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DELLE VALLI VALDESI
S e 11Í 'm a n a 1 e
della Chiesa Valdese
ettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali ovete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 39
Una copia
L. 30
ABBONAMENTI
}
Eco: L. 1.200 per Tmt^iao i Eco e La Luce: L, 1.800 per 1 iniemo | abb. postale - (1 Gmppo
L. 1.600 per Testerò
L. 2.500 per Testerò
Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELUCE - 3 Ottobre 1958
Ammin. Claudiana Torre Pdlice - C.C.P. 2-17557
Inaiigiirazlnnc del Tempip ili S. SeÉnilD
Una giornata di allegrezza lungamente attesa e preparata
Alle 10,30 di domenica 28 Settembre un corteo entrava nel tempio di S. Secondo, hra formato dal Moderatore della Chiesa Valdese, Past. Ernianno Rostan, dai Pastori di S. Secondo, Pinerolo e
Prarostino, da fui cnto numero di Pastori, dal Sovrintendente del
I Distretto: Past. Rihet, dai Membri dei Concistori delle Parrocchie,
Il tempio eia gremito di Valdesi venuti da quasi tutte le Comunità delle f alil e da più lontano; gi.à da mezz’ora non vi erano più
posti all interno tanto che una discreta folla stazionava fuori, nel
l ampio sagrato dove era stato prevòsto un servizio di amplificatori
dimostratosi prezioso.
Tutti i no.stri lettori hanno visto
delle fotografie di questo nuovo
Tempio sull’Eco e molti l’hanno
visitato durante i lavori di costruzione. Naturalmente questo primo
saggio di architettura moderna fra
gl> edifici sacri della nostra Chiesa
non può non trovare impressioni e
opinioni diverse e ici vorrà un certo
tenpn perchè tutti si abituino alle
linee piuttosto fuòri dell’usuale di
quc'tc costruzione che pure è derivata da quella del Ciabas e che ha
rivelato questa mattina parecchie
doti che non tutti sospettavano, come quella di avere una ottima acustica, e di essere „•capace di conte.nere una folla assai notevole in un
ambiente cui la struttura e la calda luce leggermeritei rosata danno
un, senso di intimità e di raccoglimento piuttosto tipici di ambienti
meno grandi.
Ma non insistiamo su questo punto, ci sarebbe d’altronde assai difficile descrivere i particolari di questa costruzione in cui il legno si alterna alla pietra viva in felice unione; è piuttosto meglio che ognuno
vada a vederla di persona, in un
momento in cui la comunità è raccolta insieme. Vorrei insistere su
questo particolare perchè mi sembra essere uno di quei casi felici di
chiese che non son fatte per essere
capite bene se non quando i fratelli
SI sono raccolti sui suoi banchi, di
fronte alla vecchia Bibbia aperta
sul tavolo della Cena.
Il Culto di dedicazione
Mentre il corteo attraversava la
Chiesa, l’armoniuni suonava le note
del cantico 78 : « Gloria a Te gloria
in cielo e in terra ».
Fra i presenti, ospiti graditi, il
Sindaco di S. Secondo con il labaro
del Comune, il Capitano dei Carabinieri di Pinerolo, il Consigliere
provinciale avv. Pittavino ed altre
personalità.
’Nell’atto di èonsacrare a Dio
èo
isti,
questo tempio, destinato al culto in
spirito e verità, deponiamo sopra il
tavolo della Santa Cena la Sacra
Scrittura, documento della rivelazione divina e sorpma autorità per
la fede e per la vita”.
Con queste parole e con questo
gesto profondamente significativo il
Moderatore ha consacrato il Tempio, dopo la lettura della liturgia
solenne fatta dal Past. di Prarostino Giovanni Peyrof.
« Possano qui le anime assetate
di verità e di giustizia essere saziate, i non credenti giungere alla fede, gli orgogliosi riconoscere i lori)
peccati e pentirsi, le anime travagliate trovare la pace del perdono
e la gioia della si^lvezza, e quelli
die hanno creduto crescere in conoscenza, in fede, in amore per te e
per i loro fratelli, in ardore per
ogni opera buona ».
Dopo il canto dell’inno: cc Loda il
Signore» eseguito dalla corale di
Pinerolo la Parolà di Dio è stata
spiegata dal Moderatore Rostan.
Il testo è una parola di Gesù, rivolta ai farisei che criticano i discepoli ed indirettamente Gesù di non
rispettare il sabato e le prescrizioni
ad esso connesse, ideila sua risposta
il Signore dice: a Or io vi dico che
v’è qui qualcosa di più grande del
tempio» (Mt. 12: 6).
Nella speranza e nella attesa che
questa predicazionè venga data alle stampe, come è stato richiesto,
ne ricordiamo semplicemente alcuni pensieri centrali.
Questo tempio è certo oggi per i
nostri fratelli di S. Secondo e per
tutti noi una cosa molto importante, forse la più importante per mol
ti. Sotto un certo aspetto questo è
profondamente vero e giusto. Non
solo perchè esso ha costato dei sacrifici ed un grande impegno di amore da parte di molti, ma perchè
la presenza di un luogo di riunio’-e
per i credenti, di ascolto della Parola di Dio, di una casa che l’Iddio
dei cieli e della terra si è degnato
di scegliere ha un gran peso nella
comunità dei credenti.
Basta pensare alle espressioni di
molti Salmi e di molti passi dell’Antico e del Nuovo Testamento
cd anche se è vero che una chiesa
cristiana non ha più quel carattere
di luogo esclusivo di culto che aveva il tempio di Gerusalemme, anche
se è vero che i nostri padri hanno
r dorato Iddio e conservata piu a la
loro fede per dei secoli riunendosi
nei boschi e nelle caverne ed anche
se è vero che l’Apocalisse ci dice
che nella Gerusalemme celeste, nella nuova creazione di Dio non vi
sarà più bisogno di templi, è pur
vero die la Comunità dei credenti
ha bisogno di un luogo dove riunir
si per adorare e per ascoltare la Parola di Dio. ■
Ma, poiché tutto è a questo mondo possibile fonte di tentazione e
di pericolo, il predicatore addita e
descrive quale è iT: pericolo e la
tentazione del tempù).
Anzi è l’Evangelo èhe ce la descrive nel passo letto. ^
Per la generazione di Gesù il
tempio di Gerusalemme era venerato in modo quasi incredibile, ed in;
torno ad esso si erano venute formando delle tradizicM e delle prescrizioni sempre più sottili e pesanti: ogni atto umano era pesato e
giudicato nei suoi minimi particolari, talché i farisei credono di vedere nel gesto dei discepoli che svellono le spighe di grano per sfamarsi un « lavoro » e come tale proibito in giorno di sabufo.
Ma questa gente che bada alle piccolezze della Legge, ^a decima pagata anche sulle erbe dell’orto, l*a
dimenticato le cose più importanti
della volontà di Diot l’amore e la
misericordia, e nella venerazione
per il tempio ed i suoi statuti hanno dimenticato che g vi è qualcosa
di più grande del tempio ».
Anche oggi questo pericolo esiste
Vi è, in realtà, il pericolo di servirsi di una esteriore adesione agli
atti di culto per nascondere dietro
ad un comodo e facile paravento
una vita che non è conforme alla
Parola di Dio, come vi è d’altra
pare, la tentazione di molti di accontentarsi di « avere » il tempio
eretto nella propria zona e nella
propria Parrocchia per sentirsi già
a posto! Vi è il pericolo di un bigottismo e di un conformismo dietro ai quali si possono nascondere
giudizi senza amore per il prossimo,
maldicenza e suscettibilità personali.
V ’è il pericolo di far della nostra fede
e del culto che la esprime un’opera
meritoria di fronte alla quale Dio
è obbligato a considerarci più degli
altri od a salvarci.
Anche per noi dunque è valida,
oggi, la parola di Gesù detta ai farisei quel giorno di sabato. Anche
noi dobbaimo fare attenzione che
qui'sto qualcosa di molto impuri a.'ite per noi che è oggi questa Casa
che dedichiamo all’Eterno non ci
faccia dimenticare ciò che è più importante di questa costruzione e di
questo edificio: lo spirito di pace
e di amore che deve regnare in esso, l’attesa della Parola di Dio che
Il Moderatore depoae la Bibbia sul tavolo della S. Cena (Iota Costantino)
Alle Chiese Valdesi
Il periodo di tempo immediatamente successivo al Sinodo è quest'anno fervido di attività per la nostra Chiesa.
Domenica 28 Settembre abbiamo proceduto alla inaugurazione del
nuovo Tempio di San Secondo di Pinerolo: una bella costruzione destinata a diventare il centro spirituale della diciottesima parrocchia delie
Valli.
Domenica 5 Ottobre i nostri fratelli di Bari saranno nella gioia:
anch'essi inaugureranno il loro nuovo locale di culto, dopo anni di attesa e di ferma speranza. Il culto principale sarà presieduto dal Sovrintendente Pastore Panasela e la predicazione sarà fatta dal Pastore Achille
Deodato, ex-Moderatore.
