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Anno 113 — N. 49
17 dicembre 1976 — L. 150
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I Gruppo /70
10066 TORRE PEILICE
delie valli valdesi
DAL IV CONGRESSO FGEI DI SANTA SEVERA
Dalla consapevolezza dell’infedeltà
nasce il coraggio della speranza
Al momento di lasciare Santa
Severa, nella fretta di raggiungere i vari treni in partenza, ho saputo raccogliere solamente un
giudizio conciso ma generalizzato; « è stato veramente un buon
congresso! ».
Nei prossimi mesi dovremo sicuramente tornarci sopra in modo più ragionato, gli aderenti alla FGEI e quelli che non io sono; dovremo analizzare le singole mozioni approvate, i mandati
al nuovo Consiglio, capire quali
sono le prospettive, quali i passi
in avanti, i margini di confusione, i grossi limiti.
NON ABBIAMO
LA VERITÀ’ IN TASCA
Per me oggi non è possibile
tentare una sintesi di un dibattito così ricco, ma solo esprimere
una prima impressione, personale ma fortissima.
Certo è stato un buon congresso, abbiamo lavorato e duramente. Ma questo accade, a volte, anche in altre sedi. La sensazione
invece è questa; eravamo un
gruppo di credenti, consapevoli
della nostra debolezza, numerica
e non solo, e della nostra confusione. Abbiamo avuto il coraggio
di prenderne atto, di dire « su
questo non sappiamo risolvere,
non abbiamo l’ultima parola,
perché non siamo portatori della verità » come ha detto qualcuno. Abbiamo da ricercare l’essenziale, in noi stessi e nella nostra
chiesa, cioè quel po’ di fedeltà e
di comunione fraterna che ci è
dato di esprimere, e di liberarci
del resto, soprattutto dell'impostazione borghese che permane
in noi.
Questa ricerca, le soluzioni che
crediamo di dover dare di volta
in volta, ci ha trovati uniti su
molti aspetti e profondamente
divisi su altri. Abbiamo avuto il
coraggio di affrontare queste divisioni e la debolezza che ne deriva.
« SERVITORI INUTILI »
E questo coraggio unito alla
volontà di confrontarsi sui fatti
e sulle idee, e di non scontrarsi
mai sulle persone, e unito al riconoscimento delle gravi responsabilità che ci sono poste davanti come « servitori inutili » è
forse l’aspetto principale che,
credo, resterà nella mente dei
partecipanti al Congresso, dei
più giovani che dalla FGEI si aspettano indicazioni e contributi, e dei meno giovani che alla
FGEI hanno continuato a dare,
negli otto anni che ormai ci separano dalla sua fondazione.
Molto sinteticamente alcune
decisioni del IV Congresso.
ADESIONE DI
SOCCAVO E POZZUOLI
Proprio all’inizio dei suoi lavori il Congresso ha accolto all’unanimità la richiesta di adesione alla FGEI proveniente dalle due comunità autonome di
Soccavo e Pozzuoli. Decisione estremamente significativa per almeno due motivi; l’apertura della FGEI alle comunità non federate non è solo una proposizione
per il futuro, ma già un dato certo della nostra realtà e del nc>
stro lavoro passato. L’unanimità
della votazione non è stata formale o scontata, ma indicativa
di una precisa comprensione teologica della questione (adoriamo lo stesso Signore), in un congresso così poco burocratico e
monolitico (è stata una delle pc>
che decisioni prese all’unanimità e senza discussione).
LA PROSPETTIVA
STORICA
Analoga a questa decisione per
il significato che esprime è la
modifica statutaria dell’articolo
12, in base alla quale nei futuri
Consigli FGEI tutte e tre le denominazioni che hanno sciolto il
loro movimento nel ’69, dovranno essere rappresentate, ma non
ci sarà più la clausola obbligatoria per cui nessuna denominazione può detenere la maggioranza
dei Consiglieri rispetto alle altre.
La FGEI riafferma con questa
decisione il suo strettissimo legame con le chiese battista, meto
dista e valdese, e cioè con l’evangelismo federato in Italia, apre
nei fatti alle espressioni non federate dell’evangelismo, e rifiuta
al tempo stesso la logica delle
componenti, non ha paure da alimentare o garanzie confessionali
da far valere. Siamo uniti e ci
sentiamo tali, non perché è di
moda o per la speranza di supe
rare così la nostra debolezza, ma
perché questo è uno dei doni del
Signore, che ci sentiamo autorizzati a riconoscere come tale.
Lo stesso rifiuto della logica
delle componenti e degli equilibrismi si è riscontrato anche nella discussione sui due punti, forse i più importanti, di tutto il
Congresso; 1) il rapporto tra la
riforma della Chiesa e la predL
razione ài proletariato e 2) i
compiti della FGEI nella situazione politica attuale.
La FGEI tutta riconosce nel
proletariato, nella carica complessiva di trasformazione che
questa classe porta con sé, il proprio punto dì riferimento; e riconosce nel marxismo io strumento migliore per analizzare la realtà, del mondo e delle chiese, e
poterla trasformare. Ma questo
può essere molto generico, può
voler dire cose molto diverse;
Francesca Spano
\contimia a pag. 2)
Guardando all avvento con Lutero
Ma bisogna notare che [Gesù] dice che l’Evangelo non
sarà predicato se non ai poveri; egli vuole perciò senza
alcun dubbio — che sia una predicazione destinata unicamente ai poveri; ora, egli predica al mondo intero e, allultimo capitolo di Marco, dice; « Andate per tutto il mondo
e predicate l’evangelo ad ogni creatura ». Così i poveri non
sono certo i mendicanti, quelli che sono poveri fisicamente,
ma i poveri in ispirito, e cioè quelli che non desiderano e
non amano i beni terreni, di più, i poveri cuori rotti, che
torturati dalla loro coscienza aspirano con tale anelito ad
un soccorso e ad una consolazione che non desiderano ne
beni né onori terreni. Nulla può soccorrerli se non l’avere
un Dio che sia loro propizio. Questa è la vera povertà spirituale, questi sono coloro al cui cuore conviene una
predicazione che per loro è come se fossero liberati dada
morte e dairinferno. È per questo che, pur essendo lEvangelo udito per tutto l’universo, non è tuttavia ricevuto se
non da poveri di questa specie...
... Perciò fai attenzione a questo; Chi non predica il
Cristo, o lo predica altrimenti che in relazione con dm ciechi, dei paralitici, dei morti, dei poveri, come indica l’Evangelo, fuggilo come fosse il diavolo stesso, perche ti insegna
a perdere la tua salvezza e a scandalizzarti del Cristo...
MATTEO XI; 2-10
(dalla predica sull’.evangelo della 3“ domenica di avvento. Adventspostille, 1522).
QUALI POVERI?
Il villaggio della gioventù di Santa Severa, dipendente dallVnione
battista, presso cui si è svolto il IV Congresso della FGEI
Un Cristo a fianco dei poveri,
è ciò che Lutero vede nella risposta che Gesù dà ai discepoli
del Battista che sono venuti a
interrogarlo sulla sua messianità.
Un Cristo che non può che circondarsi di sordi, di muti, di paralitici, di morti, di poveri.
Ma chi sono questi poveri? La
distinzione che Lutero fa tra povertà e ricchezza è innegabilmente più spirituale che sociologica.
È povero non il mendicante, il
’’fisicamente povero”, ma quello
che si sente povero, il povero
cuore rotto, il torturato dalla coscienza della propria povertà davanti a Dio, il povero in ispirito.
Quanta fortuna avrà questa descrizione della povertà nella storia del protestantesimo e della
società occidentale, ben al di là
delle intenzioni di Lutero! Dietro
al tormento di Lutero si intravvedono generazioni di solidi protestanti — meno tormentati —
per i quali la fessura tra povertà
Il tronco secco del Concordato
Pubblico dibattito organizzato dal movimento G
Sul tema « Il concordato oggi », il movimento « Gaetano
Salvemini » ha organizzato a
Roma un dibattito pubblico a
cui hanno partecipato, il 30 novembre 1976, vari rappresentanti di partiti politici o di gruppi
più direttamente interessati a
questo problema.
L’on. Bozzi ha sottolineato
che, benché con la nuova proposta di legge ci troviamo davanti
ad un testo « nuovo » (14 articoli invece dei 45 del vecchio concordato), la sostanza rimane
quella dei Patti lateranensi fatti
dal governo fascista del 1929 e
quindi fondamentalmente in contrasto coi principi costituzionali
della nostra repubblica.
Il prof. D’Avack nei suoi due
interventi, parlando come cattolico « tradizionale », ha detto
che ovviamente in un regime
democratico il sistema « concordatario » non è ottimale, ma
una legislazione statale unilaterale sarebbe possibile solo nel
caso in cui gli accordi reciproci
fallissero. Si dovrebbe però
provvedere alla modifica dell’art. 7 della costituzione.
Sono poi intervenuti l’on. Gozzini (cattolico, indipendente eletto nelle liste del P.C.I.) e Ton.
Colonna che, pur esprimendo
la posizione comunista sull’argomento, si sono notevolmente
differenziati nei loro interventi.
Il primo, parlando come cattolico (anche se « emarginato »)
ha voluto precisare quanto un
concordato che privilegia la
chiesa sia contrario ai principi
cristiani della chiesa stessa. Se
la chiesa cattolica vuole essere
utile veramente alla società, ha
concluso Gozzini, dovrà venire
un tempo in cui la chiesa non
si accordi più con i principi, ma
con le grandi masse popolari.
L’on. Colonna ha sottolineato
il pericolo che questa bozza rappresenti solo un allargamento
dell’attuale materia concordataria, cioè che in sostanza non vengano introdotti degli elementi
nuovi. Il rischio è che ci sia più
vernice che sostanza. Altri punti fermi nella linea comunista
sono il pricipio di libertà delle
altre confessioni e l’elirninazione dei privilegi della Chiesa romana. L’on. Colonna ha poi terminato dicendo che anche se il
« connubio » tra Stato e Chiesa
non è la soluzione ottimale, la
separazione porrebbe dei problemi ancora più grandi ed attualmente insolubili.
Ultimo ha preso la parola il
prof. Peyrot, docente di diritto
ecclesiastico all’Università di
Perugia e incaricato alla Facoltà valdese di teologia, Roma.
Egli ha iniziato polemicamente.
spirituale (spesso trasforrriata in
agiatezza posseduta con distacco
e frugalità) e povertà sociologica
si è allargata sempre più fino a
diventare un abisso invalicabile;
e si riconoscono — più vicino a
noi — generazioni di protestanti
non so se più impauriti o irritati,
che vedono nell’interpretazione
luterana del ’’poveri in ispirito”
l’ultima difesa contro la marea
montante della povertà oggettiva, il porto riparato in cui povertà e ricchezza diventano relative
e si possono quindi ignorare i
confini oggettivi delle differenze
di classe.
Ma questo filone di interpretazione — molto protestante — ha
lasciato in ombra tutto un lato
del pensiero di Lutero. Per Lutero la povertà spirituale non è
ancora necessariamente divisa
dalla povertà economica. Non
intendo certo far dire a Lutero
(o all’Evangelo) che queste due
povertà si identificano automaticamente, che ’’Gesù ha fatto la
scelta dei poveri” in quanto tali,
come afferma oggi un cristianesimo che non ha conosciuto Lutero nel male ma neppure nel
bene. Tuttavia, per quanto la povertà sia per lui, tendenzialmen
9nl\/pminì” di Roma spiritualizzata, la povertà re
baivemim ui numa ^
ne del Cristo che chiama tutti
ed è ricevuto solo da emarginati, morti, poveri; è disponibile
per tutti, ma attraverso il passaggio obbligato del farsi poveri, ciò che i ricchi non vogliono.
Per questo c’è da chiedersi se
il tralasciare questo aspetto della predicazione di Lutero — e
dell’Evangelo — non equivalga
a non predicare il Cristo, o per
lo meno a predicarlo ’’altrimenti
che in relazione con dei ciechi,
dei paralitici, dei morti, dei poveri, come indica l’Evangelo”.
Quello dunque che in definitiva abbiamo da temere non sono
le masicce identificazioni tra una
classe sociale e la categoria degli
eletti 0 tra una classe sociale e
la circoscrizione della potenza
di salvezza del Cristo. Siamo ancora troppo luterani, o troppo
evangelici, per questo, grazie a
Dio. Ma quello che abbiamo da
temere è l’esasperazione di una
preoccupazione evangelica di Lu
, / —A — ". _ «..A MA ^ ^ 1
tero
affermando che Andreotti, nel
suo discorso, ha messo in luce
solo la parvenza, non la sostanza della proposta di legge. Alcune cose, infatti, sono state prudentemente taciute, come ad
esempio la parte fiscale, ed in
particolare il punto sui finanziamenti, pare abbondanti, che lo
Stato si impegnerebbe a passare alla Chiesa romana. « La realtà », ha detto il prof. Peyrot,
« non è quella di Andreotti; per
trattare, bisogna essere in due,
mentre qui si tratta solo di uno
schema da discutere ». L’oratore ha quindi portato l’immagine
esemplificativa di un temperino,
a cui sono stati cambiati la lama e il manico, ma non il perno centrale, che rimane lo spirito concordatario del 1929. Da
questi cambiamenti, però, sono
emerse delle grosse novità spiacevoli. La prima di queste è che
si legifera in '« re aliena »; si
parla cioè di leggi e privilegi anche per le altre confessioni che
non li vogliono, senza peraltro
chiedere il loro parere, compiendo così una gravissima violazione della democrazia che la
Tavola Valdese ha denunciato in
una nota di protesta al Paria
Marco Davite
Claudio Pasque!
(contìnua a pag. 8)
forzata in un crepuscolo
lattiginoso in cui il Cristo è
strappato ai suoi emarginati, ai
suoi morti, ai suoi poveri, alla
corte dei testimoni della sua
messianità che sovverte ogni ordine logico, per essere meglio
posseduto da noi come garanzia
della nostra stabilità sociale.
Questo, ci avverte Lutero, è da
fuggire come il diavolo stesso.
Franco Glampiccoli
2
17 dicembre 1976
coraggio
della speranza
ti a rafforzare i nostri gruppi
giovanili e a crearne di nuovi.
MAGGIOR GOERENZA
‘^11
{segue da pag. 1)
dal rifiuto di un modo di predicare e di far teologia ancora sostanzialmente borghesi, (proposta di potenziare i Collettivi teologici e la nuova lettura biblica),
al riconoscimento che qualsiasi
discorso sul proletariato è inutile, se fatto « dal di fuori » senza un cambiamento radicale di
stile di vita (proposta di centrare il nostro impegno sulla nuova
etica), alla volontà di rivolgere
la nostra attenzione essenzialmente alle comunità in cui l’emarginazione delle classi operaia e contadina non è ancora
compiuta (comunità delle Valli e
del meridione) con la conseguenza esplicita di trascurare le altre, alla proposta di rivolgere la
nostra predicazione essenzialmente ai gruppi di credenti non
evangelici (le Comunità di base)
che, se pur da un punto di vista
diverso dal nostro, si muovono
già aU’interno del mondo operaio, ad altre posizioni ancora
diverse.
Su tutto questo abbiamo discusso a lungo, a tratti anche
con durezza.
LA PARTEGIPAZIONE
E’ RIVOLTA A TUTTI
CONTRO
L’INDIVIDUALISMO
E IL DISIMPEGNO
chiamati ad « aggiornarsi » ma
ad annunciare un messaggio
chiaro e questo non sempre è facile. Molti delegati hanno fatto
rilevare inoltre che alla crisi di
valori si aggiunge quella — certo ancora più drammatica — della disoccupazione giovanile, dello
spopolamento, della emigrazione
forzata, del pendolarismo. In
questa situazione siamo chiama
L’enorme responsabilità di questo compito rispetto alla nostra
debolezza organizzativa, la consapevolezza che ci viene richiesta chiarezza nelle proposte, ma
soprattutto coerenza tra le cose
che diciamo e la realtà concreta
del nostro lavoro, ci ha, credo
giustamente, preoccupati. A Santa Severa non c’è stato spazio
per un allegro incontro « giovanile ».
