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Biblioteca Valieao
(Torino)
T0!^TZ rzTì.i:
DELLE VALLI VALDESI
Anno ex
Num. 4
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI l l’interno
/ L. 1.800 per l’estero
Eco
La Luce: L. 2.000 per l’interno | Spediz. abb. postale ■ I Gruppo
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Settimanale
della Chiesa Valdese
TORRE PELLICE — 22 Gennaio 1960
Àmmin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P, 2-1755?
DUE DISCORSI
Due discorsi importanti hanno attratto l’attenzione negli ultimi giorni :
r annuo messaggio di Eisenhower al
Congresso americano, e quello di Kruscev al Soviet supremo.
Eisenhower muove da quello che è
il problema dei problemi, la coesisten.
za, e notando cne qualche segno concreto di distensione si è mostrato,
maigraao gli insuccessi, se ne compia,
ce, ma atierma che gli S.U. devono
continuare nella via intrapresa, di
mantenersi forti per preservare il prò
prio modo di vita e il «mondo libero » : quindi, anche se c’è stata qualche limitazione (come la sospensione
ueiia costituzione dei bombardieri
B-70) la politica economica di investimenti per la difesa deve continuare.
Il presidente ha però insistito molto
— ed è forse la cosa più notevole —
sulla necessità di impegnarsi a fondo
(e c’è pure un appello alle altre na
zioni più grandi, ricche e sviluppate)
per aiutare le giovani nazioni e i nuovi paesi a superare, gradualmente, il
loro stato di « sottosviluppo ». Evidentemente, un discorso al Congresso
non è un sermone, e Eisenhower non
ha insistito sul lato umanitario del
problema, ma sul fatto che i paesi poveri, lasciati a sè stessi, inevitabilmente finirebbero per essere assorbiti
nella sfera sovietica, la cui propaganda è già attiva, in Asia e in Africa.
Dicevo che un discorso politico non
è un sermone. Ma è strano: gli uomini politici occidentali — e fra loro Eisenhower, la cui buona fede e la cui
fede non è discussa neppure dagli avversari — sono molto più « sermoneggianti » quando parlano del « mondo
libero » da difendere fino all’ultimo
respiro che quando parlano di solidarietà umana. E forse qui sta la debolezza dell’Occidente «libero»: sentiàr
mo cioè assai più la libertà nostra che
non quella altrui.
Per altro versò il messaggio di Ike
è assai coraggioso, ed è indicativo di
un costume politico che malgrado le
sue pecche conserva una sua onestà:
l’ultima parte è dedicata a ricordare
seriamente i lati negativi della vita
americana attuale: i problemi gravi
connessi con le vertenze fra datori di
lavoro e lavoratori (si ricorderà il lun.
go sciopero dei siderurgici), l’arretratezza della politica agricola, il permanere della minaccia dell’inflazione, e
soprattutto il permanere di discriminazioni politiche e razziste, che screditano la « libertà » americana
Il secondo discorso, quello di Kruscev, ha destato un’eco profonda perchè vi è espressa la decisione di congedare un terzo delle truppe: 1.200.000
uomini ; gli effettivi sovietici passeranno dunque a 2.400.000, con un risparmio annuo di quasi mille miliardi
di lire. Certo questa decisione non ha
un fine umanitario, ma è dovuta al
fatto che ormai TURSS — e lo può
annunciare con fierezza e con un
esplicito avvertimento — non ha più
da contare su di ima enorme massa
d’urto umana, in caso di guerra, ma
ha messo a punto un armamento tecnico e atomico di prim’ordine, e più
ancora progetta per Timmediato futuro: neH’eventualità di quella che è
stata chiamata « la guerra automatica, la guerra del pulsante», l’UBSS
non si sente più in stato d’inferiorità
di fronte all’Occidente. Questo equili
chiederselo. Lo sarebbe se Oriente e
Occidente fossero unicamente assetati di p^. Lo sono, indubbiamente,
brio sarà un fattore di pace? C’è da
Ma non c’è soltanto questo. Sono come due uomini che desiderano di vivere in pace, ma che si guardano con
sospetto, e non esiterebbero a colpirsi quando la pace dell’altro dovesse
comportare una diminuzione del proprio benessere, una minaccia per i
propri programmi. Sì, Oriente e Occidente desiderano la pace; ma covano
pure nelle più riposte pieghe un im
perialismo — ideologìco-politico. economico, razzista — che permane nella vita intemazionale come un germe di morte.
Il risparmio che nell’economia sovietica il « congedo » di tali soldati
porterà, servirà ai piani economici:
all’intemo, ma anche verso i paesi
«sottosviluppati»: forse alcuni di
quei miliardi serviranno al prestito
per la costruzione della diga di Assuan; con qualsiasi motivazione più
o meno esplicita siano spesi sono bene spesi, lo si può dire non pensando
ad una eventuale futura pax sovietica ma ai fellah’egiziani che avranno lavoro e pane, e — si spera — ima
coscienza civica.
Nel messaggio di Eisenhower, l’affermazione che le spese per la difesa
non sarebbero state diminuite implicava che non sarebbero state accresciute. come una parte dell’opinione
pubblica americana richiedeva, le
spese per l’istruzione. Proprio ora che
rURSS mostra di possedere una
scienza di prim’ordine e tutta una rosa di scienziati dal lavoro utilmente
pianificato, tale atteggiamento può
apparire abbastanza miope.
Una cosa si cerca invano in questi
discorsi, rappresentativi, in fondo,
delle opinioni pubbliche rispettive:
un sentimento di vera fiducia verso
l’altro, il desiderio di 'comprendere la
posizione dell’altro, un moto di solidarietà gratuita, non calcolata. Pazzia, tutto questo?
Gino Conte
1 - LE ORIGINI
La Chiesa Valdese
di Genova
Il 22 dicembre 1959 ricorreva il
centenario della costituzione della
(.Chiesa di Genova. Era allora pastore Antonio Gay ed il verbale di costituzione è firmato da lui e dall’insegnante G. D. Costabél quale segretario. Il numero degli aderenti
sorpassava il centinaio e nella relazione al Sinodo del 1860 la Tavola
dava i seguenti particolari: « L’uditorio regolare alle predicazioni della
domenica mattina è di 130 a 150 persone ed ai culti serali di 50 a 60.
Cento adulti e circa cinquanta bambini appartengono alla chiesa. IL,numero dei comunicanti è di un centinaio. Le scuole (diurne) contano 35
alunni e quella domenicale è frequentata da 30 bambini ».
Ma l’opera era cominciata in Genova fino dal 1851. E’ vero che fin
dal 1850 noi troviamo un gruppo di
evangelici a Favaie di Malvaro, in
quel di Chiavari, che si raduna nella casa della famiglia Cereghino; ma
questo movimento non ebbe alcun
riflesso sulla capitale ligure e l’inizio
dell’opera evangelistica fu dovuto ad
altre cause e precisamente agli sviluppi della propaganda protestante
in Toscana e specialmente a Firenze
(,)ui da anni un inglese, Fammiraglio
Packenliam, si adoperava a diffondere clandestinam^te le S. Scritturie. Quando nel ’48 il granduca Leopoldo II concesse lo Statuto l’opera
si intensificò ed in modo pubblico, e
vennero mandati i pastori valdesi B.
Malan, G. P. Meille e B. Tron. Il
Malan, rimasto solo e vedendo lo sviluppo dell’opera (al culto di Natale
nella Chiesa Svizzera aveva potuto
ammettere una quarantina di italiani convertiti dal cattolicesimo), aveva richiesto alla Tavola un collaboratore che fu il giovane appena consacrato Paolo Geymonat.
Ma colla caduta della Repubblica
del Guerrazzi ed il ritorno del Granduca venne revocata la Costituzione
e cominciò la reazione. I due pastori valdesi ed il Packenham vennero
espulsi dal territorio toscano e mentre i primi due ritornavano alle Valli il Packenliam si fermò a Genova
dove non tardò a cominciare anche
li l’opera sua. Molti tpscani profughi anch’essi vennero a contatto con
lui e nella sua casa si ebbero i primi
culti. Questi dalla sua ¿casa passarono in quella di un napoletano Vincenzo Albarella che si era convertito
colla moglie a Torino.
Crescendo il numero dei frequentatori il Packenham, conscio che era
necessario dare all’opera un ministero regolare, si rivolse alla Tavola
Valdese domandando che venisse
mandato a Genova uno dei pastori
ch’egli aveva conosciuto a Firenze e
preferibiimente il Geymonat come
quello che gli era parso più energi
E. CORSANI
(continua in 4« pag.)
Un germe en terme
de creix gammée
Peinte en noir, en blanc, en rouge,
sur les murs, les arbres, les trottoirs,
les synagogues, les églises, la croix
gammée a réapparu soudain à Hanovre, à Nuremberg, à Berlin-Ouest, à
Vienne, à Copenhague, à Stockholm,
à Oslo, à Rome, à Londres, à NewYork, à Genève même, accompagnée
de slogans antisémites.
Le monde est stupéfait. Qui donc
est assez fou pour se remettre à produire à la lumière l’insigne abhorré?
Ce ne sont pas tant les fous qui
sont à craindre que les ignorants. Or,
dans le jeunesse allemande d’aujourd’hui, l’époque hitlérienne est à peu
près ignorée. La génération qui s’est
laissé duper et conduire à la catastrophe par le national-socialisme, a
organisé tacitement, après la défaite,
la conspiration du silence: la famil
Le Chiese Evangeliche d’Italia
condannano
le manifestazioni antisémite
Nei giorni scorsi sono continuate
le manifestazioni antisémite e le polemiche su di esse. Quali interrogativi pongono alla Chiesa? quali risposte esigono? Riportiamo in questa
pagina un articolo di Paul Vaucher,
che coglie la radice pagana e satanica dell'antisemitismo, e in 2“ pagina
un acuto scritto di Frank AAichaeli sui
rapporti fra Israele e la Chiesa.
Abbiamo pure ricevuto questa dichiarazione del Consiglio Federale:
Il Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche d'Italia,
radunato in Roma il 12 Gennaio
1960,
considerando con dolore il risorgere dello spirito di violenza che ha
provocato atti di antisemitismo in va
rie parti del mondo, non escluso il
nostro Paese,
esprime la propria indignazione
contro queste manifestazioni di odio
assolutamente contrarie ai principi
fondamentali della fede cristiana
quanto incompatibili con le norme
elementari della convivenza civile.
