1
lA BUO^A NOVELLA
GIORIXALE RELIGIOSO
PRtezzo u’a«»sìoci,\xio.%e:
(4 domicilio)
Torino, per un anno L. C,00 L.7,00
— per sci mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20
A)>:0£'jovTti Si iv àyaitii
ScguenHu la verìltt nella carità.
Efes. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino. casa Bellora, a capo de! Viale
del ile, N 12, piano 3 ■.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
conlrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Vrovincie ¡lolranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
l«a quistìoue della libertà di Coscienza davanti al Parlamento Piemontese. — Una
visita ai coniugi Madiai I. — La schiavitù e il Protestantismo. — Lettera del
Dott. Mozzingbi al Direttore della Buona Novella.Menzogne dei clericali. —
Notizie religiose ; PiemonlC— Firenze. Cronachetta apolitica.
L.\ (Il KSTIO.\E DFXL.V IJRRRT\ DI COSCIE>Z.\
davanti al Parlamento Piemontese
lunedì p. p., nella Camera dei De- ‘
pulati, avea luogo uno di quei dibattimenli la di cui sola possibiiilà è già
per se stessa un gran benefizio, e che
per l’andamento suo generale e per
l'efletto che sortì, ci porge fondata
speranza che la più preziosa e la
più fondamentale di tutte le libertà,
la libertà religiosa, se non esiste ancora completa nel nostro Piemonte (e
ce ne manca assai), pure non è forse
tanto lontana dal trionfarvi.
Erano all’ordiue del giorno le interpellanze dell’ onorevole deputato
BrofTerio sulla sentenza del Magistrato
di Genova concernente il Mazzinghi
(vedi Buona Novella n° 12); e lo straordinario affollarsi di gente nelle pubbliche gallerie ed in ogni angolo disponibile ben provava la viva importanza che mettesse il nostro popolo in
sì capitale argomento.
L’onorevole interpellante, dopo aver
ricordato com« intenzione del magna-
2
ninio He Carlo Alberto nel dare uno
Staluto liberale fosse cerlamenle di
mettere i codici in armonia colla legge
fondamentale dello Stato; portali molti
esempli dell’ assoluta coutaddizione
che esiste tra questa e !e tuttora vigenti
leggi, contraddizione lale che fino
a tanto che non vi si sarà portato
rimedio, lo Statuto non sussisterà
che allo stato di lettera morta, così
prosiegue :
«Ma se questi funesti conflitti emergono
in tutti gli argomenti che più davvicino
toccano la libertà, l’onore, la famiglia, le
sostanze, la vita dei cittadini, diventano
poi incomprensibili, fatali quando si discende alle materie religiose, lo sento ad
ogni tratto invocato dalla clericale ipocrisia il primo articolo dello Statuto, nel
quale è dichiarato essere la religione cattolica, apostolica e romana religione dello
Stato ; ma poi dimenticano sempre di
soggiungere cbe questo medesimo Statuto
ha dichiarato che tutti gli esistenti culti
sono tollerati.
« Certamente io vorrei che questa dichiarazione fosse più esplicita, \orrei che
la separazione della Chiesa dallo Stato
fosse proclamata; nulladimeno accetto
come venne dettato queslo primo articolo
e trovo clic in esso è dichiarata Li libertà
di coscienza ; trovo cbe nella tolleranza
di tutti i culti è fatta facoltà a tutti i cittadini di seguire quella religione che loro
più arrida, c di celebrarne i riti e di
mantenerne le consuetudini e di seguirne
i principii e di sostenerli e di difenderli.
Si domanderà forse qual diversità da noi
si faccia fra la religione dello Stato, e le
religioni che si dicono tollerate ? La diversità, 0 signori, è questa: essendoli
religione dello Stalo la religiouresrttolica,
lo Stato si assume roMifigo di stipendiare i suoi sacerdoti, o di lasciarli al
godimeuW di quei beni che sono dello
Stato, e che il clero chiama beni della
Chiesa. Del quale benefìzio non godono
gli altri culti soltanto tollerati.
« Altra differenza è questa, ehe il governo consente a riconoscere nella gerarchia ecclesiastica unatal qualeautorità nel
giusto confino della sua spirituale giurisdizione, autorità chc non riconosce nei
ministri delle altre religioni : e finalmente
un’altra differenza è questa, che in ogni
contingenza lo Stato accorda il secolare
suo braccio per proteggere la Chiesa,
semprechè in nome di essa non vi siano
protervi sacerdoti i quali innalzino la
bandiera dell’ insurrezione e sollevino
tenieTariamente la fronte contro il potere
civile, come accade in Piemonte. Invece le
altre religioni chiedonosoltantodi nonessere perseguitate, di poter professare il lor
culto, di poter celebrare i loro riti, di
poter sostenere le loro dottrine : vogliono
insomma non essere un ramo, non una
emanazione dello Stato, vogliono aver il
diritto di godere di tutte le franchigie che
lo Statuto accorda, consacra sotto gli auspicii della libertà di coscienza.
