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ECO
Num.
Lire 70
•jCV ■'v
Si?. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOV.A
Settimanale
della Chiesa Valdese
ABBONAMENTI /
Eco:'L, 2.500 per rinterno
'estero
1«.
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE - 27 Febbraio 1970
Amm.; Via Cavour 1 • 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
l^ullio Vinay ha partecipato alla ^^^fei^za mondiale dello sviluppo
organizzata a Montreuxydaij Con^glw^écumenico delle Chiese
lo svilup del Terzo Moodo e£olui che, solo, io ooove tolte le coso
Dal 26 al 31 gennaio, a Montreux, il Consiglio Ecumenico ha
organizzato una conferenza mondiale sui problemi dello sviluppo.
Eravamo un centinaio di membri
di circa cinquanta diverse nazioni,
oltre a altrettanti osservatori. La
grande maggioranza era di persone impegnate o di competenti, e la
conferenza è stata realmente un
incontro di lavoro che ci ha intrattenuti dalla mattina alla sera.
Nulla da eccepire su tutto ciò. A
volte televisione e fotografi ci hanno disturbato non poco, ma questo è il normale contributo che si
paga alla libertà d’informazione.
Purtroppo questa è più visiva, atta a appagare la curiosità della
gente che ad interessarla ai problemi, e il pi'oblema dello sviluppo è oggi in primo piano nelle
preoccupazioni del Consiglio Ecumenico e dovrebbe divenire il problema essenziale di tutte le chiese.
I sei conferenzieri che hanno
dato il tono alla Conferenza sono
anche personalità di primo piano:
il Dr. E. Hamilton della Bi'ooking
Institution del Massachus.setts, il
orof. S. L. Palmer, economista indiano, Monsi;; 'ior Helder Camara
del Brasile, il Dr. E. Eppler, mini
Se oggi i popoli ricchi sono,
per la maggior parte, popoli
i'ondati su una civiltà giudeocristiana, essi devono in parte
a questa liberazione spirituale^ il
loro sviluppo e la loro evoluzione sociale, e in parte pure alle
condizioni spesso miserevoli nelle quali altri popoli hanno lavorato per loro. Oggi i cristiani
non possono approfittare da soli della loro ricchezza, senza tradire l’Evangelo ; essi sanno che
devono porre un limite alla loro prosperità per permettere a
tutti gli uomini (e anche a sè
stessi) di realizzare la loro vocazione umana. Numerosi^ nori
credenti i quali, talvolta più dei
cristiani, hanno lottato per la
giustizia sociale, c:rcano anche
essi in questa lotta un senso alla loro vita.
( dalla « Dichiarazione di
Berna »)
stro per la cooperazione economica del governo di Bonn, il prof.
André Philip del Centro di Sviluppo OCDE di Parigi, il Dr. R. Cardine!' della commissione economica delle Nazioni Unite. _
Come sempre la conferenza si e
divisa in gruppi di lavoro. Nel l'oio,
che doveva trattare il « senso dello sviluppo » v^erano, fra altri il
Dr. Hans Timme che presiedeva,
A. Tolen, che molti agapini conoscono, il prof. Biéler, il prof. E. de
Vrics, il past. Abrecht. Il dialogo
è stato costruttivo ed armonico
nel contributo di ognuno. Negli altri gruppi deve essere accaduto lo
stesso a quanto si è visto dalle relazioni ben fatte e rispondenti allo scopo che era di riorganizzare
gli interventi che, attraverso il canale del CEC, devon promuovere
lo sviluppo del Terzo Mondo. E
inutile dire che la parola « sviluppo » è ormai di comodo, perche
non vi è più alcuno che pensi che
essa sia legata alla ricchezza, e che
i grassi paesi del Nord possan esser considerati onestamente sviluppati.
Ogni conferenza che introduceva il lavoro della giornata successiva è stata di valore. Qui citiamo
solo H. Camara per il tono cristiano che lo distingue (v. a pag.
4-5 altre citazioni dagli interventi
Aiuto, con parsimonia - Le motivazioni, l’amote e la speranza, o l'egoismo e la paura? - La chitìste/'-ha iftl'piegato tanti secoli ad accorgersi che il suo compito è ne^'’mondo, ed ora
che se ne è accorta dimentica chi la ha mandata ad esso!
alla Conferenza e altre notizie relative alla stessa, al problema dello sviluppo e alla responsabilità
delle Chiese- al riguardo. N.d.r.):
(...) La nostra responsabilità di credenti ci fa tremare. L’emisfero nord,
l’area sviluppata del mondo, il 20% che
possiede l’80% delle risorse del mondo,
è di origine cristiana. Quale impressione del cristianesimo possono avere i nostri fratelli delTAfrica e dell’Asia e le
masse dell’America Latina, se un albero
ha da esser giudicato dai suoi frutti?
Perché noi credenti siamo maggiormente responsabili del mondo ingiusto in
cui ci troviamo...
Il cristianesimo è invocato per dirigere una specie di crociata contro il
comunismo. E’ invocato per combattere l’onda di odio, di profondo risentimento e di terrore che sorge dappertutto.
I 20% che lasciano gli 80% stagnare
in una situazione spesso sub-umana,
che diritto hanno di sostenere che il
comunismo schiaccia la persona 'umana? I 20% che tengono gli 80% in una
situazione sub-umana, sono o non sono
responsabili della violenza e dell’odio
che cominciano a scoppiare dappertutto nel móndo?
Durante il corso dei secoli le ingiustizie sono diventate sempre più solidamente trincerate, e si sono perpetuate fino al punto che ormai le accettiamo come « ordine sociale » che ha da
esser difeso e protetto. Mentre questo
succedeva, noi credenti ci siamo staccati dai problemi di questo mondo cosi
tanto che abbiamo reso più facile l’abbarbicarsi di queste ingiustizie.
Ancora più tri stè di questo è lo spettacolo presentati) da noi, credenti, lacerati dalle lotti- e dai dissensi che lacerano il vestito di Cristo che è senza
cucitura...
Che testimon l’iza splendida potremmo dare se ci unissimo con i nostri
fratelli credenti nei paesi sviluppati per
fare tutto il nostro possibile per superare l’egoismo d..'ll’emisfero nord... che
è l’emisfero cristiano, o almeno cristiano di origine! Se facessimo di tutto per
influenzare Tei. sTero nord e spingerlo
a riesaminare implicazioni della giustizia nei suoi pporti con i paesi sotto-sviluppati!
(...) Tutti SO’
no abusi e in-socio-economii, '
Ma (dicono i g’
legiato) è impo
alcuni mesi o :
biare le cose >
per costruirsi,
sono frenati d.
biamenti sono
. d’accordo che esistonistizie nelle strutture
e politico-culturali,
erni e il settore privi• ibile in alcuni giorni,
,iche alcuni anni cam.0 hanno voluto secoli
'Tolti leaders cristiani
i paura che se i cam:ppo rapidi potrebbero
rovesciare « l’or.Kne sociale », minare
principio deli:., irita e distruggere la
proprietà priv. :
E’ lì che le d! Isioni cominciano nella
chiesa stessa; disaccordo fra la gente
cauta, moderai I che vuole un cambiamento tranquillo, graduale, non affrettato e quelli che sentono che non c’è
troppo tempo da perdere, perchè abbiamo da riprendere secoli di stagnazione, abbiamo da confessare gravi peccati d’omissione.
L'ordine sociale? Ma di quale ordine
sociale parlano? Quello che vediamo
oggi, che consiste nel lasciare milioni
di figliuoli di Dio nella povertà misera
bile, dovrebbe piuttosto essere chiamato disordine sociale, ingiustizia sistematizzata. Proprietà privata? Non è evidente a tutti che su questo punto noi
cristiani abbiamo abbandonato i Padri
della Chiesa, e che abbiamo finito per
attribuire il diritto divino alla proprietà
privata? dato che la legge di Dio dice
che la ricchezza del mondo dovrebbe
essere condivisa fra tutti, e non dovrebbe mai formare dei monopoli odiosi e
oppressivi?
(...) Avete certamente notato che follie e crudeltà sono commessi col pretesto di prevenire la sovversione e di
combattere il comunismo.
La prima conseguenza è che le strutture attuali sono conservate, strutture
in cui secoli di violenza son trincerati,
perché proteggono i privilegi di una minoranza a spese della povertà di milioni. Si adottano metodi totalitari, si
incoraggiano i delatori, tutti sospettano gli altri; ia libertà è completamente
sospesa, libertà di parola inclusa; l’atmosfera è di un’insicurezza completa:
incarceramenti arbitrari, torture fisiche
e morali utilizzate per estorcere confessioni. Non pensate che alluda a qualche
paese in particolare; la cosa grave è
che l’ossessione dell’anti-comunismo ci
porta logicamente a questi metodi che,
a loro volta, portano a un’.antagonismo
e a una violenza sempre crescente.
Chi è sinceramente democratico, chi
crede nel potere della verità e dell’amorc e vuole parlare, non lo può fare,
perchè non può scrivere o tenere riunioni. Le sue intenzioni sono male interpretate e non ha nessuna opportunità di dire la verità. Non si vuole credere ciò che dicono o hanno detto i
prigionieri politici. E’ dunque facile capire perché i giovani, specialmente, ricorrono alle azioni clandestine e cercano di combattere violenza con violenza.
A questo punto è possibile prevedere
il ruolo (forse decisivo) che il Consiglio ecumenico e la Commissione « Giu
Verso nuovi «beni di consumo,
Armi come saponette
Neutrali o no, nessuno si salva - La grave responsabilità dei cristiani e delle Chiese
In questa nostra epoca in cui più
che mai le discordie fra le nazioni (e
nelle nazioni) in lotta vengono affidate
alle armi e siamo costretti ad assistere, oltre che a combattimenti « regolari », a delle vere e proprie azioni criminali condotte sui civili, quali ad
esempio i massacri in Vietnam e l’uccisione degli operai egiziani alla periferia del Cairo, dobbiamo constatare,
con profonda amarezza, che il solco
che divide da una parte il progresso
tecnico e scientifico e dall’altra la natura belluina e rapace dell’uomo si va
facendo sempre più profondo ed incolmabile.
Da qualche parte, anche in Italia, si
cerca di reagire a questa spaventosa
realtà e si sente fare qualche denuncia.
Un servizio televisivo, recentemente
apparso ed uno scritto di Piero Marras sul periodico indipendente « L’incontro » ci inducono a riprendere l’argomento.
Mentre i due terzi deH’umanità soffrono la fame, si continuano a .spendere cifre iperboliche nella fabbricazione e nel commercio degli armamenti:
un dato, neppure recentissimo, ci informa che nel 1965 si sono spesi a tale
scopo circa 120 mila miliardi di lire,
il che vuol dire circa 40 mila lire per
ogni essere umano vivente sulla terra!
L’aspetto più odioso in questa corsa
alle armi è che in prima linea, tra i
fabbricanti d’armi, troviamo due nazioni « neutrali »: la Svezia e la Svizzera. Marras fa notare come nei giornali si leggano reciproche accuse a ciascun Stato di essere un mercante di
armi: in realtà, nessuno si salva, né
Parigi che vende aerei alla Libia (dietro l’alibi formale della promessa di
Tripoli di non immischiarsi più nella
guerriglia del Ciad dove i francesi sono invischiati coi loro paracadutisti),
né Roma, a suo tempo in qualche rnodo implicata nel traffico verso la Nigeria, né Bonn, né Londra, ne Mosca,
né Washington, né Praga ecc. ecc.
La « legalità » e la « rispettabilità »
industriale e commerciale delle ditte
produttrici d’armi le hanno portate a
curare in modo del tutto particolare le
loro « public relations »; in altri termini, siamo giunti al punto che, oltre
alla pubblicità delle varie saponette,
dentifrici, detersivi, ci dovremo assuefare a veder reclamizzati fucili, mitra
di Roberto Peyrot
gliatrici, cannoni e forse —■ chissà! —
una pratica bombetta H tascabile.
Penso che diversi lettori abbiano visto coi loro occhi, in occasione del succitato servizio televisivo, il cortometraggio pubblicitario svedese in lingua
italiana (le Case produttrici infatti,
con squisita sensibilità, provvedono ad
inviare il materiale pubblicitario nella lingua del paese cui esso è destinato), che magnifica le doti di velocità,
di manovrabilità, di volume di fuoco
di un carro armato!
Ma la propaganda più capillare avviene mediante cataloghi ed anche con
inserzioni su riviste, persino femminili, in cui, a dilTerenza degli altri prodotti, manca solo il prezzo della
« merce ». Qualche esempio:
Da « Aviation Magazine », « Flight
International » oppure « Soldat and
Tecìmik », a caso.
La Douglas sottolinea, oltre che la
qualità dei suoi prodotti anche il fatto che danno la morte a buon mercato: « Lo Skyhawk nell’azione è altrettanto temibile del falco nel suo elemento, con le sue bombe, i suoi proiettili e i suoi cannoni. E tuttavia il suo
prezzo è inferiore della metà al prezzo
di altri aerei tattici simili. Inoltre costa assai poco per la manutenzione ».
La tedesca Rheinmetal col titolo
« L’esperienza al servizio del progresso » vanta le sue armi; « la mitragliatrice MG-3 migliora ciò che è già perfetto (la MG-2) »; mentre la pacifica
Svizzera magnifica « il cannone da 35
mm. Oerlikon, arma eccellente per
ZOOMATIC
Vincoli
vecchi e nuovi
In Europa la gente non capisce
più perché cattolici e protestanti
siano due cose diverse, se non
per qualche motivo politico e in
genere estraneo alla religione.
Questo è il giudizio della gente
che vede dal di fuori.
Lo storico e il sociologo possono in effetto ancora domandarsi
che cosa ci sia di diverso, tra questi due fenomeni ecclesiastici, se
non qualche resto facilmente
spiegabile con delle ragioni contingenti. Questo è il giudizio degli uomini abituati all’analisi.
I credenti infine, che vivono
dal di dentro le loro realtà ecclesiastiche, sentono che esse non
sono più adeguate alle « esperienze » che loro fanno.
Bisogna dunque tirare le somme: l’ecumenismo non ci avrà
portato all’unità delle chiese e
delle confessioni, secondo le parole dei suoi iniziatori, ma sarà
stato nient’altro che l’espressione
del rompersi dei vecchi vincoli
confessionali.
Male o bene? Dipende. Potevamo noi pensare che il credente
nel inondo non avesse altro modo di essere che etichettato e legato ad una determinata conventicola per sempre?
Dunque bene, in somma. Ma il
seguito alla prossima settimana.
Non per rimangiarci quel che è
stato detto, ma perché secondo
una vecchia legge al bene segue
il male, e non vorremmo lasciarci
sorprendere.
Vie Rabel
combattere con successo aerei e missili ».
La Hugues-Helicopters californiana
magnifica i suoi prodotti con queste
parole: « Un rude gigante per una rude guerra! Ecco come si toglie d’impaccio un elicottero leggero che discende fino sulla chioma degli alberi
per scovare i Vietcong » e così avanti
di questo passo.
Nel suo articolo, Marras passa in
rassegna gli acquirenti e l’elenco è
quasi interminabile. Dal Sudafrica al
Marocco, dalla Grecia al Portogallo,
dal Perù al Messico, e poi Malaisia,
Australia, Nuova Zelanda, Libano,
Egitto, Israele, ecc. Non solo, ma vi è
poi la lotta fra gli stati « fornitori »
onde procacciarsi interessi di ogni genere, specie politici ed economici.
Altrettanto consistente ma, se possibile, ancor più ripugnante, è il « mercato dell’usato ». Dopo breve tempo,
stanti i continui progressi tecnici, gli
eserciti debbono rinnovare periodicamente i loro armamenti ed allora subentrano delle ditte private che acquistano la « merce » a cifre irrisorie
(tanto, paga il contribuente!) rivendendola poi, specie ai paesi del Terzo
Mondo con enormi guadagni, non solo,
ma in gran parte dei casi « favorendo »
nello stesso tempo le due parti nemiche fra loro! I morti così si aggiungono ai morti e con Tandar del tempo
si viene sempre più creando quella
mentalità — in parte inconscia — di
assuefazione e di lassismo che rischia
di coinvolgere l’umanità intera.
Che cosa facciamo noi, come cristiani? Veramente poco o nulla. Eppure
il problema oggi concerne ciascuno di
noi. Si tratta di una responsabilità,
prima personale, sia sul piano dei
principi e delle idee, e sia sul piano
del nostro comportamento pratico.
Questa responsabilità si deve poi ampliare a livello di comunità, poi di
chiesa, poi di chiese, di tutte le chiese.
fcontinua a pag. 3)
stizia e Pace » sono chiamati a giuocare
nei piani di Dio, come la coscienza del
mondo libero e come una portavoce di
quelli che non possono parlare per sè.
Non dovremmo illuderci: un cambiamento nelle strutture dei paesi sottosviluppati non sarebbe possibile senza
un cambiamento nelle struiture dei
paesi sviluppati. L’espressione dev’essere presa alla lettera. Non si tratta solo
di cambiamento di mentalità nei riguardi dei paesi poveri: si tratta di un
cambiamento profondo nella politica
commerciale internazionale. Per quanto
tempo permetteremo ancora che i trusts
internazionali rendano alcuni piccoli
gruppi di uomini favolosamente ricchi,
rnentre tengono altri milioni in schiavitù? Che non mi si venga a dire che
ogni giorno i trusts diventano più democratici perché milioni e milioni di gente del popolo diventano azionisti e perciò controllano le aziende... Azionisti,
sì, nel senso che possiedono alcune azioni, ma senza alcuna voce di fronte
al gruppo che dirige il trust in modo
anonimo, impassibile e freddo, senza
preoccuparsi di incontrare sul suo cammino persone schiacciate...
Guai a noi se dimentichiamo che
Dio esiste e che ha e avrà sempre il
diritto d’intervenire nell’ ordine naturale.
Siamo testimoni del fatto che il nostro Creatore e Padre ci ha voluto formati a Sua immagine e somiglianza e
ci ha dato di regnare sulla natura e di
completare la Creazione.
Quando chiedete se è possibile citare
un esempio di un paese che, senza violenza armata, ha potuto cambiare le
sue strutture, è possibile rispondere
che fino a poco fa l’umanità non possedeva i potenti mezzi di comunicazione
che abbiamo oggi.
Avviene però che in questi paesi sotto-sviluppati, coloro che vogliano rovesciare le strutture attuali, .se usano metodi democratici, non hanno accesso a
questi potenti mezzi di comunicazione,
pur non perdendo i loro diritti civili.
Rendere questo servizio nella causa
della Pace: senza misurare i sacrifici,
cercando di provare che la verità, l’amore e la fede, con la benedizione divina, son capaci di smuovere e di far
crollare le mura di Gerico.
È Stata una conferenza ricca di
interventi dinamici specialmente
da parte dei delegati del Terzo
Mondo; ciononostante mi ha lasciato perplesso e non per cose di
secondaria importanza. Sia nel
gruppo di lavoro che in seduta
plenaria, ho osservato che il vero
servizio della Chiesa è la testimonianza a Gesù Cristo e questo fatto si deve rilevare chiaramente e
esplicitamente non solo nella mo
(continua a pag. 4)
2
pag 2
N. 9 — 27 febbraio 1970
"DIO RICONCILIA E LIBERA” : VERSO ^ASSEMBLEA RIFORMATA
E CONGREGAZIONALISTA DI NAIROBI (AGOSTO 1970)
Esodo 3: 1 -14
1 Giovanni 1: 1 -10
È indiscutibile, pare, ohe tutti gli
uomini amino la libertà e cerchino
la pace. Ma non pare evidente che
tutti gli uomini cerchino Dio. Nell’occidente secolarizzato la parola
’Dio’ è diventata imbarazzante e la
si evita, sia perché non si sa quel
che voglia dire, sia perché può provocare disaccordi. In tutto il mondo,
anche in società non secolarizzate la
parola ’Dio’ può suscitare divisioni,
È rAllali dei brahmani? Gli uomini cercano il nirvana? Oppure bisogna assimilare Dio al movimento
dialettico della storia, sorgente di
tutto? (Qualunque sia l’elemento
unificatore dell’umanità, non pare
essere Dio.
D’altra parte, però, Dio corrisponde a un’aspirazione umana fondamentale. Se chiamiamo ’Dio’ ciò a
cui gli uomini attribuiscono valore,
ciò a cui sono fedeli, ciò che onorano, il senso profondo che cercano
di dare alla loro vita, ciascuno ha
uno o più dèi, ovvero ciascuno cerca dio o spera in dio. O ancora, se
si dispera, si dispera di trovare dio,
di scoprire un significato, una ragion d’essere della vita. Gli antropologi pretendono che non si trovi
alcuna società che sia stata totalmente sprovvista di religione, sotto
questa o quella forma. In tutte le
società esistono credenze o riti mediante i quali gli uomini evocano
ciò che considerano la loro ragion
di vita, la sorgente dei valori ai quali tengono e il fondamento della loro società.
Ogni società pratica dei riti per la
nascita, i matrimoni, le sepolture,
l’incoronazione dei re o l’installazione dei presidenti. Persino le società risolutamente atee, come PUnione sovietica, sembrano essere state costrette a trovare, sul piano comunista, degli equivalenti dei sacra-menti cristiani. La popolazione sovietica visita il mausoleo di Lenin
sulla Piazza Rossa quasi come i pellegrini, nel Medioevo, andavano a
raccogliersi davanti alle tombe dei
santi, e il partito comunista presenta numerose analogie con una chiesa
laica.
Perché, dunque, la religione è
talmente inevitabile e universale,
mentre, è cosi difficile accettare ’Dio’
il quale provoca tante divisioni e
tanto imbarazzo? Se ci riportiamo
all’epoca mosaica, la risposta ci appare chiara: per gli Egiziani, fra i
quali Mosè è stato allevato, la religione era l’adorazione delle forze
della natura e dei raccolti, le quali
costituivano l’universo quotidiano
degli uomini. Adoravano il sole come un dio, le forze della natura si
manifestavano nell’alluvione annuale del Nilo e nella crescita annuale
delle colture: adoravano gli dèi delle loro c ttà e Faraone, incarnazione della loro vita nazionale, dell’Egitto stesso. Per loro essere religiosi e adorare tutti questi dèi voleva
dire sentirsi integrati nella vita della comunità e, di fatto, nell’ordine
della natura; voleva dire assicurarsi che le forze grandiose della natura, il sole e il fiume, e le forze temibili della vita sociale, le città e
la nazione, fossero loro amici, ’dalla loro parte’. L’integrazione armo
Comunicatì
Il Consiglio di collegamento dei
gruppi femminili evangelici in
Italia ha mandalo a tutte le responsabili di Unioni 3 circolari
corredate dagli studi su « La comimità » (Nell'Antico Testamento, nel Nuovo e oggi). Se qualcuno non le ha ricevute, le richieda
al Consiglio, Via Firenze 38, 00184
Roma. Questo materiale è stato
preparato in vista degli incontri
regionali di primavera.
