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Anno IV
numero 20
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‘Bibbia e attualità
L'ASCENSIONE
j DIMENTICATA
TijfOLTI cristiani pensano che l’ajyl scensione sia un evento incompwnsibile e irrilevante, così come
ansano che la risurrezione sia solo
un lontano avvenimento del passato
e, nella migliore delle ipotesi, una
i^ospettiva per un lontano futuro che
,^cia il presente nella più assoluta
éwlifferenza. Ma questa non è fede
'^tiana, è malintesa fede crfstiana.
Per questo, forse, l’ascensione e la fede
nella risurrezione sono oggi ritenute
cose di scarsa importanza, quasi che
5) potesse essere cristiani senza cresucxesso© ^ risurrezione dei
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inprti, neppure Cristo fu risuscitato; e
se Cristo non è stato risuscitato, vana
,^pnque è la nostra predicazione, e vana pure è la nostra fede» ricorda Paolo.ìnl Corinzi 15,13s).
CERTO, la risurrezione e l’ascensione di Cristo sono eventi lontani
'quasi duemila anni, la risurrezione
futura magari sarà lontana (oppure
■.picinissima: nessuno conosce il giorno
eì’pra), ma una cosa è certa: il presente è condizionato da questi eventi. Tra
il «^à», la risurrezione di Cristo, e il
mon ancora», la risurrezione futura
nel sécondo avvento, Cristo continua
la sua lotta contro il male, il peccato e
la morte: «Poi verrà la fine, quando
'^segnerà il regno nelle mani di Dio
Aire, ^opo che avrà ridotto al nulla
ogni principato, ogni potestà e ogni
potenza. Poiché bisogna che ch'egli
regni finché abbia messo tutti i suoi
nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte»
(iCorinzi 15, 24-26). L’Evangelo non
ci annuncia solo che Cristo è risuscitato, e quindi è vivente ora, ma anche
’ che è asceso in cielo e che regna («fu
¡levato in cielo e sedette alla destra di
Dio», Marco 16, 19). Certo, il suo regno non è incontrastato: continua a
'èssere contrastato dal male, dal peccato, dalla sofferenza, dalla morte.
Queste realtà, però, hanno perso una
. battaglia campale nella Pasqua di
Gesù, è stata la loro Stalingrado dopo
cui la guerra non è certo finita, ma il
' suo esito segnato.
STO usando la metafora della
guerra, come d’altra parte fa
l’apostolo Paolo in questi versetti, ma
dobbiamo intenderci, qui non sono
contrapposte le stesse armi: là dove
c’è l’odio Cristo combatte con l’amore,
la dove c’è divisione Cristo combatte
con la comunione, là dove c'è morte
Cristo combatte con la vita. Perché
anche Cristo si attiene all’insegnamento che ha dato a noi, per esempio
nel sermone sul monte. Per questo la
littoria di Cristo è definitiva, perché
chi combatte l'odio con l’odio, il male
Col male e la morte con la rhorte può
anche prevalere, ma pone le basi per
altre guerre e sofferenze. Chi, invece,
^combatte l'odio con l’amore, il male
col bene e la morte con la vita costruisce le basi per una pace perpetua.
r ^ ULTIMO nemico che sarà distrutto sarà la morte» (I Corinzi 15,26), scrive Paolo. Il verbo utilizzato indica Vannichilimento, la
perdita di ogni potenza. Qui non si
tfatta della morte... della morte, ma
della sua trasformazione in vita. Nel
cègno di Cristo non c’è alcuno strumento di morte, neppure per il nemico più grande, la morte, ma ci sono
^olo strumenti di vita, di redenzione,
di grazia. L’ascensione di Gesù Cristo
risorto, dunque, non annuncia il suo
^impegno dal mondo, ma la «globalizzazione» della sua lotta contro il
male. Ed è un invito per tutti noi perché ci impegniamo nello stesso modo
e con le stesse «armi».
Eugenio Bernardini
SETTIMANALE. DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTTSTE, METODISTE, VALDESI
La Conferenza episcopale italiana approva il testo sui matrimoni interconfessionali
Unità e diversità nel matrimonio
Elaborato congiuntamente da due commissioni) valdese metodista e cattolica^
il «testo comune» è un importante evento ecumenico che passa ora alla prova pratica
Ly ASSEMBLEA plenaria della
Conferenza episcopale italiana (Gei) ha approvato T8 maggio a grande maggioranza il «Testo comune di studio e proposta
per uh indirizzo pastorale dei
matrimoni interconfessionali»,
elaborato congiuntamente da
una Commissione delle chiese
evangeliche valdesi e metodiste e
da una Commissione nominata
dalla Gei stessa. Le due commissioni, nominate nel 1988, avevano concluso l’elaborazione del
testo nel luglio del 1993, e nell’agosto dello stesso anno il documento era stato «ricevuto» dal
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste come «una base per continuare la trattativa con la Gei
per concordare con essa il modo
e i tempi con cui rendere operative le indicazioni pastorali» contenute nel «Testo comune». Per
parte cattolica, il documento
aveva già ricevuto una prima approvazione nel settembre del
1995 da parte del Consiglio permanente della Gei.
Il «Testo comune» mette in rilievo la comune concezione del
matrimonio insistendo sui concetti di reciprocità, fedeltà, durata. Tra le «differenze e divergenze» la maggiore riguarda la natura
del matrimonio, che per i cattolici
è sacramentale (e quindi indissolubile) e per gli evangelici è una
realtà della buona creazione di
Dio da vivere come cristiani e sulla quale sta la promessa della durata. L’ultima parte affronta i problemi relativi alla pastorale delle
coppie interconfessionali, al loro
rapporto con le chiese di appartenenza, al diritto-dovere di entrambi i coniugi dell’educazione
religiosa dei figli, alle modalità
della celebrazione delle nozze.
Il «Testo comune» auspica che
«si sviluppi un’intesa pastorale
che impegni non soltanto i ministri delle due chiese, ma le stesse
comunità», e che la preparazione
del matrimonio avvenga coinvolgendo i ministri di culto di en
trambe le chiese. La «pastorale
per le coppie interconfessionali»,
secondo il documento, deve accompagnare gli sposi non solo in
occasione del matrimonio, ma in
mtta la loro vita coniugale. Il matrimonio potrà avvenire sia nella
chiesa cattolica che in una chiesa
valdese o metodista, con la partecipazione «ammessa e gradita» di
un ministro dell’altra chiesa.
Maria Sbaffi Girardet, presidente della Commissione consultiva
per le relazioni ecumeniche delle
chiese valdesi e metodiste, e relatrice, per la parte evangelica, della Commissione mista che ha redatto il «Testo comune», ha dichiarato che «è stato compiuto un
importante passo in avanti verso
là soluzione del problema dei
matrimoni interconfessionali, e
non possiamo che rallegrarcene.
Certo, non si tratta di un punto di
arrivo ma di un punto di parten
za: occorre infatti creare nelle rispettive chiese il clima che porti a
una comprensione autentica di
come va vissuto U matrimonio tra
cristiani di confessione diversa;
occorre riconoscere i principi comuni che lo fondano, nel rispetto
delle diversità, e giungere con serenità e chiarezza a stabilire le
modalità connesse con là celebrazione di un matrimonio interconfessionale».
Domenica 12 intanto si è svolto
un incontro delle coppie interconfessionali del Pinerolese (un
gruppo attivo da molti anni, in
cui convergono anche coppie di
Torino e Milano), che ha espresso
soddisfazione per questo evento
e ha auspicato che anche il Sinodo valdese lo approvi definitivamente e ne solleciti l’utilizzo nella
vita delle chiese.
SINTESI DEL DOCUMENTO A PAGINA 7
•/ 1 diritti umani in Nigeria
Appello del Consiglio
ecumenico all'Onu
Di fronte al deterioramento della situazione
nel campo dei diritti umani in Nigeria, il Consiglio ècumenico delle
chiese (Cec) ha chiesto
alla comunità internazionale di esercitare forti
pressioni diplomatiche,
politiche ed economiche
sul regime militare attualmente al potere. Il
18 aprile scorso Clement
John, segretario esecutivo della Commissione
delle chiese per gli affari
internaziònali del Cec,
ha fatto un intervento
orale di fronte alla Commissione deU’Onu per i
diritti umani, riunita a
Ginevra, chiedendo fra
l’altro che venisse nominato un relatore, specialeper indagare sulla simazione. Per Clement John,
infatti, in Nigeria «un’intera popolazione viene
tenuta in ostaggio da un
piccolo gruppo di militari che viola in piena
impunità le norme di referenza internazionalmente riconosciute iii
materia di diritto e di
etica». Secondo il Cec,
nell’Ogoniland in particolare, centinaia di persone, fra cui molti giovani, sono detenuti senza
che alcuna accusa formale sia stata formulata
contro di loro di fronte a
un tribunale, (com/spp)
La protesta dell'«Eper»
Uccisi dalla polizia
23 contadini brasiliani
Ventitré contadini, fra
cui donne e bambini,
sono stati uccisi dalla
polizia in un villaggio
dello stato del Para in
Brasile. In un comunicato del 25 aprile scorso
l’organizzazione umanitaria protestante svizzera «Eper» ha espresso la
propria indignazione di
fronte a questo massacro di membri del «Movimento dei contadini
senza terra» (Mst), partner locale dell’Eper.
Questo movimento si è
impegnato ad applicare,
con mezzi pacifici, la
riforma agraria prevista
dalla Costituzione brasiliana, secondo la quale
ogni terreno che non sia
usato o coltivato può essere espropriato dallo
stato (con indennizzo) e
assegnato a una persona
senza terra che si impegni a coltivarlo. Questa
possibilità viene però
osteggiata dai proprietari che preferiscono tenere incolti i propri terreni. L’Eper esige che venga effettuata un’inchiesta obiettiva e che vengano processati i colpevoli del massacro. All’
inizio dell’anno le chiese
brasiliane avevano invitato il governo a portare
avanti la riforma agraria
per porre fine alla miseria e alla violenza, (spp)
LA «SECESSIONE» DI BOSSI. La settimana politica italiana, oltre che dall'inaugurazione del nuovo Parlamento e
dalla nomina dei presidenti di Camera
e Senato, è stata caratterizzata dagli
interventi del leader della Lega Nord
sull'ipotesi di «secessione» dall'Italia e
dalla nomina di un «governo della Padania» con sede a Mantova. Tra le reazioni, una delle più ferme è venuta il 6
maggio dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini, che ha affermato che l'unità della nazione «non può essere negata o compromessa» perché è «ben
più antica della sua forma statuale,
avendò le proprie radici in una storia è
cultura che sono comuni, e trae alimento dalla condivisione della medesima fede cristiana e cattolica».
NO AL DIRITTO DI SECESSIONE. Luciano Violante, al momento della sua
elezione a presidente della Camera, il
10 maggio, ha dichiarato che «Non
esiste un diritto alla secessione... lo
stato democratico ha tutti i mezzi, a
cominciare dal consenso politico sino
all'uso legittimo della forza per impedire la secessione. Ma non sarà necessario. Le diverse parti d'Italia hanno
bisogno l'una dell'altra... La secessione è la risposta sbagliata a un problema giusto... troppo grande è la quotidiana difficoltà di vivere onestamente in questo Stato».
risposta evangelica a bossi. Il primo intervento da parte evangelica"
all'ipotesi secessionista del leader della Léga Nord viene dal pastore vadese
Giorgio Bouchard. L’agenzia evangelica Nev anticipa alcuni brani di un suo
articolo sul fascìcolo di giugno del
mensile ecumenico «Confronti» ini cui
Krive: «L'evangelismo italiano è nato
col Risorgimento e non lo rinnegherà
mai; quando l'Italia si è unificata sotto
< bandiere liberali e democratiche, gir
evangelici italiani hanno scelto senza
esitare di militare sotto di esse. Ciò ha
significato partecipare al riscatto di
una nazione che era stata ingiustamente divisa... l'unità è stata la base
del progresso; anche se oggi dobbiamo certamente correggere le ingiustizie compiute nel corso del processo
unitario, ingiustizie compiute soprattutto a danno del Sud, e rimediare ai
danni prodotti dal centralismo».
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PAG. 2 RIFORMA
«Perché non morii fin dal seno
di mia madre?
Perché non spirai appena
uscito dal suo
grembo?
Perché trovai
delle ginocchia
per ricevermi e
delle mammelle
da poppare?
Ora giacerei
tranquillo, dor
mirei, e avrei così riposo con i re
e con i consiglieri della terra che
si costruirono
mausolei, con i
prìncipi che
possedevano oro
e che riempirono
d’argento le loro
case; oppure,
come l’aborto
nascosto, non
esisterei, sarei
come ifeti che
non videro la
luce.
Là cessano gli
empi di tormentare gli altri.
Là riposano gli
stanchi, là i prigionieri hanno
pace tutti insieme, senza udir
voce d’aguzzino.
Piccoli e grandi
sono là insieme,
lo schiavo è
libero dal suo
padrone.
Perché dare la
luce all’infelice
e la vita a chi
ha l’anima
nell’amarezza?
Essi aspettano la
morte che non,
viene, la ricercano più che i
tesori nascosti.
Si rallegrerebbero fino a giubilarne, esulterebbero se trovassero una tomba.
Perché dar vita
a un uomo la
cui via è oscura,
e che Dio ha
stretto in un
cerchio?»
(Giobbe 3,11-23)
IL GRIDO DI GIOBBE
Giobbe ha il coraggio di dire la sua disperazione, di gridare per il suo dolore
come Gesù._ Ma è la vita il tema del suo grido esasperato, non la morte
MARIA BONAFEDE
UERCHÉ non sono morto
prima di nascere?». Questo grido di Giobbe, questo lamento è così duro, così chiuso
in se stesso, così senza speranza, che ci spaventa. E ci spaventa perché ascoltandolo siamo
rinviati a ciò che ci spaventa
nella nostra vita; il fatto che il
male è insopportabile, il fatto
che il male è inevitabile. Non ci
spaventa anzitutto la sofferenza
che nel lamento di Giobbe è
espressa con grande realismo,
non ci spaventa tanto il dolore
che anche noi proviamo o abbiamo provato nella nostra vita
o in quella di persone che amiamo, e che anche la Bibbia tematizza. Quello che ci spaventa è la
mancanza di speranza di cui è
impregnato questo lamento.
Quello che ci spaventa è la conclusione che dobbiamo trarre
dalle parole di Giobbe, perché è
una conclusione che somiglia
troppo alle storie che conosciamo, anche nella nostra vita._
Ci sono persone e vicende per
le quali non vediamo soluzione,
storie chiuse che finiscono male
e che onestamente sapevamo
che avrebbero potuto finire così.
Storie ed esistenze che non hanno sbocco, per le quali non intravediamo vie d’uscita. E talvolta quelle storie e quelle vicende
sono molto simili alle nostre,' e
più lo sono e più ci spaventano.
Certo, possiamo far finta di non
vedere e di non sapere; è una
strada molto battuta. È la strada
di chi pensa a salvare se stesso e
a scansare il male fin che può. È
l’atteggiamento di chi fa gli
scongiuri quando si parla di
morte e di esistenze sventurate,
di chi esorcizza il male e la morte, di chi cambia canale per non
ascoltare e per non soccombere
alle stragi di notizie terribili da
cui siamo bombardati.
rn§m
Preghiamo
Signore, tu rni vedi;
un deserto desolato in me.
Partami, ti troverò, **
ti cerco con fiducia.
Mi ascolti quando dico:
se fossi figfio di Dio,
ila questa pietra uscirebbe il pane.
■ lai
w
X Almami a lasciare i miei pensieri
ed an«)rarmi nella tua parola
' Damnd pazienza per l’attesa,
. i finché sarai presente.
Dammi di comprendere ^
ed accettare il tuo volere.
Sii tu la mia forzai
La mia pace. La mia via.
s ^ Ti ringrazio, o Dio. *
i ¡1 MTusei|m^im^/ C
1^. , ' I - ‘
Jda piegare, aaudÌÉuna, p. 199)
Jörg Zink
Per tanti versi e in tante occasioni, è il nostro atteggiamento.
Possiamo anche imboccare
un’altra strada, che è quella dei
telefilm americani: si passa per
mille avventure, la situazione è
sempre sul punto di degenerare,
di volgersi al peggio, siamo trasportati in vicoli che sembravano ciechi... ma poi finisce bene,
la storia evolve al meglio, sono
premiati gli sfortunati e le vittime, puniti 0 trasformati in buoni
i malvagi, sedate le tempeste,
spenti gli incendi, tornati in sé i
giovani scapestrati.
La sofferenza innocente ci fa
male e ci fa paura. E se a^oltiamo il lamento di Giobbe a partire da una posizione di fede, come fanno gli amici di Giobbe che
di lì a poco interverranno, la
paura e lo sconcerto non diminuiscono, ma rischiano di aumentare: è chiaro infatti che dietro l’angolo c’è pronta una domanda, pesante come un macigno, su Dio, sul suo silenzio, sulla sua inutilità. Se non fossimo
così abituati a pensare la fede
come la chiave di volta del lieto
fine, ascolteremmo dentro e dietro il grido di Giobbe, il grido
senza risposta di Gesù che muore sulla croce gridando a Dio:
«Perché?», e muore senza aver
avuto risposta (Marco 15,34).
Giobbe ha il coraggio di'dire la
sua disperazione, di gridare per
il suo dolore, e anche Gesù.
Giobbe sogna di morire piuttosto che di vivere quando la vita
gli è diventata insopportabile.
L’uno e l’altro trovano il coraggio, davanti a Dio, di disperare.
Dovremmo trovare lo stesso coraggio, tanto più in quanto credenti, perché la fede è davvero
una pazzia, un paradosso, una
grazia che sconvolge la vita e le
dà salvezza e forza proprio perché dispera totalmente delle
proprie risorse, perché sa che
chi vive è esposto sempre al
nonsenso e al fallimento e scopre che Cristo ha preso per sé
questo nonsenso, questo scacco
presente nella nostra vita, e persino la morte. Troviamo scritto
che la fede è certezza di cose che
si sperano e dimostrazione di
cose che non si vedono (Ebrei
11, 1). E noi aggiungiamo, sulla
scia del lamento di Giobbe: cose
che talvolta capita di non vedere
mai. La fede non è il coronamento di una vita che scorre
evitando le domande e scansando i rischi, che confonde Dio
con la fortuna, e che non si fida
abbastanza di lui e della sua
presenza, non abbastanza da
gridargli in faccia la sua disperazione e da gridarla, nonostante
il suo silenzio, a lui.
La fede è davvero un dono che
consente di ricevere improvvisamente e insperabilmente l’amore di Dio e di sapere che egli è lì,
con te, anche nella tua storia
contraddetta, nella tua vita che
combatte per la sua libertà, per
la sua pienezza. Giobbe che grida il suo lamento e la sua ragione a Dio e non accetta le risposte facili, che trovano in fretta
colpe e colpevoli, o che temono
di offendere Dio nel dire a verità
sulla propria vita. È urgente trovare l’onestà di tenere aperte le
domande e di affrontarle insieme, forse eviteremmo di avere,
noi per primi, e di dare delle
chiesa l’immagine di una conventicola nella quale si può stare
solo condividendo certezze indiscutibili, e di Dio l’immagine
della prova del nove. Giobbe
fantastica sulla morte, e il suo lamento prende la forma di un sogno in cui l’assunto è che la vita
può diventare peggiore della
morte. Nel suo sogno, Giobbe
fantastica la sua liberazione in
un riposo egualitario, assente da
ingiustizie. Una morte caratterizzata dalla giustizia sociale,
senza più gerarchie. I prigionieri
riposano, non sentono più la voce del loro aguzzino e lo schiavo
è libero dal suo padrone. Piccoli
e grandi sono insieme.
Una morte immaginata come
pace, dal cuore di una vita vissuta e sofferta con grande realismo, senza pietose finzioni. È un
sogno importante, quello di
Giobbe, che dovremmo ricordare a chiunque si accanisce in discorsi vitalisti sempre esposti al
rischio deH’ambiguità; discorsi
in cui la vita è difesa in sé e per
sé, senza pensare alla sua qualità. Non bisognerebbe fare cam
pagne per la vita, ma dire poche
parole e molto concrete, molto
rispettose, e accompagnate da
molti fatti che provino a rendere
la vita meno difficile, che immettano speranza, che portino
solidarietà e vicinanza. Poche
parole e molti fatti che diano testimonianza di un coinvol-gimento profondo e vero per la
qualità della vita di chi non ha risorse, 0 non ne ha più abbastanza per riprendere coraggio e per
vedere una prospettiva. Giobbe,
nel suo fantasticare la morte e
nel suo realismo sulla sua vita,
esprime con grande forza quel
che vuol dire vivere: vivere significa essere liberi, non ricevere
tormenti, non essere prigionieri
e non avere aguzzini, poter stare
insieme piccoli e grandi, vivere
nell’armonia e nell’uguaglianza.
Giobbe non teme la morte, ma
non vuole una vita che non sia
degna di questo nome. La vita è
il punto, non la morte. La vita è il
tema del suo grido esasperato,
non la morte. E la vita è quella in
cui si è liberi e uguali, in cui l’ingiustizia è tolta, e i piccoli hanno
senso, spessore, dignità e promesse al pari dei grandi. Questa
è la vita che egli ha conósciuto e
praticato sotto lo sguardo di Dio,
questo è ciò che un uomo, una
donna hanno diritto di desiderare: non ci si può accontentare di
meno. Ogni volta che si parla di
vita e di scelte di vita, bisognerebbe ricordarsi di questo sogno
di Giobbe, ricordarsi che la vita
non può fare a meno della dignità, della riconcUiazione, della
comunione e della pace.
Giobbe pronuncia il suo lamento, ma dov’è Dio? Dio non
risponde. Così come non risponde a Gesù sulla croce. Possiamo
pensare che non c’è. Ma possiamo anche pensare, con il centurione romano che assistè alla
morte di Gesù, che Dio è lì (Marco 15, 39), con quell’uomo che
muore, con Giobbe che grida e
che non ce la fa a sopportare,
con tutte le donne e gli uomini
che subiscono e patiscono sofferenze insopportabili, solitudini
insostenibili, e con le bambine, i
bambini, oggetto di violenza, di
intollerabili soprusi.
Nella storia di Giobbe, e anche
nella storia di Cristo, Dio dà loro
ragione, Dio è colui che riscatta,
redime, libera e salva, e questo
annuncio è anche per noi. Signore, aumentaci la fede.
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Icaraean
credere che Dio è
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difensore: «lo so ch^
mio difensore vive e ci fpelsuo t
aila fine si alzerà... 6|,coniai. 1
vedrò a me favorevoli tatiTiroa
(Giobbe 19, 25-27). ' ™piav(
Si può datare la pad ìfeide il
poetica di Giobbe inai» ¿lorid
ca post-esilica, quindici wjré, S£
temporanea delle dep« ¡Voltar
tazioni in massa di cuipj
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senso e di risposte.: W Perchè la soffefenzJ^f
perché il fallimento,perché la vita umana p(ii!tta-|
sformarsi in un inferno!
Contro le rispostefadl
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chiedere... non hai abba
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della morte come rip^
per le sofferenze che
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mente come sofferenti
sociali.
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Per approfondire le Pj
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Giobbe, raccomandia^, ,
lettura dei seguen I .
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Giobbe, ed. Boria,
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Un colloquio a 360 gradi con Pàul Ricoeur, filosofo francese e ugonotto
Salvare la pluralità è il nostro destino
L'amore è scoperta dell'altro e dono di sé anche di fronte all'estremo
L'interpretazione del messaggio cristiano e il ruolo del protestantesimo
SI iegge il
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I immoth
Dìo ragli
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Jo una risa
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noli non è solo la città del sangue di san Gennaro, della
g }4arechiaro né, su un altro versante, la città dove il
^e ìl Sud si incontrano. Sud del Nord e Nord del Sud, ma
liti una delle capitali europee del pensiero filosofico. GiranS vecchi quartieri si vede la casa di Benedetto Croce, la
dove san Tommaso aveva la sua cattedra, la lapide che
arda dove Giambattista Vico rifletteva sulla storia. Si sale la
estosa scalinata dell’Istituto di studi filosofici e si possono
Mirare i personaggi più prestigiosi e illustri della filosofia
Mderna.
^ I tanti uno, noto anche ai lettori di Riforma, Paul Rimr francese, ugonotto. Da anni ormai è di casa a Napoli.
Z^oltarlo gli studenti affollano l'aula magna della Federici tratti di umanità, di semplicità e di modestia rendono
maeamabile a molti amici la sua persona...» scrive Domeni^J&volino nell’introduzione a un libro dal titolo Paul Rieur. L’amore difficile (Roma, Studium, 1995).
vuole soil®? Luciano deodato
nazione, n ^ annamaffei
abbe, non ------------------------
. si ostina I , . ,
Dio è il SI Jià^UL Ricoeur ha accon
lenza, renili
bbe un
leo a chili
lo so cU iripntìto a dedicarci un po’
ì vive e d ÿel suo tempo per discorrere
zerà... eli con lui. In una bella mattina■avorevole tapriniaverile, davanti a un’
ampia vetrata oltre la quale si
ire la pati fende il gólfo di Napoli, con
bbe in ep» Scolori del Castel dell’Ovo e il
quindi con 5^e, sedersi ai suoi piedi e
Ielle dep« ascoltarlo è una esperienza
a di cui pa «fcenticabile. Si ha la senSne di essere davanti a
o econol un^stto, la cui funzione è
»t queuTdi ordinare la realtà
ento indivi i concetti. Dare no
> dal poes menile cose, individuare i
mere le» cUègamenti, mettere in relazione i fatti: è forse ciò che
intendeva l’autore biblico
raccontava che Dio,
jnque epe i|opo aver creato gli animali,
è di doi
radicali, i|
j solferei
raggiosa
oste.,
sofferenz
mento, peranapuòtra-,
un inferno?
poste facili
0.-. non.sai
in hai abba)) che nel li
ersonate daGiobbe dii
■condusse all’uomo «per ve
^ te come li chiamerebbe e
(erché ogni essere vivente
_!’ìrtasse il nome che l’uomo
"Sijarebbe» (Gen. 2, 19). Aliatala realtà disordinata,
ÌMma. caotica prende forma^rdine; ogni cosa trova
il suo posto e risponde a ciò
perdili è stata creata, acquista senso, emerge dal buio
peréssere illuminata. È la
finzione del linguaggio, per
- j cui si capisce come mai la
io con I® ' Bibbia concentri tutto sulla
n nnonw parola. Parola con la «p»
Maiuscola, inconfondibile;
ma anche con la minuscola,
lepattole nostre, confuse, ontóKigicamente diverse, chia..mate tuttavia a descrivere il
ÌiPOsmo.'Il colloquio con Paul
Ricoeur si avvia sul grande
tema dell’amore, dell’«amore
^cile». Perché diffìcile?
«È sempre stato difficile
amare. Basta considerare
lEvangelo di Giovanni, l’evangelo dell“agape”, dove
■"?lene sottolineata la rottura
ita le forme quotidiane e gli
e ha la to'
ido, di 111
ogno, dim
vive nelli
ipporto col
;o ma senzi
attito sull!
degli uoini
di Dio, ind
•an.de e cru
he attrave
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L Clauoit
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iza di sp
dove dunque il
ittfnza i -ìf^^^cnto dell’amore è co*taiitemente presente. Oggi
boi abbiamo una società più
#^mentata, viviamo in un
" PWalismo che disperde le
:l?èdenze e favorisce un ripie
gamento deU’irtdividuo su se
stesso. Ci si dimentica dell’altro, preoccupati del proprio
benessere.
In questo contesto io direi
che la misura dell’amore è
quella di ritrovare quanto c’è
di reciproco nel dare e nel ricevere. Non è che la generosità sia assente dal nostro
mondo; anzi, la vediamo anche in opera nei confronti del
Terzo Mondo o verso i poveri
che sono tra noi. Ma il problema è dato dalla qualità del
dono che si riceve e che si dà,
nel senso che la qualità è costituita dalla reciprocità e dalla mutua riconoscenza. Lavoro molto con dei medici che
assistono malati terminali di
cancro o di Aids. Alcuni di loro mi dicono che ci sono dei
malati capaci di “dare” nell’atto stesso del loro morire.
Si tratta dì una forma estrema. Questo mi fa pensare che
il senso profondo del tempo è
come nascosto e dimenticato
da noi, e che tuttavia in situazioni estreme emerge alla superficie in tutto il suo vigore e
la sua vitalità».
- La crisi di oggi non è ariche una crisi di linguaggio
che appiattisce, banalizza,
dando anche luogo a fenomeni come il fondamentalismo e
cioè la ricerca di sicurezze?
