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Anno 121 - n. 26
28 giugno 1985
L. 500
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
Mentre scrivo, poche ore prima dell’elezione, non è ancora
delineato il profilo del nuovo
presidente della Bepubblica.
Pur ormai prevedibile quanto alla persona, non lo è quanto
al carattere, al taglio della nuova presidenza.
E’ invece del tutto compiuto
U profilo del vecchio presidente
che lascia il Quirinale. L’ultimo
tocco Sandro Pertini lo ha dato
col comunicato in cui, né troppo presto, né troppo tardi, ha
dichiarato non esistere ma sua
candidatura per la rielezione, lasciando libero il campo e contribuendo così alla possibilità
che il suo successore goda di
una larghissima base elettorale,
premessa di indipendenza e di
piena costituzionalità. Il primo
lo diede sette anni fa, quando
appena eletto pronunciò un discorso di cui restò famosa una
frase che precorreva l’ondata
del pacifismo: «si svuotino gli
arsenali, si riempiano i granai ».
Tra quella parola e questo gesto si potrebbero ricordare mille episodi che esprimono la personalità di Pertini e la sua presidenza. Me ne viene in mente
uno in particolare. Ricordate la
notte allucinante di Alfredino
Rampi, il bambino caduto nel
budello maledetto che per ore
e ore, sprofondando sempre :^ù,
attese una salvezza che arrivò a
sfiorarlo senza poterlo afferrare? La cosa cominciò in sordina, come una notizia curiosa ma
destinata a consumarsi in fretta. Invece le ore passavatlo, l’ansia cresceva, la TV iniziò una
delle più drammatiche riprese
non stop deila sua storia e il
Paese rimase ipnotizzato tutta
la notte davanti ai televisori. Là,
intorno ai buco, si era intanto
composto una specie di tragico
teatrino con personaggi diversi.
C’era il pompiere che chino sul
pozzo parlò ininterrottamente
per ore e ore con Alfredino sostenendolo e incoraggiandolo;
la madre che seguì og^u cosa
senza una parola né una lacrima; il piccolo contorsionista da
circo che si fece calare due volte per cercare di afferrare Alfredino; intorno la folla vociante
dei curiosi che salutavano sorridenti quando l’occhio della telecamera frugava tra di loro; e
ancora, venditori ambulanti, operatori, tecnici, esperti di tutto
e di niente. E in mezzo a questo
circo incredibile, a questa Italia
generosa e inefficiente, insulsa e
mai rassegnata, eccolo là, al suo
posto, il presidente della povera
gente, assorto per ore, la testa
china, le mani sulla cuffia con
cui seguiva attraverso i rumori
il film di ciò che stava succedendo. Rimase fino alla fine,
sempre più disperato e impotente, e fu anche criticato per
questo suo coinvolgimento. Ma
invece proprio per questo è stato così amato dalla gente: per
questi impulsi generosi, non calcolati, indipendenti, per U suo
saper stare con la gente.
L’augurio migliore che possiamo formulare per il nuovo presidente è dunque questo, che
possa somigliare al verehio: che
sia un presidente indipendente,
tra la gente e per la gente.
Franco Giampiccoli
Testimoni nelle
contraddizioni della democrazia
Giorgio Bouchard, moderatore
della Tavola Valdese, è appena
tornato dagli Stati Uniti dove
ha partecipato all'Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana degli USA; lo incontro in
una pausa dei lavori del Consiglio della FCEI e registro per i
nostri lettori le sue impressioni
di viaggio (g.g.).
Si narra che verso la fine deh
la sua vita il presidente degli
Stati Uniti Woodrow Wilson, dopo aver vinto la prima guerra
mondiale, fosse stato intervistato da un giornalista il quale gli
aveva chiesto: « Presidente, quale è stato il più grande onore,
il più alto riconoscimento che
lei ha ricevuto in tutta la sua
vita? ». « La mia elezione ad
anziano della chiesa presbiteriana ».
Questo aneddoto dà un’idea
della posizione centrale che la
chiesa presbiteriana ha nella vita della democrazia e nella cultura degli Stati Uniti d’America.
I presbiteriani derivano la loro
forza e i loro limiti dall’emigrazione di contadini scozzesi e dei
cosiddetti scotoirlandesi, cioè irlandesi del nord, verso la frontiera, verso le zone più dure^ e più
povere dell’America del ’700 e
dell’800. Non nelle città, non nelle dolci città della cultura illuministica, ma nell’aspra frontiera oltre gli Allegheny si è formata storicamente la realtà della
chiesa presbiteriana americana.
« Siamo una piccola chiesa »,
mi ha detto il moderatore.
Proviamo a vedere i numeri:
i membri sono attualmente
3.100.000, le comunità 10.000, i
nastori in attività di servizio o
in emeritazione sono 19.000, le
contribuzioni versate l’anno scorso sono state — in dollari -y
1.368.000.000 (2.500 miliardi di lire italiane) con la bella media
di 441 dollari a testa. Come tutte le buone chiese protestanti i
presbiteriani sono p>essimisti e
fanno notare che dal ’68 a oggi
hanno perso un quarto dei loro
membri. Anche l’anno scorso ne
hanno persi 30.000. Anche se il
numero dei membri di chiesa è
diminuito in un anno dell uno
per cento, copie mai le contnbuzioni sono salite del 9,9% in
assoluto e quindi in percentuale
personale dell’11% circa? La mia
ipotesi è che in America come
altrove si va in realtà ormai
verso una chiesa di militanti, e
la chiesa presbiteriana è largamente consapevole del fatto di
diventare una chiesa di mih
il coraggio della missione
Fratelli, io vi rammento l’Evangelo che v’ho annunziato, che
voi ancora avete ricevuto, nel quale ancora state sajùi, e mediante
il quale siete salvati, se pur lo ritenete quale ve 1 ho annunziato;
a meno che non abbiate creduto Invano. Poiché m» v ho prima di
tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anchio, che Cristo e morto
per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che
risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che .a
Cefa, poi ai Dodici. Poi apparve a più di cmquecento frateUi m
una volta, de’ quali la maggior parte rimane ancora m vita e
alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo; poi a tutti gli i^ostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, coinè
perché io sono il minimo degli apostoli; e non son de^o desrer
chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Ma
per la grazia di Dio lo son queUo che sono; e la pazia sua verso
me non è stata vana; anzi, ho faticato più loro tutti; "O”
lo però, ma la grazia di Dio che è con me. Sia dunque io o siano
loro, così noi predichiamo, e così voi avete creduto.
(1 Còrinzi 15: 1-11)
Questo testo della I lettera di
Paolo ai Corinzi contiene una
confessione di fede molto antica intorno alla quale probabilmente si è formata la chiesa di
Gerusalemme, o per lo meno le
chiese che noi di solito chiamiamo giudeo-cristiane. Ma il fatto
che questo testo sia riportato
da Paolo nella sua lettera ci fa
comprendere come intorno a
questa confessione di fede si siano ugualmente formate le chiese pagano-cristiane, frutto della
missione di Paolo tra i gentili.
Un momento dunque di unità
per tutte le chiese di Dio, una
confessione di fede.
Noi dunque chiameremmo questa sintesi fondamento della fede o nucleo centrale del messaggio. Ma Paolo la chiama più
semplicemente, ma forse in maniera più pregnante, Vevangelo.
Fratelli, io vi ramrnento l’evangelo che ho annunziato. La^ confessione di fede dunque è qui
presentata da Paolo non tanto
come un testo meditato e pensato per raccogliere il cuore della nostra fede, ma viene presentata e sentita piuttosto come un
buon annuncio, una buona notizia. E allora, se anche noi vogliamo avere il coraggio di usare la parola evangelo per esprimere la confessione della nostra
fede, dobbiamo associare al pensiero del confessare la fede il
senso profondo di gioia che deriva dal ricevere e dal proclamare una buona notizia, e nelle)
stesso tempo il senso di movimento che è proprio dell’annuncio di una buona notizia che
non può essere tenuta per sé,
ma può solo essere comunicata,
passata dall’uno all’altro. In sostanza quindi, dire confessione
di fede, dire evangelo com^e dice
Paolo, signif.ca dire missione.
Questo è riscontrabile anche
per noi. Valdesi e Metodisti, nelle nostre origini, nelle nostre
radici. Che cosa muove i pruni
Valdesi nel Medioevo se non il
senso profondo dell’urgenza della missione? Quel predicare liberamente affinché Vevangelo di
Gesù Cristo fosse portato a coloro che non lo udivano più perché non frequentavano più la
chiesa di quel tempo. E allo stesso modo, a distanza di secoli,
che cos’è che muove i primi predicatori metodisti se non questa urgenza di predicare, altrettanto liberamente, ancora una
volta a coloro che non ascoltavano più Vevangelo di Cristo,
non lo sentivano, non lo ricevevano più? Se andiamo dunque a
rivedere le nostre antiche radici, ci troviamo stranamente uniti, affratellati nelVaver inteso
Vevangelo come missione. E se
ripensiamo alle nostre radici più
vicine, a quel muoversi dei nostri padri della fede all inizio
dell'800 nel nostro paese, ricordiamo ancora una volta questa
urgenza missionaria per cui Vevangelo è missione e non può
che essere tale.
Ma un secondo dato di questo
intendere la confessione di fede
come evangelo è il movimento:
la confessione della fede si muove tra il trasmettere e il ricevere. Nell’affermazione di Paolo di
aver ricevuto e di trasmettere
a sua volta c’è una successione
di uomini credenti che continua
nel tempo e nello spazio. Ma noi
protestanti non siamo coloro che
rifiutano la successione apostolica? Niente affatto! Noi reclamiamo invece vigorosamente la
successione apostolica. Ma quale? Non ci interessa né ci com
Franco Becchino
(continua a pag. 2)
William H. Wilson, geologo, nuovo moderatore della Chiesa presbiteriana USA.
tanti, rafforzata in questo momento dall’avvenuta unificazione dei presbiteriani « del ' nord »
con i presbiteriani « del sud » che
hanno formato la Presbyterian
Church USA.
Molti problemi interni, senza
alcun dubbio; il moderatore
scherzando diceva: « Noi siamo
come una coppia che si è già
sposata, ma che non è ancora
andata ad abitare nella sua nuova casa, per cui deve ancora un
pochino sistemare la casa. Però
ormai le nuove tensioni, i nuovi
problemi cominciano a prevalere sui vecchi problemi delle due
denominazioni, anche se la differenza tra nord e sud è forte
come in Italia e in molti altri
posti ».
L’America
Nell’assistere al dibattito ho
avuto l’impressione di trovarmi
di fronte a un segmento molto
serio della classe media americana, estremamente sensibile ai
problemi della società in cui vive. Sono dei problemi che non
è facile, per uno straniero, cogliere rettamente. Di norma noi
europei andiamo a New York,
a Boston o a Filadelfia e vediamo città secolarizzate. L’assemblea presbiteriana avveniva invece a Indianapolis, una città
nel cuore del Middle West.
Vediamo un po’ di illustrare
che cosa è questo cuore dell’America.
Un giorno compro l’Indianapolis Star (la stella di Indianapolis), giornale locale, e osserv^o
che come sottotitolo del quotidiano civile di un paese dove c’è
separazione tra chiesa e stato,
c’è 2° Corinzi 3: 17 (« dove è lo
Spirito del Signore, quivi è la
libertà »). Nella stessa pagina c’è
a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
28 giugno 1985
Testimoni nelle contraddizioni
(segue da pag. 1)
la preghiera del giorno, viene
per altro anche annunciato che
a pagina ... c'è l’oroscopo del
giorno.
L'America paese cristiano?
Paese religioso certamente. Quando il governatore dell’Indiana,
repubblicano e presbiteriano, è
venuto a salutare l’Assemblea,
ha detto: « Questo stato, lo stato dell'Indiana, crede in Dio e
crede nella democrazia ».
Dio e democrazia.
Cristiani in politica
£’ venuto il sindaco che è stato per lungo tempo pastore presbiteriano, repubblicano pure
lui, e ha detto: « Io sono fiero
di ricevervi perché sono stato
pastore, poi deputato, oggi faccio il sindaco. Quando vedo quante persone senza casa solo a Indianapolis, quanti disoccupati,
quanti negri emarginati mi rendo conto che questa città ha bisogno dell'impegno delle chiese.
Nel mio lavoro io mi sento spesso solo, vuoto e col cuore pesante. Aiutatemi, aiutateci a riconoscere che il potere dell’amore
è più grande dell’amore del potere ».
Discorso politico certamente,
però anche indubbiamente una
cerniera interessante. Questi due
politici non hanno tutto sommato dato alla chiesa, hanno dato
a Dio a loro modo. All’inizio citavo la battuta di Wilson: « Il
più grande onore della mia vita è stato essere eletto anziano
presbiteriano». Ecco, la chiesa
presbiteriana malgrado i suoi
19.000 pastori si regge su di un
laicato forte ed è tra l’altro all’intemo di questo laicato che
le donne si sono aperte ima strada prima àncora che nel pastorato.
I laici
Sono stato edificato quando
ho sentito un contadino presbiteriano spiegare la crisi dell’agricoltura americana e spiegare
come gli alti tassi di interesse
delle banche che attirano tanti
capitali negli Stati Uniti stanno
rovinando i contadini americani. Egli ha detto: sono obbligati a mettere le loro terre sul
mercato.
Di laici che parlavano in questo modo, con competenza, di
problemi reali ne ho. sentiti
moltissimi.
Tra le migliaia di persone che
sono intervenute c’è il senatore
Hatfield, battista, il quale spiritosamente ha cominciato dicendo: « Mia nonna mi ha educato
ad amare Dio, a odiare il diavolo e il presidente Roosevelt. Poi
dopo ho imparato tante cose.
Per esempio che su 158 Stati
membro delle Nazioni Unite gli
Stati Uniti sono al 49” posto per
l’alfabetizzazione; che metà degli adolescenti negri sono analfabeti, che abbiamo problemi
tragici nelle prigioni, nell’amministrazione della giustizia, nei
ghetti negri, tra i rifugiati, tra
i vecchi ».
Un altro laico ci ha illustrato
benissimo la cosiddetta « appalachia », cioè tutta l’area delle
montagne tra l’Atlantico e le
grandi pianure. Ci ha detto:
« Questa regione è una colonia
di povertà in mezzo alla nazione più ricca del mondo » e ha
spiegato la miseria dell’appalachia: 20% di disoccupati ufficiali,
50% di disoccupati reali, 30%
di case invivibili; questo a causa dell’assenteismo dei proprietari terrieri. Parlava dell’appalachia come noi parliamo di talune zone particolarmente trattate male dell’Italia meridionale o delle montagne del Nord.
E poi, naturalmente, ha citato
Osea cap. 4. Una donna, laica,
ha detto; « Oggi 33.800.000 bambini americani sono in povertà.
20 anni fa erano di meno, anche se avevamo più bambini ».
I rapporti col
Nicaragua
Un’attenzione seria e intelligente appassionata ai problemi
interni degli Stati Uniti. C’è stata poi un’attenzione per i problemi di carattere esterno e può
essere interessante dire che cosa quest’assemblea di una chiesa di ceto medio ha votato riguardo ai rapporti con il Nicaragua. Cito letteralmente; « L’attuale politica del governo degli
Stati Uniti neH’America centrale non è soltanto ideologicamente male orientata, politicamente
sbagliata, economicamente piena
di sprechi e militarmente rischiosa, non solo, ma è anche
moralmente sbagliata e ingiusta ».
Questo è stato votato dall’Assemblea la quale ha chiesto al
governo il rispetto per la sovranità del Nicaragua, ha chiesto al
governo di interrompere ogni
tentativo di fuorviare il popolo
americano riguardo alla situazione deU’America centrale, di smettere ogni tentativo di abbattere,
destabilizzare o anche solo minacciare militarmente il Nicaragua e di riprendere gli accordi
economici e l’assistenza allo sviluppo per quel paese.
Non una di queste persone era
un marxista, non una di loro,
ma evidentemente il vecchio moralismo protestante ha una efficacia perché è chiaro che prese
di posizione di questo genere costeranno care alla chiesa presbiteriana.
Nessun
collateralismo
Facciamo deali esempi di questo prezzo; come voi sapete esiste negli USA il cosiddetto Institute on Democracy and Religión
(Istituto su democrazia e reliaione) gestito da personaggi di grandissimo rilievo con uno stretto
contatto con l’attuale governo
degli USA, con teologi cattolici e
protestanti nel suo staff. Questo
Istituto si prefigge come scopo
di restaurare la relazione tra democrazia e religione. Ora, che
cosa è accaduto? Un gruppo di
presbiteriani ha fondato im’organizzazione presbiteriana per religione e democrazia, è venuto
in assemblea e ha chiesto di essere riconosciuto come uno dei tanti gruppi della chiesa.
L’assemblea ha riconosciuto
senza problemi per esempio l’associazione dei presbiteriani preoccupati per la Bibbia, fonda
mentalisti, ed anche altre...
Invece ha seccamente negato
il riconoscimento ai presbiteriani
per la democrazia e per la religione, dicendo: è una cosa pienamente lecita, ma è una cosa politica, non riguarda questa assemblea. E a maggioranza schiacciante il riconoscimento è stato negato.
Questa chiesa ha più di una
volta il coraggio di andare contro corrente, qualche volta forse
con l’ingenuità di chi crede nelle
grandi cause morali, ma anche
pagandone il prezzo.
La missione
della chiesa
La nuova denominazione di
3.000.000 di presbiteriani uniti si
è data un documento per il futuro: una dichiarazione sulla vita
della chiesa e la sua missione.
Un bel documento sulla vocazione della chiesa presbiteriana e
mi ha fatto un piacere immenso
vedere in questo testo di 15 pagine che due delle tesi di Barmen
sono citate in posizione centrale
nel documento; Barth, la teologia tedesca, la teologia europea
della resistenza.
Nei culti — bellissimi culti del
mattino che duravano un’ora,
con canti splendidi, con sermoni
splendidi — di nuovo Barmen
era citato varie volte. Alcuni culti sono cominciati con la lettura (come al nostro Sinodo) di
ima tesi di Barth.
Il coraggio della missione
(segue da pag. 1)
muove la successione dei vescovi, ma ci interessa molto e ci
commuove profondamente la
successione apostolica di cui
parla qui l'apostolo Paolo. Quello che io ho ricevuto, questo anche io vi trasmetto. Da fede a
fede, da fratello a fratello, da
chiesa a chiesa, da assemblea a
assemblea, da comunità di fratelli a comunità di fratelli. La
successione apostolica non è un
fatto istituzionale, non è un fatto gerarchico, ma è questa comunione di fratelli che riceve e
trasmette la confessione della
fede che è, secondo il linguaggio di Paolo, l’evangelo; che è,
nel contesto di questo brano, la
nostra vocazione missionaria.
Ma qual è il contenuto di questa confessione della fede che
Paolo chiama evangelo? In questo testo vengono enunciati 4
punti.
Gesù è morto: questo primo
contenuto della confessione della fede, dell’evangelo, non credo
incontri oggi molta difficoltà ad
essere comunicato e ricevuto.
Anche la precisazione che Gesù
è morto per i nostri peccati è
qualcosa che in fondo l'uomo
di oggi non ha difficoltà ad accettare. Anche chi non si proclama credente è disposto a ricevere il messaggio di questo
uomo Gesù che ha saputo dare
la sua vita e che quindi in un
certo senso è morto per i peccati del mondo. Perché il peccato del mondo ha cagionato
questa morte, e anche perché
il peccato del mondo sia riscattato.
L'ascolto si fa invece più difficile e anche il nostro annuncio diventa un poco un balbettio, quando dobbiamo passare al
secondo punto. Gesù è risorto.
E’ questo il vero punto di rot
tura. Perché accettare questo
vuol dire accettare che Dio è all’opera, è presente anche in quella morte, nella morte di Gesù. Ed
è questo che l’uomo non vuole
accettare, che nemmeno noi nella nostra umanità siamo disposti ad accettare: il credere che
la vittoria è di Dio e non dell'uomo. Se noi annunciassimo
che Gesù è risorto da sé il discorso forse passerebbe, ma
quando noi diciamo: Dio l’ha ri
suscitato dai morti e ha fatto di
questo Gesù il Signore e Cristo (secondo la predicazione di
Pietro, nella tradizione del libro
degli Atti) il discorso non va
più, perché questo accettare la
vittoria di Dio anziché la vittoria dell’uomo è la pietra d’inciampo, qui sta la rottura, qui
sta la difficoltà. Ma qui sta anche la fede, qui sta il nostro credo: che Gesù è morto per i nostri peccati e che Gesù è risorto, cioè che la vittoria appartiene a Dio! «Tutto quello che noi
ti diamo lo abbiamo ricevuto
dalle tue mani » ( 1° Cronache 29.15-16). Questo è il paragrafo
della fede!