La Federazione Femminile Valdese organizza il suo Congresso
a Venezia il 25-26 aprile 1970; tema: L’emigrazione. Le Unioni
hanno diritto a una delegata ogni
40 membri o frazione Seguirà
programma dettagliato.
Il Comitato Naz. FFV
DIO
Gli uomini sono forse uniti nel loro desiderio di libertà e di pace, ma non sembrano uniti nella loro ricerca di Dio - La
parola ((Dio)> pare dividere gli uomini
piuttosto che unirli - Eppure tutte le
società sembrano avere una religione.
Lutti onorano certi ideali e certi valori,
il Dio operante della Bibbia è al di
sopra di questi valori
ma
niosa della vita deH’uorno nella vita
della natura e della società costituisce una benedizione non trascurabile. Dev’essere una delle aspirazioni
istintive e uno degli obiettivi essenziali deH’uomo, anche oggi. Né potremmo stujjirci del fatto che una
religione la quale offra tale sintesi,
raccolga tanti adepti. La loro professione di fede è forse conservatrice, idealizza indubbiamente lo statu quo, ma attira fortemente coloro
che si interessano più alla soddisfazione che all’avventura.
Paragoniamo questa religione a
quella che Mosè offriva. Certo, egli
invitava gli Israeliti a fuggire la
schiavitìi, ma anche la sicurezza; li
impegnava ad abbandonare un complesso di abitudini familiari e ben
stabilite, ad accettare la vita rude e
piena d’imprevisti dei nomadi del
deserto. Il Dio che Mosè chiamava
Israele a servire sembrava lontano e
inaccessibile quanto il deserto in cui
comandava a Mosè di recarsi. Gli
dèi d’Egitto, il sole e Faraone, erano visibili, tangibili, familiari; il
Dio di Mosè era invisibile, il suo nome costituiva un enigma e il servizio da rendergli un’avventura nell’ignoto. Chiamando gli Israeliti ad
adorare e a seguire questo Dio, Mosè li invitava a liberarsi daU’attaccamento agli elementi della loro vita
quotidana e dai loro interessi personali, per servire un Signore più
alto dell’individuo, della famiglia o
della nazione, ph'i alto del mondo
stesso.
La storia della vita del popolo di
Israele con Dio è la storia di una
scoperta e riscoperta continua della
trascendenza di Dio. Ogni volta che
Israele è ricaduto nel paganesimo,
si è fatto riprendere con durezza dai
profeti. Ogni volta che si è messo a
trattare il Signore come un dio domestico, che ’non aveva altro da fare se non’ prendersi cura del suo
popolo e servirne gli interessi, i profeti e gli avvenimenti della storia si
sono incaricati di ricordargli che Dio
è il Dio di tutti gli uomini e che
Israele era il suo servo, non viceversa.
Si potrebbe supporre che gli uomini abbiano ormai imparata la lezione : Dio è unico e non ci sono altri dèi al suo cospetto. Tutto tende
però a provare che ogni individuo e
ogni grujipo umano devono continuamente reimparare la lezione.
Tutti siamo, a modo nostro, abbastanza religiosi, ma potrebbe darsi
che la religione che siamo inclini a
praticare rassomigli più al paganesimo dell’Egitto che al monoteismo
del Sinai. In primo piano noi mettiamo le nostre famiglie, le nostre
scuole, le nostre comunità, i nostri
affari e il nostro paese, il che è naturale e giusto: tutto questo è bene,
ma non è il bene supremo e il messaggio del testo: « Non avrai altri
dèi al mio cospetto )> ci ricorda che
occorre dare un correttivo serio a
questi legami familiari della vita
quotidiana, per non parlare dell’interesse del quale circondiamo la nostra persona; che bisogna proprio
s])ogliarli del loro carattere assoluto, situarli al loro vero livello e sostituirli con la dev'ozione per eccellenza, la sola assoluta.
Le religioni naturali: i culti minori <lella famiglia e della s;'Uola,
della nazione e della cultura, saranno sempre popolari e avranno la loro i>arte, ma l’adorazione del Dio
unico imj)licherà sempre un certo
giudizio sui nostri legami meno importanti. Li sosterrà, ma soltanto se
restano al loro posto; li affermera,
ma soltanto nel loro quadro. Dio è
semj)re ])iù grande di ciò a cui |)ossiamo confortevolmente adattarci. In
j)resenza di Dio dobbiamo senij)re
toglierci i calzari e nasconderci il
volto. Gli dèi ai quali possiamo allattarci, gli dèi che possiamo addomesticare non sono i I SIGNORE.
Forse non è male che troviamo
bizzarro e imbarazzante la parola
’Dio’. Vuol dire, forse, che l’espe
rienza di Mosè davanti al rovo ardente o di Isaia nel tempio ha influito su noi. Dopo tutto, gli ebrei
rifiutavano di pronunciare il nome
di Dio, ma utilizzavano perifrasi e
circonlocuzioni per evitare che le
loro labbra profanassero il nome dell’Altissimo. (Quando diciamo a Dio »
e sappiamo quel che diciamo, ci
mettiamo al nostro posto e situiamo
il mondo che ci circonda al posto
che gli spetta.
Ma c’è un altro aspetto. Dio non
è soltanto il Signore, il Creatore, il
Re e il Giudice, ma anche il Pastore d’Israele, che lo chiama per nome ,piange sui suoi sviamenti e soffre per le sue iniquità. È anche il
Padre di Gesìi Cristo, nel quale riveste la nostra carne, vive la nostra
vita e muore della nostra morte.
Non che il Nuovo Testamento abbia
scoperto all’improvviso che il Dio
trascendente dell’Antico Testamento
era pure immanente e abitava fra
gli uomini. Il Dio che ha parlato a
Mosè è sempre stato un Dio che ha
cercato gli uomini per stringere con
loro un patto e condividere la loro
vita. Ciò che in Gesù Cristo apprendiamo riguardo a Dio non è diverso
da ciò che apprendiamo attraverso
Mosè e i profeti. Non si può dire
che il Dio di Mosè è un Dio di giustizia, mentre il Dio di Gesù è un
Dio d’amore. Non sarebbe Dio, se
non fosse l’uno e l’altro. La giustizia
senza Taniore e l’amore senza la
giustizia non sarebbero degni di Dio,
almeno di quel Dio che si è fatto
conoscere attraverso Mosè, i Prof''ti e Gesù Cristo. L’amore di Dio è
un amore santo.
Questa è forse un’altra delle ragioni che ci fanno esitare a usare la
parola ’Dio’. Tutti — o quasi —
sono per Gesù. Gli agnostici e gli
umanisti, gli hippies e i teologi della morte di Dio, tutti si richiamano
a Gesù, probabilmente perché lo
considerano Tincarr.azione del loro
ideale: il rivoluzionario che si mette a fianco dei poveri, il nemico del
le istituzioni costituite, colui che si
oppone ai farisei e ai puritani. Quel
che guasta .le cose è la j)retesa di Gesù, di parlare da parte di Dio, di
giudicare in nome di Dio, di perdonare per la potenza di Dio. Questo
aspetto della persona di Gesù non
entra nel nostro modo di pensare;
così,diventa imbarazzante, unico del
suo genere. Accettare Gesù è altrettanto difficile quanto accettare Dio e per la stessa ragione. Proprio
quando [lensiamo che le cose si aggiustino secondo i nostri piani, incontriamo qualcuno che ci prende e
ci fa rientrare nel suo piano. È il
momento della rivelazione. « La rivelazione — scrive Richard Niebhur
— è il momento della nostra storia
nel quale ci sappiamo conosciuti dal
principio alla fine... il momento nel
quale siamo sorpresi dalla conoscenza di qualcuno, là, nelle tenebre e
nel nulla ilei la vita umana... il momento nel quale noi che giudichiamo, ci vediamo giudicati non da noi
stessi né dal nostro prossimo, ma da
qualcuno che conosce gli ultimi segreti del nostro cuore... (Quando sulla nostra testa c’è una taglia, ma
non siamo noi ad averne fissato il
prezzo..., quando le grandi ricchezze di Dio riducono in povertà la nostra ricchezza, quello è il momento
della rivelazione » (The Meaning of
Revelation, p. 152-153).
Incontrare Dio vuol dire essere
impegnati in una conversione e in
una rivoluzione permanente, nella
nostra vita. Non c’è dunque da stupirsi che la parola ’Dio’ provochi
panico e imbarazzo; ma la buona
novella dell’Evangelo è questa: il
D o che ci disturba e ci dispiàce tanto, è un Dio di amore, un Dio che
ci vuol bene, che vuole il nostro bene, un Dio del quale i primi cristiani potevano dire, per quanto inquieta e incerta fosse la loro vita, che
egli è luce e che in lui non vi è alcuna tenebra.
Donald M. Matheis
Convegno pastorale
(delle Valli Validesi
Il secondo convegno pastorale del
1970 alle Valli si è tenuto lunedi 9
febbraio a Torre Pellice con buona
partecipazione di pastori accompagnati, per la prima volta nel corso di
questo anno ecclesiastico, dalle loro
mogli. Il tema affrontato sulla base
della relazione apprestata ed inviata
in precedenza, era di natura tale da
interessare tutti; si trattava infatti
del mìnisterio pastorale e del suo
orientamento attuale. Vivace ed impegnato il dibattito, scarse e confuse
le conclusioni: si ha l’impressione che
ogni problema venga affrontato con
passione all’inizio ma poi a poco a
poco si disperda nei meandri dei ricordi e delie impressioni personali e
si finisca col girare in cerchio. Tutti
i problemi della vita della Chiesa, comunque li si affronti, sono così, strettamente connessi che quando si parla di un aspetto si finisce col toccare
tutto, e nell’impossibilità di risolvere
tutto si rinuncia a risolverne uno.
Nel pomeriggio si sono esaminati
alcuni problemi amministrativi concernenti la vita del Distretto: XVII
febbraio, vacanza scolastica, messaggio per la vai Belice ecc.
xs * .
Il prossimo incontro avrà luogo lunedì 9 marzo a TORBE PELLICE
(Foresteria) e sarà aperto a tutte le
mogli dei colleghi, che hanno la possibilità di partecipare, con programma comune sia la mattina che il pomeriggio.
9.30: meditazione biblica su Efesini 4: 17-24.
10.30: esame del punto 6 dell’O.d.G.
sinodale con particolare riferimento al problema della catechesi e della confermazione.
Uno schema di discussione sarà inviato in precedenza a cura
dei past. Bouchard, Bogo, Bellion.
14.— : comunicazioni della Tavola e
della Comm. Distrettuale.
14.30: ripresa della discussione.
16.— : chiusura.
per la C. D.
Giorgio Tourn
A TORRE PELLICE
Per una storia valdese
non agiografica
UNA CONFERENZA
DI GIORGIO BOUCHARD
Ricordiamo l’annunciata conferenza,
nel ciclo organizzato a cura del Comitato del Collegio Valdese, che il pastore dr. Giorgio Bouchard terrà sul tema « Per una storia valdese non agiografica », domenica 1“ marzo, alle ore
17, nella sala della Foresteria Valdese
di Torre Pellice. Cordiale invito a tutti, a seguire l’oratore e a partecipare
al dibattito che seguirà come di consueto la conferenza.
Il Comitato del Collegio Valdese
mniiimiiiiiiiiiiiiiiiiimuMiiiiiiitiiiMii
iiiiiiiiimiimiii I
imiiiNiiMiiiiiiiiiii
iiiiiimiiiimiiiiMiiiiii
FRA LE RIVISTE
Una nuova rivista ovangetica francese
Parigi (hip). * Neiraltuale situazione delle
Chiese e del mondo, è parso a parecchie persone che i cristiani evangelici di espressione
francese dovessero avere un organo di stampa moderno, chiaro, serio e gioioso, che sia
una testimonianza della loro fede.
I cristiani evangelici di lingua francese costituiscono una grande comunità ecumenica
in Francia, in Svizzera, in Belgio, in Canada,
in Africa, nelle isole delLAtlantico, del Pacifico, in Madagascar e altrove, e questa rivista
mensile, di cui disporranno, costituirà un organo di questa comunità e contribuirà a promuoverla, a edificarla, a rafforzarla.
Al di fuori del contesto delle Chiese nate
dalla Riforma, questa pubblicazione potrà anche interessare e confortare la fede di tanti
cristiani, quale sia la loro confessione, che si
preoccupano della crisi che sta attraversando
il cristianesimo dei nostri giorni.
II titolo scelto per la rivista appare assai
adeguato; infatti, questa pubblicazione avrà
per titolo la parola: ICHTHYS, il monogramma, segno di riconoscimento dei cristiani dei
primi secoli. La parola greca « ichthys » —
che significa « pesce » ■— c infatti composta
dalle prime lettere delle parole: lesùs Chrislòs Theoy Yiòs Sotér, Gesù Cristo figlio di
Dio Salvatore.
«ICHTHYS» è destinala .soprattutto ai
membri delle varie Chiese e conta assolvere
al suo scopo mediante studi di una certa profondità, con varie rubriche che trattino soggetti di attualità inerenti a tutti i settori della vita c colla diffusione di notizie relative
alFopera di Dio nel mondo.
Il primo numero della rivista apparirà alla
fine di Febbraio: il suo comitato di redazione è
composto dai pastori H. Blocher (Battista) e
P. Courlhial (riformato), da Maria de Vedrines (riformata evangelica) c da P. Amerà (dei
Fratelli).
PROTESTANTESIMO 4/1969
Il fa.scicolo raccoglie an/ilutto due aviicoii:
Bruno Corsani presenta i Problemi ese.geUci
nelle traduzioni « ecumeniche » del ISoooo Testamento. mentre P.aoi.o Rrcc\ ofire un penetrante tentativo di analisi e di v. Uitazione ìic
Il cattolicesimt) del dissenso (le qiu>-a:ila pagi
ne di questo ampio studio compaio’io pur
come pubblicazione a parte, a cura della Claudiana). Ne La umanizzazione de', a teologoa,
uno studio critico sulPedizione francese de
La teologia protestante nel XIX secolo di K.
Barlh, Vittorio Subilia sottolinea il valore
permanente del riorientamento dato da Barili
alla riflessione teologica e di corT^egueii.'a all’azione cristiana. « appello alla cosdema Iella teologia e alla coscienza della cullai'» a
convertirsi dai - pro.pri criteri ai cri ieri deiITddio vivente, a rinunciare alla lìorma an
tropologica (cioè riferita aH’uomo e m entrata su lui, n.d.r.) per assumere la norma
teologica ». Seguono recensioni.
L'abbonamento ordinario per Iduterno è di
L. 2.000, per Pesterò di L. 2.500, -O'^l-milore
L. 4.000. da versarsi sul c.c.p. J/26022 intestato alla Librerìa di Cultura Rehgiora, Pi zza
Cavour 32, 00193 Roma. Un fa.sc'colo: L. òOO.
GIOVENTÙ’ evangelica 3/1969
Il fa.scicolo si apre con uno studio di Sergio Rostagìno su La comunità (con particolare riferimento alla 1 Corinzi), del quale la
direzione dice giustamente nel “fondo": «un
esempio di quanto possa es.sere incisivo e stimolante uno studio biblico approfondito e condotto secondo le regola delPesegesi più accorta »; aggiungiamo che l’articolo è di una
semplicità e vivacità di forma veramente notevoli. Seguono due articoli ampi : l’uno di
Richard Shaull, La via senza sbocco e un
nuovo inizio (che porta avanti il vecchio tema “fede e rivoluzione") e l’allro di Edoarda
Ma.si. Intellettuali e movimento operaio.
Quindi, di Mirella Abate e Carlo Cazzola,
Lotta anticapitalistica e vocazione cristiana:
di Nicola Pantaleo. Esami di maturità al
bivio: riforma o soppressione?: un servizio
di Giovanni Anziani, Aria nuova in Lucania,
corredato da un “documento" interessante.
Chiude il fascicolo una rassegna bibliograiica,
in cui segnaliamo la presentazione delPLiica
di Bonhoeefer (S. Rostagno), di Autobiografia della giovane America dì G. Spini (M.
Abate e C. Cazzola) e una nota di L. Grisio.
Evangelici e socialismo.
La rivista si propone dì essere più regolarmente bimestrale, nel 1970; abbonamento an
nuo per ITtalìa L. 1.000. estero L. 1.500. sostenitore L. 2.000 da versarsi sul c/c postale
3/56950 intestato a « Gioventù Evangelica »,
Via Monte Grappa 62 B. 20092 Ctnisello
(Milano).
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ’
DI STUDI VALDESI
Un grosso fascicolo di 132 pagine reca una
serie di studi: T. G. PoN.s, Ultimi battesimi
dei Valdesi di Pragelato al principio del .secolo XVIII (1709-1728) - B. Appia. Une famille vaudoise du Piémont du XIV” au XIX"
siede. Quindi, di uno studioso neozelandese.
J. Pinnington. La scoperta dei Valdesi da
parte degli Anglicani, e un'interessante ricerca su Le incisioni rupestri della Val Pellice
presentata c commentata da 0. Coisson c
F. .Ialla, con 4 tavole f. l. Chiude il fascicolo
una ricca ra.ssegna bibliografica e un notiziario di vita .sociale della SSV. Si ricorda che
il bollettino (.semestrale) può essere ottenuto
iscrivendosi come soci: Italia L. 2.000; Estero
L. 2.200 + 200 (l'iscrizione, da versarsi sul
c.e.p. 2/4428 ìntc.stato alla Soc. di Studi Vaidesi. Torre Pellice.
REVUE DE THÉOLOGIE
ET DE PHILOSOPHIE
Nel N. V/1969. nel quale prevulgeno gli
articoli di carattere filosofico, segnaliamo in
])arlicolare uno scritto di Ph. H. Me\oli>,
Saint Paul et la femme, nel qua^c lo stud’eso
del Nuovo Testamento attacca faceusa cor
rente dì mi.soginia rivolta aH’apuMtolo c conclude: « ...ecco perché, se fossi doma, direi
al modo di san Francesco d'Aìsì.si: ' J-'-clah'
sii. mìo Signore, per san Paolo" ».
Nel N. VI/1969, due articoli ^ono dedicati
al confronto islamo-crisliano: P. Aunaldez,
Dieu, la création et la révélation c:i hJam e
S. Jargy. Les fondaments théologìques et historiques du dialogue islamo-clirctlen; inoltre
un ampio studio esegetico di j. Dupont .su
La parabole des talents ou des mines. Sciii
pre molto ampia, in questi fascicoli, la ra.s.segna bibliografica.
3
27 febbraio 1970 — N. 9
pag. 3
IERI E OGGI, ALLE VALLI
Pastori e comunità
LA BIBBIA NEI MONDO
a cura di Edina Ribet
Dal registro dei verbali di fine 800
di una nostra parrocchia abbiamo
stralciato questa pagina che pubblichiamo per documentare i rapporti intercorrenti tra pastori e comunità di
altri tempi.
V’site pastorale extraordinaire à la
:.r,'oisse de X. faite le 3 octobre J883 *.
L’an mil-huit-cent-qiiaíre-vingí-trois
le 3 ociühre la Table s’est transportée
dans la totalité de ses membres dans
la paroisse de ... pour y procéder à
la visite pastorale extraordinaire dont
le Synode a chargé l'Administration
de l'Eglise. Le Secrétaire de la Table
a prêché brièvement sur II Tim. 1: 12
apres quoi M. le Modérateur expose
te but pour lequel la Table s’est rendue à X. et invite les membres à exposer librement leurs opinions sur le
ministère du pasteur de la paroisse.
Monsieur... trouve que quant à lui il
peut résumer son jugement de cette
manière: le pasteur n’a pas évangélisé
la paroisse.
Le Pasteur répond que il fait quatre
services le Dimanche et des réunions
sur semaine, qu’il instruit les catéchumènes, visite les malades, et que dans
ces divers services religieux par lui
préparés il a prêché l’Evangile. Il avoue
que il n’a pas fait tout ce qu’il aurait
pu faire — mais espère mieux faire à
l'avenir.
M..... voudrait savoir précisément
la but de la visite pastorale — à quoi
le Modérateur répond qu’une discussion s’étant élévée au Synode sur le
ministère du pasteur accusé de ne pas
nourrir le troupeau, le Svnode a chargé la Table de venir voir.
M..... ex-député explique comment
il a été amené à parler au Synode. Il
est heureux d’entendre ce que Mr.......
a dit. Ce qu’il voudrait obtenir du pasteur c’est qu’il prêche plus clairement,
plus distinctement l’Evangile. M.... se
plaint de ce que le pasteur ne visite
pas suffisamment ses ouailles. Lui même malade n’a pas été visité.
M..... croit que ceux qui ont voulu
être instruits ont pu l’être par M. le
pasteur. Quant aux malades il croit
qu’ils doivent faire appeler le pasteur.
En outre il pense que les difficultés
viennent aussi de la conduite maul'oise de quelques membres de la paroisse. Il voudrait une enquête.
Le Modérateur répond que la Table
ne peir s’occuper de ces questions particulièi mais doit s’occuper de la
question importante de savoir si la paroisse est nourrie ou non.
Mr.... se plaint de ce que le pasteur
n'-, pas bien présidé une réunion du
quartier... où l’on a traité la question
d’un passage conduisant à l’école et où
il a été insulté.
Le pasteur observe qu’il lui était difficile de maintenir l’ordre dans cette
réunion. Que c’est du reste le seul
quartier où soit arrivé chose pareille.
M..... dit: un homme ne peut con
tenter tout le monde, moi je suis .satisfait.
M..... se plaint de ce que le vasteur
n’a jamais présidé pendant l’hiver l’école du Dimanche de X., sur quoi le
pasteur donne quelques explications.
M..... rend un bon témoignage au
pasteur: il prêche l’évangile...
Le Modérateur exhorte les membres
de la paroisse à cultiver l’esprit de
paix et de prière. Que les paroissiens
et le pasteur se supportent mutuellement et des jours meilleurs se lèveront encore pour l’Eglise.
Une assemblée d’environ cent personnes a assisté jusqu’à la fin a la
séance close à 1 ‘4 h. par la prière.
(Seguono 12 firme di cui 3 di anziani,
le cinque dei membri della Tavola e
quella del pastore).
Le procès verbal est lu et approuvé.