Il Consiglio Federale esprime la
propria simpatia e solidarietà verso
tutti coloro che in qualsiasi modo
hanno sofferto o soffrono a causa di
questi inammissiblii atti.
Iddio non voglia che debba mai
più tornare il giorno in cui dichiarazioni come questa possano costare
molto care. Per parte nostra, vegliamo I
le et l’école ont enfoui Hitler « au
plus profond de la caisse aux mites
et ne veulent pas l’en sortir ». La jeune Allemagne d’aujourd’hui ne sait
pas ce que représente la croix gammée, malgré les mille cinq cents représentations théâtrales du Journal
ü’Anne Frank durant la seule saison
1957-1958, et le livre lui-même de la
jeune Juive hollandaise, tiré en allemand par centaines de mille exemi.iaires.
Flambée d’antisémitisme? Certaine,
ment. Mais bien plus que cela.
La croix gammée est le symbole de
la haine.
Selon Hitler, non seulement le Juif,
mais le chrétien est le type de l’homme dégénéré, décadent. La aoctrine
chrétienne est absurde : l’homme n’est
pas un pécheur, c’est un dieu naissant. La doctrine chrétienne est criminelle; elle abaisse l’homme en lui
apprenant à douter de lui-même aa
iit-u de galvaniser ses énergies.
Ce n’est pas l’amour qu’il faut allumer dans les âmes. C’est un esprit
de fierté nationale, de virilité hautaine. C’est la haine, fille de la colère.
11 faut savoir se faire haïr de ses
ennemis, car ce qui, dans tous les
lemps, a agi le plus efficacement, c’est
la lerreur, c’est la violence.
Ce n’est point l’humilité qu’il faut
prêcher. Debout sur une table d’auberge, il faut proclamer que la race
aryenne est la plus belle, la plus forte, la meilleure de toutes.
Ce n’est point le culte de la patience
tl du sacrifice qu’il faut pratiquer.
C’est le culte brutal du gourdin. C’est
la joie de se lancer à l’attaque dans
.cs combats de rues, la jubilation de
entendre crépiter la fusillade, l’allégresse de la bataille, de l’épée et du
sang.
Voilà ce que les nazis inculquèrent
jour après jour à des peuples entiers,
répétant l’évangile de la haine sur
tout papier imprimé, depuis l’alphabet du petit enfant jusqu’au dernier
journal de province. Voilà ce que clamèrent et proclamèrent sans lassitude tous les théâtres, tous les cinémas,
toutes les colonnes d’affichage, toutes
les palissades.
Cette prédication n’était pas nouvelle. Elle était même singulièrement
monotone. Toujours la même ritour
nelle depuis le premier essai de do
mination mondiale: la conquête assyrienne. dénoncée par Esaïe. Flatter la brute, exaspérer les poisons que
charrie le sang des peuples, lancer les
nations au précipice, comme des taureaux aveugles, c’est là ce que fait la
croix gammée.
Elle n’est pas seulement un insulte
au judaïsme. Elle défie la chrétienté,
l’humanité entière.
L’Eglise est-eile assez vigilante pour
relever ce défi? N’est-elle pas souvent
habitée par l’indifférence à l’égard du
sort des juifs? L’indifférence, c’est le
commencement de la complicité.
Luntisémitisme n’est pas d’abord
un monstre hurlant, une bande d’énergumènes pillant, massacrant et ga.
zant. Il est d’abord une réserve à l’égard des concitoyens de Jésus, une
pensée inamicale, une distance que
l’on établit. Avec quelle légèreté, quelle inconscience nous autres chrétiens
adressons-nous aux juifs, en leur absence, un mot malveillant! Nous entretenons en nous, en cachette, le germe de l’antisémitisme. Ce germe a la
forme d’une croix gammée. Qu’avonsnous à reprocher à ceux qui gazèrent
Le dernier des justes ou aux barbouilleurs de Nouvel-An 1960?
« Ce que vous aurez dit à l’oreille
sera prêché sur les toits ».
(La Vie protestante) Paul Vaucher
7 giorni
GIOVEDÌ’ 14
Il ministro francese delle finanze, Pinay,
lascia il «no posto a Baumgartner, governatore della Banca di Francia, il quale, secondo Paris Presse « incarna, come Pinay,
l’ortodossia finanziaria, ma di uno stile
diverso, più flessibile ».
In Gran Bretagna è in corso un boicottaggio economico contro la (Sermania (rifiuto di merci e licenziamento di alcuni
operai tedeschi) e contro il Sud Africa;
l’uno e l’altro motivato dal razzismo che
in m'isura diversa si mostra in questi paesi.
Adenauer per protesta rinvia la dentmeia
dei partiti neo-nazisti alla Corte Suprema
di Karlsruhe.
VENERDÌ’ 15
Kruscev rivolge al Soviet Supremo un
importante discorso (vedi accanto).
Violenti terremoti hanno causato molte
vittime e gravi danni nel Perù. In provincia di Caserta alcuni villaggi sono stati distrutti, e migliaia di senza-tetto soffrono di
un inverno particolarmente rigido. Anche
in Olanda si sono avuti allagamenti per la
rottura di una diga presso Amsterdam.
La conferenza parigina dell’OECE si è
ch’usa con l’accettazione della richiesta di
USA e Canada di entrare a farne parte: le
modalità saranno decise in una nuova conferenza, in aprile. Le potenze economiche
americane vogliono rinsaldare i legami con
quelle europee, in questa fase di distensione e d’ competizione economica.
SABATO 16
Nuove tensioni fra Londra e Makarios:
non essendosi raggiunto un accordo per le
basi militari inglesi a Cipro, Londra ha
rinviato di un mese la dichiarazione d’indipendenza delTìsola (doveva avvenire il 19
febbraio).
Navi russe cominciano a incrociare nel1 alto Pacifico, in attesa della ricaduta degli
ultimi stadi dei primi supermissili sovietici.
DOMENICA 17
A Bologna il segretario della DC, Moro,
espone ai dirigenti di 54 provineie del Nord
Italia il programma del partito per le
prossime elezioni amministrative.
Il Cardinale Ottaviani e VOsservatore
Romano rispondono (fino ad un certo punto) alle critiche mosse loro nella polemica
sui ra.i>porti cattolici-socialisti (vedi qui
sotto).
LUNEDI’ 18
Eisenhower, nel messaggio sul bilancio,
prevede un anno di prosperità economica
americana; l’attivo di 4 miliardi è dovuto
anche ad una riduzione di spese i>er gli armamenti (sospesa la costruzione dei bombardieri B-70); ma degli 80 miliardi di spese preventivate, la metà saranno per la difesa.
Entro il 15 febbraio avranno luogo gli
esperimenti atomici francesi nel Sahara.
MARTEDÌ’ 19
145 fisici italiani firmano una dich’arazione sulle possibili conseguenze dell’atomica francese per la popolazione italiana.
La Repubblica Araba Unita annuncia ufficialmente che rURSS costruirà anche la
seconda parte della diga di Assuan (costo:
1 miliardo di dollari), <c alle stesse condizioni previste per la prima fase ».
La Francia riconoisce Tindipendenza del
MaVi, il nuovo Stato delTAfrica occidentale
che riunisce il Senegai e il Sudan francese.
MERCOLEDÌ’ 20
Adenauer giunge a Roma per invitare
l’Italia a sostenere le sue tesi su Berlino,
in vista della prossima conferenza al vertice, che si terrà in maggio.
Il Conis'glio dei ministri italiano ha approvato l’emissione di Buoni del Tesoro
novennali per 250 miliardi di lire.
Il gen. Massu è giunto a Parigi da Algeri,
convocato per rendere conto di minacce
contro De Gaulle e la sua politica algerina.
Il papa Giovanni XXIII avrebbe deciso
di fondare a Roma un istituto di studi
protestanti, per preparare i sacerdoti che
eserciteranno il loro apostolato in paesi
protestanti. Le agenzie di stampa italiane
che diffondono questa notizia precisano
che i corsi di specializzazione dureranno
tre anni e saranno destinati ai dottori in
teologia. Non è ancora fissata la data d’apertura di questo Istituto che sarà affidato
alla Compagnia di Gesù. S.OE.P.I.
Il cardinale Ottaviani su L’Avvenire
d’Italia, organo cattolico di Bologna, e
/’Osservatore Romano (17 genn.) sono tornati su quanto avevano scritto, suscitando
v'vaci polemiche.
Il card. Ottaviani lamenta che le sue
parole siano state svisate, come se si riferissero ” a persone anziché a cristiani in
genere ”. /Von è molto convincente; e d’altra parte egli conferma Vimpostazione teologico-giuridica del suo discorso.
L’Osservatore Romano, tornando sui problema dei rapporti fra cattolici e socialisti,
si rifa alle recenti dichiarazioni di intransigenza dottrinale da parte del Comitato
centrale del P.C.U.S. su cui la stampa
avrebbe sorvolato, e lamenta ” l’incapacità
di ammettere che ai cattolici — e soltanto
ad essi — siano riconosciuti il diritto e il
dovere di agire in armonia con la loro pròfessione di fede ”, affermando nel caso presente l’incompatibilità fra cattolicesimo e
ogni forma di socialismo.
Ognuno di questi ” incidenti ” ripone
alla Gerarchia Romana (non sente la protesta sincera di tanti buoni cattolici?) il
problema della sua sicurezza di sè e della
ripulsa verso quanti son considerati avere
le mani sporche ” : sono cosi pulite, le
nostre, le sue? Sono vaxanente degli ” utili idioti ” (utili ai ” nemici ”) quelli che
— come Carlo Bo e tanti altri — non accettano le ideologie ma rimangono umilmenle aperti al dialogo?
2
pag. 2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
22 Gennaio 1960 — N. 4
IVè
•' r Î ^ e"*
nè demonrazia
La Chiesa è il « corpo di Cristo » (1 Cor. 12).
Questa immagine mette in evidenza l’unità della Chiesa che non è omogeneità, ma è unità nella
diversità dei doni ricevuti, e quindi nella diversità
dei servizi.