I problemi di fronte ai quali
siamo stati posti erano numerosi e difficili, le divisioni, che la
E non siamo riusciti a dire una parola definitiva, a stabilire
priorità od esclusività assolute.
Forse in questa confusione è la
nostra debolezza, ma il problema è stato posto con chiarezza,
non solo ai gruppi Fgei, ma crediamo, senza presimzione, alla
chiesa tutta. Da questo punto,
dalla necessità di ritornare a predicare realmente (e non a parole) a tutti, e in particolare a quelli che sono stati di fatto spinti
fuori dal tempio, non si potrà
più sfuggire con argomentazioni
più o meno raffinate. La nostra
maniera di predicare e di vivere
la comunità è in crisi. E crisi,
come è stato detto, per dei credenti vuol dire non carenza d'organizzazione, ma giudizio, e cioè
essere messi di fronte alla propria infedeltà.
Lo stesso discorso lo potremmo fare anche per il secondo
punto: i compiti della FGEI nella attuale situazione politica.
Nella analisi e nella valutazione
di questa realtà, il Congresso ha
rivelato divisioni molteplici e
spesso laceranti. Abbiamo trovato la forza di non nasconderle,
tacendole, di non vanificarle con
compromessi precari e destinati
ad infrangersi presto; e dico che
questa è stata una forza perché,
tutti, siamo stati consapevoli che
non si trattava di una discussione astratta o di amore per la polemica verbale. Perché porsi il
problema della predicazione significa porsi con serietà, il problema del prossimo, cioè degli
uomini in mezzo ai quali siamo
stati posti e della situazione che
questi uomini vivono e soffrono:
si tratta di un momento delicato ed estremamente difficile per
il nostro paese, per tutto il paese e forse in particolare per i
giovani (la questione giovanile
ha concentrato su di sé l’attenzione di molti fratelli presenti al
congresso).
Il nuovo consiglio
e i rappresentanti FQÉT
ss
Il nuovo Consiglio della Federazione della Gioventù
Evangelica Italiana risulta, dopo la votazione del Congresso, così, composto; Ermanno Genre, Aldo Visco-Gilardi,
Mary Granatelli, Paolo Naso, Rosanna Nitti, Claudio Pasque!, Francesca Spano.
Il Consiglio neo-eletto si è riunito immediatamente dopo
la fine del Congresso ed ha eletto « nel suo seno » ( cioè a
norma di statuto) il nuovo segretario nazionale: Ermanno
Genre.
Le votazioni, che hanno occupato tutta la mattinata di
mercoledì, hanno designato i rappresentanti FGEI nei centri giovanili. Risultano eletti per Agape: Franco Carri, Luciano Griso, Giuseppe Platone. Per Santa Severa: Emanuele Inpallomeni, Luciano Cirica. Per Ecumene : Giovanni Ribet, Paolo SbafH. Per Adelfìa: Edoardo Falla, Adelfìa
Sessa.
La Commissione dei revisori è stata nominata nelle persone dì : Paolo Fiorio, Eliseo Bagliori e Sergio Tattoli.
S. Severa. Un momento dei lavori congressuali nel grande salone del centro battista
realtà del mondo ancora ci impone, profonde, la nostra debolezza grande.
RESPONSABILITÀ’
E SPERANZA
Per tutto questo eravamo e
siamo preoccupati. Ma non impauriti. E così, prima di separarci, ci siamo ritrovati insieme per
la predicazione e la Cena comunitaria. Abbiamo ascoltato l’annuncio evangelico, rivoltoci (è
solo un caso?) da un fratello laico; « se aveste fede come un granello di senape potreste dire a
quel monte spostati ed esso si
sposterebbe ». Ci è stato ricordato che dobbiamo annunciare alla nostra generazione che, sì, le
montagne si sposteranno, non
solo perché nel mondo, dalle carceri di Santiago alle fabbriche
italiane, uomini e donne si battono per eliminare ingiustizie, oppre.ssioni e sfruttamento, ma soprattutto perché « l'Iddio vivente è fedele alle sue promesse ».
Ci è Stato ricordato che, se pur
non sappiamo portarlo che in
forma contraddittoria e spezzata, questo annuncio va gridato
sui tetti, perché possa essere udito da tutti, fuori e dentro, le
mura dei nostri templi.
FEDERAZIONE DELLA GIOVENTÙ’ EVANGELICA ITALIANA
Realtà e prospettive della FGEI
Abbiamo raccolto durante i
lavori congressuaU, alcune interviste. Ne riportiamo di seguito
alcune tra le più significative.
Intervista a Valdo
operaio (Prarostino).
Plavan,
so del metodo democratico nel
quale l’assemblea è realmente
sovrana. Questa prassi mi auguro diventi consuetudine anche per le ’comunità di base’ e
di tutti i gruppi di credenti.
— È la prima volta che partecipi ad un congresso della
FGEI; qual’è la tua impressione complessiva?
— Quali sono, secondo te, le
possibilità future della EGEI?
settori comuni. Un altro punto
importante per l’avvenire è lo
sviluppo di un dialogo chiaro
con tutti i fratelli perché la
FGEI possa operare un profondo rinnovamento delle nostre
comunità evangeliche.
predicazione dell’Evangelo all’interno delle lotte del proletariato, perderemo la nostra ragion
d’essere come FGEI.
(Paolo Fiorio, studente Napoli).
— Si, è la prima volta che ho
preso parte ad un congresso
FGEI. L’impressione che mi
porto a casa è certamente positiva ; anche se abbiamo avuto
poco tempo — solo tre giorni —
per la discussione. Il punto più
interessante di tutto il congresso è stato, a mio avviso, rincontro con altri gruppi e quindi con
altre esperienze come ad esempio i gruppi di Soccavo e Pozzuoli che hanno rappresentato
uno stimolo per tutti noi. Credo che tutti dobbiamo accettare
l’invito del congrer.so ad una
analisi sociologica della comunità per poter meglio orientare
il nostro discorso anche negli
interessi del proletariato presente nella comunità.
— Dopo la verifica congressuale quali possibiiità vedi per
ii futuro?
— Sono parecchie e collegate
tutte ai temi centrali del dibattito teologico attuale e che ho
ritrovato presenti nel congresso. La predicazione aU’interno
del proletariato e quindi comunità credenti che si strutturano e vivono in funzione omogenea a questa predicazione. Un
allargamento progressivo del dibattito teologico che rinnovi i
temi della Riforma e della teologia dialettica confrontandoli
coi valori portati avanti dalla
classe operaia quale nuovo soggetto politico. Mi sembra urgente realizzare un confronto
ravvicinato con le ’comunità di
base’ perché i temi dibattuti e
le esperienze divengano sempre
più omogenee. Occorre inventare i modi di questo confronto. Certamente uno di essi è lo
sviluppo di collettivi teologici di
’base’ comuni.
— La tua impressione sul Congresso?
— In positivo: maturità degli
interventi nel dibattito; buona
presenza di delegati giovanissimi. Un congresso « aperto » ai
contributi anche degli osservatori e maggior chiarezza politica che per il passato. Le tensioni interne, da valutarsi positivamente come misura della reale possibilità esistente in seno
alla FGEI di coesistenza di diverse tendenze. Un avvio di disciplina organizzativa.
In negativo: un ancora insufficiente riflesso della pratica
politica e sociale dei gruppi nella elaborazione concreta, nei
progetti per il futuro. Ancora
assente una strategia precisa per
la riforma della chiesa, capace
di partire da un punto di vista
realmente proletario.
( Sergio Ribet, segretario
uscente).
Ampiezza e maturità del dibattito, notevole rappresentatività delle situazioni in cui la
FGEI è impegnata, una indubbia crescita politica rispetto al
passato. Credo di poter dire che
ciò che al I e II congresso erano delle enunciazioni di principio, si sono trasformate in
realtà.
Assistiamo ad una profonda
crisi di valori, ad un crescente
senso di disorientamento e di disagio dei giovani, non solo rispetto alle soluzioni tradizionali
ma anche a quelle che nel ’68 apparvero definitive (l’attività politica come soluzione alle esigenze giovanili). Questo pone problemi completamente nuovi a chi
ha il compito della predicazione,
in particolare, ma non solo, ai
pastori e ai futuri pastori, ai
quali non si chiede tanto un «modo » nuovo di predicare ai giovani, quanto piuttosto di capire in
profondità cosa sta cambiando
nel loro modo di esserlo, quali i
problemi, quali le speranze. In
questa realtà in trasformazione,
in questo continuo pericolo che
l’oppressione e la frustrazione
dei giovani si trasformino in disimpegno ed individualismo crescente, gli evangelici non sono
— Questi due anni, cioè il periodo tra un congresso e l’altro,
son stati caratterizzati da un
momento politico estremamente interessante caratterizzato da
tre appuntamenti elettorali dove la FGEI ha avuto una partecipazione significativa anche
a livello locale dove molti giovani son stati eletti negli enti
locali. L’impegno futuro della
FGEI non dovrà mai cessare la
propria ricerca evangelica che
anzi dev’esser portata nella crisi
di collocazione politica dei sindacati e dei partiti organi dirigenti del proletariato.
Le stesse domande le abbiamo poste ad una delegata che
veniva per la prima volta; Braschi Anita, insegnante di scuola media a Udine.
Abbiamo intervistato Rocco
Cercato (assistente di storia al
Magistero di Urbino) uno dei
tre relatori alla tavola rotonda,
tenutasi durante il Congresso,
su: « Questione cattolica c presenza protestante nella nuova
situazione polìtica ».
— Dopo il primo giorno di
rodaggio, il dibattito è stato
ampio ed articolato. Le posizioni in riferimento ad alcuni temi, come quello sulla questione
cattolica e sul proletariato, hanno rivelato una diversità di collocazione ideologica e politica
pur nell’impegno abbastanza comune di lavorare per la costruzione di una società diversa, alternativa alla presente. Nel tentativo di precisare questo impegno son sorte, a mio avviso, delle difficoltà dovute al fatto di
uno « specifico » evangelico ; non
è possibile determinarlo a priori ma va fatto emergere dalle
situazioni concrete e differenziate vissute dal militante.
— E il futuro della FGEI?
— Qual’è la tua impressione
generale su questo Congresso?
— È la prima volta che partecipo ad un congresso FGEI.
Sono rimasto impressionato in
maniera completamente favorevole del tipo e modo di dibattito. Soprattutto dell’uso rigoro
— Ho già anticipato questo
aspetto quando ho sottolineato
la conseguenza dei congressisti
nell’impegno per costruire una
società diversa. Questo comporta una analisi più puntuale della nostra, società con l’individuazione, insieme ad altri gruppi (dalle comunità di base ai
’cristiani per il socialismo’) di
— La relazione introduttiva
era un po’ troppo generica e così, pure le mozioni finali; va segnalata anche una carenza di
dibattito su Questioni essenziali
(Cps, rapporto con le chiese,
ecc.). Ciò è dovuto anche alla
insufficiente preparazione precongressuale.
Per quanto concerne il nuovo
consiglio dovrà, a mio avviso,
più che nel passato, assumere
un ruolo veramente dirigente,
fornendo alle realtà locali informazioni più concrete ed operative, come è stato richiesto da
diversi gruppi. Lo stesso rapporto FGEI-chiese è stato risolto in modo troppo superficiale;
occorrerà elaborare una linea
che sia al tempo stesso critica e
costruttiva, che non accetti passivamente queste chiese cosi come sono oggi, ma che rifiuti posizioni massimaliste del tipo :
« nelle comunità borghesi non
c’è spazio per la FGEI ». Questa
linea presuppone ovviamente un
ulteriore approfondimento della
ricerca biblica e teologica su cui
il congresso ha dato non poche
indicazioni.
È su queste tematiche che si
gioca il futuro della FGEI come forza capace di dare un contributo positivo a chi cerca di
vivere la fede in modo nuovo.
Se non riusciremo ad elaborare e a praticare un’ipotesi di
— Quali sono stati i nodi di
fondo affrontati?
— Innanzitutto il ruolo della
FGEI ed il suo rapporto con le
chiese. Per quanto concerne il
ruolo della FGEI, due sono le
linee che a mio parere sono
emerse dal dibattito: a) la FGEI
deve essere una presenza significativa in Italia, non solo per
il suo contributo ideologico ma
anche dal punto di vista organizzativo. La FGEI deve lavorare per una riaggregazione di
perj>>ne e di gruppi, tenendo
conto del suo ambito di intervento che deve restare quello
giovanile; b) una seconda linea,
pur non rifiutando la prima, pone l’accento sulla necessità di
riaggregazione di molti militanti ormai esterni alle chiese. All’interno di questo lavoro è importante che la FGEI funga da
ambito comunitario, cercando
maggiori contatti con le Comunità di base cattoliche.
— Come vedi il futuro della
FGEI?
— Premetto di essere venuto
al congresso con molte perplessità riguardo al ruolo che la
FCIEI ha ricoperto nell’ambito
della sinistra cristiana in Italia.
Devo fare ampia autocritica. La
EGEI si è dimostrata un’organizzazione, con una linea ed una
prassi sperimentate. Dopo aver
verificato che gli aderenti alla
FGEI sono dei militanti, occorre approfondire il problema della predicazione. Per questo è indispensabile fornirci degli strumenti teologici necessari e dall’altra sperimentare una serie
di pratiche, anche se limitate,
di predicazione, tenendo conto
di ciò che già esiste. In questo
contesto è necessario rincontro
con le Comunità cristiane di base che per certi versi vivono e
camminano nella nostra stessa
direzione. In sintesi: più politica e più predicazione.
(Luciano Griso, medico Pinerolo).
3
17 dicembre 1976
Dai Comuni del Pinerolese ai Comuni di Taipana
Una casa per il Friuli
Tzigani
Li ho visti la sera della partenza da Perosa Argentina, una
diecina di giorni or sono, gli
« Amici del Friuli ». Avevano
terminato di caricare un enorme autocarro articolato, ed un
autotreno. Sul primo, e sul rimorchio del secondo, erano sistemate le parti, predisposte, di
una casa, destinata alla frazione
Cornaggia, Comune di Taipana.
Non una baracca, ma una vera
casa, che, montata sul basamento antisismico già predisposto,
darà confortevole alloggio, composta di più vani e servizi, ad
una famiglia, quella del sig. Tarcisio Forgiarmi, la cui abitazione è stata rasa al suolo dalle
scosse di terremoto.
Sulla motrice dell’autotreno
erano caricate masserizie varie,
per l’arredamento.
Gli « Amici del Friuli », Peyrot, Sappé, Giaiero, De Bettini,
Vinçon ed altri, dodici volontari in tutto, stavano, nella notte
gelida, sotto il fioco lume dei
lampioni, « pavesando » il convoglio; non con bandiere, ma
con dei nomi, quelli dei Comuni
delle nostre vallate la cui popolazione aveva risposto generosamente alTappello, consentendo
la realizzazione di questa casa e
di altre già costruite: Perosa Argentina, Torre Pellice, Pomaretto, Bobbio e Villar Pellice, Inverso Pinasca, Pinasca, Frali,
Perrero, Massello, San Secondo,
Villar Perosa, San Germano e
così via... non ricordo neppure
tutti quelli riportati sugli striscioni; e poi due grandi scritte,
con la frase « le valli pinerolesi
portano una casa in Friuli ». Partivano alle quattro, prima dell’alba: li ho salutati, col rimpianto di non poter essere con
loro, e mi sono immaginato il
lungo lento viaggio del convoglio, con questo visisibile segno
di solidarietà e fratellanza, attraverso le strade della pianura
padanà, sino ad un’altra valle
alpina, così lontana, una valle
come le nostre, come quella in
cui mi trovavo la sera di cui
narro, con le case ben salde sulla roccia ferma, le luci ed i focolari accesi, le famiglie riunite.
Sono passati i giorni.
Siamo nel teatro « Primavera » di Pinerolo, per una serata
indetta da quattro « corali » della nostra zona, a beneficio del
Friuli.
Il telefono squilla sul palco e
Ad Agape campo
per sciatori
Dal 2 al 7 gennaio Agape organizza un ’’campo per sciatori”
per permettere a famiglie di lavoratori, a studenti, una vacanza sulla neve, che speriamo abbondante durante il periodo di
soggiorno.
