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Nulla sla t>iù forte della vostra fede!
. (GianavaUo)
SITTIMANALi DILLA
ABBONAMENTO
Italia e Imparo Anno L. 36—Saanastre L. 16
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Pani oambiarnanto à’indirizia costa wa lira — La copia Cent. 40
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Spett. Biblio^a
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Yta Garla Alberto, 1 ato — tCWÌBM PBLLICB
OGGI
Esortatevi gli uni gli altri tutti i
giorni, finché si può dire: « Oggi ».
Ebrei 3: 13.
Fra i tanti rimproveri che si faaino al
Cristianesimo c’è anche questo; Non è
abbastanza attuale. Si occupa del passaio (tradizioni, religiioine dei Padri). Si
occupa deiraunereire (Al di là, Vita
eterna). Non si occupa.— o tropjx) poco
— del presente.
L’insegnamento di Gesù, invece, aderisce, è riadicàto nel presente. Un esempio. La Preghiera ich’Bgli stesso ci lía
insegnata è,imperniata tutta quanta sul
presente; « Dacci oggi il nostro pane
quotidiano ». Quell’oppi della domanda
relativa ai bisogni del nostro corpo si
applica ugualmente alle due altre domande: quella relativa alla nostra vita
morale: « Perdonaci oggi i nostri peccati d'oggi « e quallia relatirá alla nostra vita spirituale; « Non abbandonarci oggi nella tentazione; mia liberaci oggi
dal maligno ».
E perchè ci aspettiamo oggi da Dio il
pane, il perdono e‘la liberazione?
Perchè oggi — proprio oggi — « è
Tuo il regno, è Tuia la potenza, è Tua
la gloria ».
Allora è anche d’oggi il consiglio,
Taiuto e il soccorso dell’Eterno.
Da rileggere — in questi giorni « traivagliati » il capitolo 14 nel libro dell'Esodo. Da meditare la parala di Mosè
al suo popolo: — Non temete, state fermi e mirate la liberazione che VEterno
compirà oggi per vài. Rileggere e meditare.
C’è un episodio della vita di Cristo in
cui il momento presente, anzi immediato assurge, ai giorni nastri, a un valore
simbolico di primissima importanza:
l’episodio di Zaccheo (Luca 19: 1-10).
— Zaccheo, scendi presto perchè oggi
debbo albergare in casa tua.
— Oggi la salvezza è entrata in questa casa !
Anche qui, meditare e pregare.
Nè si dica, o 'si pensi, che le nostre
preoccupazioni — le ansietà di questi
tempi — costituiscono un ostacolo o una
difficoltà a « aicevere il Cristo » cioè ad
ubbidire — in ogni cosa — alla volontà di Dio e ad' amare — ad ogni costo
— i nostri fratelli.
Non facciamo come gli Egiziani quando vennero a chiedere il soccorso del
primo ministro Giuseppe. Ricordlait© il
fatto narrato nell’Esiodo al capitolo 47?
— Nulla più resta, tranne i nostri
corpi e le nositre terre (vers. 18).
Nulla più resta?
Per i credmti restano non delle dim'ostrazioni, o dei ragionamenti. Restano quattro esperienze.
L’esperienza — nonostante tutto —
deU’amorie del Padre.
L’esperienza — malgrado l’ora penosa — dell’opera di Cristo: lo stesso ieri,
e oggi, © sempre.
L’esperienza — più che mai nelle circostanze attuah — dell’assistenzia dello
Spirito Santo; luce, forza, e gioia: il
Consolatore, il- Liberatore.
L teperienza — se soltanto vogUamo
farla -— diella « Vita eterna » già oggi,
su questa terra: nelle ore sante, nelle
ore di Grazia, nelle ore divine.
E allora?
Allora non allarmiamoci. Abbiamo fiducia invece, © raasereniamoci !
Prestiamo ascolto alla voce dell’antico servitore di Dio:
Oggi — se udite la Sua voce —
non indurate il vostro cuore (Salmo
95: 8).
E — invece di domandarci « quello
che resta » — associam,oci in ispirito alTaspirazione patetica di. un altro salmista:
Nel corso deU’uJtima Conferenza Distrettuale a S. Germano Chisone ebbi
i’occasione di richiamare llattenzione
diei presenti sulla necessità idi vegliare
affinchè la Santa Cena venisse intesa e
celebrata da tutti i fedeli neLla sua eviangelica purezza e semplicità.
Mosso dai miedesimà sentimenti, desidero offrire oggi ai lettori del giornale alcuni pensieri, atti a iricoidar loro
il ricco e profondo significato della Cena,
del Signore ; consapevole, com’ero e
sono, della inBufficienza delle parole
umane ad esprimere tutta la realtà contenuta in qual sacramento.
