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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spdtt.^
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
ddla CUesa Valdese
Anno xe ni- 41
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TORRE PELLR E — 18 ottobre 1963
Arnmin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Alle 22,42
come un ladro nella notte
Responsabilità
e vigilanza
Catastrofi come quella del Cadore sono tali da scuotere, per un momento, l’opinione pubblica: difficile
restare indifferenti di fronte ad un
simile strazio, tanto più impressionante in quanto piomba improvviso
in un periodo di pace e di quiete,
su uomini intenti alla tranquilla vita quotidiana. I più sensibili hanno rabbrividito di orrore e di pietà;
i pili ;;enerosi cercano di dare il loro altito; i più meditativi — e certo
molti credenti — si chiedono una
volti .incora: perchè?
E «i cominciano a cercare le respon-abilità, com’è logico e doveroso, iiiide sia riparato il pochissimo
che pili) es.sere riparato e soprattutto si tenti di evitare, per quanto sta
ver.!mente nelle jìossibilità dell’uomo. ( he si ripetano simili orrori.
M i sarebbe falso, per chi cerca
nel 1 1 Parola di Dio un orientamento
sulla vita che quotidianamente ci
coinvolge, nella normalità e nelle
anormalità, limitarci a commiscrare, a<! aiutare, a indignarci per eventuali pesanti responsabilità.
(f Vennero alcuni a riferire a Gesù
il fatto dei Galilei, il cui sangue Pilato ai era mescolato ai loro sacrifici. E Gesù, rispondendo, disse loro:
Pensate voi che quei Galilei fossero
più pcrratori di tutti i Galilei, perchè hanno sofferto tali cose? No, vi
dico; ma se non vi ravvedete tutti
siniilinente perirete. O quei diciotto
Sìli (¡iiali cadde la torre di Siloe e li
uccisi', pensate voi che fossero più
colpeI oli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non
vi ravvedete, tutti al pari di loro periteti' il (Luca 13: 1-5).
Se il primo tragico ’fatto di cronaca’ presentato a Gesù ha una colorazione politico-religiosa (questi
Galilei erano dei ’partigiani’), il secondo è — con le debite proporzioni — esattamente parallelo a quello
che ci ha sconvolti, questi giorni.
Più seriamente religiosi dell’uomo
(H oüiíi (la cui scienza viene peraltro continuamente umiliata da questi ’imprevisti’), gli interlocutori di
Gesù sembrano cercare le responsabilità non in fattori esterni, ma nel
rapporto con Dio, nel peccato. E
Gesù in fondo dà loro ragione, anche se rifiuta, come ha sempre fatto — e già prima avevano fatto Giobbe e i profeti — la contabilità religiosa e l’equazione: tanto peccato =
tanta punizione.
« Vennero un giorno a riferire a
Gesìi il fatto dei tremila morti del
Vajont. E Gesù, rispondendo, disse
loro : Pensate voi che fossero più
colpevoli che tutti gli Italiani? No,
vi dico, ma se non vi ravvedete, tutti al pari di loro perirete » : di una
perdizione eterna, anche se morirete nel vostro letto, a muniti dei conforti religiosi ».
Scrivo esitando queste righe,
perchè avvicinarsi, in questi frangenti brucianti, al tremendo problema della teodicea: di come si
giustifichi, talvolta, a viste umane,
la giustizia e l’amore di Dio, è cosa
da farsi con timore e tremore. Eppure, per chi è nel crogiolo, penso
che ci possa essere una sola consolazione — « in Vita e in morte »,
per dirla con la'prima domanda e
risposta del Catechismo di Heidelberg -— quella di appartenere al no
ma mi basta sapere che è la Tua
mano ». Preghiamo perchè per gli
infortunati, adulti o fanciulli, ci sia
questa remissione nelle mani del
Padre, e accanto alla solidarietà materiale non manchi, per ognuno di
loro, ora e in futuro, la solidarietà
fraterna di uomini e donne che sappiano così sostenerli e indirizzarli
con la loro testimonianza cristiana.
A noi, invece, questa catastrofe
ricorda quanto precario sia il nostro mondo, e minacciata e vulnerabile la nostra vita. La « magnifiche sorti e progressive » sono una
illusione; e ad ogni uomo la Parola
di Dio dice che questo mondo dura
— con il suo evolversi e le sue involuzioni continue — solo perchè Dio
così vuole, nella sua pazienza imperscrutabile, « non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano
alla salvezza », ravvedendosi e credendo in Cristo. Siamo tutti dei morituri, ma in sjieranza già rinati in
Cristo per il Regno suo che viene:
questa nostra esistenza non ha va
lore se non nella misura in cui è
vissuta in questa prospettiva di morte e di resurrezione, non solo individuale ma universale. Ma a questa
esistenza, così vissuta. Cristo risorte
ha promesso l’eternità.
Vegliamo, dunque, perchè il
« giorno del Signore » verrà come
un ladro nella notte. Forse alle
22,42.
Gino Conte
CATECHISIVIO
SOTTO
NCHIESTA
In terza pagina pubblichiamo un articolo, a cura dell’Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici, ove si poni seriamente e ampiamente il problema del catechismo, come viene oggi impartito per lo più nelle nostre
chiese, quali ne sono i risultati. Ci
auguriamo che tutti sappiano andare
oltre quella che potrà essere per alcuni la prima impressione di shock,
di fronte a certe espressioni piuttosto dure e soprattutto di fronte a tutta l’impostazione critica di tale articolo — frutto di meditazione collegiale — che vuole essere introduttivo al
questionario pubblicato in appendice^
Speriamo dunque vivamente che iti
prenderà sul serio questo appassionato grido di allarme nei confronti dell’elemento forse fondamentale della
nostra vita di chiese, e comunque determinante per l’awenire; e che molte saranno le risposte al questionario.
Quest’iniziativa dell’AICE si inserisce armonicamente nei temi di studio
che Tultimo Sinodo valdese ha dichiarato necessari e urgenti: quello della
confermazione (una commissione pastorale la sta studiando da un punto
ili vista storico e teologico) e quello
deH’allontanamento di tanti giovani
dalla vita della Chiesa, dopo la coniermazione (la F.U.V. è incaricata dì
un’inchiesta in questo senso presso
tutte le Unioni giovanili valdesi, e forse lo studio potrà estendersi anche ad
altre Unioni giovanili evangeliche)
Infine, non è senza punti di contatto
con il tema del prossimo incontro autunnale degli uomini valdesi delle
Valli, aci Agape (v. programma a pag.
3): «Uno sguardo indiscreto in una
delle nostre parrocqhie»: vi saranno
infatti presentati rrisultati di un’inchiesta condotta da alcuni giovani a
Torre l’ellice (una per tutte), e potrà
essere un’interessantissima valutazione della portata — o meno — della
formazione catechetica in una delle
nostre comunità più grandi e rappresentative di ambienti abbastanza differenziati.
RIUNITA A RODI
La conferenza
pan-ortociossa
stro Signore e Salvatore Gesù Cri
sto. « Tu mi stritojli. Signore
ceva Calvino 'prostrato dal male
Rodi. — La seconda Conferenza pan-ortodossa si è svolta a porle chiuse. 1 36 partecipanti rappresentavano tutte le Chiese ortodosse salvo quella di Grecia. Al termine
dei lavori, hanno pubblicato il seguente comuiiicato :
Nel corso della Conferenza pan-ortodossa
di Rodi, svoltasi dal 26 al 28 settembre per
iniziativa e su invito di S. Santità il patriarca ecumenico Ateiiagora e con I accordo di
tutti i capi delle Chiese ortodosse, è stato
discusso il problema deWinvio di osservatori alla seconda sessione del Concilio Vaticano II.
Il patriarca ecumenico ha proposto che la
Chiesa ortodossa avvìi con la Chiesa cattolica un dialogo su piede di parità.
Circa il primo problema (osservatori), sebbene la maggioranza dei rappresentanti delle
Chiese ortodosse abbiano espresso obiezioni,
è stato deciso che ogni Chiesa avrebbe libertà d^azione.
Quanto alla proposta del patriarca ecumenico di avviare con la Chiesa cattolica un
dialogo su piede di parità, è stata approvata
alVunanimità da tutte le delegazioni.
E’ stato deciso che queste decisioni saranno considerate decisioni del patriarcato ecumenico ed eseguite dai capi delle Chiese ortodosse.
Questo comunicato è rivolto alle Chiese
ortodosse del mondo intero
Interrogato sulle prospettive cl unità delle
Chiese, mons. Nikodim, capo della delegazione russa, ha dichiarato : « Nel corso della mia recente visita al papa Paolo VI ho
constatato che questi desidera ardentemente
la collaborazione delle Chiese e lavora intensamente in tal senso (...)• Il papa e il patriarca ecumenico sono animati dai medesimi sentimenti e operano in uno spirito di
mutua comprensione in vista del medesimo
fine. Sono certo che i loro sforzi porteranno
in avvenire nuovi frutti ».
Non rappresentata a Rodi era invece la
Chiesa ortodossa greca : mons. Chrisostomos,
arcivescovo di Alene, ha motivato 1 astensione sottolineando « ratteggiameuto ostile »
della Chiesa romana nei confronti del mondo ortodosso in generale e della Chiesa ortodossa greca in particolare. Perciò, ha dichiarato ad altri delegati ortodossi venuti a
salutarlo ad Atene, rifiutiamo di partecipare
alla Conferenza di Rodi il cui scopo sarà di
condurre ad un compromesso con la « sede
papale » (soepi).
Un appello alle Chiese
La tragedia del Vajont
I giorni passati sono stati segnati
dal lutto e dall'angoscia a causa dell'immane tragedia de! Vajont presso
Belluno. I giornali, la radio e la televisione ne hanno ampiamente informato l'opinione pubblica che è rimasta colpita dalla ampiezza del disastro e dalle migliaia di morti, strappati all'esistenza umana in modo violento e subitaneo, così improvviso da
costringerci a ripensare ancora una
Do telegraiimia al Prefetto
della Provincia di Belluno
Consiglio Federale Chiese Evangeliche Italia esprime commossa simpatia popolazioni colpite da tragedia
Vajont stop Intende manifestare solidarietà evangelici italiani mediante offtrta casa prefabbricata stop. Si gradiranno eventuali suggerimenti pratici
do cotesta Prefettura.
Ermanno Rostan, Presidente
volta e seriamente alla fragilità degli
uomini e delle cose di questo mondo.
Nell'ora in cui si contano i morti e
si assiste alla desolazione dei sopravvissuti, di fronte al vuoto immenso
che si è creato nelle famiglie e nei
villaggi, le Chiese Evangeliche in Italia sentono di dover partecipare anch'esse al dolore di molti con atti di
vera simpatia e di solidarietà.