«Il fondamentalismo è certo una reazione di fronte
all’insicurezza del mondo e
del linguaggio. Vi sono molte
interpretazioni del mondo, e
questo crea in noi ansia. L
ansia viene anche dalla molteplicità delle interpretazioni
del messaggio biblico. Non è
facile orientarsi in questa
molteplicità; e poiché si tende a sfuggire al confronto e
alla messa in discussione di
se stessi, si ripiega su ciò che
è per noi sicuro, indiscusso e
indiscutibile. Il testo viene
preso alla lettera e si evita di
entrare nella storia della sua
composizione. È una specie
di Parolà di Dio senza mediazioni, appunto immediata».
- Sul versante religioso abbiamo il fondamentalismo, su
Vita e opere di Paul Ricoeur
Studioso del proprio tempo
Paul Ricoeur nasce a Va^Ce nel 1913. Orfano dei
^^'’ttori (il padre mùore nella
J^tande guerra), cresce dai
aonni a Rennes; prigioniero
b Germania, studia il penJ'sto di Karl Jaspers e Ed*
?i^^ Husserl. Negli anni ’50
w insegna Storia della fìloofla alla Sorbona e
Jburgo
Iter'
L'ol<
a Stra
—ew per passare poi a
^anterre, dove nel 1968 cer,^una mediazione tra istituuni e contestazione. Insega poi a Lovanio, Chicago e
X. Si sposa con Simo
da cui ha cinque figli,
di loro, Olivier, si to
'^ùa {«un venerd
' ^ ® pensie
*); in anni più recenti Ri
coeur partecipa al movimento contro la guerra d’Algeria
eperiefirittiumani.
In italiano la maggior parte
Melle sue opere è pubblicata
da Jaca Book: Tempo e racconto (3 voli., 1983-85) è
l’opera più ampia, preceduta
da II conflitto delle interpretazioni (1969) e seguita dal
recente Sé come un altro. Altre opere rilevanti sono pubblicate da Marietti {Filosofia
della volontà I, 1990) e da II
Melangolo (Dell'interpretazione. Saggio su Freud, 1991).
I problemi deirùvterpreta-zione sono stati affrontati
anche dal Ricoeur studioso
dì semiologia {La
mio/ogiciJ, Armando, 1974).
quello politico la rinascita del
razzismo e del nazismo: Perché la nostra società è attrae,
versata da questi fenomeni?
«Siamo alla fine di un secolo terribile che ha visto massacri e atrocità barbariche
commesse, e qui sta la particolare gravità, da popoli civili. Stiamo ancora vivendo nel
periodo di convalescenza. Io
posso parlare perché ho avuto la ventura di vivere a lungo
e i cinquant’anni che sono
passati dalla fine della seconda guerra mondiale mi sembrano un periodo relativamente breve, ma il prezzo
che abbiamo pagato è stato
enorme. Le ferite della nostra
identità collettiva e personale
sono ancora profonde. Ecco
perché parlo di un periodo di
convalescenza. Non dimentichiamo poi che solo cinque
anni fa è crollato il sistema
comunista, con lo stalinismo
durato sessant’anni e con
tutto ciò che esso ha rappresentato non solo per i paesi
dell’Est. Ho parlato, in alcune
conferenze tenute all’Istituto
filosofico, del “tempo della
memoria malata”.
Quanto è successo è particolarmente spaventoso e supera in gravità tutti i disastri
che si sono verificati nella
storia umana, perché all’interno della nostra società al
tamente civilizzata è nato
uno stato totalitario che ha
portato al suicidio il proprio
popolo. Ricorrendo all’immagine della bomba atomica, una cosa è essere nella
zona deU’esplosione.e un’altra in quella della contaminazione nucleare. Noi siamo in
questa seconda zona: tra noi
ci sono ancora i testimoni
della Shoà e dei crimini stalinisti. L’Europa dell’Est è ancora profondamente malata,
come evidenzia la guerra nei
Balcani».
- La crisi che attraversiamo
ha qualcosa a che vedere con
la crisi del protestantesimo
storico?
«Non dimentichiamo che il
cristianesimo è nato da una
serie di crisi legate all’interpretazione del Cristo. Ne ri-troviamo le tracce negli Atti
degli apostoli. All’inizio ab-biamo una molteplicità di
piccole comunità, le quali
gradualmente si sono come
federate, fino a riconoscere la
normatività del canone. E il
prodotto di una storia tormentata, per cui non dobbiamo stupirci di fronte al fatto
che oggi ancora il cristianesimo produce una moltitudine
di figure diverse tra loro e talvolta anche drammaticamente in opposizione tra loro.
È un dato che appartiene
alla specificità del cristianesimo che ha in sé questo pluralismo: basti pensare al fatto che esistono ben quattro
Evangeli. Ho sempre ammirato la generosità e il liberalismo del canone dove, oltre ai
quattro Evangeli, troviamo
altre espressioni teologiche,
pensiamo a Giovanni in rapporto ai sinottici, alla teologia di Paolo, à quella di Pietro. Questa pluralità originaria è stata mascherata nel
corso della storia dal fenomeno della chiesa costantiniana
e poi dal papato.
Il protestantesimo ha spez'zato questa uniformità, sebbene abbia poi cercato una
compensazione al pluralismo, ricostruendo a proprio
vantaggio lo spirito (fi esclusione e di superiorità, dal
quale solo ora stiamo faticosamente uscendo. Il pluralismo è difficile da vivere, come anche l’amore è difficile.
La pluralità è difficile perché
presuppone lo scambio tra la
forza della corivinzione e lo
spirito critico, ma è il nostro
destino, dobbiamo salvare la
pluralità. In essa consiste
forse la nostra differenza con
l’IsIam.
Le confessioni devono
giungere a comprendersi reciprocamente. Ognuna di es-se ha valorizzato fino all’
estremo una delle implicazioni forti del messaggio cristiano ma nessuna di esse può
pensare di realizzare la totalità del messaggio. L’infinito
può essere colto solo nelle
sue differenti sfaccettature,
da prospettive diverse. Nessimo può cogliere la totalità».
Come l'ermeneutica si accosta al testo biblico
La novità dell'Evangelo si manifesta
nella storia delle sue interpretazioni
Paul Ricoeur è uno dei più
importanti filosofi orientati
nella direzione dèli’ermeneutica; tra l’altro sono pubblicate, anche in italiano, alcune
lezioni che fecero parte di un
suo corso tenuto nel 1972-73
presso le Facoltà di teologia
della Svizzera remanda (la
cattolica di Friburgo e le protestanti di Ginevra, Losanna
e Neuchâtel), riunite nel volume Ermeneutica filosofica
ed ermeneutica biblica (Paideia, 1977-83). Approfittando
dell’occasione, dunque, coti
lui parliamo anche di questi
problemi: c’è una differenza
tra l’ermeneutica biblica e
quella, diciamo, profana?
«C’è una duplicità all’origine - spiega Paul Ricoéur -.
Schleiermacher, fondatore
dell’ermeneutica, ha scritto
la sua grande opera sull’interpretazione delle Scritture,
e contemporaneamente è il
traduttore di Platone. Nella
sua epoca esisteva la sensazione di una grande affinità
tra l’eredità biblica e quella
greca. È questo il problema
del testo, dietro al quale sta
una lunga tradizione; ma il
testo dà anche origine a sua
volta a molte tradizioni interpretative. Pensiamo a quante
ne sono venute fuori dai testi
delle Scritture, a quante ecclesiologie diverse esse hanno dato luogo.
La diversità tra l’ermeneutica biblica e quella di un
qualsiasi altro testo filologico
è data dal contenuto stesso
che ne costituisce la diversità. La novità, per il testo biblico, è data dalle diverse alleanze che si succedono all’interno della storia dell’Antico Testamento per sfociare
poi nel nuovo patto. Io penso
che l’interpretazione delle
Scritture sia appunto riconoscere questo nocciolo, che è
l’Evangelo, la “buona novella”, l’annuncio di una novità.
Lo stesso criterio inteipretativo, applicato ai Jesti della
cultura classica, deve ugualmente tenere in debito conto
la specificità del messaggio.
Pqj- i testi greci, per esempio,
dobbiamo tenere presente la
tragedia, il drammatico, e
questo anche interpretando
filosofie speculative come
quella di Platone.
L’ermeneutica non viola il
testo, ma è solo un’attenzione anzitutto al senso della
Scrittura e poi alla storia della sua lettura; ed è nella stòria della sua lettura che si
manifesta in tutta la sua ampiezza la novità del messaggio evangelico. Penso per
esempio ^a parola di Paolo,
quando dice che non c’è più
né giudeo, né greco, né maschio, né femmina. Ci sono
voluti secoli prima di capire
la portata di questa affermazione. C’è dunque una “storia dell’applicazione”. Si tratta qui di uno dei concetti più
interessanti di Schleiermacher e della sua èrmeneutica;
succede queilcosa tra il testo
e i suoi lettori. È in questo
rapporto dialettico tra un testo scritto e che dura nel
tempo, che ha dunque una
sua stabilità storica, e poi la
stato molto influenzato dalla
lettura del suo Parola di Dio,
parola urpana. Mi ha determinato nel non mescolare
mai nel lavoro filosofico la
mia professione di fede. In
questo senso sono barthiano,
perché affermo l’irriducibilità
della confessione di fede in
rapporto alla discussione filosofica che si avvale della ragione comune. Sono stato talvolta criticato per la puntigliosa separazione tra le mie
letture greche o dei filosofi
Karl Barth
storia del suo atto, della sua
lettura. Insomma non si tratta solo di comprendere un
testo, ma anche di applicarlo. Il che è perfettamente
conforme all’insegnamento
di Gesù, quando affermava
che non è importante “dire”,
ma mettere in pratica. Ora,
mettere in pratica è la traduzione appunto della storia
nuova; ma una storia ramificata, multipla».
A questo punto sorge una
curiosità; che cosa avrebbe
detto Karl Barth sulla questione della Wirkungsgeschichte,
la storia cioè de^i effetti del
testo? «Barth, che conosceva
molto bene la teologia del XK
secolo, ha il senso della radicalità della sua interpretazione e sa anche che la sua interpretazione appartiene alla
storia. Lui stesso sa coUocarsi
in questa storia e in particolare in rapporto al soggettivismo e alTemozionalismo della fede. Perciò è stato condotto a mettere l’accento sulla
oggettività del messalo che
non dipende da noi e che con
noi ha una specie di rapporto
di sola interiorità, ma si può
dire di superiorità radicale. Io
nella mia giovinezza sono
moderni e il rispetto della
specificità del testo biblico.
Ho una serie di articoli “Nominare Dio” (che potrebbero
essere tradotti in italiano) dove insisto su ciò che yè di assolutamente originale, incomparabile nel modo in cui
Dio è nominato nella Bibbia
sia nei testi narrativi che in
quelli profetici che contengono le minacce di distruzione,
il ricordo dell’infedeltà, ma
anche, a partire da Isaia 40, la
promessa della ri-creazione
del mondo. È il momento in
cui Israele ha preso coscienza
della ampiezza della potenza
di Dio. In fondo era necessario che Dio creasse il mondo
per poter ri-creare Israele.È
stato im momento incredibile
del sorgere di una vita nuova.
C’è una specie di interazione
tra la forma, il contenuto della predicazione e i fatti che
sono annunciati nei racconti,
nèlle profezie, negli inni è negli scritti sapienziali. C’è dunque una specificità delle
Scritture, ma non una specificità del messaggio. L’ermeneutica è il riconoscimento
del carattere ^appropriato dello stile del linguaggio con il
messalo annunciato».
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PAG. 4 RIFORMA
Si è svolto a Vienna l'incontro annuale della Missione battista europea
Per una coerente teologia della missione
Oggi sono i cosiddetti «paesi di missione» a chiedere i missionari, i quaii
vengono utilizzati quasi esclusivamente per la formazione dei quadri locali
PASQUALE CASTELLUCCIO
Dal 25 a 28 aprile 1996 la
Missione battista europea (Ebm) ha avuto il suo incontro annuale a Vienna. In
un’atmosfera molto fraterna
si è fatto il punto sul lavoro
che da alcuni decenni viene
svolto in Africa e in Sud America. L’instabilità politica di
molti paesi africani spesso
rende irrealizzabili progetti
iniziati in cui è stato investito
tanto denaro: scuole, ospedali, coltivazioni, centri di formazione teologica. Inoltre,
negli ultimi' anni, le minori
entrate (le offerte delle comunità battìste sono l’unica fonte per sostenere la missione),
dovute a crisi e disoccupazione anche in Europa, hanno
bloccato varie iniziative.
Il metodo di lavoro della
Ebm nei paesi in cui è presente rimane comunque interessante* e degno di nota
per una coerente teologia
della missione. Sono i cosiddetti «paesi di missione» a
chiedere i missionari, i quali
vengono da loro definiti «collaboratori europei». Questi
vengono utilizzati quasi esclusivamente per la preparazione della «forza lavoro»
locale: evangelisti, pastori,
infermieri, falegnami, così
che la missione rimane un
compito che appartiene agli
afiicani e ai sudamericani. Il
collaboratore europeo diventa membro di una loro comunità, e in quel contesto svolge
un ministero specifico.
Notevole è lo sviluppo delle comunità afncane. In molte di esse si celebrano battesimi almeno una volta il mese. La vivacità di fede di questi fratelli, ben Visibile dalla
partecipazione dei loro delegati, veniva sperimentata in
ogni loro intervento. La loro
I collaboratori della Missione battista nella sede di Bad Homburg
spontaneità nel testimoniare
è un incitamento al coinvolgimento di ognuno di noi per
poter lavorare coerentemente nelle nostre «terre di missione»... (Europa).
Dall’America Latina invece,
le cronache erano altrettanto
edificanti, stando allo sviluppo di tutte le chiese evangeliche indistintamente, ma abbastanza sofferte per le difficoltà che incontrano in quei
paesi i nostri e i loro missionari. In un paese come il Brasile, dove si calcola che un
terzo della popolazione votante è evangelico (un eventuale candidato per le prossime elezioni è il pastore Panini, presidente dell’Alleanza
mondiale battista), il lavoro
delle chiese evangeliche è
fortemente ostacolato dalla
Chiesa cattolica. Lo stesso avviene in Argentina. La Chiesa
cattòlica, sempre più in crisi,
conduce una campagna tutt’
altro che ecumenica verso i
«fratelli separati». Spesso, la
domenica all’ora del culto, unpullman sosta davanti all’ingresso dei locali con una
scritta: «Venite a messa, tro
verete anche da mangiare».
La Chiesa cattolica apre le
porte allo spiritismo, forte in
quei paesi, pensando cosi di
riguadagnare ciò che ha perduto. La radio e la televisione
gestite dai cattolici, nei loro
programmi abbondano di
slogan contro gli evangelici.
Alcuni me&i fa, nella città di
Cascavel, f gedeoni avevano
organizzato una massiccia
distribuzione di Nuovi Testamenti. Il parroco di un quartiere ha pensato bene di requisire tqtte le copie distribuite agli studenti di un liceo,
facendole poi bruciare nel
cortile della stessa scuola.
Gesti isolati? Estremi? Forse
dovremmo riflettere di più, in
vista di future assise ecumeniche anche nella nostra distratta Europa cristiana!
La teologia della missione
suggerita dalla Ebm si articola così: 1) Confessare apertamente e con franchezza la fede in Cristo Gesù: 2) Stabilire
contatti personali con non
credenti. Invitarli a riunioni
nelle comunità soltanto dopo
aver creato un rapporto di
amicizia con loro. Offrire un
corretto esempio di vita cristiana, più che cercare di
convincere la gente con bei
discorsi: 3) Insistere sulla
preparazione di forze locali:
4) Essere disinvolti e aperti
verso gli estranei e presentare la comunità credente come un gruppo sociale interessato alla liberazione e alla
salvezza dell’uomo.
Infine, una parola "sulla
città che ha ospitato l’incontro. A Vienna ci sono tre comunità battiste. In ognuna
c’è una massiccia e coinvolgente presenza ai culti. La comunità che ci ha accolti conta 120 membri, ma la presenza media domenicale è di 200
persone. Quasi ogni giorno
c’è possibilità di incontro:
musica, programmi per giovani, per coppie, per anziani.
Tromba, batteria e chitarra
\ animano le riunioni: la cordialità dei fratelli austriaci
smentisce le tradizionali opinioni circa la riservatezza e la
freddezza dei non latini. L’interesse per la vita e la testimonianza delle nostre comunità in Italia è stato il motivo
di tante domande rivolteci. Il
loro stile di vita cristiana: frequentare assiduamente le
riunioni, comunicare l’un 1’
altro con un linguaggio chiaramente edificante, non criticare nessuno, trascorrere il
tempo libero fuori casa per
poter incontrarè i non credenti, dare la decima per sostenere la missione interna
ed esterna.
Ho concluso l’incontro
predicando in una piccola
comunità nascente che un
gruppo di 12 credenti cerca
di inserire nella realtà sociale
di un quartiere del centro.
Oltre quei 12 credenti, al culto erano presenti almeno 20
estranei, certamente sulla
strada della salvezza.
Verso le Assise della Comunità evangelica di azione apostolica (Cevaa)
La Chiesa presbiteriana delllsola Maurizio di fronte al futuro
Diventata autonoma nel
1979, la Chiesa presbiteriana
dell’isola Maurizio (Epim) ha
subito organizzato una campagna di evemgelizzazione in
un paese a maggioranza indù e musulmana (67%). Ora
sta portando avanti questo
progetto, dando una grande
importanza alla formazione
di pastori, predicatori laici,
diaconi e altri operatori sociali della chiesa, sul posto o
all’estero.
L’Epim ha accolto diversi
colloqui organizzati dalla Cevaa per le chiese dell’Oceano
Indiano. Partecipa allo sviluppo della comunicazione,
alla condivisione delTinformaziòné nonché agli sviluppi
della Consultazione delle»
chiese francofone dell’Aft"ica
sull’informazione e la comunicazione (Cefaic): partecipa
inoltre ai seminari organizzati dalla Conferenza delle
chiese di tutta l’Afiica (Ceta).
Vita della chiesa
Secondo le statistiche del
1989, l’Epim contava 450
membri comunicanti, 500
aderenti, sei luoghi di culto,
di cui uno anglofono e cinque francofoni, due pastori,
sei predicatori laici, un diacono. Una scuola di formazione teologica bilingue, in
collaborazione con la Chiesa
cattolica romana e con la
Chiesa anglicana, assicura la
formazione di un buon centinaio di studenti.
L’Epim è membro dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm) e della Cevaa. Ha conservato stretti legami con la
Chiesa di Scoria e ha relazioni con le chiese presbiteriane
degli Usa, del Canada, e con
il Dipartimento missionario
delle chiese protestanti della
Svizzera romanda. Cerca
inoltre di stabilire relazioni
con altre chiese di tradizione
riformata.
Il Comitato interreligioso
mauriziano è composto di
rappresentanti di 17 chiese o
gruppi religiosi e di responsabili di altre religioni, per
promuovere la pace e la comprensione. L’Epim è molto
impegnata nel funzionamento della Società biblica
nell’isola Maurizio. La chiesa
gestisce una scuola materna
di 35 bambini sotto la responsabilità di due maestri.
Sul piano sociale, il campo
d’azione va dal Centro socia
le al Centro di aiuto umanitario, passando per corsi di alfabetizzazione, sostegno scolastico, aiuto agli handicappati e ai malati, corsi di formazione in agricòltuta e corsi
di formazione musicale.
A livello della comunicazione, esiste da 17 anni un
giornale, «la Sève et la Vigne»,
con una tiratura di oltre 200
copie. La chiesa ha inoltre
preparato programmi audiovisivi nell’ambito dell’evangelizzazione e della formazione dei propri membri.
Problemi e progetti
Nel 1989 è iniziata una riftessione su «là Chiesa di
fi-onte al proprio futuro», che
sta andando avanti. Nonostante una situazione economica relativamente fiorente
con una crescita annua del
7% alla fine degli anni 80,
TEpim si trova confrontata
ad un numero crescente di
problemi. La povertà rimane
e si sta allargando il fosso tra
ricchi e poveri. L’isola è diventata uno dei luoghi di riciclaggio dei narco-dollari. Lo
sviluppo industriale troppo
rapido ha avuto conseguenze
negative, in particolare sul
prezzo degli alloggi che è in
piena inflazione. Nonostante
questa situazione, la chiesa
ha un programma di costruzione di centri sociali e di alloggi per i pastori, per gli
operatori sociali e per i diaconi. Parallelamente, è in atto un programma di rinnovamento dei luoghi di culto.
Il paese
Ad Est del Madagascar,
nell’Oceano Indiano, si trovano l’isola della Riunione e
l’isola Maurizio. L’isola Maurizio si estende su 2.045 kmq,
con un po’ più di un milione
di abitanti. Il prodotto interno lordo è di 1.524 dollari
prò capite.
Le lingue utilizzate su questa terra di contrasti sono
l’inglese, il creolo, il francese
el’hindi.
Le religioni si ripartiscono
in questo modo: chiese protestanti 3,6%, Chiese indipendenti 2,3%, Chiesa cattolica romana 28%, Islam 16%,
induismo 51%.
L’isola Maurizio è un’isola
turistica. Vi si coltivano lo
zucchero e il tè. Sul piano industriale, si trovano industrie
leggere di maglieria.
VENERDÌ 17 MAGGIO 1
Dal Mondo Cristiam
Spagna: quale ruolo per il protestantesil
minoritario in Europa?
MALAGA — Su iniziativa della Conferenza delle chié^
testanti dei paesi latini d’Europa (Cepple), della Chiesa ev¡
gelica in Renania (Ekir) e della Chiesa riformata di Frai
(Erf), una trentina di persone provenienti da 11 paesi eun
ha partecipato ad un colloquio sul tema: «Una missione i
protestantesimo minoritario in Europa?». L’incontro si è s
a Los Rubios, vicino a Malaga, presso il Centro ecumenicoA
la Chiesa evangelica spagnola, dal 10 al 14 aprile scorso.d
legati delle chiese membro della Cepple si sono aggiunti pj
cipanti provenienti da chiese protestanti minoritarie m
mania, Romania, Repubblica ceca, Ungheria e Gran Bretu,
Dal dibattito su «Il posto delle chiese nel loro contesto cim
le, sociale e politico» sono emerse differenze tra le chiese
Centro e dell’Est dell’Europa, minoritarie ma con un imps
non trascurabile sulle loro rispettive società, e le chiesea
poche migliaia di membri come quelle della Spagna e del 1
togallo. Il dibattito è proseguito con «Il posto della teolt
nella vita della chiesa e le sue conseguenze per il funzioi
mento della chiesa» e con la questione del ruolo profetico
la chiesa: «Profetismo di contestazione e profetismo di part^^i
pozione». Dal colloquio è emersa la volontà di approfondite] scambio sulla questione dello «straniero», con la quale tutte] ' '
chiese si trovano confrontate, e di seguire la costruzion
dell’Europa con un’attenzione particolare nei confronti del
persone e delle regioni più deboli, che rischiano di essere viti
me di questa «nuova Europa economica» in cui le chiese hai
no un ruolo importante da giocare. L’équipe di continuazio« ^
della Cepple si riunirà nel prossimo ottobre a Wittenbergpa
fare una valutazione su questo colloquio. (¡¡¡^
La Conferenza mondiale metodista si terfi
per la prima volta in America Latina
ree
nuN(
liga, Jaii
50-194
Bedes;
Soyal
¡versa, 1
¡invanì
da dell’
itale, as
lezzaì’ati
RIO DE JANEIRO — Per la prima volta la Conferenza rapi
diale metodista, la XVII, si terrà in un paese deH’AmericaLal
na e precisamente in Brasile, a Rio de Janeiro. Alla Confen
za, che si svolgerà dal 7 al 15 agosto prossimi, saranno preséi
ti delegati provenienti da oltre 70 nazioni. Nel marzo scorsoi
vescovo metodista di Rio, Paulo Lockmann, presidente del
Comitato organizzatore, e il dott. C. A. Barrett, che guidai L%tista
commissione per i programmi, hanno messo a punto con ¿togate a
versi leader metodisti gli ultimi dettagli relativi al congresso
alla sistemazione di delegati e ospiti. Le sedute si svolger
nel salone dei congressi di Rio de Janeiro dalle 8,45 afie 16,1
(si tenga conto che l’assise si svolge d’inverno) e appositi autobus preleveranno i congressisti dai 27 alberghi vicino al mjj
re in cui saranno alloggiati, per portarli alla sede della Coi '
renza e riaccompagnarli alla fine delle sedute. Le diverse relì
zioni saranno intervallate da studi biblici e momenti inusn
Fra l’altro nel pomeriggio di sabato 10 vi sarà una grande manifestazione pubblica allo stadio Maracananzinho e domei '
ca 11 i congressisti, in gruppi di 10-12, saranno accompagnai
nelle diverse chiese della città per partecipare al culto conle
comunità evangeliche locali. Come è consuetudine nelle Conferenze mondiali metodiste, verrà raccolta un’offerta perii
Chiesa ospitante, che sarà devoluta all’aiuto dei meninhosà.
rua, i bambini abbandonati che vivono nelle strade del
grande metropoli brasiliana. (World Parii^
Germania: i vecchio-cattolici
ammettono le donne al sacerdozio
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COSTANZA — La Chiesa vecchio-cattolica ordinerà perì Come sci
prima volta alcune donne al sacerdozio. Joachim Vobb, va’ 8sn, fes(
scovo della Chiesa vecchio-cattolica di Germania, ha dichiaj|edùce
rato che il lunedì dopo Pentecoste, a Costanza, verranno for^wpo, d
sacrate al ministero presbiterialè due diaconesse. Il vesco^^rghese
ha affermato che la consacrazione delle donne non riguar^aali inco
minimamente gli articoli di fede e non richiede alcuna modi'^Hwai
fica dei ruoli pastorali. Si tratta semplicemente della realiz®‘®®'stizioi
zione di qualcosa che nel Nuovo Testamento non è né esclu-'
so, né tantomeno vietato. La Chiesa vecchio-cattolica si pre-,
senta come Chiesa cattolica riformata. Essa è nata dalla p
testa contro i dogmi deU’infallibilità papale e del suo prto®®]
di giurisdizione, proclàmati nel Primo Concilio Vaticano il W
luglio 1870. La Chiesa vecchio-cattolica conta in tutto il niom
do circa 600.000 aderenti ed è membro del Consiglio ecumr
nico delle Chiese (Céc). (^‘
te pai
L’entr
)prio :
Comunità riformata francofona di UtrechÌ FgÌJ(
UTRECHT—Come ad Haarlem e in qualche altra città olà®^
dese, a Utrecht vi è una comunità vallone che possiede il Questa i
: il culto si tiene 0^ tributi j
prio tempio, la chiesa di Saint-Pierre, dove ii i.uuu i
domenica in lingua francese. La comunità vallone di PtotestE
fu fondata nel 1583 dai rifugiati protestanti fuggiti dall af" B^ion»
vallone a causa del giogo spagnolo e del suo fanatismo ■ «le atti'
co. Questa comunità costituisce il ramo francofono deUa cWJ e accoi
■*Gicei
sa riformata olandese. Dopo la revoca dell’Editto di HUllant»
(1685), la comunità riformata vallone d’Olanda accolse
un buon numero di ugonotti, protestanti francesi. Se al)® ^ ^ettus
del XVII secolo le comunità vaJloni erano numerose nei Fa^|"Une ti
Bassi, oggi se ne contano soltanto più sedici, tra le quali qu . : ^litico
di Utrecht è la più notevole ed attiva. È in francese che H , 5 3
tore è accolto e guidato ad ammirare i favolosi grandi
i due «cabinets d’orgues» che ornano l’edificio. Il
vente utilizzato per grandi manifestazioni musicali, Ujxec fv^gei
una città di concerti, grazie alla sua acustica eccezionale- : 1
M Usa: diminuisce la frequenza al culto
^ - ani fte*' ÌPWe
WASHINGTON — Rispetto a 10 anni fa gli
le chiese. Secondo un’indagine deU
quentano di meno 1
to evangelico «Berna Research Group», npo^l^^j.^^hiarat®
shington Post, il 37% delle persóne intervistate ha 0*0“ j
di essere stata in chiesa
rmni fa la partecipazione
la domenica precedente, ¡¿.1 J¡nao ;
al culto domenicale era del «
sulta dall’indagine che la frequenza è diminuita s^.P^j-ggo
fra i giovani, mentre la metà degli - ------*onm va e„
larmente in chiesa ogni domenica.
Ü.lete
fetido
:o.
