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SETTIMANALE DELLE CHIKSE EVANÍÍELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 28 GENNAIO 1994
IRLÀNDA DEL NORD
SPERANZE
DI PACE?
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Dopo il Sud Africa e la
Palestina sarà la volta
dell’Irlanda del Nord? È
quanto si potrebbe sperare
dopo la dichiarazione congiunta anglo-irlandese fatta il
15 dicembre scorso da John
Major e Albert Reynolds. Essa mira a innescare un processo di pace in Irlanda del
Nord e prevede la prospettiva
di una riunificazione delle sei
contee dell’Ulster con la Repubblica d’Irlanda, a patto
che una maggioranza della
popolazione nordirlandese ne
manifesti il desiderio. Il che
implicherà indire due referendum distinti, nel Nord e nel
Sud deirirlanda. Altra condizione posta dal primo minibritannico è che l’Ira
(l’esercito Repubblica irlandese) rinunci per un periodo
di tre mesi ad ogni azione
violenta.
Come nel caso degli accordi inattesi riguardanti la questione sudafricana e quella
israelo-palestinese, la sorpresa è data dal fatto che improvvisamente si rompono
tabù che, fino alla vigilia,
sembravano insormontabili e
ciò nel momento in cui tabù
della stessa natura hanno scatenato conflitti altrettanto
cruenti in molte altre parti
Zell’Europa «post ’89», a co•minciare dalla ex Jugoslavia.
Il conflitto che oppone violentemente i nazionalisti
«cattolici» agli unionisti
«protestanti» in questa parte
della vecchia Europa, è scoppiato venticinque anni fa, in
un tempo in cui la ex Jugoifavia era ancora saldamente
Ih mano al maresciallo Tito e
l’ex Urss era ancora totalmente dominata dal regime
brezneviano. AI di là delle
'^evitabili contraddizioni e
|U;'Ì^rsie di cui sarà cosparso
ir processo di pace, la carica
simbolica della caduta dei
tabù costituisce, anche in
questo caso, un grande segno
di speranza.
Proprio nel momento in cui
l’immane tragedia che si sta
consumando in Bosnia mostra la stupidità criminale della guerra e di ogni conflitto in
cui predomini l’irrazionalità
cieca del pregiudizio - sia esso politico, etnico o falsamente «religioso» - la dichiarazione congiunta anglo-irlandese segna un ritorno,
quantunque timido e incerto,
alla ricerca di una soluzione
diplomatica, quindi alle ragioni della politica. Qualcuno
invece vede in questa nuova
apertura della questione nordirlandese nient’altro che la
conseguenza imposta dalla
violenza: tale sembra essere,
per ora, l’atteggiamento dell’
Ira. Altri, come l’estremista
«protestante» lan Paisley, la
considera come «un atto di
tradimento».
E significativo che il testo
di base della Settimana di
preghiera per l’unità sia stato
preparato da un gruppo ecumenico irlandese e che esso
abbia scelto come motto:
«Chiamati ad essere unanimi
e concordi nella casa di
Dio». In Irlanda del Nord, infatti, dal 1921 (data della
spartizione dell’isola) si nasce o «cattolico» o «protestante», così come si nasce
palestinese o israeliano in
Palestina, bianco o nero in
Sud Africa, bosniaco o serbo
nell’ex Jugoslavia. L’identità
viene data all’atto stesso di
nascita e pone automaticamente gli uni e gli altri in
due campi contrapposti anche se nascono in una stessa
realtà territoriale.
La scommessa, che può
sembrare un’utopia, è che ognuno possa mantenere la
propria identità senza dover
sacrificare^ e negare quella
dell’altro. È una scommessa
che trova la sua fonte nell’
Evangelo dove viene chiamata «riconciliazione». Essa ci
dice che si può, anzi si deve,
essere diversi stando nella
stessa casa (o nello stesso
paese). A patto che i rapporti
di coabitazione siano basati
sulla giustizia e sulla pace, o
meglio sull’agape. Vale la
pena di sperare, pregare, e
lottare perché ciò avvenga, in
Irlanda come in Palestina, in
Sud Africa come in Bosnia.
Il 30 gennaio le chiese evangeliche italiane sostengono la lotta contro la lebbra
Diventare come fanciulli per capire il Regno
__________ARCHIMEDE BERTOLINO*__________
« / discepoli si accostarono a Gesù,
dicendo: Chi è dunque il maggiore nel
regno dei cieli? Ed egli, chiamato a sé
un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a
loro e disse: In verità io vi dico: Se non
mutate e non diventate come i piccoli
fanciulli, non entrerete punto nel regno
dei cieli. Chi pertanto si abbasserà come
questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno dei cieli. E chiunque riceve
un cotal piccolo fanciullo nel nome mio,
riceverne...»
(Matteo 18, 1-5)
Com’è possibile che i discepoli chiedano a Gesù chi sia il maggiore nel
regno dei cieli? Vuol dire che l’insegnamento di Gesù sul servizio e sulla via
della croce non era stato sufficientemente
chiaro? Il problema della grandezza, di
che cosa fosse e in che cosa consistesse,
doveva essere presente nella religiosità
all epoca di Gesù. Ne è probabilmente
un eco il detto che troviamo in Matteo 5,
19 (violare anche il più piccolo dei comandamenti significa essere «minimo nel
regno dei cieli»; e inversamente, chi avrà
osservato anche i minimi comandamenti,
«Sara chiamato grande»), dove Gesù
sembra rovesciare i normali criteri di
grandezza e piccolezza. Insomma, i para
metri del Regno, quelli che Dio adopera,
non coincidono con i nostri; anzi, sono
addirittura tutto l’opposto!
Non pare però che i discepoli abbiano
colto questa differenza sostanziale. Essi
hanno ben capito che il regno dei cieli è
legato in qualche modo alla persona di
Gesù; e perciò gli pongono la domanda
su chi sia il maggiore nel Regno. Ma nel
momento in cui la pongono, ragionano
secondo quelli che sono anche i nostri
schemi mentali.
A questo punto Gesù prende un «piccolo fanciullo» e lo propone ai suoi discepoli come modello ideale. Non perché (facciamo bene attenzione!) il fanciullo rappresenti uno stato di purezza, di
innocenza, di umiltà morale. Il fanciullo
rappresenta colui che non ha forza, il debole la cui vita dipende da altri. Scriveva
Giovanni Miegge: «Il Regno è loro offerto non per la loro innocenza, né per
alcuna qualità positiva, piuttosto perché
sono totalmente privi di valore, a giudizio del mondo; sono piccoli per eccellenza, non avendo nulla da far valere davanti a Dio e sono, nei suoi confronti, totalmente ricettivi».
Mi sono trovato di fronte a «piccoli»
di questo tipo: penso a bambini ammalati
di lebbra, incontrati in paesi dell’Oriente,
visitando decine di lebbrosari. Avvicinandomi loro mi accoglievano con le
mani giunte in segno di saluto. Mi accostavo e, sorridendo, li toccavo per far loro capire che non li respingevo nonostante la malattia; un segno quanto mai
importante, recepito con una gioia tale
da illuminare pienamente i loro volti.
Capivo che lo coglievano non come
qualcosa di dovuto, a cui avessero diritto, ma come un dono gratuito e libero e
dunque un dono di amore. Diventare come un piccolo fanciullo vuol dire comprendere la gratuità e libertà del Regno
che ci viene dato non perché ne abbiamo
diritto, ma per l’amore di Dio che ci viene incontro.
Da allora, dal momento cioè in cui Gesù ha pronunciato queste parole, ogni
piccolo fanciullo, ogni fanciullo lebbroso
o profugo, abbandonato, travolto dalla
guerra e con lui ogni persona debole e
bisognosa di tutto, è diventato parabola,
immagine, metafora del Cristo: «Chiunque riceve un cotal piccolo fanciullo nel
nome mio, riceve me...»; di colui cioè
che «essendo ricco s’è fatto povero» per
amore nostro (2 Corinzi 8, 9) e ha rinunciato alla sua potenza per confidare unicamente in Dio. E non solo immagine,
ma qualcosa in più: una presenza che solo chi ha acquisito la mentalità del Regno può comprendere.
* Segretario della Missione
italiana contro la lebbra
ANNO 2 - NUMERO 4
Sud Africa
La prima volta
del Consiglio
ecumenico
Si sono aperti il 20 gennaio
a Johannesburg (Sud Africa) e
proseguiranno fino al 28, i lavori del Comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec).
È la prima volta dal 1960
che una riunione del Cec si
svolge in Sud Africa. Dopo il
massacro di Sharpeville (21
marzo 1960) infatti, rappresentanti del Cec e delle sue
chiese membro sudafricane si
riunirono nel dicembre a Cottesloe (Johannesburg) e approvarono una dichiarazione
di stampo antirazzista. Da allora, mentre alcune delle chiese bianche tentarono di giustificare il regime dell’apartheid
(e furono conseguentemente
escluse dal Cec), le altre chiese protestanti e il Cec iniziarono una coerente azione di denuncia dell’apartehid, culminata nel «Programma di lotta
al razzismo» che sostenne per
anni il lavoro umanitario dei
movimenti di liberazione. Nel
1990 Nelson Mandela si recò
a Ginevra al Cec per ringraziare il movimento ecumenico
per il sostegno dato alla causa
della liberazione in Sud Africa. L’impegno delle chiese
nella lotta contro l’apartheid è
stato ricordato in apertura dei
lavori dal pastore luterano
Konrad Raiser, segretario generale del Cec: «Possiamo e
dobbiamo in tutta umiltà rendere grazie perché il movimento ecumenico, come rete
di mutua solidarietà che ha
collegato innumerevoli persone, gruppi, iniziative e chiese
in Sud Africa e nel mondo, è
stato capace di dare il suo
contributo alla lotta contro
l’apartheid».
L’ultima iniziativa del Cec
in Sud Africa è il «programma
di monitoraggio» delle elezioni, in collaborazione con il
Consiglio sudafricano delle
chiese e con la Conferenza
episcopale cattolica.
Ecumene
L’azione apostolica
comune della Cevaa
pagina 2
All’Ascolto
Della Parola
Incontrare
Gesù resuscitato
pagina 5
Zwingli e la Riforma
a Zurigo
pagina 6
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 28 GENNAIO 199/
Da circa un anno è in atto in Zambia un progetto di evangelizzazione'e di sviluppo
L'azione apostolica comune della Cevaa
RENATO COÌSSON
Da circa un anno ha preso
finalmente il via il progetto di «azione apostolica
comune» di Nyengo nello
Zambia. Si tratta di un’azione di evangelizzazione e di
sviluppo in una delle zone
più disagiate dello Zambia,
ai confini con l’Angola. Il
progetto aveva dovuto essere
più volte rinviato, prima per
la guerra civile nell’Angola
che rendeva pericolosi gli
spostamenti, in seguito per
problemi insorti a vari livelli.
Ricordiamo che per la Cevaa
le «azioni apostoliche comuni» sono progetti di una chiesa membro fatti propri dalle
altre chiese, che li sostengono con l’invio di uomini e
mezzi. Pensiamo in proposito, con riconoscenza, all’aiu• to e agli stimoli che abbiamo
ricevuto per l’azione apostolica comune di Roma che ha
dato vita alla comunità di
lingua francese della città.
Il progetto prevede un’azione di evangelizzazione fra
una popolazione in gran parte animista, anche se diversi
emigranti venuti in contatto
con l’Evangelo nell’Africa
del Sud hanno dato vita a
piccole comunità domestiche. Accanto alla predicazione si vuole sviluppare l’istruzione, l’agricoltura e particolare attenzione viene data ai
problemi sanitari. Ma il primo grosso ostacolo da risolvere è quello delle comunicazioni.
La zona è praticamente irraggiungibile via terra. Un
canale scavato nel letto del
fiume è però inutilizzabile ed
è praticamente da riscavare.
L’équipe è costituita da tre
zambiani: due pastori e un
Raccolta di mais in Zambia, un paese in cui in passato la Chiesa valdese ha inviato parecchi missionari
operatore sociale, che si è
formato in Madagascar, e da
due francesi: un contabile e
un tecnico in idrologia al
quale era stato chiesta una
perizia e che ha deciso di rimanere come volontario per
seguire il lavoro di scavo del
canale. Il progetto della riapertura del canale è portato
avanti assieme al Dipartimento per le acque del distretto di Kalabo e vi è una
grande attesa per la realizzazione di quest’opera che toglierebbe tutta la regione
dall’isolamento.
Dopo aver messo in risalto
l’azione già svolta, il bollettino di informazione della
Cevaa «Info Cevaa» presenta
alcuni punti deboli, che fanno problema. Innanzitutto
viene detto che l’azione di
evangelizzazione ha prodotto
in un anno soltanto alcune
decine di conversioni, mentre si aspettava un risultato
maggiore, per cui si pensa di
sostituire l’evangelista inviandone uno più dinamico.
Gli altri due problemi segnalati da «Info Cevaa» sono
molto significativi per la situazione in cui si dibatte il
Terzo Mondo e per i modelli
di sviluppo, e ci devono fare
riflettere. Il primo: anche se
il salario pagato a quanti scavano il canale è minimo
(10.000 kwacha il mese, circa 40.000 lire), l’immissione
di questo denaro in un’economia quasi priva di denaro
contante quali conseguenze
può avere? Il secondo, sem
pre in materia finanziaria: i
cinque inviati della Cevaa ricevono regolarmente il loro
salario (guai se non fosse così!) mentre non è così per gli
altri «operai» della chiesa
dello Zambia, che sono pagati irregolarmente e in modo non sicuro. Come non
creare differenze e tensioni?
La Chiesa valdese italiana
è stata legata in passato alla
missione in questa regione,
lo Zambesi, come veniva
chiamato, con l’invio di parecchi missionari. Oggi non
possiamo che rallegrarci di
quest’opera di evangelizzazione e chiediamo al Signore
di accompagnare con la sua
grazia quanti vi lavorano aiutandoli a comprendere quanto deve essere fatto.
Usa: sono circa 2.500 i sodati islamici
Il primo cappellano
militare musulmano
Il ministero della Difesa
degli Stati Uniti ha nominato
il primo cappellano militare
musulmano. L’imam Abdul
Rashid Muhammad, di 40
anni, cappellano nelle carceri, ha prestato giuramento a
Washington il 3 dicembre
scorso. Nelle Forze armate
americane vi sono in totale
circa 3.100 cappellani, che
rappresentano oltre 300 comunità religiose diverse.
Da quasi dieci anni i musulmani insistevano per poter
avere un cappellano militare
della loro religione. Secondo
le statistiche del ministero
della Difesa i soldati di religione musulmana sono circa
2.500.
I responsabili delle organizzazioni islamiche ritengono che questa cifra sia troppo
Hai
rinnovato
l'abbonamento
RIFORMA?
bassa: molti musulmani nasconderebbero la loro religione per timore di discriminazioni.
Il «Consiglio dei musulmani americani» ha citato una
recente inchiesta, secondo la
quale il 36% dei cittadini statunitensi avrebbe un’opinione
negativa dell’Islam. La maggior parte delle persone saprebbe poco su questa religione e molti considererebbero i musulmani dei fanatici.
Un gruppo di soldati musulmani di Fort Bragg (North
Carolina) ha dichiarato al
quotidiano «Washington Post», che i musulmani in uniforme spesso non hanno
abbastanza tempo per le loro
preghiere. Alcuni comandanti poi proibirebbero ai soldati
islamici di partecipare alla
preghiera del venerdì. Anche
con il cibo i musulmani
avrebbero grosse difficoltà. 1
pasti preconfezionati che
vengono distribuiti durante le
esercitazioni contengono
spesso carne di maiale.
Come gesto di buona volontà il ministero della Difesa
ha inviato l’anno scorso 75
soldati musulmani in pellegrinaggio alla Mecca, con un
aereo militare. Anche le organizzazioni buddiste stanno
tentando da diversi anni di ottenere un cappellano militare
della loro religione. (Epd)
Sono state visitate (Ja un team ecumenico
Le chiese tedesche
dopo la ríunífícazione
Come stanno le chiese tedesche dopo la riunificazione?
Come vedono e considerano
le manifestazioni di xenofobia che scoppiano oggi nella
società tedesca? Queste due
domande erano ben presenti
alla mente degli otto membri
di una équipe internazionale
giunta in Germania, la .scorsa
estate, su invito delle chiese
membro del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec): le
chiese evangeliche, riformata,
luterana e unita, la Chiesa
metodista, la Chiesa morava,
la Chiesa mennonita e la
Chiesa vecchio-cattolica.
Sul piano ecumenico, le
chiese tedesche sono state a
lungo considerate come «fornitrici di aiuto», ha dichiarato
Hans Ucko, membro del personale del Cec. Oggi, sono loro ad avere bisogno dell’assistenza e dei consigli dei loro
partner.
La visita è iniziata a Berlino con un colloquio di due
giorni e mezzo sulle que,stioni
razziali e sui problemi della
riunificazione, visti sotto
l’aspetto economico, sociale e
psicologico. 1 partecipanti
hanno poi visitato comunità
cri.stiane straniere, turche musulmane ed ebraiche, nonché
membri di chiese di cinque
città della ex Ddr: Rostock,
Mecklemburg, Berlino-Brandeburgo, Görlitz e Bautzen.
A Berlino e a Brunswick, le
due città della Germania occidentale visitate, i colloqui sono stati incentrati sulla disoccupazione, sulle modifiche
della legge di asilo in Germania - che è stata la più liberale d’Europa -, sui rapporti tra
chiesa e stato, sull’afflusso di
rifugiati dall’Europa orientale, zigani compresi.
Secondo Hans Ucko, contrariamente al significato originario della riunificazione
che doveva essere un’esperienza quasi religiosa, i tedeschi dell’Ovest ritengono che
«dopo tutto non siamo veramente riuniti», mentre quelli
dell’Est si sentono «annessi».
La valutazione della precedente visita ecumenica in
Germania dell’Est nel 1979
aveva consentito di stimolare
la riflessione fra le chiese sul
loro ruolo in una società socialista, ricorda Hans Ucko.
A sua volta, l’équipe del
1993 ha preparato una lettera
alle parrocchie, alle chiese e
al loro Consiglio nazionale,
nella quale cerca di comunicare ai suoi ospiti le proprie
impressioni sulla situazione
odierna delle chie.se tedesche
e sulle sfide da raccogliere.
Spera così di accompagnare e
di aiutare queste chiese a
compiere la loro missione
nella nuova società in cui si
trovano a vivere. (Soepi)
Mondo Cristiano
Premio metodista per la pace
a un prete melchita
VE
In
BOMBAY — Il Consiglio metodista mondiale, riunito a
Bombay (India), ha assegnato aH’unanimità il Premio metodi,
sta per la pace a padre Elias Chacour, un prete melchita di nazionalità israeliana, noto per il suo lavoro a favore della ricon
ciliazione tra israeliani e palestinesi. Padre Chacour è in parti»
colare il fondatore del Collegio di Ibillim, vicino a Nazareth
che accoglie oggi 1.500 studenti. I docenti sono cristiani, ebre:
e musulmani. Il Premio metodista per la pace, una medaglia
un diploma e una somma simbolica di denaro, mille dollari, i
stato istituito nel 1977. Finora sedici personalità sono stàtt
premiate tra cui Anouar E1 Sudate, Jimmy Carter e Mikhaì
Gorbaciov. Padre Chacour è il primo cattolico a riceverlo.
Germania: 80.000 giovani
al 16- incontro europeo di Taizé
MONACO — Il 16° incontro europeo di giovani, organiz
zato dalla comunità di Taizé, ha riunito circa 80.000 giovan
cristiani a Monaco di Baviera dal 28 dicembre al 1° gennaio
Resistere al pessimismo e alle tentazioni di ripiego, apri
1 accesso a sorgenti di fiducia e di riconciliazione, suscita
iniziative di solidarietà, approfondire il senso della libert
queste alcune delle sfide lanciate dall’incontro. 1 giovani, t,
cui molti provenienti dall’Europa dell’Est, sono stati accolti ii
circa 300 parrocchie della regione di Monaco, nonché in scu
le o presso privati. In una lettera indirizzata ai partecipanti, i
titolata «Di inizio in inizio», il fondatore della comunità ^
Taizé, Roger Schultz, sottolinea che l’Evangelo suggerisc
vie concrete per preparare un altro futuro. «Una di quest
orienta verso gesti semplici di condivisione, anche con mez:
ridotti... Un’altra via è di concentrare le proprie energie p
fare da diga agli odi». Preghiere, celebrazioni, meditazio
incroci di riflessione, gruppi di scambi, incontro con i giovi
venuti dai paesi d’Europa, in particolare dalla Serbia e da„.
Croazia, sono stati al programma di questa manifestazioni
che si è conclusa con una «Festa delle nazioni» che si è pri
tratta fino all’alba.