La Giunta del Consiglio Federale
mi ha incaricato di inviare un telegramma al Prefetto di Belluno onde
esprimere alle popolazioni colpite dal
disastro la simpatia delle Chiese Evangeliche.
Inoltre le Chiese aderenti al Consiglio Federale sono state invitate a
dedicare la colletta del culto di domenica 13 Ottobre a soccorrere in
qualche modo i superstiti in questa
ora di grande necessità. Per dare un
contenuto pratico all'offerta delle
Chiese Evangeliche, è stato deciso
che le somme raccolte servano alla
costruzione di una casa prefabbricata e di ciò è già stato informato il
Prefetto della provincia di Belluno.
Tuttavia, rendendoci ben conto che
una colletta improvvisata non può
dare da sola un risultato considerevole, la Giunta del Consiglio Federale invita tutte le Chiese a prolungare la raccolta delle offerte in un
periodo di tempo più lungo, facendo
però conoscere alle rispettive Direzioni ecclesiastiche e trasmettendo loro non oltre la fine di Ottobre l'ammontare dei contributi.
Riteniamo di dover essere presenti
in questa calamità con atti di amore
e di servizio cristiano. Una parte del
nostro popolo ha perso tutto ciò che
aveva in fatto di persone amate e di
case. Facciamo appello a tutte le Chiese Evangeliche affinchè sappiano
esprimere nell'ora presente, senza
chiasso e senza vanto, un servizio
cristiano ed umano, nel nome di Colui che disse: « In quanto l'avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me ».
Ermanno Rostan
Presidente del Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d'Italia
iiimmniiiiimiiii
Il aiiiiiiiiiiiimiiiiiiiii
Cronaca del Concilio
Quahè la causa deiresitazione, e in certi
casi del rifiuto oggi ancora aperto, ad inviare anche solo degli osservatori al Vaticano,
da parte degli Ortodossi? Si tratterebbe di
un motivo essenzialmente giuridico, di rifiutato riconoscimento della sede vaticana? e
gli atteggiamenti più elastici — come quello della Chiesa russa — sono da attribuire a
maggiore apertura ecumenica ovvero a più
spregiudicata diplomazia ecclesiastica (non
senza addentellati politici)? Non si può dire
che il comunicato di Rodi — che tra 1 altro
tace poco simpaticamente l'astensione greca
— sìa molto esplicito: riflette da una parte
una profonda incertezza, e daU'altra sembra
presupporre come naturale una discussione
« su piede di parità » che Roma è certo ben
lungi daU'accettare. E' un fatto che con il
Vaticano II e il « nuovo corso » cattolico gli
Ortodossi sono posti di fronte alla decisione
più grave che sia loro occorsa nel cammino
ecumenico fatto finora: si tratta per loro di
scegliere fra Tecumenismo del Consiglio ecumenico e l'ecumenismo vaticano (il quale
vero ecumenismo non è, rifiutando appunto
il suo cuore, che è il confronto alla pari di
tutte le Chiese). Noi pensiamo che, sebbene
rOrtodossia sia stata definita un « cattolicesimo non-romano », i motivi profondi del suo
distacco da Roma non siano essenzialmente
storici e giurisdizionali, e che, se le radici
dogmatiche sono abbastanza vicine, lo sviluppo è stato spiritualmente assai diverso.
Sarà di grande importanza per il futuro della chiesa se Roma riuscirà o meno a riassimilare rOrtodossia e se questa accetterà o
meno di essere reinglobata, con tutti gli onori, nel seno dell'unica mater et magìstra.
Quel « soffio profetico » che — come qualcuno ha detto — animò la
prima sessione del Concilio sta forse
diminuendo di intensità? Quelle esigenze innovatrici che allora emersero con estrema decisione dall’assemblea conciliare e che parvero dover
dare un nuovo volto al cattolicesimo
Si stanno forse progressivamente placando? E’ quello che alcuni si chiedono, in questi giorni, a Roma, dopo due
settimane di lavori della seconda sessione.
Una normalità
un po' monotona
Gli interventi che si sono susseguiti in questi primi 15 giorni di dibattiti sullo schema De Ecclesia e in
particolare sul capitolo 2 (che affronta la delicata questione del collegio
episcopale, delle sue funzioni e dei
suoi poteri, fermo restando il dogma
del primato del papa e della sua infallibilità), pur contenendo spunti interessanti e, talvolta, di notevole portata, rientrano nella normalità un po’
monotona di un pacato scambio di
opinioni tra vescovi cattolici nell’anno 1963. Il Concilio ha in qualche modo le mani legate dai dogmi papali
proclamati dal Vaticano I. Lo schema
n:i riafferma, naturalmente, la piena
validità (nel capitolo sui vescovi si
parla per ben 30 volte del primato del
papa!) e questo non può non togliere
respiro e, in un certo senso, interesse
alla discussione conciliare su questo
argomento. Il Concilio non ha del resto alcun desiderio di far scendere,
anche solo di poco, il papa dal piedestallo su cui lo ha posto il Vaticano I :
.1 cattolicesimo non procede mai per
sottrazione ma sempre p>er addizione;
esso ha, com’è stato detto, «una no
zione cumulativa della verità ». E’ bene ricordare, d’altra parte, che la dottrina del «conciliarismo», che affer
me la superiorità del Concilio sul papa, è già .stata sconfessata nel XV se
colo, prima ancora che sorgesse la Riforma. E’ dunque logico che i dibattiti conciliari si siano arenati sulla questione dei rapporti tra il pontefice ro
mano ' di cui si vuole a tutti i costi
mantenere il primato) e il collegio dei
ve.scovi (a cui si vorrebbero attribuire
maggiori poteri e di cui si vuole affer
ntare la corresponsabilità nel governo
Clelia Chiesa, senza che con ciò risulti indebolita, teologicamente e quindi
giuridicamente, la posizione del papa
nei confronti dei vescovi).
Parziale disarmo
delia Curia romana?
In realtà, la possibilità di un ridi
mensionamento dei poteri, del prestigio e dell’autorità del papa sembra,
per ora almeno, inesistente. Più che il
papa, sarà la Curia romana che, in
seguito alla rivalutazione dell’episcopato, si vedrà privata di certe sue prerogative e dovrà rinunciare a certi
suoi diritti, che saranno trasferiti alle varie conferenze episcopali nazionali. E’ sintomatico, a questo proposito, che Paolo VI pochi giorni prima
dell’inizio della 2> sessione, anticipando con felice intuito e — si direbbe —
con perfetto tempismo il Concilio stesso, abbia posto, sia pure con molto
tatto, una certa distanza tra sè e la
Curia, col suo importante discorso del
21 settembre, ed abbia inoltre affermato che « la Curia romana non sarà
gelosa... di poteri che, senza ledere
l’ordine ecclesiastico universale, oggi
repLscopato può da sè e localmente
meglio esercitare».
Da un punto di vista ecumenico, il
capitolo dedicato alla struttura gerai
chica della Chiesa lascia alquanto perplessi poiché in es.so si dà per scontate proprio quel dogma del primato e
dell’infallibilità pontificia, su cui nè
protestanti nè ortodossi (anche se.
forse, per motivi diversi) sono disposti a transigere. Non si vede come sia
possibile sfuggire a questa alternativa: o il Vaticano II reinterpreterà i
cicgmi del Vaticano I in modo tale da
far dir loro qualcosa di diverso da
quello che han voluto e vogliono dire oppure la rivalutazione dell’episco
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 41 — 18 ottobre 1963
Suardatevi
dai falsi profeti
Forse abbiamo sbagliato: forse questo titolo solenne che ci richiama all ammonizione del Divino Maestro non
è adatto all’argomento che abbiamo
pensato di trattare nel presente articolo. Le parole dell’Evangelo non sono tali da essere adattate ad una farsa, anche se questa è durata quattro
secoli e da un certo lato dura ancora.
E' la farsa del buon Malachia, non
quello vero, naturalmente, ma quello
falso, che avrebbe compilato la ben
nota profezia riguardanti i pontefici
della Chiesa Romana individuabili
ciascuno con un motto loro assegnato
ir. ordine cronologico di elezione.
E’ ormai appurato che nel 1590, anno in cui si tenne il conclave per la
elezione del successore di papa Urbano VII, i partigiani del cardinale Si
monelli compilarono astutamente centoundici motti che dovevano indicare
la serie degli uomini susseguitisi e da
si-sseguirsi sulla sedia gestatoria dal
1143 alla fine del mondo, in modo da
far toccare al papa che slava per essere eletto il motto che calzava a pennello al loro favorito. Poiché Simone!li era di Orvieto, nome che proviene
da urbs vetus ’’città vecchia , il motto era ex antiquitate urbis, cioè: ’’dall’antichità di una città.”. Attribuirono
poi questa profezia ad un monaco irlandese, Malachia O’Morgair, morto
in Francia nel 1148 e canonizzato nel
1189, non per doni profetici, da Clemente III. La lista che indicava ciascun papa con un motto laconico era
azzeccatissima per quanto riguardava i
papi eletti fino al 1590, ma per i papi
che sarebbero seguiti presentava aspetti nebulosi. Intanto, invece del Simonelli venne eletto il cardinàle Nicola
Sfrondati, che fu Gregorio XIV, di
Cremona, città, antica come mille altre.
I motti della profezia intendevano
indicare con due o tre parole l’origine
o i lineamenti fisici e spirituali di ciascun papat o i Caratteri del yuo papato. Ma ìàlfffnofif'sono spesso-così generici che possono adattarsi a svàridti
pontefici: tuttavia essi hanno fatto fortuna tra i "credenti” perchè in un modo o nell’altro e soprattutto con l’aiuto di una certa suggestione finiscono
con ridentificarsi con l’uno e l’altro
papa o col papato che intendono di
definire.
Al numero 78 della lunga lista, troviamo Undosus Vir, ’’l’uomo dell’onda” che fu Leone XI, un Medici morto dieci giorni dopo l’incoronazione;
l’onda rimane un mistero. Al numero
94 abbiamo Rosa Umbriae, ’’Rosa
dell’Umbria” che fu il veneziano Carlo Rezzonico, Clemente XII. All’84 c’è
Sidus Olorum, ’’l’astro dei cigni” e fu
Clemente IX, Giulio Rospigliosi, il
quale morì senza aver chiarito l’importanza dei cigni nella sua vita. L’85"
motto annunciava De flumine magno,
’’dal gran fiume”. Clemente X, già
cardinale Altieri, era di Ramo e il
gran fiume non centrava affatto. E cosi via.
