1
ECO
Sig.a
LONGO SELMA
Casa Valdese
TORRE PELLICB
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
1 -Anno LXXXIX - N. 25 j A BBONaMENTI 1 Eco: L. 1.200 per l’interno Eco e La Lucei L. 1.800 per l*iiitemo Spediz. abb. postale - li Gruppo TORRE PELLICE - 19 Giugno 1959
1 Una copia L i re 30 / L. 1.600 per l’estero L. 2.500 per l’estero Cambio d’indirizzo Lire 3 0 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Viva gli A!nini !
Domenica ha avuto luogo a Torre
Penice il raduno degli alpini del terzo. Non è certo il primo raduno del
genere e non sarà l’ultimo, da qualche anno si stanno moltiplicando sul
piano nazionale, regionale, inter-regionale gli incontri di ex militari, di
ex internati, di alpini e bersaglieri e
di tutte le armi. Sono indice di una
moda, di un costume che si va diffondendo nel nostro popolo e di cui prendiamo atto con ima certa sorpresa.
Dunque domenica a Torre c’era qualche migliaio di « penne nere » dei gloriosi battaglioni: Pinerolo, Exilies,
Fenestrelle ecc. nomi del passato ormai, battaglioni del disciolto terzo
alpini. Alla festa aggiungeva naturalmente un senso tutto particolare
il fatto che si trattava di ritrovarsi
insieme mentre il reggimento non esiste ormai più e non poteva mancare la nota di nostalgia nel canto
del vecchio inno... « evviva evviva il
reggimento, evviva evviva il terzo de
gli alpin ». Tutta Torre inbandierata
più che al 17 febbraio, molto più che
nei giorni di festa nazionale (perchè
queste sono le nostre feste nazionali: dove c’è gente, folla, chiasso, allegria, discorsi) c’erano gli striscioni
tricolori attraverso le strade ed i manifestini colorati: W gli alpini, W gh
artiglieri alpini, c’erano le scritte in
bianco sull’asfalto come al Giro d’I
taìia/: Benvenuti, W il Terzo, non
mancava insomma niente per im raduno. I giornali valligiani portano
ampie e dettagliate cronache della
giornata talché ci dispensano di rias,sumere i discorsi che sono stati pronunciati in questa occasione.
C’è indubbiamente qualcosa di
commovente in incontri di questo ge
nere in cui ci si ritrova tutti, o mol,
ti, reduci dalle guerre, compagni che
da anni forse non si vedeva, c’è qual
cosa di emozionante almeno all’im
zio della giornata quando si sbarca -a
si è appena un po’ allegri.
Commovente e bello finché vogiia
mo, c’è però una cosa che riesce ùif
ficile a capire: perchè a raduni del
genere ci vada tanta gente. Che cosa spinge questi uomini vecchi o glo
vani ufficiali e soldati a farsi quella
facchinata, che cosa li unisce? cne
cosa li tiene insieme? Che scopo, che
senso, che ragione ha questo loro incontrarsi? In tempi come i nostri in
cui nessuno si muove più per nessuna ragione, in cui nessuno si interes
sa a niente, in cui tutti sembrano
stanchi ed annoiati è un vero miste
ro come si riesca a partirsene da casa per una giornata del genere. Nes
suno ti obbliga ad andare al laduxio,
non ci guadagni niente, ma il tem
po ed il denaro per quella giornata
non ti pesano come per altre cose.
Ci si dice che sono i ricordi comu
ni che fanno questa comunione di
uomini, i ricordi delle pene e delle
sofferenze sopportate insieme e spes
so nei momenti tragici e nel pencolo. Certo questo è vero e l’essere stati
insieme di fronte alla morte può avvicinare due uomini più di quaisi^i
altra cosa, ma non tutti gli alpini
del terzo si sono trovati insieme davanti alla morte.
E’ il piacere di trovarsi insieme e
parlare delle belle o brutte avventure passate e rivedere il capitano che
ora è colonnello o generale ma non
è più il comandante, l’ufficiale ma è
un semplice uomo un po’ maturo che
riconosce tutti ed abbraccia i suoi
veci. E’ forse anche lo spirito di corpo, il sentirsi uniti insieme in una
unica famiglia, in una comunità com
patta e forte. C’è tutto questo ed altro molto meno glorioso che alla fine
del raduno viene alla luce quando D
beute hanno- fatto il loro inebriante
effetto.
Tutto questo è nella normalità del
le cose e non desta Stupore il fatto
che ci siano battaglioni che ricordano le loro vittorie e fanno i loro
raduni, anche i legionari di Cesare
e di Pompeo facevano press'apoco
la stessa cosa 2i000 anni fa. Quello
che desta un certo stupore ed una
certa perplessità è di vedere che si
lasciano prendere a questa retorica
uomini di chiesa, uomini di fede o
che si dicono tali, membri vivi, zelanti delle nostre comunità. Impressiona il fatto che la lettura delle scritture, la predicazione udita, la meditazione non abbiano insegnato a discernere il vero dal falso, la verità
delle cose, il valore delle parole.
Impressiona il fatto che molti no
stri valdesi si siano fatti un dovere
di scendere o salire a Torre per quella giornata, gli stessi che avrebbero
considerato assurdo, ridicolo inutile
di muovere un passo per una qualsiasi manifestazione della loro chiesa. Per andare al raduno del terza
alpini non c’era il fieno o il mercato da qualche parte o il bestiame da
accudire o la vigna da sorvegliare.
Non erano certo tutte valdesi le
penne nere domenica a Torre ma
quante ne troveresti disposte a spendere (o perdere) un giorno, una domenica per assistere ad una confe
renza distrettuale, ad un Sinodo?
Ma ad una conferenza distrettuale
si parla soltanto senza concludere
niente, si fanno solo parole ! Forse
che i discorsi di domenica erano
molto più che parole? O la maggiore
attrattiva era costituita dalla fontana perenne di barbera in piazza
Muston? In tal caso non si parli di
sentimenti ed intenzioni inesistenti.
Un cristiano sa ohe le parole hanno un significato: sa che cosa è la
gloria, chi sono colóro che hanno
immolato la vita, sa che cosa è i)
campo dell’onore, e che cosa è il combattimento. Sa che non c’è che una
gloria: quella di Dio, un solo campo
aell’onore: quello della fede, un solo
combattimento quello contro il male e che tutto il resto sono parole retoriche che non significano niente.
Che i battaglioni facciano i loro
raduni ripetiamo: liberi loro; ma
che un credente si lasci prendere a
seguirli questo ci stupisce. Perchè o
tutte le parole pronunziate non significano niente ed allora non vale
la pena sentirle o dicono qualcosa
e.d in tal caso la fede è giudice: e
la fede giudica lo spirito di corpo
dei battaglioni e lo condarma perche
non è spirito di corpo per il bene, la
tede giudica le esperienze passate e
le condanna perchè vissute senza
Cristo, la fede giudica i canti e li
condanna perchè non si può cantare « viva il reggimento » e « gloria al
Padre ».
Il credente sa che le parole hanno
un significato e che se si grida « Viva il reggimento» o «viva gli alpini » vuol dire che li si loda per quello che hanno fatto e si spera che do
mani avranno successo e vittorie. E
che successo può mai avere un corpo militare se non la distruzione del
netnico? Che significa « Viva gli al
pini » o « Viva il terzo » se non l’augurio che si aggiunga un’altra medaglia alla bandiera e che cos’è una
nuova medaglia se non battaglioni
annientati, padri e figli, veci e bocia
« caduti sul campo ».
Un cristiano ie dovrebbe sapere
queste cose perchè la Bibbia avrebbe dovuto insegnarglielo ed un Valdese le dovrebbe sapere pure o dc>vrebbe avere il coraggio di ammettere che per un reggimento che ormai non esiste più è capace di entusiasmarsi, di spendere, di mettersi
in movimento tutte cose che non sa
o non vuole fare per la chiesa di Gesù Cristo.
G. Tourn
CONTIIVIDàlllDU LE CELEBRAZIOIIII GINEVRIIVB
La "Académie» ha 400 anni
Alla pari degli altri riformatori,
Calvino attribuiva un’importanza
fondamentale all’istruzione pubblica: la figura del cristiano perfetto
era unita a quella dell’uomo in grado di intendere attraverso alla sua
cultura le verità fondamentali della
religione. Perciò fin dall’emanazione delle « Ordonnances ecclésiastiques » del 1541, un posto adeguato
era stato riservato all’organizzazione scolastica: senonchè varie difficoltà impedivano al grande riformatore di sistemare convenientemente
la scuola die egli aveva in animo, e
soltanto nel 1559 égli potè tradurre
in realtà il suo sogno,
A quel tempo anche a seguito della recente diff usione del libro stampato, la scuola stava diventando popolare, cioè stava passando da privilegio di. pochi ed eletti a dono di
tutti cjuanti; e mentre nei secoli precedenti la fondazione di una scuola
era prerogativa di principi o di papi, nel secolo della Hinascenza essa
divenne espressione di volontà popolare. Calvino, che del resto era
anche un umanista ed un pedagogo,
lanciò a Ginevra, città ormai dominata dalla sua ferrea volontà, una
pubblica sottoscrizione per la costruzione e fondazìjthe dì un « Col--legé »; l’iniziativa cadeva a proposito, e i Ginevrini sottoscrissero volentieri per dotare la loro repubblica di una grande scuola: concorsero
gli enti e le autorità, i ricchi e i poveri, i nobili ed i popolani, come
lesson la boulangère che concorsi’
con cinque soldi.
La fondazione
del “Collège,,
Nacque così il famoso « Collège n
di Ginevra, con delle regole (Lcge.s
Academiae Genevensis) fissate in
gran parte da Calvino: esse prevedevano una «Schola privata» di sette anni, corrispondenti alle nostre
scuole primarie e inferiori, al termine, dei quali si leggevano però i testi latini e greci di Cicerone e Polibio., e una « Shola pubblica », corris])ondente ad un corso superiore
di natura essenzialmente teologica.