Seguendo uno schema diventato tradizionale, ma non privo di valore, possiamo iconsiderare la Santa Cena innanzi tutto sotto Tasipetto di rm Memoriale;
il miemoriiale, cioè, della morte redenr
trice di Gesù Cristo, conformemente
alle parole da Lui stesso prommziate:
« Fate questo in memoria di me ».
Quando celebriamo la Santa Cena,
non ci coniormiamo dunque ad! un ¡rito
0 ad im precetto delia Chiesa, ma ubbidiamo ad un ordine esplicito dà Cristo. Ci trasportiamo, col pensiero, nella camera alta di Gerusalemme dove il
Salvatore volle « mangiar la pasqua con
1 suoi discepoli prima di soffrire », ricordiamo la tristezza mortale del Getsemane, il dramma della passione, il
sacrificio di Colui il quale « avendo
amato i suoi, li amò smo' alla fine » © riconosciamo che tutto ciò è veramente
accaduto per noi, cioè per colpa nostra
e a nostro favore, affinchè .apparisse in
tutta la sua grandezza ü nostro peccato
ed in tutta la sua luce Tamor di Dio
ancor più grand», più misericordioso.
L’istituzione della Santa Cena procede dunque da Gesù Cristo e trova nelle parole del Salvatore la sua prima,
naturale giustificazione.
L’ordine di Gesù Cristo ci costringe
a deciderci: o per Lui o contro di Tui.
Se il Salvatore ci dice; « Fate questo... »
non è più possibile, a meno di condannarci da noi stessi, rimanere spettatori
freddi e passivi davanti ai segni del suo
sacrificio; e se Egli ci ripete; « ...in memoria di me », nion è più possibile cercare il perdono diei nestori peicca-ti altrove che in Lui.
« In memoria » e non « in rinnovazione » del gaicrificio della croce. Poiché
non v’è alcun sacerdote che possa ripetere e rinnovare, sia pure in modo
incruento, ma sostanzialmente identico,
la morte di Colui il quale, come dice
1 epistola agli Ebrei, « dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati e per
sempre, si è posto a sedere alla destra
di Dio... ».
« In memoria », affinchè ci ricoirdassimo che la grazia salutare non è una
idea degli uomini, un merito umano,
una ricompensa faticosamente guadagnata, ma veramente un dono di Dio
il quale « ha tanto amato il mondo che
ha dato il suo unigenito Figliuolo... ».
Limiteremo troppo il significato biblico della Santa Cena se vi scorgessimo soltanto l’idea di un memoriale. E’
■doveroso aggiungere che la Santa Cena
è anche una COMUNIONE.
« Il calice della benedizione che noi
benediciamo, non è egli la comunione
col sangue di Cristo? Il pane che noi
rompiamo, non è egli la comunione col
corpo di Cristo? ».
Non si può separare il ricordo della
morte di Cristo dai benefici che ne derivano per i credenti di tutte le età.
— Io resto del continuo con Te.
Tu mi hai preso per la mano destra.
Tu mi condurrai col Tuo consiglio.
E poi mi riceverai nella Tua gloria
(Salmo 73: 23-24).
Giovanni E. Meille.
« Ricordarsi di Cristo », diceva Melantone, « significa ricordarsi deh benfiificì
■idi Cristo e accettaTlii per fede, per esserne vivificati». ‘■
Accostandosi alla Sacra Menisia, le
nostre anime si cibano di Gesù Cristo;
non in senso materiale, ma spirituale.
Gesù Cristo, cioè, spirituallmieinte’ presente sotto i segni idei pane e del vino,
nutre le anime nostre lOon i benefici
.della sua morte, valle a dire con il iper. dono dei nciütri peccati, con il dono del. la sua vita in noi, con la comunicazione della sua potenza rinnovatrice e santifìcatrioe. Siamo cristiani non già nella
mimra in cui il nostro intelletto afferra
dalle grandi verità, ovvero la neutra
moralità s’innalza al di sopra della comune moralità degli uomini, ma nella
- . misura in cui Egli vive in noi e noi in
Lui. « La Santa Cena», diceva Cal-vino,
« è un banchetto spirituale dove Gesù
Cristo ci assicura che Egli è il pane vi■vificante da cui le anime nostre sono nuirite e condotte alla beata immortalità ».
Ed il catechismo di Heidelberg aggixmge: « Crosto vuole insegnarci che, come
.j'il pane ed il vino sostentano la vita tem-, ponile, così ìt suo corpo crocifisso ed il
suo sangue versato sono vero cibo e
vera bevanda delle anime nostre, in
vita eterna ».
