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Anno 118 - n. 48
26 novembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
1 gruppo bis/70
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10066 FKILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL PASTORE SERGIO AQUILANTE
Ritorna Fanfani (?). Per un
uomo che è da sempre intimamente convinto di essere mandato dalla Provvidenza, dev’essere
la realizzazione di un sogno da
lungo tempo accarezzato. Bastava vederlo al telegiornale la sera dell’incarico per rendersi conto dell’evidente auto-compiacimento di quest’uomo che già si
vedeva nei panni del salvatore
della Patria. Ma, al di là di questi risvolti egocentrici a cui il
senatore di Arezzo ci ha abituati
da quasi 40 anni ormai, appare a
tutti ovvio che dietro le quinte
del palcoscenico dove l’autorevole cavallo di razza della DC recita la sua parte un po’ grottesca, si sta compiendo un’operazione politica intelligentemente
orchestrata dal neo-segretario De
Mita (il cui grand’elettore, al
Congresso DC, fu proprio —
guarda caso — Fanfani).
Così, il governo Spadolini, salutato da tutti come l’avvento di
una nuova era laico-socialista ai
danni di una DC che sembrava
travolta dagli scandali e dall’abuso decennale del potere, si rivela essere stato soltanto una
breve parentesi che ha permesso
alla DC di ricompattarsi e di rifarsi una verginità. Quale può
essere infatti il vero senso della
candidatura di Fanfani da parte
di De Mita se non di riaffermare
prepotentemente e perfino provocatoriamente (nei confronti del
PSI) la centralità della DC come
perno insostituibile del sistema
democratico in Italia? Operazione elettoralistica quindi, visto
che prima o poi ci saranno queste elezioni anticipate che i grandi partiti fanno finta di non volere.
Perché, insomma, chi può seriamente pensare che il tentativo di Fanfani possa riuscire? In
una situazione economica e sociale allo sfascio che giorno dopo
giorno si sta facendo sempre più
drammatica, cosa può proporre
di nuovo la DC — e soprattutto
Fanfani, l’uomo che più di ogni
altro incarna l’Integralismo cattolico — che non sia una minestra surriscaldata, cioè una politica sostanzialmente anti-operaia e anti-popolare, anche se populista?
Se è vero che il pentapartito
di Spadolini è caduto non per incompatibilità di carattere tra due
ministri ma per divergenze di
fondo sulia linea economica da
seguire, di cui la rottura tra Confindustria e sindacati è la controprova, non è pensabile riproporre lo stesso pentapartito in
versione democristiana.
Ma la DC, si sa, è capace di tutto pur di rimanere a galla. Ora,
se per qualche miracolo l’operazione Fanfani dovesse riuscire,
ciò significherebbe che la soluzione vera dei gravissimi problemi che affliggono il paese verrebbe rimandata una volta di più.
I giornali hanno parlato di un
incontro segreto tra Craxi e Berlinguer in cui è emersa — sembra — una sostanziale convergenza di vedute sui problemi economici e sociali. Ciò è di buon
augurio se vuol dire che torna di
nuovo attuale l’alternativa di sinistra che non solo è possibile
ma più che mai necessaria. Prima che sia troppo tardi.
Jean-Jacques Peyronel
Laltra faccia dell'America
L’impegno per la pace delle chiese degli Stati Uniti sbriciola il quadro di anti-americanisrno
e filosovietismo con cui in Italia si tenta di screditare la lotta contro le basi missilistiche
Il pastore Sergio Aquilante, presidente dell’Opera per le Chiese
evangeliche metodiste in Italia, è stato negli Stati Uniti per un giro
di tre settimane in diverse comunità della Chiesa Metodista Unita.
Rientrato in Italia giusto in tempo per partecipare all’Assemblea
della Federazione delle Chiese Evangeliche a Vico Equense, ci ha fatto parte delle sue impressioni su questo viaggio in una conversazione di cui riportiamo l’essenziale.
— Vorresti darci un’idea delle
chiese che hai visitato?
— Per esempio a Santa Monica,
una cittadina vicino a Los Angeles, una sera ho partecipato ad
un incontro comunitario. In chiesa, cori grande libertà, dopo la
cena in comune c’è stata la proiezione di un documentario sul
Salvador, molto bello e interessante, e su questo si è innestata
la discussione del problema della
pace. Poi è seguita un’esecuzione
musicale da parte di un’orchestrina di giovani e altri numeri del
programma. Questa comunità —
ho appreso quella sera — è stata
il quartier generale di un vasto
movimento che aveva mobilitato
la popolazione della zona riuscendo a cambiare in senso progressista I’amministrazione della città.
— Hai dunque avuto contatti
con un ambiente decisamente
progressista.
— Senza dubbio. In particolare
con ambienti della Federazione
metodista per l’azione sociale che
è l’ala di sinistra della Chiesa
metodista e quindi sono vissuto
in un contesto progressista e « radicai ». So bene che esistono anche ambienti conservatori: del
resto i fratelli che ho incontrato non hanno mancato di ricordarmi continuamente la potenza
e l’influenza del settore conser
valore. Tuttavia ritengo — e l’ho
detto spesso anche ai fratelli che
incontravo — che la loro esisten
GIOVANNI 7: 53-8: 11
Dalla parte degli emarginati
E ognuno se ne andò a casa sua ; ma Gesù andò al monte degli
Ulivi. E sul far del giorno, tornò nel tempio, e tutto il popolo venne
a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava. Allora gli scribi e
i Farisei gli menarono una donna colta in adulterio; e fattala stare
in mezzo, gli dissero; Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare
queste tali; e tu che ne dici? Or dicean questo per metterlo alla
prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere
col dito in terra. E siccome continuavano a interrogarlo egli, rizzatosi, disse loro : Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra
contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Ed essi, udito
ciò, e ripresi nella loro coscienza, si misero ad uscire ad uno ad
uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato
solo con la donna che stava là in mezzo. E Gesù rizzatosi e non
vedendo altri che la donna, le disse ; Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno t’ha condannata? Ed ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neppure io ti condanno; va’ e non peccar
più.
Questo episodio della vita di
Gesù, assente in molti antichi
manoscritti, presente in altri dopo Luca 21: 28, trovò la definitiva collocazione tra il capitolo 1
e 8 del IV Evangelo.
Il travaglio redazionale evidenzia non solo Vinsistenza con cui
la chiesa cristiana primitiva cercò di far entrare nel canone una
pericope che doveva rivestire
grande importanza nella predicazione, ma anche che la definitiva collocazione non è casuale,
ma consequenziale alla ricerca
di inserire il_ lesto in un contesto di avvenimenti che potessero rappresentare il movente teologico dell’episodio; pertanto il
V. 53 del cap. 7, che richiama la
festa delle Capanne o dei Tabernacoli, costituisce il presupposto
esegetico del testo in esame.
Questa festa di origine agricola, storicizzata dalla tradiz.ione
ebraica iti ricordo del periodo
del deserto e codificata in Levitico 23, prescrive, tra l’altro, l’ob
bligo di risiedere per una settimana in capanne a ricordo della provvisorietà e fragilità delle
cose umane in attesa della terra
promessa, punto di riferimento
è speranza di stabilità e sicurezza realizzabile solo attraverso la
grazia di Dio e la fede nelle Sue
promesse.
Ma mentre tulli tornano a casa dopo la festa, rientrando
quindi nelle abitudini quotidiane dopo aver assolto ad un obbligo religioso, Gesù trasforma
quest’obbligo in qualcosa che
continua nella vita di tutti i giorni e che stravolge atteggiamenti
e mentalità.
Il non considerare il momento del sacro e del profano come
due sfere contrapposte, ma la vita sacra in tutti gli aspetti perché dono di Dio ed area di azione e missione divina, porta Gesù
prima al monte degli Ulivi e poi
al Tempio ove è in corso un processo per adulterio.
Egli non interviene nel pro
cesso, è chiamato in causa da
accusatori e giudici non certo
per avere un apporto che possa
rendere il giudizio più equo verso la donna che di fatto è già
stata condannata, ma per coinvolgere Gesù in un altro processo, spinti da una folle sete di
violenza e di morte camuffata
da una giustizia ipocrita che non
tiene conto in alcun modo della
dignità dell’uomo, del concorso
di colpa e responsabilità di chi
si erige a giudice.
Infatti lo "jus gladii”, ovvero
il diritto di eseguire condanne
a morte, era stato tolto al Sinedrio dai romani nel 30 d.C.; pertanto, Gesù qualsiasi risposta
avesse dato, in favore della condanna o dell’assoluzione, avrebbe dovuto pronunciarsi contro
il diritto giudaico oppure contro il diritto romano, ed essere
cosi accusato o di violazione delta legge mosaica o di zelotisma.
Questo equivoco non è stato
sempre compreso dalla Chiesa,
che continua tutt’oggi a prendere posizione in favore dell’uno
o dell’altro, in realtà inserendosi sempre con giudizi e condanne in sistemi .sociali, giuridici ed
etici in contrasto con l’autentico
insegnamento evangelico, favorendo, a volte in perfetta buona
fede, la cosiddetta giustizia umana a discapito di quella di Dio.
Uinsegfiamento che dobbiamo
cogliere dall’atteggiamento di
Gesù è che come cristiam non
possiamo rientrare periodicamente nelle abitudini di una società della quale siamo parte; in
essa dobbiamo essere presenti
Antonio Mucciardi
(continua a pag. 6)
za come ala avanzata è una realtà di grande importanza che stabilisce una situazione di vitalità
e di movimento che non può essere sottovalutata.
— Qual è il quadro complessivo della Chiesa Metodista Unita?
— È una chiesa di circa 10 milioni di membri comunicanti; ha
13 Facoltà di teologia in cui studiano i 2/3 degli studenti mentre
il rimanente frequenta altre Facoltà americane; ha una base
molto popolare avendo un’alta
percentuale di comunità in zone
rurali. Certo ha problemi come
tutte le nostre chiese. Ma l’impressione che ne ho avuto è di
una grossa realtà molto inserita
nella società americana.
Fede e politica
— Quali sono i principali centri
di interesse che hai riscontrato
negli incontri che hai avuto?
— Anzitutto il tema dei rapporti tra cristiani e marxisti e più in
generale il rapporto tra fede cristiana e impegno politico. Soprattutto negli incontri che ho
avuto in diverse Facoltà di teologia e Colleges gli studenti mi
hanno posto questi problemi. Così in un Seminario francescano
che svolgeva un corso di teologia
pratica in comune con un consorzio di Facoltà teologiche protestanti; alla Facoltà di teologia
di Atlanta, dove avevano invitato
anche il teologo sudamericano
Miguez Bonino a parlare su questi temi; in un College battista di
Indianapolis; ad una riunione del
Comitato « Chiesa e società » della Conferenza di Los Angeies, ecc.
In queste occasioni ho avuto modo di parlare della nostra ricerca
in Italia, della nostra discussione sul rapporto tra fede e politica, chiesa e società, e ho incontrato un interesse molto vivo e
una grande apertura. Trovandomi spesso in ambienti in cui si
conosce Marx e si cita Gramsci,
ho avuto anche modo di porre
ai fratelli che incontravo degli
interrogativi relativi a questi loro interessi e a questo studio. Si
tratta di un impegno culturaleintellettuale confinato nelle Università e destinato poi ad essere
lasciato da parte una volta che
ci si inserisce nella società, oppure si tratta invece di uno strumento di lavoro che viene usato
nella vita quotidiana per leggere
e capire la realtà? È un interrogativo che a mio parere resta aperto.
— E oltre a questo interesse?
— Si parte dai problemi del
rapporto chiesa e società, fede
e politica, o da altri argomenti,
ma si finisce sempre sul tema
estremamente sentito della pace.
A Chicago all’aeroporto ho visto
una grande scritta: « Disarmate
Kennedy, non la Nazione - Comitato per il riarmo nucleare ». C’è
tutta un’America che non se ne
Intervista a cura di
FVanco Giampiccoli
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
26 novembre 1982
5 DICEMBRE: DOMENICA DEL PREDICATORE LOCALE
John Wesley
e la predicazione dei laici
È fuor di dubbio che la predicazione autorizzata di « non ordinati nei ranghi pastorali » fu un
memorabile passo fatto dal primo metodismo e conservato poi
con fierezza lungo il corso di tutta la sua storia. Wesley era fermamente attaccato ai principi ed
alle pratiche della chiesa inglese,
e non era per niente indifferente
alle prerogative che essa attribuiva ai suoi ministri; ma era altrettanto saggiamente rispettoso
dei valori umani dei singoli credenti, « La salvezza del genere
umano — egli diceva — non può
dipendere unicamente dalle istituzioni ecclesiastiche che, per
quanto utili al mantenimento ed
alla diffusione del cristianesimo,
non ne sono sicuramente né la
causa né il fine ».
Predicatori laici
ed esortatori
Wesley era un pastore anglicano con tutte le carte in regola, e
all’inizio della sua opera poteva
contare su un certo numero di
colleghi che si erano spontaneamente uniti a lui nella comune
missione. Senonché, mentre il
movimento si estendeva sempre
più considerevolmente nel paese,
la stretta della chiesa ufficiale si
faceva sempre più rigida, il numero di pastori ordinati che potevano essere messi a capo delle
nascenti comunità finì per essere penosamente inadeguato, e l’opera di evangelizzazione rischiava di debilitarsi. Wesley si trovò
allora nella necessità di avere de. gli « aiutanti » che fiancheggiassero efficacemente i pastori nel
loro duro ministero.
Accanto ai pastori si ebbero
così due tipi di predicatori. Il
predicatore locale che abitava
in un dato luogo, non se ne allontanava necessariamente, aveva un suo proprio lavoro e predicava in quel luogo o nei suoi
immediati dintorni. Il predicatore laico che aveva caratteristiche
diverse. Era soprattutto un itinerante; spesso capitava perciò
che dovesse abbandonare il proprio lavoro per dedicarsi interamente al compito della predicazione. E passava gran parte delle sue giornate a cavallo, che era
il mezzo di trasporto personale
del tempo. Col passare dei decenni e con il consolidamento del
movimento in istituzione ecclesiastica separata dalla chiesa anglicana, le due figure si modificarono. Il predicatore laico ebbe il riconoscimento ufficiale della Conferenza generale la quale
provvedeva alla sua preparazione e ne rispondeva; l’altro, il predicatore locale, si configurò come esortatore sotto la personale responsabilità del pastore della comunità alla quale apparteneva.
Ora, tutto ciò suonava sicuramente strano alle orecchie della
chiesa costituita, ma non suonava altrettanto strano alle orecchie di coloro che avevano accettata la predicazione del Risveglio. L’evangelo predicato dai metodisti esigeva la comprensione
e l’accettazione cosciente della
salvezza personale; non poteva
dunque essere ritenuto strano
che coloro i quali avevano intrapreso questo cammino, ed erano
in possesso perciò di una ricca e
vitale esperienza, fossero poi
spinti a comunicarla al prossimo. E non soltanto per riconoscenza a Dio, ma soprattutto per
aiuto al fratello.
Naturalmente l’ammissione di
predicatori laici o locali nella costituzione di quella che stava di
John Wesley
in un ritratto
dell'epoca
ventando una chiesa autonoma,
non fu compito facile. Si trattava, da una parte, di desacralizzare il monopolio della predicazione, e dall’altra, di non lasciare
alla spregiudicatezza o all’entusiasmo di chiunque l’annuncio
della Parola. In principio, quando
il corpo di questi predicatori era
ancora in formazione, Wesley
stesso aveva una speciale cura di
loro, sia nel prepararli teologicamente, sia nel seguirli come guida. La sua assicurazione che « ognuno di loro avrebbe potuto sostenere un esame in teologia come pochi candidati agli ’’ordini”
nellè università sarebbero stati
in grado di fare » era sicuramente polemica ma, almeno per alcuni, non doveva essere lontana
dalla verità se proprio un predicatore laico fu chiamato a predicare il sermone di apertura ad
una Conferenza; sermone pubblicato e giudicato dalla stampa
« un sermone adatto ai tempi » ( a
sermón for thè times).
Critiche inevitabili
Comunque l’istituzione fu largamente criticata dagli ambienti
bene, e non mancarono'«crude
critiche da parte dei giornali ortodossi. Il The Connoisseur del
marzo 1755 asseriva con evidente
allusione; « Le più straordinarie
opinioni sulla religione sono ormai diffuse con successo da chi
veste una tuta da lavoro invece
della toga. In ogni angolo della
città puoi trovare un barbiere, un
muratore, un garzone o qualunque altro lavoratore manuale che
te le insegna ». E nel luglio rincarava la dose fingendo di aver ricevuta una lettera « da un tizio
che intende avviarsi alla carriera
di venditore ambulante. Tra le
altre mercanzie desiderava procurarsi qualche pia giaculatoria,
perché è pronto a mettersi in
tuta ed andare a predicare la fraternità ai carpentieri, ai muratori, ai fabbricanti di candele ed ai
macellai in quel tabernacolo che
è la Fonderia ». Questo era il nome di un noto locale di culto metodista. Se questi motteggi fanno ora sorridere, per la evidente
voluta confusione tra l’entusiasta testimone della propria fede
ed il predicatore accreditato,
nondimeno ci sono utili per renderci conto a quale disprezzato
strato della popolazione si rivolgesse la evangelizzazione meto
dista; e per considerare che il
predicatore metodista del XVIII
secolo, oltre a fede e preparazione, doveva avere anche un certo
coraggio civico, se non addirittura fisico, come spesso avvenne.
Grazia, doni, frutti
Intanto per questi predicatori
era stato istituito un regolare
corso di studi; e per la loro ammissione in quello che oggi chiameremmo « ruolo », fu stabilito
un criterio basato essenzialmente
su tre punti; gli stessi punti che
per più di due secoli sarebbero
poi stati la qualifica fondamentale per l’ammissione di ogni predicatore metodista, pastore o
laico che fosse.
I tre punti erano: grazia, doni,
frutti. Vediamo di riassumere e
« tradurre » le domande di allora in linguaggio attuale 1) È manifesto che il candidato è stato
chiamato da Dio a questo servizio? 2) Ha il necessario bagaglio
di conoscenza teologica, ed è in
grado di esporlo chiaramente? 3)
Ha avuto qualche successo nell’esplicare il suo servizio? E questo implicava ovviamente anche
un pregresso periodo di prova.
Le tre domande indicano chiaramente che, indipendentemente
dall’apprezzamento delle qualità
spirituali del singolo, si pensava
che la verità non potesse essere
sostenuta da deformazioni risultanti dall’ignoranza o da uno
sconsiderato zelo.
Zoccolanti canterine
II primo metodismo, però, non
si limitò a compiere il decisivo
passo della ammissione alla predicazione, accanto ai pastori, di
uomini « laici » particolarmente
devoti e specialmente preparati.
La sua seconda conturbante novità fu di estendere quella ammissione alle donne. Anche questo
avvenne in obbedienza alla sua
propria logica evangelica, spontaneamente, anche se per gradi
e con non piccoli intralci.
Un giorno del 1753, Whitefield,
capitato per caso a Bernard Castle, si senti dire dallo stalliere
della locanda che da quelle parti
c’erano, delle zoccolanti canterine (lilty-pattens). Era l’affettuoso nomignolo dato dalla gente del luogo alle donne metodi
ste che sui loro zoccoli di legno
si arrampicavano ogni mattina
fino alla sala di culto, e lungo il
cammino cantavano. Nelle riunioni le donne non erano soltanto
spettatrici; spesso davano personale testimonianza. Ma per quanto ciò fosse già straordinario, c’era evidentemente sempre una notevole differenza tra il pronunciare una breve esortazione e predicare un vero e proprio sermone, o addirittura presiedere tutto
un culto. Nessuno obiettava, nell’ambiente metodista, che le donne testimoniassero pubblicamente. Alcune, anzi, erano capigruppo (classleaders) e nelle riunioni
di preghiera il loro contributo
era rilevante ed apprezzato; ma
il fatto che potessero addirittura
« predicare » era veramente superiore alla capacità assimilativa
della gente del tempo. Tuttavia
avvenne.