Secondo il documento rimangono
soltanto quattro motti, e quindi quattro papi, prima della fine del mondo,
e cioè : Flos florum, ’’fiore per eccellenza”, attribuito all’attuale Paolo VI,
De medietate lunae, ”la luna è a mezzo”, che indica il suo successore. De
labore solis, ’’travaglio di sole che brucia”, il penultimo papa e De gloria
olivae, ’’dal trionfale olivo”, per l’ultimo. La profezia termina con queste
parole: ’’Nell’ultima persecuzione della Santa Chiesa Romana sarà innalzato al pontificato Pietro Romano che
f a.scerà il suo gregge in mezzo a molti tribolazioni, passate le quali la cittì' dei sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo”.
Dobbiamo temere dunque di vedere
VApocalisse entro poche decine di anni? Non sarà certo il ’’profeta” partigiano del cardinale Simonelli a mettere in moto la volontà dei Creatore
Un altro indovino che volle, preannunziare i nomi dei pontefici ne azzeccò
parecchi di fila, compreso Leone XIII,
ma ne sbagliò molti altri: per esempio
ABBONATEVI!
diede il nome di Gregorio XVII al
Pastor angelicus, ’’Pastore angelico’
che fu nell’ordine cronologico, Pto
XII.
Spes.so, seguendo le indicazioni della profezia intorno ai pontefici romani si è arzigogolato per far entrare gli
eletti dentro al motto loro riservato
dal Malachia fasullo come si forza il
piede dentro una scarpa che non è la
sua. Ma possiamo riscontrare, oltre alla totale mancanza di ogni significato
per la gran parte dei motti, la possibilità che alcuni hanno di aderire a più
d- un personaggio. Così il motto ’’Pastore angelico”, se è vero che andava
’’tanto bene” a pana Eugenio Pacelli
non meno bene, crediamo, si adattava
u‘ suo successore papa Roncalli, il cui
motto Pastor et nauta, ’’pastore e navigatore” fece dire ai fedeli: ”E’ di
Bergamo, zona di montagna e quindi
di pastori, era un contadino... inoltre
è stato Patriarca di Venezia, a Venezia c’è il mare e ci sono i naviganti..”.
Non intendiamo scherzare sulla figura del defunto papa del quale altre
volte abbiamo parlato con tanta viva
simpatia ma non possiamo fare a me
nc di sorridere, con una certa tristezza, constatando come ancora, dopo
che la ’’profezia di Malachia” è stata
.screditata dalle recenti approfondite
indagini, ci sia chi ciecamente seguita
a crederci e a consultare l’oracolo come si fa col barometro nei giorni di
pioggia.
Abbiamo detto che il motto dell’attuale pontefice è ’’Fiore per eccellen
za”. Poiché si tratta di fiori possiamo
aggiungere che .se son rose fioriranno.
Comunque apriamo la Bibbia, ci sono
tanti profeti in quelle, pagine, e tutti
’’veri”. ,,,, Marco
La croce di Cristo,
questa perfezióne
delia paziènza di Dio
« Signore non hai tu seminato buona semenza nel tuo campoY Come mai,
dunque, c'è della zizzania?,.. ».
« Lasciai^ che ambedue crescano assieme fino alla mietitura ».
Matteo 13: 27 e 30.
Un esame di quanto avviene oggi nel mondo rivela che il nemico
di cui Gesù parla nella sua parabola è sempre all’opera. In apparenza, nulla di allarmante: il progresso ed il benessere sono ormai due
concetti familiari nella nostra vita e non sono certo di per sè un male
da evitare. Le esigenze della vita moderna si moltiplicano giorno per
giorno e sempre meno possiamo privarci di quello che sembra rendere più facile, e piacevole la nostra esistenza. Sotto svariate forme
il materialismo ci conquista a poco a poco e ftnisce per avere un posto sempre più grande nel nostro modo di pensare e di giudicare uomini ed eventi.
Siamo a volte tentati di rinchiuderci nel nostro moralismo come
in una torre d’avorio; denunciare i peccati del nostro tempo e gridare allo scandalo. Certo, i freni inibitori si sono allentati, la moraiità pubblica e privata è in sensibile declino e la vita semplice ed
austera, che costituiva la forza dei nostri nonni, sembra definitivamente tramontata.
Eppure, avvertiamo chiaramente che l’atteggiamento di credenti
delusi ed amareggiati non può certo costituire un’efficace presenza
nel nostro tempo. Permane dunque un preciso dovere ^Jer ognuno
onde inserirci nella società di oggi, magari con forme e strutture
nuove, ma recanti ugualmente il sapore inconfondibile dei figlioli di
Dio. Questo infatti è il nostro compito preciso: essere il sale della
terra e non i mietitori del raccolto.
Continuiamo dunque la nostra opera con umiltà e fiducia aspettando il tempo della mietitura.
Ricordiamoci, come nota T. Preiss, che quello che importa è che
la chiesa compia la sua opera ordinaria con una straordinaria fedeltà.
Fedeltà al Signore più ancora che al nostro personale punto di vista
anche se derivante da una fede sincera e profonda. « Ogni volta che
la chiesa diventa clericale e vuole imporre la verità, è animata dallo
spirito del maligno. La croce di Cristo, questa perfezione della pazienza di Dio.., vuole che il suo sole si levi sui samaritani come spi
giudei, sui musulmani come sui cristiani, sui bianchi come sui neri,
sugli atei come sui credenti... l’impazienza degli operai che vogliono
strappare la zipania per purificare la società p anticipare il Regno
fa il gioco del. nemico e moltiplica l’iniquità invece di estirparla »
(R. de Pury). J '. U. B.
iiiiimiiiiiimiiiiii'iii
dònne prote^nti
riiiïîrte a meditarla "è: ;
a Vaumarcus
Ha avuto luògo’ a Vaumarcus, dal 20 af
22 settembre, l’annuo incontro di donne
protestanti, organizzato dalla « Fèderation
suisse des femmes protestantes ». Esso raccolse circa 200 partecipanti, svizzere irtmaggioranza, cui si erano' unite alcune italiane, sudamericane e africane.
11 tema generale delle giornate era ;
« Une justice pour aujourd’hui », articolato in tre diverse conferenze, tenute una da
Samuel Amsler, professore di Antico Testamente alla Facoltà teologica libera di
Losanna, e le altre da Eric Fuchs, pastore
e direttore del ;< Centre protestant d’étiides » di Ginevra.
Nella prima di esse, il prof. Amsler patio della giustizia come dono di Dio, mai.ifestatasi neH’incarnazione di Cristo che
giustifica gli uomini, cioè li rende giusti
davanti a Dio. La risposta delTuomo a
questa giustizia consiste nell’accettare il
Cristo incarnato, cioè nella fede die è un
distogliere lo sguardo dal proprio io per
volgerlo verso Cristo, un mettere, da parte deiruomo, la propria sicurezza nella
giustificazione che Dio ci dà e non nelle
nostre giustificazioni.
La prima conseguenza di questa risposta è il preciso dovere dell’uomo di occupare il suo posto nella chiesa, perchè è là
che egli riceve il verdetto che fa di lui un
peccatore perdonato: bisogna, cioè, riscoprire l’importanza dell’imxiegno nel corpo
della chiesa. In secondo luogo, è da ricordare che questa giustificazione è data da
Dio al singolo come aH’umaniìà: si tratta,
dunque, di una giustificazione personale
die però ci lega agli altri che la ricevono
con noi, come i raggi di una ruota sono
collegati fra loro in quanto lo sono col
centro; perciò il singolo non deve soltanto tenere il suo posto nella chiesa, ma deve aiutare gli altri a trovare il loro, poiché, con l’incarnazione, Dio ha dimostrato di attribuire lo stesso valore alla vita di
ogni individuo. Questo amore giustificante
c, lega a tutti gli uomini, dato che Cristo venne a salvare tutti e non un pugno
di cristiani soltanto: il suo ministero fu
infatti contatto con tutti, quindi noi dobbiamo essere solidali con l’umanità e saremmo infedeli alla giustizia di Dio, che
SI distingue da quella sociale in quanto
concerne la vita dell’uomo nella sua integralità, se credessimo di doverci staccare
dagli altri per presunta superiorità. Infine,
sorge una domanda: la giustizia potrà realizzarsi nel mondo? le relazioni fra gl;
uomini riusciranno ad essere come Dio le
vuole? A questi interrogativi si risponde
che la giustizia è in cammino in questo
nicndo, che sta andando verso un mondo
che deve venire; spesso, infatti, nella Bibbia, la giustizia è legata all'attesa del Regno: in Isaia (32: 1) leggiamo: « Eexo il
mio servo..., egli insegnerà la giustizia alle nazioni » e nelle epistole di Pietro
;11, 3: 13l: « ... nòi’aspeiiiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia ». Dobbiamo accettare la giustizia di
Dio manifestatasi nella vita, nella morte c
nella risurrezione di Cristo, il che ci fa
già partecipi del Regno. Sebbene le nostre
realizzazioni della giustizia nel mondo siano parziali e ambigue, esse sono tuttavia
un segno dell’avanzamento del Regno, ma
dobbiamo stare in guardia da due tentazioni: Fottimismo, in quanto viviamo, sì.
im non ancora, il Regno e non ci appartiene di stabilirlo sulla terra; è un miracolo
che Dio farà e di cui ci dà alcuni segni:
la rassegnazione, in quanto non possiamo
disinteressarci e abbandonare il mondo all’ingiustizia, ma dobbiamo lavorare a realizzare in esso alcuni di questi segni.