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Israele: importante conferenza I p.
tra ebrei e cristiani
GERUSALEMME — Avrà luogo il 1° febbraio a GerusaJ
lemme una conferenza ad alto livello tra rappresentanti cristia
ni e ebrei. L’incontro, che avrà per tema «religione e modeil
nità», riunirà il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Coi%
gregazione della dottrina della fede, mons. Carlo Maria Marti!
ni, arcivescovo di Milano, il patriarca ecumenico di Costantq
nopoli, Bartolomeo I, il patriarca della Chiesa ortodossa russa
Alessio II, l’arcivescovo di Canterbury, George Carey, noncl^
la copresidente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cecl
Ann Marie Aagaard. La conferenza sarà presieduta dal rabbini
David Rosen. ^
Lancio dell'anno internazionale
della famiglia
MALTA — Le famiglie sono distrutte dalle politiche intefl
nazionali. E quanto ha dichiarato il segretario generale de
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, I
Malta, durante la cerimonia di apertura del Forum per le orga.
nizzazioni non governative in occasione del lancio deH’AnnJ
internazionale della famiglia decretato dall’Gnu nel 1993
Konrad Raiser ha precisato che in numerosi paesi le famiglil
povere, in particolare le famiglie con un solo genitore, in cui il
madre è sola, «sono letteralmente distrutte mentre il numeri
dei senzatetto e dei bambini della strada non smette di cresca
rp>. Eppure crede «che la famiglia, nella sua stupenda diveit
sità, non è destinata a scomparire fra breve». Ha chiesto ch|
vengano fatti sforzi per consolidare e sostenere le famiglie
Tutte le istituzioni, ha detto, ivi compresi i governi e le chiesta
devono prendere coscienza delle conseguenze delle loro politi
che per le famiglie. Il Cec, ha aggiunto, ha avviato un cert|
numero di programmi miranti a rinforzare la famiglia, che è
quadro naturale dello sviluppo e del funzionamento della se,
cietà. Le famiglie devono far fronte a sfide scoraggianti e, sotj
to molti aspetti, la situazione attuale è molto dura, ha concluso'
Tuttavia, Konrad Raiser ritiene che i popoli, lungo la storia
hanno mostrato la loro resistenza e la loro determinazioni
quando «qualcosa di prezioso» era in gioco.
La Convenzione battista
conta un migliaio di membri
BEIRUT -— La Convenzione battista libanese (Cbl) è uni
delle denominazioni evangeliche presenti nel Medio Oriente
nel quale la testimonianza cristiana è fortemente osteggiata dai,
regimi islamici. Il 27 novembre scorso i rappresentanti delll
comunità battiste libanesi si sono incontrati e hanno eletto Ed|
gar Traboulsi segretario generale e Charles Costa presidenti
della loro convenzione. I battisti del Libano contano 28 chiesi
con un rmgliaio di membri battezzati, sono ben radicati nel teS'
suto sociale del loro paese e costituiscono un’ottima base p<
la penetrazione dell’Evangelo nel Medio Oriente. L’Alleanz
mondiale battista ha organizzato per la fine di gennaio un in
contro a Larnaca (Cipro) per studiare le possibilità di evangé
lizzazione nella zona.
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PAG. 3 RIFORMA
In cento a Vallecrosia per discutere di animazione biblica
Meditazione sui Padre Nostro
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Domenica 9 gennaio le sorelle dell’Unione femminile di Torre Pellice che avevano partecipato all’incontro
di animazione biblica (Vallecrosia, fine ottobre), hanno
comunicato alle altre il senso
di quei tre giorni di esperienze comunitarie e riflessioni
sul Padre Nostro.
È stata letta la Meditazione
sul Padre Nostro di Caterina
Zeli. Moglie del riformatore
di Strasburgo Matteo Zeli,
persi i suoi due figli in tenera
età e non potendone avere altri, si dedicò a opere di carità
in una «città libera», rifugio
per i profughi, poiché Strasburgo non era sotto il controllo diretto degli Asburgo
che intendevano applicare
l’editto di Worms contro Lutero e i suoi seguaci. Caterina
accolse in casa e sfamò i profughi di Kensingen, poi gli
scampati alla guerra dei contadini. Quando poi molti «settari» furono esiliati, arrestati e
condannati a morte, continuò
instancabilmente a visitarli in
carcere, e quando Serveto fu
giustiziato a Ginevra ne parlò
con profonda compassione.
Nel 1588 Felix Ambrosia
ter, uno dei più importanti
magistrati di Strasburgo, si
ammalò di lebbra e fu allontanato dalla città e dalla famiglia. Caterina lo andò a trovare spesso e scrisse per lui un
piccolo trattato sulla consolazione, in cui si trova la meditazione sul Padre Nostro, che
fa riferimento in alcuni passi
all’impegno per ammalati,
profughi e carcerati, e alla
consapevolezza che Dio ci
perdona anche se siamo peccatori: «“Sia fatta la tua volontà’’: preservaci dalla debolezza di mormorare contro le
afflizioni che ci sono imposte... “Dacci oggi il nostro pane quotidiano’’: benedici la
fatica delle nostre mani affinché possiamo aver cibo per
noi stessi e per gli altri... “E
non ci esporre alla tentazione” di credere che siamo stati
davvero perdonati quando il
rancore ancora abita in noi, e
di disperare della tua misericordia... “Ma liberaci dal male” della fame, della guerra,
della carestia e della pestilenza, ma solo se rientra nei tuoi
piani».
Ci siamo poi chieste se alcune parole o immagini del
Padre Nostro rievocavano altri testi biblici, e abbiamo tro
vato, non senza uno sforzo di
memoria, esemplificazioni
per ogni richiesta, cercando di
comprenderne il significato.
A Vallecrosia avevamo cercato immagini, titoli e articoli
di giornali che rendevano visibile (o nascondevano), confermavano o mettevano in
questione il messaggio del Padre Nostro: titoli e articoli su
fame, razzismo, disoccupazione, sul muro di Berlino; immagini di fiori o di giochi fra
bambini con pelle diversa, e
abbiamo espresso in un’ampia
preghiera le richieste e i sentimenti di gratitudine verso Dio
che essi hanno suscitato in
noi. Abbiamo letto alle sorelle
di Torre Pellice quella preghiera, invitandole a fare lo
stesso per un’altra volta.
Senza essere indispensabili,
articoli e immagini ci ricordano che siamo cittadini del
mondo, come Caterina Zeli
era cittadina di Strasburgo. Se
saremo capaci di vivere la nostra fede come cittadini del
mondo, senza essere ciechi di
fronte ai soprusi, alle guerre,
alle sofferenze e alla morte,d
le nostre preghiere saranno
ricche di richieste e anche di
gratitudine verso Dio per tutti
i suoi doni.
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Discutendo il «testo comune» sui matrimoni interconfessionali
Prima della decisione dei vescovi
ALBERTO TACCIA
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1994
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Il Sinodo valdese dello scorso anno, con l’atto n. 103,
ha inteso ricevere il Testo comune di studio e di proposta
per un indirizzo pastorale dei
matrimoni interconfessionali,
senza tuttavia approvarlo in
via definitiva sia perché non è
stato oggetto di una discussione approfondita, sia soprattutto per la sua natura specifica
di documento a due voci, risultato del lavoro comune di
due commissioni distinte, e
trasmesso contemporaneamente all’attenzione dei due
organismi che hanno concordato la necessità di un confronto sul tema dei matrimoni
interconfessionali: la Conferenza episcopale italiana e il
Sinodo valdese. Tale documento non si presenta dunque
un veste definitiva, ma appunto come «testo di studio e di
proposta», quindi suscettibile
di ulteriori modifiche che
emergeranno dalle riflessioni
delle chiese e dall’utilizzo che
ne faranno «nei contatti con le
comunità cattoliche (...) come
base per un fruttuoso dialogo
e per futuri sviluppi della normativa sui matrimoni interconfessionali».
Non sappiamo a tutt’oggi se
la Cei abbia già preso in considerazione il testo e quali reazioni abbia suscitato. Si tratta
quindi di un testo aperto, privo di ufficialità formale, salvo
I autorevolezza che si deve attribuire alle commissioni di
lavoro che lo hanno firmato e
la raccomandazione (per ora
soltanto sinodale) di studiarlo,
utilizzarlo e confrontarlo nei
Firenze 20-22 maggio
Pentecoste 1994
Incontro degli evangelici
italiani
P6r informazioni scrivere a:
Pentecoste ’94
via dei Serragli 49
50124 Firenze
contatti bilaterali. Non solo,
ma il Sinodo ha voluto rinnovare l’incarico alla sua commissione allo scopo di consentire «la continuazione della
trattativa con la Cei per concordare con essa il modo e i
tempi con cui rendere operative le indicazioni pastorali
contenute nel testo comune».
E sembrato necessario proporre il proseguimento della
riflessione comune onde favorire, per quanto possibile, la
realizzazione di matrimoni interconfessionali in cui entrambe le parti si sentano ugualmente rispettate nella loro diversa identità di fede, nelle loro scelte comuni, nell’esercizio libero e responsabile dei
diritti e dei doveri verso i figli
e nell’attuazione concordata
delTindirizzo della vita familiare. In quale misura le chiese
favoriranno questi obiettivi o
saranno di ostacolo alla loro
realizzazione è la sfida che
soggiace alla proposta espressa nel documento che, come
dice l’odg sinodale, «rispecchia un difficile punto di equilibrio tra le esigenze tra loro
diverse e talvolta divergenti
delle chiese che hanno partecipato alla sua elaborazione».
Il documento non intende
tuttavia porsi come unica soluzione, né imporsi a tutti i
matrimoni interconfessionali
come scelta obbligatoria. Le
indicazioni del Testo comune
sono una proposta che viene
offerta là dove gli sposi decidono di aderirvi liberamente.
Infatti, a garanzia della piena
libertà di scelta di ognuno,
quasi tutte le proposte operative sono precedute da incisi
quali «ove ciò sia richie.sto, se
non è manifestata la volontà
contraria, se sarà ritenuto opportuno, se gli sposi lo richiedono, ecc.». Senza trascurare
le difficoltà di fondo che indubbiamente sussistono date
le diversità non secondarie
con cui viene concepito il matrimonio, le chiese si pongono
così al servizio di quanti, per
libera scelta e chiara consape
volezza, intraprendono il cammino di un matrimonio con un
partner di diversa confessione
cristiana.
Quindi il testo non va soltanto studiato, ma messo alla
prova nei suoi aspetti positivi
nell’ambito di un confronto
operativo. A questo proposito
è bene che i futuri sposi, nella
fase preparatoria del matrimonio, non siano lasciati soli negli incontri con Tuna e l’altra
chiesa, «a garanzia della libertà della loro coscienza» e
a evitare l’instaurarsi di incomprensioni, irrigidimenti,
rifiuti, a volte determinati dalla scarsa o nulla conoscenza
del problema, come spesso
avviene nel nostro paese, specie in quelle regioni dove matrimoni di questo tipo sono
estremamente rari.
In tali incontri, come dice
un odg votato dall’Assemblea
del IV circuito delle chiese
metodiste e valdesi, è necessario «promuovere l’applicazione di tutti gli elementi positivi
contenuti nel documento e di
opporsi, per quanto possibile,
a ogni tentativo di reintrodurre interpretazioni restrittive o
di arretramento rispetto a dette posizioni».
I problemi sussistono, non
si debbono negare, ma neppure drammatizzare, tutto dipende dalla disponibilità d’animo
con cui, da una parte e dall’
altra, si affrontano. Come dice il testo: «la diversa concezione del matrimonio non è
priva di conseguenze di varia
natura: i coniugi dovranno
esserne consapevoli. La diversità può essere occasione
di arricchimento reciproco,
ma può anche essere fonte di
tensione. Ciascun coniuge si
sentirà impegnato a rispettare l’altro nelle sue convinzioni e a non coartare in alcun
modo, diretto o indiretto, la
sua coscienza. Piuttosto cercherà di comprenderne le posizioni, mettendole in dialogo
con le proprie e ponendo le
une e le altre a confronto con
la Parola di Dio».
Chiesa di Pistoia La Società biblica diffonde la Scrittura
Un anno
intenso
Durante l’anno che si è appena concluso la chiesa di Pistoia ha vissuto momenti intensi di fraternità ma anche
momenti assai dolorosi, per la
perdita di quattro fratelli molto cari a tutti noi. Il ricordo di
questi cari fratelli (il loro impegno, il loro amore per la comunità) suscita in noi sentimenti opposti, di gioia e dolore. Vorremmo ricordare in
particolare Fabio Landucci, il
nostro anziano di chiesa, il
più conosciuto e particolarmente stimato. Fabio è stata
una figura centrale nella vita
della nostra comunità: è sempre stato un fratello disponibile, aperto, pronto ad ascoltare
chi ricercasse il suo consiglio.
La nostra comunità è stata
impegnata, durante l’anno appena concluso, sul fronte
dell’evangelizzazione e della
diffusione del pensiero protestante. Nel marzo scorso,
presso l’aula magna di un liceo della città, abbiamo organizzato cinque serate di evangelizzazione, collegandoci via
satellite con Essen, da dove
Billy Graham ha portato il
suo messaggio evangelistico.
Il frutto più grande di queste
giornate è stata la collaborazione di quasi tutte le denominazioni evangeliche della
città. Pur rispettando le diversità denominazionali si è costruito insieme la base per una
presenza più incisiva degli
evangelici a Pistoia.
In settembre abbiamo preso
parte a una manifestazione tesa a far conoscere alla cittadinanza la realtà protestante: in
una delle piazze più suggestive di Pistoia, piazza della Sala, abbiamo avuto due serate
di musica cristiana, canti, testimonianze e predicazione. A
novembre, presso la sala maggiore del Comune, si è tenuta
una conferenza sulla «Veritatis Splendor», a cui ha preso
parte come relatore Domenico
Maselli, professore di storia
del cristianesimo a Firenze e
pastore valdese. Al commento
sull’enciclica papale è seguito
un interessante dibattito, che
ha visto confrontarsi protestanti, cattolici e alcuni membri del consiglio ecumenico
della città. Infine, non meno
importante, segnaliamo la recita che si è tenuta il 6 gennaio scorso. Per un intero pomeriggio i più piccoli della
nostra comunità hanno «tenuto banco» mostrando tutta le
loro capacità teatrali, facendoci trascorrere dei momenti lieti, dandoci nuovo motivo di
ringraziamento al Signore per
averli in mezzo a noi.
Milano
Incontro
dei predicatori
L’Associazione delle chiese
battiste della Lombardia e il
Consiglio del VI circuito delle
chiese metodiste e valdesi organizzano il 2” incontro di
studio per predicatori locali
per sabato 29 gennaio, a partire dalle 9,30, presso la chiesa
metodista in via Porro Lambertenghi 28 a Milano.
L’incontro di studio si articola in due momenti. La mattina il past. Dario Saccomani
introduce il tema delle «fasi
dell’esegesi» (scelta del testo,
metodi di analisi, studio del
testo, ecc.), mentre nel pomeriggio il past. Salvatore Ricciardi presenta il tema: «Padre
nostro, sii nostro Signore».
Bibbia a San Calogero
MARIO CIGNONI
Il 22-23 gennaio sono stato
per conto della Società biblica in un paesino sperduto
della Calabria, costruito su un
rilievo interno, fra gli ulivi,
lontano da tutto e da tutti: San
Calogero (5.000 abitanti) nella
nuova provincia di Vibo Valentia. Il parroco, don Fusca,
molto cordiale e fraterno, è attivissimo: basti pensare che ha
organizzato 35 classi di catechismo, che insegna religione
nelle scuole, che visita ogni
mese 120 malati nelle loro case (li confessa e li comunica).
Mi ha invitato a parlare della
Bibbia. Lo informo che sono
valdese: non c’è problema.
Nella sala del convento
espongo a un gruppo di una
cinquantina di persone l’importanza della Bibbia con un
linguaggio semplice: «È un libro molto prezioso, un libro
che è per tutti e di tutti, dove
tutti si devono sentire a casa
loro... Dio stesso parla in questo libro». Le suore ringraziano. Poi vengo invitato a cena
dal parroco.
Il giorno dopo è domenica.
Sveglia all’alba, sono invitato
a parlare in chiesa alle 7 e alle
10. Le due volte la chiesa è
gremita (varie centinaia i presenti): le donne da una parte
tutte vestite di scuro con il velo nero, gli uomini dall’altra.
Poi ci sono i bambini che cantano a squarciagola e i giovani
con la chitarra. Tutti recitano
il rosario e nel ripetere le invocazioni alla Madonna si
esaltano: è un crescendo ossessivo, una specie di Bolero
della Controriforma.
Esco, e quando ritorno la
Bibbia viene introdotta sull’
altare fra i ceri e l’incenso,
preceduta da 15 chierichetti
vestiti di rosso. Tengo la predicazione, l’omelia come di
cono loro: non ho tempo di
prepararmi perché vengo
informato solo all’ultimo momento del testo del Vangelo:
il mio è un discorso estemporaneo fatto lì per lì. Grazie a
Dio riesce bene: nuovamente
affermo l’importanza dell’incontro con Cristo e con la sua
Parola: la Bibbia.
Non sanno niente della
Riforma. Racconto come sono
le nostre chiese, senza statue,
senza quadri dei santi, senza il
tabernacolo, senza l’acqua
santa, senza incenso, senza
candele. «Ma che razza di
chiesa è questa? voi mi direte». E la chiesa dei protestanti,
dove c’è solo la Bibbia aperta
sul pulpito e nient’altro, segno
di una fede concentrata sull’
essenziale. Ascoltano, alcuni
sono incantati.
Poi ricominciano a pregare
per il papa, la Bosnia e santa
Paola e celebrano il mistero
dell’eucarestia con l’intenzione di preghiera per l’unità dei
cristiani e per la diffusione
della Bibbia; tutti partecipano.
All’uscita i chierichetti mi salutano con un bacetto. Penso
che non abbiano capito niente:
ma la parrocchia prenota la
mostra della Bibbia per la festa del patrono, poi ordina 100
Bibbie e si impegna in 200
programmi «Una Bibbia al
mese» per diffondere il testo
sacro nel Terzo Mondo.
Il parroco mi accompagna
in una sala scura, adiacente la
chiesa; è ingombra di statue e
in fondo c’è un lumicino. «La
mostra della Bibbia la metterò
qui, mi dice, i santi li posso
togliere tutti e - aggiunge con
un sospiro - ...posso togliere
anche il Santissimo». Ne parlerà anche ai preti dei paesi vicini. Riparto e mi viene in
mente la parola di Gesù:
«Molti primi saranno ultimi e
molti ultimi primi».
E
TORINO — Mercoledì 12 gennaio il Signore ha chiamato
inaspettatamente a sé Giacomo Gremo, di 85 anni, membro da
vecchissima data della chiesa battista di via Passalacqua, che fu
anche diacono e cassiere e mise per molti anni a disposizione
del gruppo battista di Sangano una stanza del suo alloggio per
le attività settimanali di culto e studio biblico. A Giuseppe e
Adalgisa va la nostra solidarietà cristiana. Mercoledì 19 gennaio poi è mancato Arnaldo Carré, di 88 anni: da lunghi anni
costretto a non frequentare fisicamente le attività della chiesa,
tuttavia insieme alla moglie Enrica era rimasto legato a essa dà
un’attenzione premurosa e costante che lo aiutava a sentirsi
membro «attivo». Alla signora Enrica, a sua figlia Irene, al nipote Marco e a quanti sono stati colpiti da questo lutto annunciamo che Cristo, con la sua resurrezione, ha paerto una breccia
nel muro indistruttibile della morte, (f.c.)
Chiese siciliane: convegno del XVI circuito
Seminario sulla mafia
Nella prima metà di marzo
si svolgerà a Scicli un convegno del XVI circuito, in cui si
discuteranno i temi della sistemazione del campo di lavoro, del rapporto con le nostre opere, con la società in
cui siamo inseriti, della testimonianza e dell’evangelizzazione. In quella sede sono
previste relazioni della Commissione Mezzogiorno, del
corpo pastorale, del Consiglio
di circuito.
I risultati dei lavori del convegno saranno presentati
all’incontro distrettuale di
Monteforte Irpino del 19 marzo, dove si discuteranno gli
stessi temi, oltre quello della
configurazione territoriale e
della circoscrizione ecclesiastica di ogni singola chiesa.
Il Seminario permanente
sulla mafia, che ha sede in via
Cantarella a Catania e che è
gestito anche da evangelici, si
rende disponibile attraverso
suoi componenti a recarsi
presso le comunità interessate
della Sicilia, per illustrare il
programma di quest’anno e
mettere a disposizione il materiale prodotto, che comprende tra l’altro un sussidio audiovisivo del gruppo Abele
sul problema della droga, utilizzabile nelle scuole medie
superiori. Il Seminario propone anche un questionario sulla
realtà siciliana, da sottoporre
alle comunità.
4
PAG. 4 RIFORMA
VITA Delle Chiese ì
Chiavari: allontanati gli immigrati che passano la notte in automobile sul lungomare
venerdì 28 GENNAIO 199^
Chiesa battista e altre organizzazioni laiche
ospitano i senza casa sfidando il sindaco
FRANCO SCARAMUCCIA
Non ha aspettato molto il
nuovo sindaco di Chiavari, Vittorio Agostino, della
Lega Nord, per colpire gli
immigrati extracomunitari.
Molti di loro dormivano in
auto prive del bollo parcheggiate sulla Colmata a mare;
un blitz dei vigili urbani ha
provveduto allo sgombero
con il sequestro delle autodormitorio.