L'art
flik
5
PAG. 5 RIFORMA
Di coinvolgente attualità una tavola rotonda a Treviso
La difficoltà di fare il mestiere di genitore
può provocare il disorientamento dei figli
chiese
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NOEMI LA FATA
ERMINIA MAIORANA
ENITORI, figli e so«VJ(
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ostruzioj
ifronti dei
Un messaggio anche per oggi in un dipinto dell'800
|jn Gesù nascosto dalla folla
essere viti
il contorno e la scenografia travolgono II messaggio stesso
ìSS ' Eiedità fiamminghe e anticipazioni dell'espressionismo
enheig’^
BIANCO CAMPANELLI
f0TRATA di Gesù a BrujixeUes: così si intitola un
Sfadro di un noto pittore
|lga, James Sidney Ensor
¡60-1949), realizzato nel
Î8 ed esposto presso il Mu3 Royal des Beuax-Arts di
Jïérsa, le cui riproduzioni
ìTtrovano in molti testi di
jria dell’arte.
Lottista, vissuto prevalenmente a Ostend a, sua città
jtde, assimila nella giovilezza l’atmosfera di tranquilfcjrezza degli interni pic:olo-botghesi dell’epoca.
Ha Maturità invece passa a
[üicappresentazione spieta"pefOime della realtà, denìsi umorismo grottesco e
■)ro, che gli fanno guauna notevole awersionela parte dei benpensanti, %'olamento a cui è costretto per le sue idee non fa
ire la sua particolare
torica, fortemente alcarica di figurazioni
—Iti e beffarde {l’uso di
j dieletri e maschere è ripreso
Italia tradizione fiamminga di
Bosch e Bruegel il Vecchio),
die lo connotano come antesignano dell’espressionismo,
ràperla Come^rive Giulio Carlo Arbbb, ye‘ gan, fosor «...aspramente agadichiS' gtedisce là società del suo
enzamqi
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vescoyu iviÿnese scoprendo i segreti
riguarda Hl[tnconscio “di classe”, il
'Ornei'aie grottesco della su
’““dizione e del vizio, l'assilpaura della morte»,
^’sritrata di Gesù rientra
ipprio npl filone' espressio
nista, in cui non è essenziale
l’aderenza figurativa (la rappresentazione speculare della realtà), bensì la capacità di
indurre, di sollecitare particolari stati d’animo e recondite sensazioni che coinvolgano appieno lo spettatore/
fruitore.
Lo spunto è chiaro: viene
dalla reminiscenza biblica
dell’autore circa l’episodio
dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. L’autore fa mente
al racconto evangelico e pone
al centro della composizione
Gesù che cavalca l’asinelio,
con un’ampia aureola attorno
al capo: l’immagine del Messia-benedicente è tratta dall’
iconografia simbolica medie-/
vale e tuttavia sembra totalmente avulsa dal contesto
della rappresentazione.
Sommersa in un interminabile corteo di gente e da ali
di folla acclamanti, la figura
di Gesù resta come schiacciata da tanto clamore, da tanta
confusione: infatti la gente.
Stipata lungo il percorso, vi
assiste e partecipa come a
una sfilata carnevalesca; maschere scheletriche, clowii, figuranti intenti a tutt’altri af-|
fari, in un’immensa, totale,
infinita, delirante baraonda.
Un pullulare di bandiere,
coccarde, stendardi, gagliardetti copre la composizione.
In alto c’è uno striscione augurale: «Vive la sociale»: sul
margine destro «Vive Jésus,
Roy de Bruxelles». Precedono
Gesù gaudenti «Fanfares
Doctrinaires», con in testa la
figura tronfia di un alto prela
to, armato di ampolla sacra,
ostentata ininacciosamente
alla folla.
L’intento della rappresentazione pittorica sembra essere quello di minimizzare la
presenza del Messia, del festeggiamento (proprio osservando le proporzioni fisiche
del quadro), mentre è esageratamente semplificato il
contorno, la folla festosa e
acclamante, che pare proprio
tralasciare e dimenticare 1’
oggetto della sua attenzione,
nella delirante euforia dell’avvenimento.
Ed è forse questa la chiave
principale di interpretazione
deU’opera; nella società dei
trionfalismi, dei nazionalismi
dei regni terreni e dei fasti
imperiali, sembrai proprio
non ci sia posto per l’invlsibilità della fede, per il semplice
e insieme paradossai^ annuncio evangelico che addita
la via deU’umiltà e del perdono, che vuole l’uomo veramente rinnovato nella sua
interiorità, che non postula
alcuna appariscenza. E, di rimando, il quadro muove un
interrogativo ineludibile: ha
ancora senso la pratica cristiana nella caotica, egoistica, dissacrata e dissacrante
società odierna? Si può ancora credere alla lieta novella,
senza ricorrere a «sindoniche» estensioni o giubilanti
giubilei? Questi hanno, sì, il
merito di muovere le rnasse,
ma si può pensare se riescano, con pari forza, con immutato trasporto, a commuovere i cuori?
_____cietà». Questo il titolo
della conferenza tenutasi a
Treviso il 19 aprile e organizzata dalla Chiesa valdese e
metodista di Venezia-Mestre
e dall’Associazione nazionale
scuola famiglia (Ansfa) di
Treviso, a cui hanno parlato
il sociologo Roberto Morpurgo, Francesca Ceccato (Ansfa) e il pastore battista Pasquale Castelluccio.
Il dott. Morpurgo ha fatto
un’analisi sul cambiamento
che la famiglia ha subito negli ultimi anni rispetto al
passato: un tempo esisteva
una famiglia allargata e gli
insegnamenti che i genitori
trasmettevano ai loro figli
erano anche gli insegnameriti che essi stessi avevano ricevuto, quindi si sentivano
in un certo senso sicuri del
tipo di educazione che stavano dando ai figli perché era
già sperimentata. Nella famiglia moderna le certezze non
esistono più, il più delle volte
lavorano entrambi i genitori,
il tenore di vita si è elevato e
sempre più spesso i figli sono
soli in compagnia della
baby-sitter o della televisione. I genitori si sentono sempre più inadeguati al loro
ruolo e cercano di compensare la mancanza di dialogo
con i figli dando loro tutto
ciò che vogliono ed esaudendo tutti i loro desideri «consumistici».
Collegandosi a questa insicurezza del ruolo del genitore avvertita ai giorni nostri, la
signora Ceccato ha più volte
ribadito la necessità di pappropriarsi della propria identità di individuo prima, di genitore poi. Questa insicurezza è provocata dal fatto che il
modello di riferimento è stato quasi mitizzato, rendendolo irraggiungibile quindi
frustrante. E questa frustrazione è la stessa che viene
trasmessa ai figli che, disorientati quanto i padri e le
madri, cercano una via di
scampo nella trasgressione in
tutte le forme. Occorre che f
genitori abbiano più fiducia
nelle loro capacità e guardino
i figli senza vedere in loro i figli perfetti che vorrebbero,
ma quello che essi sono, cercando di guidarli e aiutarli a
crescere e sviluppare le loro
potenzialità rispettando i loro tempi.
Il pastore Castelluccio ha
iniziato il suo intervento
commentando il quinto comandamento («Onora tuo
padre e tua madre, affinché i
tuoi giorni siano prolungati
sulla terra che l’Eterno, l’Iddio
tuo, ti dà». Esodo 20:12) e
due versetti tratti dal libro dei
Proverbi («Egli sarà un rifugio per i figli di chi lo teme».
Proverbi 14:26 e «Quando i
giusti sono numerosi il popolo si rallegra, ma quando domina l’empio il popolo geme», Proverbi 29:2). Noi cristiani ci siamo sempre dati
una parvenza di superiorità
dovuta alla nostra civiltà e al
nostro essere cristiani e ci
siamo rivolti agli altri popoli
cercando di civilizzarli e di
evangelizzarli senza renderci
conto che spesso essi potevano insegnarci qualcosa, specie in materia di solidarietà e
di rispetto. Riallacciandosi a
quanto detto da chi lo aveva
ll .nuovo nurnero della rivista della Facoltà di teologia
ittàola®’
ffide e prassi per i protestanti italiani
, -inm- pro domo sua»...
leilpX’, Questa
^ noni Su ospitiamo con
"{jue& * ’^ßlativi all’attività dei
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i fha costantemenn„M'^'^°”'P^gnato. Sergio A1 Nan^gWante riesamina attenta
proprio percorso inaila Attuale mettendo in rela
me mettendo in rela* I Ì® fra loro le varie realtà
•neo-sociali incontrate, a
1 incontrate, a
&‘=iare dalla polemica
¡ridicale popolare finb al
Partecipazione al dibatUj palifico in tensione con
I cristiana, parla an
Soni contributo, es
edre in parte autobiografi
^ w ** Its dl
l’IstiW'í te lg Rostan vi ripercor
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ttent— uauanu nei
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ÍÜ' J ^ 1 Drinrinali
„ 'Idpìr'' ‘principali documenti
attuti® . a «linea» di tale moviarego
(eß) ''Articolo di Gabriele De
Cecco espone invece gli antecedenti e gli antefatti, se così
possiamo dire, delle posizioni vissute in prima persona
da Aquilante o Rostan, cioè la
teologia della rivista «Gioventù cristiana» (madre di
«Protestantesimo»), la rivista
della scuola barthiana italiana dal 1931 in poi.
Se balza agli occhi il carattere «impegnato» di ciascuno
di questi percorsi, altrettanto
evidente è la sorprendente
somiglianza che essi offrono
rispetto all’impostazione del
flesso fede politica. Diciamo
che le conclusioni di Aquilante e Rostan sono veramente significative al riguardo e rappresentano al meglio
la posizione che fu di moltissiini evangèlici. Da parte sua
Eugenio Stretti presenta, nel
pentecostalismOi una diversa
intonazionè della vita evangelica, cento non meno importante. , >. *
Seguono rassegne dedicate
ai Feminist Studies da parte
di E. E. Green e al Gesù storico da parte di E. Noffke. Alla
questione delTermeneutica
femminista è anche dedicata
una concisa messa a punto di
M. C. Laurenzi, menrie S. Rostagno commenta il Documento del consenso tra cattolici e luterani del 1993.
Il numero termina con una
trentina di recensioni. Nel
tracciare il programma 1996,
il Comitato di redazione ha
previsto per il n. 2 la pubblicazione degli interventi del
Convegno per i 50 anni della
rivista: per il n. 3 studi su Lutero e Aristotele: per il n. 4 un
ventaglio di punti di vista di
varie confessioni sull’enciclica «Ut unum sint».
Nel fascicolo è incluso il
bollettino di conto corrente
postale necessario per il pagamento dell’abbonamento
annuo e le tariffe si trovano
come sempre in terza pagina
di copertina.
preceduto, il pastore ha ribadito che non esiste una ricetta sicura che possa indicare
la strada che porta ad un rapporto corretto fra figli e geni- ,
tori, ma forse noi che ci dichiariamo cristiani dovremmo diventare credenti, qualunque sia la nostra confessione religiosa, e basare di
più la nostra vita sugli insegnamenti che Dio ci ha dato.
Solo con l’amore e il rispetto
verso gli altri, infatti, potremo essere buoni genitori,
buoni figli e buoni cittadini.
Agli interventi è se^ito un
vivace dibattito a cui hanno
partecipato i presenti sottolineando ulteriormente la necessità di ricominciare ad essere genitori, senza nascondersi dietro le giustificazioni
che sempre più sociologi e
psicologi propongono.
A nostro parere ancora una
volta la strada da seguire si
trova nel mezzo, nell’equilibrio tra il comprendere le
problematiche della società
senza accettarle passivainente e lo svolgere una funzione
di guida e indirizzo per essere, come scrive Gibran, citato
in apertura di conferenza,
«Voi siete gli archi da cui i vostri figli come, frecce vive sono
scoccate».
Un Garibaldi «colportore» emerge dagli archivi
La Bibbia in italiano, veicolo di libertà
MARIO CIGNONI
E cosa nota che vari personaggi del Risorgimento,
da Mazzini ai fratelli Bandiera, da Gavour a Brofferio,
hanno avuto relazioni con i
protestanti e con la Bibbia
del Diodati: basta una lettura
anche superficiale dei libri di
Giorgio Spini per rendersene
conto. Sono note anche le vicende avventurose della Bibbia Diodati in quel periodo:
le stampe clandestine, i gruppi segreti di lettura, i depositi
nascosti e i rischi dei venditori ambulanti (colportori),
dalla Repubblica romana del
184SÌ, alla distribuzione di
Bibbie alle truppe nella guerra di Crimea (1855), al celebre episodio di Porta Pia
(1870) quando i colportori
entrarono in Roma.
E Garibaldi? Che posto occupava la Bibbia nella vita di
Garibaldi? Certo il libro non
gli era sconosciuto: a parte le
radici a Nizza, uno dei centri
della propaganda evangelica
e delle Società bibliche, è noto che tra le sue camicie rosse
combattevano anche alcuni
colportori che lo seguirono
nell’impresa dei Mille, a Napoli e nelle battaglie d’indipendenza. E sicuramente
qualche copia del Nuovo 'Testamento della Repubblica
romana sarà finita nelle sue
mani, magari con tanto di
dedica. La Bibbia in italiano,
come si sa, allora era anche
considerata importante quale veicolo di libertà sia religiosa che civile. Rimane nota
nella vita di Garibaldi la volta
in cui, durante il suo viaggio
a Londra nel 1864, lord Shaftesbury stesso gli donò una
copia della Bibbia e possiamo supporre che vi siano stati altri episodi simili nella sua
vita. '
Spigolando nell’archivio
della Società biblica britannica e forestiera, troviamo
però una notizia eccezionale.
Il rev. Bergne, segretario generale della Bfbs di Londra in
viaggio in Italia, lasciò una
relaziqne scritta di un suo incontro con il colportore Rivera, avvenuto a Milano nèl
1872. In questa relazione-si
lègge che Rivera, «già caporale dell’esercito, uomo di
apparenza piuttosto rozza,
ma acuto e intelligente» gli
raccontò di essere stato in
Sardegna con un sacco pieno
di Bibbie Diodati, prima a
Sassari, poi a La Maddalena,
dove aveva trovato «alcuni
cristiani» ai quali distribuì la
Bibbia. Passò quindi a Caprera, ma non riuscì a vendere niente. Lì «incontrò Garibaldi, che aveva una cassa
mezza piena di Bibbie (had a
box halffull ofSeriptures),
che stava per inviare a La
Maddalena. Rivera gli disse
che c’era appena passato lui
e ne aveva vendute parecchie. Allora Garibaldi gli rispose che avrebbe conservato lo stock presso di sé (he
would retain his stock). Egli
anche incoraggiò il colportore dicendogli che stava facendo un buon lavoro perché stava diffondendo la Verità».
Dunque qui siamo in presenza di un caso particolare,
di un Garibaldi non solo destinatario 0 lettore, ma propagandista della Bibbia, e
non solo a parole ma di fatto,
di un Garibaldi che teneva
presso di sé un piccolo deposito di Bibbie che poi diffondeva personalmente a Caprera e al gruppo evangelico della vicina Maddalena (che si
costituirà' in chiesa valdese),
di un Garibaldi, si potrebbe
dire, «colportore».
Allora quando si ritirò a
Caprera non portò solo un
sacco di grano, come si legge
dappertutto, ma anche una
cassa di Bibbie «protestanti».
Anche questo bisognerebbe
insegnare, a partire dai testi
scolastici delle scuole elementari (certe cose è bene
saperle fin da piccoli).
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M La Chiesa valdese e l'otto per mille
Una somma che serve
per le opere sociali
«Il ministero delle Finanze
non ha ancora comunicato i
dati relativi alle dichiarazioni dei redditi presentate nel
1995. È impossibile sapere
quando e di quanto denaro le
Chiese valdesi e metodiste potranno disporre per le opere
sociali e assistenziali in Italia
e nei paesi del sottosviluppo».
Lo ha dichiarato Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese. «Noi riteniamo
che l’8 per mille sia denaro
dello stato e quindi debba
servire per opere sociali e non
per il sostentamento della
chiesa. Le chiese devono finanziarsi da sole».
Secondo un’indagine svolta su un campione rappresentativo di contribuenti relativa al 1994, la Chiesa valdese avrebbe ottenuto l’l,7
per cento del totale, conseguendo un risultato ben al di
là delle previsioni. «Ctediamo nella laicità dello stato,
siamo cittadini come gli altri,
abbiamo strutture democratiche e di controllo, per questo molti hanno mostrato fiducia in noi».
Per il momento comunque
la Chiesa valdese non ha ricevuto neppure un acconto.
«Restiamo in attesa ma nel
frattempo le nostre opere so
ciali, gli ospedali, le case di riposo, ecc. continuano a funzionare come sempre. Si tratterà di cifre grandi per noi,
ma esigue rispetto ai bisogni
del paese (e anche a quelle
percepite dalla Chiesa cattolica che ha superato quest’anno
i 1.000 miliardi)».
Nelle dichiarazioni presentate nel ’95, solo il 54% degli
italiani ha espresso la propria
decisione sul 740, ma anche
chi non ha firmato ha indirettamente dato il denaro allá
Chiesa cattolica per il meccanismo della distribuzione
percentuale dei fondi relativi
alle scelte non espresse. «Noi,
nell’Intesa firmata nel 1984,
abbiamo invece affermato che
accetteremo solo il denaro di
chi ha espresso chiaramente
la volontà di destinarlo a noi
- ha commentato Gianni Rostan il 30% dell'intera somma che riceveremo sarà spesa
nei paesi sottosviluppati perché l’economia mondiale è
globalizzata, quello che facciamo per i poveri degli altri
paesi lo facciamo per noi stessi, è un modo di distribuire
più equamente quello che abbiamo. Servire il prossimo per
noi è un aspetti inscindibile
dalla testimonianza della Parola di Dio», (nev)
Partite le campagne pubblicitarie
Le chiese sul 740
In questi giorni sono partite le campagne pubblicitarie
per T8 per mille dell’Irpef. Gli
importi dei budget delle varie
chiese sono certamente significativi. La Chiesa cattolica (a fronte di un introito per
Tanno passato di circa 1.000
miliardi) spende 12 miliardi
per pubblicità radiotelevisiva
e a stampa. Al secondo poso
la Chiesa cristiana awentista
del 7° giorno (5.300 membri,
8 miliardi presunti sulle dichiarazioni presentate nel
’95) spende solo un miliardo
(360.000 volantini e spot radiofonici attraverso il network). Da quest’anno ha rinunciato alla presenza sulle
reti televisive perché troppo
costosa. L’Unione delle chiese valdesi e metodiste (7 mi
liardi presunti, nessun acconto ricevuto) spenderà 90
milioni per comparire sui
giornali nazionali e locali. Le
Assemblee di Dio (hanno ricevuto tre acconti da 2,5 miliardi ciascuno) fanno solo
una campagna di informazione interna ai loro membri
di chiesa, con cifre modestissime (circa 1 milione e mezzo
di lire).
1 nomi che compaiono sulle inserzioni pubblicitarie:
Carlo Rossi affida T8 per mille ai cattolici, Mario Rossi ai
valdesi, Mario Bianchi agli
avventisti. Le altre chiese non
scrivono nulla per non rischiare, come è accaduto, di
trovare nel 740, al posto della
firma, il nome indicato nei
dépliant pubblicitari, (nev)
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
! Dichiarazione dei redditi
A chi si può destinare
l'otto per mille
Una quota pari all’8%o
dell’Irpef è destinata per legge a scopi di interesse sociale
e umanitario a diretta gestione da parte dello Stato, ovvero a scopi di carattere religioso, caritatevole e umanitario
gestiti da istituzioni religiose.
Il contribuente ha quindi la
facoltà di indicare a quale
ente destinare la quota relativa alla propria imposta. La
scelta non comporta alcun
onere aggiuntivo e non va
quindi confusa con altre disposizioni legislative a favore
delle stesse istituzioni religiose, che consentono la deduzione dei contributi versati fino ad un massimo di 2
milioni annui.
> Scelta personale
Chi presenterà il modello
740 potrà esprimere la propria scelta circa la destinazione deU’8%0 delTIrpef firmando una delle caselle poste
nell’apposito riquadro inserito nel frontespizio della dichiarazione, subito sotto i
propri dati anagrafici. La
scelta è personale per cui, nei
casi di dichiarazione congiunta, il coniuge avrà a disposizione il suddetto riquadro sulla scheda «coniuge dichiarante».
Se non si presenta il 740
Anche chi non presenta il
modello 740, in; quanto esonerato, ha la possibilità di
manifestare la propria scelta.
Gli sono consentiti tre modi
differenti.
1) I soggetti che hanno presentato il modello 730 hanno
potuto farlo in quella sede.
2) I lavoratori dipendenti e
pensionati che nel ’95 hanno
ricevuto il modello 101 o 201
e non sono obbligati a presentare alcuna dichiarazione
dei redditi potranno effettuare la scelta per la destinazione deU’8%0 inviando all’amministrazione finanziaria il
mod. 101 0 201, dopo aver
firmato uno e uno solo degli
appositi riquadri. Sarà inoltre
necessario firmare Tapposita
dichiarazione in calce al modello stesso, con la quale si
attesta di non possedere altri
redditi. Il modello 101 dovrà
essere presentato entro il 30
giugno al proprio Comune,
ovvero spedito al Centro di
servizio o, per i contribuenti
che risiedono in zone in cui
non sono stati ancora istituiti
i Centri di servizio, al competente Ufficio imposte.
3) I contribuenti che non
sono tenuti a presentare la dichiarazione in quanto l’imposta lorda, diminuita delle detrazioni spettanti per i redditi
di lavoro dipendente e carichi
di famiglia non è superiore a
20.000 lire per esercitare l’opzione dovranno compilare
Tapposito modello inserito
come allegato alle istruzioni
indicando i propri dati anagrafici, manifestando con una
firma la scelta effettuata, dovranno poi indicare l’ammontare del proprio reddito
complessivo nell’apposito
quadro, che dovrà essere firmato. Il modello andrà presentato al Comune di residenza, o spedito al Centro di
servizio se esistente o all’Uffi
cio imposte competente, utilizzando una comune busta
bianca, chiusa e firmata sui
lembi di chiusura. Sulla busta, oltre al cognome, al nome, al numero di codice fiscale, andrà riportata Tindicazione: la scelta per la destinazione deU’8%0 delTIrpef.
Le sei opzioni
Quest’anno le opzioni di
destinazione delT8%o delTIrpef derivante dalla dichiarazione dei redditi sono sei.
- a favore dello Stato che lo
utilizzerà per interventi straordinari per combattere la fame nel mondo, le calamità
naturali nonché per fornire
assistenza ai rifugiati e per la
conservazione del patrimonio dei beni culturali;
- a favore della Chiesa cattolica che lo utilizzerà per
esigenze di culto per il sostentamento del clero e per
interventi caritativi a favore
della collettività nazionale e
dei paesi del Terzo Mondo:
- a favore dell’Unione delle
Chiese cristiane awentiste
del 7° giorno che promuoverà interventi a favore dei
paesi del Terzo Mondo, sociali e umanitari:
- a favore delTAssemblee di
Dio in Italia per la promozione, anche a favore dei paesi
del Terzo Mondo, di interventi di carattere sociale e
umanitario:
- a favore dell’Unione delle
Chiese metodiste e valdesi
(«Chiesa evangelica valdese»)
per scopi sociali, assistenziali, umanitari e culturali;
- a favore (per la prima volta quest’anno) della Chiesa
evangelica luterana in Italia
per gli interventi sociali assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero.
In caso di mancata manifestazione della volontà la destinazione del gettito Irpef
verrà stabilita d’ufficio in
proporzione alle scelte espresse dal resto dei contribuenti. Le quote non attribuite spettanti all’Unione
Chiese awentiste alle Assemblee di Dio in Italia e alla
Chiesa valdese saranno devolute allo Stato.
VENERDÌ 17 MAGGin
Il rapporto annuale della Svirne?
Effetto scoraggiamento
da mancanza di lavoro
La sindrome dei senza lavoro include anche lo scoraggiamento: è quaijto emerge da uno studio condotto
dalla Svimez, un osservatorio
di ricerca che si occupa principalmente dell’economia
nel Mezzogiorno. Sono sempre di più le persone in Italia
che avendo perso il lavoro
hanno rinunciato cercarlo. È
quello che gli studiosi chiamano «effetto scoraggiamento», uno stato d’animo negativo che ha colpito in tre mesi, secondo le ultime elaborazioni Svimez dei dati Istat,
267.000 persone.
Nel primo trimestre del
1996 la riduzione del numero
degli occupati è stata di
253.000 unità (le persone che
lavorano sono passate da 20
milioni 86.000 a 19 milioni
833.000) mentre il tasso di
disoccupaziotie è rimasto
stabile al 12% a causa dell’
uscita dal mercato di quei lavoratori che hanno perso la
speranza di trovare un impiego. La riduzione della forza lavoro si è concentrata al
Nord (-153.000 unità totali) e
al Sud (-105 mila unità) mentre il centro si è mantenuto
stabile (-9.000 unità). L’«effetto scoraggiamento» sembra colpire di più le donne.
Rispetto ai 72.000 posti di lavoro «femminili» persi nel
periodo sono state infatti
101.000 le donne che hanno
smesso di cercarlo.
Tra le persone in cet
lavoro, secondo i dati e
rati dallo Svimez, ès,
il numero di quelli che
cano la prima occupa^
ne (meno 58.000) meni«
no aumentati i disoccm
(+54.000) che superano
mai il milione di unitipersone in attesa di imp^
sono per la maggioppj
donne (52%) e concentrata
Sud (57 per cento deltoy
Nel Mezzogiorno lep,
spettive occupazionali ren
no scarse soprattutto p«
giovani che registrava» I
gennaio un tasso di tìsoci S
pazione del 54%, c^asii
volte superiore a quelloi i
Nord(20%).Nelpriinòtiia
stre 1996 nel Nord il tasso i>C
disoccupazione compless
è sceso dal 6,9% al 6,7% »(
tre il Sud ha toccato il 21,j
Nel Mezzogiorno appare ji
ve soprattutto la situazioi femminile con un tasso dii
soccupazio'ne che superai
mai il 30%, il doppio del di
nazionale (16,8%).
Al Sud la crisi occupazi
naie è evidente soprattutto i
Campania (393.000 perso;
in cerca di impiego), in Sid :
(339.000) e in Calabriacl
con il 27% di disoccupazioi
registra il tasso più alto
tutto il paese. Il livello dii
soccupazione più basso m
ce lo ha segnato il Trenti!
Alto Adige (4,2%) con 8.(1 j,
persone aila ricerca di lavori
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Un arrotino a Palermo
Il caso delle bollette Enel «gonfiate’
Pagheranno le famiglie
«A pagare saranno, ancora
una volta, le famiglie italiane». Lo dice l’Osservatore Romano, organo della Santa Sede, riferendosi all’Intricata
questione delle «bollette gonfiate» dell’Enel. Ieri le poleiniche sui mancati rimborsi
(in seguito a un contestatissimo decreto legge del governo) non si sono placate. Il
Codacons, una delle più rappresentative associazioni di
difesa dei consumatori, ha
presentato una denuncia formale alla procura di Roma
contro il Consiglio dei ministri ipotizzando il reato di
abuso d’ufficio ritenendo il
decreto, che assegna all’Enel
anche i fondi eventualmente
incassati senza titolo grazie a
una quota aggiuntiva sulle
bollette, «illegittimo», «anticostituzionale e privò del
presupposto d’urgenza».
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L’Acea sta provvedendo in questi giorni al posizionamento anche fuori Pinerolo dei nuovi cassonetti per la raccolta della carta e della plastica. Lo prevedeva una legge
'regionale dell’anno scorso che introduceva per la prima
volta le «tasse ecologiche» sulla base della produzione di
rifiuti. I Comuni del Consorzio pinerolese hanno deciso di
investire 4.000 lire per abitante per incentivare la raccolta
(Ufferenziata; è prevista nei prossimi mesi una dettagliata
campagna di informazione ma intanto si stanno oliando i
'meccanismi: i cittadini devono rispondere alle nuove opportunità e il Consorzio compiere uno sforzo per garantire
il puntuale svuotamento dei contenitori.
Delle
venerdì 17 MAGGIO 1996
Guidare gruppi al museo
valdese di Torre Pellice
e nei luoghi storici della vai
d'An^ogna comporta sempre
una ricca e stimolante esperienza, che per molte ragioni
merita di essere comunicata.
