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Anno 128 - n. 2
10 gennaio 1992
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
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BÎP.: rriuto;
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SETTIMANA PER L’UNITA’
« CHI DITE VOI CHE IO SIA? »
L’autunno
deirecumenismo
Il cattolicesimo non è solo gerarchia: occorre capire la testimonianza di molti fratelli
Gesù: in copertina
L’inchiesta giornalistica, per quanto accurata, non può esaurire il
profondo significato della fede cristiana - L’indagine resta aperta
La settimana dì preghiera per
l’unità dei cristiani cade quest’anno in un frangente piuttosto cupo per le relazioni tra le
chiese: ben a ragione un dirigente ecumenico europeo ha parlato di « autunno dell’ecumenismo ». Il papa litiga con ortodossi e anglicani; i protestanti
non strillano, ma avrebbero ottime ragioni per farlo; ho solo
letto, e non ancora studiato, U
documento Anale del Sinodo dei
vescovi cattolico-romani ma il
senso, decisamente papista, curiale e antiecumenico, è chiaro
come il sole: il papa vuole sì
l’unità delle chiese, ma ai suoi
piedi. La parola, scandalosa ma
vera, di cui vive la fede non è,
secondo Roma, la croce di Cristo, ma l’autorità infallibile di
un gerarca. Questo per quanto
riguarda lo scenario internazionale.
In Italia, poi, assistiamo a un
protagonismo clericale assai
preoccupante: i vescovi sbraitano contro la maña, ma contem
poraneamente chiamano all’uni
tà sotto gli stendardi del parti
to che più di ogni altro ha go
vernato e governa anche in forza di collusioni mañose (e lo
dice, anche, senza pudore: vedi
il convegno DC di Milano); le
AGLI, abbandonata la « svolta
socialista », sterzano di nuovo e
Aniscono prosternate davanti a
sua santità, gran paladino degli
interessi dei lavoratori cristiani
(e non); inAne, bisogna ricordare la campagna papale e vescovile (che ha visto impegnato anche C. M. Martini, vescovo di
Milano, a cui le frange più aperte del cattolicesimo guardano
come al loro santone) per la « libertà della scuola cattolica », anzi, « cristiana », come tranquillamente osano dire, cioè per strappare soldi pubblici, soldi nostri,
per le scuole dei preti: siccome
la scuola pubblica, con la sua
ora di rehgione pagata dai cit
ABBONAMENTI
1992
L’abbonamento ’91 è scaduto, molti hanno già provveduto a rinnovarlo e ciò ci è di
incoraggiamento nel nostro
lavoro.
Invitiamo chi ancora non
l’avesse fatto a rinnovarlo entro il 31 gennaio, scegliendo
tra le seguenti possibilità:
Italia
Ordinario annuale L. 52.000
Semestrale L. 27.000
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Sostenitore annuale L. 90.000
Estero
Ordinario annuale L. 85.000
Ordinario (via aerea) L. 150.000
Sostenitore L. 170.000
Semestrale L. 45.000
Invitiamo inoltre chi intende disdire Tabbonamento
a comunicarci la decisione
per iscritto (basta l'invio della cartolina ricevuta come
programma di abbonamento)
o per telefono (011/655278).
ladini, non è ancora abbastanza clericale, lo stato deve pagare anche per le scuole pretesche, onde « adeguarsi all’Europa » (?!).
Questo è il quadro. La conclusione che sembrerebbe imporsi è che, stando così le cose,
l’ecumenismo può andarsene al
diavolo. Con questi, non si può
parlare. In effetti, comincio ad
essere convinto anch’io che con
il papa e con i suoi simili non
si possa davvero parlare. Ma il
cattolicesimo romano non è solo questo. Ogni giorno ricevo
da fratelli e sorelle che, non so
perché, continuano a stare in
quella chiesa, testimonianze di
un impegno di fede e di vita
che vorrei volentieri vedere tra
noi; ogni giorno tocco con mano che, nella chiesa di Roma,
il Dio di Gesù Cristo è veramente presente e crea novità di
vita: non grazie al papa, certo,
ma nonostante lui e il suo ruolo di divisione. Non so quante
chiese evangeliche faranno qualcosa di speciAco per la settimana ecumenica, ma non è importante; con molti di questi fratelli e sorelle lavoriamo e preghiamo ogni giorno. Per me,
« ecumenismo » è ringraziare
Dio che me li ha dati, pensare
alla chiesa di Roma come alla
loro chiesa, come alla comunità in cui essi vivono la fede
nel Signore che viene, e cercare di amarla per questo. Non lasciamo che il papa e i suoi ci
rubino questa gioia.
Fulvio Terrario
Due tra i più diffusi settimanali europei, il tedesco Sterri
ed il francese L'express, hanno dedicato i loro ultimi numeri
del 1991 alla figura di Gesù.
Gesù ha la copertina deH’anno. Un segno del ritorno
di attenzione al cristianesimo in un periodo in cui le ideologie sono in profonda crisi. Ma come i giornali laici hanno
visto la figura di Gesù? Ce Io riferisce in questo articolo .TeanJacques Peyronel.
Gesù, uomo del nuovo anno
appena iniziato? Questo sembra
essere il messaggio lanciato da
uno dei più diffusi settimanali
francesi, L’express, il quale dedica la copertina de] primo numero dell’anno 1992 a una
"Enauète sur Jésus” (Indagme
su Gesù). Stupisce che un giornale laico quale l’Express abbia
fatto una scelta simile, relegando i potenti del nostro tempo
(Eltsin, Bush, ecc...) in secondo
piano. Sarà perché — come diceva Régis Debray in un’intervista al settimanale protestante
francese Réforme il 31 agosto
scorso — « il Cristo mediatore
sembra essere il simbolo più eloquente della necessità della mediazione... L’incarnazione ha dato al cristianesimo una stupenda dinamica storica, una capacità di presenza al mondo, in
quanto ammette appunto, a differenza del monoteismo classico, forme intermedie di divino
e di umanità: esso permette la
trasmissione ». Gesù quindi come unico e permanente grande
comunicatore, non effimero come i ’’grandi comunicatori” del
nostro tempo (Reagan, Gorbaciov...) ma il cui messaggio re
siste dopo venti secoli di storia.
Messaggio o immagine? E quale rapporto intercorre fra i due?
Questa è l’ambiguità fondamentale della nostra era mediática
in cui spesso l’immagine prevale
sul contenuto. Uno degli articoli dell’indagine è intitolato significativamente "Un Cristo a immagine degli uomini" « Quando l'immagine — osserva ancora Régis
Debray —■ diventa il mondo, detiene il senso — al limite di
Dio — ciò diventa idolatria ».
L’indagine su Gesù condotta dall’Express non sfugge a tale ambiguità. Essendo una rivista laica, e non religiosa, non poteva
fare altro che rendere conto — nel modo più rigoroso possibile, cioè scientificamente accertato — dei risultati delle ricerche storiche sulla vita di
Gesù e dei primi cristiani. In
quattro articoli, molto ben do
cumentati e suffragati da interviste a noti teologi e storici
protestanti e cattolici, l’indagine offre una presentazione ineccepibile del quadro storico in
cui nasce il ’’fenomeno Gesù”
nonché della successiva evoluzione del fenomeno attraverso i secoli, fino ai nostri giorni di
DOMENICA DELLA CEVAA
Gli ultimi saranno i primi
« Così gli ultimi saranno
ultimi» (Matteo 20: 16).
pruni, e i primi
Domenica 22 dicembre il telegiornale delle 19
su Rai 3 volge al termine. Lo speaker annuncia ancora un servizio sul Mozambico: « La guerra dimenticata », ma riceve la solita telefonata dalla regia e
SI scusa con i telespettatori: « Mi avvertono che non
c’è più tempo, trasmettiamo qtdndi l’ultimo servizio sui film che vi aspettano al cinema per Natale ».
Nel pur lodevole servizio che i mass media rendono all’opinione pubblica informando sugli avvenimenti che segnano la storia del nostro secolo, vi
sono però delle leggi crudeli che selezionano ciò
che «fa notizia» (su cui si punta in modo quasi
ossessionante) e per quanto tempo parlarne, e ciò
che viene lasciato da parte.
E così gli ultimi rimangono inesorabilmente...
ultimi.
Chi parla più infatti oggi dei due milioni di iracheni di origine curda, vittime dèlie conseguenze
della guerra del Golfo, o del milione e trecentomila
rifugiati nel corno d’Africa in Etiopia, Somalia, Gihuti e Sudan, vittime di regimi miseramente crollati e di carestie a ripetizione, o ancora dei 750.000
liberiani, precariamente installati nei paesi limitrofi, o degli 800.000 mozambicani rifugiati nel Malawi?
E la lista potrebbe continuare a lungo.
Gli ultimi degli ultimi rimangono ultimi.
E invece no! Gli evangeli ci riferiscono che Gesù,
in diverse occasioni, ha proclamato: « Gli ultimi
saranno i primi »!
’’ritorno del religioso” e di
vincita di Dio”.
n
Gesù che è venuto per servire e non per essere
servito, che ha detto « beati i poveri » e « guai ai
ricchi », che ha parlato del pastore che cerca la
pecorella smarrita lasciando le altre 99 nel deserto,
che ci invita a diventare come i piccoli fanciulli
(e gli esempi potrebbero continuare), questo Gesù
è venuto a rimescolare profondamente le carte in
tavola. Gesù si identifica con gli ultimi, con i minimi, con coloro che non hanno voce in capitolo ma
hanno il loro posto nel banchetto del Regno.
E questa parola rimette in causa tutta la costruzione del nostro mondo che si fonda sulla corsa ai
primi posti, ad essere primi, ad emergere, ad essere
acclamati, a dominare (e questo purtroppo avviene
anche, nella chiesa). Che brutta sorpresa, per chi
ha fatto di tutto per raggiungere i primi posti, accorgersi che... si incomincia a contare dal fondo!
in questo rovesciamento dei valori troviamo
già oggi negli "ultimi” una carica di vita nuova
che viene a portare un po' di ossigeno al nostro
mondo che si dibatte in problemi di disuguaglianza
e di tensione fra i popoli senza soluzione, perché
guerra e dominio non risolvono nulla: la preminenza dei valori umani su quelli del profitto, la preminenza dell’essere sull'avere, della solidarietà sull’indifferenza, della vita comunitaria sull'isolamento.
Non dimentichiamo perciò gli ultimi, ascoltiamoli, diamo loro spazio nella nostra solidarietà e
nel nostro amore per porci nella prospettiva del
Regno che Gesù ha inaugurato.
Renato Coisson
L'articolo di apertura inizia
con queste parole: « Egli (Gesù)
hà forgiato il pensiero di gran
parte dell’umanità, ha modificato il senso della Storia, ha dato
l’avvio a uno dei più potenti
movimenti religiosi del pianeta.
Il suo breve passaggio sulla terra ha lasciato tracce indelebili ».
Fra i teologi intervistati Etienne
Troemé, professore alla Facoltà
di teologia protestante di Strasburgo, afferma: « Ma la coscienza personale di Gesù ci rimarrà per sempre nascosta ». Vi è
dunque un mistero Gesù che
decenni di ricerche, decine di
’’vite di Gesù”, di romanzi e di
film non sono riusciti a svelare.
Come dice Emile Morin, ex professore di esegesi del Nuovo Testamento: « Gesù sfugge sempre
a tutti coloro che vogliono ridurlo alla propria immagine ». Tutta l’indagine dell’Express ruota
attorno a questa dimensione del
mistero della vita e della persona di Gesù. Un mistero che
permette, appunto, di adattare
Gesù a tutte le stagioni: ieri (e,
in parte, ancora oggi) il liberatore politico delle masse oppresse
e sfruttate; oggi, di nuovo, il
liberatore personale dell’individuo alienato e solitario. Per cui
il fascino esercitato dalTimmagine misteriosa, paradossale, polivalente di Gesù fa sì che, al
di là di ogni cambiamento politico e sociale, o proprio a causa
di essi, vi è sempre una forte
’’domanda” di Gesù nelle società contemporanee, ad Qvest come a Est, a Nord come a Sud,
e ciò malgrado o in virtù della
crescente secolarizzazione. E,,
non di rado, vi è anche confusione tra Gesù e altri maestri
spirituali, tra cristianesimo e varie filosofie religiose. La questione allora - è di vedere se
un Gesù-camaleonte ha ancora
qualcosa in comune con il Cristo testimoniato dalla Scrittura.
Ma, in fondo, non è stato sempre così, fin dalle origini del cristianesimo? A testimoniare Gesù,
quindi ad interpretarlo, vi sono
ben quattro vangeli canonici, non
uno solo, e numerose lettere e
epistole. Venti secoli non sono
bastati a risolvere l’enigma della
fede cristiana. L’indagine su Gesù
rimane aperta e lo rimarrà finché ci saranno uomini e donne a
confessare il suo nome e a riconoscerlo, nella fede, come Cristo, il Signore. Qgei come allora,
infatti, Gesù continua a chiederci: « Chi dite voi che io sia? ». La
risposta, più che nei libri di storia o di teologia o in articoli di
giornali, è nella vita stessa dei
credenti, nella loro predicazione
e nella loro testimonianza. Qggi
come non mai si parla di rievangelizzare il mondo. Ma che cosa
vuol dire evangelizzare se non
continuare ad annunciare che
questo Gesù di Nazaret — su cui
non si finisce mai di indagare —
è il figlio di Dio, la vera immagine di Dio, ed è pertanto l’unico
Signore del mondo e della vita?
Jean-Jacques Peyronel
2
fede e cultura
10 gennaio 1992
PADOVA
TORRE PELLICE
Ragazzi
che amano ragazzi
La difficile condizione dei giovani omosessuali in un libro-verità
che dovrebbero leggere quanti lavorano per la formazione sociale
Nel quadro degli incontri culturali organizzati dal gruppo
omosessuale ’’L’incontro”, nei locali sociali della Chiesa metodista di Padova, sabato 23 novembre lo scrittore-giornalista Piergiorgio Paterlini ci ha presentato il suo libro Ragazzi che amano ragazzi h
E’ un libro agile, « che si legge in due ore », ha detto con
modestia l’autore. Ma che ha un
buon peso, diciamo noi, sul piano della carica umana, dell’informazione seria, del dialogo corretto.
Ormai anche l’Organizzazione
mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente che l’omosessualità non è una malattia. E
molta gente incomincia a capire
che condannare chi è omosessuale e pratica la sua omosessualità soltanto con partner
consenzienti è assurdo; dal punto di vista scientifico lo è altrettanto quanto il condannare
e il mettere a morte, come si
è fatto per un certo tempo in
alcune parti del mondo, le donne che davano alla luce dei gemelli.
Ma molti pregiudizi sussistono
ancora e tantissimi omosessuali ne sono vittime, tant’è che
parecchi di loro, soprattutto giovanissimi e adolescenti, quando
Società
di studi
valdesi
Notizie
Con la firma dell’atto costitutivo del Centro culturale da parte della Tavola e della Società
viene definita in forma nuova
quella collaborazione fra la Società e la Tavola che ha occupato molte assemblee degli ultimi anni. Il lavoro che attende la Società nei prossimi anni
è considerevole, data la situazione culturale del nostro paese
molto diversa da quella che era
un tempo, ed a questo lavoro
dovremo dedicare in avvenire
non poche energie e riflessioni.
E’ in corso di spedizione, e
molti soci già l’avranno ricevuto, l’opuscolo del XVII febbraio
che è stato inviato quest’anno
sotto forma di numero del Bollettino per motivi editoriali, con
qualche problema tipografico di
cui chiediamo scusa ai soci. Il
tema scelto quest’anno è quello del significato della storia
valdese nelle nostre comunità di
credenti; la trattazione, affidata
a Bruna Peyrot, riprende il materiale del libro da lei scritto
di recente « La roccia dove Dio
chiama ». Ci auguriamo che il
successo dell’opuscolo sia quest’anno pari a quello degli altri
armi.
Il n. 169 del Bollettino, dicembre 1991, verrà inviato nelle
prossime settimane ed il corso
delle pubblicazioni riprenderà
regolarmente dalla primavera
1992 con il n. 170.
Anche l’ultimo numero della
Beidana è stato spedito negli ultimi giorni. Invitiamo caldamente i soci a fare ima intensa opera di propaganda per questa nostra rivista, che è poco nota e
meriterebbe invece di essere più
conosciuta; l’abbonamento, di L.
15.000, è alla portata di tutte le
borse e costituisce un modo immediato di sostegno alla nostra
attività.
si scoprono tali non osano confessarlo. Cercano di reprimere
la loro natura e magari in questo tentativo giungono a compiere matrimoni destinati a esiti
negativi, rendendo così infelici
due persone anziché una sola.
Oppure, spinti dalla disperazione, credendosi anormali, non vedono altra soluzione che il suicidio. « Qualche tempo fa in un
paesino del nord viveva un ragazzo di tredici anni. Tutti
10 sbeffeggiavano chiamandolo
checchina. Una sera d’inverno,
dopo aver visto un film sull’ibernazione, il ragazzo uscì di casa
e si sdraiò in mezzo alla neve.
Lo trovarono così, la mattina dopo, addormentato per sempre.
Aveva lasciato un biglietto: "Spero di svegliarmi in un mondo
più gentile" » (p. 10).
Anche se non tutti giungono
a questo punto, quanti sono
quelli che si tormentano nell’angoscia di non osare nemmeno
parlare della loro identità per
non essere discriminati o derisi? Quanti di essi vivono nel terrore di essere scoperti o ricattati, o di fare subire traumi ai
loro genitori? Se non lo dicono
sono ipocriti, se lo dicono sono
respinti, anche, spesso, da parte
dei loro stessi parenti, cacciati
di casa o costretti a una vita
inumana di segregazione e di ricatti.
« In una delle storie di questo
libro Giovanni racconta come,
dopo essersi confidato coi genitori, rimase impressionato soprattutto dal loro cadere dalle
nuvole: "Non si erano accorti
di niente. E dire che un po’ si
vedeva. Si chiedevano solo perché non ridessi mai...’’» (pp. 11
e 74). Ci viene in mente una
frase dettaci un giorno da un
omosessuale; « Ci chiamiamo
gay. che vuol dire lieto, allegro,
gioioso, e diciamo che "gay è
bello!" per provocazione, per liberarci dai pregiudizi, ma è difficile trovare un omosessuale
veramente allegro! ».
Nel libro di Paterlini sono volutamente i giovani che hanno
la parola; quindici, che non hanno ancora completamente fatto
11 callo alla derisione e al disprezzo che li circonda in questa società che nella migliore
delle ipotesi, o per assurda paura o per deresponsabilizzante
ignoranza del problema, finge di
ignorarne la presenza.
I giovanissimi, se si confidano,
per lo più vengono consolati in
modo fasullo; passerà; L., non
è vero che tu sei gay, ti credi
solo tale... Ti basterà per con
vincertene una buona cura da
uno psichiatra... E loro, che sanno che non è vero, sono angosciati, costretti a vivere in una
grande, amara solitudine, incompresi, spesso disperati.
Di loro non si parla quasi mai.
Si parla solo degli adulti per dire
che sono dei lazzaroni e per gettare con questa scusa il discredito su tutti gli omosessuali, ma
non si usa lo stesso metro di
giudizio con gli eterosessuali
che vanno a prostitute mercificando il loro e l’altrui corpo e
compiono anch’essi delitti passionali e indescrivibili violenze.
Paterlini ha avuto il coraggio
di evidenziare questo problema,
di portarlo allo scoperto in modo molto umano, dando la parola ad alcuni di questi' adolescenti, con il loro pieno consenso, rivedendo con essi i racconti raccolti al registratore e mettendoli con la loro collaborazione, in forma scorrevole. Non
ha carpito — come ha personalmente dichiarato — le confessioni in modo subdolo o facendo
decine e decine di interviste
per scegliere poi le più blande,
o le più piccanti, o le maggiormente accattivanti.
Ne è uscito un libro toccante,
che fa informazione in senso
autentico, fa riflettere e crea solidarietà. Un libro che non indora la pillola e non scende a compromessi, che forse scandalizzerà qualcuno, ma che bisogna leggere.
L’autore lo consiglia soprattutto a chi per vocazione o/e per
professione è addetto alla formazione culturale e sociale degli esseri umani; insegnanti, pedagoghi, psicologi, a quelli insomma che creano ’’costume”,
’’morale”.
Come pastore lo consiglio a
tutti quelli che sono considerati
e si sentono responsabili di cura d’anime, se per tale intendiamo, in senso tipicamente protestante, la ’’mutua consolatio
fratrum”, ossia la capacità di capire, di comprendere l’altro e di
trovare con esso il modo di vivere serenamente insieme in una
società che dovrebbe diventare
incapace di reificare il prossimo
segregandolo assurdamente, magari anche solo con una battuta
o un risolino di scherno, in una
angoscia immotivata che, più
spesso di quanto non si creda,
diventa mortale.
