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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Segarndn U veriUt nella rvilfc
ErKH, IV. is.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per cadun ÌVumero ceutesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Coiidìzioiii d’AstsociAzioiie t
Per Torino - Un Anno L. 4. — Adomicilio L. C . — Provincie L. « «O.
Sei mesi
Tre mesi
Per Francia e Srizzera franco a destinazione, e per l’Inghilterra /’ranco al conBne lire 7 &•
per un anno, e lire ft per sei mesi.
3.
9.
3 30
9 33
3 33.
3 30.
Le Associazioni ni ricevono : in Tori;«o sU'UIReIo ilei ffiilornale, viale del Re, num. Si.
— A Genova, alla C'appell« Vnldowe. inui-a di 8. Chiara.
Nelle provincie, presso tolti gli Ufficii postali per mezzodì Vaglia^che dovranno essere inviati
franco al Direllore delta Hiona Novbll.\ e non altrimenli.
AU’estero, ai Heguenti indirizzi: Lotcdba, dai sigs. Nissbctt e C. librai, 3i Bemert-atreet;
Pakigi^ dailalibreria 0. Mevrucis, rue Tronchet, a;!>iiiK«, dal sig. Peyrot-Tinel libraio; Lionk;
dai sigg. Denis et Pelit Pierre librai, rue Neuve, 18; Ginevra, dal aig. E. Heroud libi'aio
Losa!<:«a, daUig. Delafoniaine libraio.
Somiuario.
61'Ignorantelli. — Breve saggio intorno alle principali contrarietà tra le dottrine della Chiesa Romana e
quelle delle Chiese evangeliche.—La Chiesa valdese.
— Lo Stato romano svelato, XI. — Notizie.
GL'ItilVORAINTELLi
Il voto favorevole della Commissione incaricata di riferire al Consiglio Comunale
di Nizza intorno alia fondazione di un Collegio commerciale diretto àagVi Igmrantelli,
da stabilirsi in quesla città, ha dalo luogo
al seguente articolo di un collaboratore delVAvenir de Nice, che contiene sul carattere
deireducazione data dai Fratelli della dottrina cristiana, e sull’educazione in genere,
considerazioni cosi giuste e svolte con tanta
maestria, che crediamo far cosa accetta ai
nostri lettori arricchendone le nostre colonne.
Ai Membri dtl C«QSÌglio Comunale di Xiiia.
Signori,
La Commissione istituita da voi aiRn d’esaminare la domanda del Direttore delle Scuole
cristiane concernenti Io stabilimento d’un pensionato di commercio, vi ha presentato il suo
rapporto, e queslo rapporto conclude di prendere in considerazione le proposizioni del Direttore, — Io m’inganno, — egli conclude che
gli si accordi e l’approvazione e l’allocazione
pecuniaria ch’egli sollecita.
Quesla conclusione, debbo confessarlo , mi
ha sorpreso, e non posso impedirmi di presentarvi qualche osservazione che milita, secondo
me, in favore d’un rifiuto netto e preciso.
La mia intenzione non è di esaminare fino a
qual punto i Fratelli della doltrina cristiana
sono convenevoli a dirigere un pensionato di
commercio. Io non intendo ricercare se il collegio nazionale, riorganizzando i suoi corsi
speciali, non sarebbe in istato di rispondere ai
bisogni di Nizza sotto questo rapporto. Meno
ancora mi occuperò di esaminare se uon converrebbe di ricostituire sopra nuove basi la
cessata Scuola di Commercio.
Il mio unico scopo in queste linee è di richiamare la vostra attenzione sopra l’influenza
che esercita sullo spirito della gioventìi l’insegnamento dei Fratelli delle scuole cristiane.
Questa influenza secondo me 6 cattiva, e niun
vantaggio materiale, reale o immaginario, dovrebbe menarvi a sottometterle le novello generazioni.
Non dovete poi credere , Signori, che delineando queste parole io obbedisca a un movimento di cieca ripugnanza, o a un pregiudizio
anti-religioso. Neppure per ombra. Io onoro
l’abnegazione di buon numero di Fratelli, ed io
simpatizzo con tutto ciò cho può sviluppare il
sentimento religioso nella gioventù. Nonavendo
inoltre l’onore di conoscere il Direttore dei fratelli di Nizza nè i suoi dipendenti, niuna antipatia personale influisce sulla mia opinione.
Ma io pavento per la nostra gioventù l’insegnamento distribuito dalla Congregazione in
discorso ; vi dirò or ora le mio ragioni. Permettetemi di entrare intanto in qualche spiegazione preliminare.
Lo scopo dell’istruzione pubblica , per la
quale intendo ad un’ora l’insegnamento e l’educazione, è di formare degli uomini e dei citladini, e aggiungerò, se vi aggrada, dei Cristiani.
L’incarico grande e nobile dell’istitutore consiste dunque non solamento a provvedere la memoria dell’allievo di certe cognizioni, ma a
sviluppare il suo spirito e il suo giudizio. Non
deve limitarsi ad imprimergli delle buone abitudini , egli deve sopralutto inculcargli dei
principii. Infine, quanto alla religione, egli
non deve imporgliene le pratiche, ma deve inspirargliene il rispetto e l’amore.