Esiste oggi un diffuso interesse, e in modo particolare
nelle scuole, per la vicenda
valdese dal punto di vista storico e religioso ma anche per
la sua organizzazione ecclesiologica. Nello svolgimento
dei programmi di studio, gli
insegnanti propongono agli
allievi di incontrare direttamente un pezzo, anche se
particolare, dei fenomeni ere-.
ricali o della Riforma protestante in Italia. Dai testi si
passa dunque all’osservazione diretta, anche se in buona
LE VALLI E1 VISITATORI
FOSSILI MAI
ITALO PONS
parte nuovamente narrata, di
una storia che solo fino a
qualche anno fa era marginale, per non dire quasi del tutto
secondaria, nell’ambiente che
circonda i luoghi ora visitati.
Malgrado la poca fiducia
che sempre si concede alle
nuove generazioni, si deve
però riconoscere in questi anni l’aumento di un interesse
storico-culturale verso un
modo diverso di pensare, cre
dere e agire nella comunità
religiosa; almeno è questa
l’impressione che si ricava
parlando con allievi e insegnanti. Per questo è necessario, da parte nostra, uscire da
un’impostazione apologetica
o polemica nel presentare il
nostro presente e il nostro
passato. Questa opportunità
di poter dialogare fuori dalla
riineee o dalle battaglie di posizione, comporta una revi
sione del nostro approccio e
del nostro intendere chi viene
a incontrarci.
Proprio perché non siamo,
almeno ancora, una collezione di fossili o relitti trasportati dal fiume della storia, ma
qualcosa che ritiene di poter
guardai^e indietro per andare
avanti, un patrimonio, anche
se mòdesto, di libertà e di tolleranza sul quale ognuno
giungerà, alla fine della visita
(o in un giorno lontano), alle
sue personali conclusioni.
Raccontare il passato può significare per noi anche ripensare e interrogarsi su questi
otto secoli di fedeltà e infedeltà che hanno contraddistinto chi ci ha preceduto: incontrare gli altri può aiuf^e a
conoscere meglio se stessi.
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Ràdiodiagnostica
A Pinerolo
servizi
lunificati
lai 27 maggio 1996 tutte le
¡stazioni di radiodiagnoica verranno concentrate
ISSO il Servizio di radiojia dell’Ospedale «.AgnelU» di Pinerolo. In pratica sarà
_ ¡ferita l’attività finora svolftal^esso l’ambulatorio di via
mtebello. Viene così realizto uno dei molteplici obieti propri del Servizio di railogia: la centralizzazione
;deirattività ambulatoriale
_ msentirà infatti di uniformale allo standard ospedaliero la
’’JOalità delle prestazioni e ottiszare l’impiego delle risore delle varie professionalità
sostenti, consentendo fra l’altro il riutilizzo per altri scopi
dei locali di via Montebello.
Tutto questo si è reso possibile grazie all’avvio della nuova
sala di radiodiagnostica presso i locali del Pronto Soccorso, dove è stato possibile trasferire tutta l’attività Rx urgente, decongestionando la
radiologia centrale e ospedaliera e migliorando così anche
la programmazione delle varie attività.
Questo trasferimento non
comporterà alcun disagio
ull’utenza, si tenga infatti
Conto che ogni giorno vengono effettuate circa 150 prestazioni Rx e di queste soltanto il
.15% circa veniva finora erogato in via Montebello. «La
centralizzazione delle prestazioni, oltre ad offrire vantaggi
nell’ambito dell’uniformazione della qualità allo standard
Ospedaliero - spiega il commissario dell’Usl 10, Enrico
Righetti - consente altre opportunità finora rese difficoltose, come per esempio una
, nùgliore anamnesi del pazien.te anche con il supporto del
radiologo, una migliore valutazione dei dati clinici, la
possibilità immediata di effet^mre eventuali radiogrammi o
Osami aggiuntivi al fine di
meglio completare il quadro
•Agnostico complessivo».
Il Consiglio comunale dovrà approvare il Piano per insediamenti produttivi
Vìllar Perosa verso una nuova area industriale
N. SERGIO TURTULICI
La fabbrica arrivò presto
nelle valli Chisone e
Germanasca, agli albori dell’industrialismo. Un impatto
non facile all’inizio, la popolazione vivendo il lavoro in
fabbrica come dirompente
della propria identità contadina e, per una parte, valdese.,
Pure alla fine il saldo costi
sociah-benefici è risultato attivo. Forse, meno scatti di
brillantezza fantasiosa rispetto a vicine realtà valligiane;
certo, in positivo, lavoro e
benessere fintanto che l’industria ha tirato,' più omogeneità e aggreg^ione sociale,
più imprenditorialità, un
pragmatismo operaio che si è
tradotto, nell’amministrazione pubblica locale, in concretezza nel fare le cose. A "Villar Perosa giunge all’approvazione (il Consiglio comunale è convocato il 20 maggio) il piano per insediamenti
produttivi, la nuova area industriale.
«È stato un iter faticoso e
ci sarà da lavorare ancora —
dice il sindaco, Roberto Prin-zio - è dal 1978 che si parla
dell’area artigianal-industriale. I primi appe^amenti
di terreno, sulla sinistra del
la strada provinciale Pmerolo-Perosa, davanti agli stabilimenti Boga, furono donati
al Comune da Gianni Agnelli
per agevolare l’industria e
l’occupazione di manodopera locale.
Nel 1981 la Regione ha inserito l’area nei programmi
di finanziamento per le aree
produttive. Alcuni vincoli
dell’Ufficio idrogeologico
regionale si sono presentati
come difficoltà non semplici
da superare perché superarli
comporta spese ingenti. Ora
i costi di urbanizzazione ed
attrezzatura si potrà coprirli
in buona misura attingendo
ai fondi del regolamento Cee
2081/93, è prevista una spe
sa di 1 miliardo e 280 milwni. l Pip coi suoi opifici, ma
volta realizzato, frenerà
l’esodo di forze imprenditoriali e produttive che negli
ultimi anni ha sfibrato il tessuto economico e sociale delle nostre valli.
Diverse aziende con buone,
prospettive di mercato hanno
manifestato l’interesse a insediarsi nell’area attrezzata,
a occupare nuova manodopera. Artigiani, piccole imprese dell’indotto Slf ma anche di altri settori: imprese
che attualmente contano 3, 4,
5 addetti, intenzionate ad
ampliare la capacità produttiva, alcune a raddoppiare i
posti di lavoro. Bisognerà
procedere in fretta perché
questa linfa sia messa in grado di scorrere, di alimentare
e rilanciare l’economia di
questa zona geografica; chi
intraprende ha bisógno di risposte rapide dell’amministrazione pubblica».
L’area attrezzata In 2 è i^ievista in 58.700 mq, un decimo dei quali già interessati
da attività artigianali. Si tratta
quindi di uno sviluppo^di ampia dimensione. Nelle aspirazioni, l’area Pip assume la
funzione di «specchio» delle
attività artigianali e produttive di valle e la Comuiiità
montana ha previsto la localizzazione di un centro espositivo dell’intera produzione
valligiana. La ricaduta economica può quindi essere superiore al fatturato realizzato
dalle attività insediate. L’integrazione del turismo con
l’artigianato e l’industìa può
creare un tessuto sociale che
consenia di mantenere una
presenza di agricoltura pari
rime indispensabile per conservare l’ambiente montano.
La nuova occupazione, sulla
base delle domande di assegnazione dei lotti dell’area
pervenute al Comune nel
1995 è stimata, a saturazione,
in 80 unità.
Spero che i lettori non me ne vorranno
se riprendo il «filo» del discorso che
ho iniziato la settimana scorsa. Per ragioni di spazio (è sempre difficile essere
sufficientemente concisi e quindi avevo
superato lo spazio a disposizione!) la redazione è stata costetta a «taglile» 1 ultima parte delle .mie considerazioni, che
però mi pare peccato lasciar cadere. Dom aver ricordato che Emilio Pons aveva,
altri, fondato l’associazione «La
Valdese» che riuniva i valdesi di New
York e dintorni in occasione del 17 febbraio, riunioni per la quali aveva anche
colriposto poesie in cui emergevano i
suoi ricordi della gioventù a Ferrerò,
concludevo con la citazione, certo nfenta al passato, ma in cui si avverte uno
struggente desiderio di presente e di futuro: «£, sé la fousse pà dS lour gratto
foi. La s ’nén parlano papi dt Vaudois. ».
IL FILO DEI GIORNI ,
«BON DIEU»
BRUNO BELtiOW
È perché considero questa affermazione come una sfida che viene lanciata anche alla nostra generazione che ci tengo
a riprenderla. L’emigrato sentiva quanto
preziosa fosse l’eredità ricevuta, e sapeva che la sola ragione per cui oggi si può
ancora parlare dei valdesi è stata la fede
che li ha portati a sostenere le difficoltà
del loro tempo. Nello stesso modo domani sì parlerà ancora dei valdesi solamente
se essi siqiranno vivere oggi la loro fede
sopportiuido con la stessa forza le diffi
coltà del nostro tempo. E, molto semplicemente, sapeva anche da dove venisse
la forza per sostenere le difficoltà. Pons,
in un’altra poesia, parlando del momento
cruciale dell’assedio della Balziglia, scriveva: «À moumènt lou pi critique. Se
salvò l’ero pà pratique; Ma lou bon Dieu
lei à pénsà E eipeso neblo lì a salvà!»
Al di là della considerazione sul fatto
che il nome di Dio non venga tradotto
nel, patuà in cui è scritta la poesia, ma
venga usato nella lingua del suo catechismo, il francese, rimane grande questa
affermazione che Dio ha provveduto.
L’essere stati grandi nella fede, l’avere
scritto pagine gloriose, non dipende tanto
dalle capacità e dalla forza e dal coraggio
di ciascuno dei protagonisti, ma dalla
provvidenza di Dio. Il bon Dieu ci pensa
ancora e perciò possiamo sperare per il
nostro futuro, o meglio, per iil suo futuro.
IH
In Questo
Numero
COSTI DELLA NEVE
La stagione invernale è
stata quest’anno particolarmente favorevole al settise
sportivo e turistico; ma la
neve ha dato dei problemi
invece ai Comuni, che hanno dovuto affrontare spese:
più rilevanti del solito per:
lo sgombero delle strade.
. .Pagina II
Perrero
Il Comune di Ferrerò
mette in vedita le sue
scuole elementari delle
borgate, chiuse da tempo.
Altri locali saranno {ffobabilmente dati in affitto o
utilizzati per una strutlBr|L
di accoglienza per ptaùW^
ri di handicap. Il Consiglia,
comunale ha deciso anche
di procedete a rifacknei^
e adeguariiantì degli uffici
municipali, 'f
Occupazione
Con "Vincenzo Riali, direttore della Sezione circdr
scriziìbnale per l’impiego^!
il collocamento nell’agricoltura di Pinerolo, abbid*|
mo parlato delle prospettive occupazionali della zona: il quadro dw emerge
dai dati è un po’ più dinamico rispetto al recente
passato, ma l’inéBcazione
più importante’ rimane
Quella di a^iomare t sistemi di formazione in funzione delle nuove esigenze
lavorative, .»s,;
Pagina III
Viabilità
Nelle valli Pellice, Chir
spne e Germanasca fervono i lavori stmdali:’|^l^tata la strada per si
sta lavorando a quella di
-Frali; amfdìat^ un tratto fra
Bdibk> e VHÌar Pellice, rimangono jéoti i pEt^lemi
deir attraversamento dei
oe^ tttbani. , h.”
Pagoda 111
8
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PAG. II
ilK
POMARETTO: DAL COMUNE OK AL PONTE NUOVO
— Un parere favorevole è stato espresso dal Consiglio comunale di Pomaretto riunito la scorsa settimana sul progetto di nuovo ponte sulla provinciale della vai Germanasca in
località Masselli. Una lettera che chiede la massima salvaguardia possibile per le. abitazioni vicine al nuovo manufatto è stata allegata stante che alcune proteste erano state sollevate dagli abitanti gli alloggi più vicini al nuovo ponte.
Lo stesso Consiglio ha approvato il conto consuntivo per il
1995 chiuso con un avanzo di amministrazione e ha invece
respinto coi voti contrari della minoranza e l’astensione
della maggioranza la proposta della giunta di ampliare la
pianta organica istituendo un posto di impiegato amministrativo e uno di operaio-cantoniere.
LIBRI IN PIAZZA A PINEROLO — Nell’ambito del
«Maggiolibri» di .Pinerolo, sabato 25 e domenica 26^ in
piazza Duomo, saranno esposte bancarelle del libro pinero^ lese. Nell’occasione saraimo poste ih vendita.opere di case
, editrici pinerolesi o'volumi aventi il Pinerolese come oggetto. Sabato dalle 15 è prevista una passeggiata nel centro
storico tra musica e teatralità con l’Istituto Gorelli e «Nonsoloteatro»; alle 17,30, in piazza Duomo, spettacolo teatrale
con la partecipazione dellc^trittore Alessandro Barbero.
zza Duomo, esibizioni di gruppi
Domenica, sempre in piazi
musicali sia al mattino che al pomeriggio. Le case editrici
pinerolesi e gli autori di libri sono invitati a partecipare alla
giornata, prendendo contatto con le librerie Elia, Cavallo a
dondolo e Volare^che collaboràdo all’iniziativa.
CONVERSAZIONE CON CARMEN CO VITO — Collegio
valdese e Comunità montana organizzano un incontro-conversazione con la scrittrice Carmen Covito che si terrà il 20
maggio dalle 10, rivolto alla popolazione e alle scuole del
Pinerolese. L’incontro sarà introdotto dal prof. Renzo Pavese, dell’Università per stranieri di Perugia e si svolgerà
presso la biblioteca della Casa valdese di Torre Pellice.
LE MERIDIANE DELLA VAL CHISONE — La meridiana
è probabilmente il più antico orologio; molto diffuse nel
Medioevo vennero cUpinte sui muri delle vecchie case, quasi
sempre con una scritta in latino o francese a volte scherzosa,
• a volte con pensieri più profondi. Le meridiane della vai
Chisone (45 antiche e 17 moderne) sono state oggetto di un
dépliant prodotto dagli allievi della scuola mèdia di Fenestrelle nel quadro dell’iniziativa promossa da Cilo e Comunità montana per fornire percorsi di visita turistici alternativi
formando nel contempo i giovani della zona. La presentazione del lavoro avverrà sabato 18 maggio dalle 9,30, presso
la palestra di Fenestrelle con la partecipazione del sindaco,
del presidente della Pro Loco e dei ragazzi della scuola.
Sarà anche allestita una mostra che sarà possibile visitare fino a domenica. Il 26 maggio la mostra sarà a San Germano.
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CACCIA: ISCRIZIONI NEL COMPARTO ALPINO —
Entro la settimana i cacciatori che già lo scorso anno hanno
esercitato in un determinato territorio, se intendono semplicemente confermare la situazione precedente devono effettuare un versamento <Ji 200.000 lire su conto corrente intestato alla Comunità montana vai Pellice n. 35736107, indicando la causale «stagione venatoria ’96-97, conferma ammissione Ca Tol».
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I PENDOLARI SI RIVOLGONO ALL’ANTITRUST —
Dopo aver rappresentato in più sedi la loro protesta contro il
nuovo abbonamento «Formula» i pendolari della Ferrovia
Torino-Torre Pellice hanno deciso di rivolgersi all’Antitrust.
L’abbonamento che dovrebbe consentire l’uso, con una sola
tariffa, d| treno e autobus o tram metropolitani si conferma
pieno di limiti; non solo moltissimi devono pagare una cifra
più alta non usufruendo del trasporto pubblico in Toripo, ma
soprattutto si fa pagare di più chi sale a Pinerolo dove non
c’è neppure la possibilità di usufruire di un servizio. I pendolari temono poi che nell’autunno prendano il via altre
operazioni poco chiare sulle spalle degli utenti al posto di
eliminare il doppione sulla linea rappresentato dalle autolinee utilizzando i pullman come-vettori in funzione delle stazioni Fs, «Con buona pace - concludono i pendola in un
duro comunicato - dei bilanci pubblici e dell’ambiente».
Yaui Wjdesi
venerdì 17 MAGGIO 1Q
Una nevicata abbondante porta anche problemi economici
Quanto è costata la neve?
Se l’abbondanza di precipitazioni nevose è un fattore positivo per l’industria turistica
legata agli sport invernali,
non altrettanto favorevole per
i bilanci comunali è l’andamento delle spese per lo
sgombero neve. In sostanza
ogni medaglia ha il suo rovescio. Per carità, esistè comunque un saldo attivo fra quanto ,
introitato anche solo a livello
di Frali fra Seggiovie, alberghi, esercizi vari e la somma
spesa dai singoli Comuni ma
un inverno come quello scorso mette talvolta in ginocchio
i bilanci dei piccoli Comuni.
La Regione Piemonte ha
perciò mandato una nota a,
tutti gli enti locali per evidenziare la situazione di difficoltà
in vista, è l’augurio, di possibili sostegni. Sommando i dati fomiti dalle due Comunità
montane si ha una spesa, suddivisa fra ^25 Comuni delle
valli Pellice, Chisone e Germanasca, di quasi 650 milioni; quest’anno ogni Comune
ha «sforato» le spese previste
in bilancio, alcuni hanno sostanzialmente speso il doppio
del previsto ed ecco la straordinarietà dell’invemo ’95-96.
In vai Pellice chi ha speso
di più è stata Torre Pellice
con 47 milioni, in vai Chisone Pinasca con oltre 73 milioni e forse non è un caso che
proprio due Comuni di media
valle siano stati così colpiti;
nei Comuni più abituati alle
abbondanti precipitazioni ci
Consiglio comunale a Perrero
Messe in vendita
le scuole di borgata
Il Comune di Ferrerò mette
in vendita le scuole elementari delle borgate, da tempo
chiuse per mancanza di alunni. Secondo le perizie del tecnico comunale, il valore degli
edifici è di 65 milioni per
scuola di Bovile e di 85 milioni la scuola di San Martino; queste due scuole risalgono agli anni ’30 e sono a un
solo piano, con aula e alloggio per l’insegnante, in discreto stato di conservazione.
Sono invece state costmite tra
il 1960 e il 1970 le altre tre
scuole: Fuetto, Maniglia e
Chiotti, su due piani (due aule per Chiotti e Maniglia, una
per Faetto). Il valore assegnato è: Faetto: 155 milioni; Maniglia: 120 milioni; Chiotti:
150 milioni.
Queste due ultime sono
però escluse dal bando di
vendita, la giunta si propone
di valutare altre soluzioni: per
Chiotti affitto dei locali, oppure una proposta che parte
dall’Usl io di destinare la
strattura a casa di accoglienza
per portatori di handicap
mentali. In questo caso, il Comune si toglierebbe l’onere
delle riparazioni necessarie,
che sarebbero sostenute dall’Usl. Per Maniglia, una petizione con circa cento firme
chiede che non si sopprima
l’uso pubblico dèi locali al
pianterreno, un tempo sede di
un centro d’incontro, e che si
studi la possibilità di destinare tutto il fabbricato ad uso
turistico.
Il Consiglio ha approvato il
bando d’asta pubblica che si
svolgerà col sistema delle offerte in busta chiusa, a partire
dal valore assegnato dalla perizia. Per ridurre le spese, il
Comune di Ferrerò dividerà il
segretario comunale, attualmente il dott. Dauno Trebastoni, con Fenestrelle, al cinquanta per cento. Dopo aver
sciolto la convenzione con il
Comune di Massello, considerata troppo onerosa per
Ferrerò, la proposta di convenzione con il Comune di
Fenestrelle è stata accolta con
grande favore: la bozza di
convenzione prevede la presenza del segretario per 3
giorni in un Comune e 2
nell’altro, con lo scambio nella settimana seguente e, dopo
l’approvazione dei due Consigli, entrerà in vigore il prossimo 1° giugno.
Anche ¿1 municipio di Ferrerò andrà incontro a rifacimenti per allargare gli uffici e
sistemare l’archivio. Gli ambulatori medico e infermieristico saranno spostati nella
casa Poèt, che la Tavola valdese ha concesso in comodato al Comune tempo fa, dove
si è reso libero il piano terra
già occupato da uno studio
dentistico. Il sindaco ha ancora comunicato che 25 milioni
saranno destinati alla riparazione degli acquedotti (a
Trossieri si è dovuto introdurre cloro nelle condutture), che
l’area attrezzata situata nella
zona del ponte Rabiour è stata chiusa a causa dell’inagibilità dei servizi igienici, e che
la Sovrintendenza ai beni ambientali, dopo averlo denunciato per scarico abusivo di
materiali, ha perso la pratica
della sistemazione del campo
sportivo. Infine, per la gioia
degli automobilisti, la Provincia asfalterà provvisoriamente, ma forse con più cura, la
strada che attraversa l’abitato
di Ferrerò, che versa attualmente in condizioni pietose.
sono spesso accordi con gli
abitanti delle borgate che intervengono con mezzi propri
(è il caso di Villar Pellice) o
la maggior parte delle strade
sono provinciali per cui è un
altro ente a sostenere l’onere
della sgombero neve.
Ci sono poi i mezzi di proprietà delle due Comunità
montane, cinque in vai Pellice
e dieci in,vai Chisone; sono
mezzi talvolta poco utilizzati
ma estremamente utili in questi casi. Destinati all’uso in un
determinato Comune, fanno sì
che i Comuni debbano provvedere unicamente al pèrsonaie e ai costi di esercizio,
senza dover cioè ricorrere a
ditte esterne che spesso sono
fonte di costi elevatissimi.
I COSTI
(in iniliooi di lili;)
Valu Chisone
E Germanasca
Fenestrelle
Inverso Pinasca
Massello
Porosa Argentina
Perrero
Pinasca
Pomaretto
Porte
Pragelato
Prali
Pramollo
Roure
Salza
San Germano
Usseaux
Villar Porosa
irr
DA
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Val Pellice
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Bobbio Pellice
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Il municipio di Perrero
Comunità del Pinerolese pedemontano
Un'area per
la tutela ambientale
Martedì 7 maggio si è riunito il Consiglio della Comunità
montana Pinerolese pedemontano. Nel corso della seduta,
che aveva molti punti all’ordine del giorno, il Consiglio ha
votato (anche se alcuni consiglieri hanno espresso alcune
perplessità) l’adesione ad un
testo della Provincia di Torino
per la costituzione di un consorzio che permetterebbe di
semplificare la gestione di
fondi messi a disposizione
(500 milioni dalla Provincia
stessa) per le manifestazioni
collaterali ai mondiali del Sestriere del ’97; il consigliere
Luca Veltri è stato nominato
quale rappresentante della
Comunità pedemontana nel
Consorzio per l’università di
Pinerolo.
Il Consiglio ha poi affrontato la questione dei fondi derivanti dalla vendita delle tessere dei funghi, da assegnare ai
proprietari. Da quest’anno
sarà il tecnico forestale delli
Comunità a controllare che'gi;
interventi finanziati venga»
eseguiti; intanto si è appresi
che la Comunità ha stanzi!
176 milioni in 6 anni peri
terventi di pulizia dei boschi,|
ripristino fontane e sentieri.
Altro punto all’ordine dd
giorno del Consiglio era
proposta della costituzioni <|
un area di valorizzazione e
tela ambientale che partei^_
dal Comune di CumliÌ^s/]
estenderebbe attraverso I Go-,
muni di Cantalupa e Rè
fino a Talucco nel (erriti
Pinerolo. La proposta che vi
de tutti d’accordo i Coi '
interessati e che è stata voi
all’unanimità da! Consig!
della comunità pedemoni
ha finalità socio-econornij
ambientali, puntando sia |
tutela e protezione del teniì
rio sia a incentivare il turisfl
della zona e alla creazione di
nuovi posti di lavoro.
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H 17 MAGGIO 1996
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lultime tendenze dell'occupazione nel Pinerolese
rmazione^ strada per il lavoro
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nesto periodo, nel noI paese, si parla molto
jblema della disoccupaci come affrontarlo,
‘ jcessità di creare nuoortunità lavorative, di
, i giovani, ecc. Per
'Zci le idee sulla situae della disoccupazione
U pinerolese siamo andati a
riare con Vincenzo Riali, il
¡¡ore della Sezione circotonale per l’impiego e il
pamento nell’agricoltura
nerolo (la cui zona oltre
¡erolo e valli comprende
; la pianura fino a None)
/libiamo chiesto di farci
f^pido quadro della situa
toe.
___j nostra zona - dice il
rettore Riali - i lavoratori
unibili a trovare un im^go sono circa 8,900, pari a
' fflal’11% degli iscritti, e
mesta cifra si è mantenuta
¡(abile nell’arco dell’anno.
i disoccupati sono nettajente più numerose le donne
I il cui tempo di permanenza
IA i Elle liste del collocamento è
I V ! i lungo di quello degli uonini; questo dipende non dal
iipo di professionalità, che
stale dell^ «ggiè più o meno uguale fra
are chegi^ lomini e donne, ma dal fatto
vengancj che sano più richiesti gli uomini; in un certo senso si potrebbe dire che è la domanda
niperinii a^Kcriminare. Aggiungerei
Strade e ponti ultimati o in corso d'opera
Cantieri aperti
per la viabilità
ei boschi!
entieri.
■fflcora che il mondo del lavoro oggi appare più in movidine del^ inento di un tempo: ci sono
io era la
uzionei
ione etili
più avviamenti al lavoro ma
questo non seimpre corrisponde a un decremento della disoccupazione. Gli uomini
hanno più rapporti di lavoro,
sembrano muoversi con maggior disinvoltura delle donne,
inoltre la crisi négli anni di
alcune grosse aziende della
zona hanno incrementato il
numero della disoccupazione
femminile nel Pinerolese portando a volte anche a casi di
disoccupazione cronica fra le
donne».
- Da quel che dice mi sembra di vedere emergere un
mercato del lavoro più dinamico, più in movimento rispetto ad un tempo...
«Sì rispetto a un tempo, ma
rispetto al recente passato direi al contrario che il mercato
del lavoro nella nostra zona è
un po’ “caduto”. È dinamico.
»nomi!
) sia
;1 terril
1 turisi ^
ìzione df
ma non troppo. Purtroppo da
parte delle amministrazioni
pubbliche non c’è una consistente spinta a far sì che il
mercato si muova; in alcuni
casi si raggiunge il limite che
il pubblico faccia tutto sommato meno delle aziende private in questo senso».
- Fin qui in generale, ma
scendendo nel particolare
quale è la realtà; ad esempio,
delle valli Chisone e Pellice?
«La situazione per le due
valli è un po’ diversa, infatti
per quel che riguarda la vai
PeUice mi pare che ci sia una
ripresa dell’offerta mentre la
vai Chisone per altro verso
tende a spopolarsi. In valle
comunque si ha una maggiore
spinta da parte del settore
pubblico e tuttavia il problema dello spopolamento per
andare a cercare lavoro in
pianura rimane. Oltretutto il
problema si creerebbe anche
perché il mercato del lavoro
del Pinerolese non riesce ad
assorbire la richiesta di questi/
lavoratori delle valli. Vorrei
aggiungere, in generale, che
sarebbe opportuno creare un
maggior collegamento tra la
formazione e il lavoro; questo
ovviamente per formare i giovani. Ci sono stati tentativi in
questo senso ma mi sembra
che non si sia raggiunto completamente lo scopo, mentre
mi sarebbe importante creare
una vera e propria politica pinerolese in questo senso».
C’è un certo fervore di iniziative legate alla viabilità
nelle due valli;,la Provincia
di Torino sta intervenendo
sia in vai Pellice che in vai
Germanasca. Nelle scorse
settimane è state asfaltata per
1,8 km la strada per Maniglia; l’opera era attesa da
tempo e precisamente dall’alluvione del ’94: una specifica
raccolta di firme era stata organizzata appunto due anni
fa. Ahxi 4 km di manto bituminoso sono stati stesi non in
modo continuativo sulla strada di Prali fra Poumeifré e
Villa. Sono anche iniziati i
lavori per il posizionamento
dei micropali per le opere di
consolidamento del tratto interessato quest’inverno da un
vasto movimento franoso.
Intanto prosegue l’iter per
la costruzione del nuovo ponte ai Masselli di Pomaretto;
l’attuale, stretto, passaggio
verrà sostituito da un nùovo
ponte largo 11 metri di cui 9
carrabili. L’opera verrà costruita con i fondi destinati ai
Mondiali di sci del Sestriere
e costerà circa 2 miliardi e
600 milioni; i lavori dovrebbero iniziare prima dell’estate anche se difficilmente saranno terminati entro la fine
dell’anno.