L'accostamento dei due avvenimenti e delle due date è significativo: alle Valli e nel campo di evangelizzazione la presenza valdese,
per la grazia di Dio, si manifesta e prende coscienza delle proprie responsabilità. Vogliamo rivolgere alla valente comunità di Bari il nostro
fraterno e sincero augurio per un sempre rinnovato consolidamento
della fede e per un costante impegno nel servizio cristiano. Le Chiese
Valdesi pensino alla comunità sorella di Bari e la seguano in quel giorno mediante la preghiera.
Infine, il nostro pensiero sia rivolto al lontano VI Distretto, vale a
dire alle Chiese del Rio de la Piata. Domenica mattina, 5 Ottobre, partirò in aereo da Roma per Montevideo dove, D. v., prenderò i primi
contatti con i rappresentanti delle Chiese Valdesi dell'Uruguay. La Domenica seguente presiederò, D. v., il culto nella Chiesa di Colonia Vaidense e nel mese di Ottobre visiterò le comunità Valdesi del Rio de la
Piata, recandomi anche a Buenos Aires.
Il Sinodo, approvando il messaggio rivolto alle Chiese Valdesi del
Sud America in occasione del Centenario della colonizzazione valdese
nel Rio de la Piata, ha stabilito che in ogni nostra Chiesa quel messaggio sia letto la DO.MENICA 12 OTTOBRE e che la colletta al culto di
quella Domenica sia dedicata all'erigendo Tempio Valdese di Montevideo.
La Tavola Valdese ricorda a tutte le Chiese la decisione sinodale
affinchè venga osservata. Essa le esorta a manifestare la loro gioia cri- -«tlane nei v.>ncoló.^deUa...se>iidartetà. con. l. fratelli: Valdesi del Sud AhtSsrica e di Montevideo in particolare. Migliaia e migliaia di famiglie Vaidesi sono state benedette da Dio in quelle lontane terre. Noi, Valdesi
rimasti in Italia, rievochiamo in quest'ora l'opera della Provvidenza divina in favore del nostro popolo e, ricordando i sacrifizi, le lotte, le
vittorie del passato, domandiamo a Dio di benedire le celebrazioni del
Centenario Rio Platense, nella riaffermata unità della Chiesa e per una
fedele testimonianza cristiana nel mondo.
Ermanno Rostan
Moderatore
deve spingerci verso di essa, la pre ■
senza sovrana di Dio che dobbiamo
ricercare sopra ogni cosa.
Infine, quando Gesù pronimziava
queste parole pensava certamente a
se stesso.
Non si tratta soltanto di qualcosa,
ma di Qualcuno più grande di noi
e delle nostre realizzazioni e la cui
presenza dobbiamo ricercare in questa casa ed in noi; di un Qualcuno
la cui presenza dà senso e valore a
questo tempio che, senza di Lui,
non sarà mai altro che mura e tetto, pietra, legno e cemento; di un
Qualcuno la cui presenza, invece,
sarà l’esaudimento della preghiera
che gli abbiamo rivolta nella dedicazione di questa casa e delle preghiere che gli rivolgeremo ogni domenica.
La colletta all’nscita, destinata a aiutare
la Chiesa di San Secondo nello sforzo sostenuto per la costruzione del tempio, ha
fruttato la somma di L. 208.000.
(continua in 2a pagina)
Conferenza protestante
dei Paesi latini
Dal 20 al 28 settembre si è tenuta
al Chambon-sur-Lignon la seconda
Conferenza ( la prima si era tenuta in
Italia nel 1950) delle Chiese protestanti dei paesi latini d'Europa; vi
hanno partecipato rappresentanti di
Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera,
Belgio e Italia : la nostra delegazione
era costituita dai proff. Giovanni
Miegge, Giorgio Peyrot, Bruno ReveI,
dal past. Carlo Gay e dalla Sig.a Edina Ribet. Per mancanza di spazio dobbiamo rinviare al prossimo numero il
réportage che quest'ultima ha preparato per l'Eco, illustrando oltre al quadro cévenol nel quale la Conferenza
si è svolta, i lavori della stessa, i cui
principali temi di discussione sono
stati la vocazione, l'unità, la libertà, i
contatti interconfessionali e il servizio delle Chiese protestanti nei paesi
latini.
Domenica
3
ottobre
Chiame tieoìdlno che peh
decihione della Xacola l)ah
dehe, il 5 otto6ie haìà la
Domenica della Comunione Universale
2
2 —
L'ECO DELLE VALU VALDESI
Nel Centenario delle Chiese Vaidesi
del Sud America
Messaggio del Moderatore
(invialo su richiesla ai ((Mensajero Valdenseo)
Fratelli e Sorelle in fede delle
Chiese Valdesi del Rio de la
Piata,
Cari Colleghi e collaboratori
nell'opera del Signore,
A pochi giorni dalla mia nomina
a Moderatore della Tavola Valdese,
in occasione dell'ultimo Sinodo, sono
chiamato a visitare le vostre Comunità ed a partecipare insieme con voi
alle celebrazioni del primo Centenario della emigrazione Valdese nel
Sud America.
L'incarico che mi viene affidato è
per me motivo di gioia profonda. Le
Chiese Valdesi del-Rio de la Piata
sono membra del nostro Corpo per
due ragioni evidenti : costituiscono il
VI Distretto della nostra Chiesa e sono formate siuasi esclusivamente da
figli di Valdesi partiti dalle Valli.
Quando, due anni or sono, abbiamo accolto i pellegrini del Sud America nelle nostre Chiese ,abbiamo anche osservato sul loro volto i lineamenti della nostra gente Valdese;
non li conoscevamo personalmente,
ma sentivamo che appartenevano al
nostro popolo : erano nostri fratelli,
provenivano dalla stessa roccia, erano stati nutriti ed edificati dallo stesso Evangelo.
Per quanto io debba prepararmi a
compiere la mia missione in pochi
giorni di tempo e malgrado la lunghezza d'un viaggio al di là dell'oceano, so che vado verso i miei
fratelli in fede per rallegrarmi con
loro, in occasione delle loro rievocazioni storiche, e, come scrive S. Paolo ai Romani, per « confortarci a vicenda mediante la fede che abbiamo
in comune, voi ed io» (Rom. 1 : 12).
In questa visita alle vostre Chiese
non sarò solo, poiché un gruppo di
pellegrini Valdesi e Svizzeri sarà con
me, anche se partiranno prima di
me. Ma fin d'ora desidero assicurarvi
che la Tavola Valdese si associa intimamente alla vostra gioia e condivide le vostre speranze per il progresso del Regno di Dio in mezzo a voi.
Essa si unisce a me nel porgervi fin
d'ora un fraterno saluto nel Signore,
domandando a Dio che « le celebrazioni dei Centenario risultino a gloria
e onore del Suo nome ». Infine, le
Chiese Valdesi tutte saranno solidali
con voi nel ricordo del vostro passato e nella manifestazione di una medesima fede in Gesù Cristo, nel mondo di oggi e nelle sempre mutevoli
realtà del nostro tempo.
Durante il viaggio spero vivamente di poter dedicare buona parte del
mio tempo alla visita delle vostre
Chiese e delle vostre Istituzioni, che
sono il segno di una presenza Valdese nel Rio de la Piata. Domando a
Dio di poterlo fare con la forza Sua
che si manifesta nella nostra debolezza, affinchè, nella gioia di un incontro fraterno e nell'atmosfera Valdese che ci è cara, Gesù Cristo sia
glorificato e tutti noi possiamo essere
« radicati ed edificati in Lui e confermati nella fede... abbondando in
azioni di grazie». (Colossesi 2: 7).
Nella speranza di potervi presto
incontrare, vi mando questo breve
messaggio dicendo insieme con l'Apostolo : « Salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi. Quei d'Italia vi
salutano ».
La grazia sia con tutti voi.
Ermanno Rostan.
L’Evaiigelo alla radio in Asia
In agosto la seconda conferenza cristiana del Sud-Èst asiatico ha esami■ nato a Tokio il problema dell’uso cristiano dei mezzi d’iiiformazione alle
masse. La maggior par o dei radioascoltatori non s’interessa .0, in Asia,
alle emissioni puramente religiose:
preferiscono dei programmi culturali, musicali, d’informazione. Due radiotrasmittenti al servizio della Ghie
sa — una alle Filippine e l’altra in
Corea — hanno già fatto dei tentativi, presentando dei programmi per
le famiglie, il cui intento è di fare penetrare uno spirito cristiano
nelle emissioni non religiose e semplicemente ricreative.