In un primo momento Wesley,
altrettanto prudente quanto audace, si limitò a dare un generico
assenso a queste esortatrici: in
un secondo tempo, poi, la sua posizione fu nettamente decisa. « La
conversione, egli disse, è opera
di Dio; e chiunque sia strumento di quest’opera è al servizio di
Dio ». Non deve perciò preoccupare se il predicatore che compie questo miracolo sia un laico
o una donna. E a chi gli domandava come mai incoraggiasse le
predicatrici, ■ rispondeva: « Ma
perché Dio le riconosce capaci
di convertire i peccatori! E chi
sono io per oppormi a Dio? ».
Sarah Mallet
Gli esempi si moltiplicarono.
Pece epoca, a questo proposito,
il caso di Sarah Mallet, una ventitreenne che nel 1786 fu nientemeno che autorizzata alla predicazione « da Wesley e dalla Conferenza ». Era praticamente l’equivalente di una consacrazione.
In quella occasione ebbe a spiegare il proprio modo di predicare. « Esso consiste, disse, nello
scegliere un testo adatto, suddividerlo in punti e parlare su ognuno di questi punti». Qualcuno
doveva averle insegnato omiletica! Ma è più interessante ascoltare come e dove svolgesse il suo
ministero. « Per alcuni anni,
quando da queste parti avevamo
ancora poche cappelle, io predicavo alTaria aperta sui prati, nelle stalle e sui carri dei contadini ».
Wesley, in una lettera del dicembre 1789 — lettera che rappresenta certo la sua più completa approvazione della predicazione femminile — rallegrandosi con Sarah perché l’opposizione alla sua predicazione era
ormai cessata, le dava, tra altri,
alcuni affettuosi consigli pratici
di questo tipo: « Non far mai durare il culto oltre un’ora in tutto; canti, sermone, preghiere e
tutto il resto compreso. Non lasciarti trasportare dai tuoi sentimenti, ma lasciati guidare dalla
parola di Dio. Non gridare mai,
non forzare mai la voce oltre il
suo tono naturale; sarebbe fastidioso per gli ascoltatori e nocivo
per te ».
Con tutto ciò non fu sempre
facile per le donne predicare; ma
ci fu sempre chi le difese. Quando in una Conferenza alcuni pastori si dimostrarono perplèssi a
proposito delle predicatrici, e
Wesley continuava a difenderle,
un vecchio pastore che più dei
suoi confratelli aveva conosciuto la asprezza della persecuzione, tagliò corto con le obiezioni
rispondendo seccamente: « non
capisco cosa non vi va di queste
donne, dopotutto i pesci che pescano li gettano nella nostra rete ».
Una affermazione tra il serio
ed il faceto che dovrebbe far meditare parecchi attuali « pescatori »!
Sergio Carile
Non solo
una colletta!
L'Unione dei Predicatori locali è molto riconoscente alle Chiese per la generosità con cui hanno sostenuto la
sua attività in questi anni. Tuttavia vorrebbe ricordare che lo scopo della Domenica del predicatore locale non è
solo un'occasione per fare una colletta
che. serva per aiutare I predicatori nel
loro aggiornamento, ma, più che questo, va vista come un'occasione per
stimolare nuove vocazioni. I predicatori
iscritti in elenco diminuiscono lentamente perché molti sono ormai anziani
e, anche se In alcuni circuiti un buon
numero di giovani e meno giovani si
è messo alacremente allo studio per
poter presto prestare la sua opera in
questo servizio, in altri non si vede
nessuno muoversi. Per questo l'U.P.L.
rivolge oggi in particolare al giovani e
ai monitori delle scuole domenicali un
appello affinché vogliano mettersi a disposizione dei Consigli di chiesa e seguire il breve corso preparato dalla
Commissione Studi per poter presto sostituire le energie che vengono a mancare e rafforzare quelle che restano in
vista della testimonianza dell'Evangelo.
[dalla circolare di Claudio Tron, segretario deirunione Predicatori Locali],
A colloquio
con i lettori
ISRAELE MALATO?
Caro Direttore,
Elia Boccara, nel n. 46, " reagisce »
ad una mia precedente lettera (cui è
stato dato il titolo: • Chi è Begin ») con
un articolo pacato e riflessivo che ho
apprezzato, anche se non risponde affatto al mio interrogativo di fondo.
Tanto più sono stato colpito dalla
forzatura tendenziosa con cui è stata
presentata la mia tesi nel breve corsivo redazionale (non ho mai parlato di
« razzismo criminale » e ho escluso esplicitamente la responsabilità dell'intero popolo israeliano) e dall'accusa
larvata che lettere del genere favoriscano l'assurda campagna antisemita in
corso. Quest'accusa di antisemitismo è
diventata ormai un grande bavaglio per
bloccare ogni critica all'attuale politica
del governo israeliano!
A mio avviso l'amore per i fratelli
ebrei si esprime anche nel ricordar loro che la massiccia e acritica identificazione con la politica del governo israeliano non è parte fondamentale della loro fede (il Primo Ministro d'Israele NON è il papa ebraico!), come già
moltissimi ebrei — credenti o meno —
hanno affermato in varie parti del mondo.
Quando nella mia lettera parlavo di
“ maggioranza schiacciante » a favore
di Begin in Israele non mi riferivo tanto
alla maggioranza parlamentare quanto
al suo sostegno nel paese. Secondo vari sondaggi d'opinione effettuati poco
dopo le notizie dei massacri in Libano
e ripresi dalla stampa italiana, ancora
oltre il 60% degli intervistati si è dichiarato a favore della politica di Begin. Per questo mi pare inevitabile continuare a parlare di « malattia d'Israele » senza essere assurdamente tacciato di antisemitismo, tanto più se —
come credenti — ricordiamo la vocazione che Dio ha rivolto e rivolge al
popolo ebraico.
Cordialmente.
Callo Paplni, Torino
Assumo la responsahllilà del corsivo
redazioìialp che riassumeva il pream
bolo del piò lungo articolo di Elia Hoccara con i difetti che un riassunto
comporta. Per parte mia non ho condiviso la lettera « Chi è Begin » (e Papini lo sa) per il tono generale che. al
di là delle indubbie intenzioni di chi
.scriveva poteva avere risonanze razziste in chi leggeva. Non credo si tratti
di imbavagliarsi: al tempo della guerra
del Vietnam abbiamo criticato a fondo
la politica di Johnson senza parlare di
"malattia degli USA" ma anzi cogliendo ogni occasione per far risaltare l'opposizione interna che essa incontrava.
(Up.)
3
26 novembre 1982
fede e cultura 3
AL SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DEL CANTONE DI VAUD
Un ultimatum
al pastore - deputato
Grosso dibattito intorno al "caso” del pastore Pellaton obbligato a
scegliere tra ministero pastorale e mandato politico
Martedì 26 ottobre una folla
festante e numerosa, oltre 2.000
persone, ha riempito in ogni ordine di posti la bella cattedrale
di Losanna per partecipare al
culto di apertura del Sinodo della Chiesa Riformata del Cantone
di Vaud, nel corso del quale sono stati consacrati 13 nuovi servitori, 4 diaconi e 9 pastori. Fra
questi una donna, che porta a 12
il numero totale delle donne consacrate in questa chiesa sorella
che conta 294.000 membri, circa
300 chiese divise in 8 distretti,
260 pastori e una ventina di diaconi. Malgrado ci sia stato ' in
questi anni un buon aumento
delle consacrazioni, una ventina
di chiese sono sedi vacanti per il
gran numero di pastori anziani
che entrano ogni anno in emeritazione.
Nel primo pomeriggio, dopo rapidi preliminari, i circa 100 membri del Sinodo, ognuno dei quali
rimane in carica per 4 anni consecutivi, hanno subito affrontato la questione che ha grandemente interessato le chiese e l’opinione pubblica nel corso dell’anno: l’elezione, in febbraio, del
past. B. Pellaton, della chiesa
di Montriond, a deputato socialista al Gran Consiglio di Stato. I
7 membri del Consiglio Sinodale
(4 laici e 3 pastori), sulla base
dell’art. 92 della Legge ecclesiastica che parla di incompatibilità
fra ministero pastorale e mandato politico ove questo provochi
problemi al servizio della chiesa
e turbamento al suo interno, dopo aver esaminato i vari aspetti
del problema, le sue ripercussioni nelle chiese e in primo luogo a
Montriond, hanno ritenuto di dover rivolgere, alla vigilia del Sinodo, un ultimatum al past. Pellaton chiedendogli di scegliere
fra l’esercizio del suo ministero
pastorale ed il suo mandato di
deputato, còhsiderandolo dimissionario in caso di non risposta
entro 4 giorni. Molti membri del
Sinodo, di fronte a questa decisione, non hanno nascosto la loro sorpresa ed hanno vivacemente protestato, anche perché i pastori decani degli 8 distretti e
l’ufficio pastorale, precedentemente consultati, avevano da un
lato lamentato che il past. Pellaton, con i suoi ricorsi al Consiglio di Stato e allo stesso tribunale federale avesse portato il
dibattito su un piano giuridico
piuttosto che fraterno, ma avevano altresì caldamente suggerito di permettere il proseguimento dell’esperienza per due anni prima di arrivare ad una definizione del caso. Questa proposta, ripresentata in Sinodo, è stata respinta con 59 voti contro
32. È stato però subito dopo approvato senza opposizioni un ordine del giorno in cui si chiede
al Consiglio Sinodale « di precisare quali sono le attività e funzioni che sono incompatibili con
l’esercizio del ministero pastorale !> e « di fare proposte tendenti a modificare il regolamento
della chiesa a questo proposito». [Il past. Pellaton ha successivamente risposto al Consiglio sinodale con la lettera di
cui riportiamo a lato ampi stralci. n.d.r.].
Si.è poi passati ad esaminare,
con troppa celerità invero, il lavoro delle diverse Commissioni,
Con.sigli, Opere e Cappellania. In
una giornata e mezza di lavori
eiiectivi il Sinodo non può ovviamente prendere in esame il lavoro di tutti i gruppi di lavoro, che
sono oltre 50. Le sole Commis
sioni sono 23, di carattere formativo, informativo, liturgico, sociale, ecc. Uno spazio particolare
è stato però dedicato quest’anno
al lavoro della Commissione per
i giovani, ma anche alla Commissione per gli ospedali ed a
quella per il servizio sociale.
Nel mio intervento, accolto calorosamente, ho portato il saluto delle nostre chiese, ho ricordato il 450“ anniversario del Sinodo di Chanforan, ho accennato
al problema delle Intese ed ai
principali temi in discussione al
nostro ultim.o Sinodo, in particolare il Documento sull’ecumenismo, i diritti dei malati e dei morenti, il problema della pace e
del disarmo.
La sera ha avuto luogo il tradizionale pranzo del Sinodo, a
cui sono invitati annualmente i
rappresentanti di tutti i settori
della vita politica e sociale dello
Stato e della municipalità di Losanna. Per la prima volta, dopo
la Riforma del XVI secolo, in
questa riunione ufficiale è stata
data la parola ad un rappre
sentante della chiesa cattolica
nella persona del vicario episcopale, che ha fatto un discorso
del tipo ’’per Cristo e per la Chiesa”. È stato del resto il Sinodo
di molte prime volte: un pastore
ancora in servizio attivo eletto
deputato; un rappresentante cattolico che parla non in Sinodo
ma comunque al pranzo del Sinodo. Ne ricordo altre due: per
la prima volta quest’anno, dopo
una riflessione di anni, i bambini sono stati ammessi a partecipare alla S. Cena; per la prima
volta una donna è entrata a far
parte del Consiglio Sinodale. Su
ciascuna di queste prime volte
non tutte le opinioni sono uniformemente favorevoli. Ma proprio la verità delle posizioni, espresse ad un tempo con franchezza e fraternità, sono il segno
del serio impegno che questa
chiesa profonde nel ricercare risposte adeguate alla chiamata
che il Signore continua a rivolgerle.
linnio Del Priore
VERCELLI
Religione e scuola
Il Centro di Incontro Evangelico, quest’anno, ha voluto iniziare la sua attività fuori sede
il 22 ottobre scorso, con una tavola rotonda alla Sala Tizzoni,
a testimoniare la disponibilità
al dialogo su un tema oggi più
che mai d’attualità : « Cultura e
religione, nella scuola pubblica
italiana ».
Presenti al dibattito diretto
dal giornalista Villa, l’Aimc e il
Cidi cittadini, accanto al rappresentante valdese, mentre l’Uciim,
pure invitata, non ha aderito all’iniziativa.
A nome dell’Aimc (per ora infatti non a nome di tutto il mondo cattolico), Cattaneo ha illustrato la proposta del suo gruppo, diretta in particolare alle elementari. Essa va oltre il Concordato e si fonda sul concetto
che la Scuola ha il compito di
aiutare i ragazzi a capire i segni
culturali del loro mondo, tra cui
la religione.
Dunque « religione come stimolo, ricerca, studio » in un approccio conoscitivo, non come
catechesi o come fatto di fede.
La religione è materia di studio
alla pari delle altre ed i docenti
sono tenuti ad insegnarla quale
fatto culturale.
In quest’ottica l’esonero è
« una questione priva di significato », è « un passaporto per la
ignoranza » e « motivarlo con la
libertà di coscienza è un’esagerazione, perché non si chiede
un’adesione personale ». ,
Scansetti per il Cidi ha ribadito che ; « Siamo per una scuola d’apprendimento critico », perciò contrari a considerare la religione cattolica quale fondamento e coronamento di tutta
la istruzione ma « non siamo
contro la religione ». Infatti« il
pensiero religioso è molto importante aH’interno di un’ottica
storica ed antropologica ». Stante il Concordato, in Italia, Tunica soluzione realistica valida non
solo per le elementari, ma per
tutti gli ordini di scuola, sareb
be « la pluriconfessionalità su richiesta ».
Scansetti ha messo anche in
evidenza la discriminazione che
continuerebbe a sussistere nelle
scuole di Stato tra colleghi, per
il fatto che l’insegnante di religione risulta sempre vincolato
all’autorità ecclesiastica e non
sottoposto a quella statale, come gli altri insegnanti.
Giampiccoli ha preso lo spunto dall’affermazione di Cattaneo
« esonero dall’insegnamento religioso = passaporto per l’ignoranza », per rilevare che « essa
non tiene conto della realtà confessionale della scuola pubblica
italiana » e che « quindi dà la patente di ignoranza a tutte quelle
minoranze che sono sempre state costrette a valersi della possibilità dell’esonero », data la situazione di monopolio religioso
cattolico.
Ha poi affermato che non si
può parlare di insegnamento religioso aconfessionale, come fa
TÀimc, ignorando la realtà del
Concordato. Si è infine dichiarato contrario alla legge di Riforma delle superiori, giudicando l’inserimento delle varie religioni nella scuola pubblica come
un tentativo spurio di democratizzazione e di liberalizzazione.
Secondo i Valdesi, Tinsegnamento religioso deve essere fornito
dalle varie Chiese, non dallo Stato, perché « esso non è solo studio del passato, ma un fatto vivo di testimonianza e vita ».
Nel dibattito che è seguito, il
pubblico ha partecipato vivacemente ed ha permesso di puntualizzare meglio le proposte
dei singoli gruppi.
Era chiara, però in tutti la necessità che queste idee si conoscano e discutano ancora, perché molte sono le incomprensioni, i pregiudizi e la nostra ignoranza e per di più ci sentiamo
ancor troppo coinvolti nel profondo per affrontare una discussione veramente aperta e serena
in questo campo.
Luisa Carrara
Mi sottometto
alla vostra violenza...
mx
Si
Signor presidente, Signora,
gnori,
E' con grande tristezza _ e con
Un profondo sentimento di ribellione che ho preso conoscenza
della vostra decisione del 25 ottobre 1982. Ordunque, volete costringermi ad una scelta che vi
permetta, come Ponzio Pilato, di
lavarvi le mani e di dire alla
Chiesa: vedete, è un cattivo pastore dato che preferisce il mandato politico al ministerio pastorale. Tale scelta è scandalosa.
L’ho sempre affermato: è possibile vivere nella Chiesa in quanto pastore e deputato, così come
altri sono pastori e- cappellani
militari, ad esempio.
Fedele al pensiero della Riforma, contesto formalmente che vi
possa essere una differenza di
natura tra gli impegni, sia etici
sia politici, dei ministri della
Chiesa, e quelli dei laici.
La nostra Chiesa ha la fortuna
di essere multitudinista, cioè
aperta a tutti, ma mi sto accòrgendo che il Consiglio sinodale
concepisce la multitudine e la rispetta solo quando essa cammina al passo. (...).
Signora, Signori, sappiatelo: state soffocando la nostra Chiesa
sotto il vostro giuridismo stretto. Siete una pietra d’inciampo per
coloro che non la pensano come voi e che desiderano ardentemente di poter vivere in una Chiesa aperta a tutti, dove ci si accoglie
reciprocamente, dove si condivide ciò che si è e ciò che si vive nel
nome di Cristo che raduna. Essi vogliono una Chiesa che sia allo
stesso tempo all’ascolto di Cristo e degli uomini di questo mondo
e che, all'immagine del suo Signore, solidarizzi con i più poveri. La
mia esperienza va in questo senso, è un tentativo di risposta che
voi, nella vostra intransigenza, avete brutalmente deciso di fermare._
Che cos’è una Chiesa che nelle sue lettere manda i suoi fraterni
saluti, che dall’alto del pulpito proclama che Dio è amore e che, nel-.
la pratica, esclude le minoranze e considera come quantità trascurabile la vita e l’impegno di alcuni dei suoi membri?
Voi affermate, in applicazione dell’art. 92 della legge ecclesiastica — il vostro unico riferimento, a quanto pare — che siete autorizzati a riconoscere l’incompatibilità tra il ministero pastorale e
un mandato politico, qualunque esso sia. Su che cosa basate la vostra argomentazione? In nessun momento avete fatto la prova di
ciò che affermate. Fate di questa pseudo-verità un dogma che non
può essere rimesso in questione, pena la scomunica. Bell’esempio
di apertura e di dialogo.
Mi avete detto, per giustificare la vostra posizione, che molte
aziende procedevano nello stesso modo, mettendo i propri impiegati nella situazione di scegliere tra il loro posto di lavoro e un
eventuale mandato politico. Purtroppo è vero. Ragion per cui i nostri parlamenti sono così poco rappresentativi. Ma è proprio questo
che bisogna combattere se vogliamo che la democrazia sia ancora
una realtà. D’altra parte la nostra Chiesa non ha da copiare il proprio atteggiamento sulla pratica contestabile di certe aziende. Al
contrario, dev’essere il portavoce di coloro che devono tacere sotto
minaccia affinché la loro voce possa farsi sentire. E’ questo il mio
modo di vedere il mio ministerio e il mio impegno.
Il vostro ultimatum non ha altro effetto che di tentare di mettermi in contraddizione con me stesso, di operare in me una divisione insopportabile, minacciosa per la mia identità. Contesto a
chiunque il diritto di portare un colpo così grave alla mia integrità
personale. (...).
Mi sottometto alla violenza che mi viene fatta e che è contraria all’Evangelo, ad un ricatto che ritengo scandaloso. Mi sottometto unicamente a causa del mio attaccamento al ministerio che
mi è affidato nella parrocchia di Montriond, e soltanto per questa
ragione. Solo la violenza mi fa piegare, e nella Chiesa di Gesù Cristo
un’autorità che si giustifica .solo in questo modo mi sembra essere
e sarà sempre illegittima.