Il programma non prevede
uno specifico tema di studio, ma
alcune serate potranno essere
dedicate a discussioni di argomenti biblici o di attualità.
I posti sono limitati (lOO) e
verrà data la preferenza a coloro che sono iscritti al campo
invernale. Per il resto le iscrizioni seguiranno l’ordine cronologico.
II soggiorno non prevede il
pranzo di mezzogiorno al fine
di permettere una piena utilizzazione della giornata per gli
sciatori.
Il costo del campo è di lire
20.000. Per i ragazzi di età compresa tra i 2 e i 15 anni che accompagnano i genitori al campo, il costo giornaliero è di lire
2.800 (cioè lire 14.000 per l’intero periodo).
la voce del dr. Peyrot dal villaggio di Cornaggia, Comune di
Taipana, un po’ tenue, raggiunge il pubblico strabocchevole
che gremisce la sala. Vuol dirci
e far sapere a tutti gli amici,
che la casa è quasi costruita,
solida, bella, fatta in modo da
respingere la forza bruta del sisma, se mai dovesse ritornare
La sua voce ha inflessioni commosse di gioia, alternate ad altre di tristezza. La casa nuova
domina, ci dice, uno sconvolgente spettacolo di distruzione,
presso a poco tal quale come si
presentava nei giorni che seguirono la tragedia; la neve imbianca le cime, il gelo indura
già il terreno, e tra le rovine gli
abitanti del villaggio continuano a bivaccare, in rifugi provvisori o sotto le tende.
Eppure questa casa, in quel
paese fatto ora di pietra frantumata, è anche, e forse soprattutto, un simbolo, un segno visibile di speranza. Sarà là a testimoniare che la vita non può,
non deve arrestarsi, costituirà
un invito, un richiamo, credo
irresistibile, perché altre via via
le si affianchino; non può, non
deve restare sola, ha bisogno dì
compagnia, di calore umano, di
altre « sorelle » case, perché sia
ridato un volto al villaggio, perché quei montanari vi riconoscano nuovamente la loro patria, quella patria che mai come in simili momenti deve essere e in questo modo pacifico,
onesto, dignitoso e coraggioso,
difesa.
Gli « Amici del Friuli », che
sotto l’egida del CAI, e con l'aiuto, sul posto, degli alpini come
sempre tra i primi, sono a rendere queste testimonianze di solidarietà, non devon però essere lasciati soli, continuamente
impegnati in un’opera così grande per le loro pur generose forze. Questa scarna cronaca vuol
riproporre a tutti il dovere di
rispondere, come si può alTappello, pur così sommesso, quasi
umilmente silenzioso, che ci viene rivolto.
Ricordo che le offerte in denaro vanno indirizzate al c/c
n. 564338, intestato ad « Amici
del Friuli » sulla Cassa di Risparmio di Torino, in Perosa
Argentina.
Ettore Serafino
L’« altra chiesa » in Italia: gli evangelici
Il rischio delia libertà
È un’opera storica ed attuale.
Un libro che si fa leggere e che
tutti dovrebbero leggere: cattolici e protestanti. Quelli che
ignorano tutto sul movimento
evangelico o hanno le idee confuse e coloro che intendono aggiornarsi. Il lavoro di Bouchard
e Turinetto ha il pregio di riunire i caratteri della serietà
scientifica e della divulgazione
di massa. In uno stile semplice
e chiaro, con un linguaggio accessibile al gran pubblico gli
autori, nelle 3 sezioni in cui il
libro si divide, sono riusciti ad
illustrare in sintesi le origini, le
dottrine, le caratteristiche rispettivamente: 1) delle Chiese
nate dalla Riforma; 2) di quei
movimenti che, sviluppatisi nel
mondo anglosassone verso il
XVIII-XIX secolo, operano ancora oggi in Italia e altrove; 3) a
mezzo schede, di alcuni movimenti di non larga diffusione in
Italia.
Nella prima parte si esamina,
oltre alla chiesa luterana e quelle di origine calvinista, la comunione (non « chiesa », come
tengono a dire gli autori) anglicana. Questo capitoletto sulTanglicanesimo ci è parso particolarmente ben fatto e condotto
con simpatica spregiudicatezza.
La seconda sezione, la più lunga delle tre, è tutta dedicata ai
movimenti (ma molti si son trasformati in chiese ben consolidate) nati dal « Risveglio ». Segnaliamo, alTinterno di questa
sezione, le due analisi sulla chiesa dei fratelli e sul movimento
pentecostale sulle quali varrà la
pena di riflettere.
Con una serie di schede su
denominazioni minori, dai Mennoniti ai Nazareni, si completa
la terza ed ultima sezione. Anche questa, che forse meritava
una trattazione più ampia, riconferma l’impressione iniziale:
la ricchezza e la vastità del pensiero e della teologia protestante.
Il libro è corredato di dati
statistici riguardanti la diffusione dell’evangelismo nel mondo,
come pure di note storiche, ulteriore prova, della serietà del
la analisi compiuta dagli autori.
Per coloro che volessero approfondire maggiormente gli argomenti trattati, non manca una
nutrita bibliografia divisa per
materia. « La tesi che soggiace
a queste pagine — scrivono gli
autori — è che nessuna chiesa
può avere una esistenza confessionale indipendente, ma tutte
possono sussistere ed operare
alTinterno della comune confessione evangelica. In questa
esse si completano dialetticamente, in un gioco di influenze
reciproche che è l’anima del
protestantesimo —^ e il suo rischio di libertà ».
Caro Direttore,
vorrei informare i lettori che si sono interessati all’articolo del pastore
Gustavo Bouchard circa le sue esperienze fra gli zingari, che in Italia
essi hanno un forte e valido appoggio
nell’Opera Nomadi che ha la sua sede
a Cittaducale (Rieti) e un Centro Studi a Roma.
L’Opera Nomadi e il Centro Studi,
diretti da persone profondamente impegnate con intelligenza in questa attività, la Dr. Mirella Karpati e Mons.
Dr. Bruno Nicolini, compiono una ammirevole azione per la difesa dei Roms
e per la loro promozione culturale, sociale, politica, morale, preoccupandosi, oltre che della difesa dei loro diritti, anche defla salvaguardia delle loro
lingue, culture e identità.
Forse a qualcuno interesserà sapere
che il Centro Studi promuove una traduzione in romanes (lingua zingara)
della Bibbia o almeno di una vasta
scelta di porzioni. La sottoscritta era
Stata invitata a partecipare a un primo incontro di studio, come voce valdese, nel giugno ’75, ed erano pure
presenti Hedi Vaecaro per il MIR, il
Dr. Clark per le United Bible Societies oltre vari linguisti e maestri di
scuole zingare.
Berta Subiha
Per chi scrìviamo?
Egregio Direttore,
Quanto scrive a proposito delle lettere dei lettori (Eco n.-45 del 19 corr.)
mi trova parzialmente d’accordo; tant’è vero che, tre o quattro mesi fa, avevo suggerito al Pastore Tourn —
cosa che mi permetto di ripetere a
lei — di precisare la lunghezza massima degli interventi con un intransigente e ben visibile comunicato. Aggiunsi però che solamente ove venisse
oltrepassato il limite fissato, avrei riconosciuto alla Redazione il diritto di
usare le forbici.
Nello stesso numero Lei si chiede
se... « le richieste di non tagliare non
sarebbero dettate da una certa sfiducia
nella capacità di chi fa il giornale di
ridurre senza travisare o alterare il
pensiero di chi scrive ». Ma la faccenda, a parer mio, è nn’altra : chi scrive
e chi legge sono due persone, due (me
la lasci dire la... brutta parola!) individui diversi; e per il primo può esse
È in vendita il nuovo
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FELONICA PO
I culti del 21 e 28 novembre
sono stati presieduti dal pastore Edoardo Micol, che ringraziamo per la collaborazione solidale e fraterna offerta in queste occasioni al pastore di Felonica e per i messaggi recati
alla comunità.
Grazie all’impegno della Signorina Carla Negri — e alla generosità dei suoi familiari che
hanno regalato alla chiesa uno
scaffale-biblioteca adatto allo
scopo — abbiamo istituito anche qui un deposito di libri della Claudiana. Speriamo che molti approfittino di questo servizio per regalare libri interessanti e utili agli amici nel periodo
natalizio.
Gli stabili della comunità di
Pelonica, tutti perfettamente
funzionali, non sono certo enormi tant’è che in certe occasioni
si sentirebbe persino la necessità di ampliarli. Enormi ci paiono però quando si tratta di compiere dei lavori di manutenzione: manca sempre una mano di
vernice qui, una rete di divisione là, una pìccola riparazione
per arrecare una miglioria da
un’altra parte.
II signor Dante Tabellini e i
fratelli Moreschi hanno capito
bene questa situazione e ultimamente, mentre il primo ha
aggiustato e riverniciato accuratamente (e non soltanto con
una mano) il portone della chiesa, quello della sala delle attività e il portoncino della casa
pastorale, i secondi hanno eliminato, con un perfetto lavoro
da fabbri, il pericolo costituito
da certe sporgenze ferree delle
colonnine poste all’ingresso del
sagrato del tempio per delimitarne la proprietà.
Mentre ringraziamo i sunnominati artigiani per il loro lavoro generosamente offerto ci
auguriamo che Tafflusso al culto aumenti specialmente da
parte degli automobilisti che
non correranno più il rischio di
tornare a casa, com’è accaduto
talvolta in passato, con un ricordo poco piacevole di ammaccature alla carrozzeria.
Il Distretto
La Commissione Esecutiva Distrettuale del II Distretto si è
riunita a Milano il 20 novembre.
Per rispondere alla richiesta della Tavola di contribuire alle borse di studio per la Facoltà di
Teologia, la CED ha deciso di ripartire la somma richiesta per
il 1977 (2 milioni), fra tutte le
chiese del Distretto, in base alle
consuete proporzioni. È stata affidata a Giorgio Bouchard l’organizzazione delle visite progettate dal moderatore per Vallecrosia e la Liguria (intorno al 12 dicembre) e a Thomas Soggin
quelle per Biella, Ivrea e Aosta
(intorno al 23 gennaio). La bozza
dello schema operativo di visite
di chiesa, preparato da Luca Zarotti, è stato adottato in via sperimentale e verrà sottoposto all’approvazione della prossima
Conferenza Distrett. La CED ha
pure decìso di sollecitare le chiese valdesi perché comunichino
entro il 15 dicembre l’impegno
che intendono assumere sul piano finanziario per Tanno 1977, a
favore della cassa centrale.
La prossima Conferenza Distrettuale è stata fissata per sabato 21 maggio, ore 9.30 fino a
domenica 22 maggio pomeriggio.
re molto importante proprio quel certo pensiero che al secondo appare tra’ scurabile o del tutto insignificante.
Ferma restando, beninteso, la buona
fede di entrambi.
Certo che vorrà trovare il piccolo
spazio che occorre a questa lettera,
porgo ossequi e fraterni saluti.
Ezio Pinakdi
Come lunghezza, la sua lettera
dimostra esemplarmente come
in uno spazio anche molto ristretto si possano dire due cose
chiare e precise.
Riguardo alla prima, la sua
proposta mi sembra un po' troppa rigida rischiando di sostituire il centimetro al buon senso.
Quanto all’altra mi sembra che
il suo ragionamento tenda pericolosamente a sostenere che la
integrità di una lettera deve servire non tanto al lettore per capire il pensiero di chi scrìve, ma
allo scrittore per rivedere se
stesso indipendentemente dalla
valutazione di chi legge. Scusi
tanto, ma per chi scriviamo?
Borghesia
Egregio Direttore,
A qualcuno riesce difficile rispettare più di tanto la persona e le idee
degli altri, e ne esce un tono da (C o
con noi o contro di noi » che sull’Eco
pare, a mio avviso, fuori posto.
L’articolo del sig. FGEI/VaRi, sull’Eco del 3.12.76, ne è un piecolo esempio, col suo frasario di-denunce-eretromarce-, l’acre tono generale da
scomunica, ed il vezzo di voler qualificare o squalificare come « borghesia
Valdese » chi non la pensa esattamente come lui.
Da tale argomentazione ne vien fuori un curioso parallelo con altro articolo ivi (pag. 8 : Un cantautore scomodo) il quale informa come in Germania Est è stato preso un grave provvedimento in aperta violazione al diritto ad avere idee proprie; ma la Rivista
Uff. del P.C.. della DRT : « Ribadisce
che ogni altra interpretazione è ’’una
falsificazione borghese” ».
Questo curioso e noto modo di ragionare sembra da Lei avallato coronando l’articolo del sig. EGEI con intestazione, titolo, sottotitolo ed invito a
rifletterci su. A me, sull’Eco, questa
suddivisione tra Figli di Arimane e
Figli di Ormuz suona in contrasto con
la ipotesi-fede che siam solo figli di
Dio.
Inoltre l’Eco non è « Einheit », ed
infine ad una certa età tutti sanno che
l’uomo sta in piedi solo perché bilancia la tendenza a cascare faccia avanti con quella di sbattere la testa indietro. Chi si abbevera un po’ troppo, sia
di vino che di altro,. rischia di esagerare (in latino — andare fuori dal seminato —). Esclusi i presenti, s’intende.
Cordialmente
Mario Borcarello
Confesso che non ho trovato
nell'articolo citato l'acre tono generale di scomunica che lei denuncia. Vi ho trovato lo sforzo
di una impostazione biblica della questione, l’esposizione di determinati fatti e valutazioni, il
tutto espresso in forma civile,
anche se nel quadro di un forte
dissenso.
L’esempio di acre scomunica
che lei porta mi pare indicativo:
lei si sente squalificato ad esempio per una frase in cui si dice
che la TEV "nei suoi promotori
non ha certo base operaia ma
rappresenta essenzialmente la
borghesia valdese che tenta..."
ecc. Guardi che "borghesia” non
è un insulto; è un termine che
indica o un’estrazione sociale diversa da quella operaia, contadina o aristocratica, o un indirizzo politico in senso lato diverso
da quello socialista. E mi pare,
nel primo senso che il termine è
stato usato nell'articolo.
Quanta all’altra menzione del
termine "borghese”, il fatto scandaloso non è dato dall’uso squalificante del termine — che qui
ha piuttosto il senso di non-socialista — bensì dall’inaccettabile mortificazione della libertà di
critica che il governo della RDT
ha operato nei confronti del cantante Biermann.
Lei accosta — e in pratica identifìca ideologicamente — le
due situazioni in cui è menzionato il termine "borghese". Non sta
a me giudicare se questo accostamento sia giusto o meno. Lo
facciano i lettori.
Franco Giampiccoli
4
17 dicembre 1976
V\mO DELL’AGAPE - 1 COR. 13
Nè sentimento, nè virtù,
ma rapporto costruttivo
Nei versetti 4-7 il soggetto è
l’agape. Qui noi ci aspettiamo
che Paolo dica Analmente che
cos’è l’agape, ma l’apostolo ce
lo fa capire descrivendoci il suo
rovescio, cioè spiegandoci che
cosa non è agape. All’inizio tuttavia egli afferma positivamente:
— l’agape è paziente
— si dimostra buona
seguono delle negazioni:
— l’agape non invidia: la rivalità viene esclusa;
— non fa spacconate; o meglio,
non fa qualcosa per gusto di
far dispetto (Calvino);
— non si vanta;
— non è ambiziosa;
e qui veniamo forse al punto decisivo :
— non è volta a cercare solo il
suo interesse ;
— non aizza;
— non calcola il male, non ne
tiene conto ;
poi due cose che vanno insieme:
— non gode dell’ingiustizia, ma
si rallegra della verità.
Per capire bene bisogna tener
conto di questi modi di dire di
Paolo: l’ira di Dio riguarda gli
uomini che distruggono la verità facendola diventare ingiustizia (Rom. 1: 18); o che si ribellano alla verità e ubbidiscono all’ingiustizia (Rom. 2: 8);
come viene ripetuto quasi con
le stesse parole in 2 Tessalon.
2: 12. sempre contrapponendo
verità ed ingiustizia. Qui la parola verità ha xm senso concreto di ’azione giusta ed onesta’.
Per questo anticamente si poteva anche dire ’fare la verità’ come troviamo in Giov. 3: 21 (chi
fa la verità viene alla luce) ed
in altri scritti.
