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Anno 127 - n. 22
31 maggio 1991
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
19-22 MAGGIO: IMPORTANTE CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE A SANTA SEVERA
Un passo verso la pace nella giustizia
Tre giorni per un primo confronto fra tradizioni e culture lontane, segnate dal sangue e dalla sofferenza - Le testimonianze della vita in Medio Oriente e i problemi acuiti dalla guerra - I fondamenti teologici della giustizia
E’ possibile, dopo la guerra del
Golfo, trovare la via della pace
e della giustizia nel Medio Oriente? « Ricostruire la pace, costruire
la giustizia » ; questo il tema del
convegno che ha raccolto, su iniziativa della Federazione delle
chiese evangeliche italiane e della
Commissione delle chiese battlste,
metodiste e valdesi per la giustizia, la pace e l’integrità del creato
un folto gruppo di rappresentanti
delle chiese del Medio Oriente,
dell’Europa e degli Stati Uniti
d’America, oltre a rappresentanti
delle comunità ebraiche e dell’Islam. nei giorni immediatamente successivi a Pentecoste nel
« Villaggio della gioventù » di S.
Severa (Roma). Un dialogo tra
fedi diverse e, aH’interno di queste, tra confessioni diverse (ortodossi del Medio Oriente e dell’Europa, protestanti, cattolici); un dialogo tra loro, ma anche con interlocutori politici qualificati e con
studiosi di alto livello.
Tre giorni: troppo pochi per
poter esaminare con la necessaria profondità questioni complesse ed ardue per l’intreccio inestricabile di cultura, tradizioni, storia, economia, etnìe. Questioni dalle radici lontane, nel millenario
confronto tra Occidente ed Oriente; questioni intrise di sangue e di
massacri, di sofferenze per i diritti violati, di vite sacrificate e distrutte, di rapacità e controllo di
un’area nella quale sono concentrati i maggiori giacimenti petroli
feri del mondo. Chi possiede la
chiave del Medio Oriente controlla l’economia mondiale.
Tre giorni; sufficienti per sentire le testimonianze. Per avere
una . conferma che la guerra del
Golfo non è stata la soluzione dei
problemi, ma l’inizio di nuove tragedie; ed anzi, un ulteriore aggravamento di problemi già gravi,
per cui, come ha osservato Rami
Khoury (del Consiglio delle chiese del Medio Oriente), « se non
sapremo guardare alle cause che
stanno alla radice, e non cercheremo di risolverle, sarà inevitabile
un’altra guerra ». Ed allora è probabile che l’intero mondo arabo,
ritrovando una sua unità, si sollevi contro il mondo occidentale.
« Chi ha contato i morti dei
vinti? », s’è domandato mons.
Clemente Riva nella prima giornata dell’incontro. Nessuno lo sa.
Forse 100 mila, ma forse anche
200 mila. E poi, oltre ai morti, ci
sono i vivi, i superstiti, con un
presente fatto di fame, malattie,
sete, senza tetto e senza lavoro, e
un futuro che riserva loro solo
miseria e precarietà. I neonati di
oggi, denutriti, subiscono danni
irreversibili al sistema cerebrale e
sono destinati ad essere gli emarginati di domani. La povertà, nell’intera area mediorientale, è in
spaventosa crescita, e di certo alimenterà instabilità politica e sete
di giustizia.
Il quadro complessivo, emerso
dalle testimonianze di Nicoladies.
Un momento della celebrazione ecumenica nel tempio valdese di
piazza Cavour. (Foto FCEI)
ambasciatore di Cipro in Italia, di
H. Saleem dell’Istituto curdo di
Parigi, di Tarek Mitri, libanese
di Beirut, di Gabriel Habib, segretario delle chiese del Medio
Oriente e di tanti altri, è tra i più
drammatici ed inquietanti. Si comprende perciò che la questione del
Medio Oriente non è solo uno tra
i tanti problemi del nostro tempo,
ma è un banco di prova della volontà o meno deH’Occidente in
genere di costruire un nuovo ordine economico mondiale fondato
su criteri di giustizia. « Aiutateci
ad edificare questo nuovo ordine
mondiale — ha detto Joan Campbell, segretaria generale del Consiglio delle chiese cristiane negli
USA, un’organizzazione che raggruppa 28 denominazioni diverse,
per un totale di 42 milioni di cristiani —. Le chiese, in America,
sono diventate sempre più critiche
nei confronti della linea del governo. La vittoria ha creato come
un’ubriacatura nel paese, alimentato illusioni e tentazioni, e ha fatto dimenticare la piaga della violenza interna ».
Ma quale risposta può essere
data? « Convocata nei giorni
drammatici in cui la guerra del
Golfo era ancora in corso, la nostra conferenza — ha detto Giorgio Girardet, aprendo i lavori
non si propone di rispondere oggi
ad una esigenza immediata di in
tervento politico, ma di contribuire a far maturare un’opinione, (...)
un passo avanti, forse modesto,
una pietra, anche piccola, per la
costruzione di rapporti nuovi fra
i popoli che vivono sulle rive del
Mediterraneo e nel Medio Oriente, nel quadro di rapporti di pace
e di solidarietà fra tutti i popoli
della terra ».
Le linee guida
deirincontro
Quattro sono i punti sui quali
si è articolata la conferenza. Il
primo è la teologia. Paolo Ricca,
in un intervento che riproduciamo
in altra parte del giornale, ha posto i fondamenti teologici dell’azione in favore della giustizia,
della pace e dell’integrità del
creato. Non si tratta di una nostra
azione, ma di un’azione iniziata
da Dio stesso, ed annunciata nel
messaggio complessivo delle Sacre
Scritture.
Il secondo è il dialogo. Deve
essere ecumenico in senso ampio;
e tale è stato a S. Severa: non solo tra le diverse confessioni cristiane, in quanto erano presenti ortodossi, cattolici e protestanti; ma
anche tra le tre religioni monoteiste: ebrei, musulmani e cristiani.
Santa Severa non è stata una primizia in assoluto, ma di certo una
(continua a pag.
Luciano Deodato
Delegate e delegati provenienti da 17 nazioni nominati tramite il Consiglio delle chiese del
Medio Oriente, la Conferenza
delle chiese europee e la Conferenza delle chiese evangeliche
dei paesi latini d’Europa, il Consiglio nazionale delle chiese di
Cristo degli USA, il Consiglio
ecumenico delle chiese e dalle
chiese evangeliche italiane hanno preso parte a una conferenza organizzata dalla Federazione
delle chiese evangeliche in Italia e dalla Commissione per la
giustizia, la pace e la salvaguardia del creato delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia a Pentecoste (S. Severa. Roma, 19-22 maggio 1991).
Sul tema della conferenza —
« Ricostruire la pace, costruire
la giustizia » dopo la guerra nel
Golfo — hanno preso la parola
oratori cristiani protestanti, ortodossi e cattolici (fra i quali
un rappresentante della Conferenza episcopale italiana), ebrei
e musulmani.
I partecipanti, pregando insieme con spirito di ravvedimento e di speranza, hanno riflettuto sui pesanti costi umani come conseguenza immediata della guerra. Cercando di costruire una visione comune per la
testimonianza e il servizio delle chiese nei giorni a venire,
hanno sottolineato la necessità
della ricerca di mezzi pacifici
per la soluzione dei conflitti e
preso in esame le devastanti
IL MESSAGGIO DELLA CONFERENZA
Ricostruire ia pace,
costruire la giustizia
conseguenze della guerra, denunciando il fatto che i mezzi di
informazione continuano a sottovalutare i suoi effetti sulle società, le economie, Pambiente
naturale del Medio Oriente. A
questo riguardo i partecipanti
hanno confessato il loro peccato per non aver lavorato con
maggiore efficacia per evitare la
catastrofe e hanno confermato
la loro opposizione alla guerra,
alla produzione e al commercio
delle armi. Essi si sono impegnati a rinnovare i loro sforzi
verso la cooperazione e la riconciliazione.
Determinati a continuare a lavorare insieme per la giustizia,
la pace e la salvaguardia del
creato, si sono sentiti chiamati
dallo Spirito Santo a una rinnovata conversione a Gesù Cristo.
Con dolore hanno riconosciuto
le implicazioni religiose della
guerra e del suo risultato; il deterioramento dei rapporti fra diversi gruppi religiosi in varie
parti del mondo. Riconoscendo
che la pace e l’armonia fra le
religioni sono essenziali alia pace, la conferenza ha sottolineato l’importanza vitale del dialogo e della collaborazione fra le
fedi nel cammino verso ia giustizia e la pace: non solo il dialogo dei momenti critici, ma un
dialogo basato su impegni a lungo termine, mantenuti con continuità.
Contro le tentazioni dell’ottimismo superficiale e della rassegnazione, i partecipanti hanno
sottolineato l’estrema complessità delle questioni di giustizia e
di pace che la guerra ha smascherato, ma non ha aiutato a
risolvere.
Perciò essi propongono:
1. Che le chiese si impegnino all’educazione alla pace, coinvolgendo le loro comunità nel
dialogo e nell’azione per costruire alternative alla guerra.
2. Che le chiese, tramite i loro organismi e i loro canali ecumenici, sviluppino e so.stengano
iniziative per la pace, il disarmo
e la soluzione dei conflitti che
prevedano la ricerca nel campo
delle sanzioni, delle strategie di
pace e della formazione di direttive di pace e lo sviluppo di
servizi ecumenici per la pace e
la giustizia a livello locale, regionale e mondiale come proposto dalle assemblee del processo conciliare per la giustizia, la
pace e la salvaguardia del creato.
.2. Che le chiese, riconoscendo il loro impegno cristiano verso 1 sofferenti e gli oppressi, si
uniscano con spirito ecumenico
e con umana simpatia per servire le popolazioni del Medio
Oriente di tutte le parti coinvolte nel conflitto e che attraverso la cooperazione ecumenica nell’assistenza umanitaria approvino una dichiarazione unitaria di testimonianza per la giustizia e la pace in collaborazione con il Consiglio delle chiese
del Medio Oriente. In questa
prospettiva i partecipanti si rallegrano per l’iniziativa comune
della Conferenza delle chiese europee e del Consiglio delle chiese del Medio Oriente di convocare una conferenza dei responsabili delle chiese membro allo
scopo di sviluppare un’azione
verso la pace e la giustizia comune ai popoli delle due regioni.
4. Che le chiese si impegnino in esperienze di dialogo fra
le fedi a livello locale, regionale e mondiale, dedicando particolare attenzione ai contributi
già esistenti e a quelli che in
futuro verranno da parte delle
donne. Questo processo dovrebbe coinvolgere persone di tutte
le comunità di fede e dovrebbe
portare allo sviluppo di un’etica comune per la pace mondiale.
5. Che le chiese e gli org^
nismi ecumenici, in conformità
con la raccomandazione della T
Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, creino una rete alternativa d’informazione collegando i mezzi di comunicazione che fanno loro riferimento,
per la produzione di notizie e
per l’interpretazione degli eventi mondiali. Tramite una tale
coalizione le chiese dovrebbero
cercare di influenzare i mass
media laici nella direzione di
una corretta presentazione delle
notizie e di vedute alternative.
Per quanto riguarda l’attuale
situazione mediorientale, la con
(continua a pqg. 1)
2
ecumenismo
31 maggio 1991
DIBATTITO SUI MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
Aprirsi al dialogo...
con molta chiarezza
I matrimoni fra cattolici e non cattolici sono sempre più frequenti: per un corretto rapporto occorre capire la mentalità dell’altro
dal mondo
cristiano
Il Decreto generale della Conferenza episcopale italiana sul Matrimonio canonico ha suscitato
molte perplessità non solo per il
suo linguaggio piuttosto rigidamente legalistico (e questo è stato
fortemente sentito anche in campo cattolico), ma soprattutto per
le disposizioni stabilite per i casi
di matrimoni fra cattolici e non
cattolici. Una reazione fortemente negativa alle stesse è espressa
dal past. Alberto Taccia nel suo
articolo « Aprirsi al dialogo oltre
le rigidità » pubblicato nel n. 19
(10 maggio 1991). Il past. Taccia
dice delle cose certamente giuste
ma... « viste da sinistra », senza
tener presente alcuni elementi necessari per avere un dialogo chiaro e leale. Riteniamo necessario
mettere in luce alcune cose.
1° Anzitutto il Decreto riguarda la disciplina del matrimonio canonico in Italia. A questo riguardo ci sono due cose da tener presente: a) che in Italia esiste l’istituto giuridico del divorzio per il
quale c’è una netta opposizione da
parte della Chiesa cattolica, che
considera il matrimonio indissolubile e ritiene il vincolo matrimoniale in atto quale impedimento
dirimente dal quale neppure il
papa potrebbe dispensare; b) seconda cosa da considerare è che,
in forza del Concordato, gli effetti
civili sono riconosciuti al matrimonio canonico, cioè al matrimonio anche giuridicamente regolato
dal Diritto canonico. Conseguentemente un matrimonio canonico
nullo in radice è nullo anche per
lo stato. Perciò la Conferenza episcopale italiana è preoccupata di
assicurare la validità del matrimonio canonico sia per non compiere quello che per lei sarebbe
la falsificazione di un sacramento,
sia per mantenere un rapporto
corretto con lo stato e con i nubendi non proponendo agli effetti
civili un matrimonio canonico non
esistente. Da tutto il testo del Decreto appare che questa è la
preoccupazione principale, se non
unica, che lo ha causato.
Pluralismo
2” La società italiana è oggi
dal punto di vista culturale e religioso pluralistica, perciò le possibilità di incontro in vista del matrimonio di cattolici con non cattolici sono sempre più prequenti e
presentano casi sempre, più vari:
può trattarsi di un partner cristiano (divorziato e non), di un
non credente, di un poligamo alle
prime nozze ma per principio
orientato ad altre. E’ da notare
che il nulla osta dell’ufficiale civile attualmente non informa se i
nubendi, o anche solo uno di loro, è divorziato o meno. La Conferenza episcopale italiana si
preoccupa di venire in chiaro di
questo e anzitutto nell’art. 47 avverte i cattolici ricordando: « /
cattolici non possono essere ammessi al matrimonio con persone
battezzate non cattoliche, né con
persone non battezzate che siano
legate da precedente vincolo con
altro contraente non cattolico, anche se il precedente vincolo fosse
stato sciolto da qualche autorità
religiosa non cattolica o civile,
ostandovi il can. 1085 » (impedimento dirimente del vincolo). Che
la Chiesa cattolica consideri il ma
trimonio indissolubile lo sappiamo
tutti e, se si vuol dialogare con essa, non lo si può dimenticare.
Le cauzioni
3° Gli artt. 48, 49, 50 hanno
un valore generale, perciò le famose cauzioni non riguardano soltanto i cristiani non cattolici, per
i quali valgono in parte le osservazioni del pastore Taccia; in particolare non riguardano i membri
delle nostre chiese valdesi e metodiste, con le quali la CEI è in dialogo e per le quali una soluzione
verrà studiata. La Commissione
mista di cui parla il past. Taccia è
sempre al lavoro, perciò questi
problemi vengono trattati. E’ la
prima volta che se ne parla insieme a livello ufficiale. Finora si è
svolto un dialogo nell’ambito del
1° distretto e della diocesi di Pinerolo. Anche in questo caso non
siamo sempre stati noi i più aperti.
Nell’ambito cattolico le direttive
della diocesi di Pinerolo sono oggetto di molta attenzione, specialmente per quanto riguarda l’educazione religiosa dei figli, per la
quale i doveri e diritti del genitore evangelico sono chiaramente riconosciuti. Maggior attenzione le
chiese valdesi e metodiste avrebbero dovuto prestare a quella proposta delle coppie miste che è passata sotto il nome di « battesimo
ecumenico » troppo frettolosamente respinta, senza un’adeguata analisi di ciò che essa realmente esprimeva e che — strano, vero? —
corrisponde a quanto dice il nostro documento al n. 44 dove afferma tra l’altro che « il battesimo
è il segno dell’unione dei credenti
a Cristo e non dell’appartenenza
ad un organismo ecclesiastico ».
Non sarebbe male usare un po’ di
più l’autocritica e una maggiore
attenzione a ciò che noi stessi affermiamo nei nostri Sinodi. Certamente sarebbe stato ecumenicamente più corretto fornire in precedenza una adeguata informazione, ma non si deve dimenticare
che finora in Italia è prevalsa
l’abitudine ad agire ciascuno per
conto proprio.
E i divorziati?
4° Finora si è parlato prevalentemente della CEI, ma è anche
il caso di parlare di noi: ci siamo
messi in dialogo con la CEI per i
matrimoni interconfessionali ben
sapendo che la Chiesa cattolica
non ammette il divorzio e pertanto i casi di divorziati non potevano entrare nell’ambito di un mutuo riconoscimento della forma
mediante la quale i matrimoni interconfessionali acquistavano pubblica certificazione. In quale misura e in quale modo le nostre
chiese possono essere garanti che
il nubendo evangelico non è divorziato? Il nostro documento sinodale al n. 51 afferma: « Di fronte
al modo cristiano di vivere il matrimonio l’eventualità del divorzio non si pone », ma al n. 59 afferma che tale eventualità si pone
quando « una crisi può tuttavia
sfociare nella situazione limite di
una rottura insanabile dell’unione». Al n. 60 il documento sembra stabilire una disciplina quando
afferma: « In linea di principio
la Chiesa non è favorevole a
dar pubblica certificazione di nuove nozze da parte dei divorziati... ». Nella realtà le chiese locali usano prassi diverse. Inoltre
un certo numero di membri delle
nostre chiese celebrano il matrimonio civile. Forse l’argomento
dovrebbe essere affrontato nelle
nostre chiese, ma si può anche
comprendere la preoccupazione
della Chiesa cattolica italiana
che, nel caso di matrimoni misti
o interconfessionali, può sempre
trovarsi dinanzi al caso di non cattolici divorziati (diverso sarebbe il
caso di cattolici sposati solo civilmente e poi divorziati, perché la
Chiesa cattolica non riconosce come valido il matrimonio civile di
un battezzato cattolico). 11 fatto
che il Decreto della CEI all’art. 49
richieda alla parte non cattolica
(perciò non solo evangelica) la dichiarazione « che attesti che essa
non ha mai contratto alcun matrimonio » e che « di norma questa
dichiarazione deve essere comprovata per iscritto da parte almeno
di un testimone idoneo, scelto possibilmente nell’ambito della famiglia della parte non cattolica »
non è certamente molto simpatico, né « pastorale », perciò andrà
discusso nel quadro di dialogo ecumenico. Tuttavia è necessario comprendere le esigenze e la mentalità
dell’altro, se si vuole definire un
rapporto. Il Decreto della CEI ci
pone dinanzi alle concrete difficoltà del problema, ma è opportuno ricordare che siamo soltanto
all’inizio di un dialogo ufficiale e
che la strada dell’ecumenismo è
lunga e difficile e non la si può
percorrere senza pazienza e senza
speranza. Alfredo Sonelli
« Nuove religioni »
in Giappone
TOKIO — Secondo un’inchiesta ripresa dal « Japan Christian Quarterly », una rivista
protestante di Tokio, dal 10 al
20% di giapponesi appartengono
a sette o culti definiti come
« nuove religioni ». Alcune di
queste sette hanno la loro origine nello scintoismo o nel buddismo ma altre non hanno alcun legame apparente con le religioni esistenti. Sono i giovani
ad essere maggiormente coinvolti in questo fenomeno. I commentatori della rivista non esitano a parlare di « rinascita della magia e dell’occultismo » o
del « ritorno del religioso ».
Alcune di queste « nuove religioni » conoscono un rapido declino. Vengono sostituite da altre che hanno una crescita spettacolare. Cosi la « Tenrikyo » (religione della « saggezza divina »),
fondata nel 1838, ha subito un
calo del 25% tra il 1958 e il
1989, passando da 2.350.000 fedeli a 1.700.000. Ma il « Soka
gakkai » ( « società creatrice di
valori ») ha invece registrato
una crescita del 76% durante lo
stesso periodo e conta oggi
17.600.000 fedeli in Giappone. Il
« Soka gakkai » fa parte della
branca buddista « Nichiren ».
Nel gruppo « Omoto » (« grande origine »), la setta « Seicho
no le » ha conosciuto il declino
più rapido, perdendo il 44% dei
propri aderenti dal 1958. Nello
stesso periodo, i fedeli di « P.