In questo modo una quarantina di persone, fra cui alcuni adolescenti, si è trovata
senza ricovero per la notte. I
bambini sono stati ospitati in
una pensione; alcuni hanno
trovato alloggi di fortuna ma
quindici sono rimasti senza
ospitalità. I senza alloggio
sono stati ospitati una sera
nella sede della Cgil, una sera dagli scout, una sera nella
Federazione del Pds, una sera
presso la parrocchia cattolica,
un’altra sera nella chiesa battista. Questa situazione però
non può continuare a lungo
ed è necessario trovare una
sistemazione definitiva.
L’operazione di polizia è
ineccepibile sotto il profilo
giuridico, ma la gente di
Chiavari si interroga sulla fine che hanno fatto 110 milioni dati dalla Regione al Comune per un centro di prima
accoglienza per gli immigrati
e ancora su quale impiego
sarà fatto di altri 240 milioni
in arrivo dalla Cee per lo
stesso scopo. L’assemblea
della Chiesa battista, riunita
il 16 gennaio scorso, dopo
aver deciso di dare accoglienza nei suoi locali, ha inviato un telegramma al Sindaco e al Prefetto invitandoli
ad assumere i provvedimenti
urgenti di loro competenza,
visto che il freddo di questi
giorni non è indifferibile.
Nella stessa occasione la
chiesa ha preparato una lettera per il vescovo cattolico,
mons. Daniele Ferrari, per
un’azione comune. Scrivono
i battisti di Chiavari nella lettera: «Certo non Le è ignoto
che un gruppo di terzomondiali, fra cui vi sono alcuni
adolescenti, “sfrattati" dalle
auto-dormitorio parcheggiate sull’area di Colmata, è
privo di riparo per la notte e
non sa dove andare a dormire. Così pure Lei conosce la
parola del Signore che dice:
Dio “ama lo straniero e gli
dà pane e vestito: amate dunque lo straniero... ” (Deuteronomio 10, 18 e 19).
Come credenti nel nome di
Cristo, neppure ci è ignota
la condizione degli stranieri,
se è vero che i cristiani “abitano le proprie patrie ma come forestieri, partecipano a
tutti i doveri dei cittadini e
sopportano tutti i pesi dei forestieri” (Epistola a Diogneto V, n. 5).
Nel nome della comune fede, allora scongiuriamo Lei
e la Chiesa cristiana cattoli
Immigrate al lavoro. Il problema pricipale rimane quello della casa
ca di Chiavari a unirsi a noi
intanto per tentare di risolvere il problema immediato
del ricovero provvisorio e
poi per intervenire preso il
Prefetto di Genova, il Sindaco di Chiavari e le altre autorità competenti affinché sia
provveduto al più presto a
trovare una soluzione permanente.
Siamo alla vigilia della settimana per l’unità dei cristiani che per varie ragioni qui a
Chiavari non siamo mai riusciti a realizzare insieme.
Quale miglior modo può esserci per testimoniare che,
nonostante tutto, siamo uniti
da quel “nome che è al di so
pra di ogni nome” (Filippesi
2, 9)? Per quel nome La preghiamo: non lasci cadere
questo appello e cerchiamo
di andare incontro a questi
compagni di umanità che
hanno bisogno dell’aiuto di
tutta la comunità cristiana».
Il vescovo però ha cortesemente declinato l’invito asserendo che «è ben da ponderare in questa situazione un
mio intervento diretto che
potrebbe essere variamente
interpretato e quindi di scarsa utilità».
Gli immigrati senza casa
continuano ad essere ospitati
a turno da alcune organizzazioni e dalla Chiesa battista.
Chiesa valdese di Aosta
Incontro evangelico
nella Valle d'Aosta
SANDRO DI TOMMASO
L? 11 gennaio la Chiesa
valdese di Aosta si è ritrovata per l’annuale giornata
comunitaria, un appuntamento che diventa occasione di
incontro con fratelli e sorelle
della diaspora (il territorio
valdostano ha problemi ancora irrisolti per le comunicazioni, nonostante le statistiche
che ne fanno indebitamente
un’isola felice), con i familiari di membri di chiesa non
evangelici, che amano molto
questo rendez-vous, con persone che si sentono vicine alla Chiesa valdese di cui rimangono solo simpatizzanti.
La giornata è iniziata con il
culto tenuto dal pastore Roberto Romussi, che nel sermone ha approfondito il testo
di Romani 16, 1-16, un brano
solo apparentemente insignificante - si tratta dei saluti finali della lettera - ma che ha
rivelato invece una «teologia
della comunità» proprio in
quel suo puntiglioso elenco di
volti anonimi collegati alla
comune «fatica» per il Signore. Per questo siamo grati al
Signore.
Durante il culto, in una
pausa meditativa, i bambini
della scuola e il piccolo gruppo corale della chiesa hanno
eseguito canti natalizi, corali
e il bel canto rock imparato
durante l’incontro delle scuole domenicali (ringraziamo
Franco Taglierò che ce l’ha
insegnato). È seguita l’agap
che ha consentito di riallag
ciare amicizie nella gioia cq
mune.
Alle 15 tutti nel picco]
tempio in cui era stato allest
to un magnifiqp palcoscenic
ad opera di Piero Peloso e
Marco Marconi. La presenti
trice della manifestazione
stata Laura Monaja. Prima
sono esibiti i bambini e la pii
cola corale che hanno esegu
to, con qualche aggiunta,
repertorio del mattino; è si
güito il momento teatrale de
la scuola domenicale: un
simpatica messa in scen
dell’arrivo degli europei
America presso le popolazic
ni azteche, che certamente 1^
fatto anche riflettere; una d(
clamazione sulla speranza cl
un giorno nessuno più coni
sca parole come guerra, fam^
ecc.; una favola, poi, di Giai
ni Rodari. I piccoli artis
(Francesca, Mafalda, Cristin,
Chiara, Lorenzo, Camill
Tommaso...) hanno con
sempre commosso gli adulti,
Poi, ecco la novità di qu(
st’anno: il Collettivo teatra
del ... «provvisorio» (Lue
Chiara, Giorgio, Michel, D
niele, Laura e Sandro) ha pr
sentato il suo divertente «Pi
role e verità», serioso titolo
varie performances collega
da «Ce l’hai un’idea?» di S|
fano Senni. Il collettivo cefi
scambi con altri gruppi. Il p
meriggio si è concluso con
canto del Padre Nostro.
Iniziativa della Federazione italiana donne evangeliche a Napoli- via Foria
Donne filippine e italiane si incontrano
Non eravamo tante ma rincontro fra le donne di varie
chiese evangeliche napoletane e un gruppo di sorelle della comunità pentecostale filippina che, ormai da anni, si
riunisce nei locali della chiesa battista di Napoli-via Foria, è stato davvero bello.
L’appuntamento, alle 16 di
giovedì 13 gennaio, era stato
programmato per dare un
contesto e dei contenuti di vita al tema proposto quest’anno dagli studi della Federazione donne evangeliche in
Italia, quello dell’incontro e
della valorizzazione delle diversità culturali, religiose e di
altro tipo.
Dopo le presentazioni, il
lieve iniziale imbarazzo è
stato presto diradato dal clima di calda condivisione e
ascolto reciproco che si è ve
Il Concistoro
VALDESE ,
di Torre Pellice *
(Torino-Italia)
intende alienare
alcuni immobili
adatti per )ifilleg>
giatura« turismo,
investimento.
Eventuali interessati
scrivano al Concistoro
stesso, via Beekwith, 4 10066 Torm Penice
(TO) - Italia per le informazioni del caso.
nuto man mano a creare fra
tutte. Sonja, che è attualmente la pastora della comunità
filippina, ci ha spiegato anche
con l’aiuto di una cartina
geografica la provenienza di
ciascuna delle presenti. Le ragioni alla base della loro decisione di venire in Italia a lavorare, tutte come collaboratrici domestiche, sono come
si sa attribuibili alle terribili
condizioni economiche e
all’altissimo tasso di disoccupazione nel loro paese. Tranne pochissime eccezioni ciascuna di loro ha lasciato dietro di sé una numerosa famiglia che attualmente aiuta con
i propri risparmi. La lontananza geografica e di conseguenza l’enorme costo del
viaggio aereo per le Filippine, insieme alla mancanza,
ancora per alcune, di regolare
permesso di soggiorno, rende
quasi impossibile per la maggioranza di loro visitare di
tanto in tanto le proprie famiglie d’origine, cosa che rende
certamente la loro condizione
più dolorosa.
Per Marilù ed altre presenti
all’incontro, però, la venuta
in Italia ha coinciso con il
contatto con la comunità cristiana e rincontro personale
di fede col Cristo. La dimensione della fede e la presenza
della comunità cristiana a cui
appartengono, abbiamo constatato, dà alla loro permanenza in Italia uno scopo
missionario, che esse intravedono per ora indirizzato
esclusivamente verso altri
membri della comunità filippina presente qui a Napoli.
Sì, perché le loro testimonianze ci hanno dato modo di
comprendere che, se da una
parte nessuna di loro ha vissuto situazioni di discriminazione razziale, dall’altra parte
i contatti fra filippini e italiani sono in realtà molto sporadici, se si eccettuano le relazioni strettamente di lavoro.
Difficile sintetizzare oltre
quello che è stato soprattutto
uno scambio personale di
esperienze, il reciproco e attento ascolto dei problemi ma
anche delle speranze che convivono quotidianamente nella
vita concreta di ciascuna. Il
pomeriggio è proseguito alle
gramente con una tazza di tè
e lo scambio dei dolci: varie
ciambelle di fattura italiana e
un dolce di riso e miele portato dalle sorelle filippine ma
significativamente preparato
dal marito di una di loro.
La preghiera comune ha
concluso rincontro nell’unità
dello Spirito, quell’unico Spirito che continua a operare e
a creare comunione nella fede
in Cristo Gesù attraverso e
nonostante le mille barriere,
politiche, economiche e sociali che sempre di più oggi
dividono la nostra umanità.
Iniziativa della Chiesa metodista a Fermo
Vita e testimonianza
di Martin Luther King
CATERINA E EVA CRISOSTOMI
Il 26, 27 e 28 novembre il
gruppo metodista di Fermo
(Ap) ha organizzato una mostra fotografica, con audiovisivi, in occasione del 25° anniversario della morte di
Martin Luther King. Il pastore Martin Ibarra y Pérez, della Chiesa battista di Altamura (Ba), invitato per l’occasione, ha tenuto una conferenza sul tema, in riferimento
alla situazione storico-sociale degli Stati Uniti, per la cittadinanza e una seconda de
stinata alle scuole superiori.
Nonostante le condizioni meteorologiche nettamente sfavorevoli (pioggia torrenziale), l’affluenza è stata buona,
una quarantina di persone ha
partecipato alla conferenza
pubblica. Alla conferenza
per le scuole, invece, si è dovuti ricorrere a due turni, data la numerosissima affluenza. E nonostante l’esiguità
del nostro gruppo (sei-sette
membri) siamo riusciti nella
nostra impresa di organizzare
per la prima volta un’iniziativa pubblica.
Chiesa valdese di Villasecca
Ricordando
due testimoni fedeli
La comunità ha vissuto il
periodo natalizio nei modi
consueti anche se la progressiva riduzione del numero dei
membri di chiesa, dei giovani
e dei bambini costringe a fare
qualche sacrificio. Il 24 dicembre abbiamo avuto il culto
natalizio al Trussan. Malgrado
l’inclemenza del tempo un
buon gruppo ha partecipato
alla riflessione sulla nascita di
Gesù. Il servizio della Cena
del Signore è stato affidato alle due più giovani catecumeno, dato che il tempo aveva
impedito agli anziani di chiesa
di essere presenti.
Al culto di Natale ai Chiotti
ha partecipato come sempre la
corale, sotto la direzione di
Patrizia Massel, con due cori,
come pure alla festa dei bambini a Villasecca. Il 26 dicembre la scuola domenicale ha
presentato due recito dal titolo
«Un Natale nel West» e «Cristo, speranza per tutti»; i catecumeni hanno presentato sulla
scena una ricostruzione in
parte immaginaria di come
Luca ha scritto il suo Evangelo, dal titolo «Luca e Teofilo».
Il 31 dicembre, culto di fine anno ai Chiotti, con successiva agape fraterna a cui
hanno partecipato anche alcuni membri delle chiese di
Perrero-Maniglia e Massello.
Il 2 gennaio, culto con Cena
del Signore ai Chiotti, con
l’uso della liturgia inviata dal
Sinodo alle chiese per la festa metodista del «rinnovamento del patto».
Purtroppo il periodo nata
zio è stato anche rattristato
due lutti: Marta Clot ve
Peyronel, del Reynaud, ci
lasciato dopo lunghi anni
sofferenza. Ricordiamo in 1
una persona timida e schi'
ma estremamente prezio
per la comunità e per il picc
lo villaggio in cui ha abita
fino all’autunno scorso,
particolare in casa sua abbi
mo tenuto le riunioni quarti
rali finché è stato possibi
raccogliere un gruppetto rt
quartiere in cui abitava. P
Paola Bert, di Bovile, re:
dente a Pomaretto da mo
anni ma sempre affeziona
alla nostra comunità. Essa
stata per lunghi anni direttrii
dell’Orfanotrofio maschi
valdese di Pomaretto ma
sua famiglia a Bovile signi
cava ben più di quello che e
riferibile alla sua persona. S
rella di Umberto, pastore vi
dese, e di Guido, professo^
era anche nipote di suor I
Bert, che per molti anni a B
vile aveva svolto un serviz
simile a quello di un medie
Qualche tempo fa un amii
cattolico diceva che a Bovi
l’ecumenismo era cominciò
da molti decenni, ben pii;
che si muovessero le chi:
organizzate, grazie all’apei
ra dei don Richiardone e
suor Ida Bert. In loro sep|
liamo dei ricordi di gra;
peso, ma lo facciamo nel
consapevolezza che in Cri!
ogni cosa ha, per grazia,
lore «ora e per sempre».
Sp
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Spedizione in abb. postale/50
In caso di mancato recapito rispedire a:
Caseiia postale 10066 - Torre Pellice
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa
Fondato nel 1848
La crisi industriale
Da solo alla fermata
del pullman
È una scena che si ripete da decenni: gli operai salgono
sul pullman che li porterà alle fabbriche torinesi, prevalentemente Fiat. Oggi questa «monocultura industriale» è più
in crisi che mai, la cassa integrazione coinvolge larghi strati
di operai e impiegati e il pullman è quasi vuoto. «Fino a
qualche giorno fa a questa fermata eravamo ben più numerosi, - dice Punico operaio incontrato - oggi sono solo».
La crisi della Fiat si allunga come un’ombra su altre attività produttive legate al mondo dell’auto e pure presenti
nelle Valli e, del resto, anche altri settori industriali hanno
prospettive quasi nulle. Negli anni ’60 la crisi del tessile
venne in qualche modo riassorbita proprio grazie al pendolarismo su Torino, e oggi?
VENERDÌ 28 GENNAIO 1994 ANNO 130 - N. 4 LIRE 1300
Che il mondo occidentale
sia percorso da un brivido di crisi è un fatto noto a
tutti. È utile, però, notare
come la provincia di Torino
viva questa crisi in un modo
tutto particolare a causa della
presenza massiccia, determinante, del settore auto e della
Fiat in specifico. Di fronte a
un tale stato di cose, la
Chiesa valdese ha ritenuto di
non poter tacere. Non è che
abbia delle ricette particolari
da proporre, nessuno ne ha;
ma può chiamare la gente al
dibattito, può stimolare le
persone a percorrere strade
nuove.
Nel passato, per far fronte
alla povertà delle famiglie,
tentò di dare organicità all’emigrazione, aiutando i val
CHIESA E LAVORO
QUALE FUTURO?
PAOLO RIBET
ligiani a restare uniti e a fondare delle colonie oltremare
(ricordiamo i cento anni a
Valdese, nel North Carolina),
perché non dovessero affrontare singolarmente il dramma
della ricostruzione della loro
esistenza. Ora, di nuovo, si
vuole che questa crisi, che
alcuni definiscono epocale,
storica, non venga affrontata
dai singoli, ricercando ognuno il proprio tornaconto
immediato. Si tenta di fare in
modo che, prima che tutto ci
esploda fra le mani, si possano méttere in campo dei progetti per il futuro, si provi a
pensare a un’economia diversificata, solida, capace di
resistere alle ricorrenti crisi
del mercato, perché uno dei
grossi problemi che ora dobbiamo affrontare sta nel fatto
che da noi domina la grande
industria, e quando questa
Enti locali
In Regione e
in Provincia
è sempre crisi
Continua il momento difficile di Regione e Provincia:
come spesso è accaduto in
questi ultimi mesi sono i
coinvolgimenti di vari assessori in vicende di Tangentopoli a mettere in difficoltà
esecutivi che per altro poggiano su formazioni politiche
che, se si andasse oggi alle
urne, si vedrebbero fortemente ridimensionate. Così
la Regione deve fare i conti
con l'arresto dell’assessore
Ranella ed elegge un esecutivo che rimane in carica pochi
minuti, cioè il tempo necessario all’ex presidente Brizio
di rassegnare le proprie
dimissioni.
Le due proposte che si
sono confrontate (riedizione
di una giunta «pentapartito»
o e.secutivo progressista) non
riescono ad avere i numeri
necessari, i socialisti sono
divisi al loro interno e soprattutto la credibilità viene
meno se ogni volta che si
ipotizza una nuova giunta
puntualmente qualcuno si
aggiunge alla ormai lunga
lista degli indagati.
La Provincia di Torino ha
registrato nei giorni scorsi
l’avviso di garanzia all’
assessore Cataldo Principe. I
gruppi di opposizione Pds,
Ri-fondazione comunista.
Verdi, Lista verde, Psdi,
Sinistra indipendente hanno
presentato un ordine del
giorno con richiesta di dimissioni del presidente e della
giunta eletta con un solo voto
di scarto qualche settimana
fa grazie alla rappresentante
della lista antiproibizionista
Elda Giri. Le opposizioni
chiedono «un processo di rinnovamento istituzionale
attraverso nuove elezioni
avviato in centinaia di enti
mentre in Provincia la maggioranza, variamente rabberciata in questi mesi, si è finora rinchiusa in una cieca politica di autoconservazione».
Torre Pellice: un dibattito per discutere come affrontare i problemi dei minori
impegno della «comunità educante»
CARMELINA MAURIZIO
Occuparsi dei minori
significa porsi dei problemi che non sono solo di
alcuni ma riguardano la
società in generale nel suo
divenire, e allora occuparsi di
infanzia e adolescenza vuol
dire soprattutto occuparsi del
futuro dell’umanità. Con
questo spirito e per dar voce
a chi di minori si occupa da
molto tempo, lavorando per
loro e con loro in questo territorio, il nostro settimanale
ha promosso un incontro che
ha visto la partecipazione di'
Piercarlo Pazè, giudice presso la Pretura di Pinerolo, direttore della rivista «MinoriCiustizia», esperto di problemi minorili, Judith Elliott,
presidente del comitato della
Comunità alloggio di via
Angrogna a Torre Pellice, e
una rappresentanza dei servizi delle Ussl 42 e 43.
Di fronte a un pubblico
motivato e attento sono
emerse problematiche, proposte e spunti di riflessione.
In qualche modo era la prima
volta dopo tanti anni che
tante forze, che quotidiana
La società nel suo insieme deve porre attenzione ai minori
mente scendono in campo
per parlare di minori, per
costruire per loro e con loro
una società a misura giusta,
si ritrovavano riuniti allo
stesso tavolo. Si è parlato
della legge 184 del 1983, la
più recente (seppure incompleta) a tutela dei minori,
quella che ridefinisce i termini dell’adozione e istituisce
l’affidamento; sono state
esposte le varie iniziative che
sia gli operatori sociali della
vai Chisone e Germanasca
che quelli della vai Pellice
stanno portando avanti, a
volte con fatica a causa di
mancanza di spazi e consensi; si è parlato del ruolo dei
genitori nella nostra società,
spesso disposta a occuparsi
di minori solo se fanno problema.
Uno spunto è sembrato essere particolarmente coinvolgente e interessante: creare
una rete di solidarietà intorno
ai minori, sia quando si tratta
di bambini e adolescenti con
problemi, sia quando si tratta
di famiglie e ragazzi che
vivono in affidamento, sia
semplicemente quando il
nostro vicino, il compagno di
scuola dei nostri figli, vive un
momento di particolare difficoltà. In questo senso, allora,
non ci sono più soltanto le
istituzioni, non sempre
all’altezza e non sempre adeguatamente preparate, né
bastano le varie iniziative
(gruppi, associazioni, spazi
giovani, consultori per adolescenti, laboratori, gruppi
sportivi, tutti in qualche
misura presenti sia in vai
Pellice che in vai Chisone e
Germanasca) dovrebbe esserci anche una «comunità
educante» responsabile, pronta con mezzi semplici e spesso non sfruttati, con piccoli
interventi, a fornire solidarietà, appoggio. In questo
senso allora può e deve cambiare la mentalità di quanti
sino ad oggi non si sono
occupati in particolare di
bambini e adolescenti, che
sono spesso i più deboli fra i
deboli, per non dimenticare,
come è stato ribadito durante
il dibattito, che la solidarietà
è in molti casi una forma di
prevenzione primaria e che è
diritto e dovere di tutti intervenire.
