visitalo l’Ospedale recando col canto molta gioia ai
malati e ver.so sera all’Asilo di San Germano
hanno lasciato un simpatico ricordo di fede e
di testimonianza a Gesù Cristo. Siamo lieti
di proseguire ì nostri contatti coi nostri fratelli e sorelle nella linea del passato e li ringraziamo tutti, particolarmente Tanziano fratello Vincenzo e la sua compagna. Anche a
nome del Convitto esprimiamo la viva riconoscenza per il dono che hanno fallo. Anche la
colletta del mattino è stata devoluta a quest'opera importante a favore dei bambini.
Recentemente è stata battezzata Moìiica
Ghigo di Walter e Meytre Elsa ed è stata occasione per spiegare il valore profondo della
vita in Cristo.
Domenica 27 il Pastore Felice Bertinat ha
dato il suo messaggio di congedo alla comunità di Pomaretto per la quale ha dato la .sua
collaborazione nel corso dell’anno unitamente
alla sua attività al Convitto, all’Ospedale e alTAsilo di San Germano.
La nostra comunità lo ringrazia mollo per
quanto ha fatto e formula un pensiero augurale per il nuovo lavoro che lo attende nella comunità di San Germano.
La sera, agape fraterna preparata dal gruj)po di servizio del Concistoro; le offerte dei
partecipanti sono stale devolute alla Scuola
Materna.
in tale occasione abbiamo dato un saluto
al collega Bertinat ed alla missionaria Gay.
preziosa collaboratrice della nostra chiesa ne^
gli anni del suo soggiorno perosino.
Nella stessa domenica sono stati battezzati:
Luca Ribet di Sergio e Pascal Anita, Luigi
Rostan di Silvio e Jenny Pons; il pastore ha
indicalo i compiti dei genitori come credenti
in Cristo. ^
Ringraziamo molto Claudio Tron per il
cullo presieduto il 13 .settembre.
Ricordiamo:
Domenica 4 ottobre: inizio della Scuola domenicale alle ore 9 e culto alle 10,30 con
tutti i catecumeni dei quattro anni.
Lunedì 12: inizio della missione di colportaggio nelle famìglie con la collaborazione
d'un giovane volontario unitamente a elementi della nostra comunità.
La Scuola Materna è ormai terminata:
tulli passano. Eammirano e dicono; «Veramente bella »; aspettiamo che molli passino,
ranimirino e ricordino che dobbiamo ancora
raccogliere una grossa somma per liquidare il
deficit. Grazie!
PramoUo
Ringraziamo sentitamente i seguenti Pastori che in questi ultimi mesi ci hanno recato il messaggio della Parola di Dio nel corso
dei culti da loro presieduti: Ermanno Rostan, Alexandre Nicod e Felice Bertinat.
Domenica 9 Agosto il sig. Luigi Marchetti (Pomaretto) e la figlia Silvana sono stali
fra noi per la vendila di alcuni libri della nostra Casa Editrice Claudiana.
Domenica 13 settembre il gruppo di Trombettieri evangelici del Baden, guidalo dal
Stober, insieme ad alcuni trombettieri vaidesi, accompagnati dal Pastore E. Geymet, ci
hanno dato un culto-concerto assai apprezzato. Ringraziamo vivamente questi amici per
la loro visita e per i loro messaggi.
Nel corso dell’eslate, per un periodo più o
meno lungo, hanno trascorso le loro vacanze
ia mezzo a noi con le rispettive famiglie diversi fratelli e sorelle ed amici dì Pramollo
che normalmente risiedono lontano dalla nostra comunità : mentre invochiamo su di loro
le benedizioni del Signore là dove svolgono il
loro abituale lavoro, diciamo a tutti arrivederci al prossimo anno, se piace a Dìo.
Invito a
Villar Porosa
Domenica 11 ottobre verranno inaug;urati solennemente l'organo ed il
carillon di due campane con movimento automatico, donati da nobili
Amici di Berlino alla comunità valdese di Villar Perosa. Il programma
della manifestazione è il seguente;
Ore 10: Culto con predicazione delrOberkonsistorialrat past. Kirchner
di Berlino e messaggi dei pastori
Vetzner e Stollreiter pure di Berlino.
Il culto iniziato con il sussidio del
vecchio harmonium terminerà con
quello dell’organo.