L. Kyodan » (« organismo di crescita») sono aumentati del 237%.
Fra le sette più recenti, « Agonshu » (religione dell’Agon sutra), creata nel 1978, conta già
più di 200.000 discepoli. Nishiyma Shigeru, professore di sociologia all’Università di Tokio, ritiene che il successo di queste
sette sia dovuto ad uno stato di
vuoto creato, in alcuni individui,
dalla povertà o dalla malattia.
Altri specialisti della questione
pensano che questo fenomeno
sia una « buona novella » e che
esso sia la dimostrazione che
esiste ancora, nella popolazione
giapponese, un interesse reale
per la religione nonostante il
materialismo rampante e l’edonismo della società.
(SPP)
Ingerenze straniere
in campo religioso
PECHINO — Il governo cinese accusa apertamente organizzazioni cattoliche e protestanti
di perseguire « scopi chiaramente politici » in Cina. In una circolare intitolata « Vigilanza contro Tinfiltrazicne tramite forze
religiose dell’estero », mandata
da Pechino agli organi religiosi
ufficialmente riconosciuti, il governo mette in guardia le chiese
contro « queste pratiche ». Si
tratta di un documento molto
dettagliato che sarebbe stato redatto a metà dell’anno 1990. Il
servizio stampa Eglisi (Belgio)
ne ha curato la traduzione.
Per le autorità di Pechino certe attività di forze religiose straniere « costituiscono ingerenza »
nella politica religiosa della Cina, altre « utilizzano le attività
religiose come pretesto per consolidare forze patriottiche e antigovernative ». La circolare descrive, fornendo dati, i principali « metodi » utilizzati, a cominciare dalla diffusione di trasmissioni di evangelizzazione e
dall’importazione clandestina di
letteratura religiosa. Il numero
delle stazioni radio protestanti
è così salito a 26 nel nord-est
e nel sud-est del paese. Alcune
di loro dispongono di trasmettitori molto potenti che permettono loro di coprire la maggior
parte del paese, trasmettendo
non solo in cinese, in inglese e
in coreano, ma anche nei dialetti minam e chaozhou.
In quanto alla letteratura religiosa, essa viene importata da
organizzazioni tramite posta oppure distribuita porta a porta.
Nel 1989, secondo le statistiche
delle dogane, 240.000 opuscoli sono stati sequestrati, o rimandati al mittente, cioè 1,6 volte
più che nell’88. 3.332 cassette audiovisive sono state sequestrate.
La circolare prende di mira anche gli scambi accademici, l’invio di professori stranieri in Cina e l’assegnazione di borse agli
studenti cinesi all’estero in vista della loro evangelizzazione.
La « Chinese English Society »
negli Stati Uniti viene accusata
di specializzarsi nel reclutamento di cristiani « che ardono di
predicare in Cina », dove li manda per insegnarvi l’inglese. In
oltre 50 collegi di 18 provincie,
un gran numero di questi professori d’inglese sono stati colti in flagrante delitto di predicare l’Evangelo.
Considerando che questi convertiti o simpatizzanti possono
« costituire una potente forza di
diffusione della religione in Cina e influenzare un’intera generazione », organizzazioni quali
la Fondazione Fernand Verbiest
(Università cattolica di Louvain,
Belgio) e la Schall von Bell Association (Germania) aiutano gli
studenti cinesi a risolvere i loro problemi di vitto e alloggio,
« concedono loro borse e viaggi
gratuiti per attirarli, sedurli e
corromperli » e « fanno anche in
modo che questi studenti stranieri visitino il Vaticano e siano ricevuti dal papa ». Altri metodi vengono denunciati, come il
turismo o l’assegnazione di fondi per creare fabbriche, scuole,
ospedali, per crearvi « fortezze
di evangelizzazione ». Un investimento americano di 10 milioni
di dollari per costruire un ospedale è stato rifiutato perché doveva avere la sua cappella e i
degenti dovevano essere liberi di
partecipare ad attività religiose.
(SPP)
Salutisti
QUACCHERI a congresso
Meeting trimestrale
MILANO — Domenica 21 aprile
i coordinatori delle attività dell’Italia del nord per l’associazione degli Amici dei quaccheri, presente il segretario nazionale Davide Melodìa, hanno tenuto il
loro meeting trimestrale presso
i locali della sala battista di via
Ponchielli 8.
Erano presenti anche alcuni
simpatizzanti, ispirati per l’occasione ad avvicinare la metodologia quacchera espressa nel centrale culto in silenzio e nei seguenti lavori di normale amministrazione. Dalla riunione è
emersa la necessità di program
mare la partecipazione dei quaccheri italiani alle tante manifestazioni e conferenze optando
per certune che si svolgono in
ambito evangelico - ecumenico,
specialmente a favore della nonviolenza e della concordia tra i
popoli. Si è quindi stabilito di
aprire un conto corrente, secondo le indicazioni dell’ultima assemblea di Verbania-Intra, dove
far convergere le quote d’iscrizione all’associazione Amici dei
quaccheri (Friends) italiani, adesione che darà diritto a ricevere
le pubblicazioni trimestrali (’’Lettera quacchera”), gli opuscoli già
disponibili e quelli in corso di
stampa, nonché la serie di pieghevoli e le meditazioni del nostro ’’Clark” Davide.
Questo allo scopo di diffondere anche nel nostro paese la
conoscenza di una chiesa (la ’’Società religiosa degli Amici”) che,
sorta nel grembo del risveglio
protestante del XVII secolo, si
è infine distinta per l’esemplare
pratica della solidarietà umana
oltre ogni pregiudizio e dogma.
Prossimo appuntamento ancora a Milano, via Ponchielli 8, alle
ore 9,30 del prossimo 14 luglio.
Rio Gnech-Verdini
ROMA — Dal 30 marzo al 2
aprile si è tenuto a Roma il Congresso nazionale dell’Esercito
della Salvezza (EdS), presieduto dai commissari Frank e Rosemary Fullerton. Vi hanno partecipato tutti gli ufficiali comandanti dei Corpi in Italia, accompagnati da altri membri dell’EdS, per un totale di circa 240
persone. Il commissario Fullerton ha guidato i presenti nella
riflessione biblica e nella meditazione spirituale. Nel pomeriggio di Pasqua i presenti hanno
assistito al musical « Who, me
Lord?» (Chi, io Signore?). Vi è
stato anche un incontro riservato alle donne: la riunione nazionale dell’Unione femminile, con
la partecipazione della commissaria Fullerton.
(NEV)
3
f
31 maggio 1991
commenti e dibattiti
UN IMPEGNO PER LA VITA
Confermazioni
a Pentecoste
Ogni credente diventa missionario Dio e i suoi patti con Noè e Abramo
APPELLO ALLE CHIESE
Nella comunità valdese
di Torino la domenica della
Pentecoste è collegata con
l’accoglienza dei catecumeni alla Cena del Signore.
Questa accoglienza concerne persone diverse: alcuni
provengono da famiglie
evangeliche che, fin dal battesimo, si sono preoccupate di "trasmettere la fede”
ai loro figli; da giovani,
che affermano la loro fede
col battesimo. Altri provengono da famiglie laiche,
nelle quali la predicazione
delTEvangelo li ha guidati
verso una posizione personale ben definita; altri ancora sono accolti, nel riconoscimento del loro battesimo, che non viene ripetuto, provenendo dalla
Chiesa cattolica per la scelta di una comunità protestante.
E' lontano il tempo nel
quale le giovani catecumene portavano la cuffia nera
alle valli del Piemonte e
delle Cevenne finché, nella
domenica delle Palme, ricevevano la cuffia bianca, segno della loro "maturità”
spirituale con l’ammissione
alla Santa Cena. Segno di
una nuova e più decisa responsabilità, in una fede
più consapevole.
La confermazione è celebrata nelle chiese evangeliche riformate e luterane.
Dei giovani, terminata la
loro preparazione catechetica, sono accolti dalla comunità, con molta allegrezza e perplessità. Molta allegrezza, perché siamo davanti ad un importante
passaggio: dall’infanzia alla giovinezza. Perplessità,
perché la psicologia elementare insegna ad ognuno
la fragilità dell’epoca giovanile segnata da decisioni
spesso dimenticate o sepolte da altre decisioni contraddittorie. I pastori conoscono' i tristi domani
delta festosa gioia della
confermazione. Non è inutile rendersi conto dei rischi di una ’’confusione”
fra fede professata c tempo delTadolescenza, fra fede tradizionale e chiarezza
di fede maturata. Non potevano mancare nel protestantesimo i tempi dei "risvegli” con un’esperienza spirituale più profonda, che si
riflette sul significato di
"chiese confessanti” oggi e
non solo in un passato lontano. Per altro, oggi ancora. non è possibile pensare
alla Svizzera, alla Scandinavia, a buona parte della
Germania, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti
senza riflettere alle incidenze ed alle note di una
educazione "protestante”
che ne ha fatto, in tutto
o in parte, dei "popoli protestanti”. Di qui la necessità di riflettere sui condizionamenti non religiosi
ma sociali, popolari, psicologici che rischiano di "annullare” il .senso e l’orientamento della confermazione. Soeren Kierkegaard non
ci ha inutilmente resi attenti al rischio di "una
nazione cristiana” perché
nazione battezzata, o nazione cresimata.
La confermazione è collegata con il battesimo. La
ricerca sul battismo e sul
pedobattismo è dovuta alTimportanza preminente
del battesimo. Battesimo
e Santa Cena sono i sacramenti della chiesa universale, sono i segni autentici,
nei quali ci riconosciamo
come "cris'tiani”. Segni di
un’alleanza con Dio e non
di una tradizione garantita, di un’alleanza in cui
Dio ci accoglie per grazia
e solo per grazia. Dio ha
tracciato un patto con gli
uomini; la chiesa del Nuovo Testamento e del Medioevo ha distinto il patto
con Noè come patto con le
creature di Dio, e il patto
con Abramo come patto
con i credenti in Dio. Il
Nuovo Patto è nel battesimo, l'immersione con il
Cristo sepolto e risorto, e
nella Cena, una comunione
col Signore lungo l’arco di
una vita terrena.
La confermazione è celebrata in molte chiese nel
giorno della Pentecoste.
Pentecoste è la festa della
discesa dello Spirito Santo,
che opera nel cuore e nella
vita di ogni uomo, di qualsiiasi ceto o nazione o lingua
o cultura. Ogni credente
diventa missionario, cioè
annunziatore di un Evangelo che raggiunge l’ecumene, la terra abitata. Pentecoste è per definizione
contraria ad ogni razzismo
e ad ogni divisione fra giudeo e greco, fra schiavo
e libero, fra uomo e donna.
Confermazione è conferma
di una linea universalistica.
Essere confermato significa allora respirare l’ossigeno di nuovi cieli e di
nuova terra, superare gli
steccati che chiudono gli
uomini in tanti popoli stranieri, che in Cristo diventano fratelli. Chi fa della
fede cristiana una chiusura
settaria è paragonabile ad
un uccello, che crede di
potere volare tagliandosi
le ali.
La confermazione comprende un impegno per la
vita. Lo vogliamo esprimere con la preghiera d’intercessione di una liturgia riformata francese: Padre
nostro, riuniti davanti a te
in questo giorno a lungo
atteso, di lodiamo e benediciamo. Ti ringraziamo per
il tuo amore, che ci ha
chiamati, ancor prima che
lo sapessimo, a diventare
tuoi figli e che ci ha condotti fino a quest’ora. Ti
ringraziamo perché ci hai
dato di potere rispondere
op^i. Possa questa risposta
durare tutta la nostra vita.
Per questo donaci la tua
luce e la tua forza.
O Cristo, che noi abbiamo confessato come Signore, non permettere che i
nòstri cuori restino divisi
fra due padroni, ma sott(>
metti le nostre vite alla
tua sola autorità, perché
è cosa bella, certa e sicura
rimettere in te tutta la nostra fiducia.
Noi ti preghiamo gli uni
per gli altri, in modo che
in te formiamo un solo
corpo.
Tu, che ci hai promesso
di essere con noi fino alla
fine dell’età presente, fortificaci gli uni per mezzo
degli altri, affinché insieme possiamo amarti e servirti. Amen.
Carlo Gay
DIBATTITO
Per il Bangladesh
Care sorelle e cari fratelli,
mi rivolgo a tutti, chiese locali, singoli, gruppi ec
clesiastici, amici e simpatizzanti, per l’ennesimo invito a contribuire ad una sottoscrizione, quella che
la FCEI ha lanciato in favore del Bangladesh.
La giunta della Federazione ha infatti ritenuto che
di fronte alle proporzioni immani di una tragedia che
ha mietuto in pochi giorni più vittime della guerra
del Golfo, e che ha gettato un'ipoteca sulla sopravvivenza già COSI precaria, di milioni di nostri simili, sia
necessario intervenire subito con la massima generosità perché da questo può dipendere la sorte di vite
umane.
Al tempo stesso, la giunta ha ben avvertito l insufficienza, i rischi di ripetitività e quindi di stanchezza
di fronte a queste pur doverose iniziative e intende
riflettere, insieme alle chiese membro, sul proprio
ruolo in questo campo e su come meglio, attrezzarsi
per azioni di solidarietà non episodiche, efficaci, e
utili a ridurre questi rischi. Vorrei illustrare subito
alcune linee di questa strategia.
In primo luogo, una puntuale informazione. Oltre
alla pubblicazione sui giornali evangelici dell’elenco
dei sottoscrittori e dell’ammontare delle somme riceI vute, come è stato fatto finora, la Federazione si incaricherà di tradurre e diffondere i resoconti che il
Consiglio ecumenico delle chiese fornisce sui progetti
per f quali lancia i suoi appelli. Inoltre un maggior
sforzo verrà fatto per indicare — ove possibile — fin
dal momento dell’appello i progetti di massima sui
quali ci si orienta. Così abbiamo fatto nel caso del
terremoto di Carlentini, illustrando l’obiettivo di due
case prefabbricate, che nel frattempo sono diventate
tre. Ab’oiamo ricevuto proprio oggi copia dell’ordinativo che il Diakonisches Werk (il Servizio di azione
diaconale) delle chiese evangeliche deU’Hessen-Nassau
(Germania) ha inviato alla ditta fornitrice dei prefabbricati. Con gli oltre 60 milioni raccolti dalla FCEI
sarà possibile pagare le spese di montaggio, installazione, allacciamento e una parte del costo delle case.
In questa linea abbiamo sollecitato dal Consiglio ecumenico, cui sarà inviata la sottoscrizione per
il Bangladesh, informazioni sui primi interventi previsti, e ne daremo comunicazione quanto prima.
In secondo luogo, intendiamo muoverci più efficacemente sul piano dei mezzi di comunicazione, sia
sollevando interrogativi sulla strategia degli interventi
pubblici di fronte alle ernergenze del nostro tempo, e
promuovendo una riflessione politica più a lungo termine come abbiamo fatto nella trasmissione del 19
maggio dedicata al problema dei profughi albanesi,
sia cercando di ottenere che i nostri appelli trovino
spazio nel servizio pubblico radiotelevisivo, che sembra accorgersi solo della Caritas.
In terzo luogo, la FCEI ha raccolto l’esigenza
espressa da alcune chiese membro di studiare insieme
il modo migliore per strutturare, in futuro, questo
tipo di interventi.
Poiché negli ultimi anni l’evangelismo italiano si
è distinto per la sua capacità di intervento in casi di
questo genere, resto con piena fiducia in attesa della
vostra risposta. . „ , , .. ,
Giorgio Bouchard presidente FCEI
8 per mille
Sembra certa la notizia che
gli avventisti ed i pentecostali
prenderanno svariati miliardi di
finanziamento pubblico, proveniente dall’otto per mille delle
tasse. Sembra che alla Chiesa
avventista del settimo giorno
verranno assegnati nove miliardi. Naturalmente queste notizie
influenzeranno non poco le decisioni del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, dato
che II bilancio delle nostre chiese non supera i tre miliardi
l'anno.
La riproposta di accettare o
non accettare il finanziamento
statale fatta dall'ultimo Sinodo
mi sembra giusta dato che la
decisione di non accettarlo era
stata presa con un solo voto
di scarto; non vorrei però che
si creasse una situazione simile ma opposta, e cioè che si
arrivasse ad accettare il finanziamento statale con la maggioranza di un voto o poco più.
Condivido le conclusioni della
apposita commissione in risposta ai quesiti posti dall'atto sinodale che chiedeva « quali potessero essere le conseguenze di un orientamento fa-:
vorevole a rendere la nostra
chiesa potenziale destinataria
delle scelte dei cittadini ». La
commissione risponde che
« l’accettazione o il rifiuto non
attengono strettamente alla sfera delle discipline, della confessione di fede e della ecclesiologia della nostra chiesa; si
tratta dunque di un problema
di opportunità »,
In una situazione italiana di
PER UNA « BASILEA 2 »
regime concordatario e privilegio di fatto della Chiesa cattolica deve essere chiaro a tutti,
e va gridato ai quattro venti,
che questo finanziamento statale è tagliato su misura per la
Chiesa cattolica e serve a mantenere, e se mai aumentare, i
privilegi che questa chiesa aveva già ottenuto nel 1921 grazie al fascismo. Noi possiamo
soltanto mantenere delle posizioni di principio e resistere
su delle scelte minoritarie che
possono avere poco peso sulla
pubblica opinione, debitamente
disinformata.
Allora la mia proposta è questa. Prima che le posizioni degli « intransigenti autonomisti »,
che riconosco valide e che
condivido, vengano travolte dai
voti degli « opportunisti » proponiamo di accettare il finanziamento ma al solo scopo di
fare una enorme campagna di
informazione anticoncordataria
su tutti i mass media in Italia e, perché no, in Europa.
Proponiamo di utilizzare tutti i
miliardi ohe lo stato ci darà
per sensibilizzare l'opinione
pubblica su quello che significa avere un regime concordatario in italia. Quindi difesa
della Costituzione e di tutte le
libertà che dovrebbe tutelare,
compresa la libertà religiosa,
contro l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole
pubbliche, contro tutti i privilegi confessionali, per una netta separazione tra chiese e stato.
Mario Tommasi, Forano
_________FONDO DI SOLIDARIETÀ’
La nostra iniziativa
Pentecoste 1991
Nel 2“ anniversario dell’Assemblea europea ecumenica di Basilea sotto il segno della Pentecoste (15-21
maggio 1989) desideriamo
richiamare l’attenzione dei
cristiani sul grande significato di quest’.Assemblea,
che per la prima volta nella
storia ha visto riuniti cattolici, protestanti, ortodossi ed anglicani in una comunità di fede nella preghiera, nel canto, nella riflessione e nella testimonianza.
La speranza ecumenica
suscitata da quell’ Assemblea è ancora viva nel cuore di molti e deve essere
comunicata ai responsabili
di tutte le chiese d’Europa.
Basilea non può diventare
soltanto un bel ricordo.
La tragica esperienza della guerra e le infinite sofferenze di interi popoli ai
confini e in Europa sono
una riprova che il tema di
Basilea « Pace nella giustizia » è più che mai un imperativo cristiano che può
e deve mobilitare le coscienze e l’azione dei cristiani d’Europa, sia personalmente che collettivamente.
Anche in questo senso Ba
silea è e resta un programma da attuare.
L’Assemblea di Basilea si
era chiusa con un impegno
di una seconda convocazione. Invitiamo tutti i cristiani a unirsi nella preghiera
e nelle iniziative necessarie
affinché questo 2° appuntamento europeo diventi realtà.
Vieni Spirito Santo, illuminaci e guidaci nel lavoro
per la giustizia — con i
profughi, gli immigrati e
gli altri emarginati; la pace
— nell’educazione e sperimentazione della nonviolenza; la salvaguardia del
creato — per uno stile di
vita più coerente con l’Evangelo.
Speriamo di interpretare
i sentimenti di tutti i partecipanti del nostro paese
all’Assemblea di Basilea.
Alberto Abiondi, delegato a Basilea come
presidente della commissione GEI per l’ecumenismo
Paolo Ricca, delegato a
Basilea come decano
della Facoltà valdese di
teologia
Roma, 18 maggio 1991
Innanzitutto, precisiamo
di aver raggiunto e superato la cifra prevista per
sostenere il progetto
Cevaa per la creazione di
farmacie di villaggio nel
Madagascar, così necessarie. Provvederemo ad inviare a questo scopo la
somma di L. 6 milioni 300
mila.
Per quanto riguarda le
due altre iniziative in corso, ricordiamo che la prima riguarda l’appello del
Consiglio delle chiese del
Medio Oriente a favore
delle vittime della guerra
del Golfo, con particolare
riferimento ai profughi, su
cui abbiamo già riferito
nei numeri precedenti.