Niella Santa Cena la presenza di Gesù
Cristo è reale. Noi non crediamo, come
insegna la dottrina cattolica romana,,
che il pane ed il vino, ima volta consacrati, contengono « realmente il corpo,
il sangue, Vmiirma e la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo per nutrimento delle anime ». Crediamo invece che
sotto i segni del pane e del vino, i quali
continuano a rimanere tali, Gesù Cri^ sto è presente con le sue promesse, con
la sua opera pienamente redentrice, con
la sua potenza di vita nuova e che^ per
virtù diellò Spirito S.anito, coloro i quali
prendono con fede il pane letì il vino, si
cibano veramente di Cristo e s’inseriscono in quella comunione spirituale
con Lui, che è garanzia di- vita e di
salvezza.
Va da sè che la oomimione ¡spirituale
col Cristo, unico Signore 'della nostra
vita, unico Capo della Chiiesa, unico Redentore delle nostre anime, deve creare
ed ispirare nelle chiese la comunione
fraterna. Davanti alla .Sacra Mensa ogni
distinzione umana scompare; al di siopra della nostra situazione sociale, della nostra origine, delle nostre idee, dei
nostri interessi, cL deve unire Tamor di
Cristo e deve diventar icOncreto, vM
bile, benefico il vincolo deU’amor fraterno. Più che mai, davanti ai segni del
sacrifìcio redentore, la Chiesa cristiana
deve essere una Chiesa di fratelli.
Infine la Santa Cena deve essere oonr
slderata come una solenne TESTIMONIANZA delia nostra fede in Cristo di
Ironte ai nionido. .
Celebrando la Santa Cena, la Chiesa annunzia che Gesù Cristo è ■veramente morto per la salvezza del
e che tutta la nostra fiducia riposa in
Lui. Con S. Paolo, la Chiesa confessa di
non voler sapere altro che Gesù Cristo
e Lui crocifisso. Simili ai soldati iromar
ni, il coli sacramentum costituiva un
giuramento di fedeltà all’imperatoire, anche noi, quando ci alziamo per accostarci con i nostri fratedfi aiijì Sacra
Mensa, confessiamo la nostra fede in
Cristo e proclamiamo la nostra fedeltà
a Colui che è il solo Signore e Salvatóre. « Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete dii quesito calice, voi
annuvsAate la morte del Signore finché
Egli venga».
In verità, davanti al 'mondo ed alle
sue potenze, noi non tManmeminirLaiTTìn
un morto, ma diamo piuttosto gloria ad
Uno che è vivente e che la Chiesa attende con immutabile speranza. La
Chiesa deve proclamare questa a'ttesa
di Cristo; essa deve annunziare agli uomini, immersi nelle occupazioni e nelle
preoccupazioni dieRa vita, che la figura
di questo mondo passa e che « il giorno
dei SigTiore » verrà, per essere tm giorno di giudizio.
Ma la Santa Cena, preparaita per noi
e celebrata con fede ¡sincera, è davanti
a noi per attestairci e ricordarci che anche il giudizio può essere atteso con
piiena, profonda fiducia; ¡poiché Colui il
quale ci giudicherà ha veramentei portato i nostri peccati ned suo corpo ed ha
veramente preso su di sè la nostra
condanna.
Quando si celebra la Santa Cena, non
c’è un Pastore che funziona da sacerdote ,ed una massa di fedeli che assisto^
no, in qualità di spettatori; c’è invece,
o meglio, ci deve essere una comunità
di credenti i quali si alzano per proclamare la loro fede, per rinnovare la loro
consacrazione a Dio, per confe^are che,
in mezzo alle oscure vicende della vita
presente, essi guardano alla Patria Celeste ed aspettano il Regno di Dio che
ha da ■venire.
C’è abbastanza, in quanto ho detto
purtroppo molto impierfettamente, per
considerare la Santa Cena in itutta la
sua austera dignità e per darle, nella
nostra pietà evangelica cristùma, il giur
sto posto che le compete.
E. Rostan.
NESSUNO
£ IL MIO NOME
E nei « Piccoli poemi in prosa » di
Baudelaire che si può leggere la frase
più profonda che uno scrittore moderno abbia pronunziato nei confronti di
Satans' « L’astuzia più fine del Diavolo è di persuMderci che egli non esiste».
Bisogna riconoscere che questo bei
tiro non è mai riuscito tanto bene come
ai giorni nostri. Anche quando noi crediamo « ancora » in Dio, noi crediamo
così poco al Diavolo che 'Certamente
qualcuno mi taccerà di tendenze retrograde, o forse anche ■di mancane di
serietà, se persisto nel mio intento di
consacrargli più d’una pagina.
Il primo tiro del Diavolo è il suo mcognito.
Dio dice: Io §ono colui che sotto. Ma
il Diavolo che ha la mania di volesr imitare la verità, oapovolgendok, ci dice,
come Ulisse al Ciclope: lo sono Nessu
no. Di che cosa dovresti aver paura?