Qualcuno ci faceva osservare, or non
è molto, che la figura del pastore ha
subito negli ultimi decenni grandi
cambiamenti per quanto concerne il
suo rapporto con i fedeli della comunità. Anticamente il pastore era un
personaggio distante, estraneo, vestito
di nero di cut tutti avevano un certo
rispettoso timore, specie i ragazzi, ora
è una persona di casa, si intrattiene
familiarmente con i membri della comunità, da funzionario religioso tende
a diventare un amico della famiglia.
Si potrebbe dire che è caduto dal piedestallo su cui lo poneva la sua funzione. È vera questa osservazione?
Stanno veramente così le cose? Sotto
un certo aspetto sì, per un altro verso
no. Il pastore è senza dubbio entrato
in contatto molto più diretto con i fedeli, si è spogliato della veste ufficiale
e a.ssume un atteggiamento familiare,
ma per un altro lato il suo posto nella
vita delta comunità è oggi molto più
importante di un tempo, è diminuito
il suo prestigio ma è aumentato il suo
potere.
La gente critica oggi i suoi pastori
non meno, e forse più di un tempo,
ma li critica bofonchiando di dietro,
come si critica il governo, avendo la
co.scienza che non c’è niente da fare;
oppure c’è una sola cosa da fare: la
resistenza passiva. Quale delle nostre
comunità avrebbe il coraggio o l’iniziativa di mettere sotto accusa, con i
mezzi legali, il suo pastore come nel
caso citato sopra? Nessuna; se non lo
sopporta si limita a non riyotarlo dopo il settennio o a far pressioni presso
il governo centrale (la Tavola) perche
lo trasferisca.
Qggi il potere pastorale è assai più
rilevante che nel passato perché il pastore dispone di tre elementi; il tempo, il controllo amministrativo, il denaro. Disponendo di una attività a pieno tempo si comprende che, a differenza dei suoi fratelli in fede, abbia
maggior conoscenza dei problemi. In
secondo luogo conosce il sistema amministrativo, il funzionamento della
macchina amministrativa della chiesa
più di chiunque, anche se non detiene
il denaro in senso materiale può esercitare pressione per il suo uso come
nessun altro credente può fare: un pastore è in grado di impedire la costruzione di una sala anche se la comunità la vuole o farla contro la volontà
della popolazione evangelica.
Questo stato di cose si può risolvere
solo quando una comunità diventa cosciente delle sue responsabilità.
Giorgio Tourn
* Visita pastorale straordinaria alla comunità di X, fatta il 3 ottobre 1883.
L’anno milleottorentottantatre, il 3 ottobre
la Tavola nella totalità dei suoi membri si è
recala nella comunità di... per procedervi alla
visita pastorale straordinaria della quale il
Sinodo ha incaricato l’Amministrazione della
Chiesa. Il Segretario della Tavola ha predicato
brevemente su II Timoteo 1, 12, dopo di che
il Sig. Moderatore espone il fine per il quale
la Tavola si è recata a X e invila i membri
a esporre liberamente le loro opinioni sul
ministero del pastore della comunità. Il Signor... trova, per parte sua, che il suo giudizio
può riassumersi in questi termini. il pastore
non ha evangelizzato la comunità.
Il Pastore risponde che tiene quattro culti
la domenica e riunioni settinianaii. che istruisce i catecumeni, visita gli ammalati, e che in
questi vari servizi religiosi da lui preparati
ha predicato l’Evangelo. Confessa di non aver
fatto tutto quel che avrebbe potuto fare, ma
spera di far meglio in futuro.
Il Signor... vorrebbe sapere con precisione
qual è lo scopo della visita pastorale; ai che
il Moderatore risponde che, essendo sorta in
Sinodo una discussione sul ministero del Pastore, accusato di non nutrire ii gregge, il
Sinodo ha incaricato la Tavola di venire a
vedere.
Il Signor..., e.x deputato, spiega come è
venuto a parlare della questione, in Sinodo.
E' felice di udire ciò che il Signor... ha detto.
Ciò che vorrebbe ottenere dal Pastore è che
egli predichi VEvangelo in modo più chiaro,
più netto. II Signor... si lamenta perché il
Pastore non visita a sufficienza i suoi fedeli.
Egli stesso, ammalato, non è stato visitato.
Il Signor... pensa che quelli che nanna voluto essere istruiti lo sono stati, dal Sig. Pastore. Quanto ai malati, egli pensa che debbono
far chiamare il Pastore. Pensa inoltre che le
difficoltà vengano pure dalla cattiva condotta
di alcuni membri della comunità; e vorrebbe
un’inchiesta.
Il Moderatore risponde che la Tavola non
può occuparsi di queste questioni particolari,
ma deve occuparsi della questione importante :
sapere se la comunità è o no nutrita.
Il Signor... si lamenta del fatto che il Pastore non ha presieduto bene una riunione
del quartiere... nella quale si è trattato ii problema di un passaggio che conducesse alla
scuola, e nella quale egli è stato insultato.
Il Pastore osserva che gli era difficile mantenere Vordiìie in questa riunione. Del resto
è il solo quartiere nel quale la cosa è accaduta.
Il Signor... dice : un uomo non può accontentare tutti; io sono .soddisfatto.
II Signor... lamenta che il Pastore non abbia
mai presieduto, durante l’inverno, la Scuola
Domenicale di X: il Pastore dà alcune spiegazioni al riguardo.
Il Signor... rende buona testimonianza al
Pastore ; egli predica VEvangelo...
Il Moderatore esorta i membri della coi.iunità a coltivare lo spirito di pace e di preghiera. l membri di chiesa e il pastore si sopportino a vicenda, e si leveranno nuovamente
giorni migliori i-r-' la Chiesa.
Un’assemblea dJ circa cento persone ha
assistito fino alla fine alla seduta, chiusa alvi e mezza con !r. preghiera.
(Seguono 12 fi ¡iie di cui 3 di anziani, le 3
dei membri delia t’avola e quella del Pastore).
Il verbale è ir ■ e approvato.
Le società bibliche hanno stampato
per l’anno 1970 una piccola guida per
l’intercessione a favore dei vari e vasti
problemi che incontra l’opera di diffusione della Bibbia nel mondo. Le informazioni date da questa guida ci offrono la possibilità di pregare in maniera concreta per la causa biblica, e
di partecipare alle gioie e alle difficoltà di coloro che si adoperano per
questa causa. Si tratta di un calendario ove ogni mese viene presentato
un particolare settore dell’opera biblica nel mondo, e noi, leggendo queste notizie provenienti dal; Giappone,
Corea, Filippine, Indonesia, Turchia,
Israele, Arabia, Costa d’Avorio, Madagascar, Belgio, Inghilterra, Austria, Polonia, Germania ecc., comprendiamo
che dobbiamo dare alla nostra preghiera una più vasta prospettiva, e non
limitarla alle nostre necessità particolari, o nella migliore delle ipotesi, alla
visione del nostro campanile. La preghiera è una forza di prim’ordine nella
famiglia dei credenti, e questo opuscolo
ce lo ricorda concretamente: i seguenti
punti sono particolarmente segnalati
alla nostra preghiera d’intercessione:
1) per realizzare il programma: «la
Parola di Dio per un mondo nuovo »,
e per i nuovi lettori.
2) Per trovare personale qualificato
c consacrato.
3) Per aumentare le collette al fine
di non interrompere le attività missionarie iniziate.
4) Per giungere ad una maggiore intesa interconfessionale e ad una maggiore collaborazione nell’opera delle società bibliche.
5) Per il lavoro arduo di migliaia di
traduttori, stampatori, rilegatori, amministratori, segretari al servizio della
diffusione della Parola di Dio.
Alcune brevi notizie, tratte dalla corrispondenza che giunge aU’Alleanza biblica universale àa.\VAfrica, ci possono
iiiMinniiHimiimitii
POSIZIONI DEL ISSENSO CATTOLICO
Lettera
Il 12 febbraio scorso si sono riuniti
a Milano preti e laici cattolici promotori del Gruppo italiano dell’Assemblea europea dei preti (quella stessa
che l’autunno scorso tenne un suo congresso a Roma, nell’Aula magna della
Facoltà valdese di teologia, in concomitanza con il Sinodo straordinario
dei vescovi).
Lo scopo dell’incontro era di incrementare i collegamenti fra tutti i sacerdoti i quali — come si legge in un
comunicato-stampa diramato al termine della riunione — « hanno preso coscienza che la vita delle loro comunità
e il loro servizio all’interno di esse sono
soffocati dalle strutture autoritarie della istituzione ecclesiastica ».
sacerdoti
Il Gruppo h espresso la sua solidarietà al Consiglio pastorale olandese
(che recentemente si è pronunciato
contro il celibato sacerdotale obbligatorio) « per la sua libera e autentica ricerca »; aggiungendo però un invito a
tutta la Chiesa d’OIanda « perché maturi contemporaneamente un uguale
impegno per la liberazione del proprio
paese e del mondo intero dalla piaga
del falso progresso fondato sullo sfruttamento ».
Infine, al termine dell’incontro, è stata compilata una lettera ai sacerdoti
italiani (non sappiamo se sia stata inviata a tutti), che riproduciamo integralmente:
Caro amico,
siamo un gruppo di preti e laici italiani che, da qualche tempo, stanno
conducendo insieme alcune ricerche, sospinti da una comune preoccupazione:
la sempre crescente separazione di fatto tra la Chiesa e gli uomini.
La decisione di scrivere questa lettera è maturata in noi dalla consapevolezza che ormai molti preti, anche in Italia, vivono la stessa preoccupazione
e stanno cercando dei collegamenti, convinti che solo uscendo dalTindividualismo clericale è possibile contribuire all’unità della Chiesa e del mondo, non
con le parole e le diplomazie, ma con i fatti e con il rischio personale.
Molti ormai siamo decisi a rimetterci in discussione per compiere insieme
il cammino di permanente conversione su cui Cristo conduce perennemente
la sua Chiesa.
Ciò che ci riunisce dunque è il desiderio e l’impegno di essere realmente
fedeli a Cristo e alla sua Chiesa e al tempo stesso di contribuire all’unità del
mondo fondata non sul modello imposto violentemente dai potenti, ma su
quello che prorompe dai poveri, dagli oppressi, dagli emarginati che in tutto
il mondo lottano per la propria liberazione.
A questo scopo presentiamo un primo programma di impegno, che molti
hanno già incominciato a realizzare:
1. renderci sempre più solidali con gli uomini, credenti e non credenti
che vivono, rischiano e lottano vicino a noi e che noi spesso ignoriamo, accaparrati come siamo dai fedeli praticanti;
2. essere effettivamente solidali con quelli di noi che sono colpiti dal
potere eoclseiastico per la loro ricerca di liberazione specialmente se compiuta
insieme al popolo; ,
3. realizzare le necessarie rotture con tutto ciò che rende la Chiesa
fonte di schiavitù e di oppressione;
4. dissociare il nostro sacerdozio ministeriale dallo stato di vita sacrale e assimilato a quello piccolo-borghese;
5. provvedere al proprio mantenimento attraverso il lavoro, special
mcnt© *
6. afferniare che il celibato, valido e attuale secondo il consiglio di
Cristo, al pari del matrimonio, deve essere espressione di autentica e libera
testimonianza al servizio degli uomini e non una legge che « uccide » e pone
i preti su un piedistallo di superiorità. .
I problemi che abbiamo posto sono molti e complessi. Per questo noi aspettiamo che le vostre risposte ci permettano di allargare questo movimento che
sta nascendo e stabilire collegamenti ricchi di contenuti sempre più profondi
e maturi. GRUPPO NAZIONALE riunito a Milano il 12 febbraio 1970
aderente all’ASSEMBLEA EUROPEA DEI PRETI
Come si vede, questa lettera si propone un duplice obiettivo: il primo, e
più immediato, è di intensificare i contatti fra quanti, specialmente sacerdoti, appartengono a quell’area cristiana che è stata felicemente definita « la
diaspora del Dissenso »; il secondo,
non meno importante, è fornire un primo programma di impegno, cioè alcuni punti teorici e pratici che possono
costituire l’embrione di un futuro « manifesto del Dissenso » che prima o poi
dovrà pur essere stilato e fungere da
base programmatica al movimento cat
tolico dissidente. Ciascuno dei sei punti elencati nella lettera meriterebbe un
commento a sé. I punti 3, 4 e 5 se divenissero realtà, comporterebbero una
profonda riforma del sacerdozio cattolico attuale.
L’ultimo punto concerne il celibato.
I preti dissidenti ribadiscono la loro
posizione in merito, già varie volte
enunciata, secondo cui il celibato sacerdotale, pur potendo sussistere come libera scelta, non deve più essere
obbligatorio. Non il celibato in sé è
contestato, ma il celibato forzoso.
Purtroppo, questa ulteriore presa di
posizione dei preti del Dissenso a favore di una liberalizzazione della legge del celibato non otterrà irli effetti
auspicati. Dopo i recenti pronunciamenti pontifici la questione, dal punto
di vista di Roma, può considerarsi
chiusa, almeno per ora. Le tenui speranze di modifica o attenuazione della
legge si sono dimostrate infondate. Può
darsi — ancorché sia molto difficile —
che in un futuro più o meno remoto la
legge del celibato obbligatoria per i sacerdoti cattolici verrà, se non proprio
abrogata, almeno parzialmente modificata. Ciò però — lo si può dar per
certo — non accadrà ora né finché
Paolo VI resta pontefice.
Papa Montini ha definitivamente confermato il suo « no » categorico a una
revisione del celibato obbligatorio in
una lettera al Segretario di Stato card.
Villot, in data 2 febbraio scorso. Paolo VI vi afferma che, di fronte a un
« così grave atteggiamento » e a « così
infelici risoluzioni » come sono state,
a suo avviso, quelle del Consiglio pastorale olandese, egli sente il dovere
di « precisare con ogni chiarezza » il
suo pensiero che, in sintesi, è questo:
1. I motivi addotti contro il celibato obbligatorio — dice il Papa —
« non Ci appariscono convincenti ».
2. Il legame tra sacerdozio e celibato, stabilito da secoli nella Chiesa cattolica d’Occidente, costituisce — secondo il Papa — « un bene sommamente prezioso e insostituibile ».
3. Perciò — conclude il Papa — « la
Chiesa continuerà domani come ieri ad
affidare il divino ministero della parola, della fede e dei sacramenti della
grazia ai soli sacerdoti che restino fedeli ai loro obblighi », mentre per parte sua Paolo VI considera suo dovere
« di non ammettere che il ministero
possa essere esercitato da coloro che
dopo aver messo mano all’aratro si
sono voltati indietro ».
Dunque, tutto come prima. Paolo VI
ha accennato alla proposta di ordinare
al sacerdozio uomini di età già avanzata, anche sposati, nei naesi in cui
v’è gran penuria di sacerdoti. Una simile eventualità suscita però nel pontefice « gravi riserve »; egli comunque
ci penserà, consulterà l’episcopato, e
poi deciderà.
Quali saranno le reazioni del Consiglio pastorale olandese alla lettera di
Paolo VI? Gli olandesi si sottometteranno oppure continueranno a resistere al pontefice romano? Impossibile
prevederlo.
Intanto, i gesuiti di « Civiltà Cattolica » — come previsto — hanno manifestato il loro pieno appoggio all’azione di Paolo VI per mantenere l’obbligo
del celibato, mentre in Germania i cinquanta vescovi cattolici, riuniti a Essen,
hanno adottato all’unanimità una mozione a favore del celibato. Sullo sfondo di questi consensi, appare tanto più
encomiabile il dissenso ribadito a Milano, come abbiamo visto, dal gruppo
dare un’idea della necessità di disporre
di un sempre maggior numero di copie
della S. Scrittura da dis'tribuire:
Kenya: il Nuovo Testamento si vende qui come il pane, sarebbe urgente
poterne raddoppiare l’edizione. In tre
ore al mercato è stato venduto l’intero
stock di Evangeli a nostra disposizione;
avremmo dovuto essere meno pessimisti e portarne di più!
Ghana: durante un giro di propaganda, in piochi giorni abbiamo venduto
tutto quello che avevamo portato con
noi su due automobili; 420 Bibbie, 750
Nuovi Testamenti, 2500 Evangeli, 1000
Selezioni con passi della Scrittura.
Liberia: 10.000 Evangeli distribuiti in
un mese da volontari; l’anno scorso
(anno 1968); nessuno!
Isola Maurizio: un sacerdote cattolico viene regolarmente a rifornirsi
presso la società biblica, e i giovani
della sua parrocchia diffondono sistematicamente le S. Scritture; in quattro
giorni le diverse parrocchie cattoliche
dell’isola hanno ordinato al segretario
delia società biblica 6500 Evangeli e
1800 Nuovi Testamenti.
Nigeria: visita a un campo di cadette: 600 partecipanti, 500 Evangeli venduti in una sola serata.
Repubblica Centro-Africana; vendita
del Nuovo Testamento in lingua sango;
ordinata d’urgenza una seconda edizione di 10.000 esemplari.
Etiopia: colportaggio ad Addis Abeba; in 15 giorni sono stati venduti; 97
Bibbie, 106 Nuovi Testamenti, 603 Evangeli.
* * *
Si svolgono un po’ dovunque corsi
di preparazione per laici volontari della diffusione della Bibbia, ai quali sono
iscritti sempre numerosi cattolici:
nel Dahomey (Africa occ.) su 36 partecipanti, 6 sono cattolici; il corso è
organizzato da un pastore e gli studi
sono diretti da un prete.
In Tanzania ai corsi prendono parte
6 monache e 2 preti, insieme con i pastori anglicani e pentecostali.
Nel Cile la società biblica ha singolarmente aumentato le vendite di Nuovi Testamenti a rappresentanti della
chiesa cattolica romana, fino a superare le 20.000 copie in un trimestre.
In Europa: i 935 delegati dell’Europa
orientale, che partecipavano all’incontro organizazto dalla Federazione Battista a Vienna nell’agosto scorso, hanno acquistato e portato via con sè circa
6.000 copie di Bibbie, Nuovi Testamenti, Evangeli.
A Edimburgo, nel settembre scorso,
si è riunito il comitato generale dell’Alleanza biblica universale, che ha
riaffermato la sua posizione di larga
apertura e di totale disponibilità verso
le chiese di ogni confessione.
In Svizzera la società biblica ha riaperto la sua esposizione biblica per la
ducentésima volta; dal 1958 essa è diventata esposizione itinerante e sosta
in tutte le parrocchie svizzere.
Armi come saponette
(segue da pag. 1 )
Ma che cosa fanno le chiese e che
cosa dovrebbero fare? Indubbiamente,
sia a livello di Assemblee, di Conferenze o di Concilii, ecc. le chiese hanno
preso una posizione — più o meno recisa, più o meno diplomatica — contro
gli armamenti e le guerre, ma con una
azione del tutto insufficiente: forse si
sentono ancora troppo condizionate
dai lunghi secoli di acquiescenza e di
appoggio da esse dato ai potenti di
turno e dalle reiterate giustificazioni
morali della guerra.
È necessario che le chiese tutte, in
un’azione che qualcuno ha definito di
« pubblica salvezza », si uniscano per
premere in modo deciso, fermissimo,
sull’opinione pubblica e sui governi
per indurre gli stati ad iniziare, anche
unilateralmente, una politica di disarmo e di pacificazione, a costo di scontentare e di inimicarsi quei grandi
gruppi politico-economico-militari che,
col ricatto del « patriottismo » e della
difesa della « civiltà cristiana » stanno
fatalmente preparando la grande catastrofe.
Bisogna assumersi il « rischio della
pace »; siamo cristiani, siamo credenti, pur con tutte le nostre infedeltà?
Il Vangelo, il Sermone sul Monte hanno per noi — e per le chiese — ancora qualche significato? Se sì, è necessaria una presa di coscienza più limpida
e decisa, con un attento e cosciente
studio di tutte le possibilità offerte
ai credenti, le quali consentano loro di
dare in modo determinante la loro
azione, la loro testimonianza, vòlta sia
a cementare i legami che uniscono i
cristiani di tutte le razze, nazioni e
lingue; sia verso le altre forze religiose o laiche pensose della vita e della
libertà dell’uomo. Roberto Peyrot
italiano dell’Assemblea europea dei
preti, sia sul celibato obbligatorio sia
su molte altre questioni. Segno che il
Dissenso non intende cedere né retrocedere, anche se la sua speranza di un
radicale rinnovamento della Chiesa di
Roma sembra ormai destinata a svanire del tutto per far posto all’amara
esperienza che Roma si trasforma ma
non si riforma. Paolo Ricca
4
pag. 4
N. 9 — 27 febbraio 1970
Nessun uomo può morire in pace se non
quel che è necessario perchè gli altri vivano
ha fatto tutto
Albert Camus
Montreux (epd) - II primo decennio
di sviluppo è stato contrassegnato da
molta buona volontà, ma i suoi risultati
sono stati deludenti a causa della rnancanza di pianificazione e di coordinamento. Nel frattempo sono stati presentati i rapporti Pearson e Jackson,
che sono notevoli proposte di pianificazione. Dopo la quarta Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, riunita nel 1968 a Uppsala, « La collaborazione su scala mondiale nei problemi dello sviluppo » è diventata, soprattutto sotto la spinta dei rappresentanti dei paesi in fase di sviluppo, un
compito importante delle Chiese, al
quale esse non possono sottrarsi più a
lungo, se vogliono evitare l’esplodere di
conflitti.
LA CONCEZIONE ECUMENICA
DELLO SVILUPPO
NEGLI ANNI SETTANTA
Allo scopo di elaborare una efficace
concezione ecclesiastica dello sviluppo
il CEC ha riunito dal 26 al 31 gennaio,
a Montreux, una « Conferenza mondiale sulla collaborazione ecumenica allo
sviluppo: un centinaio di partecipanti,
provenienti per la metà dal cosidetto
Terzo Mondo, osservatori della Chiesa
cattolica romana, delle Nazioni Unite
e di altre organizzazioni assistenziali
internazionali. Ci si è sforzati di creare
degli strumenti di lavoro che possano
impostare in modo più efficace l’assistenza allo sviluppo nel secondo decennio che ora inizia.