Quest’azione si svolge tramite il segretariato per il
pronto intervento del Cec,
che porta aiuti d’emergenza (alimenti, medicinali,
abbigliamento, tende, infermerie mobili) in quelle
regioni che hanno visto
l’imponente afflusso dei
profughi: Iran, Turchia,
Giordania, Libano, Siria,
Cisgiordania, ecc. Ci sono
pervenuti circa 4 milioni
e mezzo, ma attendiamo
ulteriori e generosi doni
per poter manifestare il
più concretamente possibile l’appoggio anche materiale dei nostri lettori.
La seconda iniziativa
concerne la casa per malati di Aids di Zelarino (Me^
stre), di cui il nostro settimanale ha parlato anche
nel numero del 17 maggio
scorso. Quando accoglienimo quest’appello, il comitato promotore « Il sostegno », oltre ad assistere a
domicilio alcuni malati di
Aids, aveva in programma
l’acquisto di una casa-famiglia per accogliere questo tipo di malati. Ora l’acquisto è avvenuto tramite
la persona del suo animatore, Giovanni L. Giudici
nella sua parte preliminare, mentre resta da definire, all’atto definitivo di ac
quisto, a chi verrà intestata
la proprietà. L’attività di
questi fratelli — vi è l’appoggio di credenti evangelici delle Chiese di Padova (metodista) e di Venezia
(valdese) — ha anche una
collaborazione ecumenica
da parte cattolica, mentre
procede fra difficoltà per
l’atteggiamento in genere
negativo della popolazione
di Zelarino: prezioso l’intervento anche di alcuni
medici che cercano di vincere i pregiudizi e le infondate paure delia gente.
Precisiamo infine che ci
sono pervenute L. 776.350
che non abbiamo contabilizzato ma che abbiamo
subito trasmesso alla Federazione delle chiese
evangeliche in quanto si
tratta di somme destinate
ai terremotati di Carlentini ed ai profughi albanesi
in Italia, la cui raccolta è
appunto a cura della Pcei.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto
corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce - Fondo di solidarietà ■ via Pio
V 15, 10125 Torino.
OFFERTE GIUNTE IN APRILE
L. 612.000: Chiesa valdese,
Ivrea.
L. 500.000; Sara e Sauro Gottardi.
L. 300.000: Coordinamento
Ivrea contro la guerra.
L. 200.000: E. C. Pinerolo.
L. 166.000: Chiesa evangelica
battista. Campobasso.
L. 150.000: « Vendita francobolli ».
L. 100.000; Delia Fontana;
Paola e Ivano Benech; Erma
Barberis; Mirella e Ernesto
Bein.
L. 75.000: N. N. Pomaretto:
N. N. Pinerolo.
L. 50.000: Luigia Sandrin;
Alessangela Vicentini; Nydia
Long Marey; Piervaldo Comba.
L. 20.000: Iris Ehnert Spinelli.
Totale: L. 2.698.000.
Totale precedente: L. 8.297.039.
In cassa: L. 10.995.039.
4
4 vita delle chiese
31 maggio 1991
LA TAVOLA INFORMA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Linee d'azione sinodali verso n futuro
e convinzioni personali
Nel prossimo inverno un seminario di studio sull’« ecumenismo dopo
Canberra » - Il futuro della CIOV - Un dépliant per le contribuzioni
Due discussioni su temi di
fondo — nel quadro dell’elaborazione della sua Relazione al Sinodo — hanno animato le sedute della Tavola che si sono tenute presso la Chiesa metodista.
di Milano nei giorni 10-13 maggio.
La prima verteva sulla rispondenza che deve esistere — in
questioni che comportino una
« svolta ecclesiologica » — tra
una linea d’azione decisa dal Sinodo e le convinzioni personali
dei membri dell’esecutivo sinodale. Solitamente il Sinodo sceglie a far parte del proprio esecutivo delle persone e non dei
rappresentanti di una linea, di
una corrente, o di uno schieramento. E’ giusto e positivo che
sia così. Ma vi sono situazioni
in cui questa prassi deve essere temperata e il Sinodo deve
porsi il problema della rispondenza di cui sopra sia per riguardo, appunto, alle persone,
sia in vista di un’attuazione efficiente dei propri mandati.
La questione deH’8 per mille,
che stava al centro di questo dibattito, travalicava le discussioni interne della Tavola per essere in seguito proposta nel culto di domenica 12 alla comunità di via Porro Lambertenghi.
Nella predicazione su I Sam. 8,
il pastore Sergio Ribet leggeva
la tensione tra coloro che nella
lega delle tribù di Israele volevano o non volevano un re alla
luce della tensione tra i « conservatori » e gli « innovatori »
che tra noi rifiutano o desiderano l’8 per mille, senza peraltro
«benedire» l’una o l’altra delle
due posizioni. Delle preoccupazioni e del dibattito che si è
svolto in Tavola si troverà traccia nel II fascicolo della Relazione al Sinodo che la Tavola
sta preparando.
La seconda discussione ha avuto per tema l’ecumenismo in generale (valutazione dell’Assemblea di Canberra) e il nostro
rapporto con la Chiesa cattolica in particolare. L’ecumenismo
è per noi una speranza delusa
o la sfida per un nuovo cristianesimo? Le forme di esercizio
del potere cattolico con cui ci
scontriamo soprattutto in Italia
sono trascurabili colpi di coda
di una concezione superata o sono la linea vincente di un cattolicesimo rampante a livello europeo e mondiale?
Su questi e altri interrogativi
in tema di ecumenismo la Tavola è convinta che il Sinodo
avrà una parola da dire, ma non
ritiene sia suo dovere limitarsi
ad indicare problemi. Sentita
quindi la Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche
(CCRE), la Tavola ha deciso di
affidarle l’incarico di organizzare, nel corso del prossimo inverno, un seminario di studio su
« l’ecumenismo dopo Canberra »
che aiuti la chiesa a maturare
una risposta.
Amministrazione
Tre incontri tecnici hanno permesso alla Tavola di fare il punto o di fare passi avanti su temi amministrativi.
Con la CIOV la Tavola ha discusso una nuova bozza del progetto « nuova CIOV » di cui il
Sinodo si è occupato Tanno
scorso e a cui ha dato un assenso di massima. Diversi aspetti del progetto — che prevede
l’allargamento della responsabilità diaconale della CIOV ad una
serie di opere che sono state seguite finora dalla Tavola — sono in via di precisazione. Se vi
sarà un accordo ulteriore, si
passerà alla traduzione normativa del progetto.
Con Tamministratrice R. Panzironi, la Tavola ha esaminato
l’andamento finanziario del ’91,
notando con una certa preoccupazione un aumento in misura
imprevista in capitoli di spesa
connessi al funzionamento (viaggi, commissioni, fìtti, pubblicazioni). La Tavola ha deciso di
esaminare più da vicino queste
voci e di segnalare alle chiese
il pericolo di allentare la necessaria attenzione al risparmio. E’
stato inoltre esaminato un piano di aumenti al personale a
ruolo e di adeguamenti per la
mutua interna che è allo studio
anche dell’OPCEMI e su cui si
deciderà nella seduta congiunta
di inizio luglio.
Con il coordinatore della Commissione finanziaria C. Cervi, la
Tavola ha esaminato e approvato le bozze di un dépliant e di
due schede informative sul nuovo meccanismo di formazione
del preventivo, sul punto di equilibrio e sulla campagna delle 3P
(amministrazione valdese). Dépliant e schede, che vogliono essere un contributo per la divulgazione e l’espansione dello sfor
Rorà: un paese per tutte le stagioni
MINI-MARKET
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APERTO LA DOMENICA
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A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Prioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Prioland - Comour - Rif Valanza
- Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un’area attrezzata per il campeggio ed un anello di foruio di 12 km.
zo contributivo che le chiese
stanno compiendo in questi anni in modo crescente, saranno
messi a disposizione delle chiese al Sinodo.
Campo di lavoro
Nella sistemazione del campo
di lavoro del prossimo autunno
sono arrivati a maturazione alcuni trasferimenti già da tempo ipotizzati. Il pastore Luciano
Deodaio sarà trasferito a Napoli
per occuparsi della sede sud del
settimanale comune BMV che
sarà lanciato in autunno e per
curare, a metà tempo, la cappellania dell’ospedale evangelico
Villa Betania. Il pastore Cesare
Milaneschi sarà trasferito a Torino per lavorare in quella chiesa avendo incarico nel contempo anche della cura della chiesa di Coazze. Il pastore Eugenio Stretti è stato nominato pastore della chiesa di Venezia.
Tre richieste di emeritazione
sono pervenute alla Tavola che
le presenterà al Sinodo. Se quella del prof. J. Alberto Soggin
— che lascia la direzione della
biblioteca della Facoltà di teologia — non incide sulla sistemazione del campo di lavoro,
sono destinate ad influire quelle
di Salvatore Carco, che lascerà
in autunno Sanremo-Bordighera,
e di Salvatore Briante che lascerà, ma con un anno di dilazione, nel ’92, Pisa. La Tavola,
nel prendere atto di queste richieste, ha rivolto un pensiero
di gratitudine a questi fratelli
per il servizio che hanno reso
nella chiesa e di fiducia nel Signore che non si stanca di chiamare nuovi operai per la messe.
TORINO
A Berlino
La chiesa valdese di Torino organizza un viaggio a Berlino, ospite della Martin Luther Gemeinde di Berlino (est), dal 19 al 25 giugno, il viaggio in pullman prevede un pernottamento intermedio dalle parti di Monaco. Costo complessivo lire 400,000.
Per iscrizioni e informazioni rivolgersi alla segreteria della chiesa (tei.
011/669.28.38). Per andare a Berlino
è sufficiente la carta d'identità valida
per l'espatrio.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 2 GIUGNO
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 10 GIUGNO
ore 9.40 circa - RAIDUE
RICOSTRUIRE LA PACE
COSTRUIRE LA GIUSTIZIA
TORRE PELLICE — E’ rivolta al futuro la giornata che la
comunità ha vissuto domenica
26 maggio: cominciato con un
battesimo, il culto è stato tenuto dai giovani, che hanno guidato la comunità nella meditazione della Parola e nel canto.
Nel pomeriggio l’assemblea ha
discusso dell’otto per mille. Molti e meditati gli interventi, che
hanno messo in luce la complessità dì questo problema per la
vita della nostra chiesa. Per conoscere l’orientamento dell’assemblea si è votato, e la maggioranza sì è espressa a favore
della destinazione dell’otto per
mille alla nostra chiesa, sia pure con diverse condizioni che
erano emerse nei vari interventi.
Tempo di visite
PINEROLO — I ragazzi del
precatechismo hanno visitato la
sinagoga di Asti, gli alunni della Scuola domenicale sono andati in gita a Pramollo, e l’Unione femminile a Torre Pellice per
visitare il museo e trascorrere
alcune ore con sorelle di altre
comunità.
• Commentando le parole del
Salmo 86 (« Tu, mio Dìo, salva
il tuo servitore che confida in
te »), nel tempio affollato' abbiamo salutato Alfredo Griot, di
82 anni. Gli siamo riconoscenti
per il lavoro fatto come anziano per lunghi anni, per la sua
presenza ai culti e per il suo
intervento alla ristrutturazione
dell’ex convitto. Alla moglie che
ha vissuto con lui quasi 53 anni, ai figli e alle famiglie, rinnoviamo la solidarietà della comunità.
« L’IsIam e noi »
SAN GERIVANO — Giovedì 30
maggio, alle 20.30, presso le vecchie scuole, si terrà una conversazione del past. La Torre sul
tema: « L’Islam e noi ».
• Nel corso dell’ultimo mese,
due volte ci siamo raccolti per
salutare delle sorelle che ci hanno lasciato: Erica Malan in Beux
di 54 anni e Ilda Avondet in
Comba di 84 anni. Alle famiglie
colpite dal lutto vogliamo esprimere, insieme al nostro cordoglio, la serena certezza della resurrezione e della Grazia, quale
ci è stata mostrata in Cristo.
Concerto
BOBBIO PELLICE — La sera
del 18 la Corale di Bobbio-Villar, diretta da Franco Taglierò,
ha offerto nel tempio di Bobbio
un programma di canto con la
partecipazione del m.o 'Walter
Gatti che ha eseguito alcuni brani musicali per organo di J. S.
Bach. La Corale ha presentato
una serie di testi sulle varie manifestazioni di Dio come Trinità
e sulla risposta del credente.
La serata ha segnato, però,
anche la separazione di fatto tra
la Corale ed il suo direttore,
chiamato quale responsabile della comunità di Biella. Come segno di riconoscenza per il servizio svolto per quasi un decennio gli è stato donato un ricordo personale.
• Con la partecipazione della
Corale, dei giovani che hanno
Dir. propr.: GHINELLI-CARONI
Hôtel Fontana
ZONA CENTRALE
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
I 47046
MISANO ADRIATICO
via don Minzoni, 4
S 0541/610578
condotto la liturgia, dei bambini della Scuola domenicale e con
la celebrazione della Cena del
Signore, il culto di domenica
19 ha segnato la chiusura delle
attività della nostra comunità
per Tanno 1990-1991.
• Tutta la comunità si è rallegrata nel Signore per la nascita di Debora Melli, di Giovannino e Sabina.
Auguri!
ANGROGNA — E’ nato in questi giorni Diego Malan, di Mario e di Lilian Bertinat.
Al piccolo Diego, alla sorellina Luisa, a Mario e Lilian esprimiamo tutta la nostra gioia e
la nostra simpatia.
Bazar
VILLASECCA — A Chiotti, domenica 2 giugno, bazar annuale
a cura dell’Unione femminile.
Tutti sono invitati per tè, caffè, torte, lotteria e pesca.
• Una decina di sorelle e fratelli si è recata a Ginevra per
vedere i luoghi storici della Riforma di Calvino, il CEC e
TONU. Alla cattedrale protestante di St. Pierre essi sono stati
guidati da due valdesi che vi lavorano. Amichevole anche l’incontro con il pastore Aldo Comba.
• Dopo breve infermità, alTcspedale di Pomaretto è morto a 77 anni Cesare Augusto Peyronel, contadino a Trussan. La
grande partecipazione di sorelle
e fratelli ai funerali ha significato che l’amore di Dio non ci
lascia mai soli.
Anniversario
PERRERO-MANIGLIA — Sabato 1” giugno, alle ore 17, alla
scuola della Baissa si terrà una
riunione per l’organizzazione del
150” anniversario del tempio di
Maniglia.
• Domenica 2 giugno, ore 10,
culto unico a Perrero, nella sala delle attività: assemblea di
chiesa sull’otto per mille.
Calendario
1-2 giugno
□ GIORNATA GIOVANI
1° DISTRETTO
AGAPE — Con inizio alle ore 16
del sabato, si riuniscono i gruppi giovanili delie valli: tema deH'incontro:
il lavoro. Prenotazione: Doriano Coi'sson, tei. 932839 (ore pasti).
8-9 GIUGNO
Conferenza
del primo
distretto
La Conferenza è convocata
per sabato 8 e domenica 9
giugno, presso i locali della
(Ihiesa valdese di Bobbio Pellice, con inizio alle ore 9 del
sabato. Il culto di domenica,
con la comunità, sarà presieduto dal pastore Gregorio
Plescan. Il pranzo costa L.
15.000 (prenotarsi entro mercoledì 5 giugno presso il presidente della CED, pastore
Tom Noffke, tei. 51372).
5
f
31 maggio 1991
vita delle chiese 5
ASSEMBLEA DEL VII CIRCUITO - TRIVENETO
CORRISPONDENZE
Progetto di evangelizzazione Si ail’8 per miiie
1
Incentivare la presenza al di fuori dei luoghi tradizionali - L’operazione partirà da Vicenza, per estendersi poi alle altre città
TRAMONTI — Quando, al termine dell’incontro (12 maggio)
dei rappresentanti delle comunità del Triveneto alTAssemblea
del VII circuito, il fratello Danilo Passini ha proposto un plauso
per l'opera svolta dal sovrintendente Arrigo Bonnes e dal Consiglio dimissionario (Clara Cozzi,
Daniela Campbell, Emanuele Menegon, Christian Pradolin) — riconfermato peraltro alTunanimità nella carica — forse non tutti
hanno realizzato in pieno il senso
e la portata di quell’atto solo in
apparenza formale. Si trattava
invece del riconoscimento di
un’opera svolta in mezzo a infiniti problemi, scarse gratificazioni
e numerose incomprensioni. Il
pastore Bonnes ha accettato la
riconferma per puro spirito di
servizio, pur facendo presente le
estreme difficoltà connesse al suo
mandato, che include oltre alla
carica di sovrintendente anche
la cura di ben quattro comunità
(Gorizia, Udine, Tramonti e Pordenone). Eppure, nonostante il
cumulo degli impegni, il Consiglio ha presentato un progetto
di evangelizzazione che sicuramente da solo è in grado di assorbire tutto il tempo a disposizione. Si tratta, sulla base di
quanto già annunciato Tanno passato, di dare inizio e corpo a forme di maggiore presenza evangelica al di fuori dei tradizionali locali di culto. Gli evangelici devono farsi conoscere dal largo pub
blico, che tende purtroppo ormai
sempre più a identificare ogni
movimento religioso non cattolico con un indifferenziato, e ad
arte genericamente screditato,
settarismo.
L’azione prevista, da realizzarsi
in un primo momento a Vicenza
per poi estendersi alle altre province, dovrebbe comprendere
quattro momenti: l’occupazione
di una piazza con predicazione e
esibizione di corali, allestimento
di stand per la vendita di Bibbie
e di libri evangelici, esposizioni
e mostre; l’organizzazione di un
colportaggio sistematico con l’acquisto in leasing di un automezzo attrezzato per la vendita di
nostre pubblicazioni e Bibbie nei
mercati delle varie cittadine; la
diffusione nelle principali agenzie turistiche e negli alberghi di
dépliant informativi sulle chiese
evangeliche del circuito e sulla
loro storia; l’indicazione alle biblioteche pubbliche di opere evangeliche da acquistare, ove ne
risultassero sprovviste.
Tutto questo comporterà un
impegno diretto e generale delle
diverse comunità: è chiaro che le
manifestazioni a Vicenza — e
quelle successive nelle altre sedi
— dovranno essere appoggiate in
modo concreto e visibile da tutti
i credenti del circuito. Al Consiglio è stato affidato il compito di
predisporre un piano particolareggiato con l’indicazione di un
preventivo di spesa, in modo che
EVANGELICI A VILLA SAN SEBASTIANO
60 anni di presenza
« Or voi siete testimoni di
queste cose» (Luca 24: 48); predicando sulla fine delTEvangelo
di Luca il pastore Claudio H.
Martelli, presidente dell’Opera
metodista in Italia, concludeva
il suo vibrante sermone con queste parole: « L’unica cosa che
conta è che Gesù Cristo è il
Dio con noi ». Nella ricorrenza
del sessantesimo anno di presenza evangelica a Villa San Sebastiano, in un tempio gremito da
più di quattrocento persone, il
messaggio di Martelli ha rappresentato indubbiamente il momento spiritualmente più elevato della giornata di festa. Vorremmo sottolineare la gioiosa
presenza al culto di una ventina di bambini con i quali il predicatore ha voluto dare inizio al
servizio religioso. A condividere
la giornata con la comunità di
Villa sono giunti membri delle
comunità dell’Abruzzo e Lazio
accompagnati da molti pastori.
Dopo il culto i convenuti hanno
potuto gustare la saporita e sana cucina che ancora una volta
conferma le tradizioni dell’ospitalità marsicana. La vivissima
dimensione comunitaria è stata
sottolineata da Fileno Piacente,
presidente del Consiglio di chiesa, il quale ha ricordato l’impegno e la partecipazione di molti membri di chiesa e non alla
realizzazione della giornata. Una
mostra fotografica ha illustrato
la nascita e la crescita di questa viva comunità.
