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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffìcio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 25 - 23 giugno 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
EDITORIALE
>, etica e dirti
COBOUCHARD
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
SEGRETI
DA SVELARE
«Nulla è stato tenuto segreto, se non
per essere messo in luce»
Marco 4, 28
NELL’ITALIA dei misteri, o meglio nei misteri delle vicende
sociali e politiche, pubbliche e private sotto ogni latitudine, queste parole di Gesù lasciano sorpresi e fanno
sognare a occhi aperti. Fosse vero!
Ciascuno di noi potrebbe fare il lungo elenco dei tanti misteri e segreti
che circondano la nostra vita pubblica e la nostra piccola vita privata. Se
c’è qualcosa che ci rende tutti uguali,
in ogni paese del mondo e nella diversa condizione sociale, è il regno
del segreto. Piccolo o grande, ciascuno ha il suo segreto, e spesso ben più
di uno. Non so se la nostra situazione privata e pubblica, sociale e politica, sarebbe la stessa se riuscissimo a
svelare i tanti segreti con cui conviviamo. La storia pubblica e privata
andrebbe riscritta daccapo.
ORA è vero che le bugie hanno le
gambe corte, almeno così dice
un proverbio popolare, ma una cosa
sono le bugie, altra cosa sono i segreti o i segreti non svelati che si trasfi rmano in veri e propri misteri. Ma le
cose si possono aggrovigliare ancor
di più: abbiamo assistito troppa
spesso a segreti che si .sono rivestiti di
tante di quelle bugie (tutte dette a fin
di bene, naturalmente, o per «ragion
di stato»!) che, una volta scoperto
Finvolucro di bugie che l’avvolgeva,
il segreto è rimasto tale, anzi si è trasformato in vero e iiroprio mistero.
Viene il dubbio che i segreti sono tali
non solo perché c’è chi li vuole tenere nascosti, ma anche perché non si
ha voglia di svelarli e ci accontenta ui
surrogati come i .segreti di Fatima e
simili... Chi di noi non ricorda i famosissimi «segreti di Pulcinella», di
cui tutti sono a cono.scenza, ma che
tutti ritengono ancora ri.servati a pochi eletti? La conoscenza dei segreti
dà potere. In fondo, il segreto è parte
della nostra vita, e abbiamo addirittura un garante della privacy per tutelarcelo. Il segreto dei dati personali
e «sensibili» è tutelato, mentre il segreto su fatti di rilevanza sociale e
politica è oggetto di indagini della
magistratura che non approdano
mai allo svelamento completo. .Non
approdano mai alla verità, perché la
verità non solo rende liberi, ma fa
anche paura. Ma a chi?
Forse la parola di Gesù: «Non
c’è nulla che sia nascosto se non
m vista d’essere rivelato, e nulla è
stato tenuto segreto .se non per essere
messo in luce», non parla dei nostri
segreti, ma dei segreti custoditi da
Dio, che si manifestano a tutti noi
come verità. O meglio, che ci dicono
la verità su noi. Per questo sono pericolosi, per questo li manteniamo
' hen na.scosti. L’EvangcIo è pericoloso
nella misura in cui svela il segreto
•Iella mia realtà non solo a me stesso,
ma anche a tutti gli altri e svela il segreto degli altri a me. È come quel
lampo che appare all’improwiso durante un temporale notturno, che illumina me ste.sso agli altri e gli altri a
me stesso e permette a tutti di vederci bene l’un l’altro e quindi di muoverci senza calpestarci o farci del male reciprocamente. Allora tutti i segreti diventano armi spuntate.
Domenico Tomasetto
CUMENEI
Lione 2000, l'Evangelo in piazza
di PEYRONEL, PLATONE, TOURN e DALMAS
ECO DELLE VALLII
il gianiino del Barant
di FEDERICA TOURN
Primo voto favorevole della Camera per la «sospensione» della leva obbligatoria
Giovani, addio aiia fcnaia»
Le nuove esigenze internazionali alla base dell'esercito professionale, ma rirnane
qualche preoccupazione per il possibile sviluppo «offensivo» delle missioni all'estero
ALBERTO CORSANI
CAMBIA l’esercito. Nell’anno che
ha visto ripristinare la parata in
occasione della Festa della Repubblica, la Camera ha dato il primo voto favorevole (14 giugno) all’esercito
professionale. Ora si attende il voto
del Senato. Era una scelta inevitabile? Giorgio Rochat, docente di Storia
delle istituzioni militari alla Facoltà
di Scienze politiche di Torino, sostiene che «anche i militari hanno
dovuto prendere atto che la leva, così com’era negli ultimi anni, coinvolgeva solo un giovane su cinque o addirittura su sei: gli altri venivano lasciati a casa per ragioni di costi. Non
c’erano dunque alternative. Il rischio
tuttavia sarà sul piano qualitativo, se
fra quelli che faranno il militare co
me professionisti la scelta sarà dettata solo dalla mancanza di altri impieghi, solo come ripiego. La qualità
dei giovani di leva era mediamente
più elevata».
Valdo Spini, presidente della Commissione Difesa della Camera, parte
dall’indagine svolta dalla Commissione stessa negli anni 1996-97: ne risultò che la tendenza europea era
per l’esercito professionale perché
erano cambiate le esigenze internazionali: non c’è più bisogno del soldato classico e indifferenziato, ma di
personale preparato a esigenze di
volta in volta particolari. «La somma
degli effettivi a disposizione dei paesi
europei - dice Spini - è di 1 milione
900.000 uomini, superiore al milione
e 600.000 degli Usa; ma a fronte di
questi numeri, il divario dal punto di
vista qualitativo e della preparazione
è molto ampio, a tutto vantaggio degli americani». A questo proposito
però sorgono le perplessità del mondo pacifista perché, si dice, la nostra
Costituzione prevede un impiego
dell’esercito a scopi difensivi del territorio nazionale. Ora invece si tratta
di mandare le nostre truppe in giro
per l’Europa o per il mondo. Secondo Roberto Minervino, segretario
nazionale della Lega obiettori di coscienza, «ciò che preoccupa non è
tanto la forma che viene ad assumere l’esercito: anzi, dal punto di vista
dei giovani e delle famiglie possiamo
guardare con favore a questa svolta.
Ma ci preoccupa che questa riforma
venga a rappresentare una parte si
Segue a pag. 10
.. ' Manifesto laico 2000
Libero stato
e libere chiese
In occasione del convegno «Libero
stato e libere chiese», svoltosi il 2-3
giugno a Roma, la «Società laica e
plurale» ha elaborato un nuovo «Manifesto laico del 2000» cbe riprende
le principali indicazioni emerse dal
convegno. Nel documento si afferma, tra l’altro, che la «rivendicazione
della più radicale laicità delle istituzioni repubblicane» non va intesa
come «riproposizione di antiche e
superate divisioni», ma come condizione necessaria per la creazione di
una società autenticamente multiculturale. 11 «Manifesto laico del
2000», inoltre, riafferma l’opposizione al Concordato che «stabilisce assurdi privilegi per la Chiesa cattolica
contro la fondamentale regola della
libertà di coscienza e dell’uguaglianza delle espressioni religiose».
Procreazione assistita
Evangelici per
una legge laica
Il Gruppo di lavoro sulla bioetica,
nominato dalla Tavola valdese, ha
inviato il 14 giugno un messaggio ai
Gruppi parlamentari sulla procreazione assistita. «Il tormentato dibattito che ha preceduto la votazione alla Camera e i profondi cambiamenti
intervenuti sul testo in discussione al
Senato - si legge nel documento - rivelano la difficoltà di elaborare una
disciplina della procreazione medicalmente assistita scevra da pesanti
condizionamenti ideologici e religiosi. È invece fondamentale che le regole da porre a presidio degli interessati nell’applicazione delle tecniche di riproduzione della vita umana
siano informate ai principi della laicità, della tutela del soggetto debole,
della protezione della salute e dell’uguale trattamento». (nev)
Valli valdesi
Una pastorale
sui giovani
Anche le chiese si interrogano
sull’attuale condizione del pianeta
giovani: le implicazioni delle relazioni fra comunità e adolescenti, insieme a vari altri problemi, sono state
all’ordine del giorno della «Pastorale
italo-francese», che si riunisce ogni
due anni. Pastori, diaconi, ma anche
operatori sociali e psicologi riuniti a
Torre Pellice tra il 19 e il 21 giugno
hanno cercato di fare il punto sulle
strategie comunicative che occorre
utilizzare per un confronto più efficace con le ultime generazioni. Anche
nella Bibbia, afferma Louis Schloesing, presidente del Consiglio delle
chiese della Provenza-Costa Azzurra,
si pongono questioni come il bisogno
di identità e di un progetto di vita.
Massimo Cnonea pag. il
IL VENTO
DI SEATTLE
Non c’è più pace per i dirigenti delle
organizzazioni internazionali, specie
quelle a carattere economico. Ogni
volta che organizzano un incontro devono confrontarsi con manifestazioni
e proteste. I luoghi dove si tengono gli
incontri diventano fortilizi, le città
vengono blindate. È successo a Seattle
(Usa) dove si sarebbe dovuta tenere la
riunione del Wto, l’Organizzazione
mondiale del commercio e poi, in Italia, a Firenze, Ancona, Genova e, la settimana scorsa, a Bologna, dove si teneva una riunione dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, dedicata ai problemi delle
piccole e medie imprese.
È un vento di contestazione e protesta che sta investendo tutto il mondo.
Paesi poveri e paesi ricchi. L’obiettivo
è la globalizzazione dell’economia e
della società. Intendiamoci, il fenomeno della globalizzazione (con i suoi assiomi di libero mercato, crescita quantitativa, finanziarizzazione dell’economia) non scoppia oggi. Dalla caduta
del muro di Berlino, tra economisti,
giornalisti e politici è cresciuto il «pensiero unico». All’interno dell’idea di
sviluppo attraverso l’economia di mercato, si sono manifestate tendenze diverse: c’è chi ha parlato di economia
sociale di mercato, chi di regolazione
dell’economia, chi di tre settori
dell’economia. Ma quasi nessuno ha
messo in discussione il meccanismo
del mercato. Le contraddizioni e le
realtà sociali, però, non hanno tardato
a evidenziarsi. Ben presto abbiamo cominciato a capire che i licenziamenti e
la disoccupazione del Nord del mondo
derivano dallo spostamento di investimenti di capitali in paesi che non rispettano 1 diritti minimi dei lavoratori, costretti a orari e condizioni di lavoro impossibili, con paghe da fame.
Gli agricoltori sono dipendenti in tutto
e per tutto dalle multinazionali delle
sementi che impongono non solo che
cosa produrre, ma come farlo e a che
prezzo vendere il prodotto. Anche il
gusto, la diversità alimentare, sta
scomparendo. Tutto è normalizzato:
così in Francia gli agricoltori hanno
assaltato i ristoranti McDonald’s, difendendo il loro diritto ai prodotti tipici: il roquefort contro gli hamburger!
Si è scoperto «l’orrore economico»
del mercato unico. Una scoperta che,
grazie a Internet, è diventata consapevolezza diffusa. Il vento di Seattle sta
soffiando ovunque (anche alla recente
Consultazione metodista di Ecumene)
e ci si mobilita senza che ci siano padri
0 madri particolari. A mobilitarsi sono
sindacati, ambientalisti, filosofi, religiosi, professionisti, scienziati, giovani, anziani, senza «direttori d’orchestra» delle manifestazioni. È la coscienza individuale alla base delle mobilitazioni. Si discute dappertutto dei
problemi del nostro futuro, in particolare della mercificazione dei beni pubblici, cioè della terra, dell’aria, dell’acqua (nel cui nome si stanno combattendo guèrre), della vita (che ormai è
brevettabile). Tu avrai terra da coltivare, aria da respirare, acqua da bere, vita da vivere in relazione alla tua capacità economica di stare nel mercato:
ecco «l’orrore economico». Per ora la
strategia è quella di lillipuziani contro
Gulliver: ognuno porta il suo filo per
legare Gulliver. Ma quale sarà il futuro
di questo movimento? «La risposta sta
soffiando nel vento», cantava Bob Dilan. Nel vento di Seattle, appunto.
Giorgio Gardiol
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
VENERDÌ 23 GIUGNO 2q vß^ERD* 23
«E i mansueti
erederanno la terra
e godranno
abbondanza di
pace»
(Salmo 37, 11)
«'^A Filippi, il
sabato andammo
fuori della porta,
lungo il fiume, dove
pensavamo vi fosse
un luogo di
preghiera; e seduti
parlavamo alle
donne là riunite.
'‘'Una donna della
città di Tiatiri,
commerciante di
porpora, di nome
Lidia, che temeva
Dio, ci stava ad
ascoltare. Il signore
le aprì il cuore, per
renderla attenta
alle cose dette da
Paolo. "'Dopo che fu
battezzata con la
sua famiglia, ci
pregò dicendo: “Se
avete giudicato
ch’io sia fedele al
Signore, entrate in
casa mia, e
alloggiatevi”. (...)
~^La folla insorse
contro Paolo e Sila;
e i pretori,
strappate loro le
vesti, comandarono
che fossero battuti
con le verghe...
^“Il carceriere li
rinchiuse nella
parte più interna
del carcere e mise
dei ceppi ai loro
piedi.^ Verso la
mezzanotte Paolo
e Sila pregavano
e cantavano inni
a Dio... ^"Vifu un
gran terremoto...
custode tirò
fuori la spada per
uccidersi, pensando
che i prigionieri
fossero fuggiti.
'^"Ma Paolo gli gridò
ad alta voce: non
farti del male,
perché siamo tutti
qui... “ “Che debbo
fare per essere
salvato?”. “Credi
nel Signor Gesù”...
"Ed egli li prese con
sé in quella stessa
ora della notte,
lavò le loro piaghe e
subito fu battezzato
lui con tutti i suoi...
"'Poi apparecchiò
loro la tavola»
(Atti 16, 13-15; 22-33)
BEATI I NONVIOLENTI
In tutta la Bibbia possiamo riscontrare un filo rosso che parlo della mansuetudine
e della benevolenza di Dio, fino al Sermone sul Monte dove tutto diventa chiaro
MARIE-FRANCE MAURIN
PUÒ un’antica certezza, come quella del Salmo 37, essere di un tale universalismo da
essere ripresa da Gesù come
parte del suo insegnamento, e
da noi oggi quasi come una parola d’ordine, perché la sentiamo attuale per noi e i nostri contemporanei? Questo, mentre ci
prepariamo al Decennio per vincere la violenza, assieme al Consiglio ecumenico delle chiese.
Viviamo in un mondo sempre
più violento. Siamo circondati
da violenze di ogni genere che
incalzano, non soltanto nelle
guerre moderne senza battaglie
dove sono colpiti civili indifesi, o
nei gruppi armati che reclutano
ragazzi per farne dei minisoldati,
ma nella nostra quotidianità,
perfino nei posti finora protetti,
come le scuole europee, dove ci
si trova di fronte a una violenza
gratuita, non più risposta all’ingiustizia come lo è di solito: «La
violenza si dà sempre per una
controviolenza» (Sartre). La novità di oggi è che sono sempre
più giovani e sempre più numerosi a commettere atti di violenza sempre più gravi.«La violenza
li avvolge come un vestito» (Salmo 73, 6); potremmo invece,
mantenendo la speranza, esigere il meglio di loro stessi.
Possiamo cercare di andare
contro corrente, opponendo alla
preoccupante prospettiva di chi
dice che la violenza aumenterà
ancora nel mondo, la calma del
salmista: «i mansueti erediteranno la terra»? Chi sono questi
mansueti, o umili, miti, nonviolenti diremmo oggi con Miegge?
«Si astengono dal reagire alle ingiustizie con mezzi ingiusti». Per
il salmista era nella tradizione
del Messia mite. Per Gesù che riprende la frase nella sua terza
beatitudine (Mt. 5, 5), e che parla ai credenti più infelici del dono di una felicità insperata che
appartiene già al mondo nuovo
di Dio, fa parte del suo progetto
di vita, insieme per confortare e
dare avvertimento a chi lo segue. Gesù mette in luce la miseria dell’essere umano e il suo infinito bisogno di grazia. Fa insieme una chiamata e una promessa. Gesù stesso è il vero mansueto: «Prendete su di voi il mio
giogo e imparate da me, perché
io sono mansueto e umile di
cuore» (Mt. 11,29).
volta c’è un filo rosso, più o meno invisibile come il Mondo
Nuovo di Dio, senza apparenza,
come Gesù non riconosciuto dai
più, che parla della mansuetudine e benevolenza di Dio: a partire dal segno messo da Dio su
Caino per evitare che a Caino
succeda quello che lui ha fatto a
suo fratello, passando dalla mano che ferma il braccio di Àbramo levato sul figlio, alla voce di
Dio che si trova nel dolce sussurro, e non nel fragoroso cataclisma, mentre parla a Elia dopo
la strage dei profeti pagani fatta
da Elia... fino al Sermone sul
Monte di Gesù, dove tutto diventa chiaro.
I testimoni «mansueti»
Possedere la terra
Per un mondo senza mine
Signore, come posso servirti senza braccia,
senza mani?...
Raccoglievo legna per il fuoco,
quando ho perso le mie mani...
Il mio cuore è pieno di tante sofferenze.
Vorrei condividere il tuo dolore ma non posso;
è troppo profondo.
Tu mi squadri, ma non posso sopportar
il tuo sguardo.
La fabbrica di armi dà lavoro a mio figlio,
e con le mie tasse ho partecipato
allo sviluppo delle «bombe intelligenti».
Non ho protestato
quando i soldati hanno seminato la paura
che terrorizza i vecchi e le madri angosciate,
e che riempie di odio il cuore dei giovani...
Signore, restituiscici la nostra umanità...
Insegnaci a servirti con mani disarmate. Amen.
Desmond Tutu, Sud Afiica
in Spalanca la finestra
Testi Cevaa, giugno 2000
I mansueti possederanno la
terra, dice il salmo: possedere
la terra per il popolo d’Israele, è
stata la prima grande promessa
di Dio, fin dalla prima chiamata
rivolto a un uomo a seguire Dio,
Abramo, per essere di benedizione per tutte le famiglie della
terra; «Lascia la tua terra, e va
nel paese che ti mostrerò»... «lo
darò a te e ai tuoi discendenti». E
nella sua beatitudine Gesù allarga questa promessa, non più a
un vasto territorio, ma a tutta la
terra. Nel salmo 37 altre tre volte, in sentenze diverse, è ripetuto questo concetto: «Coloro che
mettono la loro fiducia nel Signore», e «coloro che proclamano la giustizia» «erediteranno»,
possedefanno la terra. Per l’israelita che aveva perso il suo
pezzo di terra perché indebitato,
come per i contadini sudamericani o altri senzaterra del mondo
di oggi, era ed è il sogno di una
vita, per avere un vita umana degna di questo nome, che non sia
solo sopravvivenza. Malgrado la
cruda realtà per i più deboli, miseri, senza domicilio fisso, immigrati, che non hanno niente,
neanche una casa (come il Figlio
dell’uomo che non aveva un posto dove riposare il capo) c’è
questa promessa: avranno questa terra di cui hanno bisogno; si
tratta di terra, non di cielo.
Nella Bibbia, dove in tante
parti del primo Testamento si
esprime una violenza che urta
chi ci si avvicina per la prima
E nella storia, dopo due millenni di cristianesimo, registriamo testimoni «mansueti», a
partire dai primi martiri dimenticati che rifiutavano di prendere le armi, attraverso la nonviolenza dei primi valdesi, e gli appelli ed esempi di persone o
gruppi che attraverso i secoli
hanno chiamato a resistere in
modo nonviolento contro il male, fino ad oggi dove dei piccoli
gruppi nonviolenti testimoniano in mezzo alla tormenta, come ad esempio nel Kosovo; ma
attualmente in Kosovo la parola
pace non è da pronunciare perché troppo carica di sofferenza e
tensioni. Difatti conosciamo i
nostri legittimi riflessi spontanei
a reagire violentemente alle ingiustizie fatte sia nei nostri confronti, sia nei confronti di indifesi. È la molla per cambiare il
mondo, contro la durezza del vivere che abita i cuori quando sono sopraffatti da regole, economia, istituzioni non giuste. Essere nonviolento non è una possibilità umana, ma presuppone la
padronanza di sé, affinché,
spronati dalla parola di Dio, il
«cattivo» non abbia l’ultima parola né in noi, né nell’altro o
l’altra. Riconoscere la propria
violenza, identificarla e accoglierla per canalizzarla e padroneggiarla meglio. Nonviolenza è
insieme rigore contro il male e
amore per l'essere umano. Per
disarmare altri bisognerebbe
imparare le tecniche per non
usare la forza brutale, la più facile e sbrigativa; questo presuppone preparazioni, training ripetuti, imparare a mediare; i
nostri campi giovanili avrebbero in questo campo tanto da fare, e anche noi per creare gior
nate o settimane contro la violenza. La nonviolenza non si fa
da soli, è una costruzione.
Poi in ambito nazionale o intemazionale, degli specialisti dicono che i bombardamenti ledono la crosta terrestre, che decontaminare l’aria è un’impresa
disperata che ha risvolti su ambiente e alimentazione, e che c’è
da vergognarsi dall’aver usato
armi da bandire. L’attuale marcia mondiale 2000 delle donne
contro guerre, violenze e povertà va in questo senso. Questo
mese ricordiamo che 60 anni fa
l’Italia dichiarava la guerra, occasione di ulteriori riflessioni.
Prolungare l’affermazione del
salmo con un pezzo della vita
dell’apostolo Paolo nel contesto
della prima città greca dove è arrivato dopo aver evangelizzato
l’Asia, serve d’esempio, nel momento in cui l’Evangelo passa
per la prima volta sul continente
europeo. Paolo non è un mansueto, nel libro degli Atti ci è
presentato mentre approva la
lapidazione di Stefano, poi perseguita, incatena e caccia in prigione uomini e donne cristiane
credendo di ubbidire a Dio. Ma
con la sua conversione è trasformato, e diventa portatore del
suo messaggio di vita. Da persecutore diventa perseguitato,
perfino lapidato e quasi morto.
La fede in Cristo trasforma
A Filippi, le prime due conversioni che fa sono quella di
una donna attiva. Lidia, simpatizzante degli ebrei, e quella del
carceriere: vengono battezzati
assieme alle loro famiglie, primo
nucleo cristiano sul suolo europeo a casa di Lidia. La scena
tranquilla con questo gruppo di
donne, fuori città vicino a un
fresco corso d’acqua, luogo di
preghiera come lo sono le nostre
riunioni all’aperto, si oppone a
quella successiva di repressione
violenta. Ma sia nella pacata
quotidianità, sia nello straordinario della violenza ingiusta, la
fede in Cristo ha lo stesso risultato. Per il carceriere la sua trasformazione si manifesta subito,
da persona paurosa e violenta
(ha messo Paolo e Sila nella cella
più interna, e coi ceppi ai piedi)
diventa un altro uomo, attento a
chi soffre, lava le loro piaghe
causate dalle frustate, e li porta
a mangiare in casa sua. La fede
in Cristo cambia i violenti in
nonviolenti.
(Ultima di due meditazioni)
Note
omiletiche
Il salmo 37 è una coi
posizione sapienziale ì
salmo di istruzione, sèri
forma di sentenze conti
state che si seguono a
condo l'ordine delle lett
re dell'alfabeto ebraic
per facilitarne l'apprenc
mento. Per cui non c'è l
nesso tra l'una e l'altra
giovei
lEAN-JACI
salmista, un anziano dal ' ^ y
<<5) 0 disc
IAMO
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rischi
lunga esperienza, cerca
calmare chi è deluso
ché i cattivi prosperano 11-- j.v
SI ergono contro I «nAola per
sti»; ma la loro sorte è e1|ubblicami
fimera; inutile diventarlftediamo» <
come loro, cattivi.SI trattì«giUa, il pas
dell'attesa escatologicltod, prest
del pii d'Israele che confi dio nazion
danoinDio. Armata di
Essere mansueti dallfeornale rei
mani aperte per interc^ès» che, n
dere e mettersi tra DioM venerdì 2
la follia umana, e avere Ir nai
coraggio di denunciare
male. Lavorare sulla
stra violenza ci rivela qual ^ ^
cosa della nostra umanitl
e ci fa ricercare relazio||P®^®®^^'’'’' ^
nuove, di modo che la cal "O globale (
tiverla che abbiamo in né ¡persone, è S1
non abbia l'ultima parola frazione pei
Essere padroni di sé in ui flia riforir
conflitto non è cercare ¿([350.000 me
vincere, ma cercare un||i sono svoli
soluzione «senza perden ma il Sinoc
ti»; con la riconciliazioni pgff e le Ass
ci sono soltanto dei vinci protestante,
tori, d altronde Dio ci hi sabato
già riconciliati con lui pe
Gesù Cristo.
Filippi, nel nord deh
Grecia, colonia romana di
più di un secolo, era pi
polata soprattutto da vi
terani di Antonio. Paoloi
arriva nel suo secondi
viaggio. Lidia, di Tiatiri in
Asia Minore, città famosi
per le sue stoffe pregiate,
probabilmente benestante grazie al suo lavoro,
ospiterà dopo la conversione della sua famigliala
prima comunità cristiana;
Paolo e Sila ci tornano pri
ma di lasciare la città (v,
40); Paolo tornerà più tar
di a Filippi (cap. 20) du
rante il suo terzo viaggio
la sua lettera ai Filippesiè
quella più carica di affet
to per una comunità chi
l'ha molto aiutato. i,
I motivi del l'incarcera- (i
zione di Paolo e del suop
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Deciso dal I
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compagno Sila sono pei
ragione economica e di
ordine pubblico (v. 16-21),
Dal seguito del racconto
Paolo avrebbe potuto evitare di essere battuto coo^
le verghe visto che era cittadino romano per nascita, e probabilmente anche Sila (v. 37); difatti l’indomani i pretori devono
andare a chiedere loro
scusa; ci si può chiedere
perché non l'ha detto prima, altre volte si è avvalso
dei suoi diritti di cittadino
romano, a meno che non
fosse stato creduto; o
piuttosto lo spirito militaresco della città, visto che
sono stati trascinati non
solo davanti ai magistrati
(v. 19) autorità civili, tua
anche davanti ai pretori
che erano comandanti militari e che hanno presa
tutto in mano, faceva si
che questi ultimi impera'
vano con la forza brutaiej
di cui la gente armata
non sa fare a meno. Qe®'
sti hanno sbagliato es
spaventano, e sono lon
stessi, alla fine a chieder
a Paolo e Sila di lasciar
più o meno clandestina
mente la città.
Per
approfondire
FEDI
PRETI gl
1 ■
- Alphonse MailloF^j’
dré Lelièvre, Les Psaütr>«>‘
Labor et Fides, 1961.
- Giovanni Mieg9®'
Sermone sul Monte.
- A/uovo Testamen
Annotato, Voi. Il, Claudi
na, (Atti). ^ .1
- Riletture
femminile, Claudia
1994 (Lidia).
- La Bibbia delle don ’
voi. Ili, Claudiana,
- Bruno Corsani, I
degli apostoli, Claudian j
1978. I
tori teli
miracoli, c
sante in cu
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Lancio deH'iniziativa della Chiesa riformata di Francia «Débat 2000-2000 débats»
Lione 2000: portare ('Evangelo in piazza
])al 1° a! 4 giugno nella città francese si sono tenuti il Sinodo nazionale, l'Assise della
ieiie"i°ei gioventù protestante e la manifestazione inaugurale dell'iniziativa speciale per il 2000
Lancement de
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leti dall^ornale regionale «Le Pror interc^ès» che, nella sua edizione
tra Dio^ypjierdì 2 giugno, titolava
e fin prima pagina: «Lyon, capi^riciare du protestantismo». Dal
sulla noT,„ g| 4 giugno infatti, Lione,
'"ur^atì.flove oggi vivono circa 6.500
reiaziolWotestanti su una popolazio-he la Cai ne globale di due milioni di
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-protestante, che si sono cond ¡' Idusi sabato e domenica pres30 lui pe jg j| modernissimo Palais des
Congrès con il lancio ufficiale
di «Débat 2000-2000 débats».
Deciso dal Sinodo nazionale
del 1998, anno del IV centena3. Paolocf rio dell’editto di Nantes, per
secondi rilanciare la voce del protei Tiatiri H stantesimo nello spazio pubblico francese, questo appuntamento è stato una sorta di
«kirchentag» francese che ha
visto la partecipazione di circa 2.500 persone, con una folta delegazione di chiese estere, fra cui la Chiesa valdese.
Un modo molto protestante
di «celebrare» l’anno 2000.
Nella grande hall del Palais
des Congrès alcune mostre
molto ben realizzate, sui protestanti, la Bibbia, ecc., atti
ravano immediatamente l’attenzione. Al piano inferiore,
un grande banco libri offriva
un vasto assortimento di volumi sulla teologia e la storia
del protestantesimo.
2000 dibattiti
Ad aprire la serie dei grandi
dibattiti, il sabato pomeriggio, è stato «Dio e i media».
Centrato essenzialmente sulla questione dell’uso di riferimenti religiosi nella pubblicità commerciale, il dibattito
non ha veramente risposto
alla domanda sulla difficoltà
di comunicare l’Evangelo oggi, che era stata al centro del
dibattito sinodale durante il
quale Michel Bertrand aveva
affermato: «Stiamo vivendo
oggi una crisi senza precedenti della trasmissione».
