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ECO
DELLE VAILI VALDESI
biblioteca valdese
tome PELLICB ®
Settimanale
della Chiesa Vaidese
Anno XCVl - Nuni. 10
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI Eco: L. 2.000 per l’interno Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo bis TORRE PELLICE — 11 Marzo 1966
L. 3.000 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre PelUce - C.CT. 2-17557
CINQUE DECISIOMt
CONTRO LA FAME
Difficoltà______________
di una collaborazione
“ ecumenica
Nella sua recente sessione annua, tenutasi a Ginevra, il Comitato eentrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, udito il rapporto del Dipartimento d’Interassistenza, ha esaminato attentamente il problema della miseria e della lame nel mondo, soffermandosi
in modo particolare sulla situazione indiana, che però è lungi dall’essere la sola grave, dall’Asia all’Africa all’America latina. Sono
state approvate queste cinque proposte presentate dal Dipartimento
Inter-Church Aid:
1 insistere presso gli enti specializzati della Chiesa cattolico-ro^
mana e delle Chiese-membri del
C.E.C., affinché coordinino gli sforzi intrapresi dai vari paesi che
vengono in aiuto alle vittime della
fame in India e in Africa;
2 insistere, nelle loro richieste,
non, solo sull’urgenza dei programmi di assistenza ma sottolineando in modo particolare i urogetti che tendono a evitare che tali calamità si rinnovino;
3 insistere presso le Chiese e le
loro organizzazioni specializzate affinchè coordinino i loro sforzi
e adottino un’azione comune, nella
misura delle loro possibilità, per
venire in aiuto a quanti sono nel
bisf-gno, e affinchè quest’assistenzp sia quella della comunità crisi ,^axia tutta,
f insistere presso i dirigenti della
*1 Chiesa cattolico-romana e del
Consiglio ecumenico delle Chiese,
affinché si sforzino di collaborare
strettamente su scala internazionale m vista di un coordinamento
intenso e sostenuto in quest’azione
comune;
5 insistere presso le organizzazioni della Chiesa cattolico-romana e delle Chiese del Consiglio ecumenico, affinchè cocrdinino i loro sforzi con le organizzazioni governative e internazionali che si
occupano di quest'assistenz,a.
A ciueste indicazioni si è attenuto il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, offrendo 1
milione alla raccolta nazionale di
fondi prò India, tramite la RAI,
e facendo appello alle Chiese affinchè le loro offerte non solo coprano quello stanziamento, ma. lo superino di molto, e possano essere
inviate al Dipartimento d’Interassistenza del C.E.C., che le metterà
a disposizione del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in India.
Tuttavia, per debito di sincerità,
siamo tenuti ad esprimere qualche
perplessità, a nome pure di più di
un lettore che ce le ha manifestate. Gli inviti del Comitato centrale del C.E.C. sono tome teoricamen.
te giusti.. La pratica e tuttavia
abbastanza diverse. Noi non possiamo, ad esemnio. mai dimenticare
che siamo in Italia. A _ parte la
profonda e nurtroppo giustificata
sfiducia (Vajont insegni) neU’effìcienza della macchina statale, al
meno nella sua tempestività, ecco
alcune osservazioni spigolate, molto eloquenti. E’ risaputo che nelle
organizzazioni statali e nelle scuole in particolare, v’è stata tutta
una catena gerarchica di sollecitazioni alla spontaneità deH’offerta, mossa da considerazioni di prestigio alleatesi aU’occorrenza a
una ventata di solidarietà umana
debitamente orchestrata in chiave religiosa: pontifex dixit! (ma
non uno, alla i;adio-tv o sulla
stampa italiana ha detto che anche_ il Consiglio ecumenico delle
Chiese, come il Vaticano, si era
accordato con la FA..O. per lanciare contemporaneamente l’appello alla lotta contro la lame). Non
ci si dica che stravediamo. In uno
dei servizi televisivi sulla nostra
generosità nazionale, è apparso il
card. Lercaro (va bene, lo chiamano il « cardinale rosso »... ) benedicente le offerte pervenute alla sede bolognese della RAI ; ed ecco
il perenne equivoco della nostra
« religione di Stato », ecco la «consecratio mundi» a cui non si sfugge, neppure neli’impresa nazionale più laica, ecco tutti questi battesimi forzosi di cui è costellata
la nostra vita. E allora come si fa
a « coordinare » la nostra azione
di cristiani riformati, laici come
siamo o dovremmo essere, con
questo Stato? Ancora, in una classe elementare torinese ( quartiere
popolare e generalmente « rosso»)
un caso che chissà quanti ne riassume: la maestra invita le alUeve
a partecipare alla raccolta di offerte, « fate quest’opera meritoria,
fatelo, questo fioretto !» ; e il papà
evangelico alle insistenze delia flglioletta : « Toflerta la diamo volentieri, ma alla maestra le dici
che il fioretto tu non lo fai! ». E
allora come si fa a « coordinare »
la nostra azione di fratelli separati (felix culpa!) con un cristianesimo di questo tipo? Nè si tratta
solo di singoli casi d’arretratezza,
tutta la dogmatica e quindi l’etica
cattolica sono in continuo attrito
con quelle riformate (v. il caso-limite, uno per tutti, del controllo
deUtt nascite). Non nascondiamo
queste nostre perplessità crescenti; del resto i p'onìeri del movimento ecumenico, oggi in auge,
decenni or sono avevaiio compreso, alla prova stessa dei fatti, che
non è facile, anzi forse è impossibile « fare insieme » se non si « crede insieme ».
E’ strano e paradossale, abbiamo sempre sostenuto che il cristiano deve agire nel mondo attraverso gii strumenti « laici » ; ma se
la FAO accettasse mai il cattolicesimo come pur generica « religione dell’ONU », e associasse in qualche modo la sua bandiera a quella
della PDA, siamo in molti a pensare che il CEC, le Chiese e le missioni protestanti dovrebbero, magari controcorrente, fare da sè.
Sono proprio necessari, questi
grandi tmsts «ecumenici»?
Opinioni protestanti
sul controllo delle nascite
La Claudiana ha pubblicato in questi giorni un’opera recentissima del prof. André Dumas, docente dì etica alla Facoltà di teologia
protestante di Parigi, su « Il controllo delle
nascite nel pensiero protestante »; non è il
caso di sottolinearne l’attualità. Riportiamo
parte della prefazione, scritta da Aldo Comba.
A qualche lettore potrà sembrare che parlare di controllo e di regolazione delle nascite sia una cosa nuova e insolita. Certo è
la prima volta che la nostra casa editrice
affronta questo argomento; ma solo da pochi
mesi il grande pubblico italiano ha incominciato a vedere nelle vetrine dei librai o negli
articoli della stampa di grande tiratura dei
titoli esplicitamente riguardanti il nostro tema. L’Italia, in questo campo, è rimasta molto indietro alle altre nazioni civili, che da
alcuni decenni trattano apertamente questi
temi. E’ vero che da anni esiste una Associazione Italiana di Educazione Demografica
(per non parlare dei gruppi neomalthusiani
dell’epoca della prima guerra mondiale, scomparsi dopo il fascismo) ma essa ha sempre
dovuto operare sotto la spada di Damocle
costituita dall’art. 55.3 del codice penale che
vieta Fincitamento pubblico e la propaganda a favore di pratiche contro la procreazione. E’ vero altresi che fin dal 1953 una prò
Un’opera edita dalla Claudiana vuol contribni=
re al dibattito ebe si apre anche in Italia
posta di legge per l’abolizione del suddetto
articolo del codice penale è stata presentata
al Parlamento da deputati di diversi partiti,
tra cui anche l’attuale Presidente della Repubblica, ma l’articolo non è stato abrogato.
Il problema è dunque conosciuto e trattato
già da alcuni anni, sia pure in ambienti ristretti; il fenomeno del controllo delle nascite è però vecchio di quasi un secolo in alcune regioni del paese, e da almeno una generazione si è generalizzato su tutto il territorio nazionale. Fin dal decennio 1867-76, afferma uno studio statistico del prof. M. Livi
Bacci, si può osservare, in alcune zone d’Italia più aperte ai contatti con l’estero, una
diminuzione del tasso di natalità che non
può esser fatta risalire ad altre cause che
non siano la cosciente volontà dei singoli di
limitare la procreazione. Se dunque il problema è così vecchio, ben venga finalmente
(quale che sia la causa occasionale che le ha
dato Fawìo) una discussione pubblica franca, aperta, chiara! E non ci si appelli a un
male inteso senso del pudore, o al criterio
............................................................................................................
iiiiiiiMiiiiKiiiimiiimiiiiiiimiiiiiimniimiiiii riiiiiiiiiiirmniiiimiimiiiin »iiiiiiiiiMiiiiiiitiiiiiiiiMiMiiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiitiiimiiiiiiimiiiiii
E’ giusto dire agli indiani:
'’Mangiate
le vostre mecche ”?
Il (( fondo » della scorsa settimana suonava
un po’ stonato nella quasi ossessiva euforia
degli aiuti all’India aifamata. Pensiamo che
sia comunque chiaro a tutti che non si voleva in alcun modo dire che questi aiuti non
andavano mandati; si voleva piuttosto ricordare, a chi Si inebria di buona volontà, che
la pianta ancora e sempre si cura e si nutre
daHa radice.
Sul settimanale cattolico torinese II nostro
tempo (27-2-1966) abbiamo letto un articolo
di Eugenio Minoli, in cui si discutono certe
obiezioni che, accanto al fiume di offerte,
si sono pur fatte sentire: « mangino le
vacche'\ si e sentito dire da molti che in
India non ci sono mai stati. ^'Nutrono a ufo
duecento e passa milioni di animali inutili
che danneggiano le culture: se li mangino e
non avranno piu fame’’. Basta esser stati in
India una volta per capire quanto questa
tesi sia sciocca. Certo, si potrebbe far molto
per accrescere le qualità delle razze bovine
del paese, ma se gli indiani, sempre affamati come sono per l’insufficienza globale deh
)vo agricoltura, non fossero trattenuti da
un fortissimo freno religioso dalVuccidere e
mangiare i bovini^ l’India sarebbe in breve
priva di questi preziosi animali i quali sono,
allo stato attuale delle cose, il principale aiudell’agricoltura indiana, nel lavoro e nel
trasporto, e arricchiscono col loro latte la
sua dièta, scarsa di cibi animali. Hic et nunc
VIndia è lontanissima dal poter contare sulla
preservazione del suo patrimonio bovino: se
non vi fosse il ben noto vincolo, fondato
iiiitiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiii "
'iiiimiiiiiiiimiiiiiiiKimiiiMi
ServiMio crisiiano della Chiesa valdese di Palermo
nuova Casa
La
del fanciullo
L’opera scolastica ed assistenziale
a favore dei fanciulli si è andata ampliando in questi ultimi anni.
L’({ Istituto Valdese » fondato nel
1865 ha affiancato per un. secolo l’opora della Chiesa nella nostra città.
Varie generazioni di alunni sono passate dalle nostre scuole evangeliche e
vari ex alunni oggi sono distinti membri delle nostre Comunità e occupano
dei posti preminenti nella società.
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
◄ I piccoli ospiti, i coniugi Marco
e Miriam Jourdan, Maria Pavone
sulla valorizzazione religiosa di una ovvia
esigenza economica ».