Paolo termina questa seconda
parte del suo inno della carità
con un bell’effetto di stile. L’agape :
— tutto sopporta (o copre);
tiene duro sempre; resiste a
tutto ;
— tutto crede (si parla della
fede, come al v. 13);
— tutto spera (vedi anche qui
il V. 13);
— tutto sopporta o resiste a
tutto, come in Romani 12:12.
Osserviamo: la prima e l’ultima riga contengono lo stesso
concetto ; in questo concetto
sono contenute due idèe ambedue importanti : quella della
sofferenza e quella della resistenza (vedi anche 2 Corinzi
6: 9 e 10). Osserviamo ancora
che la seconda e la terza riga
richiamano la fede e la speranza, le quali, insieme con l’agape, formano il terzetto del versetto 13. Quindi quando si dice
che l’agape crede ogni cosa non
vuol dire che l’agape ’beve’ qualsiasi panzana...
Su questa seconda parte dell’inno dell’agape c’è meno da
dire che sulle altre, nel senso
che ci sono meno spiegazioni
da dare. Il testo parla da sé.
L’agape non viene deñnita in
modo astratto, dicendo l’agape
è questo e quest’altro, come
quando per esempio diciamo
che il pane è un alimento costituito da un impasto di acqua e
farina, con altri ingredienti, e
cotto al forno (Definizione del
Dizionario Garzanti). Paolo non
dice l’agape è un sentimento, o
una virtù, di modo che noi per
capirlo, avremmo bisogno di
sapere prima che cos’è un sentimento o una virt 'i. La definizione di Paolo è semplice e diretta e dice quello che l’agape fa
o non fa mediante una serie di
verbi.
Chiarito questo, bisogna ancora osservare che questi verbi
ci portano tutti nella stessa direzione, se non ci sbagliamo.
Tutti sottolineano il fatto che
l’agape stabilisce una comunione e non la spezza. L’agape non
è qualcosa che sta dn sola e
che, eventualmente, potrebbe
anche stare per conto suo, isolandosi in un posto tutto per
lei; al contrario l’agape è socievole ed esiste non per conto
suo, ma come legame tra gli uni
e gli altri. L’agape non è né sentimento, né virtù, ma rapporto.
È quel tipico rapporto con gli
altri credenti nella chiesa, che
viene così/ ben descritto dai verbi e che si potrebbe chiamare:
costruttivo.
In terzo ed ultimo luogo bisogna notare che l’agape, nel
pensiero di Paolo, implica resistenza, cioè lotta prolungata e
sofferenza, ma con la prospettiva della vittoria; nel vers. 7 leggiamo infatti che l’agape non
abbandona né fede né speranza, anche quando deve sopportare.
Fatte queste tre osservazioni,
si può ampliare il discorso in
diverse direzioni. Uno potrebbe
domandarsi per esempio se queste raccomandazioni di Paolo
sono da prendersi alla lettera,
e che vita diventerebbe la nostra, se seguissimo i consigli
che ci vengono dati qui. A questo proposito una pista da seguire ci viene offerta già nel
vers. 8, che parla della durata
dell’agape. Il vers. 8 è veramen
te, come dice un commentatore, « il più breve annuncio della resurrezione che io conosca».
La resurrezione annuncia che
l’agape non verrà mai meno.
L’agape quindi ha uno sbocco;
altrimenti uno che volesse esser
dolce con tutti e sopportare
ogni cosa finirebbe al manicomio e la strada che Paolo vuol
indicare sarebbe impraticabile.
Paolo pensa invece che abbia
uno sbocco e quindi che sia praticabile. Come dobbiamo intendere questo? Nel senso che Paolo, scommettendo sulla vincita
di qualcosa che sta al di là della storia, delinea anche quale
debba essere il nostro corrispondente comportamento nella
storia. Gli atteggiamenti descritti nei vers. 4-7, lo abbiamo
già visto, non sono gesti di magnanimità o di buon cuore, ma
atti concreti di fede e di speranza.
Un’altra pista interessante da
s^uire sarebbe quella di discutere il tema della sofferenza in
Paolo; ma ci porterebbe assai
lontano. Il nostro testo ci indica almeno una cosa degna di
considerazione, cioè che la sofferenza non va vissuta solo con
passiva sopportazione, ma come momento di resistenza. Il
paganesimo antico e moderno
attribuisce alla sofferenza un
valore in sé; qualche volta anche un valore espiatorio; Paolo
invece la considera una forma
di lotta per il mondo futuro. In
Romani 5:4 dice la stessa cosa
quasi con le stesse parole.
Com’è che l’agape soffre? Quel
suo soffrire e tener duro significa partecipare alla venuta di
un nuovo mondo. Quelli che
prendono un atteggiamento impavido, e per quanto possibile
eroico ma isolato, di fronte al
dolore, che cosa sanno della solidarietà, della comunione e della speranza? Anche qui l’agape
costituisce un modo di essere
originale e inconfondibile del
credente, agli antipodi dell’individualismo non collegato alla
storia, e senza sbocco nel futuro.
Sergio Rostagno
PER IMPARARE A INSEGNARE OGGI
Guida al lavoro di gruppo
Il lavoro di gruppo a scuola
è molte volte utilizzato in maniera non proficua, per mancanza di condizioni adeguate o di
esperienza.
Può essere invece un’alternativa anticattedratica, può abituare cioè ad un insegnamento
più critico, che contribuisca a
formare giovani meno egocentrici e più disponibili al sociale,
gruppi capaci di fare ricerca e
gestirsi. Contribuisce allo svecchiamento della scuola, in quanto lo studio ha un senso solo
se ci aiuta a meglio capire il
mondo in cui viviamo, noi stessi, i nostri problemi.
In questo senso ci viene una
proposta per le superiori, da un
recentissimo saggio di Alberto
Cabella (1), che mette a disposizione degli altri insegnanti, degli utenti della scuola in generale e di chi è interessato, la sua
esperienza di docente che pratica il lavoro di gruppo come
struttura portante della vita
scolastica quotidiana, innovando
contenuti e metodi e realizzando
un modo nuovo di stare a scuola. Non è un saggio trionfalistico perché conosce bene le difficoltà di questi tentativi, esamina le metodologie errate che
conducono a risultati negativi e
seleziona le esperienze positive,
spiegando come si possono realizzare, nell’ambito delle singole
materie e a livello interdisciplinare.
Questo impegno nasce dalla
considerazione che dopo lo scossone del ’68, ben poco è cambiato nella scuola. Certo è entrata
in crisi la figura carismatica del
docente, Tautoritarismo non paga più come prima, si boccia un
po’ meno, ma le strutture scolastiche, la sostanza dei contenuti, i rapporti fra docenti e discenti non sono cambiati. Come
conseguenza, un disagio diffuso,
il senso della precarietà di un
avanzare senza meta, alla ricerca di un ruolo nuovo, utile a
tutti gli utenti della scuola.
Il lavoro di gruppo favorisce:
1) l’abitudine a lavorare con altri: i compagni di lavoro cessano di essere dei concorrenti per
diventare dei collaboratori; 2) la
abitudine a programmare insieme ad altri un lavoro e a controllarne il risultato; 3) l’abitudine a confrontare con i compagni del proprio gruppo le risposte personali ai problemi della ricerca. Naturalmente tale lavoro comporta un mutamento
del ruolo tradizionale del docente, il quale deve trasformarsi in organizzatore del lavoro,
fungendo da animatore ed esperto durante le verifiche.
Viene dato un posto privilegiato allo studio dei documenti:
essi consentono l’accesso alle
fonti e un confronto tra le fonti stesse e le interpretazioni che
possono scaturirne, senza subi
re la sintesi dei compilatori dei
manuali di storia.
Per l’italiano, una lettura sociologica delle novelle del Boccaccio, vista come occasione
straordinaria per capire la società comunale nei suoi multiformi
aspetti e nelle sue divisioni sociali. La novella diviene un do
cumento storico. Lo studio di
Galileo Galilei si presta ad un
lavoro interdisciplinare in quanto interessa la storia, la filoso
fia, la fisica e l’italiano. Così pure rilluminismo.
Come evangelici, ci può interessare in particolare l’indagine
sull’origine dell'era costantiniana e del potere dei papi, il lavoro sulla Riforma e Controriforma scelto, insieme ad altri
argomenti, da una terza magistrale all’inizio dell’anno, dopo
che la classe aveva discusso con
l’insegnante quali questioni privilegiare, sulla base di una con■sultazione dell’indice dei capitoli del libro di testo. Ma al di
là di questi punti particolari, è
l'opera nel suo insieme che può
e deve interessare i catechisti
delle nostre chiese, pastori e
non, in vista di un insegnamento che passi — anche in questo
campo — dal monologo al lavoro di gruppo.
Le condizioni indispensabili
per questo tipo di lavoro sono
essenzialmente due: classi poco
numerose e biblioteche di classe. Classi non numerose in quanto i gruppi devono essere al
massimo 5, di quattro o cinque
elementi ciascuno come massimo, per poter fare un lavoro
serio che coinvolga tutti. Questo significa che le classi non
dovrebbero mai superare i venticinque elementi e che la battaglia sindacale per classi che
non superino i venticinque allievi è una battaglia importantissima sia per l’occupazione sia
per qualsiasi tentativo di nuova
didattica.
Oriana Bert
(1) A. Casella, Una proposta
alternativa per le Superiori: il
lavoro di gruppo; prefazione di
Guido Guazza, Musolini editore,
Torino, ottobre 1976, pp. 110,
L. 1.800.
«Osiamo
dirti Padre»
Tu che preghi ogni giorno,
dimmi: quali sono i pensieri, le
richieste, le intercessioni che rivolgi al Padre che ti vede e ti
ascolta?
Sii sincero: ogni giorno le stesse cose, le stesse persone. E così
giri in tondo e ti isoli sempre più
nel tuo ristretto orizzonte spirituale.
Hai bisogno di un aiuto: tanti
credenti di tempi diversi, di paesi diversi, di formazione diversa,
con tante diverse esperienze di
vita interiore e di impegno di
servizio al Signore, sono lì per
arricchire di contenuto le tue
preghiere, aprire le finestre ddla
tua anima a visioni nuove, toglierti dalla tua solitudine che ti
pesa, dalla routine che ti fossilizza.
E tu che preghi raramente o
che non preghi mai, e non sapresti più come, perché e per chi
pregare, ma che senti in te un
gran vuoto e un bisogno insoddisfatto di Dio — hai bisogno
anche tu di un aiuto: l’aiuto che
ti viene da coscienze, da anime,
da cuori che si sono aperti al colloquio con Dio e possono richiamarti giorno dopo giorno al tuo
dovere e al tuo privilegio di parlare con Colui che solo può dare un senso alla vita.
Questo aiuto l’abbiamo a portata di mano: ci viene da tanti
figliuoli di Dio, le cui aspirazioni, invocazioni, intercessioni sono state raccolte dal pastore Liborio Naso nel volumetto « Osiamo dirti Padre » col sottotitolo:
« Preghiere per ogni giorno dell’anno ».
È presentato da una prefazione quale solo Luigi Santini poteva scrivere. Eccone alcune frasi:
« Questa raccolta dice le prime
sillabe di un colloquio che ognuno è personalmente impegnato a
continuare. È invito all’umiltà e,
ancora più a fare propria l’esperienza di altri credenti. Nella
preghiera spesso è una fede, un
modo di ricevere il messaggio
evange'ico, che si esprime con una chiarezza, una genuinità senza pari... Nelle nostre comunità
evangeliche, piccola parte del popolo di Dio, vi sono tanti umili
— colti o incolti che siano — i
quali trarranno da queste pagine conforto, edificazione, ma soprattutto riceveranno la parola
umana che talvolta ci manca per
dire al Signore quello che lo Spirito indica... ».
Perché non ti faresti questo regalo in vista di Nata’e e del nuovo anno? Perché non acquisteresti questo libro diverso da tutti
gli altri (Ed. Claudiana, L. 1.500)
per regalarlo a un parente, a un
Gustavo Bertin
(continua a pag. 8)
^ Il rapporto Chiesa-Mondo nella
Teologia Protestante contemporanea
rii
W. Pannenberg
■ Il futuro della Chiesa e il
futuro del mondo sono al
centro della riflessione teologica di Wolfhart Pannenberg
(nato nel 1928), un rappresentante della nuova generazione di teologi protestanti.
« Cercate per prima cosa il
Regno di Dio, e tutte le altre
cose vi saranno sopraggiunte » aveva detto Gesù a chi si
preoccupava per le necessità
quotidiane : la preoccupazione centrale della Chiesa —
ricorda Pannenberg — deve
essere il Regno di Dio, se essa vuol rimanere fedele al
messaggio di Gesù.
Il Regno di Dio, annunciato da Cristo, non è limitato
alla comunità dei credenti,
ma orientato verso il futuro
del mondo e di tutta l’umanità ; per questo « la Chiesa
si può capire soltanto in rapporto al mondo ».
Pannenberg osserva che
spesso la Chiesa ha assunto
un atteggiamento di superiorità rispetto al mondo, come
se potesse ignorarlo: mentre
« il rapporto fra la Chiesa e
il mondo è determinante per
l’autenticità della sua vocazione ». Pannenberg ricorda
che i sociologi della religio
ne hanno descritto i vari modi in cui la Chiesa concepisce il suo rapporto con la società : la Chiesa in opposizione al mondo della comunità secolare ; la Chiesa come parte di tale mondo; la
Chiesa come fattore di trasformazione del mondo. L’attesa del Regno di Dio spiega
l’inseparabilità di fatto esistente fra Chiesa e mondo.
La Chiesa, come comunità
escatologica, animata dall’attesa e dalla speranza, è considerata da Pannenberg un’anticipazione dell’umanità nuova, una umanità posta sotto
la Signoria di Dio e del suo
Spirito. Ma lo Spirito di Dio
è già presente « ora » nella
Chiesa, « La Signoria di Dio
non è semplicemente nel futuro, così, da lasciare l’uomo
a non far niente se non attendere tranquillamente il
suo arrivo. No, è una caratteristica della proclamazione
del Regno di Dio da parte di
Gesù, che futuro e presente
sono inestricabilmente intrecciati ».
« La Chiesa è fedele alla
sua vocazione solo nella misura in cui anticipa e rappresenta il destino di tutta
l’umanità, la meta della storia. Il significato che la Chiesa ha per il mondo dipende
dal grado della sua dedizione a questa vocazione universale e umanizzatrice. Cristo
indirizza la Chiesa verso il
Regno di Dio che è al di là
della Chiesa. La Signoria di
Cristo si realizza ovunque
l’uomo prende coscienza dell’avvento del Regno di Dio e
vive in coerenza con questa
consapevolezza : la dottrina
sulla Chiesa non comincia
dalla Chiesa, ma dal Regno
di Dio, il regno della giustizia e dell’amore ».
11 nostro mondo attuale —
osserva Pannenberg — con
le sue ingiustizie e brutalità,
dimostra la distanza che lo
separa dal Regno di Dio, che
è un regno futuro, un regno
che viene.
La Chiesa, nella società secolare, dà all’individuo la
possibilità di prendere parte,
ora, al destino definitivo della vita umana. Questo è il
mandato della Chiesa, e, se
essa gli è fedele, il suo particolare contributo. Tutte le
forme secolari della vita sociale possono offrire soltanto una soddisfazione preliminare, provvisoria; la Chiesa
mette la persona in rapporto
con la pienezza finale della
vita, promessa nell’avvento
futuro di Dio.
G.G.P.
5
17 dicembre 1976
Umanità della Parola
Rifiuto della critica: intransigente fedeltà o intima insicurezza?
invito a tutti ad essere teologi
Un
« come » legpare esseare
Il problema del
gere la Scrittura
centrale nel dibattito odierno.
Dopo che lo avevo ripreso nel
mio articolo « Il rinnovamento
della Chiesa solo nel confronto
con la Parola », abbiamo ricevuto due contributi che a quel testo, per vie diverse, fanno riferimento. Riteniamo utile pubblicarne le parti essenziali, nella
convinzione che essi possano essere utili proprio al « confronto » cui ogni credente è chiamato con la realtà della Scrittura
e nello stesso tempo, come conseguenza, utili al « rinnovaménto ».