Contro le mie convinzioni rinuncio dunque al mio mandato di
deputato e ne informerò il presidente del Gran Consiglio, essendo
deciso a rimanere pastore per poter lottare dall’interno per una
Chiesa più vicina agli uomini di questo tempo e, attraverso loro,
più vicina a Cristo.
Berthold Pellaton
NELL’ANNO DELL’ANZIANO
Beatitudini per l’oggi
Beati coloro che rispettano le
mie gambe- che non mi reggono
più c la mia mano paralizzata.
Beati coloro che comprendono
lo sforzo che debbono fare le mie
orecchie per afferrare le loro parole.
Beati coloro che sembrano capire che la mia vista si è oscurata e che i miei pensieri si .sono
rallentati..
Beati coloro che con il sorriso
mi dedicano del tempo per farmi compagnia nella solitudine.
Beati coloro che non mi dico
no mai: « .Ma queste cose me le
avevi già dette altre volte ».
Beali coloro che sanno farmi
ricordare il bel tempo passato,
gli anni belli della mia gioventù.
Beati coloro che si ricordano
che .sono stato circondato da
molli amici ed amato.
Infine: Beati, sì, beati coloro
che nel temno della sofferenza e
della solitudine mi aiutano a vivere nella pace e nella gioia, alleggerendo così la nìia .sofferenza e tante mie difficoltà.
(Da « l,e cri de aucrrc »)
4
4 : vita delle chiese
26 novembre 1982
ALLE VALLI VALDESI
In visita alla comunità di Forano Sabino
TORRE PELLICE — Dal 29
ottobre al 1“ novembre, la Corale, accompagnata da un gruppo di amici delle Valli e di Torino e dal pastore Pierluigi Jalla,
ha reso visita alla comunità valdese di Forano Sabino che la
aveva invitata.
Dopo un lungo viaggio in torpedone, una accoglienza calorosa ci aspettava : il nuovo conduttore della comunità Roberto Romussi, la sua gentile Signora ed
un folto gruppo di Foranesi ci
avviavano immediatamente alla
sala di riunione per la cena comunitaria.
Dopo cena, i « Piemontesi » ed
i Foranesi si sono recati al tempio per ascoltare un breve indirizzo dei pastore Jalla, nel quale
disse che era ritornato per le
« nozze d’argento » con la comunità, a 25 anni dalTinizio del suo
ministero di studente-pastore, e
che la toga che indossava gli era
stata regalata dai Foranesi per
la sua consacrazione a Torre
Penice, dove erano venuti numerosi in questa occasione.
Sabato mattina, visita in pullman nei dintorni di Forano, all’Abbazia di Farfa e alla chiesa
romanica di Vescovio. Dopo
pranzo, partenza per Roma dove
i viaggiatori poterono visitare alcuni monumenti, per ritrovarsi
successivamente a Piazza Cavour
per una prova della Corale e per
il concerto sotto la direzione del
professore Ferruccio Corsani,
suddiviso in due parti: l’innologià protestante e Canti di Natale, questi ultimi come presentazione in anteprima di una cassetta in preparazione, intitolata
« Armonie di Natale ». Nel contempo, il pastore Jalla teneva
a Forano una meditazione serale.
La domenica, la Corale in costume partecipò con alcuni inni
e cori all’insediamento di Roberto Romussi quale conduttore della comunità di Forano, presieduto dal pastore Giovanni Scuderi.
Nel pomeriggio la Corale diede il suo concerto come testimo
nianza di fede e di partecipazione gioiosa a questa giornata che
voleva anche ricordare i restauri del Tempio e degli edifìci della chiesa.
Come è nella nostra abitudine, ogni canto fu presentato da
un coralista, e all’inizio Franco
Sappè lesse il Salmo 150. Al concerto abbiamo notato la gradita
presenza del Sindaco di Forano,
professoressa Matilde Castellani. All’uscita fu cantato, tutti insieme sul sagrato della chiesa, il
Giuro di Sibaud. Il presidente
della Corale, Edgardo Paschetto, ha presentato i due concerti,
e durante tutto il nostro breve
soggiorno è stato il prezioso ed
insostituibile trait d’union tra i
visitatori e gli ospiti.
La serata, iniziatasi con interessanti notizie storiche sull’origine della comunità, si concluse
con il canto; erano presenti anche alcuni giovani cattolici ed
una suora, membri di un gruppo missionario, che anche loro
ci hanno rallegrato cantando melodie moderne accompagnate
dalla chitarra.
Lunedì mattina, partenza alle
8.30, in presenza di numerosi Foranesi, con un via vai di macchine che accompagnavano i visitatori al torpedone : abbracci, occhi luccicanti di lacrime, ed il
torpedone si avvia tra la commozione di tutti, mentre cantiamo insieme « le chant des
adieux ». Ogni partecipante al
viaggio avrà riportato impressioni diverse, ma tutti ringraziano di cuore gli amici di Forano
per la loro calorosa accoglienza
e gli intensi momenti di comunione fraterna, aspettandoli, come ce lo hanno promesso, a
Torre Pellice.
Lutti
POMARETTO — Una volta ancora il lutto è venuto a recare
dolore in seno a due famiglie
della nostra comunità.
Venerdì 5 novembre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Gabriele Pascal di Pomaretto ma oriundo dalle Fontane.
È deceduto presso l’Ospedale
Valde.se di Pomaretto all’età di
anni 56. Ai familiari la simpatia
cristiana della comunità.
Anche alla nostra sorella Mary
Bertalmio in Ribet dei Masselli
di Pomaretto giunga la simpatia
cristiana della comunità per la
dipartenza del fratello Amedeo di
San Germano Chisone.
• Domenica 21 novembre è stato battezzato Daniele Maurino di
Claudio e Nella Tarsino.
Nuovi incarichi
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L'Assemblea di Chiesa di sabato sera ha eletto quale Anziano Dino Gardi'Ol e quale Diacono Paolo Gardiol, in sostituzione di Lina CalTarel, dimissionaria, e del cassiere Ferdinando
Girardon, giunto a scadenza dell’incarico per avvenuto quindicennio, in base ai regolamenti.
E’ stato inoltre rieletto l’anziano
Enrico Charbonnier.
Un ringraziamento particolare
è stato rivolto ai due membri
uscenti per il lavoro da essi svolto con impegno e diligenza durante gli anni in cui sono stati
da VINCI
ti con..,Vinci
Non è il prezzo che conta
sono la QUALITÀ’ e la GARANZIA
VINCI
PELLETTERIE
PELLICCERIA
ABBIGLIAMENTO
Le più belle marche
Corso Torino, 82
PINEROLO
al servizio della Chiesa.
Per decisione del concistoro,
l’insediamento dei neo eletti avrà
luogo durante il culto di domenica 5 dicembre.
L’Assemblea ha inoltre proceduto alla nomina della Commissione d’Esame sull’operato del
concistoro con la elezione di;
Enrico Fratini, Etiennette JaUa
e Cristina Longo. Revisori dei
conti sono stati riconfermati :
Piero Boer e Liliana Malan.
Per quanto concerne le finanze è stato approvato all’unanimità il preventivo 1983 presentato dal cassiere.
• L’incontro dell’ultimo sabato del mese avrà luogo sabato
27 c. m. alle ore 20.45 nella Sala
Albarin e sarà organizzato dai
Cadetti con un simpatico trattenimento. Tutti sono cordialmente invitati.
Attività
SAN SECONDO — Il pastore
A. Genre ha presieduto la riunione di Grotta e Roberto Vicino ha curato il culto di domenica 14 in sostituzione del pastore impegnato a Nîmes in un incontro con responsabili di Opere delle Chiese francesi. Li ringraziamo sentitamente.
• E’ deceduto in Umbria il padre di Enzo Mancarelli (Grotta)
e negli stessi giorni la moglie
Gemma Paschqtto ha dato alla
luce la loro secondogenita Francesca. A questi fratelli che hanno attraversato ore di dolore e
di gioia giunga il pensiero fraterno di tutta la comunità.
Elezioni
PINEROLO — Con 162 voti favorevoli e 2 contrari l’assemblea
di chiesa tenutasi domenica 21
novembre ha confermato il pastore Marco Ayassol, quale conduttore della comunità.
La domenica precedente il sovraintendente del 2” circuito
past. Thomas Noffke, aveva insediato il pastore Luciano Deodato quale coadiutore nella comunità.
• Per salutare l’arrivo del pastore Deodato e della sua famiglia, e la partenza di Renzo Turinetto che è stato trasferito ad
Ivrea la comunità si è riunita
in un’agape fraterna presso la
foresteria di Torre Pellice.
• La famiglia Rostan di Cantalupa è di nuovo nel dolore per
la morte di Giovanni Edoardo
spentosi all’ospedale di Pinerolo
rii novembre scorso.
Gruppo Cadetti
torre pellice — Ha ri
preso l’attività il Gruppo Cadetti. Ne fanno parte tutti i catecumeni dei primi tre anni, che
abbiano interesse a ritrovarsi
con coetanei per lo svolgimento
di un lavoro pratico e di riflessione. L’appuntamento è il sabato alle ore 15 nello scantinato
dèlia Casa Unionista.
• Il 4 dicembre alle ore 19,30
presso la Foresteria avrà luogo
una cena comunitaria di tutti i
vecchi membri della Unione dei
Coppieri. Silvio Martinat (tei.
91.333), Renato Vigna (932.098) e
Attilio Pasque! (91.745) raccolgono le iscrizioni fino al 30 novembre. E’ un’occasione di incontro che certamente molti sapranno cogliere.
• Per un errore, di cui chiediamo scusa all’interessata ed ai
lettori, è stato omesso il nome
di Carla Imberti dall’elenco dei
sei catecumeni ammessi in chiesa
domenica 14 novembre.
• Domenica 5 dicembre avrà
luogo alla Foresteria, con inizio
alle ore 15, il tradizionale Bazar
delle Missioni, a cui tutti sono
invitati.
• Sono deceduti presso l’Ospe
dale di Torre Pellice Camilla De
Bernardi e Ely Malan. Alle famiglie nel lutto giunga la simpatia fraterna di tutta la comunità.
Giovani sposi
PRAMOLLO — Sabato 13 novembre, nel municipio di Pramollo, si sono uniti in matrimonio
Emma Long (Ribetti) e Gaetano
Cipriano (Avellino). A questi giovani sposi vogliamo esprimere i
nostri auguri più sinceri.
• Siamo vicini con il pensiero
e con la preghiera ai familiari
del fratello Adolfo Jahier che il
Signore ha voluto richiamare a
sè mercoledì 27 ottobre, all’età
di 85 anni, nella sua abitazione
dei Bosi.
Un grazie al pastore A. Genre
che per il funerale ha sostituito
il pastore Noffke impegnato altrove.
Il 10 novembre, ancora si è
svolto il funerale di Edvy Bertalot, originario dei Bocchiardi e
deceduto all’età di 86 anni in
Francia, a Villeneuve Le Roi.
A quanti piangono in questo
momento possiamo solo esprimere solidarietà e la certezza che
Dio saprà consolarli ed asciugare
le loro lacrime.
• La comunità ringrazia il predicatore Dino Gardiol che ha presieduto il culto di domenica 14
novembre e vuole anche esprimere la sua riconoscenza a Damaris Bisi per la sua grande disponibilità nel suonare l’organo in
.chiesa durante i culti domenicali
o in altre occasioni.
Confermato Ribet
FERRERÒ MANIGLIA — Do
menica 21 novembre l’assemblea
di chiesa, presieduta dal past.
M. Ayassot, con 49 voti favorevoli
ed uno bianco ha confermato il
past. Paolo Ribet per un secondo settennio del suo ministero.
Votazioni
VILLASECCA — Domenica 5
dicembre si terrà una assemblea
di chiesa per la elezione del pastore. Il culto e l’assemblea saranno presieduti da Carla Longo,
membro della Commissione Distrettuale.
Sabato 27 novembre
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
n INCONTRO MONITORI
TORRE PELLICE — Nei locali della
casa unionista si terrà un convegno
monitori sul tema della preghiera. Quest’incontro nasce dall'esigenza espressa dai monitori di avere un'occasione
in cui poter confrontarsi su un tema
che tra l'altro è al centro dell'attuale
sequenza del programma delle scuole
domenicali.
L’inizio è previsto per le ore 16.45:
la discussione proseguirà a . gruppi e
con l'ausilio di alcune tecniche animative fin verso le 19.30 ora in cui è prevista la cena (è disponibile un piatto
caldo: portarsi il resto). Dopo cena la
serata proseguirà fin verso le 21.30.
Domenica 28 novembre
n RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 • 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
□ INCONTRO
CATECUMENI
PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE — Presso la Casa
unionista avrà luogo rincontro dei catecumeni del II anno del circuito. L’incontro avrà inizio alle ore 10 e terminerà
alle ore 16.30. Il programma prevede
giochi, brevi dibattiti, riflessione sul
tema della comunicazione. Portarsi il
pranzo al sacco.
Domenica 5 dicembre
n INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Con inizio alle ore 16
presso i locali dell’ex Convitto Valdese (Via dei Mille 1 - Il piano) si terrà
il convegno dei collaboratori del nostro
giornale. Il programma prevede l'illustrazione di programmi editoriali per
l'83, la suddivisione dei compiti redazionali, la cena in comune (offerta dall’AlP).
Mercoledì 8 dicembre
□ INCONTRO
CATECUMENI
PRIMC CIRCUITC
LUSERNA SAN GIOVANNI — I catecumeni del I anno del circuito si ritroveranno presso la sala delle attività
con inizio alle ore 10.
GRUPPO FGEI DI VILLAR PEROSA
Invito alla riflessione
I giovani del gruppo FGEI si
incontrano il martedì sera, alle
20,30, nei locali del Convitto di
Villar ; vi partecipano, oltre a
qualche giovane della comunità
di Villar, anche alcuni membri
della comunità di S. Germano.
Quest’anno si è stabilito il seguente programma di massima
(che potrà essere modificato se
interverranno altre esigenze da
parte dei partecipanti);
— fino a novembre: si continua e si cerca di concludere lo
studio sulla Chiesa. Si leggono
e si discutono assieme alcuni articoli ; si esamina in particolare : • « La Chiesa. Comunità vivente che si riunisce in Cristo,
il Signore Vivente », dal discorso tenuto da Karl Barth all’Assemblea del Consiglio Ecumenico nel 1948, Alla fine si proverà
a sintetizzare mettendo per scritto alcuni « pensieri » o interrogativi che il gruppo ha fatto o
si è posto.
— da novembre in poi: si procederà a doppio binario per rispettare l’esigenza di portare
avanti da un lato la riflessione
biblico-teologica, e dall’altro il
lavoro su temi di carattere sociale, politico, di attualità ecc.
Quindi si alterneranno settimanalmente : 1 ) lo studio dei Ministeri nella Bibbia e nella storia (verrà consegnata al più presto a tutti i gruppi una traccia
di lavoro a cura della Giunta).
Questo tema è quello prescelto
per il Collettivo Teologico con
le Comunità Cristiane di Base
di Pinerolo e dintorni, che si farà di nuovo quest’inverno. Il
gruppo ha deciso di affrontarlo
già al suo interno per prepararsi al dibattito nel Collettivo Teologico ;
2) il lavoro «sulla e per» la
pace, centrato sul legame tra
pace, sviluppo e giustizia.
L’attività del gruppo locale è
collegata alla rete di gruppi
FGEI delle due valli attraverso
un Coordinamento che si svolge
mensilmente a Pinerolo.
Il gruppo FGEI di Villar-San
Germano rivolge un caloroso invito a tutti, giovani e meno giovani, a partecipare agli incontri
settimanali. Chiunque sia interessato si trovi al Convitto il
martedì sera.
5
26 novembre 1982
vita delle chiese 5
TRIESTE: MANIFESTAZIONI PER IL BICENTENARIO RIFORMATO ASSEMBLEA DEL V CIRCUITO - LIGURIA
Due secoli di vita
TRIESTE .— La commemorazione del bicentenario della prima comunità riformata a Trieste è stata un’occasione per far
calare sempre di più nella città,
la nostra realtà evangelica e il
modo diverso di testimoniare il
Cristo.
Oltre ai manifesti murali e agli
inviti, la cui efficacia non bisogna ingigantire ma nemmeno ridimensionare troppo e i rispettivi articoli nella stampa locale,
quattro sono stati i momenti più
salienti del nostro programma.
La Conferenza pubblica del
prof. Fulvio Salimbeni, docente
di Storia Moderna aH’Università- di Trieste, che abbiamo intitolata « Duecento anni di Protestantesimo a Trieste », Un pubblico abbastanza numeroso aperto e qualificato ha seguito con
interesse la efficace esposizione
del conferenziiere, che da anni è
membro della Società Studi Vaidesi. Il prof. Salimbeni, con
grande incisività, ha saputo tratteggiare lo spirito intraprendente di quei pionieri del Protestantesimo triestino, che con la loro
laboriosità ed efficienza negli affari, hanno saputo dare un grande contributo alla città di Trieste che diventava in quegli anni
una città europea. Da notare che
i fondatori di questa Comunità
provengono dai Grigioni, luogo
dove 300 anni prima si erano rifugiati il noto vescovo di Capodistria Pier Paolo Vergerlo e il
noto predicatore fra Giuliano
di Roma. Con diversi documenti il conferenziere ha potuto dimostrare come questi primi protestanti sapevano coordinare la
serietà professionale con lo spi
rito di preghiera e la comunione
fraterna.
Il Concerto Pro Pace, un jazz
con piano e archi composto da
Silvio Donati ha costituito un
momento veramente toccante.
Non possiamo tacere che questo
giovane compositore si sta preparando per entrare nella nostra
chiesa. Nell’intervallo di questa
manifestazione chi scrive ha preso la parola e parlando di pace
ha riecheggiato il contenuto dell’ordine del giorno sinodale sulla pace che è veramente incisivo e coraggioso. Il pubblico che
gremiva la Basilica in quell’atmosfera raccolta e invitante, ha
voluto confermare il messaggio
con pn applauso serrato e spontaneo. Il giorno seguente il critico musicale nella stampa locale, sottolineava questo aspetto
di pace insieme al giudizio esaltante per la eccellente esecuzione.
Con un Culto interconfessionale nel Tempio neogotico luterano abbiamo voluto dimostrare la nostra comune storia e teologia, con questa « Comunità Augustana » e inoltre riconoscere
che per l’Evangelo non esistono
frontiere. In questo culto abbiamo avuto messaggi in italiano
tedesco e inglese. Una ventina di
giovani trombettieri hanno dato
una cornice suggestiva a questo
culto di ringraziamento e di speranza, per la nostra città di frontiera che in questo momento è
chiaramente in declino. Erano
presenti due pullman della Carinzia (Austria) e tre Pastori.
Il 31 ottobre. Domenica della
Riforma, insieme alla Chiesa Luterana, Metodista e Battista ab
CORRISPONDENZE
Patrizia Gottardi
S.WONA — Il 4 novembre in
seguito ad un incidente stradale
è morta Patrizia Gottardi.,
Noi, compagni nel catechismo
e nel gruppo Fgei di Savona, non
vogliamo ricordarla per la sua
storia, per le sue qualità, per ciò
che ha fatto. I suoi soli vent’anni
di vita non lo permettono.
Noi, giovani come lei, come lei
non ancora giunti alla piena maturità, sappiamo ricordarla con
le immagini e le sensazioni che
ci ha lasciato. Per questo la sentiamo così vicina e troviamo una
grossa difficoltà a rendere partecipi gli altri di questo dolore.