Il corpo umano che serve all’apostolo Paolo
per descrivere la realtà della Chiesa non è un troncone, ma è formato da molte membra che sono
anche gli organi per mezzo dei quali l’anima esprime la sua vita: il suo pensiero, la sua volontà, i
suoi sentimenti, le sue opere.
Ciò che colpisce osservando il corpo umano è
la diversità delle sue membra: diversità di forma:
nessun membro è identico ad un altro; diversità di
posizione: ciascun membro ha il suo posto ben localizzato; diversità soprattutto di funzione: ciascun
membro ha la sua funzione precisa, ben definita.
Orbene tutte queste membra cosi diverse si armonizzano insieme e formano un corpo che è un organismo vivente, perfetto nella sua linea estetica,
come nel suo funzionamento.
Così è della comunità del Signor Gesù Cristo.
Può essere più o meno numerosa, non importa:
la sua vita, la sua armonia, il suo funzionamento,
la sua importanza, l’opera che è chiamata a svolgere nel mondo, non dipendono dal numero dei
suoi membri, quanto piuttosto dal più o meno alto
senso di responsabilità dei suoi singoli membri,
e della sua più o meno viva coscienza di essere
un membro del corpo di Cristo.
Ogni membro ha ricevuto dei doni dal Signore
che gli conferiscono una fisionomia spirituale particolare che lo distingue dagli altri, per cui non si
confonde con gli altri membri, come la mano non
si confonde col piede, e fanno di lui una personalità religiosa, spirituale, insostituibile, e che dà significato alla sua presenza nella comunità dei credenti.
Si tratta per ogni membro di Chiesa di comprendere quali sono i doni che ha ricevuto dal Signore,
e quindi quale compito gli vuole affidare nel complesso quadro delle attività e dell’opera della Chiesa. Il Signore non chiama nessuno a lavorare nella
sua vigna senza anche fornirgli gli strumenti di lavoro: fuor d’immagine, non c’è nessun credente
che non abbia ricevuto almeno un talento, col compito di farlo fruttare.
Ma al dono e al compito ricevuti dal Signore
si aggiunge logicamente la responsabilità personale nella vita, nel governo, nell’opera della Chiesa.
Così come la salute fisica, lo svfiuppo, requilibrio
psichico, il carattere, il benessere e la prosperità
del corpo umano dipende dal funzionamento, tempestivo, regolare, sufficiente di ogni organo, così
anche la vita, l’opera, la fisionomia della Chiesa è
data dalla misura in cui ogni singolo membro —
e non soltanto alcuni pochi — disimpegna tempestivamente, regolarmente e in modo adeguato il proprio servizio, ed assume con viva coscienza, la sua
responsabilità.
Ora che cosa succede nelle nostre comunità
Valdesi? Vediamo da una parte un gruppo più o
meno consistente che si interessa e si impegna, e
dall’altra, la grande maggioranza dei membri che
si disinteressa della vita della Chiesa, limitandosi a
frequentare qualche culto nelle grandi solennità, a
far benedire il loro matrimonio e battezzare i loro
bambini.
Il disinteresse è poi sconcertante per la vita amministrativa della Chiesa. Le assemblee di Chiesa
per discutere i problemi vitali della comunità, il
Questo messaggio del Past. Tourn è stato rivolto alla chiesa di
Torre Pellice nella riunione introduttiva alla « settimana di visita fraterna » che vi si sta svolgendo quartiere per quartiere e che terminerà
domenica 24 alle 15 con una riunione conclusiva nel tempio del centro,
presieduta dal Capodistretto, Past. A. Ribet.
programma delle attività, la nomina di commissioni, la distribuzione dei compiti, la elezione di anziani e diaconi non raggiungono neppure 1/4, e
talvolta neppure 1/5 dei membri di Chiesa. (Unica eccezione, le assemblee per la nomina del Pastore!) Assistiamo cioè a questo fenomeno, che è
la negazione del corpo di Cristo: la vita della comunità è accentrata in un gruppo ristretto di persone, mentre gli altri, la maggioranza, stanno a
guardare, o come si dice: lasciano fare a quelli
che sono più competenti. Poi, naturalmente, si sentono critiche e lamentele da ogni parte che le cose
non vanno come dovrebbero.
Ora questo è clericalismo bello e buono. Non è
certo il clericalismo cattolico. Vi è un clericalismo
cattolico, con la sua differenza marcata tra clero e
laici; e vi è anche un clericalismo nostro, protestante, per cui la vita e la responsabilità della Chiesa è praticamente accentrata in un gruppo di persone, dalle quali sembra talvolta dipendere l’avvenire della Chiesa.
Ogni Valdese è certo contrario al clericalismo
e, anzi, più vive ai margini della Chiesa, e più si
sente anticlericale, e non si rende conto che proprio lui, vivendo alla periferia della Chiesa, favorisce il clericalismo, lo rende, anzi, inevitabile.
Questa situazione è la conseguenza di un grande equivoco sulla realtà della Chiesa. Parliamo di
Chiesa, di comunità del Signore, ma non abbiamo
compreso che essa è « un corpo », il corpo del Signore. Nella Chiesa è la totalità dei suoi membri
che porta il peso della responsabilità della sua vita,
del suo governo, della sua opera. E se le cose non
vanno come dovrebbero andare, ognuno deve sentire la sua propria personale responsabilità e recitare il « mea culpa ».
Ma a questo punto dobbiamo chiarire un altro
equivoco : la democrazia nel governo della Chiesa.
Tanto ci è ostico fi termine : « clericalismo », tanto
ci è caro il termine; (.(.democrazia». «E’ la maggioranza che decide! » « Metà più uno! » Siamo orgogliosi di questo sistema. Ed esso è necessario.
Come potremmo fare altrimenti? Come eleggere
un anziano, un diacono se non con questo sistema
democratico?
Ma il guaio è che non c’è neppure molta democrazia nella vita della nostra Chiesa. E’ democrazia
quando gravi decisioni sono prese da una esigua
assemblea, mentre la grande maggioranza è assente perchè se ne disinteressa completamente?
Ma proprio il nostro sistema democratico si
presta ad un grande equivoco; quello di pensare
che la vita della Chiesa dipenda dalla maggioranza dei suoi membri e che la Chiesa abbia quindi
la sua vita indipendente, « autonoma », che la
Chiesa sia libera di decidere e di fare, di pensare
e di dire ciò che vuole la maggioranza dei suoi
membri, come avviene appunto nelle comunità civili.
Ora la Chiesa è certamente un corpo. Ma, attenzione! Essa è il corpo « del Signore »!
Ciò significa che la Chiesa è proprietà del Signore, cioè santa, e non è dunque la padrona di
se stessa. Il Signore è come la testa sul corpo. Un
corpo senza testa non può vivere, ma il corpo trae
dalla testa la sua vita (e non solo la sua esistenza),
riceve dalla testa gli impulsi vitali e gli ordini. Non
c’è democrazia nel corpo umano, non è la metà
più uno delle membra che decide dove deve andare
il corpo e cosa deve pensare e fare, ma ogni membro riceve gli ordini dal cervello e ubbidisce.
Così è nella Chiesa. Cristo è il Capo, cioè la
sua vita: la sua mente, la sua coscienza, la sua legge e la sua volontà. La Chiesa è libera di fronte al
mondo, ma non è libera di fronte a Cristo; essa
è la servente del Signore che fa ciò che Gli piace.
11 problema vitale della Chiesa è allora la ricerca
della volontà del suo Signore e l’ubbidienza, pronta
ed incondizionata, al suo volere. Nessuna assemblea, nessun Sinodo, anche se in seduta plenaria
raccoglie l’unanimità dei suffragi, può decidere
qualsiasi cosa che sia contrario alla volontà del
Signore.
Il Governo della Chiesa non può essere nè il
governo di una casta o di una « elite » (clericalismo), nè il governo della maggioranza (democrazia, autonomia), ma è IL GOVERNO DEL SIGNORE; e la legge della Chiesa è la sua volontà.
Così quando ci raduniamo in assemblea di
Chiesa per decidere a maggioranza dei votanti, dobbiamo cercare in questo sistema, o in questa forma,
quale è la volontà del Signore. Egli è presente con
la sua Parola e col suo Spirito, ed esprimerà in
questa forma convenuta la sua volontà, cioè quale
dei fratelli, per es. ha chiamato ad essere anziano
o diacono o pastore, ecc. ecc.
In tal modo il sistema democratico non è più
legge che governa la Chiesa, ma strumento nelle
mani del Signore, per manifestare la sua volontà.
Vi è una differenza sostanziale tra una libera
votazione nella Chiesa e nella comunità civile: La
presenza del Signore. Ogni assemblea di Chiesa
inizia con l’invocazione del Signore e con la preghiera in cui si chiede il suo spirito e la sua luce
per comprendere quale è la sua volontà.
Cipriano Tourn.
ISRAEL ET L’EGLISE
Depuis plus de dix ans, la reconstitution de l’Etat d’Israël a provoqué
bien des étonnements, bien des admirations, et aussi bien des réflexions
dans l’esprit de nos contempiorains.
Comment expliquer que le petit peuple Israélite, dispersé depuis des siècles dans tous les pays du monde,
n’ait pas été absorbé comme tant
d’autres? Comment tant de pays —
et les chrétiens souvent en tête —
ont-ils pu adopter une attitude d’hostilité contre les juifs qui, à certaines
heures de l’histoire, est devenue une
réaction barbare, sanglante, odieuse;
dont les plus douloureuses et honteuses manifestations ont été les camps
de concentration, la chambre à gaz,
les déportations, la mort lente de millions d’hommes, de femmes et d’enfants? Comment ce peuple art-il pu
subsister quand-même et est-il en
train de ressusciter sur la terre sainte
où se crée une nation jeune, dynamique, intelligente? Quest-ce que signifie pour l'église chrétienne cette
permanence du peuple de Dieu de
l’Ancien Testament, et dans quelles
relations devrait-on se trouver entre
israélites et chrétiens?