Bruno Costabel
Lunedì 13 gennaio — LA SPEZIA:
Il centro culturale « S. Paolo », la commissione diocesana per l'ecumenismo
e I'« ignatianum » dei pp, gesuiti organizzano per le ore 18, al salone
Fanelli (cattedrale di Cristo Re) un
incontro sul tema San Paolo ai Romani (e a noi) secondo la lezione
di Martin Lutero, a cui partecipano
mons. Giovanni Chiaradia, biblista, e
il pastore Eugenio Stretti.
Martedì 14 gennaio — MILANO: Alle 20.45, presso la Chiesa metodista
(v. Porro Lambertengbi 28), l'Osservatorio interconfessionale milanese
promuove una riflessione sul tema
Oual è il nostro impegno per la pace
oggi?
Martedì 14 gennaio — TORINO: Per
il ciclo di lezioni sulle identità nazionali dalla Rivoluzione francese ad oggi, alle ore 17, presso il Museo del
I settori del
nostro lavoro
‘ Piergiorgio PATERLINi, Ragazzi che
amano ragazzi, Milano, Feltrinelli, 1991,
pp. 126, L. 20.000.
Fondazione
Sabato 28 dicembre è stato siglato fra il moderatore della Tavola valdese ed il presidente della Società di studi valdesi l’atto costitutivo della « Fondazione
Centro culturale valdese »; con
quest’ultima procedura si conclude il lungo iter che ha occupato negli ultimi anni il Sinodo
e parecchie assemblee della Società, specie per quanto riguarda la stesura dello statuto della
Fondazione stessa. In questa forma e con gli inquadramenti giuridici che verranno espletati
quanto prima, il Centro assume
a tutti gli effetti figura giuridica e potrà accogliere donazioni
e contributi sia finanziari che in
beni. Il suo direttivo resta, come è stato sin qui, nominato dalla Tavola e dal Seggio della Società, ed il rendiconto della sua
attività avviene, sia pure in forma indiretta, attraverso le relazioni della Tavola e del Seggio
della SS'V al Sinodo ed alla assemblea dei soci. Già lo scorso
anno si è avuta la sera dell’assemblea un’ampia e dettagliata
relazione del presidente sull’attività del Centro e le sue prospettive future.
Attività
Oltre alle attività di carattere
continuativo quali gli « Incontri
teologici Giovanni Miegge » che
sono ripresi regolarmente in autunno, si sono avuti negli ultimi mesi tre impegni specifici; in campo teologico la giornata presinodale dedicata alTesame delle Tesi della nuova ortodossia di Giovanni Miegge e il
Convegno tenutosi a Savona il
6-7 dicembre sul pensiero di
Miegge, di cui è già stata data
ampia relazione sul giornale. Entrambe le iniziative hanno ottenuto un buon successo di pubblico ed incoraggiano a proseguire in futuro nell’organizzazione insieme a comunità locali di
manifestazioni culturali a carattere evangelistico.
In campo culturale più generale è stata tenuta in ottobre la
« Semaine du français », spostata per questa edizione in vai San
Martino, a Pomaretto, con la
partecipazione della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca.
Il programma delle attività
per Tanno 1992 è in fase di allestimento e sarà comunicato
quanto prima.
Risorgimento (p.za Carlo Alberto) Carlo Moos (Università di Zurigo) parla
sul tema: Nazione e nazionalismo in
Germania.
Martedì 14 gennaio — PADOVA: Alle ore 21, presso la Sala del Chiostro
del Convento S. Francesco Grande (v.
S. Francesco, 118), per l'organizzazione del centro « M. Salizzato », il prof.
Renato Burigana parla sul tema: La
Pira, pioniere laico deil'ecumenismo.
Sabato 18 gennaio — MILANO: Alle
ore 17, presso la sala della libreria
Claudiana (v. Sforza, 12/a) Bruno Corsani parla sul tema: Forza e debolezza nella vita e nel pensiero di Paolo.
Sabato 18 gennaio — MILANO: Alle ore 17, nella sala adiacente alla
libreria Claudiana, il prof. Bruno Corsani tiene una conferenza sul tema
Forza e debolezza nella vita e nel
pensiero di Paolo.
Mostra
La chiesa di Ivrea ha allestito, in collaborazione con il Centro per la sua settimana di evangelizzazione in novembre, una
mostra composta da una dozzina di pannelli sulla storia dei
valdesi e del protestantesimo. I
cartelloni, in masonite plastificata, molto leggeri e maneggevoli, sono ora presso il Centro a
disposizione delle chiese che ne
volessero fare uso nel corso di
mostre, manifestazioni, conferenze.
Biblioteca
Come ben sanno coloro che si
occupano di questo tipo di attività, il lavoro di una biblioteca
non è mai ultimato ed è questo naturalmente anche il caso
nostro, ma possiamo dire che
al termine di questo periodo di
transizione, che è iniziato circa
tre anni fa con il trasferimento del materiale, abbiamo raggiunto una sistemazione che può
dirsi già soddisfacente.
Quasi tutto il materiale è stato trasferito nella nuova sede ed
il magazzino nel sottosuolo del
la Casa valdese è stato interamente scaffalato e permetterà la
sistemazione di nuovo materiale.
Incoraggianti le offerte in materiale e denaro che hanno accresciuto il nostro patrimonio
da parte di amici e sostenitori
che ringraziamo vivamente.
Restano incomplete alcune
opere di carattere generale; il
Dizionario biografico degli italiani, la Storia d’Italia Einaudi,
l’opera di De Felice su Mussolini, di Venturi sul Settecento riformatore, di Davidson su La
storia di Firenze, di Macchia sulla Letteratura francese e l’Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Una forma simpatica ed encomiabile d’aiuto all’attività della biblioteca potrebbe
essere l’acquisto o il dono di
uno di questi volumi mancanti
che permetterebbe il completamento della nostra sala di consultazione.
L’apertura quotidiana della biblioteca (9-12 / 15-17) e la ripresa del prestito hanno dato,
come prevedibile, notevole incremento alla nostra attività; a poco a poco si va creando un giro di amici e frequentatori che
fanno del Centro quello che deve essere; un luogo di incontro
e di lavoro.
La sala di lettura è stata ulteriormente sistemata con una
parete divisoria che, isolandola
dagli uffici del Centro, la rende
(finalmente) silenziosa.
Museo
Il museo resta uno dei punti
di maggior interesse del complesso del Centro e continua ad
occupare molte delle nostre forze. Proseguono i lavori di routine di ogni museo; catalogazione del materiale, sistemazione
delle sale, perfezionamento dell’esposizione con il riordino del
magazzino ed è iniziato il lavoro di nuova schedatura del materiale. Questa operazione è essenziale al buon andamento dell’attività ed al regolare sviluppo
del museo ed è stata affidata
ad un gruppo di volontari.
E’ stata iniziata la nuova sistemazione delle sezioni del Rimpatrio e dell’Ottocento, che avevano un impianto provvisorio,
ed è in corso di sistemazione la
sala audiovisivi nell’interrato dove si spera di aver presto la
possibilità di illustrare in videoregistrazione e più tardi in proiezione la storia valdese in forma didattica per le numerose
scolaresche che visitano le nostre sale.
Sempre nel campo della divulgazione, oltre all’edizione definitiva del piccolo dépliant che illustra l’attività del Centro, è stata ciclostilata una guida al Museo storico, con una sintesi dei
principali pannelli e la trascrizione dei testi fondamentali del
museo stesso. L’edizione, in quattro lingue, sarà particolarmente
utile ai visitatori stranieri che
non disponevano sin qui di uno
strumento di guida.
I progetti in fase di studio e
di realizzazione sono anzitutto
la sistemazione dell’ascensore,
che concluderà la parte edilizia
e permetterà di ottenere dagli
enti pubblici l’agibilità ai locali.
In secondo luogo è in fase di
realizzazione la sistemazione della sala Paschetto al primo piano, accanto al museo, che nel
nostro progetto è destinata a
mostre ed esposizioni. La prima mostra temporanea che si
terrà in estate, dopo l’inaugurazione in luglio, è dedicata ai sistemi di riscaldamento, illuminazione e irrigazione attraverso gli
anni in vai Pellice (« Acqua, luce, fuoco nella nostra valle »).
3
10 gennaio 1992
commenti e dibattiti
ISRAELE-PALESTINESI
Pace
o deportazione?
Un processo che rischia l’arresto se
prosegue la politica di repressione
La risoluzione votata il 6
gennaio, all’unanimità, dal
Consiglio di sicurezza delrOnu nei confronti di
Israele per la recente deportazione di dodici palestinesi merita alcuni stringati commenti.
Il primo sta nei termini
più che espliciti usati: « energica condanna ». Il secondo è la constatazione
che mentre in altri numerosi casi Shamir se l’era
cavata con un non luogo a
procedere o con una blan
da « deplorazione », grazie
al veto posto o minacciato
dall’alleato americano, questa volta gli Stati Uniti
hanno votato sì.
Ma entriamo nel merito.
Perché questa « energica
condanna »? Perché le deportazioni in questione, ormai abituali, costituiscono
una precisa violazione di
una convenzione internazionale che lo stato di
Israele ha firmato e ratificato, e alla cui piena osservanza è tenuto: la quarta
Convenzione di Ginevra sulla protezione delle persone
civili in territori sottoposti
a occupazione militare.
Occupazione o
amministrazione?
La posizione israeliana
è che la Convenzione non è
applicabile de jure ai territori che Israele non « occupa » (in precedenza non appartenevano a nessuno, si
afferma: l’estensione a suo
tempo della sovranità giordana a questi territori non
fu internazionalmente accettata), ma « amministra », e in ogni caso ne osserva de facto le norme
umanitarie; in tutto (deportazioni incluse) applica la
legislazione preesistente. In
secondo luogo si afferma
che le « deportazioni » proibite riguardano i casi di
massa, e non quelli individuali.
L’ultima osservazione è
manifestamente infondata,
e stupisce che si continui a
farla impunemente circolare. L’art. 49 della Convenzione di Ginevra dice: « I
trasferimenti forzati, in
massa o individuali, come
pure le deportazioni delle
persone protette [dalla
Convenzione: cioè i membri della popolazione civile] fuori dal territorio occupato '[...] sono vietati,
qualunque ne sia il motivo » (la sottolineatura è
mia). Il riferimento alle
« individuai deportations »
(deportazioni individuali) è
stato fatto esplicitamente il
6 gennaio dal rappresentante degli Stati Uniti nel
Consiglio di sicurezza. Lo
spazio mi impedisce di citare tutti gli altri articoli
nei confronti dei quali, e
di numerose altre norme,
e di una massa di risoluzioni deirOnu, lo stato di
Israele è notoriamente in
posizione di inosservanza e
illegalità (dalla «coercizione fìsica e morale... per ottenere... informazioni », alle
«pene collettive», alte «misure di rappresaglia» contro le persone e i loro beni,
alle « distruzioni di beni
mobili e immobili », fino alle misure di annessione e
agli insediamenti...).
La tesi della non applicabilità della quarta Convenzione internazionale non
trova credito a livello della
dottrina internazionale, ed
è sommersa da una serie
ininterrotta di risoluzioni
deirOnu, nelle quali si ribadisce che lo stato d’Israele, in quanto « potenza occupante », è tenuto a osservare in loto la Convenzione
ginevrina.
Se il tentativo d’Israele
era, come è, di presentare
la « questione palestinese »
come propria questione interna, la recente e ennesima risoluzione Gnu gli
blocca la strada: nei « territori arabi occupati, inclusa Gerusalemme », la
« potenza occupante » non
può pretendere di giocare
in casa.
Ultima, e pesante, è la
prassi israeliana di rifarsi
ad una « legislazione preesistente ». Si tratta dei regolamenti militari d’emergenza varati dai britannici
fino al 1945, contro arabi e
sionisti, un non pregevole
campionario di stampo coloniale del « come ti sistemo il popolo ribelle ». Begin stesso li definì « peggiori delle leggi naziste »,
Un buon numero degli storici dirigenti israeliani li subì di persona, da Moshe
Dayan a Golda Meyer, al
presidente della Corte suprema Meier Shamgar (che
finisce col difendere ciò ohe
un tempo subì).
Gli « ordini
militari »
Dal 1948 al 1966 furono
applicate in vaste zone della Galilea araba, annessa
ad Israele e sottoposta per
18 anni al governo militare. Oggi vengono usate, con
il complemento di aggiornamenti e di centinaia di
« ordini militari », nei territori occupati, e sono la
struttura portante — e del
tutto illegittima — del tentativo di risolvere di forza
sul terreno, con una serie
di irreversibili fatti compiuti, la « questione della
Palestina », e di quella repressione che ne è lo strumento esecutivo.
Si è aH’assurdo. Tutta la
legislazione del Mandato
britannico fu formalmente
revocata a partire dal 14
maggio 1948 (scadenza del
Mandato). Il fatto è stato
ancora ufficialmente confermato dal ministro degli
Esteri britannico nell’aprile del 1987. E la Giordania,
che succedette direttamente alla Gran Bretagna nell’amministrazione dei territori oggi occupati, abrogò
anch’essa la suddetta legislazione. Il consenso internazionale alla pretesa israeliana è praticamente nullo:
« Non troppo sottile escamotage giuridico », commenta un noto giurista.
Quando si finirà con le
effrazioni giuridiche e si
concluderà una pace tra
Uguali?
Sandro Sarti
Magnificat
latinoamericano
L'anima mia magnifica l’amore e la benevolenza del nostro Dio. Io canto il suo
nome sui miei vasti mari e sulle mie Cordigliere coperte di neve. Gli rendo grazie perché ha posato su di me il suo sguardo amorevole e su di me ha costruito la sua tenda.
Magnifico il mio Dio per la sapienza di
coloro che m’hanno abitata per primi; gli
aztechi e i ma3^a, i guaranay e i quechua, gli
aymara e gli araucani. Magnifico il Signore,
che al mio interno ammassa tesori di pietre
preziose, zinco, rame e petrolio e sul mio
suolo ha creato laghi e boschi con ogni sorta
di frutti e di animali.
Il mio spirito esulta nel Signore, mio Liberatore. Poiché egli ha guardato alla povertà e all’umiltà dei miei popoli, ascoltato le
loro innumerevoli grida di aiuto e non li ha
mai abbandonati durante il loro cammino
attraverso la storia. Sulle Ande e nei bacini
amazzonici, nei Caraibi e nell’Oceano Pacifico, nell’Oceano Atlantico e sulle Antille, dappertutto tu hai lasciato i segni della tua presenza e del tuo amore e, perciò, tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Poiché il Signore della storia ha posato
su di me uno sguardo affettuoso, ma ha lasciato penetrare nel suo cuore anche il mio
grido di pace e di giustizia. Per questo esulta
l’anima mia nel Signore. Poiché il suo Vangelo di amore e di libertà già da cinquecento
anni si apre la via su tutte le piazze e lungo
tutte le strade, nei villaggi e nelle città, nelle
pampas e anche suU’altopiano andino. Ancor
oggi il suo messaggio è nuovo e liberatore
per tutti coloro che sono in attésa del suo
regno.
Da noi un popolo trasmette all’altro: il
Signore sta in mezzo a noi, egli cammina
con noi, egli abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili.
Questo è l’eterno fondamento della mia
gioia: il Signore difende tutti gli svantaggiati
dalla storia, i bambini e i giovani che hanno
disimparato il sorriso e la speranza, i primi
abitanti che furono cacciati dalla loro terra e
sradicati dalla loro viva tradizione, i campesinos senza futuro, i lavoratori disoccupati e senza diritti.
Si, il Signore in persona sazia gli affamati lungo le mie strade e nelle mie favelas;
egli lascia andare a mani vuote coloro che
per così tanto tempo hanno vissuto a spese
dei poveri. Egli chiederà conto a tutti coloro
che sono stati sordi e ciechi per la sofferenza
dei poveri.
Presto tutti coloro che furono cacciati
possiederanno un pezzo di terra proprio e
tutti coloro che sono fuggiti nelle grandi
città troveranno là non solo un miserabile
alloggio, ma diranno propria una abitazione
degna dell’uomo.
Tutte le generazioni mi proclameranno
« felice America ». Poiché Dio stesso ha preso
dimora in mezzo a noi, ha fatto propria la
lunga storia del nostro soffrire e del nostro
sperare. Ora, però, egli mi sta aprendo gli
occhi e parla della risurrezione ai miei popoli.
Così offro al Signore tutti i miei vasti spazi: le mie foreste vergini e le steppe, le mie
città dai milioni 'di abitanti e i miei più miserabili villaggi, la mia miseria e la mia povertà, le mie speranze e le mie canzoni. Poiché la promessa, udita da noi secoli fa, si
sta lentamente realizzando, la promessa di
un mondo più giusto e libero nel quale possiamo abitare come sorelle e fratelli dell’Europa e del mondo intero.
Dio ha udito i miei gemiti di pianto e
asciugato le mie lacrime. Mi ha liberato dall’esilio e condotto nel suo paese. Il mio spirito esalta in eterno Dio, mio Salvatore e
Liberatore. Amen!
Hermann Schalck
(da Mosaico di pace, sett. ’91)
ALLA FACOLTA’ VALDESE
Teologia è bello
« La teologia è una scienza bella, la più bella delle
scienze. Perciò si può e
si deve fare teologia con
gioia. Un teologo non lieto,
cattolico o protestante che
sia, non è un teologo ».
La citazione è di Karl
Barth e campeggia come
manifesto all’ingresso dell'aula della Facoltà valdese di teologia di Roma.
Sono venuto a Roma per
un esame del mio corso
di diploma e questa volta
ho avuto modo di fermarmi un po’ di più in Facoltà, il tempo di una breve
piena immersione nella vita del ’’college” valdese di
via Pietro Cossa. Qui si
formano le giovani leve del
protestantesimo italiano a
cui sarà affidata la guida
spirituale e morale delle
chiese evangeliche.
E’ un belTambiente quello della Facoltà, allegro e
vivace, vi si fa teologia con
gioia, a conferma del detto di Barth e a smentita della credenza diffusa
che la teologia sia scienza per studiosi gravi e severi.
Si studia con seria applicazione ed impegno. La
teologia è la più bella delle scienze ma dedicarvisi
richiede lavoro di lunga
lena.
Gli studenti leggono la
Bibbia nei testi originali,
ebraico e greco, e i migliori studi teologici sono in
tedesco, in inglese, sicché
è bene imparare anche le
lingue che serviranno poi
nelle relazioni intemazionali delle chiese. Ma si fa
vita di gruppo, ragazzi e
ragazze insieme, si discute,
si scherza, si suona e si
canta. E tra ragazzi e ragazze di 18 o 20 anni nascono fresche e non effimere storie d’amore ed anche questa è una bella cosa, che va a lode del Signore.
Gli studenti provengono
da tutte le regioni italiane,
qualcuno viene da scuole
di teologia estere a fare
il suo anno in Italia. Negli
ultimi anni c’è stata una
bella leva di ragazzi meridionali: dalla Calabria,
da Napoli, dalla Sicilia.
Non c’è più la maggioranza di allievi dalle valli
valdesi con il marchio protestante DOC. Mi sembra
un buon segno che il nostro Mezzogiorno stia allevando una generazione
di pastori autoctona e che
l’unione delle diverse denominazioni del protestantesimo italiano faccia
emergere un pluralismo di
apporti dalle varie regioni alla vita culturale e all’azione delle chiese.
La giornata comincia in
Facoltà con la colazione
tra le 7.30 e le 8. E’ costume degli allievi dì coinvolgersi nella preparazio
ne dei pasti, nel governo
e nelle incombenze della
cucina. Dopo colazione
c’è il ’’cultino”. Un breve
momento di preghiera e di
riflessione. Allievi ed insegnanti cominciano insieme
la giornata, con questo breve culto. Come in tutti i
"colleges” che si rispettano
professori ed allievi abitano insieme.
Vivono insieme con il
tempo di lezione, di ricerca, di lavoro comune anche momenti di divertimento, di complicità extradidattica. Si fa molto lavoro
di gruppo nello studio, nella ricerca, nel confronto,
nell’elaborazione delle idee.
Ci sono momenti di lavoro del tipo che, con termine inglese-americano, si
chiama "brain-storming”.
Confronti e discussioni collegiali, verifiche dialettiche
del lavoro e dei risultati,
animate e coinvolgenti.
Ho assistito ad un sermone di esercitazione.