Vorresti forse tremare davanti all’/ueifiateTite?
Una nota marginale, ma che è necessaria, oonceme tm trasformismo dementare, ma molto aidatto aUa .miopia
spirituale dei tempi moderni. Booo: da
alcuni secoli è piaciuto al Diavolo di
riveste un abito naedievale chà lo
rende inoffensivo agli occhi della maggior parte di noi. Perchè se il Diàvolo
è sempLioemente il demonio rosso e
cornuto dei misteri medievali, o il fauno dal pizzo caprino e daJla lunga coda
delle leggende popolari, è veramente
trqppo facile di oréderci: chi se ne vorrebbe ancora preoccupare? In iiealtà ho
conosciuto molti uomini die isarebbero
disposti ad ammettere, sorridendo, un.
Diavolo di questa sorta, ma non a credere al Diavolo.
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lìiSOO^ DEUÆli^iîÂà VALDESI
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^ ^ ^ Questo trayesttmeaito^ anact<oinisrtiicio
", 3:^ maschera buffa ha oontribuito non
Jn (i;‘jpooo alla buona arhiscita del primo tiro
\v ,£i^ato dal Diaivolo e demmziato da
BiéÈUdielaire,’Molti sono quelli che indu
« Come si* fà a perdere, ü pox>tempoja guaste baie del tempo che
^fu? », dicono c^. Orbene amo proprio .
'^tssi che da. quéste baie si losdonb pren*dere. Fascinati dairimmagine tradizio’«nale e troppo evidentemente puerile,
' essi non pensano che il Diavolo opera
altrove, senza coda nè baf’ba, per mez-,.
20 delle loro mani, forse...
Quel che mi páre incredibiie non è il
Diavolo e non sono gli Angeli; ma piuttosto il candore e la credulità di questi
« scettici », e rimperdonabUe sofisma di
cui si:dimostrano vittime: «Il Diavolo è un buonuomo idalle coma rosse e dalla lunga coda; ora io non posso
(snedere a im buonuomo dalle -coma rosse'e dalla lunga coda; damque non credo al Diavolo », E’ pronrio tutto quello
che essi domandavano, i
E coloro che si fondano sulle favole
di donnicciole, sono per l’appuntò quelli che rifiutano di credere al Diavolo a
causa dell’immagine che se ne fanno e
che tirano fuori dalle favole delle dcoiniccióle. “■
La Bibbia però denunzia l’esistenza
del Diavolo in ogni .pagina, dalla prima
in cui appare sotto la forma del Sea^
pente, fino alla penultima, nella quale
vediamo Satana incatenato per mille
anni, poi liberato dalle catene, infuriante sulle quattro parti del mondo per ingannarle'e spingerle in guèrra senza diritto nè ragione, e finalmente folgorato
dal fuoco del cielo, precipitare in uno
stagno di fuoco e di zolfo, per esservi
tormentato notte e giorno, nei secoli dei
secoli. La Bibbia,* notate bene, iparla
molto meno del « male » in genette che
del Maligno personificato (per lo meno
ned testi originali). Se si crede alla Verità d.ella Bibbia, è impossibile dubitare
“un solo istante della realtà oggettiva del
Diàvolo.
La pagina suggestiva che abbiamo qui sopra tradotto per i nostri lettori, è stata pubblicata dalla Vie Protestante e fa parte di
una serie di studi compresi sotto il titolo: « I
tiri del Diavolo ». Ne è autore il noto Scrittore protestante: Denis de Rougemont.
Uilmio dilla llagia Valdus
(V. numero 3).
ALA; s. f.; parte del corpo che a certi
aiütnali serve per volare.
Nella Chiesa di *** il poeta vide un
uomo inginocchiato che pregava, ed una
donna. Orgogliosa era la preghiera dell’uomo; l’invocazione della donna suonava come lamento ed il poeta siwsurrò
nella penombra:
« Soyez comme l’oiseau posé pour un
instant sur des rameaux trop frêles,
qixi sent plier La branche et qui chante
pourtant sachant qu’il a des ailes ».
L’uccellino canta e canta: nella penombra che avvolge la terra è un tripudio di trilli e di gorgheggi; fragile è il
ramo, e il vento sorge minaccioso...
Egli ha le ali, e canta !
Quanto fragili i ramk della forza dell’uomo ! Oh ! la tragedia di questa nostra povera gente Valdese, che si chiama cristiana, che si cerca dei rami solidi, degli appoggi sicuri, e fantastica
piani maravigliosi di un ordine più o
meno nuovo, dove dimorino pittstizia e
benessere creati da mano d’uomini
esperti in forza e sapienza... e tutti i
rami s’infrangono, e tutti i suoi piani
sono travolti, e le sue ali... Povere ali
ripiegate ! Bagnate di pioggia ! Inzaccherate di fango ! Povere ali umane tessute d’illusioni e di sogni !
