1
Roma, 4 Dicembre 1909
SI pobbll«« ogni Sabato
ANNO li - N. 49
Propugna gl’interessi sociali; morali e religiosi in Italia
abbonamenti
Italia : Anno L. 5,00 — Semestre L.
Estero : » » 5,00 — « «
Un numero sepsrato Cent. 6
1 msnosericti non si restituiscono
1,50
3,00
INSERZIONI
Per linea o spazio corrispondente Li. 0,15
« « da 2 a 5 volte.'O.lO
« « da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
O
o
o
o
a
Leggete!
Ogni persona che ci procuri, prima del
31 dicembre, almeno cinque abbonamenti nuovi, ne otterrà uno per sè
gratis.
L’abbonamento, prima del'31 dicembre,
non costa che L. 2,50 ; dopo sarà di L. 3.
A tutti gli abbonati — che ci avranno
mandato il prezzo d’abbonamento prima
del 31 dicembre, — cediamo la Storia
del Cristianesimo del Dr. Meynier (grande
volume, in commercio a L. 2,50) per una
sola lira e il libro Nuova Aurora
tradotto dal prof. Enrico Rivoire (libro, che
fu messo in vendita a L. 1,50) per soli 75
centesimi. Spese postali a carico del Comitato. ì
Cominceremo col primo numero
di gennaio la pubblicazione del nuovo
lavoro del prof, ex padre Giorgio Bartoli,
facendolo precedere — in questo mese di
dicembre — da una delle sue, attraentissime novellCé
Fra quindici giorni comparirà la prima
puntata del promesso racconto o romanzo.
Ai nuovi abbonati si concedono
gratis tutti i numeri del diceml^re corrente.
Mandateci subito L. 2,50.
Pace in terrà!
Giovedì sera, alle 9, ebbe luogo all’ Università romana, un’adunanza preparatoria del V Congresso Nazionale per la Pace, convocato proprio in questi giorni
(dal 2 al 5 dicembre) nell’alma capitale italica.
La nostra Società per la Pace, sezione di Torre Pellice, per gentile mandato del presidente signor Emilio
Eynard, è rappresentata dal direttore della « Luce » ;
il quale non farà discorsi, perchè non sa far discorsi
e perchè dei discorsi se ne faranno anche troppi ; ma
si unisce con tutta l’anima ai suoi colleghi d’ogni parte
d’Italia, convenuti nell’eterna città —^ già sede di una
repubblica e d’un impero bellicosi, e poi di ^papi tutt’altro che... tranquilli — a inalberare di nuovo alta e
sublime in faccia al mondo la bandiera bianca, su cui
è scritto: € Pace, pace, pace! ».
Oh, sia pace davvero!
A che servirono i Convegni dell’Aia e d’altrove ? A
cbe i Congressi passati? La guerra continuò a funestare il mondo : l’Inghilterra contro il Transvaal, la
Eussia alle prese col Giappone orrendtimente !
Per questo gran problema della pace, come per ogni
altro (alcoolismo, scostumatezza, ecc. ecc. : non si dica
cbe l’uno sia più capitale degli altri, chè son tutti gravissimi egualmente) occorre non già sfrondare l’albero
malato, ma guarirlo nelle radici, nella linfa profondamente, con un innesto efficace. E l’innesto efficace non
può essere — secondo il nostro avviso — se non quello
dello spirito evangelico, dello Spirito di Colui che fu
annunziato angelicamente agli uomini con le soavi parole ; « Pace in terra ! ».
Il nostro scopo non dev’essere quello d’imporre con
leggi 0 con altri mezzi esteriori la cessazione delle
ostilità tra popolo e popolo ; bensì quello invece di rinnovare interiormente ogni popolo, e però ogni individuo, 0 almeno quelli tra gl’individui che aspirano a
guidare i popoli ; perchè allora soltanto si potrà dormir
tranquilli sonni, dopo essersi assicurati cbe una guerra
non scoppierà, perchè gli uomini saranno fratelli, si
sentiranno tali, e — pur provando un affetto speciale
per il loco natio, la c patria » — ameranno tutti
gli uomini come si amano 1 membri della propria famiglia.
Quest’opera stupenda e divina non sarà compita da
Congressi, ma da lo Spirito del Cristo, fratello di tutti
gli nomini, il quale Spirito noi vogliamo che soffi sul
presente Congresso.
Tutti i problemi umani sono d’una profondità enorme
e ci sembrano di ben facile contentatura coloro che li
risolvono tra una tazza dì caffè e l’altra, tra una chiacchiera e un ordine del giorno.
Inoltre, i problemi umani vanno intimamente connessi gli uni con gli altri, e tutti traggono origine dal
cuore cbe dev’essere rimutato.
Un delitto.
Se ne cerca la causa.
L’alcoolismo ? Sta bène 1 Ma e la causa dell’alcoolismo ?
Approfondite il problema complesso, scrutatelo, frugatelo sino iu fondo : ci troverete il cuor dell’uomo immutato.
Cosi per ciò che concerne la Pace universale, cbe
noi aneliamo con tutta fanìma.
E perchè del resto aspirare alla pace tra i popoli,
se non c’è pace nelle famiglie, e se il nostro cuore è
in guerra ?
Oh, siam larghi d’idee ; abbracciamo, abbracciamo
tutto l’uomo ; non ci contentiamo di discutere sur un
male, cbe non è spuntato come un fungo in tempo di
pioggia, che non è un fenomeno di generazione spontanea, ma che si ricollega con altri mali, e ne dipende
cpme effetto da causa ; e però — da saggi chirurghi —
andiamo alla causa, per estirparla, per rendere all’orgauìsmo sociale una sanità vera e duratura.
Solamente a questo patto, eviteremo il dilettantismo
e le accademie di parole belle, ma sterili.
Lo Spirito del Cristo ha ricominciato a soffiare sul
mondo, perfin sul mondo latino. La religione — come
mai prima — attrae l’attenzione, non del popolo che i
demagoghi hanno, non diremo materializzato (sarebbe
far troppo onore alla loro potenza), ma confermato nel
suo materialismo teorico e pratico specialmente, bensì
l’attenzione, in ogni modo, dì coloro cbe studiando e
pensano. Non sarà’ oro tatto quei che luce, no ; ma dell’oro ce n’è, senza alcun dubbio.
Da questo movimento verso la religione, che ci auguriamo sia sempre di più un movimento verso il Cristo,
noi attendiamo fiduciosi la risoluzione del problema della
pace e di ogni problema annesso o connesso ; e intanto —
scambio di proferir un discorso in mezzo ai delegati
delle varie regioni italiane — inviamo a loro da queste
colonne un saluto fraterno, e col messaggero annunziatore, del Natale ripetiamo: « Pace in terra! ». Ed
al Cristo, a cui quel celeste messaggio si riferiva, chiediamo dal cuore di farsi presente e sensibile ad ogni
coscienza, ridicendo a ciascuna, nel Congresso e fuori,
per tutto il mondo, il suo ineffabile , « Vi lascio pace,
vi dò la mia pace ! io non ve la dò come il mondo
la dà ! ».
V eritas
all’anima amica..
Il vescovo di Padova ha pubblicato una circolare
in cui illustra il concetto del giornalismo, conchiudendo testualmente cosi : « Una chiesa di meno ed
nn giornale di più ! »
Senza dubbio i cattolici romani delle chiese ne
hanno moltissime, anche troppe, solamente mancano
i fedeli che le frequentino con vivo e gentile ensiasmo religioso, con profonda e tenace convinzione
cristiana. Già da qualche anno, specialmente a Roma,
noi assistiamo ad una significante diserzione da
parte di questi cattolici dalle loro chiese. E’ nn
fenomeno strano, uno spettacolo curioso che solamente può sfuggire e sfugge ai fanatici, i quali
osservano il movimento religioso in Italia con le
traveggole agli oochi, ma non a chi posatamente e
acutamente esamina e scruta le disposizioni delle
anime sitibonde di luce, di verità, di fede.
Ma quale è mai la causa di questo fenomeno ?
Non oso additarne l’origine intima, e, direi quasi,
psicologica : soltanto espongo ed avanzo un dubbio
consentaneo al lume della ragione. Porse perchè sai
pergami delle chiese cattoliche, davanti al Cristo
ed alla sua croce non si annunzia più, come nei
classici secoli della Rinascenza nostra, la verità, la
parola del Nazzareno divino, la quale non può essere legata a nessun partito, ma sfolgora il male
vittoriosamente e non teme la fugace potenza degli
uomini. I
• Non mentiamo : i fatti che tocchiamo con mano
sono troppo eloquenti. Celebri predicatori del cattolicismo ufficiale non furono forse colpiti dagli
anatemi di una sacra, nera oligarchia, la quale,
mentre colpiva il sacerdote di Roma nelle sue più
nobili facoltà, nella libertà del pensiero evangelico,
si vantava di rappresentare il misterioso Apostolo
divino della Galilea, dimenticando vergognosamente
nella stessa ora il più alto dei comandamenti del
Maestro: « Ama Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come te medesimo » ? Inqualificabile contraddizione, che ci spiega l’ignoranza cbe l’alto clero,
devoto ai vecchi sistemi del Vaticano, ha del più
perfetto codice morale che vanti l’umanità ! Enorme
aberrazione che arresta le sante, gloriose conquiste
del cristianesimo puro e fomenta la prepotenza di
2
LA LUCE
c doro che, oziando beatamente in sale superbe^
tengono in mano milioni di coscienze, e trafficano
anime come una merce qualunque ! Io compiango
questo Sinedrio del cattolicìsmo romano, perchè, dop o
venti secoli di luce, ancora non conosce il Cristo,
quel Cristo sublime che ai Dodici della Palestina
impose di predicare il suo Vangelo d’amore a tutte
le genti, a tutte le creature, e che aveva parole dj
fiamma contro gli ipocriti tristi, contro le menzogne
e le mistificazioni, e stringeva nelle mani sacre. U
flagello per cacciare dal tempio i profanatori vili _
Passando attraverso a tutti i sistemi religiosi, a
tutti i problemi moderni mi sono convinto che j
nemici del cristianesimo non dobbiamo cercarli ne¡
Socialismo o nella Massoneria, ma dentro la rocca
della chiesa romana, sotto le tende medesime del
suo capitano. Chi tiene vivo infatti l’infausto dis.
sidio, nella nostra penisola, tra la chiesa romana e
10 Stato? — I nostri parlamentari—dicono ifana_
tici : ma i nostri parlamentari più influenti ed illustrj
invece invocano la pace ed un modus vivendi conforme ai tempi nuovi e alle aspirazioni del popolo
italiano. E’ X entourage di Pio X che vuole e mantiene il dissidio funesto tra il potere civile e quello
religioso, perchè non vuole dare a Cesare quello
che è di Cesare; perchè contrariamente allo spirito
evangelico, misconosce la patria e le sue grandezze ;
perchè ama la pompa e la regalità dei potenti della
terra, ignorando che il Cristo ha detto : « Il mio
regno non è di questo mondo » ; perché vhole sostenere ad ogni costo, per amaro puntiglio, un fantasma di potenza caduca che nell’oggi della democrazia, nel momento dei trionfi popolari, anelanti ai
trionfi degli antichi evi di fratellanza e di amore,
non ha più ragione di esistere.
Cosi questo entourage vaticanesco con le sue idee,
— negazione delle più alte idealità della patria — con
Usuo antiquato rituale farisaico, impone le sue passioni a quel mite, venerando Pastore che un giorno
sedette sulla cattedra episcopale della mia Mantova.
Dico il vero e proclamo la verità, unicamente,
la verità. Chi non ricorda la tremenda catastrofe
•Calabro-Sicula del 28 dicembre 1908? Chiinon ha
veduto per le vie di Roma una lunga processione
di vecchi, di uomini, di donne, di bambini, recanti
sulle pallide fronti lo spavento e il terrore del pericolo scongiurato per le loro esistenze ? Pio X,
come tutte le anime che sentono la pietà, si commosse ed aperse le sue braccia a molti di questi
sventurati suoi figli, acc(^liendoli all’ombra del suo
Vaticano. Un giorno voleva visitarli, portare in
mezzo al dolore un sorriso buono, una benedizione
di padre ; ma il suo variopinto entourage non lo
permise. Forse perchè il miserabile pigmeo sarebbe
rimasto oscurato davanti al bianco Gigante, e i
giornali non avrebbero più parlato di qualche monsignorello ambizioso, sospirante l’ora di gettarsi sulle
spalle il manto rosso, crudele e spietato verso i fratelli colpiti da una tragica sciagura.