Questo significa rispondere a delle genericità superficiali con altre genericità altrettanto superficiali. E’ ovvio che nessuno propone — sarebbe del resto del tutto inutile —
agli indiani di fare un bel macello bovino;
ma è chiaro che la supina accettazione del
tabù religioso blocca in modo radicale lo
sviluppo delFagricollura e quindi deU’economia indiana; ci rallegriamo profondamente
che parte dei sussidi raccolti nel mondo — e
tra 1 altro di quelli stanziati dal Consiglio
ecumenico delle Chiese — sarà inviata sotto forma di macchinari agricoli e investita
per il potenziamento delle strutture agricole
ed economiche; ma un’India moderna deve
affrontare e abbattere il moloch del tabù religioso: proprio come cristiani, dobbiamo a
quei nostri fratelli di dir loro senza ambagi e
falsi rispetti : è un moloch divoratore.
Altra obiezione : « E allora, facciano meno
figli... Questa frase, bestemmia alle orecchie
cristiane, si sente frequentemente in ambienti che cristiani non sono. E certo sono i giganteschi fatti sociali della pur relativa sovrapopolazione iruiiana e cinese quelli che
fanno ripensare a fondo la dottrina cattolica
delle relazioni fra i sessi e della fecondità,
basate tradizionalmente su di uno stato di
fatto in cui la ’’fecondità naturale” della coppia era, sotto ogni punto di vista, conforme
al ’’bonum commune” dell’intero uman genere, sempre minacciato di estinzione dall’imperversare delle malattie.
« La religione indù, come tutte le religioni
che conservano un forte collegamento con la
rivelazione primitiva e cioè con la verità,
attribuisce valore sacro alla formazione della
coppia (il matrimonio è indissolubile, almeno per coloro che hanno piena statura religiosa) e alla riproduzione. Non è certo
’’colpa” degli indiani se l’accesso rapido alla
medicina e all’igiene occidentali ha sconvolto
la bilancia demografica. Nè è ’’colpa” loro
se il conseguente problema non ha ancora
trovato (in India come in tanti altri paesi)
una sua solazione nè sul piano ’’morale” e
’’religioso ” (importantissimo per gl’indiani)
nè su quello pratico ».
A questo punto, ci pare che, in « clima
ecumenico », si possa cominciare a chiedere
ai cattolici, anche in Italia, di ricordarsi ehe
non sono i soli cristiani, e, quando parlano
di dottrine e posizioni specificamente cattoliche, di mettere i punti sugli i. Per quanto il problema sia tuttora aperto e discusso,
è notorio che milioni di cristiani non cattolici hanno posizioni ben diverse nei confronti della regolazione delle nascite, cioè nei
confronti di tutto il problema della sessualità,
della natura e vocazione dell’uomo, del carat.
tere non sacrale anche di quest’aspetto fondamentale della vita umana. Lo stesso dicasi
nei confronti della religiosità naturale, che
nella dottrina cattolica viene sublimata dal
CONTIINUA
IN SECONDA PAGINA
che si tratta di questioni di coscienza, per
impedirne la trattazione pubblica. Prima di
tutto il controllo o l’assenza di controllo
delle nascite, per quanto costituito da una
infinità di decisioni individuali, è pur sempre un fatto che mette in gioco l’avvenire
della nazione, anzi, dell’umanità. E poi,
quando un problema è grave e generalizzato,
il relegarlo precocemente nella sfera della
privata responsabilità significa in pratica lasciare alla parte più debole, più povera e più
sprovveduta della popolazione il peso maggiore della responsabilità. Le coscienze dei
singoli possono prendere delle decisioni che
siano veramente responsabili soltanto dopo
che la collettività intera si è informata, ha
riflettuto c ha discusso; altrimenti i più deboli soccomberanno necessariamente sotto il
peso di abitudini ancestrali o sotto le pressioni di gruppi interessati.
La traduzione del libro di André Dumas
che offriamo al lettore italiano, vuol essere
un contributo a quel pubblico e libero dibattito che auspichiamo. Naturalmente, in
quanto protestanti, esponiamo un punto di
vista protestante. Ma ciò non vuol dire settario : l’ecumenismo moderno, che ha avuto
origine in ambiente protestante, permea di
se il libro che presentiamo. La posizione anglicana e presa come filo conduttore di un
importante capitolo; la posizione cattolica è
studiata a fondo, con preoccupazione di obiettività, con riferimento ai documenti conciliari e con intento di valutarne doverosamente gli aspetti positivi e anche, com’è ovvio, con una serena ma precisa critica. Le
voci dell ortodossia greca e del protestantesimo americano sono anch’esse ascoltate.
Ma viene soprattutto ascoltato Finsegnamento della Bibbia. Però — e questo è uno
dei pregi del libro — la Sacra Scrittura è interrogata non per ricavarne qualche isolato
precetto da applicare legalisticamente al nostro problema, bensì per ottenere una visione biblica globale di tutta la sessualità, di cui
il controllo delle nascite non è che un aspet.
to. In questo senso il libro dà più di quanto
il suo titolo prometta, e può interessare anche quelle famiglie o quei giovani per cui
il controllo delle nascite non è, in sè, un
problema urgente. Sotto la guida appassionata dì André Dumas, molti troveranno nella Bibbia una valutazione positiva del fatto
sessuale e impareranno che esso non è affatto la sfera prediletta del peccato e non v’è
nessun motivo perchè diventi la sfera in cui
più si esercitano repressioni e frustrazioni.
L’uomo è tutto quanto contaminato dal peccato, e tutto quanto riscattato dalla Grazia:
per questo motivo il credente può vìvere anche 1 aspetto sessuale della propria umanità
con quella medesima semplicità, libertà e riconoscenza, che caratterizzano gli altri aspetti di una vita redenta da Cristo.
A molti lettori italiani questo libro riuscirà utile anche da un punto di vista molto
diverso: vivendo in un paese cattolico e, per
giunta, sede del papato, si è facilmente portati a credere che tutte le Chiese cristiane
prendano posizione su questioni di morale
tramite i pronunciamenti formali di un’au
torità prarchica centrale. In questo libro s
scoprirà il diverso modo di procedere del prò
testantesimo : sono singoli teologi, comitali
di studio, sinodi, che propongono e sviluppano una certa tematica; dallo scambio di
pensieri, daUa ricerca biblica e dalla discus
sione sorge un ’consenso’ che diventa impe
gnativo più per le sue capacità di interpre
tare in termini attuali la fede della Chiesa
che per sanzione ufficiale che gli venga con
ferita. Il fatto che non esista un’unica formulazione, un unico documento ufficiale per
tutto il protestantesimo, non implica che esso sia spezzettato e discorde; indica soltanto
che esso elabora ed esprime le sue prese di
posizione in un modo diverso da quello corrente nel cattolicesimo. Rendersi conto di
questo sarà una scoperta interessante pei
molti lettori.
NelFoffrire questo volume al pubblico italiano non abbiamo inteso presentargli un testo statico, fisso, definitivo; abbiamo voluto
inserire un contributo del protestantesimo
latino nel dibattito che anche nel nostro paese si sta avviando. E ora speriamo che la lettura stimoli i protestanti in Italia a contribuire attivamente al ’consenso’ di cui dicevamo prima, e offra a tutti i lettori italiani
un apporto po.silivo verso la soluzione di uno
dei problemi più gravi dell’epoca nostra.
Aldo Comba
ANDRÉ DUMAS - Il controllo delle
nascite nel pensiero protestante.
Prefiiz. di Aldo Comba, traduz. di
Aldo e Fernanda Comba. Collana
« Nostro tempo » n. 1, Claudiana,
Torino 1966, p. 178, L. 1.500.
2
pag. 2
N. 1C — 11 marzo 1S83
" Mangiate
le vostre
mucche» ?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
la grazia, non giudicata e « convertita » : il
cattolicesimo postconciliare può gettare ponti verso le religioni, tanto più forti quanto
più queste si ricollegano a una non precisata
« rivelazione primitiva »; per una fede cristiana riformata questi ponti sono assolutamente inaccettabili, vanificano Cristo.
E' per questo che vediamo con viva preoccupazione accrescersi la « collaborazione » fra
il - Consiglio ecumenico delle Chiese e la
Chiesa romana, sullo stesso piano pratico :
come possono lavorare veramente insieme uomini e chiese che partono — o dovrebbero
partire — da presupposti così radicalmente
diversi? E mi pare abbastanza chiaro che
questi presupposti, proprio in casi quale
quello sconfinato e complesso che ci sta occupando, portano a conseguenze di azione
pratica parecchio diverse. Gliene parliamo o
no, della regolazione delle nascite? aspetteremo, noi protestanti, che Paolo VI abbia
sciolto nelle sue stanze vaticane i suoi tormentosi quesiti, magari decidendo, alla fine,
di ripetere quanto ha affermato nel suo
« bel » discorso alPONU, e cioè che bisogna
produrre di più piuttosto che generare di
meno?
Come non concordare, invece, con la rispo,
sta che il Minoli dà all'obiezione « lavorino
di più », che si sente spesso ripetere a proposito di tutti i paesi sottosviluppati; come in
molti altri casi, a vi è un circolo vizioso che
va dalla scarsa alimentazione alla scarsa produzione, ritorna alla scarsa alimentazione, e
così via. Il circolo si rompe soltanto laddove
Vintroduzione di mezzi di produzione moderni che non richiedono grande fatica fisica
consente di aumentare la produttività, il salario. il regime alimentare. E questo è stato
fatto in misura assai ampia nelle zone che
hanno avuto uno sviluppo industrale. Senonche proprio qui sta, con ogni verisimiglianza, una delle componenti principali delVattuale carestia
« Basta infatti un aumento anche non
molto ingente del potere di acquisto dei
’^non agricoltori** per drenare dal settore
agricolo quantità crescenti di alimenti. Una
delle ragioni della carestia è l*accrescimento
dei salari dello scorso anno ( circa il 10 per
cento) nel settore a non agricolo ». A questo
accrescimento si e accompagnato un raccolto
alquanto inferiore alVottimo, ed ecco la carestia in larghe zone del paese.
« A gennaio, quando chi scrive si trovava
in India, in alcune grandi città il riso a borsa nera ( e senza borsa nera si muore fisicamente di fame) costava già 500 lire il chilo.
Si aggiunga che Vinsieme dei sistemi di trasporto non è certo in grado di sopperire facilmente alle esigenze di un maggior convogliamento di risorse verso le zone deficitarie
da quelle che dispongono di surplus esportabili. Ed anche gli aiuti delVesterno soffrono
di questo gravissimo inconveniente. E* relativamente facile aiutare Calcutta e Bombay.
Ma le centinaia di milioni di abitanti delVinterno sono molto più difficili da raggiungere.
« Che accadrà ora? sembra improbabile che
senza uno sforzo straordinario anche nel settore dei trasporti (ponti aerei e simili) si
riesca davvero a rifornire la popolazione indiana in modo da evitare gran numero di
morti per fame. Eppure VOccidente questo
sforzo deve assolutamente farlo. E* il segno
della sua nobiltà morale ed e anche un suo
evidente interesse. Cina ed India ¡tanno scelto vie differenti: la piii dura forma di totalitarismo comunista la prima, una forma di
socialismo cìVoccidentale la seconda. E tutto
il terzo mondo** è lì. con gli occhi aperti_ a
guardare quale delle due abbia fatto la scelta migliore ».
Qui di nuovo dissentiamo. E' chiaro che,
politicamente, si tratta di interesse: nè ci
pare — come ad alcuni — scandaloso che
tale interesse venga pure perseguito. La politica non ’a fanno gli angeli, la fanno gli uomini. e sappiamo (noi cristiani dovremmo
saperlo in un modo tutto speciale) quel che
valgono gli uomini e la loro buona volontà.