Non abbiamo un solo ricordo
preciso ma tante immagini frammentarie di cose e momenti vissuti insieme.
Abbiamo perso un’amica con
cui si è divisa parte dell’adolescenza, con lei ci siamo raccontati i primi amori, gli inevitabili
litigi in famiglia, i problemi della
scuola, la timidezza nei rapporti
con gli altri.
Ma con Patrizia abbiamo anche
condiviso alcune scelte importanti. Con lei abbiamo maturato la
decisione di entrare nella comunità, interrogandoci sulla nostra
fede e sul senso di una ricerca
evangelica comune; proprio allora ognuno di noi decideva come
indirizzare i suoi studi, in un certo senso che cosa fare del proprio domani.
Questi ultimi tre anni ci hanno
dato modo di verificare in parte
quelle nostre scelte, anche se in
ambienti e modi diversi, e abbiamo capito quanto fosse valida la
dimensione comunitaria; perciò
ci siamo ritrovati forse più uniti
di prima.
Insieme si è parlato dei nostri
progetti e dei nostri desideri, del
suo lavoro e dei nostri studi, del
nostro impegno evangelico. Il
fatto che Patrizia avrebbe dovuto iniziare fra pochi mesi il suo
lavoro alla Casa Valdese di Borgio Verezzi, la coinvolgeva ancora di più in .questi progetti futuri.
Infatti, dopo un periodo passato lontano per il suo lavoro.
Patrizia tornava ad abitare stabilmente vicino a noi.
Con la morte di Patrizia è morta anche parte di ognuno di noi,
tuttavia sappiamo che la morte
non è l’ultima parola su di lei,
e neppure per noi. L’amore di
Dio ha sconfitto, la morte, anche
la morte di Patrizia. Perché, come Paolo scrive ai Romani, neppure la morte ci separerà dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù.
Andrea, Anna, Biancamaria,
Daflot, Dario, Egidio, Letizia, Luca, Mara, Marco, Monica, Paola, Paolo, Stefania.
Stefano
Un patto confermato
FIRENZE — L’Assemblea della Chiesa Valdese, riunita domenica 7 novembre in via Manzoni, sotto la presidenza del past.
Franco Sommani, Presidente
della C.E. del 3“ Distretto, ha votato la conferma del past. Alfredo Sonelli per il settennio 1983-90.
Il past. A. Sonelli ha ringraziato i membri di chiesa che
hanno espresso la loro volontà
per il proseguimento del suo ministero in seno alla Comunità
valdese di Firenze. Una designazione è in realtà un patto fra la
Comunità e colui che essa chiama ad esercitare un servizio hen
preciso a tempo pieno, un patto
di stretto impegno di tutti per
l’adempimento della vocazione
che il Signore ha dato.
biamo voluto celebrare il Culto
del Bicentenario. Abbiamo sottolineato che questa commemorazione non riguardava soltanto
la Comunità Elvetica, ma tutti
quelli che oggi sanno vedere nei
pionieri di 200 anni fa i primi
predicatori della parola di Dio,
nella quale tutti crediamo, e insieme vogliamo continuare questa missione senza indietreggiare, con entusiasmo e certi che la
promessa del Signore sarà con
noi.
In queste manifestazioni abbiamo avuto il piacere di avere
con noi, non soltanto un grande
pubblico esterno al nostro mondo evangelico, ma anche persone come il Prefetto della città
dott, Marrosu, il dott. Stock,
Presidente della Comunità Israelitica, amico dei valdesi, l’Archimandrita della Comunità Greco
Ortodossa, mons, Ravignani, Rettore del Seminario Diocesano,
ecc.
Teodoro Fanlo y Cortez
Riflettiamo
sul culto
Si ste svolgendo nelle nostre
comunità l’indagine conoscitiva
sul << culto » e la « liturgia », seguendo il questionario che è stato distribuito in Sinodo.
Poiché il tempo che avevamo
previsto per le risposte delle
chiese appare troppo ristretto, la
Commissione lo ha spostato al 31
gennaio 1983.
In questi giorni, i -Pastori ed i
Predicatori locali stanno ricevendo un primo gruppo di schede
contenenti preghie'-e, confessioni
di fede e dichiarazioni di fede.
Il nostro lavoro ha un senso
unicamente se esprime il pensiero delle comunità. Lasciatevi
quindi coinvolgere, creando dei
gruppi di studio perché possa
essere conosciuto il pensiero dei
membri delle nostre Chiese.
Grazie per la collaborazione
che già abbiamo ricevuta da alcune comunità.
Per la Commissione
il coordinatore Aldo Staffi
Molti impegni
per la testimonianza
Sabato 30 ottobre si è riunita
a Savona l’Assemblea del 5° circuito per discutere le indicazioni
sinodali.
I numerosi partecipanti si sono soffermati a lungo sull’argomento dei « malati e dei morenti » considerando soprattutto il
rapporto delle Chiese del circuito con l’ospedale internazionale
evangelico di Genova. Si è così
constatata l'assenza pressoché totale di ogni informazione sul suo
funzionamento da parte delle comunità, se si esclude quelle genovesi che curano l’assistenza
spirituale del personale e dei degenti con il culto e altre attività.
In questo ospedale, entro l’anno
1982, la giunta composta di membri appartenenti a cinque denominazioni evangeliche, ha in programma delle assemblee per discutere con il personale il problema dei diritti dei malati come
è stato indicato dal Sinodo.
L’Assemblea ha raccomandato
al Consiglio e alle Chiese di Genova la più ampia informazione
possibile su questa opera evangelica all’interno del circuito.
Proseguendo su questo punto, i
partecipanti hanno tenuto a precisare l’attenzione che le comunità devono prestare alla istituzione dei tribunali per i diritti
dei malati e all’indirizzo che le
intese con lo Stato danno all’assistenza negli ospedali. Le Chiese
possono poi entrare con una loro
parola e testimonianza, ogni qualvolta si presenti l’occasione di
incontri e dibattiti pubblici o manifestazioni sindacali sollecitate
dalla crisi dell’assistenza, così
profonda oggi in Italia.
Altro tema preso in esame dall’Assemblea è stato « pace e disarmo ».Anche qui si sono ascoltate voci e pensieri diversi, specie per ciò che riguarda il disarmo unilaterale. Comunità, come
quella di Savona, hanno già partecipato, a favore del disarmo
unilaterale, a manifestazioni pubbliche, altre si sono dimostrate
perplesse su una posizione così
drastica. Alcuni hanno ricordato
Comiso e la lotta contro l’instal
lazione dei missili dicendo che
ormai tutta l’Italia è sottoposta
a questa proliferazione di armamenti, anche se non si tratta di
testate nucleari. In questo senso
è stata evidenziata l’assenza pressoché totale di una qualsiasi strategia sindacale nei confronti della fabbricazione di armi nelle nostre industrie. Questo tipo di lotta che le Chiese sono chiamate
ad intraprendere, non significa
affatto pace, né può di per sé portare la pace, ma è oggi il modo
più concreto per costruire una
cultura di pace, visto che la nostra società attraverso la scuola,
il consumismo, i mass-media, ci
educa alla sopraffazione, alla violenza e alla guerra e co.sì poco
all’amore e al servizio.
Altro tema considerato dall’Assemblea è stato quello della « settimana della libertà ». Tutti i partecipanti si sono dichiarati favorevoli e disponibili a dedicare
la settimana all’anniversario di
Lutero chiedendo al Consiglio
che, qualora nella riunione a gennaio con la Tavola si decidesse
altrimenti, il Consiglio di circuito curi una serie di manifestazioni su Lutero in altro periodo.
L’Assemblea ha anche indicato
la stampa del manifesto a cura
della Tavola in modo da avere un
momento unitario in campo nazionale che abbia un peso sì da
attirare l’attenzione dei mezzi di
informazione.
Assieme a questi impegni di carattere sinodale sono da ricordare le scadenze circuitali dei collettivi: a Genova Sestri domenica
28 novembre sulla questione battesimale; a Borgio Verezzi il 29 e
30 gennaio su pace ed informatica; a La Spezia il 5-6 marzo sull’uso del denaro. L’incontro monitori si terrà a Vallecrosia il 30
aprile e 1° maggio: la giornata
cornunitaria del circuito il 25
aprile a Savona.
Molti impegni ci stanno davanti e tutti devono essere usati
non solo per noi stessi, ma soprattutto per una nostra presenza e testimonianza.
____CASA COMUNITARIA DI TRESANTI - MONTESPERTOLI (FI)
Una struttura ricettiva
a disposizione delle chiese
Su tre collinette coperte di vigneti, uliveti, campi di grano,
piccoli boschi di querce e acacie,
è ubicato il villaggio di fresanti, una delle molte frazioni di
Monìespertoli, antico centro agricolo a 26 chilometri a sud di Firenze.
In questo villaggio, nella zona
detta « Chinigiano » è ubicata
una vecchia casa colonica, costruita nella seconda metà del
1700, ora usata dal Centro Sociale Evangelico per il suo servizio,
denominata: Casa Comunitaria
di Tresanti.
Dall’inizio della primavera a
metà deH’autunno di quest’anno,
si sono avute molte attività del
C.S.E. stesso (campi di lavoro,
giornate di incontro e di aggregazione di fratelli e amici delle
varie Comunità evangeliche di
Firenze e di altre città toscane,
servizio sociale e assistenziale,
ecc.) e una ventina di soggiorni
di gruppi di giovani stranieri e
italiani per periodi di vacanza,
di studio, di convegno e di testimonianza evangelica. Nel mese
di giugno si è svolto il Convegno
Nazionale delle U.C.D.G.
La Casa, che è stata adattata
alle esigenze attuali, sarà in avvenire migliorata e ristrutturata
per le future attività che, dal
prossimo anno, potrebbero essere intensificate per la presenza
permanente di un gruppo di servizio. Il terreno attorno è stato
avviato alla trasformazione in
grande giardino e, ai molti alberi da frutto, agli ulivi e a quelli
del boschetto in fondo, si sono
aggiunte aiuole, nuovi alberi, attrezzature per la sosta, il riposo,
il sano divertimento sportivo.
La Casa Comunitaria può accogliere gruppi di 20-25 persone
alla volta, nel periodo primavera autunno di ogni anno. Da
Fresanti si possono raggiungere
in pochissimo tempo innumerevoli località turistiche di grande
interesse storico come Siena,
Volterra, Certaldo, San Gimignano, ecc,, oltre che Firenze e
Fiesole,
La zona — vastissima — è indenne da ogni inquinamento, accessibile con mezzi privati (con
quelli pubblici fino a Monte.spertoli), il clima è ottimo e il panorama incantevole.
Per il grande interèsse suscitato in appena due anni di attività, e per le esigenze del lavoro
sociale e assistenziale del C.S.E.,
si invitano chiese, gruppi giovanili, opere e attività evangeliche
desiderose di utilizzare questo
.servizio •— dal costo contenuto
nei limiti minimi possibili — a
chiedere informazioni più dettagliate, a promuovere eventuali
soggiorni, e — meglio ancora —
a visitare la località e la casa.
Informazioni: a Firenze (cap.
50121) - Via Manzoni, 21 - tei.
(055) 666.376 ore ufficio; a fresanti - Montespertoli (cap. 50025)
via Uliveto, 2 - tei. (0571) 60.355.
• Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Giorgio Castelli, Ivana Costabel, Franco Davite, Dino Gardiol, Antonio Kovacs, Luigi
Marchetti, Paolo Rihet, Enrica Rochon, Paolo Varese.
6
6 prospettive bibliche
26 novembre 1982
LA FEDE INTERROGA
La realtà nuova della grazia
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
Mi ha sempre incuriosito il testo di I Corinzi cap. 7, v. 14; ’Il
marito non credente infatti appartiene già al Signore per la sua
unione con la moglie credente;
e viceversa la moglie non credente appartiene già al Signore per
la sua unione con il marito credente'. Vorrei sapere se nella nostra tradizione protestante questo testo deve essere inteso alla
lettera o se esiste una interpretazione o una lettura diversa.
Il complesso della corrispondenza dell’apostolo Paolo con la
Chiesa di Corinto, che a noi è
giunto raccolto nelle due lettere
del N.T., raccoglie materiale vario, che tocca diversi argomenti
e che spesso risponde direttamente a delle questioni che venivano poste all’apostolo dai Corinzi, i quali, come si sa, erano
divisi al loro interno in diverse
correnti. Questo è il caso del
cap. 7 della I Corinzi, in cui si
tratta il tema del matrimonio.
Il discorso si apre con le parole: « Rispondo così alla domanda che mi avete posto nella vostra lettera.. ». Il tema era dunque dibattuto, possiamo pensare, tra coloro che rifiutavano
ogni legame di carattere sessuale, ritenendolo un impuro legame alla terra ed alla materialità, e gli altri che lo ritenevano
un fatto naturale.
Lo stesso tema della purezza
pare essere al centro del discorso del matrimonio con un non
credente. Evidentemente vi era
no nella comunità delle persone
che si erano convertite quando
erano già sposate e non erano
state seguite nella nuova fede
dal coniuge. I « puristi » dicevano che i credenti dovevano abbandonare tale legame impuro.
Un problema simile doveva essere sorto attorno alla carne sacrificata agli idoli (vedi il cap. 8).
Tutto ciò che è contaminato dal
paganesimo, è avvicinabile dal
credente?
La posizione di Paolo sul matrimonio è nota: per lui è preferibile che il credente non si
sposi, tuttavia... Ma se due sono
sposati non si separino perché
sempre deve vincere l’amore attraverso la riconciliazione. Seguendo questo filo di pensiero.
Paolo si esprime anche riguardo
ai matrimoni con dei non credenti: Dio, egli dice, vi ha chiamati a vivere in pace.
ir suo ragionamento capovolge
dunque quello dei suoi avversari; nel matrimonio, non sarà il
pagano che rende impuro il credente, ma, al contrario, sarà il
credente a purificare il pagano.
Un fatto che subito salta agli
occhi è l’aspetto quasi materiale
della fede, nel pensiero di Paolo.
Il credente è sotto la grazia di
Dio e questa grazia è un fatto
oggettivo, una realtà che nessuno ti può togliere. Anzi, di più:
la grazia che tu hai ricevuto quasi deborda su chi ti sta accanto, tua moglie o tuo marito. La
seconda metà del versetto 14 lo
mostra molto bene: i figli stessi.
per il fatto di avere dei genitori
credenti partecipano della loro
santificazione, sopo anch’essi sotto la grazia. Permettetemi qui
una divagazione. Qualcuno porta
questo versetto a sostegno della
pratica del battesimo dei bambini; si tratta però di un ampliamento non legittimo; è indubbio
tuttavia che per Paolo i figli dei
credenti non sono assimilabili ai
pagani. Anche se un bambino a
tre mesi — ovviamente — non
crede ancora, egli riceve qualcosa della fede dei genitori, è comunque compreso all’interno del
nuovo popolo di Dio.
E’ importante che noi ragioniamo su questa sicurezza di
Paolo. Quando parliamo della fede, parliamo o di qualcosa molto personale o di qualcosa molto intellettuale; invece Paolo parla di una realtà nuova di cui si
entra a far parte, di un dato molto concreto che rende te e tutto
ciò che ti circonda molto diverso
da ciò che si era prima. In questo contesto si comprende allora come anche il coniuge sia
« santificato » dal solo fatto di
aver sposato (aver composto una
realtà unica: questo è il senso
del matrimonio) un credente. Ma
santificare, significa qui convertire? Non necessariamente; infatti Paolo poco più tardi, a chi
vuole mantenere per forza una
unione che il coniuge non credente vuole invece sciogliere, dice:
« separatevi ». Una cosa è infatti
vivere in pace e non spezzare ciò
che è unito, altra cosa è forzare
la grazia di Dio, costringere uno
ad essere santificato per forza.
I! lettore domanda anche quale sia la lettura che di questo
testo è stata data nella tradizione protestante. Per quanto ne
sappiamo essa non si discosta da
quella che abbiamo presentato
fin qui. Per fare un esempio, Calvino nel suo Commentario alla
prima lettera ai Corinzi, dopo
aver ricordato che Paolo parla
di matrimoni già contratti e non
ancora da contrarre (nei confronti dei quali sarebbe contrario:
vedi II Corinzi 6; 14!), dice che
« la pietà del coniuge credente
ha maggiori possibilità di santificare il matrimonio, di quanto
l’empietà del non credente abbia
possibilità d' contaminarlo ». Calvino si domanda ancora se tutti
i matrimoni di non credenti siano impuri. La risposta che egli
dà è « sì », « perché non ne riconoscono in Dio l’autore: non sono pertanto capaci della vera
santificazione e abusano del matrimonio in cattiva coscienza ».
Questo discorso non deve però
portare a relativizzare il matrimonio, conclude Calvino, perché
esso rimane voluto da Dio e serve a mantenere l’onestà dei costumi tra gli uomini; «bisogna
sempre distinguere tra la natura
delle cose e l’abuso che di esse
viene fatto ».
Ma dobbiamo fare un’ultima
annotazione, prima di concludere. Qualcuno cita questo testo
riguardo al problema dei matrimoni misti tra protestanti e cattolici. Un simile accostamento
non mi pare corretto: troppe cose sono differenti. Non si tratta
in questo caso, infatti, di un credente e di un pagano, ma di due
credenti; si tratta poi di una situazione che nasce sotto i nostri
occhi e non di qualcosa di precedente. Ma anche se si trattasse
di un matrimonio tra credente
e non credente (oggi capita spesso) non credo che la nostra posizione dovrebbe cambiare di
molto. Potranno sorgere degli
scontri e delle incomprensioni
tra fede ed incredulità, ma la parola di Paolo « Dio vi ha chiamati a vivere in pace » rimane fondamentale. Il centro della I Corinzi è sempre l’inno all’agape
del cap. 13.
Emarginati
(segue da pag. 1)
nei punti nevralgici, non certo
del potere, ma ove acutamente
esplodono le contraddizioni più
feroci, e qui non solo essere disponibili a farci coinvolgere nella sorte di chi subisce, ma con
il nostro atteggiamento essere
dagli altri spinti ad essere vittime tra le vittime.
Solo allora possiamo e dobbiamo agire, assumendo posizioni chiare e precise, quando ormai per il nostro essere Chiesa
siamo di fatto tra gli emarginati ed esposti come loro alle ingiustizie della società.
Non un giudizio quindi, non
una presa di posizione in favore
dell’uno o dell’altro, ma quando
qualsiasi posizione assumeremmo sarebbe pagata in prima persona, solo allora abbiamo il dovere, sull’insegnamento di Gesù,
di suscitare in tutti, accusatori
ed accusati, una coscienza nuova, un modo nuovo di concepire
la vita, risvegliando nell’uomo il
senso di responsabilità per i mali del mondo ed una presa di coscienza del peccato che ci opprime.
I mali emergenti di questa società non possono essere eliminati e contrastati da chi non sia
stato prima purificato da una
cultura negativa che travolge la
intera umanità, e che a volte, riconosciamolo, è presente anche
tra noi.
« Chi di voi è senza peccato
scagli per primo la pietra » e
« neppure io ti condanno », sono
due frasi di Gesù che dovrebbero far riflettere tutti indistintamente per trasformare la prassi
mortifera di questa società in
momenti d’amore, di perdono e
principalmente di ritorno alla
dignità della vita per tutti, oppressori ed oppressi.
Antonio Mucciardi
(Predicazione tenuta all'Assemblea della Federazione di Vico
Eqtiense).