11 pa.st. Fuchs, cui erano affidati gli argomenti « L’homme à la reclierche d’unc
justice » e (( La justice en action », sottolineò come il termine abbia in questo caso un’accezione più vasta, intendendo la
ricerca di giustizia da parte dell’uomo essenzialmente come ricerca del significalo
deH’esistenza umana, di ciò che dà alla
vita la sua autenticità, in quanto è giusto
ciò che è conforme al senso della vita. Si
possono esemplificare tre punti di vista da
cui la ricerca viene condotto, che costituiscono tre possibili risposte al problema:
1 esistenza può essere giustificata col fatto
che l’uomo è inserito in un universo ed è
spiegato dalle realtà che lo circondano;
questo atteggiamento si ritrova nel pensiero primitivo, quando l’uomo non si riconosce superiore e staccato dal mondo,
ma sottoposto a forze buone e malvage a
lui esterne: a questo livello, il male è vieto come forza insita nel mondo, senza che
compaia un giudizio morale su di esso, e
l’uomo è giustificato non dal suo atteggiamento interiore, ma per la sua accettazione di queste forze misteriose. La seconda
posizione è quella di chi giustifica l’esistenza mediante un ritorno al passato: una sua
conseguenza è la nascita del mito del paradiso deH’infanzia, quale lo ritroviamo nel
« Petit Prince » di Saint-Exupéry, dove tutto è spiegalo dall’infanzia che costituisce
la risposta alTinconscia ricerca di una stabilità perduta. Il passato, dunque, giustifica il presente: nella vita della chiesa, il
peso del tradizionalismo deriva dalla stessa
concezione. Un terzo atteggiamento è quello che cerca di rapire l'uomo per mezzo di
quello che sarà nell’avvenire: è la posizione del marxismo che vuol regolamentare
un futuro da realizzare nel presente, per
cui il fine da raggiungere giustiifca resistenza attuale. Queste risposte trovano il
loro limite nel fatto che sottovalutano e non
giustificano il presente in sè. La parola di
Dio ci dice, invece, che la giustificazione
deU’uomo e della sua esistenza è Cristo, e
che il senso della vita, cioè la giustizia delTuomo, è di rispondere alla giustizia di
Dio che si manifesta come dono : si tratta,
cioè, di vivere la giustificazione come uomini giustificati. Cristo non discorre sul
sen.so dell’esistenza umana : è egli stesso
la giusta esistenza e la sua vita è il segno
della giustizia in alto. Egli cancella l’ambiguità deH’uomo essendo presenza di Dio
nel presente degli uomini. Fra l’autogiustificazione delFucmo e la giustificazione che
vien da Dio, sta il pentimento che è accettazione del Dio ciie^agisce con giustizia per
noi, e onesta è la giustizia possibile per
1 uomo. La giustizia dei cristia'ni deve essere dunque caratterizzata da una obbedienza totale; l’uomo giustificato scopre
che Dio, con la sua vicinanza, rivendica
totalmente la sua vita ed ; suoi pensieri,
il che non genera terrore, perchè questa è
la rivendicazione del Dio di Cristo che giustifica Luomo. In quanto Dio non è nè nel
passato nè nel futuro dell’uomo, ma nel
suo presente, e in quanto non è il lontano
datore dj una legge che rimanda sempre
l’uomo a se stessa ma è in mezzo a noi, la
giustizia dell’uomo si esprime per mezzo
dell:! vita giustificata.
La giustizia in atto è verità in atto; il
« porgi Tai ra guancia » manifesta che Dio
vuele che l’uomo viva nelTamore e nel
perdono, e Tuomo può compiere questo gesto contrario alla sua natura in quanto fonda la sua esistenza sul fatto che Dio lo
ha già perdonate. Perciò il compito della
l'iìiesa è di ricordare che Dio vuole che
Tnomo possa realizzare la sua umanità:
essa deve dunque denunciare le situazioni
in cui il senso dell’uomo è minacciato, in
cui la vocazione autentica delTuomo, che è
di essere amato e di amare Dio e gli uomini, è impedila. Essa deve dunque impegnarsi nel mondo, ma essere vigilante su
Se stessa e chiaroveggente su tutte le strutture che possono soffocare l’uomo: bisogna
cioè precisare che il cristiano non si può
impegnare dovunque, ma solo dove trova
uomini che abbiane con lui un minimum
di azione comune, uomini che si basino
cioè su valori da lui accettabili in quanto
reperibili nella parola di Dio: per esempio egli deve combattere con chi combatte
per l’uguaglianza, anche se per lui l’uguaglianza è fondata su Cristo, mentre per
c< Thonnète homme » essa trova altre giustificazioni.
Cerne esempio di giustizia in atto udim
ino, nel corso della serata dedicata ai mes
saggi delle partecipanti straniere, la dott
Irançoise Poirier, collaboratrice del pasto
ra Vinay, parlare in modo semplice ed ap
passionante delle sue esperienze e del suo
lavoro di pediatra a Riesi. L’interesse suscitato dalle sue parole si manifestò concretamente col dedicare la colletta del culto
domenicale all’opera del « Servizio Cristiano ».
Ringraziamo le organizzatrici e le responsabili delTincontro per averci offerto la
possibilità di trascorrere un piacevole weekend nella tranquillità del campo di Vaumarcus, e speriamo di poter rivedere numerose partecipanti al nostro incontro italiano dell’anno venturo.
Oriana Beri
CRONACA
dei. Concilio
[segue da pag. li
palo, che sarà attuata da questo Concilio e che certo potrebbe costituire
un fatto ecumenicamente rilevante
avrà in realtà una portata ecumenica
pitittosto modesta.
Situazione di compromesso
e di trapasso
Un altri' motivo' che può spiegare
il fatto che il Concilio si sta svolgenao attualmente un po’ in tono minore è questo; io schema De Ecclesia
non ha una flsionemia teologica precisa. Non è, in modo deciso, nè « conseivatcrev, nè «progressista»; segue
una via media tra le due tenderize "del
Concilio; è, in fondo, il risultato di
un compromesso. Forse non poteva
essere diversamente, il cattolicesimo
sta vivendo una fase di transizione.
E’ vero che il card. Ottavìani non fa
più testo ; questo è stato, anzi, il senso
ultimo e il risultato più valido di tutta la prima sessione. Ma passato 11
primo momento di euforia, si sta ponendo ora, alla seconda sessione, con
sempre maggiore evidenza ed urgenza,
a domarida: chi fa testo al posto di.
Ottaviani? Chi lo sostituisce? Per ora,
nessuno. O meglio : tutti un po’. li
Concilio aveva praticamente rèspint'j
10 schema .sulla Chiesa preparato da
Ottaviani e presentato ai « padri » conciliari verso la fine della 1“ sessione
(così come aveva respinto lo schema
sulle «Ponti della rivelazione»); ma
11 nuovo schema sulla Chiesa non riempie con un contenuto teologico veramente nuovo il vuoto lasciato dalTaccantonamento dello schema di Ottaviani. Il cattolicesimo, nella sua maggioranza, ha detto no alla teologia
della Curia, ma non ha ancora il coraggio o la possibilità di dire si alla
teologia (( nuova », quella del rinnovamento biblico cattolico e delTimpsgno ecumenico, sia pure nel senso' cattolico. Lo schema De Ecclesia (come
pure il suo fratello gemello, il De Re
velai ione) è il tipico documento di
questa situazione incerta di trapasso:
quello che non si vuole più dire non
10 si nega, ma semplicemente lo si ta
ce ; quello che si vuole dire lo si sussurra e subito dopo si fanno altre affermazictìi per dimostrare che in fondo non le si voleva dire. La teologia
di Ottaviani era inaccettabile, certo,
ma aveva il mèrito di essere chiara;
la teologia dei documenti conciliari è
più chiara per quel che non dice che
per quello che dice. ,
' L'allocuzione inaugurale
di Paolo Vi
, E’ indubbìo'j comunque, che il fatto
più notevole avvenuto da quando è
iniziata la seconda sessione è l’allocuzione inaugurale di papa Paolo VI. E
Telemento più ' importante di questo
discorso' è che con esso — come ha
rilevato Carlo Falconi — il papa ha
fatto coincidere gli obiettivi del Concìlio con quelli del suo pontificato.
Ma si può dire di più : si può dire che,
col suo diS'COirso del 29 settembre, il
papa è andato più in là del Concilio
stesso, lo ha sopravanzato — direbbe
ro gli sportivi — di varie lunghezze
ed ha raggiunto delle posizioni a cui
l’assemblea conciliare, nel suo insieme, non è ancora pervenuta e a cui
forse essa non perverrà. Paolo VI ha
già tracciato la traiettoria del cattolicesimo futuro, e lo ha fatto centrando tutto il suo discorso su due
pensieri fondamentali: Cristo e la
Chiesa. Naturalmente, il modo con cui
Paolo VI risolve il problema dei rapporti tra Cristo e la Chiesa è fondamentalmente diverso da carne lo hanno risolto i Riformatori e da come
'C risolve, oggi ancora, quei protestantesimo che riconcisce la validità evangelica, quindi irrinunciabile, della Riforma. Ma il merito di Paolo VI è di
aver posto il Concilio e il cattolicesimo di fronte al vero problema, e di
averlo* posto con una competenza teologica di prim’ordine.
Da un punto di vista ecumenico, la
allocuzione nontiflcia è parsa a taluno
come un passo indietro, un ritorno alTintransigenza. In realtà si è trattato
di un’utile chiarificazione. Quello che
11 papa ha detto, in sostanza, è questo: la Chiesa di Gesù Cristo è la
Chiesa cattolica, apostolica, romana.
Essa è già una, come è uno il Signore ITunità della Chiesa, quindi, si fa
a Roma, oppure non si fa. Con tutto
ciò, si continui a dialogare. Ma nella
mente di Paolo VI l’esito del dialogo
è già chiaro ; Tintegrazione delle Chiese protestanti e ortodosse nel corpo
della Chiesa di Roma.
Quale alternativa le Chiese evangeliche e le Chiese ortodosse sapranno
epporre a quella di Paolo VI, chiara
ma inaccettabile? Paolo Ricca
In Spagna il Ministero delTlnformazionc e del Turismo ha autorizzato, per la prima volta, un giornale a pubblicare un comunicato relativo alla Chiesa evangelica :
quella di una conferenza che il past. Gutierrez Marin, presidente della Chiesa evangelica spagnola, dava recentemente a Palma de
Mallorca su: «Come vediamo il Vaticano II ».
Il quotidiano madrileno Ya comunica
che una cattedra di teologia protestante è
stata creata alla facoltà di teologia dell’università di Salamanca.
3
18 ottobre 1963 — N. 41
I lettori ci scrivono...
L’impegno
politico
dei cristiano
Caro direttore^
lio letto con interesse rintervento
ilei nasi. Nisbet sulla Chiesa e sui
partiti, suirimpossibìlilà di una lori' collaboraz'one e sulla distinzione tra il paradiso promesso dai partili ed il Regno elle non è di questo
mondo. I n ammoninientc prezioso
ed autorevole — ma non mi sembrano giustificate le conclusioni pratiche che il past. iNisbe. pare trarne.
Mi spiego: quando il past. Nisbet
dice <he le (diiese della Riforma
!5on devcno impegnarsi nelle lotte
dei Parliti, sfonda una porta aper
la (per lo meno in campo protestan
te {.ier(“hc credo nessuno abbia ma
pensato che la Chiesa Valdese, at
Iraoerso la Tavola e il Sinodo, deh
ha dare la sua adesicne ad un parti
10 e porre per i valdesi Tobbligo d
coscienza di volare per quel partito
( rollo però che ci siano dei momen
ti in cui la chiesa non può esimersi
ila! prendere posizione nelle lotte
p h'ticìie. in quanto chiesa: e poicitò nij sembra che il past. Nisbet
voglia, sotto sotto, giustificare la
i.'ancata presa di posizione della
(riii<’sa Valdese di fronte al fascismo
I rimando al dibattito che ha avuto
luogo su « Gioventù Evangelica »
nei mesi passati), credo che forse
\anf l)l)e anche la pena <Ji tener presente die la chiesa confessante tede
a ha avuto il coraggio, ha sentito
11 dovere, come chiesa, di prendere
pc'^i^ione contro il nazismo — come
ahuni secoli prima la Chiesa Vald( "C non aveva temuto di venir meno alla sua vocazione con. una aper*
t.< rihellione alle autorità politiche
cos! iiuiie.
