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Anno V
numero
d©! 18
L. 2000
Spedizione
jrt. 2 comma 20/B legge 66
Filiaie di Torino
In caso di mancato reeapit
si prega resti
presso rU-Wi
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L'Editore si Impegna
corrispondere il diritt
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GRAZIA E VERITÀ
«La parola divenne uno di noi, si è
accampata in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell’unigenito figlio di
Dio, piena di grazia e di verità»
Giovanni 1,14
Lf IMMAGINE, nel prologo di Giovanni, della parola di Dio che si
accampa in mezzo al popolo d’Israele
è antica: allude alla precarietà dei luoghi sacri quando si vagolava per il deserto inospitale e ci si fermava, come
tribù seminomade, nelle vicinanze
delle città. La precarietà dei luoghi
(una tenda di convegno, l’arca, oggetti
simbolici, forse un altare di pietre del
luogo e qualche semplice paramento)
non voleva dire debolezza, rozzezza,
religione inferiore, al contrario, quella
frugalità cultuale sottolineava la libertà del Dio d’Israele. Così è del Verbo
di Dio in Gesù: egli non è prigioniero
delle categorie di questo mondo, con il
suo reticolo di interessi, compromessi,
violenze e morte. No, la Parola incarnata è sempre una parola di grazia e
la grazia è dispensata da Dio per amor
del suo nome. Dio non è una divinità a
disposizione, ma colui che accompagna il popolo degli eletti con il conforto della semplice presenza. Le implicazioni, per la chiesa, di questo punto
dovrebbero indurci a evitare qualsiasi
forma di religione scontata e garante
di un Dio che, evidentemente, non è
quello di Gesù il Cristo. La presenza di
Dio in mezzo al popolo, dunque, è affidata a un atto libero del Signore.
LLORA è possibile capire come la
Allora ep>
gloria del Signore non è da ricercarsi in tecniche di elevazione dello
spirito e di unione con l’assoluto. No,
la presenza di Dio e della sua Parola in
Gesù ci costringe a contemplare la gloria di Cristo non nei cieli che si aprono, ma sulla terra con tutti i suoi percorsi accidentati e le sue chiusure, laddove e quando il maestro vi camminò
come pellegrino. Per questa ragione
l’evangelista considera l’abbassamento
in sé e la crocifissione in sé come aspetti della gloria. Là la presenza sfolgorante, la «shekinàh» del Signore, risplende con tutto il suo fulgore. Sì, là
dove gli osservatori distratti non vedo
no che volgare ignominia. Essi forse
scoprono che l’umanità di Gesù non è
una degradazione della sua spiritualità, ma è la forma stessa della Parola
di Dio. Paolo apostolo vedeva l’incarnazione come umiliazione, abbassamento e svuotamento (Pii. 2, 6-11) ma
Giovanni la percepisce come forma
storica della gloria del Signore. Questa
visione della gloria esclude che la chic
M 0 altri soggetti possano essere accomunati a Gesù o, peggio ancora, pos
sano sostituirlo.
A questo punto si comprende in che
cosa consiste la gloria di Dio in
Cristo. La gloria è lo splendore della
presenza del Signore che s’individua
come grazia e verità. Non solo grazia,
perché l’incarnazione rischierebbe di
proporre una visione edulcorata della
tealtà e delle promesse di Dio a Israele
e alla chiesa; non solo verità, perché
fischierebbe di diventare la ragione
por giustificare esclusioni, accuse infamanti, prevaricazioni, lotte di religioGrazia e verità devono incontrarsi,
come dice il salmista: «La benignità e
ifl verità si sono incontrate, la giustizia
0 la pace si sono baciate» (Sai. 85, IO)
perché solo nell’incontro e nel coordi
fomento di grazia e di verità l’amore
ui Dio appare in tutto il suo splendore,
così lo percepì la donna samaritana al
pozzo di Sichar (Giov. 4, 25s). Là si
potè bere l’acqua viva che disseta
eterna. Sarà possibile per il popo
pu Israele e per il popolo dei credenti
Scisto incontrarsi sul terreno di gra
^ta e di verità?
Paolo Spanu
SKTTIMANAIÆ DKLl.K CIIIKSK KVAN(;KMCHK BA:rTISTEs MÆTQI>ISTE, VALSESI
I Terminata ad barare (Zimbabwe) l'VIll Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese
La «barca ecumenica» verso il 2000
Nonostante il forte disagio espresso dagli ortodossi, soprattutto russi, le 339 chiese membro
hanno rinnovato il loro impegno per l'unità dei cristiani. L'intervento di Nelson Mandela
PAOLO EMILIO LANDI
HARARE, Zimbabwe, 14 dicembre — L’ottava Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
quella del cinquantesimo anniversario, ha viaggiato sul filo del rasoio
per tutti gli undici giorni della sua
durata, ma la crisi del movimento
ecumenico è diventata visibile: il
capo delegazione ortodosso russo
Hilarión Alfeyev ha detto chiaro e
tondo che «noi rappresentiamo 100
milioni di cristiani {circa un quinto
dei membri del Cec, ndr) e o il Consiglio ecumenico cambia nella struttura e nella sua agenda, oppure saremo costretti ad andarcene». E
quando diceva agenda intendeva i
temi caldi dell’impegno sociale e
politico, delle donne nella chiesa,
dell’aborto e degli omosessuali. Lo
ha incalzato il delegato della chiesa
ortodossa in America, Leonid Kishkovsky: «Noi riconosciamo l’importanza della Riforma ma quella
storia non è la nostra. Il Cec è fondato troppo sulla cultura riformata». Immediatamente dopo, dalla
parte opposta della sala si è alzata
una giovane pastora anglicana. Rose Hidson Wilkin, che altrettanto
brutalmente ha gridato: «Vbr dite
che la nostra storia non è la vostra
mentre per me la vostra storia è anche la mia. Chiamiamo le cose con il
loro nome: qui non si tratta di differenza culturale ma di una lotta per
il potere. Noi donne non rinunceremo al nostro ruolo». Mentre la giovane donna si sedeva coprendosi il
viso per l’emozione l’assemblea
esplodeva in un applauso. Il baratro
tra le due anime del Cec si approfondisce ulteriormente.
Per un paio di giorni l’Assemblea
si è quietata negli hearings, le 5 riunioni di discussione più ristrette, su
la struttura interna del Cec e la sua
missione di testimonianza, la salvaguardia del creato, la giustizia,
l’unità visibile dei cristiani e la condivisione dei culti. Il pomeriggio si
succedevano gli incontri dei Radure
(che in shona, una delle due lingue
locali, significa mercato) in cui si
sono scambiate idee e provocazio
Una croce di tek con l’immagine dell’Africa aH’Assemblea del Cec (foto wcc)
ni, progetti e speranze. È stato uno
dei laboratori di riflessione più visibili dell’Assemblea. Poi l’elezione
del Comitato centrale: il compromesso è diventato evidente e nel
massimo organismo del Cec è stato
riconosciuto agli ortodossi un numero maggiore di rappresentanti.
Nonostante questo e la proposta di
cambiare il meccanismo decisionale (votare non su base democratica,
una chiesa un voto, ma sulla base
del consenso unanime) gli ortodossi
restano con un piede dentro e uno
fuori dal movimento ecumenico.
Così l’Assemblea ha centrato la
sua attenzione più sui rapporti al
suo interno che con la Chiesa cattolica. Anche su quel fronte l’awicinarsi del Giubileo ha mostrato più
chiusure che aperture. Il caloroso
messaggio papale non ha cancellato la sensazione diffusa tra i delegati che le celebrazioni del 2000 saranno una corsa delle confessioni
cristiane verso la visibilità e l’au
toaffermazione. La proposta del
Forum ecumenico, non un’organizzazione alternativa al Cec ma un
luogo di partecipazione aperto a
tutte le famiglie cristiane, ha riscosso interesse tra gli ortodossa che i
cattolici, ma in entrambi c’è ancora
perplessità sulle modalità di lavoro
del Forum. Jean Ficher, una delle
figure storiche del movimento ecumenico europeo, ha mostrato ottimismo: «Gli incontri di Basilea e di
Graz lo hanno mostrato bene.
Quando i cristiani di tutte le confessioni si riuniscono su un tema particolare, c’è spazio per il popolo ecumenico. L’ecumenismo può e deve
passare dal livello delle trattative
bi-trilaterali tra le istituzioni ecclesiastiche, a quello degli incontri di
base, dove minori sono le preoccupazioni dottrinali».
L’altro dato eclatante dell’ottava
assemblea è che il Cec arriva in Africa e l’Africa entra più visibilmente
nel Cec. Una plenaria dedicata inte
In vista del Giubileo cattolico in tv si limitano le voci più critiche
Protestanti «oscurati» nell'informazione religiosa
ramente ai temi caldi del continente africano (pace, giustizia, debito)
si è colorata di canti e danze tradizionali. Più tardi Aaron Tolen, uno
dei presidenti del Cec, presbiteriano del Camerún, ha detto: «È tempo
che ci sia un segretario generale africano ma non è questo che ci interessa maggiormente: il Consiglio ecumenico si deve impegnare sul tema
del debito, intervenendo ovunque è
possibile perché il debito delle nazioni del Sud del mondo sia cancellato». Di questo ha parlato anche il
presidente dello Zimbabwe, Robert
Mugabe, da 18 anni al governo (ha
in mano tutti i poteri, compreso
quello di intervenire militarmente
in Congo senza consultare il Parlamento), circondato da sette guardie
del corpo, ha rivolto una pressante
richiesta perché le chiese intervengano facilitando anche la ridistribuzione delle terre. Non sono mancate proteste per la mancanza di democrazia nel paese. Cadeva a proposito la celebrazione del 50° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani: i delegati hanno applaudito la decisione inglese di
estradare Pinochet. Ci sono crimini
contro l’umanità che devono essere
perseguiti sempre.
Domenica 13 è stata la giornata
più vivace per i 4.000 delegati e
partecipanti: mentre al mattino si
spargevano nelle chiese locali per i
culti, nel primo pomeriggio ascoltavano Nelson Mandela, premio
Nobel e simbolo della nuova Africa.
Accompagnato da un impressionante sistema di sicurezza, l’anziano leader ha mostrato la vivacità di
sempre, la sua visione profetica,
politica e religiosa insieme. Ha ricordato il ruolo delle chiese nei
grandi processi di cambiamento
del continente africano e ha incoraggiato le chiese a proseguire il loro cammino sulla via dell’unità visibile. Poco dopo nella grande tenda da circo allestita nell’università,
la cerimonia di recomitment in cui
le chiese rinnovano il loro impegno
per l’unità dei cristiani, riconfermando l’impegno preso ad Amsterdam nel 1948 (quando il Cec fu
fondato) e allo stesso tempo spingendo la barca ecumenica verso il
futuro che assomiglia un po’ al
tempo atmosferico di Harare: lampi di sole bruciante e docce fredde,
caldo umido e vento.
GIUSEPPE PLATONE
EGISTRIAMO oggi
«Ili
in Italia, da parte
di alcuni settori della gerarchia cattolica, nuove e
preoccupanti manifestazioni di protagonismo
confessionale tese a condizionare pesantemente
la vita pubblica». Questa
amara ma realistica impressione dell’ultimo Sinodo delle chiese valdesi
e metodiste mi è tornata
in mente pensando alla
trasmissione televisiva di
Gad Lerner dell’8 dicembre sulla Madonna: un asservimento totale all’ideologia mariana di romana chiesa. Ovviamente
nessuna voce protestante,
nessuna vera dialettica.
Una sinfonia sapiente
mente orchestrata. Idem
per la trasmissione su padre Pio e per quelle sulla
rinascita del sacro.
Nasce così l’impressione che i media pubblici
siano al completo servizio dell’operazione confessionale del Giubileo.
Su Maria però si è passata
la misura: «L’ultima trasmissione di Gad Lerner reagisce il teologo Paolo
Ricca - è stata presentata
secondo i canoni della
devozione mariana più
dozzinale. È mancata
qualsiasi riflessione critica sul culto mariano e le
sue modalità e i suoi dogmi mariani che tutta la
cristianità non cattolica
romana nega. Non si è
fatta nessuna menzione
di Maria nelle altre con
fessioni, si è parlato di
Maria come se il cristianesimo non fosse altro
che il cattolicesimo romano». Ovviamente la
trasmissione è piaciuta
moltissimo al quotidiano
di ispirazione cattolica
L’avvenire che l’ha definita «deliziosa». La gerarchia cattolica, pur sostenendo teoricamente il
«per Mariam ad Cristum»,
in realtà a Cristo non arriva. Si ferma a Maria, e soltanto a lei. Se la tradizione ortodossa mette sempre in braccia a Maria il
bambino Gesù, la tradizione cattolica romana
ha esaltato e isolato questa figura evangelica al
punto che senza di lei la
salvezza non pare neppure possibile. Nei confronti
di chi può fare una correzione cristologica si pratica una vera e propria
congiura del silenzio. In
altre parole i protestanti
sono oscurati.
Da questi e altri segnali
emerge una strategia di
avvicinamento al Giubileo che presenta un cristianesimo alla vaticana,
con una parola buona per
tutti e con un robusto rilancio di indulgenze, culto di madonne e di santi,
penitenze, riti e rilancio
del sacro che pensavamo
almeno ridimensionati se
non superati da secoli di
critica protestante. Inutile, mi pare, chiedere perdono agli eredi di Hus, di
Lutero e di Calvino se poi
di quella lezione non si
vuole imparare nulla.
Con questo numero termina il
sesto anno di Riforma. Saremo
di nuovo con voi con il numero
del 1” gennaio 1999.
Auguriamo a tutti un sereno
periodo festivo.
-^‘^^SPIRITUALITA......
Il Natale nel mondo
di ©VERNARECCI, SPANU, TAtWO
*
A PAGINA 3
EDITORIALE
Giovani e anziani
di PIERA EGIDi
A PAGINA 10
COMMENTO
Diritti umani e Pinochet
di MICHELE VELLANO
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 18 DICEMBRF
1^8
feste, non prendo
piacere nelle
vostre assemblee
solenni.
«L’angelo disse
loro: “Non temete,
perché io vi porto
la buona notizia
di una grande
gioia che tutto il
popolo avrà:
Oggi nella città
di Davide, è nato
«Guai a voi che
desiderate il
giorno del
Signore!
Che vi aspettate
dal giorno
del Signore?
Sarà un giorno
di tenebre,
non di luce.
Voi sarete come
uno che fugge
davanti a un
leone, e s’imbatte
in un orso; come
uno che entra in
casa, appoggia la
mano alla parete,
e lo morde un
serpente.
Il giorno del
Signore non è
forse tenebre e
non luce?
Oscurissimo e
senza splendore?
“Io odio,
disprezzo le vostre
Se mi offrite i
vostri olocausti
e le vostre offerte,
10 non le gradisco;
e non tengo conto
delle bestie grasse
che mi offrite in
sacrifici di
riconoscenza.
Allontana da me
11 rumore dei tuoi
canti! Non voglio
più sentire il
suono delle tue
cetre! Scorra
piuttosto il diritto
come acqua e la
giustizia come un
torrente
perenne!”»
(Amos 5, 18-24)
per VOI un
Salvatore,
che è il Cristo,
il Signore”»
(Luca 2,10-11)
IL GIORNO DEL SIGNORE
Il giorno del Signore, prima ancora che nell'esperienza personale, ha luogo nella
storia. In Gesù, Dio vince l'oscurità e la sua luce illumina il suo nuovo giorno
SALVATORE RAPISARDA
/ contemporanei del profeta Amos
vivevano una forma di Avvento. Attendevano il giorno del Signore come un giorno di luce, di vittoria, da
celebrare in un clima di festa.
Quale predicazione?
La denuncia di Amos
I
NVECE il profeta gela l’entusiasmo e iWimismo di Israe
le. Lo fa con argomenti etici, gli
stessi che i profeti Osea, Isaia,
Geremia useranno dopo di lui.
Per conto del Signore dice; «lo
odio, disprezzo le vostre feste...
le vostre offerte io non le gradisco... Scorra piuttosto il diritto
come acqua e la giustizia come
un torrente perenne». Annuncia
che il giorno del Signore sarà
«tenebre e non luce», sarà un
giorno di fuga senza riparo e
non un giorno di vittoria. Evidentemente il profeta aveva seri
motivi e l’ispirazione da parte di
Dio per mettersi all’opposizione
dei suoi contemporanei. Più
avanti, tuttavia, egli saprà anche
difendere Israele davanti a Dio.
Per ben due volte intercederà
per il popolo dicendo: «Signore,
Dio, perdona! Come potrà sopravvivere Giacobbe, piccolo
com’è?» (7, 2; 6). Adesso però la
sua parola è di denuncia, di rimprovero, annuncia castigo. Nel
nostro clima d’Awento, come
possiamo annunciare il giorno
del Signore? Useremo le parole
di denuncia di Amos, e così guasteremo la festa a chi ci ascolta,
o ci legge, oppure annunceremo
un messaggio piacevole?
Preghiamo
Signore, Dio nostro, ti ringraziamo perché molte volte
e in molte maniere hai parlato a noi tue creature.
Crediamo che la tua parola ci dona conoscenza e crea
in noi speranza, guida i nostri passi e rafforza le nostre
menti.
Confessiamo che talvolta abbiamo chiuso le nostre
orecchie al suono della tua voce e abbiamo ascoltato il
frastuono di altre bocche. Allora la nostra mente è stata
confusa e abbiamo brancolato lontano da te, temendo il
tuo volto.
Grazie ti diciamo ancora perché non ci hai abbandonati alla nostra paura o al chiuso del nostro nascondimento. Grazie per averci cercati, per averci trovati, per
averci riportati alla luce e alla comunione.
Signore, Dio nostro, ti preghiamo affinché l’esperienza
di redenzione che abbiamo fatto per tua grazia possa essere rinnovata e confermata, e ti preghiamo anche affinché tutte le tue creature possano incontrarti come il salvatore, il liberatore, il redentore.
Fa’, o Signore, che tutti possiamo incontrarti con gioia,
come si incontra un amico, un’amica, un padre, una madre. Fa’ anche, o Signore, che in te possiamo incontrare
le tue creature e stabUire quella comunione che ci fa sentire uni i nel vincolo dell’amore.
Quale autorità, quale investitura possiamo vantare per
annunciare l’uno o l’altro messaggio? È impensabile fare una
scelta senza una ricerca della
volontà di Dio e senza mettere
in conto un’alta possibilità di
sbagliare. Tuttavia, nella predicazione come nell’agire si tratta
di osare, come diceva Bonboeffer, senza nascondersi il rischio
del fraintendimento della parola
di Dio per l’oggi. Osare, tuttavia,
non ci esime dal dovere di compiere scelte meditate e sofferte.
Tuttavia, di fronte alla malvagità, all’ingiustizia, alla violenza
così largamente imperanti, si richiederebbe una forte parola di
denuncia. E ancora, di fronte alle troppe vittime dei soprusi, alle troppe discriminazioni, alle
troppe iniquità non possiamo
che pensare a una parola di
conforto, di speranza. Nonostante queste constatazioni affermiamo che la nostra predicazione non nasce dall’osservazione della storia, nasce piuttosto
dalla parola che Dio pronuncia
sulla storia e per la storia. Nel
primo caso sarebbe una parola
umana, che potrebbe essere
condivisa e ben accolta: nel secondo è una parola profetica,
che rischia di essere fraintesa,
ma è parola di Dio. La nostra
predicazione d’Awento, posta
di fronte all’alternativa tra denuncia e consolazione, deve
guardare alla parola e all’agire di
Dio. Essa dunque si fonda sul significato vero deH’Awento stesso. Un altro punto di partenza
potrebbe essere deviente.
ni in cui è in gioco la valutazione
di noi stessi e del ruolo che diamo a Dio nella nostra vita.
Dio in Gesù
La paura dell'incontro
Lì INCONTRO con il Signore
I può rendere insicuri i nostri
cuori, può metterci paura. Il
giorno in cui il Signore andò a
incontrare Adamo ed Èva per la
prima volta fu un giorno di paura. Nel sentire la voce di Dio,
cioè nel sentirlo avvicinare, Adamo si nascose e disse di avere
avuto paura (Gen 3, 10). Nel caso
di Adamo ed Èva, e di chiunque
ha l’onestà di identificarsi con
loro, rincontro con il Signore è
qualcosa di temuto, perciò da
posticipare il più possibile. Saremmo diventati incoscienti se
andassimo incontro all’Avvento
con la certezza di ricevere ri
compensa e non punizione,
gioia e non umiliazione. Confrontarsi con l’Avvento dunque
richiede grande senso di responsabilità. Un atteggiamento di superficialità, 0 troppo sicuro di sé,
rischia di far risuonare quel «razza di vipere» della predicazione
di Giovanni battista (Mt. 3, 10).
La nuova visione di Dio
Il senso dell'Avvento
L> AVVENTO avrà senso se,
I come per il profeta Amos,
significa la venuta, la manifestazione gloriosa del Signore. 11
centro dell’Awento è dunque il
Signore che viene, che si manifesta, che ci incontra. Di fronte
al Signore che viene, così come
viene il padrone della vigna a
pagare il salario ai suoi operai
(Mat. 20, Iss) o a chiedere il frutto (Mat. 21, 33ss), il nostro predicare la condanna o la consolazione non ha più senso, diventa
cronologicamente superato. Visto che il Signore viene, è giusto
che ciascuno lo incontri personalmente, senza mediazioni né
mediatori. Incontrare il Signore
è un avvenimento carico di conseguenze, e provoca in noi l’urgenza di prendere delle decisio
Lf INCONTRO con il Signore è
I anche il momento in cui oltre a prendere coscienza, così
come Adamo ed Èva, delle nostre responsabilità (disattese),
constatiamo il persistente progetto di Dio di salvarci e di salvare il mondo. Non si tratta di
comprendere quell’evento come
la trasformazione del dramma
in commedia, bensì di gioire
perché l’inconscia paura di Dio,
della punizione e della morte,
alla presenza di Dio si trasforma
in nuova possibilità di esistenza.
Nell’incontro con Dio ogni persona trova un nuovo inizio, una
vita nuova non più segnata
dall’irresponsabilità e della paura, ma dalla gioiosa certezza cbe
Dio è con noi, non più contro di
noi, ma con noi e per noi, per
farci uscire dalle tenebre. Ora
crolla ogni orgogliosa sicurezza
umana e avviene così il giudizio
sul nostro sentire; giudizio che
non consiste in una distribuzione di premi e di castighi alla fine
della vita, almeno della vita terrena, ma costituisce un nuovo
inizio. Ora si fa strada una nuova visione in cui al centro non
c’è più l’egoismo, il peccato, il
fallimento, ma Dio con il suo
amore capace di rigenerarci, di
fare di noi delle nuove creature.
IL giorno del Signore, prima
ancora che nell’esperienza
personale mai troppo profonda,
ha luogo nella storia. Lo comprendiamo dalla predicazione
dei profeti e dalla testimonianza
della chiesa primitiva. Dio ci incontra in maniera concreta, così
fisica da diventare carne in Gesù
di Nazaret, nel figlio di Maria. In
Gesù Dio è presente. L’Emmanuele è Dio e Gesù allo stesso
tempo. Il Vangelo di Luca, nell’annunciarci la nascita di Gesù,
ci parla di «una grande gioia che
tutto il popolo avrà» (2, 10). Così
quello non è un giorno di tenebre, bensì un giorno radioso,
perché incontrare il Signore
vuol dire incontrare la luce, la
verità, l’amore. Certamente non
è per i nostri meriti che quel
giorno è tutt’altro che tenebre. È
infatti l’amore di Dio che vince
l’oscurità. Le nostre colpe, per
quanto orribili, non riusciranno
ad offuscare la luce che Dio crea
per illuminare il suo nuovo giorno, l’inizio della sua nuova creazione.
Fuori dalla metafora di luce e
tenebre, fuori dalla dimensione
del giudizio con le sue condanne e le sue assoluzioni, Gesù ha
dato significato storico all’avvento del giorno de! Signore.
Egli l’ha qualificato come l’inaugurazione del Giubileo (Le 4,
18), del tempo dell’emancipazione degli schiavi, della liberazione dei prigionieri, della restituzione dei diritti perduti o confiscati. È anche il tempo in cui i
ciechi recuperano la vista per
non brancolare più nel buio, per
non avere più bisogno di chi li
conduce. Questa è una forma
concreta e personale di emancipazione, e costituisce il tipo e il
modello perfetto di ogni altra
emancipazione. È appunto nell’emancipazione, nel sentirsi restituiti alla libertà, ma anche alla
propria responsabilità, che rincontro con il Signore produce i
suoi profondi cambiamenti nella nostra vita, rendendola degna
di essere vissuta. Non più dunque paura del castigo, ma neppure consolazione a poco prezzo. Per quanto noi abbiamo potuto peccare, soffrire e disperare, ora il Signore ci riabilita.
Ci chiama al discepolato, al
servizio, alla comunione con
Cristo, e in Cristo con tutte le
sue creature e il creato stesso.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Amos, vissuto
alla metà delI'Viii
,'"torno
si presenta come Jn?’
feta «non professioi
(7, 14). Nel suo libro
'nista,
raccolti una serie di
sono
li e alcuni brani
orna
autobio.
grafici. Gli oracoli, ¡nj.
nerale, sono brevi tnak
tensi; vanno dritto al Z
re del problemi. Arnou
fortemente motivato
denunciare le violenzed]
popoli intorno a Israele
ingiustizie dei ricchi,
danno dei miseri del pa#.
se, nonché la falsa rellgio.
sità del suo popolo; ben.
ché Israele attraversi un
periodo di benessere i|
profeta intravede all'era,
zonte le nubi della depor.
tazione (7, 17).
Amos non è soltanto un
profeta di denuncia, è anche un profeta premuroso
per i poveri, per la giush.
zia, per il futuro di Israele
(9, 11). Il Dio di cui Amosè
profeta è un Dio giusto,
che si adira per l'Ingiusti
zia e per la falsa sicurezza
che può dare una religione senza contenuti etici
Ma Dio è anche il difensore degli umili, il liberatori
dei popoli, non solo di
Israele e Giuda (9, 7). Ancora di più?Dio è il creatore e tiene in mano le costellazioni con tutto il potere che veniva loro attribuito (5, 8). Per questo
giorno del Signore noni
piccola cosa, ma assume
dimensioni storiche e cosmiche. Il giorno del Signore, tuttavia, non èia
fine della storia ma segni
un nuovo inizio; è un mettere fine a un periodo che
va condannato, ed è un
dare inizio a un periodo
non più inquinato dai semi cattivi della storia precedente. Perciò il giorno
del Signore dovrà essere
guardato con terrore, iw
anche con speranza.
Il brano che abbiamo
scelto è composto da due
parti: a) il giorno del Signore, b) la denuncia etica. Il primo tema è ripre»
in Gioele 1, 15; 2, 1-2 e in
Sofonia 1, 15, e poi ancore
in Marco 13, 24s. Il secondo tema ricorre in Isaia 1,
11-17; Ger. 6, 20; Osea 6,
6; 8, 13. Degno di notaèil
fatto che i due temi sono
combinati assieme inAmos. Predicare dal nostro
brano, in un tempo d'Avvento, dovrebbe servircia
gettare uno sguardo sw
storia passata, a fare dot
memoria. Si tratta discon
gere l'agire di Dio nelpot
sato e a vari livelli: ped®'
naie, nazionale, mondiale
cosmico; si tratta anche»
valutare la risposta che
stata data al patto, >
legge di Dio, alle doma
de dei minimi e della je
tura. Guardando al tuw
ro, si tratterà di ,
tentazione di
incapaci di alcunché»
buono, ma anche la
tazione di pensare
tutto ormai dipeP“f
altri o da Dio. Infine.® ,
cessarlo individua^
punto di svolta tra d
sato e II futuro 6
farlo
cominciare dal
sonale per allargare^ .
zonte come pen ® ,i
concentrici. Come P
catori cristiani, no"J;
siamo isolarci dalla P
cazione della chiesa P ,
tiva che ha viste) m
il punto di
storia, l'inizio del
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18 DICEMBRE 1998
E Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
^ In Equador e in Perù le tradizioni sono molto vive tra grandi e bambini
Quando il Natale viene d'estate
In comune con l'Europa ci sono l'albero, il presepe, le luci, le decorazioni, i botti
fna le tradizioni alimentari sono diverse: si usa molto il riso, il tacchino e il pollo
^_ niOVANNA VERNARECCI____
■p estate, quando viene NaKtale in Ecuador e fino a
inoltrata c’è luce per poter camminare per le strade,
e andare a vedere gli alberi
decorati e i presepi che ogni
quartiere prepara per partecipare alla gara: il più bello
vincerà un premio, generalmente offerto dal giornale del
paese o della città.
Così ogni anno si cerca di
migliorare e arricchire l’albero o il presepe dell’anno prima, tanto che addirittura, a
volte, bisogna organizzare
una specie di guardia: per
evitare che qualcuno cada
nella... tentazione di usare
qualche addobbo per le proprie finestre o il proprio balcone! Perché a Natale tutto il
paese è una grande, colorata,
luccicante decorazione, e le
strade sono piene di bambini
che, tornati da scuola, mangiano in fretta e furia e poi, di
corsa, vanno in piccoli gruppi a cantare e a suonare davanti alle porte delle case: a
ricordare, con la loro allegria,
la gioia dell’annuncio di Gesù
che è nato!
E la festa è così bella, così
attesa, così entusiasmante,
che dura quasi un mese! I
preparativi, infatti, iniziano
solennemente l'8 dicembre e
proseguono fino all’antivigilia. Durante tutto questo
tempo si preparano i bambini per i canti della notte del
24 dicembre, si cuciono i vestiti e si prepara la rappresentazione del presepe vivente: la notte della vigilia le
vie saranno piene di pasto
Una veduta di Cuzeo in Perù
relli e contadinette, con gli
asini e le pecore, pronti per la
grande «recita». La festa continuerà poi nelle case, dove si
mangerà il tacchino ripieno e
si berrà un po’ di vino, insieme con i familiari, ma anche
con gli amici e perfino con gli
sconosciuti che si aggregano
all’ultimo minuto.
Forse perché in Ecuador raramente si beve il vino, il
brindisi di Natale è uno dei
più caldi e gioiosi che si possano immaginare; sembra retorica, ma veramente la felicità con la quale ci si prepara
al Natale non dipende dai regali, che comunque in questa
occasione si è soliti scambiarsi: il vero regalo è la gioia condivisa da tutti, dello stare insieme per festeggiare la nascita di Gesù, superando senza
dimenticarli anche i problemi
della vita di tutti i giorni: almeno per quel periodo!
In Perù, invece, a dicembre
_ maria, elisa, CARMEN*
Da noi che siamo girovaghi il Natale è un’occasione per riunirci, in genere
wene celebrato da circa 40-60
famiglie. Già a metà dicembre
si cerca un posto o un appezzamento di terreno che possa
ospitare tutte le roulotte. Una
volta trovato il luogo, si chieil permesso alle autorità
competenti e se questo viene
accordato si dispongono le
roulotte in circolo, tenendo
presente che quella del più
anziano dovrà essere disposta
in modo che il sole, sorgendo,
vada a battere prima sulla sua
anitazione e poi, successivaroente, sulle altre.
I festeggiamenti comincia“ vigilia. Appena si ci
J'^glia comincia il digiuno,
a dura fino all’accensione
e la candela. Una delle don, più anziane, appena sve6 a, prepara dell’acqua che,
" un ramo di salice, viene
sul marito, figli e
„ Finito questo gesto,
6 1 donna del campo comind ® Pvuparare i cibi, che atavole durante i
teil'^tni di festa, le varie lorda g ticette si tramandano
in generazioni,
«a volte anche la grappa.
tale centrale del Na
forma di pane, del
canri^i' ° t^Eili, e una
n„ f ® inserita nel mezzo,
si Q. ® candela ogni volta che
§a viene accesa; alla fine
A
claudiSha
1 - Torino
^11-6689804 - fax 011 -6504394
è solo primavera inoltrata: in
qualche parte del paese è ancora piuttosto freddo. I preparativi cominciano una settimana prima del Natale, e
tutte le case si vestono a festa: ghirlande, àlberi decorati e Babbi Natale si vedono
dappertutto. Nelle scuole i
bambini preparano la recita
che celebrerà la nascita di
Gesù, e le strade, all’ora dell’uscita della scuola, si riempiono del suono secco e allegro di botti e dei mortaretti
che i ragazzi fanno esplodere
in continuazione. Ma la vera
festa dei botti sarà a mezzanotte della vigilia: allora tutti,
ragazzini e adulti, escono per
la strada e fanno scoppiare i
mortaretti, e la nascita del Signore viene salutata dal crepitare più allegro del mondo,
accompagnato dal lungo suono di una sirena!
Dopo gli scoppi e i saluti ai
vicini di casa, si torna a con
sumare la cena della vigilia
che, secondo le tradizioni, è
a base di riso con pollo, di
maiale arrosto oppure di un
enorme tacchino ripieno e, in
qualche casa, anche delle
«pappas a la huancaina», una
specie di purea di patate condita con crema al peperoncino. La cena si conclude con
panettone ai frutti e con la
bevanda tipica, che è il latte
con il cioccolato. La festa di
Natale continua in Perù anche nei giorni a seguire: in
particolare, il 28 di dicembre
in Perù si festeggia qualcosa
che ricorda molto il 1° aprile
europeo: è la festa degli «innocenti», per la quale si organizza ogni tipo di scherzo
(finti avvisi sui giornali, bizzarre notizie in televisione,
ecc.) quel giorno nei negozi si
possono prendere piccole cose e «pagare» solamente dicendo: innocenti!
Il 6 gennaio, per la «Bajada
de los Reyes», tutte le decorazioni vengono smontate: anche questa è un’occasione di
festa, perché lo si fa insieme
agli amici e tutti possono
portarsi via qualche piccola
decorazione, lasciando in
cambio un po’ di danaro: così l’anno seguente le decorazioni avranno, almeno in
parte, «cambiato casa» e ciascuno potrà, rivivendole, ricordare le amiche e gli amici
con i quali ha festeggiato il
giorno più gioioso dell’anno.
Ringrazio di cuore Maritza
Solorzano dall’Ecuador, e
Marisol Rivas Huerta dal
Perù, che con i loro calorosi
racconti mi hanno fatto sentire un po’ a casa loro.
Un'occasione di ritrovo
Natale in un campo Rom
con gli occhi delle donne
dei tre giorni di festa vengono
scelte quattro persone che,
dopo aver preso in mano
questa forma di pane e pregato uno per volta, tolgono la
candela e fanno, con il coltello, una croce sul pezzo di pane tagliandolo quasi completamente. AU’interno viene
versato un goccio di vino e un
pizzico di sale, mentre si alternano alcune preghiere, i
quattro dividono il pane in
quattro parti e poi lo condividono con tutti gli altri.
Alla sera della vigilia finalmente tutta la famiglia è attorno al tavolo. È un momento di grande emozione e silenzio che viene rotto dall’accensione di un fiammifero
che accende la candela che
dà inizio alle preghiere di ringraziamento e di lode. Il capofamiglia fa una breve considerazione dell’anno trascorso, ricorda chi è venuto a
mancare, chi si trova nelle
condizioni di vita peggiori
delle nostre, e si prega per loro. Con l’accensione della
candela incomincia il Natale.
La mattina del 25 dicembre
tutti quanti preparano la tavola, ma prima il più anziano
chiama tutti alla sua tenda
dove, dopo aver acceso la
candela, cominciano le preghiere. Questo avviene poi
nella tenda di ognuno, a partire da quella che è alla destra
del più anziano, e può anche
finire a tarda sera. Lo stesso
avviene nella giornata del 26
dicembre. Fra preghiere e
ringraziamenti, non mancano i momenti di gioia e di
condivisione fraterna.
* per la Missione evangelica
battista Rom in Italia (Mehri)
Le celebrazioni in Nigeria
Una preparazione che
comincia già da ottobre
MARTINS TAIWO
I cristiani di tutto il mondo
celebrano il Natale con
gioia e ogni nazione ha poi le
proprie peculiarità nel modo
dei sentire l’avvenimento e
anche di celebrarlo. Ma perché dovremmo essere felice
solo per il fatto che è Natale?
È forse l’idea di trascorrere
del tempo con la famiglia e
con amici che non vediamo
spesso. Forse è il desiderio di
un tempo di pace nel mondo
e di un ritorno ai valori tradizionali. O forse è l’anticipazione dei piatti riempiti delle
pietanze che preferiamo e dei
regali che ci attendono a casa
del nostro migliore amico.
In Nigeria la preparazione
al Natale comincia nel mese
di ottobre. Si nota dall’aumento degli acquisti e delle
vendite, per radio e attraverso
la pubblicità televisiva, dalle
canzoncine natalizie che si
odono nelle scuole e nelle
chiese... Dalla fine di novembre aH’inizio di dicembre, diverse case cambiano aspetto
per le decorazioni natalizie.
Prima, la celebrazione del
Natale era fatta principalmente dai cristiani ma recentemente è diventata una grande festa che include anche le
altre religioni, come musulmani e i tradizionalisti. Durante il periodo prenatalizio,
le chiese organizzano seminari, incontri di preghiera,
evangelizzazioni con digiuno
per prepararsi al Natale. Tutto ciò è coronato da un importante culto che si svolge la
vigilia e che dura fino alle prime ore del giorno di Natale. A
Natale, tutte le chiese del
La tradizione cinese dei doni
Un sacchetto di dolci e semi
per ricordarsi del Natale
PAOLO SPANO
paese tengono il culto dalle
nove del mattino fino a mezzogiorno. Dopo il culto, la
gente va a fare visita ad amici
vecchi e nuovi, a fratelli, familiari, colleghi di lavoro, ecc.
Natale è anche un’occasione per scambiarsi doni tra
singoli, famiglie, cristiani come segno di stima e di riconoscimento. Di solito a Natale il tempo regala una giornata di sole che consente di organizzare giochi e divertimenti. La celebrazione del
Natale è l’evento più importante e più conosciuto della
Nigeria, in particolare perché
è la celebrazione che annuncia l'anno nuovo.
Sicuramente, ci deve essere
un significato più profondo
dietro questa festa che viene
celebrata da circa 2000 anni.
Nei secoli, questo momento
dell’anno è stato il tempo per
celebrare l’arrivo di Dio, fattosi uomo, tra gli uomini! Nato come un bambino indifeso, in una rozza mangiatoia,
da semplici genitori. Membro
di un popolo minoritario sotto un governo oppressivo. Era
Dio stesso eppure, uno di noi.
Visse e lavorò, conobbe il dolore e la gioia, proprio come
noi ma con una differenza:
egli visse una vita perfetta.
Avrebbe potuto avere ricchezza e fama, potere e beni
invece egli donò la sua vita
per noi. Egli si lasciò uccidere
così che noi potevamo avere
una qualità della vita che non
meritavamo (sia prima che
dopo la morte). Non sorprende che i cristiani celebrino la
sua data di nascita come «il
giorno in cui la speranza venne nel mondo».
Le comunità cinesi che si
raccolgono nei locali della Chiesa battista di MilanoPinamonte reagiscono con
un certo stupore, quando
chiediamo loro di raccontarci come vivono le festività
natalizie. Che cosa c’è, infatti, nel loro passato che possa
distinguere i loro usi liturgici
se non la realtà più vasta delle missioni cristiane occidentali, 0 quella più immediata
dell’evangelismo italiano a
cui fanno riferimento? Questi
legami tradizionali, ma non
antichi, sono da loro coltivati
con scrupolo e coerenza nei
minimi particolari: Il modo
di pregare nelle riunioni
pubbliche, i loro canti, la sobrietà delle liturgie, il modo
di vivere, la comunione fraterna, un’etica severa, ma
non arcigna e, soprattutto, li
caratterizza una viva e temperata attesa della fine di
questo mondo di durezze,
sovente di sradicamento, di
sfruttamento e di lontananza
temporale e geografica dalle
tradizioni ataviche delle famiglie e delle etnie.
Che cosa fate di specifico,
sorella, rispetto all’evangelo
di Natale?, chiedo a Cheng
Chang Yu, che i nostri chiamano affettuosamente (e
anche per una certa pigrizia
culturale) Cinzia. «Quello
che fate voi - mi risponde
stupita e delicatamente sorridente Chang Yu -. Il giorno
di Natale non possiamo fare
il culto perché non funzionano i mezzi pubblici e i nostri non hanno trasporti propri. Ma la domenica più vicina al 25 dicembre facciamo
un culto incentrato nella nascita di Gesù. Quest’anno celebreremo il Natale in chiesa
il 27 dicembre. Ci sarà il culto, come sempre, il canto di
inni natalizi, i bambini canteranno per noi, forse faranno anche una danza e suoneranno i flauti...».