GESÙ’ E PAOLO
Certi studiosi hanno cercato di cogliere gli elementi più originalmente paradossali e meno contestabili della predicazione di Gesù, riuscendo a stabilire una continuità essenziale di contenuto con la predicazione dell’apostolo Paolo. Per esempio Joachim Jeremías ha ripetutamente
sostenuto che « la dottrina paolinica della
giustificazione ha la sua radice nella predicazione di Gesù », come in tutto il suo
comportamento, specie negli aspetti in
cui traspare con maggior evidenza la punta polemica contro la concezione religiosa giudaica corrente. Nella sua dottrina
della giustificazione per fede e non per i
valori morali della propria vita o per la
propria appartenenza alla categoria religiosa dei giusti e dei pii. Paolo non fa che
riprendere e sviluppare « il messaggio di
Gesù sul Dio che vuole avere a che fare
con i peccatori. Questo messaggio unico
e senza precedenti era il cuore della predicazione di Gesù. Questo è attestato da
tutte le parabole in cui Dio accoglie quelli che sono perduti e si rivela come il Dio
del povero e del bisognoso, così come dai
pasti che Gesù prendeva in comune con i
pubblicani e i peccatori ».
La beatitudine del povero
Gesù aveva proclamato la beatitudine
della povertà, dell’uomo privo di ogni capitale e di ogni garanzia, non delTuomo
ricco di patrimoni spirituali ed economici;
dell’uomo inquieto e insoddisfatto, non
dell’arrivato, soddisfatto e sicuro di sé;
dell’uomo che cerca, non delTuomo che ha
trovato e che possiede. Intendere la beatitudine del povero in senso spiritualistico
come si faceva ieri o in senso sociologico
come si fa oggi, conduce a degli assurdi
esegetici e morali insostenibili. Il povero
dei testi evangelici che riferiscono la predicazione di Gesù assume un contrassegno teologico: è la parabola delTuomo che
nulla ha in se stesso e che trova il suo
tutto in Dio, delTuomo che, proprio nella
sua condizione di nullatenenza e di non
possesso, è accolto da Dio e trova in lui
il suo tesoro in cui confidare (Mt. 6: 1921; Le. 1: 53). Nella beatitudine Gesù esprime il paradosso e il mistero dell'azione
di Dio che va in cerca non di uomini dai
fondamenti sicuri, di ordine morale e di
ordine economico, ma di sradicati e di
a cura di Gino Conte
Abbiamo ricordato Chanforan 1532. Ci siamo resi conto del travaglio profondo
ehe questo ha comportato per il valdismo, che da un ascolto e da un discepolato letterale di una parte della predicazione di Gesù (il Sermone sul monte, la missione
dei discepoli, l’appello alla povertà in funzione di questa missione) sono giunti, attraverso il messaggio dei Riformatori, a una riscoperta teologica di Paolo, e della
sostanza essenziale della sua testimonianza: la giustificazione per fede. Ma, come per
tutte le chiese protestanti, anche per le nostre questa riscoperta non è mai definitiva, è sempre da rifare. Gesù o Paolo? Anche oggi, fra noi, quanti pensano che il
vero, limpido, semplice evangelo sia quello di Gesù, mentre Paolo... Proprio per renderci conto che la Riforma, che Chanforan 1532 (e, soprattutto, i decenni successivi)
non è stata solo la riscoperta di Paolo, ma del cuore del messaggio e dell’opera
di Gesù stesso, ecco alcune pagine (25-29) da «La giustificazione per fede» di V. Subilia (Paldeia, Brescia 1976).
apolidi, che non hanno saputo crearsi un
ambiente e un consenso, che non hanno
trovato successo e sistemazione nella vita,
non hanno realizzato la loro umanità, non
hanno soddisfatto i loro desideri e attuato i loro programmi. A questi uomini egli
rivela la sua presenza fascinosa e li chiama a vivere per fede, non di realizzazioni.
La beatitudine del povero può dunque essere considerata una illustrazione parabolica delTaffermazione evangelica secondo
cui il giusto vivrà per fede, in cui la tensione verso il regno escatologico non è
altro che la tensione verso Dio di un’esistenza che ha trovato in Dio il suo fondamento e la sua ragion d’essere.
La giustificazione
dell'ingiusto
Gesù aveva predicato di essere venuto
a curare non i sani ma i malati, a chiamare non i giusti ma i peccatori (Me. 2:
17), aveva dichiarato che i religiosi e gli
ecclesiastici saranno esclusi dal regno di
Dio, mentre vi saranno ammessi i declassati morali (Mt. 21: 31), aveva assicurato
della giustificazione davanti a Dio lo scomunicato, l’escluso dalla comunità religiosa per indegnità morale e aveva negato
la giustificazione all’uomo scrupoloso nell’osservanza di tutti i comandamenti di
Dio (Le. 18: 9-14). Sono stati proprio questa predicazione e questo comportamento
a provocare la reazione indignata e scan
dalizzata dei responsabili della teologia
e della comunità giudaica, per i quali « tenersi a debita distanza dai peccatori era
un preminente dovere religioso » (Jeremias). In questa rivolta davanti a una posizione che sembrava mettere in forse le
più incrollabili certezze religiose e compromettere i più indiscutibili valori morali, che sembrava comportare « la liquidazione di ogni etica », « come se il comportamento morale non avesse nessun significato agli occhi di Dio », vi è stato un
crescendo di stupore incredulo, di accuse
beffarde e spregiative, di ira spietata.
Dall’ironia squalificante verso colui che
viene designato come « un mangiatore ed
un beone, un amico dei pubblicani e dei
peccatori » (Le. 7; 34), che con ambiguità
sconcertante si lasciava toccare dalle prostitute (Le. 7: 39), si giunge alla delazione
all’autorità politica, alla procedura giudiziaria, alla condanna alla pena capitale.
Uno stesso messaggio
« È Stata la grandezza di Paolo di comprendere il messaggio di Gesù meglio di
qualunque altro autore del Nuovo Testamento. È stato il fedele interprete di Gesù
e questo è particolarmente vero per la dottrina della giustificazione... Il vocabolario
è differente, ma il contenuto è il medesimo » (Jeremias). Paolo ha predicato che
non colui che opera ma colui che crede
è giustificato (Rom. 4: 5): Tempio, l’uo
mo irreligioso, profano, secolarizzato si
direbbe oggi, senza avere operato riceve
il dono della giustizia di Dio, cioè la conferma divinamente sanzionata che accogliendo l’annuncio di Cristo ha trovato il
giusto indirizzo alla propria vita. Ha osato dichiarare che il più irreprensibile patrimonio di zelo religioso e di rigore morale che l’uomo può accumulare nella propria disciplina vocazionale deve essere
considerato non un vantaggio, ma un danno davanti a Dio, deve essere valutato addirittura alla stregua di spazzatura da
buttar via « a cagione di Cristo » <Fil.
3: 7-8). E si è così esposto anche lui a una
reazione furibonda di incomprensione e
di opposizione, per cui sono sorti dubbi
indignati sulla sua integrità morale e sugli scopi reconditi della sua propaganda.
Gli veniva attribuita la massima che fosse
utile fare il male per ottenere il bene
(Rom. 3: 8), che bisognasse rimanere nel
peccato per fare abbondare la grazia
(Rom. 6: 1-15), circolava sul suo conto la
diceria che la sua intenzione ultima fosse
di sovvertire e annullare la legge di Dio
(Rom. 3; 31), procedendo naturalmente
con coperta astuzia e falsificando la parola di Dio (2 Cor. 4: 2). Quando alla fine,
dopo logoranti lotte, condotto in catene a
Roma, si trova nell’estrema distretta processuale alla vigilia della condanna, nessuno si è trovato al suo fianco, tutti lo
hanno abbandonato (2 Tim. 1: 15; 4: 16).
Uno stesso destino
Fin nell’ultimo destino risulta comunque una unità sostanziale fra Gesù e il
suo maggiore apostolo nel messaggio che
riguarda i rapporti delTuomo con Dio, nell’appello a fondare la vita non sull’azione,
sulle iniziative, sui programmi e sulle realizzazioni delTuomo, ma sulla fede. Da
questo comune messaggio appare evidente che la giustizia e il regno di Dio si rivelano alla fede, si trasmettono da fede a
fede, non possono mai essere realizzati al
di fuori dell’economia della fede nella promessa e negli adempimenti di Dio; e proprio per questo hanno una apertura universale, indipendente dalla appartenenza
etnica, politica, sociale e religiosa, appunto perché il loro statuto si regge non in
virtù di opere delTuomo, ma in virtù della sola grazia e della sovrana libertà di
Dio.
Vittorio Subilia
7
26 novembre 1982
obiettivo aperto 7
NELL’OTTAVO CENTENARIO DELLA NASCITA
Il messaggio di Francesco
Più che un’esposizione sintetica della vita di Francesco d’Assisi (1181/2-1226), mi sembra opportuno esporre le sue scelte
fondamentali, dalle quali trarre
delle conclusioni sul suo messaggio.
Nel Testamento, Francesco attesta che sono da collocare all’origine del suo mutamento di
vita l’abbandono dell’attività di
mercante e il servizio ai lebbrosi.
Il riferimento alle scelte iniziali fu caratteristico di Francesco
anche negli ultimi tempi della
sua vita, quando l’ordine religioso che da lui era nato stava ormai diventando un’istituzione
che rischiava di appiattire, con
la sua struttura, lo slancio iniziale. Allora Francesco propose
la Porziuncola come comunità
esemplare dove si radunassero
i migliori frati, caratterizzata da
una vita comunitaria umile, basata sull’amore fraterno, la po-vertà radicale e il silenzio. Voleva cioè un’esperienza di vita
comunitaria che resistesse al rischio della decadenza.
Francesco aveva già affidato
questo compito ài suo Testamento (scritto a poco più di un mese
dalla morte) nei confronti della
Regola bollata (1223), e negli ultimi giorni di vita lo propose a
Bernardo come suo continuatore: sulla scia dello stesso Francesco, doveva essere un esempio
vivente, la coscienza profetica
dell’ordine, e interv'enire contro
ogni rischio di perdita dell’ispirazione originaria.
La spiritualità
Le molte interpretazioni che
di Francesco sono state date e
la diversità di indirizzi che hanno assunto coloro che a lui si
sono richiamati nel tempo, sono
dovute soprattutto alla sua complessa spiritualità. Essa oscilla,
come ha osservato Raoul Manselli, fra la rigorosa adesióne ai
dati scritturali, teologici e liturgici e le espressioni della religiosità popolare, quale appare nella consultazione delle sortes apostolorum (apertura a caso del testo biblico, per conoscere la volontà di Dio nelle circostanze
concrete) e nell’interpretazione
delle contese civili della città di
Arezzo come opera del diavolo.
Un posto particolare nella spiritualità di Francesco ha la mistica del dolore, inteso come imitazione del (¿risto sofferente.
Questo dato è più evidente con
l’aggravarsi delle malattie di
Francesco.
Egli lascia invece avvolta nel
segreto l’esperienza delle stimmate, di cui non parla mai. D’altra parte non si deve credere
ciecamente ai biografi (Tommaso da Celano, Bonaventura), presso i quali è difficile distinguere
in casi come questo la testimonianza storica dall’esaltazione del
santo, presto canonizzato dal
papa.
La spiritualità di Francesco
concepisce il culmine della vita
cristiana come un’imitazione del
cammino terreno dell’Uomo-Dio.
11 presepe di Greccio dimostra
l’intensità e la capacità rappresentativa con cui Francesco ripropone la persona del Cristo in
Un tempo di carenza di predicazione da parte del clero e in cui
il popolo cadeva o nella superstizione o nell’eresia. A Greccio,
fu posto nel presepe un bambino, non un’immagine, per indicare « plasticamente » dove si
deve cercare l’immagine di Dio.
Francesco fa un’opera di particolare valore teologico nell’assumere i temi della religiosità
popolare (c’è anche una mariologia, un culto eucaristico non
esente da devozionismi, in Francesco) e riportarli al loro centro
cristologico, per la via dell’umanità del Cristo. In questo, Fran
cesco è protondamente cattolicoromano, e forse qui sta la ragione del suo essere in fondo accettato dalla gerarchia, nonostante
alcune istanze comuni con il valdismo od altri gruppi pauperistici dichiarati eretici.
La collocazione
ecclesiale
La collocazione ecclesiale di
Francesco risponde all’esigenza
del recupero di credibilità da
pai'te del clero e del monacheSimo del tempo. Essere sacerdoti,
nel sec. XIII significava avere
dei privilegi che Francesco rifiutava, ponendosi fra gli emarginati della società. Contemporaneamente però accolse con sé,
fin daH’inizio, dei sacerdoti che
ne condividevano le scelte. Riconosceva il ministero ordinato e
non condivideva l’opinione ché i
sacerdoti indegni amministrassero invalidamente i sacramenti.
Tuttavia preferiva' i più poveri,
al cui consenso sottometteva la
sua volontà di predicare, e proponeva di « onorare e venerare »
i teologi e i ministri della parola
come coloro che « ci amministrano lo spirito e la vita ».
La predicazione e la povertà
di Francesco ricongiunsero la
missione dei clero alla coscienza
popolare. Francesco trovò un
modo di agire, più con l’esempio
che con la parola, all’interno della cristianità medievale, nonostante l’opposizione dell’alto clero alla sua presenza ed alla sua
azione. Più di una volta i primi
francescani che vivevano alla periferia delle città in vecchie case furono ritenuti eretici, in un
tempo in cui (e non solo allora!)
si dichiarava facilmente eretico
chi non era conforme in tutto ai
voleri della gerarchia.
Francesco trovò il modo di
agire all’interno della chiesa, accettando di conseguenza di pagare il prezzo delle necessarie
mediazioni fra il suo ideale e la
situazione reale della chiesa e
della società medievali.
Ma dove Francesco e la primitiva fraternitas esprimono il loro carattere specifico è l’evangelizzazione, particolarmente col
tentativo di predicare l’evangelo di Gesù Cristo a Malek al-Kamil (1218/1219). Con quest’atto,
Francesco rifiutò esplicitamente
l’idea della crociata ed espresse
la sua radicale fiducia nella Parola di Dio. Questo è tanto più
significativo se si pensa che la
crociata alla quale egli si oppose (la quinta) era stata decisa
nel Concilio Lateranense IV, che
ne stabilì l’inizio per il'1217, e
rappresentava un’azione unitaria
dell’occidente cristiano ed assumeva agli occhi di molti i connotati di una missione.
La nascita
dell’ordine
Si è parlato molto della povertà come caratteristica peculiare di Francesco. In realtà essa
è la povertà deH’eyangelizzatore
che non porta « né sacco né bisaccia ». I suoi punti di riferimento furono fin dall’inizio alcuni passi dell’evangelo di Matteo: 16: 21; 10: 9 ss.; 16: 24 ss.
Si tratta della povertà di chi
lavora per ricevere il puro necessario per vivere, contento del
cibo e del vestito, e rifiuta l’uso
del denaro. Frate Bernardo, rifiutando l’elemosina offertagli,
diceva: « E’ vero che siamo poveri, ma la povertà non ci è così
difficile da sopportare come per
gli altri poveri; siamo infatti diventati poveri per grazia di Dio ».
Povertà come testimonianza e
come dimensione escatologica
della propria spiritualità. I nuo
vi adepti dovevano vendere tutto
ciò che avevano e darlo ai poveri; tutti vestivano una tunica
rattoppata ed erano « soggetti a
tutti ». Nelle case dove abitavano — sempre povere — dovevano
sentirsi come « ospiti e pellegrini ». La stessa Porziuncola rimase proprietà dei benedettini del
Subasio, cui i francescani portavano ogni anno un canestro di
pesci come affitto simbolico.
Con l’aumento del numero dei
membri, la primitiva fraternitas
si trasformò progressivamente
in una religio, in un ordine religioso con una più precisa struttura. Ciò fu dovuto non solo alle pressioni della Curia romana
e alla mediazione del cardinale
Ugolino di Ostia, ma anche alla
logica interna della comunità.
Francesco, pur accondiscendendo alle necessarie trasformazioni, si preoccupò che non fosse dimenticata l’ispirazione originaria. Tuttavia, confrontando
la prima regola (del 1221) con
quella approvata da Onorio III
(del 1223) si notano significativi
mutamenti. La prima era concepita non come elenco di norme
da osservare, ma come stimolo
In occasione del centenario
francescano abbiamo chiesto'
una rievocazione del messaggio
di Francesco e del successivo
sviluppo del suo ordine
a due collaboratori che hanno
conosciuto il francescanesimo
dall’interno passando in seguito
ad altre espressioni della fede,
l’uno, Milaneschi,
come studioso di problemi
storico-religiosi,
l'altro, Vicentini,
come pastore valdese.
Nella foto: Assisi, Giotto:
Francesco sostiene il Laterano
nel sogno di Innocenzo III.
(particolare)
a rispondere ad una vocazione,
mentre la seconda aveva un carattere normativo. Non mancano poi significative differenze,
sebbene, come hanno osservato
alcuni studiosi, sia possibile vedere lo spirito di Francesco anche in quest’ultima. Ad esempio.
mentre nella seconda regola si
comanda l’obbedienza ai superiori, nella prima si esortano i
frati a non esercitare « alcun potere, soprattutto fra di loro »,
ma si chiede che « si obbediscano e si servano a vicenda ».
Cesare Milaneschi
Predicazione e povertà
Chi non ricorda fra Cristoforo, personaggio manzoniano così, evangelico per taluni aspetti?
Chi non conosce Antonio da Padova, celebre predicatore del
Duecento, oggi distributore di
grazie dal cielo? Chi non ha sentito parlare di Agostino Gemelli, fondatore dell’Università cattolica del S. Cuore di Milano?
Un Cappuccino, un Conventuale, un Frate Minore. Tre modi
di vivere il francescanesimo, dalle origini (1209) ai nostri giorni.
La letteratura e l’arte hanno
mediato ed esteso la conoscenza di questo singolare mondo
religioso : Dante, con il canto XI
del Paradiso; Giotto, con gli affreschi della basilica superiore
ad Assisi ; Jacopone da Todi, con
le laudi sacre; ma anche le tradizioni popolari quali la rappresentazione del Presepio, il suono
di campane all’Ave Maria, il Rosario dei sette gaudi di Maria,
la raffigurazione delle 14 stazioni
della via crucis. Tutto questo ci
ha portato in casa, si direbbe,
il francescanesimo.
Nel nostro secolo, è stato un
pastore protestante, Paul Sabatier (+ 1928) a dare vigoroso impulso agli studi francescani con
la celebre Vita di S. Francesco
d’Assisi (45 edizioni, moltissime
traduzioni). Sono stati i frati
francescani del convento dell’Atonement a promuovere, sin dal
1909, la settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani (18-25
gennaio). Oggi, sono i francescani di Gerusalemme a tenere alta la palma delle ricerche bibliche. Pino a qualche tempo fa,
non c’era convento che non distribuisse ai poveri un piatto di
minestra calda. Oltre alla figura tipica del frate questuante e
al di là del richiamo alla natura (frate sole, sorella luna, frate lupo), l’ordine francescano ha
articolato momenti e atteggiamenti di presenza, nella chiesa
e nella società, tali da diventare
significativo.
Valutazione odierna
La valutazione odierna che ne
facciamo va tuttavia più a fondo del romanticismo illuminista
del Sabatier. Vediamo e misuriamo il francescanesimo in rapporto alla evangelicità delle sue
scelte di fondo. E su queste ci
fermiamo.