Anche in vai Pellice è attivo un cantiere della Provincia
di Torino; dopo una serie di
interventi sulla provinciale
161 prima del centro abitato
di Villar Pellice compiuti lo
scorso anno, è ora la volta di
un significativo ampliamento sul tratto Villar-Bobbio
Pellice dove la carreggiata
sarà ampliata di alcuni metri
rendendo il transito più agevole e meno pericoloso. Questo intervento renderà di fat
to improponibile, e lo ha re
centemente confermato anche
il sindaco di Bobbio, Aldo
Charbonnier, un ulteriore
tracciato per il famoso «asse
di valle». Si porrà invece ancora il problema dell’attraversamento dei centri abitati e in
particolare di Villar Pellice,
vera strozzatura del traffico
valligiano. A Torre Pellice,
' malgrado la contrarietà dei
tecnici della Provincia, sono
iniziati i lavori per il posizio
namento di un impianto semaforico agli Appiotti, zona
densamente abitata dove l’attraversamento pedonale è
quasi impossibile: è previsto
un sistema di semafori pedonali «a chiamata» in modo da
garantire una certa sicurezza
ai cittadini che a piedi percorrono quel tratto di strada.
om
32063
nto
Un'occasione per riflettere sulla società locale nel tempo
Pramollo incontra i suoi pastori
_nadia pelli castelli
|tiest’anno Pramollo ha
.vissuto una Pasquetta
Wvero speciale. Il Conci'toro e il pastore hanno orgal'^to una giornata dedicata
«la memoria, al ricòrdo di
(Soelli che sono stati i pastori
‘" questi ultimi 60 anni. Il
,. issato è divenuto attuale con
f‘"|5®"®uza dei pastori stessi
membri della famiglia
li hanno rappresentati,
giornata è iniziata con
ki? '"lito presieduto da Paolo
. pastore a Pramollo
■®i periodo molto difficile
i ll3 seconda guerra mondia
le. Marauda ha predicato con
la freschezza e l’energia di un
trentenne. Al culto di Pasquetta, cosa assolutamente nuova
a Pramollo, hanno partecipato
circa 80 persone e tutti hanno
poi gustato Pottima polenta
con salsicce e spezzatino preparata da Levi Clot, aiutato da
alcuni membri della comunità.
Le persone più anziane che
non hànno potuto prender parte all’incontrò hanno avuto,
nel pomeriggio, la piacevole
visita del pastore della loro
giovinezza. Si. è tornati poi
tutti nella sala delle attività
dove si è conclusa la giornata
in allegria.
Occasioni del genere portano con sé sempre il pericolo
di lasciare troppo spazio ai
rimpianti di un passato ormai
lontano, quando in una comunità di montagna come Pramollo le occasioni in cui ci si
riuniva erano più frequenti e
più sentite. Certo, la stessa
strada che ha avvicinato gli
abitanti di Pramollo dia pianura, ha v/sto successivamente il progressivo allontanarsi
di tanti pramollini e soprattut- •
to ha attratto gli sguardi in
un’altra direzione; non più
verso il centro del paese, verso il tempio, verso la comunità, bensì verso le fabbriche
e le città creando non poco
disorientamento culturare e
spirituale. Ma occasioni come
questa, in cui quel che resta
della comunità gioisce di poter trascorrere una giornata
insieme e di poter ospitare chi
nel corso di 60 anni l’ha accompagnata spiritualmente,
mostrano che oggi come 100
anni fa è possibile vivere in
unione fraterna la propria fede. Ricordo del passato, quindi, non come motivo di malinconici ricordi, bensì come
esortazione a riscoprire, insieme alla propria storia, la
propria identità valdese.
La strada tra Villar Pellice e Bobbio
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^possibile con il Piano
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Corso di 5 giorni per disintossicarsi dal fumo di sigaretta, organizzato dalla LEGA VITA E SALUTE
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21 maggio ore 20,30: Conferenza introduttiva
24-28 maggio ore 20,30: Terapia intensiva
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La Lega Vita e Salute
organizza il 21 maggio e dal 24 al 28 maggio il Seminario sulla Medicina naturale:
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Via S. Pietro vai lemina, 44 Tel. 73868/321160 PINEROLO (TO)
16 maggio, giovedì — TORRE PELLICE: Presso la sede
sociale di via Gramsci 1, dalle
8,30 alle 11,30 prelievo per i donatori di sangue a cura della sezione Fidàs.
16 maggio, giovedì — TORRE PELLICE; Alle 15,30 alla
biblioteca della Casa valdes, per
rUnitrè concerto di Alberto
Giacchino, violino, e Marzia
Manno, pianoforte; musiche di
Mozart, Faurè e Beethoven.
17 maggio, venerdì — TORRE PELLICE; Presso la sede
della sezione Uget Val Pellice,
piazza Gianavello, alle 21, proiezione di diapositive su Perù e Cile a cura di Luciano Paimero.
18 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel salone Opera gioventù, il gruppo
Arte varia dell’Adi presenta «Il .
cabaret di primavera», spettacolo
comico e musicale.
18 maggio, sabato — FENESTRELLE; Presso la palestra
scolastica alle 10,30 il sindaco di
Pragelato, Vigone, parlerà su «Risorse e prospettive del turismo culturale in alta vai Chisone»; alle 10,45 la scuola elementare presenta l’ipertesto «Conoscere il Forte»; alle 11,15 la
scuola media illustra il percorso
didattico «Il percorso delle meridiane in alta vai Chisone». Seguirà l’apertura della mostra sulle meridiane.
18 maggio, sabato —r SAN
GERMANO: Alle 21, nella sala
valdese, la comunità di base di
Pinerolo, il Fat e l’associazione
Tragola presentano una performance dal titolo «Studio e azione nel libro di Ezechiele». Ingresso libero.
18 maggio, sabato — TORRE PELLICE; Alle 21, nel tempio, la corale valdese propone un
concerto; le offerte saranno destinate all’ospitalità ,dei bambini di
Cemobil.
18-19 maggio — LUSERNETTA: La cooperativa di animazione Valdocco di Torino'organizza un week end dedicato alla cucina multietnica «Dui papaie bagnà ’nt l’oli» presso la
Baita del Gallo a partire dalle 10
di sabato 18. Il primo degli appuntamenti sarà dedicato alla cucina sudamericana. Il costo del
corso, comprensivo di tutte le
spese, oltre che vitto e alloggio
in sede, è di lire 135.000. Per
informazioni rivolgersi a Nazario
Dell’Aquila 0121-902308, oppure alla Cooperativa Valdocco
011-4363163.
18-19 maggio — ANGROGNA: Presso la Ca d’ia pais al
Bagnoòu seminario su «Percorsi
del corpo», a cura di Carola Baldini, danzatrice del Teatro alla
Scala. Per informazioni tei.
333220351.
19 maggio, domenica —
SAN SECONDO: Il Comune è
l’assessorato alla Cultura propongono per la IX edizione di
«Montagna insieme» un’escursione al Lago Roven. Partenza
alle 7 dalla piazza del municipio.
19 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: Dalle 14,
presso il campo sportivo del Collegio valdese, l’Associazione
commercianti organizza un pomeriggio di giochi e festa per i
bambini.
25 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle
ore 21, nella chiesa del Sacro
Cuore, concerto del coro alpino
Valpellice. La serata, organizzata
dall’Avis, ha lo scopo di promuovere l’attività dell’Associazione per il dono del midollo osseo (Admo) e sensibilizzare i cittadini su questo argomento.
26 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: Nel pomeriggio, presso la Foresteria valdese, si svolgerà il mercatino
delle pulci di Amnesty International. In quell’occasione si raccoglieranno le prenotazioni per
una cena che si svolgerà il 31
maggio presso la casa unionista
di Torre Pellice. Le prenotazioni
si ricevono anche presso la responsabile del gruppo Amnesty
vai Pellice, Giulia D’Ursi (tei.
900271) o là signora Fernanda
Costantino Cesan (tei. 932594).
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venerdì 17 MAGGIO
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d'argilla
VALERU FUSETTI
no dei problemi di chi
si trova a dover fare i
conti con diete iposodiche è
la necessità di dover eliminare il formaggio, alimento
ad alto contenuto di sale.
Un mezzo per aggirare, o
meglio superare, il problema è di fare quando è necessario (per esempio per
cuocere una torta salata o
verdure gratinate) il «panir», cioè il formaggio fresco casalingo secondo il
metodo indiano.
il vostro «panir» di acqua
fredda, in modo che non rimanga traccia del succo di
limone. Quando la massa
caseosa è raffreddata chiudete a sacchetto la tela e
strizzatela: il vostro formaggio casalingo è pronto, ne
avrete unà quantità che varia da 150 a 200 gr., sufficienti per fare una torta salata o un piatto di verdure
gratinate per 3-4 persone.
Il panir
Mettete in una casseruola
di acciaio un litro di latte intero a bollire: vi consiglio
uno dei tipi di latte «rinforzati» con vitamine: fate
scaldare a fiamma media, e
mentre aspettate che bolla
preparate in una tazza il
succo di un limone filtrato.
Sopra una pentola, o su una
ciotola di vetro, appoggiate
un colino abbastanza grande, di plastica a maglie fitte,
foderatelo con una pezzuola
pulitissima di stoffa.
Appena il latte alza il bollore spegnete la fiamma e
versate il succo del limone,
mescolate lentamente con
un cucchiaio di legno: in
pochi secondi vedrete separarsi il siero, giallo-verdastro, dalla parte solida. A
questo punto vèrsatelo nel
colino foderato di tela; lasciate scolare il tutto. Quando il siero è defluito irrorate
Cavolfiore gratinato
Ingredienti: un cavolfiore
piccolo, una tazza da tè di
besciamella vegetariana,
una foglia di alloro, pepe in
polvere o paprica, gr 150200 di panir, 3 cucchiai di
pane grattato, un cucchiaio
di prezzemolo tritato, 1/2
cucchiaino di aglio in polvere.
Levate le cimette al cavolfiore e mettetele a cuocere in poca acqua calda, senza sale e con la foglia di alloro. Quando sono cotte
scolatele conservando l’acqua di cottura e, prima che
si raffreddino, setacciatele
grossolanamente con una
forchetta. Con due cucchiai
di olio extravergine, due
cucchiai rasi di farina integrale e due bicchieri dell’
acqua di cottura del cavolfiore fate una besciamella
vegetariana.
A questa besciamella incorporate il cavolfiore e il
panir aromatizzando con il
pepe o la paprica; mescolate
delicatamente, ungete leg
germente una pirofila antiaderente da forno, poi spolverizzatela con un cucchiaio
di pangrattato e versate il
composto nella pirofila. In
una piccola ciotola mescolate i due rimanenti cucchiai
di pangrattato con il prezzemolo e l’aglio. Cospargete
questa mistura sul misto cavolfiore-besciamella e, se vi
piace, aggiungete da ultimo
alcuni fiocchi di burro. Mettete in forno (preriscaldato a
200°) per 20’ o sinché la superficie ha preso un bel colore giallo.
Se preceduta da una squisita insalata «New YorkNew York», la vostra cena
sarà completa in breve tempo e con un costo contenuto.
Insalata
«New York-New York»
Ingredienti: una scarola
non troppo grande, una mela renetta media, 2 kiwi, 6
noci e, a piacere, un cucchiaio di yogurt, 2 cucchiai
d’olio d’oliva extravergine,
1/2 cucchiaino di mostarda
in polvere.
Pulite e tagliate a hstarelle la scarola, sbucciate e tagliate a fette sottili la frut- '
ta e, dopo averle sgusciate,
rompete a pezzetti le noci.
Mescolate in un’insalatiera.
Potete condire l’insalata con
un filo d’olio oppure con
yogurt, olio e mostarda ben
mescolati: io vi consiglio
quest’ultimo metodo, buono
per ogni insalata.
VOLLEY; DOPPIO 3-0 PER PINEROLO — Doppio
successo per 3 a 0 per le due formazioni pinerolesi di pallavolo
e se quello delle ragazze di Mina in B2 sul fanalino di coda
Lecco era quasi scontato (ma consente di coltivare qualche
speranza di partecipare ai play off promozione), la vittoria del
Body Sistem in CI apre prospettive di promozione per la squadra di Pinerolo: con il 3 a 0 a Savona i biancoblù hanno agganciato al quarto posto il Pino sconfitto a Voltri e nell’ultimo turno ci sarà il confronto diretto.
GINNASTICA ARTISTICA — Oltre 200 ginnaste in rappresentanza di Piemonte e Valle,d’Aosta hanno preso parte a
Lusema San Giovanni alla finale interregionale di ginnastica
artistica settore propaganda. Le gare, che rientravano nell’ambito della 15° Festa dello sport, sono state seguite da un pubblico assai numeroso alla palestra Alpi Cozie. Ha vinto la formazione A della società Ginnastica Mondovì, davanti all’Augusta Pretoria, nella categoria 1° grado quarto posto per la formazione locale composta da Elisa Charbonnier, Cristina Chiri,
Federica Giannattasio, Tatiana Miegge, Rossella Trucco e
Francesca Ughetto Monfrin.
ATLETICA LEGGERA — Si sono disputate a Giaveno,
in occasione del 25° anniversario della fondazione della locale
associazione La Salle, le gare di biathlon e triathlon riservate
alle Categorie esordienti e ragazzi; hanno partecipato alla giornata rappresentanti del 3S e dell’Atletica Pinerolo. Monica
Magnarini (Atl. Pinerolo) ha ottenuto la vittoria, dominando i
60 metri a ostacoli e giungendo 3° nei 1.000 metri. Nella categoria maschile ottimo risultato di Karam E1 Mkhatry con 13”6
sui 60 m ostacoli. Fra gli esordienti Roñal Mirabile è giunto
2° nel salto in alto con 1,13; ottime le prove di Emanuele Turbil, Alberto Steri e Alberto Dezzani, rispettivamente con T’3,
8”1, 8”6 sui 40 m ostacoli.
CALCIO; LUSERNA ULTIMO NEL GIRONE — Malgrado l’impegno il Luserna si conferma all’ultimo posto in
classifica nel girone C della Promozione; il pareggio a Rosta
per 2 a 2 è sostanzialmente inutile. Il record stagionale di pareggi (ben 16) non basterà a salvare i valligiani dalla retrocessione.
Domenica 19 maggio, a partire dalle 10, al campo sportivo
di viale Dante di Torre Pellice si disputerà il secondo torneo
«Memorial Leo»; quattro le squadre partecipanti: Skf, Amici
del Chiosco, Friends team. Liceo scientifico.
TENNIS TAVOLO — Appuntamento domenica 19 maggio, alla palestra di via Filatoio di Torre Pellice, con le gare
giovanih (under 14, 18) e degli amatori del campionato pinerolese di tennis tavolo; si inizia alle 9 con l’under 14.
FESTA DELLO SPORT — Entrano nel vivo gli appuntamenti della Festa dello Sport organizzata dal 3S in collaborazione con gli enti locali. Sabato 18, alle 9,30, presso la sede
della comunità montana vai Pellice, incontro su «Aspetti fiscali nella gestione delle associazioni sportive»; interviene Carlo
Guglielminotti. Domenica 19, dalle 10, festa campestre di Primavera presso il complesso sportivo, Alpi Cozie.
Nelle
Chiese Valdesi
CAMPO INTERNAZIONALE GIOVANI PRIMO DISTRETTO — Le chiese valdesi del I distretto, in collaborazione con la Chiesa riformata del Vallese (Svizzera) organizzano un campo estivo per i giovani dai 15 anni in poi. Il campo avrà luogo da sabato 29 giugno a venerdì 12 luglio e potrà ospitare 30 ragazzi. La prima settimana sarà a Fano, una località balneare delle Marche,
la seconda si scopriranno alcuni luoghi della Toscana
(Siena, San Gimignano, Arezzo, Firenze e le colline del
Chianti). Il costo del campo è di lire 450.000. La prima
settimana si alloggerà al Bevano, una casa situata
nell’entroterra a circa 10 chilometri da Fano, la seconda
in campeggio a San Gimignano. Per prenotarsi e iscriversi rivolgersi entro il 18 maggio a Massimo Long, tei.
0121-953107, via Beckwith 14, Torre Pellice.
CULTO ASCENSIONE PRIMO CIRCUITO — Giovedì 16 maggio avrà luogo per tutto il 1° circuito il culto
di Ascensione al Ciabas alle 21.
CONVEGNO FGEI VALLI — Sabato 18, a partire dalle
15,30, e domenica 19 maggio convegno Fgei di fine attività presso la Casa unionista di Torre Pellice; costo di
partecipazione £ 20.000. Iscrizioni presso Silvia Gardiol (tel.500621).
SERATA DEI CORETTI — Domenica 19 maggio, alle
20,45, nella sala Albarin di San Giovanni, spettacolo
musicale dei coretti dei piccoli e dei medi di Torre Pellice e di Lusema San Giovanni.
ASSEMBLEA PRIMO CIRCUITO — Venerdì 24 maggio, alle 21, nei locali delia chiesa valdese di Angrogna,
si riunisce l’assemblea del 1° circuito.
ANGROGNA — Sabato 18 maggio, ore 21, al terripio del
Serre, serata di canti e musica della scuola domenicale.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 21 maggio, alle
14,30, si riunisce l’Unione femminile.
POMARETTO — L’Unione femminile si riunisce il 17
maggio al Clot. Domenica 19 maggio il culto sarà in
francese e vedrà la partecipazione della comunità di
' Cossonay-Grancy dalla Svizzera.
VILLAR PELLICE — Domenica 19 thaggio, assemblea
di chiesa. Domenica 19 e lunedì 20, nei locali di piazza
Jervis, bazar preparato dall’Unione femminile e dalla
scuola domenicale.
VILLASECCA — Domenica 19 maggio, alle 9, culto nel
tempio di Combagarino
Un gradito viaggio del Gruppo musica di Luserna San Giovanni
Trieste città cosmopolita
DANIELE VARESE
Certo non si può dire che
sia stato un viaggio monotono quello che ha condotto il Gruppo musica di Luserna dal 25 al 28 aprile a Trieste: tutti gli ingredienti che si
aspettavano da una simile
trasferta si sono mescolati armoniosamente rispettando
quelle che erano le aspettative di tutti. L’arrivo a «Tergeste», la nostra sistemazione
nell’ostello della gioventù a
pochi metri dal mare e la vista sullo storico Castello di
Miramar, con il suo immenso
parco abitato da scoiattoli e
abbellito da ogni sorta di
piante e fiori, ci hanno proiettati nel mondo triestino. Passeggiando per le vie del centro si respira un’atmosfera caratteristica, tipica di una città
di mare, parte nazionalistica,
parte cosmopolita e di confine’, ove diverse etnie e confessioni convivono da anni
come testimoniano le diverse
chiese presenti, greco-ortodossa, serbo-ortodossa, israelitica, cattolica, evangelica,
elvetico-valdese, metodista;
non dimentichiamo la città
storica come documentano la
presenza del teatro romano, la
Tor Cucherna e San Giusto
con il suo castello.
Tra le attività svolte un momento di particolare intensità
e riflessione è stata la visita
alla «Risiera» di San Saba, ex
campo di concentramento e
di avviamento ai lager nazisti, ora divenuto museo nazionale di'una barbara realtà
passata, che seppur sotto altre
La tramvia per Opicina
forme e modi ancora oggi si
consuma a poche decine di
chilometri dal Carso, nell’ex
Jugoslavia, e che forse il clima di festa e gioia di questi
giorni ha fatto passare in secondo piano. Sicuramente gli
appassionati della natura hanno apprezzato la gita sul Carso attraverso la tranvia a fune
di Opicina che è culminata
con la visita alla Grotta Gigante, immensa voragine terrestre (alta 107 m, lunga 28 e
larga 69) in cui l’unico timore era quello di non farcela a
risalire quei 500 «scalini» a
prova di cuore e gambe.
Ma se questi sono stati i lati
turistici del viaggio altri aspetti più importanti ci hanno
particolarmente allietati. In
primo luogo la calorosa accoglienza e l’affetto della comunità elvetico-valdese e del pastore Coisson con la sua famiglia e il culto domenicale seguito dal tradizionale rinfresco durante il quale abbiamo
avuto modo di fraternizzare
con i membri di questa piccola comunità. Non meno significativo è stato il concerto del
venerdì del Gruppo musica
nella piccola basilica di San
Silvestro. Walter Gatti ha diretto i coralisti in un repertorio molto eterogeneo, dal sacro al profano, di autori conosciuti Come Mozart e Haendel, 0 meno, come Bardos e
David, intervallato da alcuni
brani d’organo, ottenendo i
pieni consensi del pubblico.
VALLI
-GERMA^
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 19 MAGGIO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto i, tei
81205.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454.
r.
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivaf
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 MAGGIO
Villar Pellice: Farmacia Gay.
Piazza Jervis, tei. 930705,
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 5987901
.■•ji
MNEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
S
lè.t
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no pari
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gijstioi
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sione e
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SERVIZIO INFERME
dalle ore 8 alle 17
sedi dei distretti.
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gramma, giovedì 16 e veneri :
17, ore 21,15, Guantanamfe^
ra, di Gutierrez; sabatolS,’
ore 20 e 22,10, Ferie d’i^sto; domenica 19, ore 20 e
22,10, e lunedì, 20 ore 21,15,'i
Two much.
BARGE— Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 17, Incontri a Parigi*
sabato 18 maggio Cuòri al
verde; da domenica, ore
15',15, 18,15, 21,15, agiovedi, Casinò. Feriali ore
21,15; mercoledì chiuso.
PINEROLO — U multisala Italia ha in programm^^
alla sala «2cento» Piume di
struzzo; feriali 20 e 22,20,
prefestivi 20 e 22,30, festivi
15,15, 17,40, 20, 22,20. Alla
sala «5cento» è in visione
L’esercito delle dodici sdmmie; feriali 19,50 e 22,20^,
prefestivi 19,50 e 22,30, festivi 14,45,17,15, 19,50 e 22,20.
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Via Roma 45 - Lusemaj;
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Lunedì e venerdì ore 14^
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L’Eco Delle Valli VAldesi
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Tel. 011/655278
Speri, in abb. post/SO
Pubblicazione unitaria con
non pué esaare venduto sepait^
Rag. Tribunato di Pinerolo
Hesp. Franco
Stampa: La Ghislertona Mor»*>"
Una copia L. 2.0d0
11
:DÌ 17 MAGGIO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 7 .FÜFORMA
Le chiese francesi e svizzere e il senso delle missioni
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Da ogni dove per ogni dove
Sembra riaffacciarsi un modello di intervento
i «pionieristico», che non è quello fatto proprio dalla Cevaa
franco tachero
S I è tenuto a Parigi a fine
aprile l’annuale incontro
(jaimpartinienti missionari
delle chiese francesi (Defap) e
•giz^ere (Dm é Kem) che fanno parte della Cevaa, a cui è
stato invitato anche il Comitato italiano per la'Cevaa. È
stata una riunione i cui lavori
sono stati condizionati dai
phlemi finanziari che stanno cominciando a emergere,
soprattutto in Svizzera. Le
chiese locali anziché produr■ telino sforzo per finanziare il
llgvoro dei dipartimenti, attratverso doni non attribuiti, che
sono anche quelli che permettono il funzionamento
degli Organismi, tencfono a
imporre un loro progetto speófico, nato sulla base di suggttstioni estemporanee che
non tengono affatto conto
della linea generale della missione e quindi della Cevaa.
La questione non è di rilevanza marginale, perché
'-.¿¡ama ih causa tutta l’idea di
(fissione che le chiese hanno.
Lia Comunità di condivisione
%ppresenta per le chiese e«angeliche francesi e svizzere
tpìheche per le chiese valdesi
ejnetodiste in Italia) il modèllo moderno, forse poco
realistico, vista la situazione,
ma comunque basato sullo
slogan «Missione da ogni dove per ogni dove». Questo si^.piflca che alla Cevaa è affidato il compito di coordinare
l’opera missionaria e di impoitàre, scegliendo i campi di
ione, le strategie operative
so le chiese membro,
ra invece che i membri
difesa ritornino a preferire
una missione di modello otfentesco, pionieristico e rojfflahtico, talvolta addirittura
feleloristico, finanziando progetti che non sono considerati prioritari dalle chiese interessate e quindi, in qualche
modo, forzando la mano a chi
ha Ü compito di guardare a un
Stto complessivo per la
rione dell’umanità con
lostrumento dell’Evangelo.
In altre parole la dialettica
tra Missione evangelica e
progetto di sviluppo è prepotentemente attuale; l’opera
ista ino; oggetti
sernaS.
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ÀLDESI
Torino
3
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90
missionaria della chiesa passa attraverso il binomio ben
attestato predicazione-diaconia, oppure si deve sviluppare in modo precipuo nel senso dell’aiuto diretto a chi,
chiesa o opera, svolge un servizio di promozione sociale?
E le due cose rton sono troppo simili per essere distinte?
Insistendo nel volere aiutare
l’azienda agricola, per esempio, non si finisce per togliere
possibilità finanziarie di sostegno e di sviluppo alle comunità locali (attraverso 1’
opera dei pastori), alle facoltà
di teologia o alle radio o ai
giornali evangelici, che infatti
ricevono pochi aiuti?
Tutta questa tematica deve
essere compresa tra le priorità delle chiese che formano
la Cevaa e quindi anche della
Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese valdesi e
metodiste), tanto più quando
si tenga conto della futura
destinazione dei proventi
dell’otto per mille. Le altre
chiese europee, che hanno
dipartimenti appositi, hanno
forse strumenti più potenti
per promuovere la missione
moderna presso le comunità
locali, attraverso pubblicazioni, video, o presenza di
esperti. A questo proposito i
dipartimenti, proprio in vista
della razionalizzazione del lavoro e della conseguente
economia nelle spese, hanno
deciso di collaborate più
stréttamente, evitando doppioni nelle pubblicazioni di
materiale informativo.
All’estremo opposto stanno le chiese del Sud del mOn
do, che, già confrontate con
l’espansione dell’Islam, sempre più stanno precipitando
in un baratro di «povertà»
che le costringe a cercare in
ogni direzione i mezzi per
far vivere quotidianamente
l’opera di testimonianza e di
predicazione, tanto più che
molti organismi missionari
occidentali stanno dirottando verso l’Est dell’Europa, altrettanto colpito dalla recessione economica, i loro interventi di aiuto finanziario, riducendo così le azioni verso
stati (e chiese evangeliche)
del Terzo Mondo.
In questa vigilia del terzo
millennio le tematiche missionarie, troppo a lungo soffocate dal disinteresse delle
chiese (e dei pastori, è stato
detto) devono ritornare in
primo piano e la prossima
Assemblea della Cevaa di
Torre Pellice sarà una buona
occasione per fare chiarezza.
Ai delegati delle chiese di comunità è dunque affidato un
compito importante, quello
di essere trasmettitori nelle
comunità locali di ciò che insieme agli altri avranno potuto elaborare. Nqlla Cevaa
non si era mai tenuto un incontro di base così ad ampio
raggio come la prossima Assemblea; l’auspicio è che
l’occasione non venga sprecata e che, una volta che rincontro sarà terminato dando
indicazioni sulle strategie future, le chiese riprendano a
riflettere e a agire nel senso
di una missione moderna e
consona alle esigenze della
società mondiale.
Una conferenza a Siracusa sulTattualità della Riforma
Un nuovo modo di essere chièsa
--ENRICO MALTESE__________
SI è tenuta sabato 4 maggio .
a Siracusa una conferenza
Sul tenta «La -Riforma è ancoattuale?», organizzata dal
^ntro culturale «M. L. King»
® dalla Chiesa evangelica batata; gradito relatore è staio il
Piof. Paolo Ricca. La conferenza rientra in una serie di
■7™aative del centro culturale
Volte a far conoscere alla città
Siracusa la cultura protei^te.nel!e sue varie forme.
Nato da poco più di un an' in A ^®rttro ha già organizzaI ™ due conferenze e una «Modella Bibbia» alle quali
stati presenti il sindaco
■j Vescovo che, per la prima
^tta, mettevano piede in una
diesa evangelica. È stato
MUéMo un segnale importante
latn”* sdncito la fine dell’iso' presenza evan
Knca che nella città è stata
j limitata a qualche
iff campagna evangeLa locale Chiesa batti“> utilizando il Centro culide ^ posta Tambiziosa
a di riuscire a far conosce5'^®rtto più è possibile la
^uira protestante. Ed è pro
prio in quest’ottica che Ricca
ha parlato della Riforma protestante.
Partendo dal significato
della parola ri-forma Ricca ha
sottolineato che Lutero era
interessato non tanto a una
nuova forma quanto a una risostanza della chiesa. La giustificazione per fede, il sacerdozio universale, l’alfabetizzazione di massa, la santifica
zione del lavoro e del matrimonio, la separazione fra sta-to e chiesa sono stati alcuni
■ Un'iniziativa delle chiese siciliane
Mostra della Bibbia
Pc • Il «Testo comune» approvato
Per una pastorale ecumenica
dei matrimoni interconfessionali in Italia
dei punti affrontati dal prof.