Stiamo discutendo di elezioni, di patti
elettorali, di programmi, di candidati.
Ottant’anni fa la discussione era analoga
anche se il contesto politico era molto
diverso.
Nel 1912 Giovanni Giolitti aveva
modificato la legge elettorale introducendo nel collegio uninominale il suffragio universale maschile e potevano votare tutti i cittadini maschi, analfabeti
compresi, purché di età superiore a
trent’anni e che avessero prestato il servizio militare. Nelle Valli si discuteva
invece del voto delle donne nelle assemblee di chiesa (concessa nel 1904 nella
chiesa di Torre) e sulla loro eleggibilità
alla Conferenza distrettuale e al Sinodo
(poi negata dalla Conferenza del I
distretto del 1913).
In vista delle nuove elezioni del 1913
si stipulava tra l’Unione elettorale cattolica e il gruppo liberale legato a
Giolitti il «patto Gentiioni» che prevedeva la presentazione in tutti i collegi di
IL FILO DEI GIORNI
ELEZIONI
____________GIORGIO OARDIOL________
candidati concordati. In cambio i cattolici ottenevano il riconoscimento dei
diritti della Chiesa cattolica e la non approvazione di leggi non gradite (divorzio). Il Patto consentiva così l’elezione
di 300 esponenti del patto, 78 socialisti e
3 nazionalisti.
Le valli valdesi, che avevano un comportamento politico moderato orientato
dalle idee liberali, videro una accesa
competizione soprattutto nella circoscrizione di Bricherasio. La battaglia si svolse tra due candidati Enrico Bosio, cattolico candidato dei liberali conservatori, e
Edoardo Giretti, candidato dei liberali
democratici, dei radicali e dei socialisti
democratici. Giretti era sostenuto dal
prof. Mario Falchi, mentre il moderatore
Léger, il presidente del Comitato di
evangelizzazione Ernesto Giampiccoli e
altri pastori sottoscrissero una lettera
(pubblicata sull’Echo) a favore di Bosio,
candidato cattolico.
Ma l’appello non fu accolto dagli elettori: la maggioranza dei valdesi votò per
Giretti, che fu eletto. Il Sinodo del 1914
dovette occuparsi del problema della
partecipazione dei pastori all’attività
politica decidendo che essa era lecita e
che erano liberi di seguire i partiti politici che preferivano, senza coinvolgere la
chiesa, e agendo con carità, prudenza e
giustizia.
Per la cronaca l’altra circoscrizione
delle valli valdesi, quella di Pinerolo che
comprendeva le valli Chisone e Germanasca, votò per il pinerolese Luigi
Facta, il vice di Giolitti, che fu poi presidente del Consiglio nel 1922.
vacilla trascina con sé qualche migliaio di operai.
Diversificare, allora, sfruttare al meglio le molte risorse
che le Valli possono attivare,
diventano le parole d’ordine e
la fantasia diventa un utilissimo strumento di lavoro.
Finora ci siamo fidati della
grande industria, sperando
nel «lavoro sicuro». Ora ci
siamo resi conto che non possiamo lasciare alle grandi
multinazionali la pianificazione del nostro futuro, non
possiamo sognare il «posto»:
dobbiamo programmarlo noi,
subito e insieme. Dobbiamo
discutere di altre ipotesi di
sviluppo integrato dei vari
settori economici delle Valli.
Su questo la Chiesa valdese
può dire la sua.
In Questo
Numero
Disagio giovanile
Vincere il disagio giovanile coinvolgendo i servizi
istituzionali e le famiglie
in gruppi di aùtoaiuto;
questo è il metodo del
Servizio per le dipendenze
deirUssl 43 e dell’associazione Arcobaleno. Si è parlato di questo in un incontro pubblico col vescovo
Pietro Giachetti e il moderatore Gianni Rostan
Pagina II
Rorenghi emigrati
Era il 3 agosto 1872
quando 23 famiglie di Rorà
giunsero ad Alejan-dra, in
Argentina, dopo tre mesi di
viaggio. «È la miseria che
ci allontana dalle nostre
valli», scrivevano. Oggi si
rinnova il gemellaggio fra
le due comunità civili con
un viaggio di rorenghi in
Argentina.
Pagina II
Caholici dopo la DC
Dopo la nascita del partito popolare e del centro cristiano democratico, come
si collocano gli amministratori De del Pinerolese?
Trombetto (Pinerolo) con il
centro cristiano, Furlan
(Perosa Argentina) sceglie
Martinazzoli. E la gente
che frequenta la messa sta
con Rosy Bindi o Clemente
Mastella?
Pagina III
Teatro valdese
Verso il XVII Febbraio:
si rinnova la tradizione
delle filodrammatiche vaidesi che un tempo erano
diffuse in tutte le comunità
delle Valli. Una delle
esperienze più vive del
teatro di base, quella del
Gruppo teatro Angrogna,
parte proprio da una filodrammatica giovanile. La
storia dei gruppi in vai
d’Angrogna. :
Pagina III
6
PAG. Il
L’AMPLIAMENTO DI RADIO BECKWITH — È iniziata
da due settimane la nuova programmazione di Radio
Beckwith evangelica che, pur continuando a trasmettere da
Torre Pedice ha esteso notevolmente, grazie alFacquisto di
un ramo d’azienda di Radionorditalia, il suo raggio di
ascolto. «In questi primi giorni - commenta Giorgio Boaglio, uno dei giovani impegnati nella radio - abbiamo ricevuto contatti telefonici da Cuneo, Alba, Torino zona Mirafiori e Pomaretto; questi sono grosso modo gli estremi
dell’area coperta dal nostro segnale». La radio sta ora trasmettendo sulle frequenze di 91.200 mhz in vai Pedice e,
con le antenne poste sul traliccio nella foto, sui 96.500 in
tutto il resto dell’area raggiunta.
SOLIDARIETÀ CON L’EX JUGOSLAVIA — I Comuni di
Torre Pedice e Lusema San Giovanni e le associazioni presenti sui territori dei due Comuni stanno da alcune settimane muovendosi per ospitare in valle una famiglia di profughi bosniaci attualmente in campi profughi in Croazia. Il
progetto prevede di ospitare i profughi per un anno e in
questo senso i promotori si sono attivati, finora senza risultati, nella ricerca di un alloggio; nello stesso tempo l’intenzione è quella di creare una rete di solidarietà intorno a
questa famiglia sia per garantire un sostegno economico
che per accompagnare queste persone nel periodo di permanenza in Italia. Per sensibilizzare la popolazione e reperire fondi a sostegno dell’iniziativa sono state organizzate
alcune manifestazioni. Venerdì 28 gennaio, alle 20,30, si
svolgerà una fiaccolata partendo da piazza Montenero a
Torre Pedice e piazza Partigiani a Lusema alla volta del cinema Trento di Torre dove, alle 21,15, si svolgerà un incontro con la partecipazione del coretto valdese, del Coro
alpino Valpedice e del Gruppo teatro Angrogna. Venerdì 4
febbraio, alle 21, sempre presso il cinema Trento, sono previste testimonianze del fotografo Paolo Siccardi, autore del
libro «Una guerra alla finestra» e di esponenti del gmppo
«Io donna contro la guerra» e la proiezione del film del regista jugoslavo Goran Paskaljevic «Tango argentino». Nel
periodo 28 gennaio-11 febbraio, ned’atrio del Comune di
Torre Pedice, sarà esposta la mostra fotografica realizzata
da Paolo Siccardi. Per sostenere economicamente il progetto di accoglienza dei profughi. Comuni e associazioni hanno concordato l’apertura di un conto corrente bancario
presso l’agenzia Cariplo di Torre Pedice il cui numero è
1143/1 (Pro famiglie bosniache).
MOSTRA DI ANTICHE BANDIERE — Verrà inaugurata
sabato 29 gennaio, alle 17, presso la sede ded’Apt di Pinerolo in via Giolitti 7, una mostra di antiche bandiere delle
società di mutuo soccorso dal titolo «Una stretta di mano»;
accompagnerà la mostra una serie di pannelli che ricostmisce la storia delle società operaie. La mostra resterà aperta
fino al 13 febbraio con il seguente orario: dal martedì al sabato ore 15,30-18, domenica ore 10,30-12 e 15,30-18.
INCIDENTE D’AUTO A RINASCA — Mortale incidente
sabato mattina sulla statale del Sestriere a Pinasca; la vittima è un giovane di Vidar Perosa, Fabio Masseilot, di 23
anni, che stava guidando un’ape 50 e ha improvvisamente
invaso la corsia opposta, andando a schiantarsi contro
un’autovettura che procedeva in senso contrario.
PINEROLO: IN VISTA DEL BILANCIO — Nella fase di
predisposizione del bilancio 1994 l’amministrazione comunale ha organizzato una serie di incontri pubblici. I prossimi appuntamenti sono previsti per venerdì 28, alle 21, al
centro sociale Serena, sabato 29, ore 15,30, centro sociale
Riva, sabato 29, ore 20,30, centro sociale Talucco e lunedì
1° febbraio, alle 21, al Centro sociale di via Lequio. Incontri sono inoltre previsti con le organizzazioni e i rappresentanti di categoria.
MUORE IL SEGRETARIO PDS DI TORRE PELLICE —
Ha destato profonda commozione la scomparsa, in età ancora assai giovane, del segretario del Pds di Torre Pedice,
Ercole Giordanetti. Giunto in valle da non molti anni, aveva saputo farsi apprezzare per la sua capacità di dare il proprio contributo sia nell’attività politica che nel mondo del
volontariato. Per ricordare una persona estremamente disponibile e nel contempo promotrice di numerose iniziative, malgrado la grave malattia cardiaca che da tempo lo
affliggeva, alcuni amici hanno deciso di promuovere una
raccolta di fondi i cui proventi verranno destinati a opere di
beneficienza.
E Eco Delle ¥vlli Va loes
VENERDÌ 28 GENNAIO 19
Torre Pellice: al primo compleanno anche il moderatore Rostan e il vescovo Giachel
L'Associazione Arcobaleno e il suo lavori
contro il disagio e contro l'indifferenza
MONICA NATALI
T T n anno di lavoro ed
>> ^ esperienze contro il
disagio e l’indifferenza»; questo il titolo del dibattito pubblico promosso dall’associazione Arcobaleno in occasione del suo primo compleanno,
tenutosi venerdì 21 gennaio
presso il tempio valdese di
Torre Pellice. Una bella opportunità di trovarsi insieme
allo stesso tavolo. Sedevano
infatti al tavolo degli operatori l’amministratore straordinario deirUssl 43, Laura Serra
Guermani, il presidente della
Comunità montana vai Pellice, Giorgio Cotta Morandini,
il coordinatore del servizio
territoriale per le dipendenze,
Maurizio Martucci, il vescovo
di Pinerolo, monsignor Giachetti, il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, e
la rappresentante dell’associazione Arcobaleno, Piro.
Il susseguirsi dei vari interventi ha dato il senso di una
strategia unitaria e comune, di
una fertile collaborazione tra
operatori delle istituzioni e
volontari dell’associazione.
Se è vero che il disagio è
qualcosa che si vede dopo che
è già successo qualcosa e se è
vero che un giovane arriva a
provare del disagio anche perché ci sono intorno a lui degli
adulti di cui non si può fidare,
altrettanto vero è che gli operatori sociali del Sert, il Servizio tossicodipendenze di Torre Pellice, sono stati capaci,
dal ’90 ad oggi, di creare un
gruppo di lavoro efficace e
intelligente, basato sull’integrazione delle rispettive
competenze personali e professionali, una vera e propria
équipe che ha saputo guadagnarsi quella fiducia indispensabile perché l’utente si
avvicini ai servizi. Il Sert di
Torre Pellice può infatti vantare questo grande successo,
dove per successo si deve intendere la concreta accessibilità al servizio, la sua reale
apertura alle persone che ne
hanno bisogno e che dunque
ne fruiscono pienamente.
Gli interventi del Servizio
si sono mossi essenzialmente
in due direzioni: le ben note
comunità terapeutiche e il cosiddetto lavoro di comunità
territoriale, che mira appunto
a sfruttare al massimo le potenzialità e le risorse naturalmente esistenti sul territorio.
Anche in questo senso si può
parlare di successi: se infatti
la media nazionale di chi esce
dalla droga è del 25%, la vai
Pellice può vantare un 35%.
Se è vero dunque che il Sert
di Torre Pellice ha saputo applicare anche al campo della
dipendenza quel modello di
assistenza alla persona tipico
di ogni intervento sanitario, è
anche vero che non è stato dimenticato uno dei tasselli fondamentali di tutta la problematica: la famiglia.
L’associazione Arcobaleno
è nata un anno fa, proprio come espressione di quelle famiglie che hanno un figlio in
comunità terapeutica. Oggi
Una delegazione di Rorà in Argentina
In viaggio verso
il «Pajaro bianco»
SILVIO TOURN
Il 18 febbraio una delegazione rorenga capeggiata
dal sindaco, Giorgio Odetto,
viaggerà alla volta dell’Argentina, nel paese di Alejandra, per concludere il gemellaggio «Ermandad» con i
pronipoti di quella che fu la
più grande emigrazione rorenga per il Sud America. Era il 3
agosto 1872 quando 23 famiglie, per un totale di 180 persone, dai cognomi Toum, Rivoira, Pavarin, Salvagiot giunsero ad Alejandra, dopo più di
tre mesi di viaggio; prima di
partire dalle loro valli scrivono; «Non sono l’avventura o i
facili guadagni che ci inducono a partire con le nostre famiglie e ad andare al di là
dell’Oceano in un paese che
non conosciamo e dal quale
probabilmente nessuno di noi
tornerà. E la miseria, il soffrire la fame che ci allontanano dalle nostre amate valli».
Chissà quali altri pensieri
avranno attraversato le loro
menti, quando giunsero in
quella terra desolata, così diversa dalle loro montagne.
Oggi il paese di Alejandra
ha circa 3.900 abitanti, è situato sulla costa nord a 230
km da Santa Fe e 705 da Buenos Aires; la superficie comunale è di 200.000 ettari, la
metà sono piccole isole che
giungono fino al fiume Paraná, 90.000 sono adibiti
all’allevamento del bestiame
che conta oltre 70.000 capi,
ottomila ettari sono dedicati
alla semina di vari cereali.
La storia incomincia Eli
ottobre 1870, quando si mette
in moto un ambizioso progetto di colonizzazione di quelle
zone, conosciuto come «Pajaro bianco», uccello bianco, a
carico di Thomson Bonar e
Cia Banchieri della città di
Londra. Oggi il sindaco di
Alejandra è l’avvocato Guido
Abel Tourn, un pronipote di
quei primi emigrati. Il 20 settembre 1992 una delegazione
di quel paese guidata dall’attuale sindaco è venuta a Rorà
a cercare le proprie radici e a
fare il gemellaggio.
VISUS
di Luca Regoli & C. s n c
OTTICA - via Arnaud 5
10066 TORRE PELLICE (TO)
Hi«'
L’OTTICO DI LUSERNA
dì Federico Regoli & C. s.n c
via Roma, 42
C 10062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
l’associazione è qualcosa di
più, è quel luogo dove insieme si lotta «contro il disagio e
l’indifferenza». Questo non
per togliere responsabilità alla
famiglia, bensì per passare
dal microsistema famiglia al
macrosistema società, consapevoli che nel disagio e
nell’indifferenza ci siamo tutti, tutti ne siamo responsabili,
ma tutti abbiamo le risorse e
la possibilità di fare qualcosa
per combatterli. E qualcosa
l’associazione Arcobaleno ha
fatto e lo si è potuto constatare ascoltando la relazione della signora Piro: iniziative ludiche e aggregative ma anche
politiche. L’associazione è infatti riuscita a coinvolgere alcuni sindaci della valle e a ottenere il loro impegno diretto
relativamente alla possibilità
di fare qualcosa rispetto al
momento successivo alla comunità terapeutica, il delicato
momento del reinserimento
nella società.
Proprio grazie a una serie di
contributi è nata in vai Pellice
una cooperativa sociale di lavoro (nata tra l’altro dall’integrazione di due servizi. Tossicodipendenze e Salute mentale), non per assistere ex tossicodipendenti ed ex malati di
mente ma col preciso scopo di
ridare alla persona il diritto di
stare nella società come soggetto che produce. Se monsignor Giachetti ha voluto ribadire il ruolo della famiglia
quale cellula cruciale della società, invitando altresì le chiese al coinvolgimento e all’im
pegno, il moderatore della
vola valdese ha esordito (
un’autocritica. La Chiesa \
dese, in passato, non ha cq
fatto tutto il possibile (foj
anche per un’immaturità (
tempi) ma ora è doverq
guardare avanti, fare de)
proposte, indicare linee di s
dio, di riflessione, di analisi
Il moderatore ha individ
to due diversi livelli di ini
vento: il primo riguardi
aspetto tecnico-sociolog
del problema (perché si an
ad essere tossicodipendet
Cosa significa esserlo? Co
se ne può uscire?) Il secot
livello riguarda invece la
cessità di operare un carni
mento di mentalità delle cl
se relativamente a questi p
blemi: c’è ancora troppa v
gogna, paura e ritrosia a {
lame. Al contrario, la chi
può fare molto per indie
strade di maggiore libertà,
affrontare la problema!
nella sua giusta dimensio
dalle parole del modérât
sono giunte indicazioni pn
se: ci si deve sforzare
utilizzare al meglio i sen
territoriali che fornisce
strumenti scientifici di
qualità; parimenti va sosta
ta l’associazione Arcobaie
con la solidarietà, con la 5
ranza (perché da situazù
drammatiche si può uscii
con r informazione.
Saremo capaci di mette
in gioco «sporcandoci le
ni» fino in fondo? È questi
grande scommessa che sia
chiamati a raccogliere.
UssI 43: vigilanza sull'igiene alimentare
In vai Pellice si può
mangiare tranquilli
Si può mangiare e bere
tranquilli in vai Pellice. Questa positiva conclusione
emerge dalla relazione annua
sull’attività di vigilanza nel
settore igiene degli alimenti,
curata dall’apposito servizio
deirUssl 43, che nel 1993 ha
effettuato ben 283 sopralluoghi presso i vari esercizi esistenti. Particolarmente controllate sono state le cucine
di tutte le comunità (case di
riposo, scuole, ospedali,
mense) dove non si sono riscontrate irregolarità e al
massimo si sono suggeriti alcuni miglioramenti.
Come stabilisce una circolare del ministero della Sanità, sono stati effettuati controlli mensili presso lo stabilimento per l’imbottigliamento
di acque minerali della ditta
Pontevecchio (che mette in
commercio tre marchi di acqua) e controlli trimestrali
sulle tre sorgenti di cui la
suddetta ditta usufruisce.
Oltre a un vasto campionamento di cibi vari nei diversi
esercizi, sono stati controllati
i sei produttori di pasta fre
della valle, cinque produt
di gastronomia e altretta
laboratori di pasticceria
ticamente tutti i punti «a
schio». In due casi sono
riscontrate irregolarità, eh
un secondo controllo sono
sultate sanate. Controlli re
lari anche per il confezio
mento del miele, per le azi
de produttrici di frutta, 0
fetture, prodotti dolciari,
tiero-caseari e uova. In tot
su 136 campioni analizzai
sono stati tre campioni
regolamentari, di cui due
getto di denuncia alla
gistratura (nel 1992 le deni
ce erano state cinque).
Insomma, una situazit
abbastanza tranquillizza
che per altro conferma 1’
portanza di questi contro
Il Servizio ha anche pro
güito l’attività formativa
volta agli operatori nelle cine di comunità, che ha
nora toccato un centinaio
addetti con risultati positb
che ci si propone di prò
guire nel 1994.
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ARREDAMENTI PER NEGOZI - BILANCE
REGISTRATORI DI CASSA - AFFETTATRICI
via Ribet, 10 - Lusema S. Giovanni
Tel. e fax (0121) 90.18.24
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VENERDÌ 28 GENNAIO 1994
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Intervista a Jean-Louis Sappè, presidente del Gruppo teatro Angrogna
La pratica teatrale gode di lunga tradizione
ma sa aprirsi ai problemi delKattualità
________ANDREA MELLI_________
Fra le comunità delle Valli, Angrogna vanta
sicuramente una delle più ricche tradizioni nel campo
dell’attività teatrale. Attraverso il racconto delle esperienze personali di Jean-Louis
Sappè, oggi presidente del
Gruppo teatro, abbiamo fatto
un passo indietro negli anni
’60 per scoprire quanti e quali
gruppi si dedicassero al teatro
in quell’epoca ad Angrogna.
«Il periodo che va dal 1960
al 1972, anno di nascita del
Gruppo teatro, va suddiviso
in tre grandi parti; nella prima, dal 1960 al 1967, gli
spettacoli teatrali erano a cura
delle quattro Unioni giovanili
presenti sul territorio; nel
1967 nacque una filodrammatica che raggruppava membri
di tutte le Unioni, che nel
1972 si trasformò in Gruppo
teatro assumendo maggiore
indipendenza rispetto alla comunità d’origine».
- Quando ha iniziato ad
andare all’Unione?