- Ma ci saranno i regali?
Come facciamo noi? Le chiedo, interrompendola.
«Sì, certo. Ma saranno regali molto poveri, significativi, però».
-In che senso?
«Per esempio, regaliamo ai
bambini il sacchetto di Natale. Dentro ci sono dolci, biscottini, frutta secca, vari tipi
di noci e nocciole e un piccolo panettone».
- Un panettone? non è
un'incongnienza simbolica?
«Sì, un panettone perché
qui il panettone è per i ragazzi
il simbolo di Natale, della festa, voglio dire. I ragazzi e le
ragazze devono far festa, no?».
- Certo, ma che significano
gli altri ingredienti?
«Le noci che scegliamo sono quelle che vengono dalla
Cina. Ci ricordano il nostro
paese. La frutta secca con i
semi ci ricorda che, come il
seme fa crescere una nuova
pianta, così noi dobbiamo
nascere di nuovo. Natale inaugura una nuova era per
noi cristiani».
- Dunque un segno di speranza...
«Sì, un segno di speranza.
Però anche un richiamo ai
nostri figli perché diventino
evangelici, cristiani».
- E nelle famiglie, che cosa
fate?
«A casa tutto dipende dal
numero dei credenti che vi
sono e quindi dalla disponibilità di tutti a far festa. Dipende anche dalle provenienze
della nostra gente. Nella comunità di lingua mandarina,
dove i cinesi provengono raramente dalla Repubblica popolare, ma da Taiwan, da Singapore, dalla Malesia, ecc. gli
usi famigliari circa il Natale
sono quelli imparati a suo
tempo dai missionari, specialmente americani. Di tradizionalmente cinese, ci sono certamente lo stile festoso simbolico dei cibi, dei regali, dei
saluti e degli auguri che ci
scambiamo. Ma è certo che il
Natale nelle famiglie cristiane
è una bella occasione per
evangelizzare i nostri figli».
-A Natale soltanto?
«No, anzi. Tradizionalmente noi facciamo una festa
grande nelle famiglie all’inizio del nuovo anno, che per
noi cinesi cade in febbraio, a
seconda della fase lunare.
Nel 1999 cadrà il 16. Ma questa è una tradizione familiare, che ci serve per raccogliere la famiglia e parlare della
vita nuova in Cristo».
Ci interrompe l’arrivo di
uno dei ragazzi, che ha urgenza di chiedere alla signora
Wong qualcosa che io, ovviamente, non comprendo. Poi
intervengo e gli chiedo: Che
cosa ti aspetti dal Natale,
Ugo? Mi guarda interdetto,
poi, in perfetto italiano e con
lieve accento lombardo, mi risponde: «Boh. Non lo so». Come non lo sai? «Non so, ma
spero che il sacchetto di Natale sia buono!». In questo ragazzo, penso io, è seminata la
cultura della convivenza delle
tradizioni, la mescolanza delle anime della nostra umanità, il segno della pace, la
metafora dell’annuncio dei
nuovi cieli e della nuova terra.
Anche questa è una delle luci
che potremmo accendere per
celebrare il Natale di Cristo.
(Intervista immaginaria raccolta dai ricordi di molti e ripetuti fraterni scambi con i responsabili delle due comunità cinesi
che vivono l'Evangelo da noi.)
Tradizione e modernità
4
PAG. 4 RIFORMA
ÌSl*S
Ecumene
VENERDÌ 18 DICEMBRf i
Messaggio di Natale del segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese
Ognuno preferisce le buone notizie
alle cattive. Tuttavia, l’anno che sta per
concludersi ha portato più cattive che
buone notizie.
In alcuni paesi dell’Asia, in seguito alla crisi finanziaria, milioni di persone
hanno perso il loro lavoro. I russi continuano ad essere preoccupati per il futuro del loro paese. In molte regioni del
mondo, decine di migliaia di persone
hanno visto le loro case distrutte dalle
alluvioni o dagli uragani e sono oggi
senzatetto. E durante tutto quest’anno,
diverse guerre hanno avuto il loro lotto
di vittime civili innocenti e hanno accresciuto ulteriormente il numero dei
rifugiati che si contano già a milioni.
Anche quando ci sono buone notizie,
se ne parla raramente nei media e
quando se ne parla, per molta gente,
ciò non fa alcuna differenza perché le
cattive notizie sembrano avere la meglio sulle buone. Alla soglia di quest’ultimo anno del nostro millennio, c’è
una qualsiasi ragione di sperare in migliori notizie?
Natale è il tempo in cui si proclama e
si celebra la buona notizia della salvezza del mondo. Coloro che la sentirono
per la prima volta, i pastori nei campi,
avevano poche ragioni di sperare. Facevano parte degli esclusi del loro tempo. Vivevano sotto il dorriinio delle forze di occupazione dell’impero romano.
Questi pastori, e tutti in quel tempo,
subivano gli effetti di una sorta di
mondializzazione del primo secolo. Sapevano, per averlo sperimentato, a che
punto i decreti imperiali, promulgati
nei lontani centri del potere, appesantivano il fardello dei cittadini comuni.
Allora, quale cambiamento poteva
portare il messaggio dell’angelo ai pastori spaventati? L’angelo proclamava;
«Non temete, perché io vi porto la
buona notizia di una grande gioia che
tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di
Davide, è nato per voi un Salvatore,
che è il Cristo, il Signore» (Luca 2, 1011). Questa buona notizia non era, non
è un messaggio vagamente ottimista,
portatore di una speranza generica.
Ogni notizia deve avere un rapporto
con la realtà; e deve poter essere verificata nel tempo e nello spazio. Una notizia non è una finzione, ma si fonda su
un fatto, deve riferire ciò che è realmente accaduto.
Era così per i pastori. Essi decisero di
andare a vedere, come dicevano, «ciò
che è avvenuto, e che il Signore ci ha
fatto sapere» (Luca 2, 15). Vi andarono
e videro. Ciò che i pastori avevano sentito era esatto ed essi sono diventati i
testimoni oculari dell’inizio di un’era
nuova, il nuovo regno della salvezza.
Questa stessa buona notizia di Natale
fa ancora la differenza alla fine del secondo millennio dopo la nascita di Gesù. Alcuni giorni fa si è conclusa ad Harare, nello Zimbabwe, la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), che ha rivolto «a tutto il
popolo» un messaggio di gioiosa speranza. Questo popolo si trova in Africa
e in tutto l’ecumene, in tutta la terra
abitata. L’Assemblea non ha soltanto
celebrato il cinquantenario, il giubileo
del Cec; ha anche ascoltato e acclamato il messaggio del giubileo di Dio, che
è «una buona notizia per i poveri» e che
proclama «l’anno favorevole del Signore» (Luca 4,18-19).
Questa buona notizia risuona oggi;
essa si verifica dovunque la speranza
cristiana si traduce nei fatti. Il giubileo
di Dio diventa realtà quando i prigionieri vengono liberati, quando i debiti
vengono rimessi, quando la ricchezza
viene ridistribuita; esso diventa realtà
laddove si rispetta e si rinnova la terra,
che è la creazione buona di Dio.
Il giubileo di Dio significa anche che
siamo riconciliati con lui, e gli uni con
gli altri, in Gesù Cristo che viene nuovamente a noi in questo Natale. In un
mondo che sembra deciso a dilaniarsi,
la migliore notizia che si possa augurare è quella della speranza cristiana, che
crede che la via della giustizia, della pace e della riconciliazione date da Dio è
possibile, e che questo è il desiderio
profondo di milioni di esseri umani.
Konrad Kaiser
I Bruxelles: riunione della Commissione ecumenica europea chiesa e società
Le prospettive dell'ordine sociale nell'Unione europea
ANTONELLA VISINTIN
LMNCONTRO promosso
I lo scorso 7 dicembre a
Bruxelles dalla Commissione
ecumenica europea chiesa e
società (Eeccs), che dal prossimo gennaio si chiamerà Csc
(Commissione chiesa e società della Kek, la Conferenza
delle chiese europee) aveva
due scopi. Il primo era di conoscere lo stato di avanzamento del programma europeo contro la disoccupazione, presentato nel dicembre
1997 a Lussemburgo, dalla viva voce di uno dei protagonisti, Michel Biart, membro
della V Divisione generale. E
poi di valutare la possibilità
di istituire una réte di persone delle chiese in grado di seguire i programmi nazionali
di lotta alla disoccupazione e
di informare gli altri membri
della rete e lo staff di Bruxelles, supporto di informazioni,
di idee e di proposte.
Il precedente di questo appuntamento era stato un seminario promossso lo scorso
gennaio da una Commissione
di studio dell’Unione europea
insieme alla Conferenza episcopale europea e all’Eeccs
nel quale si presentavano una
serie di documenti; l’esito
della consultazione delle
chiese su povertà e esclusione sociale nell’Unione europea, e i risultati delle consultazioni ecumeniche sul futuro del lavoro svoltesi in Germania, Inghilterra e Olanda.
Per l’Unione europea questi confronti sono importanti
sia perché provengono da organizzazioni nazionali (e insieme sovranazionali) radicate sul territorio (che quindi
riflettono un «sentire comune» di una porzione significativa della popolazioine di un
dato paese), sia perché le
chiese hanno scelto di non
porsi come altri soggetti non
governativi quali portatrici di
interessi corporativi, di non
mettere sul tavolo il numero
di membri di chiesa che rappresentano per far pesare il
proprio punto di vista ma di
giocare la carta sicuramente
più debole dell’autorità, della
forza delle idee e della propria credibilità. Per questo
Biart ha accettato di spendere due ore con rappresentanti delle chiese protestanti
provenienti da Inghilterra,
Svizzera, Olanda, Germania,
Italia e Belgio, indicando fra
l’altro le aree in cui ad oggi
maggiormernte gradito sarebbe il nostro contributo.
La riorganizzazione interna
del lavoro era invece la seconda questione da affrontare, perché le differenze di
sensibilità e di scelte politiche sui temi socio-economici
e ambientali sono consistenti
da paese a paese; e poi perché la futura Csc si è impegnata a sostenere la Rete ecumenica europea sull’ambiente recentemente costituita
dalla Kek. Sentito anche il
nostro parere favorevole, fra
qualche mese la Csc farà conoscere le proprie proposte
alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
Confrontati con la pressione del mercato globale che
chiede agli stati totale ac
quiescenza e subordinazione, i protestanti a Bruxelles
fanno sentire il proprio dissenso sollecitando un’autonomia della politica dagli interessi forti dell’economia in
nome ancora una volta della
giustizia radicata nella Parola. Perché, come ricorda il
rabbino Danny Goldman dalle colonne di una rivista americana dell’ebraismo riformato, «la disoccupazione va
contro il piano di Dio che, infatti, si è riposato il settimo
giorno a contemplare la creazione. Se non ci fosse stata la
creazione non ci sarebbe stato il Sabato. E così deve poter
essere per l’umanità creata a
sua immagine e somiglianza.
Per questo abbiamo l’obbligo
di costruire una società in cui
ci sia adeguato lavoro e opportunità per tutti».
Conferenza chiese europee/Commissione chiesa e società
Cercasi nuovo segretario agli studi
Il Comitato centrale della
Kek (Conferenza delle chiese europee) e il Comitato
esecutivo dell’Eeccs (Conferenza ecumenica europea
chiesa e società) cercano un
successore al pastore Marc
Lenders, attuale segretario
agli studi dell’Eeccs che,
nell’estate 1999, andrà in
emeritazione. I compiti del
nuovo segretario saranno i
seguenti:
- mantenere i legami tra la
Commissione chiesa e società e le accademie e istituti di ricerca collegate con le
chiese;
- seguire l’evoluzione delle istituzioni europee, con
particolare attenzione all’
Unione europea;
- lavorare con il direttore
della Commissione-segretario generale aggiunto della
Kek, per la preparazione di
incontri di dialogo regolari
con la Commissione europea;
- fare funzione di segretario per alcuni gruppi di lavoro della Commissione chiesa e società;
- partecipare alle regolari
discussioni dello staff circa
l’organizzazione della Commissione, del suo lavoro e
delle sue priorità.
Il/la candidato/a ideale
per questo posto deve essere un membro riconosciuto
di una chiesa membro della
Kek e avere le seguenti qualità:
- ottima conoscenza di almeno due delle lingue di lavoro della Commissione (inglese, francese, tedesco) e
possibilmente di una terza
lingua;
- solide conoscenze teologiche degli approcci dell’etica sociale cristiana;
- esperienza del lavoro
ecumenico riguardo alle
questioni politiche, economiche e sociali;
- esperienza di lavoro di
gruppo;
- possibilmente, conoscenza del funzionamento
delle istituzioni europee (in
particolare dell’Unione europea).
Scadenza delle candidature:
31 dicembre 1998.
Inviare curriculum vitae
completo a:
Dr. Keith Cléments - Secrétaire général de la Conférence des églises européennes - P. O. Box 2100 150 route de Ferney - CH
1211 Genève 2.
Dal Mondo Cristiano
(Groupe des Dombes»: ammesse 4 donn{
FRANCIA — Per la prima volta, quattro donne sono stju
ammesse nel «Groupe des Dombes». Creato nel 1937^ qu?
gruppo ecumenico conta una quarantina di membri a
tra cattolici e protestanti. Indipendente da ogni istituzioiS
«Groupe des Dombes» offre da 60 anni un contributo origiS!
alla riflessione teologica e ecclesiologica. In questi ultimi am
il gruppo ha prodotto uno studio sulla figura di Maria, q!
orienta i suoi lavori sulla questione deH’autorità nella chiesji
gruppo è presieduto congiuntamente da Bruno Chenu (catk
fico) e da Alain Blancy (protestante). (Le ChristianU^
Etiopia: due religiosi contro l'escissione
ADDIS ABEBA— Due alti dignitari religiosi, ortodosso e m
sulmano, hanno dichiarato insieme, in una conferenza starna
che «le mutilazioni genitali della donna non avevano alcuni^
damento nella Bibbia e nel Corano». «Queste pratiche sonoi|
sacrilegio e la lotta contro queste tendenze richiede tatto pg.
ché esse sono radicate nel più profondo delle nostre societìn
hanno ricordato Melakeselam Dagnachew Kassahun, della
Chiesa ortodossa etiopica, e Cheich Ahmed Mohamed Kibo
del Consiglio supremo degli affari islamici. I due responsail
religiosi hanno auspicato il lancio di una campagna di infortì®,
zinne e di presa di coscienza per cambiare gli atteggiameti
della popolazione nei confronti di queste pratiche, (spplaji^
Sospeso l'incontro tra il vescovo luterano
svedese Karl Gustav Hammar e il papa
GINEVRA — «Sono convinto che supereremo anche ques®
difficoltà» ha dichiarato il segretario generale della Federazione luterana mondiale (Firn), Ishmael Noko, commentando!
decisione vaticana di sospendere a data da destinarsi l’incoi.
tro dell’arcivescovo luterano svedese Karl Gustav Hammt
con il papa. Il motivo del mancato incontro, secondo ilVatìcano, è stata una recente presa di posizione di Hammar, favorevole alla benedizione deU’unione di coppie omosessuali. Certo, ha concluso il segratario Ishmael Noko citando l’enciclia
«Ut unum sint», «quando si invita qualcuno al dialogo fraterno bisognerebbe anche essere pronti ad accettare che p
avere posizioni dissimili dalle nostre». (nevlM
Usa: la Chiesa luterana del Michigan
condanna severamente l'eutanasia
MICHIGAN — Nello stato del Michigan (Usa), la proposti
di legalizzare l’eutanasia per i malati terminali «ben informati, adulti e consenzienti» è stata severamente condannatagli
Sinodo locale della Chiesa luterana. Rifacendosi a un dooj*
mento già approvato nel 1992 (contrario all’eutanasia perc|
«fonte sicura di abusi e forma legalizzata di assassinio») t®
leader luterani, i vescovi Hansen, Rimbo e Skogman, haiW
ribadito che «la vita è un dono divino, temporaneamente assegnatoci per salvaguardarne la sacralità». (nevlH
America Latina: le nuove religioni
eclissano le chiese protestanti storiche
GERMANIA — In America Latina le chiese protestanti stott
che hanno un ritmo di crescita di gran lunga minore di q
di alcune nuove denominazioni «vagamente di stampo ev®gelico» che stanno prendendo sempre più piede nel contine^
te. Lo ha dichiarato nel corso di un convegno in Germania»
teologa luterana brasiliana Wanda Deifelt, citando tra i nuoij
movimenti più controversi la «Chiesa universale del Regi
Dio», una chiesa, ha detto Wanda Deifelt, che considera lap»
ghiera rivolta al Signore come una transazione commerci»
«Se io do qualcosa a Dio, egli deve dare qualcosa a me»,®
inaccettabile «teologia della prosperità».
È un laico il nuovo segretario del Consi
delle chiese di Gran Bretagna e Irlanda
LONDRA — Sarà un laico (ed è la prima volta) il S'
generale del Consiglio delle chiese di Gran Bretagna e (Cebi), l’organismo che ha preso il posto del Consiglio“®
chiese britanniche e che riunisce la maggior parte delle chi
storiche del Regno Unito e dell’Irlanda. David Goodbourni
anni, battista, sposato, due figli, prende il posto del
riformato lohn Reardon ed è stato eletto a grande maggio®
za il 3 novembre scorso. «Un altro segno - ha dichiaratoil futuro delle chiese è sempre più in mano ai laici».
Ecuador: le chiese e l'«assegno di povertà»
i serici
QUITO — In Ecuador, dove il governo ha varato unas
dure manovre economiche per fronteggiare una grave
vertí»*
sione, è stato deciso di concedere un «assegno di
chi ha un reddito inferiore ai 160 dollari mensili (circa ^
lire). Per censire gli eventuali beneficiari, sono state c°{i’ gj.
ente anche tutte le chiese del paese e, riferisce 1
ufficialmente anche tutte le chiese del paese e, - -..jj
zia Ale, a un mese dall’inizio del censimento solo le “
hanno raccolto oltre 400.000 nominativi, di cui 70.000 pr“ a
gono dalle chiese evangeliche del paese. Il sussidio govs
vo è di 16 dollari al mese (circa 25.000 lire).
Il Consìglio delle chiese latinoamerìcane
scrive una lettera aperta ai musicisti
BUENOS AIRES — Una «lettera aperta a tutti i
tinoamericani» è stata inviata dalla Commissione per 1
gelizzazione e la liturgia del Consiglio delle chiese dell
ca Latina (Clai), lamentando la «mancanza di musica cri
di ispirazione indigena» e sollecitando il loro '
produzione di nuovi inni che possano essere «identiflc
il nostro modo di vivere la fede». «Non bisogna pensa
tutto ciò che è straniero è meglio - dice la lettera
sentirci inseriti in una sinfonia celeste in cui tutti 1.
(nevi
tutte le culture suonano insieme».
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venerdì 18 DICEMBRE 1998
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I La figura dello studioso nella recente biografia di Alberto Gabella
Piero Gobetti organizzatore di cultura
precoce nell'elaborare una propria visione politica e filosofica, grande animatore
e attivissimo editore, nonostante la morte precoce lascia un patrimonio di studi
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Tra i miei più intensi ricordi di gioventù c’è un
Btiaio pomeriggio nella «sala
lauree» di Palazzo Campana,
dove uno studente valdese
discuteva la sua tesi di fronte
ai massimi docenti dell’Università di Torino: era Alberto
Gabella, e si laureava su Piero
Gobetti. Di Gobetti sapevo
ben poco, salvo quello che mi
avevano insegnato i miei
maestri di «Giustizia e Libertà» negli anni duri della
guerra; quel pomeriggio imparai qualcosa, e mi è sempre
rimasto in cuore il desiderio
di approfondire quel personaggio, ma poi la vita mi ha
condotto in tutt’altra direzione. Adesso posso colmare
quella lacuna grazie a questo
bel libro* che Alberto Gabella
ci ha regalato al culmine della sua maturità di studioso e
di operatore culturale.
il libro è bello davvero. Anzitutto perché smentisce la
cosiddetta «teoria del diamante»: in molti saggi, i testi
dell’autore studiato vengono
sminuzzati, limati e poi inquadrati in lunghissime dissertazioni, proprio come dei
diamanti incastonati in enormi montature. Il personaggio
studiato sembra talvolta solo
un pretesto affinché il saggista possa esporre e imporre a
tutti le proprie considerazioni e riflessioni. Qui invece
accade tutto il contrario: Gabella lascia parlare Gobetti,
lo cita ampiamente, lo valorizza; una vera manna per gli
ignoranti come me, che di
Gobetti non hanno mai letto
niente, o quasi.
in secondo luogo, questo
agile e denso libretto è scritto
per i giovani: non snobba la
loro notoria ignoranza, ma
ne tiene realisticamente conto; illustra, spiega, aggiunge
note ogni qualvolta ciò sia
necessario. È così che bisogna fare, se vogliamo salvare
la democrazia in Italia. Del
resto, Gobetti stesso era un
giovane, di cui Gabella traccia un ritratto appassionante; figlio di piccoli bottegai
immigrati a Torino, egli ha
tre maestri ideali: Croce, di
cui accoglie la critica al
marxismo; Einaudi, che farà
di lui un vero liberale; e Salvemini, maestro di riforme
democratiche. Perciò Gobetti
si iscrive alla «Lega democratica» di Salvemini (insieme a
Piero Jahier e Tommaso Jervis, padre di Willy) e ne condivide le critiche alla conduzione del Risorgimento e al
regime giolittiano.
Tuttavia le critiche di Gobetti al Risorgimento non sono quelle che una certa koinè
progressista ha poi divulgato.
Anzitutto, egli sì preoccupa
di ritrovare le radici del Risorgimento in quel Settecento riformatore, di cui studia
alcuni personaggi fondamentali: Radicati di Passerano,
Baretti, Alfieri. «Bisogna vedere come il vecchio Piemonte burocratico e militare
abbia inteso le esigenze culturali che l’imminente rivoluzione gli metteva davanti»,
scrive: poi studia pensatori
piemontesi del tutto ignoti
come Ornato e Bertini. Infine
pronuncia la sua sentenza: la
classe dirigente che ha fatto
l’Italia (con la sola eccezione
del grande Cavour) non è stata veramente liberale; da una
parte ha emarginato senza
pietà gli autentici rinnovatori
come il federalista Cattaneo e
il democratico Mazzini, dall’altra ha realizzato una sorta
di compromesso neoguelfo. Il
grande equivoco della storia
italiana è il connubio tra liberalismo e cattolicesimo, perché con il nascere di un dualismo tra stato e chiesa, la
funzione dello stato viene
spogliata della sua significazione ideale e si riduce a pura
«amministrazione».
Questo giudizio spiega
l’aperta simpatia di Gobetti
per la Riforma protestante.
Non si tratta di una simpatia
religiosa (Gobetti è laico), come dimostra il suo giudizio
sulla Francia repubblicana
(qui «è riuscito perfettamente l’esperimento della Riforma senza calvinismo», scrive
su Rivoluzione liberale nel
1924): si tratta invece di una
sintonia etico-politica: Gobetti intuisce che dietro le
democrazie anglosassoni sta
l’etica puritana come dietro
l’operosità delTuomo moderno sta l’etica luterana.
Forse per questo è amico di
Gangale e ne pubblica Rivoluzione protestante.
La critica risorgimentale di
Gobetti spiega anche la sua
simpatia per il movimento
operaio. Mentre condanna lo
statalismo di molti socialisti,
egli prova entusiasmo per
l’occupazione delle fabbriche e collabora con il giornale di Gramsci, L’ordine nuovo. Il suo pensiero è chiaro: il
Risorgimento è parzialmente
faUito perché è stato condotto in modo elitario e oligarchico. Ma da dove può venire una nuova linfa democra
tica? Non certo dalla borghesia, ormai apertamente incline al fascismo: solo la classe
operaia può estrarre «dal
basso» una nùova passione
civile e dei nuovi dirigenti,
quegli «eroi» che nel Risorgimento sono mancati, o sono
stati sconfitti.
Questa speranza si è (parzialmente) verificata durante
la Resistenza e la costruzione
della Repubblica: ma per il
momento prevalse il fascismo, e Gobetti perseguitato e
bastonato, ne morì all’età di
25 anni. Ciò non gli impedì di
essere un grande maestro e
anche un grande organizzatore di cultura: fondatore e
direttore di due riviste {Energie nove prima. Rivoluzione
liberale poi) e di una casa
editrice che in tre anni pubblicò cento volumi, tra cui
(chi Io sapeva?) Ossi di seppia
di Montale. Soprattutto, la
tragedia non gli impedì di
avere una straordinaria storia
d’amore con Ada Prospero,
umile, intelligente e fiduciosa
compagna della sua breve vita: le pagine di Ada che Gabella pubblica a fine volume
sono commoventi nella loro
dolorosa intensità, rtia sono
anche straordinariamente
belle. Non a caso Ada è stata
la grande continuatrice dell’opera di suo marito.
Ho letto questo libro in treno, un mese fa. Appena prima di scriverne la recensione
l’ho riletto, e Tho trovato più
bello della prima volta; auguro la stessa esperienza ai futuri lettori.
(*) Alberto Gabella: Elogio della libertà. Biografìa di Piero Gobetti. Torino, Editrice il Punto,
1998, pp 190, £ 12.000.
Un saggio che individua nella mancata Riforma molti problemi dell'Italia
Il protestantesimo nella visione storica di Gobetti
«Che cosa si deve intendere
quando si dice che l’Italia
uon ha avuto la sua Riforma,
6 che nell’assenza della Protesta stanno le ragioni della
sua immaturità ideale e politica? Se la constatazione dowsse riferirsi solo a un pròulema di critica e di libertà
tuligiosa, se si limitasse a ’
proporre il modello delle moderne nazioni protestanti, ri■uurrebbe un’esigenza eretica
ut storici e i cattolici avrebbero ragione di opporvi gli istinti della razza.
Tra noi un movimento
protestante deve provarsi ad
uttrontare un’esigenza più
ulorosa e un problema assolutamente centrale della
uà italiana. La vittoria del
uttolicismo, la pratica conrvatrice e reazionaria acornpagnata dagli artifici de/jS^Sici che si ritrovano
vit k nostra sono ine
I ^°*ll finché permangono
attuali e tradizionali con•oni dell’economia,
in piti seri di eresia
rina j «corrispondono al peatti ° libera e prospera
S ""a economica dei Costai“" l’ingresso nella
con f popoli atlantici e
l'p ^^ooperta dell’America
Un italiana entra in
stasi; il comta n ° ^ l’agricoltu
povera.
feud
: oggiata dall’esistenza di
ci ecclesiasti
Un rp tenuti secondo
n beneficienza.
tori classe di ope
non artigiani
il disao-^^”° ^ diminuire
all. In queste condi
zioni della vita generale si
può celebrare il trionfo della
Controriforma.
L'arma della Chiesa contro
Roma pagana, contro i barbari, contro lo stato moderno è
sempre stata offerta dalla miseria universale. Le plebi povere furono cattoliche per le
lusinghe della beneficienza.
Così il dogmatismo si impose
agli spiriti umiliati e sottomessi. Il fascismo è cattolico
con perfetta logica se si pensa
che esso si inserisce nella crisi italiana in un momento di
disoccupazione economica; e
la riforma scolastica, squisitamente reazionaria, si serve
appunto dell’insegnamento
religioso per togliere alle classi popolari ogni Jjaldanza di
ribellione.
È chiaro che tutte le rivoluzioni protestanti in Europa
provarono la loro vitalità nella creazione di nuovi tipi morali; senza la rivoluzione morale il libero esame sarebbe
letteratura. Lutero e Calvino
sono gli antesignani della
morale del lavoro postulata
dalle nascenti democrazie
produttrici. Essi bandiscono
ai popoli anglosassoni la religione dell’autonomia e del
sacrificio, dell’iniziativa e del
risparmio. Il capitalismo nasce da questa rivoluzione individualistica delle coscienze
educate alla responsabilità
personale, al gusto per la
proprietà, al calore della dignità. In questo senso lo spirito delle democrazie protestanti è identico con la morale liberistica del capitalismo
e con la passione libertaria
delle masse.
La fabbrica dà la precisa vi
sione della coesistenza degli
interessi sociali; la solidarietà
del lavoro. L’individuo si abitua a sentirsi parte di un processo produttivo, parte indispensabile nello stesso modo
che è insufficiente. Ecco la
più perfetta scuola di orgoglio e di umiltà. Io ricorderò
sempre l’impressione che ebbi degli operai, quando mi
capitò di visitare le officine
della Fiat, uno dei pochi stabilimenti anglosassoni, moderni, capitalistici, che vi siano in Italia. Sentivo in essi un
atteggiamento di dominio,
una sicurezza senza pose, un
disprezzo per ogni specie di
dilettantismo. Chi vive in
un’officina ha la dignità del
lavoro, l’abitudine al sacrificio e alla fatica. Un ritmo di
vita che si fonda severamente
sul senso di tolleranza e di interdipendenza, che abitua alla puntualità, al rigore, alla
continuità. |...]
La maturità anglosassone,
la capacità di credere a delle
ideologie precise, di affrontare i pericoli per farle prevalere, la volontà rigida di praticare dignitosamente la lotta
politica nascono da questo
noviziato, che significa l’ultima grande rivoluzione avvenuta dopo il cristianesimo.
La guerra europea ha dimostrato come le democrazie
del lavoro così alimentate
siano le più battagliere, le più
gelose a difendere la vita nazionale, le più capaci di spirito di sacrificio: e chi ha letto
Calvino non aveva bisogno di
questa dimostrazione. Le religioni dell’individualismo
sono sèmpre state eroiche.
Invece nella storia italiana i
Piero Gobetti nei 1924
L'attività di critico letterario
Dostoevskij e la solitudine
dell'uomo della modernità
ALBERTO CORSAMI
tipi di produttori risultarono
dalle transazioni a cui si è costretti nella dura lotta con la
miseria. L’artigiano e il mercante decaddero dopo i Comuni. L’agricoltore è l’antico
servo che coltiva per conto
dei padroni o della curia e ha
nell’enfiteusi la sua unica difesa. La civiltà più caratteristica poi è quella che si forma
alle corti o negli impieghi e
che abitua alle astuzie, ai
funambolismi della diplomazia e dell’adulazione, al gusto
dei piaceri e della retorica. Il
pauperismo italiano si accompagna con la miseria delle coscienze: chi non sente di
compiere una funzione produttiva nella civiltà contemporanea non avrà fiducia in
se stesso né culto religioso
della propria dignità. Ecco in
qual senso il problema politico italiano, tra gli opportunismi e la caccia sfrontata agli
impieghi e l’abdicazione di
fronte alle classi dominanti, è
un problema morale.
Il protestantismo in Italia
deve battersi contro l’economia parassitarla e l’unanimità piccolo borghese e deve
cercare negli operai educati
alla libera lotta e alla morale
del lavoro i quadri dell’eresia
e della rivoluzione democratica. in questo modo non
sarà un’ideologia di importazione. ma il mito di cittadini,
capaci di sacrificarsi alla vita
della nazione perché capaci
di governarsi senza dittatori e
senza teocrazie».
(Il saggio II nostro protestantesimo, ripubblicato negli Scritti
politici, Einaudi, 1997, è posto in
appendice al volume di Alberto
Gabella).
T L popolo, assente dalla
\\ A vita politica, è fuori dallo stato e dalla cultura, ignora
la propria forza ed è incapace
di farsi una coscienza chiara
(...) della sua volontà e dei
suoi destini. Lo stato, espressione di una teocrazia, è l’erede di Bisanzio e la negazione
della modernità». Basterebbe
una citazione come questa,
dal Paradosso dello spirito
russo (Torino, Einaudi, 196976) a illuminarci sul legame
che per Gobetti intercorreva
tra gli studi filosofici e politici
e l’estrinsecazione letteraria
deìl’animus dei popoli. Un
discorso per lui parallelo; alla
lettura dei pensatori politici
piemontesi affianca infatti
Dostoevskij e Leonid Andreev. In particolare, i saggi
dedicati al primo, riuniti con
altri scritti nel medesimo volume, sono tesi, come afferma Gabella, a «smantellare il
mito di un Dostoevskij filosofo o mistico, mitico profeta
di un panslavismo russo cristiano» (p. 116). Anzi, a questo proposito, Gobetti se la
prende ancor più con i successivi interpreti del grande
scrittore di Pietroburgo: «Gli
sforzi esegetici dei letterati
russi per ritrovare una filosofia di Dostoevskij [sic] hanno
fissato (...) formule che contraddicono ad ogni serietà filosofica», e individua invece,
nella sua anima «i limiti di un
tormentato individualismo»
[Paradosso.,., p. 19).
Studi di epoche successive
smentiranno in parte la posizione di Gobetti e coglieranno
nessi profondi tra lo scrittore
e la storia del pensiero: basti
citare, in anni abbastanza recenti, il bel libro di Sergio Givone [Dostoevskij e la filosofia, Laterza, 1984); ma non
si può non consentire con lo
studioso torinese quando afferma che «La grandezza di
Dostoevskij artista parte di
qui, dalla sua tragica solitudine, e dalla sua fantasia dominatrice di una materia piuttosto in formazione che condotta a svolgimento completo
(...). Tutti i suoi personaggi
sono lo specchio della sua generosa solitudine (...)... non si
sforzano mai di arrivare ad
una verità; ma piuttosto di
chiarire e capire se stessi» [Altri scritti sulla letteratura russa, ibid., p. 96-97).
La letteratura è dunque
connaturata più alla vita concreta degli individui considerati che non all’elaborazione
di un pensiero sistematico.
Ciò non impedisce a Gobetti,
idealmente discepolo di Croce sotto tanti punti di vista, di
riconoscere la necessità di
andare oltre la teoria dell’arte
come intuizione propria del
filosofo napoletano. Nella
Storia e critica del teatro contemporaneo fa presente che
«alla teoria arte-intuizioneespressione, si debba venir
sostituendo un’estetica capace di dar meglio ragione del
processo creativo come processo di critica ossia dello
spirito che si realizza come
individualità» (cit. da Gabella, p. 145). Fra le pagine dedicate al teatro, grande passione di Gobetti e oggetto in primo luogo di attività giornalistica, spiccano quelle dedicate a grandi nomi come Wedekind, Ibsen e Pirandello, di
cui coglie con puntualità il
carattere di modernità.
Conviene ricordare infine
che all’attività di Gobetti
pensatore politico, organizzatore di cultura, editore e
studioso di letteratura sono
stati dedicati alcuni paragrafi
del saggio di Angelo d’Orsi La
vita culturale e i gruppi intellettuali, contenuti nel recentissimo 8° volume della Storia di Torino edita da Einaudi
con il titolo complessivo Dalla Grande Guerra alla Liberazione (1915-1945) per la cura
dì Nicola Tranfaglia.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 18 DICEMBRE^
Una figura da ricordare in occasione del centenario della nascita
Gangale profeta del Novecento
Figlio della sua terra calabrese e discepolo ideale di Hegel si accostò in maniera
originale al protestantesimo italiano invitandolo a valorizzare le sue prerogative
Pubblichiamo in pane il testo
della relazione che Giorgio Bouchard ha tenuto al convegno gangaliano tenutosi a Crotone il 1718 settembre, i cui Atti sono di
prossima pubblicazione.
Fin da quando, nel lontano
1950, Luigi Santini rievocò
l’attualità di Gangale in una
conferenza tenuta a Milano
per il Movimento cristiano
studenti, è stato d’uso tra i
protestanti italiani attribuire
a Gangale la qualifica di profeta: tanto più possiamo farlo
oggi, a vent’anni dalla morte
e a un secolo esatto dalla nascita. Del profeta Gangale ebbe la parola tagliente e sicura, la vita mossa e travagliata,
la capacità di tacere una volta
adempiuta la sua missione.
Vediamo però se è possibile
carpire il segreto di questa
singolare personalità.
Anzitutto Gangale è un calabrese (e fiero di esserlo) che
diventa evangelico, battista e
calvinista. Ma prima di arrivare a Calvino, Gangale si
muove in due direzioni contemporanee: la prima lo conduce a essere amico di Tommaso Fiore e collaboratore di
Guido Dorso, il grande meridionalista emarginato dal fascismo. La seconda direzione
lo conduce invece, idealmente, a Torino, l’altro polo di
quell’Italia unita che era il
suo amore e il suo cruccio.
Ma la Torino che Gangale
scopre non è tanto quella di
Antonio Gramsci (che polemizzerà con lui) quanto la
Torino di Piero Gobetti.
Quel che avvicina Gangale
a Gobetti è quel che ha reso
«gobettiani» la maggioranza
degli intellettuali evangelici
fino a oggi: la sottolineatura
della dimensione etica della
vita politica e l’affermazione
della perdurante attualità
della Riforma. Perciò i due
autori incrocerapno le collaborazioni sulle rispettive rivi
ste, e manterranno una costante simpatia.
Rimane tuttavia una grande differenza: al centro del
discorso di Gangale c’è la fede-. hegeliano di classica
scuola meridionale, a un certo punto egli si rende conto
che bisogna risalire oltre Hegel, per meglio comprenderlo senza rinnegarlo. Studia
così Lutero, scrive su Conscientia pagine indimenticabili sulla drammatica (ma vitale) antitesi tra la riforma luterana e il movimento anabattista, simpatizza scopertamente per Lutero nella sua
polemica contro Erasmo, ma
alla fine si ritrova a studiare
«con amore» l’Istituzione cristiana di Calvino: e diventa
calvinista, senza nulla rinnegare della sua ascendenza
hegeliana.
L’avvenimento è senz’altro
singolare: negli Anni 20, quasi nessuno osava dirsi calvinista, e l’influenza di Karl
Barth era ancora lungi dal
farsi sentire in Italia: si può
dire che Gangale sia arrivato
a Calvino da solo, o quasi. Gli
evangelici italiani non gradirono questo orientamento,
né la ferula implacabile del
calabrese che li richiamava al
dovere di tornare all’altezza
della Riforma e delle sue fondamentali intuizioni; ma ben
presto si raccolse intorno a
lui una pattuglia di giovani
protestanti inquietati dalla
tragedia della guerra e dalle
illusioni del dopoguerra. Tutti
questi giovani hanno lasciato
un’impronta nella storia del
protestantesimo italiano:
gangaliani sono stati gli intellettuali evangelici della Resistenza, gangaliani sono stati i
professori che hanno retto la
Facoltà valdese di teologia
dopo la fine degli Anni 30;
gangaliano si confessa, ancor
oggi, qualcuno di noi.
Qual è il segreto di questa
«fascinazione gangaliana»?
Essenzialmente uno, a mio
parere: in un paese di antica
cultura come l’Italia, la componente protestante si trova
spesso schiacciata da un dilemma apparentemente senza uscita: o lasciarsi rinchiudere in un ghetto sia pure dorato e confortevole, oppure
offrirsi come forza di fiancheggiamento per altre e più
corpose realtà: il cattolicesimo nazionale, la cultura laica
oppure la cultura americana,
oggi egemone a livello mondiale. Nei tre casi il protestantesimo italiano dovrebbe
rinunciare alla propria autonomia spirituale e definirsi
solo in base al suo rapporto
con quelle maggiori realtà.
Gangale dice no a queste tre
possibilità: per lui il protestantesimo è una delle tre
grandi forme del cristianesimo storico, e come tale deve
affermare vigorosamente la
sua autonomia, rivendicare il
proprio ruolo di protagonista
del mondo moderno, e affrontare senza complessi la
cultura secolarizzata.
Tutto questo Gangale lo
pretendeva da uno dei protestantesimi più piccoli del
mondo, e riteneva anche di
potergli offrire l’arma vincente: un ripensamento della fede calvinista nei termini della
filosofia hegeliana. Diremo
che si trattava di un tentativo
impossibile? No: ancora pochi anni fa un giovane e valente studioso anglicano* ha
percorso una strada analoga
e credo che altri lo seguiranno ancora:
Gangale ha dunque rotto
un tabù: si può essere protestanti e insieme adepti della
grande filosofia moderna,
che della Riforma è figlia legittima; in particolare, si può
essere «hegeliani» e evangelici nel senso classico della parola: credere, sperare, prega
re. Naturalmente, di Hegel
Gangale non ha la certezza di
possedere un sistema definitivo e completo: lettore attento di Kierkegaard, egli sa
che al di là dei riferimenti
teorici v’è il problema dell’incontro diretto con il Cristo: la
decisione di fede che sbocca
in un rischioso discepolato.