Il terzo e il quarto punto affermano che questa morte e
questa risurrezione sono secondo le Scritture e sono secondo
le apparizioni che vengono elencate. Questo accostamento delle
Scritture e delle apparizioni del
Risorto possiamo riceverlo in diversi modi. Potremmo intendere: le Scritture sono la testimonianza dell’Antico Testamento
su (Gesù; le apparizioni sono la
testimonianza del Nuovo Testamento su Gesù. Oppure: secondo le Scritture è la testimonianza della Bibbia; secondo le apparizioni è la testimonianza interiore dello Spirito Santo. Ma
in quest’anno in cui abbiamo
riflettuto particolarmente sul
metodismo, vorrei intendere in
questo modo questo binomio: il
riferimento alle Scritture costituisce la dimensione oggettiva
del nostro credere; il riferimento alle apparizioni ne è l’elemento soggettivo, l’esperienza personale che deve essere testimoniata con una vita coerente. Questi
due elementi non possono essere squilibrati, non ci può essere
coscienza cristiana che non divenga convinzione, altrimenti
siamo fuori della confessione
della fede, dell’evangelo, come
dice Paolo nel nostro testo.
Questo dunque il contenuto
della confessione della fede, di
quello che Paolo chiama l’evangclo. Ma il nostro testo non finisce qui. A questo punto Paolo
fa una cosa che forse noi non
avremmo mai avuto il coraggio
di fare: a quanto ha ricevuto c
ritrasmette aggiunge la propria
esperienza di fede, U proprio incontro con il Risorto. Nella no
stra perpetua timidezza noi non
avremmo avuto il coraggio di
aggiungerci alla lista delle apparizioni del Risorto. Non avremmo avuto il coraggio di entrare
in questa successione apostolica,
in questa successione di testimoni. Paolo lo ha avuto. Anche
John Wesley ha avuto questo coraggio. Quando iniziò la sua azione missionaria predicò per la
prima volta all’aperto sul testo:
« lo Spirito del Signore è sopra
me, per questo egli mi ha mito
per evangelizzare i poveri, mi
ha mandato a bandire liberazione ai prigionieri ed ai ciechi il
recupero della vista, a rimettere in libertà gli oppressi e a predicare l’anno accettevole del Signore », avendo il coraggio di
attribuire a se stesso questa parola dell’Antico Testamento che
Gesù aveva riferito a se stesso,
ed anzi annotando nel suo diario che ogni sincero ministro di
Cristo non può non fare altrettanto.
Ma proprio perché noi non
avremmo avuto questo coraggio,
la parte terminale del nostro testo ci scuote profondamente, ci
spinge fuori dalle nostre timidezze, dalle nostre viltà, dai nostri pessimismi ricorrenti, ci ricorda potentemente la realtà di
Dio, la risurrezione, questa realtà della sua vittoria che non
può non trarci fuori dalla nostra situazione, che non può non
spingerci avanti affinché questo
evangelo che abbiamo ricevuto
e che trasmettiamo sia veramente missione, sia veramente il
buon annuncio, la buona notizia
della vittoria di Dio che noi comunichiamo al mondo.
Questo dobbiamo fare, senza
timore della fatica. Paolo conclude questa sua “firma" sotto
questa confessione di fede —
una "firma" che è adesione profonda visto che egli si inserisce
in questa linea di successione —
affermando di aver faticato senza risparmio; anzi — egli dice —
è la grazia di Dio che ha faticato... Comunichiamo dunque al
mondo questo evangelo della vittoria di Dio senza timore della
fatica, nella fiducia gioiosa e riconoscente che la grazia di Dio
che sta dietro a tutto questo discorso è all’opera con noi. Dio
non l’ha ritirata da noi.
Franco Becchino
Le elezioni
Interessanti sono i metodi di
elezione. Ho assistito all’elezione
del moderatore. I 4 candidati
(tre pastori e un laico) si sono
presentati davanti a questa assemblea di 670 persone, ognuno
ha dovuto dire perché aspirava
alTufficio di moderatore, hanno
dovuto per un’ora rispondere a
domande di questo tipo; « Cosa
pensate della consacrazione deali
omosessuali? »; « Cosa pensate
sull’aborto? »; « Che cosa pensate
sui sanctuary? » (sul ricevere i
rifugiati); « Pensate che dobbiamo uscire dal Consiglio ecumenico oppure restarci? ». E i 4 candidati non preparati hanno dovuto rispondere a caldo ed è stato
eletto un laico. Un geologo non
teologo, William Wilson, che ha
battuto al primo scrutinio i tre
pastori ed è stato eletto ed ha
assunto la presidenza deU’assemblea con grande energia.
L’ho invitato a venire al nostro
Sinodo e spero che possa accettare.
Questo metodo forse un po’
crudele di elezione mette perii
allo scoperto alcuni procedimenti di potere.
Altri invece non sono allo scoperto, molte cose vengono decise
nei comitati pubblici affollatissimi. Un comitato fa un documento e l’assemblea ha dieci minuti
per discuterlo. Si discute e s'
vota con estrema rapidità e
l’efficienza è grande, la partecipazione forse meno.
C’è più democrazia che da noi
ma meno partecipazione.
I missionari
Ultima cosa: uno dei momenti
più commoventi dell’Assemblea è
stato la presentazione dei missionari che partivano per servire le
chiese all’estero (i presbiteriani
hanno una grande tradizione
missionaria, sono all’origine di
enormi chiese missionarie) e il
saluto dei missionari che arrivavano in America da altri paesi
per aiutare le chiese americane a
svolgere il loro compito. Questo
anno c’erano più missiorari stranieri che venivano in Ame, ica
ad aiutare le chiese americane
di quanti non fossero i missionari americani che andavano ve; so l’estero.
Si vede che l’amore consiste
anzitutto nel sapere ricevere e
di conseguenza nel sapere dare.
Uno dei punti alti dell’Assemblea è stato il sermone predicato da Emilio Castro, segretario del Consiglio Ecumenico.
Mentre l’Assemblea ascoltava
con affetto il segretario generale,
all’ingresso c’erano 20 fondamentalisti con dei grandi cartelli; « Il
reverendo Castro predica il marxismo, non lasciatevi ingannare ».
Il pastore Castro è andato da
queste persone, ha chiesto loro;
« Conoscete il pastore Castro?
Siete sicuri? ». Il dialogo è stato
anche fraterno e dignitoso, ma
certo con un’opposizione completa.
Il « Dio d’America »
Contemporaneamente all’assemblea presbiteriana c'era l’assemblea dei battisti del Sud, il
presidente conservatore è stato
rieletto con il 55% dei voti, ma
subito dopo il suo antagonista
progressista appena battuto come presidente è stato immediatamente eletto come vicepresidente con la maggioranza del
66% dei voti, il che mi pare significa che esiste una volontà di
unirsi al centro che può essere
variamente criticata ma non può
essere banalizzata. Se posso terminare con una battuta, l’America di cui parla queirintelligente
giornalista che è F. Colombo nel
suo libro « Il Dio d’America » è
un paese molto interessante... ma
non è il paese che mi è stato
dato di visitare nei 5 viaggi che
io ho fatto in questi anni.
a cura di Giorgio Gardiol
3
fede e cultura
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 2
ECUMENE 31.5-2.6
La qualità della vita
Il nostro comportamento sessuale è frutto di precisi condizionamenti
culturali - Il senso della vita, il limite del peccato e la speranza di Dio
Consultazione delle
chiese metodiste
Il documento sulla sessualità
redatto dalla commissione sinodale, discusso in molte comunità, è un ricco ragionamento su
una difficile materia. La rilettura
mi suggerisce alcune frammentarie considerazioni.
La sessualità è il tracciato storico del rapporto degli uomini
col proprio corpo, reso visibile
da una serie di norme sociali
conosciute sotto il concetto di
« educazione », « buone manie
re », « decenza », « normalità »...
che cambiano nel tempo e nello
spazio. Dietro ogni comportamento (dal soffiarsi il naso all’uso della forchetta, al tabù della nudità...) si intravvede un’economia degli impulsi e degli affetti controllati da una soglia della
ripugnanza-accettazione che corrisponde ad altrettanti divieti sociali. Ciò che noi oggi pensiamo
faccia parte della nostra « intimità », le nostre sensazioni di piacere, avversione, gusto ecc. sono
stati all’inizio modellati, in epoche precedenti, da norme e costrizioni esterne, dovute a prestigio di classe (la borghesia voleva distinguersi dalla nobiltà e
viceversa) e di potere (il medico
contro la guaritrice) e così via.
Molti autori di ogni disciplina
(Foucault - Mosse - Elias - Huizinga...) ricordano che il processo di formazione degli stati nazionali e della stessa cosiddetta
civilizzazione va di pari passo
con l’apprendimento di certe maniere, specie in relazione al corpo, ai bisogni naturali, al rapporto fra i sessi. Un esempio fra
tutti: l’omosessualità era rispettata in importanti circoli del medioevo e ancora nel ’700 molte
commedie traevano spunto da
questo tema e gli ascoltatori si
divertivano senza nessuna condanna, un po’ come si ride oggi
sugli screzi fra suocera e nuora.
Solo dopo, stato e chiesa la definirono pericolosa per la morale
e per l’ordine. Insomma, ciò che
riteniamo normale o naturale, in
realtà è frutto di una stratificazione di regole del passato.
Difficile vivere bene
la sessualità
Parlando di sessualità si corre
sempre il rischio di dire cosa
ne pensiamo ma poco come succede davvero e di essere fraintesi perché le parole assumono per
ognuno vari referenti. Oggi, poL
è particolarmente difficile perché
non c’è più un unico modo di viverla ed ognuno ha un suo percorso di maturazione, influenzato dall’età, dalla generazione, dall’educazione ricevuta, dalla situazione, dalla personalità... C’è chi
la mitizza e chi la sottovaluta,
arduo è viverla con serenità e
piacevolc/.za, senza scaricarvi le
angosce più profonde e mantenere un sano equilibrio fra abbandono di sé e paura-difesa dagli altri. Sessualità suggerisce subito un legame amoroso, una
coppia, un incontro con un’altra
persona, anche se non è facile
vedere davvero l’altro o l’altra
nella sua interezza.
Ciò che è possibile nell’amicizia, il ritrovarsi cioè di due persone in piena autonomia, in cui
ci si prende per quel che si è,
senza pretese di compiutela e
di esclusività, non è quasi mai
ritrovabile nell’amore che finisce
per funzionare da terapia alle
nostre mancanze, un cornpletarsi
a vicenda che spesso scivola nel
ricatto.
Riconoscere che il matrimonio
non è la sede univoca dell’espressione della sessualità, come ri
porta il documento, implica trarre poi alcune conseguenze e cioè:
è facile parlare di piacere orientato daH’amore e aH’amore quando il suo riconoscimento passa
per il matrimonio e coincide con
esso. Più complicato per coloro,
e sono ormai molti, uomini e
donne, i quali vivono soli (non
in solitudine) e che non hanno
come « valore » la condivisione
della quotidianità con qualcuno.
La sessualità può non essere così
vissuta con una persona unica,
scelta, in genere, nell’età della
giovinezza, che ci accompagna
per tutta la vita, ma esprimersi
nel fare dei tratti di strada insieme.
Il linguaggio
del sesso
Parlar di sessualità non è solo
preoccuparsi di come, perché e
con chi avere rapporti sessuali,
ma accettare la voce del corpo,
la sua capacità di vedere e dire
il reale. Non è da fraintendersi
con rimmediata espressione di
sé, di una naturalità che porta a
scambiare il proprio desiderio
come desiderio altrui. Il riconoscimento dell’« io », su cui tanto
discussero le donne, non coincide
con la pura ricerca del piacere,
caso mai si gioca sulla tensione
fra questo dato, questo bisogno
e un principio, un progetto, una
idea di sé e del proprio futuro.
Sembra facile detto così, basta
pensarci su un po’ per rendersi
conto della sua complessità.
Vedere col corpo è acquisire la
capacità di analizzare noi stessi,
guardandoci vivere nel corso della giornata (cosa si fa, cosa si
pensa mentre...) e capire, confessandocele, le nostre profonde esigenze. Per esempio, cosa chiediamo agli altri quando li incontriamo, in famiglia, sul lavoro, nei
gruppi...? Come ci presentiamo
di fronte a loro (forti, timorosi,
attivi, scherzosi...)? Cosa lasciamo vedere della nostra personalità e cosa desideriamo accuratamente nascondere? Il nostro
corpo esprime gusti, tendenze,
desideri, un’affettività insomma
che c’è sempre, anche quando
non si ammette, non si ascolta,
si reprime in modo conscio o inconscio. Sono energie che in una
maniera o nell’altra prendono
forma e se non le riconosciamo,
davvero possono rivelarsi distruttive, non rilassare l’individuo,
ma nevrotizzarlo, sciupando un
potenziale creativo. Non è il piacere di per sé ad essere distruttivo, è il non riconoscimento e
la sua infinita dilazione a caricare di aggressività.
Parlare di sessualità è imparare una nuova lingua, non un semplice linguaggio di comunicazione, uno fra gli altri. E’ semmai
il più profondo. Quello che smuove molto di noi, che racchiude
tutto il nostro passato in un attimo di presente infinito. Il movimento delle donne è stato un
buon interprete, ma ancora troppi pensano che sia una chiusura
di fronte a grossi nroblemi come
pace e droga, non cogliendo il
fatto che uno dei nodi oggi è
capire che cosa si sta a fare su
questa terra. E il senso della nostra vita ha una radice profonda
nel modo di vivere la sessualità.
E’ a questo livello che giochiamo col potere per provare la nostra forza sull’altro e poniamo
alternative di fedeltà, domande
rassicuranti, del tipo, ho bisogno di sapere che tu sei solo mio
o mia... In fondo la gelosia esprime questo bisogno assoluto di
un altro o un’altra per sapere
che contiamo qualcosa, al di là
dell’essere etero od omosessuale.
Il problema sono le risposte che
ognuno dà a tali domande fondamentali, sulle quali è strutturata la coscienza e soprattutto
l’inconscio.
Sono considerazioni che certo
valgono solo neH’ambito della società occidentale che esaspera
l’essere individuale, in competizione perenne coi suoi simili. Il
mondo orientale vede il soggetto
piuttosto come granello di un
tutto più vasto, ricompreso nella
ciclicità di epoche che si ripetono.
Non possiamo tuttavia cancellare la nostra storicità, cfuindi bisogna farci i conti. Nel caso, non
stancarsi di capire tutti gli aspetti dei rappòrti umani, in particolare fra uomini e donne. Non si
tratta di fare i sociologi. La consapevolezza di eventi e di comportamenti individuali e collettivi è il primo passo sulla via
del cambiamento ed un controllo
non è possibile senza conoscere i
meccanismi di funzionamento di
certe dinamiche.
Questa presa d’atto, però, ci
pone di fronte in modo secco al
nostro peccato, l’incapacità cioè
di essere diversi e nello stesso
tempo alla speranza di Dio, alla
possibilità che ci dà di ricominciare, dopo il pentimento, dopo
aver capito ed ammesso le ingiustizie che si compiono. Sapere e
accettare questo limite e nello
stesso tempo continuare a voler
cambiare la qualità dei nostri
rapporti interpersonali penso sia
l’unica strada da percorrere, senza ideologizzare nulla, senza ricette particolari, senza però neppure giocare a nascondino con
se stessi.
Bruna Peyrot
La « consultazione » delle chiese metodiste, che si è tenuta ad
Ecumene dal 31 maggio al 2 giur
gno con l’intervento di circa 130
fra pastori e laici provenienti
da 35 comunità sparse in tutta
Italia, è stata un’interessante e
stimolante iniziativa (la prima
di questo genere) di incontro li
bero e informale.
Sulla base di una relazione
presentata dal Comitato Permanente deirOpera per le Chiese
evangeliche metodiste in Italia
(OPCEMI), si è confermata la
volontà di dare sempre maggio^
re vigore al processo di integra^
zione valdese metodista (che è
una significativa e irrinunciabile
conquista ecumenica, e un’originale espressione della comune
testimonianza delle due chiese),
affinando e perfezionando gli
strumenti per la sua piena at-i
tuazione in alcuni aspetti che
necessitano di una ulteriore e
migliore definizione normativa
(funzioni di distretti e circuiti,
eliminando la scissione tra « spirituale » e « amministrativo » —
strumenti più adeguati perché
le chiese metodiste possano esprimere il proprio avviso nei
riguardi dei rapporti ecumenici
curati dall’OPCEMI — decentra-i
mento amministrativo). Si è vista con favore, ora che si è ormai definitivamente consolidato
il processo d’integrazione, la possibilità dì incontri diretti del
Comitato Permanente dell’OPCEMI, su questioni di sua competenza, con le comunità.
SI è altresì espresso il desiderio di un maggiore contributo
metodista nel contesto dell’integrazione, individuando modi e
luoghi opportuni per un adegua,to apporto alla comune riflessione. Tra le tematiche più caratterizzanti di questi ultimi anni è stata messa in evidenza la
incidenza della « cultura cattolica» nella gestione della cosa
pubblica e sul costume italiano,
cui si collega la riflessione in atto sulla natura dello « Stato ». E’
stata anche sottolineata l’importanza del laicato, da valorizzare
ulteriormente come tipica espressione della tradizione metodista, ed auspicato un più significativo apporto metodista
all’uso dei mass media e, in particolare, alla redazione del settimanale « La Luce ». Anche sulla
Facoltà dì Teologia si è espressa
l’esigenza di arricchire il dialogo
tra Riformati e Luterani inse-.
rendo, nella formazione teologica, la linea di pensiero e la tradizione storica metodista.
Sul problema finanziario si è
sottolineata la necessità di sensibilizzare i fratelli informandoli delle esigenze dell’Opera, tenendo conto delle varie proposte per l’incremento delle ofler
te e di proseguire nella ricerca
della massima redditività del patrimonio immobiliare, anche tenendo presenti i problemi sollevati dall’imposta INVIM che appare ingiusta e punitiva nei confronti delle nostre chiese, tanto
da mettere a repentaglio la stessa conservazione dell’attuale patrimonio immobiliare.
I partecipanti alla consultazione hanno espresso grande
gioia per la significativa ripresa
dei rapporti ecumenici intemazionali, in particolare col mondo
metodista, ed il desiderio che il
Comitato Permanente dell’OPCEMI prosegua e sviluppi tali
rapporti, intesi non solo come
possibilità di aiuti finanziari, ma
come scambi di esperienze tra
i metodisti italiani e le chiese
sparse in tutto il mondo, ed in
particolare con la famiglia metodista di Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
colloquio con I letto^
NON D’ACCORDO
Gent.mo Sig. Gardìol,
nel leggere, sul n. 24 de « La Luce »,
14 giugno, il suo » Punto di vista » ho
dovuto un paio di volte stropicciarmi
gii occhi e riieggere la testata del
giornale. Ma, purtroppo, era proprio
• La Luce » che stavo leggendo e non
« Il Manifesto »!
Mi spiegherà la prossima occasione
che cosa c’entri Gesù Cristo e la Chiesa Valdese o Metodista nelle sue personali considerazioni, e se ritenga onesto approfittare del senso religioso di
quanti si sono abbonati ai giornale di
cui Elia è uno dei redattori, ritenendo
di trovarvi un motivo di conforto e di
rinverdimento delia propria fede, per
propinare ioro triti motivi di propaganda della ultrasinistra itaiiana.
Ouelio che invece vorrei sapere da
Lei, che, come moiti dirigenti comunisti, dicono di ritenersi soddisfatti (i’uva
era evidentemente acerba) della percentuale del 45,7% raggiunta dai SI ,
è se, per tale modesto risultato e cioè
che la sinistra e la destra italiane,
riunite insieme in uno strano ma non
operante connubio, possono raggiungere il 45% dei votanti, fosse proprio
necessario che la dissestata economia italiana spendesse circa 300 miliardi. Non sarebbe stato preferibile
che tale somma fosse meglio impiegata per tentare di creare nuovi posti di
lavoro, per costruire nuove case, o almeno per migliorare la situazione economica del disoccupati che, come Lei
certamente non ignora, percepiscono,
per vivere onestamente, la risibile somma di L. 800 (ottocento) giornaliere?
Infine, per parlare di economia è necessario capirne qualcosa. Per esempio ritengo non inutile richiamare la
sua attenzione sulla circostanza che
anche nei paesi a socialismo reale,
se si vuol mangiare, si sono dovute
riscoprire le logiche della • iniziativa
privata » e del « profitto », mentre in
Italia siamo arrivati al punto in cui
siamo perché il sindacato, condotto
per mano dalla CGIL — ignorante o
troppo furba (ricordiamoci del tanto
peggio tanto meglio) — ha puntato
tutto sulla politica del salario « variabile indipendente » e sull’appiattimento dei compensi, cioè quello che Lei
pomposamente chiama i valori dell’eguaglianza e della solidarietà ».
Con i migliori saluti.