Una ragazza commentava
Marco 4, la parabola dei
seminatore, ponendo l’accento sul fatto che non è
possibile sapere il lavorio
che farà il seme dell’Evangelo anche sui terreni più
improbabili e difficili. Alcuni compagni avevano il
ruolo di commissione d’esame, di contraltare critico. Insieme professori ed
allievi discutono sul sermone, correggono, suggeriscono in modo simpatico, stimolante.
Forse non sarebbe male
osmi tanto che anche le nostre comunità di chiesa si
attivassero in riflessioni
come quelle dei giovani di
Teologia intorno al sermone. alla Parola, al modo di
veicolarla.
Conversando con alcuni
studenti sulla necessità che
le chiese protestanti italiane, dopo Barth. dono la caduta di molti sistemi di valori-guida, trovino una linea teologica, una rotta di
orientamento nuova, ho
ricavato l’impressione che
forse le chiese non si avvalgono a dovere dello strumento di arricchimento, di
ricerca, di formazione della Facoltà di teologia. « Se
fai un articolo su queste
tue giornate qui, scrivilo —
mi è stato suggerito — non
basta avere un pastore per
ogni comunità; chiese come le nostre, democratiche,
non fondate sull’autorità,
hanno bisogno di 3 o 4
membri per comunità in
possesso di solido retroterra teologico per alimentare la predicazione, il lavoro evangeVco, il servizio
diaconale. Va sostenuta la
Facoltà che forma i p'^stori. gli operai della chiesa,
le sue energie intellettuali
e spirituali ».
N. Sergio Turtulici
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introduzione 1
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seconda edizione aggiornata
4
vita delle chiese
10 gennaio 1992
TRAMONTI DI SOPRA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una parte
di memoria storica
Emanuele Facchin, uomo colto e credente militante, era un vero e
proprio punto di riferimento per la comunità, a cui ha dato molto
« Con Emanuele Facchin se ne
va un pezzo di memoria storica,
non solo della piccola comunità
valdese di Tramonti di Sopra,
ma deH’intero mondo protestante della regione del nord-est ».
Così, sabato 14 dicembre, in un
freddissimo pomeriggio, il pastore Bonnes ha concluso il rito
funebre del fratello Emanuele
Facchin che ci ha lasciati alla
bella età di 90 anni.
Colpito, nel marzo dell’89, proprio mentre predicava sul pulpito della piccola chiesa di Tramonti, da una semiparesi che
l’ha costretto a vivere lontano
dalla sua casa e dal suo paese
su una sedia a rotelle prima a
Pordenone e poi a Maniago, dove
è deceduto, il fratello Emanuele
Facchin non ha mai datò segni
di rassegnazione. Sempre, fino
all’ultimo, ha duramente lottato
contro il male che l’aveva colpito, sperando e pregando.
La mente lucida, avido di lettura, interessato ai problemi della chiesa e del nostro tempo,
quando riceveva visite era sempre pronto a discutere, ad esprimere la propria opinione sui
problemi più attuali.
Come ha ricordato il pastore
Bonnes nel corso della predicazione, tenuta su Filippesi 1: 21,
la parola « per me il vivere è Cristo» non è mai stata banalizzata dalla vita di Emanuele, anzi
fino all’ultimo ha saputo dare
senso e significato alla vita che
il Signore gli aveva donato. Pur
infermo voleva essere ancora utile per gli altri e per Pimminente Natale si era accordato con
le insegnanti delle scuole materne per andare, con il piccolo organo elettronico che gli avevano
messo a disposizione nella casa
di riposo dove viveva, ad insegnare ai bambini di Maniago i
nostri inni natalizi.
Davvero, io penso che con
Emanuele, oltre che ad una carissima persona, se ne vada un
pezzo di storia. Lo rivedo ancora suonare sull’harmonium, con
le sue grandi mani e poi spostarsi sul pulpito per fare il sermone. Lui che nemmeno una domenica, neppure quando era solo, aveva rinunciato ad aprire
la porta della chiesa, a suonare
ed a pregare. Lui cosi fedelmente convinto che predicare fosse
un privilegio ed un dono di Dio;
così geloso della documentazione della chiesa, ma anche così
attento a conservare tutto ciò
che costituiva documentazione
della nostra storia di comunità
valdese. Una persona molto attaccata alla propria identità prò
Novità
testante, ma sempre disponibile a dialogare con il mondo cattolico e gli altri, giovani ed anziani, donne e bambini. Un
uomo colto, sempre pronto a
fornire informazioni, a chiunque, sui valdesi, sulla storia della nostra comunità, capace d’
citare tutti i pastori che, dagli
inizi ai nostri giorni, hanno visitato Tramonti e a ricordare
tutti gli episodi significativi della nostra storia di evangelici.
Un uomo educato. Un credente
che non ha mai smesso di leggere la Bibbia, che inorridiva nel
sentire bestemmiare, capace di
trovare per ogni situazione un
riferimento biblico.
lo lo ricordo così, come un
patriarca, un servo dell’Eterno,
un punto di riferimento per tutti, Un fratello che ha saputo essere Un testimone fedele per tutti, nella chiesa e nel paese.
Ai funerali, assieme ai familiari, la comunità valdese, le rappresentanze delle altre comunità
evangeliche della regione ed una
folla commossa di paesani, ha
partecipato anche il parroco del
paese, don Livio, che in un breve
intervento personale ha ricordato Emanuele come un vecchio
saggio credente, disponibile al
dialogo.
Christian Alessio Pradolin
L’ATTIVITA’ DELLA CASA
Preparando l’estate
VALLECROSIA — Al termine
deH’estate un albergo di Bordighera in via di ristrutturazione
ha donato alla Casa valdese l’arredamento di una dozzina di
stanze. Per spiegarci la scelta della nostra opera quale destinataria di questa importante donazione, ci è stato detto di essere a conoscenza della Chiesa
valdese in Italia, della sua serietà d’impegno a vari livelli, e
tutto ciò bastava per favorirci
rispetto ad altri...
• TI past. Carcò, presidente
del Comitato della Casa, ha terminato il suo mandato tra di
noi. Gli esprimiamo la nostra
gratitudine per quanto ha fatto in questi anni e chiediamo al
Signore di volerlo benedire nel
suo meritato riposo.
Nel contempo diamo il nostro
caloroso saluto di benvenuto al
pastore Giuliana Gandolfo che
gli subentra in questo incarico.
• Abbiamo dato il nostro benvenuto a Paolo Tognina che è
venuto ad arricchire il gruppo
di residenti, sia pure con un incarico diverso: infatti per quest’anno ecclesiastico egli sarà
coadiutore del pastore Giuliana
Gandolfo.
9 Sabato 26 ottobre si è riunito il Comitato della Casa per
il .suo incontro autunnale nel
corso del quale ci si è potuti
rallegrare per l’andamento complessivamente positivo dell attività. Sono stati varati alcuni programmi di lavoro relativi al miglioramento delle strutture. Si
è purtroppo aperto un conten
Riunioni
La Casa di Vallecrosia ha anche ospitato, nel 1990 e nel 1991, la
Conferenza del secondo distretto.
zioso con l’amministrazione comunale che si è ’’scordata” di
richiedere la convocazione della
conferenza dei servizi in relazione alla nostra richiesta di esaminare il progetto di sopraelevazione a suo tempo inoltrato
e per il quale avevamo avuto
parere favorevole preventivo dalla giunta comunale stessa. Il fortunale abbattutosi a fine mese
su tutto il litorale ligure non
ha purtroppo risparmiato la nostra zona e di conseguenza le
nostre attrezzature balneari, che
sono letteralmente state spazzale via dalla violenza della mareggiata. Anche la nostra scialuppa
di salvataggio ha subito la stessa sorte ed è inutilizzabile.
• L’attività di accoglimento
non è terminata a fine ottobre
ma ha avuto un’appendice gioiosa in novembre con la benedizione del matrimonio.di Claudia
Nishei e Marco Virgilio. E la
Casa si è onorevolmente prestata ad accogliere il centinaio di
amici e parenti giunti da ogni
dove per rallegrarsi con gli sposi. In concomitanza all’avvenimcnto abbiamo avuto, graditi
ospiti per una decina di giorni.
Silvana e Salvatore Carcò.
• Imponenti impalcature hanno cinturato l’abitazione del direttore, e la speranza è che presto possa assurgere a novello
fulgore! La ditta Sisti è impegnata anche sul secondo fronte
d’intervento che è quello del rifacimento dei restatiti due blocchi di servizi igienici. I tempi
sembrano rispettati, con nostra
soddisfazione.
SAN GERMANO — Anche quest’anno le riunioni del periodo
natalizio hanno avuto iuogo secondo il programma previsto.
• Venerdì 20 dicembre l’Unione femminile si è ritrovata all’Asilo per prendere parte insieme con gli ospiti alla loro festa natalizia: i canti attorno all’albero ed il messaggio di Natale del pastore Ribet hanno dato un tono veramente gioioso al
bel pomeriggio.
• Al concerto della nostra Corale erano presenti anche diverse persone venute da fuori le
quali con tutti gli altri convenuti hanno apprezzato oltre ai
cori anche gli « assolo » di Riccardo Bertalmio ed i brani magistralmente eseguiti all’organo
dal direttore della Corale di S.
Giovanni, Walter Gatti, che ancora ringraziamo vivamente.
• Il culto di domenica 22 dicembre è stato presieduto dal
pastore Josi sotto la cui guida
i bambini della scuola domenicale hanno presentato il loro
messaggio mediante la drammatizzazione di vari episodi della
vita del profeta Elia. I ragazzi
hanno poi continuato la giornata comunitaria con il pranzo insieme ed un pomeriggio di canti e di giochi.
• La sera del 31 dicembre, durante il culto presieduto dal pastore Josi, è stata celebrata la
Santa Cena come a Natale.
• Purtroppo nel periodo natalizio la comunità ha avuto il
dolore di perdere uno dei suoi
membri: il fratello Armando
Melchiori infatti ci ha lasciati.
Ai suoi cari, specie alla moglie
degente in un ospedale di Lione mentre si spegneva a Pomaretto il suo congiunto, vada
l’espressione di solidarietà e di
cristiana simpatia di tutti.
Festa dell’albero
ANGROGNA — Guardando indietro alle leste ormai trascorse, desideriamo ringraziare ancora Giuseppe Bonomessi (il
« Mago Smith ») che ha generosamente messo la sua arte a disposizione della nostra scuola
domenicale per il buon successo della festa dell’albero il pomeriggio del 22 dicembre.
Ringraziamo altresì il fratello
Umberto Rovara che, con la consueta disponibilità, ha presieduto il culto del 29 dicembre.
• Il ciclo delle riunioni quartierali di gennaio sarà dedicato
ad uno studio biblico dal titolo: « Giovanni 6, un esempio dell’importanza dell’Antico Testamento per la piena comprensione del Nuovo ».
Questo il calendario delle riunioni: martedì 7 gennaio Jourdan (ore 20); mercoledì 8 Pradeltorno (ore 20); giovedì 9 Bausan (ore 20,30); lunedì 13 Capoluogo (ore 20); martedì 14 Martel (ore 20); giovedì 16 Odin-Bertot (ore 20); lunedì 20 Serre (ore
20); martedì 21 Buonanotte (ore
20); giovedì 23 Prassuit-Vernò
(ore 20,30).
• Esprimiamo con gioia e con
affetto le nostre congratulazioni
alla famiglia Ricca della località Ricca per la nascita, il 23 dicembre, di Stefano Paschetto, di
Renzo e di Eliana Ricca.
dicazione di Letizia Tomassone
di Agape, che ringraziamo, e
quello del 22, in un tempio gremito, dagli alunni della scuola
domenicale che hanno presentato la storia del profeta Elia studiata in questi mesi.
• Nel clima di allegria che caratterizza questo periodo la comunità ha dovuto stringersi a
due famiglie in lutto per la dipartita di Arnaldo Tron, di 55
anni, originario di Rodoretto e
residente a Vigone, morto dopo
lunghi mesi di sofferenza e di
Walter Gardiol di 17 anni, tolto
tragicamente all’affetto dei suoi
cari in un incidente stradale.
Possa il messaggio della venuta
di Cristo essere di conforto alle famiglie che piangono i loro
cari.
Solidarietà
PRAMOLLO — Il Signore ha
richiamato a sé, dopo anni di
malattia e di infermità. Silvia
Jahier ved. Beux, all’età di 90
anni, e Elisa Sappè ved. Sappè,
all’età di 93 anni, che era la
più anziana della comunità.
Esprimiamo inoltre la nostra
solidarietà fraterna a Elso Beccari per l’improvvisa perdita del
papà. Chiediamo al Signore di
essere con le famiglie in lutto
e di sostenerle.
Concistoro
POlMARE’rTO — Il Concistoro
è convocato per sabato 11 gennaio alle ore 20,30 nei locali del
presbiterio.
• L’evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato lunedì 6 gennaio in occasione del funerale della nostra
sorella Edith Micci ved. Revel,
deceduta all’età di 83 anni presso l’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone. Ai familiari in
dolore la simpatia cristiana della comunità tutta.
Studi biblici
TORRE PELLICE — Col mese di gennaio avrà termine il ciclo di studi biblici tenuto dal
pastore Marchetti sul libro dell’Apocalisse presso i locali della
Comunità alloggio in via Angrogna agli Appiotti. Sono previsti
due incontri che avranno luogo,
secondo un calendario un po’ diverso dal solito, per due mercoledì consecutivi il 15 ed il 22
gennaio, sempre alle ore 20,30.
Due culti diversi
PINEROLO — Il culto del 15
dicembre è stato condotto dai
giovani della EGEI con la pre
Domenica 12 gennaio
□ ASSEMBLEA
DELLE CORALI
SAN SECONDO — L'assemblea delle corali si tiene nella sala, con inizio alle ore 15.
□ INCONTRO COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Il gruppo si ritrova
alle ore 14,30 presso la parrocchia di
S. Lazzaro (via S. Lazzaro, 3). All'odg,
fra l'altro, la catechesi ecumenica,
l'analisi della « Lettera a Eleuterio »,
la preparazione dell'incontro francosvizzero-italiano (17-19 luglio. Torre
Pellice).
Domenica 19 gennaio
□ SETTIMANA
PER L’UNITA’
DEI CRISTIANI
S. VALERIANO-CUMIANA — Alle ore
14,30, presso la Fraternità monastica
di Montecroce, si tiene un'iniziativa
di preghiera ecumenica a cui partecipano mons. Pietro Giochetti e il past.
Archimede Bertolino.
Sabato 11 gennaio
□ «GESÙ’
IL MISSIONARIO »
PINEROLO — Presso i locali della
Chiesa valdese in via dei Mille 1, alle
ore 14,30, si tiene l'annuale corso di
animazione de’le Unioni femminili. Dopo cena la past. Letizia Tomassone e
il prof. Claudio Tron presiedono una
tavola rotonda sul tema. Il programma, che continua la domenica 12, prevede Il culto con la comunità locale
e lavoro in gruppi su due testi biblici:
Marco 10: 17-31 e Giovanni 4.
Per informazioni Lidia Noffke, tei.
0121/51372 oppure Wanda Rutigliano,
tei. 0121/92731.
5
10 gennaio 1992
vita delle chiese 5
UN VIAGGIO ARRICCHENTE
NAPOLI
DairAustria alla Sicilia Una grande festa per
una ‘strana famiglia’
Un gruppo di vicari e vicarie della chiesa bavarese in visita nella realtà delle nostre chiese isolane - Gli immigrati e la diaconia
A Palermo, la nostra prima
tappa dopo un viaggio di 28 ore,
respiriamo un’atmosfera bella e
tremenda, quasi magica. Da una
parte la ’’metropoli” moderna e
industrializzata, dall’altra il degrado totale. Una città in cui convivono culture diverse, città in
cui si può a stento sopravvivere
oppure essere ricchi. E la mia
prima impressione è che queste
siano cose che non si vorrebbe
far vedere.
Noi abbiamo pernottato nel
quartiere la Noce, dove si trova
l’omonimo Centro diaconale. Questo Centro è stato uno dei motivi
del nostro lungo viaggio. « La
Noce » si occupa soprattutto di
bambini (scuola materna, scuola elementare, ecc.) ma ha lo
stesso effetto di una « goccia nel
mare », come ci spiega Karola
Stobàus.
Alla Noce si riunisce anche una
piccola comunità per il culto domenicale, comunità adesso arricchita dalla presenza di un gruppo di ghanesi.
Parallelamente al lavoro con i
bambini c’è quello con gli extracomunitari, di cui ci ha parlato
A. Manocchio, ai quali si offre
una prima accoglienza, un’abita
zione, un minimo di soldi liquidi,
li si aiuta a cercare un posto di
lavoro. Tutto ciò viene fatto nel
senso di una escatologia presente,
ci spiega Manocchio.
La prossima tappa del nostro
viaggio comincia con cultura antica e medievale: Monreale, Erice, Segesta. Naturalmente c’è anche una visita alla comunità di
Trapani, dove ci aspettano alcune
anziane/i di chiesa e Laura Leone,
che si occupa di Trapani e Marsala. La nostra discussione si è
incentrata soprattutto sul lavoro
con le donne e il relativo « progetto donne », sul rapporto con
la chiesa cattolica e quindi sui
matrimoni misti. Non poteva
mancare l’argomento mafia e la
situazione attuale della Sicilia.
Questa visita ci ha molto impressionati e ci ha fatto riflettere tantissimo.
Siamo poi andati ad Agrigento
e Selinunte dove siamo stati invitati dalla comunità che attraverso Irene Wigley ci ha raccontato
la sua storia e ci ha parlato delle
speranze e preoccupazioni sul futuro della comunità.
Ultima tappa è stata Pachino,
la più grande tra le comunità da
noi visitate. Anche qui una pasto
ra ci ha parlato della sua esperienza. Strano ma bello il fatto
che abbiamo incontrato soprattutto donne che hanno descritto
il loro lavoro. Anche qui alla base
di tutto sta l’attività sociale e
l’annuncio deH’evangelo, come ci
dice Paola Benecchi. A Pachino
era presente anche il pastore Pietro Valdo Panasela. Egli ha paragonato la diaconia e l’annuncio
dell’evangelo alle due ali di un
uccello: inseparabili.
In programma c’era anche una
vista al Servizio cristiano di Riesi che purtroppo è saltata perché
alcuni di noi si sono ammalati
già a Palermo.
Perché siamo andati fino in
Sicilia? Fortunatamente nel nostro gruppo di vicari e vicarie
della Chiesa evangelica luterana
bavarese ci sono persone che conoscono l’Italia. Uno di noi è per
giunta sposato con una di Pachino... Così avevamo tutto: la
cultura, il mare, l’arte... e la voglia di farci un’idea di come nossa vivere una così piccola chiesa
di diaspora in un contesto come
quello italiano.
Helga Wutzler
vicaria a
Garmisch-Partenkirchen
TORINO
Malgrado un articolo costruito su alcune mie affermazioni
a carattere più o meno provocatorio rilasciate lo scorso anno a una nota giornalista locale e pubblicato sul n. 1 - 1992
de L’Espresso, nella chiesa valdese di Torino il Natale è stato quest’anno ancora una volta
occasione di incontro, predicazione, testimonianza, segno di
fraternità.
Abbiamo iniziato con l’ormai
tradizionale Natale internazionale che ha raccolto un rilevante
numero di stranieri in rappresentanza di diversi paesi di ogni
parte del mondo. La serata, guidata dal past. Ken Hougland e
da Lem Lem Milaneschi, con la
partecipazione della fanfara salutista, della Corale evangelica e
del Coro africano in sgargianti
costumi locali, è terminata con
un ricco rinfresco, occasione di
ulteriore conoscenza reciproca e
f raternizzazione.
Anche le ragazze della Casa
femminile (con invito ai ragazzi della Comunità giovani), hanno organizzato una sobria e simpatica serata, aperta con una
meditazione biblica e terminata
con una cena preparata dalle ragazze e dai ragazzi stessi.
Ed anche il gruppo dei matrimoni interconfessionali ha voluto concludere la sua normale
serata di incontro con un fraterno e simpatico rinfresco augurale in vista di un più efficace e fruttuoso lavoro che il
gruppo da anni conduce tra non
poche difficoltà.
Ma di maggior rilievo è stato il culto del 15 dicembre in
corso Vittorio, dove la comunità di lingua inglese, la comunità valdese e la Christian Fellowship africana, che normalmente celebrano separatamente
il loro culto per ragioni di lingua e diversa sensibilità liturgica, si sono ritrovate per un
culto unificato con messaggi dei
rispettivi pastori (K. Hougland,
A. Taccia e F. Oduro) e con
la partecipazione speciale della
componente africana che ha animato l’incontro con i suoi costumi variopinti e il suo tipico
modo di cantare con ondeggianti movenze di danza! Si è trattato di un tentativo di « fare
chiesa insieme », per sottolineare l’unità della fede nel comune Signore, nel rispetto della
particolarità e dell’identità di
ciascuno. L’esperimento è ben
riuscito ed è stato largamente
apprezzato da tutti; verrà ripetuto alcune volte all’anno.