La chiesa si costituì in seguito a dissidi con la locale autorità cattolica, che aveva allontanato ingiustificatamente un parroco molto benvoluto. Così,
centodieci capifamiglia richiesero le cure di un pastore metodista wesleyano. Dopo i primi
contatti con il pastore Emanuele Sbaffi veniva inviato stabilmente il past. Dante Seta, ex
sacerdote cattolico. Iniziavano a
quel punto i soprusi e le angherie dei cattolici e dei fascisti. Difatti, per un periodo, ebbe cu
ra della comunità il past. Salvatore Scivales, dichiaratamente
vicino al regime, cui succedeva
il past. Carlo Zardi ché, vittima
di pressioni e di lusinghe, abiurava pubblicamente la fede evangelica nella chiesa cattolica del
paese. Fino al 1943 il tempio rimase chiuso per ordine del prefetto che si premurò di perseguitare diversi membri della comunità con procedimenti giudiziari e con l’invio al confino del
past. Francesco Cacciapuoti. Nel
dopoguerra la comunità, non più
osteggiata dalle autorità, apriva
una cooperativa agricola per lo
sviluppo economico del paese. A
questa si affiancava un’opera di
asilo e di doposcuola a servizio
di tutti i bambini. Il resto è
storia recente.
Tra i conduttori della comunità in passato erano presenti
all’incontro Giovanni Anziani,
Ruben Vinti, Ulrich Eckert. Impossibilitato per motivi di salute, il pastore Sergio Aquilante
ha fatto giungere un messaggio
di saluto. Tra gli altri anche
quello del moderatore Franco
Giampiccoli.
Mentre i convenuti riprendevano la strada del ritorno, la
comunità si ritrovava nuovamente nel tempio per ascoltare l’annuncio delTEvangelo della resurrezione portato dai pastori Tosatti e Vinti ai funerali di Goffredo Valente, decedute tragicamente all’età di 23 anni. Questo
tragico incidente ha gettato una
ombra sulla domenica, diverse
parole sono state espresse alla
famiglia, in particolare alla madre, membro attivo, organista e
monitrice.
Personalmente, ma crediamo
che molti condividano, abbiamo
avuto l’impressione di vedere nella comunità un segno significativo della predicazione delTEvangelo, che ha accompagnato ieri,
oggi e sicuramente domani gli
uomini e le donne di Villa.
Emanuele Fiume
Italo Pons
tutti possano sapere in anticipo
la misura dell’impegno finanziario.
Riusciremo? Come in ogni cosa
che ci riguarda, si tratta di fede.
In uno degli scorsi numeri del
giornale è stata ricordata la bella
poesia di Attilio Bertolucci dedicata a Giovanni Diodati: una copia della Bibbia tradotta da questo « protestante » del Seicento,
capitata nella sua famiglia di tradizione cattolica, gli aveva permesso fin da fanciullo il contatto
con la Sacra Scrittura. Era, quello, il frutto dell’opera coraggiosa
svolta in mezzo a persecuzioni e
infiniti rischi personali dai nostri
colportori dello scorso secolo e
degli inizi di questo.
Oggi, in tempi in cui dovrebbe
essere facile e senza pericoli Tevangelizzazione e la diffusione
della Parola, ci ritroviamo tutti
molto tiepidi e irresoluti. Eppure dovremmo avvertire la responsabilità che discende dal dichiararci evangelici: è il momento
giusto per far conoscere a questo popolo, spesso frastornato da
informazioni confuse e incomplete, la presenza di un modo alternativo e fortemente laico di vivere la fede in base alTevangelo,
in contrasto con una religiosità
spesso impregnata di clericalismo e di superstizione.
Ci auguriamo con tutto il cuore che il sovrintendente Bonnes
e il Consiglio di circuito siano
in grado in breve di dar corpo a
queste iniziative: le comunità saranno con tutta certezza al loro
fianco.
L’Assemblea ha poi adempiuto
alle altre incombenze previste
dall’ordine del giorno (esame dell’attività delle diverse chiese; nomina dei rappresentanti al Sinodo; ratifiche varie).
Bello e sentito il culto tenuto
al mattino dal pastore Alfredo
Berlendis che ha ricordato, leggendo Filip. 2: 1-11, i compiti dei
fratelli chiamati nelle chiese alla
vigilanza.
In chiusura dei lavori il pastore Berlendis ha annunciato il suo
trasferimento la Cini.sello (Mi) e
il sovrintendente Bonnes, nel ringraziarlo per l’opera svolta durante un decennio a Venezia e
nel circuito, ha voluto augurargli
a nome di tutti un buon lavoro
al servizio del Signore.
Paolo T. Angeleri
NAPOLI — La questione dell’otto per mille è tornata ad appassionare la chiesa di Napoli
(via dei Cimbri), resa a ciò più
sensibile dalla presenza, sul territorio, di grandi opere sociali
evangeliche (come l’ospedale e
Casa materna) sempre frenate
nel loro sviluppo dall’incertezza
dei finanziamenti pubblici, pur
dovuti.
Il dibattito è stato certo facilitato dalla relazione messa a
punto dall’apposita commissione
sinodale: essa è stata fatta oggetto di ampia discussione durante una riunione infrasettimanale, e poi di nuovo nelTassemblea del 5 maggio. Alla fine essa
è stata approvata dall’assemblea,
che ha confermato il suo orientamento favorevole all’accettazione
dell’otto per mille per le opere
sociali delle chiese valdesi e metodiste. I voti a favore sono stati
23, i contrari 3. Nessun astenuto.
• L’assemblea ha quindi eletto quale deputato al Sinodo il
fratello Paolo Olivieri, e alla Conferenza distrettuale Elisabetta
Pagano e Franco Pitarella.
Un parere favorevole
CAIVANO — La chiesa di Caivano si è rallegrata del taglio che
la commissione sinodale ha dato
al problema dell’otto per mille
e l’ha approvata nella sua assemblea del 5 maggio. Con l’occasione, ha ribadito il suo parere favorevole alTaccettazione delTotto
per mille per le nostre opere sociali. Voti favorevoli : undici.
Astenuti; uno. Contrari: nessuno.
• L’assemblea ha eletto la sorella Teresa Biblioteca quale sua
delegata alla Conferenza distrettuale.
« Protestanti
perché »
SIENA — Il pomeriggio di domenica 17 marze la comunità
raccolta nel tempio di viale Curtatone ha accolto il pastore Gino Conte che ha tenuto una conferenza sul tema; « Protestanti
perché ». La comunità e gli amici hanno molto apprezzato
l’esposizione del pastore Conte
sia per il suo costante riferimento alla Riforma del XVI secolo,
nel ripercorrere la nostra teologia di credenti protestanti, sia
per la chiarezza del rapporto
con il cattolicesimo. Infatti pur
riconoscendo una volontà ecumenica che coinvolge le due chiese cattolica e protestante, bisogna confessare che i dogmi che
la Chiesa cattolica ha promulgato dal Concilio di Trento ad oggi ci hanno teologicamente resi
più lontani che al tempo della
Riforma stessa.
• Il XVII febbraio, dopo il
culto, abbiamo avuto nei locali
della casa comunitaria un pranzo
preparato con gioia dal gruppo
femminile della comunità per i
36 fratelli e sorelle presenti.
Molti giovani stranieri si sono
uniti a noi per questa giornata
di festa. Nel corso del pomeriggio abbiamo ricordato « L’emancipazione dei valdesi » scorrendo gli atti dei Sinodi dal 1795
al 1848.
• Il 9 aprile abbiamo avuto il
piacere di ricevere la visita del
moderatore, pastore Franco
Giampiccoli, accompagnato dall’amministratore, diacono Marco
Jourdan. L’incontro è stato molto proficuo sia perché abbiamo
potuto informare il moderatore
sulla vita ed il lavoro della nostra comunità, sia perché abbiamo potuto essere ricevuti in Comune dagli assessori alTUrbanistica ed alla Pubblica Istruzione, ed al Monte dei Paschi di
Siena dai rappresentanti della
presidenza.
• Il 21 aprile la signora Maag,
membro del Consiglio della
Chiesa riformata del Cantone di
Zurigo, ha partecipato al culto
ed ha rivolto un saluto alla comunità.
La signora Maag, che rappresenta anche la Chiesa cantonale presso la Chiesa evangelica di
lingua italiana di Zurigo, parla
la nostra lingua ed ha potuto
così farci sentire lo stretto legame che esiste tra la Chiesa
valdese e la Chiesa riformata
svizzera, nella comune confessione della fede. Ringraziamo la signora Maag non solo per la sua
amichevole presenza, ma anche
per la solidarietà che ci ha manifestato.
• Volgiamo un pensiero riconoscente al past. Alfredo Sonelli che ha presieduto il culto di
Pasqua, perché il nostro pastore ha dovuto assentarsi improvvisamente per cause familiari,
ed al pastore Luigi Santini che
ha presieduto il culto del 14
aprile.
E’ molto arricchente, per noi,
poter ricevere i messaggi di questi fratelli che tante si sono adoperati per la chiesa.
ASSEMBLEA DEL XIII CIRCUITO - CAMPANIA
Nuove speranze per il futuro
Il Consiglio ha reso attente le comunità ai problemi esistenziali
che caratterizzano il territorio: come si organizza una risposta?
NAPOLI — Sabato 11 maggio,
con una riflessione biblica
su Romani 13, si è aperta l’assemblea del XIII circuito.
L’esposizione della vita delle
comunità ha evidenziato il soddisfacente svolgimento delle attività ecclesiastiche, mentre non
esiste uno specifico impegno per
campagne di evangelizzazione.
Ciò dipende certamente da un
modo diverso di rapportarsi con
la gente.
E’ comunque un segno positivo l’apertura presso la comunità valdese di via dei Cimbri del
circolo culturale « Giangaleazzo
Caracciolo» che potrà rappresen
tare una forma di evangelizzazione e di testimonianza come
lo fu, nei suoi circa 100 anni di
vita (1876-1969), il precedente
che aveva sede presso la Comunità metodista wesleyana nel
cuore della vecchia Napoli (quartieri spagnoli).
■ Il consiglio, nella sua relazione, ha invitato le comunità ad
una maggiore vigilanza sui problemi esistenziali presenti nel
territorio.
Il dibattito, nella sua ampiezza, ha cercato di dare risposte a
diversi interrogativi, ma molte
problematiche rimangono aperte. Quanto siamo propensi a lasciarci totalmente coinvolgere
dalla sfida delTEvangelo? Siamo
dei « servi inutili » solo preoccupati di non perdere o farci rubare il talento affidatoci.
Quanto prima smetteremo
questo modo di essere e di pensare, tanto prima riusciremo a
rispondete alle necessità del nostro tempo e del nostro territorio.
L’assemblea ha accolto e fatta propria la domanda per il
conseguimento del titolo, e
l’iscrizione a ruolo, di predicatore locale del fratello Salvato
re Cortini del gruppo di Ponticelli, raccomandandolo alla Commissione studi per la sua preparazione. Ringraziamo il Signore delle messi perché sa suscitare operai per la sua messe.
Dopo gli adempimenti regolamentari — elezione dei deputati
e sostituti metodisti al Sinodo
(Luigi di Somma e Bruno Toscano, titolari; Maria Teresa Fiorio e Raffaele Pane, supplenti) —
l’assemblea ha ascoltato con interesse sia l’illustrazione da parte di Nicola Pagano del lavoro
svolto e dei programmi futuri
del già citato circolo « G. Caracciolo », che le informazioni di
Marco Jourdan in merito ai corsi di formazione « evangelica »
di operatori diaconali che si
svolgono in Firenze e per i quali gli interessati possono rivolgersi al sovrintendente di circuito o al proprio pastore.
M. S.
6
6 prospettive bibliche
31 maggio 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Dio è il nostro inizio
Poiché mi è toccato in sorte di
essere il primo ad intervenire in questa prima tavola rotonda della conferenza ecumenica internazionale di
Pentecoste, ho pensato di dover —
come si dice — cominciare dall'inizio, e il nostro inizio è Dio, come diciamo sovente aH’inizio dei nostri
culti: « Il nostro principio e il nostro
aiuto sono nel nome di Dio, che ha
fatto il cielo e la terra ». Cominciare
dall'inizio significa cominciare da
Dio, da quello che lui ha cominciato,
cominciare dal suo inizio. Infatti Dio
ha già cominciato quello che noi cominciamo. E' lui che ha cominciato
il processo conciliare « Giustizia, pace, integrità del creato ». Lo ha cominciato nelle chiese e già un po' tra
i popoli; ma prima ancora lo ha cominciato nella sua rivelazione. E' da
lì che vogliamo iniziare.
Il nostro incontro non è solo intracristiano ma anche interreligioso,
come è la regione del mondo di cui
parleremo: ci sono tra noi, che in
prevalenza siamo cristiani, anche
ebrei ed islamici. Gli uni e gli altri
sono benvenuti, non solo come compagni di umanità, ma anche come
fratelli nell'awentura della fede. Pur
facendo riferimento alle Scritture
ebraiche e cristiane confido che quanto dirò possa essere condiviso — oltre che dagli ebrei — anche dai musulmani presenti e da altri, appartenenti ad altre religioni, o anche a
nessuna religione organizzata. Dio,
infatti, è più grande non solo di ogni
religione particolare, ma anche di
tutte le religioni messe insieme.
Tre sorelle gemelle
La nostra conferenza ha un tema
specifico — il Medio Oriente, oggi la
più grande polveriera del mondo —
collocato nel quadro del processo
conciliare « Giustizia, pace, integrità
del creato ». La guerra del Golfo è
stata una specie di agonia del processo conciliare, la sua cosciente negazione.
Ma è stata anche, in negativo, la riprova lampante che giustizia, pace e
integrità del creato sono davvero sorelle gemelle, che non possono essere separate, e tanto meno poste in
reciproca alternativa: non si può sacrificare la giustizia sull’altare della
pace, né la pace sull'altare dell’integrità del creato, né l’integrità del
creato sull’altare della giustizia.
Solo insieme queste tre sorelle sono realmente se stesse: una giustizia senza pace non è vera giustizia, e una pace senza giustizia non
è vera pace; e giustizia e pace
sono vere solo nel rispetto e salvaguardia del creato. La guerra del Golfo ha, sì, crocifisso il processo conciliare, ma lo ha anche — sia pure in
negativo — confermato: queste tre
realtà sono inseparabili; per cui chi
chiede giustizia deve anche volere
pace; chi chiede pace deve anche volere giustizia, e chi chiede pace e giustizia deve anche volere l’integrità
del creato.
« Giustizia, pace, integrità del creato »: è un programma sconfitto ma
non vinto, umiliato ma non liquidato, che noi qui riuniti riproponiamo
a noi stessi e agli altri uomini come
la « via stretta che conduce alla vi
Pubblichiamo qui l’intervento introduttivo al convegno di Pentecoste,
tenutosi a Santa Severa (Roma) presso il Centro giovanile battista, nei
giorni 19-23 maggio. In questa breve, ma densa introduzione, il prof. Paolo Ricca descrive nei suoi termini essenziali il processo conciliare per la
« giustizia, pace, salvaguardia del creato » che caratterizza da alcuni
anni la linea del Consiglio ecumenico delle chiese ed anche l’azione
delle chiese evangeliche in Italia. L’originalità di questo contributo consiste nel ricondurre nell’alveo di una teologia biblica riformata una riflessione che è spesso velata di neo-liberalesimo.
ta » (Matteo 7: 14), anche in Medio
Oriente.
Giustizia, pace, integrità del creato: tre parole assolutamente laiche,
che possiamo leggere ogni giorno sui
quotidiani, e allo stesso tempo intimamente religiose, che fanno parte
del cuore stesso del messaggio biblico e religioso in genere. Sono parole
che parlano a ogni uomo e allo stesso tempo a ogni credente. Sono parole chiave dell’esperienza umana e
parole chiave della rivelazione divina. Parole che non dividono, ma uniscono; uniscono cristiani ed ebrei,
ebrei e musulmani, credenti e non
credenti. Parole preziose per tutti,
che nessuno vorrebbe mai dimenticare o tradire o rinnegare.
Parole che evangelizzano
Ma p>erché sono così preziose queste parole, tanto che nessuno vorrebbe rinunciare ad alcuna? Certo,
perché umanizzano la vita e il mondo, ma anche perché lo evangelizzano.
Sono infatti parole gravide di evangelo, che ci portano direttamente nel
cuore stesso di Dio.
1 ) « Giustizia » anzitutto. E’ in
tutta la Bibbia la grande passione di
Dio. Non c’è nulla per cui Dio si appassioni di più. Non c’è nulla che Dio
gradisca di più: « Scorra il diritto
come acqua e la giustizia come rivo
perenne » (Amos 5: 24).
Dio non prende gusto nelle liturgie
solenni, nei canti, nelle pratiche religiose ma prende gusto nella giustizia.
Ecco perché la Bibbia ebraica, quella
che noi chiamiamo Antico Testamento, contiene molte leggi e prescrizio
ni: perché Dio ama il diritto e lo
vuole stabilire. Così quando si parla
di diritto internazionale, oppure dei
diritti dei popoli, oppure di diritti
dell’uomo, della donna, dei bambini
— oggi anche degli animali — e, perché no, del mare, dell’aria e della terra, si parla di qualcosa che a Dio piace molto. Sovente Dio viene collegato
con il dovere, ma direi che prima di
tutto Dio ama il diritto e lo stabilisce. Il dovere non è il suo primo
amore. Dio ama il tuo diritto prima
ancora del tuo dovere.
E se veniamo al Nuovo Testamento, troviamo anche qui la giustizia e
il diritto come la passione di Dio. Addirittura la giustizia è il contenuto
del Regno, è un suo sinonimo: Gesù
parla del Regno di Dio e della sua
giustizia (Matteo 6: 33).
Ma l’annuncio più straordinario
del Nuovo Testamento è che Dio
ama talmente la giustizia che la crea
là dove non c’è, la dona, la regala al
peccatore. Ecco il grande annuncio
evangelico: la giustificazione del peccatore. Anche chi non lo è, è reso
giusto da Dio affinché ci sia giustizia su tutti e per tutti. La giustizia
che Dio ama di più è quella che non
c’è ancora e che bisogna stabilire, e
il diritto che Dio ama di più è il diritto di chi non ce l’ha ancora, e che
bisogna affermare.
Così Dio comincia il processo conciliare.
L’opera di Dio
2) « Pace ». Se la giustizia e il diritto sono la grande passione di Dio,
la pace potremmo chiamarla la grande affermazione di Dio. Anche qui
Da sinistra. Maurizio Girolami della commissione BMV su «Giustizia, pace, salva
Dvi del Consiglio delle chiese cristiane
negli USA; Rami Khoury, del Consiglio delle chiese del Medio Oriente; mons. Clemente Riva, vescovo ausiliario di Roma. (Foto FCEI)
dovremmo parlare molto e a lungo
sia per illustrare il rapporto intimo,
vitale, sostanziale tra Dio e la pace,
sia anche per illustrare il processo
di militarizzazione di Dio e perfino
della fede che ha avuto luogo nella
storia delle religioni. Ma dato il poco tempo a disposizione desidero dire una cosa sola: la nota saliente della rivelazione biblica intorno al rapporto tra Dio e pace, non è che Dio
è pace, nel senso di un’oasi pacifica,
al di là di tutti i travagli, le convulsioni, le agitazioni della vita e della
storia — sì, Dio è anche questo —
ma la nota saliente della rivelazione
biblica è che Dio fa pace.
Noi ci preoccupiamo di più di essere in pace che di fare la pace; Dio,
invece, si preoccupa di più di fare la
pace che di essere in pace. E’ il grande annuncio della riconciliazione, la
più bella parola della Bibbia: « Dio
ha riconciliato con sé il mondo » (II
Corinzi 5: 19).
Potremmo dire così: per Dio l’unico mezzo di essere in pace è di fare
la pace. Per questo dico che la pace
è la grande affermazione di Dio, è il
grande passo di Dio verso il mondo;
il modo con cui Dio comincia il discorso, il rapporto con l’umanità. Dio
comincia con la pace; Dio comincia
facendo la pace.
Ed è per questo che nelle beatitudini Gesù dichiara « beati » non quelli che sono in pace, ma quelli che
fanno la pace. Facendo la pace si
comincia come Dio. Facendo la pace
si afferma Dio.
La lode di Dio
3) « Integrità del creato ». Vorrei
dire qui due cose soltanto. La prima è che dovremmo mettere in rapporto l’integrità del creato con l’integrità della coscienza umana che,
se è sincera, almeno una cosa deve
ammettere, e cioè che il creato non
l’ha creato lei. Quindi non è suo, non
è sua proprietà. Occorre restituire
all’uomo il senso della sua creaturalità.
Ci siamo ubriacati con Yhomo faber, l’uomo che fabbrica, che costruisce, ricerca. E’ tempo di reintegrare nella coscienza dell’uomo la
percezione della sua creaturalità. La
coscienza dell’uomo è integra quando è cosciente della sua creaturalità. Dio è creatore, noi siamo creature.