Povera gente che ascolta stupita il
canto del poeta pagano:
..^sachant qu’il a des ailes !
e dice: poesia; e così erede di aver
detto tutto, con un po’ di sopportazione e un po’ di compatimento. Poesia t
cioè roba buona pei tempi felici e per
gl’illusi. E non sa che la poesia è forma
di verità e che il poeta Intuisce quello
che il credente sa: ohe l’uomo ha le ali
per sfidare tutte le tempeste.
« Padre, insegnaci di nuovo a pregare ».
• » «
ALMANACCO; s. m.; libro indicante i
giorni dell'anno, le fasi lunari, ecc.,
e notizie relative alla classe di persone a cui è destinato.
Siccome manca un almanacco che si
rivolga alla classe delle persone che vorrebbero andare in chiesa, ma hanno
ALTEREZZA; s. f.; significa alta estimazione di sè che procede da grandezza d’animo.
Quando la grandezza d’animo manca,
si ricorre ai surrogati. Ottimo è quello
di marca nostrana: « la gloria dèi padri » !
Bisogna però notare che allora l’alterezza diventa alterigia, cioè pomposa ed
eccessiva estimazione di sè stesso, cioè
vanagloria. Se poi questa estimazione
vana viene ostentata., si ha boria. Essa
è non soltanto detestabile, ma sommamente pericolosa, perchè madre della
ipocrisia. (Vedi ipocrisia).
AMAZZONE; s. f.; indica donna d’animo guerriero e vestito ^elle donne
a cavallo.
Per un curioso fenomeno linguistico
amazzone è anche un termine proprio
della storia naturale col quale si indica
un uccello con piume di bellissimo colore del genere dei pappagalli. Absit
iniuria verbo, ma é proprio una strana
coincidenza: quante amazzoni in pire,
sulle piazze centrali, fanno i pappagalli,
ripetono parole che vogliono essere disinvolte ed assumono atteggiamenti che
sono soltanto penosi. Filologo.
La Scuola Domenicale
Tredicesima lezione - 26 marzo
NEL GETZEMANI
Lettura: Matt. 26: 30-56 - Imparare: vers. 3641 - Versetto centrale: v. 41.
Il Getzemani. Uscendo da Gerusalemme dalla parte del Tempio, appena superata la piccola valle del Kedron, si trova il Monte degli UlivL Ai piedi del monte, vi era un giardino chiuso, del nome di Getzemani. li nome
signiltca; « frantoio per le ulive,». L’orto apparteneva a qualche amico di Gesù, che vi
si recava talvolta per passarvi alcune ore nel
raccoglimento e la preghiera. Giuda conosceva quel luogo.
Pietro avvisato. Strada facendo, Gesù avvisa Pietro che lo-rinnegherà. Protesta di Pietro. Quante volte il pensiero che potremmo
rinnegare Gesù ci sembra offensivo, eppure...!
L’agonia di Gesù. Gesù prende con sè i
tre discepoli più intimi; poi si allontana un
poco anche da loro, e prega nella solitudine. Egli domanda che « questo calice gli sia
risparmiato, ma soltanto « se è possibile », e
si dichiara pronto ad accettare la volontà di
Dio qualunque essa sia. Questa preghiera di
Gesù è l’esempio supremo, a cui dobbiamo
ispirarci nelle nostre prove. Gesù ripete tre
volte la stessa preghiera, soffrendo una crudele agonia. Gesù non soffre certamente soltanto pensando alla sua morte Imminente:
altri uomini molto inferiori a lui sono morti lietamente per lui. Ma Gesù rappresenta
nella sua persona l’umanità peccatrice, e
porta davanti a Dio 11 peso del peccato del
mondo. In queste profondità misteriose deve
cercarsi la ragione della sua agonia.
Il sonno dei discepoli. Mentre Ges-jj prega,
i discepoli dormiMio... L’agonia di Gesù continua, nelle persone dei sofferenti, fino alla
fine del mondo; e quante volte anche noi abbiamo dormito?
L’arresto di Gesù. La preghiera di Gesù
non è stata senza esaudimento. « Un angelo », dice il racconto di Luca, è venuto a
consolarlo. Egli si presenta rasserenato al supremo cimento. Una turba raccogliticcia armata di bastoni e di spade, inviata dal sommo sacerdote, invade il giardino. Giuda tradisce il Maestro con un bacio. I discepoli,
dopo un breve tentativo di resistenza biasimato da Gesù, prendono la fuga.
Quattordicesima lezione - 2 aprile
GESÙ’ DAVANTI AL SINEDRIO
Lettura: Matt. 26: 57-75 - Imparare; vers. 5966 - Versetto centr. v. 84.