La stessa domenica i bambini
della Scuola domenicale, presso
il tempio di corso Oddone, hanno tenuto la loro festa di Natale in un culto condotto e animato da loro stessi. A mezzogiorno tutte le componenti: inglesi, valdesi, africani, bambini,
si sono ritrovate in via Pio V
per un gioioso momento di incontro conviviale. In serata la
Corale Esprit ha eseguito nel
tempio un concerto di cori natalizi e di negro spirituals. Nella stessa giornata, nel tempio di
corso Oddone, anche il gruppo
di lingua svedese, alla presenza
del console dott. Sergio Eynard,
è riuscito a trovare spazio per
la celebrazione del suo culto.
L’Ospedale valdese ha pure
avuto la sua festa (quest’anno
un po’ in sordina a causa dell’alto numero di dimissioni festive concesse ai degenti) con
la presenza del gruppo Amici
dell’ospedale, della Corale evangelica che ha cantato ai vari piani dell’ospedale e di un gruppo
di giovani della Comunità dei
Fratelli che hanno essi stessi
preparato e distribuito a tutti
i degenti e al personale un piccolo dono. Al tè finale il presidente, dott. Franco Ramella, ha
illustrato i problemi e i progetti deli’ospedale sia nella sua ristrutturazione muraria (sta per
essere conclusa la sopraelevazione di un piano per la degenza
e nuove sale chirurgiche), sia nei
suoi programmi operativi, dopo
la firma della nuova convenzione tra la Regione e la Tavola
valdese.
Il gruppo assistenza di corso
P. Oddone ha compiuto il suo
giro annuale di visite natalizie
presso gli ospiti evangelici ancora ricoverati presso gli istituti psichiatrici della città. La Cena del Signore è inoltre stata
portata presso anziani di alcune case di riposo e ad alcune
persone sole a domicilio.
Quindi non abolizione del Natale, come scrive provocatoriamente l’articolo dell’Espresso citato, ma un Natale diverso, lontano dalla rumorosità spendacciona dei moderni saturnali, un
tentativo di comprenderlo e di
viverlo nella coerenza della gioia
evangelica di cui il Natale di
Cristo vuole essere portatore.
Capodanno: culto unico con la
Cena del Signore per tutto l’evangelismo torinese in corso Vittorio, presieduto dai pastori Casanova e Taccia. Partecipazione
non travolgente, ma significativa.
Alberto Taccia
La giornata dell’ospedale evangelico a Ponticelli - Un’occasione di lode e ringraziamento
L’ospedate evangelico è ormai un presìdio importante in città: nella
foto, una sala operatoria.
Natale di gioia
Ancora una volta si è realizzata l’esperienza dello scambio fraterno e festoso tra culture diverse - Non abolizione ma vera coerenza
Questa « famiglia » è quella
che ogni anno si riunisce nell’ospedale evangelico Villa Betania di Napoli-Ponticelli per un
momento di lode al Signore riconoscendo le benedizioni ricevute. Essa è costituita da membri delle chiese evangeliche napoletane, dai ricoverati in ospedale e loro familiari, dal personale ospedaliero e da tanti amici di quest’opera diaconale evangelica.
La « festa » è quella che è avvenuta lo scorso giovedì 19 dicembre 1991 con un programma
formato da momenti di culto,
di canto e con un bazar di beneficenza (quest’anno a favore
del centro sociale « Casa mia »
di Ponticelli). Animatrice della
« festa » la cara direttrice sorella Ingrid Schade, mentre componenti base sono stati i bambini del Centro sociale « Casa
mia » e del Centro culturale
« Emilio Nitti » di Ponticelli.
Il fratello Sergio Nitti, presidente del comitato direttivo di
Villa Betania, nel suo messaggio
augurale per Natale ha voluto
ricordare in primo luogo i momenti belli della vita dell’ospedale e soprattutto l’attività dei
due nuovi primari: il dott. Pietro Gelso (oculistica) e il dott.
Domenico Palomba (medicina
generale). Quest’ultimo ha assunto la responsabilità del reparto diretto da tanti anni dal
compianto dott. Eugenio Maida,
uno dei fondatori di Villa Betania. In secondo luogo i momenti difficili, sintetizzabili nelle gravi difficoltà dei rapporti
con l’ente pubblico (USL e Regione). Il presidente ha ricordato come le rette di degenza vengano pagate dall’USL con grande ritardo e come il loro am
Aggiornamento delle pastore e diacene delle chiese FCEI
«Le donne
e la teologia naturale»
29-31 gennaio ’92
Casa valdese, via A. Farnese 18 - 00192 ROMA
tei. 06/3215362
Programma:
mercoledì 29 gennaio: arrivo per cena; video sulla teologa coreana
Chung Hyoung Kong a Canberra:
giovedì 30 gennaio: introduzione al tema della teologia naturale: nella
teologia femminista; nella teologia del processo; nel « pensiero della differenza ». Discussione;
venerdì 31 gennaio; gruppi di « pastoral training » e sugli atti liturgici.
Scambio di informazioni e culto finale. Si chiude alle ore 18,
Per ogni informazione, e per iscriversi all’incontro, telefonate a:
Letizia Tomassone, AGAPE, 10060 Prali (To), tei. 0121/807514
montare sia fermo alle cifre del
1989.
I bambini di « Casa mia » e
dell’« E. Nitti » hanno con dei
cori « predicato l’evangelo » facendo risuonare questa voce;
mai più violenza e sui muri della città scriviamo amore e libertà!
II past. Luciano Deodato (tmo
dei cappellani dell’ospedale insieme al past. Nicola Leila, battista) ha annunziato l’evangelo di
Natale coinvolgendo soprattutto
i molti bambini presenti alla
festa. Qual è il nome di Gesù?
La risposta è Emmanuele-Dio
con noi. Ma questo Dio è con
noi facendosi piccolo per essere
dalla parte dei minimi al fine di
operare una grande liberazione.
Tra i presenti ricordiamo il
nuovo pastore della Chiesa metodista di Portici, Amy Visco, e
il sovrintendente del XIII Circuito, past. Giovanni Anziani.
Una grande festa! Una « strana famiglia » la quale ha offerto al Signore un grande momento di lode e di ringraziamento.
Giovanni Anziani
CORRISPONDENZE
La scuola
per l'infanzia
PACHINO — La scuola per
l’infanzia « il Redentore » ha iniziato lo scorso settembre il 90“
anno di attività, lasciando purtroppo in attesa 20 bambini; la
scuola non potrebbe sostenere
l’apertura di una terza sezione.
Ai bimbi, oltre al servizio di pulmino, possiamo fornire anche il
pasto completo, grazie all’aiuto
della dietologa. Le varie fasi della crescita del bambino sono alla base dell’impostazione didattica configuratasi con i « nuovi
orientamenti » per la scuola materna.
Le entrate provenienti dalle
rette coprono però solo poco più
di un terzo delle spese, e c’è
quindi bisogno dell’aiuto di tutti (non solo denaro, ma anche
materiale didattico)...
Gruppo di studio
MILANO — A partire dal 15
gennaio, ogni mercoledì di gennaio e febbraio, alle ore 19,30,
si riunirà un gruppo di lavoro
per lo studio del documento dell’Alleanza riformata mondiale e
della Chiesa cattolica « Verso
una comune comprensione della
Chiesa ». Il gruppo è coordinato dal past. Salvatore Ricciardi.
6
6 prospettive bibliche
10 gennaio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Come si è sviluppata la chiesa
« Barnaba... giunto e veduta la grazia di Dio, si rallegrò... Poi andò a
Tarso a cercare Paolo e lo menò ad
Antiochia e per lo spazio di un anno
ammaestrarono un gran popolo, e fu
in Antiochia che per la prima volta i
discepoli furono chiamati cristiani »
(Atti 11: 23-26).
Nel numero scorso abbiamo pubblicato la prima parte di uno studio
biblico dedicato al cap. 11 del libro degli Atti. Questa settimana ne completiamo la pubblicazione, con una seconda parte relativa all’opera di
Barnaba e di Paolo nella città di Antiochia: da questo testo si capisce
che cosa significhi essere apostoli, evangelisti, missionari, lasciandosi
coinvolgere dall’opera del Signore senza anteporle i nostri protagonismi. (red)
Barnaba
Le novità, si sa, destano sempre preoccupazioni, anche quelle che si verificano nel
campo della fede; a Gerusalemme, nella
piccola comunità dei discepoli che vive
sempre nell’attesa del ritorno del Signore,
le notizie provenienti da Antiochia creano
inquietudine; cosa stia realmente accadendo lassù non si riesce a capire; non si mette
in discussione la buona fede dei fratelli e
delle sorelle antiocheni ma si avanzano probabilmente riserve sulle loro iniziative e soprattutto si teme che si lascino incautamente trascinare nel mondo delle religioni pagane. Una situazione analoga si era avuta
poco tempo prima in Samaria e gli apostoli
stessi erano stati inviati a controllarla. Ad
Antiochia sarà Barnaba ad assolvere questa
funzione di « apostolo ».
« Uomo dabbene », traduce la Riveduta,
cioè uomo integro, limpido e, ciò che più
conta, credente guidato dallo Spirito. All’onestà personale e alla spiritualità profonda Barnaba associa anche, e per questo
viene prescelto, una formazione culturale,
è un giudeo della diaspora, di sicura fede
ebraica ma con una formazione greca; molto meglio di Pietro e Giovanni, ebrei di
Galilea, è perciò in grado di cornprendere
le esigenze ed i problemi di Antiochia. In
quella circostanza egli non è dunque un credente qualsiasi ma « un ispettore » che
deve verificare e riferire; sulle sue spalle
grava una terribile responsabilità che forse
neppure lui valuta appieno. Gli spetta infatti il compito di pronunciare un giudizio
riguardo non tanto alla bontà ed alla autenticità degli avvenimenti che stanno accadendo quanto alla loro rispondenza al piano di Dio, alla sua volontà. E Barnaba esamina, valuta e conclude, dando un giudizio
positivo di ciò che vede, anzi « rallegrandosi » di ciò che ha visto, così come ci si rallegra quando si è resi partecipi di una esperienza positiva, di una azione dello Spirito
Santo.
Uomo come tutti noi,
con la propria visione...
Era davvero scontato che la sua visita
dovesse giungere a queste conclusioni? Per
nulla. Anzitutto per motivi puramente psicologici; non diversamente da noi tutti, e
come ogni uomo, Barnaba ha le sue prevenzioni, simpatie, è vittima dei suoi condizionamenti e corre il rischio di non vedere o vedere male per disattenzione, stanchezza, pregiudizio.
A questo primo livello di problemi se ne
aggiunge però un secondo, più profondo;
abbiamo accennato alla grande, abissale distanza che separa la comunità giudaica dal
mondo pagano; era dunque del tutto prevedibile che questa secolare estraneità, fatta
anche di prevenzioni ed emarginazione,
conducesse l’ispettore a ben altre conclusioni: che quanto stava accadendo sotto
i suoi occhi fosse una sorta di invasamento
religioso pericoloso per l’integrità della fede, un errore, anzi un tradimento dello spirito, un imboccare una strada sbagliata sì
da compromettere l’opera stessa di Dio in
modo irreparabile,
... Capì la scelta
fatta dagli antiocheni
Impossibile, diciamo noi, era così evidente che si trattava dell’opera di Dio che
anche un cieco (spiritualmente) lo avrebbe
visto. Anche in questo caso, come sempre
valutando le situazioni a posteriori, tutto
sembra facile, evidente. Non era invece affatto semplice e basterebbe ricordare i problemi di coscienza e gli scrupoli di Pietro
prima di incontrare e battezzare Cornelio,
Le chances che Barnaba capisse erano
davvero poche, umanamente, ed invece si
compì quello che possiamo considerare un
miracolo, il secondo della nostra vicenda,
che rappresentò un altro passo decisivo nel
cammino della chiesa: Barnaba capì che la
scelta compiuta da questi fratelli e sorelle
era la scelta giusta. Capì, sarebbe più esatto
dire intuì, che le barriere createsi nei secoli
fra i credenti e i non credenti, fra il popolo
di Dio ed i pagani, erano crollate in Cristo
perché l’amore di Dio e la vocazione non
creano frontiere, egli intuì che Gesù Cristo
era più che il Messia di Israele, era il Salvatore del mondo e dell’umanità. Eccezionale, sconvolgente intuizione che ha aperto
le porte alla missione cristiana nel mondo,
di cui non ci stupiremo mai abbastanza e
di cui non valuteremo mai abbastanza la
portata.
Nelle pieghe di questo grande slancio di
fede si nasconde però un elemento non
meno significativo: l’allegrezza dell’ispettore. Sembra poco ed è invece fondamentale.
Un uomo che sa rallegrarsi di quanto accade ad altri e di quanto altri stanno facendo! Dove lo si trova al giorno d’oggi?
Un uomo e un credente, perché la capacità
di rallegrarsi non è meno rara fra i credenti
che fra i non credenti. Si incontrano credenti convinti più spesso di quanto si creda, e comunità impegnate, ma credenti che
sanno rallegrarsi e comunità in cui si respira allegrezza se ne trovano poche; e bisogna essere prudenti nel valutare perché
spesso certe euforie intessute di vociare e di
larghi sorrisi non sono poi quello che pretendono di essere. Si organizza, coltiva, imita la gioia, come tutti i sentimenti, e le assemblee istituzionalmente gioiose e quelle
istituzionalmente serie si equivalgono. Ciò
detto il fatto permane evidente: una chiesa
che non sappia esprimere e vivere questo
spirito di gioiosa riconoscenza, che non si
lasci permeare dalla allegrezza dello Spirito
non gode buona salute e questo vale non
solo per la chiesa ma per i singoli credenti
nei loro rapporti reciproci.
Che gli ambienti ecclesiastici siano meno
interessanti e liberi di altri non direi e che
le nostre chiese, valdesi e metodiste, siano
peggio delle altre assemblee di credenti non
direi (anche se a volte siamo tentati noi di
crederlo e qualcuno di pensarlo). Ma il richiamo di Barnaba resta ugualmente significativo. Un credente non geloso dell’opera altrui, che al contrario se ne rallegra,
che non cerca di annettersi il già fatto per
trarne vanto, che non ridimensiona criticamente ma al contrario incoraggia ad andare
avanti è da porre come esempio a tutti coloro che si richiamano alla missione apostolica.
Essere apostoli, evangelisti, missionari
oggi non significa essere protagonisti, vedette, giocare ruoli di primo piano, fare da
maestri e padri spirituali, ma lasciarsi coinvolgere nell’opera del Signore là dove si sta
compiendo, rallegrarsi di ciò che accade e
che gli altri stanno facendo. Troppo protagonismo si nasconde nelle pieghe dell’animo nostro, che la società moderna anziché
ridurre accresce ancora a dismisura, troppa
coscienza di sé e bisogno di realizzare i
propri progetti, scambiandoli spesso con i
progetti del Signore, troppa paura di non
essere presenti al momento giusto, al luogo
giusto, di perdere l’occasione, di arrivare
dopo.
Barnaba arriva dopo e non è protagonista di nulla, può solo prendere atto di
quello che è accaduto per merito di altri, o
meglio, per volontà del Signore nell’opera
di altri. *
Paolo
Ma la vicenda non si arresta qui ed il
seguito non è meno istruttivo: Barnaba parte per Tarso. Perché mai? ci si chiede; in
cerca di Saulo, dice il testo. Molto probabilmente il nostro « apostolo », ispettore, si
è reso conto del fatto che la situazione di
Antiochia era così nuova, imprevista ed
imprevedibile, e così rischiosa per il futuro
della chiesa cristiana da non poter essere
lasciata a se stessa; abbandonare i fratelli
alla loro sorte e tornarsene a Gerusalemme
era ormai impossibile, coinvolto suo malgrado in questa avventura non poteva sottrarsi e qui era in gioco la sua vocazione;
contemporaneamente però deve anche essersi reso conto della gravità del compito
e dei rischi e delle sue forze. Edificare i
fratelli nella comunione evangelica è possibile, ma avventurarsi nel mondo sconosciuto dei pagani e reinterpretare per loro il
messaggio di Cristo è compito che supera
le sue forze; il credente che forse potrebbe
fare questo è Saulo. Si tratta di coinvolgerlo.
Ma Saulo non aveva probabilmente nessuna intenzione di lasciarsi coinvolgere.
Da quando, fariseo fanatico, era diventato
« discepolo » di Gesù sulla via di Damasco
aveva certo mutato radicalmente la sua vita,
ma a quanto ci è dato intuire dal racconto
del libro degli Atti era un discepolo ai margini. Dopo un lungo percorso che era nello
stesso tempo geografico e spirituale: da Tarso a Gerusalemme a Damasco a Gerusalemme a Tarso, dalla legge di Mosè all’accettazione del Messia Gesù, se ne era tornato
in patria, a casa. Conduceva certo vita
esemplare nel suo lavoro faticoso di tessitore (fabbrica tende per i nomadi e probabilmente anche per l’eserdto romano), viveva senza dubbio la sua fede molto intensamente ma se non fosse comparso Barnaba
a coinvolgerlo Saulo sarebbe rimasto quello che era e non avremmo mai avuto né
l’apostolo Paolo né le sue lettere.
Avremmo certo avuto gli evangeli sinottici, Matteo, Marco, Luca e quello di
Giovanni e le lettere di Pietro e di altri, e
si tratta di documenti importanti, ma si può
immaginare la fede cristiana senza le epistole di Paolo?
Un anno di lavoro
per la comunità
Di che hanno parlato i due, quali argomenti ha usato Barnaba per convincere
Saulo? Non lo sapremo mai; sappiamo solo
che quest’ultimo si lascia coinvolgere e si
trasferisce ad Antiochia, in questa specie di
New York del mondo asiatico antico. E per
un anno lavora a catechizzare, predicare,
rispondere ai quesiti, a costruire « la chiesa », quella che noi definiamo oggi la comunità, realtà religiosa così nuova, imprevista, fuori di tutto ciò che si conosceva
sin qui da richiedere un nuovo nome.
Non si tratta più di organizzare e gestire
una piccola setta: quella dei discepoli di
rabbi Gesù, di guidare « quelli della nuova
via », si tratta di mettere in moto un movimento del tutto nuovo, quello dei « christianoi », quelli di Cristo, « i cristiani ».
E’ nata la chiesa ed è nata la fede cristiana. Nessun episodio è più importante di
questo dopo la Pentecoste e la risurrezione
di Gesù, e tutto questo accade solo perché
degli sconosciuti hanno comunicato ed un
uomo onesto ha saputo coinvolgere altri nel
servizio del Signore.
Giorgio Toum
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7
obiettivo aperto
IN VISTA DEL CINQUECENTENARIO
1492: quale atteggiamentopenere?
- ïÆ™ trrü rssr f ;=ftj ïïssï aura:
sta per avere ipizio il V Centenario di quel fatidico giorno
(12 ottobre 1492) in cui Cristoforo Colombo con il suo equipaggio sbarcò su un’isoletta, da lui
chiamata San Salvador. Tra una
celebrazione accademica e pomposa ed una condanna ingiusta,
non potendo né volendo sottacerla, credo doveroso farne, per
quanto possibile, una pacata ed
obiettiva rievocazione, allo scopo
di evidenziare vantaggi e svantaggi originati da essa.
Per chi furono i vantaggi? Per
gli spagnoli e quindi per gli europei o anche per gli amerindi?
Reputo ohe la risposta da dare a
questa domanda dilemmatica possa essere la seguente: soprattutto ed in grandissima parte per i
primi piuttosto che per i secondi.
E svantaggi per chi? Soltanto
per questi ultimi.
Premetto chè, se Colombo non
fosse stato indotto da quel « felice » errore, abbastanza noto,
ad intraprendere il suo primo
viaggio dall’occidente all oriente
attraverso l’ignoto « mare oceano » alla ricerca dell’India, la scoperta dell’America quasi certamente sarebbe stata fatta da altri coraggiosi navigatori entro la
fine dello stesso secolo XV o tutt’al più entro il primo decennio
del secolo seguente.