La seconda è questa: la creazione
è presentata nella Bibbia come teatro della gloria di Dio, e sembra essere destinata alla lode e alla glorificazione di Dio. C’è una liturgia quotidiana che si svolge nella creazione
per la lode e la glorificazione di Dio.
Nella Bibbia anche i monti gridano
di gioia, i boschi e le valli, i cieli e
gli abissi cantano a Dio. Una creazione devastata non è più teatro della
gloria di Dio.
Chi distrugge la natura distrugge
anche la lode di Dio.
Integrità del creato significa integrità della coscienza e integrità della
glorificazione di Dio.
Giustizia: è la passione di Dio. Pace: è l’affermazione di Dio. Integrità
del creato: è la glorificazione di Dio.
Così, e da qui, vogliamo cominciare.
Paolo Ricca
7
31 maggio 1991
obiettivo aperto
ROMA - SANTA SEVERA: CONFERENZA ECUMENICA INTERNAZIONALE
Crocevia di ecumenismi
I cristiani possono favorire l’incontro tra le culture per promuovere il pluralismo e la democrazia in un Medio Oriente dilacerato
Il senso di un convegno va al
di là delle cose dette: è fatto di
volti, scambi di impressioni; è anche la meditazione condotta dalrirnam del Centro islamico sul
« signicato del saluto », il ramoscelli d’ulivo distribuito secondo
l’usanza ortodossa.
Che cosa dire, dunque, delle
idee portanti di questo convegno? « Dopo il dramma della
guerra, facilitare il dialogo, il
riconoscimento, la riconciliazione — risponde Paolo Naso per
gli organizzatori, che hanno avuto nella rivista ecumenica ’’Confronti” il centro propulsivo —,
riconoscere cioè le diverse identità, le parzialità, le appartenenze. A partire da queste intessere
fili di cooperazione e comunicazione, che non possono prescindere da una profonda e complessiva confessione di peccato. In
secondo luogo ci siamo proposti
di favorire la comprensione delle questioni mediorientali, troppo spesso viste in modo parziale,
ideologico, quasi contrapponendole le une alle altre, quasi ignorandone l’interdipendenza, la corriune esigenza di garantire i diritti fondamentali, tra cui quello
di identità e di nazione.
E in terzo luogo vogliamo iniziare a costruire insieme, ecumenicamente, il linguaggio e la comprensione da parte cristiana dei
problemi del Medio Oriente. Dal
nostro punto di vista, non si tratta di accreditarci come i "garanti" della pace nel Medio Oriente,
ma piuttosto di capire come i
cristiani fissano svolgere un
ruolo per favorire l'incontro fra
le culture, per garantire il pluralismo e la democrazia in questa
area ».
Ecumenismo
Ci sono stati quindi vari livelli, che però anche si intersecavano, nella conferenza.
C’è innanzitutto stato l’aspetto
deH'ecumenismo: « Le chiese che
fanno capo al Consiglio ecumenico — osserva Paolo Ricca a
cui domandiamo di darci im suo
giudizio — cominciano ad utilizzare il loro "internazionalismo
cristiano" al servizio della pace,
cioè ad utilizzare la loro presenza in tutti i paesi coinvolti nel
conflitto, direttamente o indirettamente, per affrontare sia la
genesi del conflitto che i suoi
effetti. Io sono convinto che la
pace è in tutti i sensi una sorta
di crocevia degli ecumenismi, e
che l’ecumenismo stesso è un
processo di pacificazione tra le
chiese, e quindi tra i popoli. Si
tratta di rendere ecumenico, e
quindi pacifico, il mondo. L’ecumenismo è inoltre una scuola
di "pluralismo integrato", cioè
un incontro delle diversità in
modo che esse non compromettano o distruggano l’unità di una
esperienza comune ».
In questo senso sono stati
determinanti alcuni contributi,
come quello della past. Joan
Campbell, che ha ricordato l’impegno delle chiese americane per
Una pace giusta nel Medio Oriente, ricostruendo la storia delle
loro posizioni durante la guerra
del Golfo, che hanno costituito
« una vera e propria alternativa
cl bellicismo dominante ».
Anche mons. Clemente Riva,
che rappresentava la Conferenza
episcopale italiana, ha sottolineato la responsabilità dei cristiani
di essere operatori di pace, agendo per la giustizia e impegnandosi con « le virtù fondamentali del
cammino ecumenico, la pazienza
e la speranza ». E mons. Bettazzi,
vescovo di Ivrea, di cui è noto
l’impegno per la pace, ha seguito
”da amico” i lavori del convegno.
Rami Khoury poi, per il Con
siglio delle chiese del Medio
Oriente, di cui fanno parte anche
i cattolici, ha denunciato con
forza rappropriazione delle risorse di questi paesi da parte delle
potenze occidentali, e il quadro
di quella guerra « che i mass media non hanno mostrato nelle
sue tragiche dimensioni ».
Dialogo tra le fedi
Un secondo aspetto è stato
quello del dialogo tra le fedi
diverse: oltre all’apporto di meditazione deH'imam Abdul H. Haddarah tratto dalla lettura di
alcuni versetti del Corano, l’approccio al problema è stato svolto in maniera del tutto diversa,
perché inscritto nelle nostre categorie ’’occidentali” cartesiane
e propositive da parte di lacques
Stewart, presidente della Federazione protestante di Francia.
Non si può prescindere, come
occidente, da una ferma confessione di peccato: « Possiamo parlare di pace solo perché siamo
religiosi? Solo perché il nostro
riferimento a Dio ci trasforma
automaticamente in "esperti" della pace e della giustizia? No. in
realtà noi ne possiamo parlare
solo se confessiamo i nostri tradimenti della pace, chiedendo
perdono a Dio. Il dialogo tra religioni deve evitare la trappola di
manifestarsi solo nei momenti
di crisi ».
Stewart ha quindi lanciato la
proposta di costituire un Forum
per la pace che promuova l’educazione alla pace tra i cittadini.
Luca Zevi, della Consulta della
comunità ebraica di Roma, ha
rilevato che in Gesù parla la
tradizione radicale dell’ebraismo
e che il cristianesimo in certo
modo è un movimento di rinnovamento aH’intemo del popolo
ebraico: una linea radicale che
ripercorre anche la cristianità,
con personalità profetiche come
V^aldo e Francesco d’Assisi. Zevi
ha insistito molto sul fatto che
« il dialogo è vero se c’è uno
sforzo di arrivare a un incontro
reale; per un dialogo con gli
ebrei è necessario il fatto che
al di là dell’ebreo di ieri, quello
dell’Olocausto, si accetti l’ebreo
di oggi, che significa accettare
l’esistenza di Israele ».
Anche Tarek Mitri, libanese,
segretario del ’’programma per le
reltizioni tra cristiani e musulmani” del Consiglio ecumenico delle
chiese, ha affermato la necessità
di leggere insieme la storia comune, liberi dalla prigionia delle
ideologie e, citando Hans Kùng,
ha auspicato « un’etica mondiale
per una pace mondiale ».
Un terzo filone è stato
quello delle testimonianze dirette: Ahmed Baydoun, antropologo
di Beirut, Hiner Saleem, dell’Istituto curdo di Parigi, Andres A.
Nicoladies, ambasciatore di Cipro
nel nostro paese, hanno delineato
i drammatici problemi dei loro
popoli, mentre un quarto filone,
quello deH’approfondimento storico-politico, è stato affrontato da
due studiosi, Mario Nordio e
Janiki Cingoli, e da Gabriel
Habib, segretario generale del
Consiglio delle chiese del Medio
Oriente, che ha incentrato il suo
complesso intervento soprattutto
sul tema della democrazia che
« anche negli stati arabi deve
essere il risultato di un processo
che comprenda il rispetto delle
diverse comunità ».
Il professor Nordio, cattolico,
del dipartimento di studi eurasiatici dell’Università di Venezia,
ha fondato la sua densa analisi
sull’importanza del Mediterraneo, centrale perché vari mondi
vi si affacciano, anche se c’è
il rischio che esso diventi una
linea di divisione anziché di
comunicazione. Nella disfatta del
bipolarismo, le crisi politiche
sono ormai ’’regionali”, e in crisi
sono anche i relativi ’’immaginari
regionali”: bisogna quindi « cercare un immaginario nuovo che
soddisfi i cambiamenti ».
Anche per lo studioso ebreo
Janiki Cingoli è importante stabilire un rapporto tra interdipendenza nazionale e interdipendenza regionale. Israele deve associarsi alla CEE e contemporaneamente bisogna anche promuovere una confederazione giordanopalestinese associata anch’essa
alla CEE, e puntare poi a una
specie di ’’Benelux” con tutti e
tre gli stati. E’ necessario affermare il ’’diritto al ritorno” di
israeliani e palestinesi, e creare
un sistema comune di sicurezza.
Intanto il convegno aveva
stilato il messaggio, che è stato
anche consegnato al presidente
della Repubblica Francesco Cossiga, il quale ha ricevuto una
delegazione della conferenza, guidata dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia, Giorgio Bouchard, e
dai rappresentanti del Consiglio
delle chiese del Medio Oriente,
del Consiglio ecumenico delle
chiese, del Consiglio nazionale delle chiese degli USA e
^ della Conferenza delle chiese
* europee.
Piera Egldi
Il prof. Paolo Ricca con mons. Clemente Riva. (Foto FCEI)
UN ALTRO ASPETTO DEL CONVEGNO
La giornata ‘politica’
L’ultimo filone è stato quello
della giornata conclusiva, più intrinsecamente politico, sia dal
punto di vista delle chiese, con
una relazione dei pastori Giorgio Bouchard (che ha portato il
saluto della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia), Sergio AquUante (che ha fondato le
sue « tesi sulla pace » su una
lettura biblica) e di Jean Fischer, segretario della Conferenza delle chiese europee, che ha
annunciato una prossima « Basilea 2 », sia da parte dei rappresentanti dei partiti. Hanno
parlato Valdo Spini per il PSI,
Luigi Granelli per la DC, Antonio Rubbi per il PDS, Enzo Perlot per il ministero degli Esteri (il ministro De Michelis ha
inviato un messaggio).
Per i movimenti, infine, Giovanni Bianchi, presidente delle
AGLI, Lisa Palmieri, della Con
ferenza delle religioni per la pace, e Chiara Ingrao dell’Associazione per la pace, hanno sottolineato da angolature diverse
(che purtroppo è impossibile riportare per ragioni di spazio)
l’urgenza di una soluzione globale dei problemi del Medio
Oriente, sia con soluzioni politico-diplomatiche che vedano il
ruolo dell’Europa insieme all’azione USA-URSS, sia promuovendo come movimenti un nuovo « Time for Peace », il cui lavoro, nella profondità delle coscienze, è oggi assolutamente
ineludibile.
Anche se 1’« educazione alla pace » è il processo più diffìcile
e lungo rispetto alle soluzioni
politiche e diplomatiche, esso costituisce senz’altro la base più
solida per fondare Tedificio dei
nostri sforzi su roccia duratura
e non su fragile sabbia.
Un passo verso la pace
Ricostruire la pace
(segue da pag. 1)
ferenza afferma che: a) deve essere convocata con urgenza una
conferenza per la pace in Medio Oriente allo scopo di assicurare il soddisfacimento del diritti dei palestinesi all’autodeterminazione e a un proprio stato e il riconoscimento di tutti
gli stati delta regione, ivi compreso Israele; b) i diritti del popolo curdo devono essere rispettati da tutti gli stati coinvolti;
c) l’integrità territoriale e la sovranità del Libano e di Cipro
devono essere ristabilite secondo le relative risoluzioni dell’ONU. La conferenza ha espresso la sua solidarietà con il popolo libanese nel ristabilimento
della pace, nella ricomposizione
dell’unità nazionale e nella ricostruzione.
La pace non può tuttavia limitarsi alla soluzione degli attuali conflitti, ma richiede coopera
zione fra le nazioni coinvolte e
la creazione di uno strumento
che promuova un impegno unitario per lo sviluppo e fornisca
un mezzo per la salvaguardia
dei diritti e per la crescita della democrazia. L’idea di una conferenza per la sicurezza e la
cooperazione nel Mediterraneo
merita maggiore attenzione e richiede al più presto un forte
impegno in vista della sua realizzazione.
Dev’essere rafforzato il ruolo
di autorità internazionale, politica e morale delle Nazioni Unite, in primo luogo nel campo
della costruzione della pace e di
una giusta interpretazione del
diritto internazionale. Tale ruolo non potrà essere correttamente esercitato se l’ONU non
riacquisterà la fiducia di tutte
le nazioni tramite l’istituzione
di un meccanismo decisionale
più democratico ed efficace.
(segue da pag. 1)
tappa importante ed essenziale per
lo sviluppo del processo di pace.
L’imam del Centro islamico di Roma, Abdul H. Haddarah, in un
intervento di profonda spiritualità
e citando il Corano, ha sottolineato come la diversità sia finalizzata
alla conoscenza reciproca e al costituirsi di un rapporto di alleanza
in vista della pace. Luca Zevi,
ebreo, distinguendo tra la questione dello Stato d’Israele e il diritto
ad una presenza ebraica nella terra d’Israele (eretz israèl), ha chiesto che sia accettato l’ebreo di oggi, che è vivo, e non solo quello
di ieri che è stato ucciso nei campi di sterminio. Il riconoscimento
reciproco è la condizione essenziale per un dialogo autentico, vero.
Il terzo punto è culturale. In un
appassionante intervento Mario
Nordio, del dipartimento di studi
euroasiatici dell’Università di Venezia, ha evidenziato, fra l’altro,
quanto sia importante comprendere il complesso mondo arabo
eliminando gli stereotipi e le semplificazioni che caratterizzano
quello che è il nostro approccio
occidentale. Il Mediterraneo, anziché essere un mare d’incontro
tra culture e tradizioni diverse, è
un « non-luogo », che separa, più
che unire.
Giungiamo così al quarto punto, il politico, che riguarda proprio il Mediterraneo. E’ possibile
avanzare delle proposte concrete
che preparino un avvenire di pace? Nella sintesi finale del convegno si riprende, tra l’altro, il
suggerimento già avanzato dalla
VII Assemblea ecumenica di Can
berra (febbraio ’91) di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione n^l Mediterraneo. Janiki
Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, tenendo conto dei recenti sviluppi dei dialoghi in corso con i
paesi arabi, ha indicato quelle che
potrebbero essere le tappe per il
raggiungimento di questo obiettivo. In primo luogo è necessario
convocare una conferenza di pace,
e dare quindi una risposta immediata alla domanda di giustizia. In
secondo luogo favorire i processi
di sviluppo democratico nei paesi
arabi e in Israele. In terzo luogo
avviare rapporti bilaterali di cooperazione con Israele e con una
eventuale Confederazione giordano-palestinese.
E’ una proposta ripresa, rivista,
rilanciata nel corso della tavola
rotonda che il mercoledì mattina,
a Roma, ha visto la partecipazione di molti politici. Ma è un’ipotesi sulla quale è possibile, e necessario, lavorare.
Che cosa c’entrano le chiese?
Moltissimo. « La giustizia — ha
detto Ricca — è la passione di
Dio ». Non dovrebbe essere anche
quella delle chiese? « La pace —
egli ha ancora detto — è l’azione
di Dio ». Per questo Gesù dice
che sono beati quanti si adoperano per la pace; e lo sono a tal
punto da essere chiamati « figli di
Dio ».
Tre giorni: sono tanti e sono
pochi; sono però stati sufficienti
per fare un piccolo passo sulla
via della pace. O, almeno, così
speriamo!
Luciano Deodato
8
8 fede e cultura
31 maggio 1991
TORINO, QUARTA EDIZIONE DEL SALONE DEL LIBRO
NAPOLI
L'oggetto sconosciuto Parlare
Dedicata aNumorismo, la rassegna è stata un successo di pubblico
e commerciale: ma quanto e, soprattutto, come leggono gli italiani?
I grandi editori e i libri realizzati dai bambini sono stati a stretto
contatto nei locali del Salone.
La quarta edizione del Salone
del libro di Torino ha evidenziato lo stato di ottima salute
delTiniziativa: visitatori in aumento rispetto alle ultime due,
come il primo anno si sono superati i centomila ingressi. Cresciuti gli espositori, il Salone ha fatto
vendere molto agli editori, e decisamente entusiastica è stata la
rispondenza del pubblico agli incontri con gli autori e ai convegni.
Un bilancio tutto roseo, allora?
Non proprio, perché se il Salone
va bene, nonostante le accuse che
l’hanno preceduto, nonostante le
inevitabili polemiche, quello che
non va bene è la condizione più
generale, lo « stato della lettura »
oggi in Italia.
La spesa media che un italiano
dedica ai libri in un anno supera appena le 50.000 lire; « Negli
ultimi dieci anni — notava Giuliano Vigini, direttore della Editrice bibliografica, nella relazione
tenuta alla ”IV Conferenza europea del libro”, che ha preceduto
il Salone — non si è registrato un
reale incremento di spesa negli
acquisti di libri da parte degli italiani ». Perché? Una spiegazione
fornita dallo stesso Vigini è che
« l'epoca che moltiplica vertiginosamente le parole, i messaggi, gli
strumenti — che fa crescere, cioè,
a dismisura l’abbondanza informativa — è anche l’epoca in cui,
paradossalmente, c’è meno possibilità di metabolizzare dò che
accade per estrarne una verità
che ^ duri ». Continuano i tempi
dell’effimero, delle apparenze,
della cultura-spettacolo. Il Salone
ha offerto anche questo, negli incontri con gente come Eco (c’era
letteralmente da fare a gomitate,
tra paparazzi e lettori in caccia
di autografi) e addirittura con
l’immancabile Sgarbi.
Forse però questa era l’occasione per buttare un amo: a chi cerca Sgarbi che interpreta se stesso, si offra anche altro, modelli
di lettura più « duraturi » e produttivi. Qualcuno abboccherà pure.
Ma l’altro grande aspetto della
kermesse del libro è quello che
mette in contatto gli operatori:
editori, autori, librai, in una circolazione di idee indispensabili
per avere una strategia d’impresa comune. Cosa, questa, più che
mai necessaria viste le discrepanze e le contraddizioni di un mercato atipico come quello del libro. (La tiratura media di un romanzo è sulle 8.000 copie, ma coesistono best-seller da decine di
migliaia e volumi che non arrivano alle 4.000 copie: il ricambio
è sempre più veloce, con conseguente aumento delle rese e destinazione obbligata, per molti, al
macero).
Cosa fare allora, al di là delle
strategie industriali? Qualche
studioso ha detto: cominciare dai
piccoli, dalla scuola. E non a caso il Salone ha dedicato un ampio spazio ai « libri » prodotti da
bambini e ragazzi, in un esercizio
di scrittura che va al di là dei
temi e dei pensierini « obbligati »,
ma abitua al gusto, al piacere
per la pagina scritta. Da scrivere o da leggere, ovviamente.
Alberto Gorsani
LA CLAUDIANA AL SALONE
Una tendenza positiva
Un’occasione di diffusione, ma anche di contatto e di testimonianza
Anche per la Claudiana, presente fin dalla U edizione, il Salone ’91 fa registrare un bilancio
positivo. « Non solo per noi —
Spiega Dario Gardiol, direttore
commerciale della nostra editrice — ma per vari piccoli editori
piemontesi e milanesi questa edizione ha fatto registrare un incremento di visitatori agli stand
e di vendite. Ma forse il dato
più interessante è che questo
pubblico era più motivato di
quello a cui eravamo abituati.
In questo modo il livello delle
vendite ha raggiunto quello della prima edizione (1988) contrariamente a quanto è successo
nella seconda e nella terza.
Per noi c’è un aumento del 40%
rispetto all’anno scorso.
Un posto rilevante aveva, in
questa edizione, il confronto con
la scuola...
« Anche qui vale lo stesso discorso — continua Gardiol —; .si
sono viste forse meno classi,
meno scolaresche rispetto agli
anni scorsi, ma certamente più
interessate e preparate. Forse chi
va agli stand dei più grossi editori insegue soprattutto le ultime novità, ma il pregio del Salone sta nell'offrire al lettore anche
i volumi "in catalogo”, che spariscono molto rapidamente dalle
librerie. Se consideriamo che in
Italia escono più o meno 70
novità librarie al giorno, non stupisce che molti libri vadano praticamente ’’fuori mercato” nel
giro di 2-3 mesi ».