Or io pretendo che sotto questi diversi rapporti r insegnamento dei Fratelli è profondamente difettoso; che lo stesso non saprebbe
raggiungere Io scopo che noi ora assegnavamo
all’islruzione pubblica ; in una parola che la
loro influenza non può contribuire a formare
nè uomini, nò cittadini, nè cristiani.
Cos’è un uomo? La questione può sembrare
singolare; intanto nei giorni presenti in cui gli
uomini souo sì rari, non è fuori proposito di
proporla.
Un uomo è un essere intelligente e libero, le
cui facoltà diverse sono sviluppate in vista della
posizione chc egli deve occupare nel mondo.
Non è un’unità di più aggiunta ai numeri dell’umanità ; un essere in cui la paura tiene luogo
di coscienza, in cui il pregiudizio tien luogo di
riflessione, e che segue il gran numero de’suoi
simili, come un montone si mescola e si perde
in mezzo ad una greggia.
Questa razza di montoni non 6 che troppo
numerosa, e se la razza degli uomini ù lunge
dall’esser tale quale io la comprendo, è ad un«
educazione simile a quella che danno i Fratelli
che bisogna in gran parlo attribuirlo.
La prima condizione por formare degli uomini, è di essere uomo. Or io domando , un
Fratello è egli un uomo, nel senso completo
della parola? Separato dalla Società intera per
i suoi voli, como i>er la sua foggia di vestire;
soltomes.so a una regola la cui obbedienza passiva e assoluta 6 il primo principio; condannato a un celibato perpeluo cho gl’interdice
come im delitto le emozioni le più naturali e
le più legittime del cuore; ignorando le gioie,
le cure, i dolori della vita di famiglia; assicurato da una comunità potente coniro le probabilità del bisogno ole preoccupazioni che occupano un posto s\ grande nella vita umana; tal
6 il Fratello.
Chiamatelo col nome cho vorrete; il nome di
nomo , d’uomo completo non saprebbe convenirgli. Egli non inizierà, siatene sicuro, il giovinetto che gli confiderete, alla vila reale. Egli
gl’inculcherà del mondo, della vita, della famiglia le nozioni le più strane. Invece d'insegnargli a determinarsi hberamenle, egli lo piegherà
all’obbedienza passiva. Invece d’insegnargli a
pensare da sè, lo dirigerà come un automa, e
gli comprimerà lo slancio della sua anima, paventando che nel suo volo troppo ardito essa
non esca dal cerchio stretto in cui la sua s’inchiude ; gli creerà una vita fittizia in un monda
immaginario; lo mutilerà moralmente.
Da secoli l’istruzione clericale , di cui i Fratelli sono oggidì i rappresentanti, è gravitata
sopra le generazioni, qui in Italia, in tulta l’Europa cattolica. Qual n’ò il risultato? Che gli
uomini non hanno fatto un passo innanzi che
rompendo col loro passato, chc conculcando
tutti i principii che erano loro stati insegnati dai
loro istitutori. Essi hanno proceduto a balzi, fe .
spesso hanno ricalcato i loro passi, perchè potevano ben rivoltarsi contro ciò cho sembrava
lor falso, ma non potevano soltrarsi all’influenza
della loro educazione.
L'uotno tentava di riprendere possesso di s»
stesso, ma la macchina, elevata già da lunga
pezza, lo faceva ripiombare nella sua inerzia
io so bene che, preoccupato dell’utilità immediata, si cerca raramente a rendersi conto
dell'influenza futura dell’educazione. Si è sedotto dall’apparenza dei risultati ottenuti ; ma
si guarda ben dappresso? Quali sono in difllnitivo i risultati tanto vantati delle scuole dei
Fratelli? Ecco, quanto a me, ciò cho l’esperienza
e la visita d’un gran numero di queste scuoio
mi hanno svelato : l’istruzione macchia alo degli
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allievi di queste scuole è perfetta ; — il loro
sviluppo intellettuale è nullo. Vedeteli, fuori
della scuola, marciare in lunghe file; entrate,
€d assistete ai loro movimenti regolari e misuxati; essi s’inginocchiano, congiungono le mani,
chiudono gli occhi, tutti ad un istante, tutti
nella medesima maniera ; voi li direste un rcgi^imento di automi. Fatevi mostrare i quinterni:
la scrittura ò ordinariamente bellissima. Ascoltate la recitazione ; catechismo , grammatica ,
geografia, ed il resto, lutto è recitato parola per
parola, sillaba por sillaba. Ma fate rompere gli
ordini a tale gioventìi sì ben disciplinata,
uscendo dai loro ordini non conoscono piìi che
baccano e disordine. Indi ripetete a tali allievi
una quistione sopra ciò che sanno, ma sotto
una forma inattesa, ed ecco i nostri allievi, io
voleva dire i nostri piccoli pappagalli, nel più
grande impaccio. Domandate loro di esprimere
il proprio pensiero, od un’opinione qualunque
sopra un soggetto loro famigliare, e voi vedrete
di due cose l’una : o che essi non sapranno che
rispondere, o ch’essi troveranno nelle loro rimembranze una risposta bella e fatta, recala
precedentemente a memoria. Essi sono stati
istruiti per la forma; si ò messa qualche cosa
nel loro animo; ma non si è lavorato a rendere
•questo spirito capace di partorire qualche cosa.