Mi pare che comunque risalti
chiaramente da questi scritti la
difficoltà reale nella quale ognuno di noi si trova quando si tratta di comprendere un testo del
passato.
L’intenzione di quel mio scritto era comunque quella di dire
che è impossibile sfuggire alla
umanità della rivelazione di Dio.
E intendevo sottolineare che
Dio parla nella umanità se lo
vogliamo ascoltare. Nulla è più
lontano da me dell’idea che la
scrittura sia solo un insieme di
parole da analizzare, studiare
ecc., senza volontà di obbedienza a Colui che nella Scrittura
si rivela.
Vorrei citare una parola del
prof. Vittorio Subilia, tratta dal
suo pregevole libro: Sola Scriptura, autorità della Bibbia e libero esame: « Il rifiuto aprioristico della critica, la stanchezza
o il rifiuto di fronte alla critica
e alle sue risultanze, sono veramente una espressione di intrangente fedeltà o piuttosto di intima insicurezza di uno spirito
che si ferma di fronte alle apparenze contrarie e non sa vedere
che cosa c’è dietro il filologico,
lo storico, l’umano, il problematico? Diciamo meglio: non sa
vedere che non c’è accesso alla
rivelazione, alla Parola di Dio,
se non attraverso quel filologico, quello storico, quell’umano,
quel problematico della Bibbia,
che mettono in crisi tutte le
pseudo-evidenze e le loro illusorie sicurezze.
Certo vi può essere una critica che si limita al filologico e allo storico, ma allora non si traila più di una critica teologica,
di una critica biblica, nel senso
che non considera la Bibbia come il documento umano che testimonia di una parola non
umana: una simile critica ha
diritto di cittadinanza nella chiesa soltanto a condiziorie di essere una disciplina ausiliaria al
servizio di una istanza che la
sunera e l’istanza che la supera
è la voce di Colui che testimonia di se stesso attraverso il filologico e lo storico delle SctìIture e che determina la decisione della fede o della incredulità » (pag. 40-41). Il mio discorso non voleva essere un ammonimento ai non teologi a tacere
per lasciare solo ai teologi il diritto di dire qualcosa di sensato, all’opposto, era e vuole essere un invito a tutti ad essere
teologi.
Non si può più?
C’è una parola che m’ha colpito e che ho sentito già un’altra volta dal pastore Giorgio
Toiirn. Ripeto il passo di Bellion: « Non è più possibile leggere la hihhia in maniera fondamentalista ».
È vero che tanti teologi^ del
nostro tempo non sono più in
grado di leggere la bibbio, alla
maniera dei padri. Anch’io ne
ho sofferto una volta, perché la
bibbia era stata muta per me
quanto alla Parola di Dio. Tutto quello che leggevo era solo
un testo da analizzare, da valutare, da criticare. In quel tempo ero un uomo, un pastore, veramente povero, privo di ogni
Parola di Dio. perché una parola della bibbia che prima di essere accettata come Parola di
Dio deve essere criticata non è
più Parola dell’Iddio vivente. La
sua efficacia non dipende più
da quello che ci è stato detto
ma da professori e commenti e
finalmente - dalla mia propria
opinione. È questo il vero guaio
della teologia moderna: ci toglie la chiamata immediata della Parola della Scrittura Sacra.
Se fosse infatti così come lo
esprimono Bellion e Tourn, povera generazione odierna! Perché nessuno — né teologo né
laico — potrebbe più leggere la
bibbia e avere una Parola di Dio
senza la tutela di teologi o ài
commenti. Saremmo del tutto
separati dai padri, che vivevano
dalla bibbia compresa come
scritta.
Ma grazie a Dio che questo
stato di cose può essere vinto
da Dio, e si arriva, come l’ha
sperimentato il grande teologo
Carlo Barth a un punto che ci
permette di conoscere bene tutti i risultati della teologia critica e alto stesso tempo leggere
la bibbia in uno stato d’animo
molto semplice, aperto ogni secondo per una chiamata di Dio
che può parlare attraverso la
bibbia in un modo diretto, come una volta ha parlato a Valdo o a Lutero o a Janavel e ai
nostri antenati.
Sono convinto che tanti buoni pastori di ogni chiesa consentiranno: la teologia! moderna deve essere studiata per essere esperti di questa materia
(io non vorrei avere pastori che
non hanno studiato), ma deve
essere studiata per essere superata.
Siamo dunque lietissimi che
si può, da laici e anche da teologi, leggere la Parola di Dio
semplicemente come sta scritta
cosicché Dio la possa usare da
mezzo per parlare alla nostra
anima. Di questa Parola vive la
Chiesa...
Herbert StoUreiter
E’ ancora cristiano?
Signor Direttore,
solo saltuariamente leggo « La
Luce » ma, comunque, provo
sempre molta amarezza nel vedere l’impostazione politicizzata
del giornale...
Il Dr. Frache prende lo spunto da una frase in cui accennavo alla possibilità che le genezioni di credenti che hanno cantato l’inno « Innalzate il vessil
della croce » potessero anche intendere, oltre alla libertà dal
peccato la libertà dalla schiavitù in cui il cattolicesimo teneva gli italiani. Egli osserva che
l’autore di tale inno, Teodoro
Pietrocòla Rossetti, non avrebmai cornmesso « l’errore di mettere sullo stesso piano i problemi umani con la realtà eterna
della salvezza in Cristo, la cui
proclamazione ha costituito lo
scopo principale della sua vita ».
Vorrei osservare che è da dimostrare che qualcuno compia questo errore di porre sullo stesso
piano proclamazione di Cristo e
problemi umani: si tratta di far
scendere la proclamazione di
Cristo nei problemi umani, il
che è, mi pare, diverso. Egli prosegue poi:
Il fatto più grave è, però, che
il caso citato è solo sintomatico
di una situazione tragicamente
diffusa. Scorrendo infatti le vostre pubblicazioni ed ascoltando le vostre trasmissioni radiotelevisive si ritrova, con tristezza e sconforto, il linguaggio di
persone che, ormai, non sanno
più parlare di Dio agli uomini e
si riducono a ricalcare ed a proporre, spesso con umilianti conformismi, le tematiche che il
mondo non credente predica. Mi
sembra che il vostro messaggio
abbia perduto quasi compietamente la dimensione divina e
che, nonostante questo, consideriate ancora tale messaggio come pienamente cristiano. Credo
invece che un esame sincero e
non preconcetto della predicazione di Cristo e degli Apostoli
non permetta di avallare questa
vostra convinzione e, anzi, mostri come il Cristianesimo, lungi dal disconoscere le ingiustizie
e le prevaricazioni di questo
mondo, sia però indirizzato al
nocciolo del problema esistenziale dell'uomo: la sua relazione
personale con Dio. È qui, alla
condizione dell’uomo come perduto e morto davanti a Dio, che
il nostro messaggio si deve riferire: se non saremo noi, i cristiani, a portare il lieto annuncio della salvezza, della riconciliazione e della pace in Cristo
chi potrà dare un raggio di luce
agli uomini? E questo messaggio non si porta disquisendo
sull’atteggiamento, della DC o
del PCI, sui pericoli dell'inflazione e della deflazione, sulla
lotta di classe e sull’abbattimento delle .strutture borghesi ma
predicando « Cristo crocifisso...
potenza e sapienza di Dio » in
vista della conversione delle persone talché, come Gesù afferma,
vi sia « in cielo allegrezza per
un peccatore che si ravvede »...
Roberto Frache
_____SULLA RELIGIOSITÀ’ DI P. JAHIER
Preghiera solitaria
fuori di ogni chiesa
A seguito della bella rievocazione di Piero Jahier fatta da F.
Giacone (Eco-Luce del 26 nov.),
mi sia consentito di aggiungere
qualche breve nota relativa alla
religiosità del Jahier; problema
assai vasto, naturalmente, e da
affrontare con uno studio approfondito, soprattutto tenendo presente il legame con il poeta francese Paul Claudel. Era questi un.
cattolico integralista (aristotelico, lo definisce Jahier!), ma di
una spiritualità profonda: Jahier
ne apprezzò molto l’opera, ne fu
amico, si avvicinò anche al suo
animo con reverente interesse
(Claudel aveva 16 anni di più):
’’Per me — scriveva egli a proposito dello stile del poeta francese — che fin dall’infanzia ero stato formato sulla Bibbia (avevo
studiato l’ebraico e leggevo i salmi in originale), quel linguaggio
poetico non aveva nulla di ostico. Quell’atmosfera di profetismo, quei versetti, quelle immagini pesanti e carnali... mi erano vicine, espressioni familiari e
naturali. Così si esprimevano ancora i miei zii valdesi, sempre in
attesa del Millennio...”.
Ora, nell’epistolario JahierClaudel si trova una pagina assai interessante per capire un po’
della religiosità di P. Jahier.
Alla fine del 1915 Claudel aveva
scritto: "E allora è proprio vero
che lei non vuole vivere nella
certezza? (Alludeva alla fede perduta da Jahier e alla possibilità
di un recupero della medesima
nella grande chiesa). Io la credevo un uomo perfettamente sano, un vero figlio della terra latina: ma vedo che non è facile
sbarazzarsi della maledizione
protestante! Ed io oggi non riesco a comprendere più come ci
si possa privare della certezza,
o meglio della verità,... Non c’è
che la verità che possa far ma
le, perché non è stata fatta per
noi, ma per se stessa... a differenza di tutte le teorie eretiche
e filosofiche sapientemente pasticciate secondo il gusto del
giorno...”.
Qualche giorno dopo Jahier rispondeva: ”... Penso che la certezza di cui mi parlate sia quella
ecclesiastica, di cui mi parlavate
stamane a Francoforte come di
una necessità assoluta. Ebbene,
caro maestro, io credo che il Dio
del Cristo che mi ha formato
per la verità (’inquietum est cor
nostrum donec requiescat in
te’) possa accettare la mia preghiera solitaria fuori di ogni
chiesa. Lui che ha sostenuto la
mia debolezza durante quest’anno così amaro. E se egli dovesse
abbandonarmi perché non appartengo a nessuna chiesa, io
stesso non abbandonerò lui.
Mi perdoni, caro maestro a cui
devo tanto, ma ho proprio timore talvolta che lei sia romano
prima di essere cristiano, e che
l’amore dell’istituto del ’cuius
regio, huius religio’ sia in tei più
grande che la carità. E possibile
questo?
Lei mi parla di ’maledizione
protestante’. Ora, i 39 maledetti
eretici di nome Jahier che hanno sofferto il martirio della fede
nelle montagne del Piemonte, sono morti tanto per me quanto
per lei, poiché sono morti per la
Chiesa Cattolica Triorifante, se
non per la chiesa miKtante che
ti ha perseguitati.
Tuttavia la mia fede è ancora
ben debole e tremolante. L’ho
appena riacquistata”.
Le parole di Jahier, come si vede, sono severe: Claudel non tornò più sull’argomento.
Esse ci permettono forse di
capire meglio il dramma^ spirituale dell’uomo Piero Jahier.
Augusto Armand Hugon
ASSÉMBLEA DI CHIESA A MILANO SU "FEDE È POLITICA”
Ritorno alla Bibbia
confronto con la
in un
storia
L’Assemblea di Chiesa che ha
avuto luogo domenica 21 novembre era stata convocata per
riprendere le indicazioni sinodali di rilanciare neH’ambito delle singole comunità il dibattito
sul tema « Fede e politica ». La
introduzione al dibattito, presentataci dal past. Soggin, ha
sottolineato che pietra miliare e
unico fondamento della Chiesa
è l’ascolto della Parola di Cristo, ovvero un’implicita confessione della signoria di Gesù in
un quadro universale, inteso co
DAL DOCUMENTO PREPARATORIO
________________DELL’ASSEMBLEA DI MILANO
Alcune tesi sommarie
sul tema «fede e politica»
1. Al dibattito sull’impegno delle chiese nel campo politico
soggiace un problema teologico di fondo: vi è infatti un confronto
tra la teologia del « risveglio » e la teologia « confessante ».
2. La prima punta sull’appello alla conversione individuale, al
distacco dal mondo, preoccupata della salvezza dell’anima. La seconda, prendendo le mosse dall’autorità della Parola di Dio sulla
totalità della vita, reclama l’impegno dei credenti per una testimonianza del nuovo mondo di Cristo nel contesto della storia.
3. Ci sono anche due modi di leggere la Bibbia; un modo più
o meno letterale che accetta come Parola di Dio l’intera testimonianza biblica; ovvero un modo storico critico che cerca di scoprire la Parola di Dio nell’umanità della Scrittura, che risente della mentalità e dei condizionamenti degli uomini che l’hanno scritta.
4. Dal fondamento teologico e dal metodo di lettura biblica derivano due modi diversi di affrontare il problema « fede e politica» Il primo rifiuta ogni presa di posizione nel campo politico,
considerandola un compromesso con il mondo. Ma rischia allora
di diventare indifferente a sistemi sociali spesso caratterizzati dall’ingiustizia e dalla violenza. Il secondo ritiene di dover vivere e
testimoniare la fede anche sul piano politico, non per organizzare
una società pseudo-cristiana, ma nella ricerca della giustizia e di
un rapporto nuovo tra gli uomini. Rischia di sembrare ispirato da
ideologie politiche, ma vuol affermare la confessione della fede in
Cristo « incarnata » nella storia di tutti.
me visione globale che non pone preclusione alcuna alla realtà materiale o al momento socio-politico. L’annuncio della
Resurrezione del Cristo è un
solenne impegno che deve essere onorato dalle comunità cristiane de facto (e non con vacue parole spese al vento) con
l’obbligo di essere fedeli testimoni in tutti i molteplici aspetti della realtà vivente.
Quale posizione dunque nei
confronti di tutta la teologia del
Risveglio che ebbe tanta fortuna a cavallo del secolo? Il concedere alla testimonianza del
Cristo un valore limitato al solo campo interiore ne riduce le
immense proporzioni. A riprova
di ciò l’evidente dimostrazione
che la teologia del « Risveglio »,
mirante alla conversione individuale, al distacco dal mondo
e alla separazione dalle problematiche della storia, non è riuscita a comprendere la portata
a vasto respiro dei grandi eventi che hanno lasciato indelebile
impronta sul nostro secolo, quali le due guerre mondiali, la rivoluzione russa e le lotte alle
dittature nazi-fasciste. Fu invece
merito della teologia barthiana
e successivamente della chiesa
confessante, operante tra mille
difficoltà nella Germania hitleriana, il riscoprire l’ampio valore della fede in Gesù Cristo,
come mandato operativo per
non sottrarsi alle innegabili responsabilità che ci impone il
contesto della storia in una testimonianza coerente agli impegni assunti nei confronti della
società. Sono due modi antitetici e contradditori di intendere
la missione affidataci dal Cristo.
Nella chiesa valdese si sono
sempre vissute queste contraddizioni. A titolo di esempio il
past. Soggin ha ricordato l’ordine del giorno presentato al
Sinodo l’8 settembre 1943 (data
di grandi riminiscenze storiche)
dal pastore Subilia, con un esplicito invito all’umiliazione e al
ravvedimento, successivamente
ritirato, poiché ritenuto « eccessivamepte politico », dopo gli interventi pro e contro di molti
rappresentanti dell’intellettualismo valdese dell’epoca. La lettura dello storico documento,
alla luce della mentalità odierna e del mutato quadro storicopolitico, non ha suscitato in noi
le particolari reazioni esplose
quando venne proposto.
Perché allora ci troviamo in
un momento di crisi? Già in
passato abbiamo avuto modo di
discutere ed esaminare il testo
di Giorgio Tourn «Una chiesa
in analisi » che identifica le attuali difficoltà con la disintegrazione dei valori comimitari. Lp
contrapposizioni classiste, mascherate dietro il paravento di
im comodo interclassismo, hanno condotto all’emarginazione
forzata dei ceti più umili che
oggi faticano a riconoscersi in
un modello di chiesa avulso dalla stretta realtà dei problemi
quotidiani. C’è dunque, a tutti
i livelli, un vuoto di comunione.