Già, e così, anche in librerie
prestigiose, occorre fare un’ordinazione: non esiste, pertanto, la
possibilità di tenere il volume
Lo stand dell’Editrice Claudiana al Salone di Torino.
fra le mani, esaminarlo prima
dcH’acquisto.
Lo stand al Salone è naturalmente anche una possibilità di
incontro con la gente...
« Naturalmente. Abbiamo potuto discutere anche al di là dei
libri esposti, magari con interlocutori cattolici che vogliono conoscere questa realtà. In definitiva, può essere anche questa
un’occasione di testimonianza ».
Fra gli impegni da ’’addetti ai
lavori” c’era l’ampio convegno
su! marketing del Hbro. Che
impressioni se ne ricavano?
«Era un dibattito serio, ma per
vari aspetti teorico; ciò che conta è soprattutto il successivo
confronto con gli altri editori.
e ascoltare Dio
Il senso della preghiera nella nostra vita di
credenti: la relazione e un ampio dibattito
Il dialogo con Dio nel nome di
Gesù Cristo. Salvatore Ricciardi,
pastore della Chiesa valdese di
Milano, ha messo questo concetto al centro della conferenza dal
tema: La preghiera: manifestazione di religiosità o dialogo di
fede?, organizzata dalla Chiesa
cristiana del Vomero.
« La preghiera è nata con la religiosità, serviva a placare la divinità in caso di calamità ». Ora
invece, ha affermato il pastore,
nella nostra civiltà si tende a
considerare la preghiera come
l’espressione di uno stato infantile della vita.
Quando poi si prega, ci si rivolge a Dio come aH’Onnipotente
o come al Puro, al Santo. Ambedue queste visioni sono dei
’’vestiti”, delle ’’gabbie” che gli
mettiamo « per tenerlo nella nostra concezione di divinità, senza che ce la infranga e. insieme,
esaudisca le nostre preghiere»
(un Dio ridotto a "santino”).
Ma allora cos'è la preghiera?
Anzi, quando preghiamo, chi preghiamo? Per che cosa e come lo
preghiamo? Queste sono quelle
domande che ognuno di noi si
pone nel corso della propria vita
di fede. La preghiera è insieme
un atto sacro e profano. Ha una
sua ritualità ma è un atto di
tutti i giorni, di tutti i momenti
della nostra vita. Secondo la Bibbia, l’uomo ha iniziato a pregare
dopo l’omicidio di Abele, invocando il Signore e questo testimonia come la preghiera, essendo « figlia della povertà e del
desiderio », segni il limite della
nostra esistenza. Ma la preghiera
trova un suo limite nella venuta
del Regno di Dio che la renderà
inutile (Apocalisse 21). Da tutto
ciò deriva, secondo Ricciardi,
che la preghiera si configura
come un dialogo tra uomo e Dio.
Ma un vero dialogo non consiste
solo nel parlare, nel richiedere
grazie: è anche ascoltare ciò
che Dio ha da dirci. Occorre
« lasciare che sfondi i nostri orizzonti, abbia lo spazio per agire »;
un dialogo tra due identità pre
cise. L’idea della preghiera come
dialogo ci richiede di precisare
quale Dio abbiamo di fronte.
Forse non è del tutto facile
collegare la preghiera al concetto
di dialogo, ma una volta accettata questa visione occorre anche
capire che il pregare è un momento della « tensione del vivere
nella vita quotidiana la fede,
senza sacrifici particolari. 'Tutta
la realtà è fatta di preghiera e
di fede ». Quindi pregare sempre,
ovunque, comunque, ma con rispetto e sincerità perché « Dio
è disponibile ma io non ne dispongo ».
Il relatore ha poi toccato il
tema deH’esaudimento della preghiera. Spesso ricorriamo ad
artifici per giustificare il fatto
che non sono state esaudite le
nostre preghiere. Il problema
sta tutto nel fatto che dimostriamo così la concezione della preghiera come atto magico. « La
preghiera ha valore in sé; parli
e ascolti Dio, cos’altro vuoi? ».
Certo, la preghiera di Abramo
per Sodoma dimostra l’arrendevolezza di Dio che esce dalla sua
santità. Guai a pregare convinti
di ottenere. Si pensi alla preghiera di Gesù nel Getsemani: «E’
la preghiera più inesaudita;
non costituisce forse una scuola
di ubbidienza? ».
Altro punto importante di questa discussione è stato la necessità di far vedere la presenza
della volontà di Dio a qualcuno
che è in difficoltà, in sofferenza:
« Questo è uno dei momenti in
cui si deve pregare per l’altro,
e mostrargli fraternità ».
Un tema così importante e
una trattazione appassionata e
rigorosa hanno suscitato un dibattito stimolante con molti interventi centrati su temi quali
la figura di Dio, il dialogo. Tesati
dimento, la preghiera in pubblico
e quella comunitaria. E’ impor
tante che incontri simili si ripetano, onde aiutare le cornunità
a migliorare la vita spirituale.
Peppe Cancello
DONNE PROTESTANTI NELLA STORIA
Figure emblematiche
Tra l altro si profila per noi una
sene di contatti con editrici cattoliche: la LDC, con cui collaboriamo già, e le Dehoniane, interessate a ricercare collaborazioni
per la promozione del libro cristiano ».
finire: che cosa si è venduto di più al Salone? « '’L’aquilone
sull’armadio”, ”/ valdesi” di Giorgio Tourn_ "Il pensiero della Riforma”, il volume di Giuseppe
La Torre sull’Islam, i ’’Canti delle valli valdesi". E poi ancora:
"Come pregare”, ’’L’ombra del
galileo”, "Protestanti perché”, il
classico ”Le origini del cristianesimo” del Conzelmann, e il confronto tra Erasmo e Lutero sul
libero arbitrio ».
Il 3° volume della Storia delle
donne della casa editrice Laterza, nel saggio « Le donne giornaliste e la stampa nel XVII e
XVIII secolo » di Nina Rattner
Gelbart, docente di storia alTUniversità di Los Angeles, costituisce una fonte di riflessione importante sul nostro essere protestanti, sul ruolo che hanno avuto
donne di formazione riformata
nel generale processo di liberazione della donna.
Esaminando la storia del giornalismo femminile in Francia,
l'autrice si sofferma su Anne
Marguerite Petit Dunoyer, una
protestante di Nîmes che si stabilì in Olanda dopo la rottura
del matrimonio con un cattolico
francese.
Il giornale « La quintessence
des nouvelles », da essa diretto
dal 1711 al 1719, aveva un forte risentimento verso Luigi XIV (che
aveva revocato l’editto di Nantes) ed era a favore della libertà
di coscienza.
Un’altra donna su cui si sofferma l’autrice è M.me de Beaumer,
che diresse il mensile « Journal
des dames » nel 1761 e che « quasi sicuramente era un’ugonotta
con legami di parentela olandesi ».
Non penso possa essere sot
taciuta l’importanza che per quei
secoli costituiva il fatto che una
donna intraprendesse una professione riservata agli uomini.
Ma è un caso che tra queste
ci siano delle donne di formazione riformata?
G.M.
Appuntamenti
Venerdì 31 maggio — TORINO: Alle 20.45, nel Salone valdese di c.so
Vittorio 23, Giuseppe La Torre, pastore a Palermo e membro del Comitato internazionale IsIam in Europa, e
Claudia Tresso, esperta di islamistica,
parleranno sul tema: « Il dialogo con
I musulmani in Europa ». Nel corso
della serata sarà presentato il volume di G, La Torre « L'IsIam: conoscere per dialogare -, ed. Claudiana.
Domenica 9 giugno — SAIANO (Cesena): Presso la Comunità « Grazia e
pace », il Movimento internazionale
della riconciliazione organizza una giornata comunitaria sul tema « Donne e
nonviolenza ». Il programma prevede la
presentazione, una preghiera comunitaria, e la relazione sul tema: « Azioni
nonviolente di donne contro la guerra ». Seguirà un dibattito, e pranzo
offerto dalla comunità. Per informazioni 0547/24335.
9
31 maggio 1991
valli valdesi
ANGROGNA
VAL RELUCE
Una meta
lontana
Nel difficile cammino dell’ecumenismo, in particolare alle Valli, di tanto in tanto avvengono
dei fatti che brutalmente ci ricordano che in sostanza poco è
cambiato e che la mèta è ancora
lontana.
Se pensiamo, infatti, a quello
che era il clima ecumenico alle
Valli solo pochi decenni fa, vediamo oggi realizzarsi cose allora
impensabili. Ricordiamo i culti
della settimana di preghiera per ■
l’unità dei cristiani vissuti con
vera gioia e desiderio di incontro.
Pensiamo alla partecipazione di
pastori e parroci, a matrimoni
misti, insieme, nell’una o nell’altra chiesa; alla riflessione portata avanti a Pinerolo dalle coppie
interconfessionali con la presenza del vescovo Giachetti, alla seria ricerca per superare i problemi che queste coppie incontrano
nel rispetto dell’identità confessionale di ognuno dei coniugi.
E’ allo studio delle comunità
una proposta di battesimo ecumenico.
E poi ecco all’improvviso episodi antiecumenici che lasciano
sconcertati.
A Mentoulles, I.C. muore improvvisamente. Con i figli che gli
vengono a parlare per il funerale
il parroco esordisce dicendo:
« Io non posso fare nulla », spiegando poi che non può compiere
atti pubblici, né suonare ”la
pasà” (il suono delle campane
per annunciare la morte al villaggio), né dire la messa, al massirrio può accogliere la salma in
chiesa e recitare alcune preghiere per i defunti. Accondiscende
però che il pastore valdese legga in chiesa VEvangelo e lo commenti. La colpa di I. C. è quella
di aver sposato, nel tempio di
Pomaretto, una valdese e di avere i figli valdesi, senza aver poi
regolarizzato la sua posizione
verso la sua chiesa.
Poco dopo, all’ospedale di Pomaretto, S. C. di Perosa sta male.
Al parroco che passa a salutarlo
chiede di poter ricevere la comunione, ma questa gli viene negata. La colpa di S. C. è di aver
sposato, in municipio, una valdese, senza la dispensa. Quando
muore i parenti cattolici chiedono che il funerale venga celebrato dal pastore nel tempio valdese.
Questi gli episodi che hanno
profondamente scosso l’opinione
pubblica, sia cattolica che valdese.
A parte la triste constatazione,
su cui varrebbe la pena di riflettere, di come la legge abbia prevalso sull’Evangelo tanto da
svuotarlo del suo significato di
amore e della sua carica di salvezza e di vita, vogliamo fermarci sul problema dell’ecumenismo.
Certamente ”la colpa” dei nostri due fratelli non è stata quella di aver sposato delle valdesi,
nia di averle sposate senza osservare i dettami del diritto canonico, cioè senza la famosa dispensa.
Finché la Chiesa cattolica sente il bisogno di avere delle garanzie in occasione di matrimoni misti con i valdesi, vuol dire che
non si fida dei valdesi, che essi
non sono in grado di condurre
la probabile prole alla fede in
Cristo e che la situazione critica
di un matrimonio rnisto deve
essere tutelata da impegni particolari.
E’ dunque urgente e necessario
che tutta la questione delle dispense venga rivista e superata
per rimuovere quanto ostacola
il cammino dell’ecumenismo e
foglie credibilità a quello che si
è riusciti faticosamente a costruire.
Renato Coì'sson
Approvato lo statuto
Un carattere originale per il testo votato, primo fra i Comuni del
Pinerolese - « Provincia alpina » e rischio di chiusura delle scuole
Primo comune nel Pinerolese,
Angrogna ha approvato venerdì
scorso lo statuto comunale previsto dalla legge 142 dell’anno
scorso sulle autonomie locali.
Un documento su cui i comuni stanno lavorando, con amministratori più o meno convinti
della sua utilità, un documento
che dovrà rappresentare una
specie di biglietto da visita e di
carta dei diritti dei cittadini.
Spesso i comuni elaborano
questo statuto sulla base di
schemi tipo proposti da associazioni di comuni (Anci, Uncem);
non è stato così ad Angrogna,
dove la commissione appositamente nominata, almeno per la
parte dei principi fondamentali,
ha elaborato di suo, sottolineando ad esempio più volte la volontà di autonomia. Si legge infatti in un articolo che il comune afferma « l’equivalenza del
diritto primario alla libertà personale inviolabile riconosciuto
ad ogni cittadino, con il diritto
primario all’autonomia riconosciuto ad ogni comunità locale
organizzata in ente territoriale ».
Nello stesso tempo lo statu
to riafferma l’importanza della
« gestione associata e programmata del territorio compreso
nella zona montana omogenea
oggettivamente individuabile come vai Penice ».
Il comune si dice inoltre contrario alle ipotesi di fusione fra
comuni piccoli, pur previste dalla legge 142, e valorizza e considera alcune caratteristiche culturali e storiche della vicenda
di Angrogna nei secoli. Lo statuto è stato approvato, dopo
presentazione e discussione (in
precedenza c’era stato anche il
confronto coi cittadini e le associazioni), all’unanimità.
Ma il consiglio comunale di
Angrogna si è confrontato anche su altri temi « forti » circa
l’autonomia e il futuro degli enti montani.
Sulla proposta di « provincia
alpina », su cui aveva già deliberato Torre Pellice, dopo una
lunga esposizione di tutte le posizioni emerse, è stata adottata
una delibera di fatto analoga a
quella assunta dal consiglio di
Torre.
Richiami, in sede di discussio
ne, sono stati fatti alla Carta di
Chivasso cui contribuirono anche personaggi della vai Pellice
e al fatto che la città di Pinerolo potrebbe giocare, se capoluogo di questa nuova provincia, un ruolo diverso da quello
attuale di Torino, oggi sovente
« lontana » dai problemi delle zone montane.
Il consiglio è poi tornato a
discutere del rischio di chiusura delle scuole con meno di 21
alunni, ipotesi che potrebbe riguardare le elementari di Angrogna a partire dal ’92-93. La richiesta è chiaramente che ciò
non avvenga, anche perché in
realtà l’andamento demografico
sembra evidenziare una nuova
tendenza verso un aumento della natalità.
Normale amministrazione per
il resto della serata, con la segnalazione dell’approvazione del
regolamento per il mercatino
biologico che è iniziato domenica 26 e che si svolgerà ogni ultima domenica del mese, fino ad
ottobre.
Piervaldo Rostan
ALCOLISTI IN VAL CHISONE E GERMANASCA
Socializzare i problemi
Il CAT: un gruppo che rifugge dall’essere un’istituzione moralista,
ma cerca di affrontare comunitariamente le difficoltà dei singoli
Forse pochi conoscono l’attività del Club alcolisti in trattamento (CAT) delle nostre valli:
si tratta di uno dei 55 gruppi
esistenti in Piemonte e lavora
nell’ambito della prevenzione e
della tossicodipendenza dall’alcol.
Un paio di ore di ospitalità
non sono certo sufficienti a comprendere tutto lo spessore dell’impegno svolto dal gruppo e
soprattutto è difficile comunicare a parole la dimensione umana e la sensazione del clima di
solidarietà che si vive chiacchierando insieme dell’attività del
Club.
« Il gruppo non è una istituzione moralista — dice uno di
loro — ma si lavora per il recupero di .chi è stato a contatto con l’alcol, è un aiuto reciproco, il CAT è un luogo di socializzazione dei problemi ».
Alcuni operatori e soprattutto
gli ex alcolisti sono in prima
persona, partendo dall’esperienza vissuta, i soggetti da cui nasce l’iniziativa di un ruolo di
educazione sanitaria.
Per il recupero dell’alcolista
reputano che la cura da sola,
pur necessaria, abbia dei limiti: « E’ necessario un cambiamento di stile di vita. L’abuso dell’alcol non è considerabile come un vizio, ma bensì si
tratta di un comportamento di
vita sbagliato ».
Al CAT partecipano anche i
familiari — « anche la famiglia
che è abituata con l’alcolista deve abituarsi a vivere con l’ex
alcolista » —; i ruoli, che erano
stati spesso sconvolti dall’uso
dell’alcol, vanno ridefìniti.
La socializzazione dei problemi e la solidarietà del gruppo
sono l’aggancio per riuscire ad
uscire dalla tossicodipendenza e
ritrovare una nuova collocazione nella famiglia e nella società, « pretendendo che anche ’’gli
altri” ti considerino in modo diverso ».
In valle l’indifferenza e la cultura del vino non sono di certo di aiuto a chi vuole smettere di bere, spesso sentiamo dire che l’alcol fa bene e rende
forti, raccontare dell’alpino con
il mulo e il vino, o anche del
vino che serve a rimuovere i
problemi ed a superare la solitudine. Si può così diventare dei
bevitori in compagnia o dei bevitori solitari; una signora ci dice: « Vuoi incontrare qualcuno?
Esci e vai al bar, a Perosa non
c’è alternativa ».
« Conosco una persona — dice un altro — che da quattro
anni è uscita dalla tossicodipendenza ma non trova lavoro »
Tra i progetti c’è la volontà
di riuscire a lavorare per l’informazione e per la prevenzione, prima che l’alcolista arrivi
in ospedale. Si rende sempre più
necessaria l’esigenza di avere a
disposizione un locale adeguato
ed istituire un servizio di telefono amico.
Ogni lunedì, alle ore 18 il
gruppo si ritrova presso i locali
della Comunità montana, chi decide di smettere con l’alcol può
mettersi in contatto con il CAT;
ricordiamoci quanto ci dice uno
dei suoi partecipanti: « Se bevi
e vuoi continuare sono cavoli
tuoi, se bevi e vuoi smettere sono anche cavoli nostri ».
M. M.
■ Oggi
e domani
Incontri
PEROSA ARGENTINA — Sabato 1“
giugno, alle ore 20.30, presso la sede dell'USSL 42, in via Roma 42, si
svolgerà una tavola rotonda sul tema:
« Il trapianto di midollo osseo; una
prospettiva nella lotta alla leucemia ».
TORRE PELLICE — Martedì 4 giugno,
alle ore 21, nella sala consiliare del
municipio, l’amministrazione presenterà alla popolazione la bozza di statuto comunale predisposta in questi
mesi da un'apposita commissione. Dopo aver udito le impressioni dei cittadini e delle associazioni, il consiglio sarà chiamato all'approvazione entro la metà di giugno.
PINEROLO — Mercoledì 5 giugno,
alle ore 17, presso la scuola elementare « C. Battisti » in via Brignone 2,
avrà luogo il terzo incontro organizzato dalla sezione pinerolese dell’ANFFAS (associazione nazionale famiglie fanciulli adulti subnormali). La
dott.ssa Marchetti parlerà sul tema:
« Problemi affettivi e relazionali ».
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Opposizione
battagliera
Ancora un consiglio « travagliato » per la Comunità montana
vai Pellice, almeno per ora anche USSL 43; ormai è noto che le
minoranze (DC e sindaco di Bobbio) conducono una forte opposizione alle proposte della giunta, anche se spesso paiono ignorare, Quando lanciano accuse circa il funzionamento dei servizi,
che fino a pochi mesi or sono
erano direttamente coinvolte nell’amministrazione.
Si è aperto con quattro interrogazioni del gruppo democristiano
(sul parco macchine, sulle difficoltà di pagamento degli stipendi
ai dipendenti, sui revisori dei
conti, sul servizio mensa di Torre
Pellice).
Sulla ripartizione delle quote
socio-assistenziali a carico dei comuni la discussione è stata intensa; i servizi sono stati il fiore
alTocchiello della Comunità montana-USSL, tuttavia ci sono comuni da tempo in difficoltà a pagare le quote a loro carico, questo specialmente se il carico, alla
fine dell’esercizio, risulta più
alto della previsione. Già negli
anni scorsi comuni come Angrogna avevano denunciato la situazione, recentemente l’assessore
Borgarello ha lanciato un grido
d’allarme, tenuto conto che alcuni comuni sono fortemente debitori verso la Comunità montana mentre altri sono addirittura
creditori.
Si è fatta un’attenta verifica
dei costi ma è anche vero che, se
si vuole che i servizi funzionino,
le spese devono essere sostenute.
« Se non si riesce a deliberare
— ha precisato ad un certo punto Borgarello — bisognerà intervenire secondo quanto prescritto
dallo Statuto e ne sarebbero penalizzati i piccoli comuni ». « Questo è un ricatto — ribatteva Charbonnier — che potrebbe causare ulteriore difficoltà a mantenere l’unità politica della valle ».