Ore 12.30: Agape fraterna. Tutti vi
possono partecipare se prenotati in
tempo utile presso il concistoro od il
Pastore.
Ore 14.30: Ricevimento degli ospiti
con messaggi e concerti d’Organo, Corale e Trombettieri di Luserna San
Giovanni diretti dal M.o Ferruccio
Rivoir.
Tutti sono caldamente e cordialmente invitati.
lllllllllllllllllllllllllOIIIIIIOIIMIiüliiiillllllllllllllllllllllll
PERSONALIA
Giorgio Barsotti, della nostra comunità pi.sana, si è laureato a pieni voti e lode in giurisprudenza presso quella Università, di.scutendo una tesi su « L’Intesa nei rapporti tra lo
.Stato italiano e le confe.ssioni ]>roteslanti ».
Cordiali rallegramenti e auguri.
4
pag. 4
N. 39 — 2 ottobre 1970
La Chiesa nel mondo
Torture e diffamazioni in Brasile
Un settimanale
"ecnmenico"
per ragazzi
Parigi (bip) — Il primo ottobre 1970,
cattolici e protestanti, insieme, dànno
il via alla pubblicazione del settimanale « FRIPOUNET » per i ragazzi dagli 8 ai 12 anni.
Già da qualche anno la stampa per i
ragazzi delle Chiese protestanti francesi era del tutto scomparsa, eccetto un
giornale mensile pubblicato dalla chiesa d’Alsazia; « Les Heures Ensole.illées ».
Un giornale per ragazzi concepito in
forma moderna in una prospettiva
evangelica, era necessario? Che cosa ne
pensano i genitori e gli educatori protestanti, che cosa si attendono? Che cosa volevano i ragazzi? Per rispondere a
questi interrogativi, una inchiesta è
stata svolta dal Centro Protestante di
Studi e di Documentazione presso gli
stessi ragazzi, i genitori e gli educatori, in nome del Dipartimento dell’Informazione della Federazione Protestante di Francia.
Questa inchiesta ha rivelato i bisogni e le aspirazioni dei genitori e degli educatori ed i gusti dei ragazzi.
Uno dei punti di questa inchiesta
mette in luce l’importanza per i ragazzi di una edizione settimanale del
loro giornale. Ma realizzare una tale
pubblicazione era cosa che non poteva essere presa in considerazione dai
soli organismi" protestanti.
Fu dunque creata una commissione
per studiare le possibilità di una collaborazione protestante e cattolica per
l’elaborazione di un giornale cristiano
per fanciulli, che prendesse come punto di base i risultati dell’inchiesta.
In capo ad un anno, un accordo redazionale ed un contratto sono stati
firmati fra le due parti, precisando le
modalità di lavoro dei cattolici e dei
protestanti per la realizzazione di questo giornale.
IL VENTESIMO CONGRESSO
INTERNAZIONALE
DEI VECCHIO-CATTOLICI
Bonn (soepi). - « Libertà e responsabilità
(Iella Chiesa » è stato il tema del ventesimo
congresso internazionale dei vecchio-cattolici
che è terminato il 6 settembre a Bonn. Durante un periodo di quattro giorni si sono riuniti 600 partecipanti ed ospiti del mondo intiero, rappresentanti tutte le denominazioni
confessionali.
Agli svariati temi delFordine del giorno,
vertenti specialmente sulle differenti manifestazioni di fede alla luce della santa Scrittura, si sono aggiunti dei problemi attuali come
quelli della morale sessuale, della rivoluzione,
della politica mondiale e della tecnica degli
armamenti, con una attenzione particolare al
problema della fabbricazione e l'utilizzazione
delle armi ABC (atomiche, biologiehe, chimiche).
Fu in seguito alla proclamazione del dogma
della infallibilità del papa, nel 1870, che la
Chiesa vecchio-cattolica si separò da Roma.
Oggigiorno partecipa attivamente al movimento ecumenico. Il suo prossimo congresso internazionale avrà luogo in Svizzera nel 1974.
INCONTRO FRA LUTERANI
ED ANGLICANI AD OXFORD
Oxford (soepi). - Il primo di una serie di
incontri ufficiali tra Luterani ed Anglicani a
livello internazionale ha avuto luogo ad Oxford
del 7 alni settembre al Collegio Exeter.