Ricca con linguaggio semplice, ma estremamente efficace
che ha conquistato l’attenzione di tutto l’uditorio. In particolare la frase «La Riforma
non è una nuova chiesa ma
un nuovo modo di essere
chiesa» è rimasta impressa a
tutti i presenti. La serata è
stata conclusa con alcuni
canti spiritual e con un momento di preghiera comunitaria che hanno reso ancora
più arricchente rincontro.
' Dal 13 maggio, nei locali
della chiesa valdese di via Essenern 7 a Agrigento ha avuto inizio una «Mostra della
Bibbia», con la pr^entazione
di una serie di Bibbie di diverse epoche e lingue e 50
pannelli divisi in sezioni che
informano sulla storia del testo e del contenuto biblico.,
La «Mostra della Bibbia»
resterà ad Agrigento fino al
18 maggio e sarà in seguito
presentata dal 20 al 26 maggio nei locali della chiesa valdese di Grotte, in piazza Umberto 1°, e infine nella chiesa
valdese di Riesi, via Capitano
Paraci 63, dove rimarrà dal
27 maggio al 2 giugno. Orar
rio di apertura al pubblico
dalle ore 17 alle 20.
Il «Testo comune di studio
e proposta pèr un indirizzo
pastorale dei matrimoni interconfessionali», sottoscritto
T8 luglio 1993 dall’apposita
Commissione nominata dal
Sinodo valdese-metodista e
da un’analoga Commissione
della Conferenza episcopale
italiana (Cei), e presentato al
Sinodo il 25 agosto, consta di
una premessa, di tre parti e
di una conclusione.
Nella premessa si riassume
il lavoro svqlto dalle due
Commissioni, presiedute rispettivamente da Maria Sbaffi Girardet e da Filippo Giannini, vescovo ausiliare di Roma, e si afferma la comune
persuasione che, anche se
«l’unione delle persone e la
comunione di vita nel matrimonio sono più agevolmente
assicurate quando i due coniugi condividono la stessa
fede», «i matrimoni interconfessionali presentano anche
aspetti positivi» e possono
essere «luogo importante del
cammino ecumenico».
La prima parte riguarda
«Ciò che come cristiani possiamo dire in comune sul
matrimonio»; «la creazione
dell’uomo e della donna, nella loro diversità e reciprocità,
è di per sé un invito alla comunicazione, aH’incontro, al
dialogo» (1;1); il matrimonio
«vissuto come risposta gioiosa dell’uomo e della donna
alla loro creazione» (1.2); il riferimento biblico al matrimonio come «parabola dell’
Alleanza tra Dio e il suo popolo e segno presente dell’
unione tra Cristo e la Chiesa»
(1.3); l’amore coniugale, jn
cui «i coniugi credenti vivono
la propria sessualità senza
esaltazioni né repressioni,
rispettando la dignità e la libertà di ciascuno» (1.4).
La fedeltà, che non è circoscritta «alla,sfera sessuale,
ma riguarda i vari momenti
della vita in comvme» (1.5); la
durata del matrimonio, che è
un «patto senza scadenze»
(1.6); l’apertura alla vita della
coppia coniugale, «ordinata
alla procreazione», anche se
l’istituzione matrimoniale e
quella familiare vanno distinte e «il matrimonio si dimostra pienamente fecondo,
oltre che nella procreazione,
anche in modi diversi, sia
nella dimensione familiare
che in quella sociale» (1.7); la
famiglia vista nel suo ruolo
di edificazione e coesione
nella società e nella chiesa
(1.8); e infine il matrimonio
interconfessionale, «un matrimonio tra cristiani appartenenti a confessioni diverse
avviene “nel Signore" e quindi nel suo corpo, che è la
Chiesa»; anche se «la diversità e la separazione delle comunità possono pesare negativamente sul rapporto di
coppia», la coppia interconfessionale «può contribuire
ad avvicinare le comunità,
creando occasioni di incontro, dialogo, scambio e, se
possibile, momenti di comunione» (1.9).
Nella seconda parte si affrontano le «Differenze e
divergenze» tra la concezione cattolica e quella evangelica del matrimonio. La prima differenza riguarda la
«sacramentalità» del matrimonio: per valdesi e metodisti gli unici sacramenti sono
il battesimo e la Santa Cena;
la diversa concezione della
natura sacramentale o meno
del matrimonio e tuttavia
«non impedisce ad una coppia interconfessionale di vivere cristianamente la propria unione» (2.1).
Una seconda divergenza
riguarda l’indissolubilità del
matrimonio; per valdesi e
metodisti la vocazione rivolta alla coppia è di «essere
uniti in una comunione di
■vita duratura» (Documento
del Sinodo valdese sul matrimonio, 1971); d’altra parte
si riconosce Tesis4enza di
crisi coniugali che possono
sfociare in situazioni di rottura insanabile, in cui non è
più possibile chiedere ai credenti «in nome dell’Evangelo, la rinuncia al divorzio»
(ibidem). In ogni caso, «la diversità a livello dottrinale e
disciplinare tra la Chiesa cattolica e quella valdese in ordine all’indissolubilità, nulla
toglie alla comune volontà
dei coniugi di una coppia interconfessionale di costruire
un rapporto d’amore che duri tutta la vita» (2,2).
Terza difficoltà: fecondità e
procreazione. Per entrambe
le confessioni, Tapertura alla
vita è iscritta nella trama
Stessa deH’amore'coniugale.
Tuttavia, a differenza di quella valdese, la Chiesa cattolica
ritiene che «l’esclusione della
prole con atto positivo di volontà di uno o di ambedue
dei coniugi al momento della
celebrazione renda nullo il
matrimonio». Diversa anche
la concezione delle due chiese sui metodi di regolazione
delle nascite: questa questione tuttavia «non riguarda la
natura del matrimonio né le
sue proprietà essenziali e, come tale, non incide sulla validità del matrimonio interconfessionale» (2.3).
Quarta difficoltà: l’educazione religiosa dei figli; per i
cattolici,, i coniugi cattolici
devono «fare quanto in loro
potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica» (Codice
di diritto canonico), mentre
per valdesi e metodisti «essendo i genitori gli unici responsahUi di fronte a Dio degli impegni che hanno verso
di lui circa i loro figli, ad essi
spetta ogni decisione riguardo al battesimo e all’educazione cristiana dei figli nati
da un matrimonio interconfessionale» (Documento del
Sinodo valdese sul matrimonio). Comunque «per entrambe le chiese l’educazione dèi figli è un diritto-dovere di ambedue i genitori. Pertanto ognuno di essi deve tener presente l’analogo diritto-dovere del coniuge»F «è
fondamentale che l’educazione cristiana dei figli nati
in un matrimonio interconfessionale sia svolta con spirito ecumenico» (2.4).
Ultima difficoltà, gli aspetti
pratici derivanti dalla divergenza dottrinale e disciplinare delle due chiese: in particolare, «la Chiesa valdese,
pur disciplinando con proprie norme la celebrazione
del matrimonio, non prevede
procedure che coinvolgano il
coniuge cattolico, e comunque non condiziona ad esse
la validità del matrimonio»,
mentre la Chiesa cattolica
prevede una «procedura investigativa prematrimoniale»
al fine di verificaré eventuali
ostacoli alla validità e liceità
del matrimonio. «Nello stato
attuale, nonostante la buona
volontà della Chiesa cattolica
e di,quella valdese, non è
possibile il riconoscimento
reciproco di tutti i matrimoni
celebrati nelle rispettive
chiese, a causa del diverso
giudizio suUa loro validità.
Così non è consentito all’
Ordinario di dare licenza al
matrimonio di un cattolico
con persona non cattolica se
vi sono impedimenti da cui
egli non può dispensare (ad
esempio: precedente vincolo, ordine sacro, ecc.) o
qualora emergtmo altri motivi di nullità secondo la dottrina cattolica (esclusione
dell’indissolubilità, della
prole ecc.), anche se tali matrimoni sono consentiti dalla
Chiesa valdese. Per converso,
la Chiesa valdese non attribuisce rilevanza ai matrimoni senza effetti civili, la cui
celebrazione è espressamente prevista dalla noimativa
cattolica» (2.5).
La terza parte riguarda
«Indicazioni e orientamenti
circa la pastorale dei matrimoni interconfessionali». Si
auspica che «si sviluppi una
intesa pastorale che impegni
non soltanto i ministri delle
due chiese, ma le stesse comunità» (3.1); che la preparazione del matrimonio avvenga coinvolgendo i ministri di culto di entrambe le
chiese: «I ministri procederanno in pieno accordo alla
preparazione al matrimonio,
nel rispetto delle disposizioni disciplinari dqlle proprie comimità, in una atmosfera di fraterna e reciproca
coUaborazione», e si prevede
che nel còrso delTincontro
preparatorio «in ordine agli
adempimenti previsti dalla
disciplina della propria comunità», il membro dell’altra comunità, «a garanzia
della libertà della propria coscienza, potrà far partecipare al colloquio il proprio ministro» (3.2).
La celebrazione del matrimonio (3.3) potrà quindi avvenire in diverse forme: nella
Chiesa cattolica, cop l’eventuale partecipazione, «ammessa e gradita», di «un ministro o di una rappresentanza della Chiesa valdese», nella Chiesa valdese, anche qui
con la partecipazione di un
ministro cattolico, o ancora
davanti alTufficiale di stato
civile. Per quanto riguarda
matrimoni senza effetti civili,
previsti dall’ordinamento
cattolico, la Chiesa valdese
non «attribuisce rilevanza»
ad essi: ma in questo caso,
come per i matrimoni celebrati secondo Tordinamento
valdese e non validi per la
Chiesa cattolica (ad esempio
nuove nozze di divorziati),
«la diversità della dottrina e
delle normative tra le due
chiese (...) non preclude Tatteàzione pastorale delle rispettive comunità ai nuclei
^domestici così formati».
L’ultimo punto della terza
parte (3.4) riguarda la «pastorale per le coppie interconfessionali» che deve accompagnare gli sposi non solo in occasione del matrimonio, ma
in tutta la loro vita coniugale.
In conclusione, si precisa che
il «testo comune» è «un primo
concreto passo nel cammino
ecumenico, in un campo
particolarmente delicato» e
che «esso viene sottoposto
all’approvazione della Conferenza episcopale italiana e al
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste, che decideranno
di comune accordo come
rendere operative le indicazioni pastorali ivi contenute».
«iTEStO COMin?}E DI STUDIO E PROPOSTA
PER Im-INDIRIZZO PASTORALE ’ ^ ;
DEI MATRatìmi lìiTERCONFESSIONALI» , ^
LaTietsto£^ Mtegrale dèi «Tes^ comune» è stato
ahblteàto ilei, «Testi Stdoaunenti» di Riforma ri.
del 10 1993 e in U. Edmit, I mmimoz
ni in Italia, «dossier», n. 32, Qau
1995, u ^ •
12
K
ItPjíiK
i
a-:
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
L'esperienza di un rappresentante della locale Chiesa valdese
Il Consiglio delle chiese di Venezia
Un organismo che può essere di esempio se riuscirà a realizzare
progetti significativi anche a livello istituzionale
ERMLNIO MACCHI
Fin da quando è nato, il 20
dicembre 1993, sono stato membro del Consiglio locale delle chiese cristiane di
Venezia (Clccv) comò rappresentante della Chiesa valdese: le mie riflessioni nascono
da questa esperienza.
Intanto resistenza di questo organismo, specialmente
da parte cattolica e luterana,
è stata caricata di significati
ecclesiologici superiori a
quello che in realtà il Clccv
ha espresso'e al di là di quello
che potrà esprimere anche in
futura Nei fatti esso ha dedicato molto tempo a discussioni sullo statuto, per indicare ciò che in teoria potrebbe fare. Nei fatti non ha potuto, o non ha saputo progettare e realizzare attività significative a livello istituzionale.
Ogni presa di posizione su temi delicati sul piano teologico, etico e pastorale avrebbe
compromesso in modo troppo impegnativo le chiese presenti e in particolare la cattolica. Non siamo riusciti neppure a dire una parola sul fenomeno delle statue della
madonna che piangono poiché, si è sostenuto, si rischiava di lìon essere capiti dai fedeli devoti e semplici.
Due frutti positivi ci sono
stati, e anche importanti. Si è
potuto stabilire dei contatti
anche pubblici fra le nostre
comunità e frange interfessate
di cattolici, con cui si sono
realizzati cicli di incontri e
dibattiti cittadini; queste attività però non sono state patrocinate dal Clccv e avrebbero potuto essere realizzate
ugualmente. Poi c’è stata
l’organizzazione comune
della Settimana per l’unità e
un altro appuntamento di
preghiera è organizzato per
Pentecoste. Tutto ciò ha fatto
prendere coscienza agli evangelici di un fatto che è
una sottile insidia: tutto ciò
che può risolversi in celebrazione cultuale, molto visibile
sul piano della comunicazione e dell’immagine, è ben accetto alla componente cattolica, il che è giustificabile.
Meno giustificabile è il tentativo continuo di trasformare tutto ciò che riguarda
récumenismo in manifestazione ritualistica, che facilmente sfuma o addirittura
travisa il senso genuino dei
rapporti fra chiese diverse.
Quando ho visto lanciare a livello nazionale l’idea della
costruzione di un Consiglio,
e che importanti esponenti
dell’episcopato cattolico lo
hanno sostenuto con vigore,
ho avuto immediatamente la
sensazione che l’iniziativa
cadesse a pennello per permettere alla Chiesa cattolica
di coinvolgere a tutti i livelli
sull’intero territorio nazionale tutte le realtà evangeliche
per una grande manifestazione rituale di unità, che non è
nelle cose.
Puntuale, nel Nord-Est è
arrivato l’invito da parte
dell’episcopato del Triveneto
a un incontro fraterno con
tutte le «comunità cristiane»
del Nord-Est. L’iniziativa è
stata poi presa dalla Commissione per l’ecumenismo dell’episcopato del triveneto
(Cet), dalla Chiesa ortodossa
del Triveneto e dalla Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est (Fcene).
Una veduta dall’alto di piazza San Marco
Quando ai responsabili della
Fcene ho fatto presente il mio
dubbio, mi è stato detto che
la mia era una errata supposizione. Chi però lunedì 29
aprile a Mestre ha partecipato
all’incontro, che aveva come
tema «La Parola di Dio nella
vita delle chiese», fin dalle
prime battute della relazione
introduttiva, tenuta da mons.
Egger, vescovo di Bolzano e
segretario della Cet, ha potuto ascoltare l’invito rivolto a
tutte le chiese cristiane presenti a collaborare alla realizzazione del grande sogno del
papa, cioè afla buona riuscita
delle celebrazioni che culmineranno nel Giubileo.
Ciò che mi ha stupito di
più è il fatto che gli evangelici presenti, fra cui i rappresentanti della Fcene, coorganizzatori, abbiano taciuto o
assecondato il clima fortemente dolciastro e equivoco
della giornata. Qualcuno addirittura si è rivolto con espressioni molto polemiche
facendo esplicite accuse di
atteggiamento antiecumenico a chi si era permesso semplicemente di ricordare ai
presenti che i protestanti
avevano delle posizioni un
po’ diverse da quelle del cattolicesimo circa il rapporto
chiesa-parola di Dio.
Quanto sopra è un invito a
riflettere con molta attenzione alle basi su cui si cerca di
dar vita a un Consiglio nazionale delle chiese; è anche
una richiesta pressante à dissociarsi totalmente dalle celebrazioni del Giubileo. Ciò
non potrebbe che creare
confusioni poco piacevoli e
certamente nocive per l’approfondimento e il consolidamento dei veri rapporti
ecumenici fra le varie chiese
cristiane.
Da Venezia l'invito a rispettare la sensibilità delle chiese evangeliche
Far crescere l'ecumenismo ma senza strappi
L’assemblea della Chiesa
valdese e metodista di Venezia, nella seduta del 5 maggio
1996, dopo aver discusso del
problema dell’ecumenismo,
tenuto conto dell’esperienza
ormai triennale del Clccv
(Consiglio locale delle chiese
cristiane di Venezia), della discussione a livello nazionale
sulla costituzione di un Consiglio delle chiese in Italia e
di quanto emerso nell’incon
tro avvenuto il 29 aprile a
Mestre presso villa Elena,
promosso dalla Cet (Commissione per l’ecumenismo
dell’episcopato del Triveneto) dalla Chiesa ortodossa del
Triveneto e dalla Fcene (Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est), riassume le sue valutazioni e la sua
posizione sull’argomento nei
seguenti punti.
1) La dimensione ecumeni
È uscita
La Bibbia deiie donne
Un Commentario
j ' Volume 1: da Genesi a Neemia
a cura dì Carol Á. Newson e Sharon H, Rirtge
pp 248, oop. a 5 col.;‘L. 30.000
Affidato a specialista della materia queko grande Commentario
(in 3 volumi) analizza e Interpreta da
un purrto di vistò femminile tuttH testi
btoitei ohe padano (o volutamente non
partano) cWle doftm o cbe hanno In^
ciao sulla foro vita. Lo sguardo competente delle donne-interpteti d comiente d ésptoraMe In profondBà l’anirno e
la psicoiogia di donne vissute circa
3.()00 anni la. Qual era la condizione
delie donne nell’antico Israele, nelle
sue varie d>cohe7 Inoltrs la Bitriiia ha ’
contribuito s^irMlcatlvamente a determinare la posizione deMa donna nella I
società nel nostri giomi.''^^':
m. 011/668.98,04 * FAX 011/850.43.94
1,1 -10125 TOFBté) i,'
.94-C.C.P:207601(»
ca è essenziale al cristianesimo in quanto tale e le comunità evangeliche che vivono
in Italia non possono fare a
meno di rapportarsi con tutte
le realtà cristiane presenti
nella società; fra la più importante per consistenza e
per influenza sul contesto sociale e culturale del nostro
paese è certamente la Chiesa
cattolica.
2) È importante e vitale
quindi che si partecipi a tutte
quelle iniziative che per la
forma e per la sostanza esprimono senza equivoci il reale
livello di identità, di convergenza e di diversità propria di
ogni chiesa.
3) È altrettanto importante
agire in modo da far crescere
la coscienza ecumenica delle
nostre comunità, camminando con convinzione e impegno sulla strada dell’ecumenismo ma evitando inutili
strappi e accelerazioni ingiustificate, che non sarebbero
giustamente comprese da
porzioni consistenti di cristiani evangelici.
4) Gli organismi rappresentanti a vari livelli le singole
confessioni cristiane evangeliche (per quanto ci riguarda:
circuito, distretto. Tavola e
Opceml) 0 quelli che esprimono rapporti federativi fra
di esse, in particolare la Fcei
a livello nazionale e la Fcene
à livello del Nord-Est, prima
di fare passi importanti in
questa direzione, avyiino una
larga discussione fra le comunità che rappresentano e
le coinvolgano nelle scelte e
nelle iniziative che intendono prendere.
5) In particolare questi or
ganismi siano cauti nel compiere gesti pubblici, che a livello simbolico e di immagine potrebbero non esprimere
correttamente la specificità,
la sensibilità e l’autonomia
delle chiese evangeliche.
6) In particolare si invitano
gli organismi rappresentativi
delle chiese a tutti i livelli a
stare rnolto attenti nei prossimi anni a non farsi coinvolgere a livello di immagine
pubblica nelle iniziative che
la Chiesa cattolica sta mettendo in cantiere in vista della celebrazione del Giubileo
di fine millennio indetto dal
pontefice. Si partecipi in
ogni caso solo alle iniziative
che di fatto rispettino la specificità delle chiese evangeliche. Si evitino tutte quelle
che di fatto, se non altro a livello di comunicazione di
massa che passa attraverso
l’immagine e il simbolico,
coinvolgono le chiese evangeliche in un’iniziativa tipicamente cattolica per teologia, per ecclesiologia e per
metodologia pastorale.
7) Esprime infine la convinzione che il nostro contributo all’ecumenismo sia tanto più vero, tanto più efficace
e tanto più utile quanto più
in tutte le occasioni di incontro, in tutti gli argomenti che
vengono discussi e in tutte le
iniziative pratiche ci sforziamo affinché tutti partecipanti, con rispetto e carità ma
anche con chiarezza, esprimano il loro modo di vedere
e sentire, constipevoli che
molte convinzioni ormai interessano trasversalmente i
fedeli appartenenti a confessioni cristiane diverse.
VENERDÌ 17 MAGGlOj^i
Cronache
RIESI — Durante il culto della domenica della Cevaa, sono stati presentati alla chiesa Rija e Hanta Rabemananjara, pC
venienti dalla Chiesa di Gesù Cristo del Madagascar. Rij^^
Hanta saranno membri della chiesa per i tre anni del loijsoggiorno presso il Servizio cristiano dove lavorano
soggiorno presso il Servizio cristiano aove lavorano conu*
inviati della Cevaa. La loro venuta in mezzo a noi è sta^
preparata nello spirito dei recenti rapporti fraterni stabilii
tra la Chiesa valdese e la Chiesa di Gesù Cristo del Madaga^
scar. Rija, che fino alla sua partenza era responsabile dei
settore agricolo della sua chiesa, collabora con il centro'
agricolo del Servizio cristiano e Hanta, già dipendente dell»
Casa del turismo del suo paese, collaborerà per la corti,«
spondenza in francese e inglese e per l’accoglienza del'
gruppi. Con una bella lettera il pastore della comunità fre-,
quentata da Rija e Hanta ci ha affidato questo fratelld e
questa sorella con il desiderio che i loro talenti possane
portare frutto anche nella nostra comunità come in queiaf
che frequentavano in Madagascar (Rija era membro dd‘
Consiglio di chiesa e organista titolare). Ci rallegriamo di-:.
questa presenza in mezzo a noi che ci dà un segno conciai
to del nostro essere parte della chiesa universale e ci augi^|
riamo di poter essere nei confronti di Rija e Hanta accrè
glienti e realmente loro fratelli e sorelle, (e.t.)
t'utì
iicris
toe atti
tótestant
añadellí
lialprof. 1
ANGROGNA — Una nutrita assemblea di chiesa ha ascoi
domenica 5 maggio, la relazione morale annua del
storo e la relazione della Commissione per le strutture
cettive di Angrogna (Rocciaglia e Ca d’ia Pais). Significativi
è stato il fatto che i presenti, valutando positivamente lo
svolgimento dell’anno ecclesiastico, si siano pronunciati
’’anni
positivamente sulla proposta di avere durante T
un’assemblea in più, per poter affrontare temi più genertj|'
che non la gestione interna della comunità. Due rappre^
sentanti di Radio Beckwdth hanno dato alcune informaaok
ni sulla Radio.
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Catania, r
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VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Albert Lazier pe{| »lloquio
aver presieduto il culto in francese domenica 5 maggio. * ■
TORINO — Si chiudono a fine mese le iscrizioni per il viaggiifl
in Calabria e Sicilia organizzato dalla Chiesa valdese di To/ì
rino previsto dal 6 al 16 settembre. Il viaggio, animato dal
pastore Platone e dalla candidata al ministero Daniela San^
toro, intende percorrere alcune località di interesse storiai
e archeologico e parallelamente venire in contatto con
cune chiese e opere valdesi. Da Reggio Calabria a Marsa^
dieci giorni alla scoperta del mondo valdese del profoi
Sud. Costo tutto compreso un milione. Iscrizioni (al m/JÈ:
mento ci sono ancora pochi posti disponibili) presso la s&
greteria della Chiesa valdese di -via San Pio V 15, 10125 Tróv:
rino. Tel. 011-6692838.
PRAMOLLO — Domenica 19 maggio avrà luogo l’assembleadi
chiesa per la nomina dei deputati alla Conferenza distrej"
tuale e al Sinodo e per l’esame della relazione morale
96. Nel pomeriggio, alle ore 15, si tiene l’annuale bazanf
ganizzato dall’Unione femminile, a cui tutti sono invitati. ^
Ringraziamo fin d’ora chi ha offerto doni, chi ha lavorato e "
chi si è impegnato in qualunque modo per garantire uu
esito positivo alla giornata.
• Ringraziamo di cuore i fratelii Franco Siciliano e AndiM',
Garrone chè hanno presieduto i culti del 28 aprile e delll?
maggio portandoci con la loro predicazione dei messa^
molto vivi e cóinvolgenti.
• Ci rallegriamo con Aldina Buffa e Daniele Long per la nascita del loro primogenito Stefano e diamo al bimbo il ben-'
venuto nella nostra comunità.
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Chiesa battista di Genova
Grande successo del coro
«Cristoforo Colombo»
del prof,
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luogo
ERMINIO PODESTÀ
I è svolto giovedì 9 magI gio, nella chiesa evangel
ca battista di Genova, ottenendo un grande successo,
un concerto del coro di voci
bianche del Convitto nazionale «Cristoforo Colombo» di
Genova. Il coro di voci bianche è una nuova formazione
corale nata nel 1994 per
sfruttare le potenzialità offerte dal Convitto proponendo
ai ragazzi un impegno, uno
stimolo e un interesse nuovi.
Ha iniziato la sua attività in
sordina, ma a poco a poco è
aumentato l’interesse attorno a questo coro, varcando i
confini della Liguria.
Il coro, composto da venticinque ragazzi e ragazze della
scuola media, curato e diretto
dal maestro Paolo Vigo e accompagnato al pianoforte da
Paolo Repetto, ha eseguito alcuni pezzi del 1858 in tedesco
dedicati ai figli di Robert e
Clara Schumann, e di Johannes Brahms. Si è poi esibito
neli’interpretaziotie di due
pezzi che il pianista Paolo Repetto ha composto proprio
per questo coro. Sono stati
quindi presentati due canti
popolari firancesi, una canzonetta d’inverno, un canto popolare ungherese e per concludere, tra applaudì e con
sensi, con il difficile pezzo
«coro dei monelli» di Bizey
tratto dall’opera Carmen. S^ggji
Il motivo per cui la
due
app
parte dei canti era in tc
è da ricercarsi nel fatto eh®
Italia esiste una rara prouUji
zione di pezzi per un ®
voci bianche. 11 risultato
ressante è stato il
fra ragazzi della scuola
e i membri di una chie ^
evangelica, che ha evidenzi
to l’apertura protestante vetv
so realtà culturali e music^ scienza
diverse, che tuttavia posso^
benissimo coesistere.
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i 17 MAGGIO 1996
Vita Delle Chiese
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Una conferenza organizzata dalle chiese valdese e battista di Catania
L'eredità spirituale di Martin Lutero
La Bibbia e la storia, pilastri fondamentali della teologia
L'evento di Dio si concretizza nella Parola
SBLVESTRO CONSOLI
1 possano'
1 in quelli'
mbro dtì'
griamo
IO concre.'i
e ci augi],
tnta accoi
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e il futuro del
,‘cristianesimo, signifl«tn p attualità della Riforma
TrateuÌ®'' Sesi^nte»: è stato questo il
iratelloe conferenza tenuta
irof. Paolo Ricca a Catasiierdì 3 maggio 1996. La
irenza organizzata dalle
e battiate e valdese di
_jà, nonché dal centro di
protestante «B. La Ro5»/É)tto gli auspici dell’As¿ziòne battista calabra si[¡¡¡^del 16° circuito valdese
iel CoSl podista, si è svolta piesso i
ruttare riii locali della chiesa battista. Il
tema della conferenza è stato
scelto'nella ricorrenza del
I50“.ànni™rsario della morte
dd^tìmone di Gesù Cristo e
unificativi
amente lo
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IO invitati,
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3 e Andrea
ile e del 12;]
i messa^
; per la naabo il ben
ù generai iirmatore della chiesa, MarIn'ttttero. L’incontro, tuttavia, non ha voluto il taglio di
una glorificazione dell’uomo
■ptero quanto quella di un
Lazier peri poquio da fratello a fratello
0, forse, da padre a figlio e vi,^,^rsa, nel contesto dei problemiàttuali e futuri del crilianesiino. Nella sua esposi¿one il prof. Ricca ha messo
afuoco l’eredità spirituale di
Lutèr^mettendone in evideiiHi sia le parole che apparitengono àùn passato non più
ripropónibile sia quelle che
sono ancora vive oggi e prol^iibilmente destinate a duramanche nel cristianesimo del
terzo Hrilleimio.
^appartengono al passato la
sua concezione teocratica
della società civile, la sua viine patriarcale del cristia
nesimo, il suo antiebraismo.