Ora, è questa un’ istruzione degna di tal
Jttome?
In quanto ai Fratelli — e ciò che io dico a
loro proposito s’applica ad ogni insegnamento
clericale, —formando macchine e pappagalli,
il loro scopo è raggiunto, ed essi hanno ragione
di essere soddisfatti.
Perchò sono essi alla fin de’conti istitutori?
Perchè la potenza clericale li ha creati cd inviati? Si può immaginare che coloro i quali
avrebbero voluto ritenere il mondo in un’eterna
infanzia, affin di meglio governarlo , si sieno
invaghiti ad un tratto dell’idea d’insegnare a
leggere ed a scrivere a tutti? Si possono mai
rappresentare come lavoranti a distruggere colle
loro proprie mani, la causa della loro potenza
secolare, l’onoranza del popolo?
Queste questioni sarebbero insolubili so l’istruzione fosse stata spontaneamente offerta
dalla potenza clericale a coloro che non la domandavano. Al contrario si rende facile rispondervi quando si riilette alla cagione dello zelo,
altrimenti inesplicabile, che ha gettato nell’insegnamento tanti ordini religiosi dell’uno e dell’altro sesso.
Non ostante tutte le barriere che le opponeva
10 spirito clericale, l’umanità si è cacciata in
avanti. In Europa, dappoi il risorgimento delle
lettere, dappoi la Riforma, dappoi la rivoluzione
francese, essa si è sforzata di svincolarsi dalle
reti che l’avviluppavano, e ha domandato l'istruzione a grandi grida. Primieramente furono gli
scienziati che vollero, per lo studio delle lingue
morte, entrare in contatto dirètto coH’antichità.
11 popolo è venuto alla sua volta, ed ha reclamato la sua parte del pane dell'intelligenza. La
potenza clericale allora ha detto a se stessa : 11
popolo vuol essere istruito. Se noi continuiamo
a rifiutargli l’istruzione, egli la cercherà, la
troverà lontano da noi, e la rivolgerà contro di
noi. Diamogli dunque noi stessi questa scienza
maledetta ch’esso reclama, ma diamogliene il
meno possibile, e diamogliela in guisa che a
luogo di aiutarlo a pensare, essa ne l’impedisca,
che invece di divenir per lui un mezzo d’emancipazione, essa sia per noi un mezzo di ritenerlo sotto il giogo della servitìi morale ed intellettuale ch’egli desidera scuotere. Allora son
nati gli ordini innumerevoli d’istitutori, i Gesuiti in testa ed al loro seguito le corporazioni
de’ due sessi, alle quali nei nostri giorni si è
aggiunta la potente corporazione dei Fratelli
della dottrina cristiana.
Tal è l’origine di questo ardore d’insegnare,
tal è lo spirito che apportano all’insegnamento
le corporazioni clericali, tal ò lo scopo al quale
mirano, sotto pretesto d’istruire la gioventìi,
coloro che vi domandano di abbandonarla all»
loro cure. Or lo domando di nuovo , quali generazioni possono essi formare? Puossi aver
mai la lusinga di veder dalle loro mani escire
uomini, quegli uomini forti di cui il nostro secolo afiìevolito tanto abbisogna?
Da mia parte io rispondo no. So si vogliono
uomini è ad altra scuola che bisogna inviar« i
■giovanetti.
(Continua.)
BREVE SAGGIO
inionio alle priucipali coitrarielà tra le dotlrint della Clliesa romana c quelle delle Chiese evangeliche.
CAPO VI. — Comanltà della fede, ola Cbiesa.
DOTTRINA ROMANA.
Secondo i cattolici romani la Chiesa è una istituzione che custodisce
« diffonde la fede, che dispensa con piena ed esclu.siva autorità i mezzi
di salvazione, quindi è madre dei fedeli, tutti quanti dipendenti da essa,
cioè dal clero che la rappresenta : non solo essa è una, santa, cattolica,
apostolica, come fu definita dal Concilio di Nicea, ma è romana, dovendo
avere in Roma suo supremo capo, il vicario di Cristo.