Reto Bonifazi, Terni
D’ACCORDO
Poiché sono un « valdese » che non
approva la politica nella chiesa (lasciando ovviamente piena e completa
libertà di pensiero e di azione ai singoli membri che hanno diritto a non
essere strumentalizzati) ho il piacere
di rallegrarmi vivamente nel constatare che il n. 24 de « La Luce » — del
14 giugno — tratta quasi esclusivamente di interessanti argomenti religiosi trascurando quelli politici che,
d’altra parte, ognuno può ampiamente
e largamente seguire sui quotidiani.
C’è nel predetto numero soltanto il
contenuto dei « Punti di vista » che è
indubbiamente una molto chiara ed
esauriente dissertazione sui risultati
del referendum del 9 giugno. E’ un
articolo che personalmente condivido
in tutto e per tutto, ma di poca o
nessuna utilità per i lettori del nostro
foglio in quanto (più o meno) le stesse
cose si erano già lette sui vari giornali fino dall’indomani delle votazioni.
Sarebbe veramente una gran bella
cosa se » La Luce » mantenesse questa
linea che potrebbe rappresentare una
preziosa opera di distensione e di ravvedimento generale con l’agognato (da
tutti i veri cristiani) ritorno alla concordia, alla fiducia, alla serenità e
schietta fratellanza In seno alle nostre
comunità.
Ferruccio Giovannini, Pisa
ANCORA SU TIP __________________
Caro Direttore,
non so chi sia l’autore — che si
firma tip. — del breve trafiletto "Una
rivincita per Valdo" (n. 20 del 17.5.85),
ma lo voglio ringraziare personalmente
per aver voluto aprirci uno spiraglio
sulle disavventure... poetiche dell’ineffabile monaco Inglese Walter Map! Nel
brano sulla « setta dei Valdesi » che ho
trascritto nel primo volume dell’Enchiridion Fontium Valdensium, (1958, pp.
122-124), tip. avrà certamente trovato
altre citazioni del 'Map tratte da Virgilio (« All’asino che gusta il cardo disdicevole è la lattuga ») e da Ovidio
(. .Fetonte che ignorava persino il nome
del suoi cavalli »), e spero che i luoghi indicati siano giusti. C’è solo un
fatto che ancora non si è potuto chiarire, per mancanza di documenti probanti: se Valdesio di Lione — per carità non Pietro ValdoI — fu probabilmente presente a Roma nel 1179 al III
Concilio Lateranense — dico « probabilmente » perché non se ne ha la certezza assoluta —, la stessa cosa non
si può dire di Vivete, il cui nome appare solo in un testo del 1218, nel
quale i delegati del 'Poveri di Lione e
dei Poveri dii Lombardia, riuniti a Bergamo per cercare di mettersi d’accordo su certe loro divergenze dottrinali,
si erano attardati a « disputare » se
Valdesio e il suo compagno Vìvete
erano sì o no in paradiso!
Giovimni Gönnet, Roma
4
4 vita delle chiese
28 giugno 1985
ECHI DELLA CONFERENZA DISTRETTUALE
Battesimo ecumenico
Nell’ultimo numero del giornale, nell’articolo « i soldi per
la chiesa », il pastore Platone
affronta uno dei temi che si sono discussi nell’ultima Conferenza Distrettuale di Rorà. Nelle righe che seguono, vorrei dare conto di un altro dei temi
della Conferenza Distrettuale,
che nelle pagine di cronaca è
stato già accennato (vedi gli
articoli di Mauro Pons e di
Piervaldo Rostan nel numero
del 14 giugno), ma che probabilmente richiederà di essere ripreso anche da altri punti di vista, diversi e complementari da
quelli che hanno potuto essere
visti in Conferenza.
Mi riferisco alla tematica che
è passata sotto il titolo « ecumenismo ». In realtà il gruppo
di lavoro della Conferenza distrettuale non ha avuto tempo,
spazio, strumenti, per affrontare il tema così complesso dell’ecumenismo. Dopo le dichiarazioni sinodali degli ultimi anni,
del resto, è più il tempo di una
riflessione, di una « digestione »
di quello che abbiamo detto, che
non il tempo di « inventare »
qualcosa di nuovo.
Il gruppo si è molto più semplicemente limitato a tentare di
dare una risposta ad alcuni problemi pratici suscitati nell’ambito degli incontri sui matrimoni misti, o interconfessionali,
che sono stati portati all’attenzione della Conferenza (e, in
campo cattolico, della Diocesi).
Se vedo bene, le domande che
vengono rivolte alle chiese riguardano due temi; quello più
appariscente, che si è definito
« battesimo ecumenico », e quello soggiacente, a nostro avviso
ben più profondo ed impegnativo: quello di una formazione
catechetica « ecumenica ».
Credo sia tempo di iniziare
una profonda riflessione su questo ultimo punto, per poter affrontare in modo costruttivo anche il primo.
Che cosa vuol dire una catechesi ecumenica?
Dico in modo volutamente ingenuo che cosa potrebbe essere
compreso con questa frase.
Insegnare ai bambini e ai giovani solo quello che la chiesa
cattolica e la chiesa valdese hanno in comune.
(Non sarebbe poco; ma sarebbe un modo molto limitativo di intendere l’ecumenismo).
Insegnare a bimbi e giovani
tutto quello che le due chiese
insegnano e credono.
(Sarebbe molto; e si correrebbe il rischio di proporre un
cumulo di credenze e visioni di
fede che confonderebbero anche
un adulto, e contrassegnate da
un limite obiettivo, di sincretismo).
C’è, penso, qualche modo diverso di intendere una « catechesi ecumenica », che già si va
facendo, e non solo verso i figli nati da matrimoni interconfessionali, ma con un tentativo
che vorrebbe coinvolgere tutti i
catecumeni.
Cercare di preparare i nostri
giovani prima ad una comprensione della problematica della
fede, poi al senso che ha il dirsi
cristiani nel mondo di oggi, poi
approfondire le varie maniere
storiche in cui la confessione di
fede cristiana si è manifestata
(non senza punti di partenza,
anche confessionali, non senza
un personale coinvolgimento
che, fin qui, non può che essere
segnato dalla partecipazione attiva ad una confessione cristiana reale, e quindi storica, ma
cercando di essere corretti nella informazione, autocritici nelle scelte che ognuno compie per
sé, rispettosi verso le manifestazioni di fede degli altri, anche
quando per motivi di coscienza
ci si trova a dover essere in disaccordo).
Non è un programma facile,
né è quello che vogliono bambini e adolescenti (e spesso neppure i genitori), che amano spesso certezze, punti di riferimento precisi. E tuttavia, stando attenti anche alle tappe distinte
della psicologia dell’età evolutiva, credo che vogliamo essere
partecipi di un programma educativo non dogmatico, aperto,
dialettico, anche se non crediamo che Si possa partire dal vuoto, e che al contrario si debba
sempre partire da una (o da
più?) comunità concrete, per
non aggiungere un ostacolo di
più al catecumeno, che ha bisogno di concretezza (non di dogmi, né di certezze indiscutibili).
Ma credo che questo programma, ora esposto in modo grez
zo, senza sfumature, e tutto da
studiare e definire, debba ancora fare i conti con realtà non
prese in considerazione in modo srafiìcientemente esplicito in
Conferenza.
La realtà di un cattolicesimo
composito, non univoco, che vede per esempio già da non pochi anni il fronte delle comunità di base affrontare non
senza problemi ma anche con
grande serietà e speranza il problema di una catechesi nuova;
nuova non tanto per contenuti
e forme, quanto per volontà di
aderenza al messaggio evangelico.
E la realtà di un mondo evangelico altrettanto sfaccettato, sia
nel quadro a noi più noto delle
chiese valdesi e metodiste, sia
nell’orizzonte dell’ecumene protestante, sia nella esperienza di
gruppi e chiese evangeliche che
sbrigativamente tacciamo di
« fondamentalisti », antiecumenici, conservatori.
In altre parole, ridurremmo in
modo comodo ma ingannevole
il problema, se ci limitassimo a
prendere in considerazione gli
esperimenti più consolidati e
più accettati di catechesi, per
un confronto di metodi, di presupposti, di finalità, e per giungere così, con soddisfazione di
tutti e di nessuno, ad una «catechesi ecumenica » che diverrebbe appannaggio di una piccola schiera di « privilegiati » dell’ecumenismo, mentre la realtà
che ci sta intorno continua ad
essere più variegata di quanto
non vogliamo ammettere, più
arretrata da un lato, forse più
mobile e più ricca di quanto non
appaia.
Con buona pace del BEM, de
gli incontri tra teologi, del lavoro teorico (utilissimo, ma non
isolato né isolabile dal contesto), una riflessione e una prassi nuova di catechismo, di scuola domenicale, di educazione familiare, di catechismo per adulti, potrà farci vedere che il problema del « battesimo » non è
un fatto sacramentale, non è un
punto di partenza per costruirvi sopra una catechesi, ma è al
contrario un fatto di obbedienza che si colloca sulla strada faticosa di un confronto con l’evangelo che non ammette scorciatoie, neppure sacramentali,
neppure «ecumeniche».
Sergio Ribet
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
La catechesi
ecumenica
Un importante incontro ecumenico e internazionale (francosvizzero-italiano) si svolgerà prossimamente a Torre Pellice, presso
la Foresteria Valdese, sul tema « La catechesi ecumenica », affrontato recentemente anche nella Conferenza distrettuale del I Distretto. Diamo qui dì seguito il programma dettagliato.
Sabato 13 luglio
ore 9 - Lettura biblica e Salmo,
1“ relazione : « Il gruppo ecumenico del SAE-Itaiia per una
catechesi ecumenica» (M. e G. Marcheselli).
2“ relazione: Past. André Honegger - Svizzera.
3“ relazione: Padre René Beaupère - Francia.
ore 12.30 - Pranzo.
ore 15.30 - Ripresa dei lavori:
— Approfondimento di alcxme tematiche emerse dalle rela
zioni del mattino e scelte dalle coppie presenti.
— Puntualizzazione del programma per la domenica,
ore 19.30 - Cena.
ore 20.45 - Tavola Rotonda:
«Esperienze di catechesi ecumenica in Francia, in Svizzera
in Italia », con la partecipazione di René Beaupère e André
Honegger.
Domenica 14 luglio
mattino ; partecipazione al Culto e alla Messa,
pomeriggio; problemi aperti e prospettive di lavoro,
ore 17: chiusura e partenza.
— Chi lo desidera, può consumare il pasto presso la Foresteria
avvisando per tempo; pasto singolo L. 8.000.
(Foresteria Valdese, tei. 0121/91.801; Coniugi Cavagnero, tei.
0121/21.685).
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Le scuolette di Massello
Domenica 30 giugno
□ BAZAR
LUSERNA SAN GIOVANNI — Nella
Sala Albarin della Casa Valdese, alle
ore 15. BAZAR organizzato dalla Società di Cucito " Le Printemps » con
esposizione-vendita di lavori femminili e servizio di buffet.
_____Domenica 7 luglio
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Con inizio alle
ore 14.30 nei locali delia Casa Unionista si tiene l'assembiea del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. La riunione è aperta a tutti gli
interessati.
MASSEIXO — Il Concistoro
nella sua ultima riunione del
7/6/’85, vista la situazione di relativo abbandono di alcune scuole di quartiere, ha deciso di impegnarsi nel loro recupero lanciando un appello a tutta la Comunità ed ai fratelli che sono
interessati per contributi di idee,
di lavoro volontario e di carattere finanziario, per far sì che
un patrimonio culturale così importante per la nostra comunità
non vada perduto. Espongo brevemente la situazione generale
delle 10 scuolette di proprietà
del Concistoro; innanzitutto
quelle che sono attualmente in
buono stato di conservazione :
Balziglia, Roberso, Porte e Deidiero; la prima funziona da museo e posto tappa per la G.T.A.,
le altre tre furono a suo tempo
ristrutturate ed ora sono cedute in affìtto a terzi.
Le scuole di Grangiadidiero e
Ciaberso sono state conservate
cosi come erano e sono in buone condizioni, quella di Gran
giadidiero funziona occasionalmente come centro di incontro
per la popolazione e fu riparata
recentemente grazie ad ima colletta organizzata da Suor Ermellina. Ed arriviamo finalmente alle scuolette che il Concistoro ha deciso di riparare; Grosso Passet necessita del rifacimento del tetto e del soffitto,
Roccias deve essere ripulita a
fondo ed imbiancata, quella di
Brualacomba necessita del rifacimento completo del tetto.
Un discorso a parte merita la
scuola di Campo la Salza che è
giunta ad uno stato di degrado
quasi irreparabile se non con
un impegno finanziario che il
Concistoro non è in grado di affrontare, infatti il tetto è parzialmente crollato e la parete
sud minaccia di cadere. Per quest’ultima scuoletta data la citata scarsità di fondi disponibili
pi obabilmente si dovrà decidere per la sua alienazione e per
il momento comunque rimane
fuori dal programma di recupero.
Vi è un altro motivo oltre a
quello affettivo che ha spinto il
Concistoro ad impegnarsi nell’opera di recupero delle scuolette di quartiere ed è il fatto
che comunque questi edifìci sono dei piccoli locali pubblici presenti nei vari quartieri che possono essere usati come luogo di
incontro comunitario durante la
bella stagione.
Tutti coloro che sono disponibili per qualunque tipo di contributo e soprattutto in questa
prima fase per contributi di
idee, sono pregati di rivolgersi
ad un qualsiasi membro del Concistoro.
Culto al Bagnòou
ANGROGNA — Domenica 30,
ore 10.30, culto di S. Cena italofrancese e rievocazione della
Bibbia di Olivetano. Alle ore 15,
culto al Bagnòou con i trombettieri valdesi.
Ospiti e visite
FERRERÒ — Il mese di maggio ha rappresentato un periodo
di attività comunitarie intenso.
Domenica 5 maggio si è svolto
il bazar, che ha avuto un esito
positivo. Domenica 12 la comunità ha ricevuto la visita del pastore Giovanni Peyrot e signora. Il pastore Peyrot ha tenuto
i culti a Maniglia e a Ferrerò,
e la comunità esprime gratitudine per il suo messaggio.
• Domenica 19 la corale ha
partecipato al culto ad Angrogna e alla festa di canto a San
Secondo. Contemporaneamente
la corale di Pinerolo era a Ferrerò per il culto, tenuto dal pastore Ayassot, e per il pranzo.
• Domenica 26 maggio è stata
ospite della comunità la corale
municipale di Mont-sur-Rolle,
che ha tenuto un concerto a Maniglia.
• E’ mancata la signora Amandina Ribet ved. Giai-Checco di
Maniglia. La comunità esprime
la sua simpatia fraterna ai parenti.
INCONTRO ITALO - FRANCESE Per chi non avesse ancora deciso per un soggiorno al mare la
AL COLLE DELLA CROCE DOMENICA 21 LUGLIO Casa Balneare Valdese
Programma: di Borgio Verezzi
ore 10,30 - Culto presieduto dai pastori Pasquet e Clavoud (C.so Italia HO - 17022 Pietra Ligure)
ore 14,30 - Rievocazione storica sulla revoca dell’Edit- to di Nantes (300° anniversario) ha disponibili alcune camere familiari per luglio e 2“ quin- dicina di agosto. Per informazioni telefonare allo 019/611907. Costo: L. 33.000 a persona
5
vita delle chiese_5
28 giugno 1985
MILANO 15-16 GIUGNO ■ CONFERENZA DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE DEL SECONDO DISTRET^
In mezzo ai nostri sbagli confessare
la nostra fede e la nostra speranza
Uno sguardo sull’attività del 2° Distretto con
un particolare approfondimento su alcuni temi di intensa attualità
Un ambiente cordiale, la partecipazione attenta e continua
di molti membri delle chiese di
Milano, una buona presenza ^
delegati delle chiese dell’Italia
settentrionale e della Svizzera
(per la precisione 102 partecipanti) e un ottimo seggio presieduto da Salvatore Ricciardi; queste
le condizioni che hanno facilitato lo svolgersi dei lavori. Eppure le previsioni della vigilia non
erano molto buone: la maggioranza dei membri della Commissione Esecutiva Distrettuale
(CED) proponevano le dimis
sioni, per motivi diversi; durante ranno alcune chiese (in parti-,
colare Como e Torino) avevano
avuto momenti difficili; e le decisioni da prendere su alcuni
problemi non erano semplici. Ci
è stato dato, in mezzo ai nostri
sbagli, di confessare la nostra
fede e di parlare della nostra
speranza — e a questo ci hanno aiutati in modo particolare
il pastore Becchino, nella sua
predicazione domenicale, e la
commissione d’esame (formata
da Alfredo Berlendis e da Pina
Garufi), attiva e sempre vivace.
Sette temi
Sette i temi principali discussi. Innanzitutto si è parlato dei giovani, partendo da un
progetto preciso (il cosiddetto
« Progetto Torino ») iniziato
l’anno scorso per cercar di intervenire nella dispersa situazione
di una grande città e che ha dato
buoni risultati; la conferenza ha
però ritenuto che ifon ci si potesse limitare a parlare dei prò
getti iniziati ed ha chiesto a
tutte le chiese di affrontare i
problemi sollevati da un incontro su ’’condizione giovanile e
predicazione evangelica” e che
erano in gran parte rimasti senza risposta: questi problemi —
si è detto in sostanza — non devono essere lasciati cadere, e
sono compito di tutta la chiesa.
Poi si è passati ad esaminare
le relazioni delle « opere » del
distretto; il tempo per q.uesto
spesso è molto poco e si rischia
di approvare senza conoscere,
senza che un effettivo controllo
sia possibile da parte delle chiese; perciò un odg chiede che
nel futuro a rotazione ogni opera sia esaminata dettagliatamente.
Alcuni istituti si occupano d^
gli anziani; ma degli anziani bisogna occuparsi solo parlando
degli istituti? La conferenza ha
sentito la necessità di approfondire la questione, insistendo anche sul concetto della ’’diaconia
leggera”, ed ha chiesto un convegno sulla pastorale degli anziani da indire nel corso del
prossimo anno ecclesiastico.
L’anno scorso si era discusso
a lungo sullo « straniero che è
dentro le nostre porte»; continuando la riflessione sui nostri
rapporti con gU stranieri che
sono tra di noi si è cercato di
stilare una piccola « carta del
nostro operare» in cinque punti (la vocazione delle chiese, la
solidarietà pratica, i contatti
con le strutture pubbliche, le
iniziative politiche ed i diritti
dei lavoratori stranieri, la collaborazione con la CEvAA).
Quinto punto, la sistemazione
del ’’campo di lavoro”, la situazione delle chiese. Molti pastori
ci lasciano, e li abbiamo salutati
con affetto; alcuni entrano in
emeritazione, altri continuano il
loro lavoro ritornando nei loro
paesi di origine. Ci hanno dato
molto; li ricorderemo a lungo.
In alcune chiese contrasti interni
hanno caratterizzato quest’anno
di vita; per Torino esiste un ricorso al Sinodo sui rapporti tra
la chiesa e una famiglia impegnata nella direzione di un’opera (e la conferenza non ha ritenuto di dover occuparsene direttamente); per Como invece,
dove contrasti interni hanno
portato alle dimissioni del pastore, la conferenza ha discusso a lungo, ascoltando interventi dei delegati della chiesa che
ci hanno detto della loro speranza di poter ricostruire una
fraternità, ed ha votato un ordine del giorno che pubblichiamo a parte.
Sulle finanze due odg, che tengono conto del diverso modo con
cui le chiese valdesi e le chiese
metodiste si presentano da questo punto di vista alla conferenza, cercano di esprimere un’au
tocritica su quello che ad alcuni sembra essere un disinteres
se (o comunque ima trascuratezza). Insomma, dicono i due
ordini del giorno, si deve fare (e
si può fare) molto di più! Ma
notiamo anche, sul tema delle
finanze, un invito a studiare, come ha già fatto il primo Astretto, il problema dell’obiezione fiscale alle spese militari.
Tnfinp i membri della conferenza si sono molto rallegrati
per le notizie che vengono da
molti circuiti di un vivo interesse per la predicazione; questo si esprime anche nel desido
rio A molti di Aventare preAcatori locali. Nello stesso tempo
però è stato espresso da più
parti un disagio per una specie
di carenza A comumcaziom tra
la Commissione Permanente
Studi (il ’braccio teologico” che
dovrebbe aiutare i responsabili
locali) e i sìngoli circuiti. Cosi,
a stragrande maggioranza, una
Giovani
• La Conferenza, avuta conoscenza del lavoro svolto per
la realizzazione del progetto Torino e dei buoni risultati finora
conseguiti, ne approva il proseguimento per il prossimo anno
ecclesiastico.
• La Conferenza rileva che,
salvo pochi casi, le indicazio
m e i documenti emersi nel Convegno su « Condizione povanile
e predicazione evangelica» del
marzo 1984 non hanno avuto riscontro a livello locale; sollecita
le chiese affinché affrontino il
problema, in collaborazione con
la FGEI e i gruppi giovanili, in
modo che sia possibile riprendere la tematica alla prossima
Conferenza.