L’orario scolastico era abbastanza
severo, poiché iniziava almeno alle
sette del mattino, ed il calendario
jirevedeva d’altra parte pochissimi
jieriodi di vacanza durante la vendemmia.
fi
La solenne inaugurazione del
« Collège » avvenne nella Cattedrale di S. Pietro il 5 giugno 1559: presenti i quattro sindacì della città,
Calvino invocò la benedizione di
Dio e diede la parola a Teodoro di
Beza, che fu poi il primo rettore,
per quella che noi chiameremmo oggi la prolusione inaugurale: —
« ...instruits dans la vraie religion
et dans la connaissance des bonnes
lettres, vous êtes venus ici afin de
pouvoir travailler à la gloire de
Dieu, de devenir un jour le soutien
de vos proches et de faire honneur
à votre patrie. Souvenez-vous toujours que vous êtes des soldats et
que vous aurez à rendre compte à
votre chef suprême de cette sainte
mission ». Parole che rivelano ad un
tempo gli scopi della istituzione e
la situazione interna di Ginevra.
Il « Collège » (in latino Academia), nel suo ordine superiore aveva soltanto le cattedre di teologia,
ebraico, greco e filosofia, a cui si
aggiunsero successivamente diritto,
medicina, ecc. Più tardi, esso diede
luogo all’attuale Università di Ginevra, ricca di migliaia di studenti
di ogni parte del mondo e aperta
a tutti i rami dello scibile.
. LHmporUmsta . d^la fondazione
dell’Accademia di Ginevra fu grandissima non soltanto per la città, ma
per tutta l’Europa protestante: ad
essa accorsero a migliaia da ogni
parte gli studenti, e soprattutto studenti in teologia, che molte volte,
di ritorno nelle loro terre natie, erano in grado di aflfrontare serenamente i supplizi e la morte per motivi
di fede. In tal senso l’Accademia di
Calvino fu per lungo tempo un vero
seminario di idee riformate, un faro di libertà e di cultura protestante
a cui si guardava da ogni paese
d’Europa.
Per noi Valdesi, l’Accademia di
■ Calvino ha avuto un posto di grande importanza: quasi tutti i nostri
pastori, fino alla fondazione della
nostra Facoltà di Teologia nel 1855,
vi passarono per un periodo ])iù o
meno lungo: troviamo tra gli studenti del primo anno, nel 1559 G.
B. Aurelio, proveniente dalle Colonie di Calabria e più tardi pastore a
Londra; vi troviamo Pietro Gilles,
G. Leger, E. Arnaud, le generazioni
dei Peyran, degli Appia, dei Jahier,
dei Brez, ecc. ecc. Si può dire in sostanza che la formazione intellettiia
Omaggio della nostra Facoltà a Ginevra
La ricorrenza del 4» centenario deU’Ac(•ademia Ginevrina è stalo felicemente ricordato dalla nostra Facoltà con rofferla
di un magnifico e prezio.so volume di studi, dovuti a diversi autori italiani. Il volume, pubblicato da Sansoni, consta di
ben 771 pagine, e contiene degli studi di
notevole interesse nel quadro del titolo
« Ginevra e l’Italia ». Vi notiamo tra gli
altri studi di Nicolini, Cantimori, Firpo,
Marini,, Passarin d’Entrèves. Alatri, Venturi, eco,., quelli dei nostri Gönnet, Pascal, Castiglione, Subilia, Peyrot, Caporatto, Spini, Armand-Hugon, Miegge, V.
Vinay; in totale diciannove autori, che nel
complesso hanno redatto una miscellanea
di indubbio valore culturale e portato un
contributo scientifico notevole alla conoscenza dei rapporti italo-ginevrini.
Giovedì 4 giugno alle ore 16 nella sala
del Senato fu fatto un ricevimento in onore dei collaboratori del volume- Tutti erano stati invitati dall’Università a suo tempo, ma soltanto dieci poterono venire a
Ginevra e partecipare al ricevimento. Erano presenti il ministro della istruzione
pubblica Alfredo Borei, il rettore ,1. Cour
voisier, il decano della Facoltà di Teologia: prof- Franz-J. Leenbardi, il decano
della Facoltà di Diritto: prof. Jean Graven, il decano della Facoltà di Scienze
economiche e sociali: prof. Claude Terrier, il direttore della Bibliothèque Publique et Universitaire: Dr. August Bouvier,
il prof. Paul Geisendorf degli Archives
d’Eiat, il prof. Henri de Ziégler, ex rettore dell’Università e attuale presidente
della .Société d’études italiennes, il Dr.
Soldati direttore del Centro di Studi Italiani di Zurigo, il console generale d’Italia, Dr. Toffolo, il prof. Calò del Bureau
International de l’Education. Inoltre erano rappresentate quattro famiglie discendenti da rifugiati italiani: Le Fort, Micheli. Oltramare e Turrettini.
Il Prof, de Ziégler tenne un discorso
presentando il volume offerto all’Università e ricordando alcuni aspetti dei rapporti
secofari fra Ginevra e l’Italia. Concluse
accennando al milanese Gregorio Leti che
nel XVII secolo vedeva in Ginevra « la
città dei malcontenti », ma per molte buone ragioni fu soprannominato « il Bugiardo ». « Souhaitons donc qu’à l’inverse nos
liòtes d’aujourd’bui voient en Genève la
ville des gens souriants et gracieux ». Il
prof. V. Vinay rispose con una breve allocuzione secondo la Jinea concordata con
gli altri membri del Comitato per la prefazione al volume, (juindi egli consegnò
una copia della Miscellanea al rettore
Courvoisier che ringraziò brevemente, ai
decani della Facoltà di lettere, teologia,
diritto, scienze economiche e sociali, ai
direttore della Biblioteca pubblica e universitaria, al prof. Geisendorf per gli Archivi di Stato, al direttore del Centro di
■Studi Italiani a Zurigo, al prof, de Ziég’er. AJ senatore Luigi Einaudi, che non
aveva potuto intervenire, il volume fu
offerto il giorno successivo.
Il direttore della Biblioteca Universitaria ringraziando fece omaggio alla Facoltà Valdese della riproduzione della
« Carte du Léman par le syndic. Jean Du
Villard 1588 ». L’opera a Ginevra è stata
molto gradita ed elogiata. Ne hanno parlato fra gli altri il « Journal de Genève »
del 5 giugno e « La Tribune de Genève »
dello stesso giorno.
le della classe dirigente valdese per
circa tre secoli sia dipesa da quanto
si insegnava sui banchi del « Collège » a Ginevra.
Ed è pertanto giusto che noi guardiamo con venerazione e con riconoscenza a quella scuola, che ha
avuto un peso così grande nelle vicende della Chiesa Valdese.
Le celebrazioni
Ginevra ha celebrato solennemente la ricorrenza del 4° centenario
della sua Accademia. Lo ha fatto in
forma laica, seppure improntata
fortemente di confessionalismo: ma
basti ricordare che al culto solenne
commemorativo in S. Pietro, a carattere protestante, si accompagnava
nella stessa ora una funzione nella
Cattedrale di Notre Dame, in cui
l’officiante riconobbe onestamente i
meriti del Collegio di Calvino, seppure nato a seguito di una dolorosa
scissione nella Chiesa.
Nella cattedrale di S. Pietro, gremita in ogni ordine di posti, il pastore Marc Boegner, tenne il solenne
culto commemorativo, insistendo
sulla validità della ricerca scientifica volta a stabilìre^unicamente il vero.
Alla sera, un imponente ricevimento nelle sale del « Musée d’Art
et d’Histoire », vedeva accomunati
gente d’ogni paese e d’ogni confessione, invitati e convenuti a renderà
ili sostanza al grande Calvino l’omaggio della cultura mondiale: illustri
professori e teologi, premi Nobel,
missionari, personalità politiche, famosi o sconosciuti, erano lì chiamati a riflettere per un momento su
quanto il pensiero calvinista aveva
dato alla civiltà contemporanea.
Il giovedì mattina, 4 giugno, ebbe
luogo una « seduta accademica »,
nuovamente in S. Pietro, un immenso e variopinto corteo prese le mosse dal l’Università e si diresse alla
cattedrale, avendo tra i suoi componenti il presidente della Confederazione Svizzera, alte personalità, diplomatici, tutti i professori, i delegati delle altre università, ecc. ecc.
Presero la parola il sindaco di Ginevra, il presidente della Confederazione, il ministro della Pubblica
Istruzione, il rettore magnifico, ed
altri, sottolineando a turno l’importanza deH’avvenimento che quattro
secoli fa vedeva riuniti nello stesso
posto Calvino e i suoi : e veniva
spontaneo di fare il confronto tra la
povertà di abitanti e di denaro della
Ginevra del 1559 e la situazione attuale; e veniva anche naturale il riftensare alla naturale modestia del
grande riformatore, che nulla voleva
per celebrare gli uomini, e che non
volle nemmeno un .segno sulla sua
tomba, perchè nulla facesse dimenticare l’unica cosa importante: «la
gioire de Dieu ».
Il venerdì ed il sabato 5 e 6 giugno furono destinati, nel quadro
delle celebrazioni, ad altre manifestazioni minori, e soprattutto alla
consegna delle lauree « honoris causa»: i due italiani laureati dalla
Accademia Ginevrina sono Luigi Einaudi, che vi insegnò pure nel 19431944, e il nostro Arturo Pascal, a
giusto riconoscimento dei loro meriti nel campo culturale, come si dirà
in altra parte del giornale.
A. A. Hugon
2
2 —
’*«ro DíllP VAllll VAIDi;«l
Q U E :S TA N O S T R A A U T O N O M I A
Sono contro questa autoDomia
In questi ultimi tempi il problema ci è riproposto sia da ima discussione piuttosto vivace dell’ultima
Conierenza Distrettuale del [’ Distretto, sia dallo strano caso della
Chiesa di Genova che pur i requisiti per essere autonoma non lo vuol
essere. Circa questo caso originale
rileggevo in questi giorni uno scritto del Dott. Giorgio Peyrot del 1944 :
L’Istituto dell’autonomia delle Comunità nel diritto ecclesiastico Valdese, nel quale l’autore si domandava.