Un tentativo di «uscire»
dalle mura del tempio per
predicare l’Evangelo in piazza, si è svolto nella serata di
sabato, nel cuore della vec
chia Lione: un «café théologique», una tenda nelle vicinanze di piazza Bellecour,*
uno spettacolo nella cattedrale St. Jean (dove fu condannato Pietro Valdo), un altro nel tempio di Change e in
quello dei 'Terreaux, un concerto nel Grande Tempio di
quai Augagneur. Ovunque si
è cercato di entrare in dialogo con la città, attraverso varie forme di espressione.
La domenica mattina, al
lancio ufficiale dei «débats
grands ouverts», c’erano più
di 2.000 persone neU’immensa sala seminterrata del Palais, con tre maxi schermi e
una sonorizzazione perfetta.
Primo dibattito: «Quali limiti
alla potenza dell’uomo? L’esempio della genetica o del
sistema economico mondiale», con Michel Camdessus,
ex direttore generale del Fondo monetario internazionale
e Didier Sicard, presidente
del Comitato nazionale di eti
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Il coro del giovani che ha partecipato al culto di chiusura
La tavola rotonda su «Dio e i media» che ha aperto i dibattiti
È possibile evangelizzare con gli slogan?
FEDERICA TOURN
PRETI ghiottoni, presnittitori televisivi a caccia di
niiracoli, cene più o meno
sante in cui si loda questo o
quell’ingrediente, e sopratfutto Dio padre (con tanto di
barba) che gioca a tennis o va
matto per una fatnosa salsa
tanto da farla distrattamente
gocciolare dall’alto dei cieli
provocando disastri sulla terra. Sono tutti esempi di una
pubblicità che fa man bassa
del «sacro» e del «religioso»
per reclamizzare i prodotti
più diversi: da ogni genere
eointnestibile a marche di
abbigliamento o calzature,
dei profumi ai copertoni per
eutomobili. È un’idea che
funziona? Certo sono molti i
pubblicitari che vi ricorrono;
6 se il pubblico a cui sono destinati i messaggi si diverte o
SI scandalizza, poco importa;
Importante è che li noti.
•«Dio e i media»: è stato
Questo il tema della tavola rotonda del 3 giugno, organizsata al Palais des Congrès di
utone per il lancio di «Débat
2000-2000 débats». «La pubiteità prende dei simboli conosciuti dal grande pubblico
n usa per i suoi scopi: ed è
niaro che in questo senso il
ongioso, e in particolare il
ustianesimo, "funzionano"»,
pfto Olivier Domerc, giormista ed esperto di comuni^^one. Come mai? «Il fatto è
seri • è abbastanza
®f)unlzzata da permettere
e 81 giochi con il sacro, ma
inriìw ^ ^ punto da rimanere
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laudia''*j léronie Cottin, pastore e
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le donhS
, 1999.
ani. Att
ni sul rapporto fra protestantesimo e immagine. Inoltre la
religiosità, e soprattutto il misticismo, sono di moda, e i
pubblicitari non fanno che
rielaborare gli stimoli che arrivano dalla società stessa.
Ci sono dei limiti nell’utilizzo dei simboli religiosi? La
risposta dei protestanti intervenuti è stata pressoché unanime: è meglio educare a una
critica equilibrata che vietare
a priori. La reazione dei consumatori è poi diversa da
paese a paese: Ronaldo al posto del Cristo del Corcovado
nella pubblicità della Pirelli è
passata in Italia ma non in
Francia, per esempio. A volte
quello che scandalizza non è
l’utilizzo di simboli cristiani
tout-court, ma a che cosa
vengono associati: così è stato per un profumo di Dolce e
Gabbana, in cui due omosessuali si abbracciano sullo
sfondo di crocifissi e aureole.
Diverso il discorso se sono
le stesse chiese a voler utilizzare gli strumenti della comunicazione per farsi conoscere: in questo caso si può
notare che i protestanti nel
pubblicizzarsi tendono a dare
un’immagine di una chiesa
calata nel quotidiano, eliminando ogni simbolo religioso,
a differenza della Chiesa cattolica, che ama mostrare preti
e campanili (basti pensare alle pubblicità italiane dell’otto
per mille). Che cosa comunicare è però un problema
tutt’altro che indifferente: «La
complessità del messaggio
protestante non si sposa bene
con il linguaggio semplificante della pubblicità - ha spiegato Walbaum - e questo ha
spesso frenato le chiese pro
testanti». La sfida è però arrivata da un cattolico esperto
di comunicazione: «Abbiamo
un estremo bisogno di utilizzare questi strumenti per
l’evangelizzazione - ha detto
- se no saremo dimenticati.
Ed è bene che anche i protestanti se ne rendano conto».
ca, a confronto con un musulmano e un ebreo. Secondo
dibattito: «C’è della verità al
di fuori di me?», con il filosofo
Paul Ricoeur, a confronto con
Olivier Abel, docente di filosofia e di etica alla Eacoltà
protestante di Parigi, Marc
Boss, docente di teologia sistematica alla Facoltà protestante di Montpellier, Isabelle
Graesslé, pastora a Ginevra.
Terzo dibattito: «Io e gli altri.
Come vivere insieme?». Assente per motivi di salute il filosofo André Glucksmann,
che nel suo ultimo libro denuncia la debolezza delle tre
grandi religioni monoteistiche in un continente europeo
sempre più secolarizzato. Sono intervenute fra gli altri:
Myriam Revault d’Allonnes,
docente di filosofia morale e
politica all’Università di
Rouen, e la pastora Claudette
MarquC^ produttrice della
trasmissione televisiva «Présence protestante».
All'ascolto della Parola
Nel culto di chiusura di domenica pomeriggio, il pastore Jean-Daniel Causse, predicando su Matteo 11, 28 («Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi, e io vi
darò riposo»), ha affermato:
«Noi protestanti, noti per essere Chiesa della Parola, dobbiamo in realtà essere Chiesa
dell’ascolto della Parola». Lo
aveva ricordato Paul Ricoeur
in mattinata; «Siamo preceduti dalla Parola». Con le loro
parole, cioè nel dialogo-dibattito con gli altri, i protestanti cercano di rendere testimonianza a questa Parola
che si è incarnata, quindi storicizzata, in Gesù Cristo.
Attenti però, ha ammonito
Claudette Marquet, a non ridurre le nostre parole a
chiacchiere impotenti a trasformare la realtà. L’obiettivo
dei «2000 dibattiti» che si
moltiplicheranno in tutta la
Francia fino alla fine del 2001
è infatti prettamente spirituale: predicare l’Evangelo
della libertà e della grazia
fuori dalle mura delle chiese,
in una società disorientata in
cerca di senso, affinché tutti
gli oppressi possano «trovare
riposo» presso Gesù, incontrandolo personalmente.
Il dépliant del lancio di «Débat 2000-2000 débats»
Tra dibattiti, concerti e spettacoli teatrali
Un «Kirchentag» francese
GIUSEPPE PLATONE
IL modello adottato è quello del Kirchentag tedesco
ma in salsa francese. Anche i
numeri ovviamente sono diversi. Concentrato in due
giorni, con la punta massima
di un culto che ha raccolto
2.500 persone, e varie discussioni ben animate. Il tutto
spalmato sulla città. Interessante è stata la serata del sabato quando in vari luoghi
cittadini si sono tenuti concerti, mostre, manifestazioni,
dibattiti. Ci siamo spinti anche noi sino al «Café théologique», «Le crocodile» dove,
tra una birra e un caffè, si ragionava di pastori e laici nella chiesa.
Più coinvolgente e partecipato, vicino alla piazza d’armi (Place Bellecour) con una
statua equestre dedicata a
Luigi XIV, il re sole, che ha
fatto di tutto per distruggere
il protestantesimo, una grande tenda bianca ospitava una
serie di dibattiti e interventi
sulla cooperazione Nord Sud
■ Domenica mattina; lancio dei «débats grands ouverts»
Dibattere i grandi temi del nostro tempo
DAVIDE DALMAS
FEDERICA TOURN
1 duemila dibattiti che nel
corso di un anno intendono raggiungere tutte le regioni di Francia sono stati lanciati ufficialmente con uno
show nell’enorme sala del
Palais des Congrès di Lione,
disegnato dall’architetto italiano Renzo Piano. Colpisce
immediatamente Io stile della discussione, con i volti dei
protagonisti proiettati su tre
maxischermi, i moderatori
che sembrano piuttosto presentatori, gli stacchi, per fortuna non pubblicitari, ma artistici (danza, sketch comico,
coro gospel) e soprattutto il
pubblico ridotto a spettatore
in una sala buia, nettamente
separata dal palco, dove è
impossibile fare domande e
si può solo, eventualmente,
applaudire. I tempi sono perfettamente misurati e controllati, le parole tendono a
diventare slogan, per comunicare qualcosa nei pochissimi minuti concessi.
L’unico invitato a cui viene
data un minimo di libertà in
più. accolto come il grande
vecchio del protestantesimo
francese, è il filosofo Paul
Ricoeur, che propone un paragone tra religione e lingua: ,
si vive e pensa sempre all’interno di una lingua, ma è
possibile tradurre da una
all’altra, pur col rischio di tradimenti in un senso o nell’altro. Ma aggiunge, contro l’attuale tendenza all’esaltazione
del dialogo come valore in sé,
che bisogna accettare il fatto
ebe ci sarà sempre una dissonanza ed è pertanto impossibile raggiungere un consenso
definitivo. E se anche la verità è un concetto sfuggente. ci rimane come cristiani
la consolazione dell’«ottativo
della felicità», quel «ah, se
potessi essere felice!», che è
al contempo speranza, desiderio e attesa.
Fra gli altri interventi, assente il filosofo André Glucksmann, (autore del recente
saggio La troisième mori de
Dieu, Nil éditions), si segnala
quello di Michel Camdessus,
già direttore del Fondo monetario internazionale, che a
proposito dell’wonnipotenza»
dell’uomo di oggi ha sottolineato la necessità di umanizzare la mondializzazione;
«ogni paese è responsabile
per il mondo intero», ha ricordato. Sullo stesso argomento, Raphaël Drai, ebreo,
docente di diritto e scienze
politiche all’Università di
Aix-en-Provence, ha affermato che «proprio perché l’uomo può tutto, sia sul piano
della potenza che su quello
della licenza, bisogna porgli
dei limiti». «È importante
mantenere il senso delle
priorità - ha aggiunto Tariq
Ramadan, musulmano, professore di islamologia all’Università di Friburgo - il rischio più grosso è considerare medicina ed economia
non come strumenti al servizio dell’uomo ma come fini».
Quindi, attenzione all’iperspecializzazione che fa perdere la visione d’insieme, e
soprattutto, ha ricordato Ramadan alla platea protestante, mai perdere di vista libertà
e responsabilità: è tra questi
due pilastri che stanno la dignità umana, il senso di giustizia e il rispetto per gli altri.
del mondo. La gente era lì
dalle sette di sera e alcuni si
sono fermati sino a mezzanotte. Gli interventi e il dibattitto erano inframmezzati daspettacoli di mimo. Al dibattitto ha preso la parola gente
che ha lavorato per anni in
Africa. Dai vari interventi raccolti con un microfono volante a disposizione del pubblico, emerge una critica fortissima allo spirito colonialista occidentale. Critica giusta
per carità, ma scontata. Qualcuno alza il tono: vale ancora
la pena di partire per fare del
volontariato in quei lontani
paesi? Risponde uno studente africano: «Sono stati fatti
tanti errori ma non facciamo
anche quello di interrompere
le nostre relazioni. Abbiamo
bisogno di infittire gli scambi
con l’Europa purché tutto avvenga su un piano di reciproca collaborazione e rispettando le esigenze economiche e sociali locali». Altri non
sono d’accordo. L’Africa se la
sbrogli da sola. La questione
rimane aperta.
Non c’è una parola conclusiva. I protestanti sono quelli
che amano discutere della
realtà in cui vivono. Non ci
sono risposte preconfezionate. E si ragiona più sulle domande che sulle risposte. La
chiesa, o almeno ciò che rimane della chiesa, deve diventare un grande laboratorio in cui sperimentare parole, esperienze, intuizioni: in
cui si prova ad intrecciare la
realtà con la parola evangelica che rimane al centro della
ricerca. La musica poi ha un
ruolo fondamentale. Si canta
sempre. Ci sono corali di
buon livello artistico, giovani
che suonano, concerti, serate
musicali. Il dibattito divide
spesso gli animi ma il canto,
la musica rimettono insieme
le emozioni.
Tra le cose viste e scippate
da portare a casa: una bellissima mostra sul protestantesimo. Su uno dei trenta cartelloni che la compongono,
c’è il volto di Martin Luther
King con sopra scritto: «Il coraggio di essere solo/a». Poche frasi ad effetto che fanno
riflettere. Forse da questo anno di dibattiti di grande respiro il protestantesimo francese ne uscirà ossigenato. Ma
l’obiettivo è ancora più ambizioso: la speranza di dire in
una società frantumata e
smarrita una parola autentica che aiuti a vivere.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 23 GIUGNO 20, VENERO* 23 <
Il «mosaico della fede» in Italia in un bel libro-inchiesta di Paolo Naso
La religione degli italiani
Nel nostro paese cresce il numero di coloro che professano uno religione diversa do quello
cattolica soprattutto, ma non solo, per effetto dell'Immigrazione. Il pluralismo nella laicità
EUGENIO BERNARDINI
IN un regno lontano lontano, un re decise che era
necessario che il suo popolo
avesse una religione di stato
che aiutasse tutti a orientarsi
rispetto ai grandi dilemmi
dell’esistenza. Ma quale religione adottare tra le molte a
disposizione? Il buffone di
corte ebbe l’idea giusta: organizzare un gran torneo «dello
spirito», dove la religione vincitrice sarebbe stata dichiarata religione del regno. Così si
fece; vennero i rappresentanti di tutte le religioni, denominazione e confessioni del
mondo, fu anche invitato un
ateo, perché tutto fosse politically correct. Ma alla fine del
torneo era difficile stabilire
chi avesse vinto. Il re era assalito da tanti dubbi e i suoi
consiglieri erano in grande
difficoltà. Così il re decise da
solo: «La religione che mi pare più adatta è la religione...
che sceglierò per la mia vita
personale, ma non la imporrò a nessuno. Ognuno
sceglierà la propria e il mio
regno resterà laico». Con
questa bella storia, narrata in
un romanzo del pastore riformato Shafique Keshavjee,
Paolo Naso conclude (pp.
249s) il suo bel saggio sulla
religione degli italiani*: per il
nostro paese, la reale libertà
e uguaglianza fra le diverse
religioni, confessioni e denominazioni non è un patrimonio del passato ma è un
obiettivo ancora da raggiungere. Ci riusciremo? Forse.
Intanto la religione degli
italiani sta cambiando, soprattutto per l’arrivo di una
consistente immigrazione,
non solo musulmana ma anche ortodossa ed evangelica,
e per la crescita di movimenti
di origine orientale come i
buddisti, ma anche perché il
processo di secolarizzazione
sta colpendo profondamente
il cattolicesimo. Secondo una
recente inchiesta, di cui Naso
riporta i dati essenziali (pp.
233s), il 54,2% degli italiani ritiene che sia «un fatto positivo» che in Italia «cresca il numero di coloro che professano una religione diversa da
quella cattolica», il 28,7% invece (percentuale che sale al
37,5% tra i «cattolici praticanti»), ritiene che questa sia
«una minaccia». Il 64% ritiene
che sarebbe giusto «che nelle
scuole italiane venisse previsto l’insegnamento di religioni diverse da quella cattolica», mentre il 39,2 di «cattolici praticanti» si dichiara contrario a questa ipotesi.
I dati sui pregiudizi da parte dei «cattolici praticanti»
nei confronti degli «acattolici» si coniuga con quelli
sull’ignoranza: il 25,5% pensa
che i valdesi siano «un movimento cattolico tradizionale», mentre il 37% non sa rispondere e solo il 30% risponde correttamente (percentuale che sale al 53% sull’insieme degli intervistati).
Sono segnali di arretratezza
del mondo cattolico rispetto
a una società italiana che, invece, è più aperta al dialogo e
alla voglia di conoscere.
Apertura di cui i grandi opinionisti e i politici sembrano
non accorgersi nella loro ottica «vaticanista» e «papista»
(pp. 38-40), né sembra accorgersene la scuola italiana (basta leggere i dati di un sondaggio tra un gruppo di studenti universitari di una facoltà umanistica romana riportati a pp. 35-37).
II libro si apre con una bella intervista con Oscar Luigi
Scalfaro, l’ex presidente della
Repubblica, il primo a parlare
di par condicio anche per le
religioni diverse dalla cattolica (si ricordano ancora i suoi
riferimenti alle varie comunità di fede nei suoi discorsi
di fine anno), e continua con
un viaggio avvincente (merito
della scrittura «fresca» e di taglio giornalistico di Paolo Naso) nel «mosaico delle fede»
presente nel nostro paese: dai
Testimoni di Geova ai buddisti, dai musulmani agli ortodossi, dai protestanti agli
ebrei per finire con i mormoni. In questo viaggio da Roma
alla Sicilia, da Venezia alle
valli valdesi, siamo accompagnati dalle riflessioni dell’autore, mai tendenziose ma anzi
estremamente rispettose, e
dalle parole di diversi testimoni, uomini e donne, italiani e stranieri, che riescono a
esprimere la loro esperienza
di fede con molta semplicità e
naturalezza, dandoci contemporaneamente una quantità
notevole di informazioni.
«Il passaggio dalla “religione degli italiani" a quella che
è stata definita “Italia delle
religioni” - scrive Naso - non
è ancora compiuto. Finita
l’età del “monoconfessionalismo”, vari indicatori suggeriscono che non è ancora giunto il tempo di un compiuto
pluralismo nel quadro di una
società laica (...) ed è questa
una delle grandi sfide che ci
stanno di fronte» (p. 22).
(*) Paolo Naso: Il mosaico della fede. La religione degli italiani. Baldini & Castoldi, Milano,
2000, pp. 262, £ 28.000.
JI libri di Andrea Cannilleri continuano a fare discutere
Il commissario che turba la sacralità letteraria
ANTONIO DI GRADO
UN «caso», quello dello
straordinario successo
editoriale di Andrea Camilleri, su cui sarebbe bene che indagasse il commissario Montalbano: dell’uno e dell’altro
ha scritto con intelligenza, sul
numero 21 di Riforma, Italo
Pons. Quel «caso» ha mobilitato una legione di detrattori,
accigliati critici o scrittori illeggibili, pronti a censurare
Camilleri in nome di un’idea
della letteratura angusta e accademica: la stessa contro cui
per secoli sgomitò un sottoprodotto bastardo come il romanzo, con la sua corte dei
miracoli di trovatelli, prostitute e naufraghi reietti ma ingegnosissimi; la stessa contro
cui tutt’oggi si infrangono generi, linguaggi e autori (dal
«giallo» e dal noir, ovvero da
Simenon a Chandler, e a Ellroy, fino alle scritture di frontiera come il fumetto o la sceneggiatura o la canzone d'autore) ancora esclusi dallo spazio sacro in cui l’impopolarità, l'illeggibilità e le complicità universitarie laureano il
«vero letterato».
Il primo motivo di diffidenza discende, perciò, da una
concezione sacerdotale della
«letteratura», che da quel sacro recinto estromette tutto
ciò che appaia «intrattenimento» o «paraletteratura»;
ovvero, che si rivolga a un
pubblico più ampio della esigua cerchia di lettori iniziati
che la letteratura italiana, da
sempre esercizio di corte e
d’accademia, di virtuosistici
retori incontaminati dalla
realtà, predilige e coltiva.
Non solo; a turbare quei
chierici delle lettere c’è pure
il fatto che romanzi come II
birraio di Preston o La concessione del telefono sono
spudoratamente divertenti, a
tratti esilaranti: e leggendoli,
vien da chiedersi perché mai
si sia affermata in Italia una
concezione penitenziale,
espiatoria della scrittura letteraria (e perciò della lettura)
come arida disciplina e dolorosa iniziazione, come inevitabile fonte di lacrime e tedio. Anche nel caso di un genere irridente e irriverente
COITI’è, per origine e statuto,
il romanzo, scritture aspre e
scostanti, e malauguranti avventure, hanno tenuto il
campo; e tanto più in terra di
Sicilia, dove ancor oggi si elabora il lutto per il naufragio
della «Provvidenza» e la
sconsacrazione della casa del
nespolo. E dire che non mancavano vistose eccezioni,
dair«umorismo» pirandelliano all’ironia brancatiana,
lungo la linea illuminata da
un riso strabiliare e sarcastico, carico di veleni critici ma
anche di beffarda libertà intellettuale e morale, perciò
votato alla sconsacrazione di
valori e linguaggi codificati. È
questo il filone cui idealmente si lega Camilleri; è quel filone laico e scettico che convertì l’amarezza e la «disdetta» in libertà romanzesca e in
controcanto irridente, in stridente «umorismo» e in vivace
plurilinguismo.
Quanto al «giallo», e alla saga di Montalbano rivisitata in
televisione e qui discussa da
Italo Pons, si tratta d’un anomalo «giallo siciliano», la cui
Per la
pubblicità
su
tel. 011-655278, fax 011-657542
soluzione non è mai interna
al meccanismo poliziesco né
all’apparato indiziario messi
in moto dal delitto, o dai delitti, su cui si apre il romanzo.
Essa si trova in un oggetto (il
cane di terracotta, il violino) o
in un’immagine (la forma
dell’acqua, il ladro di merendine) evocati nel titolo ed
esterni al milieu affaristicomafioso, che alimenta ma
non motiva il crimine, e allusivi semmai a ben altri scenari, a più profondi e inconfessabili segreti: un’enigmatico
simbolo funerario che sposta
l’asse dell’indagine dal «contesto» criminoso a una remota storia di amour fon, un innocente furtarello infantile
che svela il microcosmo
dell’immigrazione e dell’infanzia offesa... E tanto basta
perché quegli indignati censori accusino Camilleri non
solo di lesa letteratura ma pure, variante non secondaria,
di scarsa coscienza civile: e
cioè di quella deficienza (tipicamente siciliana e perciò
mafiosa, dicono) che i professionisti dell’antimafia rimproverarono perfino a Sciascia, e
che untorelli del rango di Vassalli denunziano perfino nel
gigantesco, impolitico e sicuramente incolpevole Verga.
Questo nucleo «privato» di
dolore e di pietà si accampa
al centro della narrazione e
dell’indagine, perché il paradigma indiziario del commissario Montalbano è quello
stesso di Edipo: ogni indagine è un’autoindagine, mette
in causa in primo luogo l’io
che indaga, lo coinvolge in
una rete di corresponsabilità
morali e lo fa vibrare di conpassione, ovvero di scontrosa
pietà per le vittime inermi,
per gli spettatori sgomenti e
come lui impotenti, dell’«universo orrendo» che li
circonda e li opprime. Quei
titoli sono perciò un’insegna,
una trasparente allusione a
quel nucleo di umanissima
pietas che è il cuore segreto e
l’autentico motore del romanzo. E a quel cuore, e a
quella verità, il Montalba
no perviene non già astrattamente deducendo come
Sherlock Holmes, o sgomitando tra il fango e i cazzotti
come Marlowe, ma divagando, letteralmente distraendosi dal filone principale dell’inchiesta, concentrandosi
su un rebus iconografico o su
una monelleria infantile o
sulla voce di un violino,
estranei e remoti dai delitti in
questione ma che, in premio
alla cocciutaggine e alla libertà interiore più che a una
superiore intuizione, si rivelano viceversa veri e propri
oggetti ermeneutici, privilegiate chiavi di lettura.
E Montalbano è sì il duro e
smagato detective, segnato
da lividi e carezze (e potremmo dire, luteranamente, simal peccato!' et iustus) delVhard hoiled d’oltreoceano e
del noir cinematografico
d’oltralpe, ma è anche un
siciliano di quelli laconici
e melanconici, caparbi e sornioni, votati a spietate inquisizioni ma anche ai tormenti
del dubbio: come Leonardo
Sciascia, come Giovanni Falcone. E perciò non somiglia
ai suoi illustri predecessori,
ma nemmeno al Pepe Carvalho di Montalbàn, di cui
solo apparentemente condivide certe smanie gastronomiche, tutt’altro che raffinate e fantasiose nel caso di
Montalbano, in preda semmai a un’incontinenza alimentare che sicilianamente
lo vota a pasti grevi, travagliate digestioni e sonni comatosi, decretando il ferale
trionfo d’una corporalità che
grava e ottunde, o esalta e
strema come una sfida. E che
trova requie solo nell’universo sobrio e silente, e forzatamente continente, della vecchiaia, in quel microcosmo
di vecchie signore e affabili
pensionati in cui il commissario trova rifugio e i suoi
«casi» soluzione, e dove si
aggira un’ombra discreta che
è un trauma irrisolto, un «rimosso» troppo ostinatamente tenuto a bada, un padre
trascurato e rimpianto.
Ilconfrc
GII
Politica
LIBRI ^
Fine delle illusioni
Cita anche Karl Barth, più di una volta, il libro del politologo Giuseppe Cantarano {L'antipolitica, Donzelli, 2000, pp,
226, £ 18.000) dedicato allo scollamento tra la cosiddetta società civile e l’amministrazione della cosa
pubblica. In una cultura che assimila troppo la politica ai valori religiosi (finalismo,
messianismo, scomunica degli avversari),
il celebre commento all’epistola ai Romani
del teologo viene indicato come «primo
grande documento del pensiero cristiano
sulla politica». Ricerca di identità, presunto declino dei partiti, questione della sicurezza sono al centro delle pagine del libro.
l. ANTil'Ol JTICa
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canaleradio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico
italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì alle ore 24 circa e
alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 25 giugno, alle
ore 23,50, andrà in onda: «Le famiglie più piccole del mondo;
denatalità e procreazione in ottica protestante». La replica sarà trasmessa il 26 giugno alle ore 24 e il 3 luglio alle 9,30 circa.
Ogni settimana...
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Ermanno Genre
Cittadini e discepoli
Itinerari di catechesi
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Sempre più bambini, giovani, adulti si allontanano dalla
de come se il cristianesimo si fosse esaurito. L’autore affronta il
problema studiandone la situazione nel mondo d’oggi, confrontandosi con i problemi della comunicazione e trasmissione catechetica, riportandola alle sue sorgenti
e poi situandola nel suo imprescindibile alveo storico. Arriva
quindi a tracciare le linee di una
catechesi aperta a tutto campo alle sfide delle conoscenze psicologiche e pedagogiche moderne.
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Le «norme contro gli ebrei in Italia e Germania» in un libro di Valerio Di Porto
Le leggi della vergogna
Il confronto tra la legislazione nazista e quella fascista fa mettere in dubbio la definizione di
ialioni brava gente». Le norme hanno primo separato gli ebrei e poi consentito lo sterminio
CIANNUONC
Cf È una frase che sentiamo ripetere spesso e
che è sbagliata: il razzismo
affisemita nacque in Germane fu importato dall’Italia
deista solo per compiacere
liticato e senza essere realiste «sentito» né dal regi^ né dal popolo italiano. È
Jìihgliata nella prima parte,
poiché l’antisemitismo moderno (lasciando perdere le
otìgini remote che risalgono
airiinpero romano e al Medioevo) ha precise origini
¿élla Russia zarista e nella
Francia di fine Ottocento. Il
nazismo in questo senso non
èche un ripetitore di idee già
elaborate, anche se l’idea di
una «soluzione finale» del
problema ebraico è nuova
nella folle tragicità.
Ma non è vera nemmeno la
seconda parte della frase:
l’antisemitismo delle leggi
razziali italiane del 1938 sarebbe stato un semplice adeguamento a quanto si faceva
in Germania, peraltro temperato dal «buon senso» e
dall’«umanità» che caratterizzano gli italiani. Un recente
libro* pone a confronto la legislazione nazista e quella fascista sugli ebrei e induce a
qualche revisione critica. La
normativa tedesca comincia
infatti nel 1933, subito dopo
l’ascesa al potere del nazismo
eviene seguita da Di Porto fino a^i anni 1938-39 (nel dicembre 1938 viene avviata in
Germania la «ghettizzazione»,
cioè la drastica separazione
degli edifici abitati dagli ebrei
e dagli ariani). La legislazione
razziale italiana si completa
nel volgere di pochi mesi tra il
1938 e il 1939, ma appare più
organica e in qualche misura
più gravemente discriminatoria di quella tedesca.
La normativa tedesca è infatti per lo più basata su provvedimenti amministrativi (ordinanze) che riguardavano le
singole categorie professionali, o di servizi pubblici, escludendone gli ebrei o i «non
ariani». Si tratta di misure che
per loro natura presentano
qualche lacuna, per cui si
creano nicchie in cui gli ebrei
riescono per qualche anno a
sopravvivere senza eccessivi
traumi. È il caso per esempio
della scuola: nel 1933 sono
fissate, in Germania, percentuali massime di alunni «non
ariani», per cui alcuni ebrei
possono continuare a frequentare le scuole pubbliche,
almeno sino al 1938. La norma italiana dello stesso anno
(Regio decreto legge 5 settemIrre 1938, n. 1.390 «Provvedimenti per la difesa della razza
nella scuola fascista», art. 2) è
invece molto più drastica:
«Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non
potranno essere iscritti alunni
di razza ebraica». Anche qui
resta il dubbio: tardivo adeguamento alla normativa tedesca, come si era andata delineando dopo alcuni anni di
discriminazione, o precisa volontà di emanare una legge
più drastica?