ATTI SINODAU, ART. 16
Il Sinodo approva il testo del se
guente messaggio alle Chiese Valdesi
del Rio de la Piata; invita tutte le
Chiese a leggerlo dal pulpito nella
Domenica 12 Ottobre 1958 e a dedicare la colletta di quella Domenica all’erigendo Tempio Valdese di Montevideo. 1
« Il Sinodo, in occasione del CENTENARIO DELLA COLONIZZAZIO
NE VALDESE NEL RIO DE LA
PLATA, saluta le Chiese al di là dei
mari invocando su di esse, sulla Commissione Esecutiva, sui Concistori,
sulle varie istituzioni ed attività delle Chiese e su tutta la popolazione
valdese ovunque disseminata, grazia
e pace da Dio nostro Padre e dal nostro Signor Gesù Cristo.
« A cento anni di distanza dalla
fondazione della prima colonia, sale
a Dio l’inno di lode e di riconoscenza
di noi tutti per la guida che Egli ha
concesso alla nostra Chiesa nei secoli
passati' attraverso le prove della persecuzione e del martirio, dandoci di
realizzare la sua potenza nella nostra
debolezza. Questa esperienza, che per
i Padri è stata movente di consacrazione ñno alla morte, è l’eredità che
sta a londamentò della nostra attuale vita religiosa ed ecclesiastica e della quale non saremo mai abbastanza
degni.
« Ma Iddio, che ha così guidato i
nostri Padri e non ha permesso che
fosse soffocata la luce del candeliere
loro affidato, ha continuato a guidare ed a benedire le nostre Chiese nei
due continenti anche in questi cento
anni verso i quali guardiamo in questo anniversario con commossa gratitudine. Egli ha aperto dinanzi a noi
nuove porte che nessuno ha chiuso;
ha fortificato le nostre chiese; ha suscitato e suscita in mezzo a noi dei
servitori fedeli e consacrati; allarga
ogni giorno dinanzi a noi dei servitori fedeli e consacrati; allarga ogni
giorno dinanzi a noi l’orizzonte dell*
campagne bianche da mietere.
« In questo ceqtenario noi proclamiamo tutti insieme la realtà di que
sti segni della graàdà di Dio, al di qua
e al_ di là dei mari, e benediciamo
l’-Altissimo per questa nostra comunione nella riconoscenza e nel servizio. Nè la distaimi geografica, nè la
diversità di lingua e di ambiente pos
sono_ diminuire questa ricchezza ch.>
ci viene dall’essere un unico popolo
credente ed una sola Chiesa in paesi
diversi, sul fon^mento della chiamata di Dio ai nostri Padri, nell'uni
tà della riconoscenza e del servizio,
nella comune Confessione di Fede e
nella stessa Costituzione ecclesiasti
ca. Chiediamo a Dio dì concederci
maggior fermezza di fede, nuovo
slancio nella testimonianza evangelica e rinnovato impulso per le opere.
«Anima mia benedici i’Etemo, e
tutto quello che è in me benedica il
nome suo santo. Benedici, anima
mia, TEterno, e non dimenticare alcuno dei suoi - benefici » ( Saimo
103: 1-2).
Pellepinaggio Valdese
Riunione movirìientata a Genova in
Dogana.
Presentazione sommaria dei gruppi.
A bordo primai.di partire abbiamo
la graditissima visita dei pastori
Sbaffl e Musacchio e di quattro sorelle dell’ospedale intemazionale che
ci han portato il saluto delle loro
Chiese, del Moderatore, delle loro
opere per le Chiese che andiamoi a visitare.
Il gruppo di pellegrini di 23 persone sta affiatandosi ai pasti e nelle
riunioni giornaliere presiedute dal
pastore Rivoir. Siam certi che quando verrà il momento di separarci molti legami di amicizia si saranno stret
ti. Petrai
Gruppi di valdesi davanti al nuovo Tempio
(foto Costantino)
La riunione pomericiiana
a San Seconido
(segue dalla l» pagina)
Ha avuto un tono fraterno e familiare sotto l’arguta presidenza del
Pastore di S .Secondo: Sig. Roberto
Nisbet e i canti delle Corali si sono
alternati ai messaggi dei vari oratori.
La Corale di Torre Pellice ha pre
sentato, con perfetta esecuzione, al
cuni inni che appariranno prossimamente in vista del nuovo innario; alcuni ripresi dall’Innario attuale con miglioramenti di melodia o di
parole come il 32 « Che Dio si mostri
e noi vedrem » od il 187. « Voglio servirti sempre o mio Signore», oppure
di nuova introduzione come il classico «noi creature del Signor».
DI FRONTE A MILIONI DI DISOCCUPATI
Un dover è di fedeltà
L’articolo di Pier Luigi Jalla, pubblicato nel numero 35 di quesfó giornale, non deve assolutamente passare
sotto silenzio, come purtroppo avviene quasi sempre per tutte le questioni che dovrebbero interessare il nostro popolo. Esse non si risolvono con
le parole, d’accordo; ma la ragione
di essere di un giornale è di mettere
insieme non tanto le parole quanto
le idee della massa che detiene il potere e non se ne rende conto; e del
resto le parole, quando sono in accordo con la Parola, non sono mai
vane.
E d’accordo con la Parola, cioè con
la nostra vocazione, è senza dubbio
l’argomento che il pensoso articolo
dello Jalla vuol richiamare alla coscienza di noi tutti. E sfido chiunque
a dargli torto. E’ evidente che il compito della Chiesa non si limita all’esercizio della pietà individuale o
collettiva. E se oggi dobbiamo lamentare un certo allontanamento — non
voglio dire abbandono — delle masse dalla Chiesa, ciò è dovuto in parte
al fatto lamentevole che, da un certo
tempo in qua, non si fa parlare l’Evangelo col linguaggio del momento,
non si indicano in esso le soluzioni ai
problemi anche temporali che urgono
il popolo, non si fa scendere dai pulpiti — non da tutti, almeno — la Parola di Dio foggiata come le orecchie
ed i cuori degli uomini di oggi si
aspettano. La Parola di Dio non concerne solo le cose dell’aldilà; anzi,
per essa non esiste un aldilà e un al
di qua, ma soltanto l’uomo, tutto intero, così come sorge dalla terra dolorosa che lo ha partorito, e nella
quale egli non è destinato a ricoricarsi senza speranza, ma sulla quale
egli deve lavorare solo in vista del
Regno che deve venire anche sulla
terra.
Quindi è necessario che la Chiesa
predichi a tutti, e specialmente a quelli che hanno più forza, più dovizia
di mezzi, che la loro opera non deve
ricalcare le forme ed i modi dell’attività di quelli che non hanno la fede
e non conoscono Iddio, sotto pena di
render vana la propria eventuale fede
e di seguire la sorte dei nemici di
Dio; sorte che, se adesso può sembrare allegra, non lo sarà per sempre. Se
i membri di chiesa che esercitano
un’industria lo facessero con criteri
meno economici più cristiani, molti
problèiru SOTeb8^"^ora; torse, primo fra tutti, quello, lamentato dallo
Jalla, della disoccupazione dei credenti. Sì, lo so: questa esigenza suscita un mucchio di problemi; e mi
par di sentire molti dirmi: Vieni tu
a provare! Io proverei volentieri; ma
comunque, una delle due; o noi riteniamo che l’attuale andamento delle cose, e specialmente delle cose economiche e sociali, sia giusto; o riteniamo che la Chiesa non abbia nulla
da dire su quei problemi. Nell’un caso e nell’altro, credo che pecchiamo
contro la Verità; e questa potrebbe
essere la ragione per la quale non siamo liberi di agire come la Scrittura
e fors’anche, qualche volta almeno, la
nostra coscienza ci detterebbero. D’altra parte, la storia ci dice che quando
la Chiesa tace, cioè diviene infedele.
Iddio parla con altri mezzi, che non
sono sempre comodi. E vano è allora
affannarsi per salvare quella « civiltà
cristiana » che non ha ancora saputo
assicurare un pane a tutti, mentre
consente ad alcuni sperperi scanda
losi che la Chiesa dei primi tempi non
avrebbe appiovaro nel suaLmembii.
Le proposte con le quali Pier Luigi
Jalla chiude il suo articolo sono assennate, e potrebbero essere attuate
facilmente, solo che nelle chiese ci
fossero un po’ più di possibilità organizzative. Ma non basta attuare
quest’assistenza, che sarebbe del resto doverosa e ovvia già da tempo.
Bisogna che la Chiesa entr< ne! vivo,
diciamolo pure, della questione sociale; bisogna che essa investighi di
nuovo le Scritture per sapere che cosa esse dicono sui problemi di oggi;
e bisogna che essa predichi con coraggio il suo II non ti è lecito » a tutti
quelli che non si comportano secondo
la volontà del Signore, lo predichi
Il ore rotando », applicando caso per
caso la verità ai fatti, con l’autorità
della Parola. E non dimenticando che
la migliore predica è l’esempio, e perciò attuando in sè, come segno, quello che crede essere la realtà di domani, voluta dal Padre ed affermata dall’Evangelo.