Di fronte a questa situazione di
impasse il presidente Cotta Morandini proponeva il rinvio della
decisione, le minoranze appoggiavano questa proposta che veniva pertanto votata all’unanimità.
Si concludeva invece con una
votazione la discussione sul collegamento viario e ferroviario Pinerolo-Torino, un tema sollevato
a suo tempo dal consigliere PSI
Odetto e subito ripreso dalle minoranze che avevano chiesto che
fosse messo all’ordine del giorno
del consiglio.
Dopo una lunga discussione
sulle proposte di deliberazione
della maggioranza, con qualche
emendamento Tatto veniva approvato dalla maggioranza, il consigliere della Lega Nord si asteneva e gli altri votavano contro.
La delibera in sostanza chiede
che venga realizzato il collegamento stradale a scorrimento veloce (ma senza applicazione del
pedaggio per gli utenti) fra Pinerolo e Torino; nel contempo si
chiede il potenziamento della ferrovia, (raddoppio binari, stazione
passante a Pinerolo, scalo merci
a Luserna) evitando di « persevesare nell’errore socio-economico
di privilegiare il trasporto su
gomma ».
Ricordando l’impegno di commissioni nominate dalla Comunità montana per esaminare e proporre progetti per la viabilità valiigiana c per i collegamenti con
l’area transfrontaliera del Queyras, la delibera adottata afferma
comunque l’esigenza di sottoporre a consultazione popolare le
grandi scelte sulTassetto del territorio di carattere infrastrutturale e socio-economico, invitando i
comuni ad inserire questa metodologia nei rispettivi statuti, in
armonia con la legge 142/90.
P. V. R.
10
1 o valli valdesi
31 maggio 1991
VIAGGIO COMUNITARIO
Napoli evangelica
Un viaggio alla scoperta di un’altra realtà: come le chiese e le
opere testimoniano nel Meridione la fede e la comune vocazione
Approfittando del ponte del 25
aprile la comunità valdese di
Pinerolo ha organizzato un viaggio nel Napoletano per conoscere
meglio la locale realtà evangelica.
Arrivati in una Napoli assonnata e semivuota di un giorno
di festa un vecchio pullman ci
ha portati fino a Monteforte Irpino, al Villaggio XXIII novembre, gestito dalla Federazione delle chiese. Nel salone per gli incontri abbiamo avuto i nostri
primi contatti con i fratelli del
Napoletano. Tre relatori ci hanno presentato un quadro della
situazione; Domenico Maselli ci
ha fatto rivivere la realtà di Napoli e dintorni nel XIII secolo
quando Celestino V intesseva rapporti con la famiglia degli Angiò.
Abbiamo così conosciuto la realtà in cui l'evangelismo, sopraggiunto nel frattempo, si è calato.
E’ stata poi la volta del professor
Nicola Pagano che ha dipinto
una chiara immagine dell’attuale
situazione socioeconomica e politica del Napoletano. Infine il
pastore Giovanni Anziani ci ha
presentato un quadro più specifico delle comunità evangeliche
a Napoli e nella Campania.
La seconda giornata è stata
dedicata ad una prima "presa di
contatto" con la realtà più strettamente evangelica del Napoletano. Abbiamo visitato l’ospedale
"Villa Betania" (Ponticelli) e "Casa materna" (Portici). La presenza di questo ospedale evangelico
(inaugurato nell’ottobre 1968) è
veramente importante, tenuto
conto della densità demografica
di un quartiere come Ponticelli e
della conseguente precaria situazione sociale. "Villa Betania" è
il solo punto di riferimento in
campo sanitario e la sua sala
parto può vantare di "aver messo
al mondo” circa 40.000 persone.
Per poter meglio rispondere
alle sempre più forti esigenze
sanitarie, l’ospedale sta attuando
un progetto di ampliamento del
proprio stabile.
"Casa materna” è una comunità-alloggio che accoglie bambini
dell’età scolare materna, seguen
done l’iter talvolta sino alla scuola superiore professionale.
Oltre ' a questi, numerosissimi
sono coloro che frequentano
esclusivamente le scuole senza
avere qui la propria residenza.
"Casa materna” (che conta ormai piu di 85 anni) costituisce
un punto di riferimento nel caso
di situazioni familiari particolarmente disastrate.
Sotto la guida del professor
G. C. Rinaldi, nel pomeriggio abbiamo visitato gli scavi di Ercolano, che offrono uno splendido
spaccato della vita durante l’epoca romana. Il colpo d’occhio sul
sito archeologico è mozzafiato:
sul fondo di una ripida scarpata
di tufo, alta a volte più di 10
metri, si trovano le case in mattoni rossi, le strade lastricate
ed i rigogliosi giardini della vecchia città.
Abbiamo dedicato mattinata e
pomeriggio della terza giornata
alla visita della città di Napoli
dove, malgrado la pioggia, la
collina di Posillipo ed il lungomare ci colpiscono per la loro bellezza tutta mediterranea. Ci siamo immersi poi nella vitalissima
e popolare strada di Spaccanapoli ricca di negozietti, voci e
odori e risaliamo l’elegante via
del Duomo per ’’vivere’’ la città.
Le magnifiche e luminose chiese,
i monumentali palazzi ci ricordano il suo passato di grande metropoli europea ed i suoi famosi
uomini di cultura. Ci si scontra
sovente con il degrado, la sporcizia, l’inquinamento che diventano cronici nei quartieri satellite
della città: la stessa meravigliosa costa del golfo è diventata
un’unica immensa conurbazione
dove le città non si distinguono
più le une dalle altre.
Dopo aver visto « en passant »
la costiera amalfitana ed aver superato la città di Eboli (quella
dove, secondo Carlo Levi, si è
fermato Cristo) ci siamo diretti
verso la città greco-romana di
Paesturn: qui nel 600 a.C. era
sbarcata la grande civiltà ellenica che ci ha lasciato i resti di
tre ciclopici templi, sconvolgenti
per la loro plurimillenaria presenza. Dopo una veloce visita ai
resti della città ed al bel museo
ritorniamo a Monteforte attraversando una parte della montagnosa Irpinia, sconvolta dal terremoto del 1980.
Dopo aver fatto il punto della
situazione riguardante i tre giorni passati ed aver espresso le
nostre opinioni in merito, siamo
passati alla parte più leggera
della serata: quella dei canti. I
nostri canti tipicamente valligiani sono però stati piacevolmente
sostituiti da un vasto rep>ertorio
napoletano, grazie all’intervento
di un simpatico chitarrista.
Non si è trattato di un viaggio turistico, bensì di un tentativo di presa di coscienza di una
realtà evangelica al di fuori delle valli e vissuta da nostri fratelli in una situazione sociale,
economica e culturale profondamente diversa e problematica.
Ognuno di noi è tornato alla
propria vita quotidiana con molte conoscenze in più. A livello di
comunità di credenti l’esperienza
ci ha lasciato una fondamentale
lezione: la consapevolezza della
necessità di uscire dal nostro
« ghetto » protetto delle valli vaidesi per conoscere realtà diverse, per confrontarci con esse e
trarne arricchimento.
Un fatto, poi, ci fa particolarmente riflettere. L’entusiasmo, la
spontaneità e la semplicità con
cui questi nostri fratelli parlano
dell’Evangelo è proprio solo il
frutto delle differenza di temperamento tra settentrionali e meridionali? Non sarà forse che il
fatto di vivere in una terra comune privilegiata come le valli
valdesi ci ha tolto quella carica
e quella genuina volontà di comunicare, al punto che sembra ci
vergogniamo a parlare troppo di
Cristo o dell’Evangelo?
7 "giovani" della gita
TORRE PELLICE: AMICI DELL’OSPEDALE
Borse di studio
per infermieri
professionali
L’iniziativa volta a incoraggiare i giovani a
avvicinarsi a una professione importantissima
L’associazione Amici dell’Ospedale valdese di Torre Pellice nacque dieci anni or sono per volontà di nove persone con l’intento di aiutare la CIOV a reperire i fondi necessari alla ristrutturazione dell’Ospedale valdese. Vivo era allora il desiderio, e grande la speranza, di portare un concreto contributo alla realizzazione della ristrutturazione che non poteva ormai
più essere rinviata.
Le speranze non sono andate
deluse, ha affermato il presidente dell’associazione dott. Giovanni Mourglia in occasione dell’assemblea annuale dei soci. Dai
nove fondatori, oggi l’associazione conta 400 soci e dei tre miliardi circa che rappresentano il
costo della ristrutturazione, 850
milioni sono stati reperiti dall’associazione. E’ questa una cifra certamente non irrisoria per
le modeste risorse della nostra
zona.
Riconoscenza
a tutti i soci
Un vivo senso di riconoscenza va a tutti i soci che, col pagamento della quota annuale
sommato alle generose offerte di
numerosi donatori, hanno permesso all’associazione di essere
concretamente presente e vicina
a questo utilissimo ed indispensabile ospedale.
Ed ora che non solo la dirittura d’arrivo ma anche il traguardo è stato raggiunto, ora
che il nostro ospedale è funzionante e gode di un’ottima repu
tazione grazie al personale sanitario ed infermieristico e grazie alla sua attrezzatura, ci si
può chiedere se è necessario che
l’associazione rimanga in vita e
continui a svolgere il suo compito con la ricerca ed il reperimento di fondi. La risposta a
questa domanda, che può anche
apparire ingenua, non può essere che affermativa poiché vi
è la ferma intenzione di continuare ad assistere l’ospedale di
Torre Pellice con acquisti, se
possibile, di attrezzature indispensabili per il suo buon andamento, per il suo miglioramento, onde facilitare nei suoi
lavori e nei suoi compiti tutto
il personale sanitario ed infermieristico. Per questo motivo è
assolutamente necessario che i
soci aumentino ancora e per un
altro motivo, non ultimo né
meno importante, poiché il consiglio direttivo, confortato dall’assemblea e da im articolo dello statuto, ha stabilito di creare un fondo per borse di studio per futuri nostri infermieri
ed infermiere professionali. Queste borse di studio dovrebbero
incoraggiare ed invogliare giovani della zona a conseguire il diploma di infermiere o infermieri professionali e concorrere in
seguito ad una sistemazione dignitosa ed utilissima nel nostro
ospedale.
Nasce così, per rassociazione,
una nuova e viva speranza, come lo è stata a suo tempo la
ristrutturazione; sperariza che.
se non andrà delusa, certamente
ci permetterà di vedere frutti
positivi e concreti.
Edgardo Paschetto
VOLONTARIATO IN VAL PELLICE
COLLEGIO VALDESE p0r || soclale itiì metto in gioco
Dopo il liceo
Nell’ambito degli interventi per
Torientamento post-liceale promossi dal Collegio valdese di
Torre Pellice, due ex allieve, Marinella Lausarot e Elisa Geymonat, hanno esposto alla classe
dei maturandi le loro esperienze
yissute dopo il liceo, la prima in
campo universitario, l’altra in
una scuola per traduttori e interpreti. Hanno raccontato che non
hanno trovato difficoltà ad inserirsi nel nuovo ambiente, anche
perché la preparazione ricevuta
al Collegio si è rivelata essere
una solida base per affrontare il
nuovo tipo di studi. Una base
resa anche possibile da borse di
studio messe a disposizione da
gruppi tedeschi che sono in contatto col Collegio, in particolare
la « Gustav Adolf Werk », o da
associazioni italiane come il
« Rotary Club » di Pinerolo.
Hanno poi sottolineato l’utilità
degli scambi con coetanei tedeschi, svizzeri, francesi e degli interventi di storici, scrittori ecc.
Durante i loro interventi, di cui
uno si è tenuto in tedesco, hanno
anche dato indicazioni pratiche
circa i tipi di studi che seguono,
come la durata dei corsi, le modalità di iscrizione, le materie
d’insegnamento.
La classe ha apprezzato gli interventi e per le due ex questi
incontri sono stati rma buona occasione per tornare alla loro
« vecchia » scuola e per rivedere « vecchie » conoscenze.
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 • tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA • PINEROLO
L’impegno diffuso nel volontariato sociale, fenomeno che ha
superato lo spontaneismo, cresce in quantità e in qualità.
Qualcosa come 6 milioni di persone, Un italiano su dieci, si impegnano come volontari nelle
varie forme di servizio sociale.
Dove lo stato latita o è impotente sono sempre di più quelli che
prodigano abnegazione agli altri,
ai più deboli e bisognosi. E’ un
istituto serio a rivelarlo, l’Eurisko, il più accreditato centro di
controllo delle variabili che esprimono l’evoluzione culturale, i
valori e comportamenti accomunanti della società italiana.
Dopo anni di riflusso egocentrico, in un contesto che rimane
per lo più sordo e negligente, si
fa strada una solidarietà nuova
con caratteristiche diverse rispetto aH’impegno civile degli anni
passati, forse con motivazioni
e valenze etiche più profonde.
Scremiamo pure un poco la percentuale di Eurisko, ma il dato
resta. Un porsi al servizio del
sociale che ha componenti di
fede religiosa ma anche larghe
spinte decisamente "laiche”.
Si è parlato molto di sociale
negli anni scorsi. Ma c’era un
equivoco e un vizio di fondo;
sembrava che tutto il servizio,
tutta l’assistenza dovesse stare
dentro lo stato, dentro i comuni,
dentro le istituzioni, dentro il
pubblico. Poi è apparso palese
che il pubblico, se può avere
l’opportunità e spesso la forza
di promuovere il lavoro sociale,
di tracciarne la rotta, di attivare
chi si impegna in esso, non sempre è attrezzato per gestirlo con
efficacia. E se tutto è delegato
al pubblico, se il servizio è solo
un diritto e non più dovere civico verso gli altri, il tessuto della
convivenza si sfilaccia. Così, dì
fronte al rifiuto ed alla chiusura
intollerante di molti, emerge in
gruppi ristretti ma in crescita
questa tendenza al "fai da te”
della condivisione, questa atten-,
zione e cura ai portatori del
male sociale: i malati, i dipendenti dall’alcool e dalla droga,
i vecchi, gli stranieri marginali.
Tocca alle chiese, ai responsabili
della vita pubblica, ai mezzi d’informazione non lasciare a se
stessi questi movimenti di solidarietà che si coagulano, perché
la solidarietà si decanti degli
atteggiamenti di autogratificazione per entrare nel quotidiano,
per farsi costume, valore della
cittadinanza.
Indifferenza
e insofferenza
Anche in vai Pellice c’è sofferenza sociale, c’è indifferenza e
insofferenz.a dei cristiani: ci coinvolge molto il Cristo che scaccia
i mercanti dal tempio e mette in
discussione il potere, molto meno
quello che si fa servo e si piega
sul dolore degli altri. E ci sono
forze di volontariato che doman
dano attenzione, partecipazione,
che vogliono crescere. C’è l’Associazione dei volontari ospedalieri
(AVO). « Abbiamo fatto un buon
lavoro in questi anni — ha detto
la presidente dell’AVO, signora
Pizzardi, intervistata da Radio
Beckwith — conquistandoci la
stima dei medici, del personale
ospedaliero e l’affetto dei malati
che ormai ci conoscono, ci aspettano, ci ripagano col loro sorriso.
Formiamo i volontari, prestiamo
il nostro aiuto con professionalità ma abbiamo bisogno di crescere di numero, può bastare
anche la disponibilità di un'ora
settimanale di tempo per unirsi
a noi ». Si è appena costituito
il "Coordinamento risorse di solidarietà della vai Pellice”, per unire tutte le energie istituzionali
e volontarie, quanti intendono
spendere tempo e impegno in
attività collettive a favore delle
fasce sociali e delle persone più
deboli e nella prevenzione, nella
protezione civile. Anche leggere
un libro, il giornale a chi ne è
impedito è un dono che si può
dare.
Per chi è credente qui, nella
diaconia, c’è il terreno d’incontro
tra cattolici e protestanti.
Un volontariato sociale maturo
non è fatto di eroismi, di atteggiamenti virtuosi, eccezionali,
di opere buone. Si concreta di
gesti ordinari anche misurati e
modesti, di disponibilità quotidiana.
N. Sergio Turtulici
11
31 maggio 1991
lettere 11
LA RIFORMA E
L’EGUALITARISMO
Caro Direttore,
ho letto con molta attenzione ed
interesse « All'ascolto della parola —
Potenza e forza della chiesa » a firma di Georges Casalis, apparso sul
n. 13 del giornale.
L'autore nel lungo articolo, Illustrando Il ben noto versetto di Matteo 5:
3 « Beati I poveri in ispirito... », parte
da una delle novantacinque tesi di
Wittenberg e dalla predica tenuta da
Nicolas Cop, predica allora concepita
e redatta da un giovane chiamato Giovanni Calvino, per giungere alla strabiliante conclusione che tali messaggi conterrebbero « l'appello per il risveglio dei poveri, ... per un mondo
(terreno) nuovo,... per un regno in cui
non ci sarà più apartheid... tra ricchi
e poveri, ... in cui il motto sarà l'eguaglianza ».
Poiché il processo con cui l'autore
tenta di giustificare la sua conclusione
mi è sembrato poco chiaro e poco
convincente, ho voluto approfondire e
su un vecchio commentario degli evangeli, scritto da Roberto Gualtiero Stewart e pubbiicato dalla Claudiana nei
1870 (proprietà di mio nonno) ho trovato, relativamente a Matteo 5; 3, la
seguente interpretazione:
« il mondo stimando felici i ricchi,
i potenti ed i superbi, invidia il loro
stato; ma Gesù dichiara che la beatitudine appartiene a coloro che sono
in una condizione diametralmente opposta a quella che il mondo invidia.
Essa appartiene ai poveri, non però a
tutti quelli che sono poveri "esternamente" perciocché essi possono essere tali, e nonostante superbi nei loro
cuori, ma a quelli che sono poveri
in spirito. Questi sono umili perché
sanno che dipendono interamente da
Dio, conoscono le loro miserie spiri
tuali, e sentono di continuo il bisogno di combattere contro l'orgoglio inerente aila natura umana. Le espressioni il regno dei cieli in Matteo, e il
regno di Dio negli altri evangelisti
sono sinonimi, e significano il regno
della grazia suiia terra ed il regno
della gloria al di là del sepolcro. Ma
riguardo ai poveri in spirito, il regno
dei cieii significa le ricchezze spirituali delle quali essi abbisognano, e
che sono concesse loro in parte digià
sulla terra, e pienamente soltanto dopo la morte. Quelle ricchezze spirituali consistono neiia comunione con
ia S. S. Trinità, nella stima dei fratelli quaggiù, nella fede, nella speranza, nella carità, neli'amore, nelle buone opere, nello zelo per la gloria di
Dio e nella certezza del futuro godimento della "eredità incorruttibile ed
immacolata che non può scadere" (1
Pietro 1: 4) ».
Vorrei ora che quaicuno, cortesemente, mi spiegasse che cosa è accaduto, in poco più di cento anni,
aiia nostra Riforma. Che cosa ci induce oggi a credere che ogni problema umano si risolva con l'egualitarismo nel mondo materiale, egualitarismo che, come decenni di storia hrinno ampiamente dimostrato, può essere imposto solamente con una oppressione ancora più severa di quella derivante dalla <■ povertà » che almeno
ci lascia le ricchezze spirituali che
abbiamo nel cuore, come giustamente
dice lo Stewart.
Mi sembra utopistico tentare di risolvere i problemi umani cambiando
le teologie. E' come se la massaia
pigra pensasse di risolvere i suoi pro
blemi di pulizia... cambiando la scopa! E' il cuore dell'uomo che deve
cambiare! L'« uomo nuovo » di cui tanto si parla è ben lontano dal nascere.
E non è certamente attribuendogli
giorno dopo giorno maggiori diritti cbe
potremo, nemmeno tendenzialmente,
migliorare la sua natura, già ampiamente governata dal suo egoismo e
dal suo orgoglio.
Oitretutto la posizione « egualitarista » finisce per contraddirsi, secondo
ia logica. Infatti il giorno in cui, per
ipotesi, il traguardo fosse raggiunto e
non ci fossero più « poveri » nel senso inteso dal Casalis, ma tutti fossero ricchi, o almeno benestanti, non ci
sarebbe più nessuno degno... del regno dei cieli.
Reto Bonifazi, Terni
RETTIFICHE
Egregio Direttore,
senza ricorrere ad invocazioni alla
legge sulla stampa, bensì appellandoci al diritto dei lettori di ricevere una
corretta informazione. La preghiamo di
voler pubblicare questa breve replica
all articolo « La Bibbia e la Lega »,
firmato da Luciano Deodato, comparso
sul n. 18 del 3 maggio del giornale
da Lei diretto.