Ma proprio in questa feconda
tensione tra Hegel e Kierkegaard, tra la cultura e la fede,
alcuni di noi riconoscono,
ancora oggi, Gangale come
profeta: in mezzo alle tempeste e alle menzogne del secolo XX, egli ci ha aiutati a non
dimenticare che Cristo non è
solo la figura centrale della
nostra civiltà, ma l’Alfa e
l’Omega della storia e delle
nostre esistenze individuali.
Alcune iniziative a Roma
Una mostra e una tavola
rotonda su Giuseppe Ganga!
PAWEL GAJEWSKI
(*) Andrew Shanks: Hegel’s political Theology. Cambridge University Press; 1991 (ringrazio vivamente Carlo Papini per questa
segnalazione).
Tra gli anniversari festeggiati quest’anno, il centenario della nascita e il ventesimo anniversario della morte di Giuseppe Gangale (1898
-1878) sono rimasti leggermente nell’ombra. L’iniziativa della Facoltà valdese di
teologia e del Centro evangelico di cultura di Roma di ricordare queste ricorrenze
merita dunque una particolare attenzione. L’ultimo numero di «Protestantesimo»
(voi. 53; 4-1998), rivista pubblicata dalla Facoltà valdese,
ha dedicato a Gangale un testo commemorativo firmato
dal prof. Sergio Rostagno. Il
17. novembre scorso, invece,
l’Aula magna della Facoltà ha
aperto le porte a tutti coloro
che volevano conoscere da
vicino il pensiero di Gangale.
Allo scopo è stata allestita
una piccola mostra «Giuseppe Gangale. Pellegrino d’Europa», messa a disposizione
dalla Provincia di Crotone. Il
pensiero di Gangale è sUi
presentato nel corso di ^
tavola rotonda presieda
dalla prof.ssa Laura Ron(i
De Michelis. La relazione
settimanale «Conscientia,
Hai r^iiN '
uno dei più importanti
capL
toli della biografia del filoso!
calabrese, è stata ’
dottssa Laura DemofontiJi
Pisa che ha svolto un’amp!
ricerca sull’argomento. Gan.
gale collaborava con Coi.
scientia già dal 1922, annoia
cui è nato il giornale, Nj]
1924 ne divenne direttore^
in quello stesso anno chiese
di essere battezzato e diveane membro della Chiesa cristiana battista di Piazza»
Lucina a Roma. La rivistai
stata sospesa per motivi poi
tici nel 1927. In questi cinque
anni, però, essa si guadagni
un posto autorevole nella vita
culturale dei primi anni venti. Il giornale ospitò articolii
Gobetti ma anche di altri laici
non insensibili aU’esperiena
religiosa, diventando luogs
di riflessione veramente libera da ogni pregiudizio.
Il prof. Sergio Rostagno, artefice dell’iniziativa, ha ricollocato Gangale in questa corrente del pensiero relig
che spesso viene chiamatali
«Nuovo protestantesimo». 11
suo tratto caratteristico è una
profonda ricerca sul patrimonio della Riforma e in particolare sul calvinismo. Questo
modo di vivere l’esperienza
della fede è diventato proprio
di Gangale, il quale sostenea
l’attualità culturale e sociale
della Riforma. Un altro tra
caratteristico di Gangale,
sottolineato il relatore, è Usuo
modo completamente li
e slegato da ogni confessionalismo di ripensare il protestantesimo in vista di una
possibile teologia comune,
pensiero di Gangale noni
stato pienamente recepito dal
suoi contemporanei, anclia
dal battismo dell’epoca. F
proprio adesso è giunto il i®'
mento di riscoprire Gangale
Una coedizione tra la Claudiana e l'Elledici dei salesiani di materiali didattici preparati da autrici evangeliche
L'istruzione biblica dei bambini deve comprendere una buona conoscenza deH'ebraismo
PAOLO RICCA
Non si può capire il messaggio della Bibbia se
non si conosce il popolo della
Bibbia, cioè il popolo ebraico:
quadro geografico, situazione
climatica, usi, costumi, politica, fede, culto, feste, gruppi,
ceti e ruoli sociali, strutture
familiari, cultura nei suoi vari
aspetti, arti e mestieri, città,
villaggi, vari tipi di abitazione, alimentazione e tutto ciò
che attiene alla base materiale dell’esistenza, popoli e civiltà vicine. Queste e molte
altre cose sono presentate e
spiegate, con parole e soprattutto con immagini, nel volume Il popolo del libro* pubblicato dalla Claudiana e dalla Elledici di Leumann (To)
un paio di mesi or sono. Potremmo chiamarlo un «safari
fotografico» nel mondo della
Bibbia, con l’unica precisazione che al posto delle fotografie ci sono disegni. Dal
punto di vista didattico è meglio: il disegno è più flessibile
del fotogramma, lo si può
meglio adattare all’oggetto
che si intende illustrare.
Le autrici dell’opera sono
Silvia Castaldi e Claire Musatti, due catechiste di Milano che uniscono a una lunga
e collaudata esperienza sul
campo una vera passione per
l’insegnamento e in particolare per l’insegnamento della
Bibbia. Un libro come questo
non poteva che nascere da
esigenze concrete: le autrici
hanno scritto e disegnato il
libro di cui esse per prime avvertivano la mancanza. Il valore dell’opera sta proprio nel
fatto che colma un vuoto editoriale reale, rendendo accessibile a chiunque una serie di
informazioni e conoscenze
utilissime per comprendere il
discorso biblico ma non facili
da trasmettere.
Due sono le autrici, due le
case editrici. È rallegrante
che questo «Viaggio dentro la
Bibbia» sia stato voluto e, per
così dire, sponsorizzato congiuntamente da una editrice
protestante e da una cattolica
(la Elledici). La Bibbia è infatti di tutti e per tutti, e la sua
diffusione e conoscenza sta
ormai ugualmente a cuore a
tutte le chiese cristiane. Tutte
infatti sanno che è lì e non altrove che si trova «l’evangelo
di Dio» (Romani 1, 1). la luce
della sua rivelazione che
splende nelle nostre tenebre,
lì e non altrove la fede trova
il nutrimento e l’orientamento di cui ha bisogno, lì e non
altrove Dio dà appuntamento a tutti i cristiani, di tutte le
chiese e confessioni. È dunque rallegrante che questa
iniziativa editoriale, sorta in
seno al Servizio istruzione e
educazione della Fcei, sia
stata fatta propria oltre che
dalla Claudiana anche dalla
Elledici, proprio per la ragione detta: la Bibbia è comune
a tutti i cristiani, è il più saldo
i- r .
• li«
vincolo d’unità tra le chiese, è la realtà più ecumenica
che esista, è il polo intorno
al quale si costituisce e costruisce la comunità ecumenica, in Italia e nel mondo. È
normale, insomma, che un
«Viaggio nella Bibbia» sia e
diventi ecumenico.
Ma c’è un altro motivo di
soddisfazione e gratitudine
davanti a quest’opera. È che
a differenza di altre del passato (ricordiamo in particolare lo splendido volume Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi, esauritissimo), pubblicate
in Italia ma provenienti da
paesi con alle spalle una lunga tradizione di familiarità
con il testo biblico, questa finalmente non è solo pubblicata ma anche prodotta in
Italia! Segno e promessa che
la conoscenza della Bibbia, la
volontà e la capacità di farla
conoscere e amare crescono
anche nel nostro paese. Un
plauso alle autrici per il loro
lavoro da pionieri.
Il volume, di cui apprezziamo anche il prezzo assai contenuto (16.500 lire) consta di
50 schede disegnate, disposte
ciascuna su due grandi pagine, e suddivise in tre sezioni:
«Vita quotidiana» (17), «Fede
e vita religiosa» (15), «Luoghi,
vicende e idee» (18). Venticinque schede sono collegate
alle vicende dell’Antico Testamento, le altre venticinque si riferiscono al tempo in
cui Gesù è vissuto e ha operato. Ogni scheda è accompagnata da un fumetto (l’autore
è Sandro Spanu), che serve
da breve commento, ora serio ora faceto, al tema trattato. È un tacito invito al sorriso e al buon umore: il grande
pedagogo Comenius insisteva molto sul fatto che l’insegnamento e l’apprendimento, per essere efficaci, devono
anche essere piacevoli.
Come s’è accennato, questo «Viaggio» esplora il mondo della Bibbia più che il suo
messaggio. Il taglio dell'opera è volutamente storico-sociologico più che teologico.
Per questa ragione probabilmente alle due belle schede
su «Che cos’è la Bibbia?» non
ne segue una che forse ci sarebbe stata bene su «Perché
leggiamo la Bibbia?». Un’altra scheda, a nostro avviso,
avrebbe arricchito ulteriormente il volume e sarebbe
stata utile per comprendere
meglio la nascita del cristianesimo, che fa parte a pieno
titolo delle vicende del «popolo del Libro»: una scheda
sulla diaspora ebraica nel
mondo ellenistico che fu, come si sa, la vera culla del cristianesimo. Non è un caso
che il nome «cristiano» sia
nato a Antiochia (attuale
Turchia), e non in Palestina
(Atti 11, 26). Il volume contiene, è vero, una scheda sulla «Diffusione della cultura
greca» (pp 96-97), in cui tra
l’altro si svolge un dialogo
immaginario ma verosimile
tra due ebrei, uno ostile l’altro favorevole alla «immersione» ebraica nella cultura
greca. Il dialogo però non
mette in luce un aspetto importante: molti ebrei della
diaspora erano favorevoli alla «immersione» per motivi
missionari, per portare cioè
nel mondo greco la conoscenza della Legge e del Dio
di Israele. È proprio in questi
ambienti ebraici che il cristianesimo nascente ha trovato maggiore udienza e migliore accoglienza.
L’attenzione alla diaspora
avrebbe potuto suggerire di
dedicare un ampio numero di
schede ai viaggi missionari di
Paolo, figlio e membro del
«popolo del Libro». Li si evoca
brevemente a p. 39 sotto il titolo «Lamento di un viaggia
tore»: troppo poco. I via;.
Paolo, come si sa, furono®
cisivi per la diffusione del®'
stianesimo all’interno e a
l'esterno della comu®»
ebraica, come risulta
degli Atti. Un «Viaggio_^
la Bibbia» avrebbe poWt“
licemente concludersi?
prio con i viaggi di qu®
«ebreo figlio di ebrei» (r f
pesi 3, 5) che percorse ms®
cabile le strade dell an
Occidente, annunciando!®
vangelo. Queste schede in
potranno essere preparo®
lo auguriamo, per una s .
da edizione, in oecasion
la quale si potrà anche ew
dare una piccola svis»
70: nel 1521 Lutero non
dusse la Bibbia in
ma solo il Nuovo Testai
L’opera è stata ideata'
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tra gli otto e i dodici an
sottoscritto ne ha mol ■
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con le autrici, le mvit* ®.»
continuare il lavoro
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(•) Silvia Gastaldi
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SATTi: Il popolo del F* Lo,
dentro la Bibbia. T
diana, 1998, pp-112, '
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L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
BUON NATALE E BUON ANNO NUOVO! — Il Natale 1998 si sta rapidamente avvicinando e con esso la fine
dell’anno. Saranno giornate di festa, almeno ce lo auguriamo, ma senza dimenticare chi per età, malattia, problemi di
lavoro avrà poche ragioni per festeggiare. Serenità e sobrietà: potrebbe essere questo l’augurio per ciascuno di noi.
Il nostro giornale, malgrado problemi postali che si sono
acuiti proprio nelle ultime settimane, cerca di essere per ciascun lettore uno strumento di informazione il più possibile
attento ai fatti delle nostre chiese e, per l’Eco, delle valli
valdesi. Questo è Tultimo numero dell’anno; il prossimo
numero porterà infatti la data del 1° gennaio 1999.
VENERDÌ 18 DICEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 49 LIRE 2000
Guardando verso sera sulle montagne si scorgono, oggi più di qualche anno
fa, vari punti luminosi: sono
le luci di case abitate anche
dove il versante si fa più
aspro. Borgate e case sparse
che sono state in molti casi ristrutturate, dotate di servizi
essenziali. Vi abita spesso
una famiglia che ha scelto di
stare lontano dall’ossessionante vita cittadina, persone
che non temono quel paio di
chilometri da fare per raggiungere un negozio o la
scuola dei figli; in alcuni casi
si tratta anche di agricoltori o
comunque di persone che dedicano parte del loro tempo
alla manutenzione del terreno
che circonda la casa, a volte
ereditata, a volte comprata.
SEGNO DI SPERANZA IN MONTAGNA
LE LUCI
PIERVALDO ROSTAN
Vent’anni fa questo sarebbe
sembrato folle; poi, piano piano, si sono elettrificate le borgate, si sono aperte piste e
strade, si è creata una rete di
servizi sul territorio. Anche in
questo modo una valle come
la vai Pellice si è spopolata in
minor misura di altre. In fondo nel giro di pochi chilometri si trova un cinema, un
ospedale,-la ferrovia, le scuole
anche di grado superiore, po
co più in là si sono aggiunti
dei corsi universitari. Ci sono
centinaia di persone che dedicano almeno una parte della
propria esistenza per gli altri,
si organizzano concerti, vivace è la vita delle biblioteche,
alcune rinascono dopo anni di
chiusura, nasce un nuovo teatro. La valle non ha perso abitanti negli ultimi anni, anzi ne
ha acquisiti; si è più o meno
arrestato anche il progressivo
scivolamento verso il fondo
valle. Provate ad andare nella
non lontana e pur vitale vai
Maira. Per trovare un ospedale bisogna fare 50 km, la stessa cosa per andare al cinema;
là la montagna è davvero abbandonata e chi conosce la
montagna di questa differenza
si accorge. Nuto Revelli, ancora recentemente, ha commentato in modo pessimistico
il futuro della montagna.
Non per essere ottimisti ad
oltranza, ma è bello rilevare
che c’è un tessuto comunitario, c’è la voglia di inserirsi di
chi viene da fuori ed apprezza
ciò che trova fra questi monti.
Le luci delle case sulle montagne; anch’esse rappresentano un segnale di speranza da
sottolineare nel Natale ’98.
Lavoro a Pinerolo
Consiglio
comunale
sulla Beloit
«Occorre costruire un nuovo piano industriale, ripensare
la situazione alla luce di investimenti sull’azienda e non
partire dai tagli al personale».
Questa, in sintesi, la posizione emersa venerdì 11 dicembre nel corso del Consiglio
comunale di Pinerolo aperto
al pubblico, che aveva come
unico argomento all’ordine
del giorno la situazione occupazionale alla Beloit Italia e
al quale hanno partecipato anche funzionari di Regione e
Provincia. Nel corso dell’incontro è stata presentata l’attuale situazione della Beloit
con la procedura di mobilità
per 166 persone avviata dalla
direzione italiana, ultimo atto
di una vertenza che si prefigura difficile, tenuto conto
che l’azienda fa capo a una
multinazionale con sede negli
Stati Uniti. La frattura che si
era venuta a creare la scorsa
settimana fra i sindacati Confederali da un lato e l’Assoeiazione lavoratori pinerolesi
dall’altra, causata dal voto negativo dei lavoratori all’approvazione dell’accordo presentato dall’azienda, sembra
ormai superata e i sindacati
(ma anche le forze politiche)
sembrano uniti nel dire che
occorre pensare a un nuovo
piano industriale per la Beloit
che punti ad investimenti e
oon a tagli. Per fare questo
occorre tempo e l’intervento
delle istituzioni per fare pressione sull’azienda perché riveda i propri piani, e in questo senso vanno gli sforzi dei
Sindacati che mirano a internssare della questione il ministero dell’Industria e del
^avoro (incontri sono già preisti a Roma per inizio genProvincia ha dato la
a disponibilità a prendersi
carico la questione e a fare
pressione sul governo affinc vengano chieste all’aziengaranzie della sua volontà
rimanere sul territorio.
Rosa Russo Jervolino, titolare del ministero dell'Interno, a confronto con la cittadinanza pinerolese
La buona informazione può contribuire alla sicurezza
La sicurezza personale come uno degli elementi essenziali della convivenza civile;
il confronto-scontro col mondo dell’immigrazione extracomunitaria; la possibilità di
costruire momenti di «educazione alla legalità». Intorno a
questi argomenti si è svolto
sabato scorso a Pinerolo l’incontro che i parlamentari della zona Giorgio Merlo e Elvio
Passone hanno organizzato
invitando il ministro dell’Interno, Rosa Russo Jervolino.
Una recente inchiesta condotta dal quotidiano La Stampa ha evidenziato come il
Piemonte sia la quarta regione italiana dove la gente ha
più paura; un italiano su quattro si sente poco o nulla sicuro mentre cammina da solo
per strada; 4 milioni di cittadini non escono mai la sera.
Sono dati citati da Merlo a testimonianza di un malessere
diffuso in tema di sicurezza.
Non abbiamo visto né squatter né paladini della repressione: solo una gran voglia di
confrontarsi di fronte alla difficoltà di un sindaco a gestire
il proprio territorio, di un anziano a uscire di sera o delle
forze dell’ordine nell’esercitare il proprio mandato. Non
è infrequente il caso di un arrestato che dopo due o tre
giorni, uscito dal carcere, torna a delinquere, fra il disappunto dei cittadini e più ancora fra gli operatori di polizia.
«Un conto è il delitto che si
potrebbe commettere essendoci le condizioni sociali che
vi possono portare, un conto
è il delitto già commesso - ha
commentato il senatore Passone -. Nel primo caso bisogna operare in senso preventivo, facendo crescere tutte le
occasioni per dar vita alla
scuola della legalità, nel secondo dobbiamo per forza fare riferimento alle normative
penali, magari migliorate in
modo da garantire certezza
del diritto e tempi non lunghissimi ai processi».
Ma accanto al tema sicurezza molti degli interventi
hanno posto quello dell’immigrazione; è un fatto forse
curioso che il tema sia così
presente in un territorio che
di persone provenienti da
fuori Europa ne ha viste poche, se paragonate alle immigrazioni dal Nord Africa nel
Il ministro Jervolino all’arrivo a Pinerolo con Ton. Giorgio Merlo
Centro Sud, o alle ondate di
profughi dall’Albania e un
fatto che fa ulteriormente riflettere è che il binomio immigrazione-criminalità non
può essere accettato se non
per una minoranza.
«Uno dei miei primi e ritengo doverosi atti di ministro ha ricordato Rosa Russo Jervolino - è stato quello di andare in visita a Tirana, dove
ho incontrato i responsabili
del governo albanese; mi è
stato sottolineato che se pure
molta manovalanza di atti criminali è originaria di quel
paese, i grandi capitali che si
muovono dietro il commercio
di droga o di esseri umani ha
probabilmente altre origini».
La sicurezza dei cittadini è
un dovere di ogni governo, ha
ribadito più volte il ministro
dell’Interno che ha ricordato
alcuni problemi: «Sul fronte
repressione siamo sotto organico per quanto riguarda le
forze di polizia e sarebbe importante reperire, già con que
II Comitato di evangelizzazione era costituito da quattro pastori e un membro laico. Il primo presidente fu il pastore G. P. Revel (1860-71), che lasciò allora la carica di moderatore alla quale furono eletti B. Malan (1860-63) e poi Lantaret (1863-74). Membro laico fu il banchiere J. Malan. Al Comitato furono subito assegnate le sette chiese fondate fuori
dalle Valli (chiamate allora “stazioni”) e
cioè Pinerolo, Torino, Alessandria, Courmayeur, Genova, Favaie e Nizza. (...)
A Torino, capitale d’Italia (1861-65),
la predicazione del Melile raccoglieva un
uditorio sempre più consistente: si avvicinarono numerose altre persone tra i
quali ricordiamo G. Gajani, già deputato
della Costituente della Repubblica Romana del 1849, reduce dall’esilio negli
Stati Uniti d’America dove era diventato
protestante. In valle d’Aosta, dove i vaidesi erano l’unica chiesa protestante
all’opera, forse perché di lingua francese,
furono inaugurati locali di culto ad Aosta
IL FILO DEI GIORNI
1 «STAZIONI»
MARIO CIGNONI
(1862), Verres (1862), Chatillon (1869) e
Viering (1869). In Liguria i frutti raccolti
dalla predicazione dei genovesi sulla Riviera portarono afl’inaugurazione del
tempio e delle scuole a Sampierdarena
(1864) sul quale gravitava anche il gruppo di Savona, dove fu inviato come
evangelista Bruschi, un ex prete. Un secondo gruppo, fondato a Vallecrosia dalla predicazione di un altro ex prete, F.
Aprosio, che ebbe a subire carcere e prigione per la sua predicazione (1857), si
collegò con un istituto per orfani fondato
dalla protestante inglese mrs. Boyce e
dal 1866 fu curato da un evangelista val
dese. Da 11, a partire dal 1867 si inizia un
nuovo nucleo a Bordighera. Intanto Nizza, che diede origine al gruppo di Mentono, si organizzava in maniera autonoma
dalla Tavola valdese, sempre con il pastore Pilatte (1862-75).
A Susa la prima comunità sorse nel
1866 quando Limpresario Peli, che dirigeva i lavori della ferrovia del Cenisio, si
rivolse ai valdesi per avere un pastore
per i suoi operai. In provincia di Alessandria e nel Canavese la presenza valdese fu consolidata a Pietramarazzi
dall’inaugurazione di tempio e scuola
(1868), a Bassignana (sala nel 1864), a
Casale (1862), dove le riunioni si tenevano in casa dell’avv. Rocchietti, per questo motivo incarcerato e processato, e in
altri piccoli paesi che, col tempo, avrebbero gravitato su Ivrea. Intorno a Pinerolo sorsero i gruppi di Vigone (1868) e
Cumiana (1870).
tratto da I valdesi in Italia (1848-1870), in
Dalle Valli all'Italia 1848-1998, ed. Claudiana.
sta Finanziaria, nuove risorse.
Ma al fatto quantitativo bisogna aggiungere una riflessione di tipo qualitativo; i cittadini individuano nelle forze
dell’ordine un momento di
garanzia dei loro diritti e
quindi bisogna rispondere alle
attese della gente, naturalmente aU’interno di un quadro
di priorità geografiche. E il
governo vuole aumentare anche la professionalità delle
forze impegnate contro la criminalità organizzata». Ma una
mano, ha detto il ministro
Russo Jervolino, potrebbe anche venirci dalla stampa: «Sono anch’io preoccupata, come
mamma e come nonna se
dobbiamo preoccuparci anche
quando si compra un panettone o del cioccolato. Ma non si
può, di fronte a due panettoni
avvelenati dai cosiddetti “ecoterroristi” fare un informazione così corrosiva da denigrare
tutto un lavoro di intelligence
che si sta compiendo e l’opera
di profonda riforma che il governo sta attuando».
Del resto anche la sfida
dell’immigrazione, come la
questione sicurezza, ormai si
gioca a livello europeo; le
migliaia di immigrati che sono stati respinti a Bardonecchia arrivavano dalla Francia
con la speranza di poter regolarizzare la loro posizione.
«Non si può continuare a dire, come fa la destra, che tutto il male che è presente nel
nostro paese è legato agli immigrati. Non è vero. Noi stiamo cercando di applicare il
decreto legge di Napolitano e
Livia Turco trasformato nella
legge 40; il centro-sinistra
porta avanti una linea di coerenza: ha fatto anche unc
sforzo di coraggio introducendo i flussi di migrazione
che tengono conto che il nostro paese non è ancora dotato delle necessarie strutture
di accoglienza. Ricordiamoc
però che l’immigrazione sot
to il profilo culturale e, ere
do, anche economico, è desti
nato a diventare una risorsi
per tutto il paese», (pvf)
8
PAG,
II
E Eco Delle "\àlli \àldesi
VENERDÌ 18 DICEMBR^g
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SI LAVORA ALL’ULIVETO — Proseguono i lavori di ampliamento dell’Uliveto di Luserna San Giovanni (foto); il
nuovo lotto è alla fase delle finiture per i piani superiori e nei
prossimi mesi sarà ultimata anche la cucina con i servizi.
Una manica collegherà il nuovo edificio con i preesistenti.
Quando la parte nuova sarà ultimata gli ospiti e tutta l’attività saranno spostati per dare modo di realizzare un profondo
recupero anche dell’ala più vecchia. I lavori consentiranno
anche di realizzare nuovi progetti per gli ospiti della Casa.
PINEROLO: RAPINA CON SEQUESTRO — Hanno ricevuto anche la solidarietà del ministro deH’Interno Rosa
Russo lervolino i componenti la famiglia Bresso, titolare
dell’omonima gioielleria di corso Torino a Pinerolo. Nella
notte di giovedì scorso cinque uomini hanno prima sequestrato la famiglia Bresso, madre, figlio e padre rientrato da
una cena quando già i banditi erano nella sua abitazione.
Poi tenendo sotto sequestro in un’auto i genitori, con un altro veicolo hanno portato Giancarlo Bresso all’oreficeria
dove si sono fatti aprire la porta e la cassaforte. Dopo che i
malviventi hanno asportato preziosi per un valore che supera il miliardo il giovane è riuscito a fuggire e a dare l’allarme; più o meno nello stesso tempo banditi hanno liberato i
genitori ancora sdtto sequestro in un’auto nelle campagne
pinerolesi. Le indagini sono in corso a tutto campo; la rapina era evidentemente stata studiata nei minimi particolari.
EX INTERNATI A BOBBIO PELLICE — Per la 54esima
volta gli ex internati di Bobbio Pollice si sono ritrovati per
il loro consueto incontro annuale domenica 13 dicembre. In
mattinata c’è stata l’assemblea, poi la partecipazione al culto; al’uscita è stato deposto un mazzo di fiori sul monumento ai caduti con breve commemorazione del sindaco e
del pastore. Gli ex internati di Bobbio si erano trovati la
prima volta al ritorno dalla prigionia degli ultimi, i fratelli
Bonjour di Malpertus. Costituitisi in gruppo acquistarono
una vecchia capra per il primo pranzo conviviale. Inizialmente erano 32 essendo morti in prigionia due loro commilitoni; purtroppo molti di loro, anche a causa delle dure vicende belliche e della prigionia trascorsa per lo più nelle
miniere di carbone, sono deceduti nel frattempo mentre altri hanno dovuto rinunciare all’incontro per Ìe non buone
condizioni di salute (è il caso quest’anno dell’avv. Cotta
Morandini, presidente provinciale). Domenica a Bobbio
c’erano quindi Remo Paolasso, presidente, Giovanni Giacomo Fostel, Pietro Catalin, Giuseppe Bonjour, Giulio
Charbonnier, Stefano Charbonnier e Ferdinando Marengo
recentemente emigrato da Torino. Gli internati di Bobbio
sono stati quasi tutti catturati in Jugoslavia, dopo aver resistito al nemico tedesco per quasi un mese con i loro reparti
del terzo reggimento alpini; alcuni, sfuggiti alla cattura si
unirono ai partigiani di Tito e fra di loro c’era anche Paolo
Catalin, elasse 1918, che rientrato nella primavera del ’45,
aveva ancora tempo per unirsi all’esercito italiano che combatteva con gli alleati risalendo la penisola.
INES FAVOUT — È morta a Eugene, nell'Oregon, all’età di
83 anni Ines Rostan Favout, nata a New York, che nel 1938
aveva sposato a Torino Ernest Favout. Casalinga, madre,
Ines Favout, che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a
Valdese, si è dedicata alla famiglia e ha aiutato nel lavoro
suo marito, ingegnere, sempre con amicizia, disponibilità e
instancabilità. Il figlio Rinaldo, i tre nipoti e i tre pronipotini l’hanno voluta ricordare con un semplice ma efficace necrologio apparso sui giornali locali.
INCONTRO ANPI — Il gruppo Anpi di Torre Pellice organizza il tradizionale incontro di fine anno per sabato 19 dicembre, alle 15,30, nel salone della società operaia di mutuo soccorso in via Roma 7.
I DS SUI DISTRETTI SANITARI MONTANI — Il gruppo
regionale Ds organizza, sabato 19 dicembre, alle 9,30
all’hotel Gilly di Torre Pellice, un incontro sulla .sanità in
montagna partendo dalle prospettive dei distretti montani.
Interverranno l’assessore regionale alla Sanità, D’Ambrosio, quello provinciale, Miletto, la presidente della Ciov,
Franca Coìsson, medici e personale .sanitario.
LA CUB SCUOLA MANIFESTA A ROMA — Il sindacato
di base della scuola ha organizzato per sabato 19 una manifestazione nazionale a Roma «contro la parità scolastica e i
finanziamenti pubblici alla scuola privata, per investimenti
nella scuola pubblica (edilizia scola.stica, mense, libri di testo), per retribuzioni a livello europeo e l’assunzione dei
lavoratori precari»; queste alcune delle rivendicazioni del
sindacato di base. Ci sarà anche una manifestazione a Torino, partendo da piazza Arbarello alle 9,30.
Il traliccio per il ripetitore Telecom provoca reazioni allarmate fra la popolazione
L^antenna della discordia a Luserna Alta
MASSIMO GNONE
L5 antenna della discordia,
ovvero del «come il
tranquillo borgo di Luserna
Alta si trasformò in un luogo
di diverbi e discussione».
Tutto cominciò nell’agosto di
quest’anno, con la domanda
presentata da Telecom Italia
Mobile per l’installazione di
un palo in strada degli Inversegni; nessuno probabilmente, e nemmeno la famiglia
dell’assessore Marco Merlo
proprietaria del temeno, si sarebbe mai aspettato che un
palo avrebbe alzato tanta polvere cosa invece avvenuta,
dopo l’approvazione da parte
della Commissione edilizia di
Luserna San Giovanni («sui
piani regolatori non ci sono
vincoli di non installazione»
ribadisce il sindaco, Piergiorgio Ghibò) e l’inizio dei lavori, con la posa delle fondamenta e di un container.
I genitori dei bambini che
frequentano la vicinissima
scuola elementare e i residenti nel quartiere salgono sulle
barricate; «Siamo molto preoccupati per i nostri figli spiega Luisa Kitchen, madre
di una bimba e residente in
via Inversegni - in quanto le
onde elettromagnetiche sono
assolutamente nocive». L’obiettivo primario è, quindi, la
tutela della salute; ecco allora
La rotonda nel centro di Luserna San Giovanni
il comitato per la promozione
di una petizione popolare
eontro il cantiere e l’assemblea scolastica di questa settimana. L’assessore Merlo, che
abita a pochi metri dal futuro
traliccio, ricordando la bassa
emissione di onde con una
potenza inferiore a 50 watt,
ribatte; «Anche mio figlio
frequenta quella scuola e se
avessi avuto il benché minimo dubbio sulla pericolosità
di questa installazione non
avrei mai accettato di acconsentire alla costruzione».
Intanto però la battaglia
continua; domenica 6 dicembre Mareo Merlo annuncia le
sue dimissioni «di protesta»,
dimissioni presentate alla
maggioranza che, racconta
Livio Bruera, assessore all’e
L'annuale incontro a La Paz in Uruguay
I Tourn: ritrovarsi
di qua e di là del mare
SILVIO TOURN
Il 17 ottobre a La Paz C.
Piemontesa, in Uruguay,
in occasione dell’anniversario
del primo nucleo stabile di
valdesi d’America, si è tenuto
il secondo incontro di famiglie Tourn. Il primo incontro
ha avuto luogo l’anno scorso
ad Alejandra di Santa Fé in
Argentina. Questo paese, gemellato oggi con Rorà, vide
nel 1872 l’arrivo di 23 famiglie di emigranti*. Ben dieci di
esse erano Tourn. Quest’anno
sono giunte a La Paz varie
delegazioni dalle province argentine, guidate da Rosendo
Tourn della provincia del
Chaco, dal dottor Guido A.
Tourn di Santa Fé, dal pastore Nestor Tourn di Buenos
Aires. Anche vari dipartimenti dell’Uruguay, persino i
più lontani come Antigas
Paysandù e Soriano, erano
ben rappresentati. Dalla Comunità di Rorà (luogo di in
origine dei Tourn) da dove, a
partire dal 24 settembre 1857,
ebbe inizio la loro emigrazione, è stato inviato un messaggio firmato dal sindaco, Giorgio Odetto, e da tutte le famiglie Tourn.
Il culto ha avuto inizio con i
messaggi dei pastori Hugo
Gönnet e Nestor Tourn, mentre la signora Raquel Tourn
ha allietato questo momento
dirigendo la corale. Dopo il
culto ha avuto luogo nella
piazza Doroteo una rievocazione storica curata dalla signora Belkis Tourn sulle origini dei Tourn. La signora
Belkis ha ricordato che si hanno tracce di famiglie Tourn
già nel XVI secolo. Molti
membri di famiglie Tourn si
sono distinte nelle varie tappe
della storia valdese, dall’emancipazione del 1848 all’emigrazione verso l’America,
colonizzando, con altri valdesi, varie zone dell’Uruguay e
del vasto territorio dell’Argentina. Seppero mantenere i
principi delia fede e dell’unità
familiare ereditata dai loro
predecessori. Per ricordare
questo avvenimento è stata
collocata pure una targa con il
seguente riferimento nella lingua del luogo; «17 octubre
1858-1998. 40 anni aniversario de La Paz C.P. Recuerdo
de II encuentro mundial de familia Tourn emigrada de Rorà
Piamonte, Italia».
Nello stesso giorno è stata
anche inaugurata un’altra targa in ricordo del loro primo
pastore. Michele Morel di
Rorà. Con l’ultimo raggio di
sole primaverile, le varie delegazioni sono infine ripartite
per i rispettivi paesi e città. II
prossimo incontro di famiglie
Tourn sembra che si svolgerà
ancora in Sud America, nel
nord dell’Argentina, e nell’
estate del 2000 a Rorà.
INCONTRI PASTORALI I DISTRETTO — Lunedì 21
dicembre, alle 9,15, incontro dei pastori del I distretto. La meditazione è a cura di Emanuele Fiume; Bruno Ricca introdurrà
il tema: «Il lavoro che cambia; una sfida per la chiesa?».
CONVEGNO EGEI — Sabato 19 e domenica 20 i giovani delle comunità delle Valli e del Pinerolese sono invitati a
partecipare al convegno organizzato dalla Fgei su «Noi e il
lavoro», che si svolgerà presso il convitto di Villar Perosa a
partire dalle 15,30 di sabato. Per informazioni: Daniele (tei.
0121-514505) e Loretta (0121-800244).
dilizia, «abbiamo respinto
perché se c’è effettivamente
un problema questo va dibattuto tutti insieme». Marco
Mèrlo quindi non si dimette.
L’Ufficio tecnico del Comune ha comunque invitato la
sospensione dei lavori. «Le
famiglie e i cittadini - ricorda
inoltre il sindaco - possono
rivolgersi alla Regione chiedendo prudenza nella concessione dell’autorizzazione di
emissione». Il Comune, dopo
aver chiesto un parere all’ente di controllo ambientale Arpa (agenzia regionale per la
protezione ambientale) di
Ivrea, cerca intanto un tecnico «neutrale» che possa spiegare la situazione.
C’è intanto molta voglia di
sdrammatizzare da parte del
T Amministrazione di Laser,
na: «Vogliamo organizzate
un’assemblea pubblica.,
spiega Livio Bruera - a
verranno anche invitate le fj,*
miglie, dove con trasparenza '
verrà spiegato l’iter cheè
stato seguito». I rischi noj
sono immediati, quindi e
Marco Merlo ricorda che «la
presenza di onde elettroma.
gnetiche sul nostro territoria
è già una questione di fatto»,
Celeste Martina, vecchio
esponente della politica lasemese «entrato in gioco perché residente nel quartiere»
è pessimista; «Non credo che
questa situazione possa evolvere a favore dei cittadini».
La questione resta aperta e
intanto alcune famiglie minacciano di ritirare i propri
figli dalla scuola.
La vicenda potrebbe avere
anche delle ripercussioni sulle prossime scadenze elettorali; dopo la vicenda dei controlli sulle evasioni tributi da
molti ritenute eccessivamente
fiscali, questa storia lascia
sull’amministrazione un’ombra. Ci saranno scossoni nell’attuale maggioranza? Cercheranno ancora una volta di
approfittarne il Ccd Danilo
Colomba o la Lega Nord? E
come si posiziona il gruppo
di sinistra che sulla vicenda
ha fin qui presentato una
semplice interrogazione?
Conferenza dei servizi sanitari
Il valore sodale
della cura al malato
SERGIO N. TURTULICI
Invitato dal direttore generale dell’Asl 10 di Pinerolo, Ferruccio Massa, a un saluto alla III Conferenza dei
servizi sanitari, il nuovo vescovo di Pinerolo Debernardi
ha ricordato il buon samaritano di Luca 10, una parabola
insieme cristiana e laica. Il
vescovo ha notato che Luca
usa il verbo tempéuo, che significa ancora prima che curare prestare onore e attenzione, servire, spendere energie
a favore di qualcuno. Ha auspicato quindi, nel segno della speranza, che la terapia, la
cura del malato venga prestata da medici, operatori sanitari, dalla comunità tutta secondo questa sequenza, cogliendo i .segni dei tempi, al di là
della legislazione e delle possibilità del presente. Il dott.
Massa ha quindi illustrato
nell’aula della Conferenza il
quadro di raffronto tra gli
obiettivi che l’azienda si era
posti per il 1998 e i risultati
raggiunti alla fine dell’anno.
Risultati molto buoni, in termini di efficacia, efficienza,
qualità, realizzazioni a partire
dall’inizio del processo di
aziendalizzazione nel 1995,
superata la fase di problemi
legati alla nota questione giudiziaria conseguente alle prime nomine in Piemonte dei
manager della sanità. E soprattutto, in questo 1998, andando anche al di là degli
obiettivi prefissi.
Come cittadini e utenti si
comincia ad apprezzarne i benefici. Impegno prioritario
dell’azienda per il 1998 era il
decongestionamento di un
ospedale, l’Agnelli di Pinerolo, costruito nel 1938, ormai
vetusto, inadatto nell’organizzazione degli spazi, nell’ubicazione di attività e servizi.
L’acquisizione dell’ex Cotte
lengo e di nuovi locali hf
consentito di incrementa
con lo spazio la razionali®
zione logistica del presidio'
ospedaliero. Il miglioramento
del comfort si è avviato con il
rinnovo degli arredi a partire
dai reparti ostetricia e ginecologia, il rinnovamento del sistema telefonico interno e
della distribuzione dei pasti
L’obiettivo sicurezza (decreto
legislativo 626) ha comportato uno sforzo di formazione
del personale contro i rischi
d’incendio, l’acquisto di attrezzature, la compartimenta^
zione dei piani e dei reparti
del complesso ospedalierOi
un sistema rinnovato di movimentazione dei degenti. L ottimizzazione degli accessi
dei parcheggi è prevista ne
Prg già approvato e qui son
stati sollecitati gli
della città di Pinerolo- L a®
pliamento del presidio ve
in corso rultimazione dei
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provato dalla Regione il P
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ospedali valdesi di Torre
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18 DICEMBRE 1998
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/Accanto a una ragazza che sta morendo
Natale alle Molinette
^1 BERTO TACCIA
Era la sera della vigilia di
Natale di parecchi anni
fa. Anche quella sera ho volu0visitarei malati in ospedale,
a città era piena di luci, di
musica, di gente che correva a
casa 0 in chiesa. La gioia del
Natale stava per esplodere trasformata in festa: festa della
famiglia, dei regali, dei ncordi dei propositi, degli incontri
noiosi con voglia di spendere,
di essere felici almeno una
volta all’anno. Poi c’erano i
malati, i tristi, i soli, i disperati che dicevano: per noi quest’anno non è Natale.
Mi reco all’ospedale torinese delle Molinette. Anche lì
luci intermittenti su alcuni alberelli addobbati in corridoi
quasi deserti. Si sa che a Natale tutti quelli che lo possono
preferiscono andare a casa.
All’ospedale rimangono quelli
che stanno male. Nella camera
vi era un solo letto occupato:
quello di una ragazza di 15
anni. Sapevano tutti che quello era per lei l’ultimo Natale.
Lei non lo sapeva. Io non mi
sono sentito di dirglielo. Accanto a lei c’era una sola persona della famiglia. Gli altri
erano venuti nel pomeriggio,
avevano lasciato regali, ma
poi erano partiti. Abitavano
fuori Torino. Come li comprendiamo! Come si fa a reggere, la sera di Natale, accanto
a una figlia che sta per morire.