Gesù compare quella notte stessa davanti
al tribunale supremo, il Sinedrio, riunito in
fretta, I suol nemici, che volevano perderlo,
ma salvando la forma legale, non riuscirono
a trovare contro di lui che un’accusa fondata sopra un travisamento delle sue parole
(cfr. Giov. 2; 18-22). Ma Gesù, Interrogato
direttamente dal sommo sacerdote sulla questione fondamentale, se fosse il Messia, risponde chiaramente e senza esitazioni. La risposta di Gesù era gravissima. Il Messia atteso era im essere sovrumano; e il sommo
sacerdote precisa chiaramente: « Sei tu il Fi
sempre qualcosa di più'importante.da |
fare, ai comprende come sia molto difi
Í fusa nelle Valli nostre l’arte di almanac-^^
cane, cioè di far castelli in aria, di fan~\
'' tasticare. I Valdesi almanaccano per trovar Ü modo di andar in chiesa, e non
riescono a concludere nulla di buono;
: non per colpa loro, naturalmente, ma
per colpa dell’almanacco che non indica l’ora del culto, del pastore che non fa
visité, dell’anziano che è troppo giovane, del diacono che è troppo vecchio,
della moglie del pastore che tm in bièicletta, e chi più n’ha più ne metta. Questi almanacconi ci tengono mólto a che
il loro nome venga conservato nei registri parrocchiali e costituiscono una buona parte di coloro che si chiamano
« membri comunicanti ».
gliuol df Dio? », Se Gesù non avesse detto il
vero, lo scandalo dei membri del Sinedrio
sarebbe comprensibile, e l’accusa di ¿vere
bestemmiato sarebbe giustificata II titolo di
« Figliuol dell’Uomo », che Gesù si dà nella
sua' risposta, designa pure un essere celes^e (cfr. Daniele 7; 13). Si può dunque dire
che Gesù- non è stato condannato per una
questione secondaria, ma per la^ questione
fondamentale deUa Sfua natura e missione
divina. Su questa questione ancora oggi si
dividono gli spiriti, e la risposta non può
essere <die quella della fede o quella della
ihcredulltà. Il Sinedrio scelse J’itìcredulità.
Il rinnegamento di Pietro. Tutto l’ardore
e le buone risoluzioni di Pietro si dissipano
neH’angoscia e nell’incertezza 'di quella notte. Nonostante tutti gli avvertimenti di Gesù,
i suoi discepoli non si aspettavano certamente una catastrofe come quella che si iniziava. I giorni che separano il giovedì sera
dalla domenica di Pasqua sono per loro dei
giorni di profonda perplessità. Questo spiega
in parte la debolezza di Pietro. Ma quanto
potè su di lui la paura? Il timore del ridicolo? Il timore dello scherno di una donna?
Quali sono i motivi per i quali, anche oggi,
si può rinnegare Gesù?
M [lievuti M [usine della laiola
nei mesi di gennaio e febbraio 1944
Cronaca Vaidese
ANGROGNA (Serre)
Martedì 14 corrente, nel corso della nostra
riunione quartierale di Cacet, è stato presentato al S. Battesimo il bimbo Ruben Lorenzo Rivoira di Eli ed Annetta (Cacet). Benedica Iddio questo bambino ed i suoi genitori. e. a.
PINEROLO
Il 15 corrente, nel nostro' tempio, è stato
celebrato il matrimonio del sig. Cesare Lunati, di Piscina, con la signorina Emma Ob ertone. La cerimonia è stata particolarmente
solenne per la musica — violino e organo —
eseguita dagli amici dello sposo, ch’è lui pure
musicista di professione. Ai gentili sposi, la
Chiesa rinnova i migliori auguri di celesti
benedizioni.
PHAROSTINO
BATTESIMO. Dcmenica 5 marzo, all’iniz'o
del culto, abbiamo amministrato il Santo
Battesimo al bimbo Sergio Martinat dì Eli e
di Irene Forneron (Roccapiatta).
MATRIMONIO. Il 26 febbraio, nel nostro
tempio, sono stati uniti in matrimonio Emilio
Odino (Fontanette) e Albertina Gay (Grill).
Invochiamo su questo nuovo focolare le benedizioni del Signore.
FUNERAU. Il 26 febbraio è deceduta, aUa
Ruata, in età di 72 arail, Virginio Riuoir vedova Paschetto. Esprimiamo ai figli la nostra
PER DANNI DI GUERRA: Bein Ernesto e
Mirella, Torre Pellice, L. 50 - A.C.D;G., lei.,
20 - Jalla Ida, Id., 100 - Chiesa di Torre Pellice, 1.000 - Purpura Enzo e L., riconoscenti
al Signore, 25 - Garrou Beniamino, Pinerolo,
25 - Pons Remigio, Id., 100 - Coucourde Giulio, Id., 20 - Long Michele, 20 - Bertalot Gina
e Ida, in memoria dei loro cari, 25.