Fu detto che il Vaticano nel 1870 cooperò a far
perdere a Pio IX il potere spirituale : io credo che
11 Vaticano contemporaneo farà perdere a Pio X il
potere spirituale. Il cattolicismo romano precipita,
’autorità pontificale di Pio X non è più sentita:
Iringraziamone il suo prediletto entourage che si è
seduto sulla cattedra di Mosè, imponendo alle coscienze pesi insopportabili ; che opera per attirare
l’ammirazione degli dbmini di partito ; che vuole le
prime sedie nelle sinagoghe ; che desidera di essere
chiamato maestro, ed ipocrita sempre, menzognero
e sleale, fabbrica i sepolcri ai profeti e colma la
misura della vendetta di un Dio di verità e di amore.
Se dunque per triste volgarità di sentimenti il
Vangelo non è studiato, meditato, compreso ; se la
parola luminosa del Cristo è travisata e suona il
cgmbalam tinniens di Paolo, lasciando le anime assopite sul guanciale dell’apatia religiosa, ben venga
la forza riformatrice del giornalismo veramente, sinceramente cristiano. Una chiesa di meno ed un
giornale di più ! Venga tra noi una gagliarda anima
riformatrice proclanrante con franca e libera parola
la verità, tutta intera la verità che fu salutata come
la più grande maestra della vita. Al disopra di ogni
convincimento, di ogni fariseismo gridi contro l’ingiustizia, contro tutte le perfidie ; smascheri il falso
cristianesimo e le feroci ribellioni alla ragione umana;
stigmatizzi il vizio e l’iniquità non badando nè a
prelature, nè a dignità, e nella luce, nell’amore e
nella verità affratelli tutte le anime, trionfanti, nello
spirito evangelico, sullo spirito di quel cerimoniale,
ormai decrepito, che ha oscurato a traverso i secoli
la bellezza di quel puro, soave cristianesimo, che fu
annunziato da labbra divinò sotto i cieli orientali
limpidi, sulle sponde dei laghi incantati, nella frequenza delle vie sacre, sotto i portici del Tempio
meraviglioso, ai piedi delle montagne vergini e verdi
Mantova.
£. D’Avezzo
Un naufrago delta vita
Aveva 18 anni, l’età della speranza, dei sogni e
della gioia ; ma egli, come tanti altri poveri esseri
che nascono al pianto e passano ombre dolenti sulla
terra, non aveva conosciuto mai la spensieratezza
lieta della gioventù, anzi non era mai stato giovane.
Fino dai primi anni gli si era affacciata paurosa la
visione della miseria e aveva impegnato con la vita
una lotta sorda, rabbiosa, in cui doveva soccombere.
Dalia Slesia nativa, era andato vagando pel mondo,
fino nell’Africa lontana, in cerca di lavoro e di pane,
in mezzo a gente indifferente o ostile che non intendeva la sua lingua e non simpatizzava coi suoi
dolori.
«
Fiaccato dalla lotta ingrata, scoraggiato e stanco
per le sue fughe tragiche, incalzato dallo spettro
della fame, egli stava riavvicinandosi al paese natio,
attratto da quella nostalgia che ogni nomo, anche il
più infelice, risente in certi momenti della vita per
quel cantuccio di terra dove ha aperto gli occhi
alla luce del di e al quale da tante radici profonde
si sente attaccato. A casa, la solitudine non è mai
così grande, la miseria cosi nera, T avvenire così
pauroso come in terra straniera.
Ed era giunto cosi, non si sa come nè per quali
vie dolorose, a Udine, vicino al confine. Chi lo vide ?
chi lo conobbe più ? Passò, come era passato altrove,
tragico doloroso fantasma. Vagò per la campagna,
senza meta e senza cibo ; raccolse delle rape in un
campo e le fece cuocere a un fnocherello di erbe
sécche. Allora, in faccia al sole volgente all’occaso,
vicino a un umile cimitero di campagna, egli, si cacciò in corpo due palle di revolver, che aveva serbato sempre come rimedio supremo. Accorsero uomini alla detonazione e lo trasportarono all’ospedale :
il soccorso viene sempre quando è troppo tardi. I
medici, pietosamente crudeli, egli supplicava di lasciarlo morire, gli vollero estrarre la palla, ma egli
mori ugualmente, e cosi il suo voto fu compiuto.
Era tanto stanco di camminare e di soffrire e anelava al riposo : e non aveva che 18 anni 1
Il suo nome ? che importa ? — La sua storia ? Gli
umili e gl’infelici non hanno storia. Un cenno nella
cronaca cittadina, un fattaccio dato in pascolo alla
pubblica curiosità, e basta. Egli emerse per un momento dall’ ombra che si era distesa sopra il suo
mattino e vi si sprofondò nuovamente, per sempre.
Quanti, al pari di lui, ogni giorno e ad ogni età
si sperdono nel buio cosi 1 Quanti naufraghi della
vita vengono trascinati nei vortici del Malström sociale e gittati come rifiuti sulle rive delTeternità !
Quante lotte oscure, quante vie crucis non segnate
da alcuna stazione, quante agonie ignote, quante vite
appassite e spazzate via dal vento dell’avversità in
questa nostra società civile e cristiana che a taluni
pare già abbastanza organizzata 1
Talora, «snnt lacrymae rerum»; ma più sovente ancora « sunt homimis iniquitates ».
Hmileo I^lvolpe
PniinnPiirn cantabile corrispondente, trentanni caruVIIIiyiiliull riera, attualmente occupato presso . primaria Ditta Commerciale in Napoli, desidera lasciare
questa città per qualunque altra del Settentrionale,
preferibilmente della Toscana. — Rivolgerai al sig.
Gaio Gay, Pastore della Chiesa Valdese,^ie Scarlatti
N. 201, Vomero (Napoli).
UN niuoNflmo
E' morto all’età di circa 50 anni, uno di quei milionari americani che fanno invidia a tanti, ma dalla cui
vita cosi pochi sanno trarre ammestramento.
John Keonedy
nacque nel 1830 m un borgo vicino a Glasgow (Scozia); egli era il sesto figliuolo d’una famiglia di nove.
Dopo sei anni di scuola, all’età di tredici anni fu collocato in un ufficio di navigazione, quattro anni dopo
entrava qual impiegato in una Casa che commerciava
ferro e carbone. Uscitone, viaggiò negli Stati Uniti e
nel Canadá per una Ditta che trafficava nei metalli.
Nel 18.56 si associò alla ben nota ditta Gesup e C.ia,
e quindi dieci anni appresso era capo della Ditta che
tuttora porta il suo nome.
Egli lascia ora, alla sua morte, sessanta milioni di
dollari, ossia 300.000.000 della nostra moneta, la metà
dei quali ha voluto consacrare a opere religiose, educative e di beneficenza.
John Kennedy ha dimostrato una volta di più come
dal nulla, con la tenacia dei propositi, l’indefessa attività ed una mente sveglia si possa raggiungere la più
agiata posizione sociale.
Egli fu un uomo religioso ed appartenne successivamente alle fiorenti congregazioni presbiteriane della
Fifth Av. e di Madison square.
Occupò nella filantropia nazionale un posto eminente,
mostrandosi largo e munifico donatore durante la sua
vita, ma oltrepassando ogni aspettativa dopo la sua
morte col cospicuo lascito più su mentovato.
Friend
! PELITTI PELL^ POHHA
Quantunque un poco in arretrato, non dispiacerà
ai lettori de La Luce di vedere sn queste pagine
un breve resoconto dell’interessantissima prolusione
di Enrico Ferri all’Università di Roma sul tema:
la criminalità femminile. L’eminente oratore e criminologo prese occasione sopratutto dal recente clamoroso processo contro la sig.ra Steinheil alle Assisi* di Parigi,
La criminalità femminile sempre molto inferiore
a quella maschile andò crescendo in questi ultimi
tempi dal 10 al 30 per cento. L’oratore pone questo
aumento in relazione alle condizioni sociali nuove,
per le quali la donna, per cagioni economiche, domestiche, politiche, è venuta partecipando alla vita
pubblica in una maniera più diretta e costante. Colla
maggiore partecipazione all’ attività buona, inevitabilmente la donna doveva venire anche a pagare il
tributo di attività anormale coll’aumento dell’ alienazione mentale, del suicidio e della delinquenza.
Molti in Italia e fuori hanno studiato questo fenomeno, cosicché è già copiosa la letteratura scientifica sulla criminalità femminile.
Virchow trovò che i fenomeni patologici non
sono che la continuazione dei fenomeni fisiologici —
e il Ferri facendo suo questo principio lo trasporta,
con molto acume dal campo della patologia, in quello
della criminalità femminile.
La donna, dice l’oratore, ha una psicologia tutta
sua propria : dimenticando questo la pubblica opinione e anche i magistrati più esperti cadono nell’errore di giudicare il crimine della donna coi soliti criteri e coll’esperienza comune — che sono esclusivamente formati sopra i delitti maschili.
La donna non è uguale, ma è simile aH’nomo. Essa
organicamente e quindi anche psichicamente è diversa dall’nomo.
Quando la scienza pose in luce i caratteri speciali della femminilità, la donna fu veduta o angelo
0 demonio, confondendosi i lineamenti precisi della
sua personalità.
Scientificamente l’uguaglianza dell’uomo e della
donna è un assurdo.
La donna ha meno sensibilità dell’uomo, ma ciò
non pare perchè in compenso essa ha maggiore emozionalità e una più grande espansività. La donna è
in una condizione di sviluppo assolutamente inferiore a quella deU’nomo e l’oratore crede doverne
ricercare le origini nella miracolosa funzione cui la
3
LA LUCE
dònna stessa è destinata: la maternità. La donna
per conservare la ^specie arresta sè stessa ! Dalla
maternità la donna assume doti e sentimenti che
l’uomo ignora — giunge ad avere delle manifestazioni in cui supera l’uomo — ma in tutto il rimanente ella rimane in uno stato che è tra il fanciullo
e l’oomo adulto, come lo possono dimostrare la costituzione fisica, la voce, i lineamenti.
Il Ferri non rifiuta neppure la consueta spiegazione deU’inferiorità femminile, la quale pone l’origine di tale fenomeno nello stato di soggezione e
di schiavitù in cui la donna* si è trovata per tanti
secoli : però crede che tale spiegazione da sola non
basti porta in conferma della sua asserzione il fatto
che nelle donne non si manifesta il genio — vene
sono di grande ingegno, ma non di genio. Le donne
fanno solo gli uomini di genio !
La donna ha dnnqne una psicologia speciale e diversa da quella deirnomo; e — fatta eccezione per i
paesi più civili dove la donna va emancipandosi —
è la psicologia della schiavitù. Caratteri speciali della
psicologia femminile sono la simnlazione e la menzogna, che si rendono necessarie alla donna per
combattere la forza e la violenza, caratteri speciali
del maschio.
Un altra caratteristica della psicologia femminile
è la potenza della vendetta e della crudeltà, rara
come quota numerica, ma che nei casi..specifici giunge
ad altezze che la malvagità mascliile non tocca
giammai.
Quindi r oratore si dilunga ad applicare questi
suoi principi al caso speciale della Steinheil.
Al prossimo numero i commenti.
' Alitalo OQìngapdi
ONESTA nORDICA
t -----------------------
Fiesole,. 22 novembre.
Egregio Signor Direttore^
Vedo nella Luce riportate dalla Vita Internazionale
delle impressioni di Ernesto Teodoro Moneta sui paesi
nordici. L’illustre apostolo della pace, visitando la Norvegia, notava con piacere le prove di fiducia nèll’onestà
personale : per esempio le cassette, senza chiavi, dove
il pubblico per mezzo dei battelli spedisce lèttere, commestibili e valori.
Ebbene, queste prove di fiducia neU’onestà personale
sono comunissime in tutji i paesi nordici; Io mi ricordo
per esempio, che in Germania si mandavano — nei
treni provinciali — bagagli aperti, senza alcuna dichiarazione, senza indirizzo, senza prender ricevuta : a volte
si spedivano pacchi nello stesso modo, senza pagar nulla
senza aver nulla poi da lamentarsi. ?
Un altro particolare curioso ricordo : a Oeynhassen,
che è un bagno internazionale dei più rinomati e dei
più salati e dove io soggiornai l’anno scorso, nel grande
Kursaal i camerieri non vollero esser pagati dei sei
litri di birra di Monaco che in tre amici avevamo bevuto, perchè il cameriere che ce l’aveva servita se
n’era andato, avendo finito il suo turno. Ci dissero che
avremmo potuto pagare un’ altra volta, E si noti che
eravamo forestieri, in una città cosmopolita, dove gli
arrivi e le partenze, in estate, sono così fitte che è
difficile riconoscere le persone che frequentano il vastissimo Kursaal dove l’orchestra, al principio di ogni
concerto, suona un inno religioso che tutti ascoltano
col cappello in capo (?)
Evidentemente i costumi sono differenti dai nostri.