«Come quasi tutti i ragazzi
della mia generazione iniziai
ad andare all’unione a 17 ani,
subito dopo la confermazione. Nel 1959 la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa era ancora
molto limitata, per cui l’Unione rappresentava il clou
della vita comunitaria e aveva
un ruolo fondamentale
nell’educazione al vivere insieme. Inoltre non si trattava
propriamente di un gruppo
Il Gruppo teatro Angrogna nelle riprese di uno sceneggiato
storico
giovanile, in quanto era frequentato da persone di età dai
17 ai 45 anni: fino ai primi
anni ’60 andavo all’Unione
con mio padre».
- Quanti gruppi c'erano ad
Angrogna?
«All’epoca esistevano un
gruppo del Serre, uno dei
Prassuit-Vemet, di cui facevo
parte, uno dei Jourdan e uno
dei Martel. Tutte queste
Unioni preparavano almeno
una recita all’anno, che veniva rappresentata a Natale, al
17 febbraio o a Pasqua. Esisteva una rotazione fra i gruppi per quanto riguarda le date
di rappresentazione; chi ad
esempio un anno recitava al
17 febbraio, sicuramente la
data più ambita, l’anno successivo avrebbe recitato a
Natale o a Pasqua».
- Di quale genere erano le
vostre rappresentazioni?
«Da quando ho iniziato, ho
visto pochi drammi appartenenti alla tradizione valdese: per alcuni anni, il nostro
regista ebbe una certa preferenza per drammi come “Matilde di Tannembourg’’. Nella
mia prima recita facevo la
parte dell’avvocato Censi in
“Con loro’’. Nel 1962 l’Unione dei Prassuit-Vernet subì
un notevole cambiamento
nella composizione del gruppo a causa della perdita dei
suoi componenti più anziani;
questo influì sull’attività teatrale, che iniziò a prendere in
considerazione temi diversi.
Nel 1964 fu messo in scena
«Profonde sono le radici»,
che affrontava il problema
del razzismo negli Stati Uniti.
Per quanto riguarda le altre
Unioni, quella del Serre diede
un certo spazio alle commedie di Edina Ribet Rostain,
mentre quella dei Jourdan fu
animata per alcuni anni dal
pastore Rino Balma e rappresentò un giallo, “Un ispettore
in casa Berling”. Non bisogna
dimenticare che anche la Società sportiva Angrogna organizzava drammi e commedie
per soli uomini: uno di questi
si intitolava «Sabbia del Sud»
ed era un dramma sulla legione straniera scritto con la
consulenza di Giovanni Odin,
che aveva fatto parte della legione straniera».
- Come nacque la filodrammatica ?
«A causa dello spopolamento, i membri complessivi
delle Unioni erano scesi da
80 a 30, per cui si decise di
creare un unico gruppo filodrammatico, dotandolo di
uno statuto: le Unioni conti
nuarono ad esistere pur non
svolgendo più attività teatrale. L’intenzione del nuovo
gruppo era quella di proporre
spettacoli teatrali che servissero da stimolo alla riflessione e al messaggio evangelico. Non si attinse alla tradizione teatrale valdese, ormai
superata sotto molti aspetti,
ma si prese spunto dal patrimonio culturale intemazionale. Il primo lavoro fu “La luna è tramontata’’ di Steinheck; successivamente
rappresentammo “Delitto al
Central Park’’, scritto da un
profugo polacco: con questo
spettacolo siamo usciti dall’ambito parrocchiale andando a rappresentarlo a San
Lazzaro (Pinerolo), mentre
l’anno precedente eravamo
stati a Barge».
- Come si è formato il
Gruppo teatro?
«Il passaggio dalla filodrammatica al Gruppo teatro
non è stato facile ed è avvenuto in seguito a un lento
processo evolutivo, caratterizzato da una sempre maggiore sensibilizzazione per i
fatti politici e culturali di attualità e dall’ingresso nel
Gruppo di alcuni esponenti
non valdesi. Con la nascita
del Grappo abbiamo acquisito una maggiore indipendenza e siamo diventati autonomi
rispetto alla nostra comunità
valdese d’origine, anche se la
sede delle attività è rimasta
ad Angrogna e la maggior
parte dei componenti il Gruppo è valdese».
Intervista all'assessore Gino Camurati I Scompare un'amica delle valli valdesi
Viabilità a Pinerolo
In questi ultimi mesi la viabilità di Pinerolo è stata oggetto di polemiche e di discussioni. La recente decisione di impedire l’accesso diretto, provenendo da Sestriere, all’abitato di Abbadia Alpina e di spostare questo accesso un po’ più in basso lungo via Giustetto ha suscitato
la reazione di alcuni abitanti
della zona e una pronta replica da parte dell’amministrazione; situazione analoga si è
verificata nella zona del centro storico allorché è stato eliminato il transito di fronte al
Duomo.
«Per quel che riguarda la
situazione di Abbadia - afferma Gino Camurati, assessore
ai lavori pubblici — la nostra
decisione di chiudere l’accesso dell’incrocio di Riaglietto è stata presa perché
questo poneva dei grossi problemi di incolumità sia agli
automobilisti che ai pedoni
(in questi ultimi anni oltre
300 incidenti). La chiusura
dell’incrocio impedisce lo
scontro diretto fra chi sale e
chi scende lungo la statale,
mentre la circolazione all’interno di Abbadia non ha subito modifiche. Questo intervento ha poi fatto sì che venisse sollevato anche il problema del pullman di linea
che ora percorre la piccola
circonvallazione di Abbadia
nello scendere del paese, decisione presa in accordo con
lei Sapav, e poi alla fine per
I imposizione dell’ispettorato
<^la Motorizzazione civile.
E vero che sono emerse delle
polemiche a volte anche un
po’ strumentalizzate, oltre
che causate dalla disinformazione sulle reali intenzioni
dell ’amministrazione».
E il centro storico? «Per
quel che riguarda questa zona, si è provveduto alla chiusura di una piccola parte della piazza di fronte al Duomo,
intervenendo anche qui a favore della sicurezza dei pedoni che, come ci era stato
fatto notare da più parti, avevano difficoltà nel percorrere'
questo tratto di piazza. La
contestazione di alcuni commercianti, anche se piccola
in questo caso, è dovuta al
fatto che si è dovuto togliere
il piccolo posteggio dietro il
Duomo».
Quali sono i progetti futuri
per la viabilità? «Abbiamo
già affidato l’incarico di redigere il nuovo piano per il
traffico a due progettisti.
L’istanza che io porrò ai due
progettisti è quella di una
maggiore pedonalizzazione
del centro storico senza penalizzare gli abitanti della
zona. Per la periferia abbiamo fatto tutte le pressioni
perché possa essere completata l’autostrada (cosa che
garantirebbe un approccio
decente alla città) tra Volverá e Riva; abbiamo avuto
promesse dagli organi competenti, speriamo che i campionati del mondo di sci del
’97 diano un’ulteriore spinta
alla realizzazione del progetto che è già stato approvato
dalla Regione e che aspetta il
via del ministero dei Lavori
Pubblici all’Ativa per l’inizio
dei lavori».
Marussìa Ginzburg
Il 1“ gennaio è deceduta, a
97 anni, nella Casa di riposo
ebraica di Torino, Maria
Ginzburg, per gli amici Marussia, un’amica delle nostre
Valli e del nostro mondo.
Era nata a Odessa il 3 agosto 1896. Nei suoi ricordi
d’infanzia c’era la prima Rivoluzione russa del 1905, al
tempo della corazzata Potémkin. Passò poi la gioventù
fra questa città e Pietroburgo,
dove partecipò studentessa
nel Partito socialista rivoluzionario alla Rivoluzione del
1917. Fondò l’Ufficio del lavoro per quelli che tornavano
dall’emigrazione, dalle prigioni dello zar e dai lavori
forzati in Siberia nell’ambito
della «Croce rossa politica»,
qualcosa che corrispondeva al
Soccorso rosso. Nel 1919
venne in esilio in Italia, dove
già stava per motivi di salute
il fratello Leone, minore di
13 anni, con cui partecipò
all’antifascismo di Giustizia e
Libertà. Nel 1940 fu mandata
con la madre al confino a Orsogna in Abruzzo con il meridionalista Tommaso Fiore.
Il 5 febbraio 1944 il fratello, esponente del Partito
d’Azione, fu ucciso a Roma e
lei continuò nello stesso partito e più tardi, dopo la guerra, in Unità popolare. Dopo la
Liberazione, al Foyer delrUedg di Roma conobbe Frida Malan e venne d’estate
prima a Villar poi a Villa Elisa a Torre Pellice dove finì
con lo stare in quasi permanenza. Ebbe così un forte rapporto con la vai Pellice.
Membro della comunità isra
elitica, credente in Dio, si
iscrisse anche, a Torino,
all’Unione cristiana delle
giovani.
Laureatasi in legge a Torino, lavorò come traduttrice
presso la Camera di commercio e come insegnante di diritto e russo, che insegnò anche alla Facoltà di Scienze
politiche. Continuò a dare lezioni private, anche gratuitamente, fino a pochi anni fa.
Alle Valli ha portato il contributo di cultura e di impegno che era nella tradizione
della sua famiglia. Il fratello
Nicola, emigrato negli Stati
Uniti, aveva sposato una pronipote di Isacco Artom, segretario di Cavour e primo
deputato ebreo. Sua cognata
era Natalia Ginzburg. I nipoti
Carlo, Andrea e Ellen sono
professori rispettivamente di
storia, economia e storia
americana. Negli ultimi tempi usciva poco; lucida e con
molti interessi riviveva chiaramente la prima gioventù e
la lingua della sua amata
grande Russia.
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Marussìa Ginzburg
La fine della De nel Pinerolese
Un futuro popolare
0 neocentrista?
PIERVALDO ROSTAN
Come giunge nel Pinerolese la spaccatura nella
vecchia De che propone un
partito popolare con Martinazzoli e Rosy Bindi e un
centro democratico con Clemente Mastella, Casini e Ombretta Fumagalli? Fra gli amministratori il più deluso della spaccatura nel mondo cattolico sembra il sindaco di
Perosa Argentina, Renzo Furlan: «E un vero peccato, anche se ritengo ci sia ancora
spazio per una unità sulla base della comune ideologia.
Dovendo scegliere comunque
preferisco Martinazzoli che si
sta impegnando per ricostruire l’identità cristiana del partito duramente messa in crisi
da Tangentopoli. Fare politica non vuol dire necessariamente gestire il potere, anzi è
anche possibile essere all’opposizione senza particolari traumi.
È molto probabile che la sinistra vinca le elezioni -continua Furlan -; in questo caso
dovrà finalmente governare il
paese in modo chiaro. I cristiano sociali rischiano di diventare un semplice supporto
del Pds, tuttavia se in zona
fosse candidato per il polo
progressista un loro rappresentante lo voterei, come penso anche altri ex De».
Decisamente più schierato
a destra il sindaco di Pinerolo, Livio Trombotto, che parla di «necessità di trovare alleanze al centro, sia con Se
gni che con Bossi o Berlusconi, in modo da creare due poli: uno di sinistra e uno di
centro. Naturalmente con
Martinazzoli dovremo dialogare, ma io preferisco Mastella». Più interlocutoria la
posizione di Livio Bruera,
assessore a Luserna: «Non
abbiamo ancora affrontato la
questione come gruppo locale, anche se da conversazioni
informali mi sembra siano
presenti fra noi i due orientamenti; personalmente mi
sembra più corretta la posizione di Martinazzoli e vedo
con molta difficoltà delle alleanze con la Lega Nord o
con lo stesso Berlusconi di
cui pure condivido alcune
idee».
Un certo disorientamento si
nota anche incontrando i fedeli all’uscita dalla messa; a
parte i giovani che già da
tempo hanno abbandonato la
De per orientarsi su altre formazioni come la Rete, in
molti domina l’incertezza sulle prospettive e si denota una
certa «ignoranza politica».
Fra i meno giovani anche una
forte dose di disincanto:
«Non ci si capisce più niente
- dice più di una persona hanno rubato tutti...». Pochi
in verità conoscono le differenze programmatiche fra i
due schieramenti, per così dire cattolici: «Casini e Berlusconi sono dei “rampanti”,
meglio Martinazzoli che mi
sembra coerente, posato e serio». Saranno le prossime settimane a decidere.
Secondo incontro ecumenico a Perosa
L'etica del lavoro
Il lavoro umano è al tempo
stesso destinato a esprimere
l’amore per Dio e quello per
il prossimo. Infatti Dio ha
creato l’uomo a sua immagine anche sotto questo aspetto;
«Il Padre mio opera fin da ora
e anch’io opero» (Giov. 5,
17), dice Gesù. Un uomo che
non lavora tradisce T immagine di Dio e non segue le orme
di Gesù che ha lavorato anche
come artigiano, che ha parlato nel linguaggio del lavoro
quotidiano nelle parabole e
ha scelto i suoi discepoli tra i
lavoratori. In questo modo ha
valorizzato quel lavoro manuale che invece la cultura
greca disprezzava come
espressione di mancanza di
libertà.
Nei confronti del prossimo
è chiaro che il lavoro esprime
amore solo se è fatto per l’uomo e non «l’uomo per il lavoro». In questo senso va ricercata la lealtà di rapporti
neH’ambiente di lavoro; il
prodotto deve essere destinato alla vita e non alla morte,
non solo dell’uomo ma anche
dell’ambiente che lo ospita, e
deve essere costruito con cura
perché chi lo userà possa farlo con la fiducia di non essere
stato ingannato. Naturalmente
tutto questo avviene solo, per
ora, nel progetto della fede
mentre la tragica realtà è ben
diversa.
Queste le linee con cui don
Matteo Lepori e il pastore
Bruno Rostagno hanno introdotto il secondo incontro ecumenico sul tema del lavoro, a
Perosa Argentina giovedì 20
gennaio. Il dibattito è stato
ricco e vivace; alcuni interventi hanno posto il problema
della competitività, che oggi
sembra il vangelo risolutivo
della crisi dell’occupazione
ma che può nascondere una
visione molto poco solidale; è
stato messo in evidenza che il
clima della fabbrica è generalmente ispirato al carrierismo senza scrupoli e che le
chiese non riescono a incidere per contrastarlo; d’altra
parte è necessario anche che
ogni lavoro sia svolto con
competenza e che quindi chi
ha i doni per un posto di responsabilità non possa sottrarvisi a scapito della collettività, anche se nei fatti responsabilità può significare
carriera. Una suora che «lavora 24 ore su 24», sia pure
per formare delle capacità di
lavoro in altri, come è stato
detto scherzosamente dal moderatore del dibattito, ha messo in guardia contro una mentalità accaparratrice del lavoro che non è diversa da quella
che mira ai beni.
Una serata riuscita, sia per
il modo con cui è stato affrontato l’argomento sia per il
clima ecumenico che si va instaurando grazie al moltiplicarsi degli incontri tra cattolici e valdesi.
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su L'Eco delle valli valdesi;
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12
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli Aàldesi
VENERDÌ 28 GENNAIO 1994
mm
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d'argilla
VALERIA FUSETTI
Questa settimana voglio
darvi alcune indicazioni per l’uso ottimale del
pollo. Per alcuni saranno
superflue, ma forse ad altri
potranno risultare utili. Personalmente, per ragioni di
economia domestica (che
comprende, oltre al risparmio di denaro, anche quello
di tempo) dedico un giorno
ogni tre settimane alla spesa
generale e nel reparto carni
scelgo sempre i polli interi
più grossi. In questo modo
si riduce lo scarto. A casa li
disfo, mettendo da parte i
petti, i galloni e le carcasse.
Con le carcasse ottengo un
ottimo brodo ipocalorico,
che poi suddivido in alcuni
contenitori e conservo in
congelatore.
Brodo ipocalorico
Per il brodo procedo così:
in una capace pentola metto
due o tre carcasse, a cui ho
levato non solo il petto e i
galloni ma anche più pelle
possibile. A queste aggiungo 2 tazze di carote tritate, 2
tazze di cipolle tritate e 2 o
3 gambi di sedano tagliati a
pezzi lunghi due dita. Copro
il tutto con acqua, aggiungo
sale a piacere e faccio cuocere per 40 minuti, dopo
aver portato a bollore. Filtrato il brodo, recupero le
verdure, che tengo a parte.
Metto in frigo per qualche
ora e poi lo sgrasso accuratamente. A questo punto è
pronto per i contenitori da
mettere in congelatore. È
molto pratico, sia per i risotti che per le minestre veloci.
Con le verdure cotte che ho
tenuto da parte faccio una
buona crema di verdure, aggiungendo alcuni mestoli
del mio brodo ipocalorico e
facendo frullare il tutto nel
multipratic. Aggiungendo
un battuto di prezzemolo,
due o tre fette di pane vecchio passate al forno e una
leggera spolverata di parmigiano avrete un buonissimo
e nutriente primo piatto.
Dopo questo piatto leggero
vi potrete concedere un se
condo a base di petti di pollo impanati, ma secondo la
mia ricetta che non prevede
fritture.
Petti di pollo
Mettete in un piatto fondo
due cucchiai di latte magro,
in cui intingerete i filetti di
pollo. A parte mescolate alcune cucchiaiate di pangrattato (uno ogni due filetti)
con 1 o 2 cucchiaini di aromi per pollo, 1 cucchiaino
di prezzemolo fresco tritato
e sale e pepe a piacere. Dopo aver ben bagnato i filetti
nel latte magro passateli nel
composto di pane e aromi.
Spennellate una teglia antiaderente con pochissimo olio
e fate cuocere i vostri filetti
di pollo, prima da una parte
(circa 3 o 4 minuti), e poi
dall’altra. Se desiderate aggiungere un contorno, vi
consiglio un piatto di finocchio crudo tagliato a fettine
sottili, quasi in julienne. È
un sapore fresco che ben di
adatta al leggero aroma piccante dei filetti di pollo impanati.
27 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 20 è convocata
1 assemblea dei soci della Pro Loco: l’odg prevede relazione morale e
finanziaria, bilancio 1994, il rinnovo del consiglio d’amministrazione.
27 gennaio, giovedì — PRAROSTINO: Alle 21 è convocato in
Comune il Consiglio comunale, con all’ordine del giorno: la variante
al prg e la presa d’atto delle modifiche approvate; la convenzione con
l’associazione dei genitori Prageme per la gestione del servizio mensa
scolastica nelle scuole elementari e materna del Rocco; copertura del
museo vitivinicolo, approvazione del piano finanzialo per una spesa
presunta di 50 milioni; adesione al servizio bibliotecario territoriale di
Pinerolo; programma delle opere pubbliche predisposto dal Consiglio.
27 gennaio, giovedì — PINEROLO: Alle 20,45, presso il Centro
sociale san Lazzaro, si tiene una conferenza-dibattito organizzata dal
Pds sul tema politica culturale, scolastica e giovanile nel Pinerolese: contributo per la definizione di un programma delle forze progressiste con Alberto Barbero, assessore alla Cultura del Comune di
Pinerolo, Giovanni Borgarello, animatore culturale, Gianni Cosano,
universitario. Chiara Acciarini, capogruppo Pds al Comune di Torino.
27 gennaio, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30, presso il
salone della Scuola mauriziana di via al Forte 2, l’Unitre propone il
concerto della pianista Elena Ferinando, che suonerà musiche di Scarlatti, Goitre, Debussy.
28 gennaio, venerdì — PRALI: Alle 20,45 si riunisce il Consiglio
comunale; all’ordine del giorno la nomina di un nuovo assessore, il
piano regolatore e il programma pluriennale di attuazione.
3 febbraio, martedì — TORRE PELLICE: Alle 17, presso la sala
Paschetto del Centro culturale valdese di via Beckwilh 3, il gruppo
Italia 90 Val Pellice inaugura la mostra Artisti per Amnesty.
4 febbraio, mercoledì — TORRE PELLICE: Alle 20,30, presso il
Centro d incontro di via Repubblica, ha luogo la riunione mensile del
gruppo Diapsigra, familiari di persone con disagio psichico.
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Nelle
Chiese
Valdesi
TORRE PELLICE — Domenica 30 gennaio, alle 15,30
presso la chiesa dei Fratelli in
corso Gramsci 22, si tiene un
incontro di preghiera tra le
chiese evangeliche di Torre
Pellice sul tema Liberi per
servire: la riflessione partirà
dal testo della lettera ai Galati
5, 13-15.
PINEROLO — Sabato 5
febbraio, alle ore 17 nei locali
della chiesa valdese di via dei
Mille, proseguono gli incontri
teologici «Giovanni Miegge»;
argomento dell'incontro il capitolo X del terzo libro
dell’«Istituzione cristiana» di
Giovanni Calvino.
POMARETTO — L assemblea di chiesa è convocata per domenica 6 febbraio, alle ore 10 nei locali del teatro,
con il seguente odg: nomina di
un anziano per la zona di Fleccia in sostituzione di Daniela
Ribet che ha terminato il suo
mandato; situazione finanziaria, varie ed eventuali.
CALCIO — Il Pinerolo sale al terzo posto nel campionato nazionale dilettanti grazie alla prima vittoria esterna; l’ha ottenuta a Bra, contro 1 ultima in classifica, capace per altro domenica scorsa di mettere
sotto il Rapallo. Dopo un primo tempo con buone occasioni su entrambi i fronti, poco dopo la ripresa del gioco è arrivato il gol di testa
di Ceddia su corner e per i pinerolesi si è aperta la possibilità del gioco di rimessa. Possibilità che si è puntualmente concretizzata al 65’
grazie a Labrozzo, al suo ottavo centro stagionale. Nel finale ancora
alcune occasioni per i locali, ma anche i biancoblù hanno sfiorato la
terza rete in un paio di occasioni. Con questo successo i ragazzi di Cavallo sono dunque soli al terzo posto, un risultato insperato per una
squadra che aveva puntato tutto sui giovani. Domenica prossima al
Barbieri arriverà il Pietrasanta, una delle tre formazioni capaci di superare nel girone d’andata il Pinerolo.