L’unica speranza di ovviare a
questa situazione a breve termine va ricercata in im « ritorno
alla Bibbia», inesauribile fonte
di giuste ispirazioni in un confronto con la storia. Troppe volte in passato si è sorvolato sugli inviti, espressi anche dal Sinodo, di affrontare un comime
ascolto della Parola del Signore.
Il dibattito è stato altamente
produttivo e stimolante. Data la
impossibilità di esaurire l’argomento in un pomeriggio, si è
deciso di proseguire la ricerca
nell’ambito dei gruppi quartierali, ove ciascuno di noi può
portare un contributo senza inibizioni causate da timidezza.
Mario Rossi
6
17 dicembre 1976
cronaca delle valli
Chiesa Riformata di Francia - Sinodo Regionale di Viviers
PRAMOLLO
Un modo diverso di lavorare Consiglio comunale
Affrontato il problema della comunicazione nella chiesa - Documento
sull’etica sessuale e familiare
Da alcuni anni a questa parte la Chiesa Riformata di Francia e le chiese riformate dei
paesi confinanti hanno iniziato
una serie di rapporti che si vanno di anno in anno approfondendo. Così è ormai una consuetudine che il I distretto invii due suoi rappresentanti al
Sinodo regionale della zona con
noi confinante (Centre-AipesRhóne) e che il II Distretto invii invece suoi rappresentanti al
sinodo regionale della zona nizzardo-marsigliese. Naturalmente
anche alle nostre Conferenze distrettuali partecipano inviati
deile rispettive “regioni" francesi. Si sono inoltre avuti contatti di corpo pastorale e un altro è programmato per il prossimo anno.
È questa una ripresa di contatti estremamente interessante,
che può essere molto utile per
le nostre chiese, come appare
dalla relazione del nostro rappresentante al sinodo di Viviers.
Abbiamo partecipato a Viviers
neU’Ardèche al Sinodo della regione Centre-Alpes-Rhóne della
chiesa riformata di Francia. È
la regione che confina con le nostre valli e, da alcuni anni, vi è
un reciproco scambio di delegati
per le rispettive assemblee.
Il Sinodo comprendeva 204 delegati con voce deliberativa più
un certo numero di membri di
varie commissioni ed alcuni invitati, in tutto circa 300 persone.
Era dunque per noi interessante
innanzi tutto vedere, da un punto di vista formale, come si svolgevano i lavori in un’assemblea
così numerosa. Il Consiglio Regionale aveva preparato con cura ogni cosa, facendo pervenire
ai delegati con molto anticipo i
documenti ciclostilati, ed aveva
preparato tutta una serie di proposte per la formazione del seggio (il moderatore del sinodo era
già stato eletto l’anno prima) e
per 1 ordine dei lavori. Le formalità iniziali sono così state sbrigate in meno di 15 minuti (quanto tempo risparmiato nei confronti delle nostre assemblee e
del nostro sinodo!).
Altro aspetto positivo: la brevità degli interventi, poche frasi
quasi telegrafiche, due o tre interventi soltanto superiori ai 5
minuti!
I lavori si sono poi svolti parte
in seduta plenaria e parte (per
gli argomenti di fondo) divisi in
16 gruppi.
I due grossi problemi discussi
nei gruppi e poi in assemblea sono stati a) la poca comunicazione fra gli organismi ecclesiastici
e la base; b) l’etica sessuale e
familiare.
Sul primo argomento si è constatato come spesso le tematiche
discusse nell’ambito dei sinodi,
delle conferenze ed anche dei
concistori, non sono recepiti dalla base; per risolvere questo problema si è detto che da una parte le tematiche discusse dovrebbero essere il più vicino possibile alla realtà della vita dei singoli membri, e che dall’altra bisogna sviluppare l’informazione
con tutti i mezzi.
II secondo argomento era stato proposto dal Sinodo Nazionale a tutte le comunità e preparato da un lungo questionario che
toccava i vari aspetti dell’etica
sessuale e familiare. Le comunità avevano fatto pervenire le loro risposte che erano poi state
inviate ai delegati. Come è facile
immaginare la discussione aveva
suscitato reazioni opposte. « Alcuni — ha scritto nel suo rapporto il Presidente del Consiglio Regionale — si sono scandalizzati
che la chiesa parli di sessualità,
dimenticando però che si tratta
di etica sessuale e familiare. Altri invece hanno constatato con
soddisfazione che possiamo finalmente parlare di qualcosa che
ha a che fare con la nostra vita
quotidiana e che riguarda tutti.
Per discuterlo non è necessario
essere teologi ».
Vi era una certa attesa da parte della stampa sulle decisioni
che il sinodo avrebbe preso. È
stato però chiaramente detto
che, come protestanti, non si
trattava di stabilire delle leggi,
ma di porre il problema di fronte alla responsabilità dei singoli.
Nella discussione non si è però
andati molto a fondo. Abbiamo
avuto l’impressione che vi era il
timore di apparire da una parte
troppo legalisti e dall’altra troppo permissivi. Il problema è acuto in Francia soprattutto nelle
città, per una assai diffusa contestazione giovanile contro il modello familiare, spesso ipocrita,
di una società che non è poi così
esemplare.
Alla fine la discussione si è
concentrata su un documento
che è poi stato votato non come
presa di posizione ufficiale, ma
come orientamento dell’assemblea.
« ... La sessualità è una dimensione fondamentale della vita
deH’uomo. Esprime la capacità
e la vocazione di ogni essere umano alla relazione con l’altro,
come lo dice la Bibbia e come lo
scoprono le scienze umane. La
sessualità è buona: ciò che è
’’peccato”, secondo le scritture,
sono le relazioni falsate fra l’uomo e Dio e fra gli uomini. L’atto
sessuale è una delle espressioni
della sessualità ma non l’unica.
Noi crediamo che Cristo apre
un mondo nuovo: il matrimonio
ed il celibato, l’importanza presa
dalla cellula familiare ed il mondo del sesso sono relativizzati
dalla venuta del Regno di Dio. È
la speranza di questo Regno che
sdrammatizza i fallimenti vissuti
in queste relazioni, porta il perdono e rende possibile una vita
nuova. Per questo la Chiesa non
può trasformare l’evangelo in
norme o ricette, o servirsi della
scrittura per definire un modo
unico di vivere la sessualità né
proporre un modello unico di
riferimento.
Quanto alle relazioni sessuali
noi crediamo che esse realizzano l’unione di due corpi, cioè di
due esseri interi e li impegnano
in una volontà di vita in comune
e di durata: perciò non sono mai
senza significato.
Noi crediamo che, per la grazia di Dio, la fedeltà nell’amore
è possibile... ».
Anche per le varie votazioni a
scrutinio segreto non si è perso
molto tempo (fatte prima degli
intervalli i delegati votavano uscendo e lo spoglio avveniva, per
opera degli assessori, fuori dei
lavori del sinodo). Il Consiglio
Regionale, composto di 10 pastori e 10 laici (età media 44 anni)
durerà in carica per tre anni,
presidente è stato rieletto il past.
Monsarrat.
Il sabato sera vi è stata una
conferenza di Tullio Vinay al
quale avevano chiesto di parlare
sul tema « Pastore e Senatore ».
« Non mi piace di essere chiamato senatore nelle nostre comunità, ma sono contento di essere
chiamato pastore al Senato ». Ha
poi spiegato le ragioni della sua
scelta in accordo con tutto Tim^
pegno della sua vita. « Non mi
hanno chiesto di essere candidato per le mie capacità politiche,
ma per il messaggio di fede e di
speranza che potevo portare ».
L’assemblea ha seguito con molto interesse e nelle domande si è
vista molta simpatia e partecipazione.
Alcune ore di dibattito sono
state dedicate al giornale regionale « Réveil » (il nostro Bollettone) che esce 10 volte all’anno.
Si è chiesto di averne 12 numeri
perché tutti hanno sottofineato
la sua validità come orgmo di
collegamento e di informazione.
Responsabile è il past. Lelièvre.
I culti sono stati tenuti dal pastore A. Maillot che ha fatto rivivere il libro dei Proverbi con
molta vivacità e con molto humour.
R. Coìsson e L. Marchetti
Il Consiglio Comunale si è
riunito in sessione straordinaria
venerdì 10 c. m. alle ore 20,30
nella sede municipale.
Fra gli , argomenti all’ordine
del giorno riveste una particolare importanza per la popolazione quello riguardante l’approvazione delle tariffe per la
raccolta dei rifiuti solidi urbani a domicilio. Tali tariffe sono
state fissate nel modo seguente:
per le abitazioni si pagheranno
L. 100 al m^ per gli alberghi
L. 150 e per i negozi L. 200. Nel
fissare le tariffe per alberghi e
negozi si è tenuto conto del fatto che i negozi di Pramollo sono tutti di piccole dimensioni,
per cui la cifra da pagare non
risulta elevata, mentre gli alberghi ricoprono una superfìcie più
vasta. Per il momento il servizio di raccolta riguarda solo le
borgate in cui già esisteva; si
estenderà in seguito a tutte
quelle in cui sarà necessario.
• Il contratto d’affitto dell’Alpe
del Colletto, per una cifra di
L. 70.000 annue, è stato rinnovato per la durata di due anni.
• Era stata fatta una richiesta
di preventivo a diverse ditte per
l’acquisto di attrezzature per i
parchi gioco, tra tutte quelle interpellate è una di Ponte Palestre (Inverso Porte) quella che
ha preventivato il costo minore,
per cui il Consiglio non ha esitato nella scelta del fornitore.
• Durante la settimana scorsa
i membri della Commissione Distrettuale hanno effettuato la
prevista visita di chiesa, presiedendo fra l’altro le riunioni
quartierali e il culto di domenica 12. Per i messaggi rivoltici li
ringraziamo sentitamente.
______FRALI - ASSEMBLEA POPOLARE
Solidarietà
con gli amministratori
Sabato 11 c. m. si è svolto un
incontro tra l’Amministrazione
comunale e la popolazione. L’intenzione deH’iniziativa era di
stabilire e mantenere un contatto tra amministratori e amministrati, in modo che le decisioni corrispondano ai reali
interessi della popolazione.
Si è discusso a lungo sul problema della viabilità, che è uno
dei problemi maggiori di questo comune. Il Consiglio è stato sollecitato a intervenire presso la Provincia per ottenere un
maggiore interessamento per le
condizioni della strada provinciale.
Il Sindaco ha risposto che
l’intervento c’è stato, ma purtroppo gli stanziamenti della
Provincia sono condizionati dal
Mille
sulla
difficoltà
strada del tempo pieno
stiamo assistendo, da un po’
di tempo, ad un rinascere di attacchi e critiche nei confronti
del tempo pieno e della scuola
integrata, da parte di persone
che spesso non esitano a fornire informazioni errate e giudizi avventati, nel tentativo di
bloccare qualsiasi rinnovamento all’interno della scuola. Il risultato è confusione e disorientamento tra i lavoratori.
Perché questa nuova serie. di
attacchi? Forse queste persone
si sono rese conto che i tentativi di rinnovamento all’interno
della scuola non sono più riconducibili a casi isolati (S. Giovanni e Nino Costa), ma stanno nascendo, sotto diverse forme, in quasi tutte le scuole elementari (S. Lazzaro, Torre Pellice, Villar Perosa, Porte, Miradolo, S. Germano). L’idea che
finalmente la scuola cambi provoca tanto panico da far invocare, per chi lo chiede, « l’alternativa » della scuola tradizionale.
È indispensabile in questa situazione chiarire ancora una
volta che:
1. - Una scuola che copra un
arco di tempo più lungo risponde alle richieste di molti lavoratori che hanno il diritto di
aver un servizio adeguato alle
loro esigenze di orario.
2. - Questo servizio non deve
esaurirsi in un « parcheggio per
bisognosi » ma deve dare la possibilità di realizzare un’effettiva
promozione attraverso il recupero delle capacità individuali.
3. - Per questo è necessario
che la traduzione pratica delle
scelte politiche non sia lasciata
unicamente alla buona volontà
dei lavoratori della scuola, in
una situazione in cui:
a) lo Stato boicotta le sperimentazioni (tempo pieno, scuola integrata, adozione sperimentale, classi aperte) tagliando i
fondi per il materiale, per le
strutture, per le mense e i trasporti, ed emanando circolari
che limitano ancora di più e a
volte contraddicono le indicazioni dei decreti delegati;
b) gli Enti locali non si investono del problema scuola attraverso scelte politiche che rispettino le esigenze prioritarie
dei lavoratori (si è visto per
esempio a Pinerolo e in numerose altre zone per il problema
della mensa scolastica e per la
formazione della equipe psicomedicn-nedagogica) ;
c) lo autorità scolastiche
utilizzano il proprio ruolo per
imporre limitazioni alle possibilità di lavoro degli insegnanti
che hanno fatto determinate
scelte politiche e didattiche, come è successo a Miradolo, dove
sono stati concessi posti di tempo pieno poi ritirati, senza motivazioni effettive: o là dove il
Direttore si è rifiutato di consegnare le cedole librarie a genitori e insegnanti che volevano
portare fino in fondo la lotta
per l’adozione sperimentale dei
libri di testo;
d) l’insegnante si trova di
fronte a mille ostacoli se vuole
acquisire una nuova professionalità, basata sul lavoro di gruppo, sulla ricerca collettiva, attraverso un utilizzo in questo
senso delle 20 ore, mentre l’aggiomamento è oggi indispensa
bile per tutti gli insegnanti, e
non solo per quelli che operano
nelle classi sperimentali.
L’effettiva ed efficiente realizzazione della scuola a tempo
pieno, come è già stato ribadito, non può più essere affidata
solo alla buona volontà di quegli insegnanti che ci lavorano,
perché questo discorso è strettamente collegato a quello più
generale della riforma della
scuola, se si vuole che tale riforma rispetti i contenuti emersi dalle lotte di lavoratori e studenti in questi anni.
Bisogna contrastare in tutti i
modi possibili i tentativi di soffocamento della sperimentazione nella scuola, soprattutto bisogna evitare che si perpetui
l’isolamento in cui le sperimentazioni in atto operano, se si
crede che per mezzo di esse si
possa dare un contributo alla
realizzazione di una vera Riforma della scuola.
Coordinamento delle scuole
a tempo pieno - CGIL-CISLUILrScuola Zona di Pinerolo
SAN SECONDO
I nostri fratelli Vieri e Sandro Odino, dei Brusiti, sono stati colpiti inaspettatamente dal
lutto per l’improvvisa morte della loro congiunta Delia Odino,
avvenuta a Pinerolo. Il funerale
si è svolto nel nostro Tempio,
con il pastore Marco Ayassot.
Esprimiamo ancora ai nostri
fratelli la viva partecipazione di
tutta la Comunità.
la ristrettezza finanziaria in cui
si dibatte questo ente. Lo stanziamento per i paravalanghe è
servito per le opere di consolidamento della curva della Gianna, mentre le opere di consolidamento ai Tre ponti si sono
mangiati lo stanziamento stabilito per la riasfaltatura del tratto (jianna-Pomeyfré. Alcuni interventi hanno però fatto osservare che bisogna continuare a
insistere, perché altre zone sono servite molto meglio della
nostra.
Il giovane Breuza ha poi sollevato la questione della strada
comunale di Rodoretto, che necessita di urgenti lavori di consolidamento. Anche qui però bisogna fare i conti con le possibilità finanziarie del Comune,
che sono naturalmente assai limitate. Comunque lavori di riparazione sono già stati effettuati.
Ma l’argomento più importante, che il Sindaco ha enunciato
chiaramente in apertura di riunione, era quello dell’atteggiamento che si deve avere verso
il Consiglio comunale, dopo poco più di un anno di amministrazione. E qui la risposta della popolazione è stata chiara:
l’operato del Consiglio può e deve essere discusso, ma contemporaneamente gli amministratori possono contare sulla solidarietà della popolazione. La risposta è venuta prima di tutto
dalla partecipazione: la sala del
Consiglio era piena, e va sottolineato che i minatori, appena
tornati dal lavoro, alle 22, sono
intervenuti quasi al completo
per portare il loro contributo
alla discussione.
In questo quadro, le lettere
di minaccia ricevute dal Sindaco, a firma di sedicenti « Brigate Mussolini », si sono rivelate
come un episodio isolato, anche
se non da trascurare. Comunque, chi ricorre a questi mezzi
non può sperare di ottenere un
seguito a Frali.