Io credo che questa fiducia rienti molto nel carattere
preciso, matematico dei paesi nordici ove non si permettono dimenticanze, nemmeno in buona fedé.
La precisione è tanta che l’uso che abbiamo anche
in Italia, a Torino per esempio, ma che a Eoma non
si vuol capire ancora, di conservare cioè la dritta quando
siamo per la strada in modo che due persone non s’incontrino mai di faccia, è legge assoluta in certe città
del Nord: sul ponte dell’Elba, a Dresda, una guardia
di città, dopo che avevo fatto mezzo ponte, mi fece
tornare indietro perchè avevo preso la sinistra
E altri cento particolari potrei rammentare. S’intende,
riferendomi sempre non alle città di primissimo ordine
come Berlino, Amburgo, Francoforte... dovè i costumi —
ho veduto assai bene — non vanno ammirati troppo.
Scusi la chiacchierata. Con stima.
pttfio lienzi
LA (ELlllLA U0«|0
Si rammentano i Lettori che, mesi addietro, nella
Luce comparve un articolo sotto questo medesimo titolo ? Forse rammenteranno il titolo, ma il contenuto
sarà tutto sfumato da la loro memoria. Poi che quest’ultima supposizione non ha proprio nulla d’inverosimile, ci facciam lecito di dar qui un riassunto dell’articolo, riassunto esattissimo di cui andiamo, debitori
alla cortesia d’un Amico.
Eccolo :
« Nel Vangelo vi sono ammaestramenti che presentano il regno di Dio come un fatto sociale. Ma questa
faccetta del diamante è, net Vangelo, completata da
un’altra: il regno di Dio nell’anima individuale. Il
rapporto che esiste tra il lato individuale e quello
sociale del regno non è però di addizione, ma bensì
di causa ad effetto. Qual’è la causa e quale è l’effetto?
Egli risponde servendosi di un’ analogia. lì corpo
umano si compone di cellule. Per stare in buona salute, bisogna che ciascuna cellula sia in buona salute.
Ogni fenomeno vitale è fondato sulla cellula: è la società fondata sull’individuo 1 II regno di Dio non è
soltanto individuale : l’individualismo esclusivo è assurdo. Non è soltanto sociale : il socialismo esclusivo
è più assurdo ancora. Non è neppure l’addizione semplicista dell’individuale col sociale. Il regno di Dio
è, .nella essenza, individuale, e scciale negli effetti visibili. Dimodoché, il sociale è subordinato all'ìndividuale. L’individualismo è la pietra angolare. Donde
il corollario che • la sola » azione efficace è predicare
alle singole creature «...
*
* *
Perchè mai tornare a rifriggere — sia pure sotto
forma più sintetica, — adesso che la tramontanina si fa
sentire frescaccia assai, idee espresse mesi or sono,
quando il sole, caldo e scottante, maturava le uve e
U granturco ?
La risposta l’abbiam pronta : perchè, proprio a questi
primi freddi invernali, l’Amico gentile a cui siam debitori del riassunto, che vi avrà fatto tornare in mente
con molta chiarezza il nostro vecchio articolo, ci ha
mosso delle obiezioni, non diremo formidabili, no, tutt’altro, ma delle obiezioni, in ogni modo, alle quali che
male ci sarà se opporemo qui due fraterne parole di
confutazione ?
L’Amico incomincia con l’attribuirci ciò a cui non
abbiam mai pensato neppure per un minuto (cattivo
sistema di polemica, come vi avvedete) : secondo lui,
infatti noi avremmo affermato che vi siano nel mondo
dei sostenitori dell’« individualismo puro » e dei sostenitori del « socialismo puro » con la testa sana. (Questa
locuzione « testa sana » è da riferirsi ai sostenitori I)
Corriamo a rileggere il nostro incriminato articolo —
che è del 28 agosto — e vi troviamo non già veramente un giudizio espresso col termine identico di
« follia » che sorriderebbe al nostro Amico, ma vi troviamo nondimeno la parola « assurdo », meno energica
del vocabolo « follia », ma che non suona, certo, come
un... complimento : « L’individualismo puro è assurdo
il socialismo poro è più assordo ancora ».
Se avessimo potuto pensare che al nostro amico garbasse di più il termine « follia », l’avremmo ben volentieri accontentato, ma come imaginare in estate i
gusti che il nostro amico ci avrebbe espresso solamente
alla fine di novembre ? La nostra imaginazione non ha
sì agili Tali 1 Del resto a noi pare che tra « follia » e
« assurdo », via ! non ci corra poi un’enorme differenza.
Ma vuole l’amieo che diciamo come a lui piace? Eccolo subito accontentato: « L’individualismo puro è una
follia. Il socialismo puro è una follia più grande ancora ».
Quanto allo stabilire se vi siano al mondo dei rappresentanti di questa o di quella follia..., ecco : le follié
a questo mondo son tante e tutte sono più o meno
degnamente rappresentate: potrebbe dunque darsi benissimo che, come ci sono dei cleptomani ecc. ecc., ci
fossero anche delle persone affette da l’nna o da l’altra
di quelle manie — che noi meno recisi dell’Amico nostro
— abbiam chiamate con l’epiteto più dolce di « assurdi ». Chi lo sa? In ogni modo, l’averle chiamate
« assurdi » — quand’anche nella realtà delle cose
questi assurdi non esistessero — non ci parrebbe davvero un peccato mortale. Cercammo di sgomberar il
campo da le teorie più erronee, perchè di fronte l’una
all’altra restassero solamente quelle due degne veramente di venir esaminate con serietà da persone assennate come siamo per l’appunto l’Amico nostro e noi:
ecco tutto. E questo sarebbe un « errore d’impostazione
del problema » o « dei problemi », come asserisce
l’Amico ? Oh, in nome di tutte le logiche da babbo Aristotele in qua, no per davvero !
(Al prossimo numero la continuazione, poiché non
ci manca la lena, ma il tempo. Il giornale sta per
essere impaginato).
Il pa55ajjio della linea
Quando le nav[i
di celebrare una
libazioni prolungali
gero ignorante e
comune). Egli vi
forma :
attraversano l’Equatore, è usanza
festa che si termina sovente con
te. Immaginate a bordo un passegscettico (questa combinazione è assai
Me i preparativi della festa e s’in
que tutti questi apparecchi ?
labete ? Abbiamo ora passato la
— Perchè dupi
— Non lo
linea.
— La linea ? Uhe cosa volete dire ?
— Ma si, l’Equatore che divide la terra in due.
Davvero ? Ma io non l’ho mai veduto.
— l’Equatore non si vede. Abbiamo solo cambiato
di emisferio.
— Ma dov’è la differenza ?
Venuta la notte, un vecchio marinaio mostra il
giatore,
— Guardate, gli dice : Nessuna delle costellazioni
che vi sono famigliari è ora visibile ; la stella po
al suo posto, vedete la Croce del
Sud? E’ quella che ora ci dirige; siamo sotto nuovi
cieli.
Vi è altresì nel mondo una linea invisibile che
’umanità tanto realmente quanto
i due emisferi. Coloro che la ol■volta dopo molte tempeste — si
rallegrano; ma gl’ignoranti ed i scettici si beffano
di loro.
dicono essi,' la gioia di questa
separa in due 1
l’Equatore separa
trapassano — ta^
— Onde viene
gente ?
— Come, non
sato la linea.
— Quale linea
— Ma la linea
morte dalla vita,
— Ma ov’è dut
della conversione, che separa la
Tinferno dal cielo !
nque questa linea t Io non vedo
niente di cambialio. Voi non siete nè più ricchi, nè
più giovani, nè meglio in salute : voi siete nelle
medesime difficoltà e nelle medesime sofferenze.
Questo è vero ; eppure noi siamo in un mondo
nuovo. Nulla è cambiato intorno a noi, ma tutto è
in noi. Noi èravamo infelici ed abbiamo trovato la
iimo cattiva coscienza ; Dio ci ha
■Non avevamo forza alcuna per reora abbiamo questa forza. Eravamo
felicità. Noi avev
tutto perdonato.
sistere al male ;
berati dei nostri
consolazione. Noi
11 mondo non
gente di felicità
ch’egli non vuole
chiunque viene a
... Nemici
6,10)
... Insensati, ribel,
ranti, servendo
concupiscenze e
menando la vita
lizia,ed invidia;
e odiando gli unv.
tri (Tito 3,3).
...per natura .
d’ira (Efesi 2,3).
... senza Dio, senza
senza speranza
2,12).
Condannati (Qiov
Perduti (Luca 15,'
Le cose vecchie sì
saie.
Avete voi pas;
(Versione dì
lo sapete ? Noi abbiamo ora pas
oppressi dai fastiiìi e dalla sofferenza; ora siamo licarichi ed abbiamo trovato la vera
eravamo perduti ; ma siamo salvati. Noi abbiamò passato la linea, ed ora voghiamo
sotto nuovi cieli.
capisce questo. Ivi è una sorch’egli non si può spiegare e
ammettere, ma che per questo non
esiste meno. Chiunque s’avvicina alla croce di Cristo,
Gesù Cristo crocifisso ed in lui
confida, vede operarsi nel suo cuore questo meraviglioso cambiamento.
Egli comincia una vita nuova. Vi è per lui un
già e un ora separati da questa linea, invisibile che
è quella della coi versione. '
Già. Ora.
di Dii) (Rom. ... Riconciliati con Dio
per la morte del suo Figliuolo.
ii, er- ... Viventi a Dio.
a varie Francati dal peccato, seril^oluttà; vi a Dio {Rovo. %, 11-22).
in ma- ... Figliuoli di Dio per la
odiosi, fede in Cristo Oesu (Gal.
■ gli al- 3,26).
figliuoli
Cristo, ... Con Cristo. — Abbon
(Efesi danti nella speranza
(Rom. 15,13).
3,18). Giustificati (Rom. 5,1).
3^). Salvati (Efesi 1,8).
obi pas- Tutte le cose son fatte
nuove (2 Cor. 5,17).
Òata la linea?
6. A. Hugon).
R. Saillena.
4
4
LA LUCE
Leggendo e aoootando
, l'^lettorì sanno che il sig. Paolo Paasy, ardente socialista cristiano, ha voluto esperimentare il regime
edÓnomico del collettivismo, con la creazione di unn
oòfonia agricola, denominata Liefra (questo nome si
cdmiione della prima sillaba dei motti : Liberté, Bgalité, L’mternité), mediante l’acquisto di una proprietà,
fatto con un piccolo capitale da lui eredato. (In questo il P. ha dimostrato un grande disinteresse per
amore del suo ideale e del quale va molto lodato). Se
non che, non si tratta di un vero e proprio collettivismo applicato in tutto e per tutto, perchè vediamo
ora che ciascuna famiglia, in proporzione del numero
dei suoi membri, ha avuto nella divisione della proprietà una parto come sua, per coltivarla, e goderne
i frutti. È vero che quelle famiglie non possono alienare le loro quote divisionarie (possono però darle
in affitto), le quali sono sempre possedute in proprio
dalle colonia; tuttavia non àmen vero che ¡membri
di quella colonia sono diventati altrettanti proprietari. E questo ci pare che dimostri ancora una volta
come l’ideale economico non sia già il collettivismo
come è inteso rigidamente dai suoi fautori, ma la frazione della proprietà, come voleva Mazzini. In ultimo,
l’individualismo economico, sia pure nella sua forma
più temperata, finisce sempre col trionfare. Tanto è
vero che il Passy alla sua colonia di Liefra ha dato
il nome di Collettivismo ind%vià/ualista. Intanto, qualunque sarà per essere nell’avvenire quest’esperimento,
è degnò di plauso l’atto di illuminata e cristiana filantropia del Passy. Non tntti i riformatori sociali, pur
troppo, danno esempi di disinteresse siffatti. Lo stesso
Tolstoi, come dimostra un collaboratore della Tribuna,
non agisce in conformità della sua dottrina. Per esempio, egli ha scritlo :
€ La verità vera è che bisogna spogliarsi di tutto
per entrare nel regno di Dio, ed abbandonar tutto,
per rendersi degni di quel regno : a cominciare dalla
proprietà, perchè questa non è una legge fatale, ma
un semplice pregiudizio debole ed inconsistente, facile a distruggersi come una tela di ragno... » ; egli
che ha scritto, ohe ha enunciato questi nobili propositi — facendoli, poi. mettere in pratica da Nekliudoff
in Resurrezione — rimase e rimane sempre padrone
della sua vasta tenuta di Jasnaia-Poliana e continua
a commerciare in grano e ad allevare cinghiali bianchi : due cespiti, questi, ricchissimi della sua vasta
azienda agricola >.