Mi sembra quindi che Tinterven»0 del past. Nisbet affronti solo un
lalo del problema dei rapporti tra
chiesa e mondo; e che d’altra parte
cab non dica nulla sul comportainenlo del sJiigolo credente nella vila Dolilica. Dalle sue righe deriva
la 5iec(iwsiia.per.il credente di tenersi lontano^ dai partiti, se ho ben
ìpreso verri 1 pero chiedergli se
rmene possilMle per un credente
prenderti parie alle eleafioni, oppure se debba astenersi, poiché votare
per-. un partilo; significa indubbiaA'cnic ( onlribuire al suo successo,
re un credente può aderire ad uno
-(•u>o#*rn. presentarsi candidato, iscrivere ad un 'partito: la risposta credo sia senz altro aflcrmaliva, perchè
li credcnte' e p*u libero degli altri
uomini, perchè ha la libertà dei figlio]} dì Dio.
(_.erto c’è un limite alTimpegno di
un credente in un partito e più in
genere neL.-mcndo. Ma chi mi ìnditherà questo limite: la Chiesa che
diede vent’annì or sono i cappellanj alla guerra fascista (e il -past. Nisìjef ci ricorda che i cappellani servono a (( tener alto il morale dei soldati e dare alla guerra un qualche
carattere dì santa ¥>) e che oggi approfitla di una clausola di quel Conce rdato tanto vituperalo per evitare
aj suoi pastori il servizio militare?
oppure la chiesa, la comunità di sing(?li credenti, che votano,, parlano di
politica, e magari scioperano e si
iscrivono ad un partito?
Non vorrei che queste mie parole
fossero sentite come una facile e gratuita accusa alla Chiesa Valdese ed
a dii l’ila diretta in momenti difficili
Ma l’intervento del past. Nisbet è
molto chiaro fino a quando si parla
di Cliiesa e di Partiti (cioè .del mondo) in termini astratti: mentre invece la storia delle Chiese, anche di
quelle della Riforma, è piena di
compromessi col mondo, di partecipazicne alla lotta politica nei suoi
aspetti più nobili o più sporchi. H
cieden e deve tentare di distinguere
tra valori terreni e valori reali c
questa sua scelta può portarlo ad
inipegnarsi lontano dai partiti op'
pure nei partiti: quello che importa
è che jn ogni momento della sua
azione egli confessi la sua situazione^ di peccalo. Il suo impegno politico potrà forse compromettere la
Cliiesa Valdese agli ceelii del mond(» (e non sarà la prima volta), ma
non la chiesa di Cristo, che non è
di questo mondo. Giorgio Rochnt
3 cura dell’Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
Dibattito sul catechismo
ComiiKMamo dagli effetti
Crisi delle assemblee di
chiesa e delle vocazioni
L’A.I.C.E. intende aprire una discussione sulla natura, i metodi, la didattica ed i fini dell’istruzione catechetica e ciò sia perchè è cosciente da un
lato che i catechisti sono insegnanti
come tutti gli altri (e quindi è doveroso che travino nella nostra associazione la tribuna capace di dibattere
i loro problemi) e dall’altro lato perchè si rende conto che c’è un grosso
problema pedagogico-teologico del quale occorre prendere coscienza per i
suoi riflessi, rilevanti, sia sulla composizione e mentalità delle assemblee
di chiesa, sia sulle iscrizioni alla Facoltà Valdese di Teologia.
Non assistiamo forse oggi al triste
fenomeno di assemblee di chiesa che
abdicano quasi totalmente alla loro
funzione cosciente e critica favorendo proprio loro, per una apatica for
ma di assenteismo o di vera e propria
Ignoranza teologica, quel clericalismo
sempre più diffuso che poi sono pronte e denunziare quando si accorgono
che ’a Tavola o i pastori fanno tutto
loro; amministrano, dirigono, costruiscono, comperano, vendono, organizzano... e poi anche predicano? E non
è forse triste constatare che, mentre
si fa sentire sempre di più la necessità di un ntunero magg'iore di predicatori della Parola efficienti, preparati
s per questa ragione si sono portate
a quattro, giustamente, le cattedre alia Facoltà Valdese di Teologia), i banchi di via Pietro Cessa 42 a Roma si
fanno sempre più vuoti, paurosamente deserti tanto che quest’anno (se
on andiamo errati) gli iscritti al primo anno sono uno per professore:
quattro in tutto dei quali, forse, un
solo valdese?
Ri
saliamo alla causa
La crisi'del catechismo
Tutto ciò non ha forse radici profonde, cause lontane che vanno ricer-ate negli anni dell’msegnamento catechistico, in quegli anni nei quali i
Pastori oltre ohe a dirigere, organizire, amministrare, costruire, comperare e vendere devono anche (se ne
hanno ancora la forza e la voglia)
impartire fino a trenta (diconsi 30 P
ore settimanali di insegnamento catechistico (almeno nelle grandi città)
con i manuali più diversi, meno adatti, senza aver avuto-tempo di compiere — preliminarmente — un’inda
gine psico^intellettuale sulle capacità
di adattamento o di ricezione del soggetto al manuale propinatogli, senza
aiuto valido di persone qualificate che
insegnino l’Antico Testamento collegandolo col Catechismo vero e proprio, fra l’indifferenza o la sopportazione generale dei catecumeni, fra la
malcelata noia delle famiglie che si
preoccupano solo che il corso di catechismo non divenga uin i>ericoloso con.
corrente dei corsi scolastici (salvo poi
— su un altro piano;— a considerarlo alla stessa -stregua: cioè come un
corso che dia aAla fine il suo bravo
pezzo di carta di onorabilità sociale,
in questo caso di onorabilità ecclesiastica). Per molte famiglie la confermazione, cioè, deve certificare agli occhi dei fratelli non tanto che il catecumeno ha compiuto studi seri o ha
confermato, confessando la sua fede,
il suo battesimo, quanto piuttosto che
i:i famiglia ha pagato il suo debito
verso la onorata comunità religiosa
avendo educato », cioè avendo condotto il proprio figliuolo o la propria
figliuola verso l’abito blu doppio petto o l’abito bianco lungo (o costume
valdese con « coiffe ») della festa (con
torta e bottiglia) della Prima Comu
nione. A questo proposito sarebbe cosa
sommamente utile per la informazio
ne teologica delle famiglie che fosse
conosciuto da tutti i padri e da tutte
le madri di catecumeni l’ottimo studio sul significato e sulla storia della
confermazione che la signora Berta
Subilia ha pubblicato a pag. 77 del
numero 3 anno 1963 della rivista di
educazione religiosa (La Scuola Dorien leale).
Abbiamo mai pensato a quante occasioni perdute, negli anni di catechismo, per suscitare una vocazione? O
perchè non si è fatto quel tale passo
dell’A. T. che avrebbe potuto significare un’occasione di chiamata, o perchè non si ha avuto tempo di ascoltare Tizio ohe avrebbe voluto fare una
domanda, o perchè. non si è stati in
grado di capire ohe il silenzio di Caio
non era indifferenza ma pudore di
fronte al Mistero, o perchè non si è
stati capaci di far Wendere il corso
di catechismo Sul' sé4<>„ cost ohe Sempronio s’è fatto i’idei| anche il Cri:
stianesimo non è oraMai più una cosa seria ma ima istituzione sociale,
un dato di fatto acquisito che se non
esistesse occorrerebbe irwentaré dato
che è comodo che esista ima specie di
cursus per essere ammessi a portare
la toga virile nelle assemblee. Quella
toga virile che imì si depone subito o
non andando più alle assemblee di
chiesa o supinamente plaudendo al
pastore funzionarlo, duce del Concistoro anziché suo organo tecnico per
la predicazione e l’insegnamento della Parola di Dio, o frettolosamente
votando una ennesima « rimessione
alla Tavola» nei casi di elezioni pastorali in comunità che solo più per
ironia si possono ancora chiamare autonome !
Pedagogia del catechismo
PERSONALIA
La piccola Laura Rutigliano è venuta ad allietare il presbiteiio di Rorà. Ai genitori il nostro augurio affettuoso per tutta la loro famiglia.
L’insegnante Luigia Frache, dopo
quarantacinque anni di valente insegnamento in molte scuole delle Valli,
e ultimamente nelle scuole Bouissa di
Torre Pellice, ha lasciato l’insegnamento. I.e esprimiamo la riconweenza della Chiesa per la sua attività di
fedele insegnante valdese e le auguriamo un sereno tempo di riposo.
La crisi attuale della Chiesa ha dunque la sua radice riella crisi dell’insegnamento catechetico. E’ la crisi della pedagogia e della didattica valdese Diciamo valdese e non cristiana in
genere perchè è soprattutto da noi,
qui in Italia, che non si è ancora preso coscienza del problema.
AH’estero il problema è molto più
sentito ed è stato dibattuto. Ma da
noi quanti, ad esempio, conoscono i
due ottimi libri di René Voeltzel « Education et révélation » e « Petite Pédagogie chrétienne pour la fin du XX
siècle »? Chi di noi ha mai pensato
che l’insegnamento catechetico comporta, per lo meno, due grossi ordini
di problemi: uno pedagogico ed uno
didattico? E che ognuno di questi problemi si suddivide in un numero pauroso di altri che non possiamo igno
rare pena i’abdicare completamente
alla nostra missione di catechisti e
rinunziando a priori ad avere dei ca
tecumeni?
Il problema pedagogico del catechismo differisce dal problema pedagogico della Scuola Domenicale. Nelle
Scuole Domenicali l’infante non parla (in senso stretto naturalmente),
mentre Tadolescente-catecumeno parla
e tenta di situarsi. Pertanto la condotta deH’educatore non riposa sempre sugli stessi elementi : l’adulto-educatore deve interrogare sempre se stesso e sapere il valore dei mezzi che
adopera educando: deve essere conscio* che la sua pedagogia dosa la teologia agli adolescenti-educandi. La
teologia di un mistero, ma non del
mistero dei limiti umani, del peccato
e della morte (come spesso, stucchevolmente, si sente insegnare a catechismo): quando il mistero consiste
in questi tre punti cessa di essere tale Deve essere il Mistero di un Dio
invisibile che agisce. La pedagogia di
un catechista non può pertanto essere nè una pedagogia di rottura (quella che consiste nei ridurre a nulla le
presunte capacità deU’adolesoente per
nullificarlo ed invocare a questo pun
operazione simultanea. Si riceve Cristo ricevendo l’adolescente. Meglio un
docente-ricercante che ricerchi col discente che un docente che ha trovato
-'ià tutto ed ha perciò dimenticato il
travaglio del cercare.