La roncontre da l/illemélrie
Ces problèmes ont été évoqués lors
d’une récente rencontre de protestants. de catholiques et d’israélites au
cours d’un week-end à Villemétrie. Le
programme chargé a permis aux quelques 40 participants de réfléchir à des
questions comme: l’antisémitisme et
son origine, l’interprétation du «serviteur de l’Etemel » dans Esa'ie 53,
les mouvements de réveil dans le judaïsme et le « hassidisme », l’éxégèse
de Romains 11, etc... et aussi de voir
une belle série de vues en couleurs
sur l’Etat d’Israël aujourd’hui. Chacun de ces thèmes pourrait donner
lieu à des études nécéssaires pour ame.
ner à la réflection. On doit reconnaî
tre que les chrétiens n’ont pas assez
porté leur attention sur de tels problèmes et que l’église s’est laissée entrainer au cours des siècles à de mons
trueuses erreurs lorsqu’elle a cru pou
voir justifier son antisémitisme par
des arguments comme celui-ci: il faut
venger le crime commis par les juifs
qui ont crucifié Jésus! Cette accusa
tion de « déicide » a eu la vie longue
et il n’est pas sûr quelle n’existe plus
encore de nos jours, dans quelque
coin de cerveau ou quelques notes explicatives au bas d’une page de catéchisme. A la lumière d’Auschwitz, il
n’est plus un seul chrétien qui puisse
adopter une attitude de haine ou de
mépris, vis-àrvis d’un des frères juifs,
sans que le rouge lui monte au front.
Mais hélas! on dit que l’antisémitisme n’est pas mort, et qu’il relève la
tête, même dans les milieux chrétiens
S’il en est ainsi, il serait temps que
l’Eglise chrétienne manifeste clairement sa position et ne souffre plus
qu’on puisse encore aujourd’hui s’appuyer sur des méthodes ou des arguments moyennageux. Il existe des
hommes, des mouvements, des groupements de fidèles, dont le but principal est de rendre témoignage de
l’Evangile auprès d’Israël tout en
cherchant à ouvrir les yeux des chrétiens eux-mêmes sur la révision profonde à opérer dans l’attitude de l’Eglise vis-à-vis du peuple juif. Ils étaient représentés à Villemétrie et ont
pris une large part dans l’organisation de ce week-end. Ils me permettrons, je pense, à cause de la frater
nelle liberté qui nous animait tous,
de leur signaler les quelques remarques suivantes que j’ai a coeur de for
muler. Il se peut qu’elles intéressent
aussi tous nos lecteurs.
Sulidaires d’Isiiièl
dRuant la üroix
Quand la Bible nous dit, déjà par
la bouche de tous les prophètes d’Israël que le peuple de Dieu a été infidèle et qu’il a rompu l’alliance faite
avec son Dieu, qu’il a persécuté les
prophètes et murmuré contre les serviteurs de Dieu et que, finalement il
a rejeté celui que Dieu lui envoyait
comme Christ ou Messie, mort sur la
croix pour expier les péchés du monde, nous comprenons tous que le peuple d’Israël a exprimé le péché de
tous les hommes refusant la lumière
venue de Dieu. Nous nous reconnaissons tous dans ceux qui ont commis
ce crime, et il est juste de dire que
Jésus-Christ a été crucifié par nous
tous, par tous les hommes, parceque
le monde préfère les ténèbres à la
lumière. Si le peuple juif a mis à
éxécution ce drame c’est parceque
Dieu avait choisi ce peuple pour y
envoyer son fils: Jésus était juif, il
a été crucifié par les juifs. Cela ne
veut pas dire autre chose que: Jésus
était homme comme nous tous, il a
été crucifié par nous tous. Nous sommes tous coupables. C’est notre péché, c’est le péché du monde.
Le peuple ou le cliel's ?
Mais alors pourquoi risquez-vous à
mon sens, de renverser cette vraie situation en cherchant à démontrer.
par l’histoire et l’étude des textes, que
ce n’est pas le peuple juif qui a crucifié Jésus? Ce ne serait que la petite
maffia des Anne, Caïphe et PoncePilate, bande de crapules, «indignes »
et seuls coupables. Certes, historiquement parlarit, c’est vrai: Jésus n’a
pas été crucifié par tous les juifs de
son temps qui vivaient en Palestine,
en Egypte, en Asie, en Grèce, à Rome. M. Jules Isaac dans son beau livre « Jésus et Israël » l’a bien mis
en lumière. Mais le souci d’innocenter le peuple juif en rejetant toute la
faute sur quelques chefs fanatiques
ne risque-t-11 pas d’aboutir à des conséquences graves? D’abord la méthode qui consiste à séparer le peuple de
ses chefs, si souvent employée dans
la politique et les guerres est fausse.
Mais surtout, si vous dites que le peuple juif n’est pas coupable du rejet
de Christ, alors je me sens innocent
aussi: je me lave les mains aussi.
La mort de Jésus n’est plus qu’un
triste accident causé par une poignée
de malandrins et on ne peut plus dire que ce sont les hommes — tous les
homrnes, juifs et autres — qui ont
refusé la lumière de Dieu. On ne peut
même plus dire que Jésus est mort
pour nous tous, pour expier notre péché, puisque nous sommes tous purs
et innocents. Pour ma part je préféré
rester sur le plan de la Bible et dire
que le peuple juif a refusé son Mes
sie, parceque tous les hommes refusent Dieu. Nous en sommes tous coupables — même si, obbligatoirement
et matériellement, l’exécution du
Christ n’a été faite que par une petite partie seulement de gens de son
peuple.
((■nntimm in 3’ piii:.}
Per una
buona intesa
La scelta di un titolo per un articolo è sempre molto difficile! Si vuol
colpire il lettore, attirare la sua attenzione; e qualche volta il titolo ci
prende la mano e ci porta troppo
lontano. Perciò ho scelto un titolo
inoffensivo: quello che un dotto professore universitario, più di trent’anni fa scelse per la sua prolusione!
E farò com’egli fece allora: un po’
di erudizione; e rimanderò i miei
lettori ai documenti.
Ho letto Visto: rotocalco milanese, n. 4, anno IX, 23 gennaio 1960.
La lettura del rotocalco che scandalizza i puritani e le persone pie
in genere, è molto interessante: è
il termometro del gusto medio della
gente ed è particolarmente sensibile
come barometro, agli squilibri atmosferici.
Questo ultimo numero di Visto è
prezioso : in prima pagina : Annetti'
Stnyyberg, la vampira bionda (per
il gusto medio del lettore medio).
Poi 3 pagine garbatamente illustrate: Le trappole dell’amore e de!
matrimonio: una rubrica matrimoniale e di vita familiare, d’ispirazione laica ed americana, da segnalare
all’anonimo redattore dell’analoga
rubrica delPEco delle Valli.
Poi 7 pagine riccamente illustrate consacrate alla Bibbia: Il grande
romanzo della Bibbia. Questa puntata è consacrata a: Elia il campione
di Dio. (alcuni sottotitoli: Nordisti
e .sudisti di tremila anni fa — Urigrande cacciatore assiro uccide 920
leoni — Tre persone e un cane nel
ventre di un pesce — Giuditta: la
vedova bellissima, ma pericolosa).
Anche i nostri settimanali potrebbero forse imparare qualcosa da questa presentazione (a prescindere naturalmente dalle linee curve non
troppo edificanti di Giuditta).
Poi, in clima democristiano, oltre
la donna vampiro, l’agenzia matrimoniale, la confessione di Fausto,
non possono mancare i protestanti (e
i comunisti).
E Visto ci scodella, caldo caldo,
un piatto veramente interessante:
quasi due pagine consacrate a: una
straordinario apostolato che non ha
precedenti. Due fotografie ci presentano due belle figliole, una in bicicletta, l’altra mentre compra le patate: sempre con un bel sorriso che
non guasta niente! Sono: le suore
dal ivhisky facile (titolo del reportage di Visto). Un vistosissimo sottotitolo chiarisce: A Roma quattro monache olandesi che vestono in borghese hanno istituito un ufficio per
i turisti non cattolici. Esse godono
della dispensa per fumare e per bere alcoolici perchè — dicono — una
sigaretta od un liquore possono anche condurre ad una conversione.
Il « servizio » di Alberto Libonal i
ci riferisce l’attività di queste quattro suore, che appartengono alla
« Congregazione delle Dame di Befania » fondata nel 1919 dal gesuita
Giacomo Van Gineken in Olanda.
Vestono abiti borghesi e dirigono a
Roma un ufficio turistico che ha un
coni])]lo molto originale: avvicinare
i turisti NON cattolici, fare da « guida » e, a suo tempo e con tatto, far
loro sentire la bellezza della Chiesa
una et sancta: cioè la Chiesa Romana.
Leggano i cari amici che vogliono
senijire distinguere tra « cattolicesimo » e (( cattolicesimo »; tra cattolice.simo aperto d’oltr’Alpe e quello
gretto della Curia, questa pagina lirica di Visto: la storia di queste
suore olandesi che hanno varcato le
Alpi per avvicinare a Roma, col loro
sorriso, i turisti acattolici. Impareranno come si è convertita una lady; come è stato battezzato (o ribattezzato) un boy; e come un attivista comunista è scoppiato in singhiozzi.
Tutte cose di sempre, perfettamente naturali; nulla da ridire, anche se il modo ancor m’offende.
ilo detto: non voglio più polemizzare. Però, aveva ragione il mio vecchio professore: per una buona in
tesa, studiate i documenti.
E questo è un documento, mi pare! Per questo lo segnalo.