Lino de Nicola.
Si inaugura a Bari il nuovo Oratorio
Si trovano tracce di testimonianza
evangelica a Bari in documenti e atti
processuali del 15“ sec., ma dopo la
strage dei Calabro Valdesi 1560-61
scende il silenzio su questa contrastata presenza; unico segno che resiste
all’usura del tempo « La Vailisa »
piccola stradetta ài margini della vecchia Bari, simbolo di quella estromissione continuamente tentata, mai raggiunta.
Infatti, non appena aria di libertà
soffierà nell’Italia nostra col Risorgimento e il liberalesimo, il movimento
Valdese riprenderà il suo cammino:
ne sarà tenace ed efficace promotore
il Pastore Pietro Mariani, tra il 18801893. Una forte comunità con larghissima diaspora si formerà in mezzo a
non poche difficoltà create ' dall’ambiente superstizioso e dal clericalismo
potente. E’ il tempo della semina con
lacrime.
Ecco i nomi dei servitori della Parola di quel tempo: Giuseppe Messina, Vito Garretto, Lodovico Vulicevic, Enrico Tron senior, Enrico Tron
junior, Tommaso Càstiglione. Vengono quindi gli anni della lenla ma
sicura edificazione mediante il ministerio di Gerolamo Moggia ed Antonio Miscia; la comunità acquista
una chiara coscienza di responsabilità e viene additata fra le più generose e le più viventi.
Oggi siamo nella gioia, perchè il
Signore ci ha benedetti facendoci entrare nel frutto della fatica dei nostri
predecessori.. Abbiamo un Oratorio
nostro, con locali più idonei, in una
delle arterie più importanti della nuova Bari. Non dimentichiamo però
che a formare i cristiani non sono
sufficienti nè i templi nè le cattedrali,
ma sono invece i cristiani, quando
diventano docili strumenti dell’azione dello Spirito Santo, a formare comunità viventi facendo conoscere Cristo Signore e Salvatore, annunziando
mediante’ la testimonianza della propria vita redenta, che Cristo veramente libera gli oppressi, dà la vista
ai ciechi e risuscita i morti.
G. E. Castiglione.
La Corale di Pinerolo ha eseguito il
Salmo 84 « Quanto belle e preziose
son le case tue Signor», musica di
A. Romberg.
Il primo messaggio è stato porto
dal Moderatore uscente, Fast. Deodato il quale ha espresso la grande riconoscenza al Signore per l’opera che
Egli ci ha chiesto e ci ha dato di
compiere, anche in difficili condizio
ni, ma che, proprio per la difficoltà
del momento, ha assunto il suo vero
significato di opera fatta per la fede
e nella fede in Colui che chiede e che
ci dà la forza di far quel che ci ha
chiesto; in Colui che compie Lui stesso le opere che ci dà da fare.
Il Sovrintendente del I» Distr. Fast.
Alberto Ribet si rifà alla storia delle
nostre Chiese delle Valli le cui variazioni od il cui aumento è stato, nei
secoli, motivato dalla necessità di potenziare la vita della Comunità in
questo o quel luogo, in questo o quel
momento storico. Questo è avvenuto
anche a S. Secondo, questa diciottesima Chiesa del nostro Distretto che
sorge ai limiti della Valle, volta ver^ la pianura e creata sia per venire
incontro a giielle nostre famielie che
sono scese dalle zc-------------—
Ile zone meno accoglienti e più dure delle alte valli e sia come richiamo e come segno di fronte
alla dispersione nella pianura circonvicina.
L’Aw. Ettore Serafino parlando come membro della Comm. Distrettuale
in uno sguardo panoramico delle Valli, si ricollega al fatto della emigrazione dalle alte Valli di queste famiglie che con le loro suppellettili hanno portato anche la Bibbia di casa,
quella Bibbia che è stata oggi deposta sul pulpito': vecchio volume portato da qualche alta parrocchia ed
oggi deposto nella nuova chiesa. Queste famiglie che, ad un dato momento, hanno sentito che non è più sufliciente leggere la Parola nelle loro
case, ma che si impone la costruzione di un tempio in cui ritrovarsi come Comunità di credenti.
Cosi è sorta, or sono quasi cento
anni, la Chiesa di Pinerolo, così oggi sorge S. Secondo e cosi sorgeranno
domani altri templi che si imporranno finché, per la grazia di Dio, le nostre famiglie scenderanno non solo
con le suppellettili, ma anche con la
loro Bibbia.
Il Sig. Vicino porta il saluto del
Comitato Pro tempio di S. Secondo
e il Sig. Pasquet, giunto da Ginevra
dopo una nottata di viaggio porge il
saluto dei nostri fratelli in terra Svizzera
Il Moderatore Rostan, infine, fa riecheg^are l’eco dei lavori e delle discussioni che hanno preceduto ed accompagnato’ la costruzione nelle quali l’amore per questa opera ha avuto
ragione di posizioni e di tesi non facilmente conciliabili. Ringrazia ancora quanti hanno collaborato alla erezione del tempio ed in modo particolare le Sigg.re sorelle Cardon elle
hanno fatto dono del terreno su cui
sorge il tempio ricordando la figura
della Sig.a Maria che il Signore ha
ultimamente richiamato a sè. Conclude raccomandando ai membri delle
tre parocchie così vicine di mantenere degli stretti contatti reciproci e di
evitare ogni isolamento.
Sono giunti alcuni messaggi augurali da parte del Past. Freundler dell’Entraide Prot. della Svizzera» del
Consiglio Ecumenico, e di Chiese Vaidesi in Italia: Rio Marina, Livorno,
Venezia e Roma.
Dopo la lettura di questi messaggi,
il canto del Giuro di Sibaud ha concluso il pomeriggio, in realtà ancora
piacevolmente prolungato nei locali
della Chiesa cx>n un ben riuscito bazar ed un ottimo buffet, di cui ringraziamo vivamente organizzatori e
collaboratori.
Franco Davite
3
L'ECO DELLE VALU VALDESI
lettre de ”111111 de l’eers”
— 3
VITA E PROBLEMI DELLE VALLI
IV
Fédric laissa l’Ancien Rostan dans la
caverne de l’Ours, espérant, y retourner
la nuit suivante, si toutefois les policiers,
avec leur chiens, auraient vidé pays. Pour
l’instant il enjambe les roches et les torrents, s enfuit toujours plus haut vers les
cimes blanchies, que le soleil levant fai!
miroiter.
11 aperçoit bien haut, un troupeau de
chamois; il se sent bienheureux s’il pourra les rejoindre, pour les suivre et confondre les chiens qui le poursuivrons, guidés par l’odorat.
Après bien de détours pour se porter
sous le vent des chamois, et traversant
souvent le torrent qu’il remonte, le voilà
a peu prés sur la piste des bêtes. Qui le
voyent et s’enfuient, car c’est un homme
enhn: un ennemi. Fédric les suit toujours
et quand ils le devancent, au fort galop
qu ils tiennent, il s arrange, le pauvre, de
ne pas perdre de \^ue du moins, leurs traces
justes.
Quand le soleil est haut, bien haut, dans
le ciel bleu, notre garçon se trouve sur
une douce pente, aux pieds du Roux, ou
la montagne penche envers les 13 Lacs. Il
vit, de loin, son troupeau de chamois dévaler le col et prendre la course en remontant les abois du Cournour.
Il était décidé, quand même de les suivre; si la distance augmente il espère, du
moins, faire perdre sa trace aux hommes,
avec leur chiens.
11 s arrête pour boire, dans le creux de
sa main, un peu de neige fondue par sa
chaleur. Puis il reprend sa course, et le
loïig du chemin trouve un peu d’erbe fine,
qu il essaye de mâclier pour tromper sa
faim.
Quand le soleil descend et se cache derrièie les monts Palavas et Boucier, et
riiombre noire envahit les Vallées, Fédric
se hâte encore; il espère arriver aù. les
cliamois s’endorment, et trouver, auprès
d’eux un peu de leur chaleur.
Et voilà dans la nuit survenue, que la
lune, en montant son chemin, lui révèle
la trace des chamois qu’il poursuit. Et le
vent magistral, par bouffées, lui confirme
que les bêtes sont là; il les sents.
Dans 1 abîme de sa grande misère il
espère quand même, il espère toujours de
se tirer d affaire. L’Ancien Rostan le lui
a dit: « Tiens-toi toujours à la montagne,
toujours plus haut ».
Plus il regarde en haut, plus il se sent
près de Dieu.
11 se rappelle la leçon du Pasteur qui
lui contait d’Elie, qui en un moment terrible, fut nourri par son Dieu, au moyen
des corbeaux. Il espère lui, Frédéric de
Peumian, que Dieu lui donne aussi le
moyen de survivre, se servant des chamois,
ou des perdrix, des marmottes, ou des
cous de inentaiine. . .