Solo che non parleremmo davvero di « nobiltà morale ». non è il caso. L'India di oggi non è solo (lo è anche, certo!) il frutto
di secoli e millenni di tabù religiosi di caste. di marajà, è anche il frutto di alcuni se.
coli di « colonizzazione » che presenta l'altra
faccia della nostra « nobiltà morale », una
colonizzazione in cui sono passati un po' tutti,
dagli olandesi ai francesi, ai portoghesi, agli
inglesi soprattutto, il più vario ventaglio politico-religioso occidentale. Questo davvero
non permette, oggi, di parlare di « nobiltà
morale », come tutti sappiamo, a cominciare
dagli americani non in mala fede, che quelle parole stonerebbero applicate alla politica
USA nel Vietnam: dopo i bombardementi al
napalm, il programma johnsoniano di rilevamento sociale, che ricordano il bastone e la
carota di buona memoria.
Parliamo quindi di sano interesse. Sarà più
morale, perchè più onesto e chiaro. Senza
stupirci o peggio offenderci se al Parlamento federale indiano il nuovo premier Indirà
Gandhi — una donna che sa parlare onestamente di interesse — deve rispondere alle
proteste di una parte dei parlamentari (della
destral) contro le « elemosine » straniere.
Ovviamente, quando parliamo dì onesto e
dichiarato interesse, negli interventi occiden
tali in paesi sottosviluppati, non vogliamo par
lare di ricatto morale o politico, nè patroci
nare la forma contemporanea del neoimperia
lismo e neppure la meschina politica di tanti
« nuovi » regimi, quella della vacca grassa
da mungere. Vogliamo semplicemente dire
che se siamo convinti che un'empirica socialità di tipo occidentale (del tipo migliore,
anche a noi italiani ancora sconosciuto) è il
modesto « meglio » che la società terrena può
raggiungere, dobbiamo fare di tutto non solo
per realizzarlo fra noi (e c'è margine) ma
per mettere popoli e paesi oggi più svantaggiati in grado di tentare di realizzarlo. Realisticamente, senza mistiche esaltazioni sulla
nostra nobiltà morale. g. c.
Le chiese rioplaten$i accolgono
il Moderatoce Seri hiampiccoli
Un ampio programma è stato preparato
per la prossima visita del Moderatore Giampiccoli alle Chiese Valdesi Sudamericane. Il
programma prevede la partecipazione del Moderatore ai lavori della prima Sessione Sinodale rioplatense, che si terrà in Colonia Vaidense dal 6 al 10 marzo, e un viaggio che
praticamente gli permetterà di con^^scere tutte le Chiese del Distretto.
II .1 marzo assisterà a una riunione della
Commissione Esecutiva nella quale si tratteranno diversi punti di speciale interesse per
ambedue i rami della Chiesa Valdese e quindi parteciperà a una riunione del Corpo Pastorale rioplatense.
Prima della Sessione Sinodale visiterà alcune Chiese dell’Uruguay. Il giorno 11 si trasferirà in Argentina dove, oltre a visitare le
Chiese di Colonia Iris, Bahia Bianca, San
Gustavo, La Paz e Buenos Aires, pronuncerà
il messaggio centrale durante l'atto d’inaugurazione dei corsi della Facoltà Evangelica
di Teologia di Buenos Aires, il giorno 18,
Sempre a Buenos Aires presiederà, il giorno 20, un atto che realizzerà l’Associazione
delle Chiese Riformate in Argentina, della
quale fa parte anche la Chiesa Valdese. L’atto sarà seguito da una colazione.
I rimanenti giorni della sua permanenza
nella regione rioplatense il Moderatore li de
dicherà a visitare altre Chiese in Uruguay,
Un'ultima riunione con la Commissione
Esecutiva avrd luogo il giorno 25.
Il viaggio del Signor Moderatore era atteso da molti valdesi sudamericani e i dirigenti di queste Chiese sperano che esso possa
essere una volta ancora di grande utilità per
fortificare le relazioni fra il ramo italo-elvetico e quello rioplatense della Chiesa Valdese.
iiiimiiiiiMiiiimiiuiimiiiiiiiimiimii
Il Museo Valdese Sudamericano
prepara
La Esposizione di Belle Arti
Questo Museo, aperto in Colonia Vaidense
sotto la direzione del signor Francesco J. Bilek, sta organizzando la 2® esposizione di belle arti che sarà inaugurata il sabato 2 aprile
nel salone degli atti della Chiesa di Colonia
Vaidense. Fino a questo momento si sono
già iscritte più di 100 opere artistiche di vai.
desi di Argentina e Uruguay. L’esposizione
comprende disegni, dipinti e sculture e rimarrà aperta fino al 15 aprile. Per il mese
di maggio è inoltre prevista un’esposizione di
lavori manuali : ricami, pizzi, pittura su stoffa
per confezione di costumi tipici regionali,
..................
Intitolata ad Albert Schweitzer
una scuola in quel di Firenze
Sarà forse interessante che ai lettori dell’a Eco-Luce » venga data una di quelle notizie che allargano il cuore verso orizzonti
di speranza, di affermazione dei sentimenti
più geuini e d'una volontà tesa verso il bene
di tutti.
Il 9 dicembre scorso le insegnanti e il
direttore d'una scuola di Vicchio (Firenze)
hanno proposto ch’essa sia intitolata al nome di Albert Schweitzer, « considerato — dice la motivazione— l’alto valore umano e
cristiano del pensiero e dell’opera » del medico-filosofo, « che seppe dedicarsi interamente
a ima lunga attività di redenzione verso popolazioni prive d’ogni forma di assistenza sanitaria e spirituale », tenuto altresì conto «del
profondo insegnamento di assoluto rispetto
per la vita che da tale azione deriva a tutta
Tumanità ».
Sembra si debba sottolineare il fatto che
si tratta, forse, della prima scuola dedicata
ad Albert Schweitzer e che, con le troppe
scuole (in Italia e nel mondo) dedicate agli
eroi della guerra, intitolarne una ad un eroe
delia pace è gesto carico di significati edu
cativi. Ovviamente gli autori della proposta
rispettano nel profondo del cuore crloro che
hanno lottato e sono caduti per un ideale di
libertà, di redenzione, di indipendenza della
propria patria. Comprendono anche e rispettano quanto di sacro e di tragico v’è nella
morte di chi ha combattuto colla mente distorta dagli indottrinamenti totalitari, rivolti
sempre ad inculcare idee nefaste di potenza,
di prestigio nazionalistico, di imperio. Solo
desiderano ardentemente che le patrie nazionali non debbano più mandare a scontrarsi
contro i figli di altre patrie, ed a cadere, i
propri figli. Che venga superato il concetto
stesso di patria in una prospettiva di convivenza internazionale ed anzi universale. E
ritengono che questa aspirazione possa contribuire a dare una dimensione più larga e
profonda al loro lavoro educativo, orientandolo attivamente ed attivisticamente nella direzione del dialogo, della solidarietà, della
comprensione e cooperazione tra gli uomini,
del rispetto di tutte le idee, di ogni cosciènza, di qualsivoglia forma di vita.
Virgilio Zoìigrilli
TA OC Ut NO
Ricordando Jean dalla
Il n. 44 deU’Echo de> Vallées dell’anno 1935, in data 8 novembre,
recava in prima pagina l’annunzio della morte del prof. Jean dalla; il
nostro giornale avrebbe compiuto un atto simpatico e doveroso se avesse
ricordato, sia pur brevemente, la sua figura nel trentennale della scomparsa. È davvero strano e sotto molti aspetti preoccupante questo atteggiamento del nostro ambiente valdese, ed in particolare modo del nostro
piccolo ambiente valligiano, così riservato e pauroso del sentimento da
diventare muto e sterile, cos''i pudico dal perdere ogni linfa, così scrupoloso nell’analisi delle proprie deficienze daH’essere incapace di espressione. Calvinismo? Serietà riformata? No. Semplicemente, piccola comunità umana rosa dai tarli tipici delle piccole comunità: l’invidia, la
gelosia, la paura. Il calvinismo è altra cosa: è desiderio di vivere e di far
vivere, è rigore di vita ma pienezza di vita, è ascesi ma ascesi nella libertà
e neH’operare. Questo discorso si potrà fare un’altra volta perchè probabilmente il rispettoso e pudico Jean Jalla non gradirebbe questa utilizzazione del suo nome per una polemica e la nostra intenzione iniziale era
proprio quella di rendere un modesto, personale, omaggio alla sua memoria.
Coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, e ritengo siano
ancora molti, potrebbero dire meglio e più d me presentando le doti,
le capacità, il ministero pastorale, gli scritti di questi) rappresentante
tipico delle Valli Valdesi del primo 900.
Si potrebbe parlare adeguatamente di lui in questo clima di rilancio
della nostra istruzione secondaria, in riferimento al Collegio, a ciò che
può fare un insegnante credente ed impegnato nella formazione di generazioni; si potrebbe parlare di lUi e del suo posto nella storiografia valdese. Le sue opere, frutto di lunghe e meticolose ricerche, non sono state
poche: i due volumi della Storia della Riforma in Piemonte. l’Histoire
populaire des Vaudols des Alpes, la monografia su Pietro Valdo, 1 preziosi
volumi consacrati alle vicende dei templi delle Valli Valdesi ed al loro
patrimonio di leggende. È questa un’umile e paziente fatica di archivista,
di ricercatore, di ordinatore del materiale della storia valdese e riformata
in Piemonte che non va sottovalutata. L'aspetto deH’opera di Jean Jalla
che però maggiormente mi commuove oggi è la sua capacità e volontà
di divulgazione.
A ragion veduta scriveva il direttore dell’Echn : « c’était un collaborateur régulier de TEcho, qui ne refusait jamais de fournir l’article qu’on
lui demandait»; la raccolta di quelle collaborazioni occupa oggi i due
volumi di Glanures, miniera inesauribile di curiosità, di aneddoti, di dati,
di riferimenti. Questo desiderio di trasmettere al popolo delle chiese, ai
lettori sprovveduti, ai piccoli il ricordo del passato e di trasmetterlo in
un modo sintetico, partendo dal reale, dai fatti, dall’aneddoto, era sostenuto da una profonda convinzione di fede e da una ricca pietà. Non erano,
i suoi, articoli dotti, eruditi, elaborati proprio perchè il desiderio profondo non era quello di « fare la storia » ma di insegnare a pensare, insegnare a vivere oggi in comunione col passato. Quel pcco che la nostra
popolazione valdese ricorda del suo passato lo deve agli uomini della
scuola di Jean Jalla. Credo non si possa prescindere da queste caratteristiche qualora si voglia oggi parlare del nostro passato: fede in colui
che ha guidato la nostra vicenda ed amore per coloro che oggi la continuano. Un credente che mette al servizio dei suoi fratelli credenti i dom
e la scienza che ha ricevuto per aiutarli a vivere cggi la fede, è questo il
ministero del teologo; ma lo storico della chiesa non è forse il più esposto
ed avanzato dei teologi?
Jean Jalla è stato nel piccolo mondo della nostra storia valdese, e
delle nostre Valli uno storico di quel tipo, ohe testimoniava della sua
fede parlando del passato e Cercava di raffermare la fede dei fratelli;
perciò seppe essere semplice.
Questa lezione di umiltà e di servizio nel campo della storia mi commuovono oggi rileggendo i suoi brevi articoli, mi commuovono perchè
penso ai molti vecchi e ragazzi che mezzo secolo fa ne hanno tratto
corriorto e coraggio. Ho paura che questo sia finito: siamo troppo dotti
ed intelligenti e non abbastanza umili per scrivere e parlare semplice.
Giorgio Tourn
xitiMtimiiuuiuiaiii
Caccia e pesca
Dopo l'O. N. U.
l'O. R. U. ?
Parigi (soepi). Nel corso del congresso del.
l’Alleanza mondiale delle religioni, che si è
tenuto a fine febbraio a Parigi, è stata notata la relazione del rabbino Andre Zaoui,
direttore deH’Istituto internazionale di studi
ebraici, che aveva per tema : « Per un*organizzazione delle leligioni unite ».