PER EVANGELIZZAZIONE ; Chiesa di
Torre Pellice, L. 1.000 - Purpura Enzo e L.,
riconoscenti al Signore, 25.
PER EMERITAZIONE; Ilda Bruschettini
Roland, L. 100 - Teliini Maria, Torre Pellice, 10 - Vera Santacroce Muston, in memoria del padre, 100 - Luca 17: 10, 286 - Un
Valdese di S. Giovanni, a mezzo paistore Ermanno Rostan, 1.264 - F. Pellegrini, 2.500 Gisella e Giovanni Ribet, in memoria amatissimo zio cappellano militare Alfredo Rostain, 500. i
PRO COLLEGIO: M chel n Lausarot Edoardo, L. 200 - Senatore Davide Giordano, 1.000
- Rostagno Levi, Prarostino, 100 - Balmas
Cesarina, Grugliasco, 10 - Chiesa di Torre
Pellice, 1.000 - Chiesa di Coazze, 100 - Adolfo Giampiccoli, 1.000 - Guido Baret. Pomaretto, 50 - Oscar Boselli, Vercelli, 10 - Guglielmo e .Jeanne Del Pesco, 200 - Doti. S.
Rocch , in piem. ing. Augusto Trevisani, 100
- Id., in mem. del nipote, 250 - Casali Paolo,
Pavia, 500 - Doti. Guido Malan (per Biblioteca) R. 5 Vo, 10.000.
PER ISTrrUTO GOULD: Chiesa di Torre
Pellice, L. 500 - M. S., 100 - Leonardo e Rina
Niccolini, neU’anniversario di Franco, Roma,
200 - Imperiai Rosina, Aosta, 10 - Chiesa di
San Germano, 100 - N. Introna, 50 - V. Beretta, 250.
PER ISTITUTO DI FIRENZE: M. F. S.,
L. 100 - Ch. di Aosta, 300 - V. Beretta, 250.
PER ISTITUTO DI VALLECROSIA: Chiesa di Coazze, L 100 - Tron Alessandrina, Prarostino, per bimbe siciliane e calabresi, 20.
PER ORFANOTROFIO DI TORRE PELLICE: Travers Stefano ed Elisa, Torino, L. 10
- Angela Dreher, Malnate, 500 - Chiesa di
Bergamo, 775 - N. N., Levante, 50 - Chiesa
di Coazze, 100.
PER ORFANOTROFIO DI POMARETTO;
Travers Stefano ed E1 sa, Torino, L. 10 - Angela Dreher, Malnate, 200 - Chie.?a di Bergamo, 775 - N. N., Levante, 50.
PER ASILO DI S. GERMANO; Léonie Pasquet, Torino, L 25 - Angela Dreher, Malnate, 200 - Chie-sa di Aosta, 204,70 - Chiesa
di Coazze, 100.
PER ASILO DI VITTORIA: Chiesa di
Coazze, L. 100.
PER ASILO Di S. GIOVANNI: Angela Dreher, Malnate, L. 200 - Fam. Stasi, Trieste, '50.
PER RIFUGIO: Balmas. Cesarina, Grugliasco, L. 10 - Angela 'Dreher, Malnate, 200 Chiesa di Coazze, 100.
Coniugi Immovilli, Levante; per Istituto di
Vallecrosìa, L. 50 - per Istituto Gould, 50 per Istituto Femminile di Firenze. 50 - per
Orfanotrofio di Torre Pellice, 50 - per Orfanotrofio di Pomarello, 50 - per Asilo di San
Germano, 50 - per Asilo di 'Vittoria, 50 - per
Asilo dì S, Giovanni, 50 - per Rifugio, 50.
simpatìa cristiana. — Il 7 marzo, pochi istanti dopo la vis’ta del Pastore, rispondeva alla
chiamata del Signore, in età di 49 anni, Dovtde Rtvo%ro, del Roc. Egli ha sopportato, per
anni, crudeli sofferenze; la morte è stata una
vera liberazione. Sui vecchi genitori, sulla
vedova, il figlio ed a parenti tutti così prò-,
vati, invochiamo le consolazioni del Signore.
SAN GERMANO CHITONE
pii abbonati della nostra ■ parrdcchia all’« Eco »? sono 272. Per 11 1944 abbiamo registrato 14 nuovi abbonati contro 7 cancella- ,,
zioni. ■ * '
— L’Emancipazione è stata' commemorata il
13 febbraio con un culto per ì fanciulli delle
Scuole domenicali e per le loro famiglie, e il
20 febbraio con un culto di Rendimento di
grazie al quale è intervenuta un’assemblea,
come non si era mai vista in tale occasione»
La Corale ha eseguito un coro valdese.