I punti distintivi della Chiesa romana si riducono ai seguenti :
a) La Chiesa romana è sacerdotale : i suoi ministri senza alcun
mandato o delegazione sono imposti con divina autorità come dispensatori dello grazie di Dio, e formano una chiesa sopra la chiesa.
b) Il sistema romano è teocratico •• il papa non è tanto il rappresentante dei fedeli, quanto il rappresentante di Dio , vicario di Cristo , e
«ome tale regna nella Chiesa e sui popoli con suprema autorità.
c) Il sistema romano è assolutista ed in qualche modo socialista •
l’individuo deve abdicare del suo proprio giudizio, della sua propria
coscienza in favore della Chiesa, chenon tollera libertà diesarne, di opinione, di fazione : l’individuo è assorto nella società.
d) Il sistema romano è ideale, e si contraddice ad ogni passo colla
realtà, pretende all’unità; e non ottenendo che a forza, con violenza,
una uniformità menzognera, si condanna a non essere che una setta intollerantissima ; pretende alla santità perfetta, e non potendo essere
santo il carattere dei popoli e delle masse, ha dei santi di rappresentazione e di |)rocura ai quali si rendo un culto illecito ; pretende alla cattolicità di fatto od occupa a mala pena un terzo d’Europa, e qualche poco
dell’America; pretendo all’apostolicità, mentre ha dottrine estranee e
contrarie agli scritti degli apostoli, di costituzione è affatto diverso e
non riesce poi manco a cuoprirsi in tutti i punti col manto dell’apostolica successione.
dottrina evangelica.
La Chiesa ò una istituzione voluta da Gesìi Cristo e fondata sopra lui
stesso, ad appoggio e diffusione della verità, tutti i membri essendo
congiunti in una medesima professione di fede. Ella è una società di
fedeli, i quali non ostante la diversità dei doni e dei ministri, sono pef
la loro giustificazione, tutti quanti dipendenti dalla medesima autorità,
dalla parola di Dio, dal Signore stesso. Ella è una in quanto uno è il
capo e maestro, cioò Cristo ; ella è santa, in quanto uniti a Cristo i fedeli si separano dalla «orruzione del mondo ; ella è cattolica per la sua
destinazione, a/jostoiica p«r la sua provenienza; ma per nessun verso
può essere romana, non in Roma, ma nel cielo avendo il suo supremo
capo cioè Gesìi Cristo, e niun altro vicario riconoscendo che lo Spirito
Santo dato a tutti i fedeli.
Del resto l’unità si combina colla pluralità : vi è la Chiesa generalo,
e vi sono le chiese particalari ; e niuna chiesa particolare pretende di
essere la chiesa ideale. Composta dei veri fedeli disseminati nell’universo e da Dio solo conosciuti nella loro totalità, la chiesa ideale è detta
generalmente invisibile.
Matt., XVI, 18. — Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra
questa pietra io edificherò la mia chiesa : e le porte dell’inferno non la
potranno vincere. XVflI, 17.— Atti, XX, 28. — Attendete dunque
a voi stessi ed a tutta la grefigia, nella quale lo Spirito Santo v’ha costituiti vescovi, per pascer la Chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col
proprio sangue.
Atti, n, i7. ^Rom., XVI, 3. — Salutate ancora la chiesa, che è
nella lor casa : ecc. — 1. Cor., !, 2 ; XIII, 28.
Ef., I, 22. — E postogli ogni cosa sotto a’ piedi, e datolo, per capo
sopra optni cosa, alla chiesa.
Ef-, V, 23. — Conciosiaco.sachè ’1 marito sia capo della donna, siccome ancora Cristo è capo della Chiesa, ed egli stesso ò Salvatore del
corpo.
Paolo Geymosat, prof, di teologia.
3
LA CHIESA VALDESE
La relazione testò venuta alla luce della 25"
Assemblea generale della Società etangelica di
Ginevra contiene, fra molto coso interessantissime, un sunto del discorso che in essa Assemblea pronunziò il reverendo S. Pilatte come
deputato della Chiesa valdese. E perché quel
discorso è non solo una risposta vittoriosa ad
alcune infondate accuse a cui detta chiesa viene
esposta per parte di certuni che pur si pretendono suoi amici, ma eziandio ha il pregio di
spandere molta luce così sull’opera dalla stessa
intrapresa, come sullo spirito con cui vi attende,
per questo abbiamo stimato opportuno di riferirlo per intiero nelle nostre colonne.
« Lo scopo di questo scambio di deputazioni,
che ha luogo fra le Società ehe lavorano per la
medesima opera, è di giugnere a conoscersi meglio reciprocamente e di stringere cosi i legami
di fiducia e di simpatia che devono unire i difensori d’una comune causa. In quanto alla Società evangelica di Ginevra, già vecchia nel regno
di Dio. la sua riputazione è fatta; ella è conosciuta ed onorata da tutti coloro che hanno a
cuore la gloria di Gesù Cristo. Non è cosi della
Chiesa che ho l’oaore di rappresentare. Se la
Chiesa di Dio tutta intera sa la di lei storia passata e serba ricordanza del lungo di lei martirio,
la sua presente condizione e la sua marcia attuale
sono assai meno conosciute. Anzi sotto questo
duplice aspetto, e a Ginevra in particolare, ella
è, io credo, sconosciuta da molli, e regnano a suo
riguardo alcuni malintesi che, nell’interesse delle
nostre future relazioni, desidererei di poter dissipare.