Educare è soffrire: perciò è simpatizzare coi giovani. Ma è un simpatizzare serio : del docente col discente e
d’ tutti e due con l’archetipo Cristo
e con i tipi biblici (Adamo, GiacobbeEsaù, Giuseppe-fratelli, Davide-Golia,
Agar-Ismaele, eoe.). L’educazione è impregnare progressivamente il battez
zato del suo essere in Cristo, e ciò si
realizza mercè l’apporto successivo d:
m certo numero di tipi biblici. Guai
però a modellare 1 giovani sui tipi b'
blici! Non si pretenda che ogni con
\ ersione si modelli su quella di Paolo !
I. non si falsifichino i tipi biblici come
Samuele iche sgozza Agag in I Sam
15: 33) o Davide che ha il dramma di
Batsheba (II Sam. 11).
Didattica del catechismo
Questo ordine di problemi non può
più consistere soltanto in una autocritica del catechista. Qui veramente occorre l’aiuto e la collaborazione dei
catecumeni, proprio per le ragioni dette in ordine al problema pedagogico.
E’ quindi soprattutto sulla didattica che l’A.I.C.E. gradirebbe si aprisse
un’ampia di.scus.sione e che fosse senita la vece dei giovani catecumeni.
Al fine di avviare un discorso il più
pos.sibilmente costruttivo e concreto,
l’A.I.C.E. ha pensato di presentare un
questionario che diamo qui di seguito.
Ovviamente il questionario taglia via
parecch: altri problemi di didattica
catechistica, ma non è detto che —
Se la cosa dovesse suscitare interesse
— non se ne ixrssa poi ugualmente
parlare. Per esempio: il questionario
verte sui metodi didattici tradizionali e non riguarda i sussidi audiovisivi
(cinema, radio, TV). Questi mezzi au
diovisivi non sono sconsigliabili per
chè, per loro mezzo, i giovani si ren
dono conto che la loro vita religios,
ncn è tagliata fuori dal mondo reale
Inoltre questi mezzi hanno indubbia
mente una potenza suggestiva ed af
fettiva superiore ai mezzi classici
Films come i Dieci Comandamenti
possono però essere un’arma a doppio
taglio: infatti, negativamente, possoo suscitare nel giovane l’idea che si
tratti solo di un trucco cinematografico. Il pericolo di tutti questi mezzi
audiovisivi (come di tutti i mezzi ausiliari cosidetti attivi) è che il giovane
lavori sotto la linea del massimo rendimento e che quindi invece di attirare l’attenzione suH’essenziale la si
distolga.
Rimanendo perciò sul terreno della didattica classica, il formulario che
l’A.I.C.E. propone come avviamento a
un dibattito è il seguente:
QUESTIONARIO
1) Su quali testi vi è stato impartito l’insegnamento catwhetico?;
a) in forma di domande-risposte o in forma espositiva-dlscorsiva?
Quale delle due forme ritenete più efficace?
b) in forma prevalentemente storica o prevalentemente teologicodogmatlca? Quale delle due è preferibile?
c) con o senza riferim«iii alla vostra situazione di uomini d’oggi ed
alla necessità di dialc^are con il mondo, secolarizzato?
d) complessivamente come valutate l’msegnamento catechetico che vi
è stato impartito? Quali aspetti p^itivi? Quali negativi?
2) Che proposte avete da fare per migliorarlo?
3) Ritenete che l’età prevista per la confermaziane sia quella giusta?
4) Ritenete giusto concludere il corso di catechismo con un esame? Tale
esame deve avere carattere soltanto di esame di cultura religiosa oppure anche di fede? Come dovrebbe essere inteso quest’ultimo?
Oppure ritenete più giusto che la cultura religiosa venga man mono
i accertata duxarite il corso con interrogazioni e conversazioni, in mo!- do da consentire opportune correzioni e completamenti, ed il corso si
(includa seihplìcemente con un colloquio pastorale, ^ accer
"'TtUre soltanto se il candidato accetta ¿li .impegnarsi , consapevolm^te
... come inen^ro di chiesa senza richiedere una formulazione t«)lqgico
' ' dogmàtìca^llà sua fede?
|5) Se non accettate nè l’una nè l’altra soluzione, come ritenete si possa
ovviare' ad' tuia confermazione indiscriminata di elementi o Unprepa
rati o noiirU^ipegnati o addirittura negativi?
‘:o l’irruzione dell’opera trasformatrice di Cristo): una pedagogia del genere, anche se molto protestante, è
mortificante per il giovane. Non può
neppure essere una pedagogia di consolidamento (quella che consiste nell’Impegno morale), perchè una pedagogia del genere anche se corroboran; è cattolica e sottovaluta il peccato
originale. Deve essere una pedagogia
di ritorno: l’elemento essenziale innato di ogni uomo non è la «natura»
(corrotta) ma la «grazia» di Dio. Si
tratta di tener conto del dono primitivo di Dio che si confonde con la
prospettiva del Regno che viene di
modo che il movimento educativo che
richiama il giovane al suo passato ari
cestrale ed edenico procede di pari
passo con il movimento educativo che
spinge il giovane avanti, verso il suo
futuro escatologico, verso il regno che
viene. Tutto il positivo della conversione si richiamerà a quel dono primitivo e risponderà all’ordine di Cristo di ritornare ad essere « come piccoli fanciulli ». Tutto ciò implica un
corso di catechismo serio: ma non si
confonda serietà con sottomissione
puramente esteriore alla disciplina
delle frequenze, della preparazione
delle lezioni, della attenzione. Se si
riduce la serietà a questo si crea solo
un riflesso condizionato che è preci
sámente la negazione dell’obbedienza
i Mistero d’im Dio che agisce per
« rifare in noi tutte le cose nuove ».
Bisogna che colui che è preposto all’insegnamento del catechismo e dell’A. T. sia molto psicologo e si guardi
da fenomeni sia di reiezione, sia di
superprotezione, sia di capitolazione
che di silenzio e di fuga. Bisogna avee il coraggio di allontanare da ogni
compito educativo gli ossessionati, i
fòbici, gli ansiosi, gli impulsivi, i mistici, gli istrionici. Ci vuole equilibrio
psichico, morale e spirituale. Non bisógna ricevere Cristo e poi stabilire
una relazione tra Cristo e l’adolescento La pedagogia catechistica non è
una operazione a due tempi: è una
Un’ultima osservazione: ci è giimta
anche una lunga lettera del dott.
Giorgio Peyrot il quale mette perfino
in dubbio la necessità di un corso diretto di catechismo agli effetti della
confermazione della propria fede e
per di più mette in risalto come la
Chiesa ufficiale abbia, in concreto —
va pure con una certa dose di legalismo un po’ ipocrita —, risolto il problema di confermare formalmente un
giovane che sostanzialmente era preparato (o quasi) a diventare membro
chiesa ma non aveva formalmente
percorso il cursus catechetico.
D’altra parte non è forse a conoscenza di molti che, mentre per i vaidesi figli di valdesi occorrono quattro
anni di catechismo per la confermazione, per i non valdesi, anzi per i
convertendi, anche se adolescenti, bas’„ano talvolta pochi mesi di un corso
affrettato di istruzione catechetica?
Sono tutti problemi sui quali l’A. I.
C. E. volentieri vorrebbe vedersi aprire un dibattito.
I questionari riempiti, le osservazioni, le proposte, i consensi e soprattutt.) i dissensi dei catecumeni e dei membri di chiesa, dei laici e dei pastori,
possono essere mandati, oltre che aidirezione del giornale, anche al seguente indirizzo: Signorina Evelìna
Fons, via Cialdini n. 34, Torino.
L’A.I.C.E.
Domenica 20 ottobre
Ad AGAPE: una “giornata,,
degli uomini delle Valli Valdesi
La «Giornata degli uomini » di quest’anno avrà per argomento: Uno sguardo
indiscreto in una delle nostre Parrocchie.
Lo sguardo indiscreto è quello di nn gruppo di giovani che, sotto la guida
di alcuni sociologi, hanno fatto una serie di domande ad alcuni membri di chiesa
della parroerhia di Torre Pellice, per sapere nn po’ cosa si pensa della chiesa,
quali sono le opinioni, le delusioni e le speranze e in sostanza per cercare di
comprendere che cesa sono questa chiesa, questo popolo valdese e che relazioni
hanno con la nostra fede in Gristo .salvatore del mondo. La iparrocchia di Torre
Pellice è stata «celta perchè è grande e tutte le mentalità vi sono rappresentale...
ma è evidente che quello che iianno detto a Torre sarebbe facilmente stalo detto
a San Giovanni o a Villar Porosa o a Massello.
Qualcuno forse troverà che è nn po’ strano fare un’inchiesta di questo tipo e
poi parlarne ad Agape (benché sia chiaro che il segreto delle risposte individuali
è scrupolosamente conservato); eppure se Gesù Cristo si è incarnalo in questo mondo così come è, nostro primo dovere di cristiani è di conoscere il mondo e noi
stessi così come siamo, in modo da comprendere più chiaramente qual'è la nostra
vocazione in Cristo in questo mondo cosi com’è.
Vi invitiamo a venire numerosi; iscrivetevi presso i vostri pastori, anche per
il servizio di trasporto collettivo a mezzo pullmann.
Quota unica per la giornata L. 600 11 programma della giornata è il seguen'.c:
ore 10,30 cullo nel tempio di Pralì. Vi attendiamo nella sala attigua al lem
pio fili dalle IC.
ore 12,30 pranzo ad Agape, seguito da caffè e conversazioni.
ore 14 « Uno sguardo indiscreto in una delle nostre parrocchie », a cura,
di Vittorio Rieser, Sergio Rostagno. Giorgio Girardet.
ore 16.30 un bicchiere di vino... prima della partenza!
Vi preghiamo di iscrivervi per tempo presso gli incaricali di ogni parrocchia
per evitare che... aU’ullimo momento si dehha mettere acqua nella minestra!