Il dévalé un ravin, remonte une escarpée, cherchant toujours de surprendre les
bêtes sans les effaroucher.
Et voilà le troupeaux addossé a la ballue, serrés l’un contre l’autre, et les cabris près de leur mères, au centre: ils sont
bien protégés du froid et des rôdeurs nocturnes.
«Si je m’approche trop, sur cet étroit
chemin (sentier des bêtes) — pense notre
garçon — ils vont s’effaroucher; et s’ils
ne peuvent s’enfuir encatr vers la montagne, ils se jetteront en masse vers le bas,
donc sur moi. Et je ne puis rien faire! ».
Il reste là perplexe et ne sait que résoudre. Mais soudain il tressaille, il a vu,
quelque peu en arrière, sur le sentier qu’il
suit, une ombre: c’est un homme, armé
d’une arquebuse. La terreur le prend.
Cet homme est un soldat qui le cherche
et l a vu certainement poursuivre le chamois; il est sur de le prendre et de le
ramener et même peut’être de le torturer.
Fédric tache de s’effacer fur la neige à
plat ventre, et rampant se rapproche encore du troupeau de chamois.
Les bêtes qui l’ont vu, s’alertent et le
vieux mâle, qui guide le troupeaux, se
jette a corps perdu sur le sentier, sans
crainte de rencontrer Fédric; dans son effarement la bête a de l’audace, et le troupeau le suit.
La chance de Fédric c’est qu’il trouve
un repli de roche où cacher la tête au
moins; les chamois le trépignent quand ils
ne peuvent l’enjamber. Seul un cabri le
dernier, trébuche sur un pied du garçon;
il liésite un istant, Fédric en profite et
lui prend une patte, l’animal tombe; lui
ne le lâche pas. Ils luttent sur l’abîme et
risquent, tous les deux, d’y rouler. Dompté, le cabri jette un cri. La mère, les
vieux mâles sont désormais bien loin et
ne retournent pas, mais l’homme a l’arquebuse l’a bien entendu, lui. Il monte
rapidement et trouve encore l’enfant en
lutte avec la bête.
Un coup de crosse et l’animal inerte gît
aux pieds des deux chasseurs d’éceeption.
« D’ou viens-tu — dit l’homme — et
comment se fait-il que tu m’aye devancé
à cette chasse? Depuis deux jours je guette ce troupeau, et jamais je n’ai pu capturer une bêle. Tu a bien risqué ta vie,
en ce sentier étroit, sur l’abîme; car les
chamois lancés a la descente, sont très a
redouter. Enfin dis-moi, bien vite d’où tu
viens, qui tu es.
« J’arrive — dit Fédric — du Nid de
l’Ours. Vous êtes Vaudois, je crois?
« Oui — dit l’homme — Ne crains rien;
mais tu n’est pas de Frais.
« Non, je suis de Pramol. A Peumian
les soldats français, ont brûlées les maisons, ont tué tous les vieux et les femmes,
et ont pris prisonniers les garçons et les
Un missionario metodista dl Cleveland, Ohio (USA) è scomparso in Al.çeria. Si pensa che dei ribelli lo abbiano rapito, mentre si recava alla
missione medica metodista di Algeri,
perché curasse i loro feriti.
fiUes. Je me suis échappé, je crois d’être
le seul.
« Et de Peumian tu a fini au Nid de
POnrs?
«Oui; j’ai remonté la vallée dans la
nuit, puis au matin, dans le bois de sapins, j’ai rejoint le sommet, cherchant
pendant le jour quelque chose à manger.
Le soir venu j’ai trouvé un Ancien de
Frais qui m’a montré une caverne, qu’on
en dit Le Nid de VOurs,
« T’a-t-il dit son nom, cet Ancien?
a Oui, mais...
« Ne crain rien de ma pan! Je suis moi
aussi, comme toi, un réchappé de cette
guerre atroce. Mais tu fais bien de ne
point répéter le nom de cet Ancien, ni le
imen ou des autres que tu pourrais rencontrer, Il nous faut les oublier. Crainte
de les déceler, si ont nous met à la torture.
« Vous n’êtes pas seul?
«Non! Tu va maintenant, venir dans
notre gîte, où nous apprêterons un peu
de ce cabri, pour nous et pour les autres.
Il déscendirent jusqu’au Col du Roux,
puis à travers les roches qui surplombent
la vallée vers le Pélis, ils gâgnèrent une
caverne étroite dont l’entrée est masquée
d’un mauvais p'n, croissant dans une
fente.
Ce que Frédéric trouva dans la caverne, vous sera dit si vous lirez la lettre
prochaine. H. de Peyranot.
IL COMUNE DI PRAROSTINO
Nei secoli XI e XII Prarostino, cosi
come anche S. Secondo, faceva parte
dei feudi del Castello di Miradolo, il
quale, nel 1198, si ribellò al giogo dei
monaci deH’Abbazia di Pinerolo e aC'
cettò la sovranità dei duchi di Savoia
Fino alla metà del XVII secolo,
Prarostino (e Roccapiatta) faceva poi
parte del mandamento di a Secondo,
Fu soltanto nel 1655 ohe le « patenti
di grazia >> di Pinerolo divisero questo
comune in due distinti territori ;
quello di S. Secondo (quasi interamente cattolico) e quello dl Prarostino e Roccapìatta (quasi interamente
valdesi). — S. Bartolomeo divenne il
capoluogo del comune di Prarostino.
Secondo questa divisione «per religione », tutte le proprietà dei valde
si su S. Secondo (cioè in pianura)
erano considerate facenti parte di
Prarostino, così inversamente per le
Qu divisioue -uiBae ongine a frequenti e gravi
inconvenienti; essa durò lino al 1907
quando il nuovo catasto fissò i confini tra i due comuni al torrente Cia
nmgna. In tal modo venne abolita la
divisione «per religione» ...ma Prarestino perse il ricco e fertile quartie
re della Grotta e la zona dei Brusis
(che vennero incorporati, più o meno
democraticamente a S. Secondo).
Tale è rimasta la situazione fino
al 1928, allorché un decreto del regime fascista sopprimeva i comuni di
Prarostino e Roccapiatta aggregandoli, o assorbendoli, a S. Secondo' Tale atto arbitrario, pare, non suscitò
allora nessun risentimento, anche
perchè il Comune di Prarostino por
tava nel connubio, una discreta dote
in denaro, e quello di Roccapiatta
una discreta proprietà di boschi, di
cui, da allora, il Comime di San'Secondo usufruì abbondantemente. Da)
1928 fino a questo momento Prarostino (e Roccapiatta) sono considerati
frazioni di S. Secondo.
Territorio
Il territorio di Prarostino è situato
fra la Valle del Pellice e quella del
Chisone, a ponente di Pinerolo, sopra
a. Secondo.
Comprende le seguenti borgate : S.
Bartolomeo (m. 738) in magnifica posizione sull’alto della collina; è il capoluogo, con la casa comunale, le
scuole, il presbiterio e il tempio vai
dese, la casa e la chiesa parrocchiale
cattolica; il Collaretto (m. 718), la
Ruà (m. 570) detta anche «Prustin»;
il Roc (m. 526); i Gay (m. 499) sul
versante del Chisone; i Cardonatti
(m. 509). Attorno a queste borgate so
no disseminati moltissimi cascinai;
tra le vigne i boschi.
La popolazione di Prarostino è, dal
16o secolo ,in prevalenza valdese. Un
secolo fa Prarostino contava 2.470
abitanti ( di cui 63 cattolici). Che la
popolazione vi fosse num.erosa è prò
varo anche dalla esistenza di ben 8
scuole valdesi di quartiere (le famos:
scuole Beckwith) dove si riunivano
affollate scolaresche. Oggi le scuole
(comunali) sono ridotte a due, e rac
colgono appena 60-70 bambini. La po
polazione è fortemente diminuita
specialmente nelle zone alte ; si contano poco più di 1.000 abitanti.
Lavoro
La popolazione di Prarostino è in
prevalenza di agricoltori. In genere
ogni famiglia possiede qualche giornata di terra, sita parte in collina
(vigna e boschi) e parte in pianura
(prato e campi).
La coltivazione della vigna costituisce l’occupazione principale, perchè
da essa deriva buona parte del reddito familiare. Ma questa coltivazione
richiede lungo lavoro (presso che tutto Parino); è un lavoro duro, fatto
gran parte ancora a braccia, o con
l’aiuto delle mucche, essendo l’aratu
ra meccanica quasi impossibile data
la pendenza del terreno e la disposizione dei filari, la mancanza di strade adatte, nonché il costo delle motrici, difficilmente alla portata della
borsa del piccolo contadino. La irrorazione viene fatta con la piccola
macchina portata a spalla.
Il fieno, per 2-3 bovine, viene fatte
nei prati del piano (i più fortunati)
irrigui e fertili; mentre altri lo rac
colgono nei piccoli e magri praticelli
della collina, sù verso S. Bartolomec
e Roccapiatta.