Per facilitare il vostro compito abbiamo accluso un modulo
del nostro conto corrente postale. Grazie!
I.. 5.060 annuo ordinario
L. 10.000 annuo sostenitore
c.c.p. 2/33094
Gli abbonamenti all’Eco-Luce
si ricevono anche presso la Casa
Valdese di Torre, dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 12.
7
17 dicembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
BOBBIO PELLICE
Il culto di domenica 12 dicembre è stato presieduto dal pastore Roberto Nisbet al quale va il
ringraziamento della chiesa per
il suo messaggio.
• Domenica 19, nel corso del
culto, avrà luogo una assemblea
di chiesa per la elezione di due
anziani per i quartieri di Villa
Superiore e Villa Inferiore; sarà
anche discusso il preventivo di
spese per il 1977.
• AU’ospedale Cottolengo di
Pinerolo è nato Ivan, secondogenito dei coniugi Giuliano e Elda
Charbonnier di Cëstèl.
S. GERMANO
_________________CHISONE
• Sabato 11 dicembre ha avuto luogo l’annunciata serata sul
tema « Una civiltà al tramonto », con diapositive e commento ad opera di responsabili del
gruppo etnografico della Pro
Pinerolo. Come si ricorderà vi
era già stata a Pinerolo una
mostra fotografica sullo stesso
tema. La Corale locale ha cantato una dozzina di canti intonati al tema. Ringraziamo quanti hanno contribuito alla riuscita di questa serata che ha visto
la presenza di parecchio pubblico.
• Nel corso della settimana dal
13 al 19 dicembre avranno luogo i seguenti incontri; martedì,
14 riunione quartierale ai Gianassoni; mercoledì, 15, ore 14.30,
festa di Natale deU’Unione femminile; venerdì 17, ore 15, visita
dell’Unione Femminile all’Asilo;
sabato 18, ore 20.30, culto a Porte; domenica 19, ore 9, prova
generale della Scuola domenicale e del II anno di catechismo
per il culto del 26; ore 10.30,
culto; ore 15, riunione di appello. Ricordiamo ai membri della
corale locale e di quelle viciniori che desiderano partecipare a
questa riunione di trovarsi alle
ore 14.30 precise nel tempio.
• Domenica 12 dicembre, nel
corso del culto, ha avuto luogo
una breve assemblea di chiesa
per stabilire il preventivo di
spesa per l’anno 1977. Torneremo su questo argomento.
• Ricordiamo gli incontri della
settimana di Natale:
Martedì, 21 e giovedì, 23 dicembre, ore 20,30: culto liturgico di
avvento. •
Sabato 25 dicembre, ore 10 (e
non ore 10,30, come erroneamente annunziato nel taollettone),
culto di Natale con Santa Cena
e canto Corale.
Domenica 26 dicembre, ore
10,30, culto organizzato dalla
Scuola domenicale e dal secondo anno di catechismo. Nel pomeriggio, dopo il pasto consumato in comune, canti, diapositive, giochi.
Si chiede a tutti i genitori e
ragazzi della scuola domenicale
o a chiunque desidera partecipare al pasto del 26 di prenotarsi entro domenica 19 dicembre. Si ricorda che verrà servito
solo un primo caldo. Per il resto ognuno «'orterà quello che
crede.
i.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 18 al 24 dicembre 1976
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pelllce
Tel. 91277
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Domenica 19 dicembre 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
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Domenica 19 dicembre 1976
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( Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 21 dicembre 1976
FARMACIA MUSTON
( Dr. Menassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Pellìce: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pel lice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G.Tel. 90.884 -90.205
TORRE PELLICE
Ogni venerdì pomeriggio, il
movimento per la testimonianza Evangelica, si riunisce, alla
Casa delle Diaconesse, per pregare per il risveglio e come chiesa
siamo riconoscenti per questo
spirito di intercessione. « Il vento soffia dove vuole, e il messaggio di Gesù si rivolge a tutta la
chiesa » chiedendoci di stare attenti all’ora del Regno di Dio,
che viene. Afferriamo dunque l’ora presente l’ora della Salvezza
per adempiere la volontà di Dio
con tutte le nostre forze.
Numerosissimi sono coloro che
desiderano manifestare la loro
simpatia fraterna alle famiglie
immerse nel lutto. In tali occasioni il messaggio dì vita e di risurrezione annunciato dal Pastore Nisbet è sempre come un
richiamo alla vigilanza e alla speranza.
Il 16 gennaio 1977, riuniti in
assemblea, nella Foresteria, ci
rallegreremo, coll’aiuto del Signore, di dialogare fraternamente su vari punti discussi nell’aula
Sinodale.
« E così scorrono gli anni e noi
ce ne voliamo via, ma o Signore
tu sei stato per noi un rifugio
d’età in età. Insegnaci dunque a
così contare i nostri giorni, che
acquistiamo un cuore savio.
La grazia del Signore Iddio nostro sia sopra noi e renda stabile
l’opera delle nostre mani ». Salmo 90.
COAZZE
Rorà: la sala diventa
luogo di incontro
RORA’
Nella sua abitazione, dopo alcune degenze in ospedale dove
aveva purtroppo dovuto subire
un grave intervento chirurgico, è
deceduto domenica scorsa il fratello Giacomo Guderzo, di anni 63.
I funerali, presieduti dal pastore Rutigliano, che durante il suo
ministero a Coazze aveva seguito il fratello Giacomo nelle varie
fasi della sua malattia, hanno avuto luogo lunedì pomeriggio
con una larga partecipazione di
amici e conoscenti intervenuti
per circondare la famiglia in lutto del loro affetto e della loro
simpatia.
II Signore della resurrezione
e della vita eterna aiuti e sostenga i cuori afflitti.
VILLASECCA
Ricordiamo sempre con simpatia cristiana Elena Viglielmo nella sua sofferenza a causa dell’età
molto .avanzata.
• Auguriamo una celere guarigione ed un prossimo ritorno a
casa a Ester Clot di Combaga,
riño-.
• Ci siamo tutti rallegrati nel
Signore vedendo Aldo Clot partecipare al culto di domenica 5
corrente mese, dopo una lunga
assenza causata da un incidente
sul lavoro nel mese di aprile.
Testimonianza
Evangeiica
Vaidese
La sera di domenica scorsa si
è svolta nella Casa delle Diaconesse la 13" assemblea alla presenza di oltre cinquanta persone. Dopo l’inno di apertura e la
lettura di alcuni passi della Sacra Scrittura, si è aperta la discussione sui diversi punti all’ordine del giorno.
Certo si è che le voci che circolano secondo cui Testimonianza Evangelica operi per una scissione fra i Valdesi sono assolutamente false e semplicemente ridicole: Testimonianza Evangelica Valdese vuole semplicemente
lavorare per una più stretta collaborazione di lavoro, di presenza e di risveglio in seno alle singole chiese fra tutti i loro membri.
Domenica prossima, 19 dicembre, nel tempio valdese di San
Germano Chisone avrà luogo alle
ore 15 un Culto di Risveglio e di
Appello rivolto a tutti i Valdesi.
La colletta andrà a favore del locale Asilo dei Vecchi.
Con la partecipazione di una
sessantina di persone ha avuto
luogo la domenica 12 il pranzo
comunitario subito dopo il culto, preparato da alcune sorelle
e da alcuni giovani della comunità. « È da diverso tempo che
non si vedevano più tante famiglie insieme durante un pranzo
comunitario » hanno osservato
diverse persone. Ci auguriamo
che questa possibilità di ascoltare insieme la Parola di Dio e
di riflettere, informare, sui diversi problemi ed impegni del
nostro tempo, si possa ripetere con regolarità.
Durante il culto è stata pre
sentata alla comunità per il battesimo, Valeria, di Guido Rivoira e Amalia Tourn.
Nel pomeriggio è stata ricordata l’importanza deH’informazione che ci offre « L’Eco delle
Valli » ed è iniziata la campagna abbonamenti per il 1977.
Una serie di diapositive sui
paesi e chiese dell’Est europeo
ha intrattenuto la seconda parte della giornata. Ringraziamo
Luciano Rivoira per le sue belle diapositive.
• Domenica 19, con inizio alle
ore 14, Natale dei bambini alle
Fucine con il bazar delTUnione
femminile. Un fraterno invito a
tutti.
Un riconoscimento
e un invito
Abbiamo ricevuto questa lettera che
volentieri pubblichiamo. E quello che
manca lo aggiungiamo noi: c. c. p.
2127051 intestato a Istituti Ospitalieri Valdesi - 10066 Torre Pellice.
Al termine del ricovero di una mia
cara congiunta presso l’Ospedale Valdese di Pomàretto desidero pubblicamente esprimere un vivo ringraziamento per l’assistenza prestata dai medici e
da tutto il personale.
L’assistenza altamente qualificata
non è mai stata disgiunta dall’impressione di essere considerati come « persone » e non come casi clinici. Desidero sottolineare questo aspetto che
mi è parso essenziale ed estremamente incoraggiante per i pazienti ricoverati e le loro famiglie...
Per questo motivo, alla mìa modesta
offerta di L. 50.000, faccio seguire un
invito a tutti coloro che sono sensibili
a questo tipo dì assistenza di cui abbiamo estrema necessità oggigiorno :
diamo un aiuto ed un segno di collaborazione a queste persone che si sono
impegnate in questo senso, in modo
che esse possano essere messe in grado
di continuare e di migliorare ancona
il loro lavoro.
Pia Falchi
ANGROGNA
È Stato distribuito in questi
giorni il n. 7 del notiziario del
Comune. Tra le notizie segnaliamo una serie di riunioni quartierali per discutere il bilancio preventivo del nuovo anno. Queste
riunioni si terranno rispettivamente: al Martel, venerdì 17 alle ore 20.30; a Pradeltorno, domenica 19 alle ore 9; al Capoluogo, domenica 19 alle ore 15; a
Buonanotte, domenica 19 alle 20.
Le riunioni si terranno nelle
scuolette valdesi salvo quella del
Capoluogo che si terrà nella sala
del Comune.
• Durante la settimana verrà
distribuito, nei diversi quartieri,
la lettera circolare delle comunità valdesi delle Valli.
• Sabato 11 si è riunito il Concistoro che ha fissato gli orari
(riportati sulla circolare) dei culti natalizi ed ha, fra le altre cose, dibattuto problemi concernenti i nostri stabili.
Un problema rimane sempre
aperto, ed è quello delle contribuzioni. Non tutti sentono allo
stesso modo la corresponsabilità
nell’autonomia finanziaria della
chiesa. Il problema verrà prossimamente affrontato nelle riunioni quartierali.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Ricordando i 1 dott. Pellizzaro
Venticinque anni addietro —
poco più poco meno — giunse a
Luserna S. Giovanni Paolo Pellizzaro e fummo tra i primissimi a farne la conoscenza e interessarci per la sua sistemazione. A quel momento nel Comune v’era carenza di medici e la
cittadinanza giudicò provvidenziale tale arrivo.
Tuttavia, la presenza non fu
gradita « come collega » ed il
suo inserimento fu purtroppo
assai difficoltoso.
Qualunque altro sanitario —
data la situazione — non avrebbe sentito il coraggio di fermarsi, ma il dott. Pellizzaro — anche a motivo della nostra solidarietà — s’apprestò fiducioso
ad intraprendere l’attività che
doveva dimostrarsi preziosa, ed
a poco a poco i mutuati affluirono al suo ambulatorio.
Nello spazio di brevi anni pervenne a crearsi una salda situazione, mentre cresceva, appaiata, la riputazione di professionista serio, che gli valse tra l’altro, l’assunzione in due Comuni
viciniori, quale medico di condotta.
A questo punto intendiamo
passare a presentare l’uomo e
lo faremo servendoci di un pa
ragrafo delTorazione funebre
pronunciata al tempio dal pastore Taccia, in maniera altamente significativa:
« ...siamo accorsi numerosi per,
rendere la nostra testimonianza
di affetto e riconoscenza al dott.
Paolo Pellizzaro apprezzato non
solo per le sue capacità professionali, ma per il profondo senso di umanità che animava il
suo rapporto con gli altri.
Nella dedizione per i suoi ammalati esprimeva bontà, pazienza, naturalezza e grande semplicità. Con lo stesso spirito
unito ad una profonda fede, ha
affrontato e sopportato con lucidità professionale e con forza
d’animo, la malattia che doveva por fine ai suoi giorni. La
sua fede e la sua semplicità si
è espressa nella scelta del salmo 23 che amava rileggere : « Il
Signore è il mio Pastore; nulla
mai mi mancherà ».
Altre considerazioni sono superfiue e chiudiamo esprimendo con tutto il cuore il nostro
cordoglio e la nostra simpatia
alla 94enne mamma del dottore
ed alla tanto provata signora
Iole. La pace del Signore le accompagni.
Gustavo Albarin
VILLAR PELLICE
Pubblico numeroso e attento,
in una atmosfera familiare, per
il concerto di musica e canto in
preparazione del Natale.
Nella tradizione del « concerto
prenatalizio » offerto dalla Corale di Villar-Bobbio si è inserita
quest’anno la novità di musiche
per flauto. È stato così possibile
apprezzare il lavoro veramente
ottimo di un gruppo di giovani
allievi della Signora Gisela Lazier, a cui vanno i ringraziamenti di tutti i partecipanti.
Nel corso della serata il pastore Ayassot ha rivolto un messaggio natalizio, nel quale ha ricordato alla comunità che Natale significa la fine di ogni p>aura,
perché Dio è venuto in mezzo agli uomini e vuole stare con loro.
Particolarmente apprezzato un
corale di un compositore contemporaneo sulla melodia dell’inno
14 deirinnario cristiano.
Doni « Eco-Luce »
Sig.ra Ricca, San Germano L. 1.000;
Fatele Angelo, Pescolanciano 500; Baridon Silvio, Roma 5.000; Vigano Xenia, Milano 5.000; Lentini Giuseppe,
Francia 1.330; Oliva Nicola, Vasto
1.000; Bertalot Ada, Luserna 1.000;
Malatesta Guglielmo, Torino 1.000;
Faraci Vincenzo, Caltanissetta 1.000;
Jalla Graziella, Torre Pellice 2.000;
Long Silvio, Lugano 5.000; Cairus
Luigi, Luserna 1.000; Turin Riccardo,
Luserna 5.000; Poet Sylvan, U.S.A.
700; Serafino Ettore, Pinerolo 5,000;
Jouvenal Roberto, Torino 1.000; Rivoira Luciano, Torino 2.000; Simoncinì
Silvana, Cogoleto 500; Scroppo Filippo, Torino 2.000; Gay Marcella, Pinerolo 20.000; Ayassot Ernestina, Roma
1.000; Tamburini Rosa, Livorno 10
mila; Ferrari Felice Arquata 1.000;
Antonioli Carlo, Charvensod 5.000;
Jalla Graziella, Torre Pellice 5.000
Trobia Ester, Pachino 2.000; N. N
30.000; Jalla Renata, Luserna 10,000
Schenone Federico, Genova 1.000; Tes
soni Cinzia, Parma 2.000; Moret Emilia, Svizzera 1.500; Rivoira Emma,
Roma 1.000; Peyrot Elena e Maria,
Genova 5.000; Palmieri Ida, Pescara
2.000; Chadima Judith, Verona 500;
Ispodamia Bruno, Sampierdarena 5
mila; Stossinger Traudì, Germania
2.500; Coisson Mathieu Ida, Torre
Pellice 1.000; Jalla Ermanno, Bordighera 500.
Grazie!
Continua
RINGRAZIAMENTO
I figli e i familiari del Compianto
Fedele Cogno
di anni 85
commossi per la dimostrazione di stima e affetto verso il loro caro, ringraziano quanti con parole, scritti, fiori
e partecipazione gli sono stati vicini,
e in particolar modo i Sanitari e Personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo reparti Trauma e Pronto Soccorso,
i Sigg. Pastori M. Ayassot e A. Taccia,
i vicini di casa, e le Autoscuole.