« Sarebbe auspicabile — ha proposto —
che in un prossimo futuro si riuniscano i
capi spirituali di tutte le religioni d'Oriente
e d'Occidenle. E* importante che sì diffonda
l'idea dì un'organizzazione delle religioni
unite, che fosse in sessione permanente come
rONU, con consigli e commissioni propri, e
che cooperasse strettamente con le grandi
organizzazioni internazionali (...). Quest'organizzazione lavorerebbe airavvicìnamento
dei popoli sul piano morale e spirituale, sviluppando ¡1 principio basilare comune a tutte. il rispetto dell'amore del prossimo, e
escludendo dalle loro dottrine e dai loro insegnamenti ogni radice di odio, di disprezzo,
d'intolleranza ».
Questo congresso, a cui partecipavano fra
l'altro J. Daniélou S. J. e il delegato del Da.
lai Lama, è un convegno di cristiani, ebrei,
musulmani, brahmani, sikhs, lamaisti. buddisti. laoìstì, shinloisti e framassoni, che al
di là delle loro differenze ricercano ciò che
li unisce per la pace del mondo e la ricerca
dei valori umani.
Il quotidiano cattolico « La Croix » ha segnalato il pericolo del sincretismo che minacciava questo congresso, e ha notato che
il pastore Gaillard, segretario generale dell'ERF (Chiesa riformata di Francia), nella
sua relazione aveva insistito sul carattere
unico 8 decisivo che la persona di Cristo ha
per i cristiani.
Manifesto
Su « Il pensiero mazziniano » (febbraio
’66) abbiamo letto questo trafileUo, che
riporta il testo di un manifesto diffuso a
Cuneo:
L’il febbraio 1929 un ranUnalc. in rappresentanza di un governo »tranicro, ed un
ministro del governo faseista, condannalo
dalla storia, eoneludevano un accordo, elie
cancellava un secolo di laicismo e di conquis.te di libertà.
Salvemini, Croce e Ruffini si levarono a
respingere la potente dissacrazione della
storia d’Italia, la cui tradizione laicistica
si era espressa nell’oipera di storici, statisti e letterati, riassumendosi nella frase
di Machiavelli ; « Abbiamo con la chiesa e
coi preti noi italiani questo primo obbligo
d’essere diventati senza religione e cattivi ».
Poiché non consideriamo i cardinali rappresentanti dell’Italia e non ci riconosciamo nell’opera di Mussolini e del fascismo,
non riteniamo definitivo, per quanto sta in
noi, l’inserimento dei Patti lateranensi
nella Costituzione italiana e deploriamo
che lo Stato laico e repubblicano abbia
cancellato la festa laica e repubblicana del
XX Settembre, sostituendola con quella
clericale e fascista dell’XI febbraio.
La Fe3)er. Giovanii.e Repubbi.icaima
DI Cuneo
Per quanto possa ferirci quest’atteggiamento così violentemerue antiecclesiastico
non possiamo che chiedere: di chi la colpa^
se tutto ciò che questi uomini, questi giovani sanno dell’Evnngelo di Cristo è il
sordido clericalismo contro cui così giustamente si rivoltano ?
Noi, che vogliamo demistificare anche
la storia della Chiesa ( cioè distinguere fra
l’opera di Dio e le opere dell’uomo), non
siamo certo pronti a « sacralizzare » la
storiti laicat e rifiutiumo la religione clericale quanto quella laicista, poiché nè
l una nè l’altra danno gloria a Dio solo.
Eppure fa bene, con l'aria molle che tira,
questo soffio pepato...
Una certa unità...
Su « VOsservatoTe Romano » (28*l-'66) si
rendeva noto che p. Biitler. procuratore generale dei frati francescani dell'Atonement (un
ordine fondato con altri ex-aglicani, da Paolo fVattson), nell’imminenza delVOttavario di
preghiera per l'unione dei cristiani ha chiesto al pontefice di celebrare una messa propiziatrice. Il che Paolo VI ha fatto; e il card.
Cicognani, segretario di Stato, ha risposto al
p. Buller. fra raltro:
L'Augusto Pontefice ha acconsentito di
buon grado alla filiale richiesta e mi ha pertanto affidato il venerato incarico di rivolgerLe il Suo ringraziamento per il gesto esemplare, ed il Suo incoraggiamento per l'opera
instancabile e intelligente, che cotesta famiglia Religiosa svolge nel mondo a favore
della buona e santa causa dell'unione.
Di fatto, il Santo Padre ben sa che l'inizialiva di un Ottavario di preghiere, diffuso
in così breve tempo nella Chiesa e fuori di
essa, fu presa dal benemerito Fondatore dei
Frati Francescani deH’Atonement, Padre Pao.
lo Wattson, prima ancora del suo ingresso,
con i Confratelli, nella pienezza dell'unilà
cattolica; e Si compiace al pensiero che anche per Tinflusso di tale intrapresa si sia ingigantito nel tempo nostro, con I aiuto del
Signore onnipotente e per le soavi pressioni
del Divino Paráclito, Todierno anelito (reso
più pressante e come indilazionabile daH’altività e dallo spirito del Concilio Ecumenico
Vaticano II) a ricomporre quell'uni’à. che fu
la preghiera dell'ora suprema del Divino Redentore, prima della sua Passione t Morte :
« Ut unum siili! ».
E' appena da notare che gli credi degli
anglocattolici dell’Atonement sono i sostenitori di unottavario di preghiera del tipo di
quello tenuto anche quest'anno nella chiesa
del Gesù a Roma, di cui abbiamo dato notizia alcune settimane fa; ben lontana dallo
spirito delVabate Couturier — che pur non
manca di venire strumentalizzato — come
pure daWinvito del CEC olle chiese-membr:.
questa preghiera ha comunque il merito della
chiarezza con cui parla della « pienezza dell’unità cattolica ».
Chi è responsabile
della morte di Gesù?
Su « Ij'lUusiré prolestanl » (gena. '66)
abbiamo letto questa nota di Roland de Piiry:
Posso permettermi una parola, certo di
soddisfazione, ma anche di delusione riguardo al testo (conciliare) sugli ebrei? Come a
proposito della libertà religiosa, sì rimane al
punto di vista dell'umanesimo atei. Certo,
meglio che niente. Ma è insufficiente per un
Concilio cristiano. Il modo cristiano di abbattere I'antisemitismo, non. è dire che solo
un’infima minoranza di ebrei fu responsal)ile della morie di Gesù (il che è incontesta,
bile, da un punto di vista storico) ma piuttosto di ricordare che questa minoranza (il sinedrio) rappresenta l'insieme del popolo ebreo
di allora e di oggi, come il popolo ebreo rappresenta l'insieme dei pagani di allora e di
oggi. Se gli Ebrei rion sono colpevoli della
morte del loro Cristo, evidentemente non lo
siamo neppure noi : e l’intera rivelazione affonda neU’oceano della banalità storica : la
condanna di Cristo è un errore giudiziario.
11 suo processo sarà riveduto, come se Dio
non lo avesse già fatto a Pasqua. Si condanneranno alcuni malvagi accusatori. Ce ne laveremo le mani. La riconciliazione di Ebrei
e di Gentili farà quindi a meno della Croce,
e sarà puramente illusoria.
Come è vero che la libertà religiosa è contenuta nella verità crocifissa, I'antisemitismo
non può essere cancellato se non dal sangue
del re degli Ebrei, giustiziato dagli Ebrei a
nome nostro. Come avrebbe potuto agire meglio, Dio, se voleva venire a esporsi ai colpi
del mondo intero? Occorreva pure scegliere
un popolo, e in questo popolo alcuni esecutori, non certo i più malvagi, i più peccatori, ma — diciamo — i più ciechi, fra i più
« illuminati » e i più « giusti »; non c'imbattiamo forse in loro, ogni volta che vogliamo
assolvere o accusare gli Ebrei?
RICORDMDI
ADA MERLI
Su questo giornale die per tanti anni
pubblicò in occasione del 17 febbraio le
poesie qua.si sempre inedite della poetc^Na
valdese, desidero dire la mia riconosienza
per il bene ricevuto dai suoi versi' e dulia
sua amicizia. Da due anni devo trascorrere
il 17 febbraio lontana dalle Valli eil il mi >
conforto, nelle ore in cui ùnmaginavo ì
falò accesi, i cortei snodarsi verso le chie «n
le agapi fraterne, le serate di recite nelle
nostre común là, è stato rileggere (Inilasciando i libri' di scuola) le noesie di: « O
Paese, Paese, Paese... » nelle vecchia edizione, il libro sul quale fin daH'infanzìa
imparai ad amare la poesia dei nostri nionli'
e le gesta dei nostri avi. Ancli’io adolesf ente come la signora Merlile a Firenze, I iio
ritrovata giovane accanto a me in ogni via
di questa stupenda <‘ittà, dopo aver Idio
quelle squisite paigine scrille per ropusciilo
in memoria del Prof. .ìallà. Anch'io senio
la piena dei sentimenti' e della naslalgia
rieniipirmì l'animo c non sapendo esprimermi come Lei riconlo la sua voce dolcissima dire;
Quelle vette ho sovente rirercfHe!
Di queir aspro canniccio ho nostalg'a!
Montagne rudi, povere valiate.
Sei là. .sei là. diletta patria ma!
Di là mi vieti taior lieve col vento
(Jneco secolar che. intendo io sola.
Eco di canto, singhiozzo, lamento.
Che mi ripete: « Ricorda, figliola! »
Poiché nella sua ulliraa lettera mi parlava con un po’ di delusione del 17 febbraio
(il suo uiltimo :ra noi) seco-ntlo essa meno
sentito dalle giovani generazioni, ricordo qui le Sue parole dì esortazione c che
mi servono ora di incoraggiameoito e sprone: {( ... ragione di più, r ara Cristina, per
essere costanti neilla preghiera, perseveranti neiriViculcare amore a elevali princìpi, a idealità sublimi... ».
Cristina Sereno
Culto radio
ore 7,30
Domenica 13 Marzo
Pastore BRUNO SACCOMANI
Torino
Domenica 20 Marzo
Pastore BRUNO SACCOMANI
Torino
3
11 marzo 1966 — N. 10
pag. 3
Per i fanciulli dei quartieri poveri di Palermo Jn ninmiiricl
La nuova
Casa
del fanciullo
LUSERNA S. GIOVANHl
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
L’Istituto Valdese comprende le cinque classi elementari e da due anni
ha ottenuto la parifica.
La scuola è annessa alla Chiesa e
si trova in una posizione centrale della città.
Nel 1959 in un quartiere pcpelare,
della città, alla Noce abbiamo aperto
un’altra scuola elementare denominata « Casa del Fanciullo ».
Ad essa affluiscono soprattutto i
fanciulli dei quartieri più poveri della città e ricevono una assistenza alimentare completa. Quest’opera è sostenuta interamente dallo Hilfeswerk
der Evangelischen Kirchen der
Schweiz (H.E.K.S. - E.P.E.R.). Anche
la scuola della Noce ha ottenuto la
parifica. Le autorità scolastiche in
varie circostanze hanno espresso il
loro apprezzamento per l’opera educativa che la nostra Chiesa Valdese
compie nella città. Due autobus trasportano ogni giorno gli alunni delle
nostre scuole dai quartieri più lontani. In questi ultimi tempi il numero
degli alunni è aumentato e ogni anno, dopo i primi giorni di iscrizioni,
dobbiamo registrare il «tutto pieno».
I,a Villa Caruso alla Noce, è stata
acquistata daH’HtE.K.S. per conto
della Tavola Valdese ed è allo studio
un progetto che prevede l’accentramento delle nostre scuole e della nostra attività assistenziale ed educativa in quella zona.