Come si fa a fare finta di essere allegri, a fare gli auguri
(per che cosa?) per non deprimerla, senza crollare nella disperazione?
Mi avvicino al letto: sono
accolto con un lieve sorriso
luminoso. Dopo un breve colloquio prendo dalla mia tasca
il Nuovo Testamento. Non
posso non leggere il racconto
della nascita di Gesù. Lo
sguardo mi cpde sul racconto
della morte degli innocenti.
Non avevo mai realizzato in
modo così vivido che anche
questo episodio fa parte del
Vangelo di Natale. Volto rapidamente la pagina e leggo:
«Oggi vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza
(...) vi è nato il Salvatore, che
è Cristo il Signore!».
Davanti alla morte, segno di
sconfitta e fallimento, ecco la
nascita, segno di speranza e di
vittoria. Alla ragazzina che vive inconsapevolmente il suo
ultimo Natale, io devo comunicare questa gioia, questa
speranza, questa certezza di
salvezza: oggi è nato un Salvatore anche per te! Qualcuno
che ti è vicino che ha vissuto
la tua sofferenza, che non ti
abbandona, che ti ha amato
tanto da morirne. E vuole comuniearti la gioiosa certezza
di un amore più forte della
morte, che ti permette di vincere là dove vi è solo impotenza e sconfitta. Una gioia
non fatta di luci, feste e divertimenti, ma più vera e più
profonda. Una gioia che non
dura un giorno solo, ma che è
promessa di vita fino alla fine
e oltre la fine. Sono uscito
dall’ospedale con gli occhi
pieni di lacrime, ma mi è venuto spontaneo dire: domani
sarà veramente Natale. Sul
tergicristallo dell’auto ho trovato il tagliando di una multa
per divieto di sosta.
Accolto dalla Regione Piemonte il progetto presentato dal Concistoro di Villar Pellice
Una sala polivalente che tutti utilizzeranno
PIERVALPO BOSTAN
Apoùhi metri dal tempio
valdese, nel centro di
Villar Pellice, sorgerà una sala polivalente, funzionale per
diverse attività, con un palco,
una cucina, servizi. Il luogo
ideale per concerti (mancano
in tutta la vai Pellice sale agibili), dibattiti e rappresentazioni teatrali. A lanciare questo progetto è stato il concistoro della chiesa valdese di
Villar Pellice che ha presentato istanza di finanziamento
nell’ambito del cosiddetto
«Docup» (documento di programmazione) della Regione
Piemonte. Il progetto è stato
accolto e sarà finanziato dall’
ente pubblico al 50%; il Concistoro deve ora trovare l’altra
metà e cioè circa 615 milioni
e definire il progetto esecutivo entro la fine dell’annc).
«Da diversi anni ci eravamo
resi conto di avere davvero
bisogno di una sala polivalente - dice il pastore di Villar,
Gianni Genre la vecchia sala non è più agibile e i costi di
messa a norma sarebbero stati
Il logo approntato per il «Progetto sala polivalente»
elevati: ecco dunque l’idea di
realizzarne una nuova, attrezzata, con un palco smontabile,
con un ampio parcheggio al
servizio di tutta la collettività.
Ci teniamo a dire che la sala
potrà essere utilizzata da tutti.
La sala avrà poco più di 200
posti e sarà gestita dal Concistoro della Chiesa valdese di
Villar. Abbiamo l’impressione che la gente risponda positivamente se i progetti che
vengono proposti sono chiari
e dalla cittadinanza, valdesi o
cattolici che siano, stanno arrivando risposte incoraggianti. Anche il Comune ci ha
promesso un aiuto. Un gruppo
di lavoro ad hoc sta operando
con i nostri tecnici sia per definire in modo più funzionale
possibile il progetto, sia per
raccogliere i fondi necessari:
a questo proposito abbiamo
proposto ai membri di chiesa di effettuare un prestito al
Concistoro a tasso zero; è
successo in altri casi (penso
ad esempio all’erezione della
chiesa di Ivrea dove tutte le
somme prestate sono state regolarmente restituite)».
- Questa raccolta straordinaria di fondi non potrebbe
in qualche modo incidere sulle offerte alla cassa culto da
parte dei membri di chiesa?
«È una nostra preoccupazione, infatti; in questi ultimi anni abbiamo cercato di svolgere
un capillare lavoro di informazione sulle finanze nella chiesa e abbiamo ottenuto dei
buoni risultati. Molto presto
vedremo se la gente confermerà di aver capito che una
cosa è la costruzione di una
bella sala e un conto è il sostegno alla predicazione della
Chiesa valdese in Italia».
- Accanto alla sala polivalente, a Villar, il progetto
Crumière sta diventando una
realtà: dunque questo ccomune si avvia ad assumere un
ruolo importante nella mappa
culturale della valle?
«Credo che la popolazione
di Villar Pellice abbia come
caratteristica una certa omogeneità, una coesione che aiuta a portare avanti le iniziative che se sono capite vengono poi sostenute. Il tessuto
comunitario è meno frammentato che altrove: si parla
ad esempio francese, anche
fra i più giovani. Sono convinto che la sfida per le Valli
nei prossimi anni sarà di tipo
culturale: dopo aver investito
energie e mezzi dovremmo
anche investire a livello culturale, per ricominciare a scoprire una mentalità critica rispetto a quello che viviamo».
La sala dunque potrà essere
un tassello di queste nuove
iniziative di tipo culturale,
uno spazio per incontrasi, divertirsi e anche per fare cultura. Sono stati già organizzati
concerti i cui proventi andranno alla costruzione; il Concistoro di Villar, sul volantino
di presentazione del progetto,
ha anche reso pubblico il numero di conto corrente bancario per eventuali offerte «prò
sala». Il conto, presso l’Istituto bancario San Paolo di Lusema San Giovanni, ha il numero 2007, codice Abi 01025,
codiee Cab 30600.
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Confederazione Nazionale dellArtigianato
della Piccola e Media Impresa
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Val Pellice: orientamento al lavoro
Il gioco dell’Impresa
Sono soddisfatti alla Comunità montana vai Pellioe dell’esperienza da loro
promossa e portata avanti in
collaborazione con la Confederazione nazionale dell’artiQianato (Cna) di proporre ai
dirigenti scolastici del territorio dei corsi di sensibilizzazione alla cultura di impresa.
Soddisfatti soprattutto della risposta che «Il gioco deliimpresa» (questo il nome
dato al corso presentato dalla
^na) ha suscitato fra i ragazzi
® Ì6 fra le imprese coinvolte.
Nei mesi passati ai ragazzi
che frequentano le terze medie di Luserna, Bibiana e Bricherasio il corso «Il gioco
dell’impresa», un programma
educativo preparato dalla Cna
che permette agli studenti di
riflettere sulle risorse naturali
e sul loro rapporto con l’uomo, di conoscere alcuni fondamentali principi economici
e di gestione di impresa e infine prevede di confrontarsi
con reali esperienze imprenditoriali artigiane per avere
così un modello di riferimento
per i propri progetti lavorativi.
Era la prima voita che questo
corso, in cui tra l’altro viene
utilizzato sotto la guida di tecnici Cna un software appositamente preparato, veniva
proposto a degli studenti delle
scuole medie inferiori.
Finora infatti «Il gioco
dell’impresa» era sempre stato presentato in istituti superiori ma in vai Pellice si è voluto procedere a un esperienza diversa. I tecnici della Cna
quindi l’hanno riadattato e ricalibrato tenendo conto delle
esigenze degii allievi delle
medie inferiori e i risultati pare
siano stati buoni. I ragazzi di
Bibiana, Luserna e Bricherasio hanno seguito con interesse sia il primo momento dedicato alle spiegazioni proposte
dai docenti, relative aila parte
economica e gestionale delle
imprese, sia ii momento successivo che è consistito in visite guidate a tre differenti
realtà artigianali della valle.
«È stata una esperienza
senz’altro molto positiva - dice il preside delle scuole coinvolte nell’iniziativa, Mario Tarditi - che ci ha consentito oltretutto di fare in maniera differente dal solito la normale
attività di orientamento nei
confronti di questi ragazzi che
si stanno preparando a scegliere che cosa fare dopo le
scuole medie. Fatto importante, tutto questo l’abbiamo potuto fare coinvolgendo il mondo del lavoro». L’esperienza
di «Il gioco dell’impresa»
sembra essere stata positiva
non solo per i ragazzi ma, a
giudicare dalle reazioni, anche per gli artigiani coinvolti
nell’iniziativa che si sono dimostrati interessati a ripeterla
anche il prossimo anno.
«Sperimentare di persona
cosa significhi il lavoro dei nostri artigiani - conferma Mario
Ferraresi della Comunità
montana -, parlare con loro,
riflettere insieme a loro sul significato del lavoro autonomo,
ritengo abbia costituito un
momento formativo rilevante
per i ragazzi, un modo per
esaminare da vicino una
realtà famigliare, a portata di
mano, ma spesso ignorata
quale produttrice di ricchezza
e, conseguentemente, volano
per una seria politica di sviluppo e rilancio produttivo;
l’esperienza poi è stata importante anche per le aziende artigiane coinvolte nell’iniziativa
che hanno mostrato molta disponibilità e interesse verso
questo modo di avvicinare i
ragazzi alla realtà produttiva».
Si è dimostrato quindi un
modo differente di formare e
informare i ragazzi «Il gioco
dell’impresa», un modo per
farli avvicinare ad una realtà
conosciuta spesso solo superficialmente e non vista come possibilità per il proprio
futuro lavorativo. Un’esperienza da ripetere quindi e
queste sembrano essere le
intenzioni della Comunità
montana che, anche il prossimo anno in collaborazione
con la Cna, è intenzionata a
riproporre alle scuole iniziative simili che aiutino l’attività di orientamento dei giovani dando loro degli strumenti in più.
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10
PAG.
IV
E Eœ Delle ^lli ^ldesi
C9 era una volta un paese
che si chiamava Sasso:
forse perché le mura delle sue
case erano fatte di sassi, tanto
che visto da lontano il villaggio sembrava una roccia che
si confondeva con quelle delle montagne intorno. In mezzo al paese c’era una piazza
e, vicino, dei piccoli campi
dove, lavorando molto, si raccoglievano altri sassi e poche
patate. Gli abitanti facevano
anche del buonissimo formaggio con il latte delle loro
poche mucche. Sembrava che
non ci fosse altro da scoprire.
Invece no. Bisognava fermarcisi, passeggiarci un poco,
guardarsi intorno meglio e
chiacchierare con qualcuno
per venire a sapere che nei
boschi e nelle montagne succedevano certe magie. Altri
fatti misteriosi capitavano nel
paese o molto vicino.
Tuistitì, l'uccellino
dei bei sogni
A Sasso viveva un uccellino che al tramonto cantava in
maniera così deliziosa che
tutti facevano dei «sogni a
occhi aperti» - almeno così li
chiamavano in paese. Ascoltandolo ogni cosa intorno
sembrava cambiata, diventava bella. Il cielo si colorava
di tanti colori, le nuvole prendevano le forme più incredibili: sembravano fate con dei
lunghi veli, oppure animali
fantastici che nessuno aveva
mai visto. Mentre l’uccellino
cantava perfino le più brutte
case del paese sembravano
agli abitanti di Sasso dei piccoli meravigliosi palazzi. I
paesani ascoltavano l’uccellino la sera e si erano accorti
che, dopo essersi goduti quel
canto, non solo dormivano
benissimo ma facevano anche
dei bei sogni di notte. Lo avevano chiamato Tuistitì. I contadini sognavano quasi sempre di trovare, zappando la
terra, molte patate e nessun
sasso. Le mamme in sogno
toccavano i panni sporchi con
un dito: bastava per farli diventare puliti senza bisogno
di lavarli; e i vecchietti ballavano come quando avevano
vent’anni. Naturalmente, la
mattina dopo, svegliandosi,
ogni cosa tornava come prima, e tutti rimanevano un po’
delusi. I contadini ricominciavano, sbuffando, a buttar
via molti sassi e a raccogliere
poche patate; e le donne con
tanta fatica si rimettevano a
lavare i panni sporchi e a fare
moltissime altre cose.
La gente aveva capito che
Tuistitì era un uccellino magico ma non poteva fare di
più, e gli voleva bene lo stesso. Di giorno tutti si consolavano un poco pensando che,
almeno la notte dopo, dormendo, la vita sarebbe stata
più bella. Un poco per volta,
a Sasso si erano convinti che
nei sogni c'è sempre qualcosa
che può succedere poi davvero. Di notte i sogni andavano
e venivano da una casa all'altra e l’uccellino magico aveva un gran da fare. Se un ragazzo e una ragazza erano innamorati, i loro sogni dovevano entrare sempre dalle finestre giuste. Si può capire
che qualche volta fosse anche
capitato all’uccellino di sbagliarsi. Il giorno dopo... scene di gelosia terribili... Si
sentiva urlare: «Mi tradirai
con quella biondona; ti ho sognato con lei!!!». «Ma no, cara. no, proprio no. lo amo solo te», diceva il fidanzato.
Un po’ per volta gli abitanti
di Sasso avevano preso l’abitudine. appena svegli, di raccontarsi in famiglia i loro sogni, sempre con una briciola
di speranza che qualcosa sarebbe un bel giorno cambiato
anche nel loro paese. Erano
stufi della solita vita: coltivare patate e fare formaggio.
Naturalmente abbastanza
spesso qualcuno raccontava
tuistitì, ovvero il paese delle magie
EZIO PONZO
un sogno che non aveva fatto
per niente, per il solo piacere
di sentirsi ascoltato. Ma tutti
stavano a sentire perché un
sogno vero e uno inventato si
somigliano tanto che non si
possono riconoscere. A Sasso
non si fidavano mai solo dei
sogni dei bambini. Dicevano:
«Come si fa a creder loro?
Dicono qualsiasi cosa che gli
passa per la testa». Alle bambine poi non davano proprio
retta perché pensavano: «Se
c’è poco da fidarsi di quello
che dicono le donne... figurarsi delle bambine! ! !».
Invece fu proprio il sogno
di una ragazzina che cambiò
per davvero la vita di tutto il
paese. Eléna una notte sognò
una poesia e la raccontò la
mattina, sbadigliando, ancora
mezzo addormentata, davanti
alla sua tazza di latte : «C’è
dell’oro infondo a un tondo/
sempre all’ora del tramonto,/
dove canta un uccellino/ che
a quel tondo sta vicino/ Sasso
un poco arricchirà,/ troverà
felicita,/ se la voglia di soldini/ non imbroglia i suoi sognini».
Dato che la poesia parlava
di oro, la famiglia di Eléna cominciò a agitarsi, pensando
che il sogno volesse dire che
c’era davvero un tesoro nascosto da trovare chissà dove. Il
fatto che la poesia finisse dicendo che però la voglia di
soldi potesse imbrogliare i sogni di Sasso non interessò
proprio nessuno. Prima di tutto papà e mamma vollero essere sicuri che Eléna non si
fosse semplicemente inventata
quelle rime che diceva di aver
sognato. Le dicevano: «Dì la
verità: non ti sei inventata tutto?». Ma lei era sicura: «No e
poi no, uffa!». Siccome non
erano affatto convinti che
avesse fatto quel sogno per
davvero, papà, mamma, i fratelli e le sorelle vollero sapere
come era fatto il tesoro, se
l’oro era proprio tanto davvero e, soprattutto, dove stava
nascosto. Eléna, stordita da
tutte quelle domande, si ricordava solo che durante il sogno
una vocina le aveva detto
quella poesia misteriosa. E
questo sembrava a tutti poco,
anzi pochissimo per crederle.
Così vollero sentirsi recitare
quei versi chissà quante volte.
Alla fine però papà, mamma,
fratelli e sorelle, non ebbero
più alcun dubbio: la poesia sognata da Eléna voleva dire che
c’era un tesoro da andare a
cercare. Ma dove e come?
«Se quell’oro à così
profondo bisognerà prima di
tutto prendere un bel piccone», cominciò a dire papà, da
buon contadino. «Poi bisognerà cercare un posto dove
ci siano degli uccellini che
cantano», aggiunse la mamma, sospirando perché pensava a quanti cantavano dappertutto intorno al paese. 1 figli
aggiungevano: «Dovremo
metterci a cercarlo al tramonto... lo dice la poesia». La
cosa più difficile da capire
era poi dove fosse quel tondo
di cui parlava la poesia? Perché Sasso era fatto tutto di
rocce spigolose.
In ogni modo la sera stessa,
mentre il sole tramontava,
papà, mamma, fratelli e sorelle si presero un piccone ciascuno e si misero a scavare,
ognuno in un posto diverso,
dappertutto dove si sentivano
cantare degli uccellini. Scava
qua e scava là, zappa qua e
zappa là non trovarono un bel
niente. Andarono a letto tardi,
stanchi e delusi. Naturalmente, per quanto fosse quasi
buio, i misteriosi spostamenti
della famiglia di Eléna, con
tutti quei picconi furono notati dai vicini fin dalia prima
sera. La gente cominciava a
domandarsi: «Sono diventati
matti tutti insieme?».
Certo non era facile mantenere quel segreto di famiglia
come desideravano, per prendersi tutto quell’oro solo loro.
Le case di Sasso erano così
addossate fra loro che ognuno
sentiva quello che si diceva
nella casa vicina.
Il resto della storia ve lo
potete facilmente immaginare. Non era passato molto
tempo, che tutto il paese sapeva a memoria la poesia sognata da Eléna; e al tramonto
tutti andavano in giro col piccone. Ciascuno faceva finta
di niente e si nascondeva un
po’ il piccone sotto la giacca.
Però, alla fine, guarda caso, si
ritrovavano tutti a scavare dove cantava qualche uccellino.
Cominciarono presto a accadere fra la gente incidenti e
litigate mai successi prima a
Sasso. Quando il padrone di
un campo incontrava un altro
nel suo terreno, con un piccone più o meno nascosto, si
metteva a gridare: «Ladro!
!... Ladro!!...», perché se il
tesoro fosse stato trovato nel
suo campo, doveva essere suo
e soltanto suo.
Il lago d'oro
Una sera, al tramonto, tutti
gli abitanti di Sasso sentirono
un canto così meraviglioso
come non avevano mai udito.
Tuistitì cantava sulla riva del
lago del paese che, con la luce del tramonto, sembrava
tutto d’oro. Il lago era sempre
stato rotondo come un cerchio, ma nessuno ci aveva
fatto caso prima. Un bambino, improvvisamente, gridò:
«là nel lago c’è un albero tutto d’oro». La gente del paese
guardava ma non gli credeva.
Però, osservando meglio, anche molti che proprio non riuscivano a vedere l’albero tutto d’oro come gridava il bambino, cominciarono a scorgere almeno brillare delle foglie
d’oro quando l’acqua era
mossa un poco dal vento della sera. Poi qualcun’altro
gridò «C’è un tesoro», anche
se non credeva ancora ai suoi
occhi. Alla fine un uomo disse: «In fondo al lago c’é un
corteo di fate di tutti i colori
dell’arcobaleno». Naturalmente non mancava chi non
riusciva a vedere né albero
d’oro, né tesoro, né fate; ma
stava zitto. Faceva così per
non fare la figura, davanti a
tutti, di essere l’unico stupido
che non vedeva meraviglie
come gli altri.
Gli abitanti di Sasso fecero
allora una gran festa e misero
sulla riva del lago un grande
cartello: «Il lago d’oro». Per
vederlo cominciò a arrivare
gente anche da molto lontano.
Ognuno ammirava in fondo
al lago il tesoro come gli avevano detto, anche quando non
ne era proprio sicuro, perché
non poteva sopportare l’idea
di avere pagato il viaggio per
niente. Per chi poi non riusciva proprio a notare un bel
niente davvero, nemmeno nel
tramonto più radioso, rimanevano da assaggiare le buonissime «patate d’oro di Sasso»
che i contadini del paese avevano avuto l’idea di chiamare
così per venderne di più. A
dir la verità le patate sembravano un po’ d’oro solo al tramonto, e solo guardandole
bene bene, con molta, moltissima fantasia.
Il capo del paese cercò di
far conoscere le meraviglie
del suo paese nei luoghi più
lontani. Mandò in giro un foglio nel quale Sasso veniva
descritto come il paese dove
si dorme bene e si sogna meglio: «Vai a Sasso e alza il
naso/ guarda intorno o un
poco in su/ e per caso o lìon
per caso/ farai i sogni che
vuoi tu».
Molti visitatori venivano a
Sasso soprattutto per dormirci. Co.sì Sasso diventò famoso
e, se non proprio ricco, almeno non più povero. La poesia
del sogno di Eléna fu scritta
su un muro della piazza di
Sasso.
L'imbroglio del lago d'oro
Tuistitì se ne va
I paesani mo.stravano ai visitatori il lago d’oro, ma siccome quel li che venivano a
vederlo erano tanti, li accom
struito proprio sulla riva del
lago, era il più arrabbiato di
tutti e urlava: «Mandate via
quella mocciosa», forse perché era anche per colpa del
suo ristorante sulla riva che il
lago non sembrava più d’oro.
Per fortuna che la mamma di
Eléna se la prese sotto braccio
e la porto via in tutta fretta
mentre la bambina, scalciando, continuava a dire: «L’oro
non c’è... l’oro non c’è...».
L’incanto e le magie del lago
d’oro erano davvero finiti.
Anche la solita guida dei visitatori di Sasso se ne era accorta da molto tempo. Condusse
in fretta la gente a leggere sul
muro del municipio la poesia
sognata da Eléna. C’era ancora, un po’ stinta. Nessuno la
capiva più perché la storia che
vi ho raccontato era stata dimenticata da molti.
Dove canta Tuistitì?
Eléna amava molto andare
m piazza a giocare con i suoi
amici del paese ma quel giorno la mamma le consigliò di
non farsi troppo vedere in giro. Molti erano arrabbiati con
lei, perché aveva gridato davanti a tutti che il lago non
era più d’oro. Eléna era dispiaciuta di non poter fare i
soliti salti con i suoi amici. Se
ne uscì di casa e salì tutta sola
su per un sentiero che arrivava a un piccolo pantano che
conosceva da molto tempo.
L’acqua era così bassa che si
potevano vedere benissimo
tanti girini; quando si nascondevano nel fondo, sollevavano una nube grigia di fango
molto più grande di loro. Fece una barca di carta; ci mise
dentro due sassolini e si
sdraiò sulla riva a vedere cosa
succedeva. Un venticello soffiava sul pantano, facendo
piegare certe piccole canne
che avevano sulla punta dei
piumini bianchi. La barchetta
lasciò la riva e si mise a navigare pian piano. Andava tanto
regolare che sembrava guidata da una mano misteriosa. Di
pugnavano in gruppi, un po’
in fretta, quasi di corsa, per
guadagnare di più, senza
aspettare che cantasse proprio
Tuistitì. Bastava che i visitatori udissero un uccellino
qualsiasi e loro, credendo che
fosse l’uccellino dei bei sogni
di cui avevano sentito tanto
parlare, facevano un lungo
“Ooohhhh” di meraviglia e
dicevano che non avevano
mai goduto un canto così meraviglioso. Per Tuistitì era diventato ormai inutile rimanere e se ne andò. A Sasso erano così felici di guadagnare
tanti soldi che si erano dimenticati di lui. Nessuno ne
.sentiva più il bisogno.
Una .sera Eléna, guardando
il lago, insieme alla solita folla in ammirazione venuta da
molto lontano, si accorse che
la magia del lago era finita.
Allora si mise a gridare: «Il
lago non é più d’oro, si vede
solo brillarci sopra un poco il
sole!» La gente, scandalizzata, gridava: «Zitta, zitta, silenzio!!!» perché disturbava lo
spettacolo. Il proprietario
dell’enorme ristorante «Il lago d’oro», che era stato co
sicuro, penso, erano i suoi
due sassolini marinai a guidarla così bene. Ci volle un
po’ di tempo, ma alla fine la
barca si accostò a un’isola
lontanissima dalla riva. Eléna
provava a immaginarsi che
cosa potesse esserci nel boschetto di piumini bianchi
che copriva tutta l’isola.
Avrebbe voluto essere piccola piccola per potere andare a
spasso fra quelle piante.
A un tratto, con suo grande
stupore, si accorse di essere
diventata una rana, molto elegante. verdissima, tutta lucida
e muscolosa. Spiccò un salto
così lungo che le sembrò di
volare e piombò in mezzo
all’isola. «Chi sei?», le chiese
gentilmente un grazioso ranocchietto che stava acquattato proprio lì accanto. Eléna
gli rispose piuttosto impacciata: «Veramente sono una
bambina, ma avevo tanta voglia di saltare che mi sono
trovata trasformata in una rana come voi. Non so proprio
come mi sia successo» ai
ranocchiette che si trovi»
lì vicino sotto i piumi^^
minciarono a ridacchi^^
di loro, in modo
con quella bocca troppo“S
che hanno anche le pià J
Poi nuotarono sotto
foglie, tutte in gruppo e o,S
in buona amicizia. MenijÉ
muoveva così felice, ^
notò che i girini sul M
sollevavano una nube k
gemo. «Forse», pensò, «fl,.
lito fango del fondo sei^
d’argento per la luce dellag
na; per questo il pantano sce
bra bello come un paradisa
Siccome non si dimenticavi
di essere una bambina, quell.
luce di luna le fece
venne à
mente che si era fatto
che doveva tornare a cüa
Così improvvisamente si svei
gliò sulla riva del lago. Noi
era più una rana e la luna¿
sù nel cielo era spuntata dav.
vero. Fu in quel momento ct{
Eléna sentì cantare un ucce|.
lino. Lo riconobbe subito(
senza alcun dubbio. Era il suo
vecchio amico: Tuistitì.
Quella sera arrivò a casi
sfiatata per la corsa che avevi
fatto correndo giù dal sentiero e gridò: «Tuistitì c’è anco,
ra, c’è ancora! Avevo tanti
voglia di saltare in compa
gnia e non potevo andare io
piazza con i miei amici. Alla
ra lui mi ha fatto sognare!
diventare una ranocchiette.
Così ho saltato tutto il pome
riggio nel pantano in ottimi
compagnia! Le rane erano sa
10 un poco troppo verdi
stato bellissimo!». Furono
tutti contenti di sapere eli
Tuistitì ci fosse ancora,
andarono dai vicini a racc»
tare il sogno che ruccellim
magico aveva fatto fare aEl!
na. A Sasso, dopo quel pome
riggio, tutto ricominciò
come prima, perché qualcun
veniva a visitare ancorai
paese, ma non più per ved»
11 miracolo del lago d’oro il
quale non credeva più nessi
no. Le gente veniva a Sai
solo per dormirci bene, pfl
sognarci meglio e per sentili
cantare Tuistitì la sera.
Passò qualche anno. B&
cominciò a sognare un ’
gazzo. Anche se lei noniosa
peva, nel paese vicino ijK
bel ragazzo c’era davvero,Si
sognavano l’un l’altro tutte*
notti. I meravigliosi sognili®
due innamorati entravaie
sempre dalla finestra
Tuistitì stava bene attenWt
non sbagliarsi come gli®
successo una volta. Un gin®
finalmente Eléna e l’innaniO'
rato dei suoi sogni si ine®
trarono al mercato. Cera®
ta gente ma Eléna lo riconwbe subito: era lui, bello e s®
pático come se l’era sein^
sognato e portato nel
del suo cuore. Come
lo? Si lasciò cadere un
letto dalla mano. Anchef
l’aveva riconosciuta
raccolse subito e, mentre P
lo dava, si rivolsero
sguardo... uno sguardo e®
in sogno non avevano
fatto. Vissero f, j
contenti e la loro vita lUF
bella dei loro .sogni.
(dal volume Storie da - .
insieme, ed. Era ouova, j
Umbra, Pg. di prossima P“
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V
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
11.
> i/a sol
mova,
isitna
FAMIGLIE DIVERSE... DIVERSE FAMIGLIE”
la rete fede e OMOSESSUALITÀ (REFO) HA ORGANIZZATO IL SUO PRIMO CONVEGNO:
PER RIPRENDERE IL DIBATTITO SU FEDE E SESSUALITÀ
Il 24-25 novembre la Reto ha
fatto la sua prima apparizione a livello nazionale. Cosa? O no, la
Reto non è un ufo, e nemmeno
una navicella spaziale; si tratta
della Rete evangelica fede e omosessualità, che ha quasi un anno
di vita. Essa si prefigge di avviare
nelle chiese una riflessione seria
su fede e sessualità con un occhio
particolare per le minoranze sessuali, la cui identità è ancora oggi
motivo per pre-giudizi, discriminazioni, esclusioni, violenze. E questo perché la società si è costruita
un modello di “normalità”, in base
al quale tutte quelle persone che
in un qualche modo non vi rientrano sono considerate “diverse”. Ma
la cosa più grave è che anche le
nostre comunità pensano in base
a queste categorie. A me era parso di capire che l’invito a partecipare per fede alla comunione dei
credenti fosse rivolto a chiunque,
ognuno in base ai propri doni, con
il proprio essere unico/a ed irripetibile, ma probabilmente...
Tornando al debutto in società
(se così si può chiamare) della
Rete, esso è avvenuto attraverso
un convegno, tenutosi a Casa Cales (Reggello, Firenze) il 24-25
novembre, dal titolo “Diverse famiQiie...famiglie diverse”. In questi
ttue giorni i partecipanti (circa 60
persone) hanno affrontato il tema
itella famiglia, partendo da un dato di fatto: la famiglia mononucleare oggi è in crisi; tenendo presente ciò si è riflettuto su temi
^nali la famiglia nella Bibbia, la situazione degli omosessuali nella
*^ostra società, la possibilità di un
['Conoscimento giuridico delle
[coppie di fatto”, la genitorialità
^Ingoia, e tante altre tematiche
(per maggiori informazioni potete
['Chiedere il bollettino della Rete;
'Coltre Riforma del 20 novembre
® pubblicato un ampio resoconto
bel convegno).
I^®l momento in cui ci siamo saltati e salutate si percepiva un
di soddisfazione per questo
^omento d’incontro vissuto, per
bri motivi: all’invito avevano riposto parecchie persone; i par
tecipanti rappresentavano sia il
mondo evangelico sia quello cattolico, l’universo femminile e quello maschile, le identità sessuali
(omosessuali ed eterosessuali); il
livello delle discussioni non era
banale ma elevato e stimolante,
inoltre si sono fatte nuove conoscenze (nel senso che si è cono
Buon
Rul'ulo
dalla
redazione
soluto qualcuno o
qualcosa di nuovo, di
diverso, di stimolante, di arricchente).
Una cosa molto bella
era la fiducia ed il rispetto reciproco che
ci hanno accompagnato per la durata di
tutto il convegno,
permettendo a tutti e
tutte di non sentirsi
diversi ma tutti “nor
Smali”, e poter così
^ imparare e scoprire
cose nuove dalle
esperienze degli altri
e delle altre. Cogliendo l’invito che si legge nella mozione su
“sessualità e differenza di genere” votata durante l’ultimo
Congresso Fgei, la
Reto auspica che si
riescano a promuovere, sia a livello locale che nazionale dei momenti di incontro, confronto e crescita comune, in vista di un cammino, che ci vede assieme, verso
un lavoro di sensibilizzazione e
informazione nelle nostre comunità.
Sandra Spada, Henry Olsen (Roma)
r
n^6
dicembre
1998
Viaggi all’estero
con il CEGE
Avete voglia di confrontarvi con culture
diverse?
Volete visitare terre sconosciute?
Volete mettere alla prova la vostra conoscenza dell’inglese?
Siete convinti/e che l’ecumenismo possa
anche essere diverso dalla marmellata
informe delle grandi
assemblee?
Avete voglia di mettere in gioco la vostra
identità?
1 CEGE è un Network che raggruppa e
collega varie federazioni giovanili nazionali
dei vari stati europei. La maggioranza è formata da protestanti, soprattutto dal centronord Europa ma sta aumentando la presenza dei paesi dell’Est a maggioranza ortodossa e ne fanno parte anche alcuni gruppi
cattolici. Gli incontri generalmente durano
una settimana e si articolano in momenti di
gioco, plenarie, visite, lavori di gruppo e serate in maniera abbastanza simile ai campi
studi della FGEI. Il numero dei partecipanti
è di circa 30-40 per facilitare la comunicazione e la reciproca conoscenza.
Normalmente le iscrizioni sono riservate
a chi ha un età compresa fra i diciotto e i
trent’anni ma ci possono essere delle eccezioni per chi ha già superato i trenta e non è
mai andato/a all’estero.
Come FGEI abbiamo di solito diritto a
due posti in ognuno di questi incontri e per
ognuno di essi il CEGE copre metà delle
spese di partecipazione e di viaggio. L’altra
metà, che varia a seconda della località da
raggiungere, è a carico dei/lle partecipanti e
della FGEI. Poiché è importante iscriversi
per tempo vi diamo le date e i temi indicativi
dei prossimi incontri sperando di solleticare
la vostra curiosità:
Marzo 1999, Budapest II Seminario annuale di formazione dedicato a chi lavora in
gruppi giovanili ecumenici. Il seminario ten
de a far sperimentare tecniche di animazione e di gestione dei gruppi che possano es
sere poi riutilizzate nel proprio gruppo locale. In particolare è centrato sui problemi riguardanti gruppi in cui sono presenti più denominazioni. Essendo questo tipo di seminario finanziato dal Consiglio Ecumenico
delle Chiese, i prezzi sono molto bassi ed è
possibile prenotarsi per i prossimi anni.
Aprile 1999, Irlanda del Nord Tema
generale: Identità ecumenica in una realtà
di confine. Dialogo interreligioso e proposte
per nuovi stili di vita.
Ottobre 1999, Bulgaria Tema generale
Sessualità e differenza di genere all’interno
del dialogo ecumenico. E’ in questo mo
mento uno dei temi più ’’caldi” nel mondo
ecumenico, nel 1997 era già stato organizzato un incontro su “Sessualità e Spiritualità” ad Agape, ora ci si sposta sulle rive del
mar Nero per continuare a riflettere su uno
degli argomenti che più divide in questo tipo
di incontri.
Primavera 2000, Spagna-Portogallo
Per facilitare i contatti con due nazioni
spesso assenti da questi incontri si è pen
sato di organizzare un incontro, probabii
mente nel Nord della Spagna. Tema da de
finire.
Se volete saperne di più
Davide Rostan
Vìa Pietro Coesa 42
00193 Roma
tei: 06/3201140 06/3204504
Fax:06/3201040
12
HotiziQrìofgei
7T^ ' • n /
A VENEZIA CON I FRATELLI CROATI
Nel week-end del 24-25 ottobre, si è tenuto
presso i locali della foresteria valdese di Venezia un convegno tra giovani delia Fgei e
giovani croati evangelici. Il convegno, sostenuto dal Servizio rifugiati e migranti che ha
creato i primi contatti, ha costituito una tappa
importante nel percorso di conoscenza e
scambi tra queste due realtà giovanili, cominciato qualche mese prima (1-3 maggio 1998)
in occasione di una visita di una delegazione
Fgei ad un gruppo di giovani luterani croati in
Slavonski Brod. A Venezia si sono riunite 25
persone, per metà all’incirca italiane (prevalentemente di area Triveneta) e per metà provenienti dalla Croazia. La delegazione estera
era costituita da persone appartenenti a varie
comunità croate sia luterane che riformate
(tra cui il pastore Erik Noddeland di Rijeka),
con l’aggiunta di alcune ragazze luterane
scandinave attualmente residenti in Croazia
per un periodo di missione.
Il convegno ha alternato momenti di riflessione a momenti di gioco e di visita alla città
di Venezia. La riflessione, partendo dal titolo
del convegno “I diversi modi di vivere la nostra fede”, si è imperniata attorno alle parole
di Romani 12, 1-2. A partire dal noto ammonimento di Paolo; “Non adattatevi alla mentalità
di questo mondo, ma lasciatevi trasformare
da Dio con un completo mutamento della vostra mente”, i partecipanti al convegno hanno
costruito un culto, lavorando parte in gruppi e
parte in plenaria. Il culto è stato poi celebrato
nella locale comunità valdese di Venezia, con
una conduzione corale che ha consentito
l’espressione di una molteplicità di lingue,
canti, gesti, pensieri e preghiere. La Santa
Cena è stata celebrata tutti insieme nella convinzione che in questo momento centrale per
la nostra fede possano convergere biografie
così diverse. “Offrire me stesso a Dio in sacrificio vivente”, è stato detto durante la meditazione, “corrisponde a rinunciare ad essere
l’unico capitano della nave che naviga nel
mare della mia esistenza e a cedere il posto
di comando al Signore, sapendo che da Lui
viene la sapienza e la grazia”.
Una piccola sezione del convegno è stata
finalizzata ad illustrare la struttura organizzativa e i processi della Fgei agli amici croati:
questi, infatti, sono impegnati nella costruzione di un movimento giovanile nazionale jnterdenominazionale (luterano e riformato) e sono particolarmente interessati ad attingere da
esperienze già mature. Il convegno si è concluso con la sensazione di un’amicizia robusta e di un desiderio affermato di continuare
la relazione, il prossimo passo vorrebbe essere l’organizzazione di un campo estivo a tema
in Croazia della durata di una settimana. L’argomento proposto è “La testimonianza”.
Giorgio Bonnet
la
stra condi;
ne abbasta
sere;
mente,
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Che ra:
novembre:
'floma e P'
j mezzo e
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Croazia, inv, guello di »
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motivi: la
chiesa è mdì
giovane
dunque nri
ha ancoslülarziale c
quegli strm gno unive
Per la sua posizione geografica l’Italia non
può non essere un ponte tra l’ovest e i paesi
dell’est: una mano tesa verso realtà così lontane dalle nòstre ma fisicamente cosi vicine.
La Croazia dista solo qualche centinaio di chilometri da Venezia eppure la guerra che l’ha
dilaniata e la sua storia la rendono molto distante dalle nostre esperienze quotidiane. Si
comprende allora la voglia di conoscere e di
scoprire un Paese su cui sappiamo così poco
al di là della storia di guerra che ha vissuto.
Tale desiderio nato all’Interno della Fgei si è
concretizzato in due incontri: uno in maggio, a
Slavonski Brod e uno a Venezia, nel weekend dal 23 al 25 ottobre scorso. Nell’ospitante
Foresteria Valdese si è dunque svolto tra una
ventina di giovani dall’Italia e dalla Croazia un
convegno dal titolo “I diversi modi in cui viviamo la nostra fede”. L’incontro con la realtà
delle Chiese luterane e riformate croate non
può che essere arricchente per la nostra cultura civile e per In nostra fede. Il convegno ha
saputo cogliere entrambi i piani.
Eravamo tutti interessati a conoscere l’altro
e l’altra. Noi italiani e italiane curiosi dì conoscere la realtà sociale della Croazia, attraverso rincontro diretto con ragazzi e ragazze che
la vivono, senza le mediazioni della stampa o
della cinematografia, i croati e le croate desiderosi di conoscere una realtà occidentale ricca di cultura e di miti come l’Italia e come Venezia. Sul piano della fede quest’incontro è
stato altrettanto arricchente. Personaimente
mi ha coinvolto molto perché mi è stata data
la possibilità di confrontarmi con delle persone della mia età sullo spinoso problema di come vivere In un Paese a maggioranza cattoiica, senza sentirsi né vittime né soffocati da
questa realtà. Sicuramente in Italia è molto
più facile vivere come minoranza in quanto
come protestanti abbiamo saputo e potuto
crearci degli spazi e abbiamo ia possibilità di
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le, scuola diaconale) che le permetterebbe
di avere un percorso di formazione sicuroi
stabile, inoltre vivono in una situazione di noil
piena liberta, ad esempio non riescono
aprire un locale di culto a Fiume e hanno pati
ra di riunirsi nelle case per gli studi biblici per
ché temono di essere additati come una set
ta. Per questi motivi il loro interesse
senz’altro focalizzato sul mondo protestanlijsWorce et
italiano e sulla federazione giovanile s cop|re il mond
era emerso anche dall’incontro di maggio.
Ciò che si deve notare è che sono riuscii
volgere a loro favore questi problemi cheliat
figgono: sono animati da un entusiasmo e
una forza vitale che talvolta manca alle nos
Chiese e che permette loro di impegnarsi net
la vita ecclesiastica per continuare a spera»
in un futuro migliore.