I vantaggi immediati per gli
snannoli e ouasi subito dopo an
che per inglesi, olandesi, francesi,
genovesi consistettero nel disporre di una enorme Quantità di oro
e di argento, necessaria ai loro
traffici commerciali e alle loro
^^La^lcerca del metallo giallo fu
una vera ossessione anche ner Colombo, il quale nel suo giornale
di bordo scrisse la Parola « oro »
ben 139 volte dal 13 ottobre 1492
giorno successivo allo sbarco, al
SomC 16 gennaio. 1493, porno
dell’inizio del suo ritorno m Eu
ropa. Egli, infatti, soleva ripetere- « L'oro è eccellentissimo, con
l’oro si fanno i tesori e, con esso
chi ne ha, fa Quel che vuole al
mondo, Uno a lanciare le anime
in Paradiso »: e da buon labm
sta a conferma della sua after
mazione, citava, n«" ad litteram
la seguente frase tratta dal hbr
deuterocanonico di Tobia scritto
in latino: . Eleemosyna a morte
libérât et purgai peccata et facit
invenire vitam. aeternam » (et •
Tobia 4: 10; 12: 9). .
Se portare la fede cri^iana a
nuovi popoli fu per Colombo
uno degli obiettivi della sua « mistale egli considerava
seriamente il suo primo viaggio,
rapportandosi al si^mficatç d
suo nome che dal latino signi
ca «portatore di Çnsto » - Per
tutti gli epigoni, invece, fu uno
specioso orpello, sotto il quale
cercarono di nascondere la loro
insaziabile sete di oro da ottene
Colombo porta alla coppia reale (Ferdinando e Isabella di Spagna) la prova del successo del suo viaggio: accanto a oro e frutta, dieci schiavi indiani.
re, ed in effetti ottenuto, con ogni
mezzo e modo.
A questo irruente e precipitoso
« portatore di Cristo » nessun
frate missionario si affiancò nel
suo primo viaggio, ritenuto allora
dalla quasi totalità delle persone
colte e sagge « un viaggio senza
ritorno ».
La febbre dell’oro e di conseguenza la sua impellente ricerca
segnò in modo irreversibile il fatale destino dei nuovi popoli scoperti, non tanto durante i quattro periodi di sosta e di peraianenza di Colombo, che non riuscì
a trovarlo, quanto invece durante la sistematica invasione e perlustrazione dei truci « conquistadores », accompagnati e confortati da frati domenicani che fungevano da cappellani, come per
esempio padre Vincefite de Valverde, cappellano del fedifrago
Pizarro, padre Gaspar de Carvaglial, che seguì l’awenturiero
Francisco de Orellana durante la
risalita del Rio delle Amazzoni.
L’avidità dei
conquistatori
Tanta e tale fu l’« auri sacra
fames » dei ribaldi conquistatori spagnoli, che indusse Felipe
Guanan Poma de Ayala a stigmatizzare nella sua Prima Nueva
Cronica y Buen Gobierno Francisco Pizarro, don Diego de Almagro, il francescano fra Vincente,
i messaggeri del re cattolico di
Spagna e del « Santo Padre Papa » partiti con 350 soldati alla
ricerca dell’oro e dell’argento in
Perù, e ad esprimere contro di
loro il seguente giudizio di condanna: « Gli spagnoli corregidor
e i preti comenderos, con la loro
rioiVrìvn p. dell arEsento, ¡t’
Colombo approda a Guanahani
(San Salvador), nella xilografia
tratta dalla relazione dello stesso
Colombo a Rafael Sanchez (Basilea, 1493).
brama dell’oro e dell’argento, fi
niscono all'Inferno».
Grossi vantaggi ricavarono gh
europei dallo sfruttamento delle
miniere d’oro e d’argento, dall’incremento della produzione
agricola, trasformata da monocoltura (mais) in pluricoltura,
dall’impianto di allevamenti del
bestiame, soprattutto di bovidi e
di equidi, fino allora ignoti agli
indigeni, ecc.
Vantaggi non affatto trascurabili, anche se di minore importanza, trassero gli europei dalla
conoscenza ed importazione di
alcuni prodotti coloniali meno
preziosi delle costose spezie provenienti dall’India, ma di più largo consumo, quali zucchero, cacao, caffè, tubero di patata, mais,
tabacco, guano, fertilizzante naturale pressoché inesauribile, ecc.
Vantaggiosi per gli amerindi si
potrebbero considerare l’apporto
e l’uso dei metalli (ferro), il va
lido aiuto degli animali domestici da tiro e da trasporto (cavallo, bue), la conoscenza e l’uso
della ruota, la fondazione e costruzione di città di pietra destinate non più ad esclusivo uso sacrale, con riti da farsi qualche
volta all’anno, bensì ad essere
abitate di continuo, il progresso
in agricoltura ottenuto con l’uso
delTaratro con punta di ferro tirato da equini o bovini ecc.
« Si potrebbero », ribadisco,
considerare vantaggiose tutte
queste cose testé citate a prò degli indios, se questi fossero stati
lasciati vivere in pace e lavorare
in condizioni umane, secondo
quanto insegna la « santa fede
cattolica », nella quale orni « encomiendero », nell’atto di riceve
re la « encomienda », si impegnava ad « addottrinarli ». In effetti,
però, gli indios furono trattati
peggio degli animali da soma,
sottoiposti a fame, a percosse, costretti a portare pesi gravissimi
per lunghi tratti di strada, a spegnersi a centinaia di migliaia nelle tenebre delle miniere peruviane, ad essere falcidiati da malattie endemiche note ed ignote, portate queste ultime dagli europei
(morbillo e influenza).
Il francescano fra Tomas de
Motolinìa, sbarcato in Messico
nel 1523, enumera « dieci piaghe
inviate da Dio » agli indios d’America per distruggerli, come fece
contro gli egiziani al tenipo di
Mosè per liberare gli ebrei dalla
schiavitù del Faraone. Si deve,
però, rilevare che a differenza di
queste ultime, quelle non furono
inviate da Dio, bensì provocate
dagli spietati « encomienderos » e
« calpixques » (sorveglianti) snagnoli, i quali « li trattavano bru-^
talmente e li consideravano al di
sotto delle bestie». Bartolomeo
de Las Casas, frate domenicano,
poi vescovo di Chiapas in Guatemala, parlando della crudeltà dei
cristiani spagnoli, afferma che essi si servivano degli indiani « come di bestie da soma » e che
‘questi « avevano- piaghe nelle
spalle e nelle schiene, come bestie piene di guidaleschi ».
Guerre, stragi, epidemie, fame,
malversazioni, lavori disumani
portarono i superstiti, rnaschi e
femmine, ad uno scoraggiarnento
tanto grave da essere presi dal
« taedium vitae » e da rinunz'are
quindi a procreare. Si verificò,
pertanto, una grande catastrofe
per l’umanità. A conferma di ciò
basti riferire qui i dati della tabella di Cook e di Borah relativi
al solo Messico centrale: dalla
lettura di essa risulta, infatti, che
gli abitanti, calcolati 25.200.000
nel 1519, si ridussero a 1.075.000
nel 1605; nell’arco, dunque, di 86
anni perirono nel solo Messico
centrale ben 24.125.000 indios!
All’insaziabile sete d’oro degli
spagnoli si aggiunse anche il loro
fanatismo religioso, a causa del
quale tutti i libri — erano numerosissimi — scritti dai Maya,
« poiché in essi non c’era alcunché non fosse superstizione e falsità del demonio », furono raccolti e bruciati in un gran rogo (se
ne salvarono soltanto tre), acceso dal vescovo spagnolo Diego de
Landa nella città di Mani. Tra essi c’era il Libro del consiglio,
che un anonimo maya riscrisse
a memoria e che oggi viene ritenuto come una Bibbia amerindia,
in cui si narra la storia dei « qui
Le chiese si interrogano sul rapporto che ci fu tra scoperta dell’America e missione.
chè » dalla creazione del mondo
alla conquista spagnola.
La furia devastatrice di questi
novelli Attila spagnoli non risparmiò neppure i monumenti megalitici come le maestose piramidi del Sole e della Luna, le quay
li non fungevano da monurnenti
funebri come quelle egiziane,
bensì da torri astrali, da osservatori astronomici al pari delle celebri « ziqqurat » babilonesi; la
possente porta del Sole, paragonabile alla ciclopica Porta dei
leoni della greca Micene; la meravigliosa strada del Sole, lunga più di 5.000 km., la quale attraverso la Cordigliera delle Ande
tramite molti ponti sospesi conciungeva Quito (Ecuador ) con
Talea (Cile); la città di Tenochtitlàn, città d’acqua, costruita
su cinque laghi, ingegnosamente
collegati l’uno all’altro per mezzo di numerosissimi ponti, eoe.
Dopo quanto fin qui riferito si
impone una domanda; è tutto da
condannare? Si può fare di ogni
erba un fascio? A me pare di no;
è necessario fare una distinzione:
Colombo non può essere messo
sullo stesso banco degli accusati,
come Pizarro, Cortès, Lope de
Aguirre « el loco » (il folle), dei
vari « encomienderos », ecc.
L’ardimentoso navigatore genoV6se, il convinto « portatore di
Cristo », anche se prima d iniziare il suo primo viaggio avanzò
esorbitanti richieste in titoli, onori e rendite, pretendendo la decima parte di tutto l’oro, l’argento, le perle, le gemme e le mercanzie « prodotte, acquistate o
scavate, libera da tasse », tuttavia è degno di credito allorquando, visti i primi indios, scrisse
che « era gente la quale meglio
si sarebbe salvata e convertita
alla nostra santa Religione con
l’amore che con la forza » e che
erano « buoni servitori e ingegnosi... ». Il grande nocchiero genovese parla di « amore », laddove
gli epigoni spagnoli usano la
« forza ».
Sarebbe errato considerare iniquo per quei tempi l’istituto della
« encomienda », anche se in qualche pimto richiama alla mente
l’ormai anacronistica « investitura feudale »; in essa, infatti, si
afferma che « l’encomiendero »,
a cui si affidava in nome del re
il governo di un vasto territorio
abitato da una numerosa tribù di
indios, « era tenuto a trattarli bene, a cercare il loro aumento, la
loro conservazione e la loro moltiplicazione e addottrinarli nella
nostra santa fede cattolica, legge
naturale e buon ordine », ecc.
Una morte
in miseria
Iniqua, dunque, non era la concessione dell’« encomienda », bensì la trasgressione continua che
ne veniva fatta da parte degli avidi e crudeli « encomienderos »
e degli esosi sorveglianti, rimasti
purtroppo quasi sempre impuniti.
Se abile e provetto ammiraglio
si dimostrò Colombo nell equipaggiare le tre arcinote caravelle
e nello stabilirne la rotta durante il suo primo viaggio, non riuscì, purtroppo, ad essere altrettanto abile e capace di districarsi
dagli intrighi della politica della
gelosa e sospettosa corte, per la
qual cosa il primo «Viceré e Governatore perpetuo di tutte le Isole e della Terraferma » del Nuovo
Mondo da lui scoperto finì i suoi
giorni povero e misero, incatenato e rinchiuso nel duro carcere
di Valladolid, dove si spense pressoché dimenticato il « 20 del
mese di maggio del 1506 ».
« Genocidio, oppressione, distruzióne di civiltà autoctone, impoverimento delle popolazioni locali» (ha detto il Sinodo 1991)
non possono né devono essere
imputati alla « scoperta » fatta da
Colombo, convinto « portatore di
Cristo » con l’amore, bensì alla
susseguente « conquista », fatta
con la forza dai feroci e folli
conquistatori, avventurieri assetati d’oro e d’argento, soli responsabili e rei, da condannare severamente per aver stabilito in effetti «500 anni fa rapporti di
sfruttamento, di appropriazione
delle terre migliori, di disprezzo
della loro [degli indios] cultura
* da parte degli occidentali » europei (20/SI/91).
Di buon grado, dunque, condivido quanto verso la fine del suo
cordiale « invito », rivolto ai cristiani di ogni confessione, il suddetto Sinodo ha raccomandato,
cioè di « non partecipare a celebrazioni che danno una valutazione errata di quel periodo storico » a cui si riferiscono le riflessioni sopra espresse.
Bruno Ciccarelll
8
8
ecumenismo
10 gennaio 1992
FIRENZE
Ines Zilli:Gay
dal mondo
cristiano
Una vita per l’emancipazione femminile - Diffuse nell’ambiente evangelico il pensiero di Buonaiuti e seppe dialogare con l’ebraismo
Il Centro evangelico di cultura
di Firenze, in collaborazione con
rYWCA-UCDG e FAmicizia ebraico-cristiana, ha dedicato il 23 novembre una riunione per ricordare, a un mese dalla sua scomparsa, Ines Zilli Gay, che nell’ambiente religioso e culturale fiorentino ha lasciato l’impronta di
una marcata personalità e di un
forte impegno civile. Fu infatti
in Firenze che essa trascorse
gran parte della sua vita, in quella bella casa sui viali che dal piazzale Michelangelo portano nelle
vicinanze del giardino di Boboli,
casa in cui si era sempre certi
di trovare calorosa accoglienza,
amici pronti alla discussione e a
volte anche personalità della cultura.
Giorgio Spini ha ricordato il
lungo cammino dell’emancipazione femminile che essa seguì di
passo in passo: dalle lotte per il
suffragio femminile aU’ingresso
negli studi universitari, dalla partecipazione attiva alla vita dell’Unione cristiana delle giovani,
all’impegno nel rendere consapevoli le donne dell’importanza del
loro posto nella società.
Il suo vivo senso religioso la
portò a considerare con attenzione la nascita del movimento
modernista, per cui fu una delle
persone più prodighe di sostegno
a chi era stato costretto a lasciare il suo ministerio nella Chiesa
cattolica. In questa linea diffuse
anche in campo evangelico il pensiero di Ernesto Buonaiuti e fu
una delle prime persone ad affrontare il problema ecumenico,
con notevole apertura di idee e
tolleranza.
Giorgio Spini ne ha ricordato
anche la grande dignità nell’affrontare le avversità: la prigionia in Russia prima, la scomparsa prematura poi del figlio maggiore Valdo. Di lui, ordinario di
storia russa all’Università di Napoli, parlava spesso con particolare commozione ma mai facendo
pesare sugli altri il dolore enorme che questa perdita le aveva
provocato.
Per l’Amicizia ebraico-cristiana,
Fortimée Treves ha ricordato
l’impero di Ines Zilli nella lotta
all’antisemitismo, che essa sentiva non ancora sufficientemente
sconfitto e contro cui lottò energicamente dalle colonne del Bollettino dell’Amicizia del quale fu
anche redattrice. Riuscì a vedere
realizzata la traduzione dell’opera di Jules Isaac Jésus et Israël
e a commemorare, nel 1974, l’autore in Palazzo Vecchio, quando
ancora Giorgio La Pira era sindaco di Firenze. E numerose furono le occasioni in cui promosse
la presentazione dell’opera Gesù
e Israele da parte di studiosi appartenenti a diverse confessioni
(J.A. Soggin, Neppi Modona, Pieraccioni), per mettere in evidenza la necessità del dialogo tra
cristiani e israeliti.
Tnfine Annetta Spini e Ornella
Vergnano hanno ricordato l’attività lunga e instancabile di Ines
Zilli nell’Unione cristiana delle
giovani. Va a questo proposito
ricordato che l’UCDG creò con le
’’cadette” un’occasione di incontro interdenominazionale, quando
ancora le varie denominazioni
tendevano a erigere barriere tra
loro. Ines Zilli fu una delle animatrici di questo gruppo educando al rispetto reciproco e stimolando nelle giovani una maturazione intellettuale. Condizioni
che ci sembrano ora ovvie ma
che tali non erano negli anni '30.
Nel periodo postbellico, con il
nascere di tante associazioni femminili, il suo impegno si profuse
soprattutto nella necessità di rendere partecipe la donna ai movimenti religiosi o sociali che scaturivano ovunque.
Infine è stata rievocata la sua
attività come direttrice della rivista ALI, che essa curò dal 1946 al
1966: vent’anni di assiduo lavoro
ma anche, per Ines Zilli, di grande soddisfazione. Le tematiche
trattate furono le più varie: dai
diritti dei minori alla lotta contro
l’analfabetismo, all’impegno per
la pace e la non violenza. Fece
conoscere il Servizio civile internazionale, la scuola-città Pestalozzi, l’opera di Danilo Dolci, aprì
le pagine della rivista alle nuove
associazioni che si distinguevano
per il loro impegno civile, ebbe
tra le collaboratrici figure di spicco nei movimenti femminili.
Nel prendere congedo dalle lettrici di ALI concludeva con queste parole che caratterizzano lo
spirito della sua attività: « Possa
la voce seria ed indipendente di
questa rivista continuare a essere
un valido strumento di educazione alla ricerca dei valori che non
periscono, al senso della responsabilità, al servizio fraterno ».
Omelia Vergnano Gambi
TORINO
Incontri ecumenici
•4i primi di novembre la
"Commissione evangelica per
l’ecumenismo” (CEPE) e la
’’Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo” (CDED)
hanno avuto il loro primo incontro ufficiale con reciproca prestmtazione e informazione in merito alle rispettive competenze,
responsabilità, mandati ecclesiastici e con proposte di p>ossibili
programmi di lavoro comune.
Le Commissioni ecumeniche
non sostituiranno, né interferiranno nelle attività di gruppi già
funzionanti: Segretariato per le
attività ecumeniche (SAE), matrimoni interconfessionali. Ecumenismo torinese (ET), Gruppo
ecumenico teologico (GET) ecc.,
ma si porranno come elemento
di stimolo, promozione, coordinamento € come luogo di scambio
reciproco e trattazione di proposte, problemi o difficoltà che
dovessero sorgere in sede di incontro fra le chiese. In particolare quest'anno il programma
della SPUC (Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani)
è stato elaborato in comune e
sarà firmato dai rispettivi presidenti delle due commissioni. Degli otto incontri previsti due
avranno luogo in chiese evangeliche (via Passalacqua, battista
e corso Vittorio, valdese) con
partecipazione di sacerdoti cattolici nella predicazione, mentre
tre pastori evangelici parteciperanno alla predicazione in altret
tanti luoghi di culto cattolici.
E’ stata pure organizzata una tavola rotonda sul problema:
"L’Europa e le chiese" a tre voci,
cattolica, ortodossa, evangelica.
Si è inoltre deciso di studia
* L’Amico dei £anciulli * ^
I
Abbonamento anno 1992
Italia L. 18000
Estero L. 23000
Sostenitore L. 25000
da versare sul c.c. n. 14603203
intestato a:
“L'Amico dei fanciulli”
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
re insieme il rapporto "Verso
una comune comprensione della
chiesa" tra cattolici e riformati,
nell’ambito del gruppo teologico
ecumenico, che intanto ha terminato lo studio sul tema del matrimonio come viene compreso
e vissuto nelle due chiese, con
particolare riguardo al problema
dei matrimoni interconfessionali.
A. T.
PROGRAMMI
Settimana
per l'unità
TORINO — Sabato 18, alle ore
18, il past. Casanova predica alla
parrocchia di S. Secondo (via S.
Secondo, 8) sul tema: Gesù, risorto dai morti, raduna i suoi discepoli.
Domenica 19 alle 18, in Duomo, predicano Alberto Taccia,
padre Vasilescu (ortodosso) e
l’arcivescovo Saldarini (L’incontro con Gesù risorto).
Lunedì 20, nella chiesa battista
di via Passalacqua, alle 20,45, padre Giuseppe Giordano S.J. predica su «Ogni potere mi è dato».
Martedì 21, sempre alle 20,45,
presso la parrocchia SS. nome
di Maria (via Guido Reni, 96/
140), predicano don Stefano Rosso e il past. Emmanuele Paschetto sul tema : « Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni ».
La tavola rotonda dedicata a
L’Europa e le chiese si tiene
mercoledì 22, alle 20,45 nella sala
Valdocco (piazza Maria Ausiliatrice, 9), e vede la partecipazione
di don Ermes Segatti, di padre
Giorgio Vasilescu e del pastore
Giorgio Girardet.
* * *
SANREMO — Il pastore Giuliana Gandolfo è stata invitata a
partecipare a un culto ecumenico che si terrà, con la partecipazione dei vari rappresentanti
delle chiese in Sanremo, lunedì
20 gennaio 1992, nella chiesa di
San Siro in Sanremo, alle ore 21.
La stessa riunione verrà ripetuta martedì 21 gennaio nella
parrocchia di san Giuseppe e Antonio ad Arma di Taggia, giovedì
23 gennaio nella parrocchia di
Terrasanta in Bordighera e venerdì 24 gennaio nella chiesa di
Sant’Agostino di Ventimiglia,
sempre alle ore 21.
Le religioni e i
loro fedeli
GINEVRA — Secondo la rivista cattolica inglese « The Tablet », la popolazione del mondo è di 5,2 miliardi: di questi
circa 1,8 miliardi sono cristiani
mentre 917 milioni sono musulmani, 722 indù, 338 confuciani,
329 buddisti. Vi sono inoltre 19
milioni di ebrei e 17 milioni di
sikh, 769 milioni di aderenti ad
altre religioni e 269 milioni senza religione. Queste statistiche si
riferiscono al 1989.