(c Per quale motivo la comunità
potrebbe non desiderare di ottenere il riconoscimento della autonomia? » e così l’autore stesso si rispondeva: « Altro non ve n’è di logico all’infuori di quello della mancata comprensione da parte dell’assembela del significato e del valore
della autonomia; per cui si può concludere che questa così deliberando
darebbe dal punto di vista giuridico, una dimostrazione specifica di
immaturità spirituale (p. 23-24) »,
Ma a smentire l’affermazione del
Peyrot sta proprio la Chiesa di Genova notoriamente fra le più spiritualmente vive nostre comunità cittadine. Non sarà proprio la maturità spirituale di quella Comunità
che le dà la forza di non seguire nè
l’andazzo generale, nè le • pressioni
del Sinodo e di varie personalità ecclesiastiche, ma di proporre a tutta
la chiesa il problema in modo vivamente polemico?
Ritengo che si possa essere senz’altro favorevoli al principio della
autonomia, ma decisamente contrari alla nostra attuale autonomia così come viene concepita e praticamente attuata. Vorrei fare alcune
osservazioni al riguardo.
1) NeUa valutazione generale Autonomia è più o meno sinonimo di
Diritti acquisiti ed in particolare :
Diritto di eleggersi il proprio Pastore. Questa valutazione non è soltanto queUa della periferia della Chiesa ma di tutti: basta ascoltare una
discussione sul tema e vedrete che
tutti, Pastori compresi, scivolano
subito a parlare del problema ciella
elezione dei pastori, della loro permanenza nella chiesa autonoma eccTutto converge alla difesa e alla accentuazione dei diritti acquisiti!
Per quel che riguarda la nomina
dei Pastori si potrebbe osservare
che si tratta di un aspetto particola
re, anche se importante, e che il
metodo di queste nomine potrebbe
essere cambiato radicalmente senza
che per questo venga a cessare il
principio della Autonomia (una volta erano i Sinodi che nominavano i
Pastori: G. Peyrot Op. Cit. Pag. 6),
ma di questa questione converrebbe fare un discorso a parte.
Ma è erroneo unire il concetto di
Autonomia a quello di diritto.
Il concetto di Autonomia deve
essere unito a quello di dovere o di
servizio. Ritengo che valga anche
per le Comunità quello che diceva
il Signor Gesù « Chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di tutti » (Me.
10: 43-44). E’ dunque soltanto in
una viva ricerca di servizio verso il
resto del Corpo di Cristo, che è la
Chiesa, che una Comunità può esprimere la sua Autonomia. Nel Libro
degli Atti vediamo la Chiesa di Gerusalemme e quella di Antiochia esprimere questa loro autonomia con
una vita fiorente e protesa alla testimonianza (ricordare che il primo
viaggio missionario di Paolo è nato
in seno aUa comunità di Antiochia,
durante im culto, e appare chiaro
che fu sostenuto da queUa Comunità: Atti 13).
Gli impegni evangelistici delle
Chiese autonome dovrebbero essere
concreti ; per es. : Divenire chiesemadrine di altre più piccole o in
formazione; Impegnarsi finanziariamente e per interesse personale di
qualche nostro istituto di carattere
sociale; Promuovere nuove iniziative di testimonianza evangelica;
ecc...
2) L’altro aspetto che turba profondamente nella valutazione della
attuale Autonomia sta nel dispregio
generale con cui si tengono i nostri
regolamenti: tutti sanno che ben
poche delle attuali chiese autonome
rispondono ai requisti stabiliti dall’Art. 6 dei Regolamenti, ma tutti
fanno finta di ignorare ciò. In tal
maniera l’Istituto stesso dell’autonomia viene totalmente squalificato
nel suo valore intimo e diviene un
non-senso.
Concludendo: sono contro questa
autonomia che ritengo dannosa per
la nostra Chiesa Valdese; occorre
rivedere tutto questo Istituto dalle
fondamenta.
Franco Sommani
Che il 7 (sette) sia un numero in
sè compiuto e simbòlico è noto a
tutti.
Numero sacro nei misteri dell’astrologia, già i Babilonesi parlavano di 7
pianeti, di 7 giorni della settimana e
dei 7 spiriti del male.
Gli Ebrei per conto loro, parlavano
anch’essi dei 7 cieli, delle 7 montagne,
dei 7 altari, delle 7 fonti sacre, dei
7 bracci del candelabro, e via dicendo.
Nella Chiesa Romana 7 sono i peccati mortali, 7 i sacramenti, 7 le virtù... et j’en passe.
Nella Chiesa Valdese se moltiplicate 7 per 26 otterrete, com’è ben noto,
182; 0 numero cioè degli articoli dei
Regolamenti Organici della nostra
Vhiesa Valdese, approvati nell’anno
1932 (7x276) con atto n. 21 (7x3). A
pagina 21 (sempre 7x3) trovate l’articolo 19; il secondo paragrafo di detto
articolo dice testualmente: Il pastore
(di una chiesa autonoma) viene nominato per un settennio, dopo il quale
può esser riconfermato per un altro
settennio e nón oltre.
L’articolo è chiaro, limpido.
Negli ultimi set mesi del primo settennio, cioè esattamente sei anni e mezzo dopo Tinsediamento del pastore, si
riunisce l’Assemblea di Chiesa rego
7 + 7 = X
larmente convocata e procede, a norma di regolamento, alla riconferma eventuale del pastore. Non si tratta di
una nuova elezione, ma di una riconferma; perciò si può votare sì o no
(o astenersi); non si può presentare alcuna nuova candidatura.
Si potrebbe, ovviamente, fare molte riserve sulla saviezza di questa procedura e suH’opportumtà stessa della
procedura suddetta.
Ce ne asterremo perchè le nostre
parrocchie hanno fatto praticamente
giustizia di tutto; infatti, dopo una
sola incertezza iniziale, si sono comportate come un fedele gregge agli ordini del diletto pastore: sono accorse
tutte le pecore ancne quelle della periferia, anche quelle zoppicanti, ed
hanno riconfermato. Poi sono ritornate a casa, liete e giubilanti : « Nous
l’avons encore pour 1 ans! ».
Ma questo 7 è un numero disgraziato! Iniatti, ora che tutto è cosi beilo
(« notre cher pasteur, quand même, il
doit être content de cette belle manifestation! ») ecco che commciano i
guai. Le cose non sono più tanto chia
re, non sono più tanto limpide.
Cominciano a circolare le prime voci; si dice (ma sarà vero?) che il pastore se ne va; (« truiis <;a c’est pus
possible! Nous l’avons nommé pour
1 ans! »).
Purtroppo, passa un giorno e passa
l’altro, 6 si scopre che « fa c’est vrai ».
In una certa parrocchia è passato appena un anno, dal giorno della trionfale riconferma; altrove ne son passati due o tre; ma una cosa è certa : nessun pastore (salvo la solita eccezione
che conferma la regola) è rimasto tutto il secondo settennio.
7 più 7 = 8, oppure 9, appure 10,
magari 11 o 12, ma 14, mai (o quasi
mai)! Eppure, il giorno della riconferma, il fedele gregge era convinto che
il patto stretto tra gregge e pastore
avesse valore giuridico per ambo le
parti. Ora invece deve amaramente
scoprire che è un patto che lega soltanto ed unicamente la parrocchia, il
gregge, ma non il pastore!
Donde amarezza, risentimento, sfiducia nella legge. Ne abbiamo avuto
un’eco nella recente Conferenza Distrettuale.
A cosa serve riconfermare i nostri
pastori?
a.
I Valdesi di Cermania a convedno
I discendenti del Valdesi esiliati
250 anni or sono dai duchi di Savoia
e sparsi in varie località del Württemberg, del Baden e di altre regioni germaniche sogliono riunirsi una volta
all anno, or qua or là, in qualche chiesa ospitale, per rievocare i tempi dei
padri, rieleggere il comitato del sodalizio e informarsi sui progressi dei
museo sistemato nella casa di Amaud
a Schonenberg, nonché per udire,
qualche volta, un messaggio di francesi alsaziani, ottimi conoscitori della lingua tedesca e segno dei legami
di origine che questi nostri fratelli
sentono anche con gli Ugonotti di
^rancia.
Anima di questa attività è da poco meno di trent’àhhi il pastore Zeller che dira il collegamento dei disseminati con un bollettino, convoca
le varie adunate e cura l’allestimento
del Museo di Amaud. E’ stato pure
lui ad organizzare i tre o quattro pellegrinaggi da e per le Valli Valdesi.
Attività preziosa per la quale non
potremo mai essergli abbastanza riconoscenti e che se un ostacolo ha inconaauo, è siato queuo aella diversità della lingua che ha reso stentata
la rispondenza da parte italiana e paralizzato in un atteggiamento accademico la parte germanica.
Ma quest’anno è successo qualcosa
di nuovo. I convenuti — circa una
settantina e da località anche lontane — sono stati per la prima volta
invitati a Pforzheim, nella Chiesa di
Omaggio al Prof. Pascal
A l’occasion du IVme Jubilé de
l’Université, il nous a semblé particulièrement opportun d’honorer un
historien italien, originaire des Vallées vaudoises du Piémont et qui a
consacré de nombreux travaux à l'histoire des relations intellectuelles et
religieuses entre son église et la Ge
néve des XVI® et XVII® siècles: le
Professeur Arturo Pascal, né en 1887,
à Lusema S. Giovanni (Province de
Turin).
L’im des critères adoptés pour le
choix des savants étrangers auxquels
nous conférons le grade de docteur
honoris causa étant fondé sur les
mérites qu’ils e sont acquis par leurs
écrits sur l’histoire de Genève et de
son Acadénùe, en particulier, Mr. Arturo Pascal nous paraît, à tous
égards, mériter cette distinction.
Parmi les nombreux ouvrages et
travaux publiés par Mr. Pascal de
puis 1908 et parus dans le « Bollettino
di Studi Vaidesi », le « Bollettino storico-bibliografico subalpino ». la « Rsvue d’Histoire suisse », le « Bulletin
de la Société d’Histoire vaudoise »,
etc., citons tout particulièrement les
études suivantes :
— « Les ambassades des cantons protestants et des princes allemands
auprès du roi de France, en faveur
des Vaudods, durant la période d’
domination française au Piémont
- 1535-1550» (publié en 1920).