........................
lUumm II 1111111«! imiiiiiilliiiiniliiii. iiiiiiiiiiiiiHiinmiiiimiii" iiiiiiiiiimiiiiiliiHililiiilliiiilli'««!“!"" '«! ‘
EMANCIPAZIONE
In occasione della festa della “emancipazione,, molti
Valdesi delle comunità delle Valli hanno firmato una
lettera al Presidente della Repubblica intervenendo
solidali per la emancipazione civile dei terremotati
della Valle del Belice
Echi della Conferenza di Montreux
L’economista liberiano Charles Sherman, presidente della Conferenza di
Montreux, apriva la sessione la sera del
26 gennaio: poiché i cristiani sono il
sale della terra (Matteo 5, 13), la Chiesa
deve contribuire a risolvere i problemi
sociali. Quindi il segretario generale
del CEC, E. Carson Blake chiariva le
ragioni per le quali la Conferenza è
stata convocata: « E’ caratteristica del
movimento ecumenico il fatto di considerarsi sempre come uno strumento
che serva a mettere in luce la problematicità di una posizione politica che
rigetti sullo sfondo le prospettive morali e spirituali ». Blake affermava quindi che i donatori non hanno il diritto
di costringere i paesi in via di sviluppo
ad accettare, « nel processo di sviluppo, le loro scale di valori e le loro norme ». In quanto « comunità universale », la Chiesa ha ricevuto particolare
vocazione a impegnarsi per affermare
'< la visione dell’unica famiglia umana ».
Il fondamento di ogni politica di sviluppo, in futuro, dev’essere la reciprocità solidale {partnership). La differenza qualitativa fra chi dà e chi riceve appartiene, almeno verbalmente, al passato. Uno sviluppo mondiale è possibile
soltanto se in tutte le società si attuano
dei mutamenti strutturali: in altre pa
In occasione delle celebrazioni del 17
febbraio nelle comunità Valdesi delle
Valli è stata sottoscritta questa lettera.
telegrafata al Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Le firme sottoscritte sono state circa duemila.
«iiininiMiiimmmiM
Sul quotidiano romano « Paese sera » il noto giornalista e scrittore Ruggero Zangrandi sta svolgendo in tutta
una serie di puntate un’ampia indagine
su « La degenerazione dei servizi di sicurezza». Dalla settima puntata, apparsa sul n. del 20 febbraio 1970, stralciamo questo paragrafo che c’interessa
direttamente e che si commenta da
solo. Siamo tutti schedati, o quasi...
Il 13 marzo 1964 la questura di Torino chiese al ministero degli Interni
l’autorizzazione a estendere la validità
del passaporto al giovane Francesco
(per la precisione, Mario François,
ti.d.r.) Bcrutti (figlio del nostro valoroso collaboratore Mario, all’epoca, primo presidente della Corte d’Appello di
Torino) che intendeva partecipare alla
Conferenza cristiana della pace indetta
per giugno a Praga. Il ministero accon.senti ma segnalò il fatto al SIFAR (il
quotidiano pubblica la fotocopia del
documento, n.d.r.). Il SIFAR, presumibilmente sorpreso dell’esistenza di un
"Centro ecumenico" a Piali, ordinò il
2’ luglio airUfficio ”D’’ di assumere
« le più ampie informazioni ».
Dopo congrue indagini, VII giugno il
col. Allavena fornì un rapporto sulV« ente in oggetto », meglio noto come
"Comunità di Agape”, fondato nel 1946
nella frazione Ghigo di Prali, ove «dispone di un caseggiato principale e 5
piccole costruzioni atte ad ospitare circa 160 persone » e vi si tiene corsi in
cui « vengono affrontati i grandi temi
del nostro tempo (vedasi allegato pro
role 1 pochi paesi sviluppati devono
curare in modo più attivo di prima
i’ proprio sviluppo e sforzarsi di eliminare quella « carenza di democrazia
moderna » che secondo il ministro federale tedesco per la collaborazione economica, Eppler, produce appunto il
sottosviluppo; tale carenza sarà eliminata quando le strutture :neocolonialistiche saranno eliminate grazie a rifor
Anche tape schedata dal SIFAR
gramma per il 1964) », sotto la direzione di due sacerdoti valdesi (sic! n.d.r.),
Giorgio Girardet (altro nostro stimato
collaboratore) e Sergio Rostagno, che
per buona sorte risultano « immuni da
precedenti sfavorevoli » e « politicamente disinteressati », anche se il primo « è ritenuto orientato verso il PSI ».
Nel corso dei prossimi dieci
anni oltre 220 milioni di uomini e di donne verranno ad aggiungersi alla popolazione attiva dei paesi in via di sviluppo.
Occorre trovar loro dei pesti di
lavoro e un posto nella società,
diversamente corriamo verso il
disastro.
David A. Morse
direttore generale del BIT
Noi sottoscritti, membri della Chiesa Evangelica Valdese, in occasione
della celebrazione del XVII Febbraio, anniversario della concessione dei diritti civili e della fine delle discriminazioni per motivi religiosi nei confronti
dei Valdesi,
INTERVENIAMO
in favore della emancipazione delle zone terremotate della Sicilia Occidentale.
La testimonianza biblica dell’amore di Dio per il mondo, dell’azione di
Gesù Cristo in favore degU umili e dei poveri, il suo sacrificio sulla croce ci
rendono solidali con tutti i diseredati e gli sfruttati la cui sofferenza non può
lasciarci indifferenti né inerti.
Siamo a conoscenza che nonostante gli impegni assunti dal Governo in
occasione della manifestazione dei 1.500 terremotati davanti a Montecitorio
e pubblicati con la Legge Speciale del marzo 1968 circa l’immeffiata installazione di ricoveri di emergenza e la costruzione di case antisismiche entro il
1971, mancano tuttora ricoveri per il 10“o dei sinistrati e non è ancora stata
avviata la costruzione delle case.
La consapevolezza di essere nel mondo servi di Gesù Cristo, venuto per
servire i più umili e i più trascurati dei suoi fratelli, che ci spinse al mornento
del terremoto ad intervenire con le nostre comunità, ci induce ora. Signor
Presidente, a chiederLe di intervenire affinché siano vinte le resistenze esistenti
a livello di scelte politiche generali e di interessi locali e siano rispettate le
scadenze assunte a suo tempo dal Governo. Domandiamo ^che a queste popolazioni siano offerte alternative concrete diverse dall’emigrazione verso le
città industriali del Nord o verso l’estero, prendendo in seria considerazione
le iniziative ed i piani di sviluppo preparati e proposti dalle popolazioni interessate per l’industrializzazione della zona, la razionalizzazione ^ dell agricoltura e per tutti i provvedimenti atti ad emancipare quelle popolazioni dal loro
sottosviluppo.
me che attacchino la concentrazione del
patrimonio nazionale nelle mani di pochi ricchi. Per i paesi ricchi questo mutamento di strutture comporta anzitutto il formarsi della coscienza che la povertà e l’ingiustizia sociale nel Terzo
Mondo rappresenta un compito proposto alla responsabilità comune di tutte
le nazioni; e in secondo luogo l’eliminazione di strutture sociali ingiuste nel
proprio paese e la creazione di una nuova concezionale di base della collaborazione nello sviluppo, sia a livello internazionale che regionale. Tale collaborazione nello sviluppo può ancora
consistere in misura ridotta in investimenti, ma a condizione che le loro eccedenze di produzione non siano trasferite nel paese investitore, come .avviene per esempio per l’80 per cento degli investimenti USA nelTAmerica Latina. Inoltre va appoggiata la riduzione
di industrie in patria, meno redditizie,
a favore dei paesi in via di sviluppo
(ad es., nell’industria zuccheriera). Tuttavia l’accento deve cadere sulla pianificazione e sull’attuazione di programmi
e di progetti di sviluppo che devono
essere elaborati in loco da gruppi regionali con esperti internazionali, e poi
coordinati a livello internazionale. Uno
dei risultati più importanti della Conferenza è stato la ràfchomandazione di
creare questi « gruppi bilaterali »: solo
così potrà essere garantito che non si
costruisca più un’atth uh industriale la
quale dopo essere sta' installata non
sia poi attiva, ovvert che non siano
più preparati degli uor ùni che non pos
sono poi applicare ciò che hanno imparato; ne risultano infatti frustrazioni
che possono avere riflessi'rivoluzionari.
Ma l’essenziale di questa nuova concezione dello sviluppo è il fatto che lo
sviluppo non viene più limitato alla crescita economica. Su base di reciprocità lo sviluppo è ora quel processo
d’apprendimento universale, dinamico
che ha come scopi la giustizia .sociale,
Vautosviluppo e la crescita- economica.
Si riuscirà a coinvolgere tutte le Chiese in questo processo di mobilitazione?
La risposta sarà d’importanza decisiva
per lo sviluppo mondiale, dato che le
Chiese da un punto di vista statistico
sono al terzo posto fra i cooperatori
per lo sviluppo. Se le Chiese falliranno
a questo riguardo, le riforme potrebbero risolversi in rivoluzioni; il circolo
diabolico di violenza e controviolenza
sarebbe fatale anche per la democrazia
e l’economia dei paesi ricchi.
In base alle relazioni (fra i relatori:
He’der Camara arcivescovo di Olinda
e Recife, Erhard Eppler ministro federale tedesco per la cooperazione economica — di queste due relazioni si riferisce ampiamente qui e a pag. 1 —, Edward Hamilton collaboratore del ’’rapporto Pearson”, l’economista indiano
Samuel Parmar, André Philip docente
di economia a Parigi e Robert Gardiner
segretario della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa)
e ai risultati delle discussioni nei cinque gruppi di lavoro (Discussione sullo
sviluppo - Concezioni e metodi di appoggio ecclesiastico ai progetti di sviluppo - Struttura e organizzazione dell'appoggio ecumenico ai programmi e
ai progetti di sviluppo - Aiuto tecnico
per i progetti di sviluppo delle Chiese Creazione di capitali) la Conferenza ha
trasmesso come raccomandazioni i suoi
documenti di lavoro al Comitato esecutivo del CEC e alle Chiese che ne sono
membri, affinché le esaminino, discutano e decidano in merito.
Sin d’ora dovrebbe essere chiara la
necessità che il CEC crei un centro di
studio il quale valuti e coordini progetti e prograrnmi e prenda contatto
con altre organizzazioni assistenziali in
vista dello .sviluppo; la programmazione e la realizzazione devono invece avvenire a livello nazionale e regionale.
Contemporaneamente dev’essere creato
un Fondo mondiale per lo sviluppoquale capitale di partenza — fra la delusione dei partecipanti provenienti dai
paesi in fase di sviluppo, i quali si sarebbero cispettaio di più — già quGst’anno devono essere forniti 10 milioni
di dollari (oltre sei miliardi di lire)
mentre per il 1971 tutte le Chiese membri del CEC sono chiamate a mettere
a disposizione per questo scopo almeno il 2 per cento del loro introito complessivo; tale percentuale dev’essere elevata a poco a poco al 5 per cento; il
25 per cento di questi capitali devono
psere impiegati nei cosidetti paesi sviluppati per dare una formazione tesa
alla riflessione sullo sviluppo; il 75 per
cento restante servirà a realizzare programmi e progetti nelle regioni meno
sviluppate.
In base a questa concezione è chiaro
che Io sviluppo è una responsabilità
mondiale di tutti i paesi, un compito
che può essere condotto a termine soltanto su un piede di parità; c’è da sperare che questa concezione ecumenica
indicativa di una via per il secondo decennio di sviluppo non sia sabotata dagli egoismi nazionali.
ll•>l(líllmllllmlllHlmlllll(l(lllllllllllm■llll(lllllllm(lllMll
!iiimiiiiiiiiiiiiiiii(iiiimimtmm(i(iiii(ini(iiiiii>i(ii(iiiiimiiiiiiiiiiiiiiii(iiii(
i>ítímiimiiiiii(iMiiiiiiiiiiihiii(iiiiijiiiiiiiimiimiiiNii(immmimiii(mniiiiiiiiiíiii
Lo sviluppo del Terzo Mondo
(segue da pag. 1 )
tivazione dei nostri interventi concreti, ma anche nella fiducia che è
Lui, Signore del mondo. Speranza
del mondo, che fà le cose nuove.
Questo, solo Helder Camara ce lo
ha fatto sentire, e non può esser
sottinteso come superfluo. Il richiamo è caduto nel vuoto. La
chiesa ha impiegato tanti secoli
ad accorgersi che il suo compito
è nel mondo, ed ora che se ne è
niiiímiíimmiimMiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
iiiiinummiilKiliiiiiimimii
ERHARD EPPLER:
Avete resistito
assumete anche
(...) Le Chiese e le o;> ;re che esse sostengono hanno delle possibilità che
mancano invece ai governi e alle organizzazioni internazionali. Esse sono infatti in contatto con gruppi di individui
che difficilmente possono essere raggiunti dagli organi assistenziali governativi e internazionali. I progetti sostenuti dalle Chiese dipendono però a loro
volta dalla tolleranza del govi.n'rio al
potere e non possono essere condotte
a termine senza la protez.(;ne delle organizzazioni internazionali. E’ dunque ■
assàf ùtile 0ha"*sTretta cóllabora/ione"
fra le Chiese e le organizzt.z:oni internazionali.
Nelle relazioni bilaterali fra gli Stati,
sappiamo che un governo è spesso
pronto ad accettare dei crediti per la
costruzione di una diga, ma che si rifiuta di dare la benché minima indicazione sulle possibili conseguenze sociali
e sulle misure che dovrebbero accom
ai
re,
oggi dei rischi
55
DAL CAMERUM ALLE VALLI VALDESI
Visite di una missionaria
Da vari anni Vinizin della primavera porla
alle Valli Valdesi, oltre alle rondini, un missionario al servizio della Società delle Missioni di Parigi. Il "giro" — che tocca anche Torino ma che per ragioni di lingua (oltre che di disponibilità di tempo dei missionari) è in genere limitato alle Valli ed è organizzalo dalla Commissione missionaria del
I Distretto — avrà luogo quest'anno nella
prima quindicina di marzo, e l ospite che attendiamo con piacere e gratitudine e la Signorina Violette Raudraz. in servizio nel Camerún. Dandole il più cordiale benvenuto, indichiamo qui il programma delle sue visite:
Febbra'io ;
28 : Arrivo a Torino.
Marzo:
1 : Torino (Via Noniaglio - mallina); S.
Giovanni (pomeriggio):
2: Collegio Valdese (mattina); Praro.slino
(sera).
.3; Soc. Miss. Via Uliva. Torre Pelliee (pomeriggio): Serre di Angrogna (.sera).
4 ; S. Germano (pomeriggio); Pramollo
(.sera).
.5: Frali.
6 : Pomarei lo.
7 : Perrero.
8: Villasecca (manina); Massello (pomeriggio).
9 : Uijioso.
10 : Angrogna capoliiogo.
11 : Villar Pollice.
12; .Soc. Miss. Coppieri. Torre Pelliee (])0meriggio): Bobbio Pelliee (sera).
13 : Appiolti. Torre Pelliee.
14 : Riposo
15 ; Rorà.
16: Partenza.
R. Coi.s.soN
pagnarle o seguirle, perché ai suoi occhi
si tratterebbe di un intervento nelle sue
questioni interne. Le istanze non-governative e le opere delle Chiese possono
agire con maggiore facilità senza urtare
le suscettibilità degli Stati. Esse non
fanno parte di un sistema statale e non
sono quindi legale dal principio di nonintervento nelle questioni interne, nel
senso stretto del termine. Esse devono,
è vero, tener conto degli Stali .nelle varie regioni, ma possono lavorare discretamente in collaborazione con le isti’uzioni. sociali e con le associàzioni cicali
del paese, senza ferire le suscetubililà
nei rapporti inter-statali.
(...) E’ possibile tentaire seriamente di
fare della vita quotidiana degli uomini,
delle donne e dei bambini di ogni parte
del mondo il criterio da usare m una
azione politica qual è quella dell’aiuto
per lo sviluppo. Dovrebbero essere stabilite delle norme per la promozione
dello sviluppo, le statistiche dovrebbero
essere sottoposte a esame critico approfondito e diventare oggetto di una
interpretazione nuova. Alcuni problemi
dovrebbero essere elucidati in modo
pragmatico, al di fuori di qualsiasi ideologia, ad esempio questo: che si può
fare per aiutare le società delle nazioni
che sono governate da minoranze privilegiate?
La Chiesa si farà sicuramente dei nemici. Nel corso della storia essa si è
già fatto dei nemici per delle ragioni
meno importanti. Ha sopportato gli scismi perché non voleva cedere quando
i re mancavano agli impegni matrimoniali. Abbiamo bisogno di un’istanza
che stabilisca le norme fondamentali di
una morale comune dello sviluppo, una
istanza che non si limiti ad alcuna
ideologia, ad alcuna cultura, che sia
aperta a tutto ciò che l’umanità mette
in movimento per progredire, anche .se
attualmente non si tratta che di una
piecola frazione inco'mpleta.
(...) Nell’aiiuto allo sviluppo la Chiesa
vuol mostrare, meglio che in qualunque
altro settore, che vive non per sé sola.
Erhard Edplkr
ministro per la cooperazione economica della Rep. Feti. Tedesca
accorta dimentica chi la ha mandata ad esso!
Poi vi è un altro fatto, rilevato
con insistenza da A. Tolen, ed anche esso non colto nel suo vero
significato. Si chiede alle Chiese
10 milioni di dollari per soccorrere il Terzo Mondo... ma perché indicare una tale cifra, se questa è
un inezia anche se per l’avarizia
dei cristiani sembra colossale.
Pensavo: gli USA soli spendono
annualmente 183 miliardi di dollari in armamenti, è mai possibile
che ai cristiani di tante nazioni
(inclusi gli USA) si chieda la diciottesima parte di quel che una
sola nazione spende per distruggere ed uccidere? Non è chiaro qui,
proprio qui, che senza tralasciare
questi soccorsi immediati occorre
lavorare per un mutamento totale
della politica mondiale e non ci si
accorge qui che il primo compito
della Chiesa, in questo mondo che
corre alla distruzione, è di indicare la politica dell’agape, che è il
rovescio dell’attuale?
Infine, mi è parso troppo piccolo lo sforzo per rendere coscienti
le Chiese della necessità di una
coerenza di vita, coerenza che diviene poi ricerca fattiva e indicazione allà_ ricerca. Sì, il ^prpf. A.
Philip é rniolto ottirhista sulle pos
sibilità di un miglioramento della
situazione, ma l’economia dei consumi, se lasciata per la sua via, ai
mali attuali ne aggiungerà altri
ancora. E non sarebbe nostro
compito, proprio per evitare una
rivoluzione cruenta che, come diceva E. Eppler, può spingerci nella
reazione peggiore, sabotare quell’economia, con una lotta partigiana che ne indebolisca progre.ìsivamente le forze e dia al contempo
alle nazioni povere nuovi mezzi
per risorgere?
Temo che a predicar l’agape saremo sempre in meno. Da una
parte chi difende i privilegi, dall’altra chi vuol salvare il mondo
lasciando da parte la sapienza della Croce.
Diventando vecchi si impara ad
ascoltare tutti. E in questa conferenza molti avevano da dire cose
di vero valore e, uomini coerenti
con le loro idee, avevano anche le
carte per dirle; perciò malgrado
i rilievi personali, mi è parso che
la Conferenza abbia dato un aiuto
notevole alle Chie.se per la comprensione del problema che è ora
11 loro problema.
Tuu.io Vtnay
5
27 febbraio 1970 — N. 9
pag. 5
UN’INTERVISTA CON VISSER T HOOFT
l'abissD tra dae mandi e le Chiese in mezzo
Secondo decennio dello sviluppo: cala ¡l’entusiasmo? - Quasi nessun paese ha mantenuto i suoi
impegni - Qualche Chiesa si muove - Reagice al quietismo livoluzionario e a quello intellettuale
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
= Una pagina di
Nei cantoni elvetici “parte”, in questi giorni, la
(uicpccna «Pane per il prossimo », appoggiata dalli Chiese; nella Svizzera tomanda già da alcuni anni
questa campagna viene preparata e affiancata dalla
diffusione di un bollettino, « Le monde joiir et
niiit », che riporta dati, progetti, interviste, opinioni. Dal n. 1/1970 riprendiamo un’intervista che il
past. W. A. Visser ’t Hooft, presidente onorario del
CEC dopo esserne stato per molti anni il segretario
generale, ha rilasciato a F. Klopfenstein, uno dei
redattori de « La vie protestante ». Il past. Visser ’t
Hooft aveva già decisamente affrontato la questione
dello sviluppo e della responsabilità primaria delle
Chiese a questo riguardo, nella sua relazione all'Assemblea di Uppsala, nel luglio 1968. Nel novembre 1969 proprio sul tema « Quale sviluppo, e per
quale uomo? » egli ha presentato la relazione fondamentale all’Assemblea generale del Protestantesimo francese, riunita a Grenoble e centrata su
quel tema.
Non Le pare che, a proposito dello
sviluppo, vi sia oggi meno entusiasmo
e più scetticismo che dieci anni fa?
VISSER 'T HOOFT — Si, è vero. Vi è stato un certo ottimismo,
oggi del tutto scomparso sia nei
paesi sviluppati che in quelli sottosviluppati. Si è capito, credo,
che le cose sono più complicate di
quali lo si fosse pensato e che la
nozione s ì essa di sviluppo non è
poi cosi chiara. Ciò che è bene per
i paesi sviluppati non lo è necessariamente per gli altri. A questo
proposito il Giappone costituisce
un caso interessante: ha applicato
il modello occidentale, ma vediamo con qualche ansietà che è quasi l’unico paese in Asia, in Africa
o in America latina a soffrire dei
gravi mali dei quali soffriamo in
Occidente: in quella parte del
mondo, infatti, non vi è alcun altro paese nel quale il conflitto fra
le generazioni sia diventato così
aspro come in Giappone (N. d. r.:
ricordiamo gli articoli di Tsuneaki Kato pubblicati nei numeri
scorsi).
Nei paesi occidentali c’è una
certa stanchezza, è evidente. Gli
Stati Uniti, ad esempio, i quali
davano un po’ di tono a tutta
l'operazione, hanno visto la loro
opinione pubblica scegliere altre
priorità: quelli che s’interessavano allo sviluppo del terzo mondo
hanno oi'a, come prima preoccupazione, il problema nero negli
Stati Uniti stessi,"il problema dei
ghetti.
È un gran peccato perché, appunto nel campo dello sviluppo, ci
troviamo a un punto abbastanza
critico e in cui si delineavano certe speranze. Il grande documento
di questi ultimi giorni è il rapporto Pearson (l’ex-presidente del consiglio canadese, premio Nobel),
steso per conto della Banca Mondiale: è un rapporto coraggioso,
assai franco. Dopo uno studio approfondito, constata che, in un numero abbastanza alto di paesi sottosviluppati il prodotto nazionale
aumenta del 5% all’anno, ma la
metà di questo 5% è “mangiata”,
Le merci provenienti dai paesi in via di sviluppo dovrebbero
essere pagate al giusto prezzo,
c il lavoro che vi si compi^^dovrebbé esséiè meglio retribuito.