« Dopo secoli di fedeltà e di sofferenze, la
Chiesa valdese passò, io lo confesso a nome suo,
per quello stato di fiacchezza e di morte spirituale che tutte le altre Chiese hanno conosciuto,
e da cui molte non sono per anco uscite. Di più,
allorquando nel primo terzo di questo secolo la
verità evangelica fu di nuovo proclamata con
energia in mezzo alle Valli, da Neff e da altri
cristiani, ella trovò de’persecutori fra i discendenti de’ martiri ; ma vi trovò pure delle anime
che l’accolsero con gioia. Da quest’epoca incomincia un risvegliamento che non ha cessato
di guadagnare in estensione ed intensità. La
Chiesa andò incontro ad una vera trasformazione. La verità evangelica riprese possesso di tutte
le cattedre ; gran numero d'anime furono condotte a Cristo; quelli che altra volta erano perseguitati a cagione della fedeltà loro, sono oggidì i più onorati, e la Chiesa tulta, per i suoi
rappresentanti assembrati in sinodo, proclamò
solennemente con franchezza, anche il prossimo
passato anno, una confessione di fede evangelica affatto, e i principii d una fedele disciplina.
Di certo, resta a far molto, e la Chiesa valdese
è ancor lungi dal praticare nell’universale tutti i
principii ch'ella proclama. Tuttavia cammina ed
avanza sotto la condotta del suo Capo; e qual
cuore non batterebbe di gioia e di speranza vedendola rivivere e riprendere il di lei antico e
glorioso posto in seno alla cristianità !
« Colla vita interiore, lo spirito missionario è
ritornato nella Chiesa. Tosto che il potè, subito
che l’affrancamento politico del 1847 venne ad
aprire le porte delle Valli che le servivano di
prigione, la Chiesa valdese entrò nel campo dell’evangelizzazione. Ella ha compreso allora il
perchè Iddio l’ebbe, per una serie di miracoli,
conservata a traverso secoli di persecuzione in
grembo dell’Italia cattolica ; ella ha sentito che
fu per ¡spandervi la verità che salva, e senza
prender consiglio dalla carne e dal sangue, si
pose risolutamente all’opera. Ma per evangelizzare l'Italia bisognava parlare la lingua italiana;
ora, i Valdesi sono benissimo Italiani, ma erano
stati costretti, nei tempi andati, ad obliare la
propria loro favella ; quando la persecuzione e
la peste gli avevano privati dei loro pastori, fu
da Ginevra che altri vennero ad essi, parlanti il
solo idioma francese; e sebbene i Valdesi continuassero a comprendere l'italiano, non furono
più in istato di parlarlo. La prima cura loro
adunque è stata di riprendere il possesso di
questo necessario istrumento. Gli evangelisti
prima di porsi all'opera, furono mandati a Firenze onde perfezionarsi nella lingua italiana. In
tutte le scuole, nel collegio di Torre, vi è con
cura insegnata. I giovani la parlano; ed assistetti
non è guari io stesso, nelle Valli, ad una riunione d'uomini (l’unione valdese), dove tutti i
discorsi vennero pronunziati in italiano. In fine,
il regolamento della scuola di teologia, di recente fondata a Torre, stabilisce che la metà
almeno de' corsi debba essere dato in lingua
italiana; il che infatti ha luogo. Ancor pochi
anni adunque, e i Valdesi saranno rientrati in
patria per la lingua loro siccome vi rientrarono
per l'emancipazione civile che rese a loro i diritti di cittadini.
a Voi lo vedete, la Chiesa valdese vuole evangelizzare l'Italia, ed ella impiega tutti i mezzi
che ha per riuscire. Ma parecchi domandano : lo
può ella? E v'è chi dichiara non poterlo, che
tale impresa è riservata ad altri. A noi pare che
la Chiesa valdese posseda tutto ciò che è necessario per occupare, col soccorso del Signore,
un onorevole posto in questo bel campo di lavoro. Ella è libera da ogni legame collo Stato ;
ella non riceve, grazie a Dio, alcun salario; la
sua esistenza è legalmente riconosciuta, e lutti
i cuori generosi d'Italia, e specialmente negli
Stati sardi, simpatizzano per lei e la rispettano
a cagione delle persecuzioni sofferte. Non è forse
favorevole simile posizione? E s’ella si ser%-e,
come fa, per proclamare nella lingua della sua
patria le grandi verità di salvezza in Gesù Cristo,
che adunque le manca per far l'opera di Dio in
Italia?.... Io so di che la si accusa; la si accusa
di voler far de' Valdesi, cioè di voler imporre
agli evangelizzati le sue forme ecclesiastiche,
e si scorge in cotesta pretensione un ostacolo
ai successi della di lei opera, che la condanna
all'impotenza.
« Signori, mi piace dichiararlo qui solennemente, quest'accusa è priva di fondamento oggidì, e mai non n’ebbe alcuno. No, la Chiesa
valdese non cerca far de' Valdesi ; no, ella non
ha cotesta ambizione gretta e settaria, ed aggiungo, non l'ha mai avuta dal momento in cui
si pose all'opera. Le sole istruzioni che la Tavola, agendo come comitato dell'evangelizzazione, abbia date ai missionari ch’ella impiega,
si riassumono in queste parole della risoluzione
del Sinodo del 1855, adottate aU’unanimità; * La
Chiesa valdese, facendo annunziare l'Evangelio
fuori del suo seno, non ha altro scopo che quello
di guidare anime a Gesù Cristo, e non pretende,
siccome non pretese mai, impor loro le sue forme
ecclesiastiche ».