— « La seconde tentative de repa
triement de Vaudois du Piémont
en 1688» (publié en 1922).
— « Une proposition genevoise audacieuse faite aux Vaudois du Piémont, en 1692» (publié en 1932).
— « La colonie des réfugiés de Messine à Genève et son poète Giulio
Cesare Paschali» (publié en 1934
1936).
— « Espions savoyards en terre be*
noise» (publié en 1948).
Dans un volume publié par la Société générale suisse d’histoire, en
1925, et intitulé « L’espatrio dei Vaidesi in terra svizzera» (L’exil des
Vaudois en Suisse au XVII® siècle),
Mr. Pascal a non seulement relaté
l'épopée des «Invincibles» en Suisse, montré l’étendue des secours matériels et spirituels qu’ils ont reçus,
mais il a reconstitué par le menu les
négociations diplomatiques entre les
Cantons protestants et la cour de Savoie, en le replaçant dans la perspective de la politique confessionnelle de l’époque.
Toutes ces études sont le fruit de
longues recherches, effectuées par
fauteur dans les Archives des communautés vaudoises dTtalie, dans les
Archives de Turin, ainsi qu'à la Bibiothéque Nationale de Paris et dans
un certain nombre d’archives cantonales suisses, notamment à Genève,
Lausanne, Zurich, Berne, Bâle et
dans d’autres villes.
L’ouvrage de Mr. Pascal qui intéresse sans doute le plus Genève est
l’important volume, de plus de trois
cents pages ,intitulé: Da Lucca a Ginevra. (Studi sulla emigrazione religiosa lucchese nel secolo XVI), paru
à Pignerol, en 1935. Dans cet ouvrage, qui a attiré l’attention des connaisseurs sur l’historien italien, l’auteur a tracé, avec une grande richesse de détails, les généalogies des familles genevoises, originaires de Luc
ques, dont l’apport à la vie intellectuelle, sociale et économique dt
Genève, leur patrie l’adoption, fut
considérable, non seulement au temps
de la Réforme, mais encore au cours
des siècles suivants. Grâce aux patientes et minutieuses recherches ef
fectuées dans les Archives de Lucques
et de Genève, Mr. Pascal a retracé
l’histoire des Micheli, Turrettini, Burlamacchi, Calandrini, Diodati, avant
et après leur fuite de Lucques et leur
établissement à Genève, incluant
dans son tableau les alliances par
mariage de ces réfugiés avec les famille genevoises, au cours des deux
générations qui ont suivi leur arrivée dans la cité de Calvin.
Après avoir pris ses grades à l’Université de Turin, Mr. Arturo Pascal
étudia à Paris, à l’Ecole des Hautes
Etudes, tout en poursuivant ses recherene dans les Archives et Bibliothèques, tant en France qu’en Suisse.
Rentré en Italie, il enseigna les humanités dans différentes villes.
Mr. Arturo Pascal est membre correspondant de la Société d’Histoire
et d’Archéologie de Genève; membre
de la Société d’Histoire du Protestantisme français; membre correspondant de l’Académie des Lettres, Sciences et Arts de Lucques; membre corlespondant de la Députation subalpine d’Histoire nationale (Turin),
etc.
Témoigner notre estime à l’historien qu’est Mr. Arturo Pascal, c’est
honorer un savant d’une grande probité intellectuelle, mais c’est aussi honorer la mémoire de tous ceux qui,
étudiants de notre ancienne Académie ou exilés dans les Cantons protestans, sont venus nombreux dans
la Cité du Refuge, resserrant ainsi
les liens d’amitié établis à l’époque
de la Réforme, entre notre pays et le
pæuple que l’on appelle l’Israël d^
Alpes, en raison de la lutte qu’il mène, depuis des siècles, pour la liberté
de pensée et de conscience.
T, R. Castiglione
S. Stelling-Michaud
Pforzheim - 7 giugno 1959
S. Marco dal Pastore Allinger e vi
hanno trascorso una giornata che non
dimenticheranno tanto presto. Di
punto in bianco si sono trovati circondati da una comimità che conosceva le cose 'Valdesi più e meglio di
loro. Essi, spesso, non erano mai stati alle Valli oppure le avevano sfiorate appena nel corso di un pellegrinaggio, ma questi, invece, alle Vaili Cerano stati per dei campi e le avevano
visitate da Bobbio fino a Prali; avevano preso contatto specialmente con
la chiesa di Villar Penice ed ora si
affollavano attorno al messaggero
delle Valli (past. E. CJeymet) per domandargli: come sta Ermanno? e
Arnaiao? e Bruno? e Elena? e Amalia? e Alberca? E’ ancora vivo quel
vecchio paralitico che aobiamo visitato una volta in montagna, come si
dice?, al Bessé? Potremo ancora veueiio queso anno?...
Al maumo aveva avuto luogo im
cuiio soieime presieduto dal pastore
Eonier delia parrocchia di Neureut,
frazione di Karisruhe e antica parrocchia valdese. Egli aveva predicato
sulla missione del dodici e preparato
gli animi a quella cne è tuciora la
vocazione che Dio rivolge ai Valdesi...
(□¿mncii ima seduta amministrativa
nella quale alcune difficoltà incresciose sorte tra aue dirigenti del movimento erano state superate con nobiltà e fermezza da parte dell’Assemblea....
Nel pomeriggio, dopo un’agape fraterna consumata in un ristorante, era
stata data anzitutto la parola al lap
presentante d’Italia e le sue parole
su quel che avviene alle Valli, sulla
loro opera e sui rapporti che debbono
regnare tra i Valdesi esiliati e quelli
rimasti nella madre patria sembra
rono destare il più vivo interesse. Poi
pronunziò un discorso il Dr. Ham
mann, rappresentante del Landesbishof, sull’argomento. Che cosa è og
gì la Chiesa? Un bunker oppure un
campeggio di tende? e fu tutto un
riferimento alla storia valdese ch’egli
oimostrò di conoscere molto bene.
Poi ancora un messaggio del pastore Bramdenburg della zona sovietica
della chiesa figUoccia di queila di
Pforzheim...
E il pubblico numeroso si sorbi tut
ti questi discorsi, forse troppo lunghi
e intramezzati da altrettanti interventi con una pazienza che certo
pubblico italiano non avrebbe avuto...
Poi dai tempio ci si spostò nella
<' Sala della Comunità » e qui esplose
il fatto nuovo. I congressisti si trovarono circondati da tutta una piccola
folla di signorine e giovani della chiesa di Phorzheim reduci dai soggiorni
a) Villar ed Agape, che presero a festeggiarli in mille modi: un gruppo
di bimbi armati di bandierine si schierò sul palco e recitò e cantò un cordiale messaggio di benvenuto ai Vaidesi e concluse con l’offerta al pastore Zeller di 5(X) marchi per il suo
museo della casa di Amaud; un grup
po di signorine accompagnate con la
chitarra dal Pastore Allinger, cantò
il «Lux lucet in tenebris», eppoi lo
ripetè accompagnato da tutta l’assemblea; un profe^re di Karisruhe
m un dotto e conciso intervento pos:
in rilievo il numeroso contributo di
anime e di valori spirituali recati alla Chiesa del Badén dai profughi
Valdesi, anche se oggi i nomi di mol
ti di loro sono scomparsi. Parlò con
la sua voce potente il depurato Leonhard, membro della Chiesa di San
Marco e rappresentante del Baden al
parlamento di Bonn. Parlò il pastore
Allinger e intervenne ancora il Dr.
Hammann, mentre le mense riccamente adorne di fiori si coprivano di
torte e di tazze di tè.
Si alzò ad un certo punto il pastore Müller di Palmbach (12 Km. da
Karlsruke, antica colonia valdese
chiamata una volta Balmbach = ruscello della Balma) e disse queste parole : « E’ la prima volta che io vedo
nelle nostre adunate uno spirito come quello di oggi. Non dimenticheremo mai la gioia e l’amore fraterno
che qui hanno regnato fra di noi. Ho
l’impressione che oggi sia cominciata
per la nostra unione Valdese di Germania una pa^na di vita nuova... ».
Ed aveva ragione il caro pastore
Müller e tale era l’impressione di tutti i convenuti. Da ogni parte si formulavano progetti di azione e men
tre qualcuno diceva: Ora insegnerò il
« Lux lucet » ai miei figli, altri assicuravano che avrebbero visitato le
Valli entro l’estate. Il pastore Zeller
disse: non è giusto che i nostri fra
felli valdesi si preoccupino di ospitarci quando noi andiamo alle Valli
e che noi non facciamo nulla per loro. Dobbiamo costruire una -casa di
ospitalità per i Valdesi che vengono
in Germania... E altri soggiungevano,
è confortante di sapere che essi debbano costruire nuovi templi a Prali
e a Villar Perosa ma non possiamo
non aiutarli...
E, intanto, i più forti e responsabili, formavano progetti di più ampio
respiro. Appena possibile, visiteranno
tutta la nostra opera di evangelizzazione, dalle Alpi alla Sicilia, perchè
stimano necessario di farla conosce
le alle loro comunità.
Due nuove forze hanno esercitato
una influenza decisiva sull’adunata
valdese di Pforzheim. Anzitutto l’affettuoso messaggio del Dr. Bender ai
Valdesi di Germania in cui li esortò
a collettare aiuti per la Chiesa Vai
dese e in secondo luogo il gran cuore del caro amico Allinger il quale,
poiché Dio ci ha fatti incontrare, ci
ama veramente come si devono ama
re dei fratelli.
Una pagina nuova!
E’ il messaggio che appena tornato
in Italia vogliamo recare ai nostri
fratelli di qui. E non è la possibilità
di collette per noi che ci rallegra,
bensì quella dell’amore che abbiamo
scoperto. C’è lassù, nella Foresta Nera, una grande e nobile chiesa che,
pastori in testa, ci apre il suo cuore;
e l’amore è una cosa meravigliosa e
racchiude in sè tutte le possibilità....
Perciò benediciamo Iddio e invitiamo tutti quanti a credere sempre più
nell’amore fraterno in Cristo, a servirne la causa con tutto il poter loro
e a tendere essi pure la mano a questi nostri fratelli.