Dovremo giungere a questo senza far prevalere nei paesi del
terzo mondo sistemi artificiali
che frenano il loro sviluppo a
lungo termine. Altrimenti le relazioni economiche che imponiamo loro attualmente annienteranno l’aiuto che d’altro lato
portiamo loro.
( dalla « Dichiarazione di
Berna »)
Se consideriamo i paesi donatori, non ce ne sono che pochissimi
i quali hanno fatto ciò che tutti
insieme avevano promesso, cioè
dare tutti un po’ di più. I paesi
scandinavi sì, anche l’Olanda, ma
nessuno dei grandi paesi. Nemmeno la Svizzera c’è riuscita: non
manteniamo neppure quell’impegno modesto che avevamo assunto. Eppure non sarebbe questo a
impoverirci.
Il problema ha un altro aspetto: il rapporto Pearson dice con
Non siamo soltanto responsabili del nostro atteggiamento
personale, ma anche delle istituzioni politiche ed economiche
che fanno nascere la povertà, la
ingiustizia e la violenza.
( Conferenza interconfessionale sulla cooperazione
mondiale per lo sviluppo,
Beirut 1969)
per così dire, dall’aumento della
popolazione.
Sicché per un povero contadino
dell’India o del Nord del Brasile
sono sempre soltanto alcuni dollari in più all’anno di reddito —
eppure è sempre qualcosa che gli
dà speranza.
Vi è un settore nel quale il successo è stato inatteso: Tagricoltura. E su questo punto bisogna lodare gli Americani e gli uomini
stessi dell’ establishment, perché
sono le due Fondazioni Ford e
Pmckefeller che hanno compiuto
il lavoro di laboratorio e scoperto
semenze le quali hanno modificato profondamente la situazione. Il
l'apporto Pearson dimostra che su
questo punto la negatività dell Occidente non si giustifica.
cosa normalissima (e parlo un po’
come cittadino svizzero): abbiamo il diritto di sapere qual’è la
posizione dei nostri rappresentanti su un problema importante —
e quello del quale ci stiamo occupando è decisivo per la nostra generazione.
Quasi tutti trovano che è un problema decisivo, ' ppure non si giunge
spesso a risultali concreti. Perché?
VISSER ’T HOOFT — Cozziamo
contro due atteggiamenti di fondo, che qualificherei entrambi
quietisti.
C’è quello che chiamo il quietismo rivoluzionario. Può parere
un’espressione .singolare. Ma ecco
quel che vogfi'- dire: ci sono delle persone, spi .sso dei giovani, i
tutta chiarezza che i paesi occidentali dominano ancora totalmente il mercato delle materie prime e che l’economia dei paesi in
via di sviluppo dipende quasi del
tutto da questo mercato. Inoltre
i paesi occidentali hanno sempre
meno bisogno di materie prime,
perché le sostituiscono con ogni
sorta di prodotti artificiali.
Ci troviamo quindi di fronte a
questa situazione curiosa: dal
punto di vista materiale ed economico i paesi occidentali possono rendersi ancor più indipendendenti dai paesi sottosviluppati di
quanto fossero già prima. Grande è per loro la tentazione di dire:
occupiamoci di noi e non pensiamo più agli altri.
Vengo alla conclusione che si
fa sempre più difficile avanzare
argomenti puramente economici o
puramente politici in favore dell’aiuto in vista dello sviluppo. Il
solo argomento che conta e regge
oggi è l’argomento semplicemente
umanitario,
Ecco dunque a che punto è la situazione generale. E le Chiese, davanti a
questo problema?
VISSER ’T HOOFT — Circa le
Chiese, sono un po’ più ottimista.
Un numero abbastanza alto di
Chiese ha preso sul serio l’appello
dell’Assemblea di Uppsala e consacrano allo sviluppo l’l% del loro bilancio. Alcune sono decise ad
arrivare al 2, al 3 persino al 4 o
a! 5%.
E sul piano dell’opinione?
VISSER ’T HOOFT — In alcune
circostanze le Chiese sono state
fra le forze che hanno esercitato
una pressione sul governo. Non
dovrei parlare troppo dell’Olanda
(N. d. r.: il past. Visser ’t Hooft è
olandese, e cittadino onorario di
Ginevra), ma in questo paese, ad
esempio, il governo e i partiti non
possono più permettersi di non
prendere sul serio il problema dello sviluppo: perderebbero elettori.
E se si va a cercare chi ha creato
tale situazione, si può dire penso,
che sono state la Chiesa e la gioventù.
A questo proposito sono stato
assai stupito delle reazioni di certi ambienti ginevrini, quando il comitato cantonale della « Dichiarazione di Berna » ha chiesto ai candidati al Gran Consiglio qual’era
la loro posizione nei confronti dello sviluppo. Vi è stato chi ha detto
che era un procedimento non democratico. Quanto a me trovo la
quali dicon >
luppo è u 11
non avremo a
mondiale, i i
nisco quii u
per la semplic;
voluzione non
se mai verrà, > =
mente con q
Vogliamo dunque, uniti agli
uomini d’ogni convinzione, combattere per i diritti dell’uomo
in una comunità mondiale giusta. Lavoreremo per il disarmo
e perché si istituiscano accordi
commerciali equi per tutti.
(dal Rapporto ufficiale della
IV Assemblea del CEiC,
Uppsala 1968)
André Biéler
A.ndrk Bikler è uno dei rari
teologi riformati che abbia pure una solida conoscenza di economia. Pastore a Ginevra, preparava una ponderosa tesi di
dottorato su La pensée econoinique et sociale de Calvin, che
rinnovava lo stato degli studi in
questo campo e veniva pubblicata proprio in occasione del giubileo calviniano del 1959 (ed.
Georg. Genève). Egli condensava i frutti di questa sua ricerca in un volumetto divulgativo uscito anche in italiano a
cura della Claudiana, L'umanesimo sociale di Calvino. Egli occupa attualmente la cattedra di
etica e sociologia presso le Facoltà teologiche delle Università
di Ginevra e di Losanna. Negli
ultimi anni egli ha dato un
apporto importante alla riflessione ecumenica sulle responsabilità economiche e sociali dei
cristiani; nella Confederazione
elvetica poi, con quella che
è passata alla storia come “proposta Biéler” ne abbiamo largamente riferito a suo tempo), è
stato alLorigine del movimento
della Dichiarazione di Berna per
lo sviluppo, un movimento che
sta prendendo piede nel paese e
nelle Chiese. La pagina che qui
pubblichiamo è tratta da un
suo articolo apparso sulla « Revue de Théologie et de Philosophie » (III/1969), La dimen- :
sion politique de la chariié. \
objet des recherches oecuméniques contemporaines.
l’aiuto allo sviistificazione finché
I o una rivoluzione
ale e totale. Defiquesta posizione,
. agione che tale rix'rà tanto presto,
:aon vedo assolutaaie giustificazione
potremmo dire: lasciamo i poveri
crepare o viv re in una povertà
abbietta, se invece nel frattempo
possiamo fare qualcosa.
L’altro quietismo è una specie
di quietismo intellettuale. Si dice:
questo problema dello sviluppo è
talmente complicato! Si comincia
ad analizzarlo e si giunge alla con
clusione che siamo anche noi dei
sottosviluppati e che dovremmo
sviluppare noi stessi, ecc. Si dimentica in tal modo la semplice
realtà: si tratta di rendere tollerabile la vita per uomini che non
hanno nulla o quasi nulla. Va benissimo, fare della filosofia dello
sviluppo, ma quest’esercizio non
deve diventare un alibi per rimandare ogni decisione alle calende
greche.
= La nostra generazione, quella che porta
B attualmente la responsabilità dei jioteri
= politici, economici, scientifici ed ecclesia= stici è contemj)oranea delTaccelerazione
E vertiginosa dello sviluppo delle scienze e
= delle tecniche; essa rimane stupefatta dal
= disordine dei fenomeni sociali generati da
= questo sviluppo. E siccome è stata allevata
= in una pietà di natura apolitica o nella
= ideologia profana del lascia-fare che a
= quella corrisponde, ha accettato, come
E una fatalità senza scampo, l’ampiezza dei
= disordini, degli squilibri e delle ingiustiE zie che constata nel mondo; di conseguenÉ za ha in un certo senso rinunciato a una
= politica globale che domini gli eventi; e
E quand’è ancora credente, prega la ProvviE denza di rimediare alla propria impoten= za. La nostra generazione ha dunque la
E tendenza, dinanzi alle minacce del mondo
E contemporaneo, a scivolare o in un fatali= sino profano paralizzante, o in un provviE denzialismo religioso irresponsabile.
E La nuova generazione, invece, fin dai
= suoi primi giochi ha preso atto delle posE sibilità d’azione illimitate che le nuove
E scienze mettono fra le mani degli uomini.
= Essa rifiuta quindi qualsiasi abbandono =
= mistico davanti a una pretesa fatalità storica o a una Provvidenza di- E
E vina che lascerebbero l’uomo e il cristiano politicamente passivi; essa =
= rivendica la responsabilità di creare una società nuova nella quale =
= regnerà, sia pure in modo relativo, un nuovo ordine abbastanza flessi- E
E bile perché trionfino in modo sempre rinnovato la giustizia e la pace. B
E Essa saluta perciò con un certo entusiasmo la nuova teologia che po- =
= stula, per motivazioni spirituali delle quali dobbiamo riconoscere la E
E fondamentale evangelicità, questa responsabilità politica della fede e e
E uell’amore aventi il compito di rizzare, nella storia e fin d’ora, segni =
= visibili e sempre rinnovabili dell’umanità nuova di domani. Perciò E
E essa è impaziente, non senza ragione e forse con un certo candore E
E ottimista, di fronte alle lentezze ecclesiastiche e alle carenze di forma- ^
É zione e di determinazione politiche dei più anziani. E
E Del resto, se essa respinge le forme tradizionali della loro pietà, e
E lo fa perché le sospetta di essere complici se non addirittura genera- ^
E trici di questa disincarnazione della fede che, col pretesto di essere E
= spirituale, ha perso ogni esigenza e ogni speranza politiche; essa rim- ^
E proverà alla nostra generazione di mancare di ardore caritatevole e di E
E impazienza spirituale perché avvenga, nella storia, ciò che essa chiede e
= passivamente nella sua preghiera: la volontà del Padre sia fatta sulla ^
E terra come in cielo. =
1 Malgrado le pretese talvolta puerili e spesso chiassose della gio- §
I ventò contemporanea, dobbiamo quindi rallegrarci per il fervore con |
E cui vuole che le cose cambino, perché -— dobbiamo sottolinearlo — E
= questa generazione dovrà sopportare, assai più ancora che la nostra, il e
E peso crescente degli squilibri sempre più violenti che la nostra incuria =
E lascia che si stabiliscano fra le nazioni ricche e le nazioni povere. E e
I poiché si sa che i rimedi a questo flagello sono in gran parte di natura |
È politica, si misura quanto sia importante che la Chiesa di domani E
= prenda coscienza delle implicazioni politiche della carità. E
E Ma altre ragioni, ancor più gravi, sottolineano l’urgenza di que- E
= sta presa di coscienza. L’accumulazione sempre più rapida delle cono- e
I scenze scientifiche e tecnologiche e le trasformazioni profonde che es- |
È se continueranno a produrre, a un ritmo accelerato, nella vita degli E
E uomini e delle società, sta creando da un lato una situazione rivoluzio- E
I naria permanente, e d’altro lato la concentrazione, nelle mani dello |
= Stato o di gruppi paralleli, di sempre più temibili poteri discrezionali E
I e decisionali sul destino deH’uomo. I poteri d’intervento che le scien- |
= ze chimiche e biologiche stanno per mettere e già mettono in mano E
I all’uomo, per dominare i cervelli e operare trasformazioni genetiche |
I di portata incalcolabile, pongono già agli scienziati il problema: chi =
E disporrà del loro controllo? La nostra etica e le nostre istituzioni, e la E
1 coscienza della nostra comune responsabilità di cristiani nei confronti ^
i di un mondo prossimo al delirio, riusciranno ad adattarsi, in così breve |
E lasso di tempo, a mutamenti di tale entità? E la Chiesa, che ha il coni- E
I pilo di proteggere le creature di Dio, come eserciterà il suo ministero, ^
È affinché questo porti con limpidezza ed efficacia sui punti di decisione E
1 collettiva nei quali si gioca il destino di queste creature? Ecco degli |
I interrogativi che dobbiamo porci. |
..........................................................................
iiMimimiiiiiiiii
«Diakonia» cambia pelle e padrone
La rivista di ricerche sui ministeri e sulla vita della chiesa si fonde
con le "Note Omiletiche", a servizio delle Chiese evangeliche in Italia
Diakonia cambia pelle e padrone! Scherzi
a parte, la rivista avrà, a partire dal 1970.
un'impostazione nuova. L’ultimo numero del
1969. uscito recentemente, è tutto dedicato
a un ampio studio di W. Kru.sche. La struttura parroctìiale. un ostacolo per la Missione? Esame e valutazione della discus.sione
ecumenica sulle strutture della Comunità Missionaria. tradotto da Roberto Long e Fr.
Giampiccoli.
Il n. 1/1970 rappresenta invece la fusione
fra « Diakonia » e le « Note Omiletiche ».
NeH'editoriale, si chiarisce che « <lopo opportune consultazioni la Tavola Valdese ha deliberato di trasferire alla Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia non soltanto le
“Note Omiletiche” ma anche la rivista "Diakonia”. La Federazione a sua volta, mentre
sta perfezionando le sue decisioni al riguardo,
ha affidato al Servizio Studi la redazione delle
due pubblicazioni affinché venissero unificate
e gestite d’ora innanzi come un unico servizio offerto a tutto il prote.stantesiino italiano ».
Si avrà dunque, nei fascicoli di « Diakonia »,
la pubblicazione di studi e documenti, e la
continuazione delle Note omiletiche, raggruppate però secondo temi generali o per interi
libri biblici o parte di essi, in forma di piccolo commentario attualizzato.
« Nell'ambito di un protestantesimo minoritario — nota l'editoriale — come quello italiano è indispensabile realizzare una seria economia delle forze, evitando che ognuno rifaccia per conto proprio le ricerche già fatte da
altri e offrendo invece a tutti il frutto migliore del lavoro di singoli o di gruppi. “Diako
nia” intende contribuire a questa economia
delle forze evangeliche ».
La rivista offrirà agli abbonati circa 180 pagine annuali: Aldo Comba sarà responsabile
della parte "studi e documenti”. Renato Co'is.son delle "note omiletiche”, mentre la parte
amministrativa (e litografica) resta affidata ad
Agape. L’abbonamento annuo è di L. 1.000,
da versarsi sul c.c.p. 2/20554 intestato a :
Agape, Centro ecumenico, 10060 Frali (Torino); ogni offerta è gradita c permetterà di arricchire e intensificare la pubblicazione.
DONI ECO • LUCE
Da S. Germano Chisone : Arturo Meytre
500: Enzo Tron 200: Gustavo Balmas 500:
Edv. Bartol. Bouchard 300; Davide Bouchard
1.000: Mario Beux 500: N. N. 1,500; Guido
Peyronel 500; Nelly Rostan 500: Livietla Rostan 500: Margherita Pascal 2.500; Edoardo
Rostan 500: Margherita Laurenti 500; Alberto Bertalot 500: Bartolomeo Long 500: Si
mona Scapin Soulier 500: C. Alberto Bouchard 200: Giuseppina Long 500: F. Enrico
Peyronel 500: Davide Jaliier 500: Mary e Anita Long 500: Orlìna Balmas 500; Alice
Pons 500; Emilio Roebon 100; Elena Lanlelme 500: Bertalot Luigia 500.
Da Massello: N. N. 2.800; Luigi Micol 300.
Grazie! (continua)
6
pag. 6
27 febbraio 1970 — N. 9
Echi delle celebrazioni del 17 febbraio nelle Valli Valdesi
TOP.r.E PELLICE
« O fratei mio che meco sali, guarda
nuova una stella sul monte si accese
e un'altra... e un^altra su ogni vetta appare
e fanno cenni come a salutare.
Sono i falò del popolo Valdese!
...E Vineffabil vento dello Spirito
come turbine a cui nulla contese
mar di fiamme trabocchi al colle, al piano
e fino alVorizzonte più lontano! ».
Così la gentile poetessa Ada Meille ha descritto i falò di gioia che anche quest’anno si
sono accesi numerosi sulle alture delle nostre valli.
La nostra comunità si è preparata alla celebrazione del 17 con un culto di Santa Cena
il 15 febbraio, presieduto dal pastore Sonelli e
il professore Augusto Armand-Hugon, valente
storico valdese, ha presentato vari argomenti
di storia valdese nelle riunioni quartierali, ai
giovani deirUnione dei Coppieri, alla società
E. Arnaud e sull’« Eco-Luce ». La sua parola,
che non è mai retorica, né autocompiacimento, né sterile commemorazione, ma valutazioni obiettiva e serena, è sempre udita con
vivo interesse da tutti coloro che sentono il
dovere di ricordare la nostra gente « dalle
cui lacrime e dal cui sangue è cresciuta la
libertà di coscienza ».
I bambini delle scuole elementari hanno
svolto un interessante programma di canti e
recite, intonati alla circostanza e hanno rinunziato al dono tradizionale a favore delle opere
sociali del Gabon.
In comunione di spirito con tutto il popolo valdese sparso in Italia e all’estero un folto gruppo di membri di Chiesa ha ascoltato
nel tempio la predicazione delPEvangelo fatti dal pastore Rostagno sul testo Luca 12: 8-9
<( Or io vi dico : Chiunque mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, anche il Figliolo
dell’uomo riconoscerà lui davanti agli angeli,
mn chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti a Dio ». La corale ha cantato all’inizio Tinno 140 (traduzione del salmo 74 della raccolta ugonotta; il
testo francese è cc Faut-il o Dieu, que nous
soyans épars » e fu cantato dai Valdesi reduci dall’esilio svizzero il 28 agosto 1689 nel
tempio di Frali) e, al posto dell’interludio, una
melodia del 1690 armonizzata da J. S. Bach
« Dieu très saint »; il testo è un adattamento
elaborato dal Maestro Corsani, direttore della nostra corale e il suo intento è quello di
sottolineare nel corso del 17 febbraio il valore spirituale di questa festa nella quale celebriamo i doni di Dio e la necessità da parte
nostra di vivere al servizio suo e dei fratelli
in un impegno di riconoscenza e di testimonianza : la fede non sia soltanto ricordo ed
emblema distintivo, ma l’attuazione di una
vera giustizia nella fraternità e nella carità
reciproca.
Circa 210 persone fra cui uno dei decani
della nostra comunità, l’avv. Stefano Peyrot
colla sua gentile signora, hanno preso parte
al pranzo fraterno nel salone della Foresteria.
Dopo i messaggi del presidente del comitato
organizzativo Italo Hugon, del vice-moderatore A. Deodato, del pastore Sonelli, del sindaco avv. G. Cotta Morandini, il prof. Augusto Armand-Hugon ha parlato delle origini
del Collegio Valdese al quale egli stesso ha
dedicato tutta la sua attività.
II Rev. Stephen Gilly, (1789-1855), deUa
Chiesa Anglicana, fu incuriosito dalla vicenda dei Valdesi da una lettera che nel 1818 il
pastore di Pramollo Ferdinando Peyran avevH scritto in Inghilterra alla Società per la
conoscenza del Cristianesimo, nella quale egli
sollecitava l’attenzione degli Inglesi sulle
sorti dell’antica chiesa delle Valli. Gilly visitò
per la prima volta i Valdesi nel 1823, e fu
molto impressionato dalla loro storia e dalla
loro situazione in quel tempo. Pubblicò quindi l’anno seguente un grosso volume sulla
sua visita e sulla storia valdese, libro che incontrò molto favore perché ebbe quattro edizioni in quattro anni. Fu la lettura di questo
libro che a sua volta incuriosi il Beckwith e
che lo condusse alle Valli, con tutte le conseguenze che si conoscono. Un amico del Gilly,
generoso benefattore, mise a sua disposizione
la grossa somma di 5.000 sterline, di cui egli
poteva disporre come meglio credeva a favore
dei Valdesi. Da questo dono nacque il Collegio Valdese; esso, nelle intenzioni del Gilly,
doveva essere molto più vasto e importante di
quanto poi fu in realtà.
Nella sua seconda visita alle valli nel 1829,
Gilly sottopose il suo progetto alla Tavola:
ci volle qualche anno, ma nel 1837 il Collegio
veniva inaugurato ed iniziava la sua opera preziosa nelle Valli. Alla sua costruzione avevano
concorso in proporzione delle loro possibilità
e distanza tutte le comunità delle Valli, ognuna delle quali avrebbe voluto essere la sede
dell’Istituto. Anche il Beckwith se ne interessò fattivamente, e l’architettura si deve in
parte alle sue idee, oltreché al progetto del
geom. Roland.
L’iniziativa dei Gilly a favore delle Valli è
tuttora degna della più grande riconoscenza,
e la figura di questo nobile benefattore non
deve essere lasciata nell’oblio.
La Corale ha cantato altri inni durante il
pranzo, alla Casa delle diaconesse e la sera
stessa all’Aula Magna: Seduti in sulla riva di
Gluck tratto da « Cento canti » e facente parte del repertorio tradizionale delle nostre corali. Adam et Ève, complainte biblica valdese che tratta della creazione, del primo peccato, della cacciata del paradiso terrestre. La
melodia ed il testo sono tratti dalla raccolta
del prof. Ghisi, l’armonizzazione è del maestro Corsani. La mie trop jeune, canzone
d’amore trascritta dal compianto prof. Emilio
Tron nelle nostre vallate, pure armonizzata
dal M° Corsani come La f 'énno louerdo, storia
dialogata in dialetto pralino. La Filodrammatica Giuseppe Casini, ha interpretato brillantemente la commedia di Rina Breda Paltrinieri « La moglie nel cassetto ». Molto applauditi il regista Sergio Albarin e tutti gli
attori, alcuni giovanissimi. Positivo e gentile il messaggio della commedia : libero amore, unioni passeggere sono vane illusioni, che
lasciano il vuoto nella vita; ciò che può dare
alla coppia umana un senso ed uno scopo alla
propria esistenza è un incontro che sveli la
realtà profonda del proprio essere.
Il 17 febbraio la commissione distrettuale
ha spedito un telegramma al Presidente della
Repubblica, a favore dei terremotati della Val
Belice (Sicilia occidentale); saranno ora spedite le firme dei nostri membri di Chiesa raccolte in questi giorni.