Oltre che sul tema generale « Autorità e
Libertà ». i partecipanti hanno discusso sui
seguenti temi ; « il ruolo della teologia ed il
concetto dell'ortodossia », (( la Scrittura e le
confessioni di fede ». « gli scritti confessionali » e « l'Evangelo e la Chiesa — centro e circonferenza ». Si sono raggiunti dei buoni accordi su alcuni punti, specialmente .su quelli
concernenti la Scrittura e le antiche confessioni di fede.
La di.scussione si c sviluppata intorno ai
IN BREVE
^ La Commissione mista formata
(la delegati ufTicìali del Consiglio Metodista Mondiale e della chiesa Cattolica, fondala nel 1966, ha tenuto la
sua (|uarta riunione a Junalaska (Carolina del nord. Stati Uniti) attorno
ai temi: Eucarestia, autorità nella coinunità cristiana, la famiglia cristiana,
vita cristiana e spirituale.
^ 7/ patriarca ecumenico Atlienaf'oras I ed il suo « SanloSinodo » hanno deciso ohe le Commissioni teologiche interortodosse di dialogo con gli
anglicani e (^on i vecchio-cattolici si
riuniranno in oltohre al Centro del Patriarcato Ecumenico a Chamhésy (Ginevra).
★ Lrt Chiesa unita di Gesu-Cristo
nel Madagascar ha deciso, da poco tempo, la creazione di un Centro di formazione agricola.
Nel quadro di aiuto allo .sviluppo,
TEnlraide protestante svizzera (EPER)
corrisponderà a (juesto futuro centro
una somma di 150 f.f. che permette
l'acquisto immediato di un terreno di
150 ettari e di alcuni maccliinari.
(bip)
a cura di Claudia Peyrot
compiti ed ai bisogni attuali della Chiesa. I
partecipanti hanno compreso che il loro era
un lavoro urgente e hanno espresso il desiderio di vedere le loro conversazioni realizzarsi
e concretizzarsi nel consolidamento di una
base sufficiente e convincente che permetta il
riconoscimento reciproco e la comunione tra luterani ed anglicani. 1 partecipanti hanno fatto
osservare che in certe parti dell’Asia e delTAfrica, un tale ricono,scimento potrebbe costituire il primo passo verso l’unione organica.
LA CHIESA PRESBITERIANA
DI FORMOSA
RESTERÀ^ MEMBRO DEL CEC?
Ginevra (soepi). - Siccome la Chiesa presbiteriana di Formosa (n.d.r.: la Cina nazionalista) ha deciso di ritirarsi dal Consiglio ecumenico delle Chiese per una ragione politica,
il Comitato esecutivo del CEC deplora vivamente questa decisione. Esso invita caldamente questa Chiesa a considerare di nuovo la
sua posizione prima che si riunisca il comitato centrale del CEC nel gennaio del 1971,
che dovrà prendere alto della ratifica di xma
decisione, in un senso o in un altro.
Indirizzandosi a questa Chiesa, il Comitato esecutivo del CEC precisa che la sua posizione favorevole nei riguardi della partecipazione della Cina continentale alle Nazioni
Unite, non è ispirata da alcun pregiudizio nazionale o ideologica, ed ancor meno dalla
volontà di offendere qualunque nazione, ma
piuttosto da un desiderio di equità verso tutte
ie nazioni.
11 fatto che una società umana autonoma
composta da 800 milioni di persone (n.d.r.:
vale a dire circa un quarto degli abitanti della
terra) non possa, o non voglia far parte delle
Nazioni Unite, la principale organizzazione politica i cui sforzi tendono a stabilire una comunità mondiale... è tanto allarmante quanto
pericoloso.
Il risultato potrebbe aggravare le tensioni
che minacciano tutta la comunità, « anche
compreso il paese dove voi svolgete la vostra
missione », conclude la lettera.
Helder Camara reagisce alla campagna diffamatoria della stampa governativa
Brasilia (bip) — Dopo il comunicato
pubblicato da quindici vescovi del
Nordest brasiliano che accusa formalmente la polizia federale di avere torturato due preti (al momento rimessi
in libertà), il brasiliano J. A. Monteiro
ed il francese X. G. de Maupeau (comunicato diffuso qualche ora dopo
che il capo della polizia affermò che
questi due preti non furono affatto
torturati), le dichiarazioni delle autorità ecclesiastiche si moltiplicano.