Opere e chiese
• La Conferenza delibera di esaminare dettagliatamente o
gni anno, a rotazione, la relazione morale e amministrativa di
almeno una delle Opere del Distrette secondo le indicazioni
della Commissione Esecutiva
Distrettuale.
• La Conferenza, informata del
travaglio in cui sono venuti
a trovarsi la chiesa di Como e
il past. Gianni Bogo, che ha portato alle dimissioni di quest’ultimo dal suo incarico; consapevole
altresì della possibilità che si Im
traprenda un cammino nuovo
sotto il segno del perdono di Dio
in Gesù Cristo; esprime la propria partecipazione a tutti quanti sono venuti a trovarsi in situazione di divisione e di soffp
renza; prega affinché la grazia
di Dio possa sovrabbondare dove il peccato è abbondato; e rivolge alle chiese e ai pastori
tutti l’invito a vivere gli uni per
gli altri in fraterna solidarietà
«portando i pesi gli uni degli
altri» (Galati 6: 2).
Dagli atti della Conferenza
Anziani
• La Conferenza dà mandato
alla CED di operare affinché,
in collaborazione con il Dip.
Diac., si indica un Convegno affila pastorale degli anziani. Convegno cui siano invitati non solo coloro che lavorano in opere
rivolte all’assistenza agli anziani,
ma anche rappresentanti delle
chiese.
Stranieri
• La Conferenza, dopo l’esame
e il successivo dibattito sui
risultati delle attività delle chiese e dei Circuiti in merito al
tema della «settimana della libertà » (« lo straniero che è dentro le tue porte»):
a) ricorda alle chiese la loro
vocazione all’accoglienza verso i
fratelli migranti, molti dei quali
evangelici, che si avvicinano alle
nostre comunità; « fui forestiero
e mi accoglieste» (Matt. 25; 35);
b) le impegna anche ad una
solidarietà pratica secondo le
locali possibilità (veA ad es. il
lavoro della Commissione valdese e metodista A Milano) senza
tralasciare, per quanto riguarda
gli studenti stranieri, ogni possibile aiuto concreto nell’ambito
della loro formazione culturale
e professionale anche se in vista
di un loro ritorno al paese d’origine;
c) propone alle cWese di
prendere contatti con gli enti
locali per verificare quali strutture pubbliche per l’assistenza ai
migranti (a livello di tutti i servizi sociali) esistano già ed eventualmente di impegnarsi per
favorirne la promozione;
d) chiede al Sinodo di mantenere e rafforzare l’impegno
delle nostre chiese nella FCEI
soprattutto perché si intensifi
chi il nostro contributo alle iniziative politiche che chiedono al
Parlamento di discutere e approvare al più presto una legge
che impedisca ogni sfruttarnento e garantisca e regolarizzi i diritti dei lavoratori migranti nel
nostro paese, secondo le linee
proposte dal Servizio Migranti
della FCEI stessa, ivi inclusa l’esigenza A allargare il riconoscimento dei diritti dei rifugiati politici a chi proviene dai
paesi africani ed asiatici;
e) ritiene che vada potenziato il nostro apporto alla CEvAA
(Comunità Ev. di Azione Apostolica) per la promozione ed il
sostegno di progetti di sviluppo
nei paesi del Terzo Mondo.
Finanze
• La Conferenza prende atto
che gli impegni pervenuti
dalle chiese valdesi del Distretto
per l’anno 1986 sono stati di L.
461.745.000 contro una richiesta
della Tavola per il nostro Distretto A L. 503.500.000 (disavanzo L. 41.755.000). Invita le
chiese valdesi a rivedere il proprio impegno finanziario per adeguarlo alle richieste della Tavola, segnalando loro che una
contribuzione inferiore alla richiesta si ripercuoterebbe necessariamente sul trattarnento
economico dei diaconi e dei pastori.
• La Conferenza, prendendo
atto che le chiese metoAste
del Distretto, nella riunione dei
cassieri, hanno assxmto per Tanno 1986 un impegno contributivo maggiorato rispetto al 1985
fra il 10 e il 15%. ricorda anche
alle chiese metodiste che ogni
decisione in materia contributiva si ripercuote necessariamente sul trattamento dei diaconi e
dei pastori.
Obiezione fiscale
• La Conferenza, in riferimento alla riflessione avviata da
alcuni anni nelle nostre chiese
e alle prese di posizione espresse negli ultimi Sinodi sui temi
della pace e del disarmo, invita
le chiese a stuAare il problema
della obiezione fiscale alle spese
militari ed a verificarne l’applicabilità nelle rispettive situazioni;
dà mandato alla CED di mettere
a disposizione delle chiese la riflessione svolta dalla Commissione Pace sugli aspetti teologici, etici e tecnici del problema.
Predicatori locali
• La Conferenza sottolinea, la
opportunità di una maggiore
collaborazione fra i Consigli di
Circuito e la Commissione Permanente Studi per la preparazione dei predicatori locali, nello spirito delTart. 18 del Regolamento sui Ministeri.
Ringraziamenti
• La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria
della CED per Tanno 1984/85 e
rivolge un fraterno ringraziamento ai suoi componenti, ed in
modo particolare al suo presidente, past. Giovanni Bogo, per
il prezioso servizio.
• La Conferenza ringrazia il
past. Gustavo Bouchard e il
past. Alessandro Vetta che entr^
no in emeritazione, per il servizio dato durante il loro ministero ed in particolare per il lavoro svolto nel nostro Distretto.
La Conferenza si augura che essi possano ancora esprimersi
nel gioioso servizio al Signore.
• La Conferenza ringrazia e
saluta con affetto i pastori
maggiore collaborazione è stata
richiesta.
Accenni
Il tempo non ci ha permesso
di Ascutere di più alcune questioni che a molti sembravano
importanti. Si è solo accennato
alla necessità A approfondire
— e non solo in conferenza —
alcuni aspetti della nostra vita
spirituale (battesimo, matrimonio) legati al fatto che non viviamo soli: le questioni ecumeniche assumono sempre più rilevanza e non è bene che siano
accantonate per quando avremo
tempo. Così anche da alcuni è
stato chiesto che si affrontasse
il tema della preparazione dei
monitori; certo, non sono solo
argomenti di conferenza Astrettuale. I circuiti hanno molta
carne al fuoco per i loro programmi futuri.
Poi, come ultimo atto, le elezioni: una discussione abbptanza vivace sulle incompatibilità
per l’elezione del rappresentanti
all’assemblea della federazione
A quest’autunno e una ricerca
fìifficiiR per i membri della nuova CED, rinnovata nei suoi tre
quinti. Si è ringraziato in modo
particolare Giovanni Bogo, presidente uscente, per il suo prezioso servizio.
Eugenio Rivoìr
Jonathan Dean, Ruben Artus e
Guenther Leibbrand, che lasciano il Distretto per rientrare nei
loro Paesi di origine.
Elezioni
• La Conferenza decide di ritenere non applicabile Tart.
21 dei Regolamenti (RO. 2) per
l’elezione dei rappresentanti all’assemblea della FCEI.
• La Conferenza elegge a scrutinio segreto i rappresentanti all’Assemblea FCEI. Risultano eletti; per la rappresentanza
valdese; Eugenio Rivoir, Franco Giampiccoll, Marco Rostan,
Giovanna Pons, Daniele Garrone, Maria Bonafede, Laura Leone, Alfredo Berlendis, Roberta
Peyrot, Thomas Soggin, Maria
Gìrardet Soggin. Supplenti: Guido Colucci. Renzo Turinetto, Lidia Casonato, Giuliana Gandolfo, Christian Gysin, Erica Armand Pilon Martini.
Per la rappresentanza metodista risultano eletti: Paolo Sbaffi, Laura Carrari, Franco Becchino, Valdo Benecchi, ClauAo
Martelli, Monica Becchino. In seconda votazione risulta eletta
Gabriella Gianello. Supplenti; Emanuela Laub, Valeria Costa.
Renato Di Lorenzo, Lucio Schirò
e Armando Palazzino.
• La Conferenza elegge a scrutinio segreto i membri della
CED. Risultano eletti: Eugenio
Rivoir presidente, Umberto Beltrami vicepres., Roberta Peyrot
segretaria, Paolo Gay e Renato
Di Lorenzo membri.
• La Conferenza elegge a scrutinio segreto un deputato al
Sinodo. Risulta eletta Maria Pia
Sbaffl Guerrinì. Supplente Giovanna Gandolfo.
• La Conferenza elegge a scrutinio segreto i membri della
Commissione d’Esame sull’operato della CED. Risultano eletti
Gino Conte e Mario Campagnolo.
Supplenti Paolo Bogo e Daniele
Garrone.
6
6 obiettivo aperto
28 giugno 1985
Í4-V»
I FIGLI DELLA SCIENZA
Li chiamano « bambini ad alta tecnologia ». La loro
mamma è la scienza perché sono concepiti in laboratorio.
Oggi, nel mondo, ci sono 2^0.000 bambini nati per inseminazione artificiale. Le coppie sterili sono circa J/4 nel
mondo occidentale. Nel 40% dei casi la sterilità della
coppia è dovuta alla sterilità maschile. Per superare il
grande ostacolo della sterilità la biologia moderna ha
trovato strade scientifiche nuove impensabili sino a ieri,
legate all’inseminazione artificiale. Ma altri esperimenti
sono in corso.
Dopo la sessualità senza procreazione siamo arrivati
alla procreazione senza sessualità. A partire da qui nascono nuovi problemi di ordine medico-biologico, giuridico, etico. Un recente sondaggio realizzato in Francia
dimostra che sono ormai migliaia le donne disposte ad
"affittare” il proprio utero per fecondare l'uovo di una
donna sterile. A Sara che era sterile era venuta in soccorso una serva. Il superamento della sterilità è un tema biblico. Ma questo superamento è soprattutto visto
come promessa, attesa. E forse volere gestire questa
promessa e questa attesa insita nell’esistenza stessa della persona umana è il più grande peccato del secolo.
In concreto come risponde la scienza moderna alle
domande delle coppie sterili che desiderano avere un figlio “loro", sangue del proprio sangue? Quali sono le
principali metodiche medico-biologiche per l’inseminc
zione artificiale? E quali sono i problemi che insorgono
sul piano legislativo: di chi è figlio il bambino nato da
uno spermatozoo extra coppia coniugale che feconda
l’ovulo della coppia sterile? Quali sono i problemi etici
legati a questo nuovo allargamento di possibilità offerteci dalla scienza? Sentiamo che come credenti, uomini
o donne, il tema ci riguarda. Più che risposte abbiamo
cercato di avviare una prima riflessione che trova riscontro in questa doppia pagina. Essa riflette in gran parte l’introduzione ad un dibattito svoltosi, recentemente,
a Torre Pellice e che ha visto la partecipazione di oltre
150 persone.
Come forse i lettori sapranno la Chiesa cattolica si
è dichiarata contraria a tutte le forme di inseminazione
artificiale. Di fronte al rapido sviluppo delle tecniche di
fecondazione e di tutte le numerose possibilità offerte
dalla scienza ogni sistema culturale, compreso anche
quello femminista, risulta impreparato a fornire risposte esaurienti. Certò la condanna è una risposta. Anche
il silenzio, l’ignorare il problema, può essere una rispo
sta. Ma non è questa la nostra risposta che invece deve
maturare nell’ascolto delle ragioni che conducono al ricorso delle tecniche moderne di fecondazione. Siamo di
fronte ad un “novum” nella storia dell’umanità. Non
esistono precedenti. Su tutti gli altri problemi dell’esistenza umana — aborto, suicidio, eutanasia — esiste
un’esperienza dì secoli. Qui invece entriamo in una
nuova dimensione della fondazione della vita. Se in
questa nuova dimensione non c’è più spazio per l’amore allora tutto si riduce ad una pura manipolazione genetica le cui conseguenze possono essere terribili per
l’umanità intera. Non si dimentichi poi il fatto che il
“desiderio genitoriale” può trovare nell’adozione — in
Italia purtroppo mortificata da una legislazione esageratamente complessa — e non .solo nelle tecniche di
laboratorio, una piena e soddisfacente soluzione che
riassume in sé il rispetto per la vita e l’amore per il
prossimo.
Sono dunque tutti spunti per continuare a pensare, a riflettere e a capire senza — come ci hanno ricordato alcune donne presenti al dibattito — strozzare fin
dall’inizio la discussione per ricondurla in schemi ideo
logici prefissati.
Giuseppe Platone
Nel nostro paese non è agevole precisare quale sia la condizione giuridica propria dei soggetti in relazione tra loro nei
casi di « inseminazione artificiale ». Manca infatti una legislazione in proposito; ma proprio per
questo occorre orientarsi in materia e cercar di capire il mutamento delle regole del nostro
comportamento per via di questo « nuovo modo di nascere ».
Sembra necessario riconsiderare da capo lo status stesso delle persone coinvolte nel fenomeno della « nascita »: genitori e
discendenti.
Tutto il bagaglio culturale al
riguardo infatti è maturato, e si
è sviluppato anche sul piano del
diritto, rimanendo condizionato
dal fatto che vi era un solo modo di nascere: quello, pur aleatorio. conseguente ad una congiunzione sessuale tra un uomo
ed una donna. Di fronte alle
nuove tecniche genetiche di laboratorio, non è più cosi. Oggi
v’è im altro modo di nascere; e
ciò sconvolge tutto il sistema
culturalmente predisposto circa
i rapporti tra soggetti, lo stato
delle persone, la terminologia
con cui abitualmente individuiamo i concetti; ed incide sulla
morale.
Occorre anche riaffermare una
distinzione fondamentale, che
Tordinamento valdese pone in
modo preciso. Il matrimonio è
una cosa; e la famiglia ne è una
altra (DOM/1971, artt. 4/7). Quello è determinato da una scelta
volontaria; questa da un fatte
eventuale: la nascita della prole. Quello realizza la coppia;
questa assicura la riproduzione
della specie. Si tratta di due
istituzioni fondamentali della
condizione umana che vanno vissute, anche se tra le stesse persone, in vista dei fini diversi.
Anche nel diritto italiano se si
riconosce la famiglia fondata sul
matrimonio (Cost. a. 29), è pur
vero che anche la condizione dei
Interrogativi giuridici
figli naturali è pienamente tutelata (id. a. 30). Si può quindi affermare che nel nostro paese
Tapplicarsi della coppia al processo riproduttivo innesta l’istituto della famiglia nel regime
matrimoniale o non matrimoniale della convivenza tra due
persone di sesso diverso.
Nuova posizione per
genitori e nascituri
Ciò premesso occorre convenire che oggi di fronte al fatto
nascita, sia coloro che tradizionalmente si è abituati a chiamare « genitori », sia i « nascituri »,
si trovano in una posizione nuova. Infatti gli atti di per sé idonei alla riproduzione umana
non sono oggi più solo legati alla copula tra persone di sesso
diverso. Il laboratorio può supplirvi con una fecondazione in
vitro altrettanto precisa ed aleatoria (im 30%) di quella che avviene nelle tube di Falloppio.
Allo stato attuale della ricerca
scientifica, un periodo di coltivazione endouterina ed il conseguente parto, sono ancora indispensabili per la nascita del corpo di una nuova persona (non
deir’io’, che si renderà manifesto
abitando quel corpo). Ma la fecondazione, l’unificazione cioè
dell’uovo e del seme può avvenire alla luce del sole, in vitro
sotto un preciso controllo scientifico. L’embrione si forma lì.
L’incontro dei gameti stabilisce quale corpo avrà la nuova
persona che potrà nascere e vivere seguendo la programmazione genetica che lo avrà predisposto.
Il nascituro viene pertanto a
presentarsi come nuova persona
prima ancora di essere conside
rato « figlio »; di qui un eventuale mutamento di status che
può esser determinato dal nuovo modo di nascere.
Se si va ai casi che si sono
già verificati, si deve tener conto
che l’embrione predisposto in
vitro può anche essere ibernato
e tenuto a disposizione di quei
genitori che, in caso di fecondazione omologa, desiderino aver
un « figlio » concepito nella loro
giovinezza per allevarlo in età
più matura. Il caso appare legittimo. Ma essi possono premorire alla gestazione. In tal caso il
nascituro eventuale potrà essere erede? anche se per venire al
mondo dovrà valersi di un utero
alieno? Il caso si pone.
Si trae invece Timpressione
che gli istituti della filiazione
legittima ed illegittima, del riconoscimento e della legittimazione dei figli naturali debbano
mantenere la loro valenza, perché sono legati alla fecondazione omologa od eterologa delTuovo materno.
Figli adulterini potrebbero essere considerate anche le perso
ne nate da donna nubile inseminata artificialmente con seme di
un uomo sposato. E del pari
vien fatto di chiedersi quale
debba esser lo stato del nato da
donna sposata inseminata artifi-i
cialmente con seme di uomo diverso dal marito.
Adozione?
Questi casi inducono a valutare in modo possibilista e diverso l’istituto dell’adozione. Un figlio della moglie nato con seme
eterologo, per il marito, è diverso da un figlio adottivo? Il cosiddetto «padre» si presenta solo
come un allevatore. Ed un figlio
prodotto da un’inseminazione di
un uovo di altra donna da parte
del seme del marito, ma coltivato nell’utero della moglie, è per
quest’ultima diverso da un adottato?
Ed ancora un figlio partorito
dalla moglie, ma prodotto da
una fecondazione artificiale eterologa cui partecipa il marito,
è ancora da considerare «legittimo» perché i nati da donna
maritata portano il cognome del
marito? Sono tutti casi che inducono a rifiettere sui concetti e
la terminologia usati nel perìodo di tempo in cui v’era un solo
modo di nascere.
Se si considera la figura del
« padre », egli è pur sempre e
solo l’inseminatore. Questo è lo
elemento qualificante sia nel caso di inseminazione omologa che
eterologa.
Quanto alla « madre », se si
dovesse stare ai concetti oggi
correnti, non sarebbe più tanto
certa. Col conforto dei dati
scientifici di cui si può disporre,
sembra si possa precisare che
la madre resta la genitrice: la
donna cioè che ha fornito l’uovo che è stato fecondato. L’altra,
quella che presta la mucosa del
proprio utero per l’aderenza e
lo sviluppo dell’embrione, alla
formazione del quale non ha
partecipato, non può essere considerata « madre »; è solo la
« portatrice », una pre-balia se si
vuole. E’ vero che anche la coltivazione endouterina del feto
influisce sul comportamento del
nascituro; ma si tratta di eventuali complessi psicologici che
possono correggersi.
Da ultimo vien fatto di chiedersi se la donazione del seme
maschile possa esser un dato
sufficiente per rivendicare la paternità quando sia avvenuta anonimamente o sia mancata la vo
lontà di generare, oltre a quella
di far generare, una nuova persona.
I figli non si hanno
ma si fanno
Ed infine v’è da valutare che
con la fecondazione artificiale,
come già avviene spesso oggidì
con quella sessuale, non « si
hanno » più figli: i figli « si fanno ». Nei rapporti di convivenza familiare pertanto, la posizione dei figli viene a sovrastare quella dei genitori o degli allevatori. Un figlio è una nuova
persona, non un giocattolo per
uso dei genitori. Par nascere ed
allevare è una realtà da gestire
con elevato senso di responsabilità. Stona oggi sentir dire
« mio figlio »! Occorre rifiettere
che il rapporto di possesso spetta al figlio che mantiene il diritto di dire « i miei genitori ».
Sono i figli ad assumere il primo posto nei rapporti familiari.
Sempre più la riproduzione umana diviene un fatto volontario, per cui l’accentuazione significante si sposta dal fattore
riproduttivo a quello educativo,
dalla soddisfazione di aver assicurato la discendenza, all’impegno di preparare adeguatamente alla vita un futuro adulto.
E’ come tale che un figlio va
pensato prima ancora che nasca.
Concludendo parrebbe logico
che scienziati e legislatori, politici e magisteri ecclesiastici, debbano limitarsi a prendere atto
che la riproduzione della specie umana è una cosa troppo
seria e personale per sottoporla alla loro volontà sottraendola alla libera disponibilità della
coppia, quali che siano gli atti
di per sé idonei alla bisogna, che
questa vorrà determinare nell’adoperarvisi.
Giorgio Peyrot
7
28 giugno 1985
obiettivo aperto 7
Le tecniche usate
i casi previsti
Non è facile dare un quadro sintetico del nuovo panorama della fecondazione artificiale. Ci riesce a nostro avviso Salvatore GarzarelH di cui riportiamo la parte iniziale di un articolo comparso
su « Rinascita » il 17 nov. 1984,
La biologia ha creato nuovi
concetti di nascita e di genitori,
così in fretta che neanche il vocabolario ha dei termini appropriati per definirli. Come potremmo infatti chiamare una
donna che gestisce una gravidanza ottenuta con l’uovo di
un’altra donna? In termini biologici ormai si fa ricorso a formule tipo Xm-ì-Yd con la che
Ymol dire donna inseminata artificialmente con seme di donatore; Xd + Yp con Fiv: donna con
uovo di donatrice fecondato in
provetta con il seme del marito; ma la formula più difficile è
la seguente: Xi -f- Ÿ2 con Fiv:
donna con uovo di donatrice fecondato in vitro con seme di donatore, il che vuol dire avere
cinque genitori: due padri e tre
madri.