L. A. Vai mal.
3
r
N. 4 ^ 22 Getaiaio 1960
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pag. 3
PICCOLO DIARIO
Chiesa aperta
e chiesa chiusa
Dell’ecumenismo cattolico
Oggi ho avuto una conversazione
molto interessante con il Sig. B.: è
un credente umile e serio, fossero
molti i membri di chiesa come lui...:
ma oggi son rimasto perplesso. Si è
cominciato a parlare della ” nuova ” liturgia. Non gli piace. Vede in
quelle (modestissime) aggiunte il segno pericoloso dello slittamento in
un Uturgismo formalista e da ” preti ’ . Gli ho fatto notare che proprio
per dare a tutti i partecipanti al culto il .senso di un maggiore impegno
personale sono stati aggiunti alcuni
brevi inni spontanei (sua ironia sulla
spontaneità ” comandata dai dovuti avvisi...), con cui la chiesa tutta
è chiamata ad intervenire anche sonoramente nel dialogo con la Parola
del Signore; ” e poi, sempre quel
famigerato Credo! ”... La discussione non è rimasta limitata all’ordine,
più o meno complicato, del culto,
ma è passata al valore della liturgia
stessa. Per il Sig. B. tutta la liturgia,
in fondo, non ha senso, il centro e il
valore del culto è la Parola di Dio,
letta e predicata; tutto il resto della
liturgia, a parte i cantici, è per lui
un insieme di formule, che l’uso ha
da lungo tempo consumato, e che
non dicono assolutamente nulla all’uomo non particolarmente ” pio ”
che capita, magari solo una volta
tanto, nelle nostre chiese, e forse neppure agli altri. Siamo così venuti alla iiucstione di fondo: ” Per chi è il
culto? ” — mi ha chiesto. La domanda è a doppio senso: da una parte, il culto non è per nessuno, nel
senso che non è una possibilità religiosa che un clero, un ” officiante ”
offre ai fedeli; è della Chiesa: la
Chiesa tutta offre a Dio la sua adorazione nel pentimento e nella riconosceiiza — d’altra parte, e qui il
Sig. B. ha ben ragione, il culto è per
tutti, è una possibilità che Dio offre a tutti, a cui Invita tutti. Scendendo .sul piano pratico, il Sig. B.
afferma che l’operaio, il contadino,
l’impiegato, anche il professionista,
in fondo, che fa saltuarie apparizioni in chiesa, ci si trova spaesato, immerso in un patois de Canaan che
gli è del tutto estraneo, distante come il giorno e la notte dall’ attualità,
dal linguaggio in mezzo a cui vive le
sue settimane; se ne salva (ma non
.selli pi e ) la predicazione. Il Sig. B
vorr-’bbe che si eliminasse tutta la
nostra verbosità, dal culto, e che vi
rimanesse sola e limpida la Parola
di Dio. E’ una posizione seria, la
sua; ma non sono d’accordo.
Le ’ formule ”, nel culto, sono
ancora Parola di Dio e la risposta
che, nel dialogo che ogni culto dovrebbe essere, diamo di volta in volta a questa Parola che ci invita, che
ci giudica, che ci perdona, che ci
istruisce e ci ” manda ”. Certo, la
liturgia è la parte più difficile del
culto: com’è sempre più difficile
quello che dobbiamo fare noi, esprimere noi, di quello che riceviamo
dagli altri, che sentiamo esprimere
dagli altri. E, certo, la spina dorsale del culto è la Parola di Dio, letta
e predicata: forse dovremmo stare
attenti ai culti unicamente liturgici.
Ma va anche detto che il culto della chiesa non è una riunione di evangelizzazione. La Chiesa che si
riunisce dinanzi al suo Signore non
è una massa che non ha la minima
idea di quel che sia VEvangelo: è
a Corpo di Cristo, che viene a nutrirsi alla fonte della Vita, ma che
può. deve già rendere a Dio il suo
culto, nell’umiliazione, nella riconoscenza, nell’adorazione. Culto che
può poi essere rinnegato, nella vita
della settimana, culto che è sempre
minacciato dalla abitudinarietà, ma
culto che Dio ci chiama a rendergli,
gli uni accanto agli altri anche fisicamente. Sta a noi di vìvere e non
di subire la liturgia.
Molte cose abbiamo dette; non
siamo sicuri di esserci fatti comprendere bene a vicenda. Vorrei però
che avesse anche lui avuto il senso
che la conversazione è stata feconda.
A me ha ricordato il pericolo che
la Chiesa .si accartocci su sè stessa,
si faccia pia conventicola in cui l’uomo della strada si trova a disagio,
in cui la Parola non si fa più carne,
carne viva di oggi.
Signore, concedi alla nostra chiesa di essere aperta, non chiusa; che
non abbia paura di sembrar ” pia ”,
adorandoti, ma che la nostra sia la
pietà vera, quella di uomini del nostro tempo che cercano in chiesa non
un’evasione ma il senso'della loro
vita: che è il Tuo perdono e la speranza riposta in Cristo e nel suo Pegno.
Israël et l’église
(se¡;ue dalla 2° pag.)
La .sauit; i;x|iiation
Une seconde remarque m’est plus
douloureuse à exprimer: elle concerne les souffrances atroces du peuple
juif, surtout au cours des années de
l’Hitlérisme. Jamais personne pourra
justifier ces massacres au nom de
quelques idéologies que ce soit, et
nous voudrions tous nous humilier
devant ceux qui ont connu un tel
martyre. Que ces souffrances aient
dépa.ssé infiniment celles des autres
peuples, nous en convenons tous. Tou.
tefois, doit-on aller Jusqu’à dire que
ces souffrances ont une valeur expiatoire pour les autres peuples, et que'
ce peuple Juif a porté les péchés du
monde pour le salut des hommes?
Certes, de telles souffrances ont mis
à nu le péché du monde, et de l’Eglise aussi, et ne peuvent nous conduire qu’à la repentance. Mais dire que
elles peuvent expier et racheter nos
péchés, Israël étant en somme le continuateur du serviteur souffrant d’Esaïe 53, pendant les siècles ultérieurs?
Nous croyons qu’un seul a expié les
péchés du monde, nos péchés : JésusChrist. Par Lui et par Lui seul, nous
pouvons connaître le pardon. Quelles
que soyent les souffrances d’Israël,
elles ne peuvent remplacer, ou corn
Doni per Pradeltorno
Maria e Luijsi Barbiani, Torino (II offerta) L. 3.000 — Anne Marie Perrin. Piil
ly (SvizzeraI 1.200 -- Rina Erroné, Poníalo Monferrato 1.000 -- Cari Elsa, Torre
Pellice 1.000 — In memoria del caro nonno J. J. Malan, le nipori 1.000.
Bencch Lina, Torre Pellire, L. 1.000 —
App. Gardiol Erminio, Issine l.OOO —
Benerh Marie, veuve Papin, Paris 2.000.
Grazie a tutti! Per le oRèrle servitevi
del C.C.P. n. 2/18502, intestato a Bruno
Costabel, Via Serre 8, Ansrogna (^Torino),
■tperificando la causale del versamenlo.
pléter les souffrances et la mort du
Christ. Prenons garde là encore, de ne
pas nous engager sur une voie dangeureuse : car si le peuple d’Israël
expie les péché du monde, il faut donc
qu’il souffre, qu’il continue à souffrir
par la volonté de Dieu et ce sont les
antisémites qui ont raison puisqu’ils
aident à Taccomplissement du plan de
Dieu. Où allons-nous?...
Lu mj/sièriî rl’Isi'Hël
nt Ifi.s propiiélies
Nous avons le droit d’admirer l’étonnante résurrection du peuple juif
en Israël et les réalisations accomplies en quelques années par des hom.
me3 qui ont retrouvé un pays, un état,
une patrie dans la terre sainte. Nous
avons même le droit d’y voir, en une
certaine mesure, la réalisation ou les
débuts d’une réalisation des prophéties bibliques. Mais pourquoi s’enga
ger dans une interprétation de ces
prcphéties d’une manière si littérale
et étroite en oubliant l’esprit des prophètes et la puissance vivante de leur
prédication pour tomber dans des
prédictions et des calculs qui n’ont
plus rien de biblique? Pourquoi oser,
(et cette audace me parait lourde de
gravité) annoncer froidement, d’après
les textes, le déclanchement prochain
d’une troisème guerre mondiale dont
Israël sera le centre, et après cette catastrophe sans précédent, ce sera la
venue glorieuse du Messie et l’établissement du Royaume de Dieu sur la
terre?
Dieu est le Maître du monde et il
exécutera sa volonté quand et comme
il voudra. Soyons ses serviteurs vigilants et fidèles, dont la foi et l’espérance constituent le vrai témoignage
de ceux qui attendent le Seigneur,
mais ne .soyons pas des enfants qui
veulent en savoir autant que Lui et
qui perdent leur temps à faire des
calculs toujours faux. F. Michaeli
(Le Christianisme an XX siècle, 3-12’59)
Nel numero scorso due lettori hanno espresso il loro disaccordo riguardo alla valutazione delTecumenismo
cattolico che avevo dato nell’articolo
«impazienza» (L’Eco. 11 dicembre
1959). Dicevo che occorre aspettare
cne ristanza ecumenica, accolta p>er
ora solo con grandi riserve da parte
della Chiesa Romana, produca col
lempc nelTinterno di essa dei nuovi
aueggiamenti sia verso il problema
stesso dell’unità delle Chiese, sia alresterno verso le altre Confessioni
cnstianer'Ai momento attuale, l’ecumenismo cattolico va considerato, per
essere rigorosi, un puro fenomeno interno della cniesa Romana. Che esista questo fenomeno, non si può ne
gare. Gne esso si sviluppi in un senso o nelTaltro, è una cosa che si può
ragionevolmente attendere. Si può na. I
tuiaimente attendere con scetticismo
oppure con speranza. E ancora, nel
caso m CUI si scelga la speranza: si
può attendere passivamente, oppure
cercando, dall’esterno e quindi in un
modo sempre indiretto, di comprendere... forse di aiutare.
Ecco dimque il nostro problema. Da
una parte ci saranno quelli che dicono, testi alla mano, che è inutile attendersi dei frutti buoni da un albero cattivo: e si farà di tutto per dimostrare che Talbero è cattivo e che
è sempre stato cattivo. Dall’altra staranno coloro i quali, come me, prefer scono un atteggiamento di speranza. Cari fratelli che non siete d’accordo con me. il nostro atteggiamene
to non e affatto superiore al vostro,
ma è un atteggiamento umile, e di
messo e forse ingenuo. Noi non abDiamo la vostra sufficienza, non siamo sicuri come voi. La nostra speranza non è altro che un piccolo atto di
fede che non si appoggia su nulla di
pratico, di tangibile. Conosciamo qual,
che po’ di storia, ma non ci aspettiamo da essa dei grandiosi sviluppi,
confidiamo in Colui che è Signore
della storia.
Per provarmi Tassurdità di una evo
luzione del Cattolicesimo in senso ecu.
menico, mi si citano testi e fatti, dai
quali risulta chiaro l’assolutismo cattolico. La storia (relazione su fatti
del passato) vien utilizzata per provare una tesi riguardante il futuro
La tesi è che il movimento ecumenico non attecchirà su terreno catto
fico; le prove sono date dal Sillabo
ecc. Bisogna prendere questo come un
esempio di buon metodo storico?