Un elemento che induce a
pensare a una specificità della
legislazione antiebraica italiana sta nella diversa definizione di «ebreo»: nei casi dubbi,
di discendenza mista o di
«meticciato» come si diceva
in Germania, ci sono sostanziali diversità tra chi è considerato «ebreo» nei due paesi
(con un maggiore ruolo riconosciuto in Italia alla appartenenza religiosa dell’interessato). Così come la legislazione
italiana evita accuratamente
di ipotizzare casi di convivenza more uxorio o di discendenza illegittima, che sono
invece minutamente regolati
in Germania. In sostanza, si
poteva dare l’ipotesi di un
soggetto che fosse considerato «ebreo» in Italia e «ariano»
in Germania, o viceversa.
Questo particolare basterebbe a escludere una passiva
imitazione da parte dell’Italia
della legislazione tedesca.
Si può quindi dire che, dalla comparazione dei dati normativi, viene posta seriamente in dubbio la definizione di
«italiani brava gente». Non vi
è una grande differenza nella
sostanza tra la legislazione
italiana e quella tedesca, che
hanno in comune lo scopo di
separare cornpletamente la
popolazione «di razza ebraica» dal resto della nazione,
riducendone ogni attività
professionale ed economica
sino a ridurla in breve sotto la
soglia di sopravvivenza. Questa forma di separazione, osserva Di Porto, era già un
preludio allo sterminio: come
avrebbero potuto sopravvivere persone private di ogni risorsa economica e anche della possibilità di emigrare?
Certo, gli esiti finali saranno
diversi: lo sterminio degli
ebrei, peraltro non previsto
da nessuna norma giuridica
tedesca, sarà implacabilmen
te attuato nei territori occupati dalla Germania. Mentre
l’Italia fascista, almeno sino al
1943, non farà niente del genere. Anzi, nelle zone di occupazione italiana, in Francia,
in Jugoslavia, in Grecia, le autorità militari si opporranno
spesso a deportazioni di ebrei, volute dai tedeschi o dai
governi locali. È difficile dire se ciò derivasse da considerazioni umanitarie o non
piuttosto dalla burocratica difesa delle proprie aree di
competenza. In realtà, stando
alle norme scritte, la legislazione italiana sugli ebrei non
era molto diversa da quella
tedesca. E ancora durante la
guerra vengono emanate ulteriori norme antiebraiche: misure per qualche verso più rigide di quelle nazionali sono
emanate nei confronti degli
ebrei di Libia nel 1942 (proprio alla vigilia della definitiva
perdita della colonia), mentre
la Repubblica sociale italiana
emana con decreto legislativo
del duce 4 gennaio 1944, n. 2
«Nuove disposizioni concernenti i beni posseduti dai cittadini di razza ebraica». Si
tratta della «rapina finale»,
come la definisce Di Porto,
cioè l’avocazione allo stato
dei beni, dei valori e dei crediti ancora in possesso di ebrei.
In pratica sparisce la personalità giuridica dei «cittadini di
razza ebraica», complemento
giuridico della loro eliminazione fisica, che, pur non
scritta nelle leggi, era in corso.
(*) Valerio Di Porto: Le leggi
della vergogna. Norme contro
gli ebrei in Italia e Germania. Firenze, Le Monnier, 2000, pp. 296,
£ 35.000.
■i
La risiera di San Sabba a Trieste
Il ciclo milanese delle Cantate
Bach celebra i valori
del matrimonio
PAOLO FABBRI
Un convegno nel comune di nascita dell'eretico degli «Apostolici»
Collecchio ricorda il suo Gherardo Segalelli
ANTONIO LESIGNOLI
Nella beila saia di Villa
Soragna, alFinterno del
PArco Nevicati di Collecchio
(Parma), il 12 maggio si è tenuto il convegno nazionale su
Gherardo Segalelli dal titolo
Attualità di un eretico. 1 lavori
sono stati aperti dal sindaco,
Giuseppe Romanini, che ha
ricordato come la serata fosse
stata preceduta da un’altra
tenutasi nel 1995: allora si era
cercato di porre in luce la vicenda biografica dell’eretico
parmense, mentre grazie a
contributi di quest’anno si sarebbe cercato di analizzarne il
pensiero e l’originalità. Il pastore Massimo Aquilante,
moderatore della tavola roI tonda, ha espresso la propria
, soddisfazione rallegrandosi
^’Iniziativa, di cui ha rilevatp l’importanza e l’urgenza,
ricordando come nel nostro
Poese il «vizio della memoria»
siatutt’altro che diffuso, a difterenza del mondo ebraico,
per il quale invece il ricordo è
iitt pilastro della cultura e del
•a spiritualità.
1-0 studioso Corrado MorJ3®se ha poi tracciato un riIe?F ° '^ivo e preciso di Segagli spiegando ai numerosi
bltori come la nostra fonte
principale, fra’ Salimbene de
^am, sia tutt’altro che impalale. In origine Segalelli
epe essere accolto nei fransoltanto dopo essere
DroH- *^*^*^3ato iniziò a essere
pti^tore itinerante, di tipo
(jA°*|olico», tutto proteso
® imitare la perfetta e inchiesa primitiva degli
®Jpoli. Da qui il nome del
movimento: gli Apostoli
’aver® «colpa» fu
* affermato che ognuno
(li noi può incontrare Dio dir(’ttamente, senza mediazione ecclesiastica. Sintomaticamente fu bruciato vivo proprio nell’anno del primo giubileo: in un tempo di perdono
per tutti, non potè essere perdonato. Segalelli invitava a
costruire un diverso modello
di società per essere pronti alla venuta del Regno e pensava
che il modo migliore fosse di
imitare Cristo: una chiesa povera, che cammina e incontra
Dio nel mondo, in cui tutto
sia in comune, tutti uguali e
pellegrini.
In fondo, ha proseguito
Mornese, la sua predicazione
era molto simile a quella originaria di Erancesco d’Assisi,
tanto che per oltre 30 anni
l’eretico parmense potè agire
indisturbato, ma colpisce la
profonda modernità del suo
pensiero: come un fiume carsico le idee di Segalelli riappaiono nel corso dei secoli. Il
grande ideale della chiesa
apostolica primitiva riappare
in Jacopone da Todi, nel pensiero politico di Dante, in
Marsilio da Padova, nella
Città del sole di Campanella e
per certi versi perfino in Giordano Bruno.
Lo scrittore Carlo Ferrari ha
accennato, da storico, alla
propria scoperta di Segalelli:
durante le sue ricerche si accorse che la maggior parte dei
libri sono basati sulle notizie
trasmesseci da fra’ Salimbene
e il ritratto che ne esce non è
mai obiettivo. Nel migliore
dei casi ne emerge un sempliciotto che non sapeva che cosa stesse facendo. Ma come
era possibile che un ingenuo
potesse avere tanto successo?
E perché tanta persecuzione?
Poco alla volta, rileggendo cri
ticamente i testi degli inquisitori e contestualizzandoli nel
loro tempo, Ferrari racconta
di essersi accorto che Segalelli
era tutt’altro che un sempliciotto, ma al contrario un uomo che sapeva benissimo ciò
che faceva e perché. Intriso di
una spiritualità profonda, come Francesco attirava le persone grazie alla sua giocosità
e alla sua teatralità.
Gustavo Buratti, presidente
del Centro studi dolciniani,
ha sottolineato come proprio
quelle azioni stigmatizzate
dai detrattori di Segalelli rivelino in realtà una profonda
aderenza al dettato evangelico, poi si è concentrato sull’opera di Dolcino. Questi assunse la guida del movimento
degli Apostolici dopo il rogo
di Segalelli, ma benché fosse
uomo sicuramente colto, non
si staccò mai dal predecessore, che restava punto di riferimento carismatico del movimento. Dopo la sua morte
però questo non fu più possibile, e se Dolcino divenne
quel leader formidabile che
sappiamo fu non solo per le
sue qualità, ma anche per necessità. Dolcino fu costretto
alla resistenza armata, ma gli
Apostolici non divennero mai
dei guerriglieri integralisti
quali la storiografia cattolica
li ha sempre descritti, poiché
in questo caso la lotta armata
si sarebbe sviluppata sin
dall’inizio e non solo a partire
dall’arrivo di Dolcino e dei
suoi fedelissimi in vai Sesia.
Questo è tanto più vero se si
considera che gli Apostolici
non erano guerrieri: lo erano i
montanari della vai Sesia, e
quando Dolcino arrivò fra loro trovò un ambiente comunitario ideale per accogliere la
sua predicazione: così, quando le incursioni dei vescovi di
Vercelli e Novara provocarono la reazione dei montanari
Dolcino scelse di stare dalla
loro di questi ultimi. Questa
scelta di resistenza armata
non è mai stata capita dagli
storici, ma il ricordo autentico di Dolcino era assai diffuso
fra gli strati più umili della
popolazione locale. Gli operai
avevano capito il messaggio
di Dolcino e nel 1907 gli eressero un monumento distrutto
poi dai fascisti. Buratti ha
quindi sottolineato come la
propria conversione alla fede
evangelica sia stata favorita
dalla conoscenza di Segalelli e
Dolcino, che gli hanno insegnato la differenza tra fede e
religione.
Infine il pastore Giorgio
Bouchard ha sviluppato alcuni dei temi emersi durante la
serata ricordando come l’attuale Chiesa valdese sia l’unica superstite delle eresie medievali e che, come Dolcino,
ha dovuto imparare a combattere per poter sopravvivere. La storia del cristianesimo
non coincide con la storia delle varie istituzioni ecclesiastiche: il pericolo sempre attuale
è l’ecumenismo dei vincitori,
anche se dovremmo avere
imparato ormai che ciò che
veramente conta è Gesù, il
grande perdente. Ma ricordare i perdenti come Segalelli e
Dolcino è difficile in un paese
in cui la malattia principale
non è l’Aids ma la perdita della memoria. Eppure ricordare
è l’unico modo per riappropriarsi di un passato che appartiene a tutti. La serata si è
conclusa con la promessa del
sindaco, di una prossima
pubblicazione degli atti.
IL 13“ ciclo dell’integrale
delle Cantate bachiane offre due cantate nuziali dell’ultimo periodo di attività
del Cantor. La prima, la Bvw
195 Dem Gerechten muss das
Licht (Agli occhi dei giusti la
luce), pare risalire al 1730 ma
altre versioni si sono succedute fino al 1748-49. È probabilmente l’ultima in cui si impegnò Bach, preso allora anche dall’Arte della fuga e dalla Messa in si minore. L’organico è ricco, in funzione di
una vastità di timbri e suoni
(trombe, timpani, flauti traversi, oboi) cui si affianca un
coro bipartito. L’opera si pare
con uno stupendo affresco
sonoro, cui partecipano anche i solisti, in una gioia sottolineata da lunghi vocalizzi
proprio sulla parola Freude. 11
primo recitativo esprime i temi di fondo, che sono, oltre
la gioia, la luce e la felicità
della coppia, apportate dalla
benedizione divina, e sfocia
nell’aria. Nel recitativo seguente i flauti sono metafora
di voci angeliche, volteggiando sulle note continue degli
oboi d’amore. Il coro di lode
alla santità di Dio presenta
alternanza di momenti concertanti e momenti solistici,
di slanci e di pause, col supporto delle trombe deputate
a esprimere la gioia.
Dopo l’Ouverture n. 3 in re
magg. Bvw 1.068, di cui Frans
Brüggen offre un’esecuzione
esemplare per misura e passione, si giunge alla Cantata
Bvw 197 Gott ist unser Zuversicht (Dio è la nostra certezza). Il tema teologico è dato
dalla certezza dell’aiuto di
Dio o, in termini veterotestamentari, dalla fedeltà dell’Eterno applicata anche alla vita degli sposi, con uno sviluppo che va inteso nei termini deH’augurio. Anche in
questa Cantata l’organico è
molto ricco. La prima esecuzione fu a Lipsia fra il 1736 e
il 1738, e il testo ha le sue basi
nei Salmi 46; 128; 184 e in
Isaia 49, 16, awalendosi anche di un Lied di Lutero.
Una tromba lancia il proprio appello quasi a radunare
il popolo celeste a celebrare
la gioia dei futuri sposi, che
esplode in un contrappunto
Frans Brüggen negli Anni 70,
quando svolgeva attività di
fiautista
vocale che si rincorre con la
ricchissima partitura strumentale; dopo il recitativo in
forma di piccola omelia, il discorso si sviluppa in una
splendida aria «del sonno»,
con oboe d’amore e archi che
si lanciano in un tripudio lirico; un recitativo poi prosegue l’esortazione verso gli
sposi, per approdare al coro
secco e vibrante con i versi di
Lutero. Dopo la celebrazione
delle nozze la Cantata riprende con un’aria delicata e timbricamente ricca, in cui il fagotto si affianca all’oboe e ai
violini nell’esprimere infinita
dolcezza. Il recitativo del
basso scorre sereno, riducendo il fervore delle proprie
esortazioni per lasciare spazio a una delicata atmosfera
augurale, che apre allo struggente arioso del soprano;
l’augurio viene poi ripreso
nell’aria successiva dal violino, con il sostegno sommesso dei due oboi d’amore.
L’ultimo recitativo rassicura
ancora una volta che Dio è
fedele nella sua benevolenza
e gli archi sono protesi a confermarlo. Il corale esaltante si
chiude sul verso dei un Lied
del poeta Neumark, dietro al
quale sta la citazione del sola
fide riformato.
L’esecuzione della «Orchestra and Cholr of thè Age of
Enlightenment» diretta da
Frans Brüggen è stata straordinariamente limpida, con
un rigoroso dosaggio delle
sonorità e una perfetta padronanza del contrappunto,
in cui si sono perfettamente
inseriti i solisti tecnicamente
molto bravi.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 23 GIUGNOjto ,^eRD123
In maggio si sono tenute alcune iniziative delle chiese battiste della Sardegna
Il debito dei paesi in via di sviluppo
Manifestazioni, incontri e concerti per rendere tutti consapevoli del peso che il debito estero
ha sul livello di vita dei paesi poveri. L'interesse della stampa locale e dell'opinione pubblica
BRUNO CAMBARDELLA
Nel mese di maggio le
chiese battiste della Sardegna sono state fortemente
impegnate sul tema del debito dei paesi in via di sviluppo.
Le comunità di Cagliari e di
Carbonia hanno organizzato
una serie di manifestazioni,
incontri, concerti che sono
stati ben seguiti dalla stampa
locale e dall’opinione pubblica. Ve ne presentiamo un
breve resoconto.
Cagliari
La settimana Martin Luther
King è un’iniziativa che la
Chiesa battista di Cagliari, a
scadenza biennale, dedica al
ricordo dello spirito di giustizia sociale promosso dal pastore battista statunitense.
Nell’anno del Giubileo si è
deciso di dedicare questa settimana al tema del condonò
dei debiti. Dal 5 al 14 maggio,
dunque, si è svolta la settimana «I debiti del Giubileo».
Hanno collaborato all’iniziativa: la Banca popolare etica,
la Caritas di Cagliari, la Casa
di Alex, il pittore Giorgio Polo, il gruppo di meditazione e
preghiera di Taizé, il movimento dei Focolari, la Radio
Kalaritana, il coro «The black
soul», la bottega del commercio equosolidale Succania.
La settimana «I debiti del
Giubileo» è stata inaugurata
venerdì 5 maggio con la conferenza del prof. Andrès Rodrigo Rivas, consulente di
economia deU’America Latina, sull’argomento: «Dal debito al condono: le cause dello sviluppo rallentato dei
paesi poveri e le possibili vie
d’uscita». Erano presenti le
autorità della città, e rappresentanti delle chiese cattolica
e ortodossa.
Sabato 6 maggio c’è stato il
concerto «Shout» del coro
gospel «The black soul» che
ha eseguito spiritual classici e
moderni. Attraverso i canti i
30 coristi hanno inteso alzare
le loro voci contro il dolore
che il debito internazionale
crea negli stati più poveri del
mondo. Mercoledì 10, fedeli
ortodossi, cattolici ed evangelici si sono riuniti in un momento di preghiera. L’incontro si è svolto nella caratteristica modalità della fraternità
ecumenica di Taizé (Francia),
dove la preghiera, che si svolge al luccichio di tante candele, viene sorretta da melodici
canti e lunghi silenzi.
Giovedì 11 si è svolto un
concerto di musica classica
dal titolo «La croce del debito». Il quartetto d’archi, che
si è esibito gratis, ha eseguito
brani per orchestra d’archi di
Mozart, Puccini, Barber e Pachelbel. Sabato 13 si è svolta
la tavola rotonda dal titolo «Il
debito: mondi diversi in dialogo». Il dibattito, moderato
da Stefano Meloni, si è sviluppato intorno agli argomenti del proposto condono
dei debiti, dello sbilanciato
consumo delle risorse a favore del mondo occidentale e
delle possibili alternative
economiche. L’incontro intendeva mettere in dialogo
rappresentanti di diversi
mondi sociali (dell’economia, della politica, della religione) per creare una consapevolezza comune della problematica e una coscienza di
equilibrata eticità. Per il
mondo religioso è intervenuto Pawel Gajewski, pastore
battista in Sicilia.
Durante tutta la settimana
è stata allestita una mostra
interattiva che si è sviluppata
in tre percorsi. Il «percorso
informativo» che, attraverso
schede, un allestimento pit
ti debito estero rischia di strangolare le economie dei paesi in via
di sviluppo (foto Acnur/Herzig)
torico, un videobox e la diffusione di videocassette, proponeva un cammino storico
dal giubileo biblico agli
odierni appelli per condonare il debito. Il «percorso del
sogno» introduceva il visitatore nelle catacombe del
conforto, un ambiente di
quiete e di riflessione ove, oltre agli appuntamenti di meditazione, veniva offerto anche un laboratorio di preghiera con un adiacente «muro del pianto», realizzato dalla chiesa. Infine il «percorso
dell’impegno» oITriva al visitatore la possibilità di incontrare delle associazioni (Banca etica. Commercio equosolidale, Casa di Alex, Economia di comunione dei Focolari) che si adoperano per
una diversa concezione eco
scopale della Chiesa cattolica
italiana. Domenica 7 maggio
il culto è stato tenuto dal pastore Herbert Anders su Deuteronomio 15, 4a «così non vi
sarà nessun povero tra di voi».
Domenica 14 maggio il culto,
presieduto dal pastore Pawel
Gajewski, è stato preparato a
partire dalla frase del Padre
Nostro: «Come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
Sulcis-lglesiente
nomica e un consumo più
consapevole. La sezione si
sviluppava in stand e sportelli
informativi.
Nell’ambito della mostra
sono anche stati pubblicizzati
due appelli per la cancellazione del debito: «jubilee 2000»,
promosso dalla Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, e «Come noi li rimettiamo ai nostri debitori», promosso dalla Conferenza epi
II 30 aprile sera la comunità evangelica battista di
Carbonia ha partecipato alla
veglia di preghiera dei lavoratori che si è svolta a Tratalias.
Alla manifestazione erano
presenti circa 200 persone. 11
programma comprendeva
una serie di letture intercalate da alcuni canti di ]. S. Bach
e di Allodi eseguiti dalla corale di Tratalias. La serata si è
conclusa con una breve riflessione del pastore Giuseppe Miglio sul pensiero di Jurgen Moltmann sulla «giustizia per le vittime e per i carnefici», e con il saluto finale
del vescovo di Iglesias, mons.
Tarcisio Pillolla.
111“ maggio la Chiesa battista di Carbonia ha partecipato a due manifestazioni. La
prima, patrocinata dal Comune di Portoscuso, prevedeva un dibattito pubblico
sul debito internazionale, al
quale è intervenuto il pastore
Miglio. Erano presenti circa
500 persone. Alla seconda
manifestazione invece, patrocinata dalla circoscrizione
di Cortoghiana, la comunità
evangelica vi ha partecipato
con un proprio stand per
parlare del debito intemazionale e per raccogliere firme
per la cancellazione del debito contratto dai paesi più poveri. Il lavoro di preparazione
e di coordinamento è stato
svolto egregiamente da Vittoriano e Denise Meloni, membri della comunità battista di
Carbonia, ma residenti a Cortoghiana. Erano presenti circa 300 persone.
Il 20 maggio, a Iglesias, la
Chiesa battista ha aderito alla
giornata di sensibilizzazione
per il rispetto dei diritti umani, nell’ambito della campagna nazionale «Diritti umani
e cooperazione allo sviluppo:
carta d’identità per i cittadini
europei». Il contributo specifico della Chiesa battista è
stato l’esposizione del materiale sul debito internazionale «L’utopia di Dio», messo a
disposizione dalla comunità
di Cagliari e dalla Fcei. Anche
in questa occasione sono state raccolte le firme per la
cancellazione del debito.
Il 27 maggio la Chiesa battista ha organizzato, nei suoi
locali, una mostra interattiva
sul debito dai titolo «Il percorso della coscienza», a cui
hanno partecipato numerose
associazioni Ibcaii. La manifestazione si è aperta al mattino, alla presenza del sindaco di Carbonia, Antonangelo
Casula, dell’assessore Ignazio
Cuccù, del vescovo di Iglesias
monsignor Tarcisio Pillolla e
di un folto gruppo di sacerdoti della diocesi di Carbonia. Nel discorso iniziale il
past. Miglio ha posto l’enfasi
sulla necessità di continuare
assieme, ognuno con le sue
peculiarità, il percorso della
coscienza in vista della cancellazione del debito internazionale che riduce alla fame
milioni di uomini, donne e
bambini. Nel corso della
giornata hanno visitato la
mostra alcune scolaresche di
Carbonia e numerosi sostenitori delle iniziative proposte.
Le scuole domenicali del Lazio a Rocca di Papa
L'inventiva dei ragazzi nella preghiera
MARCO DAVITC
Nella ridente cornice del
Centro battista di Rocca
di Papa, all’ombra dei castani secolari che rivestono le
pendici del Monte Cavo, si è
svolto domenica 4 giugno
l’incontro delle scuole domenicali del Lazio. Quasi 200
persone, di cui 130 ragazzi
delle comunità battiste, metodiste e valdesi si sono date
appuntamento al Centro per
una giornata di festa, tra giochi di società e canti comunitari, culminata nel pomeriggio con un culto all’aperto
interamente organizzato e
gestito dai ragazzi e dai monitori delle scuole domenicali. Un culto all’insegna della
libertà e della sperimentazione liturgica, nella quale ragazzi e ragazze hanno espresso con semplicità e con
grande freschezza una fede
diretta e partecipata.
Originale anche la predicazione, sul testo della tentazione di Gesù (Luca 4, 1-14):
una predicazione a più voci,
nella quale i ragazzi della
scuola domenicale di Roma
piazza Cavour hanno interpretato a turno diversi ruoli
narrativi, tra cui quello del
«tentatore» che, frustrato per
non essere riuscito - con tutta la sua astuzia - a convincere Gesù, si abbandona a una
inedita confessione di fede
nella quale, implicitamente,
riconosce la forza e la natura
messianica di Gesù di Nazareth. Molto partecipato anche il momento delle preghiere comunitarie: a un
grande albero di cartone, appeso in fondo allo spiazzo
trasformato per l’occasione
in luogo di culto, le ragazze e
i ragazzi delle scuole domenicali hanno appeso tante foglie di carta con su scritte le
loro preghiere. «Signore ti
preghiamo di aiutare tutti gli
uomini a non uccidersi più e
a godere di tutte le cose belle
che il mondo ci offre».
«Ti preghiamo di far cessare l’odio tra gli uomini e di
insegnarci ad amare». Una
serie di preghiere, scritte dai
ragazzi con grande libertà,
nelle quali compaiono con
forza i temi della giustizia,
della pace, della salvaguardia
del creato. «Ti preghiamo
perché la guerra non ci sia
più e torni presto la pace».
«Ti prego per un mondo migliore senza guerre. Perdonaci per avere distrutto quello
che tu ci hai donato». Preghiere nelle quali ritorna anche la preoccupazione per i
più deboli del mondo: le
bambine e i bambini. «Ti prego perché non succeda più
che alcune persone facciano
violenza ai bambini». «Signore, ti prego perché tutti i
bambini del mondo possano
studiare e giocare come noi e
non siano costretti ad andare
a lavorare». Un culto vissuto
da tutti con gioia e con impegno, conclusosi con una benedizione in cui tutta la comunità, tenendosi per mano,
ha espresso la sua riconoscenza al Signore.
Chiesa metodista di La Spezia
Le età della fede nello
scambio dei doni
MASSIMILIANO PAGLIAI
Quello delia prima decade di giugno è stato un
periodo particolarmente felice per la Chiesa metodista di
La Spezia, perché si è avuta
l'occasione di festeggiare la
chiusura della scuola domenicale, la confermazione di
due catecumene, e i cento
anni della sorella Barbara
Forma. In pochi giorni si è
presentato ai nostri occhi
tutto l’arco della vita di un
credente: dall’infanzia rappresentata dalla bambina di
sei anni che, con semplicità,
espone un suo pensiero sulla
creazione, all’anziana sorella
di chiesa che rappresenta la
memoria storica, e che ancora dà a tutta la comunità un
segno tangibile nella testimonianza dell’Evangelo. È
proprio il caso di dire con il
salmo 148: «Giovani e fanciulle, vecchi e bambini, lodino il nome del Signore».
Un segno quello che ci il
stato dato, di come nellJ
Una >
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chiesa si «incontrino le età»
come queste possano entrate;
in comunicazione tra di loto
contribuendo a loro modo al!'
la testimonianza dell’Evangelo. È in queste occasioni che
la chiesa diventa viva, diventa un luogo di incontro, di ri.
flessione di partecipazione, e
di unione. Ciascuno e ciascuna di noi è in grado di donate
qualcosa a chi gli è vicino, un
dono frutto della grazia di
Dio che ci viene incontro in
Gesù Cristo: in questo scambio di doni si realizza la veta
vita di un credente che non
ha limiti di età: non si è mai
né troppo giovani, né troppo
vecchi per TEvangelo. Il nostro augurio è che il Signote
continui ad aiutarci ad essere!
una chiesa viva, un luogo di!
incontro e di confronto, e che
continui a guidarci, con il suo
Spirito, verso quel Regno annunciato da Gesù.
Convegno delle donne battiste
Dalla Bibbia riflessioni
per la famiglia di oggi
ROSANNA CIACCHEnA
Estate un intenso fine settimana quello che la pastora Gabriela Lio, presidente
del Movimento femminile
evangelico battista (Mfeb) ha
trascorso in Puglia e Basilicata. Dal 19 al 21 maggio, infatti, le donne della comunità
battiste sparse tra la Murgia e
il mare hanno felicemente
accolto la pastora Lio, che ha
approfittato dell’occasione
per conoscere le attività nelle
quali le donne sono impegnate a livello locale, per proporre dei temi e dei lavori da
intraprendere insieme per
uno scambio formativo.
È stato un convegno inusuale; gli incontri si sono tenuti in luoghi diversi, anche
per consentire una maggiore
partecipazione, e coinvolgere
più sorelle possibili; infatti venerdì 19, la presidente ha visitato il gruppo femminile della
comunità di Mottola, sabato
20 invece, l’Unione femminile
della comunità di Gravina.
L’incontro conclusivo al quale
hanno partecipato le donne (e
non solo) delle chiese di Bari,
Gioia del Colle, Gravina, Ma
tera, Mottola si è tenuto alla
chiesa battista di Bari.
Il tema del convegno è stato: «La famiglia nell’Antico e
nel Nuovo Testamento... riflessioni per la famiglia odierna». L’argomento, già di
per sé interessante, ha coinvolto le partecipanti grazie
all’attenta analisi della famiglia nella Bibbia fatta dalla
pastora Lio e all’intervento
della dott. Silvana Serini che,
in qualità di assistente sociale presso il Comune di Bari,
ha reso attuale la materia in
discussione immergendola
nella realtà quotidiana spessoproblematica e difficile.
E stata un’occasione non
solo per riflettere sulla parola
del Signore, e farla vivere pienamente nelle famiglie, ma
anche per incontrarsi e condividere esperienze che non arricchiscono esclusivamente le
donne ma la chiesa tutta.
Il 5 giugno scorso a Palermo
Una cappella ecumenica
inaugurata all'aeroporto
HIANCO CIAMnCCOU
SABATO 3 giuOTo è stata inaugurata alTaeroporto
Falcone e Borsellino (Palermo) una cappella ecumenica.
Alla presenza di autorità civili
e religiose e di un centinaio
di invitati, ha condotto la liturgia di inaugurazione don
Piero Magro, presidente
dell’Associazione per la gestione della cappella ecumenica e hanno tenuto due brevi meditazioni il pastore Italo
Pons, sovrrintendente del 16"
circuito in rappresentanza
delle chiese valdesi e metodiste della Sicilia e il cardinale
Salvatore De Giorni, arcivescovo di Palermo.
La cappella ecumenica ha
dietro di sé una lunga storia di
difficoltà, pause e rinvii e deve
la sua realizzazione alla tenacia dell’ing. Angelo Biondi, a
suo tempo impiegato all’aeroporto in via dì fin dall’inizio
ricostruzione, il quale si baW
perché la progettata cappe**^
non avesse una destinazion
confessionale, cattolica, bens
ecumenica. L’iniziativa, ap
poggiata dal gruppo del
di Palermo, portò nel 199o ai
la costituzione dell’Associa
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cappella ecumenica di e
fanno parte anglicani, catto
ci, metodisti e valdesi.