Il progetto prevedeva fin dall’inizio
l’istituzione di un « internato » per
orfani, figli di carcerati, o per bambini che si trovano in diffìcili situazioni
ambientali e familiari. Alcune circostanze favorevoli sono state come \ma
indicazione ad iniziare questa nuova
forma di assistenza ai fanciulli, senza attendere ancora l’attuazione completa del progetto, e ad aprire il Convitto « Casa del Fanciullo ».
Ai primi di ottobre il Convitto apriva infatti i suoi battenti per accogliere 1 primi fanciulli. Il Convitto ha la
sua sede alle falde di Monte Pellegrino nella Villa Bonci-Paratore e dispone di un ampio parco ove i bambini.
In questo inverno particolarmente mite, hanno già trascorso gran parte del
loro tempo libero.
La responsabilità e il se^zio del
Convitto sono affidati ai coniugi Marco e Miriam Jourdan, allo studente
Arrigo Bonnes, e a Maria Pavone. La
vita del Convitto è improntata alla
più intima familiarità onde creare un
ambiente adatto per dei fanciulli che
in molti casi non hanno mai sentito
il calore dell’affetto familiare.
L’arredamento completo è stato inviato dalla Germania, dal Diakonische Werk Innere Mission und Hilfs•werk im Hessen und Nassau. Siamo
particolarmente grati al Pastore W.
Rathgeber e alla Signorina Erika Ludolph di Prancoforte sul Meno che,
venuti a Palermo, ci hanno molto incoraggiati nella nostra iniziativa.
Il mantenimento deH’opera è a carico dello H.E.K.S. e vagliamo esprimere personalmente al Dr. D. H. Hellstern, anche da queste colonne, la nostra più viva riconoscenza per il ^antìe aiuto che egli da alcuni anni, dà
al nostro lavoro.
L’inaugurazione del Convitto ha avuto luogo domenica 30 gennaio alla
presenza del Moderatore. Pastore Neri Giampiccoli, del Vice Prefetto, Dr.
Angelo, del Primo Ispettore scolastico ^Dr. S. Piazza, del Consigliere comunale Avv. A. Bcnsignore e di altre
personalità. La stampa locale ha fatto un resoconto della cerimonia di
inaugurazione.
Il Convitto accoglie attualmente 20
E’ scomparsa recentemente la signora Meta Gallian Bauer, il cui nome è noto nelle VaUi Valdesi come
quello di una generosa benefattrice
delle opere assistenziali. La sua attenzione fu portata in modo particolare verso rinfanzia e i giovani : per
molti anni ella accolse nella sua casa
delle bimbe bisognose di cure, ed è a
lei che va attribuita l’istituzione del
reparto maternità presso l’Ospedale
Valdese di Torre Pellice, con il dono
personale di sei letti. La Casa _ delle
Diaconesse, l’Orfanotroflo, il Rifugio
Carlo Alberto, la Croce Rossa conobbero la sua opera e il suo interesse
sempre pronto e sollecito.
Alla sua memoria, il tributo della
riconoscenza di tutti.
iimimmimiuiuimimimiiiiiiiii
iiiiiiiiiiiiiiiiiimi
bambini di cui 5 orfani, 2 figli di carcerati, 2 inviatici dal Servizio Cristiano di Riesi, 2 di Piazza Armerina. 2
di Ragusa, 2 raccomandati dalla Prefettura di Palermo, 5 di Sferracavallo.
La necessità di avere un Convitto
Evangelico in Sicilia era vivamente
sentita e siamo riconoscenti che que
sta nuova istituzione sia ora venuta
ad aggiungersi alle già niumerose opere benefiche della nostra Chiesa Valdese.
Il recapito è: Convitto Valdese «Casa del Fanciullo», Via Angiò, 56 Telefono 29.54.42 Palermo.
P. V. Panasela
Il XÏII Febbraio a Parigi
A nouveau cette année, nous nous sommes réunis le 20 février chez la bonne et
toujours vaillante Madame Appia pour célébrer c( notre 17 février ».
Nous étions là une cinquantaine, dont no
tre président Monsieur Eros Vicari venu
spécialement de Mulhouse. Etait aussi venue
se joindre à nous Madame Magda Martini,
auteur d’une étude Pierre Valdo. Après
quelques paroles de Monsieur Henri Appia,
comme à l’accoutumé le culte fut présidé
par Monsieur Friedel; il nous a rappelé le
témoignage chrétien et vaudois à Riesi.
■lllllllllllllllllllllilUII
TESTIMONIANZA
Alcune domande
di Danilo Dolci
a! PaaU Panasela
L’opera sociale condotta dalla nostra
comunità palermitana trova una certa
eco niella città, almeno negli ambienti
meno legati alla curia arcivescovile del
card. Ruffini. Su ^’LOra’\ quotidiano
socialista palermitano del 3-4J2I1966,
nella rubrica ’’IncontrV^ di Danilo Dolci, è stata pubblicata un’ampia intervista, in cui il post. P. V. Panasela risponde a un certo numero di domande dello
scrittore; pubblichiamo parte di quest’intervista.
Pietro V\ldo Panascia: In generale qui
c’è un marcato individualismo per cui ciascuno vuole vivere la sua vita senza interessarsi deir altro. Io come siciliano trovo nella
provincia di Palermo un carattere ancora più
accentuato di questo individualismo, c’è in
genere uno scarso interesse per l’altro. Spesso anche le persone del vicinato si ignorano
totalmente.
Ciò può dipendere da un senso di dìffiden.
za dell’uno verso l’altro o di disinteresse.
Solo se trovano un punto di interesse comune, si incontrano. Per muovere queste persone le une verso le altre, la prima cosa è
quindi scoprire quale può essere l’interesse
comune.
Danilo Dolci : Come cercate di superare
queste difficoltà?
P. V. P. : Cerchiamo appunto di trovare il
punto di interesse comune. Per quanto riguarda la nostra attività religiosa, cerchiamo di fare incontrare le persone non solo
nelFambito dei locali della Chiesa ma anche
nelle loro case, nei quartieri, nelle zone dove
abitano. Per noi il punto d’incontro con l’altro non è una ideologia umana, ma la fede
cristiana, la religione dell’amore che non
divìde gli uomini ma li affratella, li unisce.
Laddove in questi anni abbiamo portato la
predicazione deH’Evangelo, come per esempio alla Noce e a Sferracavallo, persone, famiglie che prima si ignoravano totalmente,
sono entrate in contatto fra loro, hanno stabilito vincoli di amicizia c di affetto.
Evidentemente il Cristianesimo, la fede comune nello stesso Signore rappresenta per
eccellenza il punto di Incontro di uomini di
diversa categoria sociale, di diversa cultura,
perchè l’amore di Cristo ci spinge a scoprire
neH’altro, che prima per noi era uno sconosciuto, un nostro fratello che non possiamo
più ignorare. E’ avvenuto dai primi secoli del
Cristianesimo che delle persone che hanno
la stessa Fede si costituiscono naturalmente
in una comunità, sentono il bisogno di incontrarsi, di stare insieme.
D. D.: Quanti sono i Valdesi a Palermo?
P. V. P.: E' diilìcile avere una statistica
esatta. Non. siamo molti; comprese le altre
denominazioni evangeliche non credo che sia.
mo più di duemila, di cui la metà circa vaidesi. L’ambiente in cui operiamo è costituito
da quella massa di cattolici di nascita che,
non più praticante, vive completamente fuori
dal cattolicesimo sia perchè vede nel cattolicesimo l’alleato dei ricchi, di coloro che sono al potere, attribuendo a questo la responsabilità di un ordinamento sociale che è palesemente contrario ad ogni senso di giustizia; sia perchè il cattolicesimo non li ha aiutati a risolvere i loro problemi; sia perchè
neH’ambito della loro Chiesa non hanno trovato quell’amore che dovrebbe contraddistinguere la comunità cristiana. Alcuni di questi trovano nelle piccole comunità evangeliche un calore e una simpatia umana, una
nuova visione della vita di cui non avevano
prima esperienza.
D. D.: Quanti di questi seguono il culto?
P. V. P.: Generalmente la quasi totalità degli evangelici frequenta i culti ; si sa bene
che le minoranze sono più attive. La stessa
frequenza ai culti non si registra nei paesi
a maggioranza protestante.
D. D.: Quanti di questi sono attivamente impegnati, e come, ad una trasformazione
nelVambiente?
P. V. P.: In linea di principio ogni evange
lico dovrebbe essere impegnato in una tra
sforinazione deH’ambiente con la parola e con
l'azione; praticamente molti sono impediti
dalle loro occupazioni, dal loro lavoro, dagli
impegni di famiglia. Però spesso si verifica
no dei casi di persone che nel nostro am
biente dedicano periodicamente una parte del
loro tempo ad un particolare servizio sociale,
nel modo più disinteressato. In questi ultimi
anni abbiamo avuto collaboratori venuti dall’estero che, rinunciando al loro lavoro normale, prestano la loro opera talvolta anche
per un anno, senza ricevere stipendio.
Qui a Palermo accanto alla Chiesa si sono
costituiti recentemente alcuni gruppi quartie.
rali di cui uno alla Noce e l’altro a Sferraca.
vallo. Il gruppo della Noce sì è costituito in
seguito alFattività iniziata nel 1959 a favore dei fanciulli appartenenti a famiglie particolarmente bisognose. Questa attività è con.
sistìta dapprima in un doposcuola che successivamente si è trasformato in una scuola
privata autorizzala e infine in una scuola
parificata denominata Istituto Valdese « Casa
del Fanciullo ». Alcune famiglie di alunni
Celebrata
che hanno frequentato le nostre scuole hanno costituito una comunità che è sorta quasi spontaneamente, in seguito all’opera d’assistenza compiuta a favore dei fanciulli cui
abbiamo cercato di provvedere non solo l’istruzione ma anche la refezione e il vestiario. Si hanno delle riunioni bisettimanali con
una partecipazione quasi regolare. I membri
di questo gruppo che prima si sconoscevano
pur abitando nello stesso quartiere, nelle stessa strada, adesso sentono di appartenere ad
una stessa comunità, sono solidali fra di loro nel dolore come nella gioia, non ignorano
le sofferenze o le malattie, si visitano fra di
loro (...).
L’opera di assistenza sociale alla Noce
l’abbiamo iniziata molto modestamente, senza avere mezzi finanziari a nostra disposizione ma solo molta fede e molta buona volontà di servire il Signore nella persona dei nostri fratelli più umili e soprattutto dei fanciulli. Tuttavia l’opera di anno in anno si è
ampliata e consolidata.
A Sferracavallo la testimonianza evangelica è stata portata da un insegnante elementare che è giunto alla fede attraverso ad una
esperienza drammatica della sua vita. Insegnava ancora nelle scuole elementari quando
divenne cieco e la disperazione l’aveva spinto sull’orlo del suicidio. Nella sua scuola c’era
un bambino che apparteneva ad una famiglia evangelica e che, durante la lezione di
religione, non si faceva il segno della croce
e non diceva l’Avemaria, neanche a costo di
essere rimproverato e punito come qualche
volta accadeva. L’insegnante voUe conoscere
i genitori e loro tramite anche la Chiesa evangelica. La sua partecipazione al culto e
la sua conversione rappresentò l’inizio di una
vita nuova. Avendo fatto questa esperienza
liberatrice, volle comunicarla anche ad altri.
Nel suo villino di Sferracavallo cominciò ad
invitare delle persone cui fece conoscere la
religione evangelica. Il gruppo attualmente
dispone di un locale di culto; le persone che
hanno aderito sono generalmente di modesta
e di media condizione sociale. Anche qui avvengono riunioni come alla Noce, due volte
alla settimana.