Vediamo un po’ più da vicino
quali siano a tutt’oggi le tecniche usate per risolvere i problemi della sterilità.
Inseminazione artificiale con
seme di donatore: questa tecnica, iniziata negli anni sessanta,
è ormai largamente diffusa in
tutto il mondo. Si possono verificare quattro evenienze in cui
utilizzare il seme del donatore:
1) padre sterile: si feconda la
madre con sperma del donatore; 2) madre sterile ed infertile
— cioè incapace di concepire e
di portare a termine una gravidanza —; si feconda con il seme del padre una donna che dona l’uovo e porta a termine la
gravidanza; 3) madre e padre
sterili — la madre è in grado di
gestire una gravidanza —: in tali casi la madre gestisce un uovo donato e fecondato con il seme di un donatore; 4) madre sterile: la madre gestisce un uovo
donato e fecondato con il seme
del padre
Per la fertilizzazione in vitro,
cioè la fecondazione in provetta di un uovo, si possono verificare otto evenienze: 1) madre
fertile ma incapace di concepire: si preleva un uovo alla ma
dre e si feconda in vitro con lo
sperma del padre; 2) padre sterile e madre fertile, ma incapace di concepire, cioè, di fertilizzare l’uovo: si preleva un uovo
alla madre e si feconda con lo
sperma di un donatore; 3) madre sterile ma capace di gestire
una gravidanza: la madre gestisce un uovo donato e fecondato
con il seme del padre; 4) padre
sterile e madre sterile, ma in
grado di gestire una gravidanza:
la madre gestisce un uovo donato e fecondato con sperma di
donatore; 5) madre sterile e infertile: si feconda un uovo donato con il seme del padre e
l’uovo fecondato è gestito da
un’altra donna; 6) padre e madre sterili: uovo donato, fecondato con il seme di un donatore
e gestito da un’altra donna (è
il caso dei 5 genitori: 2 padri e
tre madri); 7) madre infertile,
cioè incapace di gestire una gravidanza: si procede alla fecondazione in provetta dell’uovo
materno con il seme paterno e
l’uovo fecondato è gestito da
una donna che, per così dire,
« presta » l’utero; 8) madre infertile — cioè incapace di gestire la gravidanza — e padre sterile: l’uovo materno è fecondato in vitro con sperma di donatore e la gravidanza è gestita da
un’altra donna.
Il criterio della nostra etica
Il dibattito accesosi di recente riguardo alla inseminazione
« artificiale » deve considerarsi
appena agli inizi, ed è prevedibile che esso occuperà un posto
sempre crescente nella riflessione etica, giuridica e di deontologia medica degli anni futuri. Il
problema, è evidente, si ricollega direttamente a quello dell’eutanasia, si tratta della nascita anziché della morte ma l’esigenza
è la stessa: vivere la propria vita, o gestirla, se si può usare
questo termine tecnico-manageriale per indicare il mistero della vita.
L’intervento sempre più massiccio della medicina e della
scienza sul processo di deterioramento della vita per garantirne
la sopravvivenza ed il prolungamento è analogo e speculare all’intervento scientifico sul momento originario del sorgere
della vita stessa.
Molto schematicamente introduciamo il nostro discorso con
alcune considerazioni generali e
alcune tesi particolari sul tema.
1) Il punto di partenza del
nostro discorso, in questa sede,
è un esplicito riferimento alla
fede cristiana. Il nostro atteggiamento in questo campo dell’etica non è dissimile da quello
assunto da noi in campo politico. Come credenti ci riconosciamo anche cittadini e la nostra
parola di fede si colloca perciò
su due livelli: la chiesa e la società. Le realtà che viviamo come credenti le viviamo indipendeniemenle dalla norma sociale
ma le viviamo tenendo anche
conto di un ordine sociale a cui
dobbiamo rendere ragione delle
nostre motivazioni di fede.
2ì Quali sono i criteri che
stanno alla base della nostra visione della vita, del nostro progetto di vita? Per chiarirli citerò due impostazioni che sono comuni attorno a noi ma che non
corrispondono a quello che pensiamo.
a) Il concetto di natura. E’
questo il punto di riferimento
fondamentale della cultura cattolico romana. La natura è la base sicura su cui poggia la nostra creaturalità, è sicura perché viene direttamente da Dio,
è il substrato su cui si edifica
la vita associata. La fecondazione artificiale è immorale perché
è innaturale, perché non c’è nel
la natura, nei processi fisiologici
che conosciamo nel regno animale, come tale è da respingere
come ogni intervento esterno,
come i mezzi contraccettivi ad
esempio.
Questa visione cristiana cattolica non è frutto di un atteggiamento reazionario, o peggio oscurantista che fa sorridere i
benpensanti e scandalizza i progressisti, o coloro che si considerano tali. In realtà si tratta di
una posizione di estrema coerenza interna a una visione di
fede cristiana che non è il caso
di illustrare qui. Che rispondiamo, come cristiani evangelici?
Il concetto di natura non è
un concetto biblico ma filosofico, ereditato dall’antichità. L’uomo è una creatura, come lo sono le realtà del mondo che lo
circondano, ma non è natura e
non è più riconducibile oggi a
schemi naturali. L’uomo è un
essere storico ed un essere peccatore. E’ un mammifero che si
è ormai distanziato dalla realtà
naturale, tutto ciò che egli fa è
ormai fuori dallo schema della
realtà naturale, nulla è naturale
e nulla è innaturale nell’uomo, le
categorie in cui dobbiamo interpretare la sua esistenza sono,
secondo la Bibbia, il peccato e
la libertà.
b) Una seconda chiave interpretativa è quella del limite, adoperata dalla cultura marxista.
« Sappiamo bene, da tempo in
vero, che la nostra attuale esperienza in merito non è ’’naturale”. ma è anch’essa prodotto di
scienza, tecnica, etica, cultura,
insomma di processi molto complessi e per di più niente affatto
univoci nel pianeta. Dunque in
questione non è la natura, ma il
limite: il senso della finitezza, il
potere come misura da trovare
(e dunque regola), la determinazione dello stesso desiderio, o
bisogno, 0 volontà; insomma
quel confine, complesso nella
sua trama e nei segni con cui
indica l”off limit’, senza il quale la storia umana non è più
storia, e l’onnipotenza c dominio, o presunta scelta di fronte
al destino, si rovesciano esattamente nel contrario, così che
l’uomo ritorna prossimo allo
stato di natura, ovvero all’indistinzione e alla perdita di convenzioni, linguaggi comunicativi, segni e significati » (Rinasci
ta, 17 nov. 1984, n. 45, p. 13).
Quale può essere, espressa in
termini positivi, una posizione
che si voglia evangelica? Il criterio che ha da ispirare la nostra etica è, anche in questo
caso, la ricerca del senso delle
azioni. Fra coloro che cercano
le radici nel naturale e coloro
che ipotizzano la costruzione di
limiti nel significato della vita
noi ricerchiamo il senso della
vita nella recezione dello spirito
di Cristo'. Che significa? Che
nella costruzione della nostra
storia — costruzione a cui siamo ormai irrimediabilmente condannati, lo si voglia o no —
l’unico criterio è sapere se un
gesto, una azione, un comportamento ha o meno senso, e senso
significa relazione con la realtà
di vita vissuta da Cristo. Il criterio unico nel nostro comportamento è il senso dell’amore,
della grazia, del gratuito che
egli ha incarnato.
Le categorie della nostra azione sono il peccato e la libertà
nel senso che o l’azione umana
è libera, e perciò significante,
portatrice di senso, creatrice di
vita, o è peccato, priva di senso, creatrice di non vita e di
non storia. Questo significa che
ciò che non è umano, nel senso del non significante, non
può essere animale, può essere solo umanità stravolta.
L’uomo non può più essere animale, l’animale ha una sua dignità, la sua creaturalità è rispettosa del senso in essa implicito, l’animale non pecca;
questa sorta di innocenza immediata è invece negata all’uomo: o crea una storia significante o la nega.
Per il nostro tema
Per il nostro tema questo significa una serie di considerazioni.
a) Rottura del nesso sessoprocreazione. Questo nesso è già
stato rotto, da tempo. Dalle origini della nostra storia la ore
creazione non è il senso ultimo
e solo della relazione di coppia e
neppure del rapporto sessuale.
In questo la nostra etica evangelica ha sempre avuto posizioni
chiare. Si pensi alla limitazione
delle nascite, al caso della sopravvivenza della madre o del
bambino.
Ma si può affermare che il
sesso e la procreazione sono
realtà del tutto indipendenti,
autonome, senza correlazione?
Nella misura in cui è relazione
dì vita, di progetti, di dedizione,
progetto creativo e non solo
soddisfacimento di sé e risoluzione di frustrazioni narcisistiche, il rapporto di coppia è proiettato verso la prole, verso la
creazione di una nuova realtà
storica, la persona del figlio.
Tutto questo viene profondamente sconvolto, anzi negato
nelle pratiche dì fecondazione
artificiale. In tutti i casi? No;
dato che tutti i casi sono innaturali occorre valutare quelli
che hanno senso, conferiscono senso alla azione. Il caso di una fecondazione all’interno di una ¡coppia sarà diverso
dal caso di una fecondazione con
sperma di donatore anonimo.
Ma anche il primo caso, medicalmente senza problemi e moralmente ineccepibile non è di
per sé portatore di valori. Un
figlio si può volere per molti motivi, legittimi, validi o ignobili.
E’ invece da ritenersi del tutto
privo di senso cioè di amore
evangelico l’utilizzo di donatori
estranei alla coppia, di prestito
di utero, per la mancanza dì
quella indispensabile dimensione di rispetto e di amore che fa
l’uomo essere uomo e l’incontro
incontro. Nel primo caso è la
degradazione dell’uomo a riproduttore di seme, macchina oggetto; nel secondo è violenza su
due creature, una donna ridotta
a riproduttrice ed un feto a
prodotto biologico riprodotto in
serra.
Altrettanto grave è in tutta
questa materia lo stravolgimento
dei valori e della realtà. Vengono rivestiti di apparenza umanitaria e progressista, di valori
umani fra i più sacri e consacrati — la famiglia, la maternità, la discendenza — realtà assai più compromesse. Qui la coscienza del peccato che sta alla
base della visione della vita cristiana deve essere attenta. Realtà compromesse da parte medica anzitutto. Non potendo come
cristiani ritenere che il camice
bianco sia di per sé giustificante si deve ritenere che anche il
mondo della scienza medica, e
non, sia compromesso e contaminato da violenze, interessi.
prevaricazioni in modo per lo
meno eguale a quello della giustizia e degli affari.
E lo stesso deve dirsi dalla
parte degli utenti. Quali i motivi,
le attese, gli interessi? Lo stravolgimento del senso delle cose
sta nel definire il senso della
vita come legato in modo indissolubile al fatto riproduttivo,
quasi una coppia trovasse senso
nella sua costruzione di realtà
unicamente nella prole. Certo si
tratta di un elemento fondamentale nel senso, nel progetto della coppia ed è difficile da sostituire con altri elementi, una
coppia che viva realmente nello
spirito di dono e non come aggregato di interessi resterà
sempre condizionata dalla sua
sterilità. Ma proprio perché l’uomo è storia e non biologia il
senso va cercato e costruito anche in altre direzioni.
E che diremo nel caso di una
esistenza singola? Solo un senso morboso e perciò malato di
autorealizzazione, di orgogliosa
affermazione di sé può ritenere
possibile una riproduzione cioè
un progetto di creazione fuori
da un contesto di coppia.
La situazione che stiamo esaminando è legata strettamente
alla struttura della nostra storia, è costituzionale alla storia
ed al peccato della vicenda umana; non è delirante, aberrante, è
nella logica delle progettualità
dell’uomo come lo conosciamo
oggi, come la tortura, la guerra,
10 sfruttamento, la distruzione
ambientale. E’ un processo inarrestabile. La storia, la cultura
dell’hcmo sapiens è destinata a
vivere in questo perenne stravolgimento di sensi. Come cristiani non ne potremo modificare il corso più di quanto le comunità del I secolo modificarono
11 processo di decadenza dell’Impero romano, possiamo solo essere custodi e portatori di valori diversi, portatori di senso in
un mondo senza senso. Con la
coscienza dei primi cristiani di
essere atei, cioè privi dì moralità e di umanità in un mondo
iper religioso. Discorrere del
non senso e della peccaminosità
della scienza e del progresso è
atto di ateismo.
Come cittadini però, e tali siamo anche consapevolmente, dovremo operare con altri uomini
per limitare quelli che dal punto di vista evangelico ci sembrano essere i pericoli maggiori
emergenti in situazioni come
quella che discutiamo.
Giorgio Toum
8
8 ecumenismo
28 giugno 1985
IN VISTA DELLA CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
Dio chiama,
scegli la vita
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
« Dio chiama: scegli la vita —
si fa tardi »: questo il tema di
fondo della VI Assemblea della
Conferenza cristiana per la pace
che si terrà a Praga dal 2 al 9
luglio. Vi parteciperanno circa
600 persone provenienti da tutti
i continenti, impegnate nella costruzione della pace per allontanare la minaccia dell’olocausto
nucleare.
La Conferenza Cristiana per la
pace è im organismo ecumenico
internazionale che è stato fondato a Praga nel 1958, q'uindi negli
anni della guerra fredda, per iniziativa del Consiglio ecumenico
delle chiese cecoslovacche in vista della assunzione da parte delle chiese di precise e concrete responsabilità per un futuro di pace. Per preparare questa assemblea si è riunito a Budapest nei
giorni 13-17 maggio il Conodtato
di lavoro formato da circa 40
rappresentanti di 21 paesi eletti
dall’assemblea del 1978.
Il compito principale della
prossima assemblea, come ha
detto il Presidente vescovo riformato ungherese Karoly Toth nel
suo discorso introduttivo, sarà
quello di « esaminare l’attuale
situazione dal punto di vista teologico ed ecumenico per conseguire un certo discernimento ’-iolitico ed ecumenico e per pregare per una pace spirituale più
solida che, sola, può essere la
forza motrice per tutte le attività future ».
L’incontro di Budapest si è
svolto mentre erano in corso in
vari Paesi dell’Europa occidentale ed orientale le celebrazioni
per il 40° anniversario della liberazione dalla dittatura fascista.
Il Comitato di lavoro ha riaffermato che questa liberazione, a
prezzo del sacrificio di milioni di
vite, ha significato la sconfitta
delle strutture militari, politiche
o governative del fascismo di Hitler e di Mussolini e del militarismo giapponese. Ma nello stesso
tempo il Comitato ha preso anche atto, con preoccupazione,
che le radici del fascismo e del
razzismo oggi tentano di svilupparsi e pertanto vanno smascherate e combattute.
Riconciliazione
Karoly Toth ha anche affrontato il tema della riconciliazione
di cui, fra l’altro, ha detto che
« non può essere diretta contro
qualcuno; la riconciliazione non
può produrre nuovi nemici. Il
compito specifico della testimonianza cristiana alla pace è di
diffondere una riconciliazione
che fermi la corsa agli armamenti nucleari e che non sia al servizio di un’ideologia ».
Il Comitato di lavoro ha, quindi, espresso la propria adesione
all’incontro che si svolgerà a
Torgau prima deH’assemblea di
luglio decidendo di inviare alcuni delegati. Torgau (DDR) è il
luogo in cui 40 anni fa si sono
incontrate le forze alleate e simboleggia la vittoria sul fascismo
od enfatizza oggi la necessità e
l’urgenza della cooperazione fra
le nazioni nella comune lotta
contro l’oscenità della corsa agli
armamenti.
In Africa la situazione alimentare si va deteriorando velocemente: in 20 paesi si soffre la
fame, rischiano di morire alcune
centinaia di milioni di creature
umane, 24 bambini al minuto
muoiono di fame. Di fronte a
questa situazione il Comitato di
lavoro non si è limitato ad esprimere la propria profonda preoccupazione, ma ha tracciato una
ampia e concreta analisi delle ra
gioni ambientali, culturali, politiche ed economiche di questa
immane tragedia. Il Comitato,
tramite un ampio documento, ha
trasmesso alle chiese, ai comitati regionali, delle indicazioni per
interventi specifici e concreti.
Il programma
Questi alcuni dei temi specifici che saranno affrontati nella
prossima assemblea di Praga.
« Una minaccia globale per
rumanità — una strategia globale di pace ». « Coesistenza pacifica e liberazione ». « Le chiese
cristiane e il loro impegno per
la pace ». Questi temi saranno introdotti e, quindi, approfonditi
nei gruppi di lavoro e nelle assemblee plenarie.
Molto tempo sarà dedicato alla
riflessione biblica ed alla preghiera. Ogni giornata di lavoro sarà
aperta e conclusa da un culto
con predicazione affidata a persone diverse su testi che mettano in luce il significato biblico
di pace, riconciliazione, giustizia.
La presidenza ha già inviato
una lettera di informazione a
politici e a capi di Stato per renderli attenti ai temi che saranno
affrontati a Praga.
Oltre ai delegati dei vari paesi
(l’Italia sarà presente con una delegazione di sei persone) ed alle
personalità cristiane invitate,
parteciperanno all’ assemblea
personalità scintoiste, indù, buddiste, musulmane oltre che ebraiche.
« Io sono venuto perché abbiano la vita e Tabbiano in esuberanza » (Giov. 10: lOb): questo il
motto che ispirerà i nostri lavori che, siamo certi, saranno sostenuti anche dalla preghiera delle
sorelle e dei fratelli delle nostre
chiese in Italia.
Valdo Benecchi
Mengele e
i Mennoniti
(Idea) — La presenza di Joseph Mengele, il terribile medico aguzzino di Auschwitz, in una
comunità mennonita del Paraguay, è stata smentita formalmente da un comunicato stampa della missione mennonita di
Montbéliard (Francia). Il comunicato dice che è stata fatta
una approfondita indagine da
parte della Fratellanza Mennonita Mondiale e non risultano
aver fondamento alcimo le voci
secondo cui i mennoniti del Paraguay avrebbero dato asilo al
criminale nazista.
Teologia dell’albero
di cocco
(Terre Nouvelle) — Il n. 33 di
Terre Nouvelle è dedicato interamente alla situazione della società e delle chiese delle isole del
a cura di Sergio Ribet
Lo straniero tra noi
La presenza di stranieri evangelici in Italia, che tradizionalmente era legata alle ambasciate
dei paesi evangelici, poi a gruppi
omogenei di evangelici, spesso
dal Nord Europa, o alla presenza, in alcune città, di chiese di
lingua inglese o tedesca,' si sta
delineando in modo sempre più
complesso.
Da «Idea» (servizio informazioni della Alleanza Evangelica
Italiana), del gennaio-febbraio
1985, p. 16, siamo informati che
ogni domenica, alle ore 16, la
chiesa cristiana evangelica dei
cinesi in Roma si riunisce presso
il ristorante cinese « La Pace »,
in Via Madonna ai Monti, 54, e
che ogni domenica, alle ore 15,
la comunità coreana in formazione a Roma si riunisce presso la
Chiesa di Scozia, in Via XX settembre.
« Il Messaggero Awentista »
del marzo 1985, per parte sua,
ci informa di una iniziativa, per
ora a scadenza mensile, di incontro con fratelli nativi delle Filippine, che si spera potrà portare
aU’apertura, sempre in Roma, di
ima chiesa awentista di lingua
filippina (pp. 47-48, Roma Lungotevere, di A. Vergati).
Per converso, nello stesso numero, « Il Messaggero Avventista » dedica due pagine (38-39) ad
una panoramica sulla comunità
awentista di lingua italiana più
lontana dal nostro paese, quella
di Sydney, con un’intervista al
pastore Frank Tassone, a cura
di Thea Mercurio.
Un’altra « presenza evangelica » straniera in Italia, di tutt’altro tipo, è quella della copiosa
letteratura evangelica, legata a
missioni, risvegli, notizie di stampo evangelistico.
Qualche esempio. Radio Risveglio, trimestrale dell’editore
« Azione cristiana per mezzo della radio e della stampa » ^ che
si stampava a Bevaix, Svizzera.
Veste tipografica dignitosa, messaggio ’’evangelica!” non privo di
agganci con l’attualità, una buona capacità di far parlare Timmagine, in modo non modernissimo ma efficace, ha sospeso le
pubblicazioni con il numero dell’ultimo trimestre 1984, per dif
ficoltà di ordine amministrativo
e postale, ripiegando su un bollettino di contatto semestrale a
diffusione più ridotta.