Un altro esempio di grande coerenza fu dato, tempo
addietro, da Amilcare Cipriani, il quale rifiutò, in
'Omaggio alle sue idee socialiste, ventimila franchi legatigli da una signora di Bagneux. Ricordiamo il pepato comento del Temps. « Da molto tempo il socialismo avrebbe sedotte le masse se non vi fossero che
degli Amilcari Cipriani, noi ranghi dei suoi capi. Ma
i Cipriani, sono più che rarissimi, nel partito socialista ». Ed il Temps si burlava dei belli spiriti del
socialismo c che non pongono d’accordo la loro condotta con i loro principi!, ed aspettano il giorno della
rivoluzione in mezzo ai piaceri ed ai raffinamenti ».
È proprio vero che dal dire al fare...
Il Momento si occupa della vita religiosa in Italia
* mezzo il secolo XVI, a proposito di un primo volume del padre Tacchi Venturi sulla storia della Compagnia dei Gesuiti in Italia. Rileviamo dal suddetto
articolo la confessione esplicita che le condizioni della
Chiesa avanti il Concilio di Trento erano tristissime
essendo afflitta da molti disordini, come il promuovere agli ordini sacri uomini indegni e ignoranti ;
il conferire 1 benefizi avendo maggior riguardo al
vantaggio delle persone chiamate a goderne, che non
a quello delle anime, in cui prò essi furono istituiti :
la lontananza dei vescovi dalle loro sedi. La coltura del
clero secolare era. In generale, scarsissima : taluni non
sapevano neanche leggere o leggevano spropositando.
Di qui la scarsezza di sacerdoti capaci di amministrare la parola di Dio e di assumere la direzione
delle coscienze pel tribunale della penitenza : di qui
la corruttela dei costumi. L’A. riconosce pure che l’ignoranza del popolo nello cose di fede e la superstizione regnavano sovrane. C’era dunque di ohe per
giustificare l’opera dei riformatori protestanti. Ma
allora con qual fondamento il reverendo padre gesuita afferma che, non ostante tante piaghe, la società
del cinquecento aveva ancora conservato un principio
fecondo di rinnovazione religiosa e morale, una fede
eioè grande e inconcussa nel soprannaturale, tanto
che fu per questa fede che la riforma protestante
non potè attecchire neU’immensa maggioranza degl’italiani? Quasi quasi si direbbe che l’opera dei riformatori era diretta non già centro la corruzione della
Chiesa, ma contro la fede nel soprannaturale ! Ma se
tal Riforma allora non attecchì quasi nel nostro paese
fu piattosto per la deficienza di fede, anzi per il suo
scetticismo, che era tale da far dire ad Erasmo : Omnes
Itali athei.
• •
Il fascicolo V del Coenobium or ora uscito alle
stampe è molto interessante. È degno di particolare
menzione nn bellissimo studio del nostro Labanca,
intitolato : Prolegomeni alla storia comparativa delle
religioni. Il prof, di Storia del Cristianesimo nella
Università di Roma vi esprime delle idee assai assennate sull’argomento, specialmente nel confronto del
Cristianesimo con lo altre religioni e in modo particolare col Buddismo — che oggidì alcuni cercano di
esaltare oltre misura —, e nel rilevare il suo grande
valore morale e sociale, poiché la religione cristiana
€ oltre a possedere idealità morali e sociali più conformi ai bisogni spirituali del cuore ramano, ha tuttora una esuberante vitalità, da poter sfidare e superare qualunque lotta che ad essa possano muovere le
altre religioni ».
Degno pure di nota un breve cenno- necrologico di
Giorgio Tyrrel dovuto ad Angelo Crespi che molto
10 conobbe. Riproduciamo questo periodo : « Negli
ultimi mesi il Tyrrel era andato diventando sempre
più scettico sulla possibilità che l’autorità cattolica
avesse mai a fare buon viso al movimento di riforma
da lui vagheggiata, e circa tre settimane prima della
sua morte, a chi scrive, mentre si procedeva versola
stazione di Victoria, in Londra, manifestava la sua
profonda convinzione che la Chiesa non avrebbe potuto trar salute che dal culminare stesso-degli errori
dell’autocrazia vaticana ».
*
* «
A proposito del modernismo, è assai notevole una
lettera scritta da un prete cattolico al pastore protetante John Viénot, il quale la pubblicò nella Bevue
Ghrétienne ; lettera che il Coenobium riproduce pure
in parte. II prete suddetto non vede speranza di
salvezza che nel protestantesimo, e deplora che Paolo
Sabatier non abbia messo il suo raro talento di scrittore al servizio del modernismo protestante. Il Viénot
stesso osserva che « non si può negare l’interesse che
c’è nel vedere un prete dotto giungere con le sue
riflessioni e i suoi studi al convincimento ohe, solo
11 protestantesimo emancipato saprà organizzare l’avvenire religioso delle generazioni future ». E conclude :
* E’ una lezione per i timidi del modernismo; è una
lezione per quei protesti nti che hanno paura del
principio che hanno la missione di rappresentare ».
Hnrieo )Wayniei>
?tiii?ola c «tUt Isole
"Mezzano Inferiore
Quel pastore evangelico dovrà presentarsi innanzi al
giudice, per aver parlato dell’EvangelO' sul Cimitero.
Denunziatore, a quanto pare, il Sindaco- stesso. Quando
usciremo dal Medio Evo ? '
Sanremo.
(Matasio) — L’ultimo Bollettino- militare annunzia
la promozione del nostro fratello Cav. Augusto Carboni, tenente-colonnello del 4« bersaglieri, di stanza a
Torino, al grado di colonnello e la nomina di lui a
comandante l’88- reggimento fanteria di stanza a Livorno. Il colonnello Carboni — uno dei migliori frutti,
insieme con la sua famiglia, dolTopera evangelizzatrice
compiuta dal nostro pastore nella città di Sanremo —
appartiene alla Chiesa Sanremese da circa 18 anni.
Dopo la sua partenza da Sanremo rimase sempre —
pur pellegrinando a Bologna, a Roma, a Siena - ed a
Torino — iscritto nella Chiesa di origine che appranto
la primavera scorsa egli rappresentò come delegato
laico alla conferenza distrettuale di Torino. Ciò perla
precarietà delle residenze accidentali, per la possibilità
b successive residenze prive di Chiesa Valdese, per i
rapporti continui con Sanremo dove ha casa e dove
viene a passare sempre una parte deU’anno. Al nostro
chiarissimo fratello che, ancora in giovane età, raggiunge un grado cosi alto nella gerarchia militare, vadano le felicitazioni e gli auguri di tutti i membri
della Chiesa sanremese di cui egli è stato ed è, con
tutta la sua famiglia, uno dei membri che maggiormente la onorano.
— Sono pregato di annunziare — affinchè le sappiano
quei fratelli e aderenti che per avventura la ignorino
— che il Rapporto della Chiesa per l’ultimo anno ecclesiastico non venne pubblicato a scopo di economia.
Il Consiglio di chiesa decise che il rapporto sia pubblicato ogni due anni.
— Il pastore Ugo Janni mi prega di comunicare da
parte sua quanto segue ; Egli va ricevendo da varie
parti richieste del volume « La nostra vita dopo la
morte » fatto da lui in collaborazione col Chambers e
pubblicato testé sotto gli auspici di Arturo Graf. Ora,
egli desidera far sapere ai lettori della Luce che essi,
per avere il libro debbono rivolgersi non a lui, ma ai
Frateììi Bocca, editori, Torino (che sono gli assoluti
proprietari) inviando loro, con la richiesta, un vaglia
di L. 4. Dàta la splendida legatura, è però consigliabile che i richiedenti aggiungàno una lira alla somma
indicata é chiedano esemplari rilegati.
Roma
Con vera gioia abbiamo appreso quanto sia apprezzato il saggio artistico esposto per un concorso da
l’egregio correligionario pittore Paschetto di Roma. Il
saggio fa bella mostra di sè nel Palazzo dell’ Esposizione, in via Nazionale. I giornali ne han parlato in
termini assai elogiosi.
31 nastro concorso
I membri della Commissione esaminatrice — signori
dottor Roberto Prochet, Arturo Mingardi, pastore Ernesto Comba e Bi Celli — dopo avere separatamente
esaminato i manoscritti presentati al Concorso, deliberarono, in una adunanza plenaria, quanto segue :
1) Non. si conferiscano-i premi a nessuno dei concorrenti,. poiché nessuno si è strettamente attenuto alle
norme del Concorso;
2) A titolo d’incoraggiamento si offra agli autori dei
manoscritti contrassegnati coi motti : « LUctor et
emergo »-e « Lux lucet in tenebria » un dono di lire
25 ciascuno ; e si offra allo stesso fine un dono di L. IO
all’autore del manoscritto dal motto : « Il Signore è li
mio pastore ».
II Comitato, che bandi il Concorso, ha accettato le
dette deliberazioni.
La Commissione poi, considerand-o che forse troppo
breve era stato il tempo concesso ai conco-rrenti, espresse
il desiderio che un secondo concorso venisse bandito
sul medesimo argomento.
Di questo nuovo Concorso daremo- notizia nel prossimo numero.
// Convegno di Torino
Il primo, di due anni fa, aveva lasciato il desiderio
di un secondo. Questo secondo lascia ancor più vivo
il desiderio che la serie iniziata continui ; e si intensifichi quel complesso di sensazioni di affetto reciproco,
di bisogno di aiuto divino per la debolezza nostra di
cui le riunioni del tipo di quelle di Torino sono al
tempo steaso cause ed: effètto;.
All’invito rivolto dai pastori delle chiese evangeliche
di Torino risposero fratelli (klle Vaili, da Milano, d».
Roma, da Firenze, da Busa, da Sampierdarena, e non
pretendo di rammentare tuttk
Nessuna nota stonata la fusione degli intenti per
lo scopo del convegno « lo sviluppo della vita spirituale » fu completa e il calore e l’affetto andarono
crescendo dal primo giorno al quarto che fu l’ultimo
del convegno. Le riunioni furono due per ogni giorno,
al mattino alle 9;3G’ e alle 15, tranne che il giorno 24
in cui la riunione si ebbe solo nel pomeriggio.
Gli argomenti furono i seguenti « Il progresso spirituale », « Le missioni e l’Evangelizzazione », « La
preghiera », « 11 sentimento di Cristo in noi », « Attività dei laici nella chiesa », « Il sentimento dell’obbligo morale * e « L’anione dei cristiani ». Essi furono
svolti piuttosto che sotto forma di relazioni e di discussione, sotto forma di esortazioni, di preghiere e
di esperienze; il che è quanto dire che si badò sopra
tutto alla pratica.
Nelle quattro sere del convegno, si ebbero, a turno
nelle varie chiese, evangeliche di Torino, delle riunioni
di appello di cui sento ancora nell’animo le vibrazióni.
Parola libera a tutti, uomini e donne, molti cantici e
molte preghiere, e una intensità di sentimento della
colpa e della debolezza individuale (la base della religione del Cristo nevvero ?) da far sentire quante beiiedizioni può trovare il culto evangelico tendendo ad
assumere quella veste lì, che indubbiamente ricorda
meglio di ogni altra il colto praticato dalla chiesa
primitiva.
E vorremmo che quelli fra i nostri fratelli che di
riunioni dicono; « non è il mio genere », e ne fanno
la critica in base a questo od a quel concetto, che è
quasi sempre nn preconcetto, e riguardano a chi vi
prende parte come a gente che vuol distìnguersi spìrituidmente ed é prossima a cadere nel peccato di orgoglio spirituale, vorrei dico che questi nostri fratelli
intervenissero una volta, per esempio a quello di crai
nessuno ha ancora parlato ma ch’io saluto già coma
5
LA LUCE
5
III convegno (o di Torino o di Milano, o di Eoma, poco
importa) sentirebbero fondere il ghiaccio della loro diffidenza e le prevenzioni svanirebbero.
Giornate come qlielle di Torino poi non hanno per risultati di farci ritenere più vicini a Dio che non il
fratello Carlo o il fratello Pietro, ma di essere più
vicino a Dio di quello che eravamo precisamente noi
prima dì prendervi parte. Mario Falchi
OLTRE LE ALPI E 1 n/lRI »
Svizzera
Ginevra. — La Semaine Beligiease dedica un suo
primo, ampio articolo alla conferenza del missionario
valdese, Adolfo Jalla, di cui noi abbiam già dato il
titolo. ' y
— La benemerita Società delle Scienze teologiche ha
rieletto il suo seggio in persona dei signori G. Berguer, giovane dottore in teologia, autore di due apprezzatissime opere — dì cui una recentissima — dal titolo
« La Notion de Valeur » ; E. Choisy, neoprofessore di
Storia Ecclesiastica aU’Università ; G. Martin ; A. Dllckert e L. Vailette.