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Vita Delle Chi
PAG. 7 RIFORMA
Iniziative evangeliche a Pescara e a San Salvo in occasione della Pentecoste
La Parola di Dio vivente e efficace
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Unc mostra della Bibbia, un riuscito incontro ecumenico, uno conferenza di Paolo Ricca
e infine anche lo gioia di ricevere la confessione di fede di due nuovi membri di chiesa
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4 Pescara domenica 11 giuA gno, e il giorno prima a
San Salvo, si è respirata aria
di festa per molti motivi che
vogliamo raccontare. A San
Salvo si è tenuta una «Mostra
della Pibbia» per tre serate,
concluse da un incontro ecumenico nel quale hanno parlato Paolo Ricca e mons. Michele Masciarelli, docente
¿’Istituto di scienze religiose
di Chieti. Entrambi sono intervenuti sul tema della Bibbia come «Parola di Dio vivente ed efficace». Altri interventi, tra cui uno molto valido del sindaco di San Salvo,
Arnaldo Mariotti, hanno raccomandato di assicurare continuazione al dialogo e si sono dichiarati disponibili a incontri anche con altre fedi,
che cominciano in queste zone a essere rappresentate da
immigrati. La mostra ha permesso di allacciare discorsi e
rapporti che speriamo possano venir continuati: è stato
importante anche per il gruppo evangelico scoprire nel
stio seno doni e risorse non
ancora ben utilizzate.
Il giorno di Pentecoste a
Pescara si raccoglievano gli
isolati e i rappresentanti dei
gruppi vicini (Palombaro e
Fermo) per un culto ben frequentato per le nostre risorse
(circa 35 persone), con due
ammissioni e la Santa Cena.
La predicazione di Paolo Ricca verteva sul tema «Noi abbiamo la mente di Cristo» e
ha, come al solito, affascinato
i suoi uditori. I canti erano allegri e trascinanti, ma certo il
momento più emozionante è
stato quello delle confessioni
di fede, preparate con grande
cura dai due nuovi fraieiii
che hanno chiesto di entrare
in comunione con noi. Uno
di loro ha circa 75 anni, laiciano De Giovannini, in pensione a Giulianova, uno dei
pochi che hanno finito Un
tempi più che apprezzabili) il
corso di diploma delhi facoltà valdese di teologia. Un
ricercatore solitario che ha
trovato nello studio riella
Bibbia e della teologia hi via
per essere raggiunto e colloquiare con Dio e ora considera una «grazia» il poterlo fare
con un gruppo di fratelli e sorelle, con i pastori piti vicini.'
L’altro è un giovane medico
della Asl di Senigallia, Giuseppe Carta, iscritto al corso
di formazione a distanza della Facoltà, con famiglia simpatizzante e papà cattolicoecumenico. Giuseppe è anch’egli un cercatore, che ha
attraversato più di una via
e vorrebbe ancora cercare
quella giusta, ma ha deciso di
farlo in comunione con noi a
patto che gli permettiamo di
cercare con libertà, che ha
scoperto essere la nostra vera
vocazione. Il sogno che ha
già cominciato a realizzare è
la fondazione di una «comunità ecumenica» a Senigallia,
che accetti e valorizzi i differenti apporti dei suoi membri, sottolineando la centralità di Cristo e della Scrittura.
Non è un caso che entrambi questi fratelli non hanno
intorno a sé una comunità,
né sembra essercene qualcuna sufficientemente aperta
vicino a loro alla quale possano aggiungersi; la loro esperienza è quella della diaspora
evangelica che può esser vissuta con gioia, come la chiamata molto particolare «advenir fuori...» (come Abramo)
e ad inoltrarsi in terre sconosciute e non garantite, fidando solo nella «promessa» che
Dio cammini con noi e di diventare un popolo di liberi.
La Pentecoste di Pescara è
stata ancora lunga, allegra e
fruttuosa: dopo un pranzo
consumato insieme presso
un ristorante di cinesi evangelici, abbiamo ancora ascoltato una conferenza di Paolo
Ricca, (alle 4 del pomeriggio
con una temperatura sopra i
30 gradi e un uditorio di nuovo di una quarantina di persone!) su «Ecumenismo: autunno o primavera?». A questa si sono aggiunti alcuni
amici dello studio biblico
ecumenico del martedì e anche persone che hanno saputo dalla radio e dai giornali di
questo evento. Paolo Ricca ha
elencato i motivi che fanno
pensare all’autunno dell’ecumenismo (la «compositio oppositorum», la centralità del
papa, Fatima e la mariolatria,
questo Giubileo ecc.) e poi ha
parlato positivamente dei
motivi di «primavera» (come
la firma del documento sulla
Giustificazione fra luterani e
cattolici e altri esempi che
vengono dalla collaborazione
ecumenica di questi ultimi
anni). Come spesso avviene i
fratelli cattolici si sentono
«feriti» per le critiche, anche
quelle fatte con contrappesi
positivi, mentre i fratelli evangelici «altri» ^che anche
sono stati con noi) e membri
delle vecchie comunità di base cattoliche considerano
queste critiche troppo blande... Ad ogni modo siamo veramente grati all'instancabilità di Ricca e ancora più al Signore che sparge i suoi doni e
non fa mancare il suo Spirito.
Tre incontri di evangelizzazione a Torino-Lucento
Gesù Cristo è il mio liberatore
DIDISACCOMANI
CARLO, con la sua voce
delicata, canta, accompagnato dal suono discreto
della chitarra, un suono inusuale nella chiesa battista di
Torino Lucento. Si inserisce
garbatamene Marta e, in
questo duetto, timidamente,
la comunità, che mano a mano prende sempre più coraggio e canta brani imparati al
momento. Carlo propone un
inno tradizionale, anticipandone con tono vigoroso la
sfinfa e la voce dell’assemblea si fa più sicura, si rafforz:t: il canto diventa la certezza (ii ciò in cui crediamo, la
gi''ia di essere insieme.
i.a comunità ascolta con
grande attenzione il messaggio del pastore Raffaele Volpe,
toccante e attuale. Ancora la
corale della chiesa, l’organo,
inni della comunità, canti di
Carlo e Marta. Tutto questo
durante tre incontri di evangelizzazione tenuti nella chiesa battista di Torino-Lucento
il 2, il 3 e il 4 giugno. «Da lago... a lago per vincere la tempesta», i capitoli 4-6 del Vangelo di Marco che ci presentano Gesù guaritore e liberatore
dell’indemoniato di Cerasa e
Un intervento della corale in una
della donna che soffriva di
emorragie, ma anche dell’uomo e della donna d’oggi. Tre
giorni intensi di preparazione
delle liturgie con la collaborazione di alcuni membri della
comunità, tre giorni di partecipazione e di ascolto.
Fratelli di altre chiese hanno condiviso questi momenti
ricchi di spiritualità, di messaggi donati con semplicità,
di invito a comprendere l’importanza e la forza della liberazione che Gesù ci offre per
vivere una vita che meriti di
essere vissuta. Ci dispiace per
coloro che per vari motivi non
GIUGNO 2000
Carcere
Un progetto fallito. Amnistia?
Società
«Matrimoni misti», alcune storie
Giubileo
I martiri del 900. Ma solo quelli cristiani
Immigrazione
La città a colori nasce a San Salvario
Cultura
Silone, un cristiano senza Chie.sa
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Anno ’95-96: Schiavi in Egitto. Liberi. Chi è costui.
Anno ’96-97: Verso Gerusalemme. Gesù racconta. Gesù nasce. Giosuè. Al tempo dei giudici. Samuele.
Anno ’97-98: Saul e Davide. Salomone. Morte e risurrezione.
Anno ’98-99: Testimoni nel mondo. Elia e Eliseo. Geremia.
Daniele? Ritorno dall’esilio.
Scrivere al: Servizio istruzione educazione, via Porro
Lambertenghi 28, 20159 Milano, oppure telefonare al n. 0269000883 o mandare un fax allo 02-6682645 o una e-mail
all’Indirizzo sie.fcei@iol.it.
Il Sae a Reggio Calabria
L'impegno dei cristiani
per la giustizia nel mondo
FRANCESCA MELE TRIPEPI
serata di evangelizzazione
hanno potuto godere di questi doni e ancor più per chi
per trascuratezza ha perduto
un’occasione irripetibile.
A Carlo Leila e Marta D’Auria, animatori musicali, un
ringraziamento particolare
per la loro sensibilità e preparazione e a Lello Volpe per la
sua capacità di affrontare da
un’angolazione nuova testi
del Nuovo Testamento sentiti
tante volte, per il suo saper
incidere nel nostro quotidiano, nelle nostre paure e angosce, facendoci comprendere
che non c’è vera libertà senza
la liberazione di Cristo.
Anche quest’anno l’attività annuale del Gruppo
locale Segretariato attività
ecumeniche (Sae) di Reggio
Calabria si è conclusa con un
incontro ricco e articolato,
mercoledì 7 giugno, nella
chiesa della comunità del Risveglio. La prima parte della
serata è stata dedicata alla
preghiera: cristiani di diverse
confessioni hanno innalzato
lodi al Padre comune. La celebrazione è stata presieduta
da Pasquale Focà, della comunità Risveglio, di indirizzo
pentecostale, e si è incentrata
sulla meditazione di Romani
8, 12-17, a coronamento della
lettura interconfessionale che
è stata la base portante
dell’attività di quest’anno del
gruppo Sae. La riflessione è
stata condotta con la consueta capacità di coinvolgimento
dal pastore valdese Piero Santoro, che ha sottolineato come i cristiani sono chiamati a
spendersi per i fratelli, non
con la presunzione di operare
confidando nelle proprie forze, ma sorretti dalla fede
nell’aiuto dello Spiritò, che la
grazia di Dio garantisce. Le
preghiere spontanee hanno
espresso la gioia dei fratelli di
sentirsi uniti nel nome di Cristo, il ringraziamento al Padre
per questo intenso momento
di comunione e la speranza
di poter attingere dallo Spirito Santo la forza dell’amore
per diventare testimoni credibili del Vangelo.
E per esprimere in modo
tangibile la connessione tra
fede e vita, i presenti sono
stati sollecitati all’impegno
concreto, nella seconda parte
della riunione, da messaggi e
testimonianze sul tema «Giubileo di liberazione e solidarietà ecumenica». Nell’introdurre gli interventi, la responsabile del gruppo Sae di Reg
gio Calabria ha messo in evidenza che, in ambito ecumenico, alla parola giubileo si
attribuisce solo il significato
con cui viene usata nella Bibbia, in Levitico 25, senza alcuna connessione con l’Anno
Santo celebrato dalla Chiesa
cattolica: purtroppo i cristiani
sono arrivati al terzo millennio ancora divisi sul piano
dottrinario; possono però
unire gli intenti per tendere la
mano a quella parte dell’umanità che soffre per le conseguenze storiche degli atti di
sopraffazione e di rapina praticati, nel corso dei secoli, da
popoli che si definivano cristiani. Un forte richiamo a
prendere coscienza delle ingiustizie che ancora sussistono nel mondo è venuto da
Francesca Chirico, rappresentante di Amnesty International. Sono state presentate,
in particolare, le campagne
contro la tortura, contro le armi leggere e quella per i diritti
umani in Arabia Saudita, un
paese di cui si parla poco e
che conserva modi di «amministrare la giustizia» veramente raccapriccianti, come
la lapidazione e le mutilazioni. Tutti i presenti hanno firmato le petizioni che l’organizzazione presenterà alle autorità internazionali.
Un altro intervento toccante è stato quello di Maria
Kongolo, proveniente dal
Congo, ex Zaire: dopo aver illustrato la situazione disperata del suo paese, conseguenza del malgoverno dittatoriale e della guerra ancora
in corso, Maria ha fatto un
appello perché possa realizzarsi il progetto, già lanciato
dal Sae e dal Moci, di comprare un’ambulanza per i
sobborghi di Lubumbashi,
nel Katanga. Un appello che
non può restare inascoltato,
se vogliamo che la solidarietà
ecumenica dia frutto.
... .. . Chiesa battista di Matera
Un giorno di Pentecoste
allietato dai battesimi
Domenica 11 giugno, giorno di Pentecoste, la chiesa
battista di Matera ha accolto
con gioia tre nuovi membri i
quali hanno reso testimonianza della loro fede in Cristo Gesù mediante il battesimo. Ad essere immersi nelle
acque battesimali sono stati
Luca Papapietro, Marco Traili
e Filomena Capolupo. La loro
decisione, come i battezzandi
hanno raccontato nella loro
confessione di fede, è avvenuta grazie anche alla testimonianza delle loro famiglie
e della comunità. I giovani
Luca e Marco, ambedue appartenenti a famiglie evangeliche e attive nella Federazione giovanile evangelica e nella scuola domenicale, sono
infatti due dei 17 nipoti dei
coniugi Papapietro (presenti
al culto), che hanno confessato Gesù come Signore e Salvatore. Filomena Capolupo,
attiva soprattutto nel coro e
nell’Unione femminile, ha
anche ringraziato la sua famiglia di origine cattolica della
sua testimonianza di fede
nonché la famiglia Nicoletti a
cui è unita dal matrimonio.
Ad assistere ai battesimi, in
un tempio affollato, c’erano
amici e parenti dei battezzandi e fratelli e sorelle della parrocchia cattolica vicina.
La pastora Elizabeth Green
ha annunciato il Vangelo di
rigenerazione e rinascita racchiuso nel potente simbolismo dell’acqua e dopo la condivisione della cena del Signore i nuovi membri hanno
ricevuto in dono dalla comunità un libro e un omaggio
floreale. Il culto battesimale è
stato il primo di una serie di
culti speciali che la Chiesta
battista ha in programma per
il mese di giungo. Domenica
18 avrà luogo la presentazione di Michelina, figlia dei coniugi Nola, mentre domenica
25 il culto sarà a cura del coro
che annuncerà il Vangelo attraverso il cahto e la drammatizzazione.
FRATELLI
FIORINI
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Via Camillo Berneri, 15
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Tal. 0565 856262
m gnal^itain FdX 0585 50301
abbonamenti
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a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 001 84 Roma.
8
PAC. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 23 GIUGN^pf^ VENERDÌ 23
Il 21 maggio nella chiesa battista di Borgo Ognissanti a Firenze
Battesimi: una comunità in festa
Tre sorelle e un fratello, con esperienze molto diverse fra loro, hanno doto gioiosa
testimonianza della propria fede in un'atmosfera di piena e sincera solidarietà
PASQUALE lACOBINO
Estate un culto battesimale quello di domenica 21
maggio per la Chiesa battista
di Firenze. Daniela, Jeanne,
Dunia e Mario hanno pubblicamente confessato Gesù
Cristo loro unico Signore e
Salvatore. È stato così ripetuto per quattro volte il gesto
dell’immergersi e del riemergere dalle acque, dell’uomo
vecchio che muore e che in
Cristo rinasce a nuova vita.
«È di grande significato - ha
dichiarato il pastore Raffaele
Volpe - rilevare la diversità
che emerge guardando Daniela, Jeanne, Dunia e Mario:
diversità anagrafica, culturale
(una cagliaritana, una camerunese, una fiorentina, un napoletano] e sociale (una studentessa universitaria, una lavoratrice immigrata, la direttrice dell’lnps di Scandicci e
un uomo che proviene dalla
dura esperienza del carcere).
Anche i percorsi di fede sono
stati diversi: il battesimo come affermazione di scelta
personale nonostante le radi:
ci evangeliche, la fede come
fiducia nel potere che viene
dall’amore di Dio, l’uscita da
una difficoltà esistenziale, il
pentimento e cambiamento».
In diverse occasioni Mario
ha sempre testimoniato l’incontro con l’Evangelo con
queste parole: «Avevo fatto
dei cattivi pensieri guardando giù dal ponte alla Carraia
(ponte sull’Arno, vicino alla
chiesa battista, nda). Volevo
farla finita. Poi è accaduto
che mi sono mosso e sono finito in questa chiesa che non
conoscevo... mi sono sentito
addosso l’amore di Dio e ho
trovato dei fratelli e delle sorelle che mi amano. Dove me
ne andrò mai lontano dalla
casa del Signore? Cosa posso
dare io se lui mi ha già dato la
sua vita?». Dunia ha affidato
alle pagine del bollettino di
chiesa, Borgognissantinotizie,
la sua testimonianza: «Quando sono arrivata in questa
chiesa ero sola e cercavo nei
Vangeli le ultime parole di
Gesù sulla Croce per spiegare
il dolore della morte. In que
Dunia, Daniela, Jeanne e Mario in attesa di ricevere il battesimo e,
a destra, l’assemblea della Chiesa battista di Firenze
sta chiesa mi è stato insegnato che la mia finitezza avrebbe trovato risposte nella parola di Gesù. “Guarda dentro
te stessa, conosciti e troverai
la strada per affidarti a Dio”.
E il giorno del battesimo mi
sono affidata, sono rinata a
nuova vita».
Ai neobattezzati la comunità ha offerto un piccolo
pensiero. Dato che di Bibbia
erano già forniti allora è stato
loro regalato un libro a sostegno della spiritualità e della
riflessione di ciascuno: Mario ha ricevuto il Lezionario
2000 Un Giorno una Parola,
mentre per Jeanne, Cristiani
perché di Giorgio Girardet. A
Daniela è toccato il bel libro
di Klaus Douglass Gioia di
credere mentre a Dunia è stato donato ii volume II pensiero della Riforma di Allister
McGrath. La predicazione
è stata tenuta da Stanley
Crabb, mentre il coro Nefesh
ha cantato alcuni inni. Presenti anche diversi familiari e
amici anche loro visibilmente solidali con la bella festa di
fede in corso. L’agape ha visto la partecipazione di circa
60 persone.
Fioridia e Lentini
Comunità animate
nel segno della musica
SANDRA SPADA
,.T A musica è un dono
Xjì
(Sublime datoci da Dio
ed è simile alla teologia. Non
darei per nessun tesoro quel
poco che so di musica»: Lutero intendeva qualcosa di
molto serio quando ha detto
queste parole; il canto è vita,
ha la capacità di risvegliare
sentimenti assopiti in ognuno e ognuna di noi, ha la capacità di farci sorridere, piangere, pensare e riflettere anche sul contenuto delle nostre credenze. Spesso tutti
noi dimentichiamo l’importanza della musica ma per
fortuna c’è sempre qualcuno
in grado di ricordarcela.
L’ultimo fine settimana di
maggio le comunità battiste
di Fioridia e Lentini hanno
goduto della presenza dell’animatore musicale del Dipartimento di evangelizzazione
dell’Ucebi, Carlo Leila e della
moglie Marta D’Auria. Carlo
e Marta sono stati invitati per
un seminario dedicato a «La
musica nella liturgia e nell’evangelizzazione». Carlo Leila
in poche ore è riuscito a risvegliare nei partecipanti
l’amore per la musica, raccontandoci il cammino che
questa ha fatto nei secoli intercalandolo con canti che
Carlo e Marta ci hanno insegnato e che poi ci hanno accompagnato durante il culto
domenicale. È incredibile come un inno cantato con una
guida appropriata sia in grado di rinvigorire l’entusiasmo
della comunità. In ognuno e
ognuna di noi era visibile la
gioia di stare lì tutte e tutti assieme di cantare in comunione le lodi di Dio: «Cantate
all’Eterno un canto nuovo,
perché Egli ha compiuto meraviglie...» (Salmo 98).
I Attività ecumeniche a Taranto
Dove va il cristianesimo
nel nuovo millennio
NICOLA PERCHIAZZI
A Taranto è iniziato «Camminiamo insieme», un
«laboratorio» nato dalla collaborazione tra il Centro culturale biblico Ruah e la comunità parrocchiale della
Concattedrale. 11 primo incontro si è tenuto il 27 maggio, presso rauditorium della
Concattedrale, sul tema;
«Tertio millennio adveniente:
dove va il cristianesimo nella
nuova era». Relatori: padre
Carlo Colonna, studioso gesuita appartenente alla Comunità di Gesù e aderente alla Consultazione carismatica
italiana (luogo di aggregazione carismatico-pentecostale), e il prof. Leonardo De
Chirico, studioso evangelico,
esperto conoscitore dell’arcipelago evangelico-protestante, competente ricercatore
dell’Ifed (Istituto di forma
Per godersi i privilegi della terza età
Mia madre si è ripresa
la sua libertàri
Gianmario S.
54 anni
imprenditore
Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età. io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente raggiungibile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurtirle insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza
continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
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La Residenza: la serenità è di casa
zione evangelica e documentazione) di Padova.
Nell’esporre il «progetto» al
numeroso uditorio (con una
più che discreta rappresentanza evangelica di battisti,
pentecostali, valdesi), il parroco, mons. Michele Lucarella, ha voluto porre in risalto il
fatto che il mondo cattolico è
chiamato in quest’Anno Santo a riscoprire una fede più
profonda e una maggiore
apertura al dialogo interreligioso, privilegiando ciò che
unisce. Chi scrive, presidente
di Ruah, nell’introdurre l’incontro e descrivere i dettagli
del progetto, ha manifestato
preoccupazione per il proliferare dei vari etnicismi, tribalismi, nazionalismi e fondamentalismi, nonostante quotidianamente siamo
bombardati da parole quali
globalizzazione, multiculturalismo, transnazionalismo.
Dopo l'intervento di padre
Colonna, che tra gli attuali
«segni dei tempi» individua
anche il Giubileo cattolico, il
prof. De Chirico ha esordito
facendo notare che, malgrado il Novecento sia stato il
secolo dell’inizio dell’ecumenismo, si persiste ancora nel
declinare il cristianesimo al
plurale. Non più con la forte
conflittualità del passato, ma
pur sempre su sentieri ancora diversi e quasi mai convergenti. Per De Chirico vi sono
almeno tre tentazioni che il
cristianesimo deve affrontare
e sconfiggere: il cattolicesimo
ha la tentazione dell’assorbimento di ogni cosa, come in
occasione dell’Anno Santo,
che è la chiave ermeneutica
del cattolicesimo in cui convivono. non ben amalgamati,
moderno e postmoderno,
spinte in avanti e qualche
passo indietro. Quanto al
protestantesimo, ci sono due
tentazioni: quella di un «polo» arrendevole di fronte alle
jtroposte della modernità, facile all’adeguamento ai modelli culturali in voga, e quello di un fondamentalismo,
che rischia di scivolare nell’estraneamento e nell’autoghettizzazione.
Chiesa valdese di Lucca
La sorella Brina Ciafrei
non è più con noi
DOMENICO NASELLI
VENERDÌ 2 giugno, dopo
una brevissima malattia,
si è addormentata nel Signore la sorella Erina Ciafrei, anziana della Chiesa valdese di
Lucca. Era la nipote dell’anziano Micheioni che nel 1864
aveva comprato il locale per
conto della Commissione evangelizzazione della Chiesa
valdese e la cui famiglia ha
vissuto tutte le vicende della
chiesa di Lucca nel corso di
questi 136 anni di storia.
Erina era nata nei locali
della chiesa e insieme alla
mamma e alla sorella aveva
vissuto le vicende della comunità che via via era venuta
diminuendo. Negli anni della
Resistenza aveva ospitato vari
fuggiaschi e aiutato il prof. Aldo Muston, valdese, membro
del Comitato di liberazione
nazionale. Per lunghi anni
professoressa presso la scuola
media locale, aveva seminato
amore e principi di fede cristiana, raccogliendo profondi
frutti tuttora vivi, rappresentando una sicura testimonianza evangelica nella città.
Durante i lunghi anni in
cui la chiesa era ridotta ai minimi termini, lei, la sorella
Milena e l’amica Enrica Bernardini l’hanno tenuta aperta
confidando nel Signore, in
quel Signore che ha ora permesso la rinascita della comunità, di cui ella, anziana.
era divenuta cassiera e segre
taria del Consiglio di chiesa,
Da quando era in pensione,
la sua attività per la chiesa si
era andata moltiplicando, insieme con quella per il Mu
seo storico della guerra di liberazione.
Il 3 giugno nei locali della
chiesa si è svolta la riunione
di saluto, in un tempio colmo
di fratelli e sorelle, di simpatizzanti e di amici di Lucca, di
Barga e di Viareggio. La cerimonia è stata molto breve,
ma pervasa di vera commozione e di una intensa spiritualità. Era presente il labaro
della Federazione lucchese
volontari per la libertà, e
hanno dato la loro testimonianza di affetto due nostri
amici e simpatizzanti in rappresentanza della Scuola e
dei partigiani lucchesi.
La meditazione del pastore
si è incentrata su tre brani:
(ìiovanni 8. 32-36, per mettere in luce il rapporto tra la ricerca della verità, die è Cristo, e la libertà; Giovanni 10,
27-29, per sottolineare il valore di essere saldi nelle mani
del Signore e Apocalisse \i
13, per notare come la sorella
Erina riposi ora nel suo Signore. Nella commozione e
nel pianto dei presenti, soprattutto dei più giovani, si è
visto come le opere, fatte come conseguenza della salvezza, restino a testimonianza
della fede.
i' " Chiesa metodista di Roma
Una corale americana
al culto di Pentecoste
Le note piene di forza di
una corale metodista americana hanno accompagnato il
culto di Pentecoste nella
chiesa metodista di via XX
Settembre a Roma. La corale
della Chiesa metodista unita
di West End, Nashville (Usa),
si è hen inserita nel culto
gioioso e solenne nel quale,
come è tradizione nella domenica di Pentecoste, sono
stati confermati i nuovi
membri di chiesa. Sono cinque i giovani che hanno dichiarato la loro fede, due col
battesimo e tre con la confermazione; dimostrazione vivente che nelle nostre chiese
vi è sia il battesimo dei bambini che il battesimo dei credenti; tutti insieme hanno
promesso di «seguire la guida del Signore Gesù Cristo,
con umiltà e fiducia», come
dice la liturgia della confer
mazione, rispondendo cosi
alla predicazione, che prendeva spunto dal testo di Ge
remia 1, dove il giovane Ge
remia esprime il suo sgo
mento dinanzi alla chiamata
di Dio a diventare suo prole
ta. «Non sono che un ragaz
zo...», dice Geremia. H sol
tanto dei «ragazzi» erano'
cinque confermandi, che pi*
re hanno dichiarato con ma
turità la loro fede dinanzi al a
comunità.
La sera precedente l’ittnP®'
nente e ben addestrata cora
metodista americana
eseguito nel tempio di via
Settembre un bel concerto
musiche prevalentemen
anglosassoni e in gran par
ispirate agli spiritual neri,
un’esecuzione che ha irasc
nato i presenti col suo ritrn
e con l’intensità della le
espressa nel canto, (rn.s.g-ì
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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festeggiamenti per il centenario della Chiesa valdese di Orsara di Puglia
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La libertà e la responsabilità dei cristiani
La presenza valdese ha creato nel piccolo centro pugliese una profonda consapevolezza
critica e una coscienza di libertà La conferenza di Daniele Garrone sui giubileo biblico
___ lorenzo SCORNAIENCHI
UN po’ dappertutto in Puglia la presenza evangelica, e valdese in particolare,
haCompiuto un secolo di vita
in questi ultimi anni e ciò ha
costituito un momento di riflessione non solo sul passato, nella maggior parte dei casi più florido, ma anche sulle
prospettive future.
Il centenario della Chiesa
valdese di Orsara di Puglia assume un significato particolare: l’età della comunità corrisponde esattamente con
quello che è stato definito «il
secolo breve», il secolo dei
grandi rivolgimenti e dei
grandi massacri. Nel piccolo
centro del subappennino
dauno si è verificato qualcosa
di anomalo rispetto alla provincia meridionale, altrimenti
abbandonata aila superstizione più oscura e lontana dagli
eventi storici. La presenza valdese, per un certo periodo divenuta persino maggioritaria,
ha creato nel paese una consapevolezza critica e una coscienza di libertà che si è manifestata in un costante impegno antifascista negli anni del
regime e nel clamoroso e storico consenso quasi unanime
al referendum del '46 a favore
della repubblica. Poi l’emigrazione ha spopolato il centro e
soprattutto la Chiesa valdese,
ridotta a un piccolo gruppo
sempre attivo e critico. Ben
ha interpretato il prof. Daniele Garrone, invitato a tenere la
predicazione del culto di domenica 28 maggio, il senso di
Agape fraterna nel giardino del Centro Betania
questo centenario, soffermandosi sul testo di Calati 5,
20 sulla libertà che proviene
dallo Spirito che è al tempo
stesso responsabilità.
I due giorni dedicati alla festa estiva del centenario, 27 e
28 maggio, sono stati vissuti
in un clima di gioia e di in-'
contro comunitario, anche
perché il centenario cade in
un momento di particolare
euforia e di ritrovato senso
comunitario. La presenza
della nuova pastora Patrizia
Pascalis ha contribuito a
creare una nuova vitalità e
una nuova progettualità rispetto agli ultimi anni. Il progetto di ricostruire e di rilanciare il Centro Betania, come
luogo di incontro e di testi
Church of Scotland
Borse di studio
e collaborazioni
BORSE DI STUDIO
Il «Faithshare programme» della Cburch of Scotland offre l’opportunità di studi per un periodo fino a un massimo di 1 anno a candidati raccomandati dalle chiese d’oltremare. Le domande vanno presentate entro il 31 agosto
dell’anno precedente a quello in cui si vorrebbe iniziare il
periodo in Scozia.
Si accettano candidature di persone già qualificate, cioè
che hanno completato il loro ciclo di studi, preferibilmente
al di sotto dei 40 anni, che possono trarre beneficio da un
corso di studi avanzato in una scuola scozzese, studi sia in
campo teologico che non teologico. 1 corsi sono in inglese,
quindi è necessario un attestato di buona conoscenza
dell’inglese.
Durante il soggiorno in Scozia il borsista è collegato a
una comunità locale e può condividerne la vita a vari livelli: partecipare ai culti; parlare in riunioni, fornendo informazioni sul suo paese: partecipare a discussioni in gruppi;
partecipare alle attività del presbiterio; assistere all’Assemblea generale della Chiesa di Scozia. Al suo ritorno sarà così
In grado di trasmettere alla propria chiesa un quadro più
completo e realistico della vita in Scozia.