Da Losanna continua invece ad
arrivare, anche se non in modo
continuato (per motivi postali o
altro?), « Missione cristiana »,
(già « Echi di risveglio) redatto
da Vincenzo Salvato. Missione
cristiana « è un movimento di
risveglio... sostiene... degli operai cristiani che proclameranno
la Parola di Dio e stabiliranno
comunità o stazioni missionarie
in piena comunione con quelle
già esistenti... non è e non vuole essere ima nuova denominazione, ma è al servizio delle chiese
in generale e dei credenti in
particolare » (n. 44, giugno ’84);
« Attualmente all’opera in Svizzera, Italia, India e Africa » (n. 49,
novembre ’84). E’ impegnata in
restauri, in Luino, della « Casa
Elim », ha lavorato in vari luoghi,
specie nel Sud, con la tenda
« Buona Novella », e, sempre in
Luino, fruisce della osnitalità
della Chiesa Metodista, « in attesa di poter ritornare in casa
Elim » (n. 49, nov. ’84). Risulta
francamente difficile comprendere il senso del messaggio che si
vuole trasmettere; a dispetto della volontà evangelistico-missionaria, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un bollettino
di collegamento tra amici che
già si conoscono bene, e possono
permettersi di dare ner scontato
tutto un discorso che sarebbe
necessario per comprendere di
che si parla, a chi, con quali fini.
Dai nomi delle località visitate e
dei collaboratori abituali, si indovinano più che non si comprendano rapporti con alcune
chiese dei fratelli, con alcune
chiese pentecostali, con l’ambiente della « Missione italiana
per l’Evangelo », sempre senza
che si diano indicazioni su quali
chiese cristiane, definite per così
dire con « nome e cognome » appoggino moralmente e materialmente le iniziative del gruppo.
Ancora più chiuso nel suo
« anonimato » un foglio che proveniva fino aU’84 da Francoforte, in Germania, e ora giunge da
Asslar, « L’araldo della sua venu
ta », bimestrale, che, neH’ultimo
numero pervenutoci, del gennaiofebbraio 1985, è giunto al 27° anno, e anch’esso, da quattro numeri, scrive in prima pagina la
parola che in questa letteratura
pare essere il corrispondente della formula « quotidiano indipendente » nella stampa quotidiana:
« Un giornale non denominazionale, sostenuto soltanto dai suoi
lettori » In un riquadro interno
si precisa: « E’ un’edizione internazionale di "Herald of His Corning", pubblicata da Gospel Revivals. Ine. Los Angeles, USA. E’
ima edizione non denominazionale e non promuove alcuna dottrina settaria né vuole creare
un’altra organizzazione, ma piuttosto esorta i cristiani di ogni
denominazione a pregare e credere in Dio per un risveglio nella
chiesa, che produca Tevangelizzazione dei perduti ». In tedesco, si
aggiunge che si tratta della edizione italiana della versione tedesca.
Impossibile la grafica, zeppa di
maiuscole nei titoli e sottotitoli.
Qualche perla: « Dio Ha Scritto
Un Libro »; « Santi Uomini Lo
Hanno Amato »; « Qgni Uomo Ha
Una Sua Mezzanotte »; « I Battisti Aumentano Un Po’ »; « Battisti Impavidi Spaventano II Cremlino »; « Irrigazione Spirituale »;
« Ali Di Arrendimento E Di Fiducia ». Una rubrica, « Brevi sermoni », riporta battute che non
si comprende se siano volontariamente o involontariamente
umoristiche. Anche qui qualche
esempio: « Se tu mantieni la tua
mente sufficientemente aperta,
devi stare attento a ciò che entra in essa »: « Anche in Que
st’epoca di inflazione, il salario
del peccato è sempre lo stesso »;
« Forse la Chiesa non soffre ner
i peccati del mondo così come il
mondo soffre per i peccati della
Chiesa ».
Se non è facile comprendere
chi pubblica questo bimestrale, è
difficile anche comprendere chi
possa avere interesse a leggerlo.
' Cfr. Annuario Evangelico 198384, pp. 245-246.
^idem, pp. 317-318.
' idem, p. 309; inoltre, p. 157
(Luino), p. 207 sgg. e 271 (Missione Italiana per TEvangelo).
‘idem, p. 314.
Pacifico. Nella pagina centrale
abbiamo visto questo interessante e divertente pezzo sulla
« teologia del cocco » che riporr
tiamo: « I cristiani del Pacifico
amano usare oggi, come simbolo, le immagini dell’albero e della noce di cocco. Nessuno può
stabilire il tempo necessario alla maturazione di una noce di
cocco; quando è matura essa cade. Così Gesù Cristo viene nel
tempo stabilito da Dio.
La noce di cocco è come l’acqua: quando cade, essa rotola
fino al livello più basso, fino a
raggiungere l’oceano. Gesù è di
sceso sulla terra per frequentare gli uomini più umili.
Quando la noce di cocco rotola al suolc' si vedono i doni
di Dio rotolare con essa: bevanda e nutrimento, ma anche
lavoro, raccolta, vendita e incasso. Nessuna parte dell’albero
viene gettata: dalle foglie alle radici tutto può essere uti
le. L’albero di cocco simboleggia la vera comunità.
La noce di cocco rappresenta
ancora l’evangelizzazione: caduta a terra essa produce una
nuova vita. Portata dall’oceano
sulle rive di un’altra isola essa
vi apporta la vita.
La noce di cocco è diventata
elemento della Santa Cena : il
pane e il vino, utilizzati un tempo per la S. Cena, erano e sono fabbricati a partire da piante
differenti e che qui sono estranee. La polpa di cocco e il suo
latte, spesso utilizzati adesso, esccrio dalla stessa pianta. Gesù
Cristo ha offerto il suo corpo
e sparso il suo sangue ».
Sorridendo, ma coscienti deiTimportanza di osar espriniere
in questo mode la propria fede, i cristiani del Pacifico chiamano questo nuovo linguaggio
la loro « théologie du cOcotier «.
Ortodossi in URSS
(Le Figaro Magazine) — Il numero degli ortodossi in URSS
sarebbe il doppio di quello che
viene dichiarato dalle fonti lofficiali di informazione. Esso raggiungerebbe gli 80/100 milioni
di persone su una popolazione
slava di 130 milioni. Il numero
dei bambini battezzati attualmente a Mosca è del 42%; basti
pensare che a Parigi è deH'8%
per vedere come queste cifre
rappresentino un maggiore attaccamento alla chiesa in URSS
che nell’occidente secolarizzato.
Anche il numero delle ordinar
zioni sacerdotali sta crescendo:
per la prima volta sono occupate tutte le parrocchie di moltissime diocesi.
Evangelici
peruviani
(Terre Nouvelle) — Riportiamo la dichiarazione fatta dal
Consiglio Evangelico Nazionale
del Perù: « Rigettiamo categoricamente tutte le forme di violenza che le nostre genti debbono subire: l’immoralità nella
amministrazione civile, la corruzione largamente diffusa nella
nostra società, il traffico della
droga, il terrorismo eversivo, la
repressione indiscriminata del
governo, la crescita del crimine,
la pornografia, la manipolazione
sottile dei mass media, e molte
altre cose ancora». Questa dichiarazione ricorda anche che il
numero delle vittime del terrorismo e della repressione, nel
1984, ha superato i 3500 e fra di
essi vi erano anche alcuni evangelici.
9
28 giugno 1985
cronaca delle Valli 9
Ragazzo
Un ragazzo che frequenta una
delle scuole superiori della nostra zona, studente impegnato e
volenteroso, attraversa una crisi, una delle molte che attraversiamo nella nostra adolescenza
che ha rischiato però di condurlo a decisioni avventate. Discuti
ed interroga e viene alla luce un
elemento, forse non l'unico ma
determinante: il disagio di appartenere ad una famiglia pove
INTERVISTE AGLI ELETTI - 3
Come cambia Luserna
Livio Gobello: cambiano i rapporti tra le forze politiche in valle Più attenzione alle minoranze, migliorare la qualità della vita
Dico povera perché non trovo
aggettivi adeguati; « semplice »
fa pensare ad una ingenuità di
fondo, « proletaria » suggerisce
valenze di classe che forse non
ci sono nella sua valutazione.
Una famiglia insomma che vive
la sua vita onestamente, con
modeste risorse economiche, che
fa sacrifici per permettergli gli
snidi ma in cui il livello di studi
è quello dell’ohbligo scolastico.
Slavo per dire « basso » ma a ripensarci quando è « basso » o
« alto » un livello di studio? Con
un diploma o una laurea?
Di questo il ragazzo soffre, lo
sente come una umiliazione rispetto ad altri compagni che
hanno case arredate in modo più
vistoso, dispongono loro stessi
di più mezzi ed hanno genitori
più «scolarizzati» (che non significa più istruiti).
Questo fatto mi ha sorpreso e
preoccupato. Sorpreso perché
non corrisponde alla esperienza
mia e di molti altri della mia generazione. Il fatto di appartenere
ad una famiglia « povera » non
ha mai costituito per noi motivo di malessere, al contrario motivo di fierezza; ripensandoci oggi, a distanza di anni, ci si rende conto di quanto abbia invece
determinato nel profondo il nostro atteggiamento perché ha costituito la molla più efficace e
prepotente alla nostra azione.
Appartenere ad una famiglia non
borghese (uso qui l’aggettivo non
in senso tecnico, sociologico, ma
culturale, come atteggiamento
mentale) è stato motivo di orgogliosa superiorità che ci ha
preservati dal compromesso e
dal servilismo.
Ma oltre a non capire sono
preoccupato perché questo significa che malgrado tutto quello
che è stato detto e fatto negli
ultimi decenni nella società
odierna, i condizionamenti sono
fortissimi, anzi sempre più forti.
Questo significa che il mondo in
cui viviamo è luogo di tensioni,
di diseguaglianze, di repressioni,
di violenze malgrado il progresso economico, lo spirito moderno, i discorsi e le illusioni.
Bella scoperta, dirà qualcuno,
lo si sa da sempre. Ma non mi
basta saperlo, intendo assumere
un atteggiamento critico contro
questa situazione. Assumerlo per
la difesa mia e dei nostri figli.
Ed a questo riguardo mi vado
convincendo che non si può resi.'Pcrc alle pressioni dell’ambiente senza ricorrere ad atteggiamenti ed argomenti altrettanto radicali ed assoluti. Bisogna
cioè demonizzare l’altro (non
l’individuo, la situazione) per sopravvivere; bisogna radicalizzare le scelte, bisogna fanatizzare
i nostri figli contro le realtà del
loro ambiente ed i falsi valori,
che vengono contrabbandati loro, perché siano orientati a scegliere i veri valori, non solo non
provare vergogna di essere poveri, ritorno al caso che citavo all’inizio, ma essere fieri, essere coscienti di aver ricevuto qualcosa in più che non va perso, è il
borghese che ha studiato che fa
pena perché non ha acquistato
nulla se non un po’ di boria ed
ha perso tutto, la possibilità di
essere autentico.
Giorgio Toum
Luserna S. Giovanni è per collocazione, numero di abitanti e
servizi, uno dei poli della Val
Pellice, sino all'84 potentato DC
che si reggeva sulla figura dei
Martina. Le elezioni del 12 maggio, pur ribadendo la presenza
egemone della DC, hanno però
portato a svolte significative sia
nella composizione della Giunta
che vede oltre a 3 democristiani,
un membro del PSI e uno del
PSDI, sia nella disponibilità ad
avviare un dialogo con le altre
formazioni politiche presenti nel
comune e nella Comunità Montana.
Vice sindaco è stato designato
Livio Gobello (PSI), direttore dell’Asilo Valdese di S. Giovanni, al
suo terzo mandato amministrati
vedremo di dare particolare attenzione ai grossi temi emersi:
lavoro giovanile, tossicodipendenza, utilizzo dei servizi, difesa dell’ambiente. Questi temi non sono
disgiunti; non si possono infatti
utilizzare appieno i servizi se non
vi è una rete stradale sufficiente
e delle possibilità di trasporto
adeguato... ».
« Dopo la burrascosa esperienza dell’amministrazione Martina,
cosa vi ha spinto ad accettare
una collaborazione di Giunta con
la DC locale? ».
« Anzitutto devo premettere
che i rapporti fra le forze politiche sono notevolmente cambiati dopo la caduta di Martina
nell’84, sia nell’approccio che nel
metodo. A livello di consultazioni pre-elettorali, di formulazione
di programmi, abbiamo trovato
una apertura ed una convergenza di intenti che ci hanno convinti ad accettare questa formula. Se alle premesse seguiranno i
fatti, riteniamo di poter dare il
nostro contributo... ».
« A proposito di trasporti e
della collina, cosa pensate di realizzare? ». « In questi anni abbiamo assistito ad interventi senza
una nostra programmazione fra
SIP, Acqua potabile, ENEL, Gas
per cui le nostre strade sono state un cantiere permanente. L’anno ’86 sarà un anno cruciale ma
importante, perché con il progetto di metanizzazione di tutto il
comune saremo costretti a rifare il manto stradale. E’ chiaro
che sino ad allora ci limiteremo
a tamponare l’emergenzà, ma è
anche chiaro che faremo pressione sulle diverse società affinché
si approfitti di questa situazione
per fare tutti gli ampliamenti ».
« Quali sono i problemi più importanti che dovete affrontare?
Avete già formulato delle ipotesi? ».
« L’argomento che ci interessa
in particolare è quello della qualità della vita. In Questa ottica
« E a livello di servizi socio-assistenziali, come pensate di impostare i rapporti con i vari istituti presenti in zona? ». « Il mio
punto di vista è quello di valorizzare ciò che esiste pur nel rispetto dell’"autonomia". Ritengo
comunque che questo non può
essere un alibi per l’Ente Pubblico, Comune o Comunità Montana per non prendere le proprie
responsabilità. La situazione in
questi anni è cambiata; dovremo quindi analizzare come dovranno essere ristrutturati i servizi vedendoli in un’ottica non
solo comunale ».
« Un’ultima domanda: cosa significa l’eventuale entrata in
Giunta dei socialisti in Comunità Montana? Vi sarà anche qui
un centro-sinistra? ».
« Questo significa che siete di
COMUNITA’ MONTANA VAL PELLICE
Attenzione ai denti
« Su 860 alunni delle medie
della valle, in età compresa fra
gli 11 e i 15 anni, il 39,9 per cento (343) ha i denti in cattive condizioni, per il 33,8 per cento (291)
la valutazione è insufficiente, per
il 18,8 (162) è sufficiente, mentre
solo per il 7,5 per cento (64) è
buona ». Sono le prime conclusioni di un’inchiesta promossa
dairUsl della Val Pellice nel quadro della campagna di prevenzione e di cura odontoiatrica fra
la popolazione infantile. L’hanno
portata a termine gli specialisti
della divisione di odontostomatologia dell’ospedale Mauriziano
di Torino, incaricati anche di
preparare un piano di intervento profilattico-terapeutico.
Spiega il doti. Giovanni Rissone, coordinatore sanitario dell’Unità sanitaria locale: « E’ il
primo passo per sconfiggere la
carie e le altre patologie della
bocca. Nelle scuole della valle,
purtroppo, non si è mai fatta
educazione sanitaria e solo il 15
per cento degli alunni intervistati ha detto di usare lo spazzolino, tutte le volte, dopo i pasti ».
La media di carie per ogni
alunno delle medie della Val Pellice è di 3,3. Un dato preoccupante per i suoi riflessi a lunga
scadenza visto l’alto numero delle otturazioni riscontrate, dei
denti da estrarre o mancanti. Altrettanto allarmante è la valutazione dello stato gengivale (insufficiente per il 46,9 per cento
dei ragazzi e cattiva per il 25
per cento), dell’igiene orale (57,8
per cento insufficiente; 21,9 per
cento sufficiente; 18 per cento
cattiva), mentre la placca batterica è risultata presente nel 90,9
Candy:
nessun accordo
con rindesit
sposti a convenzionarvi con altri
comuni? ». «Certamente, oltre ai
Consorzi realizzati in sede di Comunità Montana ed USSL, daremo il nostro contributo ad altri
consorzi che riterremo utili, ad
es. è fortemente sentita l’esigenza di avere una rete di trasporti per le ore di visite ambulatoriali all’ex Mauriziano di Luserna o per visite ai degenti all’ospedale di Torre. Il Comune di
Luserna essendo dislocato a metà strada non potrà non essere
parte attiva di questo discorso ».
« Sul fronte interno del Comune avete qualche proposta sul
metodo di lavoro? ». « Una delle
esigenze fortemente sentite è
quella dell’informazione, per cui
oltre a programmare l’uscita di
un bollettino semestrale, abbiamo proposto che nrima di ogni
Consiglio Comunale vi sia una
conferenza dei capi-gruppo. L’intento è di coinvolgere le minoranze in ogni fase del dibattito
e per allargare l’area di partecipazione ai Consiglieri di maggioranza verranno di volta in volta
assegnate delle deleghe su temi
specifici ».
PINEROLO — Ancora preoccupazioni sul fronte occupazionale. Nei mesi scorsi si era diffusa la voce di contatti tra la
amministrazione della Candy e
quella delTIndesit in vista di un
accordo che avrebbe dovuto garantire il futuro produttivo di
parte delTIndesit. Giunge ora la
notizia riportata dal quotidiano
economico II Sole - 24 ore secondo cui la Candy non è più
interessata ad un accordo in
questo senso colTIndesit. La
Candy infatti è interessata alla
operazione solo se vi sarà anche la partecipazione di altre
aziende del settore.
Badariotti:
confermato sindaco
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L’ing. Claudio Badariotti è
stato confermato nella carica di
sindaco della principale cittadina della Val Pellice, Livio. Gobello, socialista, è il vicesindaco
(vedi intervista qui a fianco),
Giovanni Deiana, Carla Maurino,
Ermanno Revel, Marco Merlo,
Giorgino Cesano gli assessori.
Lotta sul nome
del sindaco
« Quanto detto per il comune,
il partito socialista di Luserna
lo ritiene valido anche per la
Comunità Montana e per TUSSL.
Andare ad una Giunta unitaria
che rappresenti le maggioranze
di tutti ' j comuni. Non vediamo
altre alternative! ».
a cura di
Adriano Longo
per cento dei ragazzi.
La cattiva educazione sanitaria, la scarsa igiene e l’abitudine
di tenere le dita, la penna od altri oggetti in bocca sono, ovviamente, alla base delle patologie
riscontrate dall’équipe del Mauriziano. Precisa il dott. Rissone:
« Intendiamo distribuire nelle
scuole opuscoli e tenere lezioni
di igiene agli alunni senza dimenticare che molto dipende
dalle abitudini alimentari. E’ una
strada che dà buoni risultati. Ad
esempio nelle scuole della Nuova Zelanda, con questi sistemi,
sono riusciti a ridurre la carie
dal 90 al 10 per cento ».
L’indagine sarà presto estesa
agli scolari di tutte le elementari e materne della valle. L’Usl
vuole avere un quadro completo
delle malattie della bocca più
diffuse.
PINEROLO — Con molta probabilità Francesco Camusso,
commercialista democristiano,
sinriaco della città dal 1980, non
sarà riconfermato. Sul nome del
primo cittadino si è infatti aperta nella DC la guerra delle correnti e nonostante il fatto che
Camusso sia stato il più votato
nella lista democristiana (quasi 1.800 preferenze) è in forse
la sua rielezione. Nel corso di
una riunione di partito è stato
infatti designato alla carica di
sindaco l’assessore all’urbanistica Livio Trombotto. Il gruppo
consiliare democristiano (14
consiglieri) è infatti composto
da una maggioranza di appartenenti alla corrente della Coldiretti, di cui Trombotto è fimzionario di zona. A-rafforzare la
posizione di questa corrente sta
inoltre il fatto che tra i possibili partner del pentapartito che
dovrebbe reggere il comune secondo la DC, alcuni partiti (PLI
e PRI) sono contrari alla riconferma di Camusso, considerato
un uomo troppo chiacchierato
in città anche per il carattere
ironico dimostrato nei confronti
delTopposizione comunista.
I giochi sono però ancora tutti da fare ed il primo consiglio
comunale con molta probabilità
sarà convocato solo nella prima
decina di luglio.
Per discutere pubblicamente
la situazione il gruppo comunista e quello demoproletario hanno chiesto la convocazione urgente del consiglio. Insieme questi gruppi però non raggiimgono il minimo di legge per la convocazione obbligatoria del consiglio comunale.
Si continua così con l’ordinaria amministrazione da parte
della vecchia giunta.