Ci adoperiamo perchè questi gruppi siano
collegati con la Chiesa da cui si irradia tutta
l’attività. Periodicamente abbiamo delle riunioni in comune per ragioni di culto o per
attività ricreative. Lo scopo è di creare un
affiatamento, di far loro sentire che appartengono ad una stessa grande famiglia. A loro volta i due gruppi, come tutta la Chiesa
valdese di Palermo, hanno degli incontri con
tutte le altre Chiese evangeliche della città,
la Festa Valdese
f
Anche quest’anno la celebrazione della
festa della nostra lilberità civile si è svolta
con entusiasmo di grandi e piccoli. Neppure l’imperversante pioggia serale ha impedito il fiammeggiare dei tradizionali e
di nuovi « falò » che hanno illuminato fino
a tarda notte le alture. Apprezzatissimi, la
mattina del XVII, il sobrio e felice programma eseguito dalla scolaresca, so'.to la
guida del noistro bravo coirpo magistrale
e i canti diretti dal M" Edigardo Paschetto.
Dopo il culto di circostanza, con predicazione sul testo I Timo'.eo 6: 20, e l’efficace collaborazione della Corale, circa 170
comtnenisali si riunivano nella grande Saia
Albarin e, in extremis, fin sulla galleria,
per partecipare all’Agape Commemorativa,
preparata dall’« équipe » del nostro fedele
« chef » Charletou e servito da un grazioso stuolo di bianche e di... nere cuffie
valdesine. Lungamente applaudito l’arrivo,
per partecipare alla fraterna mensa, del
Vieeimoderatore Pastore Deodato e della
sua Signora.
Al levar delle mense il Pastore Jahier,
letti alictini messaggi, giunti fin dalla lontana Provenza, ed espresso un caldo benvenuto a tutti i presenti e particolarmente
al Pastore e alla Signora Deodato antiebi
e indimenticabili coinduttori della nostra
Coimunità, annnnzia all’assemiblea che, con
qne.sta lieta mensa fraterna, si è ufficialmente ri-inaugurata la óOenne Sala Albarin, comipletamente ringiovanita dai recenti restauri e ringrazia, a nome del Concistoro, quanti lo hanno incoraggiato a por
mano senza indugio al nece.9.sario rinnovamento di questo importante strumento
delle nostre attività, donato 60 anni or
sono, terreno ed edificio, alla Chiesa, in
atto di riconoscenza, dai coningi Stefano
Albarin di Parigi.
Brevi, succosi, applauditissimi, si susseguono i messaggi del Capo del Comune
Sindaco Martina, del Vice Moderatore, del
Pastore Magri e del Direttore di « Viill.a
Olanda » Pastore S. Colucci, fervido valdese per elezione.
La serata organizzata dalla filodrammatica unionista ha presentato a un foltissimo pkiri-plaudente pubblico il dramma
evangeliBtico « II sapore del sale » di Edina
Ribet-Rostain.
AJl’autrice e regista, come ai bravi >ntenp-reti dell’ottimo lavoro e anche ai giovanissimi attori in erba, l’aesemblea ha
tributato vivamente la sua riconoiscente
approvazione. Gli intervalli sono stati felicemente colmati da applaudite eseenzio.
ni della nostra Corale diretta da Gustavo
Albarin, la quale, fra diversi begl’inni ha
cantato la poesia 1« Il filo d’argento )> di
Ada Mjeille, 'musica di Ferruccio Rivoir,
dopo (die, dal Pastore, fu ricordata la nobile figura di valdese di cuore dell’autrice
da poco dipartitasi da queste sponde ter
della provincia e delle province vicine. Trapani, Agrigento, Caltanissetta, provincia in
cui è sorto da alcuni anni il Servizio Cristiano del Pastore Tullio Vinay con l’intento di
portare il lievito deU’Evangelo nei vari setto,
ri della vita della cittadina di Riesi (...).
D. D. : Quali sono le più specifiche difficoltà
alVinterno dei vostri gruppi?
P. V. P. : Una delle esperienze più rattristan.
ti è quella di incontrare spesso delle persone
che si introducono nelle nostre Chiese non
per una vera conversione ma solo per avere
degli aiuti materiali o un’assistenza, un posto
un lavoro (...).
Un’altra esperienza che noi facciamo è che
alcuni, senza apparente motivo, diventano
meno assidui nella frequenza ai culti, e poi
si allontanano. Negli ultimi anni abbiamo
avuto una diminuzione di circa il 10 per
cento mentre d’altra parte abbiamo avuto
l’affluenza di nuovi elementi in ragione di
circa il 20 per cento. C’è da tener presente
che il reclutamento viene fatto con un criterio abbastanza rigido, l’ammissione di nuovi membri in Chiesa avviene dopo un periodo di prova che va da due a quattro anni.
Nonostante il clima di notevole distensione
che si è verificato da alcuni anni nei confronti delle minoranze religiose, bisogna dire
che non tutti sono in grado di sostenere a
lungo quella posizione di lotta che la professione di fede evangelica in Italia implica.
I LEYTORI CI SCRIVONO
Storia valdese
a puntate
L’egregio professor Hugon, ne La
Luce dcU’ll febbraio, ha avuto parole di approvazione per i due articoli
su la Storia Valdese pubblicati da
Historia ed io gli sono particolarmente
grato. Il professor Hugon osserva tra
l’altro che la storia del popolo valdese, dal 1848 in poi è stata riassunta
molto brevemente. A questa più che
giusta os.servazione mi permetto appunto rispondere spiegando come si
sono svolte le cose.
Dopo alcuni mesi di trattative con
la direzione della rivista riuscii ad ac.
cordarmi per la pubblicazione di tre
articoli che avrebbero dovu'o essere
così distribuiti; primo: dalle origini
(Pietro Valdo) alla Riforma. Secondo:
dalla Riforma alla Rivoluzione Francese. Terzo: dalla Rivoluzione ai giorni nostri.
Quando il primo di essi fu pubblicato la direzione decise di riassumere
in un solo articolo gli altri due, perciò fui costretto a praticare numerosi e « generosi» tagli., e confesso che
fu una cosa veramente dolorosa : ogni
tiranno, ogni vescovo, ogni martire
che veniva escluso dai colpi di forbici
mi logorava il fegato. Avivc anche
avuto disposizioni per riassumere molto brevemente la storia degli ultimi
cento anni. Tutto ciò perchè l’editore-proprietario ritenne che per una ri.
vista mensile non sarebbe stato opportuno suddividere un argomento in tre
puntate « allungandolo » d; conseguenza sull’arco di tre mesi; inoltre,
via via che i fatti arrivavano ai nostri
giorni, la descrizione delle ir. tollerali
ze subite, l’esaltazione della testimonianza evangelica, le critiche rivolto
ad autorità laiche e .eligiose, sarebbero state suscettibili di reazione... Ta.
gliai più di nove cartelle, in cui illustravo oltre ai fatti storici e politici,
l’inserimento graduale dei V.iJdesi nel.
la vita del Paese, il sorgere delle varie comunità, le opere evangeliche, la
lotta non più contro gli eserciti arma,
ti ma contro i colpi di spillo, anch’essi
micidiali e insidiosi, le vicende delle
due guerre, il fascismo, la resistenza
alle Valli, Riesi, Agape, ta Claudiana, ecc.
Comunque alcuni lettori, Ira cui un
anarchico, hanno scritto parole lusinghiere elogiando la rivista per Tini
ziativa. una lettrice cattolica ha chiesto notizie sui Valdesi di oggi, un altro lettore ha elogiato i Valdesi per il
loro passalo glorioso ringrauando per
gli articoli che gli hanno ooimesso di
conoscere pagine di storia finora igno.
rate.
Confesso cne lutto ciò mi ha fatto
piacere e ringrazio quegli ignoti lettori cosi come ringrazio il professor
Hugon e il professor Peyrot per quan.
lo hanno detto del mio modestissimo
lavoro. Il merito è dei Valdesi che
hanno « fatto » la loro Stona, Io non
ho fatto che il mio « mestiere »; in
questo caso, è logico, con uno spirito
diverso.
Di quanto ho scritto, alcuixc cartelle
sono rimaste nel mio casse: to ma io
non le ho stracciate. Non le considero
una fatica sprecata ma una speranza
accesa. Se noi sapremo inserirci sempre più attivamente nella vita del Paese, testimoniando in grado sempre più
alto della nostra fede, verrà il giorno
che non soltanto la storia valdese degli ultimi cento anni ma anche quella che noi scriveremo giorno per giorno saranno conosciute da qi.anti ancora ci ignorano.
Marco
Culti-radio
Un lettore, da Torre Pel'ice:
A parecchie persone, sipecie qui
alle Va'li. fa"à piacere .mpprendere
che la radiotrasmiUente della Svizzera ledeisca, Beromünster (onde
corle .529) trasmeae ogni due domeniche, alle ore 10, un cullo in
lingua francese. Tale culto, complelo. della durata di un’ora, è generaiineuie percepibile in modo chiaro, per cui potrebbe essere menzionalo sul nostro se-Himanale in aggiunta agli altri annunci relativi ai
ctilli-rad'io.
Cordiali saluti Enrico Pascal
Precisazione
Caro direttore,
ho letto ne’ « L’Eco-Luce » della
settimana scorsa l’intervento deU’amico Claudio Tron e la tua risposta e
devo constatare di non essere stato del
tutto chiaro nella mia Lettera Aperta
suscitando in lui e In te Tinipressione
che io « ammetta che il cattolicesimo
non riconosca se stesso nelle analisi
del Prof. Subilia ». Desidero rettificare
questa impressione che potrebbe dare
»1 mio giudizio suH’opera del Prof.
Subilia un significato del tutto opposto a quello che io ho voluto dare.
Quando nella mia Lettera affermavo
« Non si può rispondere che tale analisi (del Subilia) non è valida perchè
i teologi cattolici non si riconoscono in
essa » intendevo riferire e confutare
un giudizio da me direttamente ascoltato in ambiente valdese. Pertanto io
non condivido affatto questo giudizio,
al contrario, ritengo che Tanalisi del
Prof. Subilia sia pienamente valida e
colga il centro del cattolicesimo, come d’altronde appare sia dai documenti conciliari (specialmente dal De
Ecclesia) sia dai discorsi di Paolo VI,
Mi trovo, quindi, pienamente d’accordo con voi e vogliate scusare la mia
precedente, involontaria poca chia.
rezza.
Alfredo Sonelli
Abbiamo
ricevuto
Per la fame in India: N. N. (Torino) L. 10.000.
Per VEco-Luce, in memoria del Pa.
store Enrico Pascal, la moglie Adelina
Pa.scal, L. 8.000.
Ringraziamo e trasmettiamo
Rettifica
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
ricevo oggi « La Luce » del 25
Febbraio (u. 8), e a iproposito dell’arlicoletto di terza pagina « Rompere un ghelto ispiriluale e culturale », li segnalo una inesattezza nella quale sei incorso. Parlando della
traduzione italiana del Kittel-Friedrich, commenti ; o un’ impresa che
nessuna casa francese o anglosassone ha fin qui osato ».
Ti segnalo che invece sono già
stati pubblicati in inglese in traduzione contpleta i primi due volume del Tbeologiscbes Wörterbuch,
precisamente a cura della casa editrice Wm. B. Eierdmans Publishing
Co., Grand Rapids. USA, il I voi.
(lettere A‘P ) nel 1964 ( 793 pagine,
$ 18.50), il II voi. (lettere A H ) nel
1965 (955 pagine, $ 20.50). La traduzione è opera di Geoffrey W.
Bromiley, del Fullec Tbeo'lo'gical
Seminary di Pasadena.
Coi più co-rdiali saluti.
Bruno Corsani
4
pag. 4
Vita a “Villa Olanda,,
N. IO — 11 marzo 1966
CERIGNOLÄ
Amahe se con ritardo , alcune notizie su
« Villa Olanda », saranno lette con piacere
da qualched’uno.