F*uò avere poco peso il fatto
che il francescano cardinale Ximenez De Cisneros (+ 1517) abbia curato la pubblicazione della Bibbia poliglotta di Alcalá
(detta Complutense). Non è da
trascurare, invece, il fatto che
negli anni ruggenti della Riforma protestante i francescani
non si distinguessero nella predicazione delle indulgenze. Al
contrario. Francesco Quiñones,
ministro generale dell’ordine,^
chiese al Pontefice, nel 1525, di
dispensare i suoi frati dal .predicare le indulgenze che fossero
collegate con la raccolta di denaro. E anche questa non era
una novità. Già alla fine del secolo XIV, il francescano Giovanni di Breitenbach, professore a Lipsia, si era pronunciato
contro la collettazione motivata
con l’indulgenza; un altro francescano aveva predicato addirittura contro Tetzel ; e il padre
guardiano del convento di Magonza si era sottratto all’ordine
di predicare l’indulgenza a scopo di colletta. Era prevedibile:
il non toccare denaro, il vivere
in povertà assoluta costituivano
il punto forza dell’ordine francescano, anche se ne risultavano, nello stesso momento, segno di debolezza.
Punto forza, la povertà evangelica, lo era come scelta di vita conventuale in contrapposizione alla vita monastica. Cristo
e gli apostoli nulla possedevano
e vissero poveri. Non altrimenti
possono fare i veri discepoli, in
ogni tempo. Esigenza di evangelicità autentica, e non solo per
i frati.
Segno di debolezza, la povertà assoluta, lo era perché irrealizzabile. Da qui le innumerevoli spaccature, durante i secoli
di storia tormentata, in molteplici gruppi e tronconi : Conventuali, Osservanti, Spirituali, Clareni. Minoriti di Narbona, Recoletti. Scalzi, Riformati, Cappuccini, ecc. Solo nel 1897, sotto
Leone XIII, i discepoli del Poverello si riconobbero nelle attuali tre grandi famiglie: Cappuccini, Conventuali, Frati Minori. I beni dei conventi — si
concluse alla fine —, sono proprietà della S. Sede; ai frati ne
è concesso unicamente l’uso (o
usufrutto). Uso moderato, per
alcuni; uso povero, per altri.
Le divisioni sulla povertà sono cominciate presto, ancora vivente il fondatore. Elia da Cortona, il primo che gli successe.
ne tradì lo spirito. Convinto che
la povertà assoluta e la mendicazione conseguente non reggono al tempo e alla storia, procedette a costruire là' basilica di
S. Francesco, il Grande Convento, cui si aggiunsero biblioteche
e luoghi di studio. Fu così che la
cultura ha avuto Alessandro d’Ales (-t 1245), Bonaventura di Bagnoregio (t 1274), Giovanni Duns
Scoto (+ 1308), Guglielmo d’Ockham ( ( 1349) e molti altri dottori francescani che diedero lustro alle Università di Parigi e
di Oxford, nonché a numerosi
Studi Generali. Ma la povertà
aveva avuto bisogno delle dispense papali e di interpretazioni che la svigorivano.
Contro Elia da Cortona e il
suo tipo di conventualismo si
schierò tutta l’ala rigorista che
parteggiava per la povertà delle
origini, intesa in senso assoluto,
e senza glosse interpretative. Ci
furono spaccature e anche persecuzioni vere e proprie, sia all’interno dell’ordine, che dall’esterno, da parte dell’inquisizione. Giovanni XXII, nel 1328, dichiarò eretica la proposizione
secondo la quale Cristo e gli apostoli erano vissuti in totale assenza di proprietà. Presero piede accuse di istanze apocalittiche prive di concretezza, di gioachimismo velleitario e utopistico.
E i domenicani diedero man forte contro i frati rigoristi.
La povertà, quindi, lungi dall’essere una mera questioncella
di frati e monaci era un’arma di
contestazione. Come i valdesi
medioevali, con il rifiuto del giuramento, così i francescani, con
la povertà assoluta, furono un
movimento dai tratti profetici
nella cristianità del tempo.
Predicazione
e missione
Detto questo, aggiungiamo che
un’altra componente essenziale
del francescanesimo era la predicazione. Il francescano è predicatore. Ogni frate ha da predicare, dice Francesco. Notissimi predicatori sono stati: Antonio da Padova (+1231), Bertoldo da Ratisbona (+ 1272), Bernardino da Siena (+ 1444), Giovanni da Capistrano (+ 1456). Figure popolari, voci di Dio nella
Giulio Vicentini
{continua a pag. 12)
8
8 cronaca delle Valli
26 novembre 1982
L’ESTRAZIONE DI UN MINERALE PRESENTE IN GRAN QUANTITÀ’ E IN FORMA PURISSIMA NELLE NOSTRE VALLI
UN SECOLO DI FATICOSO LAVORO
Rifare, anche solo per sommi capi, la storia del
lavoro in miniera nelle valli Chisone e Germanasca
significa ripercorrere e rivivere tutta la storia economica, occupazionale, dell’evoluzione della valle
negli ultimi cento anni. Non è quindi possibile esaurire l’intero argomento, sia pure in una intera pagina dell’Eco.
Ci limiteremo perciò a presentare su questo vastissimo argomento alcuni flash, con la speranza
che siano sufficienti a dare ai lettori uno spaccato
di questo importante settore economico che tanto
ha segnato la vita dell’intera valle.
Nelle valli Chisone e Germanasca sono stati
scoperti e coltivati in varie epoche, ma soprattutto
negli ultimi cento anni, numerosi giacimenti di
marmo (Rocca Bianca, Majera, Roccho Couérbo)
di grafite (Pramollo, Inverso Pinasca, Pomaretto)
di diorite (Perosa e Malanaggio) di pirite cuprifera
(Prali) di solfuro di ferro cuprifero (Massello:
Il talco
Il talco, un silicato di magnesio (secondo le ricerche più recenti), è il meno duro dei minerali ed occupa il primo posto nella scala di Mohs; ha struttura lamellare, colore bianco, è untuoso, saponaceo, amorfo.
È conosciuto nelle nostre valli
fin dal 1700 e soprattutto la varietà denominata « steatite » era
utilizzata in quantità considerevole dai valligiani per fabbricare
ferri da stiro, padelle per cuocere i « tour tèi », calamai e portapenne, utensili casalinghi, scaldaletti, ecc. Le lastre più grosse e
compatte venivano trasformate
in stufe di rara bellezza e di grande resa calorifica. A questo proposito si tenga presente che il talco, dopo cottura,, assume una durezza considerevole, tanto da rigare il vetro, ed acquista grande
resistenza meccanica.
Questo tipo di artigianato a livello familiare, ma anche artistico, ha conosciuto in passato notevole diffusione ed anche attualmente esistono alcuni valligiani
che producono degli interessanti pezzi unici usando come materia prima un candido e docile
blocco di talco.
Il lavoro
Verso la metà del secolo scorso, esaurita la possibilità di compiere prelevamenti di talco nei
pur numerosi affioramenti, si iniziano i primi lavori di scavo che
vengono eseguiti sia a cielo aperto, sia in sotterraneo, con grave
pericolo di frane e smottamenti
dovuti all’imperizia dei minatori
improvvisati ed all’assenza di adeguate strutture di puntellamento del terreno. Quando il pericolo diventa evidente ed incombente è giocoforza abbandonare
la cava, magari proprio quando
si è appena intravista la ricchezza del giacimento.
Ecco quindi sorgere la necessità di iniziare i lavori in galleria, molto più lenti e costosi, che
Con il nome di « craie de Briançon » il talco della vai Germanasca è stato a lungo raccolto negli
affioramenti di alta quota (Envie, Sapatlé, Malzas), esportato
e venduto ai sarti di tutta Europa per tracciare i modelli sulla
stoffa.
Attualmente il talco è materia
indispensabile per numerose industrie quali la cartaria, la tessile, la profumiera, la ceramica,
della gomma, dei lubrificanti, degli isolanti, dei saponi, dei colori,
nonché la vetraria, la metallurgica, la conciaria, la risiera, la farmaceutica e la cosmetica.
Questa larghissima utilizzazione industriale è la ragione prima
della sempre crescente richiesta
di talco che in passato ha motivato l’apertura e lo sfruttamento
di numerosi cantieri disseminati
in tutta la vai Germanasca, nella
vai Chisone (Roure) ed anche in
vai Penice (Bobbio).
Tra i cantieri più ricchi e più
a lungo sfruttati dobbiamo citare, oltre al settore di CrosettoFontane tuttora in esercizio, quelli della Roussa, di Maniglia, Envie, Sapatlé, Malzas, Plané, ora
tutti da tempo abbandonati.
Beth) ma, per motivi vari, il loro sfruttamento è
rimasto limitato o è cessato del tutto.
Solo lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di talco della media vai Germanasca ha assunto caratteristiche industriali e risonanza mondiale. È infatti
noto che per le sue alte qualità di candore, morbidezza e purezza, il talco estratto nella zona di Pontane-Crosetto non ha eguali al mondo, tanto che
negli Stati Uniti l’espressione « Italian Tale » è sinonimo di purezza assoluta e di prima qualità.
Nell’ultimo ventennio la « coltivazione » del talco da parte della concessionaria Società Talco &
Grafite Val Chisone di Pinerolo è stata concentrata
nei cantieri di Crosetto e Fontane, dove i giacimenti sono più ricchi (fino a superare i dieci metri di
spessore) e dove è stato possibile adottare moderni
mezzi di lavorazione e di trasporto del materiale e
delle maestranze che) attualmente, si aggirano sulle’ 220 unità.
notevole quantità di materiale.
La stessa squadra o, più spesso, quella del turno successivo
provvede quindi a sgomberare la
galleria portando il materiale all’esterno o su robuste carriole
(nel caso di gallerie in piano) o
nella gerla (nel caso di gallerie
in discesa).
offrono però maggiori garanzie di
sicurezza e di successo.
All’inizio le gallerie vengono
scavate faticosamente a mano usando, per l’esecuzione dei fori
da mina, un « pistolotto » (sbarra
di ferro) tenuto in giusta posizione da un manovale, mentre
un esperto minatore vi batte sopra con la mazzetta o con una
mazza a coppia. Questo lavoro è
molto lento e richiede una grande esperienza e un gravoso lavoro di braccia.
Una volta eseguiti i fori da
mina, gli stessi operai procedono
ad « armare » con polvere nera
e fanno brillare contemporaneamente numerose mine che consentono l’abbattimento di una
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Per ovvie ragioni di sicurezza è
poi necessario procedere, con lo
aiuto di robusti tronchi ed abbondante legname fornito dai boschi circostanti, al puntellamento della volta e dei fianchi della
galleria per evitare, dove la roccia è meno compatta, pericoli di
frane e caduta di blocchi.
Il lavoro si esplica in condizioni molto gravose sia per la difficoltà di raggiungere il cantiere,
sia a causa dell’umidità, del freddo, della mancanza di aria, per
la presenza della polvere prodotta con l’apertura dei fori da mina
e dallo scoppio delle mine stesse.
Man mano che passano gli anni e cresce l’esperienza, il lavoro
nei vari cantieri si organizza meglio, si adottano soluzioni che
migliorano le condizioni di lavoro.
A questo proposito è interessante ricordare un ingegnoso
congegno: « la troumbo », capace
di creare la corrente d’aria necessaria per aerare le gallerie e
per alimentare le fucine. Si tratta di far cadere in una botte, da
una altezza di quattro o cinque
metri, l’acqua derivata da un canale sospeso, attraverso una serie di tubi di diametro crescente
che nei punti eh congiungimento
aspirano dell’aria che viene spinta nella botte e, quindi, nei luoghi di utilizzo.
Naturalmente i maggiori passi
avanti vengono fatti ne! lavoro in
galleria dopo l’invenzione della
dinamite ( 1867 ) e con l’adozione
del martello pneumatico azionato
ad aria compressa.
Purtroppo queste innovazioni, se da una parte sveltiscono
il lavoro, dall’altra aumentano a
dismisura la quantità di polvere
prodotta nelle varie gallerie con
conseguente vertiginoso aumento
della silicosi, la malattia professionale dei minatori che provoca
lesioni irreparabili ai polmoni.
Il trasporto
Una volta all’aperto, il materiale estratto subisce una cernita
accurata: lo scarto viene buttato
nelle discariche mentre il talco
viene portato a valle nei sacchi,
a spalle o con le slitte. I portatori non sono pagati a giornata,
ma in ragione del quantitativo di
materiale trasportato, con odiosi
arrotondamenti dell’importo verso il basso.
Il bisogno è tale che anche le
donne ed i ragazzi accorrono da
ogni parte della valle ed anche
da contrade lontane per eseguire
questo duro lavoro. Ancora oggi
si racconta di robuste montanare
che riescono a trasportare sulle
spalle sacchi di 80/100 chili giù
per gli impervi e sconnessi sentieri che collegano i cantieri con i
magazzini di raccolta.
Con il miglioramento delle
strade mulattiere, compaiono le
slitte ed i primi pesanti traballanti carretti, trainati a mano prn
ma e poi dai muli. Ma la precarietà delle strade è tale che è
proibito trasportare più di cinquecento chili di talco per via,ggio. Vale la pena di riportare qui
quanto ebbe a scrivere Don Giuseppe Sallen nel suo libro ”Un
giro per Val San Martino”, Ed.
Alzani, Pinerolo: « ...e poi ecco
la discesa: ed allora era uno
spettacolo pauroso, umiliante di
.'eder degli uomini che non avevano commesso nessun delitto,
mettersi dinnanzi alla loro slitta
per trattenerla, ed anche più tardi attaccati al freno del loro carro per fermare, fermare al possibile il precipitar di quella carica verso la morte... e lì, tra le
sbarre fisse, si chiudevano l’un
dopo l’altro l’uomo ed il mulo e
giù per le chine agghiacciate, con
carichi enormi si lanciavano alla
ventura giù per le chine. Son cose che ricordandole mi fanno rizzare i capelli... ».
La funicolare
del Gran Courdoun
È superfluo precisare che questo tipo di trasporto, oltre a richiedere una enorme manodopera ed una fatica sovrumana, è
del tutto antieconomico ed il talco delle nostre valli, pur essendo
di qualità migliore, risulta di
prezzo non competitivo hei confronti di quello dei Pirenei, di
più agevole trasporto.
Quindi per rendere più economica la coltivazione del talco e
per collegare i cantieri di Sapatlé
e di Malzas con Perrero è ideata
dal conte Enrico Brayda di Torino, contitolare e fondatore della « Anglo Italian Tale and Plumbago Mines Company », una funicolare (come allora si usava dire) in tre tronchi, collegata con
una decauville in due tronchi.
Il piano della funicolare e della
decauville è tracciato da un tec
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nico inglese con il concorso del
Genio Militare, che vede in questa ardita realizzazione una possibilità di utilizzazione bellica. I
lavori preliminari sono compiuti
da! capitano Albarello, della Direzione di Artiglieria di Torino.
Pure inglese è la ditta che assicura la fornitura del materiale
e la costruzione dell’impianto.
Una compagnia di Alpini con fanfara si incarica del trasporto e
della messa in opera dell’ultimo
tratto della fune d’acciaio e finalmente il 23 ottobre 1893 si può
inaugurare solennemente, alla
presenza delle Autorità e di tutta
la popolazione della valle, il
Gran Courdoun del conte Brayda
come era chiamata popolarmente
questa teleferica destinata a rivoluzionare i sistemi di trasporto, le possibilità di lavoro, il
commercio e l’industrializzazione della valle.
Si pensi che la funicolare è
rimasta in esercizio per circa
settanta anni trasportando a valle, solo nei mesi estivi, 560 q.
giornalieri di talco, per un totale che si aggira su 6 milioni di
quintali.
La genialità e la razionalità di
questo sistema di trasporto è tale che tutti i cantieri lo adotteranno fino a raggiungere il numero di una dozzina nella sola
valle, ma solo negli anni ’20, con
l’introduzione degli autocarri,
spariranno i carrettieri e gli slittatori.
9
26 novembre 1982
cronaca delle Yallî 9
GLI INIZI E LO SVILUPPO DI DIVERSE IMPRESE CONFLUITE 75 ANNI FA NELLA ’’TALCO E GRAFITE VAL CHISONE’
NELLA MINIERA DI TALCO
I pionieri
stando alle testimonianze che
siamo riusciti a raccogliere, tra
i pionieri che hanno dato maggiore impulso alla ricerca ed alla
estrazione del talco in vai Germanasca dobbiamo ricordare una
donna: la Rooutagno. Verso la
metà del secolo scorso la signora Bostagno, delle Sagne di Ferrerò, fa compiere numerose ricerche in quel di Faetto (Ferrerò) e Crosetto (Frali) e, prima
in Italia, fa costruire presso la
propria casa, posta sul Germanasca, un mulino per la macinazione del talco.
Nello stesso periodo la ditta
Baldracco inizia uno scavo a cielo aperto, di cui sono ancora visibili le trincee, a Gavloup (Crosetto) e poi una galleria alla
Gran Brouo, il cui talco viene
portato a spalle a Crosetto per
essere poi portato a valle sulle
slitte.
È poi la volta di due gallerie
alla Traverso, presso la Comba
della Gran Guglia (Crosetto), di
cui una è tuttora in attività.
Seguono Giuseppe Tron, Giovanni Tron e Cirillo Tron che
aprono alcune gallerie alla Brouo
’d la Mait sopra i Malzas ed una
alla Sagno (attuale 1400). Fur
troppo la fortuna non li assiste
ed in questa ultima località, pur
aprendo una galleria di notevole profondità, sfiorano il filone
principale (poi scoperto in tempi
più recenti dalla Società Val Chisone per mezzo di trivellazione)
senza individuarlo. Sarebbe bastata una lieve angolazione diversa per raggiungere una vera
fortuna!
Fiù tardi l’avvocato Carlo Gay
ed il geometra De Giorgia, avendo maggiori risorse economiche
e maggiori capacità imprenditoriali, aprono numerosi cantieri
alla Pràcho, ai Flané (Frali) a
Fontane (Salza) al Clot del Zors
(Maniglia) e, più di recente agli
Alart (Faetto). Questa compagnia (come un tempo si usava
dire) ha ceduto le proprie concessioni solo nel 1914.
Nello stesso periodo la ditta
Preve inizia delle gallerie a
Coumbo Goutto (Frali) mentre
un’altra ditta, formata dall’avvocato Carlo Gay e dai geometri
De Giorgis e Elleon, con un apporto di capitale francese per il
50“/o, impianta nella Coumbaso
della Roussa (Roure) due gallerie che arrivano ad occupare fino a 350 operai.
La Anglo Italian Talc
Nel 1887, per iniziativa dell’inglese Giorgio Huntriss, forte importatore di talco italiano, i concessionari locali si raggruppano
e costituiscono, con capitali prevalentemente inglesi, una società chiamata Anglo Italian Tale
and Plumbago Mines Company,
col capitale di 50 mila sterline.
Questa società, dopo un periodo di ricerca e di sfruttamento
dei giacimenti di grafite ubicati
in quel di Pomaretto, comincia
ad interessarsi al talco della vai
Germanasca. Dato il forte apporto di capitale e la notevole
capacità imprenditoriale, soprattutto del conte Brayda e del conte di San Martino, è in questo
periodo che l’at'tività estrattiva
nella valle conosce il suo massimo sviluppo, grazie anche alla
costruzione del Gran Courdoun,
alla adozione di moderni sistemi
di lavorazione (martello pneumatico e dinamite), alla notevole capacità lavorativa dei valligiani
che in breve diventano abili minatori.
Si arriva così all’inizio del nostro secolo con numerosi cantieri
molto attivi in tutta la valle. Sono ormai molte centinaia i minatori, provenienti anche dalle valli vicine, che vi lavorano e finalmente la massiccia emigrazione
stagionale verso la Francia registra un notevole calo.