Basilea. — (X.). Lunedi, 22 novembre, alle ore 2 1];2
pom., mentr’era intento al lavoro di redazione, s’addormentò placidamente, nel Signore : Teodoro Sarasin-Bischoff, di Basilea, neH’età di anni 73.
Il « Cristi. Volksbote » ch’egli dirigeva fin dal 1875
era uno degli organi più importanti del Cristianesimo
positivo nella Svizzera tedesca e il suo direttore uno
dei più caldi amici dell’Italia e delle opere di Evangelizzazione, alle quali egli, presidente del Comitato di
Basilea, faceva pervenire regolarmente importanti largizioni.
— La Chiesa Valdese perde in lui uno deisuoi più
fedeli amici. Alla veneranda vedova e alle figliiiole le
nostre più vive e sincere condoglianze.
Francia
— Nelle diverse Chiese Riformate di Francia c’è una
quarantina di posti di pastore va9anti.
Parigi. Si è annunziato il matrimonio del pastore Luigi
Appia con la signorina Luisa Mehl. Cordiali auguri !
— L’ Accademia di Francia ha conferito due
premii di L. 1600, l’uno alla sezione parigina della
Unione internazionale delle « Amiche della Giovinetta
l’altro all’Opera cattolica per la protezione della Giovinetta.
Un premio di L. 1000 è stato conferito all’ « Espoìr »,
la benefica istituzione antialcoolistiea.
— La Facoltà teologica elesse il pastore Wilfred
Monod a professore di Teologia pratica.
— Raoul Allier il !• dicembre diede principio al suo
corso pubblico, in cui tratta della « Psicologia della
conversione considerata sotto la luce delle esperienze
missionarie ». Il corso proseguirà ogni mercoledì alle
17 e li4. Le signore vi possono accedere.
Tolosa. — Per cura del pastore Maulvault, la Società dei trattati religiosi pubblicherà una nuova edizione dei famosi sermoni di Nardin, che fu pastore a
Blamont dal 1687 al 1728. ‘
Montaahan. — Solenne commemorazione di Giovanni
Calvino.
Nizza. — I pastori evangelici della riviera fratìcese
si sono radunati a Nizza. La Vie Nonvelle dice che i
convenuti furon lieti di dare il benvenuto al nuovo pa.
store della Chiesa Valdese d’Italia, sig. Longo, che do.
veva essere insediato il 14 novembre.
Spagna
Madrid. — Il IO novembre, nella chiesa della Calle
de Trafalgar, conferenza sul tema generale : « I prò.
gressi dell’Evangelo in questi ultimi 50 anni tra i Catto,
lici romani » (d’America — oratore : Agostino Arenales;
di Francia, Italia e Portogallo — oratore ; Federico
Larragnaga; d’Austria — oratore V. Jover) »
Germania
Nell’esercito dell’evangelica Germania — nota le Vie
Nouvelle — nel 1887 v’erano 1250 analfabeti, nel 1897
non ve u’erano che 200, nel 1908 cinquattotto solamente! ,
E nell’esercito' italiano ?
Belgio
'Quaregnon. — Oggi 4 dicembre, un gruppo di pa.
«tori darà — da le 9 li2 alle 16 — un « corso biblico »,
trattando i seguenti argomenti : 1). l’Epistola ai Gelati ;
2). E’ immorale la Bibbia ?
Brusselle. — Dal 1866 esiste una società d’evangelizzazione che si occupa in eittà e nei sobborghi del
ceto operaio, e si sforza di condurlo al Cristo, per mezzo
di visite a domicilio.
Olanda
Amsterdam. — Il 24 ottobre si festeggiò il 40® anno
di pastorato del sig. Richard, redattore capo del Refage
foglio delle Chiese evangeliche vallone.
Ftussia
A Libau si è adunata la Conferenza Nazionale delle
Unioni cristiane della Gioventù. I delegati erano 103Falestina
Mercè della libertà di stampa concessa dal governo
turco, in Palestina vi è ora tutta una fresca fioritura
di giornali, tra cui sei fogli quotidiani in arabo e altri
in ebraico. La stampa ebdomadaria o mensile evangelica è rappresentata, in tedesco, dal « Messaggero di
Sion », da le « Pagine evangeliche di Betlemme » e
da la « Chiesa tedesca in oriente ».
Uganda
In questa contrada affricana, ch’è ormai tutta sotto
l’influenza evangelica, ebbe luogo quest’anno un primo
Sinodo cristiano, composto di 50 pastori e 250 laici,
bianchi o negri.
Si é conferito il voto, nelle chiese, anche alle donne.
Stati Uniti
Il presidente Taft s’è dichiarato antialcoolista. Ai
banchetti presidenziali non compariranno più le bevande alcooliche. Egli coglie ogni occasione propizia
per proferire discorsi religiosi, invitanti alFunione e
alla cooperazione di tutti i cristiani.
Nuova York. — I giornali annunziano che la Società coloniale israelitica ha raccolto un capitale di
mezzo milione, per comprare la Mesopotamia — il paese
del patriarca Abramo — per fondarvi una grande colonia. I Giovani Turchi favorirebbero l’impresa.
Lettere Nizzarde
Nizza, novembre 1909.
Caro Signor Direttore,
« La Luce » ha già annunziato ai suoi centomila
lettori come e quando io dovessi lasciare la Chiesa di
Torino per assumere la direzione dell’antica nostra
Chiesa di Nizza marittima, fondata prima del 1859 e
per tanto fra gente sarda, piemontese e sabauda ; ed
ora sotto ifi reggimento civile della ¡ter^a Repubblica
una ed indivisibile se Dio lo concede. Senza esser degnissima di poema, di storia però lo è questa chiesa ;
tanto maggiormente ove sorridendo e gemendo avessimo a ricordare certe ecclesiolae in ecclesia universali,
degnissime aihmè! di poema eroi-comico I — La storia di cotesta Chiesa è invero interessante assai e ne
segnerò i periodi di esistenza principali per chi non
li conoscesse ancora, chi li conosce, li ^alasci pure e passi
difilato all’articolo che segue. — Come successe spesse
volte e tuttavia succede, le origini di questa Chiesa
furono umili assai, ma può menarne vanto, chè desse
si assomigliamo a quelle della Chiesa cristiaua primitiva di Roma, fondata da Aquila e Priscilla e dai loro
pur umilissimi amici ed aderenti. (Fatti XXVIII 15
Rom : XVI 3, 4, 55).
Quando cadde l’aquila imperiale e che attorno a lei
spirante svolazzarono ingordi i corvi, sotto il regno di
Luigi XVIII, Nizza ritornata possesso della Casa di
Savoia, riebbe tutte le leggi che la governarono prima
della Rivoluzione francese e dell’epopea napoleonica:
leggi reazionarie, restrittive, aspre, eccessivamente
esclusive soprattutto riguardo alla religione. Il terrore
bianco illividiva i liberali francesi, il terrore nero accasciava i liberali Nizzardi, parecchi dei quali, prodi
soldati di Napoleone esularono per più ridenti lidi, quantunque qui la natura non sia matrigna per sorrisi e
bellCiza.
La libertà di coscienza fu soppressa. La religione
tomaiia ritornò la religione esclusiva dello Stato, e lo
seppero e lo provarono per molte angherie loro arrecate i Valdesi del Piemonte sotto il paterno governo
(sic) di Vittorio Emanuele I. E ciò tanto è vero che
sólo dopo infinite e tediose trattative e lungaggini burooratiche, gl’inglesi, che pur gagliardamente avevano
coopetato a far risalire sul trono il re piemontese, otr
tennero di poter cèlebrare il loro culto in una villa
remota e seppellire i loro morti nel giardino della medesima, privato e circondato da altissime mura. Anche
dei morti sì temeva l’ereticale inquinamento I —
Che la terra sarda fino allora vergine di labe ereticale consentisse ad avere chiesa e cimitero protestante,
che si dovesse scontentare la Chiesa romana onnipossente a Torino eoi gesuiti, pareva al re ed a tutti cosa
sbalorditiva ; addirittura l’abbominazione della desolazione nel santuario. Non sono ancora decorsi cento anni
dacché succedevano quei progressi a gambero, ma non
dobbiamo rimanerne stupiti. Lo spirito di Roma è sempre
10 stesso a se la Provvidenza per punire o meglio far
rinsavire i nostri pseudo e cripto-liberali volesse permettere ad un partito reazionario di prendere le redini
del governo se ne vedrebbero delle belle, cioè delle
brnttissime della stes.sa farina e pasta. Quod Deus avertat. Ti’attato come un coleroso nel Lazzaretto il culto
anglicano, s’immagini il lettore sopra qual letto di rose
si trovassero adagiati i pochi evangelici di Nizza. Guai
a chi palesasse al pubblico le sue credenze : la carcere
od il confine erano vicini. E per tanto la colonia protestante di Nizza che già nel 1830 annoverava più centinaja di persone era assolutamente priva di culto Nel
1835 il caro e venerato pastore Buscarlet ebbe il coraggio dì celebrare alcuni culti liberi nel suo salotto
e di portarsi or quà or là a regalare qualche Bibbia,
0 nuovo testamento che fosse, ai protestanti che spesso
n’erano privi ; perché more solito la vendita e la lettura del Vangelo strettamente quanto i culti, dove fossero persone non appartenenti alla famiglia, erautr
proibiti.
Ed invero quando alcuni nizzardi per mezzo di un
semplice agricoltore (Aquila era fabbricatore di tende)
arrivarono alla conoscenza del Vangelo, predicato alla
chetichella dal Buscarlet, questi con una signora inglese dovette varcare i confini nelle ventiquattro ore
ed il povero ed eroico agricoltore nizzardo si buscò
parecchi mesi di carcere inasprito. Nel 1841 un corrire postale di famiglia prese a dirigere alcuni culti
nelle famiglie evangeliche colla massima prudenza. Per
tema degli sbirri, nascondevano le Bibbie, che loro arrivavano dal mare con navi di Marsiglia, in fosse profonde scavate nella sabbia dei loro giardini.
Ecco però che avendo ottenuto il miuisterio di un giovane evangelista, questi inesperto ma pieno di zelo si
pose a far propaganda con trattati e libri della S.ta
Scrittura, ch’egli distribuiva, sulla nave ai marinai ed
ai passeggeri Uno di costoro, agente di polizia lo fece,
come si suol dire, cantare ; gli si palesò amico, confidente e si fece narrare quanto voleva sapere dei propositi dell’ingenuo evangelizzatore, col nomi dei principali evangelici di Nizza.' Conseguenze disastrose ; il
povero corriere di famìglia fu sfrattato nelle quarantott’ore, l’evangelista fuggi in Francia e le case degli
evangelici nizzardi vennero perquisite dalla cantina al
solaio come se fossero covi di anarchici e ricettacoli
di bombe.
Siccome però fra gli accusati dì propaganda ereticale
si notavano pezzi grossi di nazionalità varie e potenti
11 governo dei questurini papisti non osò pronunziare
contro ad essi sentenza di espulsione. Sono troppo necessarii alla ricchezza della città i facoltosi forestieri ;
le loro sterline ne sono la vita e la prosperità e per
tanto come modi più garbati del solito il capo ddla
polizia sarda — piemontese li riunì a convegno cogli
evangelici nizzardi, lesse loro in un poderoso volume,
che non era la Bibbia, ma il Codice Penale, gl’ineffabili articoli d’intolleranza cattolica e di violaziona
delle libertà all’uomo più care c come sa chi per lei
vita rifiuta », e li congedò con un sorriso mefistofelico
e le più squisite minaccie uso Loyola ed Escobar,
Che cosa fecero allora i perseveranti evangelici nizzardi ? Tutte le domeniche con due o più omnibus pieni
zeppi si portavano in Francia, poco oltre il vicino confine, a Saint-Laurent dn 'Var, dov’ebbero buone rannanzé
che però lo zelo del vescovo dì Frejus, coadiuvato dallo
zelo compiacente del prefetto (Caiafa e Pilato) distrussero sfrattando gli evangelisti venuti dalla libera Elvezia. Riuscirono però ad affissare stabile dimora nella
allora piccola città marittima di Cannes dove furono
1 preparatori indisturbati delle odierne fiorentissime
chiese evangeliche, che vi annoverano parecchie centinaja di membri.
Il vento rivoluzionario del 48 che portava ai regnanti
ed al clero reazionario, sulle sue ali, un eloquente
« nane erudimini reges et judices terrarum », ebbe
qual benefica conseguenza la costituzione e l’emancipazione dei "Valdesi e degli Israeliti del Piemonte (febbraio e marzo 1848). Ne esultarono i fratelli nizzarcR,
fondarono una umile chiesa, a tutti aperta, in una
casa privata ed ebbero fino al 1852 il miuisterio di
varii pastori svizzeri prima di rivolgersi, il 30 ottobri
di cotesto anno, alla 'Ven. Tavola Valdese ed al mio
moderatore G. P. Revel di cara e benedetta memoria.