I trasporti dei prodotti, come quell
della legna, vengono fatti su carri r
traino animale (per lo più con le muc
che, dal caratteristico pelo bianco);
il fieno viene traspori«^ sai. dai ^itno con un percorso di Ì-2 ore; lo stesso si può dire dei trasporti dalle zone
alte verso il basso. Qualche trattore
ha cominciato a fare le prime comparse, così anche qualche motofalciatrice. La meccanizzazione dovrebbe
poter compiere passi più lunghi, ma
vi si oppongono i prezzi e il reddito
molto modesto.
Accanto alla vigna e al fieno, c’è a
Prarostino una modesta coltivazione
dei cereali, della patata e della frutta,
Nei passato la frutta dava im buon
reddito, perchè dicono che andasse
all’estero. Oggi quasi quasi non si riesce più a vendere le mele.
Soltanto poche unità della popola
zione lavorano in fabbrica (per lo più
al Villar, a S. Germano, a Pinerolo).
Il lavoro in fabbrica è una fortuna,
dal punto di vista economico, per chi
può esservi assunto; ma con quanti
sacrifici gli operai della zona (uomini
e donne) si recano allo stabilimento:
si fanno a piedi (pochi hanno ima
moto) un’ora e più di strada sia nelTandaie che al ritorno, con qualsiasi
tempo, d’estate e d’inverno, di giorno
e di notte.
Per il lavoro duro e poco redditizio,
per la mancanza di strade, talvolta
anche della luce elettrica, la lenta
nanza dei negozi per rifornirsi dei ge
neri alimentari di prima necessità, e
per molte altre ragioifi, molti partono per il piano, per la città, o per
l’estero.
E così lo spopolamento, apparente
mente meno grave forse di altre zone, impoverisce la terra e crea ogni
giorno problemi nuovi, angosciosi, di
cui sempre più ardua appare la soluzione.
Prohiomi aituaii
Oltre a questo sumenzionato pro
blema del lento, ma progressivo sptopolamento, c’è il problema del lavoro
e delle condizioni in cui questo si
svolge. Aggiungasi la crescente difficoltà ohe il nostro contadino incontra nel vendere ,a prezzo remunerativo, i prodotti della sua fatica. Il contadino paga, ad es. le patate da àe
mina a lire 40-60 U chilo ; a mala pena riesce poi a vendere il prodotto
raccolto a 25-30 (e che faccia un buon
raccolto... se no dove va a finire col
suo lavoro, con le sue spese?). La frutta di cui è ricca la zona, è accettata
con crescente difficoltà (benché di ottima qualità) sul mercato di Pinerolo, ove si preferisce frutta che viene
da fuori; sovente il nostro contadino
deve vendere le sue mele a 10 lire il
chilo, quando le stesse mele, a Pinero
lo o a Torino, nei negozi e sulle bancarelle vengono pagate a 50-60 lire.
Certe annate gran parte del raccolto
delle mele viene ceduto per il « sidro »
a poche lire; altre volte il raccolto
viene lasciato marcire a mucchi nei
prati.
Quello che succede per la frutta,
succede per molti altri prodotti della
nostra terra. (Questo concorre ad ag
gravare ima situazione già di per sé
stessa difficile.
Per lo smercio dei prodotti sarebbe
necessario costituire delle cooperative o consorzi fra produttori, come
avviene già su larga scala in altre re
gioni. Ma occorrebbero dei capitali
per l’impianto dei mezzi organizzativi e tecnici (e dove prenderli?); e poi
occorrerebbe, ma è questo forse il
punte più diflBcile, creare una opinio
Un vescovo cattolico-romano degli
Stati Uniti ha preso rigidamente posizione contro la limitazione delle nascite, in risposta alle discussioni su
questo problema che avvengono nei
circoli ecclesiatici protestanti e cattolici degli S. U. come di molti paesi.
Con la collaborazione di gesuiti professori alla Facoltà di Scienze Sociali
dell’Università gregoriana, il Pontefice sta preparando un’enciclica che
condannerà la maggior parte delle
posizioni della sinistra cattolica, affiorate in quasi tutti i paesi in questo
dopoguerra.
L’Istituto di teologia ortodossa di
S. Sergio, a Parigi, centro superiore
^ ricerche e di studi ortodossi unico
in Occidente, ha deciso di estendere
la sua attività istituendo dei corsi in
francese, e poi eventualmente in inglese e in tedesco.
« Il ponte dell’unità » è il titolo de)
film girato dallo studio centrale so
vietico di documentari sulla recente
visita fatta in URSS da rappresentan
ti della Chiesa evangelica tedesca.
L’il agosto, 3.000 protestanti e cattolici della Germania Orientale hanno protestato a Naumburg (Sassonia)
contro l’arresto di un prete cattolicoromano e le perquisizioni effettuate
in presbiteri protestanti e cattolici
come , in vari seminari.
La diocesi meridionale deUa Chiesa luterana d’Ungheria ha deciso di
« prendere delle misure per assicurare una pensione al vescovo Ordass »,
che, come si sa, è stato costretto a dimettersi dalle sue funzioni lo scorso
giugno.
La prima accademia missionaria
della Chiesa evangelica tedesca è stala ufficialmente inaugurata ad Amburgo. Quest’accademia formerà dei
missionari e servirà come istituto
scientifico di ricerca missionaria.
Il 22 agosto si è aperto a Kranj ( Yugoslavia), il Congresso quacchero internazionale, che riuniva delegati di
42 paesi. Il tema centrale delle discussioni era : « Le divergenze ideologiche
e la pace mondiale».
ne, una coscienza cooperativistica, di
unione, vincendo l’individualismo
cronico delle nostre classi contadine.
Bisognerebbe poter vincere il senso
di diffidenza che molti hanno riguardo alle cooperative; perchè se una
cosa del genere ha fallito una volta,
ciò non vuol dire che debba fallire
sempre; bisogna provare, e cercare
di lavorare con criteri seri e fermi.
La costituzione di una cooperativa
sia per la vendita che per la compera, sarebbe, crediamo, di valido aiuto
alle popolazioni di Prarostino e anche di S. Secondo,
La collina di Prarostino, coltivata
bene com’è (magari con qualche pro
gresso scientifico ancora) può produrre annualmente buoni raccolti di
uva, di frutta, di patate, di cereali,
ma occorre anche organizzarsi per
poter collocare questi prodotti sul
mercato a migliori condizioni di quel
che non avvenga ora.
La strada
Un altro problema, porticolarmenè quello della
Viabilità; non che Prarostino manchi
del tutto di strade; ce ne sono anzi
diverse che conducono a tutte le borgate, e ai casolari disseminati qua e
là tra i boschi e le vigne; ma si tratta di strade carrarecce in pessimo stato per il fondo terroso. Immaginate
quello che diventano tali strade
quando piove, o con la neve e il gelo
invernali; d’estate poi, un polverone
soffocante. Il fondo è ancne intersecato da cunette e tagli ravvicinati
per li deflusso delle acque.
E vero che da 2-3 anni l’amministrazione comunale si è adoperata
per migliorare le condizioni di viabilità, facendo sp^gere qualche metro
di ghiaia e eliminando alcune cunette ; ma, nonostante questi lodevoli interventi, lo stato generale delle straoe di Prarostino rimane scadente La
zona avrebbe bisogno almeno di una
strada principale, con fondo a massicciata, che, partendo da S. Secondo, giunga a S. Bartoiomeo, passando
per il Roc, la Ruà e sù, seguendo a
tratti l’attuale tracciato. Si trattereb
be forse di una lunghezza di 5-6 Km
m terreno quasi completamente argilloso (un bulldozer starebbe poco s
sbancare la terra e ad aprire il varco
per una strada spaziosa, con buona
pendema, percorribile con le macchine e i mezzi di trasporto di media
portata, in qualsiasi stagione e con
qualsiasi tempo). Una simile strada
darebbe alla zona, automaticamente
un altro valore; aprirebbe Prarostinr
al traffico e al commercio, alla villeggiatura (data ia magnifica posizione
di tutta la zona), oltre che naturalmente porterebbe innumerevoli vantaggi alla popolazione residente. Esiste da anni un progetto per la co«=+ruzione della «strada di Prarostino»,
ma «qui comincian le dolenti note...»
perchè questa strada ,dopo approvazione di progetti, picchettamenti, pratiche alla Prefettura e al Ministero
concessione di mutui, è divenuta il pomo della discordia nel Consiglio Comunale di S. Secondo e uno, se non
il principale, motivo per una segreta
petizione (o raccolta di firme) di una
parte della popolazione di S. Seconde
per il distacco di quest’ultimo da
Prarostino e Roccapiatta.
Al posto della strada...’ si farà la
divisione del Comune! A tanto si è
giunti qui, mentre in sede nazionale
e intemazionale si strombazza tanto
sul tema della integrazione europea.