Poiché i cantieri sono ubicati
a quote comprese tra i 1000 ed i
2000 metri, in zone abbastanza
lontane dai villaggi abitati dalle
loro famiglie, i minatori trascorrono le ore di riposo in modeste
e poco accoglienti baracche costruite presso rimbocco delle
gallerie e solo al sabato, neve
permettendo, ritornano a casa
sostenendo faticosi spostamenti
anche di otto ore, come succede
ai numerosi abitanti di Bourset
che si recano al lavoro nelle miniere di Sapatlé.
La Società Talco e Grafite
Come già abbiamo detto, per
molto tempo la grafite è il prodotto principale trattato dalla
società anglo-italiana ed alcuni
produttori austriaci, toccati dalle
forti importazioni italiane in
Germania, propongono, a mezzo
del banchiere Roberto de Pernex, una consistente partecipazione finanziaria e la trasformazione della società Anglo Italian
Tale in società unicamente italiana con conseguente esclusione
dei soci inglesi.
Raggiunto faticosamente raccordo, nell’ottobre 1907 (esattamente 75 anni fa) viene costituita la società Talco e Grafite Val
Chisone, con un capitale di due
milioni, che subentra in tutto il
patrimonio mobiliare ed immobiliare all’Anglo Italian Tale.
Negli anni seguenti sono assorbite dalla Talco e Grafite Val Chisone le attività degli eredi Giuseppe Tron, della ditta De Giorgis
ed Elleon, eredi Carlo Gay, Alliaud padre e figlio, cavalier Giovanni Tron, eredi Cirillo Tron,
nonché le gallerie della ditta Enrico Brayda e quelle di grafite
di Davide Vinçon a Pramollo e
di Benedetto Berthalot di Perosa
Argentina.
Con l’assorbimento di queste
ditte concorrenti, la società Val
Chisone ottiene in pratica il quasi completo monopolio dello
sfruttamento del talco e della
grafite in Italia, diventando in
breve la più importante società
estrattiva di talco e grafite non
solo in Italia ma anche in Europa, estendendo il suo interesse
a tutti i mercati mondiali.
È in questo periodo che viene
studiato dall’ingegner Ercole Ridoni l’impiego del talco e della
grafite in varie applicazioni industriali quali gli isolanti e gli
elettrodi e che l’attività estrattiva attraversa il suo periodo migliore, grazie anche al crescente
impiego del talco in tutti i settori industriali di cui si è detto all’inizio.
La situazione attuale
Negli ultimi anni, a causa dell’impoverirsi dei filoni superficiali, della difficoltà di raggiungere i cantieri di alta quota e di
provvedere al trasporto del materiale, sono stati abbandonati
tutti i cantieri periferici e tutto
il lavoro è stato concentrato nella zona di Crosetto-Fontane dove
i ricchissimi giacimenti vengono
sfruttati da un limitato numero
di maestranze, grazie all’impiego di moderne ed adeguate soluzioni tecniche.
I molteplici livelli delle gallerie che si estendono ormai per
molti chilometri sono collegati
tra loro da gallerie inclinate (dette rimonte o dìscenterie) da pozzi e camini, da montacarichi adibiti al trasporto del minerale e
delle maestranze.
I cantieri sono dotati di adeguati impianti di aria compressa e di aerazione. J martelli perforatori sono montati su servisostegno pneumatici di forma telescopica; sui fioretti è saldata
una placchetta di widia che consente la rapida perforazione delle
rocce. Il materiale abbattuto dal
brillamento delle mino viene caricato sui vagoncini per mezzo
di tramogge e di pale meccaniche e portato all’esterno su lunghi convogli trainati da pesanti
locomotori elettrici.
Una teleferica provvede al trasporto del materiale dai cantieri
più alti ai silos, mentre una seggiovia (unica in Italia) è al servizio delle maestranze che devono raggiungere i cantieri, specie
nel periodo invernale.
II talco, dopo una prima cernita, viene portato nei mulini di
San Sebastiano (Perosa) e di
Malanaggio (Porte) o direttamente al porto d’imbarco per mezzo
di robusti autocarri.
All’esterno dei cantieri sono
sorte cabine di trasformazione,
sale di compressione, officine, forge, segherie, silos e confortevoli fabbricati per il personale.
L’energia elettrica è fornita da
alcune centrali elettriche, di proprietà della Val Chisone stessa,
dislocate tra Ferrerò e San Secondo.
Pagine a cura di
Raimondo Gente
Fotografie dell'Archivio di
Franco Davite
Le foto illustrano l’interno di
una miniera e l’ingresso di
quella di Malzas all’inizio di
questo secolo.
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Anche il disagio e la fatica sopportati un tempo dagli operai
per raggiungere i cantieri non
sono oggi che un lontano ricordo, in quanto regolari servizi di
autocorriere provvedono al trasporto delle maestranze sui cantieri di lavoro ed alle loro abitazioni.
Purtroppo la concentrazione e
la ristrutturazione dei cantieri ha
portato, tramite licenziamenti,
prepensionamenti e sospensione
delle assunzioni, ad una drastica
riduzione del personale che è passato dalle circa 800 unità agli attuali 220 dipendenti, provenienti
per la maggior parte dalla bassa
valle.
Infatti due sono state le conseguenze più immediate della drastica ristrutturazione della società Talco e Grafite: una indubbia
perdita di professionalità da parte delle maestranze ed un irreversibile « svuotamento » della popolazione residente nei comuni
della valle.
Bibliografia
La stesura di queste pagine di notizie sulla industria
estrattiva in vai Germanasca è stata resa possibile dalle testimonianze orali dei sig.ri Carlo Ferrerò di Pomaretto, Giulio
Genre di Maniglia, Alberto Richard di Frali e di altri minatori, registrate a Pomaretto l'8 dicembre ’81 durante la tavola
rotonda sul lavoro in miniera e dalla consultazione delle seguenti pubblicazioni che contengono notizie relative alla estrazione del talco nelle valli Chisone e Germanasca:
Arnaldo Pittavino, Storia di Pinerolo e del Pinerolese, Bramante, Milano, 1963.
Paolo Tosel, Mezzo secolo di miniera, Arti Grafiche Lecchesi,
Lecco, 1971.
Paolo Tosel in S. Bessone, Val San Martino, Alzani, Pinerolo, 1971.
Giuseppe Sallen, Un giro per Val San Martino, Alzani, Pinerolo, 1981.
Franco Davite, in Davite-Genre, Guida della Val Germanasca,
Claudiana, Torino, 1976.
Raimondo Genre, in Grande Traversata delle Alpi, CDA, Io, rino, 1981.
Raimondo Genre, in Come vivevano. Claudiana, Torino, 1981.
Teofilo G. Pons, Vita montanara e tradizioni alpine, Claudiana, Torino, 1979.
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10
10 cronaca delle Valli
26 novembre 1982
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Senza
scopo
nè senso
Dopo le scritte le bombe, è il
cammino di sempre, in tutte le
situazioni che abbiamo avuto
sott’occhio negli ultimi anni, un
cammino infallibile ed inesorabile. Anche la nostra chiesa di Torre Pellice (l’edificio, s'intende,
non la comunità!) si trova su
questo cammino. Anni or sono,
ed a più riprese, la facciata è
stata imbrattata con scarabocchi
di varia natura e diversa provenienza e la settimana scorsa la
porta centrale è stata bersaglio
di una « molotov » rudimentale.
Fortunatamente l’aggeggio non
ha funzionato e tutto si e risolto
in un po’ di nero fumo sul legno
e di benzina bruciata sui gradini ma_ poteva essere uno dei molti atti di vandalismo che ci sono
in giro.
Ciò che resta misterioso è il
senso di operazioni di questo tipo.^ Un attentato, un attacco, una
azione violenta può avere un
obiettivo, una funzione. Lo si programrna in modo che dia dei risultati e si inserisca in una visione delle cose, lo si fa per un
motivo e con uno scopo, lanciare
una bottiglia molotov contro la
porta di una chiesa che scopo
può avere? A che logica risponde? Spaventare? Chi si vresume
spaventare così facendo? Intimidire? Quale azione o problematica. .sta seguendo la nostra comunità che possa recare ombra, disturbo, o essere di ostacolo alla
politica di qualcuno? Resta un
mistero. Un mistero per una
mentalità come la nostra abituata alla logica delle cose, abituata
a fare /e cose in un certo modo,
con un intendimento.
E’ probabile invece. che il male^ non risponda più a questa logica. il male nella nostra società
moderna, non abbia cioè più né
senso né scopo. Un tempo si facevano le cose bene perché era
giusto farle così, era normale
(riormale viene da « norma »,
cioè regola, legge). Si facevano
in un certo modo perché c’era
una logica, una ragione. E quando si faceva il male, cioè il contrario del bene lo si faceva anche per una logica, per fare proprio il contrario di quello che si
doveva. Dovrei fare così, tu lo dici, ma per picca io faccio l’opposto.
Un tempo. Adesso il male è
diventato gratuito, senza scopo
né senso, è la pura affermazione
di sé. Non ci si deve più chiedere
« Come mai? » « Cosa c’è dietro? » « Che scopo ha? »; niente,
dietro non c’è nulla, o meglio c’è
il nulla, il vuoto, un grande buco
nero.
Il diavolo, diceva Lutero (credo fosse lui, se non è, poco importa) è come le scimmie; unita
Dio ma sa farne solo la caricatura. Dio è amore e l’amore è
grazia, cioè qualcosa di gratuito,
è fare gratis le cose, senza aspettare ricompensa. Dio ama gratis
perché non chiede ricompensa.
Il diavolo copia, come la scimmia, e invece di far le cose gratuite le fa in.significanti. Un atto
senza senso è il contrario di un
atto gratuito.
Troppa importanza per una
« molotov »! Forse, sono però i
piccoli gesti che rivelano le grandi trasformazioni.
Giorsio Tourn
li governo non versa i soldi
assistito, paga le medicine
Le farmacie della Val Pellice
da martedì, 16 novembre sono
passate all’assistenza indiretta,
cioè fanno pagare le medicine
agli assistiti.
Quali le ragioni? A questo interrogativo e ad altri ha risposto il presidente dell’U.S.L. 43
agli organi di stampa del pinerolese, convocati sabato scorso.
La prof. Franca Coisson ha
ricordato che l’accordo U.S.L.Farmacie regola i termini di pagamento dei medicinali forniti
agli assistiti, che prevede il saldo entro il giorno 20 di ciascun
mese dei medicinali consegnati
nel mese precedente. L’U.S.L.
non ha potuto ottemperare a
questo impegno perché non aveva la sicurezza di garantire il
versamento di sua competenza
a scadenza ravvicinata; i farmacisti, a loro volta, per non assoggettarsi al pagamento degli interessi, dovendo rispettare le
clausole di pagamento verso i
fornitori, ancorché invitati a
soprassedere a questa impopolare decisione, sono stati costretti a questo passo.
Il bilancio dell’U.S.L. 43 è stato assestato, su direttive emanate dalla Regione Piemonte, a lire
3.700 milioni. Rimane tuttavia da
reperire ancora per il 1982 la
somma di lire 837 milioni per
coprire tutte le spese, ma nella
parte entrata del Bilancio manca la contropartita.
Ciò significa che la spesa dovrà essere ripartita nei Bilanci
dei prossimi anni.
A tutt’oggi ru.S.L. ha incassato dal Fondo Nazionale Sanitario, tramite la Banca d’Italia, lire 2 miliardi e 800 milioni. Il
mancato versamento della 3“ rata ha prosciugato la cassa delrU.S.L. e per tale ragione non
ha potuto rimborsare ai farmacisti la spesa per i medicinali di
settembre.
Quali altre conseguenze derivano airU.S.L. da questa situazione? Il mancato pagamento
dell’onorario ai medici di famiglia da agosto in avanti e la
parziale copertura delle spese
ospedaliere mediante acconti.
Il Presidente dell’U.S.L. non è
ottimista, né prevede di ricevere
i fondi a scadenza ravvicinata.
La Banca d’Italia non attribuisce le quote stabilite dalla Regione perché non le giungono i fondi dal Ministero del Tesoro.
Dev’essere reso noto — dice
Mauro Suppo, assessore alla Sanità — che il Fondo Nazionale
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Sanitario è costituito, senza concorso dello Stato, dai versamenti dei contributi sia dei lavoratori, trattenuti direttamente in
busta paga (l’onere del contributo è passato dallo 0,5% all’l%
dal 1° gennaio), che dei datori
di lavoro. I contributi però vengono versati all’I.N.P.S. che, come si sa, ha ormai un deficit
corrente e consolidato di migliaia
di miliardi.
Come verrà rimborsata la spesa per i medicinali ai cittadini?
I farmacisti applicheranno la
« fustella » sulle ricette rilasciate
dai medici di famiglia staccandola dalla confezione farmaceutica. Le ricette devono essere
conservate in attesa che l’U.S.L.
— precisa il Presidente — emani le istruzioni per fare la richiesta di rimborso con appositi manifesti che saranno affissi in
ogni Comune.
Suiru.S.L. 43 è ricaduta inoltre la spesa per l’assistenza dei
malati psichici negli Istituti della Valle, già a carico della Provincia, senza la contropartita in
entrata. E’ questa spesa che rappresenta quasi la totale passività
non coperta in Bilancio.
A. K.
Università
della terza età
Si è inaugurato a Pinerolo l’anno accademico 1982-83 dell’Università della terza età, patrocinata dal Lions Club Pinerolese
in collaborazione con il Comune
di Pinerolo, Assessorato alla Cultura e con la Pro Loco.
L’anno trascorso è stato frequentato regolarmente e con
grande interesse dalla maggior
parte degli iscritti. Le lezioni si
sono svolte così: un’ora di lezione tenuta dal docente, dieci minuti di intervallo ed infine la
discussione che ha visto sempre
la vivace partecipazione dei presenti.
Nel corso dell’anno si sono tenute divdrse conferenze, su temi vari, sia presso la sede locale che presso la sede di Torino.
Quest’anno sono iniziate nuove materie suggerite dai partecipanti stessi tramite un questionario compilato alla fine dello scorso anno.
Questo fatto e la numerosa
affluenza alle reiscrizioni (362
quest’anno) conferma, se mai ve
ne fosse bisogno, il meritato
successo di questa valida iniziativa.
Le lezioni si tengono presso
il Seminario Vescovile di Pinerolo dalle 16 alle 18. Nella stessa
sede sono programmate le conferenze di cui la prossima venerdì 17 dicembre, ore 16, del prof.
Giorgio Cavallo, rettore dell’Università di Torino sul tema:
« Origine della vita sulla terra ».
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11
26 novembre 1982
cronaca delle Valli 11
SI E’ SVOLTO A TORRE PELLICE IL TERZO CONVEGNO DEL CIMAN
Omeopatia, un’altra medicina
Medici provenienti dall’Italia e dall’estero si sono confrontati per
due giorni sull’« altra medicina », quella naturale
Un folto gruppo di medici provenienti dall’Italia e dall’estero
si sono incontrati sabato e domenica nei saloni dell’Hótel Gilly, in occasione del terzo convegno organizzato dal CIMAN
(congresso internazionale medicina e alimentazione naturale) e
dalla Natura Holding di Luserna San Giovanni. Lo scopo era
quello di un confronto di esperienze in tema di « altra medicina », cioè la medicina naturale
considerata come alternativa al
rimedio di natura chimica.
Come è noto mentre la medicina allogatica — quella tradizionale — si basa sul principio
dei contrari propinando al paziente un prodotto che modifichi il male, spesso anche con dei
risultati deleteri ih quanto il rimedio stesso può essere porta
tore a sua volta di un male specifico, l’omeopatia si basa sul
principio dei simili, il che significa andare a scoprire il male,
individuarne le cause ed agire
sul malato in modo da poter ripristinare il tessuto originale, là
dove è ceduto. L’omeopatia è
una scienza antica, la famosa
Scuola Salernitana nota in tutta
Europa già dal dodicesimo secolo ne è stata l’espressione, anche se la stessa deriva in parte
da antichissime metodologie indiane e cinesi. In Italia è praticata a spizzichi e bocconi, in
quanto non è considerata dalle
leggi che regolano la professione
medica, i medici e i farmacisti
sono in condizioni di farne una
specie di « borsa nera ». Di qui
parte un’accusa abbastanza trasparente nei confronti e del Mi
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nistero per il suo completo disinteresse, e delle case farmaceutiche che monopolizzano il
prodotto e che, si è addirittura
detto, « sono loro a comandare
il Ministero ». In Francia, Svizzera e Germania l’omeopatia è
scienza attuale, il 90% delle farmacie sono omeopatiche.
Numerosi i relatori i cui interventi hanno ruotato per lo
più intorno al grosso problema
del cancro. Afferma il dott. Philippe Lagarde, cancerologo all’ospedale di Marsiglia : « Non
c’è il cancro, ci sono molti tipi
di cancro. Un recente seminario
tenutosi a 'Washington ha dimostrato che gli americani hanno
speso vent’anni di lavoro e miliardi di dollari per poi gettare
la spugna e sospendere le ricerche. Se dobbiamo essere sinceri
dobbiamo ammettere che tutto
quanto sappiamo sul cancro potrebbe essere scritto su un biglietto da visita ». Parole non
certo incoraggianti, quando arrivano da uno dei maggiori cancerologi europei. Ma c’è comunque una speranza: Jean-Jacques
Bésuchet, un terapista che lavora nei dintorni di Losanna, si
presenta come ex-malato. Afferma; «Io sono guarito in seguito a una rigorosa cura omeopatica; il problema della malattia del secolo deriva unicamerite
dall’accelerazione della evoluzione sociale che non ha dato il
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tempo all’animale uomo di assuefarsi ai nuovi ritmi biologici ». Secondo Bésuchet, quindi,
una corretta alimentazione, un
tipo di vita più conforme all’originale unitamente alla somministrazione di sali oligominerali
(un esempio; usare sempre sale
marino e mai salgemma in quanto il primo è composto di cloruro di magnesio di cui tutti quanti siamo carenti) potrebbe ristabilire l’equilibrio biologico spazzando così il terreno a un male
che si stabilizza, ovviamente, là
dove una debolezza organica ne
favorisce lo sviluppo.
Il medico omeopata può quindi lavorare molto in questo senso: così, l’iridologo (un’altra delle scienze che in Italia sono fuorilegge mentre in Francia ad
esempio è una facoltà universitaria) può aiutare a localizzare
il focolaio del male già dalla sua
prima fase, cosa che la medicina ufficiale non può assolutamente fare essendo in grado di
intervenire troppo tardi, a cose
ormai fatte e quasi sempre irreversibili,
Stelio Armand-Hugon
RINGR-A.ZIAMENTO
Le famiglie Ippolito Ayassot e Allio, neirimpossibililà di farlo singoiarmente, ringraziano riconoscenti tutte
le gentili persone che in qualsiasi modo
hanno preso parte al loro grande dolore per la dipartita della loro cara mamma e sorella
E.lena Ippolito Ayassot
Roma, 22 novembre 1982
Con i fratelli e le sorelle della Chiesa di Albenga Tamis Agilberto si unisce al dolore di Sara e Sauro Gottardi
per la perdita di
Patrìzia
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di ottobre 1982
L. 10.000: Carco Antonio (Catania).
L. 15.000: Juliette Balmas Marauda, in
mem. dei miei cari fratello e sorella.
L. 20.000: Margherita dalla, in mem.
del pastore Lorenzo Rivoira; Bertalot
Jeanne; Jeannette Villa.
L. 25.000; Llllina Bert, ricordando l'amica Mariuccia Jon Scotta (S. Germano Chisohe): Livio Gobello, in mem. di
Arturo Salma; Livio e Dina Gobello, dalla, in mem. del papà di Edmondo Benedetto.
L. 30.00C'; Maria Michelin Salomon
ved. Malan, in mem. del marito Stefano
e dei fratelli Umberto e Enrico: Piscopo
Gaetano (Torino): N. N.. in mem. di
Jourdan Enrico; Long Emilia, in mem. di
Arturo Salma (ospite Asilo).