Questo incontro si è concluso con un bet
lissimo culto preparato da tutti e tutte noi, net
la giornata di sabato. Sia nella liturgia che
nella predicazione si è cercato di far esprime^
re ogni individuo senza colpire la sensibilii
degli altri. Un equilibrio felicemente raggiunti
ha visto nascere un culto in tre lingue (ingfe
se, italiano e croato) animato da canti prove'
nienti dalle nostre diverse esperienze e ce»
trato sulla predicazione di Romani 12:1-2,
Questo difficile passo biblico, che ci ha fatto riflettere su cosa significhi essere “sacrificii
vivente”, è stato commentato da alcuni di no
riportando la propria meditazione. È stai
molto bello ascoltare, e riflettere su corw
l’esperienza di fede che ognuno di noi ha via
suto abbia potuto postare ad una diversa
terpretazione del brano.
I modi in cui ognuno di noi vive la
fede sono diversi e talvolta contrastanti,
interessante condividere con gli altri le singola
esperienze e i propri sentimenti, imparandoi
conoscere il prossimo
Erica Mica (Veronsl,
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LA FGEI A MILANO E IL
PROGETTO CITTÀ
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A REGGELLO
PER PARLARE DI ETICA
Il gruppo fgei di “Milano via Sforza” sta lavorando da qualche mese ad un progetto, il
“progetto città” , che ha l’ambizione di far tornare i figeini e le figeine ad occuparsi di politica.
Abbiamo pensato che ciò potrebbe essere
fatto con profitto e con coinvolgimento dei
partecipanti se si dà la possibilità ad essi di
occuparsi delle realtà che conoscono più da
vicino, cioè quella della città in cui vivono. È
un’ambito ristretto, che nello stesso tempo offre molte occasioni di approfondimento.
L’obiettivo è quello di stimolare le persone ad
individuare gli aspetti della propria città
le, che faccia il nostro stesso lavoro sulla sua
città, e sia poi disponibile ad incontrarsi con
noi e a raccontarci e farsi raccontare.Verremo
così a conoscere un’altra parte di Italia, e impareremo ad esporre criticamente ciò che siamo venuti a sapere attraverso lo studio della
nostra città, e poi porrebbe a tutti noi un
obiettivo concreto e piacevole. Abbiamo già
contattato i gruppi di Napoli e speriamo di organizzare un incontro per ia primavera.
Isabella Mica
che ritiengono più significativi così da
studiarli per poi farne una presentazione ad un gruppo figeino di un’aitra
città. Abbiamo così cominciato ad approfondire alcune realtà milanesi con
cui per un motivo od un altro siamo
già in contatto, come la scuola, l’università, il mondo del volontariato, le
iniziative culturali, quelle ecumeniche
e così via.
Essenziale in questo progetto è lo
scambio con una realtà completamente diversa, preferibilmente meridiona
c/o Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011-655278
fax 011-657542
Il 10-11 ottobre in mezzo al verde che circonda Casa Cares, a Reggello, un gruppo
beri assortito, per la maggior parte appartenente alle Chiese evangeliche di Firenze, si è
ritrovato per parlare di “etica”.
“Etica”, una parola che dice tutto e non dice
niente, con cui è facile cadere nella retorica,
ma per fortuna, la vivacità delle “menti” presenti e la bravura dei relatori (Raffaele Volpe,
pastore della Chiesa battista di Firenze e Debora Spini che hanno parlato rispettivamente
dell’etica da un punto di vista teologico e socio-politico) hanno evitato che ciò accadesse.
Credo che l’aspetto più interessante di
questo campo, nato in sordina, sia stata la
partecipazione attiva dei presenti. Infatti, il sabato pomeriggio, guidati da alcuni ragazzi della Fgei valídese e metodista di Firenze, si sono formati dei gruppi che hanno cercato di
precisare-focalizzare il termine “Etica” (così
sfuggente!).
Anche sulla base delle considerazioni svolte di sono sviluppate le due relazioni che possiamo sintetizzare in due pensieri:
1) l’etica si snoda in due principi: quello
della responsabilità e quello della felicità. La
responsabilità deve essere non solo nella ri
sposta, ma anche ne modo in cui
sta risposta al nostro prossimo;
2) va tenuta divisa l’etica delle
ni da quella delle conseguenze. La domi
che ci è stata posta e che qui viene
che a colui che legge è di non facile .
“Va seguito il nostro principio etico a
bisogna seguire l’azione a seconda delle
sequenze?
Concludiamo con alcune frasi della pf
cazione che ha tenuto la domenica ma
Stefano Lagomarsino:
Deuteronomio 30:15-20: ”... io ti hoP°"
davanti la vita e la morte, la benedizion®
iffipw bi
maledizqione, scegli duinque la vita, a' ,^j|,
tu viva, tu e la tua discendenza, amando
gnore, il tuo Dio, ubbidendo alla Sua
tenendoti stretto a Lui...”. ^
"... Se scegliamo di amare Dio, di me
al centro delle nostre aspirazioni, delle^^^
affezioni, avremo fatto un passo nella
ne giusta. Se invece tutto quello che _
mo fare è confrontare la nostra vita con
stro modello di vita agfata, di vita so
cente, di vita felice, abbiamo fatt°
passo nella direzione sbagliata.
Antonella Sciumbata (FI*®”
prif"
■)■ A
'0 di
13
KoPiziariofgeì
7^^
iCoGEL... MA CHE POMATA E’?
3re la n», che razza di pomata è il CoGell? 20-21
i condì* rtvembre: incontro fra giovani evangelici di
abbastUttóiTia e provincia. Abito a Roma da un anno
sereS mezzo e trovavo incredibile che in una città
nte. questa dove ci sono così tante chiese
into ^Xangeliche non ci fosse neppure un gruppo
erso, ! egei Quest’anno si sono federati due gruppi,
azia.’invi iuello di Albano (grazie anche al lavoro di
i luterai Ldro Spanu) e quello di Roma-Teatro Valno notevì la (grazie al lavoro di Mariangela Padda). La
colta dovi lederazione” di questi due nuovi gruppi (e
Principal, soprattutto il percorso da loro fatto) mi ha
nte a duj convinto sempre più che la Fgei. dovesse
tivi: la loia dedicare molte energie per far incontrare i
*sa è mo|
giovani
che “ruotano” intorno alle nostre co
vane j ¡lunità. A settembre, in occasione del conique non grosso Fgei, mi sono incontrato con Enzo
ancou Marziale che finalmente era libero dall’impegli stri! gno universitario. Enzo faceva parte della
Iti (federa lo” giunta regionale del Lazio, ed era da un
ie giovani po’ di tempo che gli chiedevo se potevamo
tterebben contattare altri ragazzi per partire con un
16 sicuro} gruppo. Enzo, esaltato dalla laurea appena
ione di nm presa, mi propose qualcosa che andava ben
escono ai aldilà di un gruppo Fgei, a cui diedi subito la
hannopani mia adesione. Oltre noi, facevano parte del
i biblici pef progetto anche Silvia Zerbinati, Mariangela
Padda, Peter Giaccio e Monica Cascione. Il
nostro obiettivo era quello di formare una taprotestant» sk-force che avesse il compito di scandaglia
ie una
iresse
lile s con»
naggio,
no riusciti a
mondo evangelico giovanile di Roma e
dintorni e fornire dei momenti di incontro
creando una rete di gruppi locali a cui potesmi che Hat sero aggregarsi altri gruppi e singoli. Iniziamiasmo e dà tno questo lavoro fiduciosi di poter coinvolge, alle noste
egnarsi né,
a sperala
con un bet
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iturgia oU
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12:1-2,
le ci ha fé
e “sacrifidi
Icuni di no
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diversa it
Elisa
Sono stata molto bene al campo
perché c’era un’atmosfera amichevole. I
ragazzi del CoGEL non si sono imposti come organizzatori
né si sono messi su un piano differente da quello dei campisti, ma si sentiva che avevano la voglia di crescere con loro.
L’unica nota stonata è stata la mancanza di tempo per stare
insieme (il campo è durato solo 24 ore), ma grazie ai giochi
eal programma intenso si è riusciti a stringere amicizie più o
meno con tutti.
Elisa Zerbinati
re il gruppo di Albano e quello di Teatro Valle
più qualche studente della facoltà e qualche
altro lupo solitario. Nasce ufficialmente ad ottobre il CoGEL (Coordinamento Giovani
Evangelici del Lazio). Non è una giunta regionale Fgei (anche se questa attualmente
non esiste ed il CoGEL in effetti ha alcuni
compiti similari), il CoGEL non si rivolge
strettamente ai gruppi Fgei ma cerca di allargare il suo campo a tutti i vari gruppi giovanili
evangelici esistenti nella provincia (l’esempio
lombardo insegna). Eravamo consapevoli
che ci sono percorsi ed esperienze che non
si possono fare da soli, neanche nel proprio
gruppo locale, né tanto meno nella propria
comunità. Identità personale, di gruppo locale e di comunità rimangono importanti e necessarie, ma possono non bastare. Ognuno
di noi era cosciente che molto di quello che
si è, sia dovuto alle esperienze di relazioni
che abbiamo vissuto nel nostro percorso
all’interno della Fgei o dei centri/gruppi giovanili. Ci siamo resi conto che ci sono giovani intorno a noi che apprezzano il valore del
confronto ma non hanno occasioni per viverlo: a questi per primi è rivolto il nostro lavoro.
In quest’ottica ci siamo lanciati verso un progetto rischioso ma stimolante: organizzare
per fine novembre (a tempo di record) al Villaggio della Gioventù, un fine settimana a tema, aperto a tutti i giovani di Roma e dintorni, cercando di contattare personalmente o
tramite terzi i vari gruppi e le varie comunità.
Il risultato è stato per noi quasi incredibile,
anziché ricevere le circa venti iscrizioni che ci
aspettavamo ne abbiamo ricevute quaranta. Oltre a rappresentanze dei gruppi di Albano
e Teatro Valle ed a molti ragazzi della facoltà di teologia,
abbiamo ricevuto adesioni da
alcuni membri del gruppo di
Roma-Piazza Cavour, da
membri dei due gruppi di Roma-Via Firenze, da alcuni di
Isola del Liri e dal neonato
gruppo di Roma-Centocelle,
oltre ad alcune altre adesioni
Alessia...
di singoli. Il numero e
la varietà (per provenienza, età ed
esperienza) dei
partecipanti oltre,
ammettiamolo, al
poco collaudo della
nostra staff, ci hanno costretti ad
un’acrobatica virata in corsa; si pensò quindi di aumentare lo spazio
dedicato alle presentazioni e diminuire, di conseguenza, quello dedicato al tema. Cogliendo lo spunto
anche dalla mozione sulla politica
presentata al Congresso (“Il Congresso ritiene che la
Federazione sia pronta per un lavoro di analisi dell’esistente ed elaborazione di prospettive, perché si impegni in azioni visibili nella
società”) avevamo pensato ad un’analisi dei
nostri sogni (sociali) e di cosa significassero
per noi oggi le parole “ideale, fede e lotta”.
Stuzzicati dalla frase “Chi non ha sogni, non
ha nemici”, si è arrivati al titolo del campo :
“Conosci il tuo nemico?”. Il nostro obbiettivo
principale era quello di far conoscere e mettere in contatto le diverse realtà locali e sotto
questo aspetto il campo è andato meglio delle nostre più rosee aspettative. Prima di questo campo, la maggior parte dei ragazzi non
si conoscevano fra loro e gruppi giovanili di
chiese anche vicine ignoravano l’esistenza
l’uno dell’altro; ora, invece, manifestano interesse e voglia di lavorare insieme. Per il futuro si pensa già ad un secondo campo, questa volta organizzato in collaborazione con i
diversi gruppi che hanno manifestato la volontà di partecipare a questo progetto. Mantenete aperte le frequenze?
Stefano R. Mollica
Penso che il CoGEL sia stata davvero una buona invenzione. Noi
giovani nel Lazio siamo tanti ma spesso neanche ci conosciamo e abbiamo poche occasioni di incontro. È bello poter pensare di avere incontri più 0 meno periodici, in modo da accantonare i nostri impegni
per tempo e ritagliarci un momento da dedicare a conoscerci meglio.
Sto vivendo una situazione personale alquanto complicata per quanto
riguarda il mio gruppo giovanile, perciò ho la necessità di incontri e
scambi con altri giovani, che bene o male vivono nella mia stessa
realtà. Non penso ci si debba vedere solo agli incontri organizzati dai
responsabili del CoGEL apposta per noi?, quello dovrebbe essere il
punto di partenza per poi incontrarci al di fuori e fonderci in qualcosa di
grande e coinvolgente (comunque questo sta alla coscienza di ognuno
di noi). Personalmente sono stata molto contenta di aver avuto la possibilità di conoscere persone nuove e trascorrere del tempo con quelle
che già conoscevo. È importante per me pensare di avere un punto di
riferimento sul quale poter contare e confido in altri incontri per condividere con voi altri bei momenti, magari anche più lunghi. Non ho scoperto qual è il mio nemico, ma ho trovato altri amici.
Alessia Melillo.
IL VANGELO E CHARLIE BROWN
3 la
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;a (Verona)
• #•
Vi vogliamo raccontare il nostro primo con''agno Fgei-Triveneto.
successo dal punto di vista della partecipazione è stato notevole (circa 50 presenze):
altre ai “padroni di casa” c’erano rappresenpiemontesi, liguri, lombardi, toscani, emie laziali. Guidati dal pastore Arrigo Bonaes abbiamo affrontato il tema: “L’etica e la
teologia di Schuitz in Charlie Brown”. Sapevaohe Schuitz oltre ad essere un simpatico
omettista era anche un predicatore laico
®^®['9®lista? Partendo dagli scritti di Schort
opera dell’ ideatore di Charlie
diamo goe-.
Ile intenziO’i
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1 direz'*’ CI
i(Fireni
WùWffA AMBIT?/),
HO !L VEBEtTO, &BTQ ÇUL
culto con la locale comunità condotto da un
gruppo di partecipanti al convegno che hanno
rinunciato a una serata in giro per la città e ci
hanno regalato un coinvolgente sermone. In
conclusione, le valutazioni sono sicuramente
positive e abbiamo la speranza che in futuro
si possa proseguire la riflessione sul tema
che resta ancora aperto.
Laura Casorio e Sabina Boreiii
F.G.E.I. Pisa
Brown
CI siamo resi conto che.
raverso l’arte del fumetto
nltz ha voluto trasmettere
assaggi teologici quali la
isericordia di Dio che si
Parge ovunque e che è
® tutti (come la
“9gia che cade sui giusti
*'*9li ingiusti), e di testi
honian;
battute
za visto che spesso
come — leggere
pillole”
In ..,.'^°'tienti di predicazione
abbiam- '' P°'
Durante questi due giorni sono emersi numerosi spunti, anche grazie aH’originalità dell’argomento scelto “Il Vangelo secondo Charlie Brown”. I personaggi di questo fumetto ci hanno
accompagnati durante i vari dibattiti, dandoci l’opportunità di riconoscerci nelle loro caratteristiche personali e nel loro modo di affrontare I “grandi problemi della vita”. Si è trattato di analizzare striscia per striscia l’etica, il messaggio e la teologia che potevano emergere in ogni personaggio.
Dalla possibilità di allargare il discorso, si è cercato di intendere ciò che era il messaggio dell’autore, e
ognuno è stato libero di fare le proprie considerazioni, trovandosi di fronte ad azioni non situate in un tempo
determinato e al di sopra della storia. Ogni spunto è stata una proposta di riflessione teologica, ma anche di
confronto fra i partecipanti
Cbarr D i singoli personaggi:
le Brown, Linus, Lucy, Snoopy, Piperita
'vari ® abbiamo trovato che
tete ognuno con il proprio carat
. ’ sprimono, in maniera a volte enfatizza
vivere la fede, come ab
ijg ¡. '^°'"®f3tato nel momento di plenaui sono stati riproposti i per
991 delle strisce,
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I quali Altan, Effel, Quino
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*i Proh?'^'^'° religioso è legato
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HoP/ziariofgei
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Il 30 ottobre il Consiglio si è riunito per la prima voita. Un bel Consiglio con una maggioranza di donne ed un’età abbastanza bassa. Il Consiglio ha speso ia maggior parte del tempo
lavorare su di sé, sulie aspettative che nutre nei propri confronti, ma anche sui timori che ha e quindi sulle avvertenze che ha per questo mandato.
Il Consiglio si è quindi spostato ad Ecumene dove si è tenuto il Consiglio allargato alle segretarie, ai segretari, ai revisori, ai responsabili del WSCF e del EYCE e ad una delegata
Bethel. Il fine settimana trascorso insieme (30 ottobre, 1, novembre) è stato caratterizzato dal calore dei rapporti umani e dalla ricchezza delle idee con le quali sono state interpretate
mozioni del XIII Congresso.
Il cuore del Consiglio allargato ha battuto indubbiamente su ciò che riguarda il collegamento tra regioni, sugli scambi e l’ospitalità reciproche, ma non solo. Ha battuto sulla mozione di
la politica nella speranza di riuscire a costruire dei rapporti con le associazioni e i movimenti che operano sul territorio. Un’altra priorità del CA è quella di avere degli strumenti di anali
per capire quanto accade nel mondo.
Essere Chiese Insieme è un processo caro alla EGEI, così come tutto ciò che riguarda la testimonianza e la narrazione.
Il lavoro sulla sessualità e la differenza di genere è stato al centro dell’attenzione del CA. E’ necessario parlare in generale di sessualità e in particolare di nominare I omosessualità nel
nostre chiese. Speriamo possa partire anche questo cammino. ... , . )
Una tra le idee che sono emerse per rendere maggiormente tangibile il reticolo di relazioni che tiene insieme la EGEI è quella di organizzare un viaggio in pulmino in giro per l’Italia tri
gruppi giovanili, le chiese, alcuni centri e opere diaconali. Il ‘pulmino figgeino’ porterebbe con sé persone che ad ogni tappa cambierebbero ed insieme ad esse proposte di culti e liturgij
animazioni teologiche e per lavorare in gruppo, pacchetti feste e concerto, e quanto saremo abbastanza creativi da metterci dentro...
Questa idea si inserisce in una serie di proposte che vogliono favorire lo scambio di visite tra le regioni.
Il 14 Novembre una delegazione del Consiglio ha incontrato la Tavola Valdese. E’ stato un incontro molto proficuo per la ricchezza del dibattito e per il numero di proposte avanzate pi
una collaborazione diffusa sul territorio tra Tavola e EGEI. 1
Tra i molti argomenti affrontati vorrei soffermarmi su uno e quindi rendere note due proposte di collaborazione.
Si è a lungo dibattuto sul senso della EGEI, se essa è un centro d’iniziativa che offre servizi ad un bacino molto più ampio di utenze o se essa trova proprio nell’attività della comparteà^
pazione a dei progetti comuni una delle ragioni fondanti della propria aggregazione. E’ seguito un dibattito serrato e attento alle varie posizioni.
Tra i vari progetti comuni due mi sembrano molto rilevanti. La Tavola ha espresso la propria volontà di sostenere il progetto del ‘pulmino figgeino’ sia concretamente che con delle idee
che arricchiscano il progetto. • • , ■ u
Partirà presto un progetto della Tavola insieme al Comune di Rio Marina (Toscana) per l’aggregazione giovanile, la EGEI potrebbe essere coinvolta a vano titolo, mi chiedo se questo
potrebbe essere un altro fronte del lavoro politico della EGEI.
Il prossimo Consiglio si riunirà il 9 e ilio gennaio, fateci avere per quella data tutto quanto ritenete importante che il Consiglio discuta.
Sandro Spanu (Roma)
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(Venti di cambiamento?)
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Quando?
27 dicembre - 3 gennaio
Ma quanto mi costa?
L. 200.000
A Chi mi rivolgo?
past. Bruno Gabrielli, via XX settembre 62, Catan
zaro. Tel e fax n. 096-728045, e-mall:
brunogab@tln.it
Da fede a fe(Je:
Istruzioni per l'uso
Allah, Buddha, Cristo, Jahvè: il dialogo Interreligioso nella società italiana dei giorni nostri
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Quando?
30 dicembre - 3 gennaio
Ma quanto mi costa?
L. 200.000
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A Chi mi rivolgo?
Villaggio delle Gioventù - Lungomare Pyrgl
00050 santa Severa (RM) - tei. 0766-570055; <
076657527; e-mail: vlllaggl@tin.lt
I protestanti
e l'Europa
Quando?
26 dicembre - 2 gennaio
Ma quanto mi costa?
L. 300.000
A Chi mi rivolgo?
Centro per la gioventù Ecumene
contrada Clgliolo - 00049 Velletri (RM)
tei. n. 06-9633310, fax n. 06-9633947
e-mail: ecumene@allnet.it
Colpa, peccato, perdono
weekend teologico
Quando?
27 dicembre - 3 génnaio
Ma quanto mi costa?
206.000 Lire + 26.000 Lire
A chi mi rivolgo?
Centro ecumenico Agape -10090 Prall
tei. n. 0121-807514. fax 0121-807690
e-mail: agape@perosa.alpcom.it ^
(versare sul ccp 20378105 intestato ad Agape '
tro ecumenico una caparra diSO.OOO Llre|
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REDAZIONE- a Torino C/o Riforma via S Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (lei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORmiCI: a Torino Michela Bellino, Cristina Ferrara, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Manuela Molinari, Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana
Recchia Pietro Romeo. A Napoli Deborah D'Aurìa, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Lu^ Nitti. „ „ , -r
HANNO COLLABORATO A QUESTQAJMERO: Gior^Bonnet, Del Prior^uciano Ko^^, Nicola Rg|(|^t, Carla NecaJiio, Silvia Rostagno, Sandro Spanu, Paola Taverna,
^^3Rr)sPONDENTI REGIONAL^ofeina Arcidi#i5^ Laura^gi^»^, luri PaJJji^^, Sarah Jjlj^elli, MariaJ^Czarello, Gij(^^a Puggiojjj^Pnatella Rj^gno,Oriana
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ullier. Paolo Testa.
Fascicolo interno a RIFORMA n. 49 del 18 dicembre 998. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Respons35ile ai sensi dilige: Piera Edizioni Pr^tanti srl.
Fotocomposizione: AEC - Mondovi. Stampa: La Ghisleriana - Mondovi.
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Delle Vao.i ^ldesi
Intensi programmi di culti, feste e attività nelle chiese valdesi delle Vaili
GLI APPUNTAMENTI DI NATALE
PAG. V
I (Roma)
At
s
ANGROGNA — Sabato 19, alle
21, nel tempio del Serre, serata di
canti e recite a cura dei bambini della scuola domenicale, del pracatechismo e della corale; il gruppo giovanile proporrà un piccolo bazar.
Nella stessa giornata e domenica 20
i giovani faranno il tradizionale giro
di visite alle persone anziane. Giovedì 24, alle 20,45, nel tempio di
Pradeltorno, culto a cura della corale. 11 giorno di Natale, culto alle ore
10 al capoluogo con Santa Cena;
partecipano la corale e i ragazzi che
presenteranno una breve recita. Domenica 27, alle ore 10, culto nella
scuola grande. Giovedì 31, alle
20,45, culto di fine anno con cena
del Signore nel tempio del Serre.
BOBBIO PELLICE — Domenica 20 dicembre, alle 10,30, nel
tempio, culto con i bambini della
scuola domenicale. Alle ore 12,15
pranzo comunitario nella sala delle
attività. Venerdì 25 dicembre, ore
10, culto con Santa Cena e partecipazione della corale. Domenica
27, ore 20,45 nel tempio, spettacolo
teatrale natalizio dei bambini e del
pracatechismo. Domenica 3 gennaio, ore 10,30, nella sala, culto di
inizio anno con Santa Cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Domenica 20, alle 10, culto di
Natale e festa dell’albero della
scuola domenicale. Alle 10, culto
con Santa Cena a Bricherasio. La
giornata prosegue con un pranzo alla sala Albarin e nel pomeriggio
canti e recite, giochi. Alle 17, nel
tempio, letture bibliche, musiche e
preghiere. Alle 21 concerto vocale
e strumentale del Gruppo musica a
favore di Amnesty International.
Giovedì 24, ore 21, culto al Ciabas.
Venerdì 25, ore 9, culto agli Airali
con Santa Cena, e alle 10 culto nel
tempio con Santa Cena. Domenica
27, ore 9 culto agli Airali, ore 10
culto nel tempio. Giovedì 31, alle
21, culto di fine anno nel tempio.
PINEROLO — Domenica 20,
alle 10, culto tenuto dalla scuola
domenicale. Alle 15 culto a Piossasco. Venerdì 25, ore 10, culto con
Santa Cena. Domenica 27, ore 10,
culto. Giovedì 31, ore 18,30, culto
di fine anno; dopo il culto cena per
aspettare insieme la fine dell’anno
(prenotazioni presso La Montagna,
0121-70685).
PERRERO-MANIGLIA — Il
culto di Natale sarà a Maniglia alle
9 e a Ferrerò alle 10, con la partecipazione della corale e Santa Cena. La sera del 25, alle 20,30 a Maniglia, scambio di messaggi fra le
varie componenti della chiesa. Venerdì 31, alle 20,30, culto a Ferrerò.
POMARETTO — Venerdì 18
dicembre, alle 20,30, riunione a Ferosa. Mercoledì 23, alle 20,30, riunione ai Maurini. Domenica 20, ore
10 culto a cura della scuola domenicale. Venerdì 25 culto con Santa
cena alle 9 nell’ospedale e alle 10
nel tempio. Il 25, alle 20 festa di
Natale ai Cerisieri. Il 26 festa di Natale della scuola domenicale di Inverso Finasca. Giovedì 31 dicembre, ore 20,30 culto con Santa Cena.
FRALI — Giovedì 24, ore alle
20,30, culto con Santa Cena. Venerdì 25, ore 10,30, culto con Santa
Cena e partecipazione della corale.
Nel pomeriggio, festa della scuola
domenicale nella sala; partecipa la
corale. Venerdì 18, alle 20,30, riunione a Ghigo. Domenica 27 dicembre, alle 20,30, nel tempio, concerto natalizio delle corali del 3°
circuito; parteciperanno le corali di
Pomaretto, Chiotti, Ferrerò e Frali.
PRAMOLLO — Venerdì 25,
alle 10, culto con Santa Cena e partecipazione della corale. Sabato 26,
alle 15, recita della scuola domenicale nella sala attività. Domenica
27 culto alle 10.
PRAROSTINO — Domenica
20 dicembre, alle 20,30, nel tempio
di San Bartolomeo, concerto di Natale della corale di Prarostino diretta dal maestro Silvano Calzi; partecipa la scuola domenicale. Colletta
a favore del restauro dell’organo.
Venerdì 25 dicembre, ore 10 culto
di Natale con Santa Cena e partecipazione della corale nel tempio di
San Bartolomeo. Sabato 26 dicembre, alle 15, nella sala del teatro,
festa della scuola domenicale e del
precatechismo che proporranno
canti e recite. Domenica 27, alle 9
culto al Roc e alle 10,30 a Roccapiatta. Venerdì 1" gennaio, ore 10,
nel tempio di San Bartolomeo, culto di Capodanno con Santa Cena.
SAN GERMANO CHISONE —
Venerdì 18, a partire dalle ore 15,
festa all’Asilo dei vecchi a cura
deirUnione femminile. Domenica
20, ore 10, culto coni bambini della
scuola domenicale; alle 15 festa
dell’albero della scuola domenicale.
Mercoledì 23, ore 15, culto all’Asilo con Santa cena. Venerdì 25, ore
10, culto con Santa cena. Domenica
27, ore 20,30, nel tempio, concerto
della corale e del coro «Gabrieli».
RORÀ — Domenica 20 dicembre, alle 15, alle Fucine, recita dei
bambini ed estrazione dei biglietti
della sottoscrizione a premi. Lunedì 21, alle 20,30, nella sala comunitaria recita dei bambini della
scuola domenicale, bazar e consegna delle borse di studio da parte
del Comune di Rorà. Venerdì 25
culto con Santa Cena, alle 10 con i
bambini della scuola domenicale;
partecipa la corale. Domenica 27 ,
ore 10, culto con Santa Cena.
TORRE PELLICE — Sabato
19 dicembre, alle 14,30, alla Foresteria, festa di Natale della scuola
domenicale. Domenica 20, alle 10,
nel tempio, culto con scuola domenicale e precatechismo; alle 15,
sempre nel tempio, pomeriggio natalizio con la partecipazione di corale, coretti e gruppo flauti, segue
un tè in foresteria. Giovedì 24, alle
21, ai Coppieri, culto con Santa Cena; partecipa il coretto. Il 25 culto
di Natale con Santa Cena e partecipazione della corale. Domenica 27,
ore 9,30 culto ai Coppieri, alle 10
culto al centro e alle 10,30 culto
agli Appiotti con Santa Cena. Giovedì 31, alle 18, nel tempio del centro culto con Santa Cena.
VILLAR PELLICE — Sabato
19, alle 20,45, nel tempio, concerto
del Coro Valpellice e della corale
valdese di Bobbio-Villar. Domenica 20, alle 10 festa dell’albero e
culto animato dalla scuola domenicale. Martedì 22, festa natalizia alla Miramonti. Giovedì 24, alle
16,30, culto prenatalizio alla Miramonti con cena del Signore. Il 25,
alle 10, culto con Santa Cena e partecipazione della corale. Giovedì
31, alle 20, culto di fine anno con
cena del Signore. Mercoledì 23
all’Inverso e domenica 27 al Teynaud, incontri natalizi con il coretto
di Villar Pellice; inizio alle 20,30.
SAN SECONDO — Giovedì 24,
alle 20,30, nella sala, festa natalizia
a cura della scuola domenicale. Il
25 culto alle 10, con Santa Cena e
partecipazione della corale. Domenica 27, ore 10, culto e giovedì 31
culto liturgico alle 20,30.
MASSELLO — Culto di Natale,
con Santa Cena, alle 11 al Reynaud.
VILLAR PEROSA — Domenica 20, alle 10, culto con la partecipazione della scuola domenicale;
alle 12 pranzo comunitario con i
bambini e alle 15 «festa dell’albero». Giovedì 24, alle 20,30, riunione a Vivian. Il giorno di Natale
culto alle 10 con Santa Cena e partecipazione della corale. Domenica
27 dicembre culto alle 10.
VILLASECCA — Il 24 dicembre, alle 20, culto al Trussan con
Cena del Signore. Venerdì 25, ore
10, culto ai Chiotti con cena del Signore e partecipazione della corale.
Il 26, ore 10, incontro a Villasecca
con recite e canti di scuola domenicale, catechismo e corale. Domenica 27, ore 10 culto nella sala di
Chiotti. Venerdì 31, alle 20, culto di
fine anno ai Chiotti con agape fraterna. Domenica 3 gennaio, alle 10,
culto di inizio anno con Santa Cena.
Operatori malgasci a Pinerolo per specializzarsi
Lacqua, porta per lo sviluppo
Il Madagascar spesso ci
viene presentato come un
paese affascinante, ricco di
natura, attraente; tutto questo è vero ma nei paese vi
sono anche problemi ambientali, situazioni sanitarie
da risolvere, una situazione
politica non limpida come in
molti altri paesi del cosiddetto «sud povero» del mondo.
La Chiesa valdese da anni
ha rapporti con la Chiesa di
Gesù Cristo in Madagascar e
sono stati già diversi gii
scambi di visite e i contatti.
Nel corso proprio di una visita di alcuni fratelli malgasci
alle Valli sono state fatte loro
visitare alcune strutture del
Consorzio Acea di Pinerolo.
Ne è nata una interessante
coliaborazione che ha fatto
sì che nei mesi di novembre
e dicembre di quest’anno
due ingegneri idraulici del dipartimento per lo sviluppo
della Chiesa di Gesù Cristo
in Madagascar abbiano potuto seguire un corso èul trattamento delle acque potabili
presso l’Acea.
Nel corso di questi due mesi di corso (completamente
gratuito da parte Acea), i tecnici itaiiani hanno mostrato ai
due visitatori le tecniche e i
macchinari utilizzati nel ciclo
di distribuzione dell'acqua nel
Pinerolese e stanno presentando l’attuale legislazione
italiana in materia. «È un momento importante per noi - ci
dicono Mamy e Adrien, così
si chiamano i due visitatori perché ci permette di conoscere tecniche e tecnologie
che in Madagascar arriveranno solo fra qualche anno. Il
nostro lavoro ora consiste nel
visitare gli impianti e nel raccogliere documentazione e
quindi nel cercare di tradurre
quel che abbiamo visto e im
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parato nell’applicarlo nel nostro paese». In Madagascar
intanto con fondi messi a disposizione dai dipendenti
Acea è stato portato a termine a fine anno un acquedotto
da cui trarranno beneficio
1.000 abitanti sen/endosi delle 10 fontane che sono state
realizzate congiuntamente alla posa dei nove chilometri di
tubazioni necessarie alla realizzazione dell’opera.
«I lavori necessari alla realizzazione dell’impianto - dicono Mamy e Adrien - sono
stati svolti direttamente dagii
abitanti dei villaggi serviti in
modo che questi possano
sentire veramente propria
quest’opera; allo stesso modo per la manutenzione sono
state formate delle persone
locali ed è stato creato nei
villaggi un “Comitato dell’acqua” che ha il compito di occuparsi del funzionamento
deirimpianto». La realizzazione di questo acquedotto è
importante, ci informano poi
Mamy e Adrien, perché nel
paese sono crescenti i problemi legati alla deforestazione e le sorgenti sotterranee
vanno sparendo con conseguente utilizzo sempre più
diffuso di acque superficiali e
conseguenti ovvi problemi
sanitari. «L’acqua potabile conclude Mamy - è sicuramente la prima porta verso lo
sviluppo, ma il lavoro da fare
è sicuramente tanto». E questo anche in considerazione
del fatto che ad occuparsi di
questo tipo di interventi e in
generale di questioni sociali
sono solo le chiese mentre il
governo centrale colpevolmente latita.
Davide Rosso
16
PAG^ VI
E Eco Delle %lli ¥^ldesi
Da alcuni anni è in corso la rivalutazione di un «segno» che racconta il passato sui muri delle case
La meridiana^ ovvero Limmutabilità del tempo
STELIO ARMAND-HUeÓN
Quindici mattonelle in ceramica, accostate fra di
loro e adeguatamente incise a
fame una meridiana, spiccano
da ormai quasi vent’anni sulla
facciata del municipio di Torre Pellice a indelebile ricordo
dei «gemelli» francesi di
Guillestre che alla cittadina
italiana ne hanno fatto omaggio proprio in occasione, nel
1985, del trentennale del gemellaggio stesso; un’impronta dell’ordine naturale delle
cose in natura e del movimento che lo controlla, come il
rapporto tra Terra e Sole che
non ha confini di spazio, a significare un’amicizia che deve durare nel tempo. Un fregio bello, un «tratto» modernizzante per i segni antichi
della misurazione del tempo
che passa.
Tuttavia una meridiana dovrebbe anzitutto segnare
l’ora, e possibilmente quella
giusta. E allora perché quella
di Torre segna sempre l’ora
sbagliata? «L’ora è giusta, bisogna saperla leggere», ci
rimbrotta Gianni Mattana,
deus ex machina del settore.
Pardon, d’accordo, sbagliamo
noi, cominciamo daccapo. Allora come si legge una meridiana, 0 solara, o quadrante
solare o, in francese, orloge a
sol o cadran solairel Gianni
Mattana, di Torre Pellice,
informatore medico con
l’hobby assurto ormai a livello professionale di meridiane
passate presenti e future, spiega l’arcano. Intanto l’uovo di
Colombo: «Ricordiamoci che
per buona parte dell ’anno vige l’ora detta “legale” e una
meridiana non può certo, né
deve, saperlo. In secondo luogo l’ombra proiettata dallo
gnomone, o stilo, segna mezzogiorno quando il sole è a
picco sul luogo dove essa è
impiantata, e non quando sono le dodici all’orologio da
polso che è regolato sull’ora
convenzionale del Tmec
(tempo medio Europa centrale)». E il meridiano base del
Tmec (o fuso orario 1) è quello che passa sull’Etna, in Sicilia e, salendo al nord, grossomodo su Lubiana, in Slovenia: circa 600 chilometri a Est
di Torre Pellice, per mezz’ora
di tempo. Di conseguenza
quando i nostri orologi, regolati dai segnali dell’istituto
Galileo Eerraris di Torino, segnano mezzogiorno in realtà
è mezzogiorno a Lubiana. In
sostanza quando il sole è a
picco su Torre Pellice non è
mai il mezzogiorno ufficiale:
siamo sempre avanti o indietro di mezz’ora, a seconda
dell’ora vigente.
Tuttavia la cosa pare ancora
più complicata: «Differenti sistemi sono stati studiati per
rappresentare il percorso
dell’ombra dello stilo, o “ferro ” ( ’/ fer, ’/ ciò, dal vocabo
Le nostre confezionio,.
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felice 1999
lario piemontese di C. Brero)
creata dalla luce del Sole sulla parete - spiega Mattana -.
Quello qui espresso è detto a
“ore francesi” o a sistema
“d’Oltralpe” (altri sistemi:“ore temporarie”, “babiloniche", "italiche” ecc.). Le linee orarie sembrano e sono
tutte originate da un punto
nel quale è infisso lo stilo; lo
stilo della meridiana del Comune di Torre è “polare ” ovvero posizionato in modo tale
che la sua inclinazione sia
calcolata (secondo la latitudine) da risultare parallela
all’asse terrestre». Oltre ai
diversi sistemi di calcolo esistono anche diversi tipi di
meridiane che si distinguono,
per la loro posizione, in verticali, come quella citata, orizzontali, equatoriali, polari, disegnate o incise su superfici
piane, curve, cilindriche e altre ancora.
«La precisione e l’attendibilità di una meridiana, come
anche di quella di Torre Pellice, non sono da mettere in discussione - continua il «cadranier» Mattana -: il ruotare
preciso della Terra attorno al
Sole garantisce che l’ombra
dello stilo ritorna esattamente
nello stesso punto, allo stesso
giorno e allo stesso momento,
anno dopo anno. L’errore lo
compie l’osservatore, che non
conosce alcuni particolari
specifici non evidenziati o che
(per gli scarsi riferimenti gra
fici) valuta in modo approssimativo la collimazione dell’
ombra con le linee tracciate».
Una spiegazione esauriente
Mattana l’ha proposta in un
giro di conferenze (destinate
ad essere ripetute) ma il succo
del discorso è legato comunque a studi di una certe complessità: «Solo l’osservazione
di giorni e anni possono far
valutare con buona precisione
gli spazi percorsi dall’ombra
dello stilo - spiega -. Intervengono due fattori importanti da tenere presenti quando
desideriamo valutare al meglio quanto la nostra meridiana ci dice: latitudine e longitudine, e l’equazione del tempo. Mentre la latitudine consente di sapere quale distanza
ci separa dall’Equatore,
espressa in gradi, e ci dice
quanto lo stilo della meridiana deve essere inclinato rispetto all’orizzontale per essere parallelo all’asse terrestre la longitudine, esprimendo la distanza che separa il
piano Meridiano 0° di Londra
da quello passante da noi e in
asse con l’asse terrestre, ci
dice la distanza in ore e minuti da qualsiasi riferimento».
E l’equazione del tempo?
«L’equazione del tempo è
quella tabella che ci propone
un semplice numero da aggiungere o togliere a quella
differenza di mezz’ora prima
determinata, solamente in
possesso di questo valore (po
La meridiana
«Guiiiestroise»
suiia parete sud
del municipio
di Torre Pellice
Un tempo,
nelle campagne
piemontesi, c’era
una persona
incaricata di
segnalare con
una campanella
le ore lette sulla
meridiana del
borgo:
l’operazione era
chiamata
«bati le óre al
sòl», battere
le ore al sole
sitivo o negativo) che muta
ogni giorno, potremo paragonare l’orologio da polso con
l’ora della meridiana. Questa
tabella, raffigurata in forma
grafica alla base della meridiana di Angrogna (costruita
da Mattana per il corso «Costruiamo le meridiane» del
’97, ndr), deriva da calcoli
complicatissimi obbligati per
adeguamento alla 2“ legge di
Keplero, descrivente il moto
di un corpo che ruota lungo
una traiettoria ellittica (come
la Terra rispetto al Sole) intorno a un altro corpo. Da
tale situazione deriva che in
realtà l’ombra dello stilo
coinciderà solamente 4 giorni l’anno (25 dicembre, 15
aprile, 14 giugno e 1° settem
bre) con la linea oraria^
tutti gli altri giorni l’o\
“anticipa” (fino a-16m ^aie è not
ideile posi
i in casi SI
e 25 secondi massimo),
tarda” (fino a circa +ji
nuti massimo); in iosian^Joito, come
linee orarie effigiategli mah
meridiane sono linee
rappresentano valori dtinosa e n
per due periodi l’anno e [propria al
stiamo all’anticipo e peri prof. Mi
due al ritardo. Allora il rillpignatelli,
do della meridiana di lei ¡gando il n
Pellice di mezz’ora devei li
re rivisto in modo
tra i 14 e i 45 minuti».