VOLLEY — Giornata positiva per le due formazioni di Pinerolo
nei campionati di B1 ; nel girone maschile l’Olympus ha superato nettamente l’Omb di Alba per 3 a 0 (15 - 6; 15 - 7; 15 - 7). Al comando
resta il Lecce Pen uscito vincitore per 3 a 2 dalla difficile trasferta di
Portomaggiore. Per le ragazze quinto successo consecutivo grazie alla
vittoria ottenuta a Cuneo con il Bieffe per 3 a 1 che aveva chiuso a suo
favore il primo set. Con questo risultato le pinerolesi salgono al terzo
posto in classifica a due punti dalla vetta. In CI invece è andata male
alle ragazze dell’Antares che in trasferta contro la capolista Gifra Vigevano, hanno subito una sconfitta per 3 a 1. Nel campionato provinciale di prima divisione femminile il 3S Nova Siria è stato superato per
3 a 0 dall’Agos Torino. Torneo amatoriale maschile «Storello» Riccio Bricherasio-3S Luserna 2 a 3 II meridiano-Svet 3 a 1 In classifica il
Meridiano prosegue la sua marcia con due puti di vantaggio sul 3S;
dietro, nell’ordine, Svet, Pinerolo, Bricherasio, Chisola volley, Volley
La Torre. Torneo amatoriale femminile «Baudrino» Pablo Neruda
B-Villafranca 2 a 3 3S Nova Siria-Volley Barge A 3 a 2 Volley Barge
B-Maxisconto Cavour 0 a 3 Maxisconto Cavour-Porte 3 a 0 In classifica resta al comando il Cavour con 16 punti davanti al Villafranca, 3S,
Cercenasco, P. Neruda B, Pablo Neruda A, Porte, Barbe A, Barge B.
PALLAMANO — Nel campionato juniores maschile la giovane
formazione del 3S Graphicart Luserna ha disputato una vibrante partita con il Città Giardino mantenendo sempre il punteggio in equilibrio.
Nel finale il break decisivo per gli ospiti usciti vincitori per 30 a 28;
ancora una volta si è ben distinto il portiere Andrea Pons. Nel campionato di serie C femminile prosegue la serie delle difficile trasferte per
il 3S Luserna; a Settimo, contro avversarie decisamente di altra levatura ed esperienza, la sconfitta è stata netta (35 a 8) pur registrando significativi progressi in diverse atlete valligiane; del resto l’importante
in questi casi è proprio fare esperienza. Nel trofeo torinese di mini
handball il 3S Graphicart è stato superato per 12 a 11 dai giovani
dell Exes Rivalta in un incontro che comunque è stato assai equilibrato e avvincente.
B.OCCE — Cambio della guardia al comando della serie Al;
nell incontro di vertice la Chiavarese ha superato nel confronto diretto
1 ex capolista Tubosider per 11 a 5. A cinque turni dalla fine qualche
speranza resta anche per i pinerolesi del Veloce che, vincendo per 12 a
4 sul Bra, sono terzi a sette punti dalla capolista. Male invece il Valpellice, ormai da tempo a digiuno di vittorie, battuta dal Brb Favria
per 11 a 5 e sempre penultima. Sabato prossimo a Torre Pellice si giocherà il derby fra le formazioni pinerolesi.
TENNIS TAVOLO — Vince facilmente la formazione D3 della
Valpellice con il San Mauro (5 a 1) grazie ai punti di Rossetti, Belloni
e Enrico Gay. Con lo stesso punteggio è stata sconfitta la squadra di
DI a Ciriè; hanno giocato Giuliano Ghiri, Piras e Battaglia. Nella serie
C la Valpellice ha ottenuto un successo per 5 a 3 con l'Obac Chivasso
dopo tre ore e mezzo di gioco; molto positiva la prestazione di Malano, autore di tre punti. Successo anche per la D femminile che ha superato l’Auxilium Bra per 5 a 0. Prossime partite sabato 29 a Torre
Pellice dalle 14,30 per la DI e la D3 rispettivamente contro il Fiat e il
Moncalieri; la C sarà invece a Torino con il Crdc e la squadra femminile affronterà il Verzuolo.
SCI — Mentre a Frali la stagione dello sci prosegue regolarmente
sui 25 km di piste battute e con l’anello di fondo in ottime condizioni,
si è disputato a Castello di Fiemme il trofeo Topolino di sci di fondo.
Interessanti alcuni risultati ottenuti dai giovani atleti pinerolesi. Nella
categoria ragazze Susi Pascal di Frali è giunta quarta, seconda delle
italiane e nelle prime dieci si sono classificate anche Serena Peyrot,
ancora di Frali, 8“ e Stefania Ghiri, 9", del Passet. Nella categoria baby
femminile, Ketty Pascal, classe 1986, di Frali, è giunta 9“. Fra gli allievi il migliore pinerolese è stato Daniele Breuza, di Frali, 24”. Nella
categoria allieve, dietro una foltissima schiera di atlete dell’Est europeo, la prima delle valligiane è stata Francesca Albarello, del Passet
Pragelato. Buonissimo terzo posto di Daniele Genre su un lotto di 60
atleti nella categoria ragazzi; il ragazzo che scia per i colori dello S.C.
Frali è arrivato a 6” dal vincitore e a tre dal secondo classificato.
)ERVIZI
USSL42
CHtSONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva: .
Ospedale valdese, Pomaretto, |
tei. 81154. i
tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 30 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa; tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
lENEF
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 30 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
TORRE PELLICE: Il cinema
Trento propone per sab. 29 gen- 4
naio alle 20 e 22,10, dom. 30 alle
16, 18, 20 e 22,10 e lun.ì 31 alle
21,15, Alladin.
BARGE; Il cinema Comunale
propone per ven. 28 La lunga strada verso casa; sab. 29 Misterioso
omicidio a Manhattan; dom. 30,
lun. 31, mar. 1° febbraio, mer. 2 e
gio. 3, Fantozzi in paradiso. Feriali ore 21, dom ap. ore 15.
PINEROLO: La Multisala Italia propone nel cinema «2cento»
da gio. 27 gennaio a mer. 2 febbraio Film Blu; feriali 20.15 e
22,20, sab. 20,15 e 22,30, dom.
ap. 14,20. Nel «5cento» gio. 27
gennaio I racconti della camera
rossa alle 20,20 e alle 22,20; da l]
ven. 28 a mer. 3 febbraio L’ombra
del lupo; feriali 20.10 e 22,20,
sab. 20,10, dom. ap. ore 15.
oir
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ita? Et
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lia resu
Ifida so!
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Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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' ome avviene rincontro
con una persona che dojo essere morta è ritornata in
jita? Evidentemente non selondo le modalità che carat;rizzano i normali incontri,
•erché l’idea che una persona
lia resuscitata dai morti non
fida soltanto la nostra raziolalità, supera la nostra stessa
[sperienza.
Nessuna persona nel pieno
»ossesso delle proprie facoltà
juò pensare di ricercare, o
'lifreparare un incontro con
ualcuno che sia morto: al
lassimo, in un momento di
[bbandono all’emotività, si
luò sperare in tale incontro,
luesto vale anche per l’injontro con Gesù Cristo resuIcitato.
Né si deve pensare che
|uando i primi cristiani afferlavano che Dio aveva resuIcitato Gesù dai morti facesero un’affermazione più fa
entusiasmo ma anche dibattito tra coloro che ne sono stati
protagonisti.
Un episodio insolito
Nel testo che abbiamo
scelto come esempio vediamo un gruppo di ex discepoli apparentemente ritornati
alle proprie attività precedenti rincontro con Gesù come
se nulla fosse accaduto: hanno lasciato Gemsalemme per
tornare in Galilea, la loro terra, e sono tornati alla loro occupazione di pescatori. In
realtà, guardando il testo più
da vicino, si nota che qualche
traccia gli eventi recenti
l’hanno lasciata: le sette persone che vediamo riunite in
riva al lago di Tiberiade non
si sono incontrate per caso
ma costituiscono una parte
del gruppo formatosi intorno
a Gesù (in particolare, se Natanaele viene da Cana, non è
Dopo queste cose, Gesù si fece vedere di nuovo dai
discepoli presso il mar di Tiberiade; e si fece vedere in
mesta maniera. Simon Pietro, Tommaso detto Didimo,
^atanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due
Uri dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro dise loro: Io vado a pescare. Essi gli dissero: Veniamo an|/ie noi con te. Uscirono e salirono sulla barca; e quella
lotte non presero nulla. Quando già era mattina, Gesù
p presentò sulla riva; i discepoli però non si accorsero
me era Gesù. Allora Gesù disse loro: Figlioli, avete del
^esce? Essi gli risposero: No. Ed egli disse loro: Gettate
rete dal lato destro della barca e ne troverete. Essi
lunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il
rara numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amala disse a Pietro: È il Signore! Simon Pietro, udito che
\ra il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si
ettò in mare. Ma gli altri discepoli vennero con la bar•a, perché non erano molto distanti da terra (circa dueento cubiti), trascinando la rete coi pesci. Appena furato smontati a terra, videro qui della brace e del pesce
riessavi su, e del pane. Gesù disse loro: Portate qua dei
tesci che avete preso ora. Simon Pietro allora sali sulla
mrca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatre
’rossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si
trappò. Gesù disse loro: Venite a far colazione. E nesuno dei discepoli osava chiedergli: Chi sei? sapendo
'he era il Signore. Gesù venne, prese il pane e lo diede
oro; similmente il pesce. Questa era già la terza volta
'he Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo esser
isuscitato dai morti»
(Giovanni 21, 1-14)
àie da credere data la mentaità del tempo, giacché la reurrezione di Gesù implicava
a venuta della fine del mon
10 e l’inizio della resurrezione generale dei morti, di cui
jesù sarebbe stato appunto
‘Primizia» (1 Cor. 15, 20).
L'incontro con il Risorto
A llora come oggi, nessu^ no ha mai potuto affernare di essersi recato a un
'Ppuntamento con il Risorto,
11 averlo cercato fino ad
iverlo trovato, né di aver
ivuto con lui un incontro
oddisfacente o esauriente.
Le testimonianze che la
frittura ci tramanda sono
oncordi nell’affermare che
ineontro col Risorto avviene
n modo imprevisto, sia nei
sntpi sia nei modi, suscita
Orti emozioni ma confonde
a mente, non lascia indiffeonti ma neanche si può dire
-he lasci soddisfatti, suscita
di casa in riva al lago e quello
del pescatore non è il suo mestiere); e come dimenticare il
fatto che la Galilea non è soltanto la patria dei discepoli
ma anche il luogo di una sorta di appuntamento dato loro
da Gesù al momento di dir loro addio (Marco 14, 28; cfr.
Marco 16, 7)?
Gli ex discepoli stanno
dunque vivendo la loro vita
di ogni giorno come se non
fosse accaduto qualcosa che
l’ha stravolta. Nel mezzo di
questa situazione apparentemente quotidiana, accade
qualcosa di particolare: dopo
una notte di pesca infruttuosa, essi si lasciano convincere
da uno sconosciuto a gettare
nuovamente le reti ed ottengono un risultato straordinario. Un episodio insolito, che
potrebbe essere interpretato
in molti modi ma che ricorda
loro una situazione già vissuta quando il maestro era an- I
cora con loro (cfr. Luca 5, 411). Ed ecco che nella mente
di uno di loro, «il discepolo
che Gesù amava», balena
un’intuizione: è lui! Questo
sconosciuto sulla spiaggia è il
Signore!
Notiamo che il discepolo
non lo chiama Gesù (a differenza del narratore), gli è
chiaro che non si tratta semplicemente del suo maestro
ritornato in vita (del resto se
così fosse l’avrebbero riconosciuto subito), non sa come
chiamarlo, e in effetti non lo
chiama affatto ma si rivolge a
Pietro ed esprime semplicemente con questo titolo, il Signore, la sua consapevolezza
di trovarsi in presenza di
qualcuno che è il maestro di
Nazaret, ma non è soltanto il
maestro di Nazaret. Tuttavia
chi ha avuto l’intuizione, e ha
osato esprimerla ad alta voce,
non si spinge oltre, non si lascia mettere in movimento
dalla presenza che ha saputo
riconoscere.
L'atteggiamento
degli ex discepoli
Chi si muove è invece
Pietro, che è l’unico ad
interagire attivamente con lo
sconosciuto apparso sulla riva, anche se le sue azioni non
hanno alcuno scopo pratico:
prima si getta in acqua, verosimilmente per l’ansia di andare incontro all’uomo sulla
spiaggia di cui il discepolo
amato gli ha rivelato l’identità, ma giunto a riva non gli
corre incontro per abbracciarlo, non gli dice nemmeno una
parola, sembra che il suo entusiasmo sia già sbollito; poco
dopo raccoglie la sua richiesta
di portare a riva la rete con i
pesci, benché vi siano già altri
pesci sulla brace, che infatti
vengono distribuiti per colazione, mentre i pesci nella rete vengono del tutto ignorati.
Gli altri cinque ex discepoli
restano invece del tutto passivi, ma non per questo non si
rendono conto dell’eccezionaiità dell’incontro a cui stanno
partecipando e, come i primi
due, non possono fare a meno
di collegare la strana colazione che si accingono a consumare all’ultima cena che avevano mangiato con Gesù prima che fosse crocifisso.
Una possibilità che è data
anche a noi
Allora come oggi, dicevamo. Le differenze tra la
situazione degli ex discepoli
e la nostra sono evidenti: noi
non abbiamo conosciuto personalmente Gesù di Nazaret,
né siamo stati coinvolti direttamente dalla sua morte sulla
croce. Tuttavia, come abbiamo visto negli articoli precedenti, Gesù di Nazaret, e lui
crocifisso, non è per noi un
personaggio sconosciuto e
dunque la possibilità di riconoscerlo quando lo incontriamo è data anche a noi.
Anche a noi può succedere
che nel mezzo degli eventi
della nostra vita accada un
fatto che ci colpisce, che ci
pare straordinario e che ci fa
venire in mente Gesù di Nazaret, con il quale abbiamo
un faticoso e appassionante
confronto in corso. E anche
noi possiamo essere colti dalla domanda: che sia presente?
Ci è difficile comprendere in
che modo potrebbe essere
presente, e certamente non lo
possiamo identificare con
nessuna delle persone che sono intorno a noi, eppure non
riusciamo a sottrarci al pensiero che quel maestro che ha
la capacità di cambiare la vita
delle persone che incontra,
anche quando l’incontro avviene in modo mediato dai testi e dalla testimonianza di altri, potrebbe essere realmente, personalmente presente
nella nostra vita, e non soltanto in forma mediata.
Dall'impotenza di Dio
al Risorto
Questa domanda può tradursi, come accadde al
discepolo che Gesù amava, in
momentanea certezza o, come Pietro, possiamo sentirci
trascinare in una serie di
azioni di cui non ci chiediamo il significato logico, oppure possiamo restare passivi
e silenti, come gli altri cinque
ex diseepoli, ma in ogni caso
la domanda risuona nella nostra mente: che Gesù sia tra
di noi?
Ma può accadere di più.
Mentre ci poniamo queste domande può accadere qualcosa
che ci rimanda all’incontro
con il Crocifisso, la cui debolezza e solitudine tante volte
ci ha colpiti nel profondo.
Può accadere allora che veniamo presi dalla sensazione
che quell’uomo sconfitto e
abbandonato, che ha incarnato l’impotenza di Dio, sia
presente nella situazione che
stiamo vivendo. Ora, se noi
sentiamo la presenza di colui
che è morto sulla croce, significa che è egli vivo, che
dopo la sconfitta è accaduto
qualcosa, che l’impotenza di
Dio ha prodotto dei frutti:
siamo in presenza del Risorto. O meglio, siamo in presenza di Gesù di Nazaret, che
è stato crocifisso e poi è stato
resuscitato.
Gesù di Nazaret è con noi,
lo spazio e il tempo che ci separano da lui non sono più di
impedimento a un incontro
diretto; il Crocifisso è risorto
e la sua morte, con tutto ciò
che significa, non è più l’ulti
ma parola, il rapporto può
continuare. È difficile immaginare una situazione più
esaltante di questa, è difficile
credere che possa accadere
veramente, è difficile pensare
di sopportare l’intensità di tale situazione. E infatti ci sentiamo confusi, non sappiamo
se crederci, e il tutto non dura
che un istante. Non c’è il
tempo perché il maestro di
Nazaret ci tenga un discorso
dei suoi, non c’è modo per
mostrare al Crocifisso la no^
stra partecipazione alla sua
angoscia: prima che siamo in
grado di renderci conto di cosa sta accadendo è già tutto
finito.
Dal Risorto
a Gesù di Nazaret
Se rincontro con Gesù di
Nazaret prende la forma
di una lunga ricerca e quello con il Crocifisso di una
profonda crisi, rincontro con
il Risorto avviene come un
lampo accecante, un attimo
incredibile di esaltazione al
limite tra sogno ed esperienza
eosciente. Ma questo lampo
illumina, per un istante, tutta
la nostra vita.
E ci permette, anzi ci richiede, di ritornare sui passi
già compiuti molte volte, di
ritornare a confrontarci con il
maestro di Nazaret cercando
in lui colui che morirà sulla
croce e sarà resuscitato, come
gli stessi Vangeli ci insegnano a fare. Anzi, il discorso
può essere allargato e possiamo partire alla ricerca di altre
forme in cui comprendere
Gesù Cristo, per esempio vedendo in lui l’incarnazione di
Dio, come ci insegna il Vangelo di Giovanni, o colui che
deve ritornare, come annuncia l’Apocalisse.
La riflessione sulla persona
di Gesù Cristo non giunge
mai a una concliTsione, accompagna la nostra vita di
credenti e ci permette di essere consapevoli di questa relazione che in modi così diversificati e difficili da rinchiudere in uno schema logico (e
anche teologico o cristologico) dà senso alla nostra esistenza.
Preghiera
Signore,
grazie perché quando mi ero perso dentro me stesso ho
incontrato altri uomini e donne che hanno riempito la mia
vita.
Grazie perché quando l’amica aveva bisogno di parlarmi
io ho saputo ascoltare ed esserle vicino.
Grazie perché quando il forestiero mi è passato davanti
ho riconosciuto in lui il mio prossimo e gli sono andato incontro.
Grazie perché quando mi ero smarrito nell’analisi delle
Scritture d un tratto esse hanno cominciato a parlare.
Grazie perché quando, diversi tra noi, senza parlare la
stessa lingua, senza avere a cuore gli stessi problemi, ci
siamo riuniti nel tuo nome siamo diventati sorelle e fratelli.
Grazie perché quando, con i nostri dubbi e le nostre incertezze, abbiamo balbettato qualche parola che parlava di
te ci sono persone che hanno ricevuto il messaggio e si sono unite alla nostra ricerca.
Grazie perché, in questi e in molti altri momenti, la tua
presenza ha permesso alle persone di incontrarsi, all’amore di vivere^ alla nostra vita di acquistare un sènso.
Signore, grazie perché sei vivo, perché ci ami, perché ci
permetti di affrontare la vita con speranza.
Amen
14
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 28 GENNAIO
PENE!
Il Qual des Orfèvres, dove ha sede la polizia parigina
La prima inchiesta di Maigret
Era il 1931 quando usciva dalla penna di Georges Simenon il
priino romanzo che vedeva come protagonista il commissario
Maigret. Da quel primo volume* comincia ora Adelphi a ripubblic^e le inchieste del celebre investigatore.
Alcuni tratti appaiono già chiari, benché lo stile sia più spezzato, più nervoso, più tendente all’azione e al clima duro, in
certe pagine crudo, della narrativa poliziesca americana (quella
detta hard boiled): la vicenda è abbastanza intricata, prevede i
travestimenti di un capogang di provenienza lèttone (il Pieri a
cui fa riferimento il titolo), la compromissione di insospettabili
finanzieri in un grande albergo degli Champs-Elysées e i poveracci che stazionano nelle pensioncine da poco prezzo in prossimità del quartiere ebraico all’interno del Marais.
Chi ha visto nella vita di Siriienon una certa propensione alle
idee di destra (e qualcuno ha parlato anche di antisemitismo)
troverà in quelle pagine un certo disprezzo nel ritrarre sbandati
e delinquenmcoli di provenienza straniera: non dovrebbe essere sufficiente per dar credito a quella tesi; le indagini successive, e soprattutto i romanzi «senza Maigret» testimoniano di
uno scrittore sottovalutato, confinato nella letteratura d’evasione e di genere, e che invece era capace di approfondire i caratteri, ritrarre situazioni profondamente umane, capire le angosce dell’uomo del suo tempo, lo spaesamento, la perdita delle
illusioni. Tutto questo si ritrova probabilmente più nei Maigret
successivi che non in questo primo volume; si trovano già tutte,
invece, le caratterizzazioni del personaggio; il disincanto, la
bonarietà alternata ai toni burberi, la golosità. E fra tutte queste
caratteristiche non si può fare a meno di immaginare il commissario sotto le spoglie di Gino Cervi.