— DIPARTENZE.. il 25 febbraio, all’Asilo
del Vecchi, Davide Grand, originario di Bobbio'Pellice e proveniente da San Remo.
Il 6 marzo, ai Mondoni, presso la sua figlia, Maddalena Long ved..Durand, tiel suo
870 anno di età. Si è addoiroentata nel Signore senza sofferenze,, pronta per la celeste chiamata.;yr«?i(S^'
All’Ospedale Civile di Pinerolo, il 7 marzo,
Francesco Bouchard, di anni 4?, dei Ferrieri.
Lascia parecchi figliuoli in tenera età.
C'^.e il Signore consoli le famiglie nel lutto e conceda il. suo soccorso aUa famiglia
Bouchard. « Padre degli orfani e difensore
delle vedove è Iddio » (Salmo 68: 5).
— Il culto del 5 marzo è stato preseduto
dal pastore doti. Ermanno Rostan, il quale
ha anche parlato alla gioventù nel culto del
pomerigg'o. Ringraziamo vivamente il no■stro fralello per il suo impressivo messaggio
.sull’arca di Noè e il suo .interessante studio
.sul concettò della Religione secondo il paganesimo antico e moderno e secondo l’Evangelo.
TORINO
Nelle scorse settimane la nostra Comunità
è stata provata da numerosi lutti.
Nella sua villa in collina, si è serenamente
spenta la nostra sorella Elvira Boccàrdi.
Al figlio Arturo ed alla sua famiglia die
hanno circondato l’Estinta di cure premurose e di grande affetto va la nostra viva simpatia.
Al Rifugio Re Carlo Alberto, di Luserna San
Giovanni, dove aveva trovato accoglienza in
questi mesi di sfollamento, ha chiuso la sua
giornata, a lungo oscurata dalla prova, la nostra sorella Lidia Maccagno.
Al fratello ed ai nipoti le nostre sentite
condoglianze.
In un Istituto della città è deceduto, in
tarda età Giovanni Volpiano.
Venuto alla conoscenza del Vangelo nella
sua età matura, egli diede ovunque, nella
umiltà del Suo lavoro, una fedele testimonianza al SUO Salvatore.
In Angrogna, nella sua casa, improvvisamente il Signore chiamava a Sè, il 29 febbraio, l’anima del'nostro fratello Giovórrnhi
' Pellenc.
Da alcuni anni egli si era stabilito a Torino ed ai* figliuoli Malvina, Aldo e Elda diciamo ancora la viva parte che abbiamo presa al loro dolore. ■'
Il 10 marzo, in Chivasso, si spegneva in
venerata e;tà la nostra sorella Margherita
Gay-Godinò.
Ella lascia una ricca eredità di affetto alle
sue figliuole, alle quali noi rivolgiamo il pensiero affettuoso della nostra Comunità in
quest’ora di lutto.
PORRE PELLICE
Culti della Settimana Santa : 2 aprile, domenica delle Palme; tempio Villa, ore 10 30, confermazione dei catecumeni. Tempio Coppieri
ore 15, culto. *
6 aprile, giovedì santo: tempio Villa, me
17.30, culto con celebrazione della Santa Cena
(calici individuali).
7 aprile, venerdì santo: tempio Villa, ore
10 30, culto. Tempio Coppieri, ore 15, cullo
con Santa Cena (caìice comune),
9 aprile, Pasqua : tempio Villa, ore 10.30,
culto con Santa Cena (calici individuali), rempio Coppieri, ore 15, culto con Santa Cena
(calice comune).
La famiglia del compianto
Francesco Bouchard
ringrazia sentitamente i dottori sigg. Alfano,
Cassio, Demo, il pastore signor Marauda, e
quanti sono intervenuti alle onoranze funebri
Ferrieri (S. Germano Chisone), 8 marzo 1944.
Il Signore ha fichiamato a Sè l’anima della
signora
Susanna Negrln ved. Albarin
nel suo 95o anno d’età.
« Io rimetto 11 mio spirito melle
tue mani; tu mi hai riscattato o Signore Iddio di verità ».
Salmo 31: 5.
Ne danno il triste annunzio, a funerali avvenuti, i figli: WALDEMAR, ALBERTO, RINALDO, EDVIGE FRAGHE ALBARIN con
le rispettive famiglie.
Luserna San Giovanni, 18 marzo 1944.
AFFITTASI ViUar Pellice casetta civile 4
ambienti, comodità — Rivolgersi Direzione
giornale.
Prof. Gino Costabki., Direttore responsabile
Autorizzazione Min. Cultura Popolare N. 18
del 7 gennaio lB44r-XXII
ARTI ORAriCHE “ L’ALPINA Torre PelUct