Quelle di M. J. de Medeiras Delgado,
arcivescovo di Fortaleza e M. A. Brandan Vilela, arcivescovo di Teresina e
presidente del consiglio episcopale latino-americano, specialmente, chiamano direttamente in causa la polizia
brasiliana.
Sembra d’altronde che il governo
brasiliano abbia intrapreso un’azione
di forza contro la Chiesa cattolica, a
giudicare dalla campagna di diffamazione rivolta contro Dom H. Camara
(e da lui sopportata). Egli ha formalmente smentito di avere utilizzato una
fotografia di militari brasiliani incatenati come prova delle torture inflitte
ai prigionieri.
Durante una trasmissione televisiva,
M. A. Neto, deputato e giornalista brasiliano, aveva presentato una fotografia di due ufficiali brasiliani che, durante il loro addestramento alla « guerra psicologica », erano stati appesi ad
una croce.
M. Neto aveva dato ad intendere
che H. Camara avesse utilizzato questa fotografia per presentarla come
fosse quella dei prigionieri torturati,
allo scopo di appoggiare la sua campagna contro gli eccessi commessi nel
suo paese.
H. Camara ha smentito il fatto con
un commento indignato; « Per la prima volta, sono senza difesa davanti ad
un simile modo di procedere ».
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
LA VOLONTÀ’
DI SOPRAVVIVERE
« Raramente sono le stesse persone che si scandalizzano sia per la sorte dei Cecoslovacchi che per quella dei
Vietnamiti, o che si preoccupano tanto
per il destino degl’israeliani che per
quello degli Arabi: chi è indignato per
una cosa, e chi per un'altra.
Ciò che sta oggi accadendo nel Medio Oriente è un’illustrazione di questo
fatto. Quanti di quelli che rabbrividivano al pensiero degli ostaggi trattenuti dai partigiani del Dr. Giorgio
Habbache (Di questo personaggio abbiamo parlato nel n. 38), s’allarmano
pensando alla miseria senza nome dei
Palestinesi che oggi, sotto il ferro ed
il fuoco, espiano il delitto di non voler
rinunciare alla propria patria?
Si dirà che taluni dei loro leaders
sono degl’insensati, come lo dimostrano gli attentati contro i civili israeliani, le minacce sugli ostaggi, la distruzione (assolutamente gratuita) degli
aerei dirottati, le dichiarazioni del
Dr. Habbache, il quale accetta allegramente il rischio d’una terza guerra
mondiale, se questa è il solo mezzo di
far scotnparire l’impresa “sionista”. Si
ha ben ragione di dirlo, ma si avrà
torto se non si cercherà di conoscere
i motivi d’esasperazione, che hanno potuto indurre decine di migliaia d’uomini a seguire tali capi. I “terroristi"
hanno sempre fatto la figura degli assassini agli occhi dei loro avversari,
fino al giorno in cui la vittoria ha coronato i loro atti: in quel giorno i loro
atti divengono altrettante imprese
eroiche. Questa certezza, fra tante altre, nutre la speranza dei fedayn, mentre la loro convinzione di ribellarsi a
un’Imalaia d’iniquità — poiché si rifiuta loro perfino il diritto d’avere una
patria — giustifica, ai loro occhi, il ricorso alla lotta armata ed al terrore.
È una vera tentazione, per coloro
che beneficiano dei mille e uno vantaggi della coesistenza pacifica, non veder altro, in questi guerrieri dallo
sguardo feroce, che dei vermi da distruggere. Eppure si tratta di esseri
umani, di esseri che si sentono disprezzati ed ignorati, e che combattono per
una sola ragione: quella che si rifiutano di continuare ad essere disprezzati
ed ignorati.
Ma anche se si lasciassero da parte
le considerazioni morali, che dovrebbero incitare a non restar sordi al loro grido, si dovrebbe sapere che sarebbe illusorio credere che la forza potrà
mai eliminarli completamente. Dopo
tutto, neppure Hitler, a malgrado dei
metodi che nessuno oggi fortunatamente oserebbe impiegare, riuscì ad
imporre l’orribile “soluzione finale” del
problema ebraico, da lui sognata.
Hitler non fece altro che infondere nei
sopravviventi una volontà accanita di
salvare, a qualunque prezzo, la propria
comunità.