« Tale è lo spirito con cui l’opera venne intrapresa, tale lo spirito con cui prosegue ; spirito
largo, cattolico, cristiano. Missionario al servizio della Chiesa valdese, ioposso renderle questa
testimonianza, ed è, che nessuna società evangelica dà più libertà a’ suoi missionari, nessuna
imbarazza meno l’azione loro cou preoccupazioni
ecclesiastiche, nessuna fa l’opera di Dio con più
disinteresse. Dopo ciò ella non iscaccia coloro
che vogliono entrare nel suo seno, e non è punto
scandalezzata che questo sia il desiderio della
più parte di quelli che acquistarono il Vangelo
col suo mezzo.
«Tali sono le osservazioni ch’io aveva da presentarvi intorno alla Chiesa valdese come istromento missionario. In breve, domani forse, la
tolleranza proclamata negli Stati sardi diverrà libertà, e la porta che è semi-aperta al Vangelo in
Italia, s'aprirà tutta quanta e richiederà per la
grande opera il concorso delle Società evangeliche il di cui lavoro si prosegue altrove. Allora come oggidì saluteremo con gioia l’entrata
loro iu un campo troppo vasto per noi, ma
allora come oggi brameremo ottenere la stima
di quelle e saremo gelosi d’essere considerati,
uon come una setta meschina , ma come una
cbiesa od una società sorella, la di cui unica
ambizione è di glorificare il nome del nostro
grun Dio e Salvatore Gesù Cristo ».
LO STATO RO.MANO SVELATO
XL
Derisione del Cristianesimo.
Questo sistema (Vedi i numeri antecedenti]
mostra la perversità degli uomini, ma è desso
chc li forma cosi : più se ne studia l’organismo,
più sembra combinato per isnaturare il Cristianesimo. L’umiltà e l'abnegazione scompaiono dinanzi ad un afi'accendarsi mondanamente affatto:
non si trovano più degli apostoli, ma delle emi~
nenze, de’ prelati, de’ grandi signori aventi cavalli, paggi, palazzi dorati. Costoro non regnano
sui cuori, ma sui corpi; son circondati da birri,
da gendarmi, jia mercenarii stranieri, in mezzo
ad un popolo ulcerato, rattenulo soltanto per la
paura delle galere e della prepotenza. L’arte del
cortigiano è la prima loro scienza; non fa di mestieri nè costumi nè dottrina per raggiungerla;
basta saper condursi a Corte, avere pieghevolezza, moine, finezze, intrighi arditi e tortuosi.
I santi non pervengono mai a nulla ; una coscienza diritta è la peggior qualità a Roma; si
direbbe che il vecchio genio astuto di Bisanzio
venne a rifugiarvisi, e che di là co’ suoi influssi
spande sull'Europa, di generazione in genera-;
zione, un germe di corruttela e di morte di cui
ne è veicolo il clero. Tutto è fittizio, formalistico,
artificiale nel genio di quel governo ; riformarlo
è sogno vano, imperciocché dell’edificio non
bisognerebbe lasciar pietra su pietra. Si ¡larla di
secolarizzazione; ciò sarebbe il suicidio del papato : non si tratta soltanto per esso di vedere la
amministrazioni pubbliche iu mano de'prelati,
anziché de’laici; cotesto non è che uno degli
anelli della lunga catena d'influenze clericali che
sottopongono corpi ed anime de' sudditi al dispotismo della Chiesa.
II Romano è intricato in un prunaio assai spinoso. Oltre al dispotismo de’prelati politici, coi
lor birri e carceri, vi ha quello del clero a mezzo
de’ curati e de’ vescovi, e per soprappiù tutto
l’altro dell’inquisizione, legantesi eziandio col
papa come sommo inquisitore. Se cotesto sistema, grazie a Dio, non è oggidì in alcuu luogo
4
tanto completo quanto a Roma, lo si deve alle
rivoluzioni liberatrici degli ultimi sessant’anni ;
ma è sempre lo scopo necessario cui tende la
corte di Roma ; ed è possibile ch’ella rinunzii
volonterosa al focolare della sua autorità ? Ciò
sarebbe rinnegare tutto il suo passato.
(Fine.)
Torino. —I frati e le monache. — Il giornale
VOpinione attesta di ricevere parecchie lettere di
frati e monache , dirette a sollecitarlo affinchè
voglia sostenere un provvedimento legislativo
« in forza del quale possano ritirarsi dal chiostro
«godendo dell’intera pensione. Il concentra« mento è uno spettro spaventoso a quei mo
< naci, i quali non desiderano che di andarsene
« a casa ».
Il suddetto giornale riporta i seguenti brani
delle indicate lettere.