« Questa ò la diversità legale e politica
che passa fra la religione dello Stato e le
altre tollerate religioni.
L’oratore invoca in soccorso della
sua interpretazione le parole pronunziale pochi giorni sono, dallo stesso
Ministro dell’ Interno davanti al Senato, quando si discuteva la legge sul
3
matrimonio civile, poi cosi ripiglia ;
«Ora facciamo ritorno ai nostri codici,
n Con (jiiesta i»roclamata liberlà religiosa dello Statuto, come si concilia il titolo del codice penale sui reali contro il
rispetto dovuto alla religione dello Stato,
in cui con gran lusso di carcere, di reclusione, di relegazione, di lavori forzati,
e persino di morte, si punisce ofrni attacco contro la religione dello Stalo, sino
al punto, cbe ima semplice liestcuiniia
può costare a chi la pronuncia dieci anni
di reclusione? {sensa~ione).
ciKd eccomi, o signori, a quel fatale
articolo, che come in iufernal bolgia ba
accerchiato sin qui il nostro povero paese,
voglio dire l’art. 161; eccone il tenore:
«Chinn(|ue conjiubblici insegnamenti,
n con arringhe, o col mezzo di scritti, di
o libri, di stampe da esso pubblicati o
« spacciati, attacchi direttomente o indili rettamente la religione dello Stato con
Il principi! alla medesima contrarli, sarà
<1 punito colla relegazione ».
(I La relegazione è pena che può estendersi sino a vent’anni, e si subisce nei
castelli e nelle fortezze dello Stato.
0 Come volete ora conciliare la libertà
religiosa, clieconsiste nel pienissimo eser-:
cizio del proprio culto, nel sostenimento
dei proprii dogmi, e nell’ insegnamento
di essi, anche con pubbliche concioni, le
quali non possono a meno di trovarsi
opponenti con quelli della religione dello
Stato, come volete conciliare tutto questo
colia relegazione minacciala dall’art. 164
contro ogni attacco, anche indiretto, dei
principii deila Chiesa cattolica ?
« 0 cancellate la libertà di coscienza
dolio Statuto, o cancellate l'art. 1G4 dei
C(MÌi«e ; queste due cose insieme come il
fuoco e l’acqua, non possono sussistere.
Nè questa contraddizione è l’unica;
l’oratore ne cita parecchie altre che
toglie non solo dal campo delle teorie,
ma da atti di governo e da sentenze di
ìnagi.strati, terminata la qual rivista
egli soggiunge;
(I lo domando a voi o signori, se queste
siano cose tollerabili in uno Stato ove si
dice che regni la liberlà, l’ordine, la verità, la giustizia. Risiwindano per voi e
per me que’ sventurati che languiscono
ancora in fondo della loro prigione.
E quivi dopo aver ricordato con generosa indegnazione il recente arresto
(li un allro membro della famiglia
Cereghino di Favaie, di una ragazza
di appena 16- anni per discorsi contrarialia religione delloStato, l’oratore
scende a parlare del fallo che propriamente avea dato luogo alle interpellauze, della condanna del Mazzinghi,
ed in poche parole, narra intorno a
siiTatta condanna que’particolari, che
giti essendo noti ai nostri leltori, noi
per brevità tralascierenu).
0 Ma non il potere giudiziario solo,
dice l’interpellante dopo terminata la
sua narrazione, non il poteregiudiziario
solo pronunzia queste sentenze; vuol
essere anche commemorato il potere
amministrativo » ; e quivi volgendosi
al Ministro dell’ Interno, interpella
aiu'lie (juesto sopra un recente singolarissimo decreto dell’ intendente di
1 Ciamberi, vietando F introduzione
4
nella Savoia della Bibbia del Sacy ,
dopo di che riassumendosi, egli così
conchiude :
Il Noi siamo adunque fra un doppio
fuoco; da un lato la burocrazia, dall’altro
la magistratura, di qua i giudici, di là
gl’ intendenti ; torno a chiedere pertanto
al governo dove ci voglia condurre ?
{bravo a sinistra).