Appartengono al presente e
al fijturo del cristianesimo la
prassi di elaborare una teologia «in situazione» basata su
due pilastri fondamentali, la
Bibbia e la storia; contro tutte
le mode e le religioni laiche e
immanenti che rispondono
al nostro desiderio di evadere
da questa storia piena di sangue, fallimenti e morte, la lezione di ,Lutero è che la Verità
sta in questo mondo e ha la
forma di una croce. Apptatengono ancora al presente e
al futuro del cristianesimo la
caratteristica della teologia di
Lutero di trovare la sua genesi non sul terreno del sentimento quanto su quello
dell’esperienza di Cristo crocifisso e risorto. In questo
senso può essere comprensibile un cristianesimo che
ponga alla radice una maniera propria di intendere l’esperienza personale del: Cristo: e qui l’esempio è stato
fornito dallo sviluppo del
pentecostalismo come delle
chiese asiatiche, africane, latinoamericane.
Il prof. Ricca ha spiegato il
significato e le conseguenze
pratiche della teologia biblica
di Lutero: la Bibbia come
norma e sostanza del messaggio di Dio, la Bibbia come
Parola scritta, quindi Dio che
parla. Pertanto mentre riel
cattolicesimo l’evento di Dio
Un dibattito all'ospedale «Villa Betania» di Ponticelli
Riflessioni a confronto sull'omosessualità
AHNA MAFFEI
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UN ^passionato confronto da parte di un folto ed
(J^tento pubblico ha seguito
-^ato 4 maggio gli interventi
^ptof. Alberto Manacorda,
^ializzato in psichiatria fo■iBse, e del past. Paolo Spanu
®l(^a «Vita e sessualità: rimessioni a confronto sull’o'’osessualità».
- La conferenza, che ha avuluogo a Napoli presso l’ofWale evangelico «Villa Beera il terzo incontro di
^ciclo ¿he la Fondazione
^®tgelica «Betania» ha orga^zato questa primavera su
di etica. Come i primi
Ile appuntamenti che si so^ svolti in marzo e aprile, ri^ivamente sul problema
.^Accanimento terapeutico
JMjifillo dell’informazione
teente su malattia e teraf ’anche quest’ultimo era
®ùb’ipotesi della feiscìpni^ del dialogo fra fede e
"'" e si è articolato in due
latnri'i!' mattinata i reIj^banno potuto esporre
dan u? Asi accompagnati
pochi ma cruciali interd£.-°Pod pranzo (offerto
i ma cruciali inter-po il pranzo (offerto
S'Pedale a tutti i partecila discussione è stata
^fondita e ampliata par^^ente dal punto di vi
dco e pastorale.
La posizione di agnosticismo, dichiarata aH’inizio dal
prof. Manacorda, ha reso la
presentazione, forte di un’esperienza clinica di oltre
quarant’aniti, ancora più interessante. Al centro della
sua limpida presentazione
non c’erano i problemi di etica individuali, il più delle volte irrilevanti, a suo dire, per
chi si dichiara agnostico.
Neutralità etica, dunque, rispetto ai comportamenti iridividuali con un’unica precisazione, che cioè la relazione
omosessuale (come d’altronde quella eterosessuale) sia
vissuta fra adulti consenzienti. Sospendendo dunque ogni
giudizio su scelte e orientamenti individuali, Manacorda si è soffermato invece sulle ragioni thè portano spesso
persone di oriehtamento
omosessutde a varcare la soglia dello studio dello psicoterapeuta.
La ragione sta nel conflitto
interiore che l’omosessuale,
soprattutto maschio, vive fra
la sua condizione, di cui ha
preso coscienza, e le proprie
convinzioni mutuate e interiorizzate dalla cultura dominante, spesso oppressiva e
intollerante hei riguardi delle
irtinoranzè sessuali. La persona è da curare (mai con
psicofarmaci) principalmen
SPECIALE protestantesimo
^ %
Domenica 26 maggio 1996
ore 10,30 - Raidue
^ulto di Pentecoste in eurovisione
'^otesso in diretta dalla chiesa evange.lica battista di Bari
^^'^cazione sarà tenuta dal pastore Martin Ibarra, con la partedelle chiese evangeliche della città e dèlia Puglia, nter
cjg^J^corale ecumenica di Bari composta da protestanti e cattolij . ^ o Bepi speranza. _____
si rende più concreto nel sacramento, in Luterò ciò avviene nell’annuncio della Parola contenuta nella Bibbia.
In tempi co,me i nostri dove
c’è Finflazione e l’agonia della parola l’attualità di Lutero
è proprio la rivalutazione della Parola. Il relatore ha successivamente illustrato più in
dettaglio l’oggetto centrale
della Bibbia, la concezione
che in essa si ha dell’uomo
(peccatore), del rapporto dell’uomo con Dio, mettendo in
evidenza la riscoperta in Lutero di un Dio nascosto ma
nello stesso tempo «giustificante», sviluppandone alcune conseguenze ecclesiologiche e pratiche. Di fronte a un
cristianesimo che è tentato di
rendere evidente la presenza
di Dio innalzando la chiesa
oppure di fronte alla tentazione di presentare Dio come
un bene a buon mercato, il
Dio nascosto di Luterò rappresenta il presente e il futuro del cristianesimo.
Va dato atto rd relatore della chiarezza dell’esposizione,
dell’uso di un linguaggio accessibile e privo di tecnicismi, e del taglio spirituale che
ha permesso -alle circa novemta persone presenti di vedere scolpito al vivo il riformatore Lutero e, riflesso nel
suo messaggio, l’Iddio vivente, crocifisso e giustificante.
Lina conferenza che è diventata pertanto una predicazione del Vangelo agli uomini
del nostro tempo e nella prospettiva del terzo millennio.
te per questo «io distonico»,
questa lacerazione interiore
che provoca angòscia e sofferenza e che, nei casi più gravi, può spingere al suicidio.
Il pastore Spanu, dopo una
non scontata introduzione sui
fondamenti dell’etica protestante, ha scorso alcuni dei
testi considerati tradizionalmente di condanna della condotta omosessuale. Lo ha fatto in primo luogo inquadrandoli nel contesto della teologia neotestamentaria della
giustificazione per grazia mediante la fede, e poi facendo
notare che i problemi che ci
poniamo ora non sono gli
stessi a cui rispondevano i testi biblici in esame dove l’omosessualità era inserita in
contesti di idolatria, di violenza, di disordine morale. Bisogna prendere atto dell’esistenza di coppie! di omosessuali la cui relazione, spesso
stabile, non è basata in alcun
modo sulla coercizione ma
sull’amore, sul rispetto, sulla
condivisione di un progetto
comune in cui a volte la fede
è parte integrante.
La discussione che ne è seguita, e che ha coinvolto oltre una séttantma di persone
provenienti da varie chiese
evangeliche dell’area napoletana, è stata specchio di diverse sensibilità e nonostante queste diversità non è mai
scaduta in sterile polemica.
Al contrario è stata animata
da un sincero desiderio di saperne di più, perché il nostro
annuncio evangèlico della
grazia è del perdono di Dio
non scada nella fredda riproposta di formule teoriche ma
arrivi ad incontrare la gente
dove essa si trova, senza precondizioni se non quella della confessione del peccato,
che però tocca proprio a tutti, nessuno escluso.
Bari
Etica e famiglia
«Etica e famiglia» è stato il
tema affrontato nell’ultimo
convegno organizzato dalla
commissione «Cultura e teologia» della Federazione delle
■-chiese evangeliche di Puglia e
Lucania, che si è svolto il 1°
maggio nella chiesa battista
di Bari. Erano presenti delegazioni di diverse chiese vaidesi, metodiste e battiste della Puglia e Basilicata e delta
chiesa di Cristo di Bari. I relatori erano la professoressa
Silvia Godelli, docente di psicologia all’università di Bari,
e il pastore Nori della chiesa
di Cristo di Roma. Al centro
delle due relazioni sono state
le trasformazioni subite dalla
famiglia, la società e la scuola
nell’ultimo secolo, e il passaggio da un’etica incentrata
sulle norme universali e sui
divieti a un’etica dei principi
e dei valori ispirata ai diritti
umani. I due relatori si sono
occupati altresì di diverse
questioni scottanti: i diritti e
il ruolo delle donne, l’omosessualità, i problemi dell’
educazione dei figli, la sopravvivenza del modello della
famiglia nucleare. Il dibattito
nei gruppi e nella sezione plenaria è stato intenso e rispettoso delle diverse posizioni.
La chiesa battista di Bari ha
aderito a diverse iniziative
che riguardano il dialogo
ecumenico e interreligioso.
Hta accolto con gioia l’invito
rivolto al pastore Ibarra, da
parte dell’arcivescovo di Bari,
a partecipare come delegato
fraterno al prossimo Sinodo
diocesano della Chiesa cattolica di Bari-Bitonto. Inoltre la
chiesa ha partecipato al primo incontro di preghiera cristiano-musulmano svoltosi a
Bari, auspicando un dialogo
continuo fra cristiani e musulmani su temi di interesse
comune nella città. (m. i.)
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
TORINO — Alle ore 11, alla sala Lisbona
del Centro fiere «Lingotto», Letizia Tomas-sone. Maria Pia Bonanate, Chiara Zamboni
introducono un dibattito sul tema «Quando
le donne leggono la Bibbia»: un’iniziativa
dell’editrice Claudiana nell’ambito del Salone del libro. Per informazioni tei. 011-6689804.
FIRENZE — Il pastore Piero Bensi tiene
una conferenza sul tema «La preghiera non
esaudita»: ore 17,30, presso il Centro Pietro
Martire Vermigli in via Manzoni 21. Modera rincontro il prof. Marco Ricca. Per informazioni tei. 055-2477800.
MOTTOLA — Nell’ambito di una serie di iniziative, in
occasione del decennio delle chiese in solidarietà con le
donne, la pastora Elizabeth Green parla sul tema «La chiesa, assemblea di eguali in solidarietà con lè donne?»: óre
19, nella chiesa battista. Per informazioni tei. 099-8861321.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Alle ore
15,30, nel tempio battista, si tiene il culto di
ringraziamento per il 91° anniversario della
predicazione evangelica. Predica il past.
Paolo Spanu. Per informazioni tei. 0119840621 (past. Adriano Dorma).
REGGIO CALABRIA — Nell’ambito di
una serie di conferenze in occasione del
450° anniversario della morte di Martin Lutero, padre Giancarlo Pani parla sul temaN<ll
_________ commento di Lutero alla lettera ai Romani»: ore 17,30, nel salone dell’Associazione industriale m
via Torrione 96. Organizzano la Chiesa valdese, la Commissione diocesana per l’ecumenismo, il Sae. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 0965-812519.
RIVOLI — Nell’ambito di un ciclo di conferenze, Giancarlo Farina, direttore della
Società biblica di Ginevra, parla sul tema
«Bibbia e astrologia»; ore 21, nella chiesa
battista di viale Bassano 1. Per informazioni
telefonare allo 011-9534752.
ALTAMURA — Al Palazzetto dello Sport
ii tiene la «Veglia di Pentecoste», un incontro ecumenico con'canti, preghiere e testimonianze a cura della locale Chiesa battista
e della Chiesa cattolica. L’incontro si situa
all’interno del programma di preparazione
per l’assemblea ecumenica di Graz 1997, di cui il convegno
di Bari previsto dal 1° al 4 ottobre prossimi sarà una tappa
significativa. Per informazioni tei. 080-8713623.
RIVOLI — Nell’ambito di un ciclo di conferenze, Giancarlo Farina, direttore della Società biblica di Ginevra, parla
sul tema «Bibbia e Satana»: ore 21, nella chiesa battista di
viale Bassano 1. Informazioni al 011-9534752.
rìlILANO — In occasione della Veglia
ecumenica di Pentecoste, la chiesa metodista propone una riflessione sul tema «Riconciliazione: piccoli passi verso l’accoglienza della diversità». Il ritrovo è previsto
per le ore 20,45 alla stazione di Quarto Oggiaro e toccherà alcuni punti del quartiere fino alla conclusione della festa nella parrocchia della Pentecoste, in via
Graf 29. Per ulteriori informazioni tei. 02-6886612.
RIVOLI — Nell’ambito di un ciclo di conferenze, il pastore Francesco Casanova parla sul tenfa «Il senso della vita»: ore 21, nella chiesa battista di viale Bassano 1. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-9534752.
ISOLA DEL LIRI — La comunità battista
organizza la festa annuale delle chiese battiste, metodiste e valdesi del Basso Lazio, che
si svolgerà dalle 10 alle 15,30 in via Po, tempo permettendo. «Scegli la vita, in un mondo
di crisi» è il titolo della conferenza che Paolo Naso, direttore di «Confronti», terrà alle ore 11 nell’ambito della manifestazione. Partecipa la corale di Roma-Montesacro. Per inforniazioni tei. a Lutero Pallagrosi, 0776812055, oppure al pastore Sergio Tattoli, 808364.'
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, m replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Domenica 19 maggio (replica lunedì 27 maggio): «Diario da Gerusalemme».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Errata
TORINO — Il dibattito «Puritanesimo, riforme e rivoiuzioni: incontro con M^chaci Walzer» organizzato dal
Centro A. Pascal, dalle comunità cristiane di base, dalla redazione de «Il foglio», dal Sae e dall’Ywca, con l’intervento
di Mario Miegge e Anna Elisabetta Galeotti che presenteranno il libro «La rivoluzione dei santi» di M. Walzer, edizioni
Claudiana, è previsto per il 24 maggio, alle ore 10, presso il
salone valdese di corso Vittorio 23. Tel. 011-6692838.
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PAG. 10 RIFORMA
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VENERDÌ 17 MAGGIO
Riforma
Le sfide della pace
Jean-Jacques Peyronel
Gaza, mercoledì 24 aprile 1996: con 504 voti favorevoli,
54 contrari e 14 astenuti, U Consiglio nazionale palestinese CCnp) ha preso la storica decisione di rinunciare aila
distruzione di Israele, abolendo dalla propria Carta quegli articoli che vi facevano esplicito riferimento.
Riunito per la prima volta dopo 32 anni sul suolo palestinese, il Cnp ha quindi ufficialmente ratificato i’orientamento assunto ad Aigeri nel 1988 e solennemente ribadito
da Yasser Arafat sul prato della Casa Bianca nel settembre
1993, dopo la storica stretta di mano con Rabin e Peres.
È estremamente significativo che la riunione dei 572
membri dej Cnp si sia svolta, come previsto e coinè richiesto da Shimon Peres, entro il 7 maggio, e ciò malgrado la drammatica situazione venutasi a creare nelle ultime settimane: da un lato la chiusura totale dei Territori
da parte di Israele dopo gli^attentati kamikaze del febbraio scorso a Gerusalemme e a Tel Aviv, dall’altro l’infausta «operazione Furore» dell’esercito israeliano in Libano. Ciò dimostra la notevole destrezza politica di Arafàt e di Peres nel momento in cui ambedue si giocano il
proprio futuro politico. Ambedue infatti sono i veri artefici del processo di pace tra i due popoli e del reciproco riconoscimento di due entità statali sulla stessa terra di Palestina. Non stupisce quindi che alla storica decisione del
Cnp abbiano risposto Tindomani stesso i tremUa membri
della convenzione del Partito laburista israeliano rinunciando al principio scritto-della sua opposizione alla
creazione di imo stato palestinese indipendente. È inoltre
di grande importanza U fatto che siano iniziati come previsto U 4 maggio scorso, anche se solo formalmente, 1 negoziati suUo statuto definitivo dei Territori.
11 processo di pace, in questo momento, si trova a un
bivio decisivo: i palestinesi per primi sanno bene che esso
è legato all’esito deUe elezioni politiche israeliane del 29
maggio. Un’eventuale, e tuttora possibile, sconfitta di
Shimon Peres coinvolgerebbe inevitabilmente lo stesso
Arafat. D’altra parte, anche in caso di vittoria, Peres non
potrà portare avanti i negoziati con l’Olp senza trovare
un accordo politico con il presidente siriano Assad, attuale padrone del Libano e quindi effettivo protettore degli
«HezboUah» che continuano a minacciare, con l’esplicito
appoggio dell’Iran, la firontiera nord di Israele. Dopo aver
assicurato la sicurezza della frontiera sud con l’Egitto,
della frontiera est con la Giordania, e di quella intèrna
con i territori dell’Autonomia palestinese, Israele deve
assolutamente trovare il modo di garantire la propria sicurezza sulla sua fì-ontiera settentrionale. L’obiettivo politico dell’operazione «Furore» era soprattutto di costringere il presidente Assad a un accordo di pace con Israele,
il che per ora appare tutt’altro di scontato.
Da parte sua, Arafat, forte di due vittorie consecutive,
dovrà fare di tutto per garantire il futuro economico e sociale della popolazione dei Territori posti sotto la sua
presidenza, senza di che rischia di perdere rapidamente U
consenso acquisito. La sua recente visita ufficiale alla Casa Bianca ha confermato il suo prestigio politico ma ha
nello stesso tempo evidenziato la sua grande solitudine:
non è bastata infatti ad ottenere un maggiore impegno finanziario degli Usa rispetto ai 156 milioni di dollari versati finora. In quanto al miliardo e 360 milioni di dollari
che la comunità intemazionale si era impegnata a versare per il 1996, solo 22 milioni sono giunti finora a Gaza.
Come non condividere U grido di allarme lanciato da Arafat a Washington: «Non lasciatemi solo, la situazione è
drammatica»? La grande scommessa della pace è lungi
dall’essere vinta, non solo perché i due terzi degli israeliani si oppongono alla nascita di un qualsiasi stato palestinese ma anche perché, oltre ai nemici storici di Arafat
all’interno deU’Olp, peraltro assenti aUa riunione di Gaza,
personalità palestinesi di grande prestigio, come Farak
Kaddoumi, «ministro» degli esteri dell’Olp, Abdel Sbafi,
ex capo della delegazione palestinese alla conferenza di
Madrid, e Hanan Ashrawi, ex portavoce di quella stessa
delegazione, continuano ad accusare Arafat di eccessivo
cedimento nei confronti del governo israeliano.
Riforma
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s.r.l. Mondovì - tei. 0174-551919. STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 017442590. EDITORE: Edczioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis- -10125 Torino.
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Rifomta è il nuovo titolo delta t^ta La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le morSliohe sono state registrate con ordinanza in data Smiarzo 1993.
Il numero 19 del 10 maggio 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Utlicio CMP
Nord, via Reiss Romo* 44/11 di Tortno mereoledì 8 maggio 1996.
Intervista del «Sunday Telegraph Review» al leader laburista britanni
Tony Blair: «Sono un cristiano ecumenicon
Secondo il segretario del Partito laburista, il cristianesimo è più che un rapporta §
tra l'individuò e Dio. Ci deve essere anche un rapporto con il mondo esterno^
Il 7 aprile scorso il giornale britannico «The Sunday Telegraph
Review»- ha pubblicato in prima
pagina una lunga intervista al
leader laburista Tony Blair, intitolata «Perché sono,cristiano». Riprendiamo ampi stralci di questa
intervista incentrata sui rapporti
tra fede cristiana e orientamento
politico. Com’è noto,Tony Blair si
riconosce nel movimento del «So'cialismo cristiano».
La Pasqua, tempo di rinascita e di rinnovamento, ha
un significato particolare per
me e, in un certo senso, per
la mia politica. ,La mia visione della società rispecchia la
mia fede nello spirito umano
e nella sua capacità di rinnovare se stesso. Ma la Pasqua
non è soltanto la celebrazione della Risurrezione, è anche un tempo per ricordare
gli eventi che hanno portato
alla crocifissione di Cristo e
ciò che essi significano.
Ci sono tre parti del messaggio di Pasqua, molto ben
descritte nel Vangelo di Matteo. In primo luogo c’è Ponzio Pilato che prende la sua
decisione mentre Gesù gli sta
di fi'onte; Una defie cose che
dà forza ai Vangeli è il grande
realismo dei caratteri: Pilato
è affascinante proprio perché
è così umano e imperfetto,
lacerato com’è tra i principi e
là realtà politica; se i Vangeli
fossero un semplice racconto
didattico, la sua scelta sarebbe ricordata come una scelta
di comodo. Ma essa non viene descritta in questo modo.
La Cosa che intriga a proposito di Pilato è r intensità
con la quale cercò dì fare il
bene anziché il male: egli suscita la nostra attenzione
morale non perché fosse un
uomo cattivo ma perché era
quasi un uomo buono. Possiamo immaginare che fosse
tormentato dal vedere che
Gesù non aveva fatto nulla di
male e che desiderasse rilasciarlo. Ma possiamo altresì
immaginare che i suoi consiglieri gli parlavano dei rischi,
e lo invitavano a non provocare una rivolta o ad infiammare l’opinione pubblica
giudaica. E l’eterna parabola
della vita politica.
Il dilemma di Filato
È possibile considerare Pilato come l’archetipo dell’uomo politico, posto di fronte a
un vecchio dilemma politico.
Sappiamo che fece la scelta
sbagliata, cionondimeno la
sua fu una lotta tra ciò che è
giusto e ciò che è conveniente, lotta ricorrente attraverso
la storia. Il trattato di Monaco del 1938 he fu un classico
esempio, così come i dibattiti
che hanno circondato la
Grande Riforma del 1832 e le
leggi sul grano. E non è sempre chiaro, neanche in retrospettiva, stabilire ciò che è
veramente giusto. Dobbiamo
fare ciò che appare basato sui
principi 0 ciò che risulta politicamente conveniente? (...)
Altre due immagini della
Pasqua: Pietro, la roccia di
Cristo, che decade dalla grazia e che, nella sua debolezza,
lo rinnega: Giuda, che tradisce il Cristo e che, preso dal
rimorso, si impicca. Né dell’
uno né dell’altro è possibile
affermare che fosse semplicemente buono o cattivo, heanche nel caso di Pietro (...).
Infine, c’è Cristo stesso nel
giardino di Getsemani: la
Consapevolezza della sofferenza che sta arrivando e il
tormento molto umano {«Allontana da me questo calice») e che pone il dovere prima di tutto: «Non la mia, ma
la tua volontà sia fatta». Il
dovere porta al rinnovamento; John Smith (...) parlava
sempre di servizio e di do’ve
re come degli elementi essenziali della sua politica e
personificò le norme del vivere civile della tradizione
presbiteriana |cozzese.
Perché sto a sinistra
Mi chiedono spesso in che
modo le mie convinzioni religiose hanno giocato un
ruolo nella nascita del mio
pensiero politico. Anzitutto,
la mia visione dei valori cristiani mi ha portato a contrappormi a ciò che percepivo come una visione ristretta
dell’interessè personale, rappresentata dal conservatorismo, in particolare nella sua
forma moderna, più a destra.
Credo che i «tories» abbiano
una definizione troppo egoistica dell’interesse personale. Essi dimenticano di guardare oltre alla comunità e al
rapporto dell’individuo con
la comunità. Questa è la ragione essenziale per cui sto a
sinistra anziché a destra. 11
punto centrale è che il cristianesimo è più che una rapporto a tu per tu tra l’individuo e Dio. Ci deve essere anche un rapporto con il mondo esterno.
In secondo luogo il cristianesimo ha ispirato il mio rigetto del marxismo. Al di là di
tutte le sottigliezze che si
possono fare, il marxismo è
stato essenzialmente determinista. È stato un tentativo
di rendere scientifica la politica. E invece non lo è: la politica concerne la gente e, ovviamente, la gente è influenzata dalle condizioni in cui si
trova ma la natura umana è
complessa; c’è il libero arbitrio, la responsabilità individuale. Possiamo scegliere e
decidere. Il problema con
l’ideologia marxista fu che,
prendendo le mosse dalla società, alla fin fine soppresse
l’individuo, ma è solo partendo dal senso del dovere individuale che riusciamo a collegare il bene maggiore con
gli interessi della comunità:
un principio che la chiesa celebra nel sacramento della
comunione.
I guai della sinistra iniziarono quando i suoi valori
fondamentali si allontanarono da quel socialismo etico
nel quale va incluso il socialismo cristiano. Il marxismo
mise in ombra l’importanza
della responsabilità personale, concentrandosi solo sulle
cause determinanti che contribuiscono al comportamen
to individuale. La grande scoperta del centrosinistra.fu
l’iniziale visione socialdemocratica secondo la quale migliori condizioni sociali accrescono la responsabilità
personale: ma non si sostituiscono ad essa.
Riconosco che, per mezzo
della propria volontà, la gente può sforzarsi di diventare
migliore, più onesta. Gli esseri umani posseggono il libero
arbitrio, la scelta di agire bene 0 di agire male. Ciò che mi
distingue dai conservatori è
che io credo che la gente abbia più probabilità di comportarsi bene e di migliorare
se stessa in una società in cui
le vengano offerte le opportunità per questo; in una società che si sforzi di essere
coesa e che tratti tutti su un
piano di parità. Questo, credo, è la differenza cruciale tra
la mia posizione e quelle
estreme rappresentate dai
marxisti e dai conservatori.
Il senso del dovere
Molti scrittori hanno influenzato il mio interesse nei
confronti della religione e
della iilosofia; fra questi
Kierkegaard, Jung e Kant.
Una delle cose migliori che
abbia letto a proposito del
dovere cristiano fu un saggio
del filosofo scozzese John
Macmurray, un pensatore
socialista di cui ho scoperto
gli scritti quando ero studente a Oxford. Descrivendo la
sua esperienza durante la
prima guerra mondiale e come questa cambiò la sua vita,
Macmurray disse che, di
fironte agli orrori del conflitto,
i suoi compagni si divisero in
due categorie.
Il primo gruppo reagì come
gli Epicurei. Il secondo gruppo, invece, fu afferrato dalla
convinzione profonda che le
loro vite dovevano avere uno
scopo, uno scopo morale, che
racchiudesse la nozione di
dovere. Si può collegare questo all’imperativo categorico
di Kant. Ciò che voleva dire
Macmurray è che esiste un
impulso umano che può essere soddisfatto solo attraverso il dovere. Per un politico,
questa idea ha conseguenze
importanti: significa che tu
vedi la necessità del cambiamento intorno a te e che accetti il tuo dovere di fare
qualcosa. La fede cristiana significa che non puoi separarti
dal mondo che ti circonda.
Qualche anno fa, Margaret
SEf
N'dii
,cum
s^rso
¡cazioi
[fl Bio
ippo (
laTavi
inlug
posti
Rettoti
disqppri
Thatcher provocò una coi
troversia con un discors^
cui citava la seconda lei
di Paolo ai Tessalonicei
qualcuno non vuole lav^
neppure deve mangiai
Questa ingiunzione di Pi
non dovrebbe mai esi
usata per giustificare la
pressione di aiuti a favóre
più deboli. Dobbiamo si
pre avere la volontà di
stere i vulnerabili e gli si
raggiati, ma credo che
intendesse dire questo:
ognuno ha il dovere di
progredire il bene comi
di lavorare per esso. Per
partecipare ai benefici,
devono dare e tutti devi
ricevere. Paolo si riferii
lavoro della chiesa primi
ma il suo messaggio rii
molto attuale. Se ognun|| j(^estc
noi non accetta la respoWjiiésem]
bilità personale, la cOmuM àseunii
in cui viviamo ne subis^ mandab
conseguenze. Tné come
Che cos'è il peccatóf^|fq^J
«Peccato» è una parobMiio.dedic
evoca immagini di pietà rifrosa e di minacciosa dii
provazione. Oggi appare fu»
ri moda. Eppure si trattai
un concetto semplice e importante. In termini
i^iubrò t
a data a!
«ifispet
¡ente p
ivi
vuol dire alienazione dafli tamo c
Hdflcuir
stato pre
variluof
sono an
gmppii
in termini attuali vuoIiSbi
consapevolezza del bensì
del male. È il rigetto "
ethos puramente liberi
un campo che diventerà sempre più importante in
ca. Non parlo di
nel senso di moralità pera
naie, ma del fatto che
mondo moderno vi è un di
derio di ricuperare e diristabilire una scala di valofii
norme comuni di comp^
mento. Queste norme dw
no essere adatte al mon^j^
oggi, non un salto indi
nel passato. C’è un cresi
rigetto, specie tra i '
una società amorale. La
non vuole che le si
predica sul suo stile di vi^
che la si controlli: ma tir
sce che se non si pongo
miti accettati da tutti, e*
non si stabiliscono critenj*
ciò che è bene e ciò cheètni
le, la società non può fin®?
nate bene o abbastanza be«
Il cristianesimo è pieno,
misericordia e di compás®
ne. Gesù disse: «Chi di'® ^
senza peccato scagli la p®
pietra». Non voleva dire cB
peccato non esiste, nienj
fatto: voleva dire che noi
che esprimono un gindl
morale devono prima ew
nare la propria posiziofl
morale. ^
Io sono un cristiano
menico. Trovo del tutto
certanti molti dei
fiammati tra cattolici e .
stanti. Ho un
spetto per le fedi nltrui,^^
prezzo il pluralismo
di questo paese.