Le trattative approdarono felicemente e la Chiesa di
Nizza unita alla madre Valdese, imprima sotto il governo della Tavola poi sotto quello del Comitato di
6
6
LA LUCE
Evangelizzazione (22 Die: 1875) ebbe a pastori titolari
snccessivamente i SS.ri Bartolomeo Malan, Ant. Gay,
Léon Pilette, Giacomo Weitzecker, Guglielmo Melile,
Augusto Malan, Emilio Pons. Questi, date nel p. p.
settembre le sue dimissioni e fatti i suoi discorsi
di addio il 7 novembre c. m. si rivolse alla Chiesa riformata di Francia, mentre il sottoscritto, la domenica
14 Nov : invitato dal Gomitato ad assumere la direzione di questa Chiesa, alquanto importante, vi fu
solennemente insediato dal capo Distretto Sig. Fran. Rostan di Genova. Il culto, gentilmente annunziato in 1.
pagina da due giornali autorevoli locali, fu solenne
ed edificante. Pieno di ottimi consigli e di cordiale affetto per me, fu il discorso del Sig. Rostan, officiante,
sopra il testo di Ebrei XIII, 17. Aggiunsi in breve
allocuzione alcune dichiarazioni di fede personale e dei
varii propositi ai quali, coH’ainto-di Dio, intendo informare il mio modesto ministerio.
L’opera non è facile, sento un immenso bisogno di
una perseverante consacrazione personale al servizio
dei miei fratelli e delle mie sorelle in fede. Questa non
mi può essere data e continuata che dallo Spirito di
Cristo. Cari fratelli ed amici d’Italia, pregate per me.
Quei di Francia vi salutano.
Paolo Uongo
Corriere Hmerìcano
Non so esprimere la mia gratitudine al « La Luce »,
la cui lettura produce qui tanto bene. Dopo la istituzione, nella mia Chiesa, della « Lega del Novo Testamento tascabile », ispirata dal notiziario de « La Luce »
le mie adunanze di Studio Biblico del Mercoledì sera,
dalle 8 alle 9, sono un vero gioiello di frequenza e di
attenzione avida e soddisfatta della conoscenza della
verità salvatrice. Da questo studio facile, familiare,
accessibile anche alle menti di questi cari fanciulli
(a cui io faccio pure, ogni giorno, scuola d’italiano, perchè
imparino a leggere la nostra Bibbia ed a cantare i
nostri Inni in quella lingua, essendo quasi tutti nati
in New-York, e, quindi, quasi del tutto ignoranti del
l’Italiano), ho dovuto riscontrare la inanità di cert
studi biblici privi di praticità morale e cristiana, e ne
quali, invece di insegnare Cristo, e Cristo Crocifisso,
si ama far pompa di una superficiale e^ pappagallesca
scienza filosofica-teologica di ultima moda..... ’spesse
volte bizzarra e nociva al vero sentimento e alla vera
concezione del Cristianesimo puro di Cristo !
' *
« *
Il Kindergarten o Asilo Infantile della mia Chiesa
conta, quest’anno, 35 alunni. Cari bambini ! Teneri fiori
del giardino della vita crescenti all’ombra del Vangelo
di Cristo 1 — La mia Scuola Domenicale, di cui è Soprintendente il caro giovane Signor Emanuele Bucci,
conta ora 80 fanciulli d’ambo i sessi. — Il Signore benedica tutti e tutto quanto si fa alla gloria sua ed al
benessere spirituale, morale ed anche materiale dei nostri connazionali !
*
* tic
Ieri mi recai a visitare il venerando Signor Antonio
Arrighi, pastore della Chiesa Evangelica di Broome
Street, di cui più volte ho scritto nel « La Luce » ;
rimasi oltremodo soddisfatto e quasi incantato nel vedere, nelle sale sottostanti alla abitazione di lui, molte
schiere di fanciulle, biancovestite, attendere al lavoro
di cucito sotto la direzione della ottima consorte del
Sig. Arrighi e di altre maestre e missionarie di quella
Chiesa fiorente.
Le alunne erano più di 200 e parevano candidi gigli
entro una profumata serra di fiori 1
AleandPo liuzzi
Dal Chiosco alla Libreria
L’Alba, organo dell’Unione Cristiana delle Giovani,
E’ uscito il N. 7 (ottobre 1909).
»
« Hi
La cnltnra Contemporanea, Anno I, hi. 10 (ottobre
1909). Svariato sommario e attraente, come sempre.
• *
* * .
La Vita Letteraria. Abbiamo ricevuto il N. di settembre-ottobre.
«
* *
Francisco Ferrar ed il Clericalismo — appunti del
discorso pronunciato da Edoardo Giretti al Comizio
pubblico tenuto a Pinerolo il giorno 17 ottobre 1909.
— Pinerolo, Tip; Sociale.
Dall’ASiiqARA A CHeleB
(Gontinuasióne e fine vedi num. precedente)
La mattina molto per tempo uscimmo da quella immondezza. Alle 5 eravamo già a cavallo del muletto.
Partimmo di là con la speranza di giungere la sera a
Gheleb. Ma fu questa la parte del viaggio più pericolosa. Fu un contìnuo salire e scendere pe’ monti più
deserti e più scoscesi, come il monte Ira.
Si passa per folti boschi di olivi, cipressi, acacie, sicomori giganteschi e smisurati baobab. Ammirasi la
rara pianta della gomma. Sparsi quinci e quindi a guisa
di tanti tocchi di pennello spiccano gli aloè coi loro
fiori gialli. Fra i rami è un frequente svolazzar d’uccelli dalle piume variopinte. « Cu ! cu ! » s’ode cantare ;
sembra il nostro cuculo. Si vede l’aquila reale, la tac
cola, la gallinella selvatica, la faraona, il pellicano,
ecc. Nello scendere un monte mia moglie esprime il
desiderio di veder le scimmie, che in queste parti sono
moltitudini. Ecco un giido! Appunto quello della scimmia. Leviamo gli occhi ad una roccia e fra massi enormi
ne vediamo parecchie : alcune grosse quanto il mandrillo e più, e l’altre molto piccole, un po’ sìmili, se
non erro, al cercopiteco verde. Se fosse venuta loro
l’idea di lanciarci de’ sassi come talvolta fanno, povere
le nostre teste !
Verso le IO e mezzo io non mi reggevo più sul muletto. Anche mia moglie e tutti gli altri, chi più chi
meno, pativano stanchezza, ma erano meno... scorticati
di me !
Si arrivò ad una valle, per cui scorreva (oh ! meraviglia !) un piccolo ruscelletto. La vista dell’acqua par
ci ristori. Li io mi pensava prender riposo, ma il rev.
sig. Roden : « Possiamo noi proseguire ancor cinque
minuti ? » disse. « Per cinque minuti, risposi io a malincuore, possiamo ». Via .dunque ! Seguimmo il corso
dell’acqua, ad ogni albero credevo giunta la fermata,
ma sempre avanti ; i cinque minuti non passan mai,
divengon trenta. Finalmente ci siamo !
Sceso dal muletto, tant’era la stanchezza eh' io fui
quasi preso da deliquio. Distese subito le coperte ai piè
di un gigantesco sicomoro, mi buttai giù sdraiato come
corpo morto. Fortuua ch’io allora non seppi quel che
mi fu detto di poi, cioè che per quella valle fu visto
passare il leone ! altrimenti non so che riposo mi sarei
preso !
Il riposo durò tre orette. Alle 14 si rimise il piede
in staffa. Gheleb non dista che quattro ore. La strada
è migliore e non più così deserta. Dovunque son terre
coltivate e visi neri ma rassicuranti. I rami di un albero sembravano un enorme pollaio, tanti erano gli
uccellacci vi stavano appollaiati. Eran tutti grifoni.
Arrivati ad una piccola altura, ci si apri agli occhi
un piano tutto contornato da monti, a guisa di una
gran conca. Gheleb ! Eccolo là in fondo. Meglio degli
oscuri ttteul appariscono le bianche case della Missione,
la chiesetta sopra tutto. Oh ! gioia ! un quarto d’ ora
ancora e la meta è raggiunta.
Scendiamo al piano, passando davanti ad una storica
roccia, che si eleva qual torr« e che i paesani appellano la Principessa, abitata da frotte dì scimniie. Lassù
nella cima la scimmia sfugge alla lotta contro il leopardo.
Sono le 18 meno qualche minuto, e noi dopo due
giorni e mezzo di viaggio, arriviamo sani e salvi, ma
stanchi sfiniti nel bel piazzale della missione, salutati
dalla 8ig.ra Roden, dalle signorine Ida Hamdalel Anna
Winqvist e dagli alunni delle due scuole maschile e
femminile.
La Dio grazia, qui possiamo sedere alla mensa imbandita, aver nna camera ed un letto.
Gheleb è una importante Missione. Il rev. sig. Roden
con la buona signora lavora qui da circa 20 anni. Iddio
ha benedette le loro fatiche, toccando i cuori ancor
selvaggi e piegandoli al dolce giogo di Cristo.
In aiuto dei sig.ri Roden lavorano pure le due signorine soprannominate Anna e Ida ; questa brava infermiera e piena di carità verso i malati, quella instancabile maestra.
Non mancano gravi pericoli essendo i monti all’ intorno abitati da belve : l’iena, il leopardo, il lupo, ecc.
Il leone si è mostrato di passaggio. Un elefante è stato
uccìso a breve distanza, e se ne ammirano tuttora le
ossa smisurate. Il più temibile è il leepardo che ti si
slancia nascostamente al collo e strozza in pochi secondi. Di giorno se ne sta ne’ boschi, ma di notte si
avvicina alle case. Narrano che un anno divorò ben 16
fanciulli. i
Oh se dovessi dir la vita de’ nostri missionari spe-^
cialmente prima dell’occupazione italiana !
Il rev. sig. Svensson che é il capo di tutta la Missione e sta a Zazega a due ore dall’Asmara e ha cura
della più bella chiesa di tutta l’opera vuoi per il numeio dei convertiti e vuoi per la loro serietà è qui da
oltre 30 anni. Chi può dire gli stenti ed i pericoli incontrati in tanto tempo!?
Gli uomini di Dio abbandonano agi, sacrificano tutto,
e vivono come isolati fra i barbari per amore di Cristo.
Non son questi forse gli esempi ripetuti dei primi cristiani !
Benedetto Giudiei
L’ UT0PI a
« utopia ». E’ questa una di quelle parole che
si facilmente udiamo e talvolta col sincero convincimento di chi le pronunzia... Dinanzi al sogno di
un poeta o di, un inventore, dinanzi all’ ideale di
un’anima generosa od alla fede di un cuore credente,
la folla, — sol preoccupata dei meschini interessi
dell’oggi, ripete: « E’un’utopia ».
Lo ripete, naturalmente, sino al giorno che il vera
trionfante risplende, sino all’ alba luminosa quando^
l’utopia derisa diviene realtà, quando dalla notte
sorge l’aurora. Allora la folla scettica e triste si
ricrede, stupisce, forse dubita ancora, ma poi... dinanzi alla realtà, crede ed afferma anch’essa...
Vorrei, — e con me, credo vorrebbero tutti coloro che amano l’infanzia e la gioventù, che questa
parola : <(, utopia », talvolta si ingiusta, fosse pronunciata meno spesso, soprattutto dinanzi ai giovani ; vorrei che, nel nostro secolo, già tanto scettico e scoraggiato, si credesse, e si lasciasse credere un po’ più ai nostri figli...
Il fanciullo, l’adolescente è portato alla speranza,
ai sogni, alle lotte... Ah ! — anche se la vita ci ha
insegnate le sue più dure lezioni, non mozziamo*
l’ali al figlio nostro non impediamogli il volo ! La
realtà tremenda verrà per tutti ; ma, che almeno
nei brevi anni della sua primavera, egli senta neld’anima il soffio vivificatore ^dell’Aprile ; che, nel
canto degli augelli e nel profumo dei fiori, egli possa
intravvedere la bellezza eterna e l’eterna verità !
Ho sentito talvolta pronunziare — dinanzi a fanciulli — parole di scoraggiamento o di disperazione,
di vile materialismo o di basso interesse ! — Ohi
anche nei peggiori istanti della vostra vita, non
pronunciate mai una parola di dubbio o di viltà di-,
nanzi ai vostri figli ! Se anche la vita è finita per
voi, essa comincia pei vostri cari...
Lasciate che credano, che sperino, che sognino,
si, che sognino tutte le utopie!