(*) Georges Simenon: Pieri il lettone. Milano, Adelphi, 1993 pp
163, £10.000.
Pinerolo, città santa?
La collezione «Que sais-je», edita dalle «Presses Universitaires de France», è una collezione di brevi trattati relativi ai più
vari soggetti dello scibile umano; dalla scienza pura o applicata
all’economia, la giurisprudenza, la storia, la filosofia, la religione. La collezione, iniziata parecchi anni fa, ha ora raggiunto
quasi i 3.000 titoli. In genere, almeno a quanto mi consta, questi libri sono scritti da specialisti altamente qualificati, quasi
tutti docenti universitari.
Per questa ragione mi sono stupito di leggere, nel volume
«L Inquisition», di Guy e Jean Testas (n. 1.237 di questa serie,
1° edizione 1966, e ora alla 5° edizione nel 1990), alla pag. 49,
il passo seguente: «I valdesi: fra tutte le eresie contro le quali la
Chiesa dovette lottare, furono la più tenace. Essi furono condannati nel 1184 dalla bolla Ad abolendam del papa Luciano
III e nel 1215 il IV Concilio Laterano confermava tale decisione. Perseguitati nel XIII secolo, vennero spesso confusi con i
catari in Provenza e in Linguadoca. Per sfuggire alle persecuzioni che erano iniziate sotto Innocenzo III, i valdesi andarono
in esilio in varie direzioni, giacché raggiunsero anche il litorale
del Baltico, si stabilirono in gran numero nelle vallate alpine e
fecero di Pinerolo, in Piemonte, la loro città santa» (il corsivo
è mio). Da qui si apprende che in Italia le città sacre sono due:
Roma per i cattolici e Pinerolo per i valdesi! (o.c.).
Protestanti, perché?
In una serie di incontri organizzati a Padova dall’Associazione dell Università della Terza età e del tempo libero, venerdì
10 dicembre il prof. Paolo Angeleri, della locale Chiesa metodista, ha tenuto una relazione in un liceo cittadino sul tema
«Chi sono i protestanti e perché?».
Come ai tempi dei primi riformatori europei i protestanti di
oggi, ha detto Angeleri, rivendicano la loro libertà di coscienza
davanti a quanto attestato dagli scritti biblici. Se nel cattolicesimo 1 importanza del Libro è affiancata dalla tradizione della
chiesa e dal Magistero romano, per i protestanti la Bibbia è
l’unico «regolamento» accettato. Centrale in Lutero è stata la
scoperta della possibilità da parte del singolo di comunicare
con 1 Eterno: in Cristo tutti accedono a Dio in prima persona.
Chi sono allora i protestanti oggi? Esiste, per l’oratore, un criterio biblico: Paolo dice (Calati 4) che Cristo ha trasformato
l’uomo in adulto e sacerdote di se stesso (a.v.).
La Claudiana ha pubblicato un importante saggio sul riformatore svizzero
La centralità della scrittura è il criterio
che Zwingli seguì durante la Riforma a Zurigtoii
EMANUELE FIUME
L9 interesse e lo spessore
del tema trattato, cioè il
rapporto tra Zwingli, predicatore in Zurigo che darà il «la»
alla riforma in Svizzera, e la
Sacra Scrittura, che da sola
viene assunta a misura per il
processo riformatore, rende il
lavoro di Fulvio Ferrario* un
contributo originale e stimolante sulla storia della Riforma. Non si tratta però di un’
opera pedante; essa unisce invece un alto livello di specializzazione scientifica (contenendo fra l’altro un formidabile apparato di note) in quanto dissertazione di dottorato, a
una trattazione chiara e profonda dei problemi. Ne risulta
un’opera colta, interessante e
in certi passaggi molto coinvolgente.
Il cuore del problema trattato è appunto il ruolo che la
Scrittura svolge nella teologia
di Zwingli negli anni dal 1522
al 1525, in due fondamentali
piste di ricerca: il rapporto
con l’Umanesimo e con Erasmo da Rotterdam da una parte (da cui il titolo «La sacra
ancora», citazione da Erasmo), la polemica con l’anabattismo, imprevisto effetto
boomerang della sua teológia
dall’altra.
La città di Zurigo come si presentava nel XVI secolo
Dal punto di vista del rapporto con l’Umanesimo, il
riformatore non se ne distacca
mai completamente; egli pone
al centro la Scrittura, e Cristo
al centro della Scrittura. In
questo Zwingli è umanista radicale, così da diventare un
anello di congiunzione tra
Umanesimo e Riforma. Nelle
aspre polemiche con gli avversari della Riforma, in parti
colare la curia di Costanza e
alcuni circoli tradizionalisti di
Zurigo, Zwingli matura la
propria concezione intransigente del principio scritturale:
il «sola Scriptura» è ormai riconosciuto come il punto caratterizzante della chiesa riformata rispetto a quella di Roma, e anche la liturgia deve
essere riformulata a partire
dalla Scrittura, anche i laici
vengono eruditi e maturati
nella comprensione della parola di Dio, nel lavoro e nella
vita di tutti i giorni.
Proprio in questi ambienti
di laici seguaci del riformatore nasce l’anabattismo come
reazione alla prudenza di
Zwingli nei confronti del potere politico che aveva tutto
l’interesse a non accelerare il
processo della Riforma e a
mantenere buoni rapporti con
i cantoni vicini e fedeli al papa. Zwingli intendeva non
guastare tutto con la fretta, ma
i dissidenti gli rimproveravano di aver tradito l’urgenza
della verità e della sovranità
Protestantesimo in televisione
«
Immagini di Dio
»
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
/mmagini di Dio, con il sottotitolo viaggio alla ricerca dei simboli della fede-.
questo il soggetto di «Protestantesimo» di domenica
16 gennaio, per la regia di
Marco Davite. Coerentemente con il titolo, la trasmissione era accompagnata da un
sottofondo pittorico «in divenire», cioè da immagini e colori che un abile disegnatore
creava man mano, in armonia
con le risposte dei giovani intervistati alla domanda: «Chi
è Dio per te?».
Ne è risultato un programma suggestivo e atipico, anche per l’anonimato dei protagonisti le cui asserzioni, pur
nella loro varietà, costituivano un coro d’insieme in cui i
motivi ricorrenti erano il bisogno di Dio e la certezza
della sua esistenza. Per qualcuno Dio ha rappresentato inizialmente la giustizia
e successivamente colui che
si cerca cercando se stessi
(cammino percorso esplorando la Bibbia). Per una giovane di famiglia cattolica, divenuta protestante per rifiuto
della mediazione rivendicata
dalla gerarchia ecclesiastica,
Dio è colui che si pone in
rapporto con le sue creature e
con la creazione stessa e interagisce con loro anziché dominarle da onnipotente. Per
altri, in lui si cerca una spe
ranza e nella resurrezione di
Gesù si ha la garanzia che la
vita avrà l’ultima parola.
Le definizioni di Dio sono
comunque infinite (e ce ne
viene presentato un interminabile elenco); c’è ancora
chi non lo concepisce più come persona la come «intensità di relazione» o come base di partenza per costruire la
propria vita. Si può essere avvolti dalla sua presenza o anche sentirsene privati.
Al termine, mi ha lasciato
perplessa il fatto che quasi
tutti gli intervenuti abbiano
esaminato il proprio rapporto
con Dio prescindendo dalla
figura di Gesù Cristo. Poiché
la loro riflessione si muove
nell’ambito di una chiesa che
ne fa l’oggetto del proprio
messaggio, questo silenzio mi
è sembrato strano. Mi chiedo
se nelle giovani interpellate
abbia prevalso il «disagio»
che alcune avvertono per la
mascolinità di Gesù (non è il
caso qui di entrare in argomento ma mi domando perché la differenza sessuale dovrebbe fare più problema delle mille diversità che fatalmente distinguono le persone
le une dalle altre).
In ogni caso il confronto
con l’affermazione che Dio si
è fatto essere umano ed è venuto tra noi (anche qualora la
si voglia considerare un’ipotesi) mi sembra ineludibile in
una ricerca di fede.
della Scrittura. Questa nuova
Riforma vuole mettere in luce
a tutti i livelli la chiarezza della parola di Dio e la sua semplicità, ponendosi in opposizione alla Chiesa rimasta fedele a Roma, ma anche alla
Chiesa riformata ufficiale
e succube del potere politico.
Uno dei cavalli di battaglia di
Zwingli, la chiarezza e la
semplicità della Scrittura e il
suo utilizzo da parte dei laici,
si imbizzarrisce e si rivolta
contro il proprio cavaliere.
Zwingli risponde duramente
insorgendo contro l’anarchia
che il letteralismo incompetente provocava e, mutando
visibilmente le sue precedenti
posizioni, giunge a affermare
che una competenza filologica
era condizione imprescindibile per la predicazione dell’fivangelo. In pratica si riprende
con la mano sinistra la stessa
Bibbia che con la destra aveva
consegnato al popolo, esigendo che a predicare fossero soltanto dei ministri con una preparazione adeguata.
Gli anabattisti replic
che Zwingli toglieva la
tura al popolo, contraddir,
le sue affermazioni di sol
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gli anabattisti riuniti nell
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le due riforme si inconi
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e di ecclesiologia sono;
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tra le due riforme.
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(*) Fulvio Ferrario: La
era ancora». Il principio^
turale nella Riforma zwH
na (1522-1525). Torino,
diana, 1993, pp 313, £ 42.C
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Venerdì 28-sabato 29 gennaio — DENTINI (Sr): ..
cristiana «Nuovi orizzonti» organizza una conferenza di
sul tema: «Evangelizzare negli ospedali; la carità in azit
Interviene J. D. Sullivan.
Mercoledì 2 febbraio — MILANO: Alle ore 18, nell!
di via Sforza 12/a si tiene il primo incontro («Gesù fiu
Davide») di studio sui «titoli cristologici del Nuovo ^
mento», a cura del past. Antonio Adamo.
Venerdì 4 febbraio — UDINE: Alle ore 18,30, presi
chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9), Alcide Fai'
suddiacono dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia, parla sul
«Chiesa ortodossa ieri e oggi».
Venerdì li febbraio — GENOVA: Alle ore 17,30,
sala convegni della Banca di Genova e S. Giorgio (via
cardi 1), padre Giorgio Vasilescu, della Comunità orte
romena di Torino, parla sul tema; «Le prime comprei
cristiane».
Venerdì 11 febbraio — BERGAMO: Alle ore 21,
sede del Centro culturale protestante (via Tasso 55), il.
Daniele Garrone parla sul tema: «Evangelici e ebrei in II
i destini paralleli di due minoranze».
Venerdì 11 febbraio — ASTI; Alle ore 21, presso 1’
vio storico del Comune (via Massaia 15), il prof, don pierò Bof, docente di Teologia protestante presso l’Univi
di Urbino, parla sul tema; «“Non c’è autorità se non da
(Rom. 13, 1): Paolo e il potere».
Sabato 12 febbraio — FIRENZE: Alle ore 16,30, pi
il Centro comunitario valdese (via Manzoni 21), il past. '
Bensi parla sul tema: «La reincarnazione».
Domenica 13 febbraio — ROMA: Alle ore 16, presi
suore francescane in via Giusti 12, mons. Michael L. Fi!
rald, segretario del pontificio Consiglio per il dialogo ini
ligioso, parla sul tema: «Il dialogo tra cristiani e musul
presupposti, problemi, prospettive».
liornale
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STAMPA:
EDITORE:
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PROTESTANTESIMO IN TV
Per abbon,
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Domenica 30 gennaio - ore 23,30 circa - Raidue
Replica: lunedì 7 febbraio - ore 8 circa ■ Raidue
OLTRE IL MURO DELLA GUERRI
La partecipazione degli evangelici agli aiuti umanità
alcune zone dell'ex Jugoslavia è occasione di diretto co
to con la dura realtà vissuta dalle popolazioni coinvolt
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La lettera del papa, con il
IO invito all’unità politica
ei cattolici (a ricreare così
|na Democrazia cristiana,
lagari sotto altro nome e un
p’ più affidabile) ripropone,
ttraverso i commenti che
hanno accolta, l’annoso pro|lema dei rapporti tra chiesa
politica e di conseguenza
•a*fede e politica. Non è per[iò forse inutile, anche da
arte nostra, rivedere i termiii della questione (nonostante
ne sia già tanto dibattuto in
assato e con il rischio di ri[etere cose ovvie).
Questo ci permette anzitutdi mettere a fuoco il nostro
idicale dissenso dall’impoazione stessa che il papa dà
problema. Infatti, a preàndere dai contenuti che un
artito cattolico può esprimein quanto tale, l’errore di
lartenza sta nell’idea che
annuncio dell’Evangelo
lossa tradursi e proporsi in
n’organizzazione politica.
questo senso non possia10 che essere d’accordo con
affermazione, divenuta orai un luogo comune, che
le chiese non devono fare
lolitica».
Ciò premesso rimane il pecolo, frutto di un’insuffipente riflessione, che di qui
passi a teorizzare il disim|egno dei credenti nei cononti della società, visione
'ata che porta a una mancaassunzione di responsabi|tà e a un colpevole disinteisse. La nostra partecipaziodeve dunque esplicarsi ataverso scelte meditate e
lonsapevoli tra le diverse
proposte» rivolte a tutti in
juanto cittadini. E, a proposidi queste scelte di cui a
lolte si parla anche sul nostro
tornale (giustamente, in una
rospettiva di confronto e ri[erca), vorrei esprimere il
ilo stupore e la mia amarezla nel constatare come dei
Ruggero Marchetti ha riproposto nel suo articolo
Chiese o sette quel dilemma, tolto di peso da un noto
volume di Gabriel Audisio
da lui debitamente citato
(Les «Vaudois». Naissance
et mort d’une dissidence,
Torino, 1989.
Tuttavia bisogna rilevare
che quando il docente di
Aix-en-Provence adopera il
termine «setta» (ivi, pp 229231) non lo fa nella sua accezione negativa (già presente, del resto nell’epistola
di Paolo a Tito 3, 10), ma in
quella positiva, alla stregua
di un Troeltsch o di un Séguy, che si può ritrovare anche in Karl Barth {Dogmatica, v. francese, Genève,
1953,1, l,pp 30-31).
Detto ciò dobbiamo riconoscere che se nel Medio
Evo furono gli avversari a'
condannare i Poveri di Lione come «settari» (anche se
talvolta l’inquisitore Bernard Gui adopera a loro riguardo il termine di «chiesa»), essi vanno meglio annoverati, come si esprime lo
stesso Audisio, come un
«movimento minoritario,
dissidente, cristiano», co
DIBATTITO
CHIESE 0 SETTE?
stretto alla clandestinità e al
mimetismo (non si può ancora parlare di «nicodemismo») per mere esigenze di
sopravvivenza.
Ora se è vero, come afferma Marchetti, che parecchi
valdesi oggi «di valdese
hanno ormai purtroppo soltanto il nome» e che le nostre chiese, alle Valli, sono
«sempre più ridotte al ruolo
di emporio religioso», tuttavia piuttosto che avanzare il
progetto di un ritorno, «a
450 anni dalla scelta ecclesiastica di Chanforan», «a
essere meno chiesa e più
setta», insisterei sull’altra
ipotesi, quella di un ritorno
«a essere meno chiesa e più
movimento», nel senso che
fu così bene evidenziato dal
compianto Amedeo Molnàr:
inserendo i gruppi della vasta diaspora valdese in una
specie di «internazionale»
che comprendeva valdesi.
taboriti e Fratelli dell’Unità,
10 studioso boemo caratterizzò quell’insieme non solo
per la sua opposizione al secolare binomio trono-altare,
ma anche per aver posto la
parola di Dio al primo posto
nella scala dei valori indispensabili per un buon vivere civile oltre che nei rapporti tra lo stato e la chiesa.
Ferma la signoria di Cristo, dappertutto si invocava
11 ritorno alla pratica della
chiesa primitiva, purtroppo
decaduta con la Donazione
di Costantino. Non si invocava ancora la nascita di
una chiesa alternativa, ma la
riforma di quella esistente,
nella quale coesistevano due
parti ben distinte: una benigna, costituita da coloro che
erano rimasti fedeli al solo
insegnamento di Cristo e
degli apostoli; l’altra maligna, rappresentata da tutti
quelli che avevano accettato
il potere e la ricchezza imperiale. Il comune rigetto di
ogni forma di clericalismo e
di sacramentalismo coincise
con la nascita dei concetti
moderno di tolleranza e di
libertà di coscienza che, insieme con l’uguaglianza di
tutti i credenti senza distinzione tra chierici e laici, furono accolti e difesi, oltre
che dalla Riforma cinquecentesca, dagli eredi della
Prima Riforma come i mennoniti, gli utteriti, i quaccheri e i Fratelli moravi.
Certo a Chanforan, nel
1532, ci fu un do ut des: da
una parte i valdesi acquistarono una maggiore consapevolezza teologica ancorata
al tema centrale, paolino e
luterano, della giustificazione per fede; dall’altra i
riformatori furono confortati dall’esempio entusiasmante di una dissidenza religiosa che per tre secoli era
rimasta attaccata alte Sacre
Scritture, pur tra mille tentennamenti e condizionamenti.
Questo intervento del prof.
Giovanni Gönnet conclude il
dibattito sull’articolo del pastore Ruggero Marchetti
credenti, che ritengo in buona
fede, dopo la dittatura, la
guerra da essa voluta, le leggi
razziali e l’olocausto, pensino ancora che fascismo e cristianesimo possano essere
compatibili.
Mirella Argentieri Bein
Torre Pellice
Riabilitazione
di Hus
E Civitate Vaticana, die
30 dicembre 1993
Signor Direttore, mi indirizzo a Lei per una precisazione riguardante un articolo
apparso su Riforma del 26
novembre 1993, pagina 2, intitolato «Il Vaticano non prevede la riabilitazione di Jan
Hus», nella rubrica «Dal
mondo cristiano».
Nell’articolo viene data
un’informazione errata laddove si dice che il Cardinale
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei, 011/655278 - fax 011/657542
Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
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AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis - 10125 Torino
ITALIA
ABBONAMENTI 1994
ESTERO
-ordinario £ 65.000 -ordinario £110.000
■ sostenitore £ 150.000 - via aerea £ 170.000
\ ■ semestraie £ 33.000 - sostenitore £ 200.000
■ cumuiativo Riforma + Confronti £ 100.000 (soio itaiia)
Per abbonarsi: versate l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni proI testanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
PubbUculone stWmanala unitaria con L Eco delle valli vaUesI:
non paóaaaare venduta saparatamatde
Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
Partecipazioni: milllmetro/colonna £ 1.800
Economici: a parola £ 1.000
^ registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
I con orinane in date
I NorrvirRaiÌRnmofx'im ^ “"segnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMC
"ora, via Reiss Romoli 44/11 di Tonno mercoledì 19 gennaio 1994,
Edward Idris Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio
(non segretariato) per la promozione dell’unità dei cristiani, avrebbe affermato che la
riabilitazione di Jan Hus «non
è prevista in Vaticano». Una
tale affermazione non è mai
stata pronunciata dal Cardinale Cassidy.
In una conferenza stampa a
cui il Cardinale ha preso parte nel corso del simposio tenutosi a Bayreuth dal 23 al
26 settembre 1993 è stato
precisato che lo scopo specifico e primordiale del simposio organizzato da un comitato indipendente, consisteva
nel penetrare la vita di Jan
Hus con metodo accademico
e scientifico. Non affrontava
il tema della «riabilitazione»
di Jan Hus. Il simposio si è
svolto su un piano ecumenico. Le conferenze sono state
tenute da partecipanti di diverse confessioni, ed il programma comprendeva anche
incontri di preghiera delle varie tradizioni.
Sarei grato se quanto sopra
venisse precisato in una prossima edizione di Riforma.
Con i più cordiali saluti e auguri per Tanno nuovo.
John A. Radano
Pontificio Consiglio per la
promozione.
dell’unità dei cristiani
L’articolo di cui sopra è la
traduzione di una notizia apparsa sull’agenzia Idi (servizio di informazione per le
chiese luterane di minoranza
in Europa) dell’ottobre ’93.
Da qui abbiamo preso «segretariato» invece di «Consiglio» - e ce ne scusiamo - e
la frase «Gleichzeitig sagte er
(il card. Cassidy), daß die
Rehabilitation des 1415 in
Konstanz verbrannten theologischen Querdenkers derzeit
in Vatikan nicht zur Debatte
stehe ».
Se la notizia così riportata
dall’agenzia è esatta, si potrebbe tradurre: «La riabilita
Fondo Di Solidarietà
Mentre pubblichiamo qui
sotto l’elenco dei doni pervenuti in novembre e dicembre,
nonché il rendiconto della
gestione 1993, precisiamo
che le iniziative relative alla
Cooperativa agropastorale di
Kansounkpa in Benin e
alTUnione per la lettura della
Bibbia a Ngwo in Nigeria sono concluse: provvediamo a
inviare rispettivamente le
somme di £ 5.000.000 e di £
2.000.000.