Luserna S. Giovanni, 17 dìe. 1976.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Valente e Baridon ringraziano tutti quelli che hanno voluto partecipare al loro lutto per la
scomparsa della Prof .ssa
Elda Baridon-Valente
avvenuta il 10 dicembre.
Torre Pellice, 17 dicembre 1976.
8
8
17 dicembre 1976
« Meglio
che
attivi oggi
UOMO E SOCIETÀ' Ancoro repressione
in Sud-Africa
domani »
Dove sono finiti i ragazzi di Soweto?
Con questo slogan, sia pure un
po’ semplicistico ma efficace, gli
oppositori alle centrali elettronucleari portano avanti la loro campagna allo scopo di additare ai
futuri utenti i pericoli dati appimto dalle centrali elèttriche
che funzionano con l’energia atomica. Notevoli manifestazioni
hanno avuto e hanno luogo in
Francia, in Germania, in Svezia,
in Gran Bretagna, da parte dei
cittadini più sensibili al problema. Non sono inoltre mancate
prese di posizione da parte di
fisici, matematici, chimici, biologi, àgronomi, ecc.
Già il nostro settimanale si è
occupato di questo argomento e
ricordiamo che anche neU’ultima
riimione del comitato centrale
del Consiglio ecumenico delle
Chiese è stata sottolineata la necessità di un pubblico dibattito,
largàmente aperto nei confronti
di questo « paradosso deH’energia nucleare che offre la prospettiva di un immenso potenziale
da un lato e dairaltro un rischio
immenso ».
20 CENTRALI
PER L’ITALIA
La cosa ormai interessa pure
molto da vicino il paese in cui
viviamo dato che il piano italiano prevede la costruzione, entro
10 anni, di venti centrali da mille megawatt caduna, delle quali
qualcuna è già in cantiere. Non
staremo qui a esporre il problema dal punto di vista tecnico,
né da quello affaristico/industriale, ma essenzialmente da un punto di vista della convenienza per
11 benessere e la salute degli uomini presenti e soprattutto futuri.
La questione elettronucleare
ha preso particolare consistenza
a partire da una data fondamentale (come la definisce il settimanale « Il Mondo » che ha svolto
un’approfondita inchiesta nel suo
numero del 1° dicembre scorso).
Quel giorno i paesi esportatori
di petrolio, riuniti nell’OPEC, decidevano la quadruplicazione del
prezzo del greggio. Questo fatto
pose al mondo occidentale un
duplice problema: il forte aumento di costo di questa fonte
di energia e la limitatezza della
sua disponibilità nel tempo. Da
allora in poi si sono avuti altri
aumenti e nei prossimi giorni,
il 20 dicembre si avrà probabilmente un altro rincaro.
Alcune nazioni sono già corse
parzialmente ai ripari: ad esempio la Gran Bretagna e la Francia si sono rimesse a sfruttare intensivamente le miniere di carbone, già abbandonate, mentre
gli Stati Uniti hanno ripreso il
cosiddetto « progetto Indipen
“Osiamo
dirti padre,,
(segue da pag. 4)
amico, in buona salute o infermo, in età matura, o nel declinare della giornata della vita? Q in
piena giovinezza. Sì anche ai giovani questa raccolta di « aneliti,
invocazioni, appelli a Dio, e anche di intercessioni, ringraziamenti, lodi e dossologie » come
dice l’autore — può essere di
grande aiuto, perché non è vero
che i giovani non sentano il bisogno di Dio, di entrare e rimanere in contatto con Colui che
« dà forza allo stanco, e accresce
vigore a colui che è spossato ». I
giovani sanno per esperienza la
fatica e la stanchezza. Anche « i
giovani scelti vacillano e cadono,
ma quelli che sperano nell’Eterno acquistan nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono
e non si stancano, camminano e
non s’affaticano ». (Isaia 40:
29-31).
dence » che prevedeva lo sfruttamento del petrolio in Alaska.
ENÉR6IA PIU> PULITA 0
PEfllOOLU PIU’ SICURO?
Di fronte al motto già citato
nel titolo, si contrappone quello
altrettanto semplicistico ma assai più equivoco che definisce la
energia nucleare come la « fonte
di energia più pulita, economica
e sicura ». La còsa è assai opinabile perché i pericoli ci sono e
per di più non sono ancora né
del tutto prevedibili né cofttrollabili. Un guasto, una rottura dell’impianto possono trasformare
ùJla centrale nucleare in uno
strumento di distruzione e di
morte. Altro problema, reale ed
ineliminabile, è quello delle cosiddette « scorie radioattive » e
cioè di quei rifiuti che a loro
volta (oltre a mantenerla) originano nuova radioattività che si
misura in secoli e in millenni.
C’è addirittura chi ha già pensato di spedire in orbita questi rifiuti, così l’uomo diventerà l’inquinatore interplanetario.
Ma numerosi altri sono i pericoli e citiamo ancora il surriscaldamento ed inquinamento delle
acque impiegate per il raffreddamento; la possibilità di usare il
plutonio radioattivo per costruire bombe atomiche; l’eventualità
di sabotaggi esterni (come il lancio di un aereo contro una centrale); quella di sabotaggio interno che, per essere evitato, limiterebbe in modo grave la privacy e la libertà degli addetti, sì
da portare ad organizzazioni di
tipo paramilitare.
Ma anche l’aspetto economico
non è dei più incoraggianti. A
parte il fattore « dipendenza »
da uno Stato produttore, il prezzo del’uranio ha avuto anch’esso
degli aumenti consistenti, per
centualmente assai più rilevanti
di quelli del petrolio, ed inoltre
i costi di produzione di un impianto nucleare risultano essere
tre volte superiori a quelli delle
centrali elettriche convenzionali.
Ecco perché si fanno studi (ed
è necessario approfondirli al
massimo) per sfruttare tutte le
altre fonti alternative, a partire
dall’energia idroelettrica che viene utilizzata solo da un minimo
dello 0,6 in Africa ad un massimo del 57 per cento in Europa.
Ma altre possono essere le fonti
che potrebbero per lo meno contribuire ad attenuare la crisi
energetica: la combustione dei
rifiuti, le maree e le correnti, i
venti, l’energia solare, quella geotermica data dai geyser e dai soffioni, gli idrocarburi derivati dalle sabbie e dagli scisti, ecc.
£ in questo clima ed in questa
situazione che aziende, politici,
managers, « esperti », giornalisti
ed altri giostrano attorno alla
« torta » dei 15 mila miliardi
(odierni) che lo Stato italiano
dovrà stanziare nei prossimi anni per le centrali nucleari da realizzarsi entro il 1985.
Come abbiamo già accennato,
non ci interessano qui i risvolti
politici, economici e tecnici della questione. Vogliamo ancora una volta sottolineare, senza ritenerci per questo dei moralisti o
dei « conservatori », i gravi rischi e le altrettanto gravi responsabilità che questo problema ci
pone, specie nei confronti delle
generazioni future: di fronte alle soluzioni puramente economiche o tecniche, non possiamo assolutamente trascurare o transigere sul fattore « qualità e protezione della vita »: lo abbiamo
fatto già troppe volte.
Concludendo, sarà bene tener
presente un’altra cosa: certo,
domani quando le centrali siano
in costruzione, avremo magari
anche il diritto di protestare
(forze dell’ordine permettendo),
ma certamente non saranno le
dimostrazioni e gli slogans a fermare una decisione già presa
per noi dal potere politico/economico.
Roberto Peyrot
Il Partito progressista dell’Africa del Sud ha chiesto spiegazioni sulla sorte di numerosi
bambini e adolescenti neri che
sonò stati arrestati in queste
ultime settimane à Soweto. Dopo un’aspra discussione col ministro della giustizia Jimmy
Kruger, Helen Suzman, deputato
di questo partito bianco di opposizione, ha ottenuto la promessa che saranno istituiti degli uffici della polizia speciale,
presso i quali i genitori neri potranno avere delle informazioni
sui loro figli detenuti. La polizia finora si è rifiutata di indicare il loro numero. Molti di loro hanno meno di 16 anni. In
un caso preciso la polizia aveva
arrestato un’intera classe di 63
allièvi col loro insegnante.
Le periodiche incursioni della
polizia hanno indotto molti genitori a mettere al riparo i propri figli fuori di Soweto. Così
più di 170 ragazzi sarebbero attualmente nei paesi vicini del
Botswana e del Swaziland. Altri
sono con dei parenti in diverse
regioni dell’Africa del Sud, lontano dai disordini di Soweto. Il
Consiglio delle chiese sudafricane e l’Istituto cristiano sono
sommersi da richieste di consiglio e di aiuto da parte di genitori che cercano di evacuare i
propri figli.
Mentre la polizia smentisce
che questi arresti siano stati arbitràri — servono a scoprire i
fautori dei disordini di queste
ultime settimane — Helen Suz:
man ha appreso per parte sua
che la polizia era passata di casa in casa, con la lista degli studenti alla mano, per arrestare
quelli che non avevano passato
l’esame di fine d’anno. Il boicottaggio degli esami era stato una
delle recenti azioni di protesta
dei giovani di Soweto. (SOEPI)
la legge della “detenzione senza giudizio”
La sig.ra Sally Motlana della
Chiesa anglicana del Sud Africa,
uno dei presidenti della Conferenza delle Chiese africane e vice-presidente del Consiglio sudafricano delle Chiese, è una delle
ultime vittime della legge sudafricana che autorizza la « detenzione senza giudizio ». Non si sa
ancora sotto quale accusa sia detenuta.
Il Consiglio sud africano delle
Chiese ha espresso la sua profonda emozione in seguito all’arresto della sig.ra Motlana e ha pubblicato una dichiarazione che
chiede alle autorità di riconsiderare la loro politica che impone
il silenzio al popolo stesso « a
cui dovreste rivolgervi ».
« Vogliamo esprimere il nostro
stupore — dice la dichiarazione
del Consiglio sud africano delle
Chiese — per la detenzione della
sig.ra Sally Mollane, vice presidente del Consiglio delle Chiese.
Ancora una volta eleviamo la più
vigorosa protesta contro la pratica della detenzione senza giudizio che si estende attualmente
su scala enorme in tutta l’Africa
del Sud, dato che la sig.ra Motlana è solo una delle ultime vittime di questa pratica.
Le autorità che applicano questa politica dovrebbero doman
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Stati Uniti ed eurocomunismo
Il 20 giugno sembra già molto lontano. Tutti ricordiamo
con quanta ansia l’opinione pubblica americana, soprattutto l’oligarchia dominante, osservava
allora l’Italia nel timore molto
diffuso, anche se infondato, che
una vittoria comunista delle elezioni, potesse provocare una
svolta politica ostile aU’America.
Qggi il clima è già molto diverso. Leggiamo su « L’Espresso »
(del 12.12.’76) che « un’eventuale
nuova politica nei confronti del
PCI ed altri partiti comunisti tro
verebbe orecchie non tutte sorde. Tanto più che fra i senatori
vi sono parecchi che seguono in
prima persona l’evoluzione della
situazione europea e alcuni anzi
sono addirittura all’avanguardia
nell’analisi e nell’interpretazione
dell’eurocomunismo. In un recentissimo rapporto della commissione Esteri, dedicato principalmente alla situazione porto
ghese, è scritto fra l’altro che
’’non solo è privo di praticità,
per gli uomini di Stato americani, escludere a priori la partecipazione dei partiti comunisti a
governi occidentali, ma sarebbe
invece saggio riconoscere che i
comunisti hanno qualcosa di positivo da portare al processo politico. In Italia è ampiamente riconosciuto l’apporto costruttivo
dei comunisti negli enti locali, e
questa loro efficacia ha spinto
gli altri partiti a cambiare".
La parte più interessante del
rapporto, però, è quella in cui si
esamina il significato dei cambiamenti avvenuti nei partiti co
munisti europei dal 1970 in poi.
Dopo aver affermato che i vari
partiti hanno abbandonato vecchi concetti come l’internazionalismo proletario e la dittatura
del proletariato, e che "praticano di fatto sempre meno il centralismo democratico", il rapporto dice: se "in Occidente le democrazie temono un’invasione di
cavalli di Troia (i comunisti camuffati da democratici), in Oriente temono la disintegrazione
del patto di Varsavia per l’infeZ.ione ideologica portata dall’eurocomunismo". E cosi prosegue:
"Se le obiezioni americane ai PC
europei derivano dal timore che
le misure economiche socialiste
che essi promuovono incidano
sui profitti di alcune multinazionali americane, allora vuol dire
davvero che la nostra politica è
guidata dall’imperialismo economico, come ci accusano i nostri
peggiori nemici. Ma se, come abbiamo sempre proclamato, la nostra prima preoccupazione è la
difesa della democrazia politica
occidentale, allora il nostro giudizio dovrebbe esser basato su
quanto di genuinamente democratico c'è in un partito comunista. La questione dei segreti della NATO è solo una divagazione.
La forza della NATO non sta tanto nei piani preparati a Bruxelles (molti dei quali possono essere facilmente dedotti dagli
strateghi sovietici), quanto dal
continuo impegno di ogni nazione della NATO, di combattere
per la propria difesa".
Atta fine (dice il rapporto) è
una questione di difesa. "Se crediamo davvero nella superiorità
della dentocrazia occidentale, dev’esser facile credere che gli altri possano esser convertiti a
quest’idea. In ogni caso, se i comunisti cominciano a far professione di fede nei diritti umani,
se dimostrano indipendenza da
Mosca, questa non è forse una
ragione di soddisfazione piuttosto che di paura?” ».
Si dice che il rapporto sia stato scritto dal senatore George
McGovern. Ma si sa di sicuro
« che il testo riflette le idee di
quasi tutti i democratici della
stessa commissione, e perfino di
alcuni repubblicani ».
Agli stessi uomini politici che
hanno fornito il raporto, è stato
chiesto se la comprensione delle
nuove ' realtà politiche significhi
pure che il Congresso sarà disposto ad approvare aiuti bilaterali.
« "Niente affatto”, è stato risposto. ’’L’epoca degli aiuti bilaterali è passata. Gli aiuti diretti che
gli USA vogliono dare, devono
essere riservati ai paesi sottosviluppati. I senatori e i rappresentanti sanno che, nonostante tutte
le crisi, il tenore di vita in Italia
e in Inghilterra resta assai alto.
Ci sono settori sociali, come i
centri metropolitani statunitensi,
che hanno più urgenti bisogni
delle città italiane o inglesi. Inoltre tanti problemi che sembrano
economici, in realtà sono politici; e non esistono aiuti economici che li possano risolvere" ».
(Da un articolo di Mauro Calamandrei).
darsi molto seriamente se questa politica conduce all’armonia
razziale che pretendono di perseguire. L’arresto di una personalità come la sig.ra Motlana prò-,
vacherà un senso di collera e di
amarezza ben al di là del Consiglio delle Chiese. Non possiamo
che fare appello alle nostre autorità: in nome di Dio, pensate
a ciò che state facendo, e non
imponete il silenzio al popolo
stesso al quale dovreste rivolgervi. (SOEPI)
Concordato
(segue da pag. 1)
mento. 11 prof. Peyrot ha concluso con una considerazione un
po’ amara: nel '29, egli dice, si
fece entrare il concordato nella
costituzione perché la Repubblica in quel momento era debole;
oggi assistiamo al contrario: è
nel concordato che si fanno
rientrare elementi costituzionali. Perché questo? Forse perché
la costituzione non ha più autorità di per sé? Oppure perché
si prevede che la costituzione
possa « saltare » da un momento all’altro e si cerca di salvare
il salvabile?
Come alternativa egli ha infine proposto di accantonare questi progetti e di lasciare che vadano avanti le trattative con le
chiese protestanti; da questo
confronto, egli ha asserito, potrebbero uscire delle proposte e
delle alternative che i parlamentari non si aspettano neppure
lontanamejite. Infatti, parità
non significa dare a tutti un vestito della stessa taglia e dello
stesso colore, ma dare a ciascu-'
no il vestito che più gli si addice.
In conclusione si può dire che
questa proposta di legge ci lascia piuttosto pessimisti, poiché
alla fin fine non si tratta di abrogare, neppure di ■ rivedere, ma
soltanto di rinverdire il tronco,
ormai secco, del Concordato.
Gomitalo di Redazione: Bruno
Bellion, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
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8 luglio 1960
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