La questione principale che si dovrebbe affrontare, a mio modo di vedere, è questa; bisogna studiare il
cattolicesimo da un punto di vista dogmatico, accettare le sue tesi sulla
immutabilità dei dogmi, prenderlo
come un blocco come vorrebbero dei
cattolici — oppure occorre adottare
un criterio rigorosamente storico,
comprendere i dogmi in relazione al
tempo in cui sono stati dichiarati, distinguere tra vari cattolicesimi? Al
momento' attuale sia Luna che l’altra
maniera ha i suoi cultori tra i protestanti, come tra i cattolici stessi, alcuni dei quali naturalmente harmo
rischiato la reputazione per aver seguito conseguentemente il secondo
metodo. Ciascuno di questi metodi si
giustifica abbondantemente; per rimanere in campo protestante, alcuni
diranno che, per essere obbiettivi, dob.
biamo intendere i dogmi, come il
Magistero vuole che siano intesi. Altri diranno che non siamo legati da
alcuna ubbidienza, e che abbiamo la
possibilità di dire le cose come stanno, senza temere che ci venga chiusa
la bocca. Mi si cita il Sillabo come
« uno dei compendi più espliciti, più
illuminati, più istruttivi della concezione cattolica della vita». Non sono
d’accordo: l’importanza del Sillabo è
strettamente limitata nel tempo. Il
Sillabo non è infallibile, mi dicono
gli stessi teologi cattolici, e direbbero ■
anche di più, se lasciassero ogni prudenza.
Il nostro atteggiamento è dettato
da una speranza che si fonda sulla
libertà del Signore della storia. Per
questo rimaniamo aperti a nuove possibiiità. Questa è essenzialmente la
nostra posizione ecumenica. Riguardo al passato, sappiamo che la tesi di
un cattolicesimo sempre uguale a se
stesso è una tesi dogmatica che alcuni cattolici vorrebbero far credere per
ragioni apologetiche, ma è già soggetta a revisione nel campo stesso
della teologia cattolica più aperta.
Il sig. Brioni vuole che il cattoliceHimo sia oggi la religione più statica,
e dopo questo afferma che in esso c’è
un « vasto movimento » sui dogmi
mariani. Non affermiamo altro in tema di ecumenismo: anche qui esiste
oggi un movimento, certo non cosi
'( vasto » come quello mariano ma
tanto più notevole. Il sig. Cantalupo
mi cita passi di testi scolastici nei
quali rion v’è traccia di spirito ecumenico. Lo ringrazio. Nel mio articolo affermavo infatti che questo spirito non è ancora penetrato nei seminari, almeno quelli ncstrani. presi in
grosso. Perchè il movimento ecumenico cattofico porti a risultati visibili
e lasci traccia fin nei testi scolastici,
bisogna ancora attendere.
Il sig. Cantalupo non teme di anticipare i risultati del futuro Concilo
definendolo uno specchio per le allodole. Si sa oggi cosi poco intorno a
questo Concilio( che non posso di
scutere le sue previsioni. Ma qui abbiamo un esempio di come si voglia
ricavare un giudizio sul futuro, partendo da una tesi appoggiata alla
storia dei fatti del passato: è una cosa che molti spiriti eletti fanno, ma
noi la vogliamo evitare.
Ma veniamo, al. .vero problema, che
hanno sollevato i miei critici. Essi
vogliono che rinunci alla illusione di
attendermi cambiamenti o aperture
nel cattolicesimo, perchè — dicono —
il cattolicesimo non cambia, esso è
quello che hanno proclamato e proclamano i suoi papi e i suoi dogmi.
Risprardo all’ecumenismo essi — per
analogia — dicono la stessa cosa. Per
la loro esperienza (che su questo
punto , mi scusino, si dimostra carente: questo era il timore che esprimevo alla fine del mio articolo) l’ecumenismo non va oggi giudicato, da
un punto di vista storico, come un fenomeno di grande importanza. Se no.
essi avrebbero già compreso che un
tale fenom_eno non può non avere ripercussioni anche sulla storia del
cattolicesimo. Si tratta di un fenomeno nuovo, e in questo sta la sua
importanza nella storia della Chiesa.
Anche per il cattolicesimo il movimento ecumenico rappresenta un
problema nuovo, una sfida nuova.
La questione è tutta qui. Ora lo
sforzo dei miei critici, aiutati dalla
loro scienza storica, consiste nel far
rientrare questo problema nuovo del
Cattolicesimo negli schemi tradizionali di esso. Essi però sono in buona
compagnia.
A Roma non si ammette volentieri
che l’ecumenismo sia un grosso problema vocazionale posto dal Signore
alla Chiesa Romana e lo si vuole
semplicemente negare in base ai dati
tradizionali. Non è mala fede, è convinzione. Il Cattolicesimo, si dice,
non conosce un problema ecumenico,
per esso è già risolto. Questa è la via
che molti ambienti romani preferiscono, la più « naturale » ad un certo cattolicesimo. Appoggiandosi sul
vecchio, su ciò che è « tradizionale »,
ci si preclude al nuovo, a ciò che il
Signore mette oggi di fronte alla
Chiesa.
Ora noi affermiamo, quando parliamo di ecumenismo cattolico, che
questo problema nuovo, questa spina
nella carne, esiste, come dimostrano
gl scritti di molti cattolici. In questo
noi teniamo conto della storia, ma
nel modo che crediamo più evangelico, riferendoci alla libertà del Signore.
E’ per questo che diciamo con sf>eranza: ci vuol tempo perchè questo
problema sia pensato, studiato. Non
pretendiamo che nelTintemo della
Chiesa Cattolica l’ecumenismo venga
concepito come lo pensiamo noi. Esistono varie concezioni delTecumenismo, secondo i diversi gruppi di Chiesa. Il Consiglio Ecumenico ha esplicitamente rinunciato ad accogliere
una concezione come quella ufficiale, t
Nessuna Chiesa può imporre alle al- I
tre la propria concezione delTecumenismo. Quello cattolico avrà le sue
caratteristiche : al momento buono
nessuno c’impedirà di porre alla concezione cattolica le nostre questioni.
Alla tesi che la soluzione del problema ecumenico sarà determinata
dal tradizionale atteggiamento dogmatico cattolico (per ora questa è
proprio solo una tesi) contrapporrò
semplicemente con speranza questa
mia: perchè non può esser possibile
che il movimento che si crea nel cattolicesimo alle prese con il problema
ecumenico non trascini con sè un ripensamento che. andando al di là
del tema dell’unità, investa altri dogmi?
Sergio Rostagno
La Gìanavella
Siamo lieti di comunicare a tutti
gli amici che hanno seguito con interesse l’iniziativa della « Pro Valli »
e che Thanno appoggiata con i loro
doni, che il mese scorso è stato perfezionato l’acquisto della seconda
parte della « Gianavella » ed è stato
fatto Tatto di donazione alla TavolaValdese di tutta la proprietà, comprendente lo stabile e circa cinque
giornate di terreno circostante. Non
è senza un senso di commozione che
abbiamo comunicato al Moderatore
che la vecchia casa di Giosuè Gianavello apparteneva ormai alla Chiesa
Valdese. Questo acquisto non è stata
una cosa casuale, non è stato fatto
per speculazione, non è stato fatto
neppure per la manìa di creare dei
monumenti: credo che sia un atto
che vuole andare ben oltre. Lo abbiamo sentito nello spirito con cui i nostri amici ci hanno inviato i loro doni, lo sentiamo nelTamore e nelTentusiasmo con cui gli amici delle Valli
ci hanno dato collaborazione ed aiuto, lo sentiamo nel senso di responsabilità degli amici ai quali è stato chiesto di assumersi l’onore e l’onere della gestione e della sorveglianza della
Gianavella.
Le Valli si stanno lentamente spopolando e per ora il fenomeno appare
ancora inarrestabile ; non sappiamo
come saranno fra 20 o 50 anni ma
quello che sappiamo bene fin d’ora
è la nostra volontà di fare quanto
possiamo perchè esse mantengano
sempre un « volto » che ben le distingue da tutte le altre vallate. Lo hanno sempre avuto, attraverso i secoli,
un «volto» diverso, «volto» conferitole da una popolazione credente, 1struita e libera; «volto» semplice, povero come quello' di questa piccola
casa vecchia di 300 anni che vorremmo che conservasse il suo volto antico, che rimanesse com’era perchè crediamo che la nostra terra ha ancora
qualcosa da dire a noi, avrà ancora
qualcosa da dire anche alle generazioni che verranno. Non vogliamo
creare dei monumenti in serie, questo non è certo nello spirito nostro
sempre piuttosto portato invece a dimenticare luoghi e persone, ma vorremmo che i valdesi che si sono allontanati dalla loro terra, e dopo di
loro i loro figli, possano tornando
alle Valli ritrovare ancora qualcuno
dei luoghi dove vissero i loro padri,
potervisi soffermare un momento
Non sono certo poche povere pietre
che possono darci la fede o rafforzarla, ben sappiamo che quello è dono
ed opera di Dio, ma a tutti può far
piacere ritrovarsi un momento di
fronte a ciò che ci ricorda il passato.
Per pagare la Gianavella abbiamo
avuto doni circa in egual misura dalle Valli e dalTEvangelizzazione; dalle
Valli abbiamo avuto un aiuto che possiamo chiamare collettivo perchè tutte le chiese hanno inviato il loro dono e noi ci rallegriamo di questa comunità di aaone e di sentire ; dal resto delTItalia ci son pervenuti piuttosto doni di singoli amici ed è ancora ai singoli amici dell’Italia e dell’estero che ancora non ci hanno inviato il loro dono che noi ci permet
tiamo di vivamente sollecitarlo per
prortare a termine la nostra iniziatì
va. Credo che se riceveremo ancora
una somma pari ad un quinto di tutto
quello che abbiamo ricevuto' finora
potremo terminare di pagare tutte le
spese di acquisto e di registrazione.