Per tutti quelli che vogliono sinceramente la pace nel M. Qriente (e chi,
dotato di buon senso, non la vorrebbe?), non v’è dunque compito pik urgente di quello di auspicare e (nei limiti del possibile) d’agire affinché i
Palestinesi abbiano un posto al sole,
Si è saputo, in seguito, che l’arcivescovo aveva chiesto alla rete televisiva « TV Globo » il diritto di rispondere alle accuse lanciate contro di lui
in una trasmissione sullo stesso canale che lo mostrava mentre criticava il
Brasile all’estero con « l’aiuto di foto
truccate » pubblicate soprattutto dal
settimanale tedesco ’Stern’ e da alcune riviste italiane e messicane.
Dom Helder, in un comunicato, ha
giudicato questo procedimento impiegato dall’autore della trasmissione, il
deputato giornalista A. Neto, di una
« turpitudine infamante ».
Egli ha pure denunciato, per la prima volta, l’organizzazione di una
«campagna nazionale per tentare di
demoralizzarlo » ed ha rinnovato le
sue accuse contro le torture e specialmente contro la tortura recente di un
prete di Sào Luis do Maranhao.
« Se voi mi accordate il diritto di rispondere davanti alle telecamere —
scrive Camara — dirò il motivo per
cui ho denunciato le torture a Parigi,
lo scorso maggio; spiegherò anche il
motivo dei miei viaggi all’estero ma,
allo stesso tempo, chiederò il nome di
chi dirige e finanzia la campagna di
diffamazione intrapresa contro di me
in tutti i centri del paese e il perché,
se noi siamo in democrazia, mi sia rifiutato il diritto di rispondere, come
accusato, nelle stesse condizioni accordate ai miei accusatori ».
La menzione del « finanziamento »
dei suoi viaggi all’estero è una allusione alle voci secondo le quali il fisco
brasiliano perseguiterebbe l’arcivescovo di Olinda e Recife per non avere
dichiarato i redditi che gli hanno permesso quest’anno di effettuare numerosi viaggi all’estero.
iiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Anche Mtalia avrà il suo Pentagono?
anzi affinché questi vengano associati
alla ricerca d’una soluzione in tal senso. In caso contrario, e persino se il
re Hussein riuscirà a disarmare i suoi
avversari, il fuoco continuerà a covare sotto la cenere e si risveglierà alla
prima occasione ».
(Da un articolo di André Fontaine
su « Le Monde » del 20-21.9.’70).
Fra tante tragiche notizie, può far
sorgere un barlume di speranza la notizia di questi giorni, della liberazione
degli ultimi ostaggi trattenuti dai fedayn, e quella dei 18 c. (comunicata
ufficialmente dall’esercito israeliano)
della liberazione dei trecentocinquanta arabi della Cisgiordania, che erano
stati trattenuti fin dal 12 c. per interrogatori.
SAPER RICONOSCERE
I DONI DEGLI ALTRI
« Al marxista Oscar Niemeyer il
Brasile deve i suoi due più bei gioielli
religiosi. I quali fanno senza fatica
concorrenza alla cappella di Le Corbusier (celebre architetto svizzero) a Ronchamp.
È appena credibile che il vescovo di
Belo-Horixonte abbia esitato dieci anni prima di consacrare la chiesa dedicata a S. Francesco che, situata a
Pampulha, sulle rive d’un lago grazioso, fa udire lo sciacquio delle acque.
L’autore della guida “Nagel" (nota
guida turistica) scrive che questo monumento è quasi “aggressivo": questo
fa veramente supporre che l’autore
non sia mai stato in quel posto! Perché quella cappella è profusa di dolcezza, di pietà e di poesia. Meravigliosamente integrato in un paesaggio
orizzontale, questo mistico acquario
ondula seguendo la curva quadrupla
del suo tetto a onde. Gli "azulejos”
( = quadrati di maioliche colorate)
bianchi e blu di Candido Portinari (il
più grande pittore brasiliano), l’amico
dei pesci, sono un capolavoro di freschezza e d’armonia acquatiche.
A chi dubitasse dell’avvenire della
chiesa in Brasile, vorremmo consigliare d’andare a meditare davanti a quelle due chiese costruite da un agnostico. Senza dubbio esse simboleggiano
piuttosto una religione d’evasione spirituale che una di sforzo terrestre:
perciò esse irritano taluni progressisti. Ma come si potrebbe dar ragione
a questi? Le città, come le anime, hanno bisogno di valvole spirituali ».