Enrico Geymet
Doni ricevuti
. per " L' Eco „
Ringraziamo vivamente:
N.N. 1.000; Vola Arturo 200; Barzaghi Odina lOO; Cavazzuti Giorgio 100;
Pennington de Jongh Liliana 400;
Bert Pauline 100; Rivano Maria lOO;
Rivano Silvano 100; Garrou Emilio
100; Griglio Ernesto 200; N. N. 1.000;
Sappè Giulio 100; Zavaritt 600.
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
ESPERIENZE PASTORALI
Don Milani ci dice: Io al mio popolo gli ho tolto la pace,.
Simpatici...
Cosa fare allora? Bisognerà cercare
di dirigere i gusti dei parrocchiani
verso la Chiesa amicandosi i giovani
con dei ricreatori adatti, dove si possa giocare al pallone, in un apposito
campo sportivo, magari costato qualche milione, ascoltare la radio e vedere la televisione in comode sale,
giocare al biliardo e sorbire le bibite
più svariate in moderni bar parrocchiali e comodamente sedersi in un
cinema gestito dal prete per assistere
a qualche film debitamente censurato? E con i più anziani chiacchierare
tranquillamente del più e del meno
Ano a che si avrà fatto amicizia con
tutti, e iwi allora, servendosi di quésta amicizia, predicare Evangelo?
Alcune delle più belle pagine dii
Don Milani ci impediscono di credere
che questo sistema raggiunga lo scopo.
«... noto che molti giovani preti so
no riusciti, per mezzo della ricreazione (e a differenza di me) a farsi voler bene da tutti.
Sul principio la cosa mi turbò molto, ora ci ho ripensato: dove è scritto
che il prete debba farsi voler bene?
A Gesù o non è riuscito o non è importato.
Conosco per esempio un giovane
prete che si è reso simpatico a tutto
il suo popolo. Nessuno dice male di
lui, anzi quandi si fa il suo nome
ognuno sorride bonariamente come
di una cosa cara e buffa insieme.
.Sempre allegro, festoso con tutti, comunisti e democristiani, poveri e ricchi. E’ un mio caro amico e gli voglio
bene, ma ora mettiamo da parte l’affetto e misuriamo quanto ha pagato
tutto questo e quanto gli ha fruttato.
L’ha pagato al prezzo di parlare solo di sport, d’aver sempre la gazzetta
in mano e di evitare con cura ogni
aiscorso impegnativo.
Cosa se ne la ora di questo largo
consenso di simpatia? Cosa voi,,te
se ne faccia, cosa volete che ne resti?
Non ha sconvolto i sonni o l'appetito
a nessuno. Lavorerà la Grazia per
lui, si dillonaerà intorno a lui in moao misterioso che io non posso misurare. Ma se s’ha da fare lavorare la
Grazia soia si poteva anuare tutti alla Certosa. S'anaava più airetti e si
oueiieva ui piu. Aliamo o non siamo
sacerdoti secolari? E allora bisogna
aiscutere anche sui migliori mezzi
umani.
...o veritieri?
lo al mio popolo gli ho tolto la pace. Non ho seminato che contrasti,
discussioni, contrapposti schieramenii di pensiero. Ho sempre allrontalo
le anime e le situazioni con la durezza che si addice al maestro. Non ho
avuto nè educazione, nè riguardo, nè
tatto. Mi sono attirato contro un
mucchio di odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il
livello degli argomenti di conversazione e di passione del mio popolo.
Nel popolo di quel mio amico (escluso il periodo strettamente elettorale) si battaglia accanitamente solo
per Coppi o per Bartali. Nel mio si
battaglia prò o contro un metodo di
apostolato, un modo di fare il prete
o di affrontare una questione morale
u sindacale.
Quel mio amico secondo me insegna poco e a pochi, io invece avrò
seminato zizzanie, ma insegno anche
a chi mi darebbe fuoco.
Scegliete voi. Non posso consigliarvi di seguire la mia strada, ma neanche che mettiate la preoccupazione
di farsi amare fra quelle che son degne di un sacerdote.
Ma quel mio simpatico amico sostiene, a sua scusa, che non parla solo di sport perchè poi viene il momento in cui riesce a farci scivolare
anche lui la parola buona o l’invito
ai SacramentL
Mi permetto di dubitarne.
Primo perchè è ben difficile salire
di punto in bianco dalla palude al
cielo. Certi miracoli li potrebbero fare i santi (ma non li fanno). A noi
conviene seguire la via più normale.
Cioè tenere il livello sempre alto e
allora è facile ogni tanto lare una incursione a livello altissimo.
E poi è superbia credere nella potenza della propria parola. Con la pa^
rola alla gente non gli si fa nulla.
Sul piano divino ci vuole la Grazia
e sul piano umano ci vuole l’esempio.
Ma l’esempio di quel prete, il motivo
che accompagna tutta la sua vita e
che i suoi giovani hanno potuto ve .
dere giorno per giorno coi loro occhi,
non è altro.
Non si può parlare per mesi con
passione del Giro d’Italia e poi cogliere un momento di confidenza per
dire : « Sai, a me interessa una cosa
sola, cioè la salvezza della mia e della tua anima».
E dovremmo ancora andare innanzi nelle citazioni se volessimo seguire il Don Milani neH’esame che egli
fa della miseria del suo popolo, miseria spirituale e materiale insieme,
e degli sforzi che egli fece per togliere una parte di questa miseria, facendo leva sulla cultura, anzi creando
una cultura nel suo popiolo. Non crediamo di esagerare dicendo che più
SI prosegue nella lettura del libro e
più ci si accorge che l’umile cappellano della piccola parrocchia di San
Donato, che non ha altra dignità, che
non vuole avere altra dignità che
quella di essere Ministro della Parola di Dio, diventa censore del mal costume regnante in ogni categoria intellettuale, incominciando dai sacerdoti stessi che non dicono sempre le
cose esatte (pag. 188: Don Milani fa
tacere coraggiosamente un religioso
che dice delle calunnie su Lutero in
una pubblica conferenza) e proseguendo poi con gli uomini politici,
siano pure essi democristiani, con i
giornalisti, i datori di lavoro e via
dicendo.
Studio...
La soluzione Don Milani l’ha trovata nel fare scuola al popolo, nel tenere una specie di università popolare per tutti quelli che volevano frequentarla. Ed il sistema l’ha trovato
nell’intransigenza. Intransigenza nei
metodi di insegnamento: nella sua
scuola serale si insegna la verità, si
dice la verità su chiunque e su qualunque argomento. Intransigenza usa
anche il Don Milani nel non permettere che nella scuola accanto alle lezioni vi siano momenti di ozio, di distrazione, di divertimento. Al principio ha provato, è vero, ma poi ha visto che la scuola a ritmo intransigen
te era migliore.
« Arrivai cappellano a S, Donato
nel 1947.
Quasi contemporaneamente e come
per caso mi era nata però anche la
scuola serale.
Per qualche mese scuola e ricreazione vissero una a fianco dell’altra.
Poi la scuola prese il sopravvento.
Dopo due anni, della ricreazione
non era stato che un po’ di ping-pong
e un po’ di chiasso che comparivano
fugacemente in qualche ritaglio di
tempo della scuola.
Ma la situazione andava diventan
do insostenibile.
Da un lato avevo 1 giovani che ricchi di un par d’anni di scuola disde
gnavano ormai chiasso e gioco. Volevano che innanzi e dopo scuola io
reggessi il silenzio più assoluto, op
pure la discussione ferocemente ae
centrara »... « Ma dall’altro lato avevo i giovani appena arrivati oppure
più leggeri per costituzione o educazione. Per loro, poveri di vocazoli t*
poco abituati al pensiero, già la scuo
la arppresentava uno sforzo mentale
estenuante. Figurarsi poi le discussioni dopo scuola! Questi giovani
chiedevano perciò qualche forma di
sollievo. Inoltre su di loro, che non
avevano ancora potuto gustare le gioie intrinseche della cultura e del pensiero, le attrazioni del mondo esercì
lavano ancora una notevole tentazione.
...o ping-pong?
Io ero combattuto tra la paura di
sdegnare questi poveretti e l’intima
convinzione ehe dovevo schierarmi
con gli altri perchè avevano più ragione. Brancolai per qualche tempo
alla ricerca di soluzioni di compromesso, ma senza accorgerme andavo
intanto diventando sempre più insofferente del chiasso e del tempo
perso.
«Nell’anno 1951-52 non ci fu vera
scuola perchè stetti malato. Quando
Meritato riconoscimento
A nome della famiglia dell’Eco esprimiamo i nostri più vivi rallegra
menti al prof. Arturo Pascal per il
riconoscimento deH’Accademia ginevrina. I lettori conoscono per espe
reinza diretta le sue capacità di storico ed hanno avuto modo di apprez
zare spiesso i suoi articoli semplici e
documentati su questo o quell’aspetto della storia valdese. Il contributo
che il prof. Pascal ha dato allo studio della storia valdese in particola
re e della storia della Riforma Itala
na in generale è rilevante anche se
purtroppo poco noto. Il periodo del
XVI sec.: dell’esilio e dell’età che potremmo definire tempo di Amaud
(anche se il prof, non piacerebbe
questa definizione) sono ormai stati
esaminati con tanta cura e tanta se
rietà dal Pascal che i suoi scritti in
materia sono ormai classici. Ci rallegriamo sempre di meditare le sue
pagine che con scrupolosa e parsiomoniosa cura ci offre ma ci rallegriamo in particolare di leggere il volume di imminente pubblicazione sulla Riforma nel marchesato di Saluzzo. Sarà certo estremamente interesante conoscere le peripezie di quelle terra un tempo evangelica e certo
aprirà gli orizzonti oltre i limiti di
questo nostro ormai « piccolo mondo antico » delle Valli.
ripresi la scuola nel 1952-53 avevo ormai superato ogni interiore esitazione: la scuola era il bene della classe
operaia, la ricreazione era la rovina
della classe operaia. Con le buone o
con le cattive bisognava dunque che
latti i giovani operai capissero que
sto contrasto e si schierassero dalla
parte giusta.