E’ quasi passato l’imvemo senza conseguenze di una certa entità: malati, ricove,
ri in ospedale non sono mancati, ma grazie a Dio, nessuna dipartenza.
Abbiamo ricordato il Natale e ner ben due
volte, in quanto il Natale Ortodosso è stato festeggiato con i nostri ospiti 13 giorni
doipo il nostro.
Un bell’abete, nel giardino della Vida,
riaplendeva di molte luci variopinte rallegrando i cuori di tutti.
La sera de 16 febbraio il maignifìco falò
alto oltre due metri e mezzo, preparato
con amore da due russi, nonostante la pioggia fine fine che veniva già, è stato acceso
e si vedeva da molto lontano. Razzi e petardi sono stati lanciati in segno di gioia.
Una diecina di russi erano intorno al falò
dove si sono trovati anche degli estranei
venuti aippositamente fin quassù ed alcuni
membri di famiglie valdesi abitanti nelle
vicinanze. Il Pastore Colucci ha illustrato
con brevi parole il fatto storico.
Il 17 febbraio è stato ricordato dai nostri
ospiti in una maniera diversa dal solito :
hanno offerto al Direttore Pastore Colucci
la somma di L. 32.000 raccolte volontaria,
mente tra di loro, da rimettere a ohi di
dovere per la campagna « fame in India ».
L’offerta era accompagnata dalle seguenti
espressioni ; « Gli ospiti russi, ungheresi,
rumeni, profughi, memori del triste periodo della fame anche da loro sofferta, riconoscenti, oggi, per quanto fa per loro la
Chiesa Valdese che li ospita amorevolmente, offrono per alleviare la "fame” nell’india, la somma di L. 32.000 ».
Coniugi Obolensky L. 820; Olga Zhigin
620; V. V. 1.000; Maria Micawna 2.000;
Agalla Posohima 1.000; Alexandra Selivescrowa 1.000; Anna Tobuacheff 3.100; Sergey Tomsky Popoli 620; Wassa Vinicinco
500; Lazio Marcineck 500; Anna Kiselewa
2.000; Xenia Ribkowa 5.000; Vassili Strosky
500; Co'niugi Zemliakoff 2.000; Coniugi
Krutieff 500; Maria Semendewa 250; Coniugi Shashkoff 1.000; Andrey Krasniuk 100;
.Anna Wassilewska 500; Aspasia Marfori
200; Maria Zamaria 200; Feodor Spinko
1.000; Coniugi Kirkor 1.000; Ivon Kalcenko 1.000; Nadesda Zighin 500; Maria Rakowska 1.000; Veitko Boris 250; Xenia
Dombrowosky 3.100; Coniugi Lialikoff 200;
Maria Popesu 1.500; Branchetta Rosa 250;
Peter Breslawky 250; Natascba Panova 500;
Linda Scaccioni 1.000; Mi'chele Boero
1.000; Direzione «Villa Olanda» 10.000;
S. e E. Colucci 6.000; Maya Colucci 2.500;
N. N. 40.
A questa somma sono state aggiunte altre
offerte ed abbiamo, così, potuto iirviare aUa
Tavola Valdese la somma di L. 50.000.
« Villa Olanda » ha ricevuto il pomeriggio del 3 marzo corrente la gradita visita
del Sindaco di Lusema S. Giovanni M® Benito Martina. Egli ha visitato tutti i locali
accompagnato dal Direttore e dalla Signora
Colucci, ammirando il bellissimo giardino
il magnifico parco, la sala da pranzo, la
sala della TV, le due oappeUe, quella ortodossa e quella valdese ed ha espresso la sua
ammirazione, con parole di viva simpatia,
per l’opera che la Chiesa Valdese compie e
con l’augurio per il proseguimento del non
sempre facile lavoro.
Ringraziamo sentitamente il Sindaco M®
Martina >>er la sua gradita visita.
Come il solito non sono mancali a doni »
acccNi sempre con riconoscenza In uno
s-elloncino a parte diamo l’elenco dei doni
ricevuti dal Direttore dal Novembre 196.a
a tutto il mese di Febbraio 1966.
.A tulli i gentili donatori, agli amici ed
ai collaboratori il nostro vivissimo grazie.
Past. Seiffredo Colucci
La direzione di « Villa Olanda » comuniea di aver ricevuto i seguenli domi dal
novembre 1965 a tutto il febbraio 1966:
Bari: O. di Cuonzo 2.000; L. Macirello
3.000. Bergamo: Unione Femminile 60.000;
Lega Famminile 20.000. CaUanbrone: G. e
D. Haagensen 5.000. Ferrara: M. Barazzuoli 1.500. Firenze: M. Borra 5.000; K. Be^
1.200. Farci Siculo: C. Santamura 1.^0.
Ivrea: E. Janin e E. VaReise 5.000; A. Canale 2.500; E. Biglione 2.000; E. e L. Rimi
2.000. Livorno: I. Parenti 4.000; G. e L.
Giorgiolé 1.000. Laserna S. Giovanni: M.
Pellizzaro 10.000. Milano: R. Giuntmi
5 000; G. Scanzioli 10.000. Mantova: Et.
Pugnani 2.000. Pinerolo: Aw. E. Serafino
3.000; Avv. C. Gay « in memoria Sig.ra
Bertolé» 5.000; Franca Paschetto, «in memoria dei marito » 2.000. Piombino: sorelle
Puorger 2.000. Pisa: E. Giorgi 5.000. Pont
Canavese: C. Roncaglione 2.000. Roma-. h
Sgarzi 5.000; G. Conti 5.000; Chiesa Va
dese IV Nov. 65.695; Unione Femm. Val
dese, via IV. Nov. 50.000. Savona: D. Sor
vottaz-Rossi 1.000. S. Rema: B. Pemzzi
RINGRAZIAMENTO
Dopo oltre sei mesi di permanenza
in ospedale ho avuto la gioia di rientrare in famiglia in attesa di riprendere la mia attività. _
Moltissime persone mi sono state
vicine nei mesi scorei ed hanno pensato a me con spirito di viva fraternità. Mi scuso di non aver potuto rispondere a tutti quelli che mi hanno
scritto; agli uni ed agli ajtri esprimo
ora la mia viva gratitudine.
Ringrazio in modo particolare i
medici curanti, Prof. Dott. Franco
Operti, Dr. Carlo Varese, Dr. Enrico
Gardiol insieme con il personale degli Ospedali Valdesi di Torino e di
Torre Pellice per le cure che mi sono
state prestate con fraterna comprensione.
Ermanno Rostan
1.000. S. Germano Chisone: A. Griot 500;
A. e B. Bailmas 1.000; G. e D. Balmais 1.000.
Torino: B.E.T. 1.000; Augusto, Stefano,
Caterina « in luogo di criisanteimi » 10.000.
Verona: G. Bohlinig 1.000. Veiletri: I.
Scatamacchia 3.000. Valli Valdesi: N. N.
5.000. Villor Pellice: due mamme 2.000;
una mamma 3.000.
Berna : Landeskirchliche Fluchtlingshilfe
1.444.630. Frankfurt a. M. (Ger.) 15.000
Horgen (Sv.): W. Borlin 5.000. Lucon
(GB): J. Toyer 17.260; Lucens (Sv.): L. e
G. Buurgpois 1.436. Riehen (Sv.): Ch.
Schupbach 10.000. Watford (GB): Fife 14.425
Zurigo: W. Mahler 6.000; S. Stiger 2.000.
« In memoria Pastore Enrico Pascal » :
i nipoti: T. e de Cusatis (Cetraro) 10.000;
Camillo Manfredi (Ottawa) 5.700; Olga e
Orazio (USA) 6.000; Ezio Stella (Roma)
10.000; La moglia Adelina Pascal « in mam.
del marito » (Lusema S. Giovanni) 10.000;
alcuni membri della Chiesa di Rorà: Morel Corrado 500; Fiorine Durand 500; G. P.
Rivoira 1.000; L. Toum 500; Giov. Morel
500; A. Tomm 500; .A. Rivoira 500.
Grazie a tutti i donatori.
Indirizzare eventuali doni a:
Direttore « Villa Olanda »
Lusema San Giovanni (Torino)
c.c.p. 2/41903
Rapporti con i cattolici
Radio-TV della Svizzera Italiana
DOMENICA 13 MARZO
Radio - Ore 9,15: Conversazione evangelica
(Past. Otto Rauch).
Televisione - Circa alle ore 22: La Parola
del Signore (Past. Guido Rivoir).
DOMENICA 20 MARZO
Radio - Ore 9,15: Conversazione evangelica
(Past. Guido Rivoir).
Scriverne è diflìciliissimo percliè manca,
in un certo senso, la necessaria convinzione.
Quest’anno, era la terza volta che ci si
univa a livello di Comunità, sabato 22
gennaio, durante la settimana dell’eltavario. Vi andai con uin foilto grupipo di studenti dell’Azione Cattolica, i quali però
— e la cosa mi soirprose —• pregustavano
l’aria di un certanven se non proprio polemico comunque eccitante. Nessuno spirito pensoso, nessuna disposizione alla ricerca e al dialogo.
Giunsi nella sala parroiochiale di San
Gioaocbino mentre parlava il nostro Pastore sul tema : « La Bibbia nella vita del
credente ». Una esposizione piana, dialogante nell’intento di chiarire il valore della Rivelazione che consiste nel parlare di
Dio agli uomini: momento o evento che è
sovrano ed essenziale e ohe precede la
Istituzione, anzi la sconvolge, come ne]
caso del pagano Cornelio, e la sovrasta,
come nel caso di Saulo da Tarso. Come
poi il credente e la Comunità riunita vivano e si nutrano nell’ubbidienza di questo ascolto, fu facile dimostrarlo rifacendosi alla millenaria esperienza del popolo
di Dio.
Don Vito Ungaro, il simpatico e ardito
Sacerdote sostenitore dell’incontro eoumeniico, svolse il suo tema : « La Bibbia
nella liturgia della Messa ». La dotta conferenza mirava a dimoistrare come tutte le
parti della liilurgia della Messa, sono una
trascrizione parlala dei misteri della Rivelazione e prospettati nel futuro, quasi agganciati nel tempo a quello che sarà nel
compimento dei tempi, quando, venuto il
Regno, gli stessi misteri annunziati diventeranno realtà e pienezza.
Se devo essere sincero ebbi l’impressione di un grande entmsiaemo nell’oratore.
ma di una non sostenuta attenzione da
parte del nostro pubblico non uso a seguire il ragionamento troppo filosofico.
Questa Parola di Dio rielaborata e trascritta nel mistero della Messa a noi evangelici è parsa un po’ evanescente, tanto
Irafusa nella mistica da non ritrovarsi nella realtà.
Non vi fu diiscuesione, giusto le intenzioni degli oratori, che si limitarono ad
una pacata, reciproca esposizione del proprio pensiero. Bisognerà in avvenire che
si entri nel vivo del dialogo.
Simpatica fu la fina’e, quando la Comunità Valdese cantò l’inno: «Scrivi Tu di
propria mano... » e quando fu letta la preghiera comparsa «ull’Eco-Luce per l’unità
delle Ohiese Cristiane e fu ripetuto insieme il Padre Nostro. Fu forse questo il
punto in cui la comunione fraterna fu
maggiormente avvertita, almeno da un certo numero di evangelici e di cattolici.