Nel fare Tatto di donazione alla Tar
vola Valdese ci siamo posti come impegno preciso che questa iniziativa
ì non venisse in nessun modo a grava; re sull’amministrazione della nostra
Chiesa nè ora per le spese di acquisto e di registrazione, nè in avvenire
per la sua manutenzione che dovrebbe essere assicurata anno per anno
dal piccolo reddito della proprietà
stessa. Vorrete cari amici lontani farci giungere il vostro dono prima del
17 febbraio? Pochi giorni prima del
17 febbraio 1959 abbiamo lanciato l’iniziativa e per il 17 febbraio 1960 vorremmo potervi confermare che essa
si è conclusa felicemente anche dal
punto di vista finanziario. Possiamo
dire di aver fatto in quest’anno Tesperienza rallegrante che coloro che
danno la loro collaborazione perchè
le Valli siano e rimangano veramente
«Valli nostre» sono molti e molti.
I doni per la Gianavella possono
essere inviati a tutti i membri della
« Pro Valli » ed in modo particolare
al suo cassiere Dott. Emanuele Bosio.
viale Dante 28, Torre Pellice oppure
versate sul conto corrente postale n
2/36094 a lui intestato.
per la «Pro Valli»
Carlo Pons
In questi ultimi mesi abbiamo ricevuto
le seguenti offerte d: cui ringraziamo vivamente:
Chiesa Valdese, Roma via IV no'vembre
L. 50.000; Ottavio Proebet, Roma 15.000;
Gustavo Tourn, Milano 5.000; Silvio Fraebe, Ginevra 650; Roberto Coisson, Amsterdam 2.000; Io Feyles, Torre Pellice
1.000; Riccardo Barolin, Uruguay 3.500;
Fernando Pellegrini, Torino 100.000; Mario
Pons, Roma 1.500; Roberto Malan, Torino 10.000; Maria Lui.sa Pasqualetti, Torre
Pellice 2.000; Albina Revel, Torre Pellice
2.000; M. F.,Torino 5.000; Carlo Varese,
Torino 5.000; Anna Ruegg, Zurigo 2.000;
N. N. 'pro Gianavella 1.000; N. N. 24-101959, 1.000; Bartolomeo Pellegrin, To'rrc
Pellice 1.000; Rosetta Vittone, Torre Pelliee l.tMlO; Cbiesa Valdese Villar Pellice
15.000; Chiesa Valdese S. Germano Cbisone 15.000; Geraldo Mathieu 5.000; N. N.,
Angrogna 350; Edmondo Gönnet, Torino
5.000; Alessandro Gönnet, Torino 1.000;
Guido Botturi, Torino 10.000.
Dna radio trasmittente
ci/aiigelica
Addis Abeba — La Federazione Iute,
rana mondiale ha ricevuto l'autorizzazione di installare una emittente
cristiana per TAfrica su territorio etiopico. E’ la prima volta che tale licenza è accordata ad un’associazione
privata. La decisione è stata presa
dal Consiglio della Corona, cui aptpartiene pure il patriarca della Chiesa ortodossa d’Etiopia.
I protestanti tedeschi, da soli, hanno già raccolto 510.000 DM (circa 75
milioni di lire) per questa emittente,
ma la colletta a tale scopo non è terminata, e si spera di superare largamente tale somma. (S.OE.P.I.)
4
Novità alla Claudiana!
I BAMBINI
DI PRATOFIORITO
(Lire 200)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMARI
- PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
E’ con un sentimento di profonda
riconoscenza che rinnoviamo da queste colonne 1 più vivi e sentiti ringraziamenti a tutti coloro che hanno
risposto al nostro appello in favore
del Natale dei Carcerati. Riconoscenza al Signore, innanzi tutto, e poi a
quanti hanno risposto con tanta prontezza e generosità a questo invito che
si ripete ormai di anno in anno. Questo ci è di grande incoraggiamento.
Vi farà piacere di sapere che anche
quest’anno l’introito ha sorpassato, e
di molto, quello degli anni precedenti, compreso quello dell’anno scorso.
Ed anche quest'anno abbiamo ricevuto molti doni in natura (indiunenti)
che sono sempre di grande utilità.
Abbiamo così potuto inviare 14 j>acchi e 40 vaglia e non ho bisogno di
dirvi che sono stati ricevuti con gioia
e riconoscenza. Potrei fare una lunga citazione di brani di lettere di ringraziamento.... ma mi limito a trasmettervi l’espressione della riconoscenza di quanti, grazie a voi, hanno
potuto essere rallegrati o confortati
da un dono nel giorno di Natale.
Abbiamo pure inviato 12 copie del
Calendario Biblico «Buon Seme», ricevuti in dono; 30 copie del numero
speciale di Natale del « Grido di Guer.
ra », e 30 « Lettere natalizie », ricevute dalla Società « Christian Letters
for Prisoners» di Londra, per Tinteressamento del Capt. Stephens.
Abbiamo ringraziato personalmente
sia a voce che per iscritto, tutti i
donatori; meno quelli che ci hanno
inviato la loro offerta sotto il velo
deiranonlmo! Li ringraziamo, e molto caldamente, da queste colonne. Essi sono:
I. M., Torino (L. 2.000); E. R., Torre Penice (1.000); E. G. (2.000); L. O
S., Torino (5.000); N. N., Torre Pellice (3.000); A. L. T., Torino (5.000);
N. N., S. Secondo (350); M. T. (1.000);
Un giovane ignoto (200); Anonimo a
mezzo Banco di Roma, Roma (4.000) ;
E. M. (1.500);
Abbiamo ancora in cassa rma buona rimanenza, che servirà per i doni
di Pasqua, e per quelle necessità speciali che nwi mancano mai di presentarsi nel corso dell’almo.
Ancora grazie di cuore a tutti, e
che il Signore vi benedica.
Selma Longo
La Chiesa Valdese
di Genova
(segue dalla 1« pag.)
co. Neirinvemo del 1852 la Tavola
mandò il Geymonat per un mese e
poi per un altro in primavera e in
estate il pastore Malan, professore
al Collegio di Torre Pellice.
Nel luglio giunse alla Tavola una
petizione con 49 firme di cui alcune
individuali ed altre per famiglia e
fra gli altri v’erano quelle dei tre
fratelli Niccolini, il maggiore dei
quali, Giovanni, divenne poi apprezzato professore al Collegio. E la Tavola decise allora di inviare il pastore Geymonat che giunse a Genova
colla sua compagna nel mese di settembre e cosi cominciò regolarmente
ed ufficialmente l’opera della Chiesa
Valdese.
I culti venivano tenuti in locali di
affitto per brevi periodi perchè !
proprietari non gradivano un culto
evangelico e appena potevano davano la disdetta. Il giorno di Natale di
quell’anno venne celebrata la S. Cena per la prima volta. Alla Chiesa
Valdese aderirono anche alcuni svizzeri fra cui il sig. Enrico Jorand che
fu una vera colonna per la giovane
chiesa e che ebbe un’importanza
grande anche come membro del futuro Comitato di Evangelizzazione.
Scrivendo al Moderatore nel gennaio
1853 il Geymonat poteva annunziare
che la chiesa era ormai formata e il
Moderatore che la visitò ne fu molto soddisfatto. Intanto il pastore, col
consenso della Tavola, aveva chiamato ad aiutarlo Bonaventura Mazzarella, già professore e filosofo profondo, di poi magistrato e deputato
alla Camera, che si era convertito
nella Chiesa Valdese di Torino e che
il Geymonat aveva conosciuto a Gi
nevra. Il lavoro dei due operai procedeva con grande successo. Alla domenica si tenevano due culti: alla
mattina predicava il Geymonat, ed
alla sera il Mazzarella. La gente si
affollava ad ascoltarli. « La cappella
(un vastissima sala) si riempie tutte
le domeniche, scriveva il Geymonat
al Moderatore nel maggio 1853, e mi
si dice che se ne vanno tanti quanti
ne entrano per mancanza di posto.
Oh, se avessimo un locale, una cappella capace di 700 o 800 persone! ».
In quella sala ebbe luogo il primo
battesimo ed il battezzato fu appunto il figlio del pastore: il Mazzarella
lo tenne in braccio ed il padre lo
battezzò. Quel battesimo segnò una
conquista d’ordine legale in quanto
la nostra chiesa, per l’intervento del1’ Intendente Generale Domenico
Buffa, potè ottenere i registri per le
nascite matrimoni e decessi regolarmente vidimati dal Tribunale, come
le parrocchie cattoliche, e ciò durò
fino al 1866 quando lo Stato assunse
questo servizio istituendo lo Stato
Civile,
L’opera si consolidava così, ' malgrado le opposizioni non solo quelle
plausibili nel campo religioso, ma
anche quelle da parte delle autorità
che troppo spesso invocano il 1“ articolo dello Statuto per arginare se
non reprimere la propaganda evangelica. Ma l’ostacolo maggiore derivava dalla precarietà dei luoghi di
culto onde la necessità di trovare
qualcosa di stabile e di definitivo.
Però la comunità, prima di potersi così sistemare, doveva passare per
una terribile crisi che ne mise in for.
se la stessa esistenza.
Emilio Corsani
Dalle nostre Comunità
PRAD/mCLO
E’ deceduto, all’eta di 63 anni, Soulier
Eli (Barbo Silin), delle Case Nuove Pellenchi. Un niale imperdonabile lo ha portato alla tomba in poche settimane. A
principio dicembre egli attendeva ancora,
energico e vispo come sempre, ai suoi consueti lavori ; il 6 gennaio le sue spoglie
mortali erano deposte nel campo dell’eBtremo riposo terreno. Al corrente della
gravità del male che l’aveva colpito, egli
ha tranquillamente accettato la sua sorte e
atteso con pazienza e serenità la fine. Egli
era molto conosciuto sia a Pramollo che
fuori (egli percorreva infatti ogni anno
tutto il nostro vallone, essendo un appassionato ed abile cacciatore), ed i suoi numerosi conoscenti ed amici hanno tenuto
a testimoniargli il loro affetto visitandolo
spesso durante la sua breve malattia e intervenendo in grande numero al suo accompagnamento funebre.
Alla vedova, ai figli, al fratello e ai numerosi parenti, esprimiamo la nostra fraterna simpatia e la nostra solidarietà cristiana.
Tutti i « previsionisti del tempo » sono
disorientati. Con « Perviraa dii giuorn »
c’era chi prevedeva e preannunciava sicuro un cambiamento in meglio del tempo.