(Da un articolo siglato H. F., su « Le
Monde» dell’ll c.).
Queste notizie ci riportano, per analogia, ad una recente polemica sollevata da alcuni buoni parrocchiani di
Zurigo. Stanno per esser messe in opera, nel celebre « Fraumunster » di
quella città, alcune vetrate dipinte da
Marc Chagall. Ma Chagall, ahimè, è un
ebreo (russo, naturalizzato francese)!
È mai possibile (han detto) che le sue
vetrate trovino posto in una cattedrale protestante?... Se soltanto non si
volessero respingere i doni degli altri!
Com'c noto, col nome di « Pentagono » oltre che il ministero della difesa degli U.S.A.,
si intende anche il complesso che lo ospita e
che comprende fra Paltro. 1 milione e 128
mila metri quadrati di uilìci, più di mille chilometri di corridoi e 20 mila mq. di cortili interni.
Un settimanale italiano, solitamente ben
informato, rende noto che anche i nostri militali vogliono un loro Pentagono (c magari più
modesto, che non costi più di 100 miliardi,
ma li metta comunque in condizione di non
fare una brutta figura coi loro colleghi atlantici ».
Secondo il settimanale, pur essendo ancora
incerto l'esito del progetto, ultimamente esso
è venuto ad avere un aiuto imprevisto: una
commissione di professori dell’università di
Roma si è infatti impegnata ad appoggiare la
suddetta richiesta.
Come mai questo parere favorevole? La cosa è dovuta al fatto che l’università di Roma
sta (( scoppiando »; infatti, col nuovo anno
accademico essa dovrà ospitare globalmente
circa 100 mila studenti, mentre la reale capienza si aggira sui 20 mila. Al momento, le
sopraelevazioni dei vecchi edifici sono bloccate dal comune di Roma, malgrado le promesse e gli impegni, mentre la costruzione di
nuove sedi universitarie, se tutto va bene, sarà
ultimata fra 5-10 anni.
Ma. ritornando «a bomba», che c’entra
l’università col Pentagono » italiano? Lasciamo la parola al settimanale :
(( ...Il legislatore fascista era stato a suo
tempo relativamente previdente, e per la crescita della città universitaria aveva vincolato
con una legge del 1937 una serie di aree circostanti, in mano a privati o ad altre istituzioni dello Stato. Per alcune di queste aree la
legge prevede l’esproprio, per altre la restituzione.
(( ...Ora, una delle aree che secondo la legge dovrebbe rientrare in possesso dell università è occupata dal centro atomico-biologicochimico del ministero della difesa. È la sede
dell’ABC della ricerca militare italiana. Sape
re con una certa precisione che cosa si faccia
in questo centro, ovviamente, è assai diffìcile.
L’opinione pubblica, in questi giorni, si è giustamente preoccupata per il gas nervino affondato dagli americani nell’Atlantico; e i nostri studenti, dal canto loro, protestarono mesi fa perche nel cuore dì un popoloso quartiere romano si manipolavano gas tossici a
pochi passi da migliaia di studenti e da centinaia dì ammalati del policlinico: con l’unico
risultato che furono accolti a manganellate
senza che ci fossero né smentite .sulla pericolosità degli esperimenti, né impegni a traslocare.
« Ma adesso pare che i militari sareìibero
disposti a riesaminare il problema e ad accondiscendere a restituire Ìl terreno all’università; anzi, alla commissione di professori riuniti presso il ministero della difesa per le trattative avrebbero anche promesso la cessione
di altre aree occupate attualmente da caserme.
Ad una condizione, tuttavìa: che prima venga costruito il Pentagono. Di qui è nata la
solidarietà del gruppo di docenti deirateneo
romano all’assurdo progetto ».
Fin qui, il settimanale. Come si può commentare una notizia del genere? AU’aggettivo
((assurdo» preferiamo sostituire «incredibile».
Il paese sì dibatte letteralmente in diffìeollà
di ogni genere ed i nostri militari, per soddisfare il loro prestigio, la loro potenza, vogliono il (( Pentagono »! Non basta loro il liìlancio di 1.500 miliardi annui (4 miliardi al
giorno), stanziato per la (c difesa »? In un paese che, secondo la Costituzione, « respinge la
guerra per la soluzione delle vertenze intei"nazionali »?