Lina Varese
ROBA
Siamo riconoscenti a Dio di essere stati favoriti da un tempo splendido, anche se il
freddo era pungente, per le celebrazioni della
ricorrenza del 17 febbraio.
La domenica mattina 15 corr. abbiamo avuto il Culto, le recitazioni e i canti dei bambini della Scuole statali, delle Scuole domenicali e dei Catecumeni; la vigilia i falò; il 17
Culto con S. Cena presieduto dal Pastore emerito Sig. E. Ganz, del Capitano dell’Esercito
della Salvezza Sig. Longo e dal Pastore locale
con canto di un Inno d'occasione da parte della
Corale. Erano presenti amici e simpatizzanti
venuti da fuori con parrocchiani giunti perfino
dalla Svizzera.
Alle 12 pranzo in comune con un'ottantina
di commensali ai quali il Cap. Longo rivolge
ancora un messaggio e il Maestro Sig. E. Paschetto, a nome del Comitato per il Collegio
Valdese di Torre Pellice, parla di quell’istituto di istruzione secondaria; il Pastore aveva
rievocato l’esilio del 1686. Per la sera dei giovani e dei genitori avevano organizzato, in pochi giorni, una Serata con canti, giuochi,
buffet, una esilarante farsa, dei premi. Per
detta serata gli organizzatori hanno chiesto
anche la collaborazione dei Catecumeni con la
replica delle loro recitazioni e dei canti. Rinnoviamo i più vivi ringraziamenti alle Signore. Maestre, alla Signora M. Grill villeggiante
onoraria di Rorà e generosamente affezionata
a questa Comunità, agli oratori Signori Ganz,
Longo, Paschetto e a tutti coloro che hanno
collaborato alla riuscita di quei festeggiamenti.
Stanno arrivando le bustine-contribuzione
della “Settimana Valdese” il cui contenuto
sarà certamente la conferma pratica del fervore valdese di tutti i Rorenghi.
Nel pomeriggio del 17 corr. il Tempio era
nuovamente gremito per il servizio funebre
del nostro fratello Mario Tourn della Segheria deceduto dopo lunga malattia. Alla vedova,
alle figlie e rispettive famiglie in Italia e in
Isvizzera ricordiamo l’invito del Signore: « Ve
nite a me... » (S. Matt, 11: 28).
1117 Febbraio alla lllìi-SKF di Villar Perosa
Anche quest'anno la RIV-SKF dello stabilimento di Villar Perosa ha celebrato la Festa
del XVII Febbraio con una sottoscrizione a
favore degli Istituti Valdesi di assistenza.
La somma raccolta è stata di lire 560.600
di cui :
Direzione Generale RIV-SKF L. 150.000
Maestranze Stabilimento » 410.600
La distribuzione è avvenuta nel modo seguente :
Rifugio « Carlo Alberto» per incurabili L. 73.000
Ospedale di Pomaretto (per laboratorio analisi) » 80.000
Ospedale di Torre Pellice (per
ascensore) » 80.000
Asilo dei vecchi di San Germano » 73.000
Asilo dei vecchi di Luserna San
Giovanni » 46.600
Scuola Materna di Pomaretto » 52.000
Scuola Materna di San Germano » 52.000
Scuola Materna di Luserna San
Giovanni » 52.000
Scuola Materna dì Torre Pellice » 52.000
Dopo la chiusura dei conti ci è ancora pervenuta la somma di lire 8.900 che è stata devoluta a favore deil;^ « Missione Evangelica
contro la lebbra ».
PIKEROLO
Il comitato valdese ^
lar Perosa esprime la ’
scenza a tutti i genere
ratori, cattolici e valde
celebrare la Festa deiri:
tangibile segno dì carità
fratello che soffre.
Villar Perosa, 18 lebbra 1970
'Pa RIV-SKF di Vil
iù commossa riconodonatori e collaboche hanno voluto
,!ancipazione con un
ristiana a favore del
IL COMITATO
Coucourde ¡¡ario e Valdo - Gardiol Dino Genre Bruna - Grill
Alessandro - Rovara Umberto
In occasione della settimana dell’Unità, a
Pinerolo, presso la Biblioteca Comunale vi
sono state due conferenze sul tema della intercomunione. ■
Mercoledì 21 gennaio il past. Giorgio Girardet, rifacendosi ai più noti casi di intercelebrazione della Santa Cena da parte di gruppi per lo più impegnati in una comune
lotta sociale e politica, ha illustrato il problema dell’intercomunione come si presenta in
una chiesa che riscopre il senso della comunità locale.
Venerdì 23 gennaio il prof. Alfredo Marranzini ha fatto invece la cronistoria degli
studi e degli incontri ufficiali tra i teologi delle varie confessioni, e rifacendosi alla tradizionale dottrina del Concilio di Trento, ha concluso per Limpossibilità della intercomunione.
Dopo le due conferenze non vi è stata praticamente discussione, probabilmente perché
si sono svolte indipendentemente Luna dall’altra, ma soprattutto perché il problema deil’intercomunione è scarsamente sentito, e non
può essere altrimenti, in una città in cui
non vi sono contatti di alcun genere tra la
comunità valdese e quella cattolica.
Questo appunto sulla scelta del tema era
stato fatto al pastore Girardet in un incontro,
precedente la conferenza, fra un gruppo di
giovani valdesi e cattolici.
Perché questi incontri siano validi occorrerà in futuro trattare argomenti legati alla
situazione locale e in precedenza studiati insieme da gruppi delle due comunità.
Il pomeriggio dell’8 febbraio alle 14,30 si è
svolta l’assemblea di Chiesa. È stata fatta la
relazione sul problema del matrimonio e del
divorzio. Anche a causa dello scarso numero
dei membri presenti (una quarantina circa),
non è stata presa alcuna decisione in proposito. I verbali verranno trasmessi alla commissione, preposta allo studio del problema,
che riferirà al Sinodo.
(continua al prossimo numero)
SAN SECONDO
Le celebrazioni del 17 febbraio si sono
svolte secondo lo schema tradizionale, ad eccezione del corteo che è stato abolito.
La sera del 16 sono stati accesi vari « falò »
che coi loro bagliori hanno illuminato per
lungo tempo la collina.
La mattina del 17 una numerosa assemblea
si è raccolta nel tempio per il culto di ringraziamento. Il pranzo, preparato da Renato Don
e dalla sua « equipe », ha riunito un centinaio di commensali nella nuova sala. Diverse giovani in costume valdese, sotto la direzione di Valdo RiVoira, hanno assicurato il
servizio, che qualcuno ha definito « impeccabile ». Abbiamo avuto il piacere di contare
fra ì presenti alcuni amici provenienti da altre comunità ed al levar delle mense hanno
rivolto messaggi : il pastore Enrico Tron, l’anziano Remigio Pons, i signori Paolo Cendola,
Dino Costantino e Franco Sappé che ha perorato la causa del Collegio Valdese. Ringraziamo ancora sentitamente tutte le persone
che in vario modo hanno collaborato alla buona riuscita della nostra festa : in particolare
la Corale.
Sabato 7 e domenica 15 febbraio, la nostra
Filodrammatica, sotto la direzione di Marina
Sanmartino, ha rappresentato con successo
una commedia brillante in tre atti « Ci penso io » di Fasulli. Molti applausi hanno coronato la fatica dei nostri attori. ■
Il cullo di domenica prossima sarà presieduto dal pastore Gustavo Bertin che fin
d'ora ringraziamo.
Lutti. - Il 9 febbraio si è serenamente spenta, nella sua abitazione, ai Bolla di Bricherasio, la nostra sorella Maria Pons ved. Pons,
nel suo 92" anno di età. Originaria di Massello, si era trasferita con la sua famiglia in
mezzo a noi molti anni fa. Provala varie volte
nei suoi affetti più cari, essa fu sostenuta ed
aiutata da una fede incrollabile In Dio che ha
sempre servito con gioia ed amore. Scompare
così una bella figura della nostra chiesa, di cui
era la decana. Le sue spoglie mortali riposanonel cimitero di Bricherasio.
Il 19 febbraio, dopo alcuni giorni di degenza all'ospedale Civile di Pinerolo, è st .ta
richiamata dal Signore la nostra sorella Bleynat Elisa ved. Gardiol, di anni 73. Anch'essa
era una donna di grande fede, che ha partecipato ai culti e ad altre attività della chiesa,,
finché le forze glielo hanno permesso. Lascia
di sé un ricordo luminoso. Ai suoi funerali
ha partecipato una numerosa folla, proveniente da varie parti delle Valli, accorsa per
esprimere un pensiero di viva solidarietà ai
figli.
Alle famiglie che piangono rinnoviamo
l'espressione della nostra affettuosa simpatia
cristiana.
Matrimonio. - Sabato 21 febbraio abbiamocelebrato il matrimonio di Gay Ivo (Luserna
S. Giovanni) e Bonin Norma (Bonnin). Rivolgiamo ancora a questi sposi i nostri più sinceri auguri di felicità.
PGMARETT
Ricordiamo le prossime riunioni quartierali : 4 marzo - Gioì Inverso; 5 marzo - Lauza; 6 marzo - Perosa.
Il marito, le famiglie Vinay e Massei della compianta
Margherita Vinay
nata Massel
commossi per le dimostrazioni di stima e di affetto tributati alla loro cara, ringraziano quanti hanno preso
parte al loro dolore.
Un vivo ringraziamento al Pastore
C. Tourn e Signora per l’assistenza
spirituale, al Dr. Vivalda per le premurose cure, ai vicini di casa e amici.
Chiotti di Riclaretto, 19 febbraio 1970,
Nella triste circostanza della dipartita del caro congiunto
Alessio Buffa
i familiari ringraziano quanti conscritti o di persona hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento
particolare al pastore Taccia, al dott.
De Bettini, alla signora Direttrice e
a tutto il personale dell’Ospedale Valdese.
« L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto, sia benedetto il nome dell’Eterno» (Giobbe 1: 21).
Angrogna, 23 febbraio 1970.
I LETTORI CI
Sl> SCRIVONO
Il partito di Cristo?
Un lettore, da Pordenone :
Signor direttore.
In argomento alla lettera aperta indirizzata dal fratello Aldo Long al Moderatore ed al corsivo del Pastore Conte, preciso che sottoscrivo in pieno il
contenuto della lettera con un plauso
per il suo autore.
Quanto alla critica ai periodici menzionati, è pacifico che essi esprimono
ideologie politiche di chi li dirige. Non
per questo possono attribuirsi di essere
i portavoce dell’evangelismo italiano,
perchè tra essi (siano i più o i meno,
ignoro la percentuale) ve ne sono che
ragionano col proprio cervello, hanno
buona memoria e soprattutto non si
inquadrano nel marxismo-leninismo,
hanno per divisa gli insegnamenti dell'Evangelo; quell’Evangelo che, meditato al lume della fede in Cristo, offre
soluzioni in tutti gli aspetti della vita
del credente. Non è mistero che tra
voi vi siano alquanti che solidalizzano
con l’ideologia social-comunista, perchè
si ignora o si dimenticano le sue origini
non valutando a fondo le conseguenze
ove tali adesioni portano.
Quanto è avvenuto in Russia nel
1917 non può essere materia di esportazione in tutti i paesi, quello sterminato paese offrì l’ambiente adatto all’affermarsi del comunismo. Oggi è materia da noi acquisita da chi di proposito vuole ignorare gli insegnamenti che
offre l’Apostolo Paolo nelle sue epistole
in riferimenti ad argomenti sociali. Sì.
il comunismo nasce con la primitiva
chiesa cristiana, ma è il comunismo
frutto dell'amore per il prossimo; dell’abbiente che spontaneamente mette a
disposizione della comunità i suoi beni,
diverso dalLattuale che vuol prendere
a chi ha. Per quanto ci è dato sapere
a ben guardare la patria del comunismo, non si può ad esso attribuire il
migliorato sistema di vita che gode rispetto alla epoca zarista : tale miglioramento è frutto del progresso come in
ogni paese evoluto si riscontra. Resta
però un fatto incontrovertibile : che al
posto della tirannide zarista impera la
sua tirannide; sono cambiati i suonatori, ma la musica è sempre la stessa :
Siberia - deportazioni - soppressioni •
nel paese della libertà! E così si può
domandare come sia concepibile tra
noi l’aderire alla ideologia che, nata
per il benessere comune, guazza ov’è
miseria — inciviltà —; che sopprime
la libertà di pensiero; che esporta la
ideologìa per conquistare la simpatia
di tanti fornendo cospicui aiuti quando
si tratti di far infrangere il comandamento (che non è stato annullato) :
« Non desiderare la roba degli altri ».
Per questo fratello Long i periodici
chiamati in causa tacciono o blandamente argomentano su fatti che bruciano sotto i loro piedi. Ancora nella
mia cittadina quando fu onorata della
visita dell’ex Presidente Eisenhower apparvero sui muri delle scritte: « Torna
a casa Ike »! Manifestazioni del genere si ebbero anche a Roma cd a
quanto mi consta restò coinvolto in
una denuncia anche un nostro fratello.
Recentemente dalla televisione abbiamo conosciuto l’ammonlare degli
aiuti che l’Italia ha avuto dal piano
Marshall : 1500 miliardi di dollari. Domandiamo, se possono rispondere, ai
fratelli simpatizzanti filo-comunisti perchè in quel momento non sono stati
rifiutati gli aiuti americani! Due pesi
I e due misure, cose abbominevoli agli
occhi di Dio.
Seguendo il discorso, si aggancia al
corsivo del Pastore Conte « l’autunno
caldo ». I sindacati degli operai hanno
in mano la massa operaia e tra questi
tanti nostri fratelli. Il conflitto capitalelavoro è aizzato dalla ideologia dianzi
delta guardando ad una sola faccia del
poliedro: smantellare il profitto del capitale. Poiché ogni opera è degna del
suo premio, il capitale impiegato in
una azienda svolge un lavoro ed al
pari del prestatore d’opera merita il
compenso : il profitto. Se questo è esorbitante deve essere colpito dalla legge
sotto forma di tassazione, non pretesto sindacale per aumenti salariali. E’
una verità che l’operaio italiano è mediamente retribuito fra i colleghi dei
6 paesi della comunità europea. Ma è
altrettanto vero che il costo dei contributi previdenziali del salariato italiano
gravano per il 53 per cento della paga
virtuale percepita, mentre quella dell’operaio della Germania ovest, che è
il più elevato rispetto agli altri 5 paesi
della comunità, è del 33 per cento ; il
20 per cento in meno!
E’ stato un bene il silenzio, Pastore
Conte, perché per argomentare sull’autunno caldo bisogna esaminare e conoscere tutte le faccie del poliedro. La
differenza di questi costi contributivi
può comportare una media di L. 6-700.
AUora se i sindacalisti si fanno promotori di agitazioni non sempre pacifiche
per la eguaglianza dei salari nei paesi
della comunità, si battano per la uguaglianza dei costi contributivi, farebbero
così, senza alterare il costo del lavoro,
capitare ad ogni salariato un aumento
di salario di circa 6-700 lire giornaliere,
di gran lunga superiore a quello conseguito con la stesura dei contratti
che sono stali in tante parti fonte di
acerbi conflitti e violenze; conflitti e
violenze che oggi essi vorrebbero far
eludere dalla legge.
Ho fatto due volte richiamo al vocabolo legge. Penso che nessuna responsabilità possa esserci addossata per leggi
carenti. Siamo sempre una infima minoranza e sparpagliati nella penisola,
non siamo quindi nelle possibilità di
coalizzarci per far riuscire in parlamento un congruo numero di nostri rappresentanti che potrebbero essere i promotori di leggi fondate suU’Evangelo maiuscolo. I nostri legislatori sono quelli
che per primi eludono il dettato dell’art. 3 della costituzione; percepiscono stipendi mensili che il nostro operaio medio percepisce quasi in un semestre, con la differenza che questi si
trova sulla busta paga la trattenuta R.
M. del 4,40 per cento mentre per il
I legislatore vige la franchìgia (totale!).
-econdo la politica : « Armiamoci e
partite ».
Per concludere. Il « Corriere della
Sera » nel resoconto della seduta parlamentare in cui è stato votato l’appannaggio per i deputati riportò questi
dati :
Onorevoli presenti in aula 500. Votarono il quantum con la franchigia numero 498, 2 astenuti! Nel corso della
lì legislatura l’Onorevole Vincentini
ebbe l’ardire di presentare la proposta
di legge perchè gli emolumenti percepiti dai deputati sottostessero alla imposizione della R. M. adeguala. Naturalmente fu voce di uno che grida nel
deserto. Passi per quelli appartenenti
ai partiti invisi ai social-comunisti; ma
quelli che militano nelle file delle sinistre rosate o rosse che siano, come si
giustificano? Possiamo concludere, in
base a quella votazione, confermala nel
tempo, che la componente partitica è
fatta di un'unica pasta, ricordando al
cristiano evangelico che deve essere esclusivamente del partito di Cristo nella
sua completa interezza.
Davide Corai
Pubblichiamo questa lettera che ha
Vindubbio valore di avanzare dati concreti e degni di riflessione. Ci permettiamo di insistere per un riferimento
exmngelico più preciso, in questi dibattiti : in base a questa lettera, infatti,
non possiamo assolutamente riconoscerci ^'convinti di peccato** sulla base delrEimngelo; occorre darsi più pena, lavorare di più. riflettere di più su questo
Evangelo; siamo un po* tutti troppo sicuri di sapere ‘quel che esattamente
dice. Alcune note, non per il gusto della botta e risposta, ma per far avanzare
il discorso.
La rivoluzione umana, di dignità umana, costituita, fra tanto sangue e tante tristi involuzioni, dalla Rivoluzione
d'ottobre, non può essere spacciata come fa il nostro fratello; e non è storicamente giusto, crediamo, dire che il
progresso dell'URSS è semplicemente di
ordine tecnologico. Quel che pensiamo
della dittatura di partito, è chiaro.
Capitale e profitto: il considerare il
capitale come una forza viva, pari al lavoro delVuomo, è proprio quanto la critica marxista rimprovera al capitalismo e. cipare, con ragione; anzi, è un
argomento cui noi cristiani dovremmo
essere particolarmente sensibili.
Parlando delle violenze delVautunno
caldo, il minimo dei minimi che si può
e si deve richiedere è il riconoscimento
delle responsabilità delle due parti, in
una spirale avvelenata; altrimenti tutto
diventa ambiguo e falsato.
Infine, concludendo con una nota
personale : sarei molto curioso di sapere quale ideologia politica mi si attribuisce; forse sarei aiutato nelle mie perplessità di fronte al prossimo round
elettorale, non avendo in tasca la tessera del partito di Cristo.
Gino Conte
I paraocchi
Un lettore, da Pomaretto,
Signor direttore,
L'artìcolo « Repressioni e libertà »
apparso sul n. del 13 corr. mi ha lasciato alquanto perplesso, non tanto
per il discutibile accostamento che il
Pastore Ricca fa fra « la plurisecolare
repressione cattolica c sabauda » contro i Valdesi e quella che egli chiama « un’azione intimidatoria e persecutoria da parte del potere costituito
avente come bersagli principati esponenti ed attivisti del mondo sindacale... », quanto per altri evidenti contrasti.
Infatti, il Pastore Ricca, dopo aver
giustamente affermato che « chi .ain i
' una libertà deve amarle ugualmente
! tutte », si limita a vedere solo la repressione contro la libertà sindacale e
politica.
i Al Pastore Ricca, non sono forse pervenute notizie circa gli atti vandalici
I e teppistici dei mesi scorsi, le auto ro
vesciate, le vetrine infrante, i selciati
divelti, le persone sputacchiate e malmenate, gli impianti danneggiati? O’
questi fatti sono frutto della fantasia
popolare? Fra quei « diecimila » arrestati, non vi sarà proprio nessun colpevole dei suddetti reati? Occorrerà forse arrivare al punto di abolire l’arresto,,
anche dei delinquenti, per timore che.
^ in sede di giudizio, qualcuno possa rii sultare colpevole iiiiicamente di jeatoideologico, cioè non colpevole?
Personalmente, sono invece convin
to che, in molti casi, la libertà del cittadino non sia stata sufficientemente
tutelata, perché il potere costituito^
I purtroppo è intervenuto troppo tardi
o non è intervenuto affatto.
■ Se propendiamo per gli articoli di
giornale da leggere con i paraocchi, di
quelli cioè che vedono il torto solo e
I sempre da una parte, non vorremmo"
I comunque dover ricorrere al settima' naie della Chiesa valdese; di quotidiani delle correnti estremiste ne troviamo in tutte le edicole!
Cordialmente
Guido Baret
Non ho utilizzato quotidiani delle
correnti estremiste. Ma se anche Vavessi fatto? Non è la provenienza delle
notizie che conta, ma la loro veridicità o falsità. Comunque, ho citato Alessandro Galante Garrone, che — se ciò
può tranquillizzare qualcuno — iion è
un «• estremista»: scrive, tra l'altro, su
« La Stampa ».
Non mi limito a vedere solo la repressione contro la libertà sindacale e
politica. Cerco di vedere anche quella.
Non ho detto che fra i diecimila denunciati non vi sia nessun, colpevole.
Ho detto — e lo ripeto — che non
tutti i diecimila denunciati sono colpevoli.
Non ho detto che non bisogna arrestare i delinquenti. Ho detto che non
bisogna arrestare gli innocenti.
Paolo Ricca
7
13 febbraio 1970 — N. 7
pag
NOTIZIARIO EVANGELICO ITALIANO
Così vivono i
Dagli ullimi numeri di « Risveglio
Pentecostale » stralciamo queste notìzie sulla vita delle comunità pentecotali (Assemblee di Dio) in Italia.
(g. c.)
Evangelizzazione
A parte le frequenti visite di fratelli
e pastori predicatori, da una comunità
all’alfra e talvolta dall’estero, in vari
centri si sono avute riunioni o campagne di evangelizzazione. A Calatafimi
« il giorno 2 novembre '69, dopo il regolare cullo nel locale, fu tenuto un
culto all’aperto sulla piazza principale.
Le forze dell’ordine barino fatto rispettare il massimo ordine e rispetto per
il culto stesso e per la Parola di Dio
predicata dal fratello Calogero Morreale, pastore della chiesa di Palermo ». A Vita (Palermo), il 4 novembre,
« in occasione di un raduno provinciale dei pastori, fu tenuto un culto all'aperto in mezzo alte baracche prefabbricate dei terremotati. Ispirato
dallo Spirito Santo il fratello Salvatore Barbera ha parlato ai molti presenti che hanno ascoltato con interesse ».