« Possiamo accertarvi, dice l’uno, che gli stessi
«onventi sono dispostissimi a cedere i loro diritti
del terzo di pensione a tutti quelli che vogliono
uscire, purché detta deliberazione venisse approrata dalla cassa ecclesiastica e come hanno già
messa in esecuzione i padri agostiniani di Carmagnola ..... Sì, tutti dimanderebbero di essere
sciòlti, ma temendo un rifiuto per parte del ministero e di vedersi, seuza utile, compromessi
presso i loro superiori, stanno nella loro pensie■iosa solitudine ».
« Il concentramento dei claustrali disgusta
tutti gli individui ai quali aveva sorriso il pensiero di ricuperare la loro libertà , ci scrive un
altro ... Tutti vorrebbero potersene andare, ma
temono di esprimere troppo palesemente questo
roto, che forse non può essere soddisfatto »,
« Un altro, dice il citato giornale, ci fa una di« pintura abbastanza comica della società clau« strale, e ci dipinge con molta libertà di frasi le
« piccole miserie di quella vita che a suo dire
< sarebbe peggiorata infinitamente dalla riunione
< minacciata delle diverse case monastiche. Ma
« noi che possiamo mai farci?
« Vorremmo, soggiunge VOpinionc, che finan<2iariameute il Governo potesse aderire ai loro
«desiderii; ma anche dopo ciò resterebbe da
« vincersi l’opposizione del Cattolico e dell’Ar( monta, e questo sarebbe naturalmente un affar
< di famiglia , nel quale sarebbe infruttuosa la
< nostra intromissione ».
Stati Rokaki. — La Santa Inquisizione.— La
Corrttpondance Italienne ricevette dagli Stati romani l’Editto generale, a stampa, che fu pubblicato dal supremo Inquisitore (dopo il papa) Tommaso Vincenzo Airaldi. Esso venne riprodottodagli altri giornali politici dello Stato, e ci rincresce non poterlo anche noi offrire a’ nostri lettori, perch’è veramente un documento curioso
neU'epoca nella quale viviamo ; tuttavia ne daremo un brevissimo sunto.
L’Editto comincia col richiamare alla memoria
dei cattolici romani ì’obbligo strettissimo che non
soddisfano e che hanno di denunziare al S. Offiz.io
i delitti spettanti ad esso ; poi dice « Noi coman. « diamo in virtù di santa obbedienza e sotto pena
« <it scomunica di lata sentenza, oltre le altre pene
« prescritte dai sacri canoni, decreti, costituzioni
«e bolle, ecc., a tutti e a ciascuna persona di
< qualunque stato , grado , condizione o digni
< tà, ecc.... che entro il termine d’un mese, ecc.
* debbano rivelare e giuridicamente a noi e ai
« nostri vicari, o agli ordinarii rispettivi dei luo« ghi, tutti e ciascuno di quelli, dei quali sappiano
« o abbiano avuto o avranno notizia che sieno
« eretici o sospetti, o diffamati di eresia, o fau« tori, o ricettatori, o difensori di essi, o abbiano
« aderito, o aderiscano ai riti dei giudei, ecc. ».
E qui l’Editto seguita a parlare di altri che
abbiano fatto patti col demonio, esercitando magie, ecc., che abusino dei sacramenti, ecc., che
tengano conventicole, adunanze, ecc., che abbiano impedito o impediscano in qualunque modo
l'ufficio della S. Inquisizione, ecc., fatto satire,
scritture eretiche, ecc.. ecc., mangiato carni,
uova, latticini nei giorni vietati, ecc., ecc.
In fine è dichiarato che, oltre ai casi specificati
da rivelarsi al S. Officio, non si escludono gli altri
casi spettanti ad esso i quali restano compresi
nei sacri canoni, ecc., ecc., e non è derogato alle
altre provvidenze canoniche apostoliche e agli
altri editti degli ordinari od inquisitori. E qui
l’Editto torna a parlare dell’obbligo di rivelare e
denunziare, delle scomuniche, della durata d^
esse, e termina coiVordinare e contcmdare la pub
blicità dell'Editto medesimo de^ affiggersi nelle
sagrestie , stamperie , librerie , dogane , porte ,
osterie, locande e botteghe.
Dopo tutto questo l’Editto ha per coda un’esortazione, in cui è ripetuto il detto a principio, che
l'unico oggetto del Tribunale del S. Offlcio è la gloria
di Dio, la esaltazione della S. Fede e la salute delle
anime, e in cui vengono esortati i rei a presentarsi spontaneamente al S. OfBzio prima di essere
denunziati, ecc., ecc.
Belgio.—Discorso d’apertura dell’Dniversità
di Bruxelles. — In tale circostanza ebbe luogo
una solenne manifestazione contro i violenti assalti dell’episcopato belgico. Il 7 ottobre, giorno
d’apertura deH’Università, il signor Verhaegen,
amministratore, nel suo discorso prese occasione
dalle recenti ingiuriose circolari vescovili per
proclamare altamente la missione dell’Università di Bruxelles, ch’è di garantire la libertà di
discussione nell’insegnamento elevato, contro le
pretese di Roma che non permette altre opinioni
che le sue.