Con i saluti più cordiali
Giorgio Girardet
4
nag. 4
N. 41 — 18 ottobre 1963
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ISTITUTI OSPITALIERI
VALDESI
VILLAR PELLICE
— Un altro nostro vecchio fratello ci ha
lasciato; Cordin Giuseppe, di anni 83, di
Uccioire. Egli si è spento tranquillamente,
quasi in silenzio, dopo breve malattia, si
alile a lampada eh« cessa di ardere per
tnancanza di combustibile. Abbiamo ac
cempagnato le sue spo.gUe mortali al cam
p > dell’estremo riposo terreno il giorno 11
Ai parenti tutti, ed in modo speciale al
nipote e famiglia presso cui conviveva, noi
esprimiamo la nostra cristiana, fraterna sim
palia.
— Una serata niusico-trombettistica ci è
stato offerta in settembre da un gruppo di
trombettieri del Baden, dai trombettieri di
Pomaretto, Villar Perosa e VMlar Pollice,
diretti dal M” Stober. Negli intermezzi ab
biamo udito i messaggi portatici dai Pasto
ri Guatavo Bouchard e Ernesto Ayassot.
Agli uni e agli altri espriraiamo il no
stro grazie ^sincero.
— La nostra riconoscenza va pure al
Prof. Emanuele Tron di Genova che ci ha
p, rtato il messaggio della Parola di Dio in
occasione di una riunione tenuta nella scuola del Serre.
— L’Assemblea di Chiesa è convocata per
domenica 27 ottobre, nel tempio, al termine
de! culto.
LUSERNA S. GIOVANNI
— Domenica prossima, 20 corr. il Pasto
re Cipriano Toum, designato dall’assem
blea di chiesa di Riclaretto e dalla V. Ta
%ola nominato quale Pastore titolare di
quella Chiesa, predicherà il suo sermone di
eddio alla coìnunità di Lusema S. Giovan
nj che si separa da lui con rincrescimento
pari alla riconoscenza per il lavoro ch’egli
li.i compiuto fra noi, in 5 anni, con intei
ligente e umile fedeltà, al servizio di Dio
stessa sera, alle «re 21 tutta la comu
nità è convocata nel gran Salone della Casa
Valdese dei BeUonatti per dire ai coniugi
Cipriano e Ruth Tourn il suo affetto grato
t fervidamente augurale.
— Domenica 27 ottobre celebreremo, Dio
permettendo, la nostra tradizionale, annua
Festa del Raccolto e della Riconoscenza con
I esposizione del frutto del vario lavoro
nostrano (agricolo, artigiano, domestico, aC'
t'slico ecc.).
Sarà gradita, come in passato, la frater
na partecipazione anche di rappresentanti
di comunità sorelle.
—■ Visite gradite. La comunità esprime la
sua viva riconoscenza agli amici, pastori e
laici, che le hanno recato il sofSo vivificante della loro testimonianza cristiana presiedendo culti nei nostri due templi e nei nostri Istituti: il Pastore Richard Bundschuh
di Zeli nel Süd-Schwarzwald che ha predicato nel nostro tempio, in perfetto italiano,
il Pastore Venturino.Mo della Chiesa Metodista di Carrara e il Professore Emanuele
Tron di Genova e dare loro un ben cordiale arrivederci.
— Dipartenze. Abbiamo dovuto accompagnare ancora, in queste ultime settimane,
al campo del riposo, i resti mortali di alcuni membri o amici della comunità, richiamati dal Signore: Samuele Revel dei
BeUonatti, deceduto dopo improvvisa infermità, all’Ospedale di Torre, il 14 settem
bre in età di 77 anni; Giovanni Zaccaria
Payra di Luserna, deceduto il 23 settembre in età di 73 anni e Giuseppina Pons
ved. Long Michele ospite a amorevolmentr. assistita, da qualche anno, nel nostro Asi1 ) per Vecchi, deceduta all’Ospedale Mauriziano il 3 ottobre, in età di 71 anni.
Alle famiglie nel duolo la comunità compatta ha espresso la sua solidarietà nel dolore e nella serena speranza cristiana.
— Nuovi focolari. In meno di mezzo mese abbiamo celebrato nel nostro tempio 4
matrimoni : Walter Remigio Benecchio c
Iris Rosa Pastre il 15 settembre; Giuseppe
Parise e Franca Frignoni il 22 settembre
Roberto Stefano Barolin e Adelina Parcero
ved. Boulard, il 25 settembre e, il 29 settembre, Guido Castagno e Renata Fenouil
figliuola del nostro anziano Emanuele Fenouil del Bric.
Agli sposi felici i nostri rinnovati auguri
— Battesimi. Ricordiamo i nomi dei 15
cari piccoli che, nel 1° quadrimestre del1 anno ecclesiastico, hanno ricevuto il segno della loro appartenenza alla comunità
cristiana: Cinzia Rostagno di Paolo e Maria Luisa Riva; Alda Gönnet di Bruno e
Mitzi Gnone; Riccardo e Sergio Poet di Daniele e Nella Malan; Ivana Maria Malan di
Aldo e Bilia Malan; Guido Mauro Giordano di Libero e Elda Malan; Edi e Roberto
Besson di Aldo e Paola Monnet; Donatella
Goss di Gino e Maria Boaglio; Tattiana Na'alia Gabello di Livio e Dina Jalla; Ivo
Pons di Giovanni e Nely Benech; Luciano
Guani di Giovanni e Dora Benech; Danie'<- Miegge di Giovanni e Mirella Giusiano;
Paolo Enrico Tron di Silvio e Emilia Ro■iian ; Flavio Ricca di Alberto e Florina
Griglio.
CATANZARO
Domenica 20 ottobre alle ore 10 avrà luogo il culto di ripresa di tutte le attività di
liiesa. Tutta la popolazione valdese e
pregata di partecipare compatta a questo
culto in cui una volta ancora tutti insieme
dovremo impegnarci a servire il Signore con
rinnovato slancio e amore.
Domenica 27 c. m. il culto avrà inizio
alle ore 10.30 : sarà un culto liturgico seguito daìFAssemblea di Chiesa. Anche in
questa occasione ognuno cerehi di essere predente.
La Scuola Domenicale si riaprirà il 27 alio ore 9, mentre l'Unione giovanile avrà la
sua prima seduta sabato 19 alle ore 21.
Malgrado l’esiguo numero dei partecipanti al culto, la colletta per gli scampati alla
sciagura del Vajont ha frullato L. 35.000.
” Nessuno sprezzi la tua giovinezza; ma sii d’esempio ai credenti
nel parlare, nella condotta, nel
l’amore, nella fede, nella castità.
Non trascurare il dono che è in te,
il quale ti fu dato per profezia
quando ti furono imposte le mani
dal collegio degli anziani ”.
(I Timoteo 4: 12, 14)
Con questi versetti la Chiesa di Catan
zaro accoglie il Pastore Marco Ayassot,
rientrato in sede dopo la sua consacrazion-t al ministerio avvenuta nella seduta del
Sinodo del 4 agosto n. s. La Comunità della città dei tre colli rinnova al caro pastore Ayassot i più sinceri cristiani auguri. 11
Signore lo benedica e lo conlinui ad assistere nel suo lavoro cosi bene intrapreso in
questa nostra terra di Calabria.
I rallegramenti della chiesa di Catanzaro
anche per la nascita del piccolo Luca primogenito del Pastore Marco Ayassot.
8 settembre, ore 10,30 — In una atmosfera di gioia cristiana, nel nostro tempio
di Scesa Filanda adomato per l’occasione
con garofani bianchi, il Pastore Marco
Ayassot unisce in matrimonio il fratello
Francesco Gentile con la leggiadra sig.na
Giuseppina Longo. Dopo la cerimonia e il
sermone edificante del pastore, la comunità prende parte al ricevimento che si tiene in casa degli sposi.
8 settembre, ore 17 — Sempre nei locali del tempio valdese, presente la quasi to
lalità della comunità evangelica, viene impartito il battesimo alla piccola Tomma
sina Costa, figlia di Amerigo e Rosetta,
membri della nostra chiesa di Catanzaro.
Segue una festicciola in famiglia con la
Iiarlecipazione del pastore Ayasso-t e della
fratellanza cristiana locale in casa Costa.
26 settembre, ore 19,30 — Dopo un soggiorno di circa due mesi in Catanzaro e
provincia, il Pastore Rev. Frank Scorza si
congeda dalla Comunità locale. Auguriamo al Pastore Scorza un buon viaggio verso gli Stati Uniti d’America. Ci auguriamo di vederlo di nuovo presto tra di noi.
Egli, con la sua gentile consorte Sig.ra
Rose, sarà sempre presente nelle nostr-r
preghiere.
E’ tornala da Torino la gentile moglie
del nostro amato Pastore. Bentornata, e
■> benvenuto » al piccolo Luca.
6 ottobre — La mamma del Pastore Marco Ayassot, dopo pochi giorni di permanenza in Catanzaro, riparte per Torino.
Siamo felici di aver fatto la conoscenza
con la cara mamma del nostro ministro.
La sua presenza tra di noi ci ha fatto ricordare l’affetto fraterno che lega la grande
comunità valdese di Torino alla comunità
consorella di Catanzaro. Il commiato ci ha
commosso non poco.
Dopo la pausa estiva si riprende l’attività dell’Unione Giovanile del sabato sera
e si riaprono i corsi della Scuola Domenicale. Anche le attività del martedì sera sono ripristinate con j culti presso le singole
famiglie.
La giornata di domenica 6 ottobre è dedicata alla comunione universale. Dopo la
bella predicazione, veramente edificante,
del Pastore Ayassot su Atti 2: 42, la comunità evangelica si accosta alla Sacra Mensa.
Anche in Tiriolo si tiene un culto nella
stessa giornata.
Ringraziamo il Signore per le benedizioni che finora ci ha elargito. A Lui chiediamo di assisterci ancora nell’opera di
evangelizzazione in questa nostra terra di
(alabria per l’espansione del Suo Glorioso Regno. E. S.
VENEZIA
PISA
l’addio alla comunità
del Pastore fi. Bertiii
Domenica 29 settembre il pastore Gustavo Berlin ha tenuto il suo sermone di ad
dio alla comunità di Pisa raccolta quasi al
ccmpleto nel suo tempio di Via Derna.
Veramente non è stato un « addio » ma
bensì un « arrivederci » (che ha attenuato
alquanto il dispiacere del distacco) in quanto il Pastore Bertin e la gentile signora
Laura hanno promesso di ritornare, specialmente nel periodo estivo se vi sarà da
sostituire il pastore durante le vacanze o
per qualsiasi altro motivo poiché il pastore Bertin pur trovandosi in enieritazione
(dopo 3'5 anni di servizio) desidera di rendersi ancora utile alla Chiesa.