Purché queste utopie sieno buone e pure, purchévagheggino un miglioramento — e non già un pervertimento — dell’ umana natura, lasciate che i vostri figli le^ sognino e le sperino. Che sarebbe mai
l’umanità senza isogni di qualche audace? Che sarebbe l’Italia nostra senza l'utopia di Mazzini e di
Garibaldi ?
E nell'utopia, in quello che il mondo talvolta chiama
stoltamente così, vi é, vi può essere la mano provvida di Dio... Forse gli occhi dolci e sognatori di
un giovinetto che già interroga su tante cose, hannu
veduto quello che noi non vediamo... Anche il nostro Redentore, dinnanzi ai maestri, nel Tempio,
sembrò un utopista od un sovversivo... Se i nostri
bimbi, forse i lottatori ed i trionfatori di domani,
crescessero tutti all’ombra della sua croce, quale
avvenire si prometterebbe alla società ?
Ma se non tutti Lo vedono, quale Lo vediamo noi,
credenti, pure un barlume della Sua gloria e del
Suo amore giunge ormai dovnnque...¡La .società moderna, pur negandolo talvolta, sente, comprende,
vive e spera nell’amore che spirò sul Golgota... E
le sue migliori, le sue più certe utopie sono nate
appunto da queU’amore... Lasciamo dunque che le
nuove generazioni lottino e sperino per esse... Seanche, per un giorno si allontanassero dal Cristo,
vi tornerebbero pur sempre nell’eterno amore chemai non sarà superato I
Lisa Clevieo
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di sloria e di psicolo
á¡il del Prot G. Bartoli.
Il ripudio, poi, di amici cari, la separazione da gente
buona e degna di stima, solo perchè di opinioni sospette alla Chiesa, la persecuzione, insomma, contro
gli eretici, non ohe un ¡precetto divino, è anzi una
colpa, una degenerazione del concetto cristiano, un
delitto. In breve, si tenga il [Papa i suoi favori : io
preferisco la mia scomunica ! ^
Questo discorso, ben si capisce, non venne riferito
dal Turini al Papa. Il quale, tuttavia, comprese abbastanza che D. Ottavio, non ostante le esortazioni dello
zio e del cardinal Turini, durava saldo nella sua ostinazione ereticale. Tuttavia, volle essere buono con lui.
Mosso a ciò dalle preghiere dei duo cardinali, dichiarò
formalmente che D. Ottanio ñon era incorso nella pena
della scomunica, e gli permise anzi di celebrare la
Messa, purché con qualche scritto od atto di pubblica
ragione avesse rassicurato i buoni cattolici intorno
alla sua fede. Dopo la disputa di]D. Ottavio dinanzi ai
Commissari del Vaticano, non poteva esentarlo da una
qualunque professione di fede. Allo stesso tempo, però,
non potè a meno di esprimere al cardinal Turini la
propria meraviglia, perchè egli, già così fiero accusatore di D. Ottavio, lo difendesse ora con tanta insistenza.
— Spero di convertirlo — rispose il Turini.
— Speriamolo pure : ma confesso, non ci ho troppa
fiducia. Quando il cuore è ammalato... santo cielo I...
quello guarisce più facilmente, ove ci sia la fede...
La paura dei divini giudizii... il timore di andare a
casa di Berlicche... ma se la testa è guasta, se manca
la fede?...
— Santità, D. Ottavio ha il cuore buono, e poi in
realtà non è modòrnista.
— Sarà, sarà... ma certo non è cattolico come Vostra Eminenza, come me.
— Lo chiami. Santità, gli parli ! Basta una piccola
spinta per rimetterlo a posto, per farlo rientrare nell’ovile. È una pecorella un può sviata. Io l'ho presa
in cura, ed anche il cardinal Sinibaldi mi aiuta efficacemente.
— Lo chiamerò, sì lo chiamerò. Glielo prometto. Eminenza. Anch’io voglio bene a quel giovanotto. Se è
vero ch’egli è un eretico marcio, come mi è stato riferito da persone degne di fede, almeno, è schietto,
generoso e pronto a soffrire per le sue opinioni. Gotal
sorta di gente, nella. Chiesa può far molto bene, fuori,
di molto male.
— Nè anche pensarci. Santità.
— No ? E pure, mi è stato detto ch’egli è risoluto di
uscire dalla Chiesa pubblicamente, facendo un grande
scandalo.
— No ! no ! non creda, beatissimo Padre. Le sono
calunnie queste ! Non dia ascolto alle male lingue.
— Basta, sarà come Lei dice. Speriamo bene.
D. Ottavio fu grato al cardinal Turini e allo zio,
di quanto avevano fatto per lui ; ed aspettava con segreto desiderio il promesso colloquio col Papa. Ma
quanto a fare una ritrattazione dei suoi errori, ovvero una professione di fede, non ne volle sapere. —
Mi si mostri che le mie opinioni sono erronee ed io
sono pronto a cedere. E non occorre'che il mio vincitore
sia un cardinale, un vescovo, un gran teologo, anzi lo
stesso Papa. Non domando tanto. Anch’io ripeto Sant’Agostino : * Amo a veritate vinci ». Desidero di esser
vinto dalla verità. Cederei le armi ad una vecchierella,
ad una fanciulla, ad un bimbo, ma solo quando fossi
convinto della verità.
— Ceda le armi a me — diceva sorridendo la Bice.
— A te mi renderei prigioniero ben volentieri, ma
per amore, non per convinzione. Ti basterebbe il cuore
di convincermi di errore ?
— No, non ho tali pretese; anzi, se Ella è in errore, lo
sono anch’io, perchè io penso come Lei in tutto e per
tutto. Ma con tutto ciò, a me basterebbe l'animo di
sciogliere d'un colpo solo il nodo gordiano delle sue
difficoltà. Sia mio prigioniero !
— Che faresti di me P
— La condurrei in un lontano paese, dove potremmo
vivere felici insieme. Che cosa importa, alla fin fine
-tutte queste questioni teologiche P Bendono esse l’uomo
migliore ? Se Lei avesse a sè vicino una persona che
le vuol bene, come glie ne voglio io, dimenticherebbe
ben presto tutti i suoi dubbi e vivrebbe lieto e contento nel mio amore. Ceda dunque le armi a me, D. Ottavio, e sia mio prigioniero I
Questi discorsi della Bice suonavano alle orecchie
di D. Ottavio come una musica gradita, ma egli stava
in guardia per non lasciarsi vincere dalla inconsapevole seduzione di quella cara monella. Evitava più che
iosse possibile di trovarsi da solo con esso lei. Anche
la signora Maria, pregatane da D. Ottavio stesso, fa
ceva buona guardia alla figlia, e per conseguenza,
questa non era più uscita nelle ferventi dimostrazioni
di amore che a Civitavecchia avevano messo a tanto repentaglio la virtù del sacerdote.
D’altra parte, la Bice stessa, sicura ormai che D. OÌtavio le voleva bene, si era quietata e viveva sicura
nell’amore di lui. Inoltre l’affetto della fanciulla per
il sacerdote era veramente puro. Essa non sognava
nè anche da lontano l’impressiono tremenda che i suoi
vezzi, la sua bellezza, i suoi sorrisi, le sue carezze potevano fare sopra l’animo dell’amico. Era una creatura impulsiva che seguiva gli slanci del cuore. La pas"sione in lei aveva sede nella fantasia ardente, nella
stima grande, nella fiducia illimitata che nutriva
per D. Ottavio : era vero amore, non passione.
Inoltre, un’altra cosa, ben più grave, teneva allora
occupata, anzi preoccupava l’anima della Bice. Il cardinale Turini non istava bene. Un color rosso troppo
vivo in faccia, una palpitazione quasi continua di cuore,
un affanni», prima leggero, poscia più grave e crescente, tenevano in continua ansia le due donne che
circondavano il Turini delle loro curo e del loro amore.
Qnesti, anni addietro, era stato ammalato, piuttosto
gravemente di pericardite. La malattia allora fu vinta :
ma lasciò dietro disè degli strascichi spiacevoli , una
grande debolezza nelle valvole del cuore, il quale, per
un nonnulla, usciva dalle staffe e batteva all’impazzata. Il cardinale aveva pocao ninna fede nei medici:
quindi si curava da sè, quantunque non sempre assennatamente. Così avvenne che, avendo trovato giovamento nelle due tinture di digitale e trofanto, ne
abusava talvolta, mettendo così a rischio, non pur la salute, ma la vita stessa.
La felicità di aver trovata, com’egli diceva, la sua
cara figliuola, gli andò al cuore e glielo sconvolse tutto.
La palpitazione crebbe, e con essa venne l’affanno ed
aumentò rapidamente. Ricorse allora ai soliti rimedi,
ma non nelle dòsi solito, e questo sproposito precipitò
la catastrofe.
Due 0 tre volte la settimana, D. Ottavio passava
la serata coi Turini. Nella coversazione, egli evitava
studiatamente quei soggetti o teologici o politici che
potevano recar dispiacere al cardinale, e i loro colloqui, quindi, erano improntati alla gioia più schietta
e alta intimità più dolce. Non di rado anche il cardinal Sinibaldi si faceva vedere in casa Turini, e allora la letizia era al colmo. In fondo in fondo, lo zio
di Ottavio non vedeva di malocchio l’amore della Bice
per suo nipote : egli sperava di poter ridurre, quando
che fosse, per mezzo della fanciulla, il suo Ottavio a
migliori consigli. Questa speranza la fondava nella
persuasione, frutto in lui di lunga esperienza, che i
sacerdoti, a cagione dello stesso celibato che professano, sono assai più suscettibili dell’influsso femminile, che non i secolari, pei quali, la troppa famigliarità colla donna diminuisce bene spesso la stima, e
con questa l’amore e l’ascendente. Nè, d’altra parte
egli temeva punto per la virtù del nipote. Prima di
tutto, egli ignorava completamente le tenerezze che
aveva mostrato la Bice per D. Ottavio a Civitacchia.
inoltre, egli sapeva ohe il nipote aveva una mente’
troppo alta per lasciarsi andare alla benché menoma
cosa che potesse macchiare il candore della fanciulla.
Il cardinale Sinibaldi aveva una fede assoluta nella
virtù di D. Ottavio. Forse, se egli avesse letto nel
cuore di lui, quando la Bice inconsciamente lo tentava, non avrebbe così- di leggeri approvato i suoi frequenti colloqui colla deliziosa fanciulla. Ma, spesso,
così avviene : come la gioventù è ardita e spensierata,
perchè ignora il pericolo ; così la vecchiaia è del pari
tale, peVchè dimentica i pericoli già corsi e nei quali
rimase soccombente.
Un dopo pranzo, D. Ottavio, giunto da Civitavecchia, si recò, come di consueto, a desinare collo zio,
quindi fece una visita ai Turini, breve, però, perchè
faceva i conti, quella stessa sera, di ritornare a Civitavecchia. Quantunque le chiacchiere intorno a lui
fossero assolutamente morte, ed egli avesse potuto ristabilirsi a Roma in casa dello zio, pure il fatto che
egli era ancor sospeso a divinis, nè poteva dir Messa,
lo indussero ad indugiare per un altro poco nel suo
volontario esiglio di Civitacchia.
Il cardinal Turini quella sera era più del solito lieto
e in vena di motteggiare. E sapendo egli non solo reggere alla celia, ma briosamente scherzare, attaccò con
una fine ironia la logica di D. Ottavio, ch’egli diceva
illogica, perchè spinta fuori dei confini di ogni ragione.
In fondo in fondo, il cardinale mirava ad ottenere
che D. Ottavio smettesse dalla sua risoluzione di non
piegarsi ai voleri del Pontefice e si rassegnasse a fare
la ritrattazione, richiesta da lui. Questo era un soggetto piuttosto pericoloso per D. Ottavio, il quale, pur
conservando verso il cardinale il massimo rispetto, ci
si scaldò di buzzo buono, e rispose con altrettanta vivezza agli attacchi di lui.
Le due signore presero anch’esse parte alla disputa
sostenendo la madre il cardinale, la figlia D. Ottavio,
©■uesti si difendeva alla meglio, badando piuttosto a
parare i colpi che a ribatterli, tanto più che non voleva uscire in qualche proposizione che suonasse maio
agli orecchi del cardinale, specie sull’autorità della
Chiesa e del Pontefice, di che il Turini era tenerissimo. Ma alla fine, quel fiuto armeggiare si cambiò in
vera battaglia, e il cardinale si gettò nella mischia non
più per ischei^o, ma per davvero.
La signora Maria, osservando il cardinale rosso in
volto e tùtto^acceso nella persona, faceva segni a D. Ottavio di smettere: anche la Bice secondò gli sforzi
della madre. Il sacerdote allora, pian piano, sviò la
questione e ricondusse la pace. Il cardinale tornò
tutto buono e traquillo come per lo innanzi; se non che,
un dieci minuti dopo, accusò subitamente un gran dolore allo sterno. Fece per levarsi dalla poltrona, ma
noi potè, , e portandosi una mano ai cuore svenne
fra le braccia dei suoi cari che eransi levati a soccorrerlo.