«... il fatto fu che la scuola a stile
intollerante ne raccolse più della
scuola a compromesso» (pag. 127129),
« Spesso gli amici mi chiedono come laccio a far scuola e come faccio
a averla piena. Insistono perchè io
scriva per loro un metodo, che io precisi ì programmi, le materie, la tecnica didattica.
Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di Come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come
bisogna essere per poter far scuola.
Una sola cosa ci dispiace, che non
tutti quelli che lo desiderano potranno procurarsi il libro presentato, per
chè benché sia uscito con tanto di
imprimatur e di prefazione di un vescovo, (ottima anch’essa) ora viene
ritirato dalla circolazione! Dopo es
sere stato elogiato vivamente da mol
ti inceri cattolici, ecco che purtrop
po, come sempre nella Chiesa cattolica, hanno avuto il sopravvento le
opinioni di quelle persone dalla men
talità gerarchica e gerita tipo « civil
tà cattolica» che lo hanno stroncato
sulle loro riviste. Dei resto è logico,
L’autocritica e una sincera confessione di peccati della Chiesa di Roma
sono per essa incont^ibili.
B^no Costabel
19-29 agosto 1959
Incontro biblico
e di iormazione cristiana per adolti
Chambón - sur - Lignon ( Alta Loira - Francia )
le Chiese evangeliche dei
paesi latini d'Europa hanno studiato insieme il problema della
formazione dei « laici » in vista del loro attivo inserimento
non solo nella vita ecclesiastica,
ma anche nella loro attività
professionale. A tale scopo saranno svolte nei vari paesi attività in comune, conferenze, incontri e sarà preparato del materiale di studio.
Il primo di tali incontri avrà
luogo a Chambon-sur-Lignon
dal 19 al 29 Agosto, e sarebbe
una buona cosa se un gruppo
di laici italiani vi partecipasse.
Il PROGRAMMA dell'incontro comprende: al mattino, una
serie di studi sui Salmi, presentati dal Prof. Georges Pidoux :
« Dio parla, la Chiesa risponde ». Al pomeriggio, una serie
di 6 studi e discussioni, preparati da un gruppo di teologi e
laici impegnati nella vita professionale, sul tema : « L'appel
lo di Dio e il servizio di Cristo ».
Gli studi e le conversazioni saranno in lingua francese.
ALLOGGIO: L'alloggio ed il
vitto per i partecipanti sono
previsti alla casa « L'accueil fraternel », al prezzo di franchi
francesi 1200 al giorno.
ISCRIZIONI : Sia per la partecipazione all'incontro (tassa
di iscrizione franchi fr. 1000)
che per il soggiorno all'« Accueil fraternel », iscriversi al
più presto presso il Past. Baker,
« L'accueil fraternel », Chambon-sur-Lignon (Haute Loire) CCP Lyon 2617.41.
E' possibile ottenere qualche
rimborso delle spese di viaggio; farne eventualmente richiesta al corrispondente per
l'Italia, Giovanni Bogo, Via della Signora 6, Milano.
Allo stesso comunicare possibilmente comunque la propria
partecipazione all'incontro.
Incontro di donne Valdesi ad Agape
Tema : “ La famiglia, comunità nel Signore
Nei giorni 30 maggio - 2 giugno ha avuto luogo ad Agape l’annunciato- incontro
delle Donne Valdesi, avente come tema
« La famiglia, comunità nel Signore », indetto dalla Federazione Femminile Valdese
che, costitu’lasi nello scorso settembre, ha
avuto perciò i nquesta circostanza il suo
primo convegno ufficiale :■ e possiamo dire
subito che questo convegno, preceduto nei
mesi scorsi da alcune riunioni del Comitato Nazionale della Federazione, ha avuto
un pieno successo, non soltanto numerico,
ma soprattutto spirituale.
Tutti coloro che hanno già partecipato a
qualche incontro nella suggestiva cornice di
Agape, sanno quanto profondo sia il significalo ed il valore della vita fraterna che
lassù si .svolge, c penso che tutti ne siano
riiornati, come noi, con la mente penetrala dai problemi che vi si sono discussi, con
il cuore -convinto -della necessità di un
cambiamento nella nostra vita di ogni giorno, con lo spirito più aperto alla comprensione fraterna, a quell’amore verso il prossimo che in Agape si è concretato in una
solida costruzione che è divenuta un simbolo e:l un richiamo per noi tutti.
La sera del 30 maggio una cinquantina
di signore e signorine salivano a Praly
dalle più svariate località non solo delle
Valli, ma di tutto il Piemonte, della -Lombard-a, della Liguria, del Canton Ticino,
ecc. : vi erano pure rappresentanti della
Chiesa Riformata di Francia, delle Chiese
Svizzere, ed è stata particolarmente apprezzata la presenza a tutto il campo della
doti. Marga Biirhig, di Zurigo, segretaria
per l’Europa del Dipartimento della Donna dell’Alleanza Mondiale Riformata. Cl
è stata pure molto preziosa la presenza di
due sorelle della Chiesa Metodista di Roma. La Federazione Femminile Valdese
era rappresentata dalia sua Presidente, si
gnora Lucilla Santini e da ben sei membri del Comitato Direttivo.
La domenica mattina, nel tempio di
Ghigo, abbiamo avuto il culto con la comunità di Praly, ed abbiamo ricevuto un
prezioso messaggio dal Pastore Aldo Comba che l’ha presieduto. Nel pomeriggio, la
doti. Marga Biirhig ci na parlato, con entusiasmo e competenza, dell’Alleanza Mondiale Riformata, ed in particolare dell’Assemblea che l’Alleanza terrà a San Paolo,
in Brasile, dal 27 luglio al 6 agosto prossimi: come delegata a questa assemblea,
la doti. Biirhig ci ha parlato prima brevemente dell’Alleanza Riformala Mondiale
che, costituitasi a Londra nel 1875, unisce
la maggior parte delle Chiese originate,
direttamente o indirettamente, dalla Riforma svizzera, francese, scozzese, olandese, ungherese e renana, e conta attualmente come membri 73 Chiese, rappresentanti
circa 45 milioni di cristiani, collaborando
attivamente anche con altri raggruppamenti confessionali. In seguito la doti.
Biirhig ri ha esposto e commentato il tema
della prossima assemblea generale; « Discepoli di un Signore die serve », e di
qui ha tratto alcune considerazioni pratiche sul « servizio » neUa famiglia cristiana : troppe donne, troppe madri si annullano, si cancellano nel loro lavoro quotidiano, creando spesso dei figli egoisti, invece di edificare un nucleo familiare veramente cristiano, e dimenticando completamente il più alto servizio dovuto a (ìolui che « essendo in forma di Dio, annichili se stesso, presa forma di servo » ed
ai fratelli tutti, per cui Egli ha dato la
vita. I paesi di tradizione cristiana sono
quelli che dispongono della maggior parte
dei beni della terra', eppure più della metà
degli esseri umani, in tutto il globo, non
ha di che mangiare: di fronte a questa tremenda responsabilità, che tutti i cristiani
hanno in comune, la doti. Biirhig conclude, con molta semplicità ma con estremo
impegno per noi tutte, che « servire'» deve significare « spartire » ciò che abbiamo,
farne parte a chi ha meno di noi, invece
di pensare soltanto ad aumentare le nostre comodità materiali. E così pure nel
campo spirituale, in cui non dobbiamo
più conservare gelosamente la nostra tradizione religiosa, ma farne parte al mondo intiero, con un vasto spirito missionario.
Dopo una breve interruzione (piacevolmente r empita da una tazza di thè) la
doti. Carmen Trobia ci ha presentato un
dotto studio sulle risposte che Paolo dà
ai Corinzi a proposito dello stato matrimoniale e specialmente dei matrimoni misti: Paolo vorrebbe che, come lui, anche
gli altri uomini non si formassero una
lam-gl:a per essere in tutto disponibili per
il Signore, ma poi aggiunge « ma ciascuno
ha il suo proprio dono da Dio: l’uno in
una maniera, labro in un’altra »: possiamo noi così imparare a ringraziare Dio
per il «dono» che Egli ci concede con
la posizione di ognuno di noi nella famiglia, ed a consacrarci a Lui con sempre
iuagg'ore impegno, qualunque siano i nostri obblighi familiari! D’altra parte, se
un fedele è solo, o anche contrastato, nella sua famìglia, per la benignità di Dio
sarà forse proprio lui che potrà santificare la sua famìglia.
Alla sera, il grande salone di Agape accoglieva anche molti Pralìni venuti ad
ascoltare ed a godere intensamente con
noi l’annunciato concerto della numerosa
Corale di San Germano Chisone, magistralmente diretta dalla signora Delia Beri:
è stala una serata veramente solenne e
commovente perchè ci ha portato nel clima della riforma, proprio nei giorni in
cui veniva celebrato a Ginevra il 450» anniversario della nascila di Calvino (e ci
piace qui ricordare che la Federazione
Femminile Valdese ha inviato i fiori della
riviera ital’ana per l’oratorio di Calvino,
come segno di ricordo e riconoscenza.
Lunedì mattina la doti. Laurenlia Beiforte dell’U.C.D.G. di Torino ci ha presentato un interessantissimo studio dal titolo « Intesa fra le generazioni », frutto di
un’inchiesta da lei svolta fra una ventina
di giovani evangelici, di entrambi i sessi:
da essa risulta che quasi tutti desiderano
nella famiglia un regime di vita democratico, pur ammettendo che in genere l’autorità dei genitori è giusta e non esagerata,
e che, d’altronde, una certa frattura fra
una generazione e l’altra è inevitabile
perchè la vita nuova a cui i giovani devono prepararsi è completamente diversa
da quella che hanno vissuto ì loro genitori.