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10
10 cronaca delle Valli
28 giugno 1985
A TORRE PELLICE DUE GIORNI PER LA PACE
Perplessi ma non disperati
Una « due giorni » a Torre Pellice ripropone l’impegno pacifista in una manifestazione ricca
di spunti - Molti modi per parlare di pace, con canto, teatro, dibattiti, laboratori, studi biblici
Se potessimo trarre qualche
conclusione dalla « Due giorni
per la pace» organizzata dalla
Commissione pace della Chiesa
valdese di Torre Pellice potremmo tentare di giocare col versetto che ha guidato tutta la
manifestazione: « Perplessi ma
non disperati » (2 Corinzi cap. 4,
vers. 8): sarebbe forse il caso
di dire che siamo un po’ meno
perplessi; non è molto al termine di due giorni che hanno
significato un grosso sforzo da
parte di molte persone ma è un
altro tassello in un più grande
progetto.
Perché meno perplessi?
Per il coinvolgimento che da
tale manifestazione è derivato;
naturale, spontaneo, ma non è
sempre stato così, rispetto alla
dimensione interna, nostra, di
« chiesa », nei confronti dell’esterno cioè della cittadina e della gente che ha in qualche modo compartecipato al dibattito
sulla pace, sulla ricerca, quasi
sulla conquista di essa che è
sempre stato presente in tutte
le attività svolte.
CoinVolgimento, dicevamo: un
altro concetto che potremmo
usare è quello di presa di coscienza, questo riscontrato non
tanto negli « addetti ai lavori »,
ma proprio in quelle persone intervenute alle due giornate e
non solo per curiosità ma con
una certa consapevolezza, sicuramente con interesse.
E come veniva detto nel Sinodo ’82 sulle iniziative per la
pace ed il disarmo, si trovano
sicuramente compagni di strada
non legati all’ambito delle nostre
chiese ma con essi dobbiamo lavorare; la presenza di Donato
Aducci, ex-sindaco di Robassomero, uno dei comuni che hanno tracciato la strada dell’impegno per la denuclearizzazione
del territorio con cui si è discusso e lavorato nei laboratori
della domenica mattina è chiaramente in questa linea.
La presenza « partecipata »
dell’Amministrazione comunale
di Torre ha dato un senso ulteriore a questa manifestazione ;
il messaggio del Sindaco M. Armand Hugon non è stato soltanto un atto formale ma il segno
di un dialogo, richiesto espressamente dalla Comunità valdese attraverso il documento di
un’assemblea di chiesa e la raccolta di centinaia di firme tendenti alla richiesta di denuclearizzazione del nostro Comune,
dialogo sottolineato dalla presenza alle due giornate non solo del Sindaco ma anche di vari
altri amministratori.
Presenze significative dunque;
così come quelle di Amnesty
International, dell’Ass. Italia Nicaragua; altri aspetti della
« Cultura per la pace » sono stati offerti dal Comitato Val Pellice, dai Giovani Evangelici che
hanno sottolineato il valore dell’ambiente di fronte a scelte comunque di morte, il Coordinamento degli obiettori di coscien
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TORRE PELLICE
za al servizio militare che da un
lato sono impegnati alla diffusione di questo tipo di impegno
alternativo, dall’altro sul terreno dell’obiezione fiscale, ulteriore forma emblematica di rifiuto
delle logiche di armamento, su
cui le nostre comunità dovranno confrontarsi nei prossimi
mesi.
Andando alle attività svolte
nel corso dei due giorni, oltre
alla tavola rotonda sul Centro
America ed ai laboratori sulla
pace dei quali trattiamo in al-,
tra parte della pagina, ricordiamo i due spettacoli teatrali, il
primo nell’ottica del collegamento pace ambiente, « La rosa canina», proposto da alcuni giovani di Torre e Luserna con la
partecipazione di una parte del
Coretto valdese di Torre Pellice.
Nella serata un altro spettacolo teatrale: « 180”. La pace co-,
me tramonto », una riflessione
sulle reazioni che potrebbe generare un allarme scattato per
errore in seguito ad un incidente.
Dopo un sabato vissuto all’insegna della pioggia o del timore di essa, una domenica col soh
le, col gruppo musicale Discanto, col messaggio biblico del pastore Bruno Rostagno e verso
le 18 una tavola rotonda con interventi di Alberto Tridente,
cons. regionale e Sergio Rossi,
vice direttore del Centro Studi
Documentazione Internazionale
di Torino e giornalista del « Sole 24 ore », cui hanno partecipato anche altri interessati al
problema tra cui l’on. Fiandrotti e G. Comba.
Sul tema delle difese militari
e strategiche si sono svolti gli
interventi (ci ripromettiamo di
potervene offrire sul prossimo
numero una sintesi) tendenti comunque a mettere in risalto i
dilemmi di fronte alle scelte
strategiche militari con ovvie
implicazioni economiche, se pen
siamo che il progetto di ricerca
proposto dal presidente americano Reagan fino al 1990 prevede una spesa di 26 miliardi di
dollari.
La serata è stata animata da
due momenti musicali differenti con Beppe Finello e Claudio
Mittica in concerto ed a seguire
col Gruppo Urbano Vili.
Restano, dicevamo all’inizio,
le impressioni di coinvolgimento e consapevolezza, l’impegno
enorme di parecchie persone su
questo progetto organizzato dalla commissione pace, in particolare Italo Pons, Mirella Benedetto e Marco Fraschia con il
validissimo impegno di parecchie decine di persone; potremmo chiudere questa cronaca con
le parole del Salmo 133 : « Quant’è buono che dei fratelli dimorino insieme », insieme per un
progetto di pace.
Piervaldo Rostan
Laboratori per la pace
Domenica mattina si sono
svolti quelli che abbiamo chiamato laboratori per la pace: una
ventina di persone si è riunita
attorno ad un tavolo per una
amichevole chiacchierata con alcuni esperti, senza la pretesa di
essere una conferenza, su temi
come l’industria bellica, l’obie^
zione fiscale e il nucleare civile
e militare.
L’attuale situazione dell’industria bellica italiana ci è stata
presentata da Claudio Canal, responsabile del Centro Documentazione Militare di Torino. Egli
ha sottolineato il latto che nella
produzione di armi sono inte-.
ressati tutti i settori, dalle piocole fabbriche alle grandi indUr
strie; ultimamente però le aziende italiane si stanno aggregando
perché vi sono determinati sistemi d’arma che da sole non
possono fare. La quantità dei
prodotti venduti al Governo italiano non è eccessiva: circa la
metà della produzione va al mercato estero anche perché è co^
munque un settore redditizio in
quanto essendo finanziate dallo
Stato Italiano la produzione di
armi e soprattutto la ricerca,
molto costosa, tanto vale produrre in soprannumero per esportare poi il prodotto. Gli addetti in questo settore dell’industria italiana sono circa 80.000:
persone che concorrono in modo diretto o indiretto a produrre oggetti portatori di morte;
nella conversazione si è cercato
comunque di chiarire che chi lavora neU’industria bellica non
deve essere accusato né sentirsi
colpevolizzato ma informarsi e
cercare di capire il problema.
L’obiezione fiscale e le modalità con cui viene fatta ci sono
state spiegate dal signor Candelari, un obiettore che già
da alcuni anni rifiuta di dare
la percentuale delle tasse per le
spese militari. Dopo una breve
storia della nascita degli obiettori di coscienza alle spese militari, più sinteticamente chiamati « fiscali », che risale al 1982,
egli ha spiegato' che si detrae
dalle proprie tasse il 5,5%, sebbene ora la percentuale sia salita al 7-8%, affermando che tale
somma sarà destinata a fini di
pace e non di guerra.
In principio i fondi raccolti
dagli obiettori vennero mandati
allo Stato che li rifiutò considerando evasori tali persone, quindi ora si versa l’importo diret
tamente al movimento nonviolento. Non si tratta quindi di
non pagare le tasse, come molti
credono, ma di non voler finanziare l’esercito. E’ chiaro che
tale sistema di obiezione può
essere attuato solo da coloro
che usano il modello 740 per la
dichiarazione dei redditi; i lavoratori dipendenti non possono
fare altro che chiedere il rimborso dei soldi versati per le
spese militari. Cosa si rischia?
Dopo alcuni anni di obiezione
giunge all’interessato l’ingiunzione di pagamento, dopo di che
si procede al pignoramento dei
beni; mai la prigione in quanto
viene considerato un reato civile
non penale come invece, pare,
venga considerata la semplice
propaganda all’obiezione fiscale.
Sul nucleare ha parlato Donato Aducci, ex-sindaco di Robas-i
Somero, primo comune denuclearizzato in Italia, Consigliere regionale. Durante la conversazione sono stati analizzati i vantaggi e gli svantaggi che l’installazione di una centrale nucleare
comporta. Lati positivi, contrariamente a quanto si fa credere non ce ne sono, anche l’aspetto occupazionale non è rilevante mentre quello economico viene volutamente travisato in
quanto la sicurezza necessaria
richiede un costo molto elevato.
Inoltre una centrale nucleare
« dura » 30, le scorie radioattive
durano ben 3000 generazioni, ed
è stato inoltre notato che nella
zona attorno ad una centrale nucleare gli animali subiscono del-,
le complicazioni genetiche.
Non si tratta comunque di rifiutare completamente le centrali nucleari ma di fare un miglior
uso delle cosiddette energie alternative e soprattutto di gesti-,
re in modo più democratico tale
sistema energetico.
Numerose sono state le do-,
mande rivolte dai presenti agli
esperti su temi come la denuclearizzazione, la proposta di
legge per il riconoscimento dell’obiézione fiscale, il modo di vivere il proprio lavoro in una fabbrica di armi, ecc.
Due ore quindi, interessantissime che ci hanno dato modo
di approfondire la nostra conoscenza su argomenti più che
mai attuali che devono essere
presi sempre più in considerazione.
Marco Fraschia
Creare condizioni
di pace
Occuparsi dei problemi concernenti la pace, cercare di essere « facitori » di pace significa anche essere attenti alle situazioni ove pace non c’è, per
cercare, per quanto possibile, di
contribuire alla affermazione di
quei valori, di quei rapporti che
possono essere di aiuto alla causa della pace. Un piccolo contributo può anche essere il diffondere informazioni, il non rimanere indifferenti di fronte ad
azioni di popoli che lottano per
vedere trionfare nei loro paesi
giustizia e democrazia, base per
una pace reale.
In questo senso si è previsto
un momento di riflessione sulle
vicende del Nicaragua, nell’ambito dei « Due giorni per la pace » di Torre Pellice.
Il pastore Ruben Artus e lo
studente americano Jan Me Farland hanno inquadrato storicamente i rapporti tra Stati Uniti d’America e Nicaragua.
Due soci dell’associazione Italia-Nicaragua, Enrico Costantino e Carmelo Ini, hanno quindi
illustrato che cosa significhi oggi ricerca di pace in Nicaragua.
Questa ricerca ha sostanzialmente un solo nome: la volontà
di affermazione del principio
della autodeterminazione dei
popoli.
In Nicaragua ciò si realizza
attraverso massicce campagne a
favore di uno sviluppo di una
economia nazionale, con lo sviluppo agricolo del paese; attraverso campagne di alfabetizzazione; attraverso campagne per
il sostegno della salute ; attraverso una distribuzione dei prodotti agricoli in modo da sconfiggere la fame, realtà ancora
presente.
Queste campagne non sono
favorite dagli USA, perché difficilmente controllabili dalla politica statunitense a livello di
gruppi dirigenti : quanto capita
in Nicaragua è espressione del
popolo e non di un gruppo egemone che mira a fare i suoi interessi.
La nostra solidarietà verso il
Nicaragua, secondo l’Associazione Italia-Nicaragua, può svilupparsi secondo due linee: informazione e pressioni per provocare prese di posizione a livello
governativo. Queste ultime sono
particolarmente importanti, per
ché il governo nicaraguense non
si trovi isolato politicamente ed
economicamente.
L’Italia ha dato il buon esempio : è stato il primo paese « occidentale » a rompere il blocco
economico che rischia di soffocare il Nicaragua, paese, pur tra
mille contraddizioni e difficoltà,
in ricerca di democrazia, di giustizia, in definitiva, di pace.
Paolo Gay
Sottoscrizione per
il Nicaragua
PINEROLO — Il Comitato Nicaragua
comunica i numeri dei biglietti dei sot
toscrittori estratti durante la festa d
solidarietà con il Nicaragua svoltas
venerdì 21 giugno: 2768: 1593; 659
988; 1795; 762; 1126; 2451; 1252, 2664
1071; 1203; 2902; 2681; 0031; 1206
2411; 2984; 2520; 1469; 955; 2680
907; 1472; 2799; 899; 1907; 2133, 553
1060; 1414; 2402; 1129; 371; 1347, 359
939; 2806; 1403; 2147; 373; 2596.
1 premi si potranno ritirare lunedì
r luglio e lunedì 8 luglio presso II
Centro medicina della donna, via del
Mille 22, Plnerolo - dalle ore 17 alle
ore 19.
Radio Beckwith
A partire dal 15 giugno i programmi di Radio Beckwith hanno subito
alcune variazioni; l'ora di inizio è ora
fissata alle 14 di ogni giorno salvo la
domenica.
Questi gli appuntamenti;
Lunedì; ore 14.30: Notiziario locale;
15; Alle Valli; 15.30: Remember; 16.15:
Bimbolandia: 17.30: Classicamente:
18.30 II carnet; 22: E mi chantu.
Martedì: ore 14.30: Notiziario locale:
15: Nero su Bianco; 15.30: Remember;
16.15: Bimbolandia; 17.30: Classicamente; 18.30; Il carnet.
Mercoledì: ore 14.30: Notiziario; 15
A confronto; 15.30: E mi chantu; 17.30
Classicamente: 18.30: Il carnet: 19
Culto Evangelico; 21: La vostra Hit.
Giovedì; ore 14.30: Notiziario; 15
Bla Bla Bla; 16.15; Bimbolandia; 16.30
Nero su bianco; 18.30: Il carnet; 19.30
Cineocchio (spettacoli).
Venerdì: ore 16.30: Alle Valli; 17.30:
Classicamente; 19.30: Grunen (Ecologia); 21; Siamo solo noi.
Sabato; ore 15: Grunen; 16.30: La
vostra Hit; 18.30: Il carnet; 19.30: Incontro con la TEV.
Domenica: ore 11.30: Culto evangelico: 12: carnet; 18.30: A confronto.
11
28 giugno 1985
cronaca delle Valli 11
PASTORE
DONNA
Caro Direttore,
quanto è accaduto recentemente ad
un giovane pastore delle valli mi ha
profondamente turbata. Mi riferisco a
quanto ha riportato sul n. 22 del 31.5
deirEco-Luce il pastore Giuseppe Piatone circa la telefonata anonima ricevuta appunto dal giovane pastore (donna). del seguente tono: « Mi hanno detto che va in giro a far politica, stia
attenta o peggio per lei ». Se poi l'anonimo interlocutore si è deciso a
tanto in seguito ad un'assemblea di
chiesa in cui si dibatteva il problema
del nucleare, mi pare veramente grave. Non sarà forse che, riscoprendo il
sacerdozio universale, vogliamo processare sempre più i nostri pastori, inventandoci capi d'accusa sempre più
var' e sempre più diversi? Allora riesaminiamo la nostra posizione di credenti, la nostra fede e la nostra vocazione, riscopriamo il ruolo effettivo del
pastore, che non è soltanto un dipendente della Tavola per il quale siamo
Invitati ad aumentare (invito che spessissimo respingiamo) la nostra contribuzione
Voglio credere che se il pastore di
Pral: fosse stato un uomo, una persona :he non vive sola e non giovane,
la cosa sarebbe accaduta (anche se
dececabile) ugualmente.
lettera firmata
UN SOPRUSO
Lunedì 17 u.s., stavo transitando
Sulla circonvallazione di Bricherasio,
quando sono stato fermato da una pattugiia di carabinieri. Ho pensato si trattasse di un normale controllo dei documenti e difatti mi hanno chiesto la
patente e il libretto di circolazione,
dopo un lungo esame, mi hanno detto
che avevo fatto un sorpasso irregolare
e superavo la velocità consentita (il
che non era vero). Effettivamente avevo superato un camioncino che procedeva ai 60, però avevo aspettato che
ci fosse la linea di mezzeria tratteggiata. Dopo una breve discussione si
sono limitati a contestarmi il sorpasso
Irregolare, ho detto loro che era un
abuso, al che mi hanno risposto che se
non volevo pagare mi avrebbero fatto
il verbale.
Non avevo testimoni per confermare
quanto sostenevo, e così ho pagato.
Quando 11 carabiniere mi ha consegnato la ricevuta, ho fatto notare ohe
aveva scritto il luogo di nascita e non
il domicilio (fra l'altro il comune di
Angrogna Taveva scritto senza la n
eppure sulla patente è scritto correttamente a macchina), ha fatto la correzione ma solo per il comune. Sulla
patente il comune è scritto abbreviato
per ragioni di spazio (Lus. San Giov.),
il carabiniere ha scritto Luserniato,
non ho più detto niente perché ho capito che era inutile.
Concludendo vorrei chiedere se qualche persona competente è così gentile da spiegarmi cosa si può fare per
opporsi a questi soprusi.
Grazie per la pubblicazione.
Leo Coisson, Angrogna
SELEZIONARE?
Vorrei fare alcune osservazioni in
merito aii'articolo di Giuseppe Platone « Col pugno di ferro », comparso
suil’Eco delle Valli il 21.6, osservazioni che non hanno alcunché di polemico, anche se probabilmente da parte
dell'autore sarebbe stata meglio una
analisi complessiva del problema e
non limitarsi ad affermazioni talvolta
generiche nel contesto deH'anaiisi stessa che appare emozionale, o filtrata
da terzi e non »politica» in senso
globale.
Un dato emergente oggi, nella scuola italiana, è che il fenomeno selettivo è presente, anche se in modi e
forme diverse, nei vari ordini e gradi
dell’istruzione.
Selezionare non vuol dire solo bocciare 0 punire, questo è l'aspetto esteriore del problema anche se traumatico, ma selezionare è anche frazionare
nella complessità della formazione, è
tollerare uno status, è non osservare
criticamente la realtà, è non assumere decisioni conseguenti, è delegare
comunque e sempre ad altri decisioni
che in proprio potrebbero essere assunte, è creare false illusioni o premesse, è esaminare lo stesso problema in forme e modalità differenti sen
antonio
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za ricercare l'unità di insiemi e di intenti.
Selezionare è continuare ad inseguire
miti che ormai hanno fatto il loro
tempo, e percorrere sull'onda di questi miti strade oggi non più percorribili chiudendosi in un contesto di falsa ideologia riformatrice, selezionare è
non assumere in senso globale ('idea
del cambiamento strutturale deH’apparato.
Devono quindi essere assunti dei
dati, devono essere analizzate, spogliandosi da ogni pregiudizio, ie barriere esistenti tra i vari ordini e gradi
di scuoia, e, nello specifico deH’obbiigo
scolastico, deve essere studiata in
modo compiuto la differenza esistente
tra selezione qualitativa presente nel
ciclo elementare e quella quantitativa
presente nella struttura medio-inferiore.
E' certamente una strada difficile da
percorrere, ma è una strada che si
deve e si può percorrere specialmente
se si assume come nesso portante
del lavoro da compiere, l'umiltà nell'analisi e ci si spoglia dall'etichetta di
bravi, buchi, capaci, sensibili, intelligenti e « democratici », e si lavora
sul concreto senza porsi quelle inutili
e retoriche domande, che mi sembra
fossero presenti nella prima parte dell'articolo sopra ricordato.
Mario Tarditi, Torre Pellice
LETTERA
AL PRESIDENTE
REAGAN
i,” Caro Presidente Reagan,
J Chi ti scrive ha trascorso quaranta
anni da operaio nelle fabbriche, ha
sempre dovuto affrontare la vita con
qualche debito e sotto un tetto pericolante. Questa dura esperienza di vita
mi ha dato il grande privilegio di vedere meglio le cose come sono, nel
mio paese, come nel tuo, come anche
ad esempio nel Nicaragua. Vedo con
chiarezza che sulla rotta della tua
grande nave hai avvistato una piccola
barca, spinta solo dai remi azionati
da due forti braccia. Quest’uomo è
il mio fratello del Nicaragua, con vestiti logori e le scarpe rotte, ma che ha
come me e come te la libertà di votare. Hai già dato ordine di suonare
le tue sirene di bordo. Sai molto bene che quest'uomo non ha la possibilità di togliersi dalla tua rotta. Se darai l'ordine di <■ avanti tutta » e lo
speronerai, quando giungerai in porto,
se sei una persona coerente, fai subito abbattere la statua della libertà, che
non avrà più senso, né per te, né per
il tuo paese.
Sei ancora in tempo a » virare di
bordo » e lasciare libera la piccola
barca. Anzi, ti puoi fermare e avvicinarti, affinché tu possa sentire la risposta alla tua pacifica offerta di una
barca a motore. Se gradirai questo
mio consiglio, udrai anche da molto
più vicino le parole pronunciate dal
Figlio del falegname di Nazareth; Beati coloro che si adoperano alla pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Ti do del tu, perché ti considero
un uomo democratico e malgrado tutto
quello che ci separa, voglio considerarti amico.