Raduno dei
giovani europei
BUDAPEST — Dopo il raduno
europeo di Praga che, alla fine
del 1990, ha riimito 80.000 giovani,
una nuova tappa del « pellegrinaggio di fiducia», organizzato
dalla comunità ecumenica di
Taizé (Francia) ha avuto luogo
a Budapest. Varie decine di migliaia di giovani provenienti da
tutta l’Europa erano attesi dal
30 dicembre al 4 gennaio.
I giovani sono stati accolti dalle parrocchie e dalle famiglie di
Budapest e dei villaggi circostanti, cattoliche e protestanti. Si sono riuniti per la preghiera, a
mezzogiorno e la sera, nella basilica, nello stadio coperto vicino
al Népstadion e nelle sale di
Hungexpo. Al mattino, i giovani
hanno incontrato cristiani ungheresi che hanno fatto loro scoprire segni concreti di solidarietà e
di speranza. Nel pomeriggio si
sono riuniti in gruppi di riflessione sul tema: « Vita interiore
e solidarietà umane ».
(Taizé - communauté)
Le donne non
saranno ordinate
POLONIA — La nuova Costituzione approvata nel settembre
scorso dal Sinodo della Chiesa
evangelica luterana di Polonia
non contiene alcuna clausola giuridica che permetta di ordinare
le donne. Così rimane in vigore
la regola della Costituzione del
1934, secondo la quale solo il ministero della catechesi viene riconosciuto alle teologhe. La nuova
Costituzione non tiene conto del
numero crescente di donne che
hanno compiuto studi teologici.
(IDE)
No alla vendetta
sui comunisti
URSS — La Chiesa ortodossa
russa chiede ai propri membri
di non vendicarsi di coloro che
hanno oppresso i cristiani. In
un messaggio, il patriarca Alessio II e il Santo Sinodo chiamano i cristiani ortodossi « a
non lasciare crescere nei loro
cuori il seme diabolico del rancore e dell’amarezza ».
Alessio e gli undici metropoliti, arcivescovi e vescovi membri
del Santo Sinodo, hanno aggiunto che le antiche proprietà della Chiesa sarebbero state restituite quanto prima. Precisano
però che la Chiesa conoscerà ancora « pesanti prove » perché milioni di sovietici sono cresciuti
senza alcuna istruzione religiosa,
« e in uno spirito molto lontano dall’etica cristiana ».
Hanno aggiunto che alcuni
nuovi dirigenti democratici dell’URSS rimproveravano alla
Chiesa ortodossa di aver collaborato troppo col governo comunista negli ultimi 70 anni.
Il Santo Sinodo ha precisato
che la Chiesa ortodossa non ave
va altro obiettivo se non di appoggiare Gorbaciov e Eltsin, perché la Chiesa aveva subito sofferenze immani sotto il totalitarismo comunista. I comunisti si
prefiggevano la « totale scomparsa » della Chiesa ed hanno ucciso milioni di cristiani. La fede ortodossa era stata deliberatamente « bandita » dalla vita
quotidiana e la Chiesa era stata rinchiusa in un « ghetto » sociale in cui poteva sopravvivere come « vestigia del passato ».
Il patriarca e i dirigenti ecclesiastici ritengono che durante
l’oppressione comunista la Chiesa ortodossa russa ha potuto
« mantenere pura la propria fede », anche se durante questi anni « non tutti i servitori della
Chiesa si sono mostrati degni
della loro vocazione ».
(LWI)
I vescovi spagnoli
e la scuola
CITTA’ DEL VATICANO — I
vescovi della Spagna sono fortemente preoccupati per ü taglio
laico assunto dalla formazione
scolastica con la recente riforma e hanno manifestato al papa i loro molteplici timori nel
corso della « visita ad limina »
il 16 dicembre scorso.
Giovanni Paolo II ha mostrato di condividere la loro preoccupazione riconoscendo che
« molti bambini e giovani patiscono di un certo abbandono
nella loro formazione religiosa e
morale ». Perciò, ha detto il pontefice, « è sempre più necessario
rendere effettiva, per la loro
complementarità, la collaborazione dei tre ambiti educativi
(...): da una parte la famiglia,
dando al suo interno testimonianza di fede e trasmettendo i
contenuti della fede e le pratiche della vita cristiana nel focolare; poi, la comimità parrocchiale, in forma di catechesi sistematica per tutte le età; in
questo compito collaborano anche i gruppi cristiani e le associazioni o movimenti apostolici; infine, la scuola, a tutti i livelli, come insegnamento religioso che prepara specialmente per
il dialogo tra fede e cultura in
armonia con gli altri saperi e discipline ».
Venendo più specificamente all’insegnamento religioso, il papa
ha rilevato che in Spagna « le
norme legali su questa delicata
materia non sono soddisfacenti ». E la scuola cattolica, ha aggiunto il papa toccando un altro punto dolente dei rapporti
stato-chiesa, quella scuola cattolica che « ha offerto fino ai nostri giorni un ampio servizio alla società spagnola, ora si vede
sottoposta a restrizioni legali e
di altra natura che la rendono
sempre, più precaria e sempre
più minacciata nella stessa sopravvivenza di non pochi centri
scolastici ». Da qui, un appello
ai genitori e alle « diverse istituzioni », come anche alle parrocchie e alle diocesi perché facciano il possibile per « rendere
efficace l’azione educativa ed
evangelizzatrice della Chiesa nel
campo della scuola ».
Anche le istanze pubbliche, ha
incalzato Giovanni Paolo II,
« per parte loro, accolgano questi diritti, garantendoli efficacemente con leggi e norme applicative. Tenendo conto della non
confessionalità dello stato, il sistema scolastico tuttavia non
può non rispettare questi diritti educativi, soprattutto se si
considera che essi, debitamente
curati, si risolvono positivamente per il bene comune, giacché
contribuiscono a preparare cittadini disposti a costruire una società più giusta, fraterna, solidale ».
(ADISTA)
9
v^alli valdesi
DROGA IN VAL RELUCE
SAN SECONDO
150 si rivolgono all'USSL * aii’ACEA
o: Í-I i^o-»ì/^nol Ì77C»l"0 il QPr\/Ì7Ì
Una rete di risposte ai problemi delle tossicodipendenze - 1 problemi della casa e del lavoro - I dati vicini alla media nazionale
Si tende a razionalizzare il servizio limitandone i costi - Ridistribuzione dei cassonetti
Circa un anno fa in vai Pellice
si segnalavano due morti per
droga nel giro di poche settimane; pochi mesi prima l’équipe
che segue in USSL questo problema aveva raggiunto il massimo della sua potenzialità con la
presenza di educatori, assistenti
sociali, medico e psicologo. Che
cosa è stato fatto, quali i risultati e quali le prospettive? Lo
abbiamo chiesto allo psicologo
Maurizio Martucci, che coordina
questo gruppo di lavoro.
«L’attività del nostro gruppo
si muove su momenti diversificati: l’accoglienza, la presa in carico dal punto di vista sanitario,
sociale e psicologico. Per testimoniare dell’attività del servizio
credo bastino alcune cifre: nel
periodo ’81-luglio ’90 c'erano in
carico una sessantina di persone;
ora, alla fine del ’91, seguiamo
157 dipendenti da oppiacei ed
una trentina di alcolisti. Sidcome non credo ci sia stato in uri
anno e mezzo un aumerito così
considerevole di tossicodipendenti né che la legge sulla droga
dello scorso anno abbia portato
in massa nuovi utenti, reputo
sia la validità del servizio ad
aver determinato questo dato ».
Quando il tossicodipendente
arriva al servizio? ,
« Occorre fare una distinzione: ci sono dei giovani sotto i
25 anni, che io definirei ’’spaventati” e che decidono di tentare un recupero pur non ayen.do ancora gravi problemi fisici;
ci sono poi quelli più vecchi,
sui 27-28 anni, in cui incide anche
la .sofferenza fisica. Ultimamente
abbiamo assistito anche all arrivo dei tossicodipendenti ’’storici”, fenomeno questo legato all’ulilizzo di un prontuario terapeutico nuovo. In pratica utilizziamo una sostanza farmacologica che somministrata a persone che abitualmente fanno uso
di eroina ne annulla ogni effetto^
’’benefico”; sappiamo che uno dei
problemi più grandi per chi fa.
uso di sostanze stupefacenti e
quello di lottare contro il piacere” che l’eroina dà. Questa sostanza, denominata antaxone,
aiuta ad uscire dalle situazioni
di dipendenza e ci ha permesso
di accogliere persone che prima
se ne stavano chiuse net loro
""T/* merito a questo farmaco, relativamente nuovo, corr^
no però strane voci; da un lato
Dare possa arrecare danni a livello epatico, dall’altro sembra
vi sia talvolta difficolta a, repe
'^\!per quanto riguarda la seconda parte della domanda preciso che è facile avere lantaxone
al servizio per le d-ipendenze
dell’USSL 43 anche se e patibile farselo prescrivere da un medico di base; ^coysiglterei P^o
una somministrazione àel farma
co fuori dal complesso dell inm
vento e del supporto che ^
nostro servizio
L’antaxone dà ¥
stare da 6 mesi fmo a 3 anni
senza stupefacenti, ma I
solve i problemi: se
Questo intervento non si costruì
sce la rete degli altri interventi
T può tranquillamente evitare
di usare il farmaco. Le voci di
unTcerta difficoltà a
sono in parte vere e riguardano
Vantaxone sciroppo. cnst ¡
tesato, posso basarmi sull esperienza maturata in diversi anni
nei servizi per le dipendenze, lavoro con questo farmaco da f
anni ed ho visto pochissime crisi epatiche. E’ vero comunque
che lo dice la stessa ditta produttrice, l’antaxone può essere
evatolesivo, ma mai quanto può
accadere a chija uso di eroina
acquistata sul mercato di Jorre Pellice-Luserna dove la costanza attiva è al massimo del lU/o,
e il resto, le sostanze da taglio,
hanno gravi possibilità di incidenza sul fegato. A questa riflessione aggiungerei anche quella
sulle persone, e non sono poche,
che fanno uso sia di eroina che
di alcol ».
L’antaxone dunque come prodotto che può consentire l’avvio
di progetti di recupero, basandosi anzitutto sulle figure che operano all’intemo dei servizi pubblici, in determinati casi sulle
famiglie o famiglie affidatarie;
non sono pochi i casi di ricorso
alle comunità.
« La comunità non deve però
essere utilizzata come un Itiogo
dove si spostano i problemi; in
comunità ci possono andare persone che hanno bisogno o piacere di ricostruire un rapporto di
microsocietà e comunque ad un
certo punto ne possono uscire
e tornare nella società, Bisogna
evitare di sentirsi in una comunità come in una situazione paradisiaca da cui non si vorrebbe
più uscire ».
Uscire dalla tossicodipendenza
dunque per tornare a vivere una
vita di relazione piena, con una
casa, un lavoro; esiste però anche
il problema di chi un lavoro ce
l'ha eppure fa ricorso alla droga.
« Si tratta di persone che sono
talvolta molto ben inserite, ap
parentemente, stimate nella società, eppure rischiano di perdere la propria identità rispetto
a loro stessi, magari cominciano a temere che gli altri si possano accorgere della loro situazione. Per queste persone in particolare il nostro servizio è disponibile tutti i giorni fino alle
8 di sera ».
Una rete di risposte per un
disagio diffuso e per dipendenze
di varia entità; identikit di utenti che sfuggono ormai ai canoni
tradizionali, ma è possibile pensare a dei dati certi circa 1 entità del fenomeno oggi?
«La realtà di questa valle è
diversa da molte altre Comunità montane: c’è una buona urbanizzazione con dinamiche più simili alla terza cintura torinese.
Rispetto a queste considerazioni
la vai Pellice non è malmessa;
se le statistiche hanno un senso
dovremmo dire che i tossicodipendenti sono circa il doppio degli utenti, dunque 300. Aggiungerei però che l’elevato grado di
professionalità raggiunto dalla
nostra équipe fa pensare ad un
numero di utenti che è nella media nazionale, per cui sono del
parere che in vai Pellice non ci
sono più di 250-300 ragazzi tossicodipendenti ».
Piervaldo Rostan
Con il nuovo anno il servizio
di raccolta rifiuti, nonché il trasporto in discarica, è stato affidato dal Comune di San Secondo all’ACEA, consorzio di cui il
Comune faceva già parte.
Con la nuova gestione, secondo l’amministrazione, si dovrebbe tendere ad una razionalizzazione del servizio, limitando anche gli aumenti della tassa a carico dei cittadini: si prevede un
miglioramento anche delle attrezzature per la raccolta.
Nelle zone più densamente
abitate verranno collocati 66
nuovi cassonetti di tipo fisso e
di maggiore capacità, con raccolta meccanizzata, con un costo di 109 milioni che vepanno
ammortizzati dall’ACEA in cin
que anni. I vecchi contenitori di
minore capacità e dotati di ruote saranno spostati nelle vie periferiche sostituendo i cassonetti piccoli.
Questa nuova disposizione è
stata studiata in collaborazione
dall’ufflcio tecnico comunale e
dai tecnici dell’ACEA; con la
nuova gestione sarà effettuata
anche una periodica disinfestazione dei cassonetti.
Nei prossimi giorni, intanto,
Tamministrazione incontrerà ì
cittadini nel corso di pubbliche
riunioni agli Airali, giovedì 9
gennaio, a Miradolo, giovedì 16
gennaio e al capoluogo il 23 gennaio; tutti gli incontri avranno
luogo alle 20,30.
NEL PINEROLESE
Incendi di Capodanno
La situazione di estrema pericolosità per gli incendi era stata evidenziata già verso la fine
dello scorso anno con una ordinanza del presidente della giunta regionale che vieta tutte quelle attività che possono rappre
LA BIBLIOTECA VALDESE DI TORRE PELLICE
Libri che pariano
La Biblioteca valdese di Torre Pellice, fin dall’origine, è stata un punto di riferimento importante per la formazione culturale nell’ambito delle valli vaidesi. Pensata inizialmente per le
esigenze del corpo pastorale locale, gli studenti e i professori
del Collegio e delle altre scuole valdesi, è divenuta nota soprattutto come centro di documentazione per studiosi e ricercatori che si occupano di storia
valdese, pur funzionando anche
come biblioteca non specialistica, rivolta ai vari strati di popolazione.
Ospitata firn dal 1889 presso la
Casa valdese, è stata trasferita
nel 1989 nei nuovi locali del Centro culturale. A partire dall’autunno del 1989 la biblioteca è
stata riaperta al pubblico per la
lettura e la consultazione in sede, dal maggio ’91 è stato riattivato anche il prestito esterno.
Parliamo dei problemi relativi al trasferimento e delle prospettive e programmi con l’attuale responsabile della biblioteca, Mariella Taglierò.
— Anzitutto, perché il trasferimento e quali cambiamenti ha
comportato?
— Già a partire dagli anni ’70
si è iniziato a discutere del futuro della biblioteca. Il prof.
Augusto Armand-Hugon, allora
direttore, sottolineava in una relazione alla Tavola da un lato
i gravi problemi derivanti dalla mancanza di spazio e dalla
non idoneità dei locali della Casa valdese che ospitavano la biblioteca, dall’altro la necessità
di ristrutturarla perché fosse più
consona alle esigenze delle varie categorie di utenti.
Il trasferimento della biblioteca ha cercato di rispondere a
questi obiettivi. Per il pubblico
è stata predisposta un’ampia e
luminosa sala di lettura, dove
sono disponibili opere di ccmsultazione, collezioni di periodici particolarmente richiesti e le
riviste ricevute sia dalla biblioteca che dalla Società di studi
valdesi, che coprono vari campi
di interesse, da quello storico
a quello teologico.
La maggior parte del materiale è invece collocata in un magazzino librario climatizzato, appositamente costituito, in cui i
libri sono protetti da luce, polvere, umidità. E’ un peccato che
i lettori non possano a,vere un
contatto diretto con i libri (un
lettore appassionato sa bene
quanto sia stimolante passare
in rassegna gli scaffali e farsi
incuriosire da titoli e autori),
ma una scelta diversa avrebbe
richiesto spazi molto ampi e reso più difficile il problema della conservazione e della tutela
del materiale librario.
Nella parte soppalcata della
sala di lettura è collocata la biblioteca della Società di studi,
oltre 10.000 volumi, attinenti in
particolare la storia valdese e
argomenti collegati, e i fondi della biblioteca di natura analoga.
— Quali problemi hanno cornportato il trasferimento della biblioteca e la riorganizzazione a
cui accennavi?
— Il trasferimento, di per sé,
non implicava particolari problemi, a parte l’imponenza dell’operazione (si è trattato di spostare circa 70.000 volumi!). Si è invece prestata particolare attenzione alle questioni relative alla riorganizzazione, discusse nell’ambito del Comitato che gestisce il Centro culturale e con
l’appoggio tecnico, preziosissimo, di una sottocommissione,
formata da bibliotecari, che garantisca la necessaria correttezza « scientifica » del lavoro che
svolgiamo. . .
La biblioteca, per Torigine e
la qualità del suo accrescimento nel tempo, è ricca di fondi
di diversa natura che devono essere adeguatamente valorizzati,
integrati, arricchiti, tenendo
senti i possibili fruitori. Si e
quindi creato un reparto di consultazione, che prima non c era,
si sono individuati vari « fondi
speciali », come quello riguardante la storia valdese, i catechismi, le liturgie, gli innari, i
materiali di formazione biblica,
e così via. Un’attenzione parti
colare è stata prestata anche ai
periodici.
Tutto questo comporta naturalmente una notevole mole di
lavoro, oltre a numerosi problemi tecnici. Il nostrò obiettivo
prioritario è sempre stato, comunque, quello di ripristinare
nel più breve tempo possibile
la più ampia fruizione della biblioteca da parte del pubblico,
e con la riapertura del prestito
librario, nel maggio scorso e
Tampliamento dell’orario (dal
lunedì al venerdì, il mattino dalle 9 a mezzogiorno e ü poineriggio dalle 15 alle 17) 1 obiettivo è stato raggiunto.
— Che tipo di utenza ha oggi
in particolare la biblioteca?
— Un nucleo molto consistente è rappresentato da ricercatori e studenti, italiani e stranieri, che si occupano di storia valdese, ed è infatti da questo punto di vista che la biblioteca è
soprattutto nota. Anche gli studiosi interessati alla storia locale sono numerosi, ed hanno a
disposizione fondi importairti
per questo tipo di ricerca. Ma
oltre a questo pubblico, diciamo così, « tradizionale », la biblioteca può averte una funzione
importante anche in ambito locale, per una utenza non specialistica: dagli studenti, soprattutto delle superiori, a chi vuole
semplicemente approfondire certi aspetti della propria formazione culturale.
E’ noto che l’abitudine alla
lettura e all’uso delle biblioteche è poco sviluppata nel nostro
paese, per ragioni complesse che
non possiamo ora prendere in
esame. Anche a livello locale,
nonostante l’attenzione da sempre prestata ai problemi della
formazione e della cultura, molto deve ancora essere fatto. E
tuttavia incoraggiante constatare come la biblioteca cominci
ad aprirsi a nuove fasce di pubblico. Noi lavoriamo in questa
direzione, ma in conclusione direi che sono in primo luogo i
lettori che fanno una buona biblioteca. „
Alberto Corsani
sentare un rischio per i bosclu
di tutta la regione. Quest’atto e
purtroppo ormai una consuetudine di questo periodo, almeno
negli ultimi anni, quando le precipitazioni atmosferiche sono
estremamente scarse o addirittura assenti.
L’ordinanza doveva valere anche per i tradizionali botti di
Capodanno, ma così non è stato; purtroppo ciò che si temeva è accaduto, anche se senza
gravi danni; nelle prime ore dell’anno nella provincia di Tonno
i vigili del fuoco hanno dovuto
effettuare decine di interventi
(alla fine della giornata erario
ben 160), molti dei quali facilmente imputabili ai petardi. 1^1
Pinerolese incendi di una certa
gravità si sono sviluppati, poco dopo la mezzanotte, a Torre
Pellice nei pressi della segheria
Poét e nei boschi di Porte; vigili del fuoco e squadre antincendio sono dovuti poi intervenire verso le 7 del mattino nei
boschi di Pradeltorno in vai
d’Angrogna.
PEROSA ARGENTINA
Mostra
sui Comuni
Ha avuto più di trecento visitatori la mostra fotografica dal
titolo « Obiettivo sui Comuni »
organizzata dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca,
con la collaborazione delle varie
Pro Loco e assessorati culturali
di quasi tutti i Comuni delle due
vallili tema, assai vasto, ha consentito di esporre fotografìe ^
ogni genere, da quelle recentissime ad immagini di altri tempi, un po’ sbiadite e molto rievocative, riesumate dagli album
di famiglia.