Vengono forniti: biglietto di viaggio andata e ritorno, tasse
scolastiche, alloggio, indennità di mantenimento, un piccolo contributo per l’acquisto di abiti caldi {per coloro che
provengono da paesi tropicali), libri e spostamenti locali.
La Chiesa di appartenenza deve garantire il mantenimento dei familiari a carico rimasti a casa.
Borse disponibili per il 2001-2002:1
Ulteriori informazioni presso la Tavola valdese.
PARTNERS TO SCOTLAND
. Questo programma consente a cristiani di altri paesi di
impegnarsi come partners nella missione della chiesa.
I partners che si recano in Scozia - in genere da 4 a 6 mema anche fino a 2 o 3 anni - sono invitati a lavorare in
situazioni specifiche sotto la supervisione di un presbiterio
®Uche se prevalentemente collegati a una comunità in par
Le chiese all'estero sono invitatea nominare persone di
esperienza, senza particolari limiti di età, laici o pastori.
Ile possono adattarsi all’ambiente e dare loro un contristo alla chiesa in Scozia (predicazione, lavoro con i giova> tnonitore, catechista, ecc.).
L necessario saper parlare bene Tlnglese.
Vengono forniti: biglietto di viaggio andata e ritorno, al|8io> mantenimento, spostamenti locali per lavoro,
t^phiesa di appartenenza deve garantire il mantenimen- i familiari rimasti a casa.
Presi
•heno 6
entazione delle candidature: in ogni momento, al
mesi prima di quando si vorrebbe partire.
monianza nel paese, dove anche le comunità vicine possono approdare, mettere in comune le proprie idee, o anche
solo godere dell’aria fresca e
salubre di collina nei giorni di
caldo torrido, affascina e attrae l’attenzione anche di coloro che non sono abituali
frequentatori di culti.
Il sabato pomeriggio la festa è stata aperta da una conferenza tenuta dallo stesso
prof. Garrone e dalla presentazione della pastora Pascalis
sul tema del giubileo biblico.
L’attenta analisi del testo di
Levitino 25 fatta da Garrone e
la sua attualizzazione nella situazione economica ha suscitato una ricca discussione
sulla necessità di stabilire
delle regole all’economia
mondializzata del nostro
tempo, proprio nel senso della legge veterotestamentaria
che voleva tutelare la libertà
dell’altro come qualcosa di
sacro. Domenica, dopo il culto, presso il Centro Betania, si
è svolta l’agape fraterna, accuratamente preparata dalla
comunità orsarese alla quale
hanno preso parte una ottantina di persone provenienti
da Corato, Cerignola, San Severo, Foggia, Faeto e Ariano
Irpino. È’ stata pure allestita
una piccola mostra fotografica sulla storia della comunità
e la serata si è chiusa da un
gruppo musicale del paese
che ha intrattenuto fino a tarda sera i partecipanti.
Metodisti e valdesi a Milano
Di fronte ai problemi
etici posti dalla scienza
Il gruppo di studio delle
chiese metodiste e valdesi di
Milano sui problemi etici posti dalla scienza ha esaminato
la nuova versione del documento, pubblicato sul numero di Riforma del 18 febbraio
2000, contenente le linee guida sull’approccio da tenere in
relazione alla ricerca scientifica e al suo impiego. In primo luogo vogliamo esprimere
al gruppo che ha elaborato
questo documento tutta la
nostra soddisfazione perché
questa volta, finalmente, si
imposta la discussione partendo dal nostri punti di riferimento. Solo sapendo quali
sono i punti per noi irrinunciabili e quali sono i nostri
obiettivi, possiamo affrontare
le difficili tematiche della
bioetica. Esprimendo quindi
un completo assenso al documento, vogliamo però sottolineare alcuni aspetti che potrebbero essere ottimizzati:
1) La grafica, e quindi la
comprensione, potrebbero
essere migliorati suddividendo il documento in quattro
paragrafi: premessa, ciò che
sicuramente condividiamo,
quello che sicuramente respingiamo. linee guida nella
pratica (impiego delle nozioni di limite, autonomia, rispetto, diritto).
2) Spostare nella premessa,
oppure in ciò che sicuramente condividiamo, la frase «La
solidarietà con le persone
sofferenti implica che l’atteggiamento verso fenomeni sociali problematici (per esempio Finterruzione volontaria
della gravidanza) non si trasformi mai in giudizio verso
le persone coinvolte, ma sia
piuttosto affiancato dall’immedesimazione nella parte
più sofferente». Questa frase
esprime una nostra concezione fondamentale, anzi riteniamo sia un’affermazione
basilare del cristianesimo
stesso e riteniamo importantissimo che sia opportunamente evidenziata e ampliata, eliminando il riferimento
all’interruzione volontaria
della gravidanza, non già perché sbagliato, ma perché limitativo.
3) L’affermazione «Nella
nostra prospettiva, i risultati
della scienza debbono entrare a far parte del patrimonio
della comunità scientifica internazionale ed essere utilizzati a beneficio dell’umanità
senza condizionamenti di carattere economico» ci pare che
pecchi un po’ troppo di ingenuità. Sappiamo quali ingenti
investimenti richieda oggi la
ricerca scientifica e sarebbe
illusorio pensare che questa
sia fatta nell’esclusivo interesse di tutta l’umanità. Certo
noi dobbiamo attivarci affinché i benefici delle scoperte
scientifiche e il loro impiego
tecnologico abbiano una ricaduta la possibile, ma pensare che tutto questo possa
fare a meno di un motore che
storicamente è sempre stato
determinante, come il ritorno
economico, e un’illusione,
4) 11 documento è troppo
«denso», nel senso che in poche parole si prendono posizioni che sarebbe meglio argomentare più ampiamente.
Così come è adesso il documento c’è il rischio che si abbia la sensazione che non
siano trattati alcuni aspetti di
alcune problematiche semplicemente perché il documento dice tutto ma in poche parole.
AGENDA
24 giugno
COAZZE (To) — Nella chiesa valdese si inaugura la mostra
«Giordano Bruno, il rogo di una mente libera», che resterà
aperta fino al 16 luglio, venerdì, sabato, domenica, ore 16-20.
COAZZE (To) — Nella chiesa valdese, alle 21, si tiene un
concerto del coro «Carlo Mosso» dell’Associazione genitori,
insegnanti e sostenitori del Conservatorio.
25 giugno
MONTEFORTE IRPINO — A partire dalle 10 (culto), al 'ViD
laggio evangelico (via Rivarano 18), si tiene la giornata comunitaria di convegno sul tema: «Un progetto di rilancio per
Monteforte». Alle 11,30 relazione del direttore del Centro;
nel pomeriggio, a partire dalle 14,30, lavoro in gruppi sui temi tossicodipendenze, emigrazione, inserimento di ex detenuti. Per adesioni e informazioni, tei. 0825-682698.
MOTTOLA — Alle 18,30, nei locali della chiesa battista (via
Pelagianello 81), un gruppo della comunità presenta una
commedia musicale dal titolo «Il sogno di Giuseppe».
25 giugno - 5 luglio
PRALI — A Agape si tiene il campo cadetti per ragazzi di
14-17 anni sul tema: «Libertà, alterazione, alienazione».
26 giugno - 6 luglio
■ SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù si tiene il primo campo famigle sul tema: «Mosaico, ovvero la forza del
sogno condiviso».
30 giugno - 10 luglio
ROCCA DI PAPA — Al Centro battista si tiene il campo per
ragazzi di 11-16 anni sul tema: «Facciamo la pace?».
r-8
REGGELLO —A Casa Cares si tiene il campo precadetti (712 anni) sul tema; «Salpiamo insieme alla ricerca del tesoro».
4-13 luglio
VELLETRI — Al centro Ecumene si tiene il campo cadetti
per bambini delle elementari sul tema: «Dall’Egitto al deserto, dal deserto alla terra promessa».
22-29 luglio
CHIANCIANO TERME (Si) — Il Sae organizza il proprio
convegno annuale dedicato al tema; «Conflitti, violenza, pace; sfida alle religioni». Tra i relatori;,Massimo Cacciari, André Birmelé, Giuseppe Platone, Ermanno Genre, Fouad
Khaled Allam, Amos Luzzatto, Giovanni Cereti, Letizia Tomassone, Carlo Molari, Domenico Maselli, Paolo Ricca, Piero Stefani. Per informazioni e iscrizioni: tei. 02-878569; fax
02-86465294; e-mail; e.milazz@flashnet.it.
1**-16 agosto
BOBBIO PELLICE (To) — Al Centro vacanze dell’Esercito
della Salvezza si tiene il campo artistico destinato a giovani
tra i 16 e i 30 anni, con attività di fanfara, corale, chitarra,
danza ritmica, arti plastiche, teatro. Costo £ 370.000 (riduzioni per famiglie). Per informazioni: Pascal Lemasle, tei. 064462614 (ufficio): fax: 06-490078; casa: 06-4463912; e-mail;
pascalads@hotmail.com.
11-13 settembre
VALLOMBROSA (Si) — Nella locale Abbazia, per l’organizzazione dell’Università di Siena, si tiene un convegno sul tema:
«La religione nella società dell’incertezza. Per una convivenza solidale in una società multireligiosa». Fra i relatori Franco Garelli. Eugenio Stretti, Mhamoud Salem Elsheikh, Enzo
Pace. Prenotazioni entro il 30 luglio. Informazioni presso i
proff. R. De Vita e F. Berti, Dip. di Scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali, p.za S. Francesco 7, 53100 Siena (tei.
0577-232743; fax 0577-232754; e-mail: bertif@unisi.it).
CRONACHE DELLE CHIESE
PRAROSTINO — La comunità porge un pensiero di fraterna
simpatia alle famiglie per la scomparsa di Caterina Boido
Chianforano e di Lidia Paschetto.
SAN GERMANO — Altri due lutti hanno colpito la nostra comunità. Non sono infatti più tra noi la nostra sorella Alice Long
ved. Grill, scomparsa all’età di 88 anni all’ospedale di Pomaretto, e il nostro fratello Enzo Tron, già membro del Concistoro che, finché la salute glielo ha permesso, è stato assiduo
frequentatore dei culti. Alle famiglie nella tristezza per la
scomparsa dei loro cari diciamo tutta la nostra fraterna simpatia circondandole del nostro affetto e ricordando che la
speranza della resurrezione è assicurata in Cristo Gesù.
MIIANO — Domenica 11 giugno, durante il culto di Pentecoste, 12 nuovi membri sono stati accolti nella Chiesa valdese. Di questi, tre sono catecumeni che hanno terminato il
loro percorso di catechismo; Samuele Adamo, Valentina
Borgia (mediante battesimo) e Lorenzo Comba (mediante
battesimo). Oltre a questi catecumeni ci sono nove adulti
che, al termine di percorsi diversi, hanno chiesto di entrare a far parte della comunità; Gemma Assante, Roberto
Balconi, Savino Curci, Guido Lanza, Giovanni Mari, Riccardo Pollastro, Rosa Salomone, Oretta Servettaz e Linda
Spinelli. Abbiamo'vissuto questi momenti con gioia e riconoscenza al Signore: possa egli benedire questi fratelli e
queste sorelle e guidarli in ogni istante della loro esistenza.
Dio ci renda consapevoli della grandezza del dono della
sua grazia, siano la nostra fede e la nostra speranza fondate saldamente in Gesù Cristo.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 23 GIUGNO 200( VENS®* 23
PLURALISMO
ETICA E DIRITTI
MARCO BOUCHARD
Ormai non passa giorno senza essere interessati da vicende
che riguardano le questioni
estreme del nostro percorso terreno: come venire al mondo, come vivere o sopravvivere e come
morire. Il vivere e il morire, pur
perdendo molto della naturalezza che contraddistingueva la nostra umana condizione fino a un
recente passato e pur beneficiando delle incessanti scoperte
scientifiche, sono divenuti fonte
di quotidiana preoccupazione e
discussione. La scienza e la tecnica ci offrono sempre nuovi
strumenti per affrontare gli
ostacoli che si frappongono alla
nostra intrinseca aspirazione a
generare, a vivere meglio e, soprattutto, a vivere e morire senza soffrire; al
tempo stesso,
però, ci costringono a interrogarci sui limiti
che questa aspirazione deve incontrare soprattutto quando
scienza e tecnica, se liberamente
applicate, corrono il rischio di
apportare alla condizione umana dei cambiamenti non più reversibili o controllabili.
È su questa stretta correlazione tra i limiti conosciuti della
condizione umana e le risorse
dell’intelligenza che si inserisce
la necessita di fondare le regole
che governano la nostra esistenza su valori e principi condivisi.
I nostri sentimenti e le nostre
convinzioni, quando riflettiamo
su fecondazione artificiale, eutanasia, clonazione, sono certamente scossi; se, per esempio,
ammettiamo che uno stesso figlio possa avere sia una madre
genetica sia una madre da parto, diverse tra loro, dobbiamo
mettere in discussione principi
come quello della certezza della
maternità e iniziamo a descrivere nuovi orizzonti per ruoli sociali che credevamo inalterabili.
E, in fondo, è inevitabile che
queste profonde trasformazioni
della nostra struttura esistenziale e della concezione della vita umana trovino resistenze soprattutto tra coloro che riconoscono un disegno superiore, divino, che trascende le nostre
sorti terrene e il nostro potere
di condizionarle. Le resistenze
sono ancora maggiori quando
alle applicazioni scientifiche si
contrappongono codici e direttive morali più preoccupati di
non alterare un astratto ordine
etico che non delle vite che pos
In una società
pluralista non si
possono imporre
valori di una sola
parte di cittadini
gi dall’utilizzo delle risorse
scientifiche.
La difficoltà nella quale si dibatte il nostro Parlamento
nell’elaborare una disciplina
della procreazione medicalmente assistita deriva proprio da
questo contrasto: l’esigenza di
formulare delle regole valide per
tutti genera una contrapposizione tra chi accetta la sfida che viene lanciata dalle nuove tecniche
di riproduzione (e, anzi, intravede la possibilità di affermare
nuovi diritti, soprattutto per le
donne) e chi non tollera attentati alla costruzione famigliare
tradizionale. Questo scontro rischia purtroppo di essere letale proprio per le
persone in carne
e ossa che si vorrebbero meglio
tutelare attraverso il richiamo ai
valori ideologicoreligiosi di fondo.
È invece fondamentale che le regole da porre a
presidio degli interessati all’applicazione delle tecniche di procreazione assistita siano informato al principio della più rigorosa tutela dei soggetto debole
cosi come della sua salute.
In una società pluralistica
quale ormai siamo (che ci piaccia o no) per ragioni di razza, ceto, sesso e credo religioso non è
pensabile disciplinare una materia qualsiasi, tanto più quelle a
sensibilità etica, imponendo valori e principi propri di una parte della popolazione, ancorché
maggioritaria. La legge non può
presentarsi corno un manifesto,
ideologico 0 religioso che sia, ma
ricercare un risultato concreto,
quello appunto della tutela della
salute, in senso lato, di coloro
che intendono ricorrere ai trattamenti per la procreazione assistita e di coloro che grazie a
quelle tecniche nasceranno.
In questa prospettiva servono, anzi urgono, due cose: la
prima è una regolamentazione
delle procedure di procreazione
assistita e dei centri autorizzati
a praticarla per evitare che donne (soprattutto) e uomini affidino il loro desiderio di diventare
genitori a un mercato selvaggio
e impietoso sul quale il silenzio
dei nostro stato è ormai davvero
scandaloso; la seconda è il divieto per il padre legittimo di disconoscere il figlio nato con seme di donatore per evitare il rischio concreto che i bambini
nati per scelta consapevole di
due adulti siano destinati a di
sono trarre indubitabili vantag- ventare figli di nessun padre.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi. Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
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Estero ci>
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L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 24 del 16 giugno 2000 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 14 giugno 2000.
1998
Associato sHs
Unioiw stamps
periodica ItaHana
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Giovani, addio
alla «naia»
gnificativa di quel nuovo modello di difesa che sposta l’accento da una tendenza difensiva a una vocazione maggiormente offensiva: questo
non va certo nella direzione
del disarmo».
Su questo punto tuttavia
Spini osserva che molto dipende dall’orientamento politico delle singole decisioni:
«Una delle recenti missioni
"fuori area” - dice -, cioè
quella a Timor Est, ha visto il
consenso di tutte le forze politiche, e in questo caso l’Italia è stata il paese più rappresentato dopo i tre (Australia,
Nuova Zelanda e Tailandia)
prossimi all’area di crisi. Invece nella valutazione negativa che è stata fatta da molti
sulla vicenda del Kosovo ha
pesato il fatto che l’intervento
della Nato non avesse alla base un preciso mandato delTOnu. L’importante è guardare a queste dinamiche in
una prospettiva europea, poiché le responsabilità regionali
richiedono risposte adeguate:
oggi non avremmo più uomini disponibili poiché le missioni in corso raggiungono il
tetto massimo di uomini impiegabili, e la situazione in
Bosnia e ih Kosovo è ancora
troppo tesa per pensare di ritirare queste forze».
Ecco allora che prende corpo Timmagine di un esercito
attivo soprattutto nella gestione dei conflitti e nella ricerca del loro superamento;
qui l’esercito non è solo: da
tempo il volontariato di matrice religiosa e laica aiuta le
popolazioni in crisi. Giulio
Marcon, già portavoce dell’Associazione per la pace e
da alcuni anni presidente del
Consorzio italiano di solidarietà (Ics), l’organismo attivo
da tempo in Bosnia e in Kosovo, prima che gli eserciti occidentali venissero chiamati a
garantire il l’imposizione e il
mantenimento della pace, o
comunque della non guerra,
è chiaro: «Non siamo pregiudizialmente contro la collaborazione tra volontariato e
forze armate; siamo favorevoli a tentare l’integrazione
nell’azione di Peace keeping,
un’integrazione in cui ciascuno abbia il suo ruolo nella gestione delle guerre etniche (o
delle loro conseguenze), e
questo al fine di porre le basi
per la riconciliazione: si tratterebbe di imparare, anche da
parte dei militari, a gestire i
rapporti fra persone di diversa
etnia, le tensioni a carattere
religioso: questo cercano di
fare i nostri centri».
In Kosovo l’Ics (di cui fa
parte anche il Servizio rifugiati e migranti Fcei) gestisce
dieci centri comunitari in alcune città, fra cui Mitrovica,
in cui si svolgono attività culturali, sociali, formazione
Fra le tante notizie cattive
(piccole e grandi) che
ogni giorno i mezzi di comunicazione riversano nelle nostre case, questa settimana
ne abbiamo avuta una buona
di notevole valore: l’inizio
della pace fra la Corea del
Nord e quella del Sud, dopo
cinquant’anni di guerra fredda. Molti di noi ricordano
certamente quella sanguinosa appendice della seconda
guerra mondiale che è stata
la guerra di Corea. Un conflitto fratricida fra nordcoreani (sostenuti dall’Unione Sovietica) e sudcoreani (sostenuti dagli Stati Uniti) che ha
provocato tre milioni di morti, famiglie spezzate, sofferenze senza fine. Ora tutto
questo sembra appartenere a
un passato definitivamente
sepolto: le due Coree formeranno una federazione e già
professionale, rivolti anche
alle fasce più esposte (giovani e donne), con il sostegno
dell’Alto Commissariato Onu
per i rifugiati: in questi centri
lavorano operatori italiani e
operatori locali. «E d’altra
parte - aggiunge Spini - le
leggi 428/96, riferita alla Bosnia-Erzegovina, e 174/97, riferita all’Albania, hanno autorizzato l’invio anche di
obiettori di coscienza che ne
abbiano l’intenzione, da affiancare alle forze militari
nelle zone di conflitto: una
collaborazione che mi sembra da incoraggiare anche se
ha visto un atteggiamento di
prudenza da parte militare».
L’ultimo aspetto da prendere in considerazione è sociale
e culturale: la scomparsa della
«naia» rischia di fare scomparire un’occasione di socializzazione. Se è vero che, come
dice ancora Minervino, «l’affidarsi a un esercito professionale, quindi ai “tecnici”, rischia di produrre un meccanismo di delega, sottraendo
cioè ai cittadini una parte di
responsabilità che competerebbe loro nell’ambito della
difesa», è comunemente diffusa la convinzione che Tanno forzatamente passato in
caserma in realtà pesasse sul
la vita del ragazzo; ed è anche
vero che in Italia le occasioni
di incontro e di vita collettiva
dei giovani sono poche: «A
differenza dei modelli di università e college inglesi o americani - dice Spini - da noi i
ragazzi studiano in modo più
individuale; e d’altra parte si
muovono per conto loro,
viaggiano molto più di una
volta; però tendono a stare
molto a lungo in famiglia, e
quindi la necessità di avere
spazi di socializzazione e di
vita collettiva sta aperto e richiede il concorso di molti
soggetti, dalla scuola al mondo del volontariato».
Per ora le preoccupazioni
più rilevanti sono quelle
espresse dagli enti che si avvalgono della collaborazione
degli obiettori di coscienza in
servizio civile. Se al provvedimento che decreta la fine
dell’esercito di leva non si affiancherà presto quello sull’istituzione di un servizio civile volontario per tutti (ragazzi e ragazze), il cui esame è
attualmente in Commissione
al Senato, rischiano di rimanere senza assistenza migliaia
di individui deboli della nostra società (anziani, portatori
di handicap, e via dicendo).
Salvare il legame con il territorio
Chi continua a manifestare perplessità rispetto all’esercito
professionale è Mario Rigoni Stern: il cantore del Sergente
nella neve già in vari articoli si era espresso per il mantenimento del reclutamento popolare, e adesso dalla propria casa
di Asiago ci dice di temere che si rompa «un legame tra le persone e tra le persone e il territorio; le truppe alpine erano tradizionalmente mobilitate per valle nei rispettivi battaglioni e
spesso in un’unità si trovavano più membri di una stessa famiglia. Se penso ad alcuni eventi come il dramma del Vajont
o il terremoto in Friuli, vedo che i primi a portare soccorso furono proprio gli alpini, reparti che erano già sul posto, fatti di
compaesani, con una precisa conoscenza del territorio. In
questi casi come in quello dell’alluvione in Piemonte dell’autunno 1994, l’esercito si mosse per aiutare chi era in difficoltà;
un esercito professionale non avrebbe questo legame con la
persone e con la terra, che si esplica anche nell’impiego degli
animali; in certe condizioni di maltempo si fermano gli elicotteri ma non i muli». Altre preoccupazioni possono riguardare
le tentazioni autoritarie: «Un esercito professionale - dice ancora Rigoni Stern - ha un potere, e potrebbe subire la lusinga
di adoperarlo: avrei preferito il radicamento di un esercito
fatto di cittadini, per un servizio obbligatorio da usarsi anche
per scopi civili e non solo strettamente militari».
PIERO bensì
alle prossime Olimpiadi 2000
invieranno un’unica delegazione. Il 38“ parallelo, confine artificiale e fittizio stabilito cinquant’anni fa per porre
fine ai combattimenti, cesserà finalmente di avere un
significato politico.
Si tratterà ora, nei prossimi
anni, di costruire veramente
la pace e in questo le chiese
cristiane (cattoliche o protestanti) hanno un’enorme responsabilità. La Corea del
SUI GIORNALI
Munire
Il credente secondo
De Gasperi
Nella sua rubrica settimanale, Maria Romana De
Gasperi, figlia dello statista
del dopoguerra, ricupera
uno scritto del padre (3
giugno) dedicato al rapporto del credente con la
vita pubblica. Scriveva
dunque De Gasperi; «Il credente agisce come un cittadino nello spirito e nella
lettera della Costituzione e
impegna se stesso, la sua
categoria, la sua classe, ¡1
suo partito, non la sua
Chiesa». «Egli - commenta
Maria Romana - tenne
sempre a distinguere i due
poteri», in una distinzione
che deve evitare l’esclusione dei cattolici dalla politica: infatti a volte è capitato, prosegue l’articolo, che
i cattolici stessi abbiano
trovato «comodo e facile
nasconderci dietro impedimenti o rimproveri, piu o
meno velati, mossi dal
mondo della Chiesa». E ancora a proposito dello statista: «Il suo essere cristiano era un problema personale che non voleva si ripercuotesse su quei cittadini che non intendevano
condividerlo. Una cosa infatti è governare in base ai
principi del cristianesimo e
un’altra è, come egli scrisse, l’abuso della religione
per scopi politici».
nSolei
Ginevra che cambia
Guglielmo Corni analizza
(4 giugno) alcuni segnali
che indicano come Ginevra
si stia svincolando dal proprio passato. La città svizzera per esempio non è più
quella della «Società delle
Nazioni». E forse non è
nemmeno più quella del
calvinismo: quest'ultimo
«...una volta era un costume e una maniera di essere, prima ancora che una
religione. Si specchiava nel
rigore di orologiai famosi e
banchieri di antica origine
ugonotta: era questa Ginevra. Con qualche lentazio
ne carnale in certi quartie
ri, e con una fama di àé
banche di cui ancora favo
leggia la Svizzera interna.
Deserto, oggi, il sermone
dei pastori [sic]. Senza che
immigrati latini rimpinguino i ranghi di cittadini con
scarsa prole e poca fede:
come invece è accaduto ai
cattolici, oggi in maggioranza nel cantone. Ma l’antica diocesi, per la fiera opposizione dei protestanti,
non è stata più ripristinata:
un ausiliare delTordinario
di Friburgo, Losanna e Ginevra è vescovo residente,
ma non titolare».
Sud è fortemente cristianizzata. Ma questo non significa
precipitarsi a inviare sul posto frotte di missionari per
convertire i poveri nordcoreani ancora imbevuti di stalinismo. Significa, secondo
me, e vale per noi come per
loro, creare degli uomini e
delle donne di pace.
È alle chiese che spetta il
compito di suscitare uomini
e donne disposti a seguire la
parola sconvolgente di Gesù:
«Amate i vostri nemici-»Questi uomini e queste don
ne, con questo spirito, co
educati, sapranno
ciascuno nel proprio camp
politico, industriale, operai |
culturale e professionistico
senso della pace, della ve
pace che non è mai
politica o militare, ma de
passare attraverso il cuo
delle creature umane. «A
te i vostri nemici» ci rip
Gesù: una parola che i c
stiani attraverso la sto
hanno raramente messo
pratica: significa elimiriar
nemico, non distruggedd
sua persona, bensì ciis“
gendo l’odio e Tinim'^
che sono dentro di noi.
(lubrica «Un fatto, un cot^
mento» della trasmissione
diouno «Cidto evangelico»
dalla Federazione delle cn
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JO 2000 wFM^23 GIUGNO 2000
PAG. 11 RIFORMA
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II17-18 giugno a Prarostino
Il faro della memoria
Nelle giornate di sabato 17 e domenica 18 giugno, si è svolta
a Prarostìno la commemorazione del «faro», il monumento costruito nel giugno del 1967 con mano d’opera volontaria e dedicato agli oltre 600 caduti del Pinerolese nella lotta di Resistenza. Alla manifestazione sono intervenuti i rappresentanti
regionali dell’Associazione partigiani italiani, e il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, che ha tenuto l’orazione ufficiale: un
po’ di stupore ha creato la scarsa rappresentanza delle amministrazioni comunali: sui 45 Comuni interessati, che in passato
sottoscrissero Tatto antifascista a cui è simbolicamente legato
il monumento di Prarostino, solo due sono intervenuti alla
commemorazione, rappresentati dai rispettivi sindaci.
Riforma
CECO
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Fondato nel 1848
i Nel comprensorio Torino 1
Una taglia sulle volpi
La decisione non mancherà di suscitare polemiche: la scorsa
settimana il Comprensorio alpino Torino 1 (quello delle valli
pinerolesi) ha deliberato di dare un «premio» di 50;000 lire a
chi porterà una volpe uccisa alla sede del comprensorio a Bricherasio. Le volpi sarebbero la causa della scomparsa delle lepri che acquistate a caro prezzo e immesse nei boschi dai cacciatori, raramente sopravvivono oltre la prima stagione venatoria. Le volpi non sembrano così numerose sul territorio alpino. Anche altri comprensori hanno inteso incentivare la caccia
a questo animale con un premio in denaro, anche se di più
basso importo. La caccia alla volpe sarà effettuabile dal 17 settembre al 17 dicembre nei giorni di domenica e mercoledì.
moEsi
Tre giorni di discussione nella «Pastorale italo-francese» svoltasi a Torre Pellice
Le chiese a confronto con i giovani
Un approccio sociale al problema si intreccia con le riflessioni sulle più aggiornate tecniche di
comunicazione per la catechesi II testo biblico si pone con successo di fronte agli adolescenti
MASSIMO CNONE
La realtà giovanile, ma
molto più spesso «il
problema giovanile». Un
argomento ricorrente
aéUe nostre chiese, nelle
assemblee di circuito come in Conferenza distrettuale. Animate discussioni, slogan di comodo o
reale interesse? Spesso
tutto questo insieme, in
una miscela intricata di
fiasi, Immagini awincentì ma poco azzeccate, facili stereotipi, scomodando metafore e categorie
dialettiche o teologiche.
E intanto i «famosi» giovani stanno là, fuori e appena qualche metro più
in basso delle tante parole, sottraendosi alla luce
troppo invadente degli
adulti, degli altri, una luce che cerca, spesso invano, di illuminarli e stanarli, o addirittura, catastroficamente e come
sentito in una riunione
fra monitori, di «beccarli,
prima che siano persi per
sempre». Come se, senza
l’intervento delle chiese, i
giovani vadano a male,
non si divertano, non si
*^8gteghino»: quasi non
esistano. Soprattutto, anche in questa occasione,
siva alla ricerca di numeri, forse per ansia da prestazione: quantità per
(lualità, «più siamo meiJio e così via. Ma c’è
"hi, in fatto di cifre, è sicuramente più bravo, e
riempie le piazze romane
di tante bandierine colorate e sventolanti.