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CÒnsigl'c
presenta:
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lande madri
L’orologio da polso a eligioni ai
quindi l’ora sbagliati innato il v
quanto convenzionale! itàesuqm
certamente più semplice:
cola tutto da solo e, sop i degli ore
to, è portatile.
Il «quadrante solare» attraverso i secoli, le civiltà e le culture
estati i file
le grandi n
GIANNI Mattana
In alto un particolare della meridiana del Priorato di Torre Pellice, databile a metà ’800:Ja simbologia ne evidenza chiaramente l’origine
massone. Sotto una moderna meridiana di tipo «polare»
Quando le antiche civiltà ebbero i primi intercontatti, nacque la
necessità di «computare il tempo», non tanto come valore assoluto e preciso del giorno, come noi ora siamo abituati, ma per confrontare ed equiparare eventi e azioni. Si realizzarono quindi i primi
calendari e le prime suddivisioni del giorno in periodi; per questo
gli orologi solari furono gli strumenti primitivi più precisi a tale
scopo. Nelle loro varie forme, alle varie latitudini e longitudini, tutti gli strumenti si appellarono al sole, per la sua periodicità diurna
così evidente, e per la proprietà di facile interpretazione. Lo spostamento di un’ombra, proiettata su qualunque superficie, da qualunque oggetto fisso o fissato in modo opportuno, dava e dà l’idea della realtà del divenire e del trascorrere del tempo.
La scansione del tempo (sia diurno che annuo) si riferiva comunque a un metro consono alla vita che anima la terra e ne rispettava i
ritmi vitali (giorno/notte, estate/inverno) alternandone i periodi di
attività a quelli di riposo o quiescenza. 11 computo del tempo permise il passaggio dalla civiltà dell’uomo raccoglitore, a quella
delTagricoltore; permise i grandi viaggi, le grandi conquiste e le
grandi scoperte geografiche, in una sequela senza traumi.
Questa fu l’epoca delle «clessidre» e degli «orologi solari» giunta inalterata fin verso la fine del 1200 e l’inizio del 1300 quando si
iniziò la costruzione dei primi orologi meccanici, che sembrarono
subito perfetti nella scansione del tempo. Di conseguenza ogni sistema riferito al sole diminuì di importanza. Tuttavia col tempo i
complessi sistemi degli orologi meccanici si rivelarono imprecisi e
quindi si apprezzò nuovamente il riferimento all’ombra solare sulla linea del mezzogiorno per la loro taratura e la messa a punto.
Le meridiane ripresero importanza per la loro indubbia precisione; a queste fu aggiunto Telemento decorativo e, attraverso un
motto, anche un elemento filosofico/morale. Esse raggiunsero il
loro massimo sviluppo storico tra il 1700 e il 1850 fino all’inizio
del 1900; non dimentichiamo comunque che nel periodo di apparente inutilità, le meridiane continuarono a svilupparsi in scienza
(Gnomonica) all’interno delle realtà conventuali.
In seguito la civiltà industriale e la perfezione meccanica degli
orologi annullarono poco a poco T importanza delle meridiane e se
ne dimenticò la funzione e si decretò automaticamente l’inutilità
del sistema a metro solare con la conseguente distruzione per incuria. Ma anche la nostra vita cambiò i suoi ritmi: da naturali ad artificiosamente cronometrici, innescando (per coincidenza?) le patologie della modernità: lo «stress», T«ipertensione», la «depressione» e quant’altro ci venga riservato dalla vita dell’oggi.
La Val Pellice conserva alcune testimonianze di «orologi solari»
dell’epoca del loro maggior fulgore. E, contrariamente a quanto
potrebbe sembrare, ancor minori esempi di vitalità di arte della
gnomonica tipica del Queyras, di cui la valle francese è ricca e di
cui si vanta lo stretto legame parentale e culturale. Buona è invece
la realizzazione di elementi di epoca recente ed attuale dovuta alla
riscoperta della cultura delle meridiane da parte di alcuni studiosi.
musei
ìsociazi
sa Ar
le e Gei
di sa
ffia del
del pae
lorato I
didatti
elemer
In alto una vecchia meridiana su un muro di Bobbio Pellice
co, ferita da cavi elettrici e telefonici, la meridiana del Pf'
Torre Pellice. Sotto una meridiana nuova e una restaurata,
vamente a casa Cotta e in borgata Hugon, a Torre Pedice
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17
I
Ig dicembre 1998
DELLE YALU ^LDESI
■«svolta a Luserna San Giovanni un'interressante tavola rotonda su tema di attualità
yonna nelle religioni monoteiste
PAG VII
I lyU/ «fiEMTIERI BEIN
If«ierdì4dicembresiète
1^ a Luserna San Gio■ 'Tcura del Comune e
^;„siglio di biblioteca,
•oresentazione del tema
donna nelle religioni mo
jiSte»- Per l’ebraismo la
Bruna Laudi Terracini
1 che la donna nella Bibcde di grande consideraiin quanto garantisce la
avvivenza del popolo (si
htti se figli di madre
l e la trasmissione della
jdei padri (curando Tosdei riti). Nella fami^elita, dal Medioevo in
gi, l’uomo è delegato a
Jare, mentre la donna georaria;m^ i commerci e porta
i l’omk ati la famiglia. In ambito
>m ¡naie è notevole la moderimo),o' [delle posizioni; sono preea +i5; ¡ ¡n casi seri il divorzio e
sostane orto, come pure il control?iate n elle nascite. Inoltre la seslineec Itànon è considerata pecilori m linosa e non si riconosce
’annocs propria aU’embrione.
> e per à a prof. Maria Angela Boom ¡I rii pjgnatelli, cattolica, inizia
ta di Tofgando il nascere della deone mariana con Tassorento della figura della
ti». ,lande madre», presente nelolso sAligioni antiche. Si è poi
agliatfeato il valore della vermale Aesu queste basi si sono
nplicejfcstati i filoni delle fondasopr® degli ordini monastici e
le grandi mistiche. Più tar
di si assisterà al fiorire di iniziative assistenziali. Preme
però alToratrice tornare ali’origine, evidenziando con
molti esempi tratti dai Vangeli il rapporto nuovo che Gesù
ha instaurato con la donna,
anche a costo di infrangere
precise norme della legge mosaica. La relazione termina
con l’amara constatazione che
la chiesa istituzionale a tutt’oggi non sembra avere nei
confronti della donna analoga
considerazione.
La pastora Daniela Di Carlo
ricorda che agli inizi del movimento valdese le donne parlavano di teologia sentendosi
pienamente legittimate da
Dio, attirandosi però ben presto derisioni, calunnie e condanne. Dal XIV secolo non si
hanno più notizie di predicatrici valdesi, forse marginalizzate all’interno del movimento stesso. Con la Riforma e
col sorgere di chiese strutturate, la donna troverà uno sbocco in attività filantropiche.
Anche negli organismi ecclesiastici il cammino è stato faticoso: solo nel 1930 le donne
possono far parte del Concistoro e solo nel 1962 accedere
al pastorato. Oggi, secondo
l’oratrice, esse si devono impegnare in due direzioni:
creare «una genealogia di parole di donne» nella Bibbia e
nella letteratura (cioè riportare alla luce voci femminili
ignorate) e adoperarsi a far sì
useo di Perosa Argentina
rcorso didattico
Ingo le vie cittadine
is
ssociazione Ecomuseo
rosa Argentina e valli
uè e Germanasca, che si
•a di salvaguardare la
wia del passato indudel paese e delle valli,
borato un percorso turirvdidattico rivolto alle
P elementari del secondo
“'6 alle scuole medie. Il
‘tso si snoda attraverso
^ Perosa, ricche di te-aifflze legate alla prima
di industrializzazione a
"■e dal 1830 circa per
.¡re fino ai nostri giorni,
ività didattica compren" momento introduttivo
de in cui si ripercorre la
nell’industrializzazione
valle, anche con l’aiuto
Menale audiovisivo, e di
Visita guidata ai luoghi
^‘gnificativi della produtessile di Perosa (seta e
Penice.aC* più importanti
lei Pfl* irpnT'®*.' realizzate dagli
iurata,rii j .“don nel corso degli
ice iir„ ™8“^zi potranno così
______i ». “doie l’industrializza
Ma trasformato un cen
lento ‘‘'-“■o
le tappe: si parte dal
' “«nedefefr^^'*' P^‘
; la PI, Pro Loco, ver
landa (edificio che
[iej,;„P'“*da lavorazione a
>ne industriale di Pe
Mdi la .^“11^
dia Willy e il par
sin»
co (dimora della famiglia Gutermann, proprietaria del setificio), i convitti (gli edifici
che ospitarono la manodopera
proveniente da fuori regione),
il setificio (gli edifici che
ospitarono le lavorazioni legate al riciclo dei cascami
della seta, la pettinatura e la
filatura, e l’edificio che ospita
la macerazione). L’itinerario
degli impianti comprende anche la visita alle case operaie
Gutermann (dalle prime abitazioni del 1875 a quelle che
contengono i rifugi antiaerei della II guerra mondiale),
ai rifugi, al cotonificio e alla
centrale idroelettrica. Al termine del percorso ci si ritrova
al parco «Gay»; il tempo di
percorrenza previsto senza visite è di un’ora e 30 minuti,
con visite di 3 ore; il costo è
di 1.000 lire a bambino, per
contributo alle spese di organizzazione.
Per altre informazioni ci si
può rivolgere direttamente
all’associazione Ecomuseo
(che recentemente ha rinnovato il direttivo nelle persone
di Laura Balzani, presidente,
Alessandro Calzavara, vicepresidente, Bruno Walter, segretario, e Luciana Bonnet,
tesoriera), presso la Pro Loco
di Perosa Argentina, via Re
Umberto 14, 10063 Perosa
Argentina, tei. 0121-82000,
fax 0121-81509.
Per la
Pubblicità Q
Sjj iHW
olofl*’* H 0121-323422, fax 0121- 323831
che l’idea di Dio non resti associata alla figura maschile
ma si arricchisca di aspetti
trascurati.
Interviene per ultima la
prof. Sued Benkhdim, musulmana. Il concetto che percorre tutta la sua relazione è che
il Corano è stato interpretato
faziosamente dal punto di vista maschile. Traccia poi un
quadro della situazione della
donna pur premettendo che ci
sono differenze tra paese e
paese. Emerge che l’autorità
del padre padrone (che può
avere fino a 4 mogli) è indiscussa e che la ragazza non
può rifiutare il marito che le
viene destinato (in contrasto
con quanto affermato nel Corano). Il divorzio è previsto,
previo esame delle motivazioni da parte di determinate
persone, e i figli sono sempre
affidati alla madre (ma non è
certo che l’uomo provvederà
al mantenimento). In campo
religioso la donna non può
guidare la preghiera alla presenza di uomini, occupa un
posto separato nelle moschee, non può certamente rivestire la funzione di Imam.
Le molte scuole coraniche
non promuovono cambiamenti essendo formate da uomini. È risultato evidente che
la condizione di donne immigrate apre a queste persone
nuovi scenari e prospettive
ma nello stesso tempo crea
loro ulteriori difficoltà, anche
per il naturale attaccamento
alla propria identità.
La spontaneità delle presentazioni e la varietà degli
aspetti toccati hanno catturato
l’attenzione del numeroso
pubblico.
Iniziativa del Comune di Piossasco
A piedi 0 in bici lungo
il «Progetto sentieri»
Il mite clima invernale, le
brezze estive sui crinali, i colori autunnali dei boschi fanno del Monte San Giorgio e
dei sentieri di Piossasco una
meta per tutte le stagioni, ad
appena 20 chilometri da Torino. La particolare collocazione della montagna di Piossasco, vero balcone panoramico
sulla pianura, ha ispirato la
realizzazione di quattro itinerari ad anello di «lettura del
paesaggio», che si affiancano
alla rete di viottoli e sentieri
segnalati, per un totale di 30
chilometri di percorsi escursionistici.
Il «Progetto sentieri» del
Comune di Piossasco ha visto
l’installazione di venti bacheche che illustrano gli anelli di
lettura del paesaggio agrario
e forestale, a cui si affiancano
i segnavia di vernice e decine
di cartelli in legno nei bivi
principali. Il progetto viene
ora completato con la pubblicazione degli strumenti di
informazione e divulgazione
dei sentieri: il pieghevole a
colori riccamente illustrato, la
guida e la mappa dei sentieri.
La guida è un volumetto di
64 pagine illustrato con numerose immagini a colori, propone undici passeggiate ed
escursioni a piedi, i quattro
itinerari di «lettura del paesaggio» e due panoramici
anelli in mountain bike; curata
da Furio Chiaretta, si apre con
sei capitoli dedicati all"ambiente naturale di Piossasco,
che presenta una flora e una
fauna assai ricca su una modesta estensione di territorio.
Dopo gli itinerari di accesso a Piossasco (in auto, in
pullman, in bicicletta), sono
nove capitoli dedicati alle
escursioni: ognuno presenta
un ambiente o una zona del
territorio piossaschese, con i
percorsi di avvicinamento a
piedi o in bici, e poi gli itinerari escursionistici. Si va da
passeggiate di una o due ore a
lunghi itinerari di cinque o sei
ore su tutta la montagna di
Piossasco, fino a toccare il
territorio di Cumiana (Tultimo capitolo è dedicato alla
«Valle dei due parchi»). Infine un capitolo è dedicato ai
due grandi giri in mountain
bike, mentre appositi simboli
indicano in tutta la guida le
forme di fruizione più opportune per ogni itinerario; a piedi, in bici, di lettura del paesaggio.
Una dettagliata carta topografica in scala 1:10.000 presenta poi il territorio di Piossasco e i tracciati dei numerosi itinerari escursionistici. La
base cartografica, con curve
di livello, strade, corsi d’acqua, è stata tratta dalla Carta
tecnica regionale del 1974,
opportunamente corretta e integrata dei toponimi. Sulla
mappa sono stati riportati, dopo accurate verifiche sul terreno, i tracciati dei percorsi
segnalati: in verde gli anelli
di «lettura del paesaggio», in
rosso i sentieri a piedi, in
arancione gli itinerari adatti
alle mountain bike. Completano l’informazione alcuni
simboli a colori dedicati ai
castelli, alle più interessanti
chiese campestri, alle fontane
e bacheche di lettura di paesaggio, alle fermate degli autobus e ai parcheggi.
La carta viene allegata gratuitamente alla guida; guida e
carta possono essere richieste
al Comune di Piossasco e alla
Pro Loco-gruppo Amici di
Monte San Giorgio, via Palestro 60, 10045 Piossasco (tei.
e fax 011-9065524).
19-20 dicembre: convegno Fgei-Valli
«Preoccupiamoci»
sul tema del lavoro
Eccoci a un nuovo anno di
attività organizzate dalla
giunta Fgei-Valli per tutte le
giovani i giovani del 1 distretto, con un calendario ricco di
attività. Momenti per conoscere le diverse realtà giovanili presenti sul territorio,
momenti di confronto e soprattutto incontro. Questa la
priorità, cercando di valorizzare i contenuti e le potenzialità di ognuno, ampliando le
possibilità di dialogo a più livelli: prima di tutto locale,
poi nazionale e internazionale. Una attività non settaria e
chiusa, ma divertente e appassionante che si intende comunque non alternativa e perciò complementare alle attività dei gruppi giovanili.
Il programma annuale si
apre sabato e domenica 19-20
dicembre con il convegno
«preoccupiamoci» in cui si
affronterà il tema del lavoro.
L’incontro, al convitto di Villar Perosa, vedrà la partecipazione del prof. Bruno Ricca,
esperto in formazione; si discuterà insieme e si confronteranno proposte e prospettive, alternando i momenti di
dibattito a giochi e attività di
animazione. Una pausa di riflessione importante e doverosa per tentare di capire le
dinamiche che agitano il
mondo del lavoro e indubbiamente interessano la realtà
giovanile nella società e
quindi la vita all’interno delle
nostre chiese. Si parlerà anche di opere diaconali, del loro significato e del loro futuro alla luce delle trasformazioni in atto.
La giunta Egei propone
queste attività a tutte e a tutti,
invitando a telefonare per
avere ulteriori informazioni a
Massimo 0121-932240, oppure a Matteo 0121-93139).
Riflessioni delle chiese
MARCO ROLANDO*
L a scorsa settimana i giornali hanno riportato la notizia
secondo la quale il pontefice romano, nel corso di un
incontro con Pepiscopato austriaco che lamentava parecchie
inadempienze da parte di vertici romani della Chiesa cattolica, avrebbe ribadito che la «chiesa non è una organizzazione democratica» come a sottolineare chela moderna concezione democratica non dovrebbe avere nessun impatto
sull’organizzazione interna della chiesa ne sulla sua ecclesiologia. Certo, anche la democrazia può avere qualche attinenza con alcune prese di posizipne pubbliche della Chiesa
cattolica in favore dei diritti umani, ma ciò nulla avrebbe a
che vedere con la sua organizzazione iliterna. La dialettica
tra realtà interna, impermeabile ad ogni pur pallido riformismo e prese di posizione pubbliche esterne, non esisterebbe.
AH’estemo ci si può adattare, aggiornando i propri atteggiamenti, ma nulla deve penetrare all’interno di una struttura organizzativa ecclesiastica vissuta come immutabile. In
sintesi, queste potrebbero essere le caratteristiche di un
pontificato che sembra riecheggiare un altro «grande» pontificato, quello di Pio X, all’inizio del secolo, che soffocò
ogni pur timido riformismo all’interno della Chiesa cattolica, allora bollato come «modernismo» dàll’enciclica «Pascendi dominici gregis» (1907). La scarsa libertà che si respira aH’interno delTodiemo cattolicestmo romano appare
andare di pari passo con l’indifferenza della maggior parte
della cultura laica che anzi, in molte sue frange, esprime
simpatia per questo pontificato, non toccato dall’involuzione promossa dal medesimo, all’interno del pensiero della
teologia cattolica. «
In pieno Concilio Vaticano I (1870) ci furono alcuni vescovi cattolici che ritennero insufficiente la base scritturistica che fondava l’infallibilità papale e nop vedevano come questa si potesse accordare con la condizione di peccabilità del papa; temevano che l’infallibilità che Cristo diede
al corpo mistico della chiesa venisse ristretta al solo capo e
che, mentre nel mondo moderno si diffondeva sempre di
più il sistema rappresentativo, la Chiesa cattolica apparisse
legata alT assolutismo; ricordavano inoltre, per esempio, la
tradizione della regia Facoltà universit^a teologica torinese in cui, ancora nel 1827, un sacerdote non era stato accolto nel collegio dei dottori per avere sostenuto tesi favorevoli alT infallibilità pontificia. f
Tutto questo viene fatto presente non per mera polemica
ma anzi per ricordare come sia sempre ésistita anche all’interno del cattolicesimo, seppur soffocati, una vena riformista. Sono convinto che anche oggi esistano molti cattolici
che conservano uno spirito critico e cliè in campo sociale
continuano ad occuparsi di emarginati e' di persone in difficoltà. Ma che ruolo può essere loro riservato in una struttura che sempre di più si dirige verso una gerarchizzazione ed
una istituzionalizzazione assoluta?
Certo, di fronte a tante granitiche certezze, la «fragilità
democratica» della chiesa protestante può apparire poca cosa. Ritengo invece che continuare a proclamare, come faceva Lutero, non un Cristo trionfante ma un Cristo che si manifesta «sub contraria specie crucis» (sotto forma paradossale della croce), costituisca un patrimonio di incommensurabile libertà per gli uomini e le donne che abitano il nostro
paese. Tutto questo senza negare le nostre contraddizioni
umane. Forse non è così impossibile che qualcuno, anche
in tempi difficili, sia attento a cogliere, in mezzo al frastuono religioso, la discreta e sobria presen^ della cultura protestante anche nel nostro paese.
(dalle circolari del 1° circuito)
* fratello evangelico che proviene dalla Chiesa cattolica^ Attualmente è neuropsichiatra infantile presso la Asl di Pinerolo.
18
PAG Vili
E Eco Delle ^li %ldesi
VENERDÌ 18 DICEMBRf
Sport
HOCKEY SU GHIACCIO — Doppio successo in quattro giorni per la Valpe Sparea: con
r Amatori Asiago è finita 6-1 per i valligiani
che hanno così prontamente riscattato la sconfitta di Laces. Nel primo tempo i biancorossi si
sono portati in vantaggio con De Zordo e hanno raddoppiato con Vasicko; i veneti al quarto
d’ora hanno trovato la rete in modo fortunoso.
Nel secondo tempo il Valpellice ha iniziato subito bene, portandosi sul 3-1 dopo 32” e in inferiorità numerica. Dopo 5’ ancora il giocatore
ceco ha messo dentro il disco del 4-1. A cavallo fra il secondo intervallo ancora due reti, con
Volante e col torinese Ermacora. A due secondi dalla fine un’inutile gazzarra viene scatenata
dagli ospiti nettamente battuti. Anche il Como
esce sconfitto dal palaghiaccio di Torre Pellice;
domenica sera, davanti a 1.500 spettatori, l’HC
Valpellice Sparea ha superato i ¿ariani per 5-3
al termine di un incontro intenso e di buon tasso tecnico. In gol col solito Vasicko dopo appena 1 ’ di gioco, i valligiani hanno sfiorato il
raddoppio ma in apertura di secondo tempo i
lombardi sono pervenuti al pareggio. Doppio
vantaggio per i biancorossi con Vasicko e Melotto ma in chiusura di tempo gli ospiti sono
andati ancora in rete. E dopo 6’ della terza frazione il punteggio è in parità grazie alla terza
rete del Como. Ad 8’ dal termine De Luca insacca la rete del break decisivo: negli ultimi
20” di gioco il Como toglie il portiere per disporre di un uomo di movimento in più ma viene punito da Volante che realizza il goal del 53. A questo punto tutte le avversarie hanno perso almeno una volta a Torre Pellice; purtroppo
a questo brillante andamento casalingo non fa
ancora riscontro una continuità fuori casa dove
sono stati ottenuti solo 3 punti: solo colpa delle
lunghe trasferte? Mercoledì intanto, trasferta a
Bolzano e domenica il Valpellice toma in casa
con lo Zoldo.
Domenica 10 a Pinerolo il 3S under 19 giocherà col Biella, mentre mercoledì a Luserna
si affronteranno, a livello under 16 maschile,
3S e Regio Parco Torino.
ATLETICA LEGGERA — Si sono disputati a Torino, al parco della Pellerina, i campionati provinciali individuali e per società di
corsa campestre con la partecipazione di oltre
400 atleti; il 3S San Germanese ha ottenuto il
titolo di vicecampione provinciale grazie a diverse prove. Fra gli esordienti Federico Reynaud è giunto 2° e Xavier Turaglio 4°; Matteo
Riba è giunto 3° fra i ragazzi. Elisa Reynaud
4“ fra le ragazze. Roñal Mirabile 13° fra i cadetti, Erica Cavaliere 6“ fra le cadette e Fabrizio Cogno è stato 12° fra i seniores.
PALLAVOLO — Doppia battuta d’arresto
per le due formazioni pinerolesi in serie B; il
Magic Cerotti in B1 femminile è stato battuto
in casa dalla capolista Ghetti Ponzone per 3-0
e con analogo punteggio il Body Cisco in B2
maschile ha perso a Vercelli col Mokaor. Le
due squadre sono ora ferme a 9 punti, nella seconda metà della classifica. Nel campionato
allieve il Lasalliano ha superato per 3-0 il 3S,
mentre nel torneo Baudrino il Villafranca continua a vincere e guida con 15 punti e al secondo posto si è installato il 3S con 13 punti.
PALLAMANO
per il 3S Pinerolo
— Finalmente una vittoria
quasi al completo, la formazione di serie C ha superato il Biella per
21-18.1 «lanieri» non sono eccezionali e tuttavia la partita va via con il 3S sempre avanti e
gli ospiti ad inseguire. Tutto tranquillo fino al
20-12 i pinerolesi hanno corso qualche rischio
di troppo nel finale quando gli ospiti si sono
fatti sotto. Buono l’esordio di Tiano (4 reti) e
Cali ma tutta la formazione ha tenuto bene.
TENNIS TAVOLO — Settimana intensa
per il tennis tavolo Valpellice con partite infrasettimanali per la D2 provinciale: la squadra A è andata a vincere a Torino contro il K2
per 5-0 grazie ai punti di Andrea Girardon e
Giuseppe Ghirardotti (2 ciascuno) e di Daniele
Reynaudo. La squadra B di Cesano, Del Pero
e Odino è stata invece sconfitta a Moncalieri
per 5-0. In DI la Valpellice è stata battuta per
5-2 a Ciriè con punti di Peracchione e Belloni
che hanno giocato con Massimo Battaglia.
Con lo stesso punteggio è stata anche sconfitta
la C2 con punti di Giuliano Ghiri e Maurizio
Migliore; con loro ha giocato Sergio Ghiri. Ottimo risultato invece per una concentratissima
CI che ha superato il Galliate per 5-0 con due
punti di Rosso e Malano e uno di Gay. Si è disputato domenica 12 dicembre il Gran Prix al
«palablu» di Moncalieri; solo Mauro Cesano è
approdato agli ottavi, mentre Del Pero e Odino
si sono fermati nelle qualificazioni. I campionati ora riposano fino al 16 gennaio.
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Un censimento collettivo dei luoghi in
qualche modo legati alla storia valdese sul
territorio delle Valli. Questa è l’idea della
rubrica periodica che inizia su questo numero del giornale, su iniziativa della Commissione luoghi .storici valdesi. Pubblicheremo
di volta in volta alcune schede, ricavate dai
principali testi di storia valdese (in primo
luogo quello del Gilles) e dalla Guide des
Vallées Vaudoises du Piémont del 1898; oltre all ’interesse delle in formazioni, in genere
ben conosciute solo per i luoghi più famosi,
vorremmo sollecitare tutti quelli che sono in
grado di farlo, di segnalarci errori, dimenticanze, correzioni. Lo scopo sarebbe quello
di arrivare a un inventario il più possibile
completo, dal quale ricavare una cartina con
relative indicazioni e, per i luoghi più rilevanti, alla installazione sul posto di targhe
esplicative che offrano anche al visitatore distratto la possibilità di conoscere e approfondire. Tutti i suggerimenti vanno inviati
a Marco Rostan, strada dei Peyrot 20, Luserna S. Giovanni.
per scendere in vai Chisone, gli abitanti di
Pragelato tentano la fuga sul lato destro della
valle con l’intento di raggiungere il Colle
dell’Albergian e scendere in vai San Martino
per trovare rifugio presso i fratelli di Massello. È la notte di Natale, la neve alta rallenta il
cammino e la fuga precipitosa non ha consentito di munirsi di indumenti pesanti: costretti a trascorrere la notte, i valdesi constatano, all’alba, che 80 bambini sono morti per
il freddo. Il luogo testimone di questa tragedia ha preso il nome di Clot di mort, mentre
il Gilles collega il nome Albergian (in francese Hebergeant) a questa drammatica ospitalità (hébergement).
Luogo: Rocciamaneut
Data: 1488
Posizione chiave all’imbocco della vai
d’Angrogna, costituito da un piccolo pianoro
sostenuto e difeso verso sud da una bastionata rocciosa difficilmente accessibile. Proprio
le caratteristiche del luogo hanno fatto di
Rocciamaneut un bastione di difesa che fu
teatro di scontri spesso eroici tra valdesi e
tmppe nemiche che cercavano di penetrare in
vai d’Angrogna: nel 1488,1560, 1655 e 1663.
L’episodio più famoso è della crociata del
1488, quando il Nero di Mondovì, una specie
di gigante che durante il combattimento,
avendo alzato leggermente la visiera per via
del caldo, fu colpito da una freccia scagliata
dal giovane Peiret ReveI di Angrogna, cadde
in mezzo ai suoi provocando il loro spavento
e la fuga, mentre i valdesi lodavano Dio per
la sua patema assistenza.
Luogo : Toumpi Saquet
Data: 1484 ( per alcuni 1488)
Nel corso dell’attacco portati ai valdesi di
Angrogna dalle truppe di Carlo I, dopo esser
stati respinti a Rocciamaneut, i soldati cercano di penetrare dal fondo valle, verso Pradeltomo. Qui, nel punto più stretto, allo sbarramento della Rocciaglia, l’alzarsi di una fitta
nebbia disorienta il nemico, che si vede
piombare addosso una gragnuola di pietre ed
è assalito da pattuglie valdesi che conoscono
tutti i sentieri. Nella precipitosa ritirata il capitano Sacchetti di Polonghera, colpito da un
sasso tirato da un giovane zoppo che si era
defilato dietro una roccia, perde l’equilibrio e
cade nell’Angrogna, annegando un un gorgo
ancora oggi ricordato come «Toumpi Saquet», in passato molto profondo e poi modificatosi nella conformazione a causa della
grande e improvvisa inondazione del 1618.
Luogo : Albergian - Clot di mort
Data : 1385
Per sfuggire all’inquisitore Francesco Borrelli, che aveva ottenuto dal balivo di
Briançon la mobilitazione di uomini armati
Luogo: Borgata dei Pommiers (Prati)
Data: 1488
Un distaccamento di truppe del Cattaneo,
sorpreso nell’ubriachezza del saccheggio, fu
passato a fil di spada dagli abitanti. Morirono tutti, salvo il portainsegna che era sfuggito risalendo un torrente e si era nascosto sotto il cumulo di neve di una valanga. Rimase
lì alcuni giorni finché il freddo e la fame non
lo costrinsero a scendere e a chiedere pietà.
Gli abitanti dei Pommiers lo fornirono di viveri e lo rimandarono ai suoi affinché portasse loro la notizia di quanto avvenuto ai
suoi compagni.
Appuntamenti
18 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella sede del Cai, alle 21, saranno
proiettate diapositive e immagini
sulle attività del 1998.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fino al 23 dicembre, dalle 9
alle 19, mercatino natalizio e
mostra hobby presso i portici e
sala mostre; dalle 9 alle 22 a Luserna Alta presepe con personaggi e animali a grandezza naturale
al Giardino delle Feste, a cura
degli «Amici di Luserna».
19 dicembre, sabato
PEROSA ARGENTINA: Alle ore 21, alla piastra polivalente,
il Comune e la Pro Loco organizzano un concerto gospel dei «The
mighty price singers», di Chicago, per la prima volta in Italia.
SAN GERMANO CHISONE: alle ore 21, in borgata Turina, l’associazione «la Turinella»
propone «La Ih’ero uno vé», una
serata di leggende tradizionali
animate per bambini e adulti in
patuà.
POMARETTO: la Pro Loco
organizza il «Natale bimbi».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15 di sabato e alla stessa ora di domenica 20, in piazza
Partigiani, animazione per bambini, distribuzione cioccolata calda e panettone.
TORRE PELLICE: Dalle 16
alle 18 carole natalizie da tutto il
mondo cantate dal gruppo «Carols singers», visite dei Babbi
Natale alle Case di riposo cittadine. Dalle 15 alle 18 alla polisportiva tutti i bambini delle scuole
elementari giocheranno con Babbo Natale, con giochi, premi e
regali, a cura del Tennis Club.
20 dicembre, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,45, nel tempio valdese il Gruppo Musica propone un
concerto prò Amnesty. Partecipa
il Gruppo fiati «Saxobrass».
Val Pellice
Rassegna
musicale
invernale
CARMELINA MAURIZIO
Per quasi due mesi la vai
Pellice ospiterà una ricca
rassegna musicale nell’ambito
della stagione concertistica invernale che si svolgerà al teatro del Forte di Torre Pellice.
L’iniziativa è curata e organizzata dall’Associazione musicale divertimento, nata a
Luserna San Giovanni sei anni fa, che propone in questa
occasione cinque concerti con
repertori diversi, con lo scopo
di offrire spazi ai giovani musicisti, di valorizzare il rapporto della scuola di musica
gestita dall’Associazione con
il territorio, oltre al desiderio
di attrarre un pubblico intergenerazionale. A iniziare, sabato 19 alle 21, saranno i
bambini e le voci femminili
del coro «La bottega musicale
di San Raffaele», diretta dal
maestro Gianni Cucci. Domenica 20 sarà il turno di «Algia
Mae Hinton duo», concerto
nell’ambito della rassegna
«Blues al femminile»; martedì
29 concerto jazz con «Flavio
Boltro Quartetto». A gennaio
si esibiranno il «Quintetto italiano di ottoni», che suonerà il
16 gennaio, e «Demoè percussione ensemble», diretto da
Daniele Vineis, con proposte
di musica contemporanea, che
suonerà il 23 gennaio. La rassegna si conclude sabato 6
febbraio con «Asama 98»,
gruppo strumentale e vocale
di recente costituzione. Tutti i
concerti si svolgeranno alle 21
al teatro del Forte: è possibile
abbonarsi, 5 spettacoli lire
50.000, oppure ogni ingresso
costerà 15.000 lire intero e
10.000 ridotto.
PEROSA ARGENTINA: Nel
salone della Croce Verde, alle
ore 15, «Spazio arte» propone
«Arte, musica e danza».
SAN GERMANO CHISONE: Alle ore 20,30 in piazza XX
Settembre il Comune organizza
«Natale sotto l’albero»: partecipano la corale «La baita» di
Piossasco, la banda musicale
sangermanese, i gruppi corali di
San Germano; panettone e vin
brulé per tutti.
POMARETTO: Alle 21, nel
tempio valdese, concerto della
banda musicale di Pomaretto.
TORRE PELLICE: Alle 21,
al teatro del Forte, concerto di
blues «Algia Mae Hinton Duo»,
ingresso lire 15.000. A metà
mattinata presso il campo sportivo del Collegio valdese arriverà
Babbo Natale con l’elicottero e
proseguirà per le vie del paese su
di una carrozza trainata da un cavallo bianco, accompagnato da
musiche natalizie e dai suoi aiutanti; sarà possibile effettuare
escursioni in elicottero durante
tutta la giornata prenotandosi
presso l’ufficio della Pro Loco
tei. 0121-91875. Fino al 31 presso la sala consigliare del Comune dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle
18 Mostra degli Hobbies.
21 dicembre, lunedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella chiesa di San
Giovanni Battista concerto gregoriano con il gruppo corale
«Cantus Ecclesiae».
23 dicembre, mercoledì
TORRE PELLICE: Alle ore
20,30 fiaccolata natalizia: partenza da piazza Santa Margherita,
conclusione in piazza Muston
con distribuzione di cioccolata
calda, vin brulé, partecipano i
Carols Singers con cornamusa e
ghironda e i bambini della scuola
mauriziana.
24 dicembre, giovedì
PEROSA ARGENTINA: L’
associazione giovani di Meano
organizza «Natale con i bimbi»,
con distribuzione nel pomeriggio
di panettone e vin bmlé.
PERRERO: Alle ore 22 presso la parrocchia di Santa Maria
Maddalena, la Pro Loco presenta
il presepio vivente, con replica il
26 alle 21.
PORTE: Alle ore 21,30 per le
strade vecchie di Porte «Alle
porte di Natale»: animazione,
mercatino di Natale, vin brulé,
cioccolata, zampognari e fiaccolata; organizzano il Comune e
gruppi portesi.
TORRE PELLICE: Dalle
10,30 alle 12 e dalle 15 alle 18 i
Babbi Natale offriranno caramelle e auguri e nel pomeriggio vin
brulé e dolcetti allietati dalla musica del Gruppo giovani che si
esibirà per le vie cittadine.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15,30 in piazza Partigiani di.stribuzione di regali ai bambini, cioccolata e panettone, musica con «Enzo e Massimo»; alle
24, nel Giardino delle Feste di
Luserna Alta verranno offerti panettone e cioccolata.
25 dicembre, venerdì
PINASCA: Per le vie del paese, dalle ore 17 alle 22, «C’era
una volta il Natale», animazioni
proposte dal gruppo «Costruire
cantando» e da altre associazioni.
26 dicembre, sabato
PERRERO: Alle ore 21 nella
parrocchia di Santa Maria Maddalena, la Pro Loco presenta il
presepio vivente.
29 dicembre, martedì
TORRE PELLICE: Al teatro
del Forte, alle 21, concerto jazz
con Flavio Boltro, tromba. Luigi
Bonafede, piano, Rosario Bonaccorso, basso, Enzo Zirilli,
batteria; ingresso lire 15.000, ridotti 10.000.
30 dicembre, mercoledì
PRALl: Alle ore 20, sulle pifite dal Bric Rond a Ghigo, fiaccolata dei maestri della Scuola di
sci di Frali.
VALLI
CHISONE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, fes««.
Ospedale di Pomaretto, tei, 8ii^
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 DICEMBfiE
Fenestrelle: Farmacia Grip^,
-Via Umberto 11, tei. 83904!
,èssenti
venerdì 25 DICEMBRI!
Perosa Argentina: Fartnad “ìS
Bagliani - Piazza Marconi Ì ? coi
tei. 81261 life/M CO
SABATO 26 dicembre!
Villar Perosa: Farmacia Di 0>ismoa
Paoli - via Naz. 29, tei. 5101? aodiste..
DOMENICA 27 DICEMBRE ^
San Germano Chisone: Fai '
macia Tron , tei. 58771 ' ¡l«Cenac
Ambulanze: gtorelle c
Croce Verde, Perosa: tei. 81000 OBU^oIo^
^ ¡fissadi'
fassocio
Croce Verde, Porte : tei. 201454,
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 20 DICEMBRI
Villar Pellice: Farmacia G:
Piazza Jervis, tei. 930705
VENERDÌ 25 DICEMBRE
’esclusii
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Bricherasio: Farmacia Feri» tira incap
ris - via Vitt. Emanuele 83/ì segnideiu
tei. 59774 fecumen
SABATO 26 DICEMBRE |Ho Spiri
Torre Pellice: Farmacia 1
ternazionale - Via Arnaud j gioco, pe
infessiona
tei. 91374
DOMENICA 27 DICEMBRE e ni
Torre Pellice: Farmacia M
sten - Via Repubblica 22,1
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355 .
Croce V. - Bricherasio, tei.,5987S
un ecur
PINEROLO
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¡privato di
luti.
Ci portia
insazione,
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
itscopnrs
Ilio e diste
ìnedelges
Esauritasi
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«protest
SERVIZIO INFERMI
dalle ore 8 alle 17, pressoi
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBUL
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Cinema
fli
TORRE PELLICE-1
cinema Trento ha in
gramma, giovedì 17
nerdì 18, ore 21,15, La
sognata dagli angeli di
Zonca; sabato 19, ore 21)
domenica 13, ore 15>
18,30 e 21,15 e lunedì 14
21,15, L’uomo che sus
va ai cavalli.
BARGE — Il cinema
munale ha in programma.,
nerdì 18, ore 21, Tu ridl.
baio 19, ore 21 L’alliey®' —
menica ore 15, 18,21,1®
martedì, mercoledì, ot^
L’uomo che sussurra
cavalli.
RADIOj:
BECKWITH
evangelica
FM 91.200
culto di Nat9^ì
in diretta dal
di Torre Piel
25 dicembre
IN
feMO
ÏÏJÆ1
I
oriÿr
3 gennaio, domenica
RORÀ: Alle 2I, nel tempio, il
Comune organizza col patrocinio
della Provincia di Torino un concerto del coro Bric Boucie.
5 gennaio, martedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella palestra comunale. serata danzante per la Befana con «Enzo e Massimo».
L’Eco Delle Valli Value®
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recapito Torre
tei. 0121-933290;'3*
ei.