Durante i nove anni in cui egli è rimasto a Pisa ha svolto un proficuo ed alacre
lavoro curando le chiese di Pisa, Lucca e
Mareggio nonché la lontana diaspora di
Carga dove s| trova un certo numero di
fedeli sparsi su quelle verdi montagne non
certo ag-cvoli a salirsi.
All’opera instancabile del Pastore è legata la ottima sistemazione della Chiesa e
della casa patótorale di Pisa nonché della
Chiesa di I.ucca; un coniiplosso di edifici
clic avevano urgente necessità di essere res'auratj e resi accoglienti e decorosi come
attualmente sono.
Dopo il culto l’Anziano Prof. Giorgi ha
porlo il suo caloroso saluto a nome della
Comunità ringraziando vivamente il Pastore e la Signora per quanto hanno fatto
in favore della Chiesa ed esprimendo loro
ancora una volta il generale rammarico per
la loro partenza.
11 Pastore Bertin ha ringraziato visibilmente commosso per tanta dimostrazione di
affetto, quindi ha tratteggiato la figura del
nuovo Pastore Aldo Comba che giungerà a
Pisa in questi giomt onde prendere possesso del suo ministero. F. Giovannini
A Mestre, domenica 15 settembre i signori Guido e Edvige Velo di Caerano SMarco hanno festeggialo le loro nozze
d’oro, partecipando con i famigliari al
culto del gruppo di Mestre; la sala era af)oliatissima; è «tata celebrata la S. Cena,
li grunpo ha già tenuto, sempre in collaborazione con i metodisti, la sua assemblea in vista della ripresa autunnale: affrontato il problema del locale di cullo,
dell’educazione dei giovanetti che passano
dalla Scuola Domenicale al Catechismo,
delle attività settimanali.
A Venezia, è stato celebrato nelle ultime settimane il matrimonio tra il sig. Giuseppe Giusti e la sig.na .Adelina Visman;
a Merano quello dei sig. Paolo e Francesca Viti, ora stabilitisi in Germania.
La sig.na Fiorenza Viti, monitrice della
Scuola Do-menicale, ha conseguito son successo agli esami di prima sessione il diploma di abilitazione magistrale.
Domenica 22/9 è stala battezzata la piclola Cristina d., Doraenco e Ada Fara.
Esprimiamo la nostra riconoscenza ai
pasl. Carsaniga di Padova e Cappella d'
Venezia per aver visitato il grupipo di
Chioggia; e in modo particolare al past.
Arnaldo Vianello per aver predicato a Venezia e celebrato il matrimonio Giusti-Visnicn. In queiroccasione il sig. Arturo Bo
gn ha tenuto il culto nella Chiesa battista
di Marghera. 11 sig. Grilli ha predicalo a
V enezia il 1° settembre e il sig. Guido Colonna Romano ha sostituito in quella stessa domeni-.-d il pastore di Udine: grazie
pei questa apprezzata collaborazione, che
ha pure permesso, con quella del sig. Dino
Enllarin, di tenere regolarmente il cullo a
Chioggia tutte le domeniche. Qui, a Chioggia, i nostri locali sono ora liberi, grazie
alla partenza delbinquilino che li occupava. ed è possibile prendere una decisión,
su! futuro dei nostri immobili e considelare seriamente il desiderio sentito da anni di avere un luogo di riunioni decoroso.
Prossime attività; domenica 13 ottobre,
pranzo comunitario del gruppo di Mestre;
29 ottobre. Assemblea di Chiesa; 2-3 novembre visita della Commissione distrettuale; 4 nopembre, convegno delle Chiese
batliste, metodiste e valdesi del Veneto, a
Palazzo Cavagnis.
Nuovo indirizzo del Pastore: Calle Passarella 7, S. Elena, Venezia . Tel. 24240.
Dopo penosa agonia è deceduta all'Ospedale di Torre Pellice, Bertin Maria Giacinta
in Giordan. La salma è stata tumulata nel
cimitero di Torre Pellice mercoledì 2 OttoItc. a : tulli i familiari colpiti da questo
lutto rinuoviamo l’espressione della nostra
solidarietà nel dolore e nella speranza.
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RIMIMI E DIASPORA ADRIATICA
PRO DEFICIT
u
Coll’ultima domenica di settembre si è
chiusa in Riinini la stagione estiva e, con
essa, ha avuto termine l’attività più specifica della nostra Chiesa in questa zona ;
i culti per gli ospiti stranieri. Quest’anno
sono stati particolarmente frequentati, con
punte massime, nell’alta stagione, di 70-80
persone al culto in tedesco e 50-60 al culto
in inglese: cifre esorbitanti se si pensa che
la nostra .saletta contiene 30 sedie e, per
giunta, abbastanza fitte. Disponendo di cosi esiguo spazio, e per di più in una villa
vecchia e piuttosto cadente, abbiamo sempre temuto per rincolnmità fisica degli intervenuti ma, per grazia di Dio, non si son.T lamentati incidenti, a parte qualche
svenimento senza conseguenze.
L’opera é stata fatta conoscere, come al
solilo, attraverso agenzie di viaggi, alberghi, cartelli in città, volantini. Il giornale edito dall’.Azienda di Soggiorno Riminese e contenente tutte le notizie riguardanti l’attività turistica della nostra Riviera, ha pubblicato gratuitamente l’inserzione dei nostri culti in tre lingue ed ha menzionato l’attività instancabile del nostro
Pastore fra quelle più meritevoli di nota
a beneficio degli ospiti stranieri.
Anche i culti in itali.ano, alle ore 18, sono stati molto frequentati: abbiamo avuto
treasione d’incontrare fratelli provenienti
da ogni parte d’Italia ed appartenenti a di\erse denominazioni evangeliche. A lutti
loro vogliamo inviare, attraverso questo
nostro giornale, un pensiero fraterno.
Si sono avuti durante la stagione estiva
Ire m.atrinioni: due con semplice benedizione di matrimonio civile precedentemente contratto, uno (ed é il primo non solo
per la Riviera Adriatica, ma per tutta la
provincia di Forlì) valido anche civilmente.
Col mese di ottobre ha avuto inizio
l’orario invernale e cioè: Rimini: II e lA
domenica del mese culto ore 10,30. Ravenna: 1 domenica del mese, culto ore 14,30.
Dovadola: 111 domenica del mese, culto
ore 10,30. ForTi: III domenica del mese
culto ore 15.
Siamo certi che molli gradiranno il culto
a Rimini alle ore 10,30 per essere in più
stretta comunione di spirito con tutte le
altre chiese evangeliche d’Italia che hanno
il culto alla medesima ora.
Inizieranno anche il catechismo e le altre attività invernali, secondo accordi successivi.
Desideriamo ringraziare tutti i pastori
tedeschi che «i sono alternati nella predicazione da maggio a ottobre; un particolare grazie al prof. Bruno Corsani che nel
mese di luglio ha tenuto, da solo, la predicazione Jiella tre lingue.
Doni ed offerte per la costruzione di una
Cappella Evangelica in Rimini, possono essere inviati con versamento sul c. c. postale
8/18136, intestato alla prof. Ada D’Ari, o
direttamente alla Tavola Valdese, sempre
specificando lo scopo del versamento.
ECO - LUCE
(sesto elenco)
77
La CJ.O.V., nella sua seduta deH’8
ottobre, ha eletto quale suo presidente Tavv. Cesare Gay. Nel presentargli
i nostri rallegramenti, formuliamo i
migliori auguri per l’opera che lo attende. Siamo sicuri che egli si sentirà
incoraggiato e sostenuto dalla fattiva
collaborazione che non mancheremo
di dargli.
Il presidente uscente, nel deporre il
mandato ricevuto, è riconoscente al
Signore per questi 10 anni di servizio
che gli è stato concesso di svolgere a
beneficio dei nostri Istituti: esprime
la sua riconoscenza alle direttrici delle nostre Opere ed a tutto il personale dipendente, ai signori medici, agli
amici ed ai sostenitori, per lo spirito
di solidarietà costantemente dimostrato. U. Bert
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(Torino) 1.000; Irene Proietti Bounous (Torino) 1.000; Michelino Francia (Roma)
1.000; Maria Miglian (Meina) 500; Alma
Rivoir (Milano) 3.000; Anna Bonjour (Sanremo) 500; Enrica Garnier (Angrogna) 5.000;
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5.000; Umberto Valentini (Pinerolo) 500;
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Garrou e Famiglia (Pinerolo) 5.000; Albertina Pons (Torre Pellice) 300; CamiUo Prochel (Torino 5.000. (continua)
Un grazie di cuore a tutti i generosi sostenitori, anche per le gentili espressioni!
Direttore resp. : Gino Conte
leur bien-aimé mari, père et grandpère survenu à West Englewood, New
Jersey, le 13 septembre 1963.
La famille remercie bien le Pasteur
Alfred Janavel pour l’avoir si bien as
sisté au cours de sa maladie.
« L’Eternel est mon berger, je
ne manquerai de rien ».
( Psaume 23 : 1 )
Ugo Rivoiro Pellegrini e famiglia
della compianta
Pellegrini Cléanthe
ved. Rivoiro
nell’impossibilità di farlo sinigolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore per la scomparsa della loro cara.
Un ringraziamento particolare ai
Dottori Carlo e Dario Varese ed a!
Pastore Ernesto Ayassot.
Torino, 12 settembre 1963
Le figlie e tutti i familiari, commossi per le esipressioni di simpatia e di
solidarietà cristiana ricevute in occa•sione della dipartenza della loro cara
mamma e nonna, la compianta,
Rosina Rivoiro
ved. Bonnet
nell’impossibilità di fario singolarmente ringraziano quanti presero parte
al loro grande dolore. In particolar
modo ringraziano il Dott. De Betting
la sig.ra Geymonat e tutto il personale deU’Ospedale Valdese di Torre
Pellice; il sig. Taccia, Pastore Valdese
di Angrogna, per il conforto delle sue
visite e buone parole; il Presidente
dei Coltivatori diretti; il Presidente
della Cassa Mutua dei Coltivatori diretti; il prof. Zaccara e la sig.ra Giordan; i vicini di casa, gli amici ed i
parenti tutti.
Per espressa volontà dell’estinta la
famiglia non prende il lutto.
Angrogna (Martel) 4-10-1963
La famiglia del compianto
Ernesto Long
profondamente commossa dalla dimostrazione di simpatia manifestata per
la scomparsa del loro caro, ringrazia
sentitamente i sigg. Pastori Deodato
e Genre e quanti furano di conforto
nel suo grande dolore.
Pinerolo, 6-10-1963
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina e.p.a. - Torre Pellice (Toi
Malattie
orecchia, naso e gola
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dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti 1 venerdì dalle
13,30 alle 15.
a TORINO (via Ristagno 20 •
S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.