Una serie di riunioni di evangelizzazione è stata tenuta a Pescara: riunioni ogni sera per undici giorni, concluse con un culto in cui si sono raccolti
intorno a tre battezzati molti fratelli
di comunità vicine « e insieme abbiamo gustato la dolcezza della presenza
■del Signore ». In collaborazione fra le
chiese della provincia di Salerno sono
stati tenuti alcuni culti evangelistici
all'aperto in alcuni paesi del Salernitano. A Bovino (Foggia) il 1“ novembre si è avuto « un raduno di molti fedeli delle comunità della zona per una
testimonianza cristiana agli abitanti »;
« è stato tenuto un culto all’aperto sulla piazza principale... e la parola del
Signore ha raggiunto e compunto molti cuori ». Un’attiva opera di testimonianza si segnala nella zona di Acerenza e Pietragalla potenza). Un incontro
fraterno ha riunito a Ginosa (Taranto)
molti membri delle comunità delle Puglie meridionali, cui si sono aggiunti
numerosi simpatizzanti.
Particolare rilievo ha avuto la 'Missione Buona Novella’ condotta dai coniugi Piraino e tenutasi nella prima
decade di novembre a And^la e a Corato, due centri importanti in provincia di Bari.
<■ Abbiamo iniziato con un riuscito
culto all’aperto nella più grande piazza di Andria dove alcune centinaia
di persone erano presenti ad ascoltare
il messaggio cristiano.
« Dal giorno 1 al 5 novembre u. s. abbiamo tenuto dei serc izi di evangelizzazione in un rrande salone di Andria.
La grande sala Europa era quasi sempre gremita di anime che per la prima
volta hanno avuto modo di udire il
messaggio della Buona Novella. Il fratello Piraino è stato veramente unto
dallo Spirito Santo, toiito che le sue
parole vibrar ano nel cuore degli astanti. E ci sono stati alcuni momenti particolari in cui si avvertiva sensibilmente la presenza di Dio. L’ultima sera è
stato rivolto l’insuto a tutti gli ammalati di pregare il Signore onde ricevessero guarigione.
« Dai giorni 6 al 9 novembre abbiamo tenute altre riunioni nel cinema
Centra! ' di Corato. Qui abbiamo avuto
un maggior afflusso di gente veramente ailamata di conoscere la via del cielo. Da 500 a 600 persone affluivano ogni
sera con un interesse veramente indicibile. Anche qui il fratello Piraino ha
pregato per gli ammalati alcuni dei
quali hanno testimoniato pubblicamente della guarigione ottenuta da Dio.
Molti hanno risposto all’invito di voler
accettare Cristo come personale Salvatore. Preghiamo il Signore affinché
questo seme benedetto porti molto
frutto alla Sua stessa gloria. Attualmente alcune anime frequentano assiduamente le nostre riunioni.
« Ringraziamo i fratelli degli U.S.A.
e del Canada per aver sovvenzionato
la Missione Buona Novella. Inoltre diverse Chiese delle Puglie con i loro pastori hanno validamente collaborato
per la buona riuscita delle suddette
campagne. Un pullman pieno di fedeli della chiesa di Matera è arrivato l’ultimo giorno e la organizzata corale
giovanile ha cantato diversi inni alla
gloria di Dio. A tutte le Comunità intervenute e ai loro rispettivi pastori
vada tutto il nostro ringraziamento.
Un grazie di cuore vada anche ai fratelli locali i quali molto attivamente
hanno collaborato per la collocazione
degli striscioni, dei manifesti e per la
distribuzione di migliaia di volantini.
Pregate per queste due Comunità »
{Vito Tamhone).
Culti battesimali
Quasi ogni comunità segnala, negli
ultimi mesi, fratelli o sorelle che hanno «ubbidito al battesimo» (di Spirito, facendosi battezzare nell’acqua):
questa nota gioiosa ricorre con una costanza che non è monotonia ma freschezza di vita e di gratitudine a Dio.
Qtto neofiti della diaspora che gravita
intorno a Chiaravalle (Catanzaro) sono stati battezzati, alcuni nel fiume Ancinale. A Ravanusa (Agrigento), in un
gruppo al quale per lungo tempo non
si erano aggiunti nuovi membri, « Iddio ha miracolosamente chiamato a
ravvedimento un’insegnante che da vario tempo simpatizzava per la fede,
ma che non sapeva’ decidersi, tormen
tata da alcTET^^^^r lì ha
Calat^ySr « nove^MwiMiSTTRÌimo confcssato con allegre/za la krro apoartenenza a 'Cristo, scendendo nelle acSjlie del
fiume... Ringraziamo Iddio ''crcfié # ri- '
sveglio spùituale operato fra n9iiè@nlinua a rxartare i suoi frutti: an^ie
salvate, anijne railbrzate nella feSif,
battezzate à^lo ^Spirito Santo, decise'
a operare pemjl Signore; molti si seB- ,,.
tono spinti a _évangé5i3sae... ». A Cai- "
vano (Napoli) s^lKgnalano tre neofiti
scesi nelle acque ^ke$iix>àì»:, ttt _a We
Stuir.i al termine dT^na sei^ tS-.'riwiio
n) Battezzi
relle, c.-\me
Ad Asti.
battezzati. an(Se-éi
di Alessandria
sono stati batt
Bagnoli (Napoli)
ca (Enna), tre a R
(Lasciamo ai lettori
fronti. N.d.r.).
Apertura di luoghi di culto
Negli ultimi mesi sono stati aperti
al culto alcuni locali: nella Valle del
Belice a metà dicembre sono stati
aperti due locali, uno a S. Margherita
Belice, rione Baraccopoli, e l’altro a
Montevago: « dopo due anni circa dalla catastrofe, durante i quali il Signore ci ha fedelmente assistiti », « entrambi questi locali rappresentano il
frutto di cuori generosi d’Italia e dell’Estero..., costituiscono una testimonianza della fedeltà di Dio a favore del
suo popolo e noi preghiamo che possano essere un luogo di rifugio per la
salvezza di molti cuori bisognosi di
Dio ». Con pari gioia, « grazie a Dio
Padre e al nostro amato Gesù, il giorno 14 dicembre, nel paese di Aspra
(Palermo) abbiamo inaugurato un locale di frutto preso in affitto. Al servizio hanno partecipato numerosi fedeli
delle comunità circonvicine. In Aspra
al presente vi sono solo simpatizzanti ». In precedenza un locale di culto
era stato inaugurato a Tito (Potenza),
mentre a Niscemi (Enna) un fratello
ha messo a disposizione della comunità la sua casa per i culti.
Un anno nella diaspora molisana
Così Rocco Ruggiero riassume la vita pentecostale a Campobasso e nella
diaspora del Molise, nel corso del 1969:
« Anzitutto esprimiamo sentimenti
di profonda gratitudine al nostro caro
nostra
dtvo' .'C
di .1'
Stiri benevolmen
Í) ncartro lavora si è accentrato soprai l mio- ia--Lffimpobasso, poi nella
diaspora, costituita dai seguenti paesi
ove I isiedono gruppi di fedeli: Ripabottom, Castelbottqc<|p, Sepino, San
Massimo, Bonéfrl^ Cercemaggiore,
Mohtorio nei Frentani e Frosolone saltuariamente, nonché. Mònteroduni che
dista circa 75 km. iä Campobasso.
« Quest’anno abbutmo avuta la gioia
di. segnalane MA- affllisso di anime nuove ed alr.untfííii qiJ^íte. che in un priBUjP/ieiEipy se ri.'bf3vfieo contrarie, adesr.bjM|iderio di voler
■"■^^1^‘^ettare il Bat
' iarv-s^^rsa, alcuni di
cptes^^RCsi con i ivisS) Campobasso e
CaMtìeaWiKÌa, sorij n.àari evangelizzati
.tön riunioni üll.'
7-jpià è stata alterna:ii;cari fratelli deli quali ci hanp.i'iiiSt^in maniera pariie5S3*a^ ' pirico De Vito.
« Nòn sono diversi incontri
fraterni con i cari làtelli della diaspora, allo scopo di ä^^lgamarci sempre
più nel Signore, ricordando varie volte
la morte del Signoie nella Santa Cena
assieme.
«Anche nella Scuola Domenicale abbiamo notato un notevole sviluppo soprattutto spirituale, tanto da offrire
delle buone prosjiettive per il futuro.
« Noi preghiamo il Signore intensamente, affinché piii benedizioni possano abbondare in questa zona, specie
nell’Qpera d’evangelizzazione ».
Fra gli italiani all’estero
Va infine segnalato, fra le notizie
più recenti, il c.-msiderevole lavoro
svolto fra gli ita'iimi all’estero, attraverso le comunità di lingua italiana
costituitesi fra loro.
In SVIZZERA: ,i Ginevra sono stati battezzati dieci neofiti; a Basilea
si è tenuta una campagna evangelistica: « abbiamo ac uto culti gloriosi, durante i quali i nostri cuori sono stati
rinvigoriti, alcuni giovani presenti ai
culti per le prime volte hanno risposto
all’appello per la .edvezza e hanno affermato di voler servire il Signore; altri sono venuti avanti durante la preghiera per i malati a confidare nel Signore per la gu.c igione dei loro corpi... noi preghiamo affinché il risveglio
spirituale possa continuare a divampare ».
In FRANCIA: a Mondelange a fine
novembre cinque neofiti sono stati bat
tezzati per immersione; a Rombas e a
Behren-Cité, centri industriali nei quali sono numerosi i nostri connazionali,
sono state tenute due campagne evangelistiche, preparate da un lavoro di
affissione di manifesti e di volantinaggio per vie, negozi, caffè, locali pubblici: a Behren « sera dopo sera abbiamo visto anime nuove rispondere
all’invito... diversi hanno promesso di
venire ai culti, altri mi hanno chiesto
di andare nelle loro case a spiegare
più ampiamente il piano di Dio ».
In GERMANIA: a Kirchheim in novembre sono stali battezzati due neofiti, mentre a Francoforte sul Meno si
era tenuta in precedenza una campagna evangelistica di dieci giorni.
In INGHILTERRA vi è una fitta rete di gruppi pentecostali italiani; si
segnala in modo particolare quello di
Bedford, dove sono stati celebrati i
battesimi di sei neofiti.
U enato Balma, che per quasi due
* * anni ha curato quindicinalmente il « Notiziario Evangelico
Italiano », ha dovuto interrompere
la sua collaborazione essendo partito in servizio di leva. Lo ringraziamo molto per il buon apporto
che ci ha dato fedelmente e men.
tre attendiamo con fiducia che al
suo ritorno egli rientri pure nel
nostro gruppo redazionale, speriamo che presto qualcuno lo sostituisca in questo servizio che ci pare di grande importanza. red.
In ARGENTINA, il corrispondente
da Buenos Aires, segnalando tre battesimi, scrive: « Il Signore ci apre nuove porte... ».
In AUSTRALIA il neocostituito
gruppo di Adelaide ha celebrato nel
corso del 1969 il battesimo di diciannove neofiti ed esprime la sua gioia
per la visita recente del pastore della
comunità italiana di Melbourne, che
ha rotto l’isolamento. « Non vi dimenticate di noi in queste terre lontane ».
iimmuiiiiimiiiiiimitmmmjiiiimmmiiiiijmiimiiimiiiiiiniimimniii
JIIUIIlimillJIKIIMUIIItl
Nelle chiese fiorentine
Comunità metodista
La comunità metodista è di fronte al problema del tempio restaurato, in Via dei Benci : ultimamente due Assemblee sono state riunite per esaminarlo, dato che i lavori volgono
al termine. Il Consiglio di chiesa, udita TAs.semblea, ha discusso la questione, in particolare per ciò che riguarda Tarredamento, pulpito, panche e bussola, e l’ha affidata a una
commissione (Landò Mannucci, Ugo Masoni
e Romano Donnini) ciré ha cominciato a lavorare esaminando disegni, richiedendo preventivi e discutendo problemi tecnici.
Venerdì 30 gennaio, il pastore Inceli! si è
recato a Pelago, su invito della locale parrocchia. per illustrare a un buon numero di presenti le nostre idee suirecumenismo e la situazione della nostra chiesa. E’ seguito un vivo
dibattito. A giorni una simile visita sarà resa
a un gruppo di Ricerche Bibliche e a Tony
Sansone, che si situano nelPambiente del dissenso.
11 sacramento del Battesimo è stato richiesto per Scianca Stefano e Lombardo Debora.
Al matrimonio civile hanno voluto che seguisse quello comunitario Filippone Bruno e
Priore Lucia, Tucker Mark e Gori Roberta.
Si sono sposati civilmente Quadri Roberto e
Salvagnini Marzia, Falchini Elio e Messeri
Loretta.
Comunità valdese
La « settimana » valdese si è aperta con il
culto informale di domenica 15 febbraio, si
è chiusa con il culto tradizionale domenica 22
febbraio; il 17 sera abbiamo avuto uno studio biblico comunitario in via de’ Benci, 9.
E’ quasi una parabola • in questo momento
la nostra comunità vive tra una urgenza di
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiimimiiiiimiiiiiiim'iiimiiiiii
Kiiiiiliiiiiltiiiiiimimiijiuiiiiiimiiiiii
iiiiiimMiMiiiimiiiii
I prossiini incontri di stndin
curati dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
Il servizio studi della Federazione
sta completando la messa a punto
del programma di due incontri di
studio aperti a tutti i membri delle
chiese evangeliche.
Il primo avrà luogo a Ecumene il
31 Maggio e 1 e 2 Giugno e sarà centrato sullo studio deH’Epistola agli
Efesini. Nel dibattito ecclesiologico attuale questa epistola assume una notevole importanza per la sua particolare visione della Chiesa considerata
sia nella sua universalità che nella
sua espressione locale. Il tema « attualità dell’epistola agli Efesini » sarà articolato in tre sottotemi: l’unità dello
Spirito (Ef. 1 - 3), i doni dello Spirito
(Ef. 4: 1-16), la vita nello Spirito (Ef.
4: 17 alla fine). Questi studi sono stati affidati a una équipe di Pastori
(Gianna Sciclone, Bruno Rostagno,
Bruno Bellion) a cui se ne aggiungeranno altri provenienti da località e
Chiese diverse. A questi ultimi è stato chiesto di approfondire lo studio
particolareggiato di una delle pericopi in cui è stata suddivisa l’epistola.
Lo scopo è stato quello di allargare
al massimo il contributo di riflessione biblica. Come documento preparatorio a questo incontro, uscirà in
Marzo, nella serie dei fascicoli di
« Diakonia », una vasta introduzione
all’epistola, preceduta da un tentativo di nuova traduzione di questo
scritto, preparata dal Past. Sergio Rostagno. L’incontro di Ecumene a cui
si annette molta importanza, dovrà
essere un primo tentativo di riflessione comune, tra rappresentanti di comunità evangeliche con diverse tradizioni di pensiero teologico, nel comune confronto con la Parola di Dio,
da tutti riconosciuta come unica guida e norma.
Il secondo incontro avrà luogo ad
Agape dal 19 al 22 Agosto e affronterà il problema del rapporto tra Tuomo e Dio nella teologia contemporanea. Oltre a una panoramica storica
sullo sviluppo di questo tema dalle
posizioni hegeliane fino alla teologia
moderna, si tenterà di affrontare alcuni problemi particolari quale quello dell’ontologia, o la realtà di Dio in
sé e nel suo rapporto con la creazione, il problema della distanza critica
tra l’uomo e Dio e infine quello della
solidarietà di Dio con l’uomo. Come
testo preparatorio si consiglia la let
tura dello Heinz Zahrnt, Alle prese
con Dio, edito dalla Queriniana di
Brescia. Questo discorso su Dio, ancorché non facile, non può tuttavia
essere più a lungo rimandato né evitato : di fronte alle nuove contestazioni della cultura moderna che si
qualifica atea o ad estremismi teologici che tendono a risolvere Dio nella
immanenza, si sente la necessità di
giungere a una chiarificazione non
solo per meglio illuminare le nostre
idee, ma per meglio orientare la nostra predicazione al mondo contemporaneo. Ma questo studio ovviamente, non può essere che il primo passo
in una riflessione a più lungo respiro
che dovrebbe continuare negli incontri susseguenti. Così il prossimo tema
presumibilmente sarà quello della Rivelazione. Il discorso dell’uomo su
Dio troverà la sua retta impostazione
nel discorso di Dio sull’uomo.
* * *
Un altro settore di attività di cui
il servizio studi della Federazione si
occupa consiste nella redazione della
rivista « Diakonia ». Essa non sarà
una rivista di opinione o di dibattito,
ma semplicemente uno strumento per
la circolazione delle idee: raccoglierà
gli studi preparatori in vista degli incontri di studio a livello federale, e
altro materiale di studio che le chiese stesse potranno proporre. Una sezione della rivista sarà dedicata alla
raccolta di «Note Omiletiche». La rivista sarà cosi un utile strumento di
lavoro per stimolare la riflessione e
attirare l’attenzione attorno a temi
particolari di interesse generale.
C.N.S.D. E A.I.C.E.
Il servizio istruzione della Federazione ha incontrato fin dal suo sorgere non facili problemi di funzionamento soprattutto per la difficoltà di
delimitare il campo della propria ricerca senza esorbitare in' competenze
altrui. D’altra parte la Federazione
non intende creare strutture nuove in
quei campi in cui già esistono organismi costituiti che lavorano. Il suo
scopo è piuttosto quello di coordinare
ed estendere i servizi che già esistono. È dunque con viva soddisfazione
che il Cons. della Federazione ha accolto le domande di adesione sia del
Comitato Nazionale delle Scuole Domenicali, sia dell’Associazione Inse
gnanti Cristiani Evangelici. Questi
due organismi entrano così a far parte integrante del servizio federale per
l’istruzione dandogli il suo vero e concreto contenuto. Essi mantengono la
loro autonomia e la loro struttura organizzativa ed essendo già a carattere interdenominazionale riconoscono
nella Federazione la loro naturale localizzazione. Il collegamento di questi due organismi nel servizio per la
istruzione contribuirà, ce lo auguriamo, al loro sviluppo e a un rilancio
della loro attività oltre a una più
chiara e definita responsabilizzazione
a livello federale della loro azione.
SOLIDARIETÀ’
CON I TERREMOTATI
Ad appoggiare l’azione compiuta da
diverse chiese e organismi ecclesiastici come atto di solidarietà con i terremotati siciliani che a due anni dalla catastrofe non vedono ancora risolto in modo adeguato il loro elementare diritto ad una normale sopravvivenza, il Consiglio della Federazione
ha votato il seguente
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, riunitosi in Roma nei giorni 10 e 11 febbraio 1970,
DEPLORA i ritardi, l’insufficienza
e l’inadeguatezza degli interventi e
delle provvidenze, promossi dagli organi pubblici, centrali e periferici, a
ifavore delle popolazioni siciliane colpite dal terremoto del 1968;
CONSTATA che detti interventi
non risolvono i problemi reali di quelle popolazioni, nella misura in cui rimangono confinati al procacciamento
di tetti provvisori e di effimeri sussidi e non restituiscono all’uomo la dignità del lavoro e la certezza dell'avvenire ;
RICONOSCE nel lavoro svolto dai
gruppi di servizio evangelici nei villaggi di Vita e di Santa Margherita Belice a favore dei terremotati una risposta valida, sia pure nella modestia
oggettiva delle sue dimensioni, di
quanti credono che Dio ha fatto gli
uomini uguali ed ugualmente chiamati ad una medesima salvezza.
Alberto Taccia
rinnovamento che si esprime per tentativi e
la forza di una eredità espressa dal culto normale; al centro, al cuore di tutto, sta l’ascolto
della Parola di Dio.
Dalle nostre magre economie è richiesta
per la « Settimana » una somma ingente : quasi un milione e mezzo. Con amore e sacrificio arriveremo: ma bisogna che ognuno si
imponga di fare secondo coscienza. La comunità, strumento missionario di Dio, non deve
e non può contare che sul consapevole sacrificio di ognuno per vivere, e cosi compartecipare alla testimonianza resa a Cristo.
Ha chiuso la sua giornata terrena il fratello
Orazio Parigi : alla sorella e alle figlie diciamo
il dispiacere e la solidarietà dei credenti.
Il Consiglio ha previsto questa utilizzazione
di massima dei locali a terreno di via Manzoni ;
—■ Centro Comunitario : salone e sale di
riunione; ufficio e archivio di chiesa; lettura ed esposizione libri.
— Centro Ev. di Solidarietà : stanza d’attesa in comune, ufficio e deposito.
— Deposito della Libreria Editr. Claudiana.
Gli operai sono, finalmente, alle ultime battute. Quando le nostre suppellettili disperse
saranno a casa, vedremo cosa mancherà ancora. Certo è che dalla alluvione a oggi i
prezzi sono talmente saliti che non potremo
avere quello che avevamo allora. E’ stata sistemata dietro il salone una cucina per le
agapi.
Visite — Continuano ogni martedì gli studi
sulla libertà nelle varie prospettive : biblica,
storica, attuale; tenutisi finora in via de’
Benci; col 24 febbraio comincerà la seconda
serie sempre alle ore 21, in via Manzoni.
E’ passato da Firenze il past. Melchert. della
Chiesa Riformata svizzera : abbiamo un invito
per un campo giovanile in settembre sulle
Alpi. Durante le giornate di Pasqua avremo
in visita un gruppo di fratelli della comunità
milanese. Da Aadorf salutano e promettono
una visita presto.
Giorni fa un gruppo biblico lavorava
S I quella parola che dice che il regno di
Dio consiste « in giustizia, pace e allegrezza
dello Spirito Santo» (Rom. 14: 17). Ci rendevamo conto delle nostre fragilità, e della
mancanza di quella trasparente « letizia » che
è dono dello Spirito. Quante « tensioni », quanti « malumori » sarebbero bruciati in noi, se
ci affidassimo allo Spirito del Signore! Le nostre piccole chiese troppo spesso hanno la
fredda sagomatura delle istituzioni burocratizzate, e non sanno dare al vivere la fede comune
il segno della allegrezza, che è dono di creature riconciliate.
Ricerchiamo insieme questo dono, viviamolo ogni giorno : è qualcosa che non appartiene che a coloro che sperimentano Cristo
in se stessi, speranza della gloria. È testimonianza comunitaria per eccellenza! Il Signore
sia con noi, e ci incoraggi nel vero.
(da « Diaspora Evangelica »).