Umberto Rovara, Lus. S. Giov.
ADDIO
Ormai è vacanza, le scuole chiudono
i battenti per l'intervallo estivo: ma
chiude definitivamente la Media del
Collegio Valdese di Torre Pellice. Noi,
l'ultima gloriosa classe arrivata in porto con l'esame finale dopo tre lunghi
anni, (si dicono <■ lunghi », ma sono
stati anche divertenti!!) vogliamo dedicare un pensiero a questa nostra
scuola. Abbiamo detto nostra, e forse
è davvero cosi; l'abbiamo sentita un
po' come una seconda famiglia. E da
buona famiglia che era, non sono mancati la severità, i rimproveri e le tiratine d’orecchio... meritati, sì, bisogna ammetterlo, meritati! Si sa com’è,
non si ottiene nulla con nulla, ma noi
abbiamo pensato (spesso e volentieri)
di poter ottenere qualcosa facendo...
quasi nulla: ci hanno fatto capire che
era la formula sbagliata. Magari qualche noioso pomeriggio sui libri avremmo voluto evitarlo, ma a conti fatti è
importante che ci abbiano insegnato
a lavorare seriamente. E chi avrebbe
potuto farlo meglio se non loro, I professori? Giovanissimi, giovani o meno
giovani, tutti simpatici, niente da dire.
E, perché non ricordarlo?, c'è chi ha
continuato per anni ad Insegnare ed
a occuparsi di questa scuoia fino ad
oggi. Una bella costanza, se si pensa
che gli scolari monelli non sono mai
mancati!! Un grazie a tutti, segretaria e
bidello compresi.
Dopo questa descrizione, scommettiamo che vorreste tutti frequentare
la nostra formidabile «cuoia, vero?
Spiacenti, gli ultimi rimarremo noi.
La 1(1 media del Collegio Valdese
UNA SCELTA PER LA
PRIMA INFANZIA
Apriamo una serie di interventi sull’Asilo Nido per poter fare una riflessione coi lettori e coi cittadini di Pinerolo sul sigrrificato, ruolo ed importanza degli Asili Nido.
Ci sembra doveroso farlo perché
questo è un terreno da cui tutte ie
coppie, tutti i genitori con dei figli vi
passano e purtroppo molto spesso
affrontano il problema da soli o non
hanno idea di cosa vuol dire scegliere
l’Asilo Nido.
Crediamo soprattutto che l’Asilo Nido abbia una <■ funzione socio-educativa a favore dell’infanzia ».
Le esperienze degli Asili Nido hanno
valore educativo in quanto il bambino
può trovare al l'interno dei Nido le
condizioni necessarie che tengano conto complessivamente delie esigenze di
sviluppo mediante interventi non assoggettati alla routine o limitati all'assistenza materiale.
Il rapporto con il Nido è per la famiglia una occasione di socializzazione,
cioè di partecipazione a problemi, che
la fanno uscire dall'isolamento. Va anche rilevato che il rapporto genitorebambino. anche se mediato dal Nido,
non riesce a sviluppare tutti quegli
elementi di socializzazione che possono venire da rapporti, confronti, giochi con altri bambini che vìvono in una
« dimensione » come quella del Nido.
Crediamo che in questo contesto il
Nido sia uno strumento insostituibile
di prevenzione ed intervento precoce
dal punto di vista psicologico.
Nell'Asilo Nido l’organizzazione della
giornata, la successione e la variazione delle attività, le caratteristiche dello spazio di vita, la mobilità in esso,
gli arredi, i materiali, gli strumenti, i
rapporti con I pari e con gli altri bambini, i rapporti con gli adulti (personale
specializzato, personale ausiliario, genitori eoe.), sono finalizzati alla realizzazione di un'istituzione formativa, che
ha lo scopo fondamentale di promuovere la salute fisica in stretta relazione con il progresso delle capacità in
tutti i campi di esperienza, e di contrastare efficacemente condizioni di
svantaggio.
Molto probabilmente si possono dire
parecchie altre cose sulla funzione degli Asili Nido ma permetteteci di fare
una conclusione riflessiva.
Perché parliamo adesso degli Asili
Nido?
E' molto più logico che tutto questo
discorso venga fatto dall'Amministrazione, ma abbiamo purtroppo constatato in base all'ultima deliberazione riguardante l'argomento, che questa Amministrazione si riserva la facoltà di
stabilire con successivo provvedimento
il numero degli Asili Nido da attivare
in relazione al numero dei bambini iscrittl.
Questo fatto ci preoccupa molto ed
è inteso che se non vi saranno iscrizioni negli Asili Nido, ancora una volta
si perde una struttura indispensabile
per i nostri e altrui figli. Ci sentiamo
profondamente coinvolti e sappiamo
che se non si muove chi è direttamente interessato in prima persona, non
vi sono altri che si muovono.
Se queste riflessioni possono essere effettivamente considerate dai lettori, genitori e cittadini, chiediamo solo di non permettere ancora una chiusura di un Nido non iscrivendo entro
il giorno 15 luglio i bambini in una
struttura utile a tutti gli esseri umani, grandi o piccoli che siano.
I Comitati di Gestione Asili Nido
di Tabona, San Lazzaro, Pinerolo
Assemblea
di genitori
LUSERNA S. GIOVANNI — Venerdì
28.6 alle ore 18 nei locali della Scuola
media è convocata una riunione dell’Assemblea dei genitori aperta a tutti
i genitori delle scuolé medie é delle
quinte elementari del Distretto Val
Pellice per discutere II seguente odg:
1) Azioni concrete per risolvere II problema delle nomine degli Insegnanti
per il prossimo anno scolastico; 2] Incontri con ie amministrazioni comunali sul problema deiredilizia scolastica.
Festa deirUnità
PINEROLO — Venerdì 28 giugno inizia la festa deH’Unità di Pinerolo. La
tradizionale manifestazione dei comunisti si terrà anche quest’anno nel cortile della ex caserma Fenulli di piazza
Vittorio Veneto. Per 10 giorni si susseguiranno spettacoli, dibattiti, giochi,
manifestazioni sportive. Non mancherà ia curata cucina. Nelle salette si
potranno visitare alcune interessanti
mostre. Alla festa è abbinata una sottoscrizione a premi.
La festa si concluderà domenica 7
luglio.
RINGRAZIAMENTO
« lo sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me anche se
muore vivrà, e chiunque vive e
crede in me non morrà mai »
(Giovanni 11: 25)
I figli e i familiari tutti della compianta
Eufrosina Chiavia ved. Bertin
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di
affetto e simpatia tributata aUa loro
cara, ringraziano tutti coloro che con
fiori, scritti, parole di conforto e presenza si sono uniti al loro dolore. Un
ringraziamento particolare ai medici
e al personale del reparto di chirurgia
delTOspedale Civile « Agnelli » di Pinerolo e dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, al dr. De Bettini, alla dr.ssa
Pisani, ed ai pastori Bertolino, Bellion,
Platone, al Comando della Guardia di
Finanza di Pinerolo, ai maestri di sci
di Rucas e Clavière, alla cugina
Olga ed a tutti i vicini di casa.
Angrogna, 24 giugno 1985
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefoiij 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 30 GIUGNO 1985
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo; 22664.
< USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica r
DOMENICA 30 GIUGNO 1985
Lusema San Giovanni; FARMACIA
CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefrno 91.996.
12
12 uomo e società
28 giugno 1985
DOCUMENTO DELLA FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
Al Parlamento della
Repubblica Italiana
La presenza in Italia di centinaia di migliaia di lavoratori migranti, provenienti dai paesi in via di sviluppo, interroga la nostra
coscienza di evangelici e di cittadini.
In queste persone che arrivano dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina, riconosciamo i nostri fratelli ed il nostro prossimo ai
quali ci lega l’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo.
Avvertiamo dunque la necessità di un impegno da parte nostra
per la difesa della loro digita di uomini e di donne e per il loro
diritto ad un pieno inserimento nella società italiana.
Riaffermiamo il nostro impegno a combattere ogni forma di
razzismo e di discriminazione sia aH’intemo delle chiese che nella
società.
Riteniamo che sia urgente avere una legislazione che garantisca e tuteli i diritti di questi
immigrati.
In particolare, tenuto conto
dei vari documenti citati qui in
appendice, riteniamo di dovere
sottoporre all’attenzione dei Parlamentari i seguenti punti che
consideriamo elementi qualificanti ed irrinunciabili per im
provvedimento legislativo in materia:
1) parità di opportunità con
i cittadini italiani nell’accesso al
mercato del lavoro, evitando liste di collocamento speciali per
i lavoratori stranieri, che di fatto risulterebbero strumento di
discriminazione ;
2) acquisizione, dopo un periodo iniziale di presenza in Italia, del diritto a stabilirvisi in
modo permanente, e con la garanzia che tale diritto non verrà
intaccato da disoccupazione,
cambio di lavoro o di località,
sfratto, condanna per reati non
politici, espatrio temporaneo;
3) diritto al ricongiungimen
to familiare entro un periodo
massimo di un anno dall’ingresso in Italia, senza il vincolo dell’accertamento di alloggio e
reddito adeguato;
4) diritto per i familiari entrati in Italia per ricongiungimento familiare, ad ottenere la
residenza permanente, anche indipendentemente dalla permanenza del congiimto al quale si
sono riimiti;
5) realizzazione da parte degli Enti Locali di strutture ed
iniziative che favoriscano sia l’inserimento degli immigrati che
lo scambio e l’incontro fra culture diverse;
6) regolarizzazione dei ’’clandestini” presenti in Italia al momento della pubblicazione della
legge, con procedura di accertamento semplificata e non richiedente certificazioni impossibili
ad ottenere;
7) avvio di accordi bilaterali
fra l’Italia e i paesi di origine
degli immigrati al fine di;
a) favorire una migliore
programmazione dei flussi mi
IL KENYA VISTO DAI SUOI SCRITTORI
gratori, fatti salvi i principi costituzionali in materia di asilo
politico;
b) favorire il reinserimento
dei migranti di ritorno nel loro
paese;
c) garantire al loro rientro
nel proprio paese il godimento
di quei benefìci previdenziali,
maturati durante il periodo di
permanenza in Italia.
Documenti intemazionali:
1) Dichiarazione universale dei
diritti umani;
2) Convenzione n. 143 dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro;
3) Convenzione europea sullo
stato legale dei lavoratori migranti;
4) Risoluzione della Conferenza Europea dei Sindacati sui
lavoratori migranti e le loro famiglie;
5) Diritto di residenza permanente per i lavoratori immigrati
in Europa, Documento della
Commissione Ecumenica per i
Lavoratori Migranti in Europa
(documento presentato al Consiglio d’Europa e ai Parlamentari europei).
Ricordiamo anche:
— Indicazioni e proposte sindacali per una normativa sulla
regolarizzazione e regolamentazione dei lavoratori stranieri in
Italia.
— Proposte per una normativa
nazionale in materia di immigrazione straniera 'extraeuropea.
Documento unitario delle regioni italiane.
Capire l’Africa
Ho appena letto im volume
dedicato agli scrittori kenyotiL
Come si sa, la letteratura africana è un fenomeno recente, almeno nei termini in cui noi parliamo di letteratura. Questa antologia di autori est-africani,
curata da Silvana Bottignole,
permette al lettore di capire dal
di dentro i sentimenti, le aspirazioni, le gioie ed i dolori di un
popolo, fra i tanti dell’Africa,
che ha percorso una parabola
sotto molti aspetti emblematica
per tutto il continente.
Vi sono pagine in cui si rievoca « la gobba d’Africa (il monte
Kenya), torreggiante nelle vie
del cielo tra le nubi » che « indossa da sempre il bianco mantello come un nodo d’alleanza
sull’equatore, un sentiero fra le
nuvole che ci presenta continuamente a Dio, che sollecita
per noi la pioggia: il latte benedetto della vita africana ». Oppure il pensiero corre al tempo
in cui, sulle colline « cuore ed
anima della terra », la gente
« godeva insieme, trasmettendosi l’un l’altro il sangue ed
il calore delle risate », tempo che
ha lasciato il posto al colonizzatore che « mise un coltello^ nelle cose che ci tenevano uniti, e
noi ci siamo sgretolati ».
Varrebbe la pena di citare tante pagine vive e dure sul periodo coloniale. Nell’impossibilità
di farlo in questa sede basti ricordare il dolore per la « terra
rubata » (installazioni europee
su terreno « indigeno »), le avventure tragicomiche di chi perdeva il « kipande » (lasciapassare).
Viene poi il periodo Mau Mau
(10.000 morti e 80.000 prigionieri). Una pagina oscura fatta di
altissime aspirazioni e di momenti di ferocia bestiale. Ecco,
così, l’ispettore Cowdrey, di
fronte ad uno degli indiziati, in
un brano che ci mostra crudamente la distruzione psichica e
fisica causata dalla violenza e
dalla tortura tanto per il torturatore quanto per il torturato.
L’ultimo capitolo, quello dell’indipendenza, porta come « sottotitolo » alcune frasi di Frantz
Fanon (“I dannati della terra”):
« anni dopo l’indipendenza il
contadino che continua a raschiare la terra, il disoccupato
che non finisce mai di essere
disoccupato, non arrivano, nonostante le feste, nonostante le
bandiere tuttavia nuove, a convincersi che qualcosa è davvero
cambiato nella loro vita ». E’ la
triste constatazione, tanto più
grave in quanto è espressa dai
diretti interessati, che non basta potersi « autogestire » per
vedere rifiorire la propria terra.
Eppure come non partecipare
profondamente al dramma di
tanti africani che, dopo aver servito i bianchi, si trovano sottoposti agli « africani bianchi »,
che hanno adottato il disprezzo
e la mentalità di casta di alcuni
degli europei del passato? Quali
e quante responsabilità il mondo occidentale abbia non potremo forse mai realizzare appieno. Vien fatto di pensare che
proprio soltanto l’Evangelo può
permettere di uscire da tanto
ginepraio.
Giovanni Conte
Un angolo d^Africa - Il Kenya visto dai suoi scrittori, a cura dì Silvana
Bottignole, Morcelliana ed., Brescia
1984, pp. 356, L. 20.000.
Una prima proposta di revisione della Riforma Gentile del
1923, che aveva dato assetto alla
Scuola Media Superiore, fu avviata fin dal 1939.
In quella proposta il Ministro
Giuseppe Bottai preludeva ad
una unificazione dei corsi inferiori dei licei e degli istituti tecnici e magistrali. Sopravvenne la
guerra e non se ne fece nulla.
Nel dopoguerra i ministri (Suido
Gonnella (1947), Aldo Moro (1957)
e Luigi Gui (1964) presentarono,
senza successo di approvazione
delle Camere, proposte di riforma della Scuola Secondaria Superiore.
Nel 1968 i partiti di centro-sinistra raggiunsero un accordo per
proporre un primo biennio unitario e un triennio che prevedeva
due soli indirizzi: quello liceale
e quello tecnico. Ma tutto rimase alla fase di progetto. Nel 1969
venne adottata una nuova disciplina (sotto forma di sperimentazione) per gli esami di maturità; tale formula doveva essere
sperimentata per due anni; e, invece, dura ancora oggi.
Da allora Commissioni parlamentari o gruppi di partito avanzarono svariati nrogetti di riforma, immancabilmente arenati in
via legislativa.
Nel novembre 1984 la Commissione Istruzione del Senato
ha approvato un testo unificato
sulla riforma della Scuola Superiore; tale proposta è stata discussa animatamente dall’assemblea plenaria del Senato e approvata, con larghe modificazioni rispetto al progetto iniziale, il 28
marzo 198^ Ammesso e non concesso che la Camera dei Deputati approvi detto decreto, la riforma della Secondaria Superiore
entrerà in vigore nel 1989-1990.
Esaminando il testo del disegno di legge « Nuovo ordinamento della Scuola Secondaria Superiore Statale » ci si accorge
che, vista la trattazione generica
e « a maglie larghe » del Progetto, bisognerà aspettare la fase
della decretazione delegata per
LA RIFORMA DELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE
Sarà cambiamento vero?
capire meglio il nuovo assetto.
Rileviamo alcuni punti di questo Progetto, sottolineandone gli
elementi di novità:
— innalzamento dell’obbligo scolastico: « l’istruzione obbligatoria sarà prolungata a complessivi anni 10» (art. 3/1).
Si andrà dunque a scuola fino
a sedici anni.
— unificazione di tutte le scuole secondarie superiori (che
attualmente sono di circa 270
tipi diversi!) in un’unica scuc»
la denominata « Liceo » di
durata quinquennale (art. 2)
articolata in auattro settori:
1) delle arti;
2) umanistico;
3) delle scienze sociali e delle
informazioni;
4) scientifico-tecnologico.
— distinzioni fra materie « comuni » e quelle di « indirizzo ».
Per comuni si intendono le
materie di cultura generale
(compreso il pensiero filosofico, la tecnologia e i nuovi sistemi di informazione), ner
materie di indirizzo quelle più
pertinenti al settore scelto fra
i quattro, in prospettiva occupazionale o di studi universitari (art. 6 e art. 7).
— distinzione fra il primo biennio e i successivi tre anni.
Nel primo biennio verrebbero
prevalentemente insegnate le
materie dell’area comune (per
non meno dei tre quarti dell’orario) riservando la restante parte dell’orario a due materie di indirizzo. Nel successivo triennio le materie comuni dovrebbero decrescere progressivamente e aumentare
quelle di indirizzo ai fini di
« orientamento e di preparazione a specifiche professio
nalità ».
— obbligatorietà per tutti i cinque anni di insegnamento di
una lingua straniera (una seconda lingua straniera potrebbe essere insegnata, sia nelle
scuole medie inferiori sia in
quelle superiori, su richiesta
e a scelta degli studenti).
L’art. 10 disciplina, incoraggiandoli, i periodi di studio
all’estero e gli scambi di insegnanti di lingue mentre
l’art. 11 dà facoltà ai docenti
di lingua di avvalersi di esperti di lingua madre.
Questi gli elementi innovatori
più salienti che possono anche
trovarci d'accordo.
L’innalzamento dell’età dell'obbligo ci allineerà infatti con d
paesi europei di sicura impostazione culturale e democratica.
Il biennio, di area comune, livellerà (e si spera in «alto»!)
la preparazione culturale di base degli studenti che, in particolare per quelli ad indirizzo tecnico o artistico, è sempre stata
sommaria, per non dire carente.
Il triennio, volto « ad assicurare una formazione culturale ed
una preparazione professionale
polivalente idonee al proseguimento degli studi o al diretto inserimento nel mondo del lavoro », ci aiuterà a superare quel
paradosso per cui tutti -gli studenti che hanno frequentato cinque anni di scuola superiore possono accedere a tutte le facoltà
universitarie; paradosso di quest’ultimo quindicennio che ha visto abbandoni di massa dalle
Università (quasi l’80% degli
iscritti ai corsi di Giurisprudenza di Torino non si laureano!),
senso di frustrazione con conseguenze gravi quali episodi di ri
que questo progetto di Riforma
della Scuola Superiore che, approvato dal Senato, approda sui
banchi della Camera.
Franco Calvetti
^
• L'Eco delle Valli Valdesi »; Rea
Tribunale di Pineroto N. 175.
beinone e sfiducia nelle istituzioni democratiche.
Forte preoccupazione ci viene
dal fatto che l’obbligo scolastico
fino a 16 anni può essere assolto
oltre che con la frequenza del
biennio superiore anche con
l’iscrizione a corsi alternati scuola-lavoro o in forma integrativa
con la formazione professionale.
E si sa che tali corsi sono per
lo più in mano a privati per cui
sarà difficile assicurare un servizio statale per tali richieste. Con
tutte le conseguenze negative che
ne derivano: lo Stato eroga fondi a queste scuole (per la maggioranza confessionali) senza
avere la possibilità di avanzare
disposizioni precise circa l’assunzione del personale o di verificare pubblicamente i risultati conseguiti. Un consegnare dunque,
per legge, alle istituzioni private,
quanto per Costituzione Repubblicana è compito inderogabile
dello Stato.
Altro motivo di preoccupazione è la mancata preparazione
dei dirigenti scolastici e dei docenti di fronte all’innovazione sia
in termini di contenuti culturali
sia in termini di organizzazione.
Si sa che per aggiornare un personale in servizio i costi sono elevatissimi e una burletta all’italiana ci appare l’art. 37 del Progetto che provvede ad uno stanziamento (380 miliardi) da ripartirsi su tre anni che sono poi, se
ben si legge, un accantonamento
di fondi che risulteranno da un
bilancio ridotto a cura del Ministero del Tesoro nei confronti
del Ministero della Pubblica
Istruzione.
Elementi di confusione, di
pressapochismo e dichiarate lotte partitiche accompagnano dun
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano bongo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e; Mirella Bein Argentieri,
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