Quanto all® massa, è difficile dirlo; è
una retroguardia distaccata e lontana, che
non si aggancia tanto fecilmente. Ne avemmo l’impressione quando, a riunione finita
si formarono i soliti capannelli e ci vedemmo come assaliti da un insegnante cattolico che non riusciva a perdonarci il nostro dissenso dal Papa e la nostra vocazione — diceva lui ^ al proselitiismo che
turba tante coscienze cattoliche. Evidentemente questo individuo non è aggiornato
neanche dalla stampa caltolica, tipico esponente di quella retroguardia che il cattolicesimo iilluminato stenla tanto a trascinarsi dietro.
Comunque il riunirsi, il mantenere un
contatto con quanti di cuore sincero invocano il Nome del Signore Gesù Cristo, è
sempre cosa buona e piacevole, se crediamo all’azione sovrana dello Spirito Santo.
Mimmo Campanelli
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
AN6A0GNA (Capoluogo)
In occasione della serata del XVII Febbraio i giovani deU’UGV del Martel hanno
presentato il dramma « La via dura » di Mal.
tagliati, in cui è descritto il difficile cammino di un giovane che tenta di risalire la chi.
na che lo riconduce a quella dignità morale
perduta in seguito alla malvagia influenza
di amici interessati e ingannatori. Sappiamo
le difficoltà che bisogna incontrare per mettere insieme una recita, con la scarsezza di
attori e la limitazione del tempo per prepararla; tenendo conto di questi elementi vogliamo rivolgere un vivo plauso agli attori,
alcuni alle prime armi, che si sono impegnati
per far rendere il meglio possibile gli elementi del non facile dramma. Negli intervalli, sotto la guida della Sig.ra Geymonat, è
intervenuta la Corale presentando tre cori
molto ben riusciti ed applauditi. La Corale
aveva pure partecipato alla manifestazione
del mattino presentando il vecchio, ma pur
sempre apprezzato coro : « Salve o monti di
Israel », e al culto di Santa Cena del 13 febbraio con il cantico 331 deH’innario. E non
vogliamo dimenticare i trombettieri che per
la prima volta hanno accompagnato il canto
suggestivo del Giuro di Sibaoud aH incontro
del Vangie, ed hanno pure partecipato alla
manifestazione nel Tempio.
Tra gli ospiti che abbiamo avuto il piacere
di accogliere nella nostra Comunità ricordiama la Sig.na Ethel Bonnet che, in occasione
di un incontro giovanile organizzato dalla
Unione dei Jourdans, ha presentato delle bel.
lissime diapositive a colori da lei stessa riprese durante un viaggio nella Spagna del
Sud. Ricordiamo pure la visita della Sig.na
Almuth Thiemens alla riunione del Prassuit
Vernò del 1« marzo. La Sig.na Thiemens è
studentessa in teologia in servizio a Darmstadt in Germania, presso il Past. Jourdan
di antica discendenza valdese. Essa è venuta
alle Valli per stabilire dei contatti con le
nostre Comunità e presentarci delle belle dia.
positive a colori sullo Stato di Israele, dove
essa stessa trascorse un breve periodo di tempo in un campo giovanile di lavoro. Ricordiamo anche la visita di Suor Alba alla nostra Unione Femminile il 6 marzo. In quella
occasione è stata svolta la liturgia preparata
in occasione della giornata mondiale di preghiera e le offerte sono andate a beneficio
dell’Ospedale Evangelico di Napoli di cui
Suor Alba diede un'interessante e vivace presentazione. Ricordiamo infine il messaggio ri.
voltoci dal Sig. Aldo Varese al culto del 20
febbraio. A tutti questi nostri amici va ancora il nostro vivo ringraziamento.
Le celebrazioni del 17 Febbraio si sono
svolte anche quest’anno secondo il prògramma tradizionale : I « Falò » la sera del
16 con la .partecipazione della corale die
ha cantato il « Giuro di Siband »; la mattina del 17 un (pubblico numeroso, sceso da
tutti i quartieri lontani, nonostante la neve, ha riempito la chiasa di Villasecca per
la festa dei bambini: dopo un programma
di poesie e dialoghi preparate dalla Insegnante Sig.a Baret e recitate dai bambini
delle nostre scuole, i giovani hanno presentato : « Il motto che fu inciso ».
Poi, il pranzo in comune nella grande
sala di Chiotti, preparato dai nostri brarvi
anziani aiutati da alcuni (giovani volonterosi, al quale hanno partecipato oltre 60
commensali in uno spirito di vera fratellanza.
La nostra ricostituita Unione Giovanile
Ila visitato sabato scorso 26 Febbraio
l’Unione sorella di Perrero che ringrazia
di cuore per 'la cordiale accoglienza.
L’Unione delle madri ha partecipato domenica 26 Febbraio alla giornata di preghiera universale a Frali in comionione
con le altre unioni della valle. Tutte serbano di quella beila giornata il più grato
ricordo e ringraziano l’Unione di Frali
per la fraterna accoglienza.
BOBBIO PELLICE
Sabato 5 marzo abbiamo ricevuto la gradita
visita del Coro Alpino Valpellice il quale,
sotto la guida del suo esperto direttore, ha
deliziato il folto pubblico che gremiva la nostra sala cinematografica con l’ottima esecuzione di canti e cori alpini. Nutriti gli applausi e ripetuta la richiesta di bis.
Ringraziamo vivamente i nostri amici del
Coro Alpino Val Pellice per la loro graditissima visita e diciamo loro un caloroso « arrivederci ». e. a.
VILLASECCA
In questi ultimi mesi la no'Stra comunità
è stala provata da alcuni lutti dolorosi. Il
18 Ottobre il Signore richiamava a «è dopo
lunghe 8offe.renze il nostro fratello Poet
Alberto di Pian Faetito all’età di 55 anni;
il 5 Novembre, dopo una lunga malattia
rispondeva alla suprema cliiamata il nostro
fratello Griglio Edoardo di Cbiotli superiore; il 27 Dicembre chiudeva la sua giornata terrena la noslra sorella Peyran Catterina Adelaide ved. Barus; il 9 Gennaio
abbiamo arcoiupagnato al campo del riposo la nostra sorella Parrò Jenny d-il
Marcii (Riclaretto); e ultimamente il 27
Febbraio decedeva improvvisamente, mentre lavorava nel suo giardino, il nostro
fratello Ferro Giovanni, per lunghi anni
anziano del quartiere di Villasecca.
Alle famiglie in lutto esprimiamo la nostra simpatia rrritiana, ricordando la parola d! Gesù: Io sono la risurrezione e la
vita, chi crede in Me, anche se morto,
vivrà.
Domenica 6 marzo, ha avuto luogo Passern,
bica di Chiesa, regolarmente convocata, per
la riconferma o meno deU’attuale conduttore
della comunità di Bobbio, pastore Edoardo
Aime. Una numerosa assemblea ha seguito
con attenzione e raccoglimento il culto presieduto dal pastore Sergio Rostagno segretario della Commissione Distrettuale.
Ha quindi avuto luogo l’Assemblea di chic,
sa sotto la presidenza del vice presidente della Commissione, ing. Giovanni Pontei. Accer-tato il numero dei membri elettori presenti
(che è risultato di 219 su 282 iscritti) l’Assemblea è stata dichiarata valida, e si è proceduto alla votazione; dopa lo scrutinio, il
pastore Aime è sta,to riconfermalo a grande
maggioranza.
Ci congratuliamo con il pastore Atme per
l’esito lusinghiero della votazione augurando
che questo possa essere di incoraggiamento
per il proseguimento di un lavoro ron certo
privo di difficoltà, ma sul quale Invochiamo
la benedizione divina.
Esprimiamo infine un vivo ringraziamento
alla Comunità di Bobbio per il senso di re■sponsabllità e di consapevolezza di cui ha
dato prova in occasione di questa Assemblea
di Chiesa.
La Commissione Distrettuale
Londra (.soepi). In una lettera al Times’
Stanley Muore, segretario generale del ’Comitato misto d’assistenza’ di Salisbury (Rhodesia) afferma che le persone trattenute nei
campi d’internamento di quel paese sono peggio trattate che dei criminali condannati al
carcere. « Questa scrive — è la situazione in un paese il cui governo pretende difendere le convinzioni cristiane e la civiltà
occidentale ».
POMARETTO
Siamo riconoscenti a Claudio Balma per
il buon messaggio rivolto alla comunità delrinverso in occasione del culto mensile; gli
piamo molto grati per la sua collaborazione.
Domenica 27 u. s. la filodrammatica ha reci.
tato a Frali con lusinghiero successo « Profonde son le radici »; ringraziamo la comunità di Frali per la loro calda accoglienza.
In questi giorni « Magna Celestina » ha
lasciato l’ospedale di Pomaretto per il Rifugio a motivo dei restauri imminenti.
Con rincrescimento abbiamo salutato la nostra sorella, duramente provata nella sua vita,
con la dipartenza del marito prima e poi del
figlio in giovane età e infine l’operazione subita a Torino che l’ha privata d’un arto inferiore. Siamo riconoscenti alle persone che
l’hanno circondata in questi anni; una colletta per consentirle di far fronte alla retta
dell’ospedale è stata lanciata spontaneamente
grazie aH’interessamento della Signora Pasquetto Lina dato che « magna Celestina »
non fruisce di nessuna pensione. Ringraziamo pure il Mrestro Amato Raimondo per
quanto egli ha fatto specialmente per procurarle la carrozzella, dono prezioso della Cassa
di Risparmio per interessamento del dr. Nesi
e offerta alla presenza del .senatore Poet.
Speriamo che per il suo soggiorno al Rifugio non manchi la collaborazione lei nostri
parrocchiani per integrare la retta per la quale il nostro Comune versa già mensilmente
una somma ed al quale inviamo un grazie
particolare.
Il Cassiere ricorda alla comunità die manca ancora una grossa somma per la Cassa
Centrale. L’ultima busta che si ntira entro
marzo è stata già consegnata; speriamo che le
olferte giungano con generosità in queste ultime settimane in vista del superamento della
cifra dello scorso anno. Grazie anche a nome
del cassiere.
— Ringraziamo molto caldamente la signorina Paolina Beri per aver preparato con
cura le poesie del XVII febbraio, particolarmente apprezzate dalla delegazione elvetica.
Pensionate a 62 anni
le coltivatrici dirette
Per effetto delle norme transitorie della
leigge 26 ottobre 1957 n. 1047 e delle disposizioni di cui alla legge 9 gennaio 1963
n. 9, le coltivatrici dirette, mezzadre e co
Ione aissicurale per ’’invalidità e vecchiaia,
in poisseaso dei requisiti di legge, possono
ottenere la pensione di vecchiaia dal 1» gennaio a partire dal 62« anni» di età.
Possono dunque presentare (subito la domanda di (pensione di vecchiaia tutte le coltiva'.r.ei, mezzadre e coione nate nel 1903.
Le coltivatrici mezzadre e coione nate nel
1904 potranno presentare domanda di pensione nel corso del 1966 in coincidenza del
compimento del 62« anno di età.
Per avere diritto alla pensione le assicurate dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: aver compiuto Tetà di 62 anni;
avere almeno 9 anni di contribuzione: si
considera raggiunto un anno di contribuzione per ogni 104 contributi giornalieri
versati; avere fatto parte come unità attiva
di nuclei familiari coltivatori diretti, mezzadri e coloni per almeno cinque anni in
epoca antecedente al 1» gennaio 1957.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7 1960
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RINGRAZIAMENTO
I Agli della compia.nta
Leopoldina Allemandi
ved. Albarin
commossi per le dimostrazioni di sir.ipatia ed affetto ricevute nell’ora dePa
prova, ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore ed esprimon;)
gratitudine al Pastore Ernesto Ayas,
sot, Dottori Carlo Varese e Lionello
Gay e Personale tutto dell’Ospedale
Evangelico di Torino per l’assisten,«a
prestata alla loro Mamma.
Torino, Via Arquata 14, 28 febbraio ’o5
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