Fu una fortuna che D. Ottavio si trovasse colà in
quel triste momento. Egli non perdette punto la sua
presenza di spirito. Mandò immediatamente per un medico : intanto' fece prendere all’ammalato un sorso di
cognac e consigliò un’iniezione di caffeina. In breve,
il cardinale riacquistò i sensi, ma il polso non diceva
bene, quindi D. Ottavio stimò necessario che l’ammalato si mettesse a letto. In questo mentre arrivò il
medico che visitò diligentemente il cardinale. Udito
che questi aveva cenato con appetito, e piuttosto abbondantemente, scosse la testa e presagì male. Alle due
signore lasciò da sperare in una pronta guarigione,
ma a D. Ottavio, in privato, non tacque il pericolo
che le sincopi si rinnovassero, anche con esito fatale.
Quella cena copiosa e quella disputa piuttosto accesa
potevano ben essere la causa prossima della sua morte,
Il dottore, pregatone dalla famiglia, accondiscese a
vegliare la notte il malato. Anche D. Ottavio smise
l’idea di tomaie a Civitavecchia, e in quella vece si
recò a càsa sua per avvertir di tutto lo zio.
Il Cardinal Sinibaldi Ordinò in fretta e furia la carrozza, e un venti minuti dopo era al letto del Turini.
Questi si andava aggravando sempre più. Sentendo
prossima la sua fine, desiderò confessarsi, e lo fece
con grande sentimento e compunzione, dopo di che il
cardinale stesso gli amministrò il Viatico e l’estrema
unzione. Il Papa, avvertitone, dalla famiglia, mandò
la sua apostolica benedizione e fece voti per una pronta
guarigione. Di questa si ebbe una qualche speranza fino
alle due del mattino, ma da quell’ora in poi essa svanì
del tutto. Gli attacchi al cuore non volevano arrestarsi,
anzi crescevano d’attività, e le forze dell’ammalato diminuivano sensibilmente. La morte si avvicinava a
gran passi verso Via Giulia.
La signora Maria e la figlia tenevano a stento i
singulti, per non recare maggior dolore al morente,
il quale, benché non potesse quasi più parlare, pure,
tranne i momenti degli attacchi, era pienamente in
sè. Ma uh dolor fiero, uno spasimo atroce era dipinto
sulle lor^ sembianze. Erano precipitate quelle due
tapine, quasi improvvisamente, dalla felicità nella
sventura I
Il cardinale Sinibaldi e D. Ottavio assistettero tutta
la notte amorevolmente il Turini. Verso l’alba, questi
parve quietarsi. Gli attacchi andavano diminuendo e
gli astanti no speravano bene.
Non così tuttavia il medico che seguiva con occhio vigile il corso della crisi. Il polso veniva meno, e una stanchezza pallida e pesante, foriera della morte,si deponeva
sullo sembianze del cardinale. L’ammalato a un certo,
punto si Scosse e accennò cogli occhi alle due donne.
Queste si accostarono e gli presero le mani. La Bice
si chinò sul morente per udir meglio la sua fioca voce,
e un bacio, lieve, accoppiato col dolce nome di figlia,
sfiorò la guancia di lei. I sighiozzi della giovane e
della signora Maria interruppero il silenzo solenne di
quella triste ora.
Il Cardinal Turini moriva.
(36)
{Continua).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gonld Via Marghera 2, Roma
8
8
LA LUCE
N0V1TH LIBRARIE
Prof. Grìorgio Bartoli :
Il Cristianesimo e le Chiese Cristiane voi. di 220
pag. edito da Od. Jalla, 51 Via dei Serragli, Firenze.
Prof. Giorgio Bartoli:
The primitive Church and the Primacy of Rome
voi. di 284 pag. con due indici, edito da, Hodder
and Stoughton, Londra.
Klara K. Paalsen :
Im Tal Luserna, historiseher roman, voi. di 360
pag. edito da Martin Wameck, Berlino.
illHERICait btnTIST
Pi*« JOHN BIAVA, 2 «¡umtino^ Sella, Milano.
Diplomato in Italia, « e New York
Denti senza piaceìsb • Htnrasioni, Corone
in oro. Dentiere. ì r XT^jzione senza
dolore.
C9» (flitrke Metodista
Roma, Via Firenze 38, Roma
pubblicazioni Jiatalizie
' Cartoline illustrate.
Biglietti di augurio.
Cartelli litografici.
(con testi bìblici)
(lavori delle migliori Case estere).
Racconti per fanciulli.
Homansi rslì^tosi per giovani
Vira GIOeONDH ^
Splendido ed utile giornale illustrato per fanciulli (abb. annuo L. 1.
Chiedere cataloghi per mezzo di biglietfb di visita
a
MW
ILRfDei cncño
ILCTCñO Delire
ÜtflDlTfl POtSSOTOTT 1 confCTTi;eD! tmoGhim
OOCCOWTG i^cli-T I
.UenPITfl- PREì-,0 TUTTI iCOnPETTlEKI ebaOGHI^RiL
IL CACAO TALMONM è rlconosclnto Palimento ricostituente più nutritivo e tacile a
digerirsi.
Crande Hedaglia
del MINISTERO
di Agricoltura,
Industria
e Commercio
20 “Diplomi d'Onore
e Medaglie d’oro
Mta SRixiM dBllo Stabilimento
Colazioni Istantanee High life
blanduja Tainsooe
Cioccolatine Taimone
Pe^^ert de Reine
Bouchée de Pame.
Friaodijej
Pii CAPELLI e per li barba
CHININA-MIGONE propinato che Impe^
dlsce la caduta de) eapelJi, li STlluppa,
li rafforza dd anrmorbidlsoe. SI Tenda
Inodora, profonanta al
rhamad alpotrollo, la flaconi
da L. 1,50, L. %, ed In jMM(i|lie da
^-----1" 5 e L. »,50. Per la spedl
alone della fiala da L. 1,50 aggiungere cent. ¡B5¡ per le altre
E’ Bli’ae
___________________qua aoa
remente prefumata che aglace ani capelli e
enlla barba in modo da ridonare ad eeei II
loro colore primltiTO, senza macchiare nè la
Wancherlà, nè la nelle. B1 facile applicazione,
»asta una bottiglia per ottenere t ut effètto
sorprendente.' Costa L. d la bottiglia, più centesimi 80 pel pacco pestale. * l>òMi!ÌeperL.S
è 3 per L. 11 franche di porto e rnimballo.
ANJlCANIZIE-MICOHE
IMI
ELICOMAHVHGONE
al capeja im bel colere bionde ere. Gnau t. Vu eeaMa più
*•<«•»« P« «-*•»»« L Î1,
tintila italiana LTSSIS:
^ serre a dare al eapelU un bel coler nere. Cesie I • “
■aeene, pw cent. 80 pel pacco pestale. B snediueBa
per L. dAO franchi di porto.
1 L LB* B
o I Saosat
pw Rullare la distribuzione omogene^lll^Mnr^i^aM^^
*“ ^ « '‘ “i® ?*??* « Pèmette, tnelbre; eee
nesaia dea liquido. Costa L. d piu cent. 25 per la raccomandazione.
ARRICCIOLINA-MI
6en questo preparate si db alla
capigliatura un'arriociatara persistente, Impartendo pure al capelli merbidezza e lustro. Si rende in flaconi da L. 1,1»,
|dù cent. 80 per la spedlatens. * laeeal par
L. d, franchi di porto.
^ifltUtywUliUritmnHi tatti i Prifbinri, rimiitii, IngUiri- BipMif • 6«: MI60NE Ìt> - Vii Toriao.i2-Wliik!
Per la bellizza e connniziBiiB Mi pell^
i
EBINA-MIGONE SS,"
rare alla carnagione ed alla pelle Ubiancbezia
e la morbidezia pnqirie della giorentù. Cbn
essa si combattono i rossori, le lentìggini e si
toghe rabbronzatara prodotta dai bagni di
mare o dal sole. Si rende in tale con elegante
SiflìleU ». iJ’^Vrm: P*> P"*® P®«“!*
CfìEMA FLORAS ìT«
•Aj^resce la bellezza del colorite neturale, i
,Jablle per soaprofbmo, conaerra
uawraie, nonché la freraeeltoln eleganlo astnedo
pim^r L.’s—■ * 1 «flirenonriene. 8 rneettl flrancbi di
Questo sapone dai prCK
JOCKEY-SAVON . _
fbmo penetrante, soarissimo, Inimitabile, ctt alla
pelle morbidezza e freachezza. Coste L. 1,85 le
scatola di 3 pezzi, più eenL SS per la spedi' rione. U pezzi par X. 7,80 franaU di poito e
d'imballo.
Per II luUnn i conurauiiu dd denti
pDONT^MlGOItE
F un nuoro pñmarato In Elisir, PÆ
rere e I^sta, dal proflimo penel
e placerole che nentralizzando le
'01neirante
le cause
d'alterazione che possono subire I denti,
li coDserra bianchi e sani. L'Elisir
costa L. 2 11 flacone, la Polrerc L. i
la scatola, la Pasta L. 0,75 II tubetto.
Mie spedizioni per posta raccomandata
aggiungere L. 0,25 per articole.
Libri tranoesi vendibili alla
Tipografia Clafliiiaaa
Via de’ Serragli 51, Firenze.
Calendrier pour 1910 avec méditation
pour ch. jour et 52 Poésies
pr. Dimanches, par R. Sail
lens....................L 1,60
Lelièvre Jf. Un missionnaire en Californie > 3,50
Frommel E. Causeries du Foyer rei. . » 3,50
Spurgeon C. H. Les Trésors de la foi, rei » 3,50
Vincent C. François de la Noue dit bras
de fer, rei................» 3,50
Vineens C. William Penn..............» 2,50
Brock Carey Charité Helstone...........» 2,50
De Witt La peste de Londres ...» 2,50.
Blanc Henry Ma captivité en Abyssinie . » 2,50
Nicole A. La vraie vie...............» 2,60
Edersheim La Société Juive a L’époque
du Christ..................» 2,50
Soulié H. Vers la paix, pour chaque
jour.......................» 2,—
Rathgeber J. Spener et le reveil religieux » 2,—
ÆaîztZzwsow G. Illustrations Hist, de l’Ancien Testament.........................» 2,—
» L’ empire des sources du
soleil................. . » 2,—
Rogers M. E. La vie domestique en Palestine ................................» 2,—
Pain quotidien, belle reliure..........» 2,—
Sautter B. Poésies.....................» 1,50
Lopresti Jalla. Pleurs du ciel.........» 1,50
Gaberel De Rossillon Hommes d'hier, e
squisses chr...............» 1,50
Le Feuvre A.L&s amis de Lili .... » 1,—
Pictet B. Prières pour tous les jours,rel. » 1,—
Hoff O. A. Vie de Jean Calvin ...» 1,—
Kennedy Maclean. Au service de deux maîtres ..................................» 1,—
James Mrs Aux âmes qui recherchent
l’Eternel ,.............. » 1,—
J. Aug. Bost L’esperance...............» »,—
» Priëie du coeur.............» 1,—
» Le repos ......... 1,—
Roys E. . Paix a vos âmes .... » 1,—
Godet G. Les persecutions en Russie » 0,50
L’ami des enfants......................» 0,50
L’ami des petits.......................» 0,50
Green S. G. La Bible, son origine et ses
bienfaits..................• 0,50
Robert M. Charles.. Ecole ou prison . » 0,50
Weiss N. Naufrage de la ville du Hâvre» 0,50
Robert Raikes et ses écoliers . . » ?» .» 0.50
De Witt Guizot. A l’école de la vie . . » 0,50
Berguer H. Consolation............. . » (',50
Choix de 20 hruchures différentes à 0,25.
Pension de fanille
— INTERNATIONA CE —
CASA DI PBIM’ORDINB
..% 5, Via Ospedale - TORINO
Recentemente ampliata di nn altro piano
CONîÆ^MODERNO
Luce elettrica in tutte le camere
Prezzi Modici
Propr. Mademoiselle J. Prenleloup
torre: PBLLICB;
Yallées Yaudoises, Itarlie.
Penfion Bòtcl Bel Air
ViUa Olanda
8 minutes de la gare de Torre Pellice
et à 20 » > » > » Laserne St. Jean
Grand pare ombragé de sapins — Grand Jardin,
et nlus belle position de la Vallée. — Eaux de
seurce — Bains — Lumière électrique. — Grands
la petits appartements — Arrangements pour familles — Lawn Tennis — Ouvert tonte T année
— On parle les langues principales.