Sped, in abb. post '»®
.. ■» -nn Rii»'"®
Pubblicazione unitaria
non può essere venduto
on può «sseie
Reg. Tribunale d'P'^eroto
Resp, ai sensi di legg®
Resp, ai sensi di legg«
Stampa: La Gbisteriaf>®
Una copia L. 2.00
19
IS DICEMBRE 1998
PAG. 7 RIFORMA
Vita Delle Chiese ^ ■■
Un gruppo comunitario della Chiesa battista di Firenze propone una riflessione sui rapporti con il cattolicesimo
No a un ecumenismo abitudinario e distante da gesti profetici
Es3urita la fase della scoperta di ciò che ci unisce, non abbiamo il coraggio necessario per leggere fino in fondo i nodi
essenziale teologici ed ecclesiologici che ci dividono. Una pausa per riflettere anche sulle responsabilità di parte evangelica
tei. 8115,
ia:
EMBBe
cenacolo del lunedì», un gruppo comunitario della
’ ìrnhattista di Firenze, giunge una proposta per discutere
. ^auestione dei rapporti ecumenici particolarmente con il
■armadj '^¡¡cesimo romano. La forma usata dal documento è quel6, liella confessione di peccato, il contenuto rappresenta la
ntesi delle idee, delle emozioni, delle passioni espresse in
MBF® fm sofferta discussione di gruppo sul documento sull’eculacia D( approvato dal recente Sinodo delle chiese valdesi e
il. 51011 modiste. La decisione espressa dal testo è quella di una soEMBRi: tensione P®'’ propria partecipazione alla
ine- F di preghiera per l’unità dei cristiani.
F1 ' inCenacolo del lunedì», gruppo che coinvolge 13-14 fratel
esorelle della chiesa, si chiama così perché associa la riflesil. 81000 micologica alla preparazione di un pasto caldo peri «sen201454 ìftsta dimora» di Firenze, distribuito poi dai volontari
fassociazione evangelica «Il varco», impegnata sul terreno
'lesclusione sociale. Si riunisce tutti i lunedì sera nei locali
^.. chiesa, in Borgognissanti. Prima di discutere di ecumepo il gtuppo si era soffermato sulla lettura collettiva del
«Dal peccato alla grazia» del teologo cattolico Brunero
mdini, che affrontava la questione della giustificazione
ffede nella chiave di un ipotetico dialogo schietto efraterEMBRE 'atra l’autore e il compianto Vittorio Subilia. (a.m.)
ìcia Gai
utica
7-23311 11
[¡¡fronte alla sfida ecume:MBRE ma noi confessiamo la nooia Ferfai incapacità di leggere i
lele 83/4 ugni dei tempi.
L'ecumenismo quale sfida
;MBRE ¡Ilo Spirito alle identità
nacia lo nfessionali, per rimettersi
irnaudS gioco, per aprirsi all’altro,
I scoprirsi, insieme, riconlEMBRE ® riconsacrati a Crilacia Myi tempo presente
;a 22 tei f™to di vigore e di oriznti.
Ci portiamo addosso la
953355 Dsazione, oramai ineludibile! 598791 ohe ondiamo misurandoci
... a un ecumenismo abitudiI no e distante dalla dimen■ me del gesto profetico.
Esauritasi la fase della scoI, festiva^ di £¡5 ,-jjg g, unisce coiprotestanti e cattolici,
non abbiamo il necessario
coraggio per leggere fino in
fondo i nodi essenziali, teologici ed ecclesiologici, che ci
dividono.
Sono queste le ragioni per
cui ci rivolgiamo delle domande che toccano la nostra
esperienza di fede.
Si è forse interrotto il nostro interrogarci su cosa significhi nel tempo presente la
Signoria di Cristo sulla storia?
Proviamo un disorientamento nel rintracciare i segni
dell’operare Suo tra le società
contemporanee, nelle vite dei
popoli e delle comunità, nella
quotidianità di ciascuna e di
ciascuno. E ci sentiamo poveri di visioni. Per questo sentiamo il peso dell'ambivalen
za del tempo che verrà, anche
per quanto concerne il terreno dell’incontro ecumenico:
sarà un tempo gravido di promesse o sterile di novità?
Noi confessiamo di fronte ai
cattolici e alle cattoliche,
fratelli e sorelle in Cristo, la
nostra inabilità nel costruire, oggi, una relazione autenticamente ecumenica.
Sentiamo che il nostro cuore non è totalmente libero da
sospetti e pregiudizi, forse dal
risentimento, nell’incontro in
ambito ecumenico con la sorella e il fratello cattolico, ed
in particolare con i fratelli
cattolici consacrati al ministerio pastorale, nei diversi livelli gerarchici previsti dalla
chiesa cattolica romana.
Non ci sentiamo liberi dal
fastidio che proviamo verso
la chiesa cattolica romana
quando essa si pronuncia sui
nodi profondi, etici filosofici,
culturali, politici, posti nel
tempo presente dalla nostra
società moderna, laica e pluralista.
Ci allontana la pretesa cattolica del primato di Pietro
sul resto dell’ecumene cristiana, ci allontanano le chiusure sul sacerdozio femminile
e sulle nuove indulgenze legate al Giubileo.
Ci dichiariamo indignati
per il ripetuto autoritarismo
dimostrato dalle gerarchie
ecclesiastiche cattoliche: il
dovere del rispetto per gli affari interni altrui rimane un
elemento facilitatore di dialogo, ma il cuore ci dice anche che tacere una parola di
denuncia significa rendersi
complici delle scelte dei forti
e isolare i fratelli in posizione
di debolezza.
Confessiamo che in questo
contesto non comprendiamo
più quale sia lo spazio per incontrare, in spirito di preghiera, la Chiesa cattolica romana.
Noi confessiamo, di fronte
alla pluralità della fede, la
presunzione di vivere solo
della nostra parzialità.
Confessiamo il peccato di
mancanza di umiltà quando
ci avvaliamo dei nostri rilievi
critici verso il cattolicesimo
per nascondere, forse a noi
stessi innanzitutto, le nostre
debolezze e contraddizioni.
Non ci sentiamo liberi dal
pregiudizio di ritenerci gli autentici lettori delle Scritture.
Non ci sentiamo liberi da
una prospettiva ideologica
sulla realtà del protestantesimo quando confondiamo la
nostra tendenza alla frammentazione con il valore del
pluralismo denominazionale.
Non ci sentiamo immuni
dal rischio di scambiare per
pratiche ecumeniche i desideri di evangelizzazione dell’altro.
Non ci sentiamo immuni
dal rischio di confondere il
mandato di evangelizzazione
con il puro proselitismo.
Confessiamo la nostra miopia poiché non siamo stati capaci di scorgere i segni profetici che andavano presentandosi sotto i nostri occhi nelle
trame ecumeniche «dal basso» che infittivano le nostre
relazioni quotidiane, quelle
dei gruppi e tra le associazioni, tra le persone e nella vita
delle famiglie intei;confessionali: non scòrgendo la ricchezza di queste trame ecu
I Incontri informali all’Assemblea ecumenica europea di Graz ’97
meniche, ci siamo impoveriti.
Confessiamo la nostra corresponsabilità nell’avere contribuito a svuotare di senso il
confronto ecumenico nelle
comunità cristiane fiorentine.
Noi confessiamo di fronte al
mandato per l'annuncio
dell’Evangelo la nostra povertà di visioni.
Confessiamo allora che
non riusciamo a comprendere i segni dei tempi. È siamo
confusi su noi stessi e sull’altro. Ci domandiamo se abbia
più valore aderire, pur senza
convinzione, a una iniziativa
come la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, 0 se la scelta più rispettosa
dell’autenticità delle relazioni
fraterne non sia proprio quella di introdurre una chiara interruzione, anche a costo di
provocare una frattura in un
percorso che andava consolidandosi negli anni. Per il 1999
sceglieremo questa seconda
strada. Ammettiamo che non
intravediamo le conseguenze
dell’una né dell’altra scelta.
Ma dichiariamo il bisogno di
riflettere e di raccogliere le
forze. Confusione e disorientamento ci annebbiano la vista, i pensieri ed il pulsare del
nostro cuore: per questo annunciamo una pausa, forse in
tutta solitudine, forse in compagnia di altri fratelli e sorelle
alla ricerca di bussole, per
meditare circa i nostri errori,
per ascoltare la voce dell’altro, ma soprattutto per comprendere le vocazioni che il
Signore ci rivolge.
Il Cenacolo del lunedì
m mmeditrice
Claudiana
Vale dal 1° dicembre 1998 al 15 gennaio 1999
silliiiii
Teologia femminista
Valli valdesi
lOllWwB
M. Bùhrig
Donne invisibili
e Dio patriarcale
Lit '¡7.00U
Lit. 8.500
D. SÒLLE,
Per lavorare
e amare
Lit 2€.Onu
Lit. 13.000
E. SCHÙSSLER
Fiorenza
In memoria di Lei
Lit. iZ.QOO
Lit. 22.500
FfiizÀ tf! C/j/p
DAI SILENZIO
ALLA PAROLA
.fe-nV S éfunc ntf/g ¡Utéu<
RILETTURE
BIBUCHE
AL FEMMINILE
E. Green
Dai silenzio
alla parola
Ut. I5.00U
Lit. 7.500
AA.VV,
Riletture bibliche
al femminile
Lit 20.000
Lit. 14.500
E. Green
Perché la donna
pastore
rTiMPil R. Bonous - M. Lecchi Clsnni Johann Sebastian
DELLE VALLI VALDESI / templi delle Valli i BACH
VIAfifilATORI j
L.BWTANM»:r
«“VAILI
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'¡C.C'OU
Lit. 5.000
Lit. 60.000
Ut >^2.000
Ut. 21.000
E. Lantelme
/ canti
delle Valli valdesi
Ut 33.000
Ut. 19.000
Viaggiatori
britannici alle
Valli valdesi
A CURA DI G. TOURN
Lit '12.000
ut. 21.000
Lit. 50.000
IL MUSICISTA TEOI.(K.O
Musica
G. Long
Johann Sebastian
Bach. Il musicista
teologo
Lit. 38.000
CD;
Il nuovo organo
barocco del Tempio
valdese di Torino
Lit. 20.000
CD:
Bach - Buxtehude Kuhnau, Natale alla
Thomaskirche
Lit. 27.000
Lit. 44.000
Lit. 50.000
... . . «y
20
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Si è tenuto a Catania un convegno del Movimento femminile battista
Donne nel Meridione oltre gli stereotipi
Un percorso interessante ha condotto le partecipanti a riflettere sulla teologia
della liberazione e sulla loro condizione nelle regioni meno ricche d'Italia
STEFANIA CONSOLI
T A libertà è innanzitutto
J^un sogno da concepi
re»: questa una delle frasi più
significative che hanno accompagnato le riflessioni
delle donne battiste di Sicilia
e Calabria durante il convegno del Movimento femminile battista tenutosi a Catania
il 22 novembre scorso. L’incontro è stato gestito dalla
pastora Silvia Rapisarda, che
ci ha guidate lungo un percorso certamente non usuale
né facile sul tema: «La teologia della liberazione e le donne del Meridione».
Probabilmente tutte noi
siamo portate ad associare la
teologia della liberazione a
realtà in cui l’oppressione,
l’emarginazione, la povertà e
la mancanza di mezzi sono
assolute ed evidenti. E invece
trascuriamo che la teologia
della liberazione, in quanto
scienza che muove da un
preciso contesto culturale,
storico e sociale, parla anche
a noi che siamo «donne» e in
più apparteniamo a quella
che potremmo definire «la
parte povera della parte ricca
del mondo», cioè al meridione d’Italia.
Si è trattato di un percorso
non facile, in primo luogo
perché sicuramente tutte noi
facciamo un po’ fatica a riconoscerci come vittime; in un
contesto globale infatti, se
guardiamo ai mezzi economici, culturali e politici di cui
disponiamo, alle logiche eco
ACHE
PRAROSTINO — La comunità si rallegra per il matrimonio di
Silvana Gay e Bruno Griglio, ai quali esprime molti auguri.
• Domenica 6 dicembre la comunità si è raccolta numerosa
per due avvenimenti lieti: la celebrazione del culto assieme
agli ospiti della Casa delle diaconesse, accompagnati dalla
direzione e dal personale, con la predicazione del pastore
Franco Davite: e il battesimo di Alessandro, Maurizio e
Alessia di Giuliano e Monica Pastre. In quest’occasione
hanno dato il loro contributo al canto i bambini della scuola domenicale con le loro monitrici, nonché la corale, diretta dal maestro Calzi; Tutti si sono poi ritrovati al presbiterio
per il pranzo a cura deU’Unione femminile.
• Ci siamo separati da Giulia Gay vedova Paschetto, e siamo vicini alla famiglia tutta.
SAN GERMANO — Molti affettuosi auguri di celesti benedizioni alla piccola Laura che è venuta ad allietare la famiglia di Orazio Ribet dei Gaydou. Auguri fraterni di ogni bene dal Signore pure al piccolo Jean Samuel Rostan, di
Giorgio e di Paola Ghessa, che durante il culto di domenica 15 novembre è stato battezzato alla presenza di numerosi parenti e amici dei genitori.
OSTELLO PER CREDENTI A FINALE LIGURE
La Comunità cristiana riformata di Finale Ligure, per il proprio
sostentamento mette a disposizione per famiglie o gruppi di credenti la propria sede di piazza del Tribunale 6, dotata di 6 posti
letto suddivisi in due camere (locali termoriscaldati e uso cucina).
La disponibilità è valida dal settembre al giugno di ogni anno
per soggiorni di qualsiasi durata (anche una sola notte) a prezzi
del tutto contenuti. Per prenotazioni e informazioni telefonare
all’ora di cena al 019-691782 o al 019-691328. La comunità si
riunisce la domenica alle ore 10 e al giovedì alle ore 21.
Nella collana «Storici valdesi» è uscito
Vincent Minutoli
Storia del ritorno dei valdesi
nella loro patria dopo un esilio
di tre anni a mezzo (1689)
a cura di Enea Balmas e Albert De Lange
pp. 571,28 ill.ni f.t. e 111 n.t., L. 52.000, cod. 297
La ricerca storica di Balmas dimostra che la spedizione dei valdesi
fece parte di un «grand dessein»,
un progetto politico dei capi ugonotti profughi con l’&ppoggio delle
Potenze protestanti per costringere Luigi XIV a reintrodurre la libertà religiosa in Francia. Il volume è arricchito dalle relazioni personali dei partecipanti che ci restituiscono, con piena vivezza, la
temperie spirituale dell’avveni
mento.
■r mmetSatrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
nemiche e di potere in cui
siamo inserite, forse ci sentiamo più aguzzine che vittime. Se però riflettiamo a fondo sulla nostra condizione,
se ci guardiamo allo specchio
e intorno, capiremo come
quello stesso sistema globale
nel quale noi ci sentiamo tanto fortunate, in realtà ci ha
inesorabilmente imprigionato in quanto donne e in quanto «gente meridionale», in
una serie di forme, di stereotipi, di comportamenti e percorsi obbligati che altri hanno
scelto per noi, che altri hanno
così abilmente insinuato nella nostra identità che noi
stesse fatichiamo a prenderne coscienza. È stato un percorso difficile anche perché,
nonostante le ambiguità e gli
inganni del sistema, ogni
donna legge nel suo corpo e
nella sua mente la propria
storia con parole come rinunce, abnegazione, difesa, mortificazione di se stessa, ma
anche lotta, desiderio di realizzarsi nella vita, bisogno di
essere compresa e ascoltata.
Sono certa però che le donne che hanno partecipato a
questo incontro, ripercorrendo il proprio vissuto in cui
prevaricazione e soggezione
si mescolano così subdolamente, abbiano trovato conforto ed energia insieme, nella figura di un Dio che ascolta
le nostre storie, dando dignità ai nostri bisogni e alle
nostre ispirazioni. Un Dio
che^ come ci ha ricordato la
nostra relatrice, entra nella
vita dei poveri e degli emarginati; un Dio che si rivela a
Israele, popolo schiavo, stringendo con esso un patto di
alleanza e fornendo un modello di società nuova e libera; un Dio che attraverso Ge
sù Cristo parla ai minimi, agli
impuri, alle donne, alle prostitute, chiamandoli fratelli,
sorelle, figli e figlie di Dio,
parlando loro con parole
nuove, con un linguaggio di
liberazione. In questo Dio
che salva l’essere umano dal
peccato, dalle ingiustizie e
dall’oppressione, riabilitandolo nella sua interezza e riconoscendone l’assoluta dignità, le donne possono trovare un modello di liberazione concreta.
Certamente tutte noi ci
sentiamo impotenti, incapaci
di trovare i metodi e gli strumenti adeguati, forse anche
timorose di sperimentare
nuove forme e nuovi linguaggi ma, per riprendere il sermone della giornata ispirato
alla donna dell’Apocalisse
cap. 12, noi donne sperimentiamo, nella gravidanza, la
dolcezza e la determinazione
di chi custodisce dentro di sé
una creatura, e viviamo poi,
attraverso il parto, esperienza
tragica e dolorosa ma anche
meravigliosa, quanto sia difficile dare alla luce ciò che
abbiamo così pazientemente
cullato dentro il nostro corpo. Sappiamo dunque come i
nostri progetti, i nostri sogni,
le nostre aspirazioni, la nostra stessa libertà, vadano
concepiti, messi al sicuro,
cullati; ma non per sempre:
giunge a un certo momento il
tempo di partorirli, di dar loro voce per parlare e gambe
per camminare.
Ho già sottolineato quanto
varie e quasi contrastanti
siano state le nostre riflessioni nel corso di questo incontro, ma voglio anche evidenziare l’intensità, la ricchezza
delle nostre emozioni, e soprattutto la condivisione di
un sentire che, pur nella diversità di esperienze e nella
molteplicità di vedute, ci ha
permesso sempre e comunque, di comunicare e di sentirci ascoltate. Un ringraziamento va dunque a tutte coloro che hanno partecipato a
questa giornata: le donne
battiste di Fioridia, Siracusa,
Lentini, Catania, Reggio Calabria, e in particolare alla
comunità di Catania che ci
ha ospitate, alle sorelle di Siracusa che ci hanno guidate
nella liturgia, alla sorella
Nunziatina Formica che ha
tenuto il sermone e naturalmente a Silvia Rapisarda, pastora di Reggio Calabria.
E uscito il
Valli Nostre
1999
Calendario delle chiese valdesi e metodiste
Con 12 vedute delle valli Pcllice. Chisone e Gcrmanasca in quadricromia, 6 foto di opere evangeliche e l'indirizzario delle chiese aderenti alla
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, i pastori emeriti e le chiese evangeliche di lingua italiana all'estero rilegato a libretto
L. 10.000
m mmoortnee
Claudiana
Via Principe Tommaso 1 - 10125
Torino-Tel. 011.668.98.04
Fax 011.650.43.94.
VENERDÌ 18 DICEMBrc
Novità per il bollettino della Fcei
Dal 1999 l'agenzia stampa
Nev si divide in due
Nev, che sta per «Notizie
evangeliche», è il nome dell’agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), che da oltre venticinque anni diffonde notizie, documentazione
e informazioni di base sulla
vita delle chiese evangeliche
e del movimento ecumenico
, in Italia e nel mondo, rivolgendosi in particolare agli
operatori della stampa (laica e religiosa) ma anche ai
«quadri» delle chiese (pastori, predicatori locali, «laici»
impegnati nelle strutture
delle chiese).
Il Consiglio Fcei ha recentemente approvato un progetto di riorganizzazione
dell’agenzia stampa Nev, che
coincide con la disponibilità
di risorse umane «fresche»
(la neoredattrice Luisa Nitti,
che affianca il direttore Luca
Negro, il redattore Valerio
Papini e la segretaria di redazione Anna Pensa). Il progetto prevede, sul piano editoriale, una grossa novità: a
partire dal 1999, infatti, il
bollettino settimanale Nev,
attualmente inviato agli abbonati sia su carta con il sistema Postel che via e-mail,
diventerà esclusivamente telematico, mentre all’edizione
settimanale si afficmeherà un
nuovo strumento: un bollettino Nev mensile su carta.
Queste le caratteristiche
specifiche dei due strumenti:
il settimanale via e-mail avrà,
come l’attuale bollettino settimanale, da 5 a 7 pagine di
notizie, «brevi», schede; si
aggiungeranno due nuove
rubriche (la rubrica «appuntamenti» e la rubrica «anteprima», che riprodurrà integralmente un articolo di
prossima pubblicazione su
una testata di area evangelica). Un’altra novità consiste
nell’invio gratuito, a tutti gli
abbonati, anche dei comunicati stampa Nev (circa un
centinaio l’anno). Il tutto,
naturalmente, in tempo rea
le: il bollettino e-maii
giungerà gli abbonati!
mercoledì sera. "
Il bollettino Nev me«
stampato su carta e Si è tenui
con il sistema postale,ir ¡s, a Reggi
zinnale», avrà40paJ f-lSnovei
uscirà 11 volte l’anno.l o per "tot
limiterà a riprodurre le, [inflitto». '
zie pubblicate sull’edizi jsociazic
settimanale, ma le sintj attiste de
zerà ordinandole per® s»drcu
temi, così da costituite asiemetc
sorta di indice ragionate invocate l
gli avvenimenti delm ialH (Fin
I parti
riproj
completato da una ì
rubriche (segnalazione! inraLattu
bri, riviste, materiali e 4 stato un s
menti: calendario deglia stata un’a
nimenti del mese succes gionale d
schede e documentaziof tori: 5 da
da un’ampia sezione di flaCarrar
segna stampa su protes iGrossetc
tesimo e ecumenismo (i lalitirocir
20 pagine: l’attuale sutì i’apertur
mento mensile «Rassi ata carato
stampa Nev» sarà infatf ®tro con
globato nel nuovo boDel infrontari
mensile). madell’o
Per chi desiderasse al itre a un v
narsi, ecco le tariffe; p P< '' tem
bollettino settimanale e-j 'dto and
l’abbonamento è di£3| mendo d
l’anno; per il bollettino a
sile su carta è di £ 45.0Ì
l’Italia e 55.000 perl’estéi
inoltre possibile sottoscii Siptido s
un abbonamento cumuli
alle due edizioni, e-m F’incont
cartaceo, al prezzo vai ® ^ c
gioso di 60.000 lire (sii ®luun
l’Italia che per l’estero), sechium
Tutti i versamenti va ®i "a titi
effettuati sul conto con
postale numero 82441
[uola don
miche, m
selezione delle notiziei *
visibile sul sito web deWM
visione SUI SUU wey
derazione: http: '/'^'^éròmeC
ra. stm.it/market/evail
ito 28 no’
4 parroc
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail:
fed.evangelica @ agora.stm.it
Abbonamà J^aosi
lia stessa
bollettino settimanale
lS ;Ilprof.
wComu
valle de
lamonix
lite aveva
Atalia sull
e-maii;
bollettino mensile
su carta:
abbon. cumulativo
settimanale-rmensile
Versamenti sul c,c.p. 82441« g anc
intestato a: nev-notineeW
via Firenze, 38-00184R«« introdu
tei. 06-4825120 f”>mentat
fax. 06-4828728
E uscito
Un giorno, una parola
Letture bibliche quotidiane
per l’anno 1999
pp. 296 + 4 ill.ni a colori, L. 12.000
P
intestato a A/en-Notizie
geliche, via Firenze 38,
Roma. Coloro che dispoi
no di una casella postdei
tronica possono ottenere
pie di saggio del bolle! v|
settimanale inviandil j|Q 0
messaggio all’indirizr
mali della Fcei: fed.evai ^
ca@agora. stm.it.
Infine ricordiamo che
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sotto gli auspici della Federazione delle chiese ev
in Italia, è stata pubblicata la nuova edizione dei famosi testi moravi (parole e testi per ogni giorno
dell’anno 1999), uno strumento indispensabile e una fonte di arricchimento spirituale dei credenti di
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http://www.arpnet.it/'
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,ì 18 DICEMBRE 1998
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Vita
Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Njg^Si è svolto a Casa Cares un seminario per i monitori della Toscana
ipa
e-maii,
conati»
Studiare e insegnare il conflitto
Ipsrtecipanti hanno utilizzato metodi e strategie educative che potranno essere
riproposti facilmente ai bambini nel corso dell'attività delle scuole domenicali
ev me]
ta e
'¿l Si è tenuto presso Casa Ca
tOpaa Í 5 novembre, uri seminamno.S per monitori sul tema «Il
urrele jnflitto», organizzato dalla
ull'edtó sociazione delle chiese
lesi ettiste della Toscana e dal
a per“ circuito delle chiese val
sdtufi siemetodiste Sono state
igionai invocate tre re atrici: Anna
ideli ialli (Firenze) Grazie la
anasj andolfo Censi (Saronno) e
azione juraLattughini (La Spezia),
riali ei stato un seminano in cui vi
0 degli» stata un’alta partecipazione
esucces «ionale di monitrici e moentazioi tori: 5 da Firenze, 4 da Pisa,
done di da Carrara, 2 da Livorno, 1
j protes 1 Grosseto e Pistoia, tre dei
nismoli lali tirocinanti,
lale SUB l’apertura del seminano e
: «Rassi ala caratterizzata da un inrà infatf »tro con la psicoioga per
i/o boUel nlrontarsi e discutere sul
ma dell’ordine del giorno,
nasse ali ® ® proprio dia
iriffe' Di d tema de «Il conflitto»
anale M tato anche affrontato proè di £30: Bendo delle fotografie di
lettino j ®aggi, animali, personag£ 45.01 ^BC. Ogni monitrice-moniler l’estei t® doveva sceglierne una,
sottoscri izando successivamente il
3 cumá ttivo della scelta effettuata,
ni, e-mi iincontro è proseguito
:zzo vaa ¡t'® dimostrazione da parlire (sia alcune relatrici e con
■stero) Sedizione di tecniche manenti vai ^ da utilizzare durante la
nto coti domenicale. Queste
0 824411 ®tt:de, molto interessanti e
Slotiziee
ize38,C
Casa Cares ha ospitato i lavori del seminario
coinvolgenti, hanno visto la
partecipazione di tutti i monitori e di tutte le monitrici
presenti. Le tecniche utilizzate inoltre tengono conto della
fascia d’età dei bambini. Per i
«grandi»: lavori di rielaborazione del brano biblico come,
per esempio, la divisione in
sequenze, la frammentazione
del testo, la visualizzazione
dei luoghi, personaggi, fatti
salienti, ecc. Per i «medi»: lettura del brano semplificato (dal monitore stesso) con
ricostruzione della storia,
drammatizzando con burattini e/o pasta di sale. Per i
«piccoli»; il monitore deve
rielaborare il testo raccontandolo in novella sotto for
le dispoi
11 pastore Jerome Cottin a Aosta
otteneitT > ^
el bollei
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indirizil
lio e la pubblicità
fed.ev
LILIA COMBA DURAND
imo chei
aotizieÄji^G) e la pubblicità»;
/veb delKr' questo è stato il tema
: //wwi Ifponferenza che il pasto!t/evan
Iróme Göttin ha tenuto saio 28 novembre nella sala
-----J Ha parrocchia di Santo Ste
llflßlA ^ Aosta, per l’organizza®e del Sae con la parroc|g fi stessa e la Chiesa valde1$ lllprof. Cottin è pastore
«Comunità riformata delLÄi dell’Arve che va da
toonix a eluse, e già più
te aveva tenuto conferenze
ftalia sulla pubblicità, argo,8244101 teto anche di alcune sue
evong* «blicazioni. Dopo una bre'ntroduzione sono state
BBnentate, con il coinvolgi®to del pubblico, le imma,°i numerose diapositive
uso più 0 meno esplicito
sacro nella pubblicità. Le
wpretazioni di questo fe«leno di «appropriazione
0 meno indebita» possoassere diversissime: da un
‘Citazioni sacre, diret^subliminali, sono giudica
zie
)la
HìjM* ’ auuu ^luuica
liji ano® ' aspetti di marketing
Pi nee per motivare a! consu
niu ‘“uuvare ai consu® ^grande pubblico, signifialmeno sul piano cul
turale la fede fa ancora presa.
Al contrario si può pensare
che questo calare il sacro a livello mercantile sia la prova
di un tabù infranto: Dio abbandona la sua trascendenza
per diventare testimonial.
D’altro lato siamo forse in una
fase in cui se Dio tace, la sua
immagine parla ancora; insomma, siamo in mezzo al
guado fra la millenaria presenza divina nella collettività
umana e l’assenza di Dio verso cui il nostro mondo (almeno quello occidentale) si incamminerebbe...
Questi argomenti hanno
suscitato vivo interesse fra i
presenti sia valdesi sia cattolici, fra i quali anche numerosi sacerdoti. La mattina seguente, domenica, abbiamo
avuto il piacere di partecipare al culto con Santa Cena nel
quale il pastore Cottin ha
predicato in italiano e in
francese. Erano con noi anche la sua famiglia e una decina di fratelli della sua comunità. È seguita un’agape
fraterna che ha contribuito a
rafforzare l’amicizia e la conoscenza con queste sorelle e
fratelli d’oltralpe.
ntie^
SPECIALE PROTESTANTESIMO
^ulto evangelico di Natale
diretta Eurovisione
^ venerdì 25 dicembre 1998
Raidue-ore 10
Tr
dalla chiesa protestante di Dommartin (Sviz'I ha^oreT la pastora Jeanne Marie Quinche
•rgano)
® 11 Pastovo t'ec *'''■*'='-‘1^*1'-' la pasiuia Jcainic inane
(organ i ®^rWieiser. Interventi musicali di Edith DuFOiietlAi ® Daniel Suter (violoncello), con la partecipa^^-~CÌÌ2i^di^mmartin e Sugnens.
ter la
pubblicità su
011-655278
011-657542
ma mimica e coinvolgendo in
prima persona i bambini.
È stato fondamentale che
per tutta la durata del seminario, le relatrici abbiano
proposto e utilizzato tecniche che in qualsiasi sede potesse essere possibile riprodurre senza costi eccessivi. Il
seminario è risultato molto
importante per la monitrice o
il monitore, perché è stato un
momento di confronto e discussione sulle problematiche che si possono incontrare in ogni comunità sia da un
punto di vista di rapporto tra
monitrice-monitore e bambini, sul come condurre una lezione della scuola domenicale, coinvolgendo il più possi
Metodisti
L'Avvento nelle
comunità Rom
VALDO BENECCHI
PER le tre chiese metodiste di lingua italiana, inglese e coreana di Roma l’Avvento è iniziato domenica 29
novembre con un culto comune, che ha avuto luogo
nella chiesa di via XX Settembre, che da alcuni anni ospita anche la Comunità metodista di lingua coreana. Le
corali italiana e coreana hanno contribuito a rendere memorabile questo evento di
fraternità e di spiritualità. La
liturgia è stata condotta dai
pastori Benecchi e Suck,
mentre la predicazione è stata tenuta dal pastore Pieter
Bouman, che da settembre
cura la comunità di lingua
inglese di Ponte Sant’Angelo.
Altri due eventi comuni alle tre comunità caratterizzeranno l’Avvento di quest’anno. Sabato 19 dicembre, nella chiesa di via XX Settembre
si svolgerà un concerto di
Natale a cura del coro della
Chiesa metodista coreana. In
programma canti e musiche
di Natale. Infine giovedì 24
dicembre, per la vigilia di
Natale, le tre chiese metodiste si incontreranno nella
chiesa di Ponte Sant’Angelo
per partecipare a una speciale liturgia natalizia composta
prevalentemente da canti e
da letture bibliche. Questa
esperienza è per coloro che
la vivono un appuntamento
divenuto ormai irrinunciabile perché contribuisce a consolidare una visione della fede che va ben oltre gli angusti confini locali e si esprime
anzi in una prospettiva più
ricca e arricchente.
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000-ccp 82441007
bile tutti i bambini presenti.
Ci siamo lasciati pensando
che siano necessari incontri
più frequenti per avere un
maggiore scambio di idee e
rendere il più possibile uniforme il programma della
scuola domenicale, e auspicando che si possano organizzare anche eventuali incontri tra gli stessi bambini
delle diverse scuole domenicali. Durante il viaggio di ritorno abbiamo parlato molto
tra noi scambiandoci idee e
progetti. Ci siamo accorte
che non l’avevamo mai fatto
prima. «Proviamo a mettere
in atto subito con i nostri
bambini quello che ci è stato
insegnato», dice Lyun. «Chi
farà Giona per la festa di Natale?», chiede Dele. «Occorre
anche insegnare qualche
canto!», propone Eunice.
«Dovremmo rimboccarci le
maniche, ma penso che possa essere molto divertente
anche per i bambini», aggiunge Sooky.
Ricordiamo a tutti i monitori, monitrici e catecumeni
che il nel mese di marzo (data ancora da stabilire) si terrà
un altro seminario a Firenze,
presso la Chiesa battista. Per
eventuali informazioni rivolgersi a una qualsiasi comunità che abbia partecipato al
seminario di Casa Cares.
(Dele, Lyun, Eunice e Sooky)
Genova
Un bambino
che rallegra
la comunità
ERMINIO PODESTÀ
intestato a Nev - Roma
Domenica 22 novembre,
nella chiesa battista di
via Dattilo, lanette, una giovane peruviana ha presentato il suo piccolo Nicolas chiedendo al Signore l’aiuto per
riuscire ad educare il suo figliolo nel modo migliore secondo i principi cristiani e
sperando di avere dalla comunità la solidarietà e l’assistenza per una persona lontana dal suo paese. Soraya,
una giovane brasiliana che al
suo paese ha inciso molti dischi, ha cantato in modo superlativo un inno che terminava con queste parole; «Benedetto colui che viene nel
nome del Signore». Rivolgendosi a lanette Soraya ha detto; «Anche Nicolas è un dono
di Dio, pertanto viene nel nome del Signore». Le ragazze
dell’Equador hanno cantato
un inno in spagnolo e anche
Eliseo, un anziano che è vissuto parecchi anni in Argentina, ha presentato una lode
cantata in catalano. 11 pastore
Mark ha tenuto un sermone
originale adatto anche ai
bambini presenti, dicendo
che alcuni piccoli pesci si
erano uniti insieme per formare un unico pesce e non
essere divorati dai pesci più
grossi. Così anche noi, come
comunità, dobbiamo essere
uniti fraternamente formando una cosa sola e far capire
a lanette che con la forza
dell’amore cristiano riusciremo a starle vicino e a sostenerla in ogni momento in
maniera particolare per
quanto riguarderà l’impegno
di far crescere fisicamente e
spiritualmente Nicolas. Al
termine del culto la comunità
si è stretta attorno a lanette e
Nicolas augurando loro soprattutto che il Signore li assista lungo il cammino.
Agenda
18 dicembri
BERGAMO — Alle ore 21, presso il Centro culturale protestante (via Tasso 55), il professor Gianni Long parla sul tema: «Georg Philipp Telemann: l’amico-rivale di Bach»,
con ascolto di brani significativi. Tel. 035-238410.
19 dicembri
prosinone — Alle ore 18, in via del Plebiscito 32, Umberto Santino, presidente del Centro siciliano di documentazione sulla mafia «Giuseppe Impastato», parla sul tema:
«Mercato mondiale mafioso e criminalità. I movimenti
contro la mafia: dalle lotte contadine contro il capitale
“mafia" alla lotta contro la mafia mondializzata».
20 dicembre
TORINO — Alle ore 21, presso la parrocchia di Santa Teresina (corso Mediterraneo 100), si tiene un incontro ecumenico di Natale sul tema: «Gloria a Dio, pace in terra. La
preghiera nei canti natalizi delle diverse tradizioni cristiane». Partecipano le corali delle chiese awentista, battista
(Lucente e Venaria), della Chiesa ortodossa romena, il coro della parrocchia di San Giulio d’Orta, il coro «El Shaddai» della Comunità cattolica filippina e il Gruppo coreografico della Chiesa della riconciliazione.
TRIESTE — Alle ore 10,30, nella chiesa metodista (scala
dei Giganti), in occasione del primo centenario della presenza metodista nella città, si tiene il culto di rendimento
di grazie presieduto dal pastore Renato Coìsson, con predicazione del pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opcemi. Il culto si svolge in comune con le altre comunità
evangeliche di Trieste e della regione.
26 dicembre - 2 gennaio
VELLETRI — Al Centro di Ecumene si tiene il campo invernale sul tema: «I protestanti e l’Europa», che inizia con la
cena del 26 e termina con il pranzo del 2. Rimborso spese
£ 300.000. Informazioni e prenotazioni: Ornella Sbaffi, via
Firenze 38, 00184 Roma. Tel. 06-4740376, fax 06-9633947;
e-mail: ecumene@allnet.it. Tel. Ecumene 06-9633310.
27 dicembre - 3 gìennaio
TAVERNA — Al Centro evangelico Bethel si svolge il Campo giovani internazionale dal titolo: «Venti di cambiamento? Gli spiriti del Duemila», dedicato ai problemi delle spiritualità vecchie e nuove sul «mercato» religioso di fine
Millennio. Lo staff organizzatore è composto da Salvatore
Bagnato, Emanuela Lops, Jens Sielmann (coordinatore).
Quota di partecipazione lire 200.000. Per informazioni e
iscrizioni o domande di riduzione della quota: Bruno Gahrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro; telefono e
fax: 0961-728045. e-mail: brunogab@tin.it.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 27 dicembre andrà in onda: «Rivolgetevi a Dio, rallegratevi nella speranza». «I cristiani di tutto il mondo si incontrano a Barare»; «Chiaroscuro: un incontro con Paolo
Ricca». La replica sarà trasmessa lunedì 4 gennaio.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
onfix)
i
12
DICEMBRE 1998
Scuola
Senza oneri per lo stato
Chiesa cattolica
Santa Inquisizione alla sbarra
Giovani
E naque un centro sociale di destra
Enciclica
«Fides et ratio», la verità violenta
Usa
Che fine ha fatto Jimmy Carter?
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamenfo annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo (¿-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/maiket/sct/home.htm)
H mmeditrice (Saudiana via Principe Tomaso, 1 - Torino tei. 011-6689804 fax 011-6504394 http://www.arpnet.it/- vaidese/claudian.htm
22
PAG. 10 RIFORMA
vENpmss^^
Riforma
Giovani e anziani
Piera Egidi
Ho visto piangere un vecchio partigiano, nelle valli vaidesi: «Non era questo - mi diceva scuotendo la testa sconsolato - non era questo per cui abbiamo combattuto: i giovani non sanno che farsene della libertà». E mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance una dietro all’altra
nel viso grave pieno di dignità, elencava tutto quello che
non andava nell’oggi, che era una negazione degli ideali di
un tempo, che gli toglieva la speranza: la droga, innanzitutto, con le sue conseguenze, e l’arrivismo, il consumismo, rinsensibilità. Un mondo marcio, un mondo corrotto, in cui non valeva forse la pena più di vivere. E per cui
non era valsa la pena di rischiare e di morire.
Il 1999 sarà l’anno degli anziani, per decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi, nel mondo,
una persona su dieci ha più di 60 anni, e di esse gli ultraottantenni costituiscono l’ll%. E nei prossimi anni il numero continuerà a crescere, ponendo problemi nuovi, sociali
e politici. La struttura della famiglia si è modificata e i
nonni rimangono da soli, autosufflcienti come coppia
«originaria», finché non muore uno dei due, e allora la solidarietà si fa sentire e l’indipendenza (almeno quella)
emotiva si infrange, e così pure se uno dei due si ammala:
inizia il calvario degli anni bui, del tunnel in discesa.
Oggi la vecchiaia, che pure non è stata nel secoli certo
una delle età della vita più desiderate, se non quando le alternative erano di morire di peste o di colera o tra una
guerra e l’altra in giovane età, e che è stata descritta spesso
dai poeti con i più orribili attributi, soffre soprattutto di
mancanza di collocazione sociale e di senso mentre un
tempo, almeno, era onorata socialmente come dispensatrice di saggezza e di esperienza. Sarà per questo che su un
campione di 850 giovani intervistati tra i 18 e i 30 anni, come pubblica un servizio del mensile Noi donne, l’immagine degli anziani non è delle migliori: il 63% non ha o non
vuole avere un rapporto con le persone di età avanzata (il
34% aggiunge gentilmente: «Forse è solo colpa mia», ma il
29% è netto: «Non mi interessa averli»).
Certamente i sondaggi sono quel che sono, molto dipende da chi e a chi e come si fanno le domande, e tutti conoscono il desiderio dei giovani di stupire e di trasgredire
qualsiasi cosa che appaia una norma e di «spararle un po’
grosse». L’esperienza quotidiana di tutti noi è contraddittoria: ci sono rapporti tenerissimi dei giovani con i nonni e
gli anziani di casa, così come si assiste anche a forme di
aggressioni selvagge, basta vedere come torme di studenti
all’uscita di scuola danno l’assalto ai posti a sedere di un
autobus in una qualsivoglia città: al più debole di turno,
sia esso donna incinta o anziano o, ahimè, mutilato-e-invalido tocca solo scansarsi per salvare la pelle!