Gon altro taglio, e con il
pregio di volgere uno
Sguardo al di là delle Alpi,
j^omenica 18 a merco21 è stata organizzata
p®ri’Aula sinodale a Torre
ellice la pastorale italofrriticese sulla realtà giorinile, un programma
®nso di incontri fra psi"risociologia e catechesi,
ri coda alla Conferenza
ei II distretto e con la
Wecipazione di 15 padfli? ^^^'rini e 28 francesi
®ria Chiesa riformata
per la regione Provence,
Côte d’Azur e Corse. Domenica sera, prima dell’inizio dei lavori, abbiamo incontrato alcuni partecipanti. «Sono momenti
che prepariamo ogni 2
anni - spiega il pastore
Giovanni Carrari, neopresidente della Ced del li
distretto - abbiamo proposto il tema ai francesi e
loro hanno accettato: il
programma prevede un
approccio sociale alla
questione giovanile, insieme con una parte catechetica». Louis Schloesing, presidente del consiglio delle chiese della
regione, è entusiasta: «È
molto importante - dice capire che cosa comunicare agli adolescenti, indagando l’origine delle
azioni violente, per poi
arrivare alla catechesi».
Per la parte italiana intervengono lo psichiatra
Marco Rolando, il decano
della Facoltà di teologia,
Ermanno Genre, il candidato Stefano Mercurio e i
pastori Tourn, Anziani,
Daniele Bouchard e Eric
rini Carrari e Ermanno Genre
Noffke. Partecipano anche gli animatori giovanili delle Valli.
Fra i relatori della pastorale c’è Edith TartarGoddet, psicoioga e vicepresidente della federazione protestante francese degli insegnanti.
«L’adolescente - spiega
Tartar-Goddet - ha la tendenza a innervosirsi, reagendo sovente con violenza: ha bisogno di dire
che tutto ciò che arriva
dagli adulti non gli importa, anche quando invece gli interessa: da parte nostra tendiamo a pretendere una decodificazione troppo rapida dei
messaggi che inviamo ai
giovani». Come il testo biblico può ancora interrogare gli adolescenti? «Il
lavoro teologico è fondamentale - dice Schloesing
- perché nella Bibbia si
possono trovare questioni ricorrenti come l’identità e il progetto di vita: il
testo è luogo di parola e
gli adolescenti hanno bisogno di esprimersi».
Edith Tartar-Goddet si
sofferma sulla lettura incrociata: «Ci sono diversi
modi di vedere la Bibbia:
la psicologia e la sociologia possono aiutarci». Riferendosi alle realtà e agli
ambienti particolarmente
«difficili», Schloesing cita
Bonhoeffer: «Ci sono momenti in cui la parola non
può essere ascoltata o capita: il silenzio diventa
fondamentale».
I casi della More e della Galop
Settore dolciario
crisi e prospettive
Forse sono solo ricordi, ma nel Pinerolese più
o meno tutti hanno avuto la fortuna di apprezzare lo zuccheroso sapore
di un «fondant» della
Morè o la soffice uvetta
natalizia di un bel panettone Galup. Eppure queste aziende sono in crisi:
quando la prima pare risollevarsi, a giugno i dipendenti hanno ricevuto
lo stipendio, la seconda
cade in difficoltà.
Nell’azienda dolciaria
pinerolese, per 14 dipendenti su 34 c’era la minaccia della mobilità,
«una parola - commenta
Fedele Mandatane della
CgiI - che vuol dire licenziamento: una decisione
contraddittoria con l’assunzione di un centinaio
di stagionali nel mese di
settembre». E così per la
prima volta nella storia
della Galup, e cioè dal
1927, martedì 13 è stato
indetto uno sciopero con
l’astensione dal lavoro e
la manifestazione. I risultati sono positivi. «Nelle
stesse ore - dice Mandarano - si stava trattando
alTufficio regionale del
lavoro: per quest’anno
non ci saranno licenziamenti e la cassa integrazione fino ad agosto. Dal
prossimo anno per una
parte dei dipendenti sono
previsti dei part-time verticali: il posto di lavoro è
garantito, ma per 8 mesi
Tanno».
Perché questa situazione? «C’è una cattiva gestione da parte aziendale
- denuncia Mandatane -:
i prodotti della Galup non
devono essere commercializzati nei supermercati dove c’è grande concorrenza. ri marchio ha
avuto successo quando
vendeva in una nicchia di
mercato artigianale». Anche rispetto al bar in corso Torino Mandarano
non nasconde le sue perplessità. «Ci sono 7 dipendenti per un esercizio
che chiude alle 8 di sera».
Ma nel Pinerolese non
ci sono solo Galup e Morè. «Da quando è stata acquisita dalla Lindt, la Caffarel è in espansione: ogni anno aumenta la produzione del 6% e in questi giorni si sta costruendo la nuova mensa».
ICON'ntAPPUNTOI
PESANTI COME LOSE
(MAL POSATE)
KRVAiDO ROSTiW
Sotto il disvio di qualche giorno fa incontro un
amico imbufalito: il suo
tetto in lose, rifatto completamente due anni fa,
ogni volta che piove poco
più del normale fa acqua da
tutte le parti. E così ha deciso di avviare una causa
contro la ditta che ha realizzato il tetto. Mentre mi
viene presentato questo
problema, mi
viene in mente
che pochi giorni fa, da Luserna Alta si erano alzate forti
proteste per la
ristrutturazione della «Loggia dei mercanti» costruita nel ’500 e rimessa a nuovo nei mesi scorsi (ved. foto). La storica «ala», naturalmente coperta in lose,
ha perso, a dispetto del
progetto approvato dal Comune, i suoi storici spioventi, i pilastri sono stati
rivestiti in cemento dentro
il quale spariscono inopportuni tubi di raccolta
delle acque piovane in plastica. La spiegazione del
perché il tetto sia stato realizzato in quel modo (e
difformemente dal progetto) deriverebbe dal fatto
che la ditta che ha realizzato i lavori ha «dimenticato»
(?) di posare sotto le lose
una serie di travetti in legno per cui il tetto deve necessariamente posare sul
muro perimetrale. Una dimenticanza davvero curiosa e inspiegabile.
Ma potremmo anche non
fermarci alla loggia dei
mercanti di Luserna Alta.
Lo scorso anno il tetto del
vecchio mulino di Torre
Pellice, oggetto di recente e
apprezzato restauro, è stato costruito, disfatto e rifatto perché dopo U primo
intervento il tetto faceva
acqua da tutte le parti. E
non finisce qui. Anche da
altre ristrutturazioni vengono segnalati problemi
analoghi; addirittura tetti
con spioventi troppo grandi per cui il vento ha scoperchiato un pesante tetto
in lose a Villar Pellice.
Riandando indietro con la
memoria ricordo per altro
che in vista delle Olimpiadi
di Albertville (dunque dieci anni fa) in alta Savoia
vennero chiamati a lavorare capaci artigiani della
pietra provenienti proprio
dalla vai Pellice: vennero
per l’occasione realizzati
stupendi muri in pietra e
tetti a prova di pioggia.
Che cos’è allora che non
funziona? Si potrebbe dire
che a vanificare il tutto in
molti casi sia il meccanismo degli appalti pubblici
che, nel nome della trasparenza e deUa burocrazia, finiscono per scoraggiare le
piccole ditte artigiane del
territorio a vantaggio di
quelle provenienti da fuori con scarse
esperienze in
una materia
tutt’altro che
semplice come la posa di
un tetto in lose. E pensare che di artigiani esperti
ce ne sono;
non fosse altro come conseguenza della presenza di
decine di cave di pietra di
Luserna e di centinaia di
piccole ditte che quella pietra lavorano. Per non parlare di chi la capacità di lavorare la pietra l’ha imparato in famiglia, come si dice da padre in figlio...
Davanti allo scempio dei
tetti mal fatti viene in mente il progetto di Istituto europeo della pietra che sta
sorgendo a Villa Olanda.
Fra un anno la ristrutturazione dovrebbe essere completata: ma U progetto per
partire avrà bisogno di
idee, di intuizioni, di capacità di ragionare sull’intero
comparto. Forse arriverà in
valle un diploma legato al
settore minerario; sarà utile iha non sufficiente. Villa
Olanda e il suo istituto saranno una scommessa vinta se si riuscirà a far cresce
la cultura di impresa anche
nel piccolo mondo dell’artigianato della pietra, magari favorendo l’associazione fra più ditte troppo piccole per partecipare a un
appalto, se si riuscirà a
coinvolgere, come formatori, i posatori che operano
da anni nel settore, se maturerà una nuova capacità
di gestione delle cave stesse
e dell’insieme di competenze che sta alla loro base. Se,
insomma, la pietra, che già
oggi rappresenta uno dei
settori produttivi più dinamici e dal fatturato più alto, potrà essere un tassello
importante di un’economia
locale sempre più basata
sul terziario. In caso contrario non potrebbe essere
un semplice diploma da perito a garantire la prospettiva di questo settore, così
come difficilmente ci affideremmo ad un geometra
neodiplomato per progettare la nostra nuova casa.
12
PAG. 12 RIFORMA
t Eco Delle "\àlli ’\àldesi
venerdì 25 GIUGNO ite
INVERSO RINASCA: LA CONRIT RISCUOTERÀ I
TRIBUTI — Rimarrà in gestione alla Conrit, per
ora fino al 2001, la riscossione dei tributi dovuti
al Comune di Inverso Pinasca. Lo ha deciso il
Consiglio comunale nel corso della sua seduta
del 17 giugno dopo che era stata valutata l’opportunità di percorrere altre strade, come quella di
affidare il servizio alla Posta. Nel corso della stessa seduta il Consiglio ha anche approvato il nuovo regolamento sugli esercizi di parrucchiere. Infine ha approvato il consuntivo per Tanno ’99 che
presenta un avanzo di 50 milioni.
FESTA ALLA CASA DELLE DIACONESSE — Il programma definito per la festa del 2000 prevede
numerosi appuntamenti; segnaliamo i primi incontri: martedì 27, alle 20,3p, nella Casa, incontro con il giudice Piercarlo Pazé e Tassistente sociale Fiammetta Cullo su «L’infanzia violata»;
venerdì 30, alle 21 in piazza Muston, serata con i
«Danzatori di Bram» e «Lina e i bad boys».
ARRESTATO PER FURTO D’AUTO — La sera del 16
giugno, sulla statale 23 all’altezza dello svincolo
per San Secondo, i carabinieri di Pinerolo hanno
arrestato Giancarlo Ricca, di 32 anni di Pomaretto, per aver rubato poco prima a Porosa Argentina la Ford Fiesta su cui stava viaggiando.
BIBIANA: SENTIERI DI PIETRA — Si svolgerà domenica 25 il primo trofeo di mountain bike
«Sentieri di pietra», prima prova di campionato
italiano; il percorso sale fino al Rucas (1.523 metri) partendo da San Bernardo.
BOBBIO: CONSIGLIO COMUNALE — Conto consuntivo, ma anche nomina della commissione
edilizia nel Consiglio comunale di Bobbio Pellice convocato per le ore 21 di giovedì 22 giugno.
PIEMONTESI DEL MONDO A GUARDIA — Una delegazione del Comune di Torre Pellice (il sindaco
Armand Hugon e il vice Enzo Alessio), insieme al
presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot, hanno partecipato all’incontro
dei Piemontesi nel mondo organizzato lo scorso
fine settimana a Guardia Piemontese, cittadina
da anni gemellata con Torre Pellice.
MERLO SUI DANNI DA PIOGGIA — Il deputato
Giorgio Merlo ha presentato un’interrogazione
al ministro dei Lavori pubblici a seguito dei danni causati dalle violente piogge dei giorni scorsi.
Merlo chiede quali provvedimenti si intende assumere per velocizzare l’opera di pulitura dei
fiumi come strategia di manutenzione e come si
intendano affrontare i disagi arrecati alle comunità piemontesi.
PORTE: CONCERTO A VILLA GIULIANO — Continua la rassegna «Piccoli concerti sui sagrati delle
chiese e nei parchi comunali» promossa dalla
Comunità montana vai Chisone. Domenica 25
alle 17, nel parco della villa comunale di Porte, si
esibirà un quintetto di musicisti diplomati che
presenterà un programma che partendo da
adattamenti di celebri arie d'opera spaziando
nel mondo del dixie, giungerà a brani famosi dal
repertorio cinematografico; segue un momento
di convivialità.
MUORE TRAVOLTO DAL TRENO — Un cicloamatore è morto travolto domenica mattina dal treno Torino-Pinerolo all’altezza di un passaggio a
livello a Vinovo. l’uomo, Vincenzo Sacco, di 52
anni, abitante a Nichelino ha probabilmente
sottovalutato la velocità del convoglio e ha tentato di attraversare ugualmente i binari malgrado il passaggio a livello abbassato: la bici è stata
agganciata dalla motrice e il ciclista, travolto,
ucciso sul colpo.
VAL PELLICE: COMUNITÀ MONTANA — È convocato per martedì 27 il Consiglio della Comunità
montana. Fra gli argomenti in esame il conto
consuntivo, la convenzione con TAtl per la gestione degli uffici turistici, il sostegno alla Pedemontana per la riperimetrazione del proprio
territorio, la proposta di modifica dello statuto
della Comunità. Infine verrà indicato il nominativo del rappresentante della Comunità montana in seno alTAgess in sostituzione della dimissionaria Bruna Peyrot.
HOCKEY GHIACCIO: VALPE ISCRITTA ALLA SERIE
A — La Valpcllice si è iscritta alla serie A; la scadenza dello scorso fine settimana è stata rispettata e la cauzione versata. Un passo troppo lungo
specie visti i costi di gestione degli impianti? Staremo a vedere. Nel frattempo la squadra dovrebbe essere allestita sotto la regia dell’allenatore
Massimo Da Rin partendo dalla rosa (confermati
Rossi. Scapinello e Tremolaterra) dello scorso
campionato escluso Stevanoni che avrebbe firmato, al contrario di Imrenzo Olivo, già per il Milano. Iscritte alla A le prime otto dell’anno scorso,
Bolzano, Asiago, Fassa, Alleghe, Valpellice, Brunico, Vipiteno, Merano si aggiungono Milano e Renon e forse anche il Varese.
Í II giardino botanico intitolato a Bruno Peyronel
Un giardino ad alta quota
A quasi 2.500 metri, nell'area del Barant, ricco di varie
specie erboree, è visitato ogni anno da oltre 600 persone
FEDERICA TOURN
CON l’inizio dell’estate e, si spera, la tregua della pioggia, cresce
la voglia di andare in
montagna: non solo gli
appassionati, ma anche i
camminatori «dilettanti»
si fanno tentare da sentieri più impervi per raggiungere mete non immediatamente accessibili dalla strada. Le giornate più lunghe possono
così essere una buona
occasione per vedere, o
rivedere, il giardino botanico alpino «Bruno Peyronel», poco sotto il Col
Barant: ci si arriva dalla
valle dei Carbonieri o dal
Pra dopo circa un’ora e
mezza di cammino.
Allestito per iniziativa
della Comunità montana
vai Pellice, del Comune
di Bobbio e del Cai-Uget
vai Pellice a partire dal
1991, e dedicato alla memoria del botanico originario delle valli valdesi
Bruno Peyronel, il giardino botanico sorge a
2.290 metri di quota, copre 17.000 metri quadri
di superficie e presenta
diversi ambienti floristici, grazie alla diversa
conformazione del suolo. Il visitatore può quindi trovare i fiori più diffusi nelle Alpi occidentali
come le viole o i garofanini, ma anche i giunchi
e le piante insettivore alpine che caratterizzano
le zone umide; scopre le
genziane dove la neve
che tarda a sciogliersi lascia zone di muschio, arbusti contorti come i
mirtilli e i rododendri e
ancora il genepi e la stella alpina: le specie botaniche naturalmente presenti sono oltre trecento.
«Un giardino botanico a
quest’altezza è un progetto impegnativo - spiega Marisa Bigo, responsabile del servizio ecologia della Comunità montana vai Pellice - ma è
importante curarlo sia
Cantalupa
Il piacere
di leggere
Scoprire il piacere di
leggere, immersi nella
natura delle colline pinerolesi, incontrando auto
ri più o meno noti in un
atmosfera resa ancor più
gradevole dalla presenza
di gruppi musicali e dalla
possibilità di consumare
un pasto a base di prodotti locali. È la miscela che Cantalupa offrirà
sabato 24 e domenica 25
giugno con il suo «Canta-libri. Editoria locale, le
religioni nel mondo, la
cucina, i libri per l’infanzia»: saranno questi alcuni dei temi affrontati nella due giorni che vedrà
comunque il territorio
protagonista: gli spazi
espositivi, dei libri come
dei prodotti tipici, non
saranno ricavati negli ormai abituali stand, bensì
nelle aie delle cascine del
paese, nei prati, fra gli alberi. Fra le case editrici,
anche la Claudiana, fra
gli autori Giorgio Bouchard e Piera Egidi. Venerdì sera, nella chiesa
cattolica, Arnoldo Foà reciterà alcuni canti della
Divina Commedia.
per la conservazione delle piante presenti, sia a
scopo educativo». Il giardino è accessibile tutto
Tanno, ma naturalmente
se ne consiglia la visita
d’estate, quando è in
piena fioritura. In particolare, dal 15 luglio al 31
agosto è possibile essere
accompagnati da una
guida, un botanico professionista dell’Associazione botanica Alpi Cozie di Luserna San Giovanni, associazione a cui
la Comunità montana ha
dato in gestione il giardino (si organizzano visite
per gruppi e singoli: telef.
0121-953547). «La media
stagionale dei visitatori è
di circa 600 persone prosegue Marisa Bigo ed è un risultato più che
buono, se si considera
l’altezza e il fatto che il
giardino è raggiungibile
soltanto a piedi». Il per
corso di visita all’interno
è realizzato tutto con
materiali naturali, in pietra e legno, ed è illustrato
con pannelli didattici.
Intanto procede l’attività di catalogazione sistematica delle piante,
portata avanti dall’Associazione Alpi Cozie in
collaborazione con il Dipartimento di Biologia
vegetale dell’Università di
Torino e con il Conservatoire Botanique National
di Gap-Charance; per
questa ricerca si è tra l’altro utilizzato l’erbario
storico del botanico Edoardo Rostan, realizzato
nel secolo scorso e conservato nel Liceo valdese
di Torre Pellice.
Chi vuole, può anche
fermarsi al Rifugio Barant
(raggiungibile anche in
bici), che da sabato 24
giugno sarà aperto tutti i
giorni fino a settembre:
sono disponibili 40 posti
letto e un servizio ristoro
(45.000 lire la pensione
completa, 12.000 solo il
pernottamento; per prenotare tei. 0360-716471).
Le iniziative,? «In collegamento con il giardino botanico stiamo organizzando un concorso fotografico sulla flora e sulla
fauna del Barant», spiega
Silvio Farinetti, che dall’anno scorso gestisce il
Rifugio Barant.
Nel territorio di Bobbio Pellice
Un nuovo Rifugio
Un rifugio escursionistico sui monti di Bobbio; non alle quote più
elevate ma comunque in
posizione tale da poter
rappresentare un buon
punto di partenza per gite ed escursioni a piedi o
anche con la mountain
bike. Il rifugio è quello
che sta sorgendo a Chiot
d’ia Tajà, nel vallone del
Cruello, dove un tempo
sorgeva una casermetta
della Forestale. Con un
primo intervento nell’
ambito del «progetto borgate» si è ristrutturato il
fabbricato esistente e ora,
grazie a un finanziamento regionale e alla partnership privata della Cooperativa Tarta volante si
sta realizzando il secondo
lotto dei lavori.
Alla fine ci sarà una
trentina di posti letto, un
salone adatto a ospitare
gruppi. Chi lo gestirà e
con quali obiettivi? La
Tarta volante ha recentemente pubblicato un
bando per la gestione: «Si
partirà nel 2001 - precisa
il presidente della cooperativa, Gaetano Adelfio -;
puntiamo a realizzare
uno spazio autonomo
per iniziative di educazione ambientale. Con la
ricerca di un gestore vogliamo dare un segnale:
la persona che verrà individuata avrà a disposizione una struttura finita, di
buona accessibilità e dovrà provvedere alla gestione ospitando i gruppi
di studenti che noi potremmo portare in autunno e da marzo in poi,
ma anche proporre iniziative, qualificare il rifugio proponendo una cucina che valorizzi i prodotti locali, organizzando
palestre di roccia o percorsi nella natura».
Proseguono i lavori a Perrero
Nuovo complesso
polivalente
LILIANA VIGLIELMO
STA prendendo forma
il nuovo complesso
polivalente che si sta costruendo a Ferrerò nell’area già dotata di un salone per feste e manifestazioni e di un campo
di calcio formato ridotto. La costruzione di una
seconda struttura, alla
quale il Comune di Ferrerò ha dedicato un
grosso impegno finanziario, si è resa necessaria soprattutto per ovviare alla mancanza di servizi igienici adeguati,
con docce e spogliatoi:
senza questi indispensabili accessori non si potrebbe infatti utilizzare il
campo sportivo per gare
regolamentari della categoria che prevede un numero limitato di giocatori, 5 invece di 11.
Nel nuovo edificio è
prevista una sala suffi
cientemente ampia e riscaldata a dovere, che
verrà concessa in uso per
attività sociali e culturali
a gruppi e associazioni
che ne facciano richiesta
o anche per fornire uii
punto di appoggio alle
scuole che vengono a visitare il mulino o a compiere ricerche ambientali. A Ferrerò, la Fro Loco e
il gruppo locale degli alpini organizzano, in modo particolare nei periodi
di villeggiatura, manifestazioni varie: feste per i
bambini, balli, tornei di
bocce, camminate non
competitive, concerti.
Ora, la possibilità di disporre di locali confortevoli e dotati di servizi
moderni, riuscirà forse a
risvegliare l’interesse di
altri enti culturali e simili, che potranno scegliere
Ferrerò per convegni, incontri, mostre e quant’
altro si saprà inventare.
L’attuale aspetto del complesso
Luserna; r«ala» della discordia
Consiglio animato
MASSIMO GNONE
A Luserna San Giovanni, nel Consiglio comunale del 19 giugno si
discute, mentre c’è chi
commenta i risultati dell’Italia agli Europei di
calcio o della ristrutturazione della Loggia dei
mercanti. La Lega Nord
ha presentato una lunga
interrogazione. «Questa
volta si è toccato il fondo
- denuncia il capogruppo. Giovanni Corda -; è
l’amministrazione a dover controllare e il direttore dei lavori non ha
mantenuto quanto ha
scritto sul progetto. Ci
sono delle modifiche tali
che stravolgono un monumento di grande valore artistico: è cambiato il
tetto, l'intonaco e buona
parte della struttura». Il
sindaco, Fiergiorgio
Ghibò, è d’accordo con
POSTA I
Alcune precisazioni
Luciano Deodato è libero di esprimere le sue opinioni personali come meglio crede (vedi L’eco delle valli valdesi
n. 24), ma quando si firma in quanto
incaricato di compiti ecclesiastici dovrebbe, prima di bacchettarli, leggere
ciò che scrivono quelli che hanno opinioni diverse e poi ricordare il senso
delle nostre discipline. Vorrei precisare
quanto segue:
1) Io ho scritto che la Conferenza distrettuale non aveva deciso nulla sul
2006 per saggezza (non «per paura»).
2) La Ced ha comunicato alla Conferenza che la Tavola aveva formato una
Commissione per il 2006 nominandone
come coordinatore l’attuale presidente
della Ced I. Se egli ha accettato questo
incarico, affari suoi. La Conferenza non
approva l’operato della Tavola, ma solo
quello della Ced. Anche il Sinodo approva l’operato della Tavola nel senso
che attesta che questo organo ha eseguito i mandati del Sinodo precedente.
Se la Tavola ha preso iniziative in proprio i casi sono due: a) se erano iniziative urgenti e imprevedibili che dovevano andare in porto tra un Sinodo e l'altro, ha agito lecitamente e il Sinodo
successivo approva, in linea coi nostri
ordinamenti: b) se la Tavola si assume
la responsabilità di iniziative che non
solo scavalcano gli anni, ma anche i
millenni, abbiamo uno di quegli scheletri nascosti che, in questo caso, non dubito il Sinodo vorrà generosamente tenere nelTarmadio, ma che resta uno
scheletro. Fersonalmente inviterei la
Tavola a limitare misure di questo genere. Chi, d’altra parte, accoglie que,ste
iniziative, lo faccia a titolo personale e
non fregiandosi di un servizio che nel
2006 sarà passato ad altra persona.
In ogni caso quando si virgoletta la
parola «evento» le si dà un senso teologico che nella mia visione non è utilizzabile per il 2006. Fer questo avevo,
personalmente, prima di verificare la
prudenza della Conferenza distrettuale, paura.
Claudio Tron - Riclaretto
quanto rileva la minoranza, ma ribatte: «C’è
stato un disguido - spiega - adesso i lavori sono
fermi e abbiamo già
chiesto un incontro con
il soprintendente Gennaro Napoli: quando ci sarà
un parere positivo si potrà proseguire». La ristrutturazione investe
l’intera piazza Parrocchiale, per un totale di
oltre mezzo miliardo.
Un’altra interrogazione
è stata presentata dal
gruppo «Alternativa per
l.userna» e riguardavai
valori attribuiti a terreni e
immobili: «Non contestiamo la valutazioneprecisa il capogruppo^
Danilo Colomba -: abbiamo forse il migliore ufficio tecnico della valle, ma
il metodo, decisamente
frettoloso. A Torre Pellice,
ma anche in grandi comuni come Cuneo, è stata nominata una commissione consultiva formata da esperti del settore per occuparsi dell'attribuzione dei valori lei»Pronta la replica del sindaco: «La rivalutazione
verrà fatta nel 2001, a
vantaggio soltanto dei
cittadini; i valori sono
molto bassi. Aspettiamoli
nuovo Piano regolatore».
All’ordine del giorno
l'approvazione del consuntivo dell’esercizio fj'
nanziario '99. L’amministrazione chiude cori un
avanzo di bilancio di oltre 291 milioni, cifra che
andrà a variare il bilancio
di previsione delTeserci;
zio 2000 con 217 milioo'
di nuovi investimenti, u®
cui 110 milioni per m
manutenzione delle sita;
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per l’osservatorio astronomico e 30 milioni pei
il restauro del tetto della
piscina comunale.
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Il nubifragio del 13 giugno nel Pinerolese
Sotto l'acqua nella paura
Le violente precipitazioni hanno provocato frane
allagamenti e il deragliamento del treno a Bricherasio
____WERVAIDOROSTAN
DI nuovo sotto l’acqua. Un martedì di
paura, il 13 di giugno, in
molte vallate piemontesi
sotto una pioggia di violenta inaudita: una precipitazione per fortuna di
appena un paio d’ore ma
nel Pinerolese i punti di
criticità sono stati molti.
Bricherasio, Frali, Bobbio
Pellice, Luserna San Giovanni: ancora una volta si
contano i danni. Anche
nel vicino Queyras francese si sono vissuti momenti di grande preoccupazione: il Guil è uscito
in più punti dagli argini,
distruggendo una parte
di strada all’altezza delle
note «Gorges»; a un certo
punto l’unico accesso per
la parte alta, chiuso il
Colle deirAgnello sul versante italiano, era fornito
dalla strada del Colle
Izoard. Preceduto da diversi giorni particolarmente piovosi, l’evento
di martedì ha causato
molti allagamenti, piccole frane, il crollo di alcuni
ponti in quota, la chiusura precauzionale di ponti
nel fondo valle.
A Frali i danni ammontano a circa un miliardo
«solo per ricostruire ciò
che esisteva prima della
piena - precisa il sinda
co, Grill -: il ponte in cemento di Orgere è stato
distrutto, così come molte delle scogliere da Giordano a Villa. Danni anche a Bout du Col». «Metà dell’avanzo di amministrazione se ne andrà
per gli interventi più urgenti - aggiunge Luigi Bosio, sindaco di una Bricherasio finita sott’acqua
per la seconda volta nel
2000 -. Tutto il centro del
paese è stato allagato, i
negozi hanno subito ingenti danni, la ferrovia è
stata interrotta quando il
treno delle 14,30 è deragliato su uno scambio
spostato a causa dell’erosione del terreno prodotta dall’acqua: per fortuna
non ci sono stati feriti».
A Bobbio le precipitazioni sono state particolarmente intense nella
Comba dei Carbonieri e
alla conca del Pra dove
l’acqua è caduta dopo
una violenta grandinata
causando una forte onda
di piena che ha causato
momenti di grande preoccupazione lungo il
corso del Pellice: sono
stati chiusi per varie ore i
ponti di Torre Pellice (alla Bertenga l’acqua ha
superato il livello del
ponte anche perché si
sono accumulati a monte enormi massi e centi
L'8%0 nella Chiesa valdese
Il Centro di Agape
finestra sull'alterità
Prosegue questa settimana il lungo viaggio di
Riforma-L'eco delle va Ili
valdesi nelle opere delle
Valli che hanno beneficiato dell’assegnazione
dell’8%0 per la Chiesa
evangelica valdese. Più
che un viaggio, una partita a tennis che ci ha portati a illustrare le attività
più diverse, con almeno
an denominatore comune: la presenza e l’azione
sul territorio. Da Bobbio
aprali, passando per le
chiese del distretto.