Nel pomeriggio, la signora Fernanda
Comba ci ha parlato della « Intesa fra i
ciniugi », esaminando attraverso i secoli
i rapporti matrimoniali e dichiarando fra
l’altro che oggi l’istituzione del matrimonio e della famiglia attraversa una crisi,
non più grave di altre che l’hanno preceduta, ma che anzi dovrebbe essere risolta più facilmente perchè oggi sono più
numerosi i mezzi per combatterla: nell’in
teressante ricerca deUe cause di questa crisi,
la rejatrice ha concluso che la causa più
profonda è l’assenza del Cristo dalie nostre case, perchè Lui solo potrebbe liberare i coniugi dal loro inevitabile egoismo
ed aiutarli a « darsi » l’uno all’altro in
modo completo, e soprattutto a « darsi »,
insieme, al loro prossimo.
Quasi tutti gli stadi sono stati seguiti
da animate discussioni, generali o a gruppi, che hanno spesso presentato alcuni casi
personali, aifidandoli aile preghiere o ai
consigli delle sorelle, ma che hanno in
ogni modo accresciuto il senso di fraternità di tutte, nella ricerca di una soluzione sotto Jo sguardo del Signore.
Al martedì mattina la sveglia non è stata
necessaria, perchè quasi tutte ci eravamo
sparse sui sentieri che attraversano i verdi
prati di Praly per portare alle nostre case
un mazzo dei bei fiori di montagna dall'acuto profumo e dai colori intensissimi.
Numerosissime sorelle si sono poi aggiunte a noi per la giornata di chiusura, cosicché eravamo quasi un centinaio ad ascoltare lo studio del Pastore Tullio Vinay
su « La missione della famiglia come comunità »: non soltanto comunità biologica
nè soltanto comunità spirituale, la famiglia non deve essere un’entità a sè, ma
un punto di partenza: essa deve partecipare aUa missione della Chiesa, essendo
una cellula delia Chiesa stessa, perchè solo
così la vocazione delia famiglia si identificlterà con la missione della Chiesa, che
si deve concretare nell annunzio dell’evangelo, neba comunità e nel servizio. Soltanto così la lamiglia riuscirà a salvare
non solo se stessa, ma il mondo in crisi
di cui essa fa parte.
Concludendo il nostro campo, il Pastore
Vinay ci ha esortate a domandare a noi
stesse « se siamo aiutate e se veramente
aiutiamo i nostri familiari a vivere una
vita non di egoismo familiare, ma di servizio »: in tal modo questa idea del « servizio » che ha dominato il nostro incontro e che così spesso ci è stala proposta e
riproposta da coloro che con tanta esperienza ci hanno parlato, è rimasta nei nostri cuori, ad indicarci la strada che noi
tutte dobibamo seguire, portando al servizio della Chiesa e soprattutto di Gesù
Cristo i doni di cui siamo state dotate.
Ada latta.
dolletta
del
ili
llii(la|iasci)r
Totale precedente
Chiesa di Napoli, Vomere
» » Bobbio Pellice
» » Felónica
» » Villasecca, saldo
» » Massello
Aw. Stefano Peyrot, Torre P.
Chiesa di Como
Mondon Maria ved. Catalin,
Bobbio Pelli ce
Long Elisa Flora ved. Perrot,
Bobbio Pellice
Chiesa di Corato
» » Bergamo
N. N., Prarostino
Chiesa di Serre Angrogna
1.010.832
2.750
12.000
5.000
500
10.000
500
30.000
500
1.000
5.000
40.000
1.000
2.000
Totale L. 1.121.082
4
Noi abbiamo conosciuto l'amo*re che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto.
1 Giovanni 4:16
L'Eco delle Valli Valdesi
Se uno dice: lo amo Dio, e
odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
Dalle nostre Comunità
AIVGROGlVdi (Serre)
Per la domenica 21 c. m. i culti avranno luogo nelle seguenti località: a Pra del
Torno alle ore 10 nel tempio, ed a Barfè,
in aperta campagna, alle ore 15.
ROGA’
Presieduto dal pastore Conte hanno avuto luogo il giorno 5 i funerali di Mourglia Alberto deceduto all’ospedale di Luserna dopo lunga malattia.
Sabato 13 la comunità Ita ripreso una
volta ancora la via del cimitero per accompagnarvi la spoglia di Giuseppina Morel nota a tutti i rorenghi e vileggianti come magna Fina deceduta il giorno 12 all’età di 80 anni. AJ servizio funebre presieduto dal pastore Cipriano Tourn un numero rilevante di concittadini ha preso
parte testimoniando cosi della simpatia e
dell’affetto che si aveva per la defunta. Il
pastore Bouchard di Pomaretto ha espresso la sua personale simpatia alla famiglia
sottolineando la buona testimonianza e la
fraterna accoglienza data da Magna Fina
a tutti i membri della comunità, vileggianti in particolare.
Alle famiglie afflitte la simpatia di tutta
la comunità.
UN SECONDO
Domenica scorsa il Pastore Teodoro Palma ha offerto ai membri della nostra comunità una divertente serata con una serie di proiezioni cinematograficlie molto
interessanti.
I] film a colori sulle diverse cerimonie
svoltesi a San Secondo in occasione del
XVII Febbraio è stato gustato dal numeroso pubblico che si è rivisto sullo schermo mentre attraversava in corteo le vie
del paese ed in Chiesa durante la solenne
funzione presieduta dal Pastore Nisbet. Ottima la ripresa delle valdesine in costume,
caratteristica la figura in primo piano del
signor Giovanni Vicino, personaggio assai
noto nelPambiente valdese quale direttore
apprezzato di corali e prezioso collaboratore nelle varie attività ecclesiastiche.
Il lungometraggio sonoro sulle conseguenze non sempre prevedibili cui può portare
il progresso con le sue invenzioni scientifiche nel campo industriale è stato molto
istruttivo ed il puhhlico ha dimostrato un
interesse particolare al commento che ne
è seguito.
Al Pastore dott. Balma la nostra comunità pertanto esprime la sua riconoscenza
od il suo grazie sincero per la magnifica
serata. d. g.
Giovanni Pietro Baridon, na
tivo di Villar Penice, pioniere
dell’emigrazione valdese nell’Uruguay. confidente a brac
ciò destro fra il 1857 ed il
1875, del Rev. Pendleton, di
cui si è tratteggiata breve
t- '
mente la figura nei numeri
del 15 e del 29 maggio del
l’Eco delle Valli.
POMaRETTO
Sabato mattina abbiamo celebrato il matrimonio di Prot Renzo e Luciana Peyrot
alla presenza d’uno stuolo di amici e parenti che hanno circondato gli sposi col
loro affetto: il messaggio dell’Amore cristiano è stato annunciato ai presenti ed in
particolare agli sposi perchè attingano alla
sorgente dell’Amore del Signore la forza
e la gioia per il loro focolare. Che il Signore benedica gli sposi.
Recentemente l’attività delle madri si è
chiusa con un simpatico trattenimento fraterno offerto dai bambini della sezione cadetta e preparato con cura dalla presidente
Micol Laura coadiuvata dalla signora Charrier Revel Emilia nonché dalla sig.na Speranza Grill e la signora Bouchard. Le
mamme hanno gioito per la nota serena e
spirituale che ha caratterizzato l’incontro
a.ssieine ai bambini dell’Orfanotrofio e del
Convitto: un grazie di cuore anche alle
mamme che si sono adoperate per la preparazione della tazza di thè con contorno.
Domenica 14 giugno i giovani hanno effettuato la visita ad Aosta e Courmayeur:
la chiesa di Aosta guidata dal suo Pastore
Lamy Coisson e signora ha accolto con
gioia e con affetto i gitanti; sin dal mattino, al culto, presieduto dal Pastore di
Pomaretto il signor Coisson ha recato il
saluto agli ospiti; una sorella di chiesa ha
poi offerto i locali per il pranzo e assistiti
con vivo senso di ospitalità; il pomeriggio,
dopo la parentesi di Entrèves e Courmayeur la comunità di Aosta si è prodigata
per fare onore agli ospiti con un ricco
thè; gli incontri sono stati te.ssuli di canti
e conversazioni nonché dalla simpatica pre-sentazione del collega di Aosta. 11 canto
dei nostri inni e soprattutto quello di congedo ha reso più vivo il legame con la
chiesetta di Aosta. Ci rallegriamo che la
gita sia stata da tutti apprezzata per la
nota gaia e serena ad un tempo che ha
regnato nonché per la testimonianza che
la nostra gioventù ha dato nel canto e per
la gioia ricevuta dalla comunità sorella.
Desideriamo ringraziare vivamente tutti
i nostri fratelli e sorelle di quella chiesa
ed in particolare quanti si sono adoperati
per la gioventù di Pomaretto evi in particolare alla famiglia pastorale che ci ha
accompagnati anche nei luoghi collegati
con la storia romana. .Speriamo di avere
presto un gruppo di fratelli c .sorelle di
Aosta in mezzo a noi per un più vivo contatto.
Ringraziamo di cuore il Pastore Teodoro
Raima per il culto che ha presieduto la
domenica 14 in assenza del Pastore in visita alla comunità di Aosta.
PERRERO
La nostra comunità ha effettuato dome,nica 31 maggio una simpatica gita a Lugano. Magnifica giornata che ha lasciato in
tutti il migliore ricordo; accolti con molta
premura dal sig. Rivoira e dalla signora
i perrerini hanno assistito al culto nella
chiesa tedesca dove ha luogo ogni domenica anche il culto in lingua italiana. Il
pomeriggio una gita in barca sul lago ha
riscosso molto successo. I partecipanti hanno avuto cosi modo di conosere la bella
città di Lugano ed incontrare una delle
comunità evangeliche di lingua italiana
fuori dei confini d’Italia.
NeU’assenza del pastore cand. F. Giampiccoli recatosi a Roma per sostenere la
licenza in teologia il culto di domenica è
stato presieduto dal sig. S. Sarti di Agape.
MASSEE
Dimanche 14 a eu lieu au Reynaud la
dernière séance de l’école du dimanche,
suivie de la distribution des prix. Malgré
la légère diminution des présences pendant les dernières semaines l’acitvité de
ces mois d’hiver a été bonne et les enfants
méritaient presque tous, sinon tous, un
prix, il est difficile de définir les meilleurs
lorsque tou.s sont bons! La propection des
films a comme d’habitude enthousiasmé tout
le monde.