L. 40.000; La famiglia di Danna Tiziano.
L. OO-OOD: Margherita dalla, in mem.
dei suoi cari; Liliana Ribet, in mem. della cara Mariuccia Jon Scotta (Torino);
Ornella Somma Malan e Gilda Somma (Torino); L. M., in mem. dei miei
cari (Pinerolo); Chiavia Stefano (osp.
Asilo); Laura Rostagno Avondetto, in
mem. di Arturo Baima; Ivonne Godino
Costantino, in mem. di Arturo Salma
(Torino); Bifano Leonarda (Torino); Nella, Vera, Luce Peraldo Bert, ricordando Mariuccia Jon Scotta (Campile-Candelo); Costanza e Roberto Peyrot, in
ricordo di Mariuccia Jon Scotta (Torre
Pellice); Costanza e Roberto Peyrot. in
. ricordo di Arturo Salma (Torre Pellice).
L. 60.000; Giordan Ernesto e Rosemma, in mem, del papà Giordan Michele:
Giordan Patrizia e Giorgio Bruno, in
mem. del nonno Giordan Michele.
L. 100.0CO: In mem. della cara Mariuccia Jon Scotta, Maria e Lidia Vay
(Torino); Elsa e Giulietta Raima, con
profonda riconoscenza per le affettuose
cure prestate al nostro caro Arturo
Baima: In mem. del sig. Arturo Balma, la DORCAS di Torino; Fiori in
mem. di Arturo Baima, i nipoti Franco
e Liliana: In mem. di Rodolfo Pasqualetti, famiglia Pasqualetti Bologna; In
mem. di Pasqualetti Rodolfo, famiglie
Bologna Rosati (queste due ultime offerte sono pervenute nel mese di agosto
c.a. e chiediamo scusa per il ritardo
nella pubblicazione).
L. 150.000: Fiori in mem. di .Arturo
Baima, la sorella Ida con Teofilo Pons.
L. 500.090; Ester, Roberto e Renato, in
mem. di Arturo Baima.
Errata Corrige; elenco doni mese di
settembre: il dono di L. 100.000 della
Chiesa di Como è in mem,, di Giuseppe
e Delfina Quaglia di Cantù.
La Polonia oggi
Il Comitato per la pace e il disarmo
organizza per venerdì 26 novembre alle
ore 20.45 presso l'Auditorium del Liceo
Scientifico (Vìa dei Rochis) Pinerolo un
dibattito sulla situazione polacca. Intervengono un rappresentante di Solidarnosc. Toni Ferigo, Guido Franzìnettì.
c( Quando anche camminassi
nella valle della morte non temerò alcun male perché tu sei
meco y>
(Salmo 23: 4)
La nostra cara mamma
Giuseppina Borio
ved. Garrou
ci ha lasciati. Ne danno il triste annuncio i figli Enrico, Erica, Alberto,
la mamma, la sorella Ginetta. le nipotine Alessandra e Nicoletta, le nuore
Kitty ed Elena e il genero Franco.
Un sentito grazie al dott. Cesare Ferrerò.
Torino, 16 novembre 1982
Si associano al dolore le cognate Alba Garrou ed Elena Ribet, il nipote
Gianfranco Baldi e le loro famiglie,
Emilia Lantaret e parenti tutti.
RINGRAZIAMENTO
« lo mi confido in te, o Eterno;
io ho detto: ^’Tu sei VIddio
mio. I miei giorni sono in tua
mano” ».
(Salmo 31: 14-15)
Le famiglie Coucourde, Beux, Costantino ringraziano riconoscenti tutti
coloro che con affettuosa solidarietà,
hanno partecipato, in qualsiasi modo,
al loro dolore per la scomparsa della
cara
Evelina Coucourde
nata Costantino
Un ringraziamento particolare ai vicini di casa e al pastore Rostagno.
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26 novembre 1982
PRIMA ASSEMBLEA DEL COORDINAMENTO ENTI SERVIZIO CIVILE
Tutelare l'obiezione
L’altra faccia
Una nuova sigla (il C.E.S.C.)
appare sulle pagine del nostro
giornale. Si tratta del Coordinamento Enti Servizio Civile. Questa associazione fra enti, gruppi
e associazioni interessati ai problemi del servizio civile in Italia
è stata fondata il 26 giugno di
quest’anno a Roma da cinque enti (tra cui il Movimento internazionale della Riconciliazione e la
Tavola Valdese) allo scopo di
coordinare un’azione autonoma
ed unitaria per affrontare le questioni generali connesse con il
servizio civile. Secondo lo statuto approvato in quella occasione
è compito del CESO far conoscere, realizzare, qualiffcare e
potenziare nel nostro paese il
servizio civile alternativo al servizio militare, basato sul principio della obiezione di coscienza.
L’attività del CESO riguarderà i
rapporti tra gli enti di servizio
civile;'tra gli enti, gli obiettori di
coscienza e le loro organizzazioni
ed organismi che operano nel
campo dell’obiezione di coscienza; tra gli enti e lo stato (Ministero della difesa. Regioni, ecc.).
Il CESO, tra l’altro, si impegna
a promuovere l’autenticità dell’obiezione di coscienza ed a qualiffcare lo svolgimento del servizio civile per contribuire a svi. luppare nella convivenza civile
la solidarietà, la nonviolenza, la
pace; è quindi uno dei compiti
di questa associazione quello di
svolgere un’azione contro fenomeni di strumentalizzazione del
servizio civile sia da parte degli
enti che da parte degli obiettori.
Il numero degli enti che hanno
dato la loro adesione è rapidamente aumentato ed al momento della prima assemblea, che si
è svolta a Bologna nei locali dì
uno degli enti fondatori, il GAVCI (Gruppo Autonomo Volontariato Civile in Italia, un gruppo
di estrazione cattolica situato alla periferia della città, sulla collina, in una bellissima villa di epoca napoleonica...), già almeno
una ventina erano gli enti interessati e rappresentati.
La legge, disattesa,
va modificata
Questa associazione di enti permette da una parte un disbrigo
più rapido di pratiche da parte
di tutti gli interessati, perché un
segretario residente a Roma (Via
Lungro 3) è a disposizione di tutti gli enti per i contatti che continuamente sono necessari con il
Ministero della difesa; d’altra
parte permette che una riflessione possa avvenire anche da parte degli enti sui vari problemi
del servizio civile in Italia. Esistono per esempio al momento
attuale, se non vado errato, ben
sei disegni di legge alla camera
e 5 al senato per modificare l’attuale legge sull’obiezione di coscienza varata nel 1972. Questa
legge ha bisogno di essere riveduta; il problema è di vedere
come lo sarà — e i progetti sono
enormemente diversi uno dall’altro. Indipendentemente dalla necessità di costruire una nuova
legge sul servizio civile, è cosa
ormai nota che la legge attualmente in vigore è spesso disattesa. Un convegno svoltosi a Lucca nel marzo di quest’anno, a cui
hanno partecipato organizzazioni
interessate al « volontariato » in
Italia, ha pubblicato una « protesta per le gravi inadempienze del
Ministero della Difesa nell’applicazione della legge 772, e in particolare per:
— gli elevatissimi ritardi nel
riconoscimento delle domande
per prestare servizio civile sostitutivo; i tempi di risposta infatti
non solo non rispettano i tempi
ordinari previsti dalla legge (6
mesi), ma si dilatano mediamente fino a 13-14 mesi, per giungere
nei casi estremi in tempi superio
ri ai 2 anni;
— l’entrata in vigore della circolare ministeriale n. 500081/3 del
19.9.79, che, prevedendo il congedo anticipato degli obiettori riconosciuti in ritardo, rende quanto mai aleatoria la durata del
servizio civile e impedisce una
corretta programmazione dell’attività dell’obiettore e dell’ente;
— i numerosi casi di distaccamento forzato di obiettori da
parte del ministero presso enti
convenzionati; la pratica è condannabile in quanto è evidente
che solo il libero accordo tra obiettore ed ente garantisce una
positiva esperienza di servizio;
— le continue difficoltà frapposte all’attuazione di corsi di
formazione, garanzia della qualificazione del servizio civile;
— il mancato pagamento dei
mesi di servizio svolto dall’obiettore nella qualità di « autodistaccato », prima che gli venga il riconoscimento da parte del ministero; è noto che la prassi di autodistaccamento è ampiamente
diffusa e che gli obiettori in que-,
sta condizione garantiscono un
Fondo di solidarietà
Prima di pubblicare qui appresso un nuovo elenco dei doni
pervenutici in questi ultimi tempi, desideriamo fornire ai lettori alcune informazioni sull’andamento dei nostro Fondo.
Anzitutto, ricordiamo che le
attuali destinazioni sono diverse
e precisamente; a favore della
Polonia, del Salvador e del Libano. Inoltre, sono sempre aperte le sottoscrizioni contro la fame nel mondo ed a favore del
programma di Lotta al Razzismo (PLR). Come certamente i
lettori ricorderanno, sono tutte
iniziative assunte dal Consiglio
ecumenico delle Chiese (CEO
di cui le nostre chiese sono membri, ed al quale invieremo le relative somme, non appena avranno raggiunto una certa qual consistenza.
Quanto prima dovremmo raggiungere la somma di L. 3 milioni per le tre prime iniziative:
invitiamo tutti quanti ad inviare le loro offerte in modo da
poter a nostra volta effettuare un
invio il più sollecito possibile.
Dobbiamo ancora aggiungere
qualche riga di carattere « burocratico » a causa di un paio
di versamenti effettuati sul conto del Fondo, ma non destinati
al medesimo. Anzitutto, dal presente conteggio, abbiamo dovuto stornare la somma di lire
20.000 : sul relativo bollettino non
era stata indicata la causale del
versamento e solo in un secondo
tempo ci è stato comunicato che
si trattava di un rinnovo di abbonamento e non di un dono al
Fondo. In secondo luogo, non
abbiamo contabilizzato la somma di L. 50 mila della scuola domenicale mista di Parma (Metodisti-Fratelli) in quanto l’abbiamo direttamente inoltrata al
concistoro di Pomaretto, promotore deH’iniziativa « s.o.s. Ciad »
cui la suddetta cifra era destinata.
Ricordiamo ancora una volta
ai lettori interessati che il numero del c. c. postale del nostro Fondo è il n. 11234101 (La
Luce, fondo di solidarietà. Via
Pio V 15, Torino) ed a questo
numero vanno inviate esclusivamente le somme destinate alle
iniziative di cui sopra.
Ed ecco ora l’elenco aggiornato :
A.M. L. 10.000: E. Cecio 10.000: L
Cecio Storino 25.000; Wl. Storino 50.000
A. Clemenzi (3 vers.) 450.000; L. Ko
vacs 5.000; E. Martini (2 vers.) 50.000
M. Bessone 10.000; S. C. 50.000; N. N
40.000; M. e E. Bein (2 vers.) 110.000
N. N. 25.000; Chiesa valdese Susa
50.000; D. Fontana 100.000; 0. Bufalo
50.000; F. Zerbini 106.550; lev 301.500;
S. C. 50.000; E. Resta 30.000; E. Selis
10.000; Scuola dom. Torre Pellice 219
mila; Marco e sua madre 20.000; F.
CacclapuotI 20.000; Colletta Chiesa Pomaretto 163.000; Nozze Bounous Long
69.400; M. Armosini 30.000; Precatechismo Il media Torre Pellice 61.380; A.
C. L. 50.000. Totale L. 2.155.830; prec. L.
2.500.103; in cassa L. 4.655.933.
Predicazione e povertà
(segue da pag. 7)
situazione. Successivamente, tra
i predicatori quaresimalisti di
mezza Europa, i francescani delle varie famiglie ebbero la loro
parte, dignitosa e rinomata. I
Cappuccini si distinsero per le
missioni al popolo. Tutt’oggi
hanno il privilegio di fornire il
predicatore al Palazzo apostolico. E’ un Cappuccino che ogni
anno predica la quaresima al
Papa e alla Curia.
Né possiamo dimenticare, infine, lo spirito missionario del
francescanesimo : la missione interna con istituzioni e opere a
favore dei bisognosi, e la missione esterna per l’annuncio di
Cristo fra i pagani. Dovunque,
sulle vie del mondo, il missionario francescano è presente.
Il francescanesimo non è tutto
qui. Uomini e situazioni si me
scolano nella realtà comune senza fare storia, semplicemente vivendo accanto alla gente la speranza e le passioni di tutti. Non
è poco. E’ un segno di grazia;
di quella grazia che ci trascende
e ci coinvolge, perché è la grazia di Dio.
I! raffronto fra Valdesio e
Francesco è abbastanza ricorrente. Di conseguenza, anche tra
il valdismo e il francescanesimo. La discriminante è individuata nella fedeltà o meno al
cattolicesimo ufficiale. Senza entrare nel merito, mi sia consentito concludere dicendo che la
cristianità ha bisogno, prima di
ogni altra cosa, di spunti che la
stimolino alla conversione. Quanto più numerosi essi sono, e diversificati, tanto meglio è, per
il bene di tutti.
Giulio Vicentini
(segue da pag. 1)
servizio che va riconosciuto come tale;
— Taumentare del numero delle domande respinte, con motivazioni spesso pretestuose, talvolta al limite delTillegittimità;
— le enormi difficoltà incontrate dagli enti, specialmente se piccoli e struttùrati in forma associativa o cooperativistica, a stipulare convenzioni con il ministero per assumere obiettori ».
Il discorso prosegue
Di questo e di altro si è parlato
a Bologna, nella prima assemblea del CESO. Se dello spazio
ci sarà dato contiamo ritornare
sui temi dell’obiezione di coscienza, sulla proposta di legge presentata dal governo nell’agosto
’81 verso una nuova normativa
sul servizio civile e, per quel che
ci concerne, sul lavoro che il comitato valdo-metodista in favore
degli obiettori di coscienza ha
fatto recentemente. Intanto il
numero degli obiettori continua
ad aumentare. Eugenio Rivoìr
sta certo in disparte ed è lanciata nella propaganda per il riarmo. Ma quella che ho conosciuto
io è un’altra America, mobilitata nella battaglia per la pace.
L’avevo già conosciuta a Pentecoste a Comiso, quando avevo
sentito in piazza un rappresentante delle Chiese presbiteriane e
metodiste in USA presentarsi come profondamente americano,
cristiano, eppure decisamente
contrario alla base missilistica
di Comiso. QuelTintervento mi
era parso dirompente perché
sbriciolava il quadro che in Italia
ci è continuamente presentato e
sul quale si basa tutto l’attacco
al movimento della pace: l’accusa di essere filo-sovietici, contro
l’Alleanza atlantica, contro l’America. Ebbene, quella stessa
realtà esplosiva l’ho ritrovata all’interno delle chiese in questo
viaggio attraverso gli Stati Uniti
come una realtà vissuta in modo
appassionato. Non c’è tappa del
mio viaggio in cui non m’abbiano chiesto cosa fanno le chiese
evangeliche per la pace in Italia.
— In particolare, che cosa hai
detto a questo proposito?
— Ho detto il mio apprezzamento per la spinta morale delle loro motivazioni senza la quale non è possibile lottare né per
la pace né per altro. Ma ho anche osservato che noi in Italia
cerchiamo di portare avanti una
analisi politica di questa grossa
questione e li ho invitati a fare
lo stesso per non rimaner bloccati ad un certo punto della lot-'
ta, cercando invece di vedere come si muovono i meccanismi economici, politici e militari. Questo
discorso non è stato rifiutato
nelle chiese e anzi ovunque l’ho
iniziato mi è stato chiesto di portarlo avanti.
Alcune impressioni
— Quale valutazione complessiva dai degli Stati Uniti?
— Nessuna valutazione! Questp
è stato per me il primo contatto
con la realtà statunitense e non
mi sento assolutamente in grado
di dare giudizi complessivi. Ma
ho riportato alcune impressioni.
La prima è che non è vero che
la società americana sia quel
blocco monolitico che cosi spesso ci viene presentato, con due
partiti, che sono poi praticamen■ te uguali salvo questioni marginali o determinati comportamenti, a gestire una società compatta.
Non è vero, perché c’è una sinistra molto viva, certo minoritaria, ma che si pone seriamente
il problema della trasformazione
della società.
Un’altra riguarda il diverso
ruolo delle chiese. Mi è sembrato che tutto il discorso « fede e
politica » negli Stati Uniti non
riguardi solo le chiese intese come un settore appartato della società ma la società nel suo insieme. Gli ambienti con cui ho
preso contatto non erano solo
ambienti ecclesiastici, separati
dalla realtà, ma erano sezioni,
spaccati, « pezzi » della società.
In altre parole, l’ambiente ecclesiastico che si pone il problema
del cambiamento si identifica con
quello della sinistra militante. Ho
avuto contatti anche con ambienti di sinistra al di fuori delle
chiese, ma si sentiva che erano
ambienti rarefatti, minoritari. È
invece nelle chiese che si percepiva chiaramente la presenza di
tutta questa sinistra impegnata
ad affrontare il problema della
trasformazione della società.
E infine una forte impressione
relativa al nostro ruolo.
— Nostro di chi?
— Di noi europei, italiani, ma
anche di noi chiese evangeliche
di minoranza che in questi anni
nel movimento giovanile e nei
centri della gioventù abbiamo
portato avanti un’analisi della situazione in cui viviamo. Noi che
in gran parte ci riconosciamo nel
contesto delle varie articolazioni
della sinistra italiana abbiamo,
proprio all’interno di questa sinistra differenziata, il compito di
non tener per noi questo patrimonio, ma di stabilire contatti,
intrecciare un dialogo, costruire
punti di riferimento in uno scambio reciproco, in cui abbiamo
certo molto da ascoltare e da
imparare, ma abbiamo anche
molto da dare.
— Che possibilità concrete ci
sono in questa direzione?
— Non cominciamo certo da
zero. Non è da oggi che parliamo di queste cose e stabiliamo
contatti attraverso scambi, seminari, proprio sui grossi temi del
cambiamento, della trasformazione, del dialogo. Da queste esperienze è nato il Centro Ecumenico Italiano che ha sede in Roma,
e il cui Comitato direttivo è composto da 4 protestanti e 4 cattolici, 4 uomini e 4 donne, che tra
l’altro ha avuto una parte rilevante in questo mio viaggio, dato che il direttore del Centro, Ed
Grace, mi ha' accompagnato come interprete, risolvendo anche
varie questioni organizzative.
Penso che questi scambi vadano continuati e sviluppati e in
particolare intendo proporre a
Ecumene di organizzare per metà gennaio un incontro proprio
su questo tema: la sinistra americana e ,il suo rapporto con noi
in Italia. Inviteremo ovviamente
fratelli e sorelle delle nostre chiese ma anche esponenti della sinistra italiana e questo potrebbe
essere un primo passo per avviare quel coordinamento che ritengo assolutamente indispensabile
per proseguire. Ne ho parlato
durante il mio viaggio e ho già
l’adesione di una sorella metodista, Sheila Collins, che da anni lavora molto in questo campo
e forse verrà anche il teologo
battista Harvey Cox.
— È quindi questo collegamento ciò che riporti come necessità prioritaria dal tuo viaggio?
— Assolutamente. Tra l’altro
penso che anche per i movimenti per la pace in Europa e in
particolare in Italia non ci sarà
sviluppo e riuscita senza questo
collegamento. È indispensabile
collegarsi con quest’altra faccia
deH’America, con quest’altra America democratica e pacifista,
perché è solo attraverso questo
collegamento che troveremo le
forme per un’azione comune.
Intervista a cura di
Franco GiampiccoH
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Vigllelmo.
Editore: AiP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
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■ La Luce ■: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
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