Continua invece la sottoscrizione aperta da poco a favore di risposte tangibili al
triste fenomeno dei bambini
di strada in Romania. Il nostro Fondo ha accolto un appello lanciato anche alle nostre chiese e intende appoggiare l’opera delTEper, l’organizzazione di aiuto delle
chiese svizzere che se ne sta
occupando presso le comunità locali (gli evangelici ammontano a un milione e duecentomila).
In un prossimo articolo daremo notizia di nuove iniziative che sono attualmente al
vaglio del comitato, mentre
nel frattempo vi ricordiamo
che le vostre offerte vanno
inviate come sempre al conto
corrente postale n. 11234101
intestato a La luce-Fondo di
solidarietà, via Pio V 15,
10125 Torino.
OFFERTE PERVENUTE
IN NOVEMBRE
E DICEMBRE 1993
£ 650.000: Chiesa valdese di Firenze.
£ 500.000: Chiesa valdese di Pinerolo (Salmo 55, 23).
£ 200.000: Carla Gay Bressy;
Olindo Bufalo.
£ 100.000: Odette Balmas Eynard; Elsa Giordano; Mirella
Argentieri Bein; Giuseppe Di
Gesù.
£ 90.000; Sara e Sauro Gottardi.
£ 50.000: Renata Busani; Laura
Rostagno.
£ 30.000: Kim Pastorino.
£ 25.000: Scuola domenicale elvetico-valdese di Trieste.
TOTALE: £2.195.000
Totale precedente: £ 7.071.999
In cassa: £ 9.266.999
Somme devolute; £ 7.000.000
Saldo attuale: £ 2.266.999
RENDICONTO
GESTIONE ANNO 1993
Rimanenza in cassa
al 31.12.1992: £3.894.999.
Somme raccolte nel 1993:
£ 10.372.000.
TOTALE: £ 14.266.999.
Somme erogate T"):
£ 12.000.000.
In cassa al 31.12.1993:
£ 2.266.999.
(’*’) Ristrutturazione chiesa
Tsiroanomandidy in Madagascar: £ 5.000.000.
Cooperativa agropastorale di
Kansounkpa in Benin:
£ 5.000.000.
Unione lettura della Bibbia di
Ngwo in Nigeria; £ 2.000.000.
TOTALE: £ 12.000.000.
zione... non è per il momento
oggetto di discussione», il
che non cambia molto il senso della questione.
La Repubblica
di Salò
Caro direttore,
mi rendo conto che non è
né facile né rapido dare una
linea positiva alla pagina di
lettere dei lettori e che tutte le
opinioni vanno rispettate. Ritengo però inaccettabile la
pubblicazione della lettera di
Giovanni Petti (n. 50), libero
di difendere la Repubblica di
Salò ma non di falsificare la
storia riprendendo la più spudorata propaganda neofascista sui supposti massacri
compiuti dai partigiani nei
giorni della Liberazione.
Intorno al 25 aprile 1945
fucilazioni ci furono, quasi
tutte di criminali, torturatori e
spie fasciste, comunque revisionate con occhiuta ostilità
dalla magistratura italiana nei
mesi seguenti. Ma le cifre che
il Petti dà non hanno alcun
fondamento, sono falsificazioni propagandistiche che
vogliono soltanto gettare fango sulla Resistenza e la Liberazione.
Porte aperte a tutte le discussioni serie, senza preclusioni né miti da salvare. Le
menzogne non dovrebbero
però avere diritto di pubblicazione su Riforma, come non
lo hanno in tutte le sedi di
qualche serietà.
Giorgio Rochat
docente di Storia
contemporanea
Università di Torino
Polo
non popolo
Caro direttore,
ti prego di pubblicare, possibilmente nella stessa pagina
e evidenza, questa rettifica alla mia lettera pubblicata sul
numero del 21 gennaio (pag.
10 con il titolo «Chi è di sinistra?»). Per un increscioso refuso «Non il Pds e il popolo
sedicente progressista» è stato stampato, mentre avevo
scritto «polo» e subito dopo
precisato «malgrado tanti
aderenti e elettori di buona
volontà».
Gustavo Malan
Torre Pellice
«Ne craints point,
crois seuiement»
Affetto da un male incurabile è
deceduto, all’età di 51 anni
Bruno Tron
Ne danno il triste annuncio la
moglie Giselle, i figli Daniel e Emmanuel con la fidanzata Paulette;
il babbo e la mamma, Aldo e Ivonia; I suoceri .Honnoré e Suzanne Pellissier; tutti i parenti vicini e
lontani, amici e conoscenti.
Rodoretto - Marsigiia - Varennes-sur-Loire, 3 gennaio 1994
RINGRAZIAMENTO
«a Signore è ii mio pastore,
nulia mai mi mancherà»
Salmo 23, 1
La moglie, I figli e i familiari tutti
del caro
Oreste Long
ringraziano di cuore tutti coloro
che con la presenza, scritti e parole di conforto hanno partecipato
al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutti coloro che si sono prodigati
durante la lunga malattia, al pastore Vinti, al dott. Della Penna, ai
volontari della Croce Verde di
Porte e all’Associazione alpini.
Ciotti-Pramollo, 17 gennaio 1994
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno è ii mio pastore,
natia mi mancherà.
Egli mi fa riposare
in verdeggianti pascoli,
mi guida lungo le acque calme»
Salmo 23, 1-2
I figli della compianta
Jenny Grill ved. Grill
ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore
con parole e scritti; tutto il personale del Rifugio Re Carlo Alberto
di Luserna San Giovanni, il dottor
Mourglia e il pastore Gregorio
Plescan.
Frali, 21 gennaio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Mi sono rivolto al Signore
ed egli mi ha risposto,
da ogni mia apprensione
mi ha liberato»
Salmo 34, 4
I familiari di
Albino Avondetto
di anni 95
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto ricevuta
nella triste circostanza, ringraziano tutti coloro che con scritti e
presenza hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al direttore e al personale tutto
deH’Asilo valdese di San Giovanni
e ai pastori Bruno Bellion e Klaus
Langeneck.
Prarostino, 24 gennio 1994
Noi sappiamo che «...egli credette, e con lui tutta la sua casa»
(Giovanni 4, 53). Gli amici di
Albino Avondetto
Domenico Abate, Valdo e Elfride, Sergio e Renata con Giacomo, Mirella, Günther Leibbrand
con Miriam, Laura e Nathalie sono vicini al familiari tutti.
L’amica Miltrud esprime particolare affetto a Erica e congiunti.
Torre Pellice, 22 gennaio 1994
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
Il clic
di prima pagina
Immagini dell’immigrazione che vorremmo vedere più spesso: a Londra
una ragazza originaria del
Bangladesh prende lezioni
di inglese insieme ai suoi
bambini. Non è un’utopia,
ma uno scambio possibile
fra le culture.
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 28 GENNAIO 199
Si è svolto a Chicago l'estate scorsa il secondo «Parlamento mondiale delle religioni»
Qual è la responsabilità delle comunità
religiose in un mondo profondamente diviso?
WESLEY ARIARAJAH*
Il secondo Parlamento
mondiale delle religioni
(il primo si era svolto nel
1893, sempre a Chicago,
ndr), ha evidenziato la crescita fenomenale del pluralismo
religioso negli Usa nel corso
di questi ultimi cento anni.
Durante una seduta interessante e rivelatrice sul pluralismo religioso negli Usa Diana Eck, dell’Università di
Harvard, ha presentato diapositive che facevano vedere alcuni dei 1.500 templi e Centri buddisti, 1.100 moschee
musulmane, 400 templi indù
e diecine di luoghi di culto
appartenenti ai Jains, ai Sikhs
e agli zoroastriani, situati in
tutti gli stati degli Stati Uniti.
La crescita del pluralismo
Tutte le varianti del buddismo, dell’induismo e dell’
Islam, ivi comprese alcune
versioni specificatamente
americane di tali religioni,
sono presenti negli Stati Uniti. La loro espansione si spiega non solo per via dell’immigrazione massiccia in provenienza dall’Asia e dal Medio Oriente, ma anche col
fatto che esse rispondono con
successo ai bisogni spirituali
della popolazione.
Dati le tensioni e i malintesi che vi sono tra le comunità
religiose degli Usa, il problema di sapere chi invitare al
Parlamento si è rivelato la
questione più difficile per il
comitato locale di pianificazione. La decisione di includere alcune religioni cosiddette neopagane è stata ritenuta inaccettabile da parte
delle chiese ortodosse che in
un primo tempo avevano deciso di partecipare. Anche organizzazioni ebraiche hanno
deciso di ritirare ufficialmente i propri rappresentanti, accusando il ministro Louis
Farrakhan, di Nation of Islam
(un movimento islamico
afroamericano) di nutrire posizioni antisémite. Il sig. Farrakhan, presente all’incontro
a fianco di Jim Forbes, pastore della Riverside Church di
New York, ha testimoniato lo
spirito che anima il Parlamento tendendo la mano
dell’amicizia alla comunità
ebraica; al che la comunità
ebraica di Chicago, che aveva partecipato alla programmazione della riunione, ha
deciso di rimanere. Durante
una seduta plenaria, rappresentanti dell’India hanno
espresso divergenze di opinioni politiche che sono
profondamente radicate nella
religione.
Vivo interesse
Il Parlamento ha suscitato
un vivo interesse fra i dirigenti religiosi e i media di
tutto il mondo. Sono giunte
oltre 6.000 iscrizioni e molte
domande hanno dovuto essere respinte per ragioni logistiche. Erano stati organizzati
più di 500 seminari incentrati
su tutta una serie di argomenti religiosi e di questioni relative ai rapporti interreligiosi;
vi sono stati anche mostre,
concerti, film, programmi di
musica sacra, sedute di meditazione e visite di templi e
centri religiosi della zona.
Molti problemi della società contemporanea, quali
l’ecologia, la giustizia economica, la violenza, il futuro
delle nuove generazioni, sono stati discussi in seduta
Il secondo Parlamento mondiale
plenaria. La realizzazione più
ambiziosa del Parlamento è
stata probabilmente la convocazione di una «Assemblea di capi spirituali e religiosi», nel corso della quale
più di duecento persone si
sono interrogate sulle responsabilità delle comunità
religiose in un mondo profondamente diviso.
«Siamo separati da profonde divergenze di convinzioni
e di pratiche religiose - ha
dichiarato il presidente del
McCormick Theological Seminary, David Ramage, che
presiedeva l’Assemblea - ma
possiamo tentare di metterci
d’accordo sulla natura dei
nostri rapporti reciproci e sui
modi per risolvere insieme
alcuni dei problemi più urgenti ai quali è confrontata la
società».
delle religioni ha riunito a Chicago seimila persone di ogni confessione
Verso un'etica mondiale?
In questa speranza, gli organizzatori avevano elaborato un testo intitolato «Un’etica mondiale», redatto inizialmente dal noto teologo cattolico Hans Kiing, quindi rivisto tenendo conto dei commenti mandati da circa 200
responsabili religiosi. Ma dato il procedimento seguito
per la preparazione di questo
documento e vista l’impossibilità di studiarlo durante
l’Assemblea stessa, sembrava difficile farlo sottoscrivere
dai capi religiosi.
«Un’etica mondiale dovrebbe essere messa a punto
da gruppi religiosi, in collaborazione gli uni con gli altri
- ha dichiarato uno dei partecipanti -; bisogna vedere
questo come un processo».
Tuttavia molti capi religiosi
presenti aH’Assemblea lo
hanno firmato a titolo personale. Questo documento, di
nove pagine, afferma l’unità,
la diversità e l’interdipendenza della famiglia umana e
sottolinea la necessità di
adottare una nuova etica
mondiale capace di inspirare
il nuovo ordine mondiale che
si sta creando.
L’idea era di vedere se le
comunità religiose potessero
giungere a una sorta di consenso su valori stabili e permanenti, su norme di comportamento indiscutibili, e su
atteggiamenti morali fondamentali. Fra i valori che gli
autori del documento si impegnano a rispettare e a promuovere, citiamo la «solidarietà e la giustizia economica, la nonviolenza e il rispetto della vita, l’uguaglianza
dei diritti e la “partnership”
tra uomini e donne e la tolle
ranza e l’attaccamento alla
verità».
La conclusione del documento traduce bene lo spirito
dell’Assemblea: «Se non siamo disposti a prendere rischi,
né a fare sacrifici, non arriveremo mai a trasformare veramente la situazione attuale.
Perciò dobbiamo impegnarci
a sottometterci a un’etica
mondiale comune, a ricercare
la comprensione reciproca e
ad adottare modi di vita benefici per la società e favorevoli al mantenimento della
pace e alla salvaguardia del
pianeta». Il documento termina con questo appello; «Invitiamo tutti gli uomini e tutte
le donne, che abbiano o meno convinzioni religiose, a
fare altrettanto».
«Che cosa le ha portato
questo Parlamento, a lei che
è un novizio nel movimento
interreligioso?», ho chiesto
ad un partecipante cristiano.
«Ha dimostrato tre cose - mi
ha risposto primo, esso
prova che malgrado tutti i
conflitti e tutte le tensioni
che ci sono nel mondo esiste
una quantità di gente che è
pronta ad avere un rapporto
positivo con gli altri. Come
spiegare altrimenti questo interesse per il movimento interreligioso? Secondo,le
trentamila persone che si sono radunate nel Grant Park
per ascoltare il messaggio del
Dalai Lama che ci esortava
alla tolleranza della pluralità,
alla nonviolenza e a una ricerca più intensa di una .spiritualità personale, rappresentano l’energia latente del
mondo. Terzo, la sfida lanciata dal pluralismo è probabilmente la più importante
che le chiese avranno da raccogliere nel corso dei prossimi decenni».
la loro fede, i cristiani si sono
relativamente poco manifestati. La chiesa sta «perdendo
il treno»?
Il rabbino Herman Schaaman, una delle personalità attivamente impegnate nell’organizzazione di questo avvenimento, vede qualcosa di
fondamentale verificarsi nel
movimento interreligioso.
«Qualcosa di nuovo sta per
nascere - ha dichiarato
stiamo assistendo alla nascita
dolorosa di un età nuova, di
una speranza nuova. Siamo
presenti al momento sacro in
cui una vita nuova sta per
sorgere dalle viscere del passato. Ciò che sta per emergere con difficoltà dalle profondità del passato diventerà forse il nostro avvenire comune,
un avvenire fatto di ascolto e
di comprensione reciproci, di
apertura gli uni agli altri, di
una ferma volontà di riconoscere e di accettare gli altri
nella loro differenza».
Una svolta?
Queste parole, nafe da una
profonda riflessione, riassumevano in un certo modo i
miei pensieri. Vorrei soffermarmi in particolare sul terzo
punto. Se questo partecipante
ha ragione, che cosa dobbiamo pensare del fatto che le
chiese afroamericane hanno
manifestato un interesse molto vivo per il Parlamento,
mentre le chiese protestanti tradizionali, invece, si sono distinte per la loro assenza, malgrado la presenza di
alcuni dei loro dirigenti ben
noti nel movimento interreligioso? Mentre altre religioni
si sono abbondantemente
espresse e hanno dimostrato
Le chiese sono pronte?
La domanda che il rabbino
Schaaman pone a tutte le comunità religiose è se siamo
disposti «a riconoscere il mistero che circonda questa
possibilità... ad afferrare le
occasioni che si offrono a
noi... o se volgeremo le spalle
con cinismo per tornare alle
nostre preoccupazioni». Per
Schaaman infatti le questioni
poste da questa esplosione di
vita interreligiosa costituiscono un ordine del giorno per il
futuro. «Queste domande sono anche per ognuno di noi
un appello affascinante, irresistibile, a rinunciare ai nostri
pregiudizi e al nostro rifiuto
ostinato di ascoltarci veramente gli uni gli altri. Esse
rappresentano allo stesso
tempo il programma e i mezzi che ci permetteranno di fare insieme quell’atto di fede,
quel salto nell’ignoto grazie
al quale l’umanità e il pianeta
potranno entrare in un’era
nuova di riconciliazione e di
speranza».
Se le chiese non sono pronte ad avvicinarsi almeno al
precipizio, il «salto della fede» rimarrà soltanto una speranza lontana in un mondo
che, agli occhi di molti, è diventato «plurireligioso», e
ciò in modo irreversibile.
(Soepi)
* Westey Ariarajah, pastore
metodista del Sri Lanka e ex direttore della Sezione «dialogo
con le religioni del nostro tempo» del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), è segretario
generale aggiunto del Cec.
IZj
Colpiti Burundi, Ruanda, Tanzania, Zair
Un'immensa tragedii
nel cuore dell'Africa
La crisi che colpisce il centro dell’Africa non fa notizia
nei mass media. La mancanza
di risorse finanziarie mette
gravemente in pericolo i soccorsi internazionali per circa
un milione di abitanti del Burundi, rifugiati all’estero o dislocati all’interno del loro
paese. La promiscuità, la dissenteria e i rischi di epidemie
di meningite e di colera minacciano di aggravare una situazione già catastrofica non
solo in Burundi ma anche nelle regioni confinanti del
Ruanda, della Tanzania e dello Zaire. Nel Ruanda 112 rifugiati muoiono ogni giorno.
Centinaia di migliaia di burundesi, per la maggior parte
donne e bambini, hanno varcato il confine, portandosi dietro le poche cose che hanno
avuto il tempo di raccogliere
in fretta prima di fuggire. Alcuni sono stati feriti da colpi
di machete o da pallottole. Altri soffrono di ustioni causate
dall’incendio della loro casa.
Le passioni si sono scatenate dopo il tragico assassinio
del presidente del Burundi,
Melchior Ndadaye, durante il
tentativo di colpo di stato del
21 ottobre scorso. Gli Hutu
(che rappresentano l’85%
una popolazione di 5, 6 mii
ni di abitanti) e i Tutsi (c|
sono in maggioranza ne
esercito) hanno ingaggiati
una lotta senza quartiere.
Secondo le stime delle N
zioni Unite, almeno 50.0(
persone sono morte, vittime
atti di vendetta insensati,
incendi e di saccheggi c,
hanno devastato questo pae
già rovinato dell’Africa ce
trale. Oltre 680.000 burundi
sono fuggiti per cercare rif
gio in Tanzania, in Ruanda
nello Zaire, paese di cui co
dividono la lingua e la cultia
Circa 250.000 altre persoi
sono state dislocate all’inten
del paese. Il fiume che divi
il Burundi dal Ruanda è c
sparso di cadaveri. Un’it
mensa tragedia che i vari c
ganismi dell’Onu hanno mo
difficoltà a fronteggiare. I
novembre scorso, l’Alto Coi
missariato per i rifugiati ave
lanciato un appello per ottei
re 17 milioni di dollari pe
primi tre mesi di interveni
elevati poi a 53 milioni per !
mesi. Ma all’inizio di dice:
bre i fondi pervenuti - e
spesi - ammontavano ad
pena 4, 9 milioni di dollari.
‘ jf
Karuzi (Burundi): famiglia Tutsi fuggita per timore degii Hutu
Brasile: denuncia di due organizzazior
1.400.000 bambini
costretti a lavorare
L’Organizzazione America’s Watch e la Commissione
pastorale della terra del Brasile hanno denunciato il lavoro forzato nello stato del Paraná, nel sud del Brasile, dove lavoratori del nord del
paese sono attratti con false
promesse di contratti di lavoro che non vengono mai mantenute. Hanno inoltre condannato il lavoro illegale di
1.400.000 bambini dai 10 ai
14 anni in tutto il paese.
Le due organizzazioni hanno dichiarato di avere scoperto nel 1993 1’esistenza di cinque casi di lavoro forzato riguardanti 5.540 persone. Nel
1992, 18 casi erano stati segnalati, riguardanti 16.442
persone, per la maggior parte
uomini giovani. II rapporto
sottolinea vari elementi comuni: i lavoratori vengono
reclutati in zone lontane dal
luogo di lavoro e attratti con
false promesse; sono costretti
a rimanere con la violenza e
forzati a vivere e a lavorare in
condizioni deplorevoli.
Benché tali casi dipendano
dalla legislazione nazionale e
internazionale, le autorità
non puniscono i responsabili,
il che incita altri a compor
tarsi allo stesso modo,
due organizzazioni ritengo
che la polizia dovrebbe ei
citare uno stretto controJ
sul trasferimento di lavorai
ri da una regione aH’altral
che i proprietari che pratici
no tali metodi dovrebbero f
sere puniti con Tespropcj
delle loro terre.
D’altra parte, anche
numero dei bambini che la^
rano è importante, la loro |
tecipazione al mercato i
voro è diminuita rispetto
1981 (dal 16,2%al 14,2i
Eppure la partecipazione
minorenni dai 14 ai 17 ann
fortemente aumentata,
sando dal 45,2% nel 1981J
46,1% nel 1993.
Con raggravarsi della
seria nelle grandi città, si i
va che il 55% degli
scenti poveri, le cui famig
hanno un salario medio ^
dollari il mese, sono costi
a lavorare, spesso per ci^
40 ore la settimana, peri'
re le loro famiglie alle qij
portano il 30% dei redditij
bambini neri e meticci laC
rano due volte di più
bambini bianchi, ma qu6
ultimi ricevono un salario <
30% superiore. (Soe,
Sp«
In (
si F
via
VE
con
VE
rati
casi
vuo
gaz
so c