Xotre parois.se exprime a notre concitoyen Mr. A. Pascal ses vives félicitations
pour le doctora honoris causa qui vient
de lui être décérné à Genève. Connaissant
le caractère réservé de Mr. Pascal nous ne
désirons pas lui imposer des éloges que
quoique mérités lui sembleraient excessifs;
nous souhaitons que ce mot tout simple et
familial ne ' lui parais.se désobligeant et
qu’il veuille l’accepter de notre part.
EILEAR PELEICE
Ordine del Giorno del Concistoro Evangelico Valdese del 14 giugno 1959.
Il Concistoro della Chiesa Evangelica
Valdese di Villar Pellice, preso conoscenza del programma del Festival indetto per
domenica 28 corr. e constatata la coincidenza d’orario di un corteo di cori, fanfare e gruppi folkloristici, con quella d’inizio dei .servizi religiosi Valdese e Cattolico (ore 10,30)... Coincidenza caduta
certo in modo assolutamente involontario,
esprime il voto che. una lieve, tempestiva modifica del programma della festa,
renda possibile a tutti i credenti Villaresi
di compiere il loro dovere religioso anzitutto e di partecipare poi alla bella e gradita manifestazione indetta dall’E. P. T.
VILbaSECCD
Per un disguido di cui chiediamo scusa
questa cronaca è stata ritardata in modo increscioso.
Ci scusiamo <*on i nostri lettori del periodo anormalmente lungo lasciato trascorrere senza notizie, che cercheremo ora di
condensare. Nel corso del mese dì Maggio
le due nostre Unioni delle Madri dei Chiotti e del Trussan hanno avuto una buona
attività fraterna. Il 3 di quel mese, infatti,
le sorelle deirUnione dei Chiotti sono salite, per la prima volta in molti anni, al
Trussan per incontrarsi con quelle sorelle
in una riunione veramente condotta da un
buon spirito di unione e di fratellanza. Il
pomeriggio del 17 le due sezioni si sono
ritrovate ai Chiotti assieme alle sorelle di
Massello scese per concludere assieme Tanno di attività. Dopo il messaggio della Parola di Dio recato dal Pastore alcuni bambini ci hanno intrattenuti con canti e recitazioni di vario carattere ed in seguito
ancora ¡1 proiettore cine delTUnione —
sempre a disposizione delle Madri per le
« primissime visión' » — ha lietamente intrattenuto tutti. Peccalo che il documentario girato alla festa di Canto della Scuola
Domenicale ad Agape la domenica prima
non era ancora giunto sviluppalo!
Il Bazar annuo, impegno finale delTUnione delle Madri cui hanno collaborato come
sempre sorelle e fratelli di tutta la Chiesa,
ha avuto un lus.nghiero successo domenica 31 magg o. Sebbene il tempo poco favorevole e vigìlia della salita agli alpeggi abb ano un po’ ridotto la partecipazione
di alcun'. Tesilo è stato assai soddisfacente ©d ha registrato un aumento da quello precedente aggiungendo un gradino alla
scala dei progressi ininterrotti di questi
ultimi sette anni.
Il nostro ringraziamento sincero a quanti
hanno collaborato con i loro lavori e le
loro offerte ad arricchire i banchi di vendila, ed un ringraziamento ugualmente sincero a quanti hanno contribuito a... vuotarli subito dopo!
I ragazzi del catechismo e della scuola
domenicale hanno partecipato alla festa di
Canto a Prali il 10 impegnandosi nei canti
di assieme e nel « Lode alTAltissimo » cantato da soli, nonché nei vari giochi del
mattino riuscendo a conquistare alcuni premi.
n 16 è «tato il turno degli esami di catechismo, normalmente riusciti discretamente per la maggioranza, veramente bene
per alcuni e con un « arrivederci agli esami di ottobre » per tre di essi.
Dopo la Assemblea di Chiesa del 24 i
presenti hanno visitato i lavori dì riparazione ed ammodernanifento effettuati al Presbiterio. Il Pastore ed un membro della
Commissione per le riparazioni hanno illustrato i lavori compiuti che, crediamo
di poter sperare, hanno riscosso l’approvazione generale. Alla' fine un ringraziamento ai collaboratori ed un semplice brindisi
hanno concluso quella visita.
Sabato 9 maggio si sono uniti in matrimonio Umberto Costantino delle Peyrone
ed Ida Genre di Grange, ambedue del
quartiere di Bovile. Chiediamo al Signore
di benedire questo nuovo focolare ed esserne l’ospite ed il consigliere quotidiano.
II 3 maggio è stato amministrato il battesimo ad Attilio Terrier di Cesare e di
Margherita Poet della Giacoliero. Che il
Signore benedica questo bimbo e quanti
si sono impegnali per lui.
Il lutto ha dolorosamente preso il posto
della speranza e della gioia nella famiglia
di Aldo ed Enrichetta Peyronel dei Trossieri cui il piccolo Livio è nato morto il
28 aprile scorso. Ai genitori ed alla piccola Ilva rimasta senza fratellino, giunga
ancora l’espressione della nostra cristiana
e fraterna solidarietà.
La improvvisa scomparsa
del Maèstro Idino Donini
Ci giunge da Terni ¡a dolorosa notizia
della dipartenza improvvisa del Maestro
Idino Donini. Nato in Napoli 68 anni fa
da famiglia evangelica, si dedicò alla carriera musicale, fu chiamato a dirigere il
L:ceo Musicale di Terni; colà visse molti
anni, svolgendo un’inten.sa attività di pianista e compositore; lascia apprezzati lavori musicali (particolarmente nel campo
« cameristico », pianoforte, canto, quartetto d’archi) earatterizzali da un vivo senso
di lirismo e finezza espressiva. 11 M» Donini è ricordato qui a Torre Pellice; varie
volte, e sempre con piacere reciproco, egli
offrì alla nostra popolazione la sua arte,
sia come esecutore, sia per mezzo della
Corale locale. Perciò, insieme a quanti di
noi lo conobbero personalmente, esprìmiamo alla sua Consorte ed ai figli, particolarmente al Prof. Adriano Donini, già
docente presso il Liceo Valdese, la nostra
simpatia ed il nostro cordoglio. /. c.
Convitto Maschile Valdese
Torre Pellice (Torino)
Dal 28 giugno alla fine di settembre il Convitto di Torre Pellice
ospita ragazzi dagli 8 ai 16 anni, offrendo loro un piacevole periodo di
vacanza.
Dal 19 luglio in poi si accettano anche studenti che debbono sostenere esami di riparazione. Lo studio sorvegliato si alternerà con le occasioni di svago e di evasione.
E’ opportuno prenotarsi in tempo, perchè l’organizzazione delle vacanze si adegui al numero e alle età degli iscritti.
Per ulteriori informazioni rivolgersi al direttore — Dott. Franco
Girardet — Torre Pellice (Torino), che invierà informazioni e prospetti
'iillustratL
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografìa Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Direttore; Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pìnerolo con decreto del 1-1-1955
l/linion ViiiKioiso ne iliarse
il Iniirinnrin et Jlerinilol
Les Vaudois de Marseille ne sont pas
près d’oublier la journée du 7 Juin 1959.
En effet, non seulement leur joie était
grande d’avoir parmi eux Monsieur le Modérateur, mais ce plaisir était doublé du
fait que, Mr. Poet Henri, leur Président,
fortement encouragé par le Comité des
fêtes avait décidé la visite des lieux hislori.
ques Vaudois.
C’est ainsi que, dès le Dimancbe matin,
130 Vaudois environ, répartis en deux cars
complets et treize voitures... une vraie caravane... partaient joyeusement vers Lourraarin e Merindol, fort justement appe'ées
« capitales vaudoises de la Haute Provence ». Le soleil ne semblait pas devoir être
de la partie, mais la joyeuse humeur des
Vandois ne se laissa pas entamer pour si
peu.
A Lourmarin vers 10 heures. Après d’être
un peu réconforté, notre groupe s’achemina vers le très beau Temple, où nous attendait Mr. le Pasteur jequier, et où le
culte eut lieu.
Le temps orageux n’empécha pas le déjeuner d’être gai et animé. La visite du
château de Lourmarin enchanta les grands
comme les petits. Puis vint l’heure de se
diriger vers Merindol, où Mr. le Pasteur
Mazel et Madame, nous attendaient, et nous
firent un accueil des pins amicaux, suivi
de friandises et de rafraichissements très
appréciés par tous. Ensuite, notre groupe
se réunit au Temple, et Mr. le Pasteur Rostan dans une brillante relation historique,
capta l’intérêt de tous.
La visite du vieux Mérindol — perché
en haut d’une colline du Lubéron fut annoncée.... Vieux murs... vieilles pierres...
Vestiges et témoins des souffrances et des
persécutions... Ainsi se termina cette journée qui fut pour tous remplie de souvenirs, édifiante, et réconfortante. Vers 19
heures la... caravane... reprit la route de
Marseille et à 21 heures eut lieu la dislocation.
Puisse cette belle journée, cette union si
fraternelle se renouveler — si Dieu veut —
et convaincre les Vaudois qui parfois s’isolent, de se signaler et de s’intégrer à notre Union, comme beaucoup l’ont déjà fait-,
avec, la conviction que nous formons une
unité profonde avec notre Eglise Vaudoise.
A ssociazione
**Em Arnaud,,
Domenica 21 giugno corr. in luogo della adunanza serale la « Enrico Arnaud »
farà una passeggiata pomeridiana alla « Gianavella ».
Ritrovo per la partenza alle ore 14,30 al
Ponte Blancio.
Il giorno 11 corr. alle 22, il Signore
ha chiamato a Sè
Elvira Peyran
nel suo 96« anno
Ne datino il mesto annuncio i nipoti: Prof. Carlo Rostan, Cons. Giovanni Rostan e famiglia, Dott. Prof.
Alberto Rostan e famiglia.
E quando fu fatta sera Gesìi
disse: Passiamo all’altra riva.
La famiglia esprime la ua più viva
riconoscenza alle Diaconesse che
l’hanno assisitta con tanta amorevole cura, al Dott. De Bettini ed al Pa
store Sig. Sommani.
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Eroi'. Or. Franco Uperli
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Dr. A. Roniscontro
Libero docente
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