Se la forza vitale delle giovani generazioni, non disciplinata e resa cosciente dali’intervento di chi è preposto ai
compito educativo (famiglie, scuola, chiese) porta fatalmente al misconoscimento delle necessità dei vecchi, il bisogno emotivo profondo, invece, dei giovani stessi, spesso
nascosto anche a se stessi, è proprio il bisogno del dialogo
tra le diverse generazioni. Questo si rivela ogni volta che
un adulto o un anziano «significativi» entrano in rapporto
di trasmissione culturale o di testimonianza di valori con i
giovani. I giovani sono assetati di percorsi di identità, hanno bisogno estremo dei testimoni di ieri che semplicemente raccontino come hanno vissuto la loro vita, nelle difficoltà della storia, come hanno pagato e hanno scelto, e per
che cosa valga ancora oggi la pena vivere.
Non è mai facile essere giovani, e oggi lo è in modo diverso da quello delle generazioni passate, ma tocca a noi
capire. Il nostro è il mondo delle sabbie mobili, non delle
scelte nette, e per il bisogno tipicamente giovaniie delle
grandi chiarezze, questa è una difficoltà in più, talora insormontabile. Tante vite stroncate dei giovani sono ingoiate dalla mancanza di senso delle sabbie mobili. La
«resistenza della memoria»: con questa espressione Enzo
Mazzi indicava recentemente (Il Manifesto, 12 dicembre)
un’impellente necessità della democrazia. Trasmettere la
memoria, riannodare i fili, testimoniare i perché, questo è
il grande incontro possibile, il superamento del vuoto e
della mancanza di senso, il dono del riconoscimento e
deil’amore reciproco tra giovani e anziani.
Riforma
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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L’eco delle velli valdesi:
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 48 dell'll dicembre 1998 è stato spedito daH’Ufficio
CMP Nord di Torino mercoledì 9 dicembre 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Diritti umani e giurisdizione penale internazionale
Chiamati a rendere conto
Come passare dalle dichiarazioni solenni ma non vincolanti
alle norme di diritto riconosciute dagli stati. Il caso Pinochet
MICHELE VELLANO
La tutela dei diritti umani
non ha origine nel diritto
internazionale (la matrice
rinvenendosi piuttosto nelle
Dichiarazioni americane del
12 giugno 1776 e del 17 settembre 1787 e in quella francese del 28 agosto 1789) tuttavia, a partire dalla fine della
seconda guerra mondiale, essa è divenuta una delle priorità della più importante delle
organizzazioni internazionali,
le Nazioni Unite (Onu). La
protezione dei diritti umani, a
livello internazionale, si è da
allora andata perfezionando
su due piani complementari
ma distinti: da un lato, attraverso solenni dichiarazioni,
per altro non vincolanti da un
punto di vista strettamente
giuridico (la più celebre delle
quali resta la Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, approvata a Parigi il 10
dicembre 1948), dall’altra, attraverso il consolidarsi di norme consuetudinarie non codificate, ovvero principi generali di diritto riconosciuti
dalle nazioni civili, norme
considerate di jus cogens (leggi inderogabili) e come tali
vincolanti per gli stati.
Queste norme, a differenza
delle dichiarazioni solenni
che contengono un elenco
dettagliato di diritti, si limitano a proteggere il nucleo fondamentale e irrinunciabile
dei diritti umani, ossia le cosiddette gross violations (ovvero crimini contro l’umanità, quali l’apartheid, il genocidio, la tortura o le esecuzioni o le deportazioni in
massa). Proprio grazie all’affermarsi di queste norme di
carattere generale, la tutela
dei diritti umani ha cessato di
essere di esclusiva competenza del domaine réservé
(dominio riservato interno)
degli stati per entrare in un
ambito giuridico compietamente nuovo, ricco di interazioni tra diritto internazionale e diritto interno, tanto sul
piano delle norme sostanziali
quanto di quelle processuali.
Sebbene nessuno più dubiti sull’esistenza dell’obbligo
per gli stati di non commettere le cosiddette gross violations, nondimeno (è questo
l’aspetto forse più delicato e
controverso) non esiste per
gli stati (sempre a livello di
norma internazionale consuetudinaria) il dovere di punire gli individui, organi o
non di uno stato, che abbiano commesso gross violations dei diritti umani in un
altro stato. Esiste invece una
facoltà, lo stato può ma non
deve punire. D’altra parte.
Da molti anni le madri degii oppositori aiia dittatura di Pinochet
scomparsi chiedono giustizia
nell’ambito di detta discrezionalità, si ritiene (ma non
in maniera unanime) che lo
stato possa procedere anche
se il colpevole sia stato catturato all’estero in maniera illegittima (e noto il caso del criminale nazista Eichmann,
catturato in gran segreto in
territorio argentino nel 1960
da agenti israeliani e in seguito processato e giustiziato
in Israele), ovvero nonostante la circostanza che il reato
sia caduto eventualmente in
prescrizione.
Lo stato non ha neppure
l’obbligo di concedere l’estradizione dell’individuo allo stato che intenda processarlo, ed eventualmente punirlo. Infatti, il noto principio
aut dedere autindicare (o
consegnare o giudicare) ha
una portata vincolante solo
nella misura in cui sia inserito in una norma convenzionale bilaterale o multilaterale
(come nel recente statuto
della Corte internazionale
penale permanente, vedi
Riforma n. 32 del 21 agosto
scorso) a cui gli stati in questione siano parti. A favore
della regola aut dedefe aut
indicare si pronuncia invero
il «Progetto di codice dei crimini contro la pace e la sicurezza dell’umanità», predisposto dalla Commissione di
diritto internazionale dell’
Onu, ma si ritiene che si tratti
più di uno stimolo allo sviluppo progressivo del diritto
internazionale che il riconoscimento di una norma consuetudinaria esistente.
Pure nell’evidenziata discrezionalità, l’azione penale
potrà colpire tanto privati
quanto organi statali (com
presi capi di stato e di governo). La responsabilità individuale della persona-organo
potrà però essere affermata
solo ed esclusivamente nel
caso in cui le violazioni gravi
ed efferate dei diritti umani
siano riconducibili direttamente alla sua volontà. La
House of Lords del Regno
Unito, nella recente decisione sul caso Pinochet, ha aggiunto un importante corollario al principio appena
menzionato. Se la responsabilità individuale dell’individuo-organo sussiste alcuna
immunità potrà essere validamente invocata in relazione alle gross violations dei diritti umani.
La portata innovativa di tale presa di posizione è di tutta evidenza perché, in definitiva, rappresenta un ulteriore
poderoso colpo all’integrità
del domaine réservé degli stati. Se l’impostazione seguita
dai giudici inglesi troverà
conferma in altre e altrettanto autorevoli decisioni (una
pronuncia isolata non basta
evidentemente a creare una
consuetudine internazionale)
le massime cariche istituzionali dovranno in futuro vagliare attentamente le proprie scelte. Infatti, non solo
un giorno potranno esserne
chiamate a rispondere persino in uno stato straniero ma
addirittura si potrà verificare
l’eventualità che la collettività degli stati (magari sotto
l’ombrello delle Nazioni Unite) decida di intervenire e punirle immediatamente senza
dover più tenere conto delle
immunità diplomatiche dovute tradizionalmente anche
ai capi di stato e di governo.
Dalla conferenza mondiale contro la desertificazione svoltasi a Dakar e dal
coordinatore dei programmi
della Convenzione contro
questa sciagura giunge un
appassionato grido d’allarme. Il deserto africano (Sahara e Sahel) avanza in modo
impressionante. Ogni anno
200.000 persone muoiono per
questo motivo e oltre 200 milioni vivono a rischio. Que.sto
significa che nei prossimi anni, se non si provvede in tempo, dobbiamo aspettarci una
massiccia migrazione verso
l’Europa di quelle popolazioni, che non trovano più spazio nelle loro città costiere già
sovraffollate. A causa del progressivo inaridimento del
suolo, ondate di profughi si
riverseranno sull’altra sponda
del Mediterraneo, attraversando l’Italia e la Spagna.
Per arrestare la micidiale
ilìB 2JV2Jjtìll
PIERO bensì
avanzata del deserto occorre
al più presto ritornare a una
cultura dell’acqua, già nota
nell’antichità e poi progressivamente abbandonata.
Si tratta, oggi, di fare uno
sforzo tutti insieme per aiutare questa gente. Viviamo in
un mondo e in un’epoca in
cui non possiamo far finta di
non sapere le cose, non possiamo più disinteressarci degli altri. Anche perché questi
altri, a breve scadenza, saranno qui in mezzo a noi se non
interveniamo. In questo periodo dell’anno in cui il consumismo più sfrenato e inutile sembra governare l’Occidente, è nostro dovere, oltre
che nostro interesse, fermarci un attimo a riflettere alla
sorte di questi nostri fratelli
africani, ai quali il deserto
tutto, e spesso anche la vita.
L’Europa che si va costruendo si culla nella visione
della propria ricchezza, sicura della raggiunta stabilizzazione della popolazione che
Libertà e laijj
La Fcei per|j
scuola pubbli
In occasione della s
ma riunione, che si è
Roma il 12 e 13 dice® jvembrei
Consiglio della Fedeitt
delle chiese evangeiÎ «roardin'
Italia (Fcei), che riuBi Da scuola
chiese del protestante
storico italiano (valri J to se tale
todisti, battisti, luterani il®
cito della Salvezza ei en» <
chiese libere), ha aderii ‘tdon «a
manifestazione sulla® P*^
con una dichiarazione e s”®portiamo integralmente
«Il Consiglio della Fs
zione delle chiese evani "nn
In Ttalia (Fcel) ade,?
111 Iiaiia u L.C1J ttuerisc forticci
manifestazione del 191
bre a Rorna in difesa ^Z,ch
gerarc
scuola pubblica e
parità scolastica, con t
guenti motivazioni- ' ^ **
^ „ a sempre
- Il protestantesimo it jola pubb
si è sempre battutomi femismo
della libertà e della laici! pivoci.
lo stato. qygijQ
- La prospettiva di .stupito
scuola privata che, rimai aorevole
sostanzialmente confe^ D, pastoi
le, entri a far parte del ss ingelica, ì
scolastico pubblico, è (I te del fin
to contraria a tali fondi tstificazioi
tali principi. dal giorni
- In Italia si alimenti divede
anche ad opera dell’inft PSt,ttto e
zione pubblica, und Islmeat
equivoco: che la libertì ^ mdical
scuola dipenda daU’ape 08®dche
agli alunni di ogni confi Diospeda
ne. Al contrario, libertàl
cità sono garantite essa
mente dal reclutamenti ìdorrian
docenti in esclusiva fufi p
della loro professional sse.'Ciò (
dalla libertà di insegnali affanni
Le scuole private gestiti fba osate
Chiesa cattolica non gai ® la Denii
scono né intendono g® P® fatto i:
tale principio e una partì st-coniur
sistente delle forze poi (cedei lo
finge di ignorare o intete che perm
secondare tale posizione td Laterar
- Lo stato ha l’obbUgit ^
rantire che l’istruzione - , P
blica fornisca ai ragazt
educazione libera e pliH . ,
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sponsabilmente le fondi „ ■ '
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sui docenti, non garanti •
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far parte del sistemapuM ® s<:uol
Il problema del fiffl fciastic
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alle famiglie poco aM ¡moie me
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parlare solo dopo cW .
garantita la libertà di m* (tire, aiut
mento. ¡azzi di fi
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le private (ove, ’caltrefc
libertà di inscg»“'^
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PP. 188
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(Rubrica
mento» della
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diouno «Culto
dalla Federazione ...ti
evangeliche atid^".
23
,ì 18 dicembre 1998
Iella
B si
si«4 n, 46 di Riforma del 27
ho letto l’articolo
p;?« Sfa p“s‘“ <"
angeli^ cuoia» e sono rimasto
IvS ¡»lalaartlcolo e favore. ** nnnure no al fmanzia
Se scuole private,
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suirìuolepubblicheparjta
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izionM i”»- Alcuni paragrafi lo
ilmenl mbrano, altri no, anche se
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vella FeCjpjjg negativa. Assillati da
cevang j5isu questo argomento
mfortissime interferenze
del 191®“ 1-r---
I veri sostegni
allo studio
® ¡¡3 gerarchia ecclesiastica
uucsa che uno stato nor^ “ C““l| ale rifiuterebbe, mai si è
“°“li iiato di «finanziamento»
: a sempre di «parità» fra
esimo ita aola pubblica e privata, un
tuto ini lemismo per giocare sugli
Ila laicità aivoci.
ila quello che ancor più mi
ttiva dii stupito è il leggere che
le, riniaii notevole Domenico Maconfessi li. pastore di una chiesa
te del sia ingelica, abbia votato a falco, è d| te del finanziamento con
di fondai istiflcazioni, come riportadal giornale, alquanto fralimentji fSi vede che l’indicazione
dell’info partito è stata più efficace
a, un s la linea che, mi pare, sia
1 liberà la indicata dalle posizioni
dall’api ageliche e laiche,
mi coni 111 ospedali curano i corpi,
’ liberti ^ la scuola che plasma e
tite essa tna le menti dei giovani
itament ! domani condurranno,
siva futi la '^arie posizioni, questo
essioni sse.'Ciò che in circa cinnsegnam wt’anni di predominio
e gestiti fita osato o non ha potuto
non gai ah Democrazia cristiana,
ono gdd aa fatto in pochi mesi dai
ma parti !t-comunisti seguendo le
irze poi Ke dei loro padri comuni10 inten alte permisero di inserire i
osizione tti Lateranensi nella CostiobbUgo italiana: oggi come
ruzione ““ solo per acquisire voti,
i rasas un’attenta rilettura di
ra e pia 1“ l’articolo 33 della Costicompie 1’“““ dovrebbe fare riflette fonda ai nostri politici ed evitare
ita. Una Vivocare sulle parole,
io il coni 1° alato italiano paga
garantís ra 1.200 miliardi l’anno
uindi,oi t?!! stipendi degli inserini, nt» *^1 religione cattolica
emapubi Ha scuole statali, inse. , ®ti nominati dall’autorità
L «astica cattolica, e se
.rn abti '““«“nziare altri soldi per
™'ole molto bene, ma che
n*rfrW “a per quelle statali, miipo CIIC%, . Í
,N A! ¡nd ®i®do gli edifici, le attrezt“di'"%re, aiutando bambini e
lazzi di famiglie disagiate
isce* iborse di studio, buoni liSar^^j 'a altre forme di sostegno.
¡mo,abbi italo Artus-Martinelli
irarea® Crema
¡ubblir®!
Svuotamento
delle chiese
Caro direttore, ho letto l’articolo di Anna Grosso sulla
omosessualità pubblicato sul
n. 47, e ne sono rimasto stupito. Attribuire lo «svuotamento delle chiese» alla nostra supposta incertezza etica
mi pare piuttosto superficiale. Le nostre chiese hanno
scelto da tempo, là dove si
prendono queste decisioni
legittimamente (Sinodi e assemblee) di essere un corpo
che si fa mettere in discussione dalla parola di Dio, non di
esserne traduttori simultanei
in lingua corrente (ci stanno
pensando già altri...). Mi pare
che il messaggio che Gesù ha
annunciato, quello del legame stretto tra salvezza e conversione, sia proprio l’opposto da quello espresso: nessuno è a posto di fronte al Signore, se non crede che Gesù
gli sia da guida all’interpretazione del mondo. Anche chi,
come me, non è né prostituto
né impiegato all’ufficio imposte, ma pastore, eterosessuale e con moglie e figli!
Sarei anche stato attento
alla «battuta» sullo scandaloso (quello sì) articolo di Panorama: si può immaginare
l’angoscia (o anche semplicemente la seccatura) di una
persona che vede il suo numero di telefono «sbattuto» in
quel modo su quell’articolo?
Ricordo distintamente che
nel 1980, all’epoca del terremoto deirirpinia, alcuni giornalisti intervistavano in diretta tv le persone che avevano
appena perso i congiunti
esordendo con un simpatico
«come si sente?». Non è la
«gente che non capisce»: sono alcuni che hanno un potere e se ne servono senza limiti... tanto ci sarà sempre chi
evita di sforzarsi fare un passo in più e ricordare quell’incomprensibile parola: «Dio
non ha mandato suo figlio
nel mondo per giudicare il
mondo, ma per salvarlo...».
Gregorio Plescan - Ivrea
Che cosa
è peccato?
L’articolo di Anna Grosso
[Riforma del 4 dicembre) mi
lascia alquanto perplesso. Dal
testo sembra infatti di capire
che, secondo la scrivente,
l’omosessualità sia da considerare un «peccato», così come la tossicodipendenza, la
prostituzione, l’aborto e altri
comportamenti specificamente citati e definiti «non in
accordo con la volontà di
Dio». Parrebbe inoltre, se ho
ben capito, che la chiesa debba accogliere solo i peccatori
zzare
llaterali
Rina Lydia Caponetto
*iapui
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avvenimenti, di
il cams^ ' giorni nostri:
società nel
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«Ebbi
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I miei confini
erano altrove
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nica^io-’speranza per unire le persone in una comu
liaraG«^ ricca di idee, di pei............
i pensiero, di riflessioni.
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pentiti: omosessuali ridiventati etero, etilisti divenuti
astemi, golosi a dieta, ex lussuriosi, pedofili che hanno
deciso di amare solo più adulti celibi di sesso opposto, e
così via; gli altri, i cattivi, devono restare fuori. La chiesa
così definita sembra un po’
un club di persone perbene o
che aspirano a diventarlo...
Non è che avrà qualche problema di comunicazione nei
confronti della gente qualsiasi
come noi? Ora, o la volontà di
Dio consiste nell’applicazione
pedestre di tutte le prescrizioni che è possibile estrarre dal
testo biblico, ancorché contraddittorie, e in tal caso si cade nel più tetro fondamentalismo (e la chiesa diventa un
ambiente infrequentabile),
oppure diamo per buono che
la volontà di Dio la conosce
solo lui, e in tal caso non è
compito nostro ma suo decidere quali peccati e quali peccatori perdonare (o condannare). Credo che nessuno di
noi abbia il diritto di decidere
che cosa per un altro è peccato e che cosa è cambiamento.
In una visione etica riformata
penso che il giudizio severo e
il rigore inflessibile vadano riservati a noi stessi, non agli
altri; se il problema è quello di
stabilire e aggiornare liste di
peccati e tecniche per uscirne, forse è più utile rivolgersi
alla chiesa romana che in
questo campo vanta una pratica bimillenaria.
Giorgio Bert
Pecette Torinese (To)
Volersi bene
con chiarezza
Il 22 novembre si è svolta
nella comunità di Fuorigrotta
l’assemblea annuale dell’Associazione battista evangelica napoletana (Aben), importante appuntamento in cui si
valuta il lavoro svolto in un
anno e si elaborano nuove
proposte per rendere più visibile e incisiva la testimonianza dell’Evangelo. Purtroppo l’incontro è stato turbato da momenti di tensione
a seguito della discussione
tesa a chiarire i rapporti tra la
chiesa di Bagnoli e l’Aben.
Una discussione non nuova,
che si è riproposta in merito
alla decisione della chiesa di
Bagnoli di autosospendersi
dall’Aben per divergenze teologiche «sulla interpretazione
delle Sacre scritture». Da
quello che ho potuto apprendere la tensione con questi
fratelli si è accentuata quando sono state affrontate questioni legate a scelte di etica
sessuale. In quelle occasioni,
in cui è stato possibile un minimo confronto (solitamente
l’unico mezzo di comunicazione che la chiesa di Bagnoli
adopera è l’invio di lettere),
noi battisti dell’Ucebi abbiamo sempre sottolineato che
nella tradizione evangelica e
riformata il settore dell’etica
viene lasciato alla responsabilità di fede del credente davanti al Signore e al prossimo.
Abbiamo preso atto che i
fratelli di Bagnoli esprimono
posizioni diverse dalle nostre
ma che, in ogni caso, è possibile rimanere nella stessa as
Indirizzo e-mail
L’indirizzo di posta elettronica del pastore Archimede
Bertolino è arpe@seinet.it e
non «scinet», come erroneamente scritto sul calendario
«Valli Nostre».
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PAG. 1 1 RIFORMA
iWM
Il periodo natalizio ci rende più disponibili alle relazioni
Incontrarsi e comunicare è una ricchezza
RINA LYDIA CAPONETTO
ALL’AWICINARSI delle feste natalizie si
diventa tutti diversi, più disponibili verso
l’altro, più comunicativi, si ha voglia di parlare, di fermarsi, farsi gli auguri, scambiarsi le
idee per gli ultimi regali; la città assume una
veste più briosa: così, colorata di rosso-giallo
degli alberi di Natale, ci contagia e il nostro
animo diventa più allegro, più propenso a lasciarsi andare e a immergersi nella folla suadente, vivace, ciarliera. Ma, proprio in mezzo
alla confusione del Natale, ai colori allettanti
dei bei regali esposti in vetrina, si pensa e si
riflette che, dopotutto, la vita non è solo luccichio di comete che si accendono e spengono e ci guardiamo attorno in mezzo a tanto
sfavillio e cerchiamo l’umanità, le parole vere
per parlare all’altro che ci passa accanto frettolosamente e torniamo più che in altri periodi a pensare alla grande comunicazione di
un tempo, al parlare che si faceva nelle famiglie, quando il padre aveva tempo di narrare
la sua vita, la madre cuciva e raccontava la
sua storia alle figlie. Oggi un regalo più ricco
degli altri copre l’assenza d’amore: tutti hanno fretta, non c’è tempo per le chiacchiere,
magari ci si incontra su Internet...
E la piazza Colombo, antica piazza genovese che sto attraversando, per contrasto mi
sembra gremita di parole, le signore chiacchierano fra loro, le bancarelle di libri ci attirano; svolto, mi riparo dal freddo alla Standa.
Una signora anziana racconta a una ragazza
in coda la sua giornata; sorrido e penso: nessuna forma di consumismo, nessun linguaggio tecnico potrà mai sostituire la parola, soprattutto questo bisogno umano di raccontarsi, di raccontare la propria esistenza. Dopotutto, la vita è racconto, còme afferma Paul
Ricoeur in un suo saggio. E Pietro Gitati, nel
suo libro L'armonia del mondo (Rizzoli,
1998), scrive: «Rimpiango soprattutto le conversazioni che si svolgevano in un giardino di
campagna, alle sei di una sera d’estate (...) 11
tono era più calmo e disteso che nelle conversazioni di città. Nessuno aveva voglia di
dominare, di possederè, di abbagliare...».
Leggo l’invito di un convegno che si è svolto a Torino dal titolo Là vita è l’arte dell’incontro-Stage sulla corrpnicazione (ovviamente a pagamento) te|mto da insigni psicologi. Rifletto: oggi peheomunicare si va a
lezione di comunicaziotiè
Due bimbi mi passaio accanto pieni di
pacchetti e pacchettini, fe loro mamma se la
ride e fra loro c’è una coérunicazione intensa
che si allarga fino a noifil sorriso che mi rimandano mi comunica a loro gioia. La vita è
relazione: senza l’altrc|non sono nulla; e
questa relazione divent^più intensa mano a
mano che lasciamo il NA-d, il freddo, la nebbia e scendiamo al Sud. m questi paesi privilegiati dal sole e dalla natura lussureggiante,
malgrado la povertà deg| abitanti, la loro comunicazione è sempre i|ù esplosiva, più intensa della nostra, di no|gente del Nord che
corriamo sempre. Ho ciivanti agli occhi la
bella immagine della coifle della chiesa ispano-americana di Genov^ gente emigrata dal
Perù, dal Cile, dafl’Ecu|dor che canta con
gioia, ci saluta; ci stringe la mano, ci parla
con grande calore. Malg|ado i grossi problemi di lavoro, di sradican|ento che li affliggono, riescono a trasmette|ci un’allegria contagiosa alla quale non si p|uò non parteciparè:
la loro comunicatività è Meramente esplosiva
e noi ne rimaniamo affascinati. Magari riuscissimo tutti a parlarci di più, a sentire che
l’altro è importante quanto noi!
Come diceva il diretto|e d’orchestra Claudio Abbado in una suafrecente intervista:
«Non è la ricchezza che produce cultura, ma
è la cultura che produce ricchezza». Così
non è il correre, il fare mille cose, che fa scaturire il diàlogo. Forse bisogna sapersi fermare almeno una volta l’anno per riflettere
Su chi siamo, dove stiaiio andando, e aver
tempo di ricordarci de^ amici, di comunicare, di parlare della propria storia con l’altro. Spero che il fas<fno del Natale di
quest’anno sia il ritrovarli e il ritrovare la ricchezza degli incontri! Dopotutto, la vita è
l’intreccio di molte storii.
sedazione per cercare l’unità
della fede e una comune linea di testimonianza. Ogni
tentativo da parte nostra che
andasse in questa direzione è
fallito. Ritengo che sia giunto
il momento di fare chiarezza
e di prendere una decisione
difficile ma necessaria. Naturalmente con queste poche
righe vorrei sollecitare anche
rUcebi ad intervenire con
tempestività.
In merito a questa triste vicenda mi limito ad aggiungere due notizie. In primo luogo
la comunità di Bagnoli non si
definisce battista. I suoi dirigenti hanno più volte affermato di non preferire una visione riformata della fede
evangelica ma di optare per
una tendenza più pentecostale. Da ciò devo dedurre che
essi non solo non si riconoscono nella nostra confessione di fede ma che non condividono i fini dell’Ucebi.
In secondo luogo, mi risulta che la comunità di Bagnoli
non contribuisce al piano di
cooperazione e in un passato
incontro avuto tra gli anziani
di Bagnoli, l’Aben, il presidente Maiocchi e il pastore
Tomasetto sono state dette
frasi che esprimevano chiaramente la volontà di non contribuire perché non fiduciosi
dell’utilizzo dei propri soldi.
Dichiarazione questa poco
evangelica se non addirittura
offensiva. Detto ciò vorrei invitare gli anziani di Bagnoli a
riflettere seriamente e soprattutto a verificare se ancora ci sono le condizioni per
una loro permanenza nella
Ucebi. Forse nella chiarezza
delle posizioni cominceremo
a volerci bene più di prima
perché in noi ci sarà una
maggiore consapevolezza di
essere chiese diverse a cui
non sarà impedito di avere
comunione fraterna. Chiese
che nella loro diversità mirano ad annunciare il messaggio dell’Evangelo nella propria città. Finora è stato fatto
tutto il possibile per comprendersi e lavorare insieme.
Non ci siamo riusciti e di questo dobbiamo chiedere perdono a Dio.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né l'ora»
Matteo 25, 13
La moglie, i figli, le figlie e i familiari tutti del caro
Giovanni Maian
(Janin)
commossi e riconoscenti, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, scritti, parole
di conforto e fiori sono stati loro
vicino nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al
personale dell’ospedale civile di
Pinerolo e al pastore Taglierò.
Angrogna, 18 dicembre 1998
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Levi Buffa
ringraziano sentitamente tutti coloro che sono stati d’aiuto nella
dolorosa circostanza, in particolar
modo il dott. Bevacqua, Denise,
Yvette, Felice e tutti gli ospiti del
Foyer, i medici e il personale dell’Ospedale valdese di Torre Penice e il pastore Taglierò.
Angrogna, 11 dicembre 1998
RINGRAZIAMENTO
«Di te mi ricordo nel mio letto,
a te penso nelle veglie notturne.
Poiché tu sei stato il mio aiuto, io
esulto all'ombra delle tue all»
Salmo 63, 6-7
I figlio e i familiari tutti della cara
Susanna Lausarot
commossi e riconoscenti, ringraziano tutte le gentili persone
che con presenza, fiori, scritti e
parole di conforto sono stati loro
vicino nella triste circostanza.
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno è II mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23
La moglie, i figli e i familiari di
Alberto Bertalot
Un particolare ringraziamento al
personale medico e paramedico
dell’Ospedale valdese di Torre
Penice, ai vicini di casa e ai pastori Mazzarella e Rostagno.
Bobbio Penice, 18 dicembre 1998
RINGRAZIAMENTO
«Quand’anche camminassi
nella valle dell'ombra della
morte, lo non temerei male
alcuno perché tu sei con me»
Salmo 23, 4
Emanuele Casalino
Napoli
Il marito, il figlio, la nuora, la nipote e I familiari tutti di
Margherita Meytre Ghigo
con commossa riconoscenza ringraziano tutti coloro che con parole di conforto, presenza, preghiere e fiori hanno partecipato al
loro grande dolore.
Un grazie particolare alla pastora Daniela Di Carlo per i conforti
religiosi, agli amici e a tutti coloro
che le hanno voluto bene.
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di solidarietà,
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone che con la loro presenza, scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare ai pastori
Taglierò, Platone e Taccia, alle
dottoresse Paola Grand e Antonella Standoli, ai volontari della
Croce Rossa, ai medici e al personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice, ai coscritti, alla signora Riyoira, alla direzione e ai
lavoratori della Speed, ai vicini di
casa, agli amici e colleghi di Luca, Stefano e Denise.
Torre Pellice, 8 dicembre 1998
«L'Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
E mancato all’affetto dei suoi
cari il dottor
Bartolomeo Alloa (Lem!)
per 59 anni farmacista a Coazze
Ne danno il triste annuncio la
moglie Nella Boero, i figli Giulia
con Gianfranco, Marco con Paola,
i nipotini Francesco, Stefano, Carlo e Gilberto, amici e parenti tutti.
Coazze, 30 novembre 1998
Perrero, 4 dicembre 1998
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefono 011-655278
fax 011-657542.
24
T
I
PAG. 12 RIFORMA
Che cosa succede in Kosovo dopo l'accordo Onu?
L'amaro ritorno a casa dei profughi kosovari
L'autrice di questa corrispondenza di fine novembre
lavora tra Belgrado e Pristina
per una organizzazione non
governativa di Bologna impegnata in progetti di solidarietà fra donne nei luoghi di
conflitto.
MILENA ZULIANELLO
SONO costretta a Pristina
perché ha nevicato per 24
ore. Dal punto di vista «militare», le violenze fisiche e psicologiche non sono terminate. Molti villaggi sono quasi
inahitabili, nonostante che le
persone che si erano rifugiate
nei boschi ora siano tornate
in quello che rimane delle loro case. Ad esempio ieri sono
andata nell’area a sud di Pristina, a Sedlar, dove circa
l’80% degli abitanti è tornato.
Ma sono tornati per modo di
dire, poiché le case che erano
state abbandonate sono bruciate, bombardate, saccheggiate. Non ci sono i servizi
igienici, non c’è la corrente
elettrica e le donne cucinano
nel cortile con fuochi a legna.
Non ci sono le linee telefoniche. È l’isolamento, ma nonostante questo sono tanto
ospitali da farti vergognare.
Il «padovano»
Mentre un uomo del 1939,
che ha lavorato a Padova come muratore per tre anni,
con tre figli maschi che vivono ancora lì, un altro figlio e
quattro figlie con lui, una
marea di nipotini, ci mostrava i muri anneriti (sentivo
dopo cinque mesi l’odore
acre dell’incendio) di quella
che era la casa della famiglia,
una figlia è arrivata con un
vassoio e tre tazze di caffè.
Siamo quindi andate in quella che era la stanza per il
caffè, il salotto, senza vetri,
un freddo cane, i tappeti che
coprivano il cemento annerito, e lì l’abbiamo bevuto.
Tutti i bambini ci guardavano. Poi tutte la famiglie delle
case intorno hanno voluto
mostrarci le loro case. Ora
tre famiglie vivono in alcune
stanze della casa che è rimasta più integra delle altre. Ci
dicono che lavorando all’estero e nei campi avevano
voluto raggiungere uno standard europeo, avevano il bagno con le piastrelle italiane,
ora sono tornati indietro di
cinquant’anni, con le latrine
nei campi...
Campi minati
Nei campi ci sono però talvolta le mine. Già qualche
operatore umanitario ci ha
rimesso le penne. Chissà
quanti sfollati sono dispersi
così... Perché per tornare al
tuo villaggio riattraversi i
campi da cui sei scappato
che sono stati conquistati da
polizia, esercito, paramilitari
vari. Andando con il convoglio mi pare di vivere dentro
un film di Emir Kusturica [il
regista serbo il cui film sulla
guerra in Bosnia, Underground, ha suscitato aspre
polemiche tre anni fa, ndr],
farsa e dramma allo stesso
tempo. 11 dramma è quello
che ti ho appena descritto, la
farsa è il balletto degli eserciti. Infatti a meno di un’ora da
Pristina a un certo punto sulla strada appaiono personaggi armati, talvolta in divisa,
talaltra no, sono il famoso
Uck (l’esercito di liberazione
del Kosovo). A vederli così
sembrano cacciatori, in particolare del tipo di quello di
Cappuccetto Rosso; sarà per
via della divisa.
Quelli dell'Uck
Ma quando arriviamo al
villaggio, questi sì sono veri.
Fanno la ronda e ci danno il
benvenuto, lo, seduta in auto, rispondo freddamente al
saluto di un giovane, divisa
blu, armi di ogni tipo addosso, che mi saluta in inglese.
Le donne albanesi con me
intuiscono la mia rigidità,
che viene dal fatto di mal tollerare anche i militari armati
che vedo in Italia, figuriamoci qui. Mentre ci dirigiamo
verso la casa del «padovano»
due stanno passando a piedi
(gli altri controllano il villaggio in macchina) e uno parla
in francese e intratteniamo
una surreale conversazione
in francese sul «come va, che
si fa». È un uomo che ha
l’aspetto del mOitare ma che
accarezza i bambini della famiglia. lo mi domando come
un contadino possa sapere il
francese e gli chiedo se è di
questo villaggio; no è di un
altro villaggio.
E allora che accarezza a fare le testoline bionde di questi bimbi, mentre mi dice che
stanno difendendo la loro
gente? Assurda conversazione che si conclude con la sua
constatazione che la situazione umanitaria è catastrofica, bisogna aiutare questa
gente, la sua gente, ma il futuro sarà solo migliore. Io
non lo credo e dico solo di
non essere così ottimista. Gli
abitanti hanno molta deferenza ma mi pare che ci sia
RIFORMA, ¡1 settimanale evanselico di attualità e informazione più ampio
e completo del panorama italiano, oltre 800 pasine l’anno.
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mesi, dal giorno di ricevimento
Qii ab«»namenti decorrono, per dodici o a
della prima copia del giornale.
VENERDÌ 18 DICEMBR^g^
Bambini di Pristina nei quartiere serbo delia città
anche un certo timore nei loro confronti, forse-perché sono di fuori o forse perché ci
sono io.
Gli aiuti sono pochi
Gli aiuti sono pochi e c’è
così tanta gente, sono così
tanti 1 hambini piccoli, sotto i
sei anni... Sono più abituati
di me al freddo, giocano con
l’acqua e siamo sotto zero.
Gli anziani (che parlano più
dei giovani) dicono che però
di notte si sente ancora il rumore delle granate e hanno
paura di dover di nuovo fuggire, ma questa volta non
hanno niente da lasciare,
sarà più facile. Questa è la
sorte che è toccata a molti:
quello di ri-scappare e succede ancora ora nella zone di
Drenica, zona in cui l’offensiva serba è iniziata a fine febbraio. Dicono che ora si può
stare tranquilli, ma appena
noi ce ne andremo la polizia
si farà vedere.
Sulla strada del ritorno due
novità. Sul segno della rosa
della granata sull’asfalto sono
appoggiate due mine. Il convoglio si ferma e si passa a
fianco. Non so se fossero inesplose. Vicino al punto ci sono delle case ma da quel punto non abbiamo più incontrato i «cacciatori di Cappuccetto Rosso». Ora sulla strada c’è
molto più movimento (è T
una del pomeriggio) e gli albanesi salutano come se fossimo americani della seconda
guerra mondiale, un serbo invece dimostra il suo dissenso.
E incontriamo anche loro, i
poliziotti dalla divisa vera,
mimetica blu, anche loro con
i loro mitra nella stessa posizione di quegli altri. Il cambio
di consegna sta già avvenendo. Poi la sera è iniziato a nevicare, io sono qui bloccata a
Pristina, oggi non credo eh
«padovano» di Sedlar ah
preso il caffè nella stanzigli ospiti. %
Quanti sono i ri
A causa deH’impraticatìifl
delle strade tutti i convo^di
oggi sono stati annullati, solo
i blindati circolano a PrislÉ
a velocità sostenuta, qn^
della milieija, quelli doli
missioni diplomatiche Kdotì
ma non vanno a conseg^
aiuto, vanno a «verificariii
parte le difficoltà logistS
ora non è difficile raggii
re i villaggi, quindi compì
l’azione umanitaria di cuisi',
parlato tutta Testate. La confusione sta nelle cifre: qufl
siano i rifugiati nessuno lo
si aiutano le persone di ci
viene a conoscenza. E cotìja.
neve anche le operazlqniili
«monitoraggio» diventiÉ
sempre più difficili. i;
Tentavano di avviare un dialogo con la ex milizia
Congo Brazzaville: assassinati sei membri
di una delegazione ecumenica
Sei delegati del Consiglio
ecumenico delle chiese cristiane della Repubblica del
Congo (Coecc), membri del
Comitato di mediazione, sono stati assassinati a Mindouli, a 150 km a sud-ovest
della capitale. La delegazione
di nove persone, guidata dal
prete ortodosso Bernard Diafouka, presidente del Coecc,
stava viaggiando nella regione del Pool per tentare di avviare un dialogo con elementi dell’ex milizia vicina a Bernard Kolelas, in ribellione
contro il potere.
Giunta a Mindouli il 13 novembre scorso, la delegazio
ne ha avuto subito colloqui
fruttuosi con alcuni saggi del
villaggio, prima di pernottare
presso il centro di accoglienza cattolico. L’indomani, la
delegazione si apprestava a
tenere una riunione di preghiera con alcuni fedeli del
villaggio. In quel momento è
scoppiata una sparatoria nelle vicinanze, quindi uomini
armati hanno fatto irruzione
nel luogo della riunione. Dopo aver ordinato alla popolazione locale di uscire, hanno
aperto il fuoco sui membri
del Comitato di mediazione,
uccidendone sei, fra cui i
quattro delegati delle se
guenti chiese: il )
le Loubelo, della Chies|f^
vangelica del Congo; il niag’'
giore Eugene Nsingan, dd
l’Esercito della Salve^i
Alphonse Bidiet, della Clil^i
kimbanguista; René KinW,
zi, della Chiesa ortodossi^
altre due vittime èrano sa^
originari della zona. Pa®
Diafouka, che ha finto dUS’’
sere morto, è rimasto ille^
11 paese è rimasto ptow
damante colpito di fro#,
questo nuovo martirio di uij’
mini di chiesa. 11 funerale®
le vittime si è svolto a Bra»
ville il 21 novembre dopo®
culto ecumenico.
Honduras: un tribunale composto da membri di 7 tribù.
Condanna a morte contro Cristoforo ColoinW
In un processo simbolico
tenutosi il 12 ottobre in Honduras gli indios hanno condannato a morte Cristoforo
Colombo. Le motivazioni di
questa sentenza emessa a
Tegucigalpa elencano il genocidio, il rapimento di persone, la distruzione di culture e diverse violenze e devastazioni. 11 tribunale era
composto da membri di 7
tribù originarie della zona.
Due arcieri hanno eseguito la
simbolica condanna a morte,
tirando sei frecce su una immagine di Colombo. 506 anni fa, il 12 ottobre 1492, Colombo toccava per la prima
volta la terra del continente
americano. Con questo, è
scritto nella sentenza, «è iniziata un’epoca di assassini!
di massa, di crudeltà inaudite, di schiavitù, come non si
era mai visto nella storia
dell’umanità». Solo il 10% dei
sei milioni degli honduregni
di oggi appartiene a uno dei
popoli originari.
Per ascoltare il verdetto
erano giunti nella capitale
Tegucigalpa oltre 2.000 indios. Al governo del presidente Carlos Roberto Flores è
stato chiesto di rilasciare agli
abitanti originari dei documenti che certificassero il loro possesso delle antiche terre e di aprire delle strade nelle zone di antico stanziamento ormai abbandonate. Erano
cose promesse loro dal presidente precedente, Carlos Roberto Reina. Gli indios avevano portato con sé una statua
alta due metri di un loro capo morto in una battaglia
contro gli spagnoli, ma la polizia ha vietato che questa
statua fosse innalzata
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