Auguriamoci che l’opinione pubblica e i
parlamentari vigilino attentamente su questa
nuova deprecabile possibilità onde impedire in
tempo la realizzazione di un’« opera » che verrebbe a costituire un vero e proprio defraudamento, specie nei riguardi di chi deve vivere
nelle baracche o — nelle grandi città industriali del nord — dorme in topaie e negli
atrii delle stazioni.
r. p.
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll>llllll)»l<lllifilfil<»l>>l»»l»''‘'*'""‘"‘"
A Taizé
19.000 giovani hanno preparato
il loro “concilio”
La comunità di Taizé. iu occasione della
Pasqua di quest'anno, aveva invitato i giovani
cristUini del mondo a partecipare alla preparazione di un *‘concilu/’ giovanile anti-istituzionale. La proposta, che aveva suscitato molte
e serie riserve nelle Chiese, ha avuto una certa eco fra i giovani. Ne riferisce questa
corrispondenza da Taize. red.
Taizé. - Un incontro di giovani di parecchi
paesi d’Europa ha chiuso il ciclo estivo degli
incontri internazionali avvenuti a Taizé, in
Francia, destinati alla preparazione del concìlio dei giovani, annunciato a Pasqua di quest’anno. dal fratello Roger, priore della comunità ecumenica di Taizé. Da dopo Pasqua,
19.000 giovani sono già venuti a Taizé )>er
partecipare a questa preparazione.
Durante tutta Testale, ininterrottamente,
.sono avvenuti nove incontri internazionali, ad
ogni settimana. Si sono co.sì riuniti 7.600 giovani studiosi e lavoratori, provenienti da più
di quaranta nazioni. rat>presenlanlivi di tulli
i continenti.
II tema di questo primo anno: la festa suscitala nell'uomo dal Cn’.sio risorto, la festa
come liberazione dell'uomo. Sulla base di questo tema, anche le altre preoccupazioni fondamentali del concilio dei giovani saranno affrontale, le une dopo le altre: «fare della
Chiesa un luogo di comunione per lutti gli
uomini, aprire delle strade di riconciliazione
Ira gli uomini e tra i cri.stiani. cercare i mezzi per fare in modo che 1 uomo non sia più
vittima delTuomo ».
Per i giovani, la partecipazione alla preghiera della comunità, tre volle al giorno, si
situa al cuore di ogni loro incontro.
Riuniti alternativamente in sessioni generali. a piccoli gruppi di .‘»ette, o per « carrefours », ì giovani hanno riffetluto su ciò che
ostacola la festa nelle nostre società di abbondanza; sulla sorgente della festa, il Cristo ri.sorlo: sui mezzi concreti per fare dei nostri
ambienti di vita delle comunità liberatrici, attraverso la riscoperta del .sen.so della festa. Hi
sogna notare che un buon numero di giovani
non-credenti ha pure partecipalo a questa ricerca.
L’animatrice dì questa preparazione conciliare è una donna. Margherita Moyano. di nazionalità argentina, segretaria generale dei giovani cattolici latino-americani.
Per i giovani, quésti incontri significano il
mettere in comune le esperienze già vissute c
un nuovo punto dì partenza. Infatti, in .seguito a questi incontri, il concilio continua ad
essere preparalo dai giovani stessi, nei loro
ambienti dì vita. Questa preparazione non si
fa quindi con delle strutture o con organizzazioni, ma si presenta come una vita e una
« avventura interiore »; così anche i mezzi per
realizzarla .sono poco visibili. I giovani si
ritrovano nei loro paesi per piccole « cellule
vive » da tre a sette persone. Assumono degli
impegni di v'ila là dove si trovano, nella
Chiesa o al servizio degli uomini più }>overi.
Alcune di queste cellule saranno in viaggio
attraverso il mondo, per mantenere un legame
fra tutti, e per annunciare il concilio ad altri
giovani.
Grandi intuizioni per il concilio dei giovani
ci saranno proposte dai continenti del .sud. Per
questo, alcuni « luoghi di ascolto » si sono
già creati in Africa, in Asia e in America
latina: vivere ¡n un ambiente povero, )>er
ascoltare ì giovani del terzo-mondo e per trasmettere poi a tutti ciò che avranno colto o
sentilo.
Per la Pasqua 1971. a ’raizé, si cercherà «li
fare una valutazione di lutto (f.iesto primo anno di vita e si aununccra la tappa scgucule
della j)reparazioue conciliare.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)