C’è in me la ricerca
tare i ter
se mode
gra ptoi
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Í; infei
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te della verità nei Va 1
Gesù ha sfidato, h®.^®®hatet W tna
ha chiesto perché: il_sn
stato fatto per l’tioniO'
’uomo per il
innHimeno. sia nell''* J
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sia nel Nuovo TeSta»*«Jt
anche se forse più persoti
mente nell’Antico, J
sta in rilievo quella^
con la quale viene co ^
ta la natura umana. i
nesimo è ottimista s ^
dizione umana, ma n ?
nuo. Sa identificare jMm
bene, ma conos^J®
di fare il male. poilf I
sforzo continuo “‘.^,-scoP ?^-“Pera
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dell’esistenza umanav^ filili
verso questo sforzò
geilprogresso.^^^
Jean-Jacques
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15
GGIO 15
)ì 17 MAGGIO 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
ìnnicoBi Prosegue il lavoro del Gruppo di studio che ha redatto il documento già pubblicato da «Riforma»
co»l Si continui a discutere di bioetica
Woné
sternoi
le chiese devono essere sedi di dibattito e non imporsi come detentrici di verità assolute
I L'ambito di discussione etica è in realtà più ampio e legato anche all'attualità
«BBOIO ROSTAONO
CO una co,
1 discorsi^,
onda diffuso mensile di do
donicesy^Rggunientazione cancellò
iole /avoS|lorso settembre là pubmang/a^Kpzione del documento
one di Bioetica elaborato dal
mai essJ^po di lavoro nominato
icarela * ' "
¿¡^Tavola valdese (accetta
intaglio), per mettere al
sofflosto il «Documento sul
«nato» varato poco prima
Minodo delle chiese valdee^gietodiste. La decisione
^primere il documento
fiWetica rientra perfetWpntR nelle legittime decidi quella redazione, ma
«¡nbrò evidente la preferen^ata al problema del papaiispetto a un testo certalènte più impegnato e imlativo.
„ésto risultato è soltanta
^esempio di come vanno le
■tose umane. Ma non è raccoDiàtìdabile né come tattica
né come strategia. Perciò il
[Gruppo sulla bioetica si atìjmdft quest’anno che il SinodoJedichi un’attenzione sodi pietà riifenuta alle tematiche etiche,
ciosa di^flldcumento sulla bioetica è
stato presentato e discusso in
vari luoghi durante l’anno. Si
sono anche creati qua e là
gruppi simili al nostro, che
?lamio Cominciato ad affrontare itemi con le nostre stesse modalità. Questo ci rallegraptofondamente. AuspiSdiiamo infatti che il metodo
:i a favore
•biaino si
ontà di
ili e glis,_
do che Pai
questo:
overe di
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sso. Per pi
lenefici,
tutti devi
si riferivi]
rsa primii
iggio rii
>e ognuni
la respoii
la cómuil
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peccatoli
na parola
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e si tratt
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nini tede
zione da^
ali vuoltfe
a del bensì
rigetto diai
e liberta^
iventetàs^ die il Cmppo ha inaugurato
sipiffonda e che ovunque è
jpsibile si sollecitino medici, infermieri, levatrici, farcisti, e poi anche genitori,
' e gente "comunque intea creare dei gruppi di
ione sui grandi temi
e del giorno. Si dinostri cosi che cosa può esseretina chiesa che è formata
pftna di tutto da un laicato
lisciente e responsabile. Si
sfflecitino i competenti a
IWsiasi livello e titolo perTO confrontino le loro espedenze insieme con altre perone che forse non sono così
Visualizzazione di una sequenza di Dna
Posta
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cosa
esigiamo da
Israele?
mte m
di «peci
oralità pei
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■a i giovai!
irale.Lage®
le si faceti
stile di vitti
li; ma rieo5
si pongono^,
da tutti, e»
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ciòcheèffli
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no è pieB®,
li compass
«Chi
cagli la P™* S?
eva dire che ^
iste, nienti’ ,
re che coW -iuaro direttore,
) un giudi® f tra le ideologie più nefanprima es^ ^ esistenti il primato
ia posizia? ,Wa senza dubbio all’anti' ùii tratta di un
ristiano^ ^uotto tipico dell’Europa
lei tutto SF «ana, ignoto, finché non
ei dibatti^ ^Portato, in altri conti
ttoliciepu^ Ì'.^®tiza quest’elemen
profonu®^ è difficile spiegare le per
di altrui*^ tj^izioni millenarie, culmidu*^ massacri nazisti
«A seconda guerra
icercacos® indiale, presto estesi annei VanS ® ad altri popoli: slavi e
, ha ca®l^ E la lotta che le chie
hé: il sah® ’ ®a anche gran parte dei
l’uomo» ^ politici, hanno intrasabato. ^ ° tiontro quest’ideologia
a nell’AO^ Portato a risultati imTestama*5R^ati, prova ne sia l’attegpiù mai*^ i^?*®***® recente di una
ico, vieu*^ ^»ona nobilissima e bene
ista sulla 0
ma non
competenti (non lo sono
neppure io), ma sono certamente interessate e coinvolte. Nessuno si deve sentire legato a tesi preconfezionate
che siano soltanto da studiare. Il consenso deve invece
nascere lentamente sulla nasce del confronto e della discussione.
Questo, dicevamo, è il metodo di lavoro «lanciato» dal
Gruppo della bioetica. Noi ci
siamo mossi sulla base dell’ascolto gli uni degli altri e
abbiamo faticato non poco a
trovare un consenso minimale su vari punti. Sapevamo
che era difficile ottenerlo,
mentre era importante incominciare a lavorare confrontando le nostre esperienze e
le nostre tesi. Alla fin fine
qualche risultato c’è, stato.
Nelle questioni etiche è più
che mai evidente la necessità
di lavorare in questo modo
prima di arrivare a risultati
soddisfacenti. È vero che in
Italia le minoranze religiose
sono escluse dal Comitato
nazionale della bioetica, fatto
con criteri più politici che
rappresentativi. Ma hanno le
chiese evangeliche un peso
in questioni di questo tipo?
Lo possono certamente avere, anche maggiore rispetto
alla loro proporzione numerica, se sapranno maturare le
loro convinzioni cominciando dalla base, che è il confronto.
Questo non è un eccesso di
democrazia, ma un modo di
valorizzare il fatto che siamo
una chiesa di laici, non un
corpo istituzionale. La chiesa
è prima di tutto formata da
persone che vivono e lavorano. Nel campo etico, poi, le
direttive dall’alto non esistpno e di fronte a certe questio^
ni come l’interruzione della
gravidanza o l’eutanasia prima di tranciare un giudizio
bisogna tener conto di moltissimi fattori. Non abbiamo
valutato bene le cose nel
1978, quando fu scelto di annullare un altro lavoro df
gruppo, che avrebbe portato
la chiesa all’avanguardia
mondiale in tema di discussione etica, come si vide poi,
vedendo i documenti degli
altri. Il Sinodo è il luogo che
può insegnarci a discutere,
ma non ritengo che il Sinodo
debba «votare» dei pareri etici da diffondere nelle chiese.
Forse può dare qualche Jinea
generale (spero lo faccia), ma
dovrebbe soprattutto stimolare i confronti nelle sedi appropriate.
Il campo etico è oggi in Italia uno dei più dibattuti. La
Tavola ha percepito in tempo
questo fatto e ha appunto
creato il Gruppo di lavoro
sulla bioetica, di cui abbiamo
parlato. Ma il tema dell’etica
è spinoso per molte altre ragioni. In alcune questioni
può esserci più chiarezza, in
altre meho. Spesso succede
che dobbiamo arbitrare conflitti e contraddizioni come
quando per esempio non diciamo niente sulla: produzione italiana di mezzi di sterminio (mine antiuomo, per
esempio) e nello stesso tempo scriviamo migliaia di articoli sulla fecondazione. È
esattamente questo,il campo
dell’etica. In questo campo
non sappiamo se sia vera
mente richiesto il parere delle chiese, però non possiamo
neppure restare soltanto a
guardare. Prima di tutto bisogna risolvere un equivoco:
molti pensano ebe le chiese
abbiano qualche verità asso- '
luta in campo etico, mentre
le opinioni degli studiosi normali hanno soltanto un valore umano. Noi abbiamo cercato di non partire da questa
tesi, ma di partire invece
ascoltando e discutendo, per
arrivare a opinioni sensate
che possano, almeno, confrontarsi con ogni alfra religione o filosofia.
, La tematica dei fondamenti
dell’etica ha invaso le nostre
riviste e i nostri congressi di
studiosi. Sono crollati così i
vari orientamenti e sistemi,
quelli più relativistici. La
chiesa non ha la soluzione
magica nella sua tasca e non
deve lasciarsi andare a proposte ipocrite di pura fantasia, ma può contribuire in
modo decisivo a dare un sostegno a quell’orientamento
etico di cui oggi abbiamo più
bisogno. Piuttosto che detentrici di verità, le chiese dovrebbero diventare sedi di dibattito.
Abbiamo bisoco di credere nella possibilità di società
più giuste, orientate alla libertà e alla reciprocità dello
scambio di cose utili. Nella
frioetica in particolare i problemi principali non sono se
l’embrione è da considerare
persona umana al primo o al
14° giorno (vi diremo presto il
nostro parere in merito), ma
se io sviluppo delle tecniche,
che anche qui si moltiplica
vertiginosamente, ci porta
verso un mondo più umano o
verso un predominio di interessi puramente finanziari e
di mercato senza nessun riguardo per quello che succede dopo. Pensiamoci bene:
ognuno di noi è qui un soggetto a rischio. Per questo ci
si augura che il Sinodo 1996
affronti un dibattito etico.
peraltro forse non
cate db à*,
sce la C'
Creào cj
j di fare'““
ro sia IO 5,
'TraM^
quesP^
P^aslochi
PfeventivI a richiesta
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Imperante all’estèrno fino a 43 mt
GIULIO
'^'«Belfiore 83. Nichelino (TO)
r («efono 011/62.70.463
.„„^lulare 0336-210807 .
più nel pieno possesso delle
sue facoltà mentali.
Ma il termine è improprio
e quindi fuorviente: anzitutto perché si riferisce unicamente agli ebrei, e poi perché dei popoli «semitici»
non sono mai esistiti; esistono solo lingue «semitiche»,
un termine anch’esso improprio, ma ormai di uso
corrente anche nell’ambiente scientifico, preso da Genesi cap. 10. Affermare quindi
che gli arabi non possono
essere «antisemiti» perché
«semiti» anch’essi, come si
ode talvolta, è una sciocchezza. In ogni caso in Germania si sta da tempo tentando di sostituire il termine
con quello più proprio di
«antigiudaismo».
Tuttavia l’antisemitismo
non fconsiste solo nell’accumulare vituperi e accuse nei
confi-onti degli ebrei, nelTattribuire loro ogni sorta di nefandezze, nel trattarli come
cittadini di seconda classe
ed eventualmente espellerli
o addirittura ucciderli. Vi è
una maniera ben più subdola per ottenere risultati non
dissimili sul piano morale:
esigere agH ebrei atteggiamenti esemplari per i quali
dovrebbero distinguersi dagli altri popoli; suffragando
magari tale tesi con testi biblici (dopo tutto Israele è
stato sempre profondamente critico verso se stesso e il
proprio passato). In quest
ultima trappola è caduto Luciano Deodato, nel suo articolo di fondo Storia profana
e storia di Dio,, apparso su
Riforma del 26 aprile 1996.
Dico che è caduto nella trappola, perché la sua buona fede mi appare evidente: Luciano Deodato non è mai
stato antisemita.
L’articolo prende anche alcune cantonate: anzitutto
non è possibile stabilire un
confronto tra le origini leggendarie di uno stato sorto
negli aitimi anni del II millennio a.C., origini descritte
da un' te^o non storiografico
di almeno mezzo millennio
posteriore àgli avvenimenti,
e le esigenze di uno stato
moderno che non è possibile
caricare di contenuti teologici, nel quale la politica e non
la teologia prevalgono nelle
scelte.
Per gli stati che siamo soliti
chiamare cristiani, magari
con un partito democristiano
al potere, la situazione non è
diversa e la cosa non dovrebbe turbarci (come si esprime
l’articolista), più di quanto
non ci turbino fenomeni
analoghi in nazioni a maggioranza cristiana o in quelle
che si richiamano all’umanesimo marxista. Esigere da
Israele una qualche forma di
pacifismo con totale rinuncia
alla violenza, ed esortandolo
a subire, significa consejarlo inerme nelle mani di nemici ben più numerosi, ric
chi e agguerriti. Non mi ri;
sulta che stati «cristiani» abbiano mai assunto atteggiamenti del genere.
In secondo luogo, i fatti
non si sono svolti come Tarticolistà descrive, ed è male
perché oggi è facile informarsi. Le Nazioni Unite avevano allestito in fretta e furia
un campo per gli evacuati
dal Libano meridionale nei
primi mesi di quest’anno, vicino al villaggio di Kafr Qanna, campo situato per ragioni logistiche in prossimità di
una loro base, e hanno fatto
bene. Non ne hanno però
comunicato l’esistenza alle
truppe israeliane, e i contrassegni sembra che o non
ci fossero e fossero scarsamente visibili, e hanno fatto
male. I fondamentalisti islamici poi avevano appostato
nei pressi della base e del
campo Onu alcuni lanciarazzi, secondo la ben nota tattica di servirsi di «scudi umani». Il risultato della concomitanza di questi fattori, tragico senza dubbio e che rimane come una macchia
sulle armi israeliane nonostante si tratti di un errore, è
quello che conosciamo.
Un po’ più di prudenza e
inoltre^un po’ d’infornàazione da parte dell’articolista
avrebbero potuto rimediare
a questi inconvenienti senza
molta fatica.
Jan Alberto Soggin - Roma
Ringrazio il prof. Soggin per
non annoverarmi tra gli antisemiti; però mi fa dire una co
sa che non ho detto. Io infatti
concordo con lui che non possiamo chiedere agli israeliani
mtteggiamenti esemplari per i
quali dovrebbero distinguersi
dagli altri popoli». Ciò che li
distingue dagli altri, se posso
aggiungere, è il fatto della «elezione», non l’etica. Ciò che tentavo di dire nel mio articolo (e
mi dispiace di non essere stato
chiaro) è che in «quella» storia,
una storia che rifiuta la signoria di Dio, si manifesta la grazia. Una tesi né nuova, né originale, che tuttavia mi è sembrato opportuno ricordare (sia
pure ricorrendo a delle forzature storico-teologiche) in’un
momento di grande simpatia
per lo stato di Israele, perché
non dimenticassimo che «pregare per la pace di Gerusalemme» significa pregare per la
«nuova Gerusalemme». Un
conto infatti è la nostra storia,
un altro quella di Dio.
Per quanto poi riguarda la
versione dei fatti, mi pare che
le ammissioni del governo
israeliano, la inchiesta svolta
daU’Onu e dagli Usa, i filmati
trasmessi anche daltù-postra
televisione, concorrono a fare
pensare che il bombardamento
di Kafr Qanna non sia dovuto
a una tragica fatalità, ma a
un’operazione scientemente
condotta. Ciò, tuttavia, né aggiunge né toglie al problema di
fondo. Peraltro ringrazio, ancora, il prof So^n per l’attenzione. (l.d.)
■ Perdono, parola
della nuova
umanità
In un lontano avvenire, se e
quando uno storico vorrà definire il secolo nel quale siamo
vissuti, forse lo definirà il secolo dell’odio. Mai, da quando
il mondo esiste, le guerre hanno falciato in così poco tempo
tanti milioni di vittime. Oggi
non si può leggere un giornale
0 guardare la televisione senza essere avviluppati dalla
violenza. Ovunque si parla di .
odio: Nord Irlanda, Israele, Libano, Egitto, Kenia, Liberia.
Sono i cosiddetti mass media
a mettere in evidenza soprattutto le peggiori caratteristiche della natura umana. E, come un fantasma, dal passato
emerge la figura del carnefice
delle fosse Ardeatine. In questo clima siamo stati sorpresi
nell’udire una parola inconsueta: «perdono».
. Nulla di strano se questa
parola fosse giunta da qualche pulpito cristiano ma chi
l’ha pronunciato è stato Toaff,
il rabbino capo della comunità ebraica di Roma. Non solo, ma i’ha pronunciata riferendosi ai nazista Priebke, il
cui nome rievoca una delle
tante pagine vergognose dell’
ultima grande guerra. La reazione dei discendenti delle
vittime e di molti altri è stata
immediàta. Chiunque abbia
senso di giustizia non può
pensare dì concedere il perdono a chi si è reso colpevoledi così atroci delitti. No, gri-'
diamo, nessun perdono!
Eppure, quella parola «perdono», che stona in un clima
di odio diffuso, ha richiamato
alla mia mente un’altra realtà
che mi riguarda da vicino.
L’umanità che oggi reclama la condanna di un criminale, è
l’umanità che ha commesso il
più atroce dei delitti, quello di
crocifiggere il suo Signore e
Salvatore. Ho un bel dire: «Io
non c’ero!» ma c’erano t miei
rappresentanti: quelli del potere politico e quelli della religione, quelli che per opportunismo o per viltà hemno taciuto. C’eravamo tutti. Allora ho '
cominciato a dubitare dell’avvenire del genere umano e del
mio stesso avvenire, ricordando che sulla follia umana sovrasta la giustizia di Dio: «Ciascuno di noi renderà conto di
se stesso a Dio» (Rom. 14,12).
Ma ecco che proprio da
quella croce mi giunge una
incredibile parola: «Perdono»
(Luca.23, 34). È stato come se
nella mia mente sorgesse una
nuova visione dell’amore di
Dìo, come già aveva intuito
l’antico profeta: «In un accesso d’ira t’ho per un momento
nascosta la faccia, ma con un
amore eterno io avrò pietà di
te, dice l’Eterno, il tuo Redentore» (Isaia 54,7-8).
Odio e vendetta sono le parole d’ordine dell’umanità di
ieri e di oggi. Ma da quando il
Crocifisso ha pronunciato la
parola «perdono», sta sorgendo la nuova umanità di coloro
che sanno perdonare.
Roberto Nisbet
pastore emerito
Torre Pefiice
Partecipazioni
«lo ho pazientemente
aspettato l'Eterno,
ed egli si è inclinato a me
ed ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
Il giorno 9 maggio è mancato a
Trieste II caro
Mario Meucci
Lo annunciano II figlio Toni con
Rossana e Carolina; la figlia Micia
con Giulio; la sorella Giannella
con Luciano, figli e nipoti; i cugini
Angiolillo, Mancini e Piacentini
con le relative famiglie.
La cerimonia funebre si svolgerà nel tempio di Torre Pellice
sabato 18 maggio alle ore 11.
Torre Pellice, 17 maggio 1996
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VENERDÌ 17 MAGGIO 19(¿ ,
I.Dopo lo sgombero di centinaia di africani da una chiesa di Parigi
Il «dovere di giustizia» dei cristiani verso i migranti
Il 22 marzo scorso la polizia
francese ha cacciato diverse
centinaia di africani che avevano occupato la chiesa Sant’
Ambrogio a Parigi per attirare
l'attenzione sulla loro situazione. D’altra parte, il 16
aprile scorso, la Commissione
d’inchiesta parlamentare
sull’immigrazione clandestina ha presentato il proprio
rapporto alla Camera dei deputati. L’articolo che segue è
una riflessione personale di
André Jacques sulle condizioni degli africani in situazione
irregolare in Francia. André
Jacques è stato direttore del
Servizio rifugiati della Cimade (Servizio ecumenico di
aiuto umanitario) e segretario
alle migrazioni del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec).
ANDRÉ JACQUES
MI hanno riferito che ai
primi di aprile le conversazioni erano particolarmente animate sui mercati di
Bamako, nel Mali. Diversi
fratelli e sorelle avevano in-'
trapreso,¡ a Parigi, un’azione
nonviolerita per ottenere la
loro regolarizzazione amministrativa e ciò aveva fatto la
prima pagina dei giornali: essi chiedevano che si ponesse
fine alla loro precaria situazione di «illegalità» e che si
concedesse loro il diritto di
vivere degnamente in fapiiglia, in Francia. Cinquanta di
loro sonìo già stati espulsi
senza mezzi termini. Alcuni
hanno già ritrovato la loro
comunità di provenienza,
quella stessa che li aveva
mandati e che essi sostenevano economicamente.
Questo è il primo malinteso. L’amministrazione fran-.
cese considera ed esamina
soltanto i casi individuali, ma
questi immigrati africani non
sono venuti spinti dalla loro
sola volontà: come dice uno
di loro, la migrazione «è la
nostra scuola». Gli abitanti
della valle del fiume iscrivono da tempo i loro spostamenti nella tradizione iniziatica e nel bisogno economico
delle loro comunità.
Per questo, raggruppati in
associazioni di villaggi, essi
fanno vivere le loro famiglie e
sostengono azioni di sviluppo
con le loro rimesse al pae^e
d’origine. Non è questo un
progetto altamente rispettabile, solidale, che si iscrive in
quel «diritto allo sviluppo»
dèi più poveri che viene invocato dagli stati nelle istanze
internazionali, ma in modo
astratto? D’altra parte, al di là
di una situazione concreta
come questa, non dovrebbero le nostre chiese porre una
domanda chiave alle autorità
politiche? Perché un simile
accanimento contro i «senza
documenti», perché simili
molestie che alimentano e
cònfortano le pericolose tendenze xenofobe e razziste,
mentre non si verifica lo stesso dispiego di energia quando
si tratta di braccare i datori di
lavoro sfmttatori di manodopera clandestina?
Purtroppo, su questa questione,. i membri delle chiese
sono divisi e rispecchiano così la divisione delle opinioni
pubbliche. Le famiglie africane hanno occupato una chiesa cattolica i cui locali non
erano certo adatti ad accogliere tanta gente ma che rappresentavano un simbolo di
luogo d’asilo a partire dal
quale avrebbero dovuto essere ricercate delle soluzioni.
Molto probabilmente, questi africani, in maggioranza
musulmani, non conosceva
no l’esortazione di Giovanni
Paolo II: «La Chiesa è il luogo
in cui gli immigrati in situazione irregolare sono anch’
essi riconosciuti e accolti come fi-atelli» (Messaggio per la
giornata mondiale dei migranti e rifugiati, 25 luglio
1995). L’atteggiamento di alcuni responsabili di chiesa
che hanno denunciato una
manipolazione degli immigrati da parte di alcune associazioni ha scandalizzato coloro che accompagnano concretamente le vittime di un
mondo disuguale nel suo sviluppo e profondamente ingiusto, coloro che vogliono
stare a fianco dei poveri, con
decisione, anche se norvsono
automaticamente d’accordo
con tutte le forme di azione
messe in atto.
Dramma della miseria
e dell'ingiustizia
In un comunicato del 22
marzo 1996, la Cimade ha tenuto «a ribadire solennemente che mai le operazioni
di polizia porteraimo una soluzione a quello che è un
dramma della miseria e dell’ingiustizia». Si tratta quindi
di affrontare i problemi di
strutture sociali che hanno
provocato simili situazioni.
La stessa preoccupazione si
trova nella Dichiarazione del
Comitato centrale del Cec
sulla questione delle persone
sradicate (settembre 1995):
«Questo rinnovamento esige
che la riflessione teologica e
biblica sulle situazioni che
provocano lo spostamento
delle persone e sui bisogni di
queste persone trovi un posto centrale nella vita della
chiesa». .
A partire da questa situazione che ha rivelato l’estre
ma stanchezza e la rivolta
delle famiglie senza diritti,
occorre portare avanti la riflessione cristiana sugli atteggiamenfl di testimonianza
e sulla posizione delle chiese
nei confronti di leggi votate da maggioranze politiche sull’onda delle pressioni
del momento. Come lasciare
passare senza reagire il fatto
che una Commissione d’inchiesta parlamentare ài congratuli per «la diminuzione
molto importante del numero di ricongiungimenti familiari nel 1995» (Le Monde del
4 aprile 1996)? Non desta più
scandalo il carattere disuma-,
no di un simile rilievo?
Alla fine, la proposta delle
organizzazioni coinvolte è
stata di designare venticinque «saggi» che potessero
giocare un ruolo di mediatori
e vari interventi hanno portato all’assicurazione che la
legge sarebbe stata applicata
«con umanità». Quanto rumore per ottenere questo! È
proprio necessario giungere
ad azioni spettacolari, mediatiche, rischiose, perché lo
stato si ricordi del principio
di umanità?
Il dramma, tuttora non
concluso, di queste famiglie
africane è un rivelatore che
non ci può lasciare indifferenti: l’ingiusta situazione di
stranieri sfruttati perché in
situazione irregolare, braccati dalla polizia, spinti ad azioni estreme per essere riconosciuti, anche nel loro ruolo
nei confronti delle loro comunità, e d’altra parte il ruolo delicato ma fondamentale
delle chiese nel mantenimento del diritto d’asilo.
Questi fatti sono altrettante
sfide alla testimonianza, al
dovere di giustizia e di compassione dei cristiani, (eni)
Per i 12 milioni residenti in Turchiál
La festa nazionale dei curdi
I 12 milioni di curdi viventi
in Turchia festeggiano ogni
anno l’equinozio di primavera con la festa tradizionale del
Newrouz (il nuovo giorno),
divenuto negli ultimi tempi
una festa nazionale dell’identità curda, come YAberri Eguna per i baschi. Il governo
turco ha più volte cercato di
reprimerla; nel 1992 gli scontri con la polizia hanno causato più di cento vittime.
Quest’anno lo stato turco ha
mutato tattica: riconosce nel
Newrouz una antica tradizione turca, celebrante l’arrivo delle tribù turche dall’Asia nella loro patria leggendaria, YErgenekon. Quest’anno,
quindi, il Newrouz è divenuta
festa ufficiale turca. 11 primo
ministro Mesut Yilmaz, con
un seguito di celebrità della
canzone e della musica, si è
recato a Igdir, piccola città
popolata in maggioranza da
turchi azeri, vicina alla frontiera con l’Armenia. Anche ad
Ankara si sono svolte manifestazioni, con diffusione di
opuscoli recanti la spiegazione dei significati della festa
che ricordano come, prima
dell’awento della RepubBli(^
di Ataturk, il Newroùz fossé
celebrato da tutti i turchi.
Tutto ciò non ha tuttavia^
«ammorbidito» le posiziohi ì
del Pkk (Partito dei lavoratori '
curdi), il cui leader, Abdulah
Ocalan, aveva dichiarato un^ I
sospensione unilaterale della f
lotta armata in attesa di ri- i
sposte concrete del governo J
rispetto alle sue proposte per
una soluzione democratica
del problema curdo. Il nuovo
atteggiamento nei confronti
del Newrouz non ha fatto altro che accelerare i tempi,
me è stato dimostrato dai fatti dell’inizio di aprile, quando
l’esercito turco, appoggiato
da bombardamenti a tappeto;]
dell’aviazione, ha bombarda- ’
to le basi dei ribelli curdi nel ;
Sud-Est del paese, sconfinan-.
do anche in territorio iracheno, riportando pesanti perdite ma uccidendo un centinaio.]
di guerriglieri. L’offensivapti-:|
mavera è iniziata il 3 aprile;!^
scorso, ma ha acquistato forf
za quando i militari incaricati'
della repressione si sono
scontrati con l’agguerrita resistenza del Pkk. (Aidicm]
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Perché il denaro ha l'odore di chi lo usa e del modo in cui viene usato. "Pecunia non olet" si dice, ma è vero invece che i^
DO L'ono PER MILLE
denaro, quando non profuma, puzza. Perché il denaro va fatto circolare e lavorare, ma bisogna sapere da dove viene e dove va.
ALLA CHIESA VALDESE
Do l'otto per mille del reddito IRPEF alle Chiese Valdesi e Metodiste perché so che verrò investito in ospedali, scuole, case
PERCHÉ
per anziani, in attività e centri culturali e non in chiese e spese di culto. Perché la Chiesa Valdese ha fatto della tolleranza,
IL DENARO HA SEMPRE UN ODORE.
della convivenza tra etnie, fedi e culture diverse un principio per il quale vale la pena vivere e lavorare. Perché voglio
CHIESA ,
EVANGE^
valdese
Unione
delle Chiese ®
Metodiste ^
E Valdesi
Via Firenze
00184 Rr
Tel. 06
Fax 06/47:4.
cHwm&^h
CONOSCEfíOM%
0 AVERE
PUÒ
combattere la fame e la miseria in Italia e nel terzo mondo con iriterventi mirati e concreti, senza colonizzare o fare
Dì RISPONDfRf
iscrivere.
proseliti, ma sviluppando e investendo nelle risorse umane locali. Do l'otto per mille alla Chiesa Valdese perché "pecunia olet".