Questa divisione « per religione »
questo ritorno al medio evo, sarà un
bene, sarà un male? L’avvenire lo dirà. G. P.
4
La mia grazia ti basta, perchè la mia potenza si dimostra
perfetta nella debolezza.
(Il Cor. 12: 9).
L'Eco delle Valli Valdesi
Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo
riconoscerà davanti al Padre
mio che è nei cieli.
(Matt. 10: 32).
«
GRADITA E BENEFICA VISITA ALLE VALLI
Retraite„ pastorale italo - francese
Il passaggio di alcune macchine
anche se con targa straniera non è
un avvenimento di eccezione, se ne
vedono tante al giorno d’oggi! ed in
quanto a cortei di macchine lo stradone di Pinerolo ha visto la settimana scorsa un corteo ecciesiastico scortato con tutto l’apparato d’uso, tale
da lasciare più d’unc stupito. In occasione del congresso eucaristico s.
sono infatti spostati a Luserna cardinale e vescovi, e non succede tui;i,:
i giorni ,anche se un tempo i vescovi
giravano di frequente la loro diocesi
sia pure con propositi più evangelici
che quello di stupire le folle.
Torniamo però al nostro' modesto
corteo: alcune macchine dunque sullo stradone in direzione di rmerolo,
pure qualcuno ' ci guardò con curiosità, talché il guidatore dell’ultima,
vettura ebbe ad osservare : « ils ont
l’air de nous prendre pour un enterrement », al che qualcuno repliCii :
« Un enterrement? Une noce vous
voulez dire! ». Se non proprio di un
corteo di nozze era comunque ima
serena e gaia comitiva, quella, anche
se era una comitiva pastorale in visita a San Secondo ed alla valle Germanasca in particolare Agape, due
località che sono ormai classiche nel
nostro turismo evangelico, specie
straniero. Una comitiva di Pastori in
vacanza o per adop>erare in termine
più ecclesiastico « en retraite » : i colleghi deirundicesima regione della
Chiesa Riformata di Francia hanno
infatti avuto a Torre Peilice dai 2z a:
25 la loro « pastorale » in comune con
i pastori delle Valli. Erano presenti
da Marseille, i sigg. Marchand, Donar
dille, Lafon, Chapal, Mazuc, da Uourmarin il past. Jequier, da Salon il
past. Chabanon, da Gardanne il past.
Serr, da Gavaillon il past. Mazel: comunità della Provence o delle Basses
Alpes; della Còte d’azur U past. De
Dadelsen di St. Raphaël, Rohr di
Hyères et Prunet di Menton-Monaco.
L’iniziativa di questo incontro-convegno è stata veramente felice e non,
possiamo che ringraziarne gli organizzatori. Tutto è stato organizzato
a modo e tutto ha contribuito a renderlo sereno e ricco per tutti i partecipanti. La quiete di una Torre Pellice post-sinodale, silenziosa e «discrète », l’efficientissima foresteria
delle ex scuole Villa, per tacere del
tempo. E chi potrebbe negare che le
nostre due vallate non siano suggestive con il sole di settembre? Da anni si parlava di avere con la Chiesa
di Francia contatti più profondi, se
ne parla in Sinodo ed un pò dappertutto: una chiesa vicina alla nostra
per molte cose affine, geograficamente e storicamente queila che è a più
breve distanza ecc. ecc., tutti argomenti eccellenti, ma non se ne faceva nulla. E’ dunque incoraggiante che
si sia cominciato a fare qualcosa in
questo senso. Si potrebbe aggiimgere
però che la fraternità delle chiese
non è come le alleanze politiche che
oggi si fanno e domani si disfano.
Si deve creare lentamente con visite,
contatti personali, interessamento reciproco alle cose ed ai problemi comuni, come tale è opera limga e richiede pazienza e attenzione da parte di tutti.
* * *
Lunedì i nostri ospiti, che in realtà dovremmo chiamare i colleghi
francesi, furono accolti dalla comunità di Torre Peilice in una serata
molto simpatica al Convitto, serata
di cui si è già fatta menzione. Le giornate di martedì e mercolecfi furono
consacrate allo studio ed alla visita
di alcuni nostri istituti, le serate a
riunioni. Gli studi del primo giamo
erano a carico dei colleghi francesi,
quelli del secondo di due pastori vaidesi. Il tema che fu presentato e discusso nella giornata italiana è quello di grande attualità fra noi: i rapporti con il cattolicesimo. Il relatore
si è limitato a riassumere il rapporto pre.sentato al Sinodo su questo ar
gomento dalla commissione eletta
l’anno scorso. La discussione è stata
breve ma ricca di spunti e si è potuto
constatare che anche per i protestanti francesi i rapporti con il cattolicesimo non sono molto diversi che da
noi. Si può parlare è vero di individui
isolati o di gruppi più aperti e spiegiudioati che intendono mantenere
dei contatti con il protestantesimo
specialmente sul terreno della meditazione biblica e si possono raccoglie^
re testimonianze di una profonda volontà di rinnovamento. Risultano però in ultima analisi casi sporadici e
cosa pensare di Lourdes e del posto
che essa occupa nella pietà francese?
cosa pensare dei casi di ostilità e di
diffidenza di molti settori rurali nei
riguardi della predicazione del^vangelo? E’ stato però assai Interessante
vedere insieme un problema comune
di tale imixjrtanza.
Lo studio di lunedì è stato presentato dal pastore De Dadelsen sul te
ma: la cura d’anime dei malati, problema che la Chiesa Riformata ha
esaminato nel suo ultimo Sinodo, e
che speriamo possa essere ripreso dal
la nostra stampa perchè è del più alto interesse. Lo studio e la discussione consideravano naturalmente ii
problema sotto il suo aspetto pastorale: in che modo si debba assistere un
membra della comunità nel corso della sua malattia, in che modo gli si
possa annunziare la parala di Dio
che viene annunziata alla chiesa. Ma
si è anche parlato luteamente del
problema che la malattia pone alla
lede del credente. Si sono toccati
molti problemi particolari : come i
malati siano tentati di vedere la loro
malattia come una punizione di Dio,
come la sensazione dell’ingiustizia li
spinge ad un atteggiameno di rivolta,
quanto siano sensibili alla parola ed
all’atteggiamento di coloro che li visitano, come sia indispensabile per po
ter parlare loro efficacemente di partecipare alla loro situazione. E’ apparso sopratutto in piena luce che
anche i malati sono pienamente parte della chiesa e io devono sentire e
devono essere con tutti gli altri membri della comunità in comunione più
intima.
« « «
Le visite pomeridiane hanno permesso di visitare Villa Olanda, il Rifugio, il tempio di San Secondo ed
Agape, accolti ovunque con la cortesia fraterna che anche se diventata
tradizionale per noi è pur sempre
nuova e sorprendente a chi la sa intendere. A Villa Olanda si rinnova,
a S. Secondo si davano gli ultimi tocchi per l’inaugurazione: il tempio è
stato molto elogiata per la sobrietà
delle linee e per l’interessante esempio di architettura protestante che
esso offre. Ed anche il Rifugio ed Agape hanno dato la testimonianza di
una attività dinamica e fedele.
Questo duplice aspetto : la meditazione e il contatto con i nostri istituti non hanno però esaurito le attività della «pastorale» (così si chia
ma un incontro pastorale distrettuale) di Torre Peilice. Si sono avute
nelle serate quattro riunioni a Torre,
S. Giovanni, Pomaretto, S. Germano.
Riunioni nel complesso ben frequentate e seguite da un folto pubblico
veramente molto attento. La maggior
parte della serata fu consacrata alla
conversazione di un collega francese
sulla situazione della Chiesa protestan! in Francia c^gi; faceva seguito un breve appello di un pastore valdese. Nel complesso il medesima quadro ci è stato tracciato da tutti gli
oratori. Il past. Donadille a Pomaretto con molta eloquenza, a S. Germana il prof. Benoit (già professore di
teologia a Strasburgo, ora emerito,
che si era unito ai pastori francesi)
con la serietà accademica che conviene ad un professore, il past. Rohr
ormai al termine di un lungo ministerio con serenità, ed a Torre Pollice il,
past. Marchand nella cui esposizione
si sentiva l’impepio e la competenza
di un responsabile della Chiesa. Ma
le caratteristiche di ognuno non hanno mutato l’identità delle vedute di
fondo. Ci hanno fatto rivivere la storia di una Chiesa ricca di tradizione
ma hanno insistito sulla considerevole importanza della minoranza protestante francese (pirca 2,5% della popolazione francese) nella vita nazionale oggi. Hanno sottolineato il rinnovamento che in ogni direzione si
manifesta in seno al protestantesimo
in campo teolo^co, nella scoperta e
valorizzazione di tutti i doni in seno,
alle comunità, nella intensa attività
edilizia per far fronte alle nuove necessità nei grandi centri. Si sentiva
nella voce di quei fratelli quanto il
rinnovamento di 'cui sopra sia ricco
e fecondo ed in (Questo senso la loro
visita e la loro testimonianza ci t
stata di grande incoraggiamento. Se
molto hanno potuto ricevere da noi,
abbiamo ricevuto da loro questa dinamica spinta al lavoro ed al rinnovamento anche in seno alle nostre
valli.