Ovviamente si tratta soltanto
di una minima parte del materiale che si potrebbe reperire
con una ricerca accurata; per
questo motivo, le Pro Loco di
Perosa e Pomaretto invitano i
possessori di vecchie foto a lasciarle riprodurre per successive esposizioni.
E’ anche augurabile che la Comunità montana possa mettere
in atto il suo progetto di ampliamento della piccola costruzione che ospita le mostre, per
dare il giusto rilievo al materiale che si vuol far conoscere e
per rendere più agevole l’accesso del pubblico.
10
10 valli valdesi
10 gennaio 1992
POMARETTO
FRALI
Il piazzale Pietro Lantaret Manca la neve
In occasione della cerimonia è stata rivissuta dai presenti una pagina di storia valdese che si intreccia a quella italiana e europea
Con una sobria cerimonia si è
inaugurata il 15 dicembre scorso, a Pomaretto, una targa dedicata a Pietro Lantaret, pastore e moderatore (1814-1893). Ora
è così intitolato a Pietro Lantaret il piazzale antistante il tempio di Pomaretto, secondo la richiesta che il Concistoro aveva
rivolto all’amministrazione comunale.
Il sindaco di Pomaretto, Carlo
Alberto Travers, ha ricordato
l’importanza dell’opera del Lantaret non solo in campo valdese,
ma per il suo impegno sociale
e le benemerenze acquisite (venne nominato cavaliere della Corona nel 1871 e nel 1875 commendatore, primo tra i valdesi
ad essere insignito di questa
onorificenza).
Un sintetico discorso commemorativo è stato letto da Guido
Baret, ricercatore appassionato
di storia locale, che già aveva
tratteggiato la figura del Lantaret nei due volumi da lui dedicati a Pomaretto "in Val PeroSa", del 1979 e del 1986.
Nato il 6 novembre 1814 a
San Giovanni, ai Lantaret supe
riori, da Davide e Maddalena
Bonnet, Pietro Lantaret studiò
a Torre Pellice, a Losanna, a
Berlino, dove venne consacrato
al ministero pastora'e dal Concistoro della locale chiesa di lingua francese, nel 1838. Nello stesso anno iniziò il suo ministero
a Rodoretto, dal 1® agosto del
1840 si trasferì a Pomaretto, prima come rettore della Scuola
Latina, quindi, dal 1844, come
pastore. Restò pastore a Pomaretto fino alTemeritazione, nel
1889; fu membro della Tavola
per 32 armi: uno come segretario, 13 come vicemoderatore e
Ì8 come moderatore (una prima volta dal 1863 al 1874, una
seconda volta dal 1880 al 1887).
Fu lui ad organizzare le prime
scuole domenicali, e ad istituire le riunioni quartierali a Pomaretto e con il colonnello
Beckwith collaborò per la fondazione delle scuole quartierali e
dell’ ’’Eicolo Grando” nel capoluogo.
Tra i fondatori della Société
d’Histoire Vaudoise, pubblicò la
storia della "Glorieuse Rentrée”
di Amaud ed una edizione della
Histoìre Ecclésiastique des Eglises Vaudoises de Van 1160 au
1643 di Pierre Gilles.
Fervido sostenitore della monarchia sabauda, ’’interventista”
alla vigilia della prima guerra
d’indinendenza, cufrino del deputato Giuseppe Malan (il primo
deputato valdese al Parlamento
subalpino), fu attivo non solo in
ambito ecclesiastico ma in campo sociale e politico. Morì all’età di 79 anni, il 5 ottobre 1893.
Le note storiche date da Guido Baret (attinte attraverso ricerche personali e confrontate
con un manoscritto inedito curato dal nastore Roberto N^sbet)
meriterebbero maggiore diffusione e, perché no, una pubblicazione (per il centenario della
morte di Pietro Lantaret?).
Opportunamente il pastore Roberto Nisbet, presente alla cerimonia, ha ricordato in chiusura,
accanto al nome e alla figura di
Pietro Lantaret, anche quelli di
Lidia Lantaret, sorella di Pietro, nata nel 1836, istitutrice a
Glasgow prima, poi, sposatasi
con il missionario Henri Nisbet,
prima missionaria valdese nelle
isole Samoa.
La breve cerimonia, svoltasi
dopo il culto domenicale, è stata seguita con molta attenzione
da un gruppo di persone che
ha avuto così l’occasione di rileggere una pagina di storia valdese legata alla vita della chiesa di Pomaretto, intrecciata con
Pomaretto. Uno scorcio sul piazzale intitolato a Pietro Lantaret, su
cui sorge il tempio.
la storia patria e con ricordi
intemazionali (il conferimento
al Lantaret del titolo di dottore
in teologia, da parte dell’Università di Edimburgo, nel 1876;
la missione del moderatore Lantaret in Umguay, nel 1869). Queste brevi note per ricordare l’essenziale a chi non c’era.
Sergio Ribet
A Prali avevano studiato tutto: cannoni per innevamento artificiale, abbonamenti per sciare
di ogni tipo, in modo da venire
incontro alle esigenze delle famiglie, dei giovani e degli anziani; si prevedeva anche una ’’festa della neve”, domenica prossima 12 gennaio, con la speranza
di richiamare ancora la gente
dopo l’abbuffata delle vacanze
natalizie. Nelle ultime settimane
era stata anche inaugurata una
modernissima discoteca da 300
posti. Alla fine è mancata solo
la neve, quella naturale e copiosa che però è ingrediente fondamentale per garantire successo
alle vacanze di quanti affittano
o possiedono uno degli oltre 1.300
appartamenti - seconde case di
Frali e dei residenti, molti dei
quali in qualche modo legati
all’ ’’economia della neve”.
« Durante le vacanze natalizie
gente ne è arrivata — commenta Danilo Peyrot, amministratore
delegato della ’’Seggiovie 13 laghi” — e col freddo la neve artificiale ha tenuto bene. Sono perciò risultati fruibili i due campetti ed ora anche un piccolo
tracciato per il fondo. Anche sulla pista in alto è rimasta un po'
di neve che ci ha consentito di
lavorare. Le preoccupazioni ri
COMPARTI ALPINI
Doppiette a riposo
La stagione secca ha tenuto gli animali lontani (dal fonciovalle: il
numero (dei capi abbattuti è stato limitato - La raccolta dei funghi
I mille cacciatori che nel Pinerolese risalgono colline e montagne delle valli Pellice (comparto | ‘
alpino 1 ) e Chisone e Germanasca
(comparto alpino 2) sono ormai
a riposo; fino al prossimo settembre le doppiette taceranno.
« La stagione ha avuto un andamento regolare — ci dice il responsabile dei guardiacaccia e pesca Bruno Agli —; non ci sono
stati incidenti, se si esclude la
drammatica caduta che è costata
la vita in vai Pellice al sig. Franco Pizzardi, né grossi episodi di
violazioni. Continua per altro l’utilizzo, da parte dei cacciatori,
delle radioline ricetrasmittenti
che consente loro di segnalarsi la
posizione degli animali. E' un sisterna molto diffuso, malgrado i
divieti, e ad ogni stagione venatoria effettuiamo varie segnalazioni alle autorità competenti. Voglio ricordare che tale reato ha
valenza penale e che ancora di recente cacciatori sono stati condannati ad una pena, con la condizionale, di due mesi di reclusione »
Uno sguardo ai ’’bottini”. La
stagione secca e dunque l’assenza
di neve su molti versanti ha tenuto lontani gli animali dai fondovalle; così in vai Chisone sono
stati abbattuti circa 40 cinghiali
in meno ed in vai Pellice, su 30
mufloni che potevano essere uccisi secondo i piani di abbattimento, soltanto 3 sono stati catturati.
La storia dei mufloni è curiosa
perché, non originari di queste
zone, furono immessi nei primi
anni ’70; l’habitat fu evidentemente di loro gradimento tant’è che si
sono rapidamente riprodotti. Presenti nell’oasi del Barant, fra gli
agricoltori della zona vi è chi lamenta i danni di questi ungulati
e vorrebbe addirittura una riapertura di questa ’’riserva”.
Sempre grazie alla buona stagione se la sono cavata bene i
cervi e i caprioli in vai Chisone;
ne sono stati uccisi circa la metà
di quelli in previsione. « Ancora
pochi giorni or sono — aggiunge
Agli — per vedere gli animali bisognava portarsi sui 2000-2500
metri di quota ».
Pochi animali abbattuti a causa della mancanza di neve. I boschi
sono stati invece "popolati" da molti cercatori di funghi.
Niente caccia, per ora, in vai
Pellice, al capriolo; un vero e proprio censimento non è ancora stato fatto, ma gli operatori assicurano che il loro numero è in aumento e che dunque nei prossimi
anni i cacciatori avranno una
nuova preda.
Se la stagione per i cacciatori
non è stata troppo fortunata (è
andata meglio agli animali), decisamente più ricchi sono stati i
cestini dei raccoglitori di funghi.
Proprio in questo periodo le Comunità montane (gli enti cioè
che rilasciano le autorizzazioni
alla raccolta) stanno facendo i
conti degli introiti derivati dai
tesserini. -Per la verità, nel Pinerolese il tesserino viene richiesto
solo in vai Pellice; nella pedemontana e nelle valli Chisone e
Germanasca è sufficiente esibire
la ricevuta del pagamento di 15 e
20 mila lire annue.
L’abbondanza di funghi ha portato, com’è noto, a vere e proprie
invasioni dei boschi e ad un’impennata nelle richieste di autorizzazioni: così in vai Pellice si è
passati da 1.167 del ’90 ad oltre
2.000, in vai Chisone da circa 1.000
a 1.850. Si tratta di decine di milioni (52 in vai Pellice, 36 in vai
Chisone) che l’ente di valle destina a settori generalmente legati alla tutela del bosco. In vai
Pellice una parte di questi fondi
vengono utilizzati per coprire i
costi dell’ecologo; buona parte,
quest’anno, andranno invece per
il potenziamento delle squadre
antincendi boschivi; nelle, valli
Chisone e Germanasca i soldi dei
funghi sono stati spesso destinati
a contributi, sia per Comuni che
privati, per l’apertura di piste forestali.
Malgrado l’eccezionale stagione le autorizzazioni sono comunque assai meno che nei primi
anni (la legge regionale è del
1982) e .soprattutto fra i residenti: solo il 27% in vai Pellice e meno del 20% nelle valli Chisone e
Germanasca delle autorizzazioni
sono state rilasciate ad abitanti
delle valli. Occorre tener presente che molti cercatori sono essi
stessi proprietari di boschi e che
nel Pinerolese, al contrario di altre valli (Sangone, Susa, Chiu.sella, per restare in provincia di Torino). non è ancora stata decisa
l’introduzione di tariffe differenziate fra residenti e non.
Piervaldo Rostan
guardano l’immediato futuro; se
non nevicherà rischiamo di non
andare molto avanti con la stagione ».
Decisivi dunque i prossimi
giorni; gli sguardi sono rivolti
al cielo: una nevicata potrebbe
consentire l’attività fino a Pasqua.
FRALI ■ SEGGIOVIA 13 LAGHI
tei. (0121) 807512
ABBONAMENTI PERSONALI A TEMPO
Bambini nati nel 1985 e anni seguenti
(accompagnati da adulto pagante biglietto normale) GRATUITO
Giornaliero festivo L. 25.000
Giornaliero feriale (*)
(compreso sabato) L. 18.000
Antimeridiano feriale (*)
(sino al 31/3 - sino ore 13) L. 15.000
Pomeridiano festivo (*)
(dalle ore 13) L. 20.000
Pomeridiano feriale (*)
(dalle ore 13) L. 15.000
(*) Esclusi i periodi dal 12/4/'92 ai
26/4/'92.
BIGLIETTI SINGOLI
Seggiovia Malzat-Pian Alpet
• salita L. 6.000
• discesa I- 3.000 ■
• andata e ritorno L. 8.000
• andata e ritorno bambini L. 6.000
___Appuntamenti culturali__________
SALUZZO — Nell’anno internazionale del Tibet, presso la biblioteca >■ Sacharov » si svolgeranno nelle prossime settimane alcune serate. Venerdì
10, ore 20,30, il tema sarà dedicato
alla cultura nomade tibetana con diapositive ed audiovisivi presentati dal
fotografo e ricercatore Antonio Ancora; lunedì 13, ore 20,30, dibattito con
la partecipazione di Thzering Phenpa,
profugo tibetano che parlerà delle condizioni di vita a distanza di 32 anni
dall'invasione cinese.
Incontri
TORRE PELLICE — Venerdì 10 gennaio, alle ore 20,45, presso il cinema
Trento, si svolgerà una serata dal titolo ■■ A spass per la vai d'Engroenha »
articolata in due momenti: la presentazione, con diapositive, del lavoro
svolto da gruppi dì volontari per il
recupero di sentieri in alta vai d'Angrogna ed un concerto del Coro alpino Alpi Cozie.
Concerti
TORRE PELLICE — Lunedì 13 gennaio, alle ore 15,30, a cura dell'Università della terza età, presso il salone della scuola Mauriziana in via al
Forte, Alberto Mina (violino). Marco
Paolini (violoncello), Claudia Bracco
(pianoforte) presenteranno musiche di
Mendelssohn e Dvorak.
Cinema
TORRE PELLICE — Prosegue, sabato 11 gennaio, ore 16, presso i locali
di Spazio giovani in via Angrogna, la
serie di incontri di studio sulla natura del linguaggio cinematografico,
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 10 gennaio, alle ore 17, avrà luogo presso
la sede in via Repubblica 3, secondo
piano, la consueta riunione quindicinale.
Nel mese di gennaio la sede sarà
aperta mercoledì 15 e 22 dalle ore
20,30 alle 22,30.
11
10 gennaio 1992
lettere
11
RICORDO DI
LIDIA LUCI
Credo che la cosa che Lidia stesse
temendo di più era un compito che
la turbava da almeno un paio d’anni
(tanto è che me ne parlò) senza sapere come risolverlo: il dover « andare in pensione ■>, il dover lasciare
il proprio lavoro di diacono nella chiesa di piazza Cavour.
Il suo lavoro era amare fattivamente gli altri: amava tutti coloro che
erano passati sotto di lei in 55 anni
di scuola domenicale, amava tutti coloro che facevano parte della comunità, da sempre o solo da poco tempo (tra cui negli ultimi anni molti eritrei), amava tutti coloro che una volta o l’altra si erano rivolti alla chiesa (cioè in pratica a lei, che era il
recapito telefonico permanente della
comunità) in un momento di bisogno
o sofferenza.
Sapeva perfettamente che con l'età
era suo dovere ritirarsi, e ci si stava
preparando coscientemente, come in
ogni sua cosa, ma non sapeva come
farlo realmente, perché si può andare in pensione da qualsiasi lavoro,
ma non da quello di amare gli altri.
Ma il Signore è misericordioso, non
prova nessuno oltre le sue forze, e le
ha risparmiato questa prova: Lidia Ventura Luci non è dovuta andare in pensione.
Ripercorrendo nella memoria quel
non molto che so della sua vita, basato su alcuni suoi brevi racconti (la
sua vita privata non era mai importante) e su tanti miei ricordi, che risalgono fino alla prima infanzia (sono
uno dei tanti passati per la « sua »
scuola domenicale), mi balza all’attenzione un fatto singolare, di cui non
mi ero mai accorto prima: mentre non
riesco a ricordarmi di alcun momento
in cui Lidia abbia sbandierato un versetto o una parabola, tutta la sua vita sembra essere fondata su citazioni
bibliche.
« ...li chiamò... ed essi... io seguirono »: giovanissima, appena confermata, non fu lei a scegliere di lavorare
per la chiesa ma fu scelta, con autorità, da Paolo Bosio: fu chiamata alla
scuola domenicale, le fu ordinato di
candidarsi al consiglio di chiesa, fu
mandata (preoccupatissima) alle prime
visite, difficili per tutti ma ancor più
per una giovane, a malati e morenti.
« Lasciate che i bambini vengano a
me »: il cuore del lavoro di Lidia era
la scuola domenicale, in cui riconosceva la parte più importante della comunità, il posto dove si semina la
chiesa di domani, ma anche il posto
dove quello che si semina nei cuori
pone radici profonde, che sopravvivono anche se ci si allontana dalla chiesa, per essere àncora e sostegno quando la vita si fa insopportabile. Per
oltre cinquantacinque anni Lidia ha incessantemente arruolato monitori, invitato a feste dell'albero e ad agapi,
accettato- cambiamenti nell’organizzazione, fatto qualsiasi cosa purché la
scuola domenicale non venisse mal
dimenticata dalla comunità.
«...per servire alle mense... cercate
fra voi... chi incaricheremo di quest'opera »: questo fu il compito originario dei diaconi, perché il pasto in
comune è un momento centrale in cui
la chiesa vive e comunica al suo interno. Lidia lo sapeva, e tanti anni fa
chiese ed ottenne di far rinnovare tutta la cucina, affinché fosse possibile
dar da mangiare anche a duecento persone, perché fossero possibili agapi
in cui ognuno si sentisse parte di una
grande faniiglia. Ancora oggi, dopo
molti anni, amici stranieri ricordano
vivamente, con gioia ed un poco d'invidia, l'allegria fraterna di incontri a
cui hanno partecipato.
« Lo zelo della tua casa mi consuma »: quando Lidia sentiva ohe qualcosa nella chiesa non andava bene,
quando presentiva che si stava per affacciare uno spirito che non fosse
fraterno, sapeva farsi temere: non poteva sopportare che qualcuno di coloro che amava si perdesse, era gelosa della salvezza di ogni persona
con Cui aveva a che fare, di quella
stessa gelosia che aveva per il suo
Dio.
Era « prudente come un serpente e
semplice come una colomba ■>: non l'ho
mai vista partire in facili entusiasmi
« per un'azione buona », attenta a tutto quello che riguardava il bene comune da amministrare, accorta e prudente quando si trattava di muoversi
fra strutture ed organismi, anche se
di chiesa; ma semplice e fiduciosa
nei rapporti con le persone.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
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« ...la carità... gioisce con la verità... crede ogni cosa... »: mi sono spesso stupito come una persona così intelligente ed acuta non riuscisse a
capire un sarcasmo, un discorso che
dicesse bianco per intendere nero, un
prendere in giro, neanche quando era
per scherzo: credo che fosse la sua
fiducia profonda nella linearità dei rapporti fra fratelli di fede, fiducia che non
concepisce che la verità venga mascherata, neanche per scherzo.
« Dal frutto si riconosce l’albero »:
la comunità di piazza Cavour, e tantissimi intorno ad essa, ha goduto per
lunghi anni dei frutti di un albero
molto ricco, che ha reso possibile a
tutti operare verso l’esterno perché
all'interno tutto funzionava, silenziosamente.
Ora dobbiamo sforzarci, con l'aiuto
del Signore, di far fruttare i tanti alberi ed alberelli che Lidia ha disseminato e curato, durante tutta la sua
vita.
Franco Dupré, Roma
LETTERA APERTA A
DANIELA DI CARLO
Cara Daniela,
ho letto con partecipazione il tuo
commento all'esortazione di Paolo
cc Rallegratevi del continuo nel Signore » (Fil. 4; 4). Purtroppo molte delle tue osservazioni sono vere: l’assemblea domenicale si forma lentamente,
con molti ritardatari; il canto è spesso strascicato, con una sosta su ogni
nota (e così si perde la dinamica delle
frasi dell'inno, che non è più un parlato in musica con i suoi accenti ritmici significativi); gli harmonium sono spesso vetusti e gemono più che
incitare alla gioia o alla battaglia (cfr.
1 Corinzi 14: 8): l’illuminazione è spesso fioca, le pareti stinte e i tendaggi
polverosi o decrepiti... Tutto questo
non invita alla gioia.
Ma non credi che la mancanza di
gioia nei nostri culti possa anche essere attribuita al fatto che tutti noi
che predichiamo l'Evangelo, a cominciare da me, non sappiamo più predicarlo con la potenza e la novità che
lo rendevano così straordinario e
sconvolgente per i primi cristiani?