AVVISI ECONOMICI
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8
pag. 8
N. 9 — 27 febbraio 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Compiti e Umili
deile prese di posi/ioee
eixlesissticiie
Zurigo (epd) - NeH’ultimo decennio la
Chiesa evangelica in Germania (EKD)
ha pubblicato tutta una serie di documenti e studi, alcuni dei quali hanno
suscitato una vivace discussione nella
opinione pubblica: in particolare « Il
costituirsi della proprietà nella responsabilità sociale » (1962), « La situazione
dei profughi e le relazioni fra il popolo
tedesco e i suoi vicini orientali », « Il
rinnovamento dell’agricoltura nella Repubblica federale tedesca, una responsabilità sociale », « Compiti dei Tedeschi per la pace », « Considerazioni etico-sociali sulla co-gestione economica »,
fino a « Sulla riforma della legislazione
sul divorzio nella Repubblica federale
tedesca» (1969). La pubblica discussione di queste opinioni ecclesiastiche ha
più volte suscitato il problema se fosse
legittimo o no che la Chiesa facesse
tali dichiarazioni di principio.
NON FARSI COLPEVOLI TACENDO
In un documento pubblicato dal Comitato per l’ordinamento sociale dell’EKD, su « Compiti e limiti delle prese
di posizioni ecclesiastiche relativamente a problemi sociali », si affronta il
problema se e in qual modo la Chiesa
abbia il compito di prendere pubblicamente posizione in merito a questioni
importanti dello sviluppo sociale e della vita politica. In linea di principio si
afferma: « La Chiesa può e deve parlare, quando si sente interpellata in modo concreto o sollecitata dalla valutazione che dà di una situazione. E comunque essa deve parlare quando non
è possibile tacere senza rendersi colpevoli ». Il documento prende posizione
circa le critiche, le obiezioni e i fraintendimenti di cui sono vittime le prese di posizioni ecclesiastiche ed espone
le ragioni per le quali la Chiesa deve
esprimersi in merito a problemi politici e sociali.
Tali prese di posizione, da parte della
Chiesa, sono legittime sulla base del
suo compito di predicazione e missionario. La Chiesa deve sempre esprimersi su dottrine e su azioni, la cui
supina accettazione significherebbe in
una data situazione storica un rinnegamento della fede cristiana. Ma la responsabilità missionaria della Chiesa
non può limitarsi a casi limite, nei
quali dev’essere pronunciato un « no »
univoco. L’Evangelo non è un annuncio
di salvezza lontano dalla realtà. La
Chiesa ha perciò il compito di cercare
comunitariamente quali sono, nel presente, le condizioni di un retto ordinamento della convivenza umana; in tal
modo essa esercita quella cura d’anime
di gruppo, che si può anche definire
« diaconia sociale ». Non è sufficiente
affermare in modo generico la necessità di un’azione e di una collaborazione responsabili; nessun appello generico e distaccato al giudizio e alla ragione giova contro l’egoismo di gruppo,
l’avidità e la mancanza di scrupoli. La
Chiesa deve quindi creare dei Servizi
che studino e affrontino i vari settori
dell’esistenza nei loro problemi concreti. Non vi può essere un’esistenza
cristiana senza rilevanza politica, né
una Chiesa della Parola scritturale fuori del tempo. Quando nell’ambito della
Chiesa esperti riconosciuti di diversa
posizione confrontano apertamente i
loro contrastanti argomenti in spirito
di responsabilità cristiana e dopo lungo
lavoro giungono a un risultato comune, diviene ingiustificata l’accusa di
mancanza di conoscenza effettiva delle
cose, spesso rivolta alla Chiesa.
CORRESPONSABILITÀ’
ECCLESIASTICA
Il nuovo documento dell’EKD si riferisce alla Conferenza ecumenica "Chiesa e Società” (Ginevra 1966) e alla IV
Assemblea generale del CEC (Upppla
1968), dalle quali deduce che la Chiesa
deve intendere la propria responsabilità in senso ampio, ma che le sue dichiarazioni devono riferirsi alle esigenze dell’Evangelo. Le prese di posizione
ecclesiastiche non vogliono portare a
un’accettazione acritica né a un di.stanziarsi affrettato, bensì a una discussione
in cui tutti si sentono responsabili e a
un vaglio critico degli argomenti. La
minaccia di evoluzioni errate deve trovare la Chiesa vigilante, se essa vuole
prendere sul serio il servizio di cui è
debitrice all’uomo. La Chiesa è tassativamente impegnata a partecipare alle
riflessioni sul miglioramento delle condizioni della convivenza umana: essa
non può lasciare i suoi membri soli di
fronte alle responsabilità politiche. Naturalmente la Chiesa non deve discorrere di tutto e di tutti e intervenire in
ogni questione. Ma essa non deve neppure giungere troppo tardi, con la sua
parola, e tanto meno tollerare una politica ecclesiastica interessata. La sua parola deve basarsi sul carattere di servizio che ha la sua attività pubblica.
Soltanto così essa può dare un contributo alla discussione pubblica e far sì
che la voce dei cristiani si faccia udire
anche al di fuori della cristianità.
RIUNITA LA COMMISSIONE
TEOLOGICA DELLA CCP
Losanna (bip) - Una ventina di teologi
giunti da tutta Europa e dal Sud America
hanno partecipato, alla fine dello scorso gennaio, alla sessione della commissione teologica
della Conferenza Cristiana della Paee (CCP).
Sotto la guida del prof. P. Bonnard, decano
della Facoltà di teologia dell’Università di Losanna, essi hanno studiato le tesi sull’uomo e
sulla pace preparate dal teologo berlinese occidentale H. Gollwitzer. Il messaggio biblico
sulla pace è stato confrontato ai problemi posti attualmente dallo sviluppo del Terzo Mondo e dall’uso della violenza nella rivoluzione
economica e politica.
Si è poi avuta una seduta relativa all’attuale situazione della CCP che è stata recentemente privata del suo segretario generale, pastore J. N. Ondra, il quale ha dato le sue dimissioni, e del suo presidente, prof. J. Hromadka, deceduto (ma anch’egli dimissionario,
in precedenza).
Alla presidenza della Commissione è stata
chiamata la signora R. M. Miiller. insegnante
di storia ecclesiastica presso la Facoltà di teologia Humboldt a Berlino Est.
I GIOVANI SACERDOTI
PREGANO POCO,
AFFERMA IL CARD. HERNAN
Londra (Relazioni Religiose) - Il Cardinale Heenan, parlando alla Maynooth Union
Summer School, ha avuto modo di sfiorare
alcuni problemi che riguardano sia il clero
che il laicato cattolico. Il Porporato ha detto
che spesso i sacerdoti si trovano ad avere a
che fare con laici molto più colti di loro. Questa è una ragione in più per dare ai laici più
occasioni di interessarsi e partecipare alla vita
della Chiesa. I sacerdoti dovrebbero, ha detto
il Cardinale, consultare i laici come essi sono
consultati dal Vescovo. In tal modo nei consigli pastorali il Vescovo a sua volta potrebbe
ascoltare la voce dei laici. È compito dei sacerdoti vivere a contatto con i fedeli, assisterli quando sono ammalati e confortarli nelle
loro pene. Il Cardinale Heenan si è lamentato del fatto che la pratica della preghiera
oggi sia molto in disuso. Molti giovani sacerdoti, ha detto il Porporato, non recitano
Puflicio divino, ancora meno il rosario, non
visitano il Santo Sacramento, si impegnano
poco nella meditazione o nella preghiera mentale. In quanto all’obbedienza il Cardinale ha
detto che una volta gli ordini dei superiori
erano meticolosamente eseguiti, mentre oggi i
sacerdoti li esaminano accuratamente, eventualmente per porre delle questioni o per
chiedere delle chiarificazioni. Questa è una
cosa nuova e buona, ha detto il Cardinale, e
la si deve al Concilio.
Nigeria/Biafra; primi rìsuitati deiie operazioni
di soccorso delie Chiese
Come purtroppo dobWsmo p»nsiat*r< una ennesima volta, siccome la
cosa non fa ftiù « n^i^ia »„ ¿a par seneipt'e cframmatica situazione dell’ex
Biafra viaue tutta dalla stampa. Sul n. 3 del
soepi leggiamo ua^^^rViiioi »«i. ataitno facendo le Chiese al ri
gixardo e rkeniai^o opj^ortpiao trsscuNerio qui appresso.
Ginevra. — La situazione neHIaaiica
regione orientale della Nigeria -k *»9no disperata di quanto non si peasi kl
genere, ha dichiarato il can. B. Carn
dopo aver trascorso dodici giorni nel
paese. Egli aveva il compito di visiere i vari progetti messi in opera dal
Consiglio Cristiano della Nigeria (CCN)
e di stabilire l’aiuto che il CEC potrebbe portare al CCN in vista di potenziate la sua azione.
Nelle regioni che Carr ha potuto;visitare (Owerri, Aba, Fort Ha'rcòurt,
Asaba, Ibusa, Ibadan) il problema più
grave è quello dei trasporti. Per (J momento il CCN, che è ufficialmente riconosciuto dal gotjemo ootge* organizzazione di soccorso, dispone di un numero insufficiente di mezzi di trasporto, camions o automobili, che consentano l’invio dei viveri, di équipes di
soccorso ed il ritorno dei profughi nelle loro città o villàggi.
Nell’insieme, vi sono viveri in quantità sufficiente, ha dichiarato Carr, fra
prodotti alimentari importati o disponibili localmente. Ma il programma
del CCN prevede, oltre ai soccorsi urgenti anche il reinserimento delle persone per cui occorre dare alle famiglie i mezzi per vivere colle proprie
mani, mettendo a loro disposizione del
denaro, degli attrezzi agricoli e delle
sementi.
L’altro problema è quello del reclutamento del personale: manca quello
a carattere amministrativo e tecnico,
capace di organizzare i trasporti, mancano i tecnici agricoli e dei responsabili dello sviluppo comunitario.
Infine, esiste un problema di danaro.
Infatti, la moneta biafrana emessa dal
governo secessionista è ora priva di
valore e perciò inutilizzabile da parte
di chi ne possiede. Si spera che la
commissione ad hoc creata dal governo federale giunga rapidamente ad una
soluzione.
Nell’ex Biafra, ha proseguito il segretario per l’Africa della Divisione
Aiuti del CEC, è senza dubbio vero che
la gente ha l’aspetto stanco ed affamato, ed in modo speciale i bimbi ed i
vecchi.
Ma se si pensa che la guerra è terminata da poche settimane, si deve
riconoscere che le operazioni di soccorso sono efficaci. Ad esempio, l’équipe del CCN ad Awka ha già creato 18
centri di rifornimento che consentono
per
mmiTA A ROMA
L’assemblea della Lega per l’obiezione di coscienza
Si è recentemente svolta a Roma l’Assemblea della Lega italiana per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Com’è noto, in Italia attualmente è
operante solo la « legge Pedini » che con un sistema altamente discriminatorio,
consente a cento giovani — essenzialmente tecnici — all’anno di alternare un
servizio civile nel Terzo Mondo a quello militare. Erano presenti il sen. Anderlini (sin. ind.) che è stato uno dei promotori della Lega, la sen. Berti Di Vittorio (pei), il sen. Farri (indip.), il past. T. Vinay, il past. Girardet, il past. Sbaffi
presidente della Federaz. delle Chiese evangeliche e vari altri esponenti del mondo politico, laico ed ecclesiastico. A presiedere l’assemblea è stato chiamato
l’avv. Bruno Segre di Torino: gli interventi sono stati piuttosto vivaci ed indisciplinati date le contrastanti idee. Dopo varie ed animate discussioni si è proceduto alla stesura definitiva della Dichiarazione programmatica della Lega,
che suona così:
« L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie intemazionali.
L’ordinamento delle forze armate si
informa allo spirito democratico della repubblica (n.d.r.: queste frasi sono
state prese dagli arti. 11 e 52 della Costituzione italiana). Su questa linea la
Lega per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza intende svolgere la
sua azione onde ottenere al più presto
che il Parlamento della Repubblica approvi una legge adeguata che collochi
l’Italia, in questo campo, al livello dei
paesi più progrediti del mondo. La
obiezione di coscienza è la testimonianza di altissimi valori morali, civili e di pace, in nome dei quali molte
centinaia di giovani hanno pagato di
persona c continuano a pagare. Principi basilari di una legge sull’obiezione di coscienza sono:
a) la effettiva regolamentazione di
tutti i casi di obiezione di coscienza
senza accertamenti sulla natura della
medesima;
b) la creazione di uno o più servizi civili all’interno o all’estero non
armati, alternativi al servizio militare;
c) l’automaticità della sospensione della chiamata alle armi dell’obiettore, al momento della presentazione
della domanda;
d) l’istituzione di una commissione composta da civili con l’unico compito di ascoltare e destinare l’obiettore ad un servizio alternativo di pubblica utilità, tenuto conto delle sue attitudini ed aspirazioni;
e) il valore sostitutivo e non punitivo del servizio civile.
La Casa Valdese di Vallecrosia
CERCA
cuoco ovvero cuoca per la pros• sima ripresa delle attività.
Per informazioni scrivere a:
Casa Valdese per la gioventù
Via Col. Aprosio, 194
18019 Vallecrosia (Imperia)
di hptriré jjìqMKbtKntà mila
sotìé; •
H» iispersi nella bascáis è impossibile valtítere ü loro nuÍÍ* vsuttezza ed è difficile poterli raggiungere. Ma, contrariamente a
quanto st sente sovente dire la loro situaSotie. àai punto di vista dell’alimentazioae, alanti le notevoli risorse
delta boscaglia africana, è assai meno
grave par loro che per qu<|Ui che si
sodo rifugiati nelle citfà;.7' <g^ello efi cuiUa Nigeria non ha bisoJ|o comunque, sono le persone che
hanno solo della buona volontà e niente altro — ha soggiunto Carr —. Sono
stato assai impressionato dall’azione
delle Chiese in Nigeria, ha proseguito.
Nel corso della mia visita, sono stato
testimone di tre fatti importanti:
1°) La rapidità colla quale le Chiese
nigeriane hanno ottenuto dal governo
che i pastori che si trovavano fuori
della Nigeria al momento della fine
della guerra potessero raggiungere le
loro residenze e le loro case; 2”) La
decisione dei dirigenti delle Chiese di
inviare dei rappresentanti all’est per
ristabilire i contatti e di dedicare una
domenica a delle collette ed a raccolte
di materiali di soccorso per le vittime
del conflitto; 3°) La messa a disposizione al CCN, da parte di certe società
missionarie che lavorano in Nigeria, di
personale per partecipare alle operazioni di soccorso ».
Fin’ora, le diverse organizzazioni di
aiuto hanno versato al CCN circa un
milione e 200 mila dollari (oltre 750
milioni di lire) per la realizzazione dei
suoi programmi. Alcuni paesi hannomesso a sua disposizione del personale ed attrezzature varie. Ma il can.
Carr ha concluso colle seguenti parole: « È evidente che l’appello di cinque milioni di dollari approvato dal
Comitato centrale del CEC a Canterbury è insufficiente ».
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
« La Lega favorirà, organizzerà, sosterrà — nella convinzione che il pacifico esercizio dei diritti costituzionali
sia la miglior forma di lotta democratica — pubbliche manifestazioni e dibattiti; curerà la stampa e la diffusione di manifesti, studi ed articoli informativi sull’obiezione di coscienza. Si
occuperà del servizio di assistenza morale, materiale e giuridica per gli obiettori di coscienza.
« La Lega sosterrà l’attribuzione al
Servizio Civile di somme del bilancio
dello Stato già attribuite al Ministero
della difesa in relazione alle diminuite
spese dello stesso Ministero ed alle necessità istituzionali e funzionali del
Servizio Civile.
« Siamo convinti che solo una grande e organizzata pressione dell’opinione pubblica nazionale potrà vincere le
tenaci resistenze che hanno fin’ora impedito e che tenteranno di impedire
per il futuro, il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza ».
LA GUERRA STRISCIANTE
È una nuova guerra, ben avviata
dagli americani in sordina. Infatti
quanti sanno che gli episodi bellici nel
Laos non sono più sporadici e nelle
immediate adiacenze ai confini del
Vietnam, ma che ormai si tratta d’una
vera e propria guerra, in profondità e
in grande stile? Le informazioni, in
merito, sono incerte: con ogni verosimiglianza popolazioni del Laos nordorientale, già da molto tempo, cominciarono a prestare aiuti d’ogni genere
ai vietnamiti, cosa che provocò l’interdizione del governo di Vientiane (la ‘:"apitale). Le cose si complicarono poi
con gli aiuti che inversamente i vietnamiti prestarono ai loro amici laotiani. Da cosa nacque cosa, e la cancrena
si propagò allo stato confinante.
Potevano gli USA evitare il loro intervento in forze? Noi crediamo di sì,
e riteniamo che il seguente articolo
(apparso il 21.2.’70 su « Le Monde »)
convalidi questa nostra opinione.
«Il senatore Frank Church (democratico dell’Idaho), membro della commissione senatoriale degli affari esteri,
ha criticato l’intervento americano nel
Laos, in un discorso pronunciato la
sera di giovedì 19 c. davanti ai suoi
colleghi. “E ora che il popolo americano venga a conoscere la verità, tutta
la verità, da parte del suo governo”, ha
detto aggiungendo: “Se pure esiste unobase legale per il nostro appoggio alle
forze laotiane e tailandesi, non trovo
invece nessuna autorizzazione a che il
personale americano s’impegni nei
combattimenti. Infatti, se è già un paradosso che questa strana guerra sia
priva d’una base legale, ancor più paradossale è l’esistenza d’un divieto legale alla guerra stessa”. (Si tenga conto del fatto che il sig. Church è l’autore d’un emendamento al preventivo
della difesa, adottato nel dicembre
scorso, emendamento che vieta l’utilizzazione delle forze terrestri americane nel Laos e nella Tailandia).
Nel resoconto sulla recente intensificazione delle attività antericane, figurano (sempre secondo il senatore): la
evacuaz.ione di circa diciottomila contadini dalla piana delle Giare (poi conquistata, giorni fa, dalle forze comuniste); la moltiplicazione delle incursioni aeree a partire dalle basi sudvietnamite e tailandesi, e a partire
dalle portaerei che incrociano nel mare della Cina del Sud; l’aiuto accresciuto, da parte della C.I.A., ai mercenari di Van Pao.
Domanda del sig. Church: “Dove, nei
poteri notoriamente larghi concessi alla C.I.A., è detto che quest’agenzia possa condurre una vera e propria guerra?” Ed egli incalza: “In virtù di quali poteri gli aerei delle forze armate
aeree ed aeronavali, al comando dei
quali si trovano piloti americani, bombardano la piana delle Giare, che si
trova a centinaia di chilometri dalla
pista Ho Chi Minh e non ha nulla a
che vedere con la guerra del Vietnam?”
L’intervento americano è sempre piu
visibile nel Laos, ma Washington ha,
per lungo tempo, cercato di nasconderlo. Così è accaduto, nell’ottobre
scorso, che i giornalisti della stazione
di televisione americana nel Vietnam
del Sud furono invitati a non fare alcuna allusione alle operazioni militari
nel Laos. , . ,
Quanto all'intervento nord-vietnamita esso continua ad essere oggetto di
polemiche. Il comandante in capo della 5“ regione militare laotiana, ha presentato alla .stampa il “centesimo” (1)
prigioniero nord-vietnamita, il quale
d’altra parte s’è attirato delle osservazioni scortesi, quando ha parlato delle
truppe del Pathet-Lao (è così chiamato l’esercito di liberazione nazionale,
guidato dal principe Sufanuvong). Que
sto perché il comando reale afferma
che il Pathet-Lao non partecipa alle
opeazioni belliche (sic!). Già il 14 febbraio alcuni prigionieri erano stati presentati in pubblico. Hanoi aveva parlato di “atto di calunnia perpetrato
dagli USA e dai loro agenti, allo scopo
di dissimulare l’intervento e l’aggres
sione criminale an-iericani nel Laos”
IL MASSACRO
DEGLI INDIANI
•jr Abbiamo, già più volte, parlalo
di questo che è uno dei fatti più tragici e più scandalosi della storia di
tutti i tempi. Un nuovo libro, di
R. Jaulin (L’Ethnocide, Edit. Atomes,
Parigi), viene ora ad aggiungersi ai
due (cui già abbiamo accennato), informando della cosa fiipinione pubblica mondiale. E questa comincia finalmente a muoversi! « Un congresso
avrà luogo quest’autunno a Lima, per
tentare di far cessare questa vergogna.
(...) Isabelle Puff, etnologa della Svizzera Francese, si è recata nel Perù, dove ha passato nove mesi in compagnia
degl’indiani Culina. Di là essa ha riportato dei documenti etnografici di
grande valore. (...)
Nella primavera ’68, il Governo brasiliano si vide costretto a denunciare
pubblicamente i delitti perpetrati contro gl’indiani d’Amazonia, col consenso e la partecipazione dell’istituzione
(molto ufficiale!) denominata: “Servizio di protezione degl’indiani”. Infine
l’opinione si è commossa: e questo
non è che la conclusione di cinque secoli di genocidi! (...)
Forse si è ancora in tempo per salvare le poche migliaia d’indiani che
restano, essi soli, a testimoniare ancora delle culture scomparse, e che sono parte insostituibile della storia de:
mondo.
Dappertutto, nel mondo, si fanno
massacri. Ma, nella foresta d’Amazonia, tagliati fuori dalle grandi linee di
comunicazione, nella foresta oscura e
chiusa, i delitti possono commettersi
impunemente, senza che nessuno se ne
commuova... ».
(Da un lungo ed interessantissimo
articolo che la citata signora Ruff ha
pubblicato sulla « Gazette de Lausanne » del 21-22.2.’70. Essa vi racconu: le
proprie esperienze ed osservazioni).
IN SVIZZERA UNA CHIESA
DESTINA IL 20Vo DEL BILANCIO
AGLI AIUTI E ALLA MISSIONE
Berna (bip) - L'assemblea ordinaria della
parrocchia di Rùegsau, in Svizzera presso Berna, doveva pronunciarsi su una proposta del
consiglio di chiesa di prevedere, nel bilancio
del 1970. una somma di 1 mila franchi per
la missione, cifra che rappresentava il 4% del
bilancio |)arrocchiale. Ma una controproposta
dell assemblea ha chiesto di portare detta somma a 20 mila franchi, e vale a dire al 20%
del bilancio.
Questa proposta è stata motivata da un richiamo alLurgenza deH'aiuto al Terzo Mondo,
della predicazione del Vangelo nel mondo in
tcro. della lotta contro la fame e jrer la giustizia. L’assemblea, a grande maggioranza ha votalo la previsione di un bilancio di 16 mila
franchi per lo svilujipo c di 4 mila franchi
per la missione.
Direttore re.tponsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale dì Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)