Giorgio Tourn
1 LETTORI CI SCRIVONO
Bibbie negii aiberghi
Messieurs,
Dans le numéro du 29 août votre correspondant B. C. écrit dans son article
Incontro con il Giappone” comme suit:
Passo una notte a Tokio prima di proseguire per Osaka, e trovo sul tavolo della stanza d’albergo, uno di questi Nuovi
Testamenti,,, che non troverei in un paese cristiano della nostra Europa!”
Certainement il vous interesserà que la
société The Guleons ” prenne à tâche
de placer des Bibles et des Nouveaux
Testaments dans les chambres d’hôtel. Je
les ai vu moi-même en Hollande, en Suisse, à Copenhague, et je sais que dans des
autres pays ils sont distribué en nombre
bien important.
En ce qui concerne la Suède, l’Union
de Commis Voyageur chrétiens a placé la
Bible dans tous les chambres des hôtels
suédois (Octobre 1957).
Je pense que la situation en Europe n’est
pas aussi noire que votre correspondant
nous fait croire, quoique — il faut l’admettre — on puisse en faire de plus. Et,
naturellement, c’est possible que quelques Directions éloignent, après, les bibles placées dans leurs hôtels.
Avec mes meilleurs voeux pour L’Eco
que je lis avec beaucoup d’intérêt, agréez.
Messieurs, mes salutations distinguées.
Bentveld (Olanda) A. C. Reuijl.
IN GIAPPONE
Il pastore giapponese Toyohiko Kagawa dirige una campagna per impedire al Giappone di rivedere la sua
costituzione, in modo da rendere pos
sibile il riarmo del paese. Infatti l’articolo costituzionale stipula : « Il popolo giapponese rinuncia per sempre
alla guerra, e ad usare la minaccia
per regolare i contrasti intemazionali. In conseguenza, rinuncia ad ogni
armamento ».
La commisione per l’uso pacifico
dell’energia atomica, dipendente dalla Chiesa episcopale degli S. U., ha
raccomandato a questa di donare al
Giappone, a nome di tutta la Chiesa
un reattore nucleare, che servirebbe
alle ricerche delle facoltà scientificha
deiruniversità di Tokio di fondazione anglicana.
MliROGIHA (Sciare)
La comunità è stata assai grata al
Past. Roberto Nisbet, che ha presieduto il culto al Serre, la domenica
2X settembre. Con la fine di settembre, terminati i culti all’aperto agli
alpeggi, è ripreso l’orario normale:
ore 10 a Pradeltorno, ore 14,30 al Serre.
La nostra parrocchia, avuta conoscenza della decisione presa dalla Tavola di trasferire il servizio pastorale fra noi ad altre mani, rivolge il
suo caldo benvenuto al Pastore Bruno Costabel.
Abbiamo ricevuto un dono generoso : la Signora Adelina Barbieri Chauvie, da ànni residente a New York,
ma rimasta assai attaccata alla sua
terra e parrocchia di origine, ha interessato un gmppo di Angrognini di
America; questi fratelli hanno rac
colto la bella somma di 84,50 dollari,
che ci hanno generosamente offerto
per opere di restauro al tempio e nella zona del Serre. Ora la cancellata
intorno al tempio è stata rimessa a
nuovo e riverniciata, e il Concistoro
deciderà come meglio impiegare il dono co>spicuo: le necessità sarebbero
molte, e non solo al Serre, ma anche
a Pradeltorno. Perciò facciamo appello a quanti potrebbero aiutarci in
queste opere; ma soprattutto esprimiamo la nostra profonda riconoscenza ai generosi Iratelli e sorelle d’America, ed in modo tutto particolare
alla Signora Barbieri Chauvie.
BOBBIO PELLICE
Il 12 settembre, quasi improvvisamente è stata tolta all’affetto dei suoi
cari Maria Pontet in Veraldo, ali’età
di 77 anni. La sua dipartenza ha fatto
un altro pesto vuoto al culto domenicale, che essa soleva frequentare as
siduamente. Rimane della nostra sorella il ricordo della sua grande fede
in Dio e della sua cordiale affabilità.
Al marito, alla figlia residente a Pinerolo, ed ai parenti tutti rinnoviamo
l’espressione della nostra sincera solidarietà nel dolore.
Il 20 u. s. un altro grande lutto ha
colpito il nostro paese con la morte
improvvisa del Maestro elementare
Giuseppe Suplina. Originario di Pela, da 30 anni egli viveva in mezzo a
noi e, pur appartenendo alla religio
ne cattolica, era circondato dall’affetto sincero di tutta la popolazione,
che è accorsa numerosa a tributargli
l’estremo saluto. Il Signore consoli la
famiglia afflitta.
Il 20 settembre' è stato celebrato il
matrimonio di Barus Eugenio (Villar Penice) e di Mondon Anna Margherita (Ciampas). Il Bifore accompagni con le sue benedizioni questi
giovani sposi.
La nostra Chiesa è profondamente
riconoscente al Prof. E. Tron di Genova Che ha preceduto il culto di domenica 28 settemibre.
La sera del 20 ,u. s. la fanfara del
Baden, guidata dal Pastore E. Geymet, ci ha fatto una gradita visita
rallegrandoci con l’esecuzione di diversi apprezzati inni sacri; ancora
grazie.
Dopo 9 anni di permanenza in mez
zo a noi, il Maestro elementare Edgardo Paschetto si è trasferito agli Airali di Luserna S. Giovanni. Nell’accomiatarci da lui e dalla sua Signora,
la Chiesa si sente in dovere di esprimere loro la sua sincera gratitudine
per il lavoro da essi compiuto con
amore e spirito di servizio.
In memoria del compianto signor
Abele Geymonat, il Concistoro, dietro
richiesta di diversi amici, ha aperto
una sottoscrizione in danaro in vista
della costituzione di una borsa di studio intestata al fratello scomparso.
I doni ricevuti e quelli che verranno, saranno pubblicati sulle colonne
di questo giornale.
Le offerte saranno ricevute con riconoscenza dal nuovo Cassiere del
Concistoro sig. Giov. Giacomo Gey
monat o dal Pastore.
TORlItO (Corso Oddone)
Durante l’estate diversi colleghi e
fratelli hanno occupato il nostro pulpito, portando alla fratellanza il messaggio del Vangelo : ricordiamo i par
stori Franco Sommarli, Giuseppe Castiglione, il prof. Giovarmi Tartara e
lo stud. theol. Marco Ayassot. A tutti
loro il nostro ringraziamento.
E’ stato celebrato il battesimo dei
seguenti bambini : Gallian Luciano,
Beux Michela.
Il Signore li guardi con la Sua benedizione e guidi con la Sua sapienza
i loro genitori nel difficile compito
dell’educazione, e della formazione
spirituale evangelica, malgrado le difficoltà deH’ambiente in cui viviamo!
Harmo ricevuto la benedizione del
loro matrimonio nel nostro Tempio
tre coppie di sposi, particolarmente
legati all’opera valdese di Corso Principe Oddone: Gribaldo Bruna e Muzzone Sergio; Barone Liliana e Manca
Raimondo; Emanuel Rosa Maria o
Masciavè Luigi.
Il Signore benedica i loro focolari
e santifichi il loro affetto.
Domenica 21 settembre il culto del
mattino è stato celebrato congiuntamente dal pastore Corsani e dal pastore Robert Cook, Direttore della Società delle Scuole Domnìcali di Francia. Assistevano al culto numerosi monitori delle Scuole Domenicali di Torino, che insieme al resto dell’Assemblea sono stati profondamente grati
al pastore Cook per il suo buon mes
saggio. Fino alla sera prima il past.
Cock aveva diretto, insieme con altri
colleghi francesi e italiani, il Campo
italo-francese per Monitori (Vallecrosia 9-20 Settembre) al quale hanno
partecipato diversi monitori e monitrici delle Valli.
Ha avuto luogo per la nona volta
nel Transvaal un campo interrazziale
di lavoro, che ha raggruppato giovani
di origine africana, indiana, britannica, afrikaan (boera).
II giorno 17 settembre 1958 nelle
prime ore del mattino il Signore ha
richiamato a sè lo spirito di
Giovanni Stefano
Peyrot
nel suo ottantaseiesimo anno di età.
Addolorati ma fiduciosi nelle promesse divine ne danno l’annunzi© i figli
Beniamino e Marcellino, i nipoti ed
i parenti.
« E fattosi sera Gesù disse :
Passiamo all’altra riva ».
S. Marco 4: 35.
Frali (Indiritti), 18 settembre 1958
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