Ad esempio del forte linguaggio tenuto dal signor Verhaegen, diamo i seguenti passi del suo
discorso :
« Giacché il guanto è gittato , noi chiederemo
fin da oggi a coloro che ci combattono con tanta
veemenza, con qual diritto pretendono possedere
eglino soli la verità?
« Noi diremo a loro : Voi non possedete che la
verità d’una Chiesa, nè v’impediamo d’insegnarlsf;
e non proibiamo ai nostri alunni di crederla e
praticarla.
« Diremo a’nostri avversarii : Voi non possedete che la verità di una Chiesa ed avete l’orgoglio di pretendere alla verità universale ; ebben(j,
la verità universale non v’appartiene.
« Voi non possedete la verità storica e non la
insegnate, imperciocché siete condannati a falsare la storia per iscusare i delitti che servirono
aH’ambizione della Chiesa.
« Non possedete la verità morale e non l’insegnate, imperciocché la prima legge della morale
è la carità ; e il quarto Concilio Lateranense, presieduto da papa Innocenzo III, proclama chenon
è soltanto un diritto, ma un dovere eziandio il perseguitare gli eretici, e ch’è impossibile esser buon
cattolico senza accettare e seguire tale principio
della Chiesa romana.
« Voi non possedete la verità scientifica e non
l’insegnate, imperciocché i principi della Chiesa
condannarono il sistema di Copernico e perseguitarono Galileo che lo professava.
« Non possedete la verità politica e non l’insegnate, imperciocché l’enciclica di Gregorio XVI
ha condannato la Costituzione belgica, che l’Europa ammira ed invidia.
« Noi continueremo a lasciare ai vescovi la
verità della Chiesa loro e la libertà di difenderla
come stimano , ma non soffriremo mai che il
dogma invada il dominio della scienza o sia proclamato la scienza universale. Ripetiamo che l’esame, la discussione leale e indipendente da ogni
potere spirituale o temporale è non soltanto un
diritto, ma ancora un dovere del professorato in
tutte le Università, eccetto quella deH’episcopato
che sottomette la scienza al dogma , e siamo sicuri che l’opinione pubblica ci sosterrà «.
La Semaine religieuse esclama : Onore ai paesi
cattolici nei quali simili principii sono apertamente professati !
Brema.—Festa della Società di Gustavo Adolfo.
— Cotesta Società celebrò l’annuale sua festa li
2 e 3 settembre a Brema. Gli abitanti le testimoniarono la simpatia loro, non soltanto colla
ospitalità la più cordiale, ma altresi con segni
più positivi ; a cagion d’esempio, un negoziante
bremese il primo giorno della riunione consegnò
al Comitato la somma di 2,000 talleri; ed offerte
importanti vennero fatte dai cittadini di Brema
per la Missione tedesca a Parigi e l’Orfanotrofio
di Dely-lbrahim, in Algeria.
La relazione generale presentata dal signor
Howard di Lipsia ha comprovato l’interessamento ognor crescente per l’opera della Società:
per esempio, nel ducato di Nassau 200 parrochie
s’inscrissero ; nel ducato di Sassonia-Gota 11,000
membri annoveransi; poi è citato un ramo
(Hauptwerein) a cui s’intrecciano 29 ramoscelli
ausiliarii (Zweigvereine). In conseguenza gl’introiti sommarono quest’anno ad 83,000 talleri
(311,250 franchi), vale a dire 6,000 talleri di più
dell’anno scorso. Aiuti furono accordati, durante
l’ultimo esercizio, a 324 comunità.
Quattro deputati dell'Ungheria esposero i bisogni degli evangelici ungheresi. Il pastore Dürr
richiamò l’interessamento dell’Assemblea a pro
degli evangelici dispersi nell'Algeria. Il signor
Heldring, pastore in Olanda, annunziò la formazione di cinque nuovi rami ausiliari nel suo
paese ; 15,000 fr. furono sottoscritti in Olanda
pel seminario evangelico ungherese. Il pastore
Stahelin, di Rheinfelden, ha rappresentato la
Società svizzera degli evangelici dispersi, ed ha
offerto a nome di essa un dono di 500 franchi.
Il pastore Meyer di Parigi espose de’particolari
sulla Missione tedesca a Parigi, ed il pastoreFliedner parlò della Chiesa evangelica d'Oriente.
Il secondo giorno della festa si segnalò per la.
inaugurazione d’una statua rappresentante Gustavo Adolfo, opera dovuta allo scalpello di
Schwanthaler, celebre scultore bavarese ; la cerimonia ebbe luogo senza alcuna pompa; il timido senato di Brema aveva proibito, per riguardi
all’Austria, ogni dimostrazione esteriore , anchö
l’esecuzione del famoso canto di Lutero; il discorso di circostanza fu pronunciato dal pastore
Mallet. Il dono comune, montante quest’anno a
4,600 talleri, venne assegnato alla Comunità di
Laaz nei Carpazii, sulle frontiere della Gallizia
e dell’Ungheria.
Stati-Uniti. — Tempio unico. — A New-York
fu inaugurato un tempio pei sordo-muti, il primo
di tal genere che esista nel mondo. Il servizio
si fa con segni.
tiroNso Domenico gerente.