Innanzitutto siamo ancora una volta obbligati a ribadire che il periodico « Val Pelis » è edito dal « Crup
d’Assion Piemontèisa Val Pelis », proprietario della testata, e non dalla Lega Nord. Sebbene il Comitato di re
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un servizio del
CONSORZIO e
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dazione sia costituito da militanti leghisti ed il giornale sia politicamente schierato nell'area dell'Autonomia,
esso non può a nessun titolo essere
considerato espressione ufficiale del
movimento Lega Nord Plemont.
La seconda rettifica riguarda le responsabilità del signore dal « nome
inequivocabilmente valdese », che compare nella scandalosa (almeno per il
sig. Deodato) pagina di « Preghiere »:
egli è unicamente autore della « Preghiera di un valligiano », come dovrebbe essere chiaro dall'esame del
contesto. Inoltre in detta « preghiera »,
a prescindere dal fatto che non vi
compaiono né il nome di Dio, né
quello di Gesù, si invocano soltanto
migliori servizi, tasse meno esose e
rispetto della legislazione che protegge i minori: non ci pare che alcunché di tutto questo sia in qualche
modo offensivo del pensiero cristiano!
La responsabilità della pagina è quindi unicamente del Comitato di redazione, nel quale coesistono cattolici ed
evangelici, credenti e non.
Il commento alle « Parole della Bibbia » non è comunque opera nostra,
perché esso è tratto integralmente da
" La Sacra Bibbia » — Antico e Nuovo Testamento — Traduzione secondo
la vulgata di mons. Antonio Martini,
arcivescovo di Firenze, Voi. Il, Garzanti editore, Milano, 1950.
Anche i cattolici leggono la Bibbia
e quando si scrive « Chiesa », ognuno pensa alla propria! L'invito a « frequentare un corso di catechismo »
avrebbe dovuto essere dunque rivolto,
a suo tempo, all'arcivescovo di Firenze, monsignor Antonio Martini.
Non vogliamo infine sciupare tempo e spazio per confutare le accuse
di ■■ razzismo, livore contro le amministrazioni comunali, i partiti, eco. ».
Esse stanno ormai sparendo persino
dal bagaglio oratorio dei più ottusi e
farneticanti servitori della partitocrazia
romana.
RingraziandoLa per l'attenzione. Le
porgiamo i migliori saluti.
per il Comitato di redazione
di « Val Pelis »
(seguono 6 firme illeggibili)
PRECISAZIONE
Caro Direttore,
sul numero del 12 aprile scorso, riferendo di una tavola rotonda tenutasi a Roma l'8 marzo, Elisabetta Würzburger Pagano mi fa dire cose nelle
quali mi è impossibile riconoscermi.
Il testo corretto è il seguente: « La
giornata mondiale di preghiera delle
donne di quest'anno ha proposto le
figure di Maria e di Elisabetta: sono
le ultime madri di cui parla la Scrittura. Maddalena, Marta e Maria, Lidia, Giunia, Priscilla sono discepole,
apostole, teologhe, guide di comunità, non le conosceremo più per i figli che hanno messo al mondo. La
cerniera fra Vecchio e Nuovo è la
scena del sepolcro la mattina di Pasqua, quando le donne vanno a ungere il corpo di Gesù (come le donne facevano dei morti) e non trovano più il corpo, ma l'invito a parlare
della risurrezione, cioè del nuovo che
Dio fa sbocciare sulla terra ».
Gianna Sciclone, Bari
Personalia
l’eco
delk valli valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
Via Pio V n. 15 - 10125 Torino
tei. 011/655278.
Stampa; Coop. Subalpina Torre Pelllce.
« Gesù ha detto: Io sono la resurrezione e la vita »
(Giovanni 11: 25)
Il 24 maggio 1991 è mancata a Wolcingliam (Ingliilterra)
Jeannette Coìsson
Lo annunciano i nipoti, i cugini ed
i parenti tutti.
Torre Pellice, 31 maggio 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Dolce è il sonno del lavoratore »
(Ecclesiaste 5: 12)
« Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora »
(Matteo 25: 13)
I familiari tutti di
Ettore Codino
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, neirimpossibilità
di farlo singolarmente ringraziano di
cuore tutti coloro che con presenza,
parole di conforto, fiorì e scritti hanno
partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare al medico curante Pier Giorgio Griffa, ai medici e
personale dell’Ospedale Molinette di
Torino, delTOspedale valdese di Torre
Pellìce, dell’Ospedale civile di Pinerolo, alla signora Peyrot, al pastore Bertólino, al pastore Davite, aU’Associazione alpini, ai vicini di c^a e conoscenti.
S. Secondo di Pinerolo, 31 maggio ’91.
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
nielli A
40181 (dopo le ore 18).
Molti ricorderanno il fratello Emanuele Facchin, animatore per lunghi
anni della comunità di Tramonti. Attualmente si trova ricoverato nella casa per anziani di Maniago: gradirebbe
un cenno di saluto da parte di quanti
hanno avuto modo di conoscerlo nel
passato — anche una semplice cartolina — per rendere meno tristi le
sue ore di solitudine. Indirizzare a:
Sig. Emanuele Facchin, Casa per anziani, 33085 Maniago (Pn).
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; pras
so Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 GIUGNO 1991
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto'di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tei. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 GIUGNO 1991
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pelllce; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso 1 distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
PER I VOSTRI ACQUISTI
LIBRERIE
CLAUDIANA
• TORRE PELLICE ■ Piazza della Libertà, 7 - Telef.
(0121) 91.422.
• TORINO - Via Principe
Tommaso, 1 - Telef. (011)
66.92.458.
• MILANO - Via Francesco
Sforza, 12/A - Telefono
+ fax (02) 76021518.
12
12 villag-g-io grlobale
31 maggio 1991
LA FEDE DI FRONTE ALLA POVERTÀ’ NEL MONDO
Un'interpretazione
teologica^deiia reaità
Tr© ÒGCGiini di « sviluppo » hanno di fatto poggiorato la situaziono
dai paGsi dal Tgtzo Mondo - Riscoprir© il ruolo dalla solidariatà
Il compito della teologia cristiana comporta un doppio movimento; da una parte deve interpretare le verità evangeliche
nel contesto del momento e, dall’altra, deve interpretare le realtà contemporanee alla luce dell’Evangelo.
Dal momento che i cristiani
possono e devono partecipare ai
dibattiti sociali, ma non possono vantare alcun privilegio sul
terreno che condividono con i
loro contemporanei che si dicono non credenti, dove possiamo
trovare allora la specificità di
un approccio cristiano? Soltanto
in una « interpretazione teologica della realtà »; si tratta cioè
di esaminare i fenomeni sociali
del mondo contemporaneo per
vedere se questi seno compatibili con la fede e se contraddicono l’amore del prossimo.
In questo senso, possiamo allora rilevare anzitutto che il
termine « sviluppo » viene utilizzato oggi per designare un insieme di pratiche sovente contraddittorie. Nel nome dello sviluppo si costruiscono officine
per creare posti di lavoro, si licenziano operai per ristrutturare la produzione, si aprono ospedali e dispensari, si inquinano
i fiumi con i pesticidi, si incoraggiane le esportazioni per rimborsare il debito, si rilancia il
protezionismo per conservare i
posti di lavoro, si liberalizzano
i mercati, si lanciano dei satelliti, si costruiscono delle strade.
Tutto questo passa per « sviluppo » purché venga intrapreso
setto gli auspici di un’istituzione che detenga Tautontà legittima per dichiararlo tale. E si
fa finta di credere che tutte queste misure potranno necessariamente migliorare il benessere
dei popoli. Bisogna dunque anzitutto riconoscere che lo sviluppo non si limita ai soli sforzi della « cooperazione per lo
sviluppo ».
Nessuno oggi crede più che
il Terzo Mondo potrà mai raggiungere un livello di vita paragonabile a quello del Nord.
Più si lavora per lo sviluppo e
più i « sottosviluppati » si impoveriscono; e questo impoverimento rilancia la necessità dello sviluppo.
Lo sviluppo si nutre dei suoi
fallimenti e produce il « fatalismo umanitario ». Ciò che si
pensava potesse essere la soluzione sta invece al cuore stesso del problema. Bisogna chiedersi se non ci sono delle altre
ragioni, cioè degli altri interessi per continuare questo gioco.
Bisogna giungere a distinguere
lo sviluppo come rappresentazione (o come discorso) e lo
sviluppo come insieme di pratiche. Lo sviluppo come discorso riposa su una sorta di credenza piuttosto che sulla ragio
QUESTA
PAGINA
La Tavola valdese, facendo
seguito alle denunce degli
scorsi Sinodi sulla povertà
nel mondo, ha chiesto ad una
commissione (Paolo Bogo,
Fernanda Comba, Gianni Genre) di fornire alle chiese « informazioni, suggerimenti, stimoli » su questa drammatica
situazione. Già nel numero
del 3 maggio è apparsa una
prima pagina. Oggi ne pubhlichiamo una seconda; altre
tre compariranno nei prossimi numeri.
Il Terzo Mondo ha bisogno di aiuti per vivere, non di armi.
ne. Anche la denunzia dei fallimenti concreti dello sviluppo appare come puramente rituale;
serve semplicemente a mantenere la « credenza nella necessità dello sviluppo ». Mettere in
questione il dogma (lo sviluppo
è necessario perché è inevitabile) significa rischiare l’esclusione ed il rifiuto da parte di quelli che fanno parte della « nomenklatura dello sviluppo ».
Sotto questo aspetto, lo sviluppo si presenta allora come un
problema teologico, come una
credenza assunta da una sorta
di nuova chiesa universale che
trae la sua legittimità da un
collegamento esplicito con gli insegnamenti della fede cristiana,
ma conduce ad una serie di
pratiche che la negano..
Forse è giunto il tempo di passare, nel nome della fede, nel
campo degli « atei dello sviluppo ». Solo cosi potremo scoprire che la preoccupazione per
l’altro, la solidarietà e lo stabilire la giustizia non passano necessariamente attraverso la
creazione di una civiltà universale e unidimensionale che assomiglia alla torre di Babele.
Dal momento che tre decenni di « sviluppo » non sono serviti a cambiare — se non in
peggio — la sorte delle popolazioni del Terzo Mondo, è tempo di liberarci dalla credenza
che la solidarietà e la giustizia
passino necessariamente attraverso questo sviluppo.
Questo fatto l’hanno già capito molti autori legati ai movimenti sociali del Terzo Mondo.
Cosi scrive, per esempio, Russell Means, cofondatore del movimento degli indiani d’America:
« Coloro che difendono e si fanno avvocati della cultura occidentale e del suo industrialismo
sono miei nemici. Coloro che gli
resistono e li combattono, sono
alleati miei e del popolo indioamericano... ».
Il messicano Gustavo Esteva
esprime la sua gioia di fronte
al crollo economico del suo paese; crollo che permette ai contadini con i quali lavora di approfittare della paralisi dello « sviluppo », poiché « la crisi è una
eccellente occasione per cominciare a riparare i danni prodotti dallo sviluppo ».
Ecco il senso del lavoro teologico: mettere in crisi tutte le
credenze, prendendo sul serio la
realtà. Criticare lo sviluppo considerandolo un fenomeno generale fondato su una credenza di
origine occidentale non significa
né la fine del mondo, né l’aumento della povertà, né il rifiuto della solidarietà.
Esistono già, nel Terzo Mondo, altri modi concreti di procurare alle « vittime dello sviluppo » migliori condizioni di vita, sostenere degli artigiani,
creare una biblioteca, permette
re degli scambi di beni e di servizi fra cittadini e contadini, costituire delle cooperative, ecc.
Si potrebbe rispondere che
questi sono sogni, romanticismo,
eppure c’è un « movimento informale » che, in Messico, raggruppa più di 500.000 persone e
gestisce un fondo di mezzo milione di dollari che, in cinque
anni, è stato reinvestito quattro
volte per sostenere un numero
inverosimile di iniziative.
Nella stessa prospettiva è nato, nel 1980, il progetto Sarilakas (Proprie Forze) in quattro
villaggi delle Filippine: attraverso il metodo della ricerca partecipativa gli animatori di Sarilakas hanno condotto pescatori,
contadini, lavoratori della foresta e delle piantagioni della canna da zucchero a riflettere sulle loro condizioni socioeconomiche e a formare delle proprie
organizzazioni.
Rimane, infine, la solidarietà.
Essere solidali con gli altri significa essere pronti a condividere la stessa sorte. Ci vogliono
dunque degli interessi comuni
perché la solidarietà possa na■scere. Ciò che gli oppressi si
aspettano da noi è una solidarietà reale ed attiva che sia in
grado di mobilitarsi immediatamente aH’apparire dell’ingiustizia.
Non si tratta, in primo luogo,
di aiuto, ma di una ridefinizione dei nostri interessi. Fino a
quando saremo interessati alla
riduzione del costo delle materie prime, al fatto che i vari tiranni portino il loro denaro nelle nostre banche, che i nostri
sbocchi industriali siano garantiti o che le foreste siano trasformate in carta a buon mercato, la solidarietà non rimarrà
che una parola senza contenuto.
Noi abbiamo creduto che gli
altri fossero « prigionieri del sottosviluppo » ed oggi scopriamo
che siamo noi ad essere « prigionieri di una credenza » che
ci obbliga a mettere in pericolo
1 nostri contemporanei e le generazioni a venire per salvaguardare il nostro benessere materiale, facendo credere agli altri
che anch’essi potranno accedervi. In questa situazione il molo
Clelia fede consiste anzitutto nel
seminare il clubbio. Augurarsi
che 1 umanità intera possa giungere a condizioni di vita decenti
non significa mandare le eccedenze dei nostri profitti ai popoli affamati, ma prendere conostri veri interessi
affinché 1 esercizio della solidanrtà sia degno di questo nome.
E se fosse stata proprio la
credenza nello sviluppo ad impedire, fino ad oggi, la solidarietà?
(traduzione e riduzione di
Gianni Genre
da una pubblicazione delle
Chiese cristiane di Ginevra)
RIFLESSIONE BIBLICA
Sviluppo
e sottosviluppo
Questa riflessione biblica
sul tema sviluppo e sottosviluppo in realtà non vuole e
non può aggiungere nulla a
quanto già è stato detto fin
troppe volte su questo tema
e a quanto trovate su questa
stessa pagina.
Potremmo certo partire dal
testo del ricco e Lazzaro
(Luca Ì6: 19-31)^ incoraggiati
in ciò da un noto libro di
Helmut Gollwitzer, / ricchi
cristiani e il povero Lazza.ro,
Torino, Claudiana, 1969, ma
la data stessa di pubblicazione del libro ci porta a riflettere come su questo tema si
continui a discutere, e quanto
in realtà noi chiese europee
e facenti parte del Nord del
mondo non siamo disposti
alla conversione.
« Hanno Mosè e i profeti...,
ascoltino quelli...; non si lascerehbero persuadere neppure
se uno risuscitasse dai morti »
(Luca 16: 29-31).
Forse non dobbiamo più
cercare di cogliere nel testo
di Luca la nostra identificazione con questo o quello. Non
possiamo più sfuggire alle
contraddizioni, dicendo che
noi Chiesa valdese siamo in
buona parte Sud del mondo...
o comunque come tale abbiamo usufruito delle ’’collette
dei santi”, come le chiama
Paolo, ovvero delle elargizioni
delle chiese di popolo (magari
da noi criticate anche per il
loro modo di raccolta del denaro).
E’ tempo di tornare alla
Bibbia e alla conversione, è
tempo di sapere che è avvenuto nella storia "che uno risuscitasse” — anzi è risuscitato
proprio Uno, l’Unico. Ma la
nostra conversione non può
essere vista in una divisione
fra il corpo e lo spirito, per
cui con il corpo siamo partecipi a una società che mangia
e vive come il ricco epulone,
ma con il nostro spirito e
cuore ci sentiamo in comunione con il povero Lazzaro.
Potremmo forse rileggere
ancora in Luca un altro testo:
« La mia casa sarà una casa
di orazione, ma voi ne avete
fatto una spelonca di ladroni»
(Luca 19:46).
Il testo della purificazione
del tempio è stato interpretato sempre in modi ampiamente diversi e credo che tutti
noi abbiamo in mente delle
immagini cinematografiche di
questa scena, come in ’’Jesus
Christ -superstar”. Tuttavia
ciò che una persona amica e
cara mi ha fatto notare in
questo testo è Timpressionante analogia fra l’utile servizio dei cambiavalute e dei
venditori di animali atti al
sacrificio e il sistema internazionale del commercio.
A Gerusalemme affluiva una
folla considerevole..., si dormiva sulle terrazze (certo non
piovevano pezzi di Scud e
Patriot). Nel tesoro del tempio non poteva entrare moneta straniera, gli animali non
potevano essere certo trasportati dalle lontane colonie
ebraiche. Questa attività era
dunque legittima e necessaria
e se poi anche... rendeva e
arricchiva non mancano testi
biblici per considerare la ricchezza un segno della benedizione del Dio di Israele.
Oggi il cambio di valuta è
telematico. I telegiornali, con
’’Diogene”, ci informano delle
disfunzioni pubbliche, ma subito .segue un’informazione
sul cambio del dollaro. Nei
paesi del Sud del mondo ap
pena uno può compra dollari.
La discussione riguarda il rapporto fra dollaro e marco tedesco e nel tesoro del tempio
quasi quasi non entra la lira
italiana per il nostro indebitamento... figuriamoci i pesos
dell’area rioplatense della
Chiesa valdese.
Noi offriamo servizi preziosi, non certo più sacrifici di
colombe per i rituali di purificazione ma attrezzature mediche sofisticate e tecnologia
avanzata per le comunicazioni, certo anche armi sofisticate (Colleferro vive sul carburante per missili... di pace,
naturalmente).
Insomma, al tavolo del ricco epulone siamo tutti seduti
più o meno comodamente e
lo facciamo ampiamente vedere in giro, salvo stupirci che
la gente poi attraversi i mari
0 i confini clandestinamente
per sedersi a mensa come noi.
1 nostri dibattiti sulla politica
nella chiesa sono una tempesta in un bicchiere d’acqua
(ma forse anche il dibattito
sulT8 per mille) e i bei pronunciamenti sinodali certo da
me votati e incoraggiati sono
un po’ la nostra bacinella
d’acqua per il nostro pilatesco disinteresse di fondo per
la morte di Lazzaro.
Quale può essere la soluzione? Un nostalgico ritorno ai
buoni sentimenti, alla conversione, al risveglio glorioso del
secolo scorso, una frenetica
attività evangelistica missionaria per staccarci da questo
’’mondo” non credo proprio
possano essere quello che
Gesù intende quando ci
propone "la casa di orazione".
Se il tempio era il luogo
dell’incontro con Dio, per cui
valeva la pena spostarsi dalle
più lontane province dell’impero per partecipare alle feste
ebraiche... ebbene oggi dobbiamo riscoprire questa fame
e questa sete dell’incontro
con Dio attraverso la sua Parola. Ma attenzione: non si
tratta qui di costituire dei
gruppi di preghiera, distaccati
dalle difficoltà di tutti i giorni, magari facendo i moderni
che pregano insieme ai derelitti della società (preferibilmente quelli più simpatici e
permeabili alla nostra cultura
e stile di vita), per sentirci
come il fariseo del tempio
(che comunque pagava la decima, mentre le nostre chiese
evitano il 3%..., tanto siamo
salvati per fede e iscrizione
alTanagrafe ecclesiastica). Abbiamo invece bisogno che "Dio
sia placato verso di noi peccatori", forse non dovremmo
neppure "alzare gli occhi al
cielo" (Luca 18: 13), per potere riscoprire come Dio rovescia i nostri traffici, i nostri
piani, i nostri schemi di vita.
Anzi come una volta per tutte
i nostri schemi sono stati rovesciati da queirUno che ha
dato la sua vita per noi, che
Dio ha risuscitato.
Dalla Riforma abbiamo imparato fin troqapo bene che
"un cristiano è un Ùbero signore sopra ogni cosa e non
è sottoposto a nessuno"; in tre
secoli abbiamo orgogliosamente costruito il mondo moderno su questa signoria. "Un
cristiano è un servo volenteroso in ogni co.sa e sottoposto
ad ognuno" (M. Lutero, La libertà del cristiano, 'Torino,
Claudiana, 1970, p. 25). Si tratta nei prossimi secoli di vivere questa parte della nostra
libertà.
Mario Berutti