Nel 1999 il centro ecuuienico di Agape riceve
u^’8%0 quasi 140 milioni degli oltre 8 miliardi
incassati, una cifra così
lipartita: 78 milioni per il
Sostegno alle attività culturali e 58 milioni per la
nstrutturazione dei ser''tzi igienici.
, 11 gruppo residente: un
■nsleme di persone, solitamente giovani, che si
°Ucupano deH’amministtazione e della gestione
“'Agape: un’attività vatiegata che ha il suo fiilnei campi, brevi sogporni da 2 giorni a una
"Uttimana di lavori indiizzati alle persone più
^erse. Da sempre è l’inpntro fra culture e reli®,utii, ma anche fra opi^oni diverse, la caratteriuca principale delle ini^utive del centro ecume
nico; da registrare in questi anni un tentativo di
rafforzare le relazioni positive con il territorio e
soprattutto con Frali.
Da giugno a settembre
sono in programma una
dozzina di campi estivi
per bambini, adolescenti
e adulti. Il 18 è iniziato il
campo per i più piccoli,
dalla I alla III elementare, sul tema: «Bisogna
sempre spiegargliele le
cose ai grandi». Subito in
coda, dal 25 giugno, ci
sarà il campo cadetti per
giovani dai 14 ai 17 anni:
«Alterità, alterazione,
alienazione» è il titolo del
soggiorno. Di particolare
interesse sono poi i campi internazionali teologico e politico, il campo
donne, quest’anno sul
tema «C’è un tempo per
ogni cosa», e rincontro
fede e omosessualità arrivato alla XXI edizione.
naia di alberi); la zona
degli impianti sportivi di
Luserna è stata messa in
allerta. Sono stati spazzati via il ponte di accesso al Pra e il guado alla
Maddalena, la strada della Comba dei Carbonieri,
chiusa da un’ordinanza
del sindaco, è fortemente
danneggiata in più punti
a causa dell’erosione dell’acqua del Guicciard e
dei suoi canaloni in sinistra orografica: era già
previsto un contributo
provinciale di 50 milioni
(destinato dalTamministrazione alTasfaltatura
in borgata Perlà) ma ora
l’intervento dovrà essere
assai più cospicuo.
Danni anche a Luserna San Giovanni, Torre
Pellice e negli altri comuni; danni spesso non
di enorme entità ma diffusi e, alla fine, onerosi.
Danni legati certo alla
violenza delle precipitazioni ma anche a come si
è costruito, impermeabilizzando i suoli e «ingabbiando» le gore: quando
tre tubi di 80 centimetri
di diametro finiscono
contemporaneamente in
una condotta di uguale
portata (è accaduto a
Bricherasio) è inevitabile
che con certe precipitazioni l’acqua si cerchi altre vie per defluire.
Porte
Il problema
del traffico
Continuano le azioni di
Regione e Provincia per
ottenere un aumento dei
fondi previsti per gli interventi sulla rete viaria
inseriti nel disegno di legge per le Olimpiadi di Torino 2006. La richiesta è
di aumentare da 350 a
680 i miliardi previsti per
gli interventi, tenendo
conto delle opere ritenute
prioritarie ai fini delle future olimpiadi. Fra queste
opere sono inserite sia la
variante di Porte, spesa
prevista 100 miliardi, sia
un eventuale intervento
sulla Ss 23 all’altezza di
Perosa Argentina; qui il
costo previsto e di 50 miliardi, oltre a un adeguamento del tratto di Ss 23
da Perosa a Sestriere.
«Speriamo che l’azione
intrapresa porti a una
qualche decisione positiva - dice il sindaco di
Porte, Laura Zoggia - visto che sono parecchi anni ormai che siamo in attesa di interventi sulla
statale 23 che il completamento dell’autostrada
Torino-Pinerolo renderà
sempre più necessari».
Intanto il Comune di
Porte ha resi pubblici i
dati forniti dall’agenzia
per l’ambiente della Regione che ha effettuato in
marzo una nuova campagna di rilevamenti sulla qualità dell’aria sulla
Ss 23 all’altezza dell’abitato di Porte. I valori
delle polveri sospese, di
cui è principale responsabile il traffico veicolare,
hanno superato di 9 volte
in 34 giornate la soglia di
attenzione dimostrando
se ce ne fosse ancora bisogno che nel centro di
Porte «il traffico veicolare
costituisce la fonte principale di inquinamento
atmosferico», (dr)
Iniziative a Pinerolo
Arcipelago 2000
DAVIDE ROSSO
SARÀ un arcipelago di
manifestazioni e appuntamenti l’estate di
Pinerolo. Almeno questo
è quello che promette
l’amministrazione comunale che ha presentato recentemente il ricco
programma di «Arcipelago 2000», insieme di
manifestazioni organizzate dal Comune e da diverse associazioni per lo
più pinerolesi.
«I cittadini pinerolesi dicono in Comune - avranno nel corso dell’estate la possibilità di
“salire su diverse isole
dell’arcipelago”, ovvero
di scegliere tra appuntamenti cinematografici,
teatrali, sportivi, momenti ricreativi e di animazione varia». Le iniziative sono cominciate il 17 giugno con la «Baby campionissima» manifestazione
ciclistica per i più piccoli,
legata alla granfondo di
ciclismo amatoriale «La
campionissima 2000», e
si protrarranno per tutto
il mese di luglio con
spettacoli teatrali, animazioni per bambini,
spettacoli di cabaret,
proiezioni di film, serate
danzanti e concerti. Per
organizzare l’intera manifestazione che conta
più di 50 appuntamenti
l’amministrazione e in
particolare gli assessorati
alla Cultura e allo Sport,
promotori dell’iniziativa.
San Germano
I giochi
e l'ambiente
Partirà la seconda settimana di luglio la prima
edizione sangermanese
di «Estate ragazzi». L’iniziativa, organizzata dal
Comune, che ha già ricevuto l'adesione di 30
bambini, si protrarrà per
tre settimane dal 26 giugno al 15 luglio, e avrà
come tema «I giochi e
l’ambiente». Nel corso
delle tre settimane i partecipanti, guidati dalle
educatrici del Comune,
svolgeranno attività didattiche e di intrattenimento che avranno come tema l’ambiente e in
particolare le vie d’acqua
come il torrente Chisone
e i suoi affluenti, i boschi
e la macchia collinare, le
borgate sangermanesi.
«La manifestazione dice il sindaco di San
Germano, Clara Bounous
- sarà gestita la prima
settimana in collaborazione con la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca mentre le
rimanenti due settimane
completamente dalle nostre educatrici che hanno anche seguito recentemente un corso di formazione specifico nella
struttura di Pracatinat
unitamente ad altri educatori locali».
Il programma dell’estate ragazzi sangermanese prevede oltre a giochi, gite e attività legate
aH’ambiente anche tre
serate di socializzazione
aperte ai genitori dei circa 30 bambini partecipanti quasi tutti frequentanti le scuole elementari e altri due momenti di animazione
serale. Un programma
completo insomma che
il sindaco Bounous si augura di poter ripetere
anche il prossimo anno.
lavoreranno in collaborazione con diverse associazioni tra cui la Pro Loco di Pinerolo, il Teatro
sfera-vincoli sonori, la
Terra galleggiante, l’Arci
e «Nonsoloteatro» che
hanno dato la loro adesione e gestiranno direttamente diversi degli
spettacoli estivi.
«Il comune denominatore - dicono ancora in
Comune - sarà lo svolgimento all’aperto delle varie manifestazioni che si
terranno sia in luoghi
simbolo della città come
piazza San Donato sia in
quartieri e spazi più periferici come la cascina Tegassa di statale Baudenasca». «Arcipelago estate
2000» continuerà in settembre con la mostra
dell’artigianato, i tradizionali concorsi ippici
nazionali e internazionalii e, in ottobre, con «Città
d’arte aporte aperte».
NELLE CHIESE VALDESI
CAMPO GIOVANI — Si sta organizzando un campo
giovani del I distretto che si terrà a Vallecrosia,
dal 4 al 7 settembre; il tema sarà la musica; il costo, viaggio escluso, è di 160.000 lire. Tutti gli interessati, di età compresa fra i 15 ed i 20 anni,
devono mettersi in contatto con Anne (0121944418). Sono previste «borse campo» per chi
avesse problemi finanziari.
AGAPE — Dal 25 giugno al 5 luglio, campo 14/17
anni su «Libertà, alterazione, alienazione».
ANGROGNA — Venerdì 23 giugno, nel tempio del
Serre alle ore 21, la corale di Angrogna invita tutti a una serata di canti spirituali e storici.
PRAROSTINO — Giovedì 22 riunione estiva ai Gay,
alle 16. Domenica 25 giugno, alle 10, culto al
tempio di Roccapiatta, segue giornata comunitaria a Pralarossa con pranzo al sacco.
RORA — Domenica 2 luglio al Parco montano culto
all’aperto e giornata comunitaria nel giardino di
Valdesina. Durante tutta la giornata sarà possibile anche per i nostri turisti comprare pane casereccio e ottimi dolci preparati dai nostri membri di chiesa. Prenotatevi per il pranzo e non
mancate.
VILLASECCA— Domenica 25, alle 15, riunione
quartierale all’aperto a Bovile.
RADIO BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200-96.550. Tel. 0121-954194
A Torre Pellice il coordinamento delle associazioni
Il panorama del volontariato
Da alcuni mesi le associazioni di volontariato
sorte in vai Pellice per
combattere ogni forma di
disagio si sono collegate
fra di loro in un coordinamento operativo. Hanno una sede, in via Alfieri
2, a Torre Pellice (tei.
0121-933636) messa a disposizione dal Comune,
nella quale i rappresentanti si riuniscono ogni
primo venerdì del mese,
dalle 15 alle 17. Questo
«Centro volontariato valpellice», che si propone
innanzitutto un compito
di informazione, di combattere l’isolamento e
l’indifferenza di cui spesso sono vittime le persone e le famiglie colpite, di
promuovere la solidarietà mediante la formazione di un volontariato
preparato e disponibile, e
di affiancare l’attività dei
servizi sociali, pubblica
ora anche un notiziario,
dal quale ricaviamo l’elenco delle associazioni.
L’associazione Arcobaleno, costituita nel 1993,
opera soprattutto contro
la dipendenza da alcol e
droga, contro l’Aids, e
svolge un lavoro di tipo
artigianale (legatoria) per
sviluppare attività occupazionali a favore di persone seguite dai servizi
sociali. Si riunisce ogni
primo martedì del mese,
alle 20,45.
L'Amaca, associazione
di mutuo aiuto nel comportamento alimentare,
sorta a Torino nel 1994, si
propone di combattere
diverse forme di comportamento alimentare non
corretto che possono
portare a patologie quali
obesità, bulimia, anoressia. Il gruppo Valpellice
opera dal 1997 in collaborazione con il servizio
dietologia dell’ospedale
valdese. Si riunisce ogni
mercoledì alle 14,15.
L’Aei.' (Associazione
evangelica di volontariato) dal 1983 offre ai giovani la possibilità di svolgere un servizio volontario aH’interno delle strutture delle chiese battiste,
metodiste e valdesi. Nel
Pinerolese ci sono 11
strutture convenzionate
con l’Aev, il riferimento è
presso la Tavola valdese
(tei. 0121-91296).
L’Univol-csv, centro di
servizio per il volontariato, favorisce la collaborazione e i progetti comuni
fra associazioni, assume
iniziative di formazione e
offre consulenza legale,
fiscale e amministrativa.
Un funzionario è presente af centro ogni mercoledì dalle 15,30 alle 17,30.
L’Avo (Associazione volontari ospedalieri) costituita nel 1983 si propone
di offrire un sostegno di
carattere non sanitario ai
degenti e ospiti degli
ospedali e case per anziani, in particolare per aiutare a consumare i pasti e
per animazione. Si riunisce ogni venerdì alle 17.
L'Auser (associazione
per l’autogestione dei
servizi e la solidarietà) costituita nel 1989 si propone di valorizzare le persone anziane perché possano essere una risorsa e
non degli emarginati e offre interventi di compagnia a domicilio e di accompagnamento. L’Auser
ha sede a Luserna San
Giovanni, in via Ribet 7, è
aperta il lunedì e mercoledì dalle 15 alle 17 e il venerdì dalle 9 alle 12.
L’Acat (Associazione
club degli alcolisti in
trattamento), formata da
persone che sono uscite
dalla dipendenza dell’al
col, ha 5 club a Bobbio,
Villar, Torre, Luserna, Bibiana. Informazioni il
giovedì, presso il centro
di Torre, alle 20,30.
L’Anfas, (Associazione
nazionale famiglie disabili intellettivi e relazionali), fondata nel 1958 a livello nazionale e in vai
Pellice nel 1989 opera su
tutto il territorio delTAsl
10 e si riunisce il primo e
terzo martedì del mese
dalle 16,30 alle 18. Informazioni presso Mirella A.
Casale, 0121-91625.
Il Diapsi (Associazione
per la difesa degli ammalati psichici), formata da
familiari, volontari e simpatizzanti, esiste in valle
dal 1993, si riunisce ogni
primo mercoledì del mese alle ore 15,30 (referente Bianca Genre 0121900057-933231).
Rafael, associazione
sorta nel 1995 per accompagnare persone affette da gravi infermità
presso il proprio domicilio, secondo i principi
della medicina palliativa.
Si riunisce presso il centro di Torre ogni primo
lunedì del mese, dalle 15
alle 16. La sede è a Pinerolo, Via Trieste 42.
LA TAVOLA VALDESE INFORMA m
Servono posti letto per
l'Assemblea-Sinodo
Per la sistemazione delle/dei deputati al Sinodo e
delle/dei delegati alTAssemblea generale delle Chiese
battiste abbiamo esaurito le capacità alberghiere in
vai Pellice e dintorni. Mancano ancora circa 60 posti
letto che vorremmo reperire presso le famiglie dei
nostri membri di chiesa, l’unica risorsa di cui possiamo ragionevolmente disporre. Il periodo richiesto va
dal mattino della domenica 20 agosto al mattino di
domenica 27 agosto. I pasti verranno consumati nelle
strutture dell’organizzazione, e cioè nella Foresteria
di Torre Pellice (metodisti e valdesi per tutto il periodo, con l’aggiunta dei battisti per i giorni di mercoledì
e giovedì) e nella sala di Villar Pellice (delegati battisti
negli altri giorni). È previsto un rimborso spese (lenzuola, ecc.). Chi fosse in condizione di accogliere una
o due persone dovrebbe avvisare subito Marco Bellora (Foresteria di Torre Pellice, tei. 0121-91801, fax
0121-950049) incaricato del coordinamento logistico.
Si è anche alla ricerca di qualche altro volontario o
volontaria che possa fare parte del «Gruppo di servizio» necessario per garantire l’organizzazione dei pasti
a tutti i deputati e delegati per tutta quella settimana.
Chi fosse disponibile, e per di più munito di un recapito valligiano e di un adeguato mezzo di trasporto, comunichi la sua disponibilità allo stesso indirizzo sopra
citato (Marco Bellora) per gli opportuni accordi.
La Tavola e il Comitato esecutivo Ucebi saranno
molto grati a tutte le famiglie e a tutte le persone che
risponderanno positivamente a questi due appelli.
Gianni Rostan, moderatore
14
PAG. 14 RIFORMA
Yaìii Aàldesi------
ISBgMgi
VENERDÌ 25 GIUGNO 20(^ yg^EROh
«Nonsoloteatro»: conclusa una stagione positiva
Spettacoli per tutti
Dai testi più classici alle esperienze pensate apposltannente
per i bambini e i ragazzi di Pinerolo e della vai Pellice
CARMELINA MAURIZIO
Si è appena conclusa la
stagione teatrale ’992000 della compagnia
teatrale «Nonsoloteatro»,
che con oltre cinquanta
proposte diverse e per
più tipi di pubblico, da
giugno ’99 a oggi ha visto
arrivare a più di 11.000 le
presenze di quanti, tra
bambini e adulti, hanno
assistito agli spettacoli e
alle rassegne realizzati a
Pinerolo e in vai Pellice.
«Nonsoloteatro» ha privilegiato nella sua programmazione non soltanto la qualità, sempre
molto alta a giudicare soprattutto dal gradimento
del pubblico, ma ha cercato di coinvolgere con
proposte mirate diverse
fasce d’età.
Grande spazio ha avuto, per esempio, il teatro
per bambini e ragazzi,
che a partire dalla rassegna estiva «L’isola dei
bambini», agli spettacoli
di «Domenica in tre», per
arrivare a «Di festa teatrando» ha favorito l’approccio al teatro per i più
piccoli, che tanto per restare alle cifre, sono stati
in circa 6.000. Anche i ragazzi hanno avuto molto
spazio, sia con proposte
di spettacoli per adolescenti, sia con la realizzazione del progetto «Futura», sia con la serie del
«Teatro dei ragazzi», che
ha visto la messa in scena
al teatro del Forte di Torre Pellice di opere realizzate da studenti di scuole
medie e superiori del territorio. Il resto della programmazione della stagione che si è appena
conclusa ha offerto spettacoli comici, il teatro al
femminile e opere con
personaggi storici.
•Î-! Barge
«Golosità
del Monviso»
«Le golosità del Monviso» è il titolo della manifestazione che si terrà a
Barge sabato 22, domenica 23 e lunedì 24 luglio
prossimi; in vista di
quell’appuntamento è
stata da poco presentata
la terza edizione della
guida locale «Alla scoperta di Barge e dintorni», prodotta dall’Aica,
l’associazione che riunisce i numerosi imprenditori, commercianti e
artigiani bargesi.
L’intento della pubblicazione è quello di presentare al lettore la cittadina cuneese, facendo
conoscere ciò che essa
può offrire a un eventuale
turista e quali sono i suoi
aspetti più caratteristici.
Oltre a brevi cenni storici
e sulla cultura e arte locale, il fascicolo contiene alcuni percorsi naturalistici
montani da percorrere in
bicicletta o a piedi, l’elenco delle varie manifestazioni nel corso dell’anno,
le attrattive turistiche
della città e i piatti tipici
della zona. Nell’intenzione dell’Aica di pubblicizzare Barge attraverso la
guida, oltre che in Italia,
anche nei vari paesi europei, ogni pagina è stata
tradotta nelle tre lingue
più diffuse: inglese, francese e tedesco.
Se questo è il ricco passato di «Nonsoloteatro»,
guardando al cartellone
estivo ci si trova di fronte
a un’altra copiosa serie di
offerte culturali e teatrali
ancora una volta rivolte a
vari tipi di pubblico. Il
prossimo 27 giugno comincia infatti la rassegna
«L’Isola dei bambini», al
suo secondo anno di programmazione, che si articolerà in otto serate rivolte a bambini e famiglie,
fino al 20 luglio. Nelle serate estive, a partire dalle
21, tutti i martedì e giovedì, al parco di villa Prever, sono infatti previsti,
oltre agli spettacoli, vari
spazi di attività creativa,
come le «microstorle», gli
spazi di animazione teatrale, punti gioco per i
più piccoli e atelier e laboratori di pittura e manipolazione.
Sempre nel mese di luglio comincerà l’altra
rassegna estiva di «Nonsoloteatro», ovvero «Il
Festival della montagna,
suoni, immagini ed emozioni da scenari naturali
in vai Pellice», organizzato in collaborazione con
l’«Associaziorie musicale
divertimento», che nasce
con l’intento di creare un
appuntamento annuale
estivo attraverso il quale
si possa creare un’occasione d’incontro culturale per dare maggiore visibilità a un territorio che
ha molto da comunicare
e nel quale si può raccontare. I suoni, le suggestioni e le pièce teatrali
arricchiranno luoghi e
ambienti naturali carichi
di fascino e di storia.
Il programma prevede
venerdì 14 luglio a Luserna San Giovanni, alle
21,30, l’inaugurazione
del festival con l’orchestra sinfonica nazionale
della Rai e si concluderà
venerdì 11 agosto a Torre
Pellice con lo spettacoloparata «Fiesta» del Teatro due mondi.
Lettera a Giovanni e Emilio
Giugno 1940
ETTORE SERAHNO
IN questi giorni vi rivedo come eravate allora, sessant’anni fa. Voi e io, con tanti altri compagni alpini, schierati sui monti che fanno da corona alle
nostre valli, il vecchio fucile puntato al di là del confine, primo atto di una guerra tragicamente assurda; eravamo nel giugno 1940. Guardavamo dall’alto
le verdi valli di Francia dolcemente digradanti, le
piccole macchie bianche dei villaggi occhieggianti
tra larici e abeti, il nastro argenteo del torrente Guil.
E vi chiedevate, come tutti si chiedevano, quale ragione v’era per discendervi, e invaderle, e considerare nemici coloro che, montanari, alpigiani come
voi, le abitavano e come voi curavano i piccoli campi alpestri di patate e segala, e portavano mucche o
pecore o capre a pascolare sui fianchi erbosi dei
monti che abbracciano le valli.
Come sarebbe stato bello e piacevole scendere
dai colli di confine, e incontrare gli amici, i fratelli
con i quali era facile, per il comune parlare, dividere
pensieri e progetti, e far festa! No! Vi fecero, ci fecero valicare, all’alba del 20 giugno, non già portatori
di messaggi di amicizia e di pace, ma costretti a essere portatori di violenza, il Colle della Croce: un
colle il cui nome non poteva che evocare pensieri di
carità, di fratellanza. Eravamo a poche decine di
metri dalle prime case di La Montà quando su di
noi, ingannati perché c’era stato detto che là non
c’era più nessuno, si abbatté un uragano di fuoco:
fosti il primo a cadere, Giovanni, e poco dopo gli fosti compagno nella morte, Emilio: i primi giovani
morti di quella guerra di certo non voluta, subita!
Piansi sui vostri corpi immoti, e vi dicevo: tu non
ritornerai più, Giovanni, nella tua povera casa di
pietra abbarbicata alla roccia, là a Pradeltorno, poco sotto quella detta «Il collegio dei Barba», dove
campeggiava una grande Bibbia aperta sulla lastra
di pietra del tavolo al centro dell’unica stanza; tu
non ritornerai più, Emilio, al tuo villaggio nella vai
di Massello, teatro nei secoli passati di altre lotte,
quelle vissute e combattute per la difesa della libertà e della fede! Perché? Quante altre volte negli
anni che seguirono, questo interrogativo mi percosse e martellò il mio cuore e la mia mente! Il sottotenentino ventenne che vi accompagnava allora
e che vi vide da lui così ferocemente strappati, non
può, neppur oggi, incanutito dal lungo tempo trascorso, darvi un’accettabile risposta.
Gli resta il ricordo di voi, del vostro sorriso ancor
quasi di fanciullo, della vostra pura, pulita semplice
onestà valligiana. E al ricordo di voi si accompagna
quello di tanti altri giovani che alle loro case, o in altre valli, o nelle colline astigiane, o nelle città non fecero ritorno. Sappiamo solo (ed è la vostra, la nostra
fede a dircelo) che Qualcuno, che è solo grazia e
amore, li ha raccolti e accompagnati nella Sua casa.
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tel.012D397550
Bobbio Pellice
La Festa
del Sole
«I fuochi del Sole»; un
titolo singolare per una
festa in programma a
Bobbio Pellice venerdì 23
e sabato 24 giugno. Due
giorni per la manifestazione che vuole rinnovare una tradizione, detta
anche «fuochi di San
Giovanni», delle antiche
popolazioni celtico-liguri
dell’area occitana. Nella
notte venivano accesi dei
fuochi sui quali, la mattina successiva, passavano
le mandrie: si celebrava
così l’arrivo del giorno
più lungo dell’anno. Negli ultimi anni la tradizione si era persa quasi
completamente, rimanendo viva soltanto in alcune zone della Francia
meridionale, per poi essere ripresa da numerosi
paesi italiani e spagnoli.
A Bobbio la festa inizia
alle 15 di venerdì, con il
mercatino di prodotti locali e gli spettacoli nel
pomeriggio. Alle 20 è previsto il concerto nel tempio delle corali «Les armonies» e «Bric Boucie» a
cui seguirà la fiaccolata e
l’accensione dei fuochi.
La serata sarà allietata
dalle danze eccitane del
gruppo «Calhiolait» e da
un rinfresco offerto dai
commercianti. Sabato 24
si riprende alle 15, con il
mercatino dei prodotti
locali, e alle 19 con una
cena organizzata dall’Associazione alpini di Bobbio. Alle 21 lo spettacolo
di magia «Fantamagic»
con il mago Smith.
Conclusa la festa celtica, domenica 25 si procederà all’inaugurazione
della «Salita al Rifugio
Barbara Lowrie», recentemente inserita nel progetto provinciale delle
strade ciclabili. In questi
giorni si sta lavorando al
rifacimento del manto
stradale, danneggiato
dall’ultima alluvione.
APPUNTAMENTI
23 giugno, venerdì
PRAGELATO: Alla borgata Gran Puy, «Lo fuoc de S.
Joan», musica e stuzzichini, in attesa dell’alba.
ANGROGNA: Nel tempio del Serre alle 21 la corale
invita tutti a una serata di canti spirituali e storici.
TORRE PELLICE: Alla biblioteca comunale, alle 15,
nell’ambito del progetto «Pollicino», «C’era una volta
... e ancora ci sarà», laboratorio di lettura fiabe, il laboratorio proseguirà tutta l’estate con orari da definire nel corso del primo incontro.
TORRE PELLICE: Alla sede dell’associazione Libera
officina, fino a sabato 24, dalle 18 alle 22, mostra finale degli allievi e delle allieve del primo anno di laboratori; domenica dalle 10 alle 18.
24 giugno, sabato
SAN PIETRO VAL LEMINA: Nella sala consiliare, alle 17, apertura della mostra personale del pittore Danilo Collino.
PRAGELATO; Festa della borgata Villardmond, con
ritrovo alle 11,20; dalle 15 giochi per bambini, caccia
al tesoro e gara a minigolf.
TORRE PELLICE Al circolo Mûris, fino a domenica
25, concorso di pittura «Beppe Cardellino».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Al tempio valdese, alle
21, concerto «Per le strade dell’infinito», a favore della
comunità alloggio Uliveto, con il soprano Maria Rosa
Bersanetti e il tenore Alessandro Cora, con la partecipazione dell’attore Dario Ceroidi, prima del concerto
verrà presentati al pubblico il libro «Per le strade
dell’infinito», di Franco Luigi Carena.
TORRE PELLICE: Inaugurazione della sede de «Il
paese del patchwork», via Cavour 2, con la possibilità
di partecipare gratuitamente a un corso di patchwork.
PEROSA ARGENTINA: Alle 17, nella sede della Comunità montana, incontro con la redazione de «La
Beidana. Cultura e storia nelle Valli Valdesi», interverrà Claudio Tron, verrà presentato il numero 38 della rivista, dedicato alle valli Germanasca e Chisone.
PINEROLO: Inaugurazione alle 18, nello spazio
espositivo dell’associazione En plein air, della mostra
«Soap opera», aperta fino al 20 agosto.
PRAMOLLO: Fino al 25, festa della frazione Rué,
con corsa podistica, gara di bocce, giochi, balli.
25 giugno, domenica
SAN SECONDO: Alle 9, alla sede del circolo ricreativo Airali, via Airali superiori 1, iscrizioni per la bicidettata di 12 chilometri per le vie del paese. Alle 21 la
compagnia «Piccolo varietà» e gli allievi del corso di
canto e recitazione presentano lo spettacolo «Frittomisto 2, la sfida».
PORTE: Alle 21, concerto di musica classica sul sagrato della chiesa.
VILLAR PEROSA: IV gara di pesca al bacino con la
società «E. Agnelli» e grigliata dell’Aido.
FENESTRELLE: Mercatino delle pulci e di antiquariato al Borgo Vecchio.
26 giugno, lunedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio valdese, serata di informazione su «Donazione d’organo,
trapianti e legislazione».
27 giugno, martedì
TORRE PELLICE; Alle 20,30, nella Casa delle diaconesse, incontro con il giudice Piercarlo Pazé e l’assistente sociale Fiammetta Cullo su «L’infanzia violata».
Concerto all'aperto a Luserna San Giovanni
«Africa Unite» in diretta radio
Una fredda serata di
giugno quella di domenica 18 al campo sportivo
di Luserna San Giovanni.
Ci hanno provato gli Africa Unite e il loro reggae a
riscaldare il pubblico intervenuto: quasi 1.300
spettatori paganti, per lo
più giovanissimi, che fin
dalle prime ore del pomeriggio, quando il sole
ancora brillava, hanno
occupato il manto erboso del prato. Tanto che
alcuni sono scappati prima della fine, non certo
per la qualità della musica ascoltata e ballata.
Forse solo per l’ora tarda.
Il pubblico rimasto è
soddisfatto. Anche gli organizzatori, che affermano: «Il bilancio del concerto è positivo». Il progetto «Stazione zero»
della Comunità montana
vai Pellice continua così
nell’azione e nelle iniziative contro il disagio giovanile e in particolare
contro la fuga verso l’abuso di droghe: dopo la
pubblicazione del giornalino omonimo, l’organizzazione di alcuni concerti, fra cui si ricorda
l’iniziativa a Villa Olanda
con i Blue Beaters, ecco
aggiungersi la serata di
domenica. E poi a settembre, «se tutto va bene», un altro concerto
all’aperto, magari con un
gruppo che arriva dal
Sud e molto amato dai
giovani... ma gli organizzatori non vogliono sbilanciarsi.
Tornando al concerto,
oltre gli Africa Unite, sono da segnalare le esibizioni dei croati Tfb e dei
pinerolesi Ailatiditalia:
due formazioni incisive e
decisamente di impatto.
Faranno strada. Radio
Beckwith Evangelica ha
trasmesso l’intera manifestazione in diretta, con
la partecipazione di tutti
i conduttori.