Altro che! Quasi a smentirli, ecco subito
una abbondante nevicata, poi, alla vigilia
di Natale, un tempaccio orribile con un
vento come di rado si sente, ed ora in
gennaio, dopo alcuni giorni di bel sole,
ghiaccio per le strade e il termometro a
parecclii gradi sotto zero. Malgrado questo le varie celebrazioni natalizie hanno
avuto il loro svolgimento normale. A Natale numerosi fedeli hanno partecipato al
culto e si sono avvicinati al tavolo della
S. Cena. La colletta fatta a favore del costruendo tempio di Prali ha fruttato la
somma di L. 20.000.
La festa dell’albero di Natale si è svolta la domenica 27 dicembre, presente un
numeroso pubblico. I bambini delle scuole
e della Scuola Domenicale hanno svolto
un interessante e ben preparato programma di canti e di recite.
Oltre al consueto pacco dono della Chiesa sono stati distribuiti ad ogni bambino
diversi piccoli panettoni offerti dal Sindaco Cav. Isidoro Rosia, dal Sig. Widemann di S. Germano e dal Patronato Scolastico. Ringraziamo questi generosi benefattori. Un grazie molto sincero anche
alle Insegnanti Sig.ne Wanda Patrone e
Maria Gatti che hanno curato le recite,
ai giovani Ermanno Jahier e Renato Tra
vers per il magnifico albero procurato,
ed a quanti hanno collaborato alla riuscita della simpatica festa.
Sono stati ripresi in questi giorni i lavori del cantiere lavoro della strada car
rozzabile. Oltrepassato il « cumbagl daa
Tapàs » si sta ora puntando verso il « Cialaret ». Per il principio della primavera è
preannunciato l'inizio di grandi lavori per
la somma di 50 milioni. Finalmente dunque la speranza di-poter giungere, fra
non molto tempo, anche a Pramollo ;n
macchina. Sarà vero? ,
aSGROGWa (Serre)
Due volte, nel corso di una settimana,
la morte è passata, nelle case della nostra
comunità recandovi il suo peso di dolore
e di lutto.
Martedì 12 corr. abbiamo accompagnato
al cimitero del capoluogo la spoglia mortale deUa decana del (juartiere Cacet-Rivoi.
res. Margherita Rivoira, deceduta alla
Grangia all’età di 86 anni.
Giovedì 14 corr. il corteo funebre partiva
invece dal Ponte di Barfè per trasportare al
cimitero di Pradeltomo il più giovane degli abitanti del’alta Valle di Angrogna, il
piccolo Gaspare Walter Miegge, improvvisamente deceduto dopo appena 6 giorni di
vita.
A chi è stato provato da questi lutti ricordiamo le parole del veggente di Patmos :
« Io vidi i morti grandi e piccoli che stavano ritti davanti al trono... ». « Sono davanti al trono di Dio e gli servono giorno
e notte nel suo tempio; e colui che siede
sopra il trono tenderà sopra loro il suo
padiglione ».
PERRERO ManiGLIg
In occasione del Natale tutte le famiglie
della Comunità sono state visitate da alcuni
giovani e a tutte è stato donato un numero
di « Presenza cristiana » e un calendarietto
di auguri. Anche un gruppo di sorelle dell’Unione femminile ha portato un dono e
un messaggio alle madri anziane e ammalate impossibilitate a prender parte al culto
di Natale.
Le feste dell’Albero hanno avuto luogo
la domenica 20 dicembre a Perrero e alla
sera di Natale nel tempio di Maniglia.
Il gruppo corale ha dato il suo contributo
durante il culto di Natale a Perrero.
Sabato 9 gennaio l’Unione giovanile ha
avuto il piacere di ricevere la visita del
maestro Claudio Tron di Massello membro del Comitato di gruppo. Desideriamo
ancora ringraziarlo per il suo apprezzato e
sentito messaggio. L. Rivoira
POMdRETTO
Recentemente abbiamo celebrato i servizi
funebri di Tron Eugenio di anni 67 originario di Rodoretto e deceduto in casa della
nipote signora Barai a Porosa Argentina,
nonché di Pastre Pietro Augusto Giovanni
di anni 85 padre del nostro Anziano Pastre Augusto II nostro fratello aveva celebrato le nozze di diamante lo scorso anno
circondato da uno stuolo di parenti ed amici. Desideriamo inviare il nostro pensiero
di viva simpatìa cristiana alle due famiglie
Domenica 17 gennaio è stato celebrato il
battesimo di Peyran Piero di Remigio del
quartiere di Vivian: che il Signore benedica la tenera creatura che s’è compiaciuto
di aggiungere alla sua greggia e domandiamo a Dio di benedire { genitori perchè circondino la creatura con l’esempio e la preghiera.
Nella stessa domenica, durante il culto
s’è proceduto all insediamento dell’Anziano A Ido Chambon e del Diacono Attilio
Long per il quartiere di \ivian. Cerimonia
semplice e commovente ad un tempo e
che è stata occasione prczioisa quale richiamo alle responsabilità nella chiesa del Signore.
Che Iddio faccia sorgere altri anziani e
diaconi per altri quartieri rimasti sprovvisti. Inviamo ai neo consacrati il nostro
caldo, affettuo.so augurio d’un lavoro ricco
di vita epirituale e benedetto dal Signore.
H U U il’
Diamo un cordiale benvenuto alla nuova
insegnante della Scuola del Centro, Sig.na
Nunzio Pomella. Nello stesso tempo diciamo il nostro grazie alla Sig.na Gente che
ha provveduto all’insegnamento finora. Pur
esisendo certi che la nuova insegnante compirà la sua oi>era con piena soddisfazione
di tutti, non possiamo fare a meno di deplorare vivamente la cattiva abitudine ormai invalsa di cambiare insegnante diverse
volte nel corso dell’anno.
Domenica 24 alle ore 19 avrà luogo una
seduta'del Concistoro,
AAtlSiiELLU
Diamo il benvenuto al piccolo Edmondo
che è giunto ai Coppi ad allietare la famiglia Tron.
Offerte ricevute
per il giornale
Viglielmo Amandina, lire 200; N. N.
395; Gastinelli Sarita 300; Soggin Anna
350; Bertin Enrichetta 200; Fraschia Sergio
650; Michelin Salomon Susanna 200; Benech Lina 200; Griglio Enrico 200; Charbon Aldo 500; Prof. Bellion 200; Travers
Stefano 200; Martinat Augusto 125; Jacquet
Edoardo 170; Pone Luisa 200; Col. Luigi
Grill 200; Rostan Jean Pierre 270; Peyronel Melania 200; Cai'rus Lidia 50; Betix
Enrichetta 100; Matliìeu Ersilia 100; Giaime Enrico 200; Odin Giulia 200; Revel
Stefano 100; Peyrot Paolina 200; Bonnet
Letizia 200; Poèt Giulio 200; Clot Levy
200; Ferrerò Enrico 200; Meynet Lidia
200; Paschetto Bruno 200; Malan Elda 200;
Revel Egidio 200; Cléanthe Rivoiro Pellegrin 500; Gönnet Giovanni 500; Pellegrin
Rivoiro Ugo 500; Calvino Alma 200; Pon.s
Albertina lOO; Morel Adelina 100; Pascal
Enrico 200; Benech Fanny 200; Bounous
Eugenio 200; Bonnet Paolina 200; Coisson
Elda 100; Jourdan Enrico 100; Balma Elsa
e Giulietta 300; Luigi Conte 500; Cougn
Riosa 300; Durand Davide 200; Lapise
Nancy 200; Rivoire Emostina 200; Chauvie Alice 200; Mondon Placido 2(K); Clot
Alberto 100; (Jiraud Carlo 100; Ferrerò Enrico 100; Poet Filiberto'200; Peyronel Giovanni 100; Peyronel Enrico 100. Grazie!
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunal
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
CONCORSO , RPé Franco Aperti
n Comitato Editoriale della Claudiana
bandisce un concorso P«r diapositive a colori adatte al calendario « VALLI NOSTRE ». Le foto (formato 6x6 o anche
24x36) dovranno pervenire aUa Libreria
Ed. Claudiana - Torre Pellice, entro il
31-3-1960. Argomento: paesaggi delle VaUi
Valdesi. Si può concorrere con più di una
foto. Allegare all’involucro o ai telaietti
una busta chiusa contenente nome cognome
e indirizzo, nonché la descrizione esatta
delle vedute. Sulla busta chiusa venga
apposto un motto ripetuto sul tela: etto o
involucro deUe diapositive.
Il 1» premio è di L. 5.000. Altre foto
eventualmente giudicate buone saranno
compensate con,L. 1.000 ciascuna. La proprietà editoriale deUe foto resterà alia
Claudiana. Le diaposit've, premiate o no,
verranno restituite a richiesta.
La famiglia della compianta
Maria Comba
ved. Bleynat
riconoscente ringrazia il personale
dell’Ospedale di Pomaretto, dell’Asilo
dei Vecchi di San Germano, il Pastore Umberto Bert e quanti hanno preso parte con la presenza o con scritti
al suo grande dolore.
San Germano Chisone, 29-12-1959
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pelljce : previo'appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
La famiglia Costantino, profondaniente commossa per la grande manifestazione di affetto tributatale nella dolorosa circostanza della dipartenza dell’amata Moglie e Mamma
Elisa
ringrazia vivamente ì vicini di casa,
i parenti e gli amici, che le furono
larghi di aiuto e di sostegno. Ringrazia altresì vivamente i Pastori A Gen.
re e L. Marauda che durante là lunga malattia e al funerale le furono
di sostegno e di conforto nella speranza cristiana.
S. Secondo di Pinerolo, 10 gennaio 1960
La famiglia di
Davilde Malan
deceduto a Pinerolo, ringrazia i medici e il personale dell’Ospedale Civile,
in particolare Suor Dolores, conie pure la famiglia Plavan di Tóire Pellice,
per le cure prestate al loro Caro nelle
ultime settimane. Esprime pure la sua
riconoscenza ai pastori Deodato e
Conte, e a quanti sono stati vicini
nella prova, e hanno partecipato al
servizio funebre.
« Venite a me, voi tutti che
siete travagliati e aggravati, e
io vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
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Redattore : Gino Conte
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