Gesù insegnava ai suoi discepoli
. perché la loro gioia fosse completa » (Giovanni 15: 11); quando egli
predicava « la moltitudine si rallegrava (letteralmente: gioiva) di tutte le
opere gloriose da lui compiute » (Luca 13: 17; cfr. anche 19: 37). E' la gioia
che viene dalla scoperta che in Gesù Dio si è avvicinato agli uomini
(Matteo 2: 10). Perciò non possono digiunare: « lo sposo è con loro » (Marco 2: 19)1 Dopo l’Ascensione i discepoli ritornano a Gerusalemme « con
grande gioia » (Luca 24: 52) senza dubbio per la promessa del v. 49 della
« potenza dall'alto » che li renderà
capaci di ubbidire all'incarico di testimonianza del V. 48. L'etiope di Atti 8: 26-39 continua il suo viaggio
« tutto allegro » perché attraverso la
testimonianza di Filippo ha incontrato
Gesù (8: 35) e la salvezza. E anche
in Fil. 4: 5 « il Signore è vicino »!
Sono d’accordo di tentare esperimenti nelle nostre chiese, come dici
nella tua meditazione: più partecipazione, più gesti (?) comunitari, più momenti ludici offerti ai membri di chiesa — ma io credo che saranno capaci di produrre soltanto un surrogato dell’autentica gioia che deve venire dall'offerta di un Evangelo non depotenziato né banalizzato. Paolo parlava dell'Evangelo con una parola simile a dinamite di Dio (Romani 1: 16).
Quando Gesù « predicava l'Evangelo di
Dio dicendo: il tempo è compiuto e
il regno di Dio è vicino» (Marco 1:
14-15) dava alla gente un annunzio
straordinario. Dobbiamo riscoprire questa verità: che « il tempo è compiuto
e il regno di Dio è vicino » ogniqualvolta l'Evangelo è predicato nel nome
del Signore. Pur avendo questo tesoro in vasi di terra (2 Corinzi 4; 7),
se possiamo dire con Paolo; « Dio ha
messo in noi la parola della riconciliazione » (ivi, 5: 19) e se la proclamiamo con la forza che era in Paolo
(« facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro », 5: 20), potrà accadere che
le cose vecchie passino, diventino
nuove: « nuova creazione » (5: 17), anticipo e primizia del mondo nuovo di
Dio.
Con affetto.
Bruno Corsani, Roma
UNA NOTIZIA
IMPRECISA
Formo la presente su incarico del
Coordinatore Sanitario della USL n. 43,
Dott. Giovanni Fissone, in relazione
all'articolo di cui in oggetto, nel quale si dà notizia di una indennità « indebitamente percepita» di L. 116 milioni che sarebbe stata a lui corrisposta dalla USL n. 43: indennità per la
quale sarebbe ora aperta una indagine della Procura Generale della Corte dei Conti, e sarebbe stato rivolto
invito dalla Regione Piemonte alla USL
per l'annullamento della deliberazione
riguardante l'indennità stessa, e dal
dott. Fissone per la restituzione.
La notizia, così formulata, si appalesa peraltro incompleta e nel suo
complesso cobi imprecisa, tanto da
poter risultare lesiva della stessa onorabilità personale e professionale del
dott. Rissone, con evidente discredito
nei confronti dell’opinione pubblica.
Mi permetto pertanto invitarla, a
sensi della Legge sulla Stampa, alle
indispensabili precisazioni e rettifiche,
nei termini che seguono.
L'indennità in questione è stata corrisposta a seguito di regolare deliberazione della USL, conseguente al riconoscimento delle mansioni superiori
svolte dai dott. Rissone sin dal 1982.
La relativa deliberazione, però, fu
poi annullata dal Comitato Regionale
di Controllo con provvedimento il cui
dispositivo venne comunicato telegraficamente alla USL il 30 aprile 1985.
A tale comunicazione del dispositivo non fece però seguito, nei termini previsti dalla legge, quello della
motivazione, che fu poi trasmessa alla USL, con enorme ritardo, soltanto
nel febbraio 1986.
A fronte di tale situazione il dott.
Rissone interpose ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale il quale
— definendo « abnorme » e contrastante con il « buon andamento dell'attività amministrativa » il ritardo nella
comunicazione della motivazione — accolse il ricorso con sentenza del 7
ottobre 1989, ed annullò di conseguenza l'impugnato provvedimento del Comitato Regionale di Controllo per difetto di motivazione.
Contro tale sentenza non è stato
interposto appello né dalla Regione
Piemonte, né dal Comitato Regionale
di Controllo.
La sentenza, pertanto, è oggi definitiva; per effetto della stessa, la originaria deliberazione della USL ha ripreso giuridico vigore.
Su tali premesse, è per lo meno
prematura la qualificazione come « indebita » della indennità riconosciuta al
dott. Rissone: al momento, l'indennità stessa è pienamente legittima, come conseguenza della recuperata vigenza della deliberazione della USL.
Quanto all'Indagine della Procura Generale della Corte dei Conti, la stessa, per quanto sembra lecito presumere, è conseguenza di una segnalazione della Regione Piemonte; il dott.
Rissone, però, non ne ha notizia ufficiale di sorta.
Qvviamente, non appena tale notizia
gli sìa pervenuta, egli farà presenti
le proprie argomentazioni a sostegno
della legittimità dell'indennità.
Di certo, per ora, è del tutto prematura ogni anticipazione sul preteso
carattere indebito, e su ogni altro profilo dell'inchiesta della Corte dei Conti; ciò. se non altro, per rispetto dell’Qrgano giudicante, e dello stesso diritto di difesa che, diversamente, ver
rebbe immotivatamente conculcato prima ancora della (eventuale) contestazione!
La ringrazio per l'attenzione e porgo con l'occasione i migliori saluti.
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RINGRAZIAMENTO
« Vegliate dunque perché non
sapete né il giorno né l’ora »
(Matteo 25: 13)
Il marito, il figlio e i familiari della cara
Elda Caffarel in Chauvie
di anni 49
esprimono riconoscenza, in questo triste momento, verso coloro che, in ogni
modo, hanno dato conforto. In particolare si ringrazia il reparto di neurologia dell’Ospedale civile di Pinerolo, il pastore Bruno Bellion e i volontari CRI di Torre PeUice.
Luserna S. Giovanni, 10 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ha
serbato la fede »
(2 Timoteo 4: 7)
Il figlio e i familiari tutti della cara
Elisa Sappé ved. Sappé
di anni 93
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, fiori, scritti, opere di
bene o parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
n ringraziamento particolare al pastore Ruben Vinti, al dott. Valter Roue,
al sig. Osvaldo e colleghe, aUa sig.ra
Bisi e ai vicini di casa.
Pramollo, 10 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Il dono di Dio è la vita
eterna in Gesù Cristo »
(Rom. 6 ; 23)
I familiari tutti del caro
Pietro Augusto Ferrerò
sentitamente ringraziano tutti coloro
che in qualsiasi modo hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Mazzarella e a tutto il personale
del Pensionato Palazzo Rosa di Collegno.
Porosa Argentina, 10 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito
figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia
vita eterna ».
(Giov. 3: 16)
Papà, mamma. Laura e Flavio, nonni e familiari tutti del caro
Valdo Malan
di anni 15
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di affetto nei confronti del
loro caro, ringraziamo tutti quanti hanno preso parte al loro grande dolore.
Un grazie particolare a tutti gli amici e coscritti di Valdo, a Fabrizio Gennari, al pastore Klaus Langeneck e a
sua moglie Erika Tomassone.
Prarostino, 10 gennaio 1992
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12
12 villaggio globale
10 gennaio 1992
LA CONDIZIONE DELLO SPETTATORE TELEVISIVO
IL NUOVO SEGRETARIO
Il Golfo,
il futuro
il golpe e
imprevedibile
La sovrabbondanza e l’eccesso di informazione hanno un effetto controproducente: ci sfuggono le possibilità di analisi e previsione
Sta esplodendo il fenomeno delle telecamere amatoriali: le mii,liori marche fanno a gara per offrire sul mercato nuovi modelli,
più leggeri e più facili da usare. E già si parla di un impiego sistematico, da parte delle emittenti televisive, delle "news" girate dagli
amatori, o da "videogiornalisti” indipendenti: sarebbe senza dubbio
una ventata d'aria nuova, pur con tutti i limiti tecnici del caso...
Sarebbe un modo, se non altro, per uscire da un groviglio di
immagini spesso ripetitive, o addirittura... assenti, come nel caso
della guerra. Un modo per andare oltre le immagini ufficiali, dello
studio o del repertorio: insomma, uno sguardo di tipo diverso sul
mondo.
Un esempio in questo senso è venuto da una trasmissione di
Telemontecarlo, che ha proposto due servizi: uno di un giornalista americano fatto prigioniero e poi ritornato in Iraq a filmare
le conseguenze della guerra con una troupe vera e propria, e l’altro^
realizzato con mezzi amatoriali, ma da un regista russo, su ciò
che avveniva per le strade di Mosca nell’agosto scorso. L’incertezza della gente, il caos, l’ansia, la ricerca di notizie attendibili appaiono da queste unmagini nervose. Riflettono l’attesa, l’incapacità
di prevedere ciò che può accadere. Ma sotto sotto, l’incapacità di
prevedere è un dato caratterizzante della nostra epoca e dei mezzi
di comunicazione che la contraddistinguono... (a. c.)
Quando si avvicina l’anno nuovo si fa un viaggio a ritroso
con la memoria negli avvenimenti che hanno caratterizzato i
mesi passati, e contemporaneamente si tende a far previsioni
per il futuro. Anche la televisio
meccanismo, creando delle aspettative al lettore, e poi confermarle o smentirle.
Anzi, come dice lo studioso di
mass media Omar Calabrese,
« i media contemporanei producono una mole di informazioni
7 mass media producono aspettative generalmente di breve durata.
Uno studio della francese ’’Antenne 2”.
ne si adegua e fioriscono i programmi che riassumono la cronaca dell’ultimo anno.
In questo filone si situa la trasmissione andata in onda su
TMC il 28 dicembre, in cui si
rivisitavano i fatti del dopoguerra nel Golfo e il golpe in URSS.
Non si trattava del solito programma commemorativo, che
propone immagini vecchie magari reinterpretate, « di repertorio », ma di immagini nuove provenienti da angolature diverse.
Il programma sembrava porsi
come « trait d’union » tra il passato di quei giorni e il futuro,
ma senza previsioni future.
Proprio questo mi ha ricordato che nei giorni del « golpe di
agosto » mi era capitato di leggere Lector in fabula, di Umberto Eco: in questo testo l’autore
si occupa tra l’altro del concetto di « mondi possibili » nel
campo della linguistica.
Chissà come andrà
a finire?
Essi — semplificando molto
— non sono altro che previsioni
che il lettore di un testo può
fare riguardo al prosieguo della narrazione, in base alle proprie conoscenze.
Il « destinatario » del testo
trae quindi le proprie conclusioni su come proseguirà l’azione
che si sta svolgendo, creandosi
un « mondo possibile » che poi
potrà essere confermato o smentito dal testo stesso. L’autore
infatti può giocare con questo
mondo, costruito su un’enciclopedia simile, fatta di guerra
fredda e blocchi ideologici.
Poi è arrivato Eltsin, ed ha
proposto un mondo diverso dal
passato, e la difficoltà sta qui:
si possono immaginare le modificazioni a ciò che è il passato, ma è diffìcile fare previsioni
su un futuro mondo nuovo. Qui
si sono arenate le previsioni degli esperti.
Nel regno
del possibile
Quale democrazia è nata? Quali previsioni fare? Chi segue la
vicenda è sbalestrato. La vecchia ideologia è stata spazzata
via, che cosa ci sarà al posto?
Come reagiranno, ad Est e ad
Ovest, i governi? (Questo vale
per l’URSS, ma anche per il Golfo: come fare previsioni sul futuro in una regione tanto calda, quando l’Iraq si libererà del
suo dittatore, e quando comincerà una vera ripresa del Kuwait, al di là del suo stesso regime? Ha ragione Andreotti,
quando dice che in una fase di
trapasso è difficile fare previsioni...).
Quel che resta da fare a noi
spettatori è attendere, ma ciò
che ci manca sono quelle serie
di conoscenze che ci permettano di fare previsioni attendibili almeno per noi stessi. Come
leggendo un giallo, pur sforzandoci, non riusciamo a capire chi
sia l’assassino se ci mancano degli elementi, cosi ora non ci resta che avanzare delle ipotesi
per quel poco che ci è consentito e attendere che, una ad una,
vengano confermate o smentite
dalle conclusioni certe della
Storia.
Davide Rosso
' 0. CALABRESE, Mille di questi anni, Bari, Laterza, 1991, pp. 185-186.
L’ONU davanti
al mondo nuovo
Giurista, ex ministro e giornalista, l’egiziano Ghali dovrà rilanciare l’Organizzazione
Toccherà all’egiziano Boutros
Ghali gestire i complessi problemi hiondiali, come segretario
delle Nazioni Unite (ONU).
Designato il 21 novembre 1991
da una larga maggioranza del
Consiglio di sicurezza, Boutros
Ghali è conosciuto nel mondo
per essere stato uno dei firmatari degli accordi di Camp David del 1978 e del trattato di pace firmato in seguito tra Egitto
ed Israele.
Boutros Ghali è subentrato,
dal 1° gennaio, al peruviano Xavier Perez de Duellar che ha gestito un decennio quanto mai
travagliato, caratterizzato nelle
relazioni internazionali dal disgelo tra Est ed Ovest, ma anche
da numerosi conflitti locali e dalla guerra del Golfo. Perez de
Duellar ha al suo attivo numerosi successi, tra i quali il più
importante è quello del rilancio
dell’Organizzazione come sede
di mediazione dei conflitti (gli
ultimi successi sono indubbiamente gli accordi per la denuclearizzazione delle due Coree e
quello per il cessate il fuoco in
Salvador tra il governo e la guerriglia del Fronte Farabundo Marti).
Toccherà adesso a Boutros
Ghali costruire una nuova ONU
per il nuovo mondo. Boutros
Ghali, giurista internazionale di
grande prestigio, decano del Dipartimento di scienze politiche
dell’Università del Cairo, è stato ministro degli Esteri dell’Egitto (suo nonno era già stato primo ministro) e dal maggio scorso era anche vice primo ministro.
Boutros Ghali appartiene alla
borghesia intellettuale egiziana
che ha, da sempre, inviato i suoi
figli a studiare all’estero. Così
anche Boutros ha studiato sia
a Parigi che negli Stati Uniti.
Boutros, come giornalista, ha
collaborato al quotidiano cairota « Al Ahram » ed ha diretto la
rivista « Politique internationale ».
Boutros Ghali.
Appartenente alla Chiesa copta, Boutros Ghali ha sposato in
seconde nozze un’ebrea di una
delle più ricche famiglie di Alessandria d’Egitto.
Boutros Ghali, in quanto esponente di una religione di minoranza, conosce assai bene la necessità della tolleranza e del
pluralismo nelle relazioni tra gli
uomini ed ha una preparazione
teorica e pratica nelle relazioni
internazionali che lo fa diventare un « signor mondo » autorevole, di cui c’è urgente bisogno.
G. G.
I copti
tale che la previsione suH’immediato futuro (...) è sempre più
difficile. (...) accrescendo la difficoltà di comprensione della
realtà, inducono di converso un
fortissimo desiderio di comprenderla, e sono costretti a fabbricare di giorno in giorno una
massa impressionante di previsioni sul futuro » ’.
Da un’emergenza
all’altra
Che rapporto ha tutto questo
con il Golfo e con il golpe?
Come molti altri ho seguito
lo svolgersi di queste vicende
alla TV o sui giornali: chiusasi
l’emergenza del Golfo, nell’impossibilità di fare previsioni, ma
ancora con qualche certezza
ideologica, ci si è trovati catapultati nell’emergenza del golpe;
dal 18 agosto, per tre lunghi
giorni, si è assistito a un continuo succedersi di notizie,
smentite e conferme.
I TG sono ridiventati « TG fiume », come per la guerra, con
dibattiti ed esperti. Questi ultimi proponevano i loro « mondi
possibili », le loro previsioni, ricalcando un copione già visto.
Ma ciò che più era interessante è che i golpisti stessi sembravano seguire non tanto un
programma preciso quanto un
loro mondo possibile, che si erano costruiti sulla base della loro enciclopedia, che volevano
« restaurare » senza però sapere
come. A questa ipotesi rispondevano gli esperti, con un loro
APPELLO
No agii
nucleari
Il coordinamento francese
« Solidarietà Europa-Paciflco » e
« Stop Essais! » (campagna internazionale per l’interruzione
degli esperimenti nucleari) ha
rivolto un appello alle Organizzazioni non governative, ai movimenti per i diritti umani, per
la solidarietà con il Pacifico e
per la pace e il disarmo, nonché alle chiese, alle comunità
religiose e ai movimenti ecclesiastici, perché si uniscano tutti in una campagna europea di
raccolta di firme per una moratoria degli esperimenti nucleari
francesi nel Pacifico.
La campagna, iniziata il 1“
gennaio, terminerà il 2 luglio
prossimo, e prevede fra l’altro
una « settimana di interpellanze » (dal 22 aprile, « giorno della Terra » al 27 aprile, anniversario dell’incidente di Cernobyl).
Altre iniziative saranno manifestazioni decentrate, mostre,
film, conferenze pubbliche e conferenze stampa in ricordo di tutte le vittime della radioattività
civile e militare (una seconda
conferenza mondiale su questo
tema avrà luogo a Berlino).
L’obiettivo è chiedere al governo francese di firmare il trat
esperimenti
tato di parziale proibizione degli esperimenti nucleari (TIP) e
di unirsi cosi alle nazioni impeghate in un lavoro di revisione
affinché il trattato stesso diventi « total » in materia di esperimenti nucleari.
Al governo si vuol chiedere
anche di rispettare una moratoria dei propri esperimenti nucleari come segno tangibile della volontà di contribuire concretamente, insieme alle altre nazioni firmatarie del TIP, alla stesura di un trattato di proibizione totale degli esperimenti.
Inoltre, come è stato richiesto
dalle chiese evangeliche del Pacifico e dai paesi del « Forum
del Pacifico », il 1° marzo —
giorno in cui si commemora
l’esperimento nucleare americano che nel 1954 fece numerose
vittime nelle isole Marshall (Bikini) — si terrà una giornata
di mobilitazione in tutto il Pacifico.
Quella giornata, che cade di
domenica, sarà occasione per
una raccolta di firme nelle chiese e in tutti i gruppi che lavorano per la solidarietà con i popoli del Sud.
Hedi Vaccaro
Col termine copti si indicavano gli
abitanti dell'Egitto. Oggi il termine indica quei cristiani egiziani che sono
rimasti tali dopo la conquista araba
dell'Egitto del 641.
I copti fanno parte della Chiesa
d'Egitto, o meglio della Chiesa copta
ortodossa d'Egitto, una chiesa « precalcedoniana ». Si definiscono precalcedoniane quelle chiese che non accettano la decisione del Concilio di
Calcedonia (451) secondo cui esiste
nel Cristo l'unità delle due nature,
l'umana e la divina.
Le chiese precalcedoniane (la Chiesa armena, la Chiesa giacobita, la
Chiesa copta ortodossa e la Chiesa
d'Etiopia) sono diffuse soprattutto nel
Medio Oriente e contano circa 9 milioni di aderenti. Oltre alle quattro
chiese Indicate, tra le chiese precalcedoniane bisogna contare anche la
Chiesa siro-ortodossa dell'India. Oneste chiese sono anche dette ■> monofisite » in quanto affermano che Cristo, pur risultando dalle due nature,
sussiste in una sola natura (in greco
móne physis), quella divina che ha assorbito quella umana.
La Chiesa copta ortodossa è divisa
in 35 diocesi (31 in Egitto, 2 in Sudan, 1 a Gerusalemme ed 1 in Africa
orientale) e organizza 6 milioni di fedeli (secondo le fonti governative egiziane i copti sono 3 milioni, la metà).
Attualmente la chiesa è diretta da
Nazir Gared, eletto papa di Alessandria col nome di Shenoudah IH.
Attualmente vi sono chiese copte
egiziane in Europa, in America, in Australia e nel Libano dove si organizzano I copti lì immigrati.
In Egitto I copti sono sempre stati
osteggiati se non perseguitati dal potere politico. Nel 1910 un musulmano
fanatico ha assassinato il nonno di
Boutros Ghali, eletto primo ministro
nel 1908,
I copti sono stati molto attivi in
politica fino al 1952, poi con Nasser
la loro influenza è scesa di importanza, Attualmente contano 10 deputati
su 458.
Continuano a subire l'ostilità dei
musulmani integralisti e, solo il 25
settembre scorso, alcune centinaia di
integralisti islamici hanno attaccato e
incendiato due chiese copte al Cairo,
Sono poi detti copti i membri sia
della Chiesa cattolica d'Egitto (200.000
fedeli diretti dal patriarca Stefano II),
sia di una Chiesa protestante libera
nata dalla predicazione di missionari
americani nella metà dell'800. (Attualmente conta 200.000 aderenti).