Preparativi per ii concerto degli Africa Unite
ÿ Pinerolese
Turismo
e sviluppo
Promuovere una serie
di azioni per fare del territorio pinerolese una destinazione turistica unitaria sfruttando le potenzialità di tutti e le caratteristiche di ciascuno. È
questa l’intenzione delle
Comunità montane delle
valli Chisone e Germanasca, della vai Pellice e della Comunità montana Pinerolese pedemontano
unitamente al Comune di
Pinerolo a quello di Cavour e alla Provincia di
Torino che hanno predisposto un «protocollo
d’intesa per lo sviluppo
del Pinerolese», frutto del
loro lavoro congiunto e
che intende indicare le linee guida per lo sviluppo
del territorio. 11 Protocollo verrà presentato pubblicamente il 22 giugno
nella sede della Comunità montana Pinerolese
pedemontano.
SERVIZI ^
VALLI j
CHISONE-GERMANASCC,
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 25 GIUGNO
Pinasca: Bertorelio - v. Na.
zionale 22, tei. 800707
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivatelefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 25 GIUGNO
Bobbio Pellice: Moselli - via
Maestra 44, tei. 92744
ELIAMBULANZA 118 :
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 23, ore
21.15 Stars wars episodio 1; sabato 25, alle ore
21.30, domenica, alle ore
21.30, lunedì, ore 21,15,
Il gladiatore. l
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 23, ore
21.15 L’estate di Kikyiro;
sabato 24, ore 21,15 Canone inverso; domenica,
ore 15,15, 18,15, 21,15,
lunedì, martedì e giovedì, ore 21,15, Il gladiatore; venerdì 30, alle ore
21,15, Luna papa. Luglio
chiuso per ferie.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Per la rassegna
Cinema in piazza mercoledì 28, ore 21,30, in piazza Olivet, viene posto il
visione, Pokémon.
SAN SECONDO — Per
la rassegna Cinema in
piazza, venerdì 30 giugno, alle 21,30 in piazza
Europa, proiezione di
Tarzan.
ECONOMICI H
CEDESI in vai Pellice
tabaccheria-edicola-articoli vari avviatissimo.
Tel. 0349-3625893.
RORÀ: FESTA
ALLA PRO LOCO
Festeggia 25 annilJ
Pro Loco di Rorà. L’anniversario verrà ricordato
domenica 25 giugno con
un rinfresco in piazza e
con un pranzo nella «sede estiva» nei pressi del
laghetto all’interno del
parco montano.
Perosa
Mostra Duca
degli Abruzzi
Sabato 24 giugno alle
ore 18 nel padiglioni
«Pian de la Tour» di P^'
rosa Argentina viene i
naugurata la «Mostra gì
gantografica itinerante
sulla figura del duca de
gli Abruzzi, marinaio, al
pinista, esploratore
pioniere». La mostra, of
ganizzata dalla Corna
nità montana valli Chisn
ne e Germanasca e da
Comuni di Fenestrella
Pragelato, Sestriere e
US
seaux, dall’Atl 2 MonW
gne doc in collaborazk
ne con Provincia e Reg>J
ne, vuole rievocare la n
gura del duca degli A
bruzzi e in particolare
spedizione al Polo Nor^
La mostra sarà apnf,
tutti i giorni dalle 15 al
19 fino all’8 luglio a Per«'
sa; dall’8 al 23 lug*'
verrà trasferita a
strelle e dal 24 agosto a
settembre a Pinerolo.
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fuorviante
Sul Riforma del 26 maggio
scorso il titolo di prima pagina parla dell’Africa come di
un «Continente alla deriva».
Mi pare che si tratti di un titolo non molto azzeccato
per vari motivi. Anzitutto
perché tende a far passare
un’immagine comunque negativa del continente africano, immagine che credo sia
deformata. Infatti se nel continente esistono delle guerre,
delle situazioni di povertà
estrema (e sappiamo che ve
ne sono molte) è anche vero
che, dall’altra, il continente
africano sta dimostrando in
questi ultimi anni di saper ricercare delle strade nuove
per assicurare il proprio futuro: penso in particolare
all’uscita del Sud Africa dal
sistema dell’apartheid, alle
recenti elezioni democratiche in Senegai, al passaggio
a un regime democratico in
Nigeria e a tante altre.
Mi pare, insomma, che l’A
ftica sia un continente ricco
di chiaroscuri, ma sicuramente non alla deriva. 11 fatto
che abbiate utilizzato questo
titolo mi stupisce ancora di
più quando vedo l’attenzione
e la sensibilità con la quale
trattate normalmente il continente africano, con ottimi
articoli (fra cui quello del
professor Morosini, molto
equilibrato e ricco di spunti
interessanti) e con la bella rubrica dell’ultima pagina «Villaggio globale». Oltretutto
l’articolo del professor Morosini non faceva riferimento
alla situazione africana nel
suo complesso, per cui se si
utilizza un titolo di questo tipo bisogna poi cbe sia supportato da argomenti, altrimenti si rischia di fare giornalismo tramite slogan. Purtroppo alle volte un solo titolo male azzeccato può vanificare tanti ottimi articoli, come quelli apparsi sull’argomento in ultima pagina.
Pier Paolo Long - Pinerolo
POSTA mmm
La zona grigia
deirodio
Viviamo in una società disabituata all’ascolto dell’altro: troppi pensieri, bombardamenti psicologici, troppo
stress, nessuna sicurezza del
domani, con i giovani che
mancano della famiglia, una
società senza più valori.
L’ascolto implica attenzione
reazione attiva, ricerca, perseveranza, disponibilità a lasciarsi mettere in questione.
Oggi prevale un meccanismo
di difesa in cui si afferma l’Io
individualista, di chiusura,
arriva il tempo che nega
l’umano. L’avvento al governo austriaco di Haider dimostra che il processo di assunzione critica del passato lascia posto a un desiderio di
riabilitazione, di rimozione
del senso di colpa e di riconquista di una identità nazionalista basata sulla rimozione
di quello che era il nazismo, il
fascismo, quando non sia un
aperto revisionismo storico.
Negli Anni 30 e 40 si reagì in
ritardo, in Germania e nella
comunità internazionale. La
gravità e la specificità dell’antisemitismo, dell’avversione
per gli stranieri furono colte
solo a dramma concluso, non
solo nella «zona grigia» della
comoda indifferenza ma anche negli ambienti di opposizione al nazismo, come ebbero a riconoscere dopo la guerra uomini della chiesa confessante come Barth e Iwand.
Anche le chiese allora hanno
capito troppo tardi.
E importante affrontare la
zona grigia delle paure esorcizzate con l’odio e con la ricerca di colpevoli a cui far
pagare il proprio malessere,
di una identità che ricava la
sua forza dalla contrapposizione con il diverso, di una
coscienza nazionale che rimuove la frattura costituita
dal nazismo, dallo sterminio
e dalla guerra. Assistiamo alla
rinascita di gruppi e movimenti di ispirazione nazista,
composti non solo da nostalgici ma soprattutto da giova
i Nuovi indirizzi
La Chiesa valdese di Palermo si è dotata di un sito web all’indirizzo: http://digilander.iol.it/cbiesavaldesepalermo
«Sichem», la rivista di teologia riformata animata da un
gmppo di giovani pastori, si è dotata di un sito web il cui indirizzo è: http://digilander.iol.it/mssmln
1 pastori Carmine Bianchi e Lidia Giorgi comunicano il nuovo
indirizzo: via E. Curici 2/a, cap 45100 Rovigo; tei. 0425-423256.
nissimi, cresce il loro seguito
nelle scuole che perdono la
sfida all’educazione al dialogo e alla convivenza.
Bisogna essere allarmati da
questi segnali. Siamo di fronte
alla riproduzione di qualche
cosa che è già successo. Torna
di attualità il motivo ispiratore dell’opera di Primo Levi: ricordare, perché quel che è
successo può tornare a succedere. Popoli diversi, nazioni
diverse, con problemi interni
diversi, reagiscono uniformemente nell’agitare il terrore
dell’invasore, la caccia all’arabo, la difesa dei valori originari, chissà quali poi nella società della competizione, del
profitto, della carriera.
È comodo scaricare le colpe su un nemico fittizio che
alimenta l’economia sommersa, non dimentichiamolo. Nel governo dell’Europa
del futuro ha fatto il suo ingresso ufficialmente, con un
rappresentante, l’intolleranza unita alla xenofobia. Grazie al centro-sinistra, che ha
dato terreno fertile, mancando di risposte all’indiscutibile
capitalismo-liberismo, negando il diritto, negando il
socialismo, negando e affondando se stesso. 1 mesi che
verranno mostreranno fino a
che punto l’ondata di destra
è diffusa e radicata nei paesi
deirUnione europea e che
pericoli corre il tempo della
convivenza.
Salvatore Peri - Trento
Identità
a rischio
Se a noi evangelici non fosse dato il privilegio della libertà di pensiero, che non
tutti rispettiamo, ci saremmo
cristallizzati fin dai tempi di
Lutero. Per me, la verità e la
luce sfolgorante verso cui
aneliamo, tale luce, ricoperta
di veli, si manifesta sempre
più vivida man mano che
progrediamo. Non solo ogni
passo avanti scarta un velo,
ma ci rende capaci di sopportare una luminosità sempre più intensa.
Ascoltavo giorni fa una signora che lamentava la perdita sempre più evidente, nei
nostri templi, di quell’atmosfera di raccoglimento che
ancora si percepisce nelle
chiese cattoliche. «Ecco perché insisto nel ripetere che
protestanti e cattolici sbagliano nel volersi unificare - le risposi -. Se noi perdiamo Tabi
uca
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Passatempo
(D. Mazzarella)
17 18
■
24
■
Orizzontali
E Umanista olandese autore
nella Diatriba del libero arbitrio
J-Giudice di Israele che sconfisse I moabiti
Stato africano
J«- Lo furono Acaz e Giosia
3' Abito del sommo sacerdote
"1 Israele
Elenco di vivande
16. Condottiero israelita al
tempo del giudice Debora
17. Possono essere anche di
mare
19. Quella del Signore è un sacramento
20. Missione evangelica contro
la lebbra
21. Prefisso per sangue
22. Comune in provincia di Torino
23. Gustoso mollusco bivalve
25. Articolo maschile
26. Vania... senza testa
27. Preposizione semplice
28. Città olandese sede del governo
29. Ne organizzano scuole domenicali e filodrammatiche
Verticali
1. Mitico eroe troiano
2. Regione montuosa del Marocco presso il confine algerino
3. Fare quello della bilancia
vuol dire essere un elemento
equilibratore
4. Ne può fare una la Tavola
Valdese e anche la Ced
5. Iniziali di Robespierre
6. Cuore di soia
8. Accoglie le schede dei votanti
9. Personaggio della mitologia
greca corrispondente al biblico
Noè
11. Un tipo di ciliegia
15. Comune in provincia di Trapani
16. Accidente... musicale
17. Gesù disse che alcuni di
questi si scacciano solo con la
preghiera
18. Accolse Saulo che giungeva
a Damasco dopo la sua conversione
19. Comunità evangelica di
azione apostolica
22. Sigla di Novara
24. Iniziali dello stilista Armani
25. Nipote di Abramo
27. Particella pronominale
Il femminile di termini usati tradizionalmente solo al maschile
«Predicatora, non prédicatrice»
MARIE-FRANCE MAURIN
Alla timida richiesta di vedere apposto
al proprio nome la desinenza Italiana «tora» anziché «-trice». In «predicatora», è seguita all’ultima assemblea del 7° circuito
una violenta e categorica opposizione. Non
era 11 momento per discuterne, e dobbiamo
farlo a livello generale ricordando quanti
anni e articoli ci sono voluti per arrivare
aU’accettazione della parola «pastora». In
questi ultimi decenni sono entrate nell’uso
e nei nostri statuti e documenti, accanto a
pastora, le parole diacona e direttora (quest’ultima era stata espressamente votata e
approvata la prima volta al Sinodo con lo
statuto di Agape).
Come base scientifica citiamo due opuscoli, uno italiano e uno europeo, cbe dopo
l’ingresso delle donne in professioni-cariche
dalle quali erano precedentemente assenti
propongono la creazione al femminile di
termini accettabili grammaticalmente, che
esistevano solo al maschile. In «Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua
italiana, per la scuola e per l’editoria scolastica» della presidenza del Consiglio dei ministri del 1986, viene proposto per i nomi
terminanti in «-tore» l’esempio di «pretora»,
in prima posizione, poi «pretrice» in seconda, precisando «il femminile in «-tora» è ampiamente diffuso nei dialetti italiani. E il secondo libretto «Donne e linguaggio» in Quaderni di donne d’Europa n. 40 della Com
missione europea del 1993, dice che nei vari
paesi «le parlate dialettali spesso sono meno
sessiste della lingua ufficiale e nazionale».
Nei dizionari, «predicatore» esiste per lo
più solo al maschile, ad esempio, in «Sinonimi e contrari», Zanichelli, 1990, o in Garzanti, «Italiano-francese», collana Grandi dizionari 1998; Palazzi, 1953, dice: «Sostantivo e
aggettivo; femminile “-ora” o più comunemente "-trice”»; il Nuovo Zingarelli 1985 indica l’aggettivo predicatora come popolare
accanto a prédicatrice. Inoltre, nelTusare
l’equivalente femminile «-a» al maschile «-o»
o «-e», le donne credenti si rifanno all’ebraico biblico dove perfino i verbi (in ogni persona salvo la prima) e i numerali hanno tutti
un maschile e un femminile.
Delle organizzazioni religiose hanno deciso cambiamenti linguistici, ad esempio la
prima in America nel 1973, nel 1975 è stato
rivisto il libro di preghiere ebraiche, e in
Gran Bretagna nel 1983 sono stati rivisti inni
metodisti. Possono le nostre chiese tener
conto di chi desidera chiamarsi predicatora
per aiutare la propria testimonianza intorno
a sé, in attesa di decisioni comunitarie per
portare avanti nella società e nelle relazioni
con altre denominazioni cristiane o non cristiane, una lingua rispettosa dell’identità con
termini adatti ai tempi? 1 luoghi scritti dove
ritornano più frequentemente sono nei documenti ufficiali delle nostre chiese e organismi, e in particolare negli Atti della Tavola
valdese, del Sinodo, dei distretti e circuiti.
tudine di riflettere e di contestare con coraggio, saremo
privati della nostra identità.
Dal canto loro, se le autorità
cattoliche non insistessero sui
meriti, non otterrebbero né
ubbidienza né sacrifici».
Ogni espressione religiosa
risponde a un orientamento
personale, a diverse abitudini
e convinzioni. Considerare il
movimento ecumenico inutile e portatore di confusioni
non mira a diminuire il valore
di ogni ricchezza intrinseca.
Dunque non consideriamoci
superiori, ma diversi. Nella
natura io gusto e apprezzo separatamente la mela e la pera.
Se l’ecumenismo mi autorizza a rifugiarmi nel silenzio
mistico di una chiesa cattolica, o se libera da ogni scrupolo un cattolico che voglia entrare in un tempio, ben venga, ma che ogni attributo sia
rispettato. Un fatto è certo:
finché un prete o un vescovo
non diventano protestanti,
non comprenderanno mai
che cosa significa essere liberi. E noi, quando impareremo
a ubbidire alla nostra coscienza, senza interessi e
senza orgoglio?
Lucietta Tenger-VìWax Pellice
Protagonisti
di rilievo
È del tutto superfluo, a mio
parere, un confronto fra Giovanni Paolo 11 e altri protagonisti di rilievo perché di personaggi che hanno assunto
tali proporzioni, in gran parte
per le contraddizioni del loro
operato, nella storia se ne
trovano non pochi (e ovviamente non solo nell’ambito
della Chiesa cattolica). E tuttavia il papa che resterà nella
storia, avendone già prenotato il posto, sembra non avere
nel mondo contemporaneo
molti antagonisti.
È infatti a uno dei più ferventi assertori delTecumenismo che dobbiamo il ravvivarsi del culto della Vergine,
l’elevazione agli altari di oltre
200 santi, l’assoluta interdizione dal sacerdozio alle
donne, la persistente condanna dei contraccettivi,
l’esaltazione delle masse e
della liturgia che talvolta, come nelle cerimonie dell’apertura dell’Anno Santo, ha rasentato se non oltrepassato la
misura. Ed è tuttavia allo
stesso Giovanni Paolo 11 e ai
suoi innumerevoli viaggi, di
cui non sembra facile calcolare il numero, che si deve la
possibilità di un dialogo e di
un aperto confronto del cristianesimo con l’ebraismo e
l’islamismo. Ed è con lui che
è iniziato il riconoscimento
ufficiale delle colpe della
Chiesa cattolica e l’invocazione del perdono per le offese arrecate, anche se in maniera circoscritta e non sempre convincente (si veda a
esempio il «perdono» a Giordano Bruno). E anche verso i
cristiani non cattolici è indubbio che Giovanni Paolo II
abbia avuto aperture e riconoscimenti del loro operato
nel corso della storia. In particolare con Martin Lutero e
con alcuni aspetti della sua
dottrina si è impostato, come
è noto, un confronto, anche
se con risultati non ancora
ben definiti, sui quali incide
tuttavia l’eccessiva frammentazione del mondo protestante, che non sempre è
espressione di «ricchezza»
come in genere si ritiene.
Quali in effetti i risultati di
un ecumenismo di questo tipo che pur con l’abbandono
della sedia gestatoria rinnova
con le assemblee osannanti
di vescovi e di cardinali la supremazia della porpora e con
il culto delle reliquie un cattolicesimo di altri tempi che,
proprio per quello che ho
sommariamente ricordato,
sembra essersi aperto a una
concezione non integralista
della religione? Di un processo storico ancora in corso
non si possono ovviamente
prevedere gli sviluppi e tanto
meno prefigurare i risultati. Si
può solo sforzarsi di contribuire all’approfondimento
del dibattito, e in questa prospettiva ritengo che una comune riflessione sul «modernismo», sul suo significato
storico e sulla sua condanna
da parte della Chiesa cattolica
(la troppo spesso dimenticata
Pascendi) possa occupare un
posto di particolare rilievo.
Ugo Spadoni - Pisa
È iniziata
l'era mariana?
Immediatamente dopo
l’ultimo evento di Fatima, ho
inviato al Corriere della sera
(rubrica «La Stanza» del laicissimo Indro Montanelli)
questo brevissimo scritto:
«Dopo 2000 anni ha termine
l’Era Cristiana. Papa Giovanni Paolo II, a Fatima, ha inaugurato solennemente l’Era
Mariana». Non è stato pubblicato. È il caso che mi abbandoni alla disperazione?
Giovanni Petitti - Pisa
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 ■ fax 011-6504394
La qualifica
di apostolo
Un professore evangelico
dell’Università di Durham
(Inghilterra), James D. G.
Dunn, ha scritto recentemente un libro sul pensiero
di Paolo {La teologia dell’apostolo Paolo, Brescia, Paideia,
1999), e nella prefazione racconta le sue perplessità al
momento di decidere il titolo: «La teologia di Paolo» gli
sembra troppo breve, e poi
non tutti capirebbero al volo
di che «Paolo» si tratta. Allora, scrivere «La teologia di
San Paolo»? Confessa Dunn:
«Sarebbe già più riconoscibile, ma il vecchio protestante ¡
che sonnecchia in me dubita
ancora che un Paolo che si rivolgeva a tutti i cristiani chiamandoli “santi” sarebbe contento se questo predicato venisse usato per indicare una
élite cristiana. Ma una soluzione andava da sé: Paolo
stesso aveva un titolo che apprezzava sopra ogni altro e
sul quale insistè sempre come sua più costante designazione quando doveva presentarsi ai destinatari delle lettere. Quel titolo era “apostolo”.
Il termine era anche caratteristico del cristianesimo e
sufficientemente noto anche
altrove. Il problema ha trova, to così soluzione: solo un titolo era possibile: La teologia
dell’apostolo Paolo».
Bruno Corsani - Pinerolo
Auguri!
Le Edizioni protestanti srl,
redattori e collaboratori di
Riformasi rallegrano con il loro consigliere d’amministrazione Stefano Gnone e con la
moglie Elisa Jouvenal per la
nascita, avvenuta T8 giugno,
del primogenito Giorgio.
■ PARTECIPAZIONI!
RINGRAZIAMENTO
Il marito, le figlie e i familiari
tutti della cara
Rina Benech Malan
riconoscenti, ringraziano di
cuore tutti coloro che con scritti, presenza, parole di conforto
e fiori hanno partecipato al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare al dott. Genesi, ai medici e
agli infermieri dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, al Servizio 118, alla Cri di Torre Pellice,
a Franco e Luisa Davite, a
Hélène, ai pastori Taglierò, Berutti, Pasquet e Pons, a Laura
Nisbet e a Laura Bellion, agli
amici di Nini e delle figlie, alle
Onoranze funebri Giachero.
Angrogna, 21 giugno 2000
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
J Viaggio in Colombia, uno dei paesi latinoamericani più controllati dagli Usa
VENERDÌ 23 GIUGNO 2000
La «Escuela de liderazgo femenino»
La scuoia di formazione di nuove dirigenti sindacaif nato nei 1995, è intitoiata a Betsabé
Espinosa, operaia che nei 1919 organizzò il primo sciopero tessile con 500 donne schierate
BRUNA PEYROT
N
ELLE puntate precedenti
la
abbiamo parlato delle
violenze colombiane, modi
di fare politica e di stare in
società che sono diventati da
cinquant’anni una vera e
propria dimensione di vita.
Paradossalmente, tuttavia,
proprio da un paese in guerra
nascono le iniziative più democratiche, più vere nel loro
riconoscimento della persona come valore da difendere.
È il caso della «Escuela de liderazgo sindacai femenino»
di Bogotá.
Anita coordina il progetto sui
bambini lavoratori e va in giro per il paese a raccogliere
interviste, Rebeca dirige la
cooperativa che offre servizi
nel settore edilizio (tinteggiatura di pareti e pulizia di appartamenti) e artigianale (costmisce tende artistiche e varia oggettistica) e così via.
La «Casa de la mujer»
Nasce per iniziativa di alcune dirigenti della Cut (Central unitaria des trabajadores), la più grande organizzazione sindacale colombiana,
fondata nel 1986 con un accordo di 450 organizzazioni
sindacali dentro le quali le
donne sono il 38,5%. Nel
1987 si crea il Dipartimento
della donna con lo scopo di
difendere e ampliare il lavoro
femminile e la Casa de la
mujer, un bell’edificio alla
«carrera 22», vicino al centro
di Bogotá, accogliente e allegro, dove lavorano Milena,
Anita, Angela, Marta, Rebeca,
Patricia, Ofelia, Maria Eugenia, Sonia Patricia e tante altre di passaggio.
Ognuna ha un compito.
Per esempio Ofelia coordina
la marcia mondiale delle
donne che si terrà nell’ottobre prossimo a New York,
Betsabé Espinosa
Nel 1995, infine, nasce la
«Escuela», intitolata a Betsabé Espinosa, operaia che
nel 1919 organizzò il primo
sciopero tessile con 300 donne schierate in modo da far
fronte ai «varones», i gendarmi che poi l’arrestarono. In
sua difesa per farla liberare
accorsero però 3.000 compagne che segnarono nella storia il primo episodio di uscita
collettiva delle donne colombiane. Perché, mentre il paese ribolle di armi'e lotte fratricide, di guerra e di guerriglia, questo gruppo di sindacaliste ha messo su una scuola? «Per costruire la pace e la
democrazia bisogna cominciare da qualche parte - risponde Marta Buritica, la direttrice - e la prospettiva di
genere è un modo efficace di
usare la cultura delle donne
per far prendere coscienza
della nonviolenza».
L’obiettivo è molto chiaro:
creare leader femminili nella
gestione del sindacato. Attualmente, infatti, le donne
rappresentano la maggioranza della base delle organizzazioni sindacali (nei servizi so
ciali sono il 95%, nell’educazione statale e privata l’85%,
nel settore finanziario il 55%,
nel pubblico impiego, cioè acquedotti, luce, giustizia e amministrazione, il 51%); però
nei centri direttivi la loro presenza si riduce al 5,78%. Senza contare che tutte le donne
per sopravvivere in tempi di
grave crisi economica si inventano mille tipi di attività
sommerse, dai manufatti casalinghi di legno o stoffa ai cibi preconfezionati, dall’assistenza a malati e bambini ai
piccoli servizi domestici (spese, code agli uffici...).
Creare una nuova
leadership femminile
Creare una nuova «liderazgo» tuttavia non significa solo
avere nuove dirigenti. Attraverso il corso di formazione
(350 ore per il primo e secondo livello, 100 ore per il terzo,
60 ore per la specializzazione), si intende suscitare vocazioni al protagonismo politico e rendere sensibili alla cultura delle donne. Le «materie» proposte ne sono un
esempio: si spazia dal corpo
al diritto, dal rilassamento
yoga in musica allo studio approfondito dei dati dell’import export dei vari settori
produttivi del paese, dalla
storia della Colombia alle politiche del lavoro, dalla metodologia per le dinamiche di
gruppo alla psicologia della
persona, dalla storia alla letteratura, dalla cultura di ge
nere alla pratica per la gestione democratica dei conflitti.
Interessante è una valigetta
che contiene sotto forma di
tre volumetti la Artisania de
la Vida, manuali di formazione graduale che insegnano a
gestire un gruppo e a scrivere
la propria storia di vita.
Le donne coinvolte finora
sono state più di mille e l’intento è di allargare l’esperienza a tutte le sindacaliste
di ogni città. Ciò è particolarmente impegnativo perché i
corsi non sono gratuiti. La
partecipante se ne paga una
parte e il sindacato le concede solo il visto per il permesso sindacale. Chi partecipa
dunque assume un impegno
gravoso che si aggiunge di
solito a quello di essere lavoratrice e sindacalista. E ogni
sindacalista è stata minacciata almeno una volta nella
sua carriera con telefonate
anonime, ricatti sui figli e invio di corone mortuarie alla
sede di lavoro. Bisogna certo
essere molto convinte per resistere alle tante pressioni, in
famiglia, sul lavoro e nello
stesso sindacato ancora attraversato sovente da una
cultura machista che non riconosce fino in fondo l’autonomia della donna. In Colombia moltissime donne sono capofamiglia perché gli
uomini sono sempre altrove:
o per lavoro o per guerriglia
o perché spariscono e magari
si fanno una famiglia altrove.
E le donne restano con quattro cinque figli almeno.
Marta Buritica, direttrice deiia «Escueia»
(Foto Bruna Peyrot)
«ninos»
Un altro problema, di conseguenza, sono i «niños» che
lavorano sin dai sette otto
anni di età. Alla Casa de la
mujer hanno proposto un
progetto in collaborazione
con l’Università (dipartimento di sociologia) per lanciare
un’indagine in tutta la Colombia, a partire da alcuni
istituti superiori, e sapere
quanti sono davvero i ragazzi
lavoratori, sovente in nero,
nel settore edilizio, dei trasporti e anche a domicilio. Le
penalizzate sono però ancora
una volta le ragazze che in
più devono occuparsi anche
della loro famiglia di origine,
dei fratelli più piccoli e della
casa oltre che lavorare a servizio. Molti arrivano alle lezioni scolastiche senza aver
dormito, stanchi e malridotti.
Molti poi, nelle campagne,
sono armolati dai guerriglieri
e dai paramilitari affinché incendino le case dei contadini
ritenuti collaborazionisti.
Alla Escuela sono attente in
modo speciale all’infanzia e
alla storia dell’infanzia che
viene rivalutata con tutta la
storia delle donne perché fa
parte anch’essa di una maternità non riconosciuta e
non valorizzata socialmente.
Donne e bambini fanno parte di una stessa esclusione
sociale. Alla Escuela sono attente in modo speciale all’infanzia e alla storia dell’infanzia che viene rivalutata con tutta la storia delle
donne perché fa parte anch’
essa di una maternità non riconosciuta e non valorizzata
socialmente.
Una scommessa alta
La scommessa, dunque,' è
alta, perché non si gioca a fare chiacchiere sul pensiero
democratico, anche se circolano nomi prestigiosi come
riferimento: Galeano, Varela,
Maturana, Bateson e i nostri
Bobbio e... per noi forse un
po’ desueto Labriola! Si cerca, insomma, di attuare la
democrazia sin dal presente.
Non la si rimanda a un futuro, ma la si agisce nel presente credendo che possa essere
un’azione che si allarghi a
macchia d’olio. Ho pensato,
in tutta verità, che anche da
noi le parole dell’essere e del
fare democratico andrebbero
scrostate da tanti ghiribizzi e
rese fresche con esempi come quello della Escuela.
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all’imn
creazie
nella p
con ur
dito di
cente e
Dio co
no, mi
Per questo le chiese valdesi
e metodiste non utilizzano
neanche una lira
dei proventi deii’8 per mille
per finalità di culto ma
destinano tutti i fondi a
programmi assistenziaii e
cuituraii in Itaiia e, neiia
misura del 30%, all’estero:
per aiutare i bambini di
Chernobyl o per promuovere
iniziative imprenditoriaii tra
le donne albanesi; per
aiutare le nonne di Plaza de
Mayo a far valere il loro
diritto alla memoria ed alla
verità o per sostenere i
programmi di recupero dei
bambini di strada
di Bucarest.
Un dettagliato rapporto dell’utilizzo
dei fondi ricevuti è stato pubblicato
sui maggiori organi di stampa
e su Riforma del 14 maggio 1999
Tutti i fondi
deil’8 per miile
destinati alie
chiese vaidesi e
metodiste sono
stati investiti
esciusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
sito Web: http://chiesavatdese.org
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