« È voce universale che già la Corona
sia pietosamente intervenuta a consolare
il disgraziato Mazzinghi ; e sia lode a chi
è dovuta; ma se l’umanità è soddisfatta,
non è soddisfatta la giustizia. Una grazia
del He non cancella l’articolo del codice,
non impedisce al tribunale di tornarlo ad
applicare, non si estende a tutti quelli
che sono stati sin qui percossi, come ¡1
Mazzinghi ; e finalmente la stessa clemenza del Re è impotente a cancellare il
carcere preventi\ amente soiferto dal Mazzinghi per sette mesi, e che altri dovettero soffrire per un anno, per due, e talvolta per tre anni.
Il Corre pur voce che il signor guardasigilli voglia trasmettere od abbia già
trasmessa una circolare agli uffiziali del
ministero pubblico per raccomandare che
procedano con minor zelo nell’ iniziamento di queste cause.
0 Inefficace rimedio, perchè non ha
solo facoltà di procedere il fisco; procede
l’uffizio d'istruzione, procede qualunque
giudice di mandamento, porge argomento
a procedere qualunque denunzia, qualunque instanza, qualunque delazione,
ed in ultimo il codice è sempre lo stesso
e le condanne saranno le stesse sempre.
0 Riforme adunque, radicali riforme,
non mezzi termini, non superficiali provvedimenti) che Ci strascicano di male in
peggio, e vi lasciano sempre una precaria
vita, non un'onorata esistenza,
(I To vi chieggo, 0 ministri, uno Statuto
che sia una verità per mezzo di leggi che
libere siano.
Dopo il deputato BrofTerio sorge a
parlare il Ministro di Grazia e Giustizia. A mostrare quali fossero le
vere intenzioni del Governo riguardo
alla libertà di coscienza , egli porta
due fatti: 1" La grazia sollecitata dal
Re a favore del Mazzinghi subito
che giungeva a Torino notizia della
sentenza di Genova ; 2“ Una recente circolare di lui Guardasigilli
agli Avvocati fiscali generali, colla
quale questi funzionarli sono esortati
a penetrarsi iu ogni occasione che richiami r applicazione degli arlícoíí
164 e 165 del Codice penale, « di
Il quello spirito di moderazione di cui
« debbe informarsi il contegno di nix
« Governo libero e dei suoi ufficiali,
Il ogni volta che debbono occuparsi
Il di fatti di questa natura; » quindi
soggiunge :
Il Voi vedete da questo documento che
lo spirito del nostro governo nel promuovere, com’è dover suo, l’esecuzione delle
leggi, non è quello deH'intolleranza o
della persecuzione.
Il Ma lo spirito di tolleranza, e di benignità a cui vedeste informarsi gli atti
della magistratura e del governo, informa
esso la nostra legislazione ? Qui non posso
contraddire all’onorevole BroUerio, e per
essere consentaneo a questa mia persuasione, assumo l'impegno di proporre non
5
più tardi dell'esordire della prossima sessione un iirogelto di legge inteso ad emendare nel codice penale e di procedura
penale quelle parti delie quali è più urgente la riforma.
Il Affincliè poi non vi sia incertezza
circa r intendimento del ministero su
questo punto, affinchè non si esagerino o
le diffidenze o le speranze, io reputo opportuno dare sin d’ora un rapido cenno
dello spirito con cui, a parer mio, si dovrà |)rocedere in cosi fiitta riforma nella
parte che concerne i reati contro la religione.
<1 ,\ tal uopo io stimo che sia mestieri
definire più esattamente i fatti criminosi,
emendare le espressioni che possono fornire qualche appiglio alla persecuzione,
e moderare ie pene in guisa che l'applioazione loro non rifugga dai sentimenti
di lina nazione veramente e sinceramente
libera.
« Nulladimeno io credo altresì che nella
presente condizione dello Stato due disposizioni si debbano mantenere, vale a
dire il divieto della legge e la sanzione
della pena pel proselitismo fatto pubblicamente contro la religione dello Stato, e
per 1’ oltraggio pubblico contro la medesima.
Due principii opposti, dice quivi
il Ministro, ispirano le leggi dei popoli cristiani in ordine ai fatti contro
la religione: quello che procede dalla
massima che niuno può impugnare le
dottrine o i precetti della religione
dello Stato, e quello dell’ assoluta libertà di coscienza e di culto. Egli
propende piìi per il secondo che non
pei primo; egli crede, sono le sue
parole, che « solo argomento a far
« prevalere la verità sopra gli errori
■I che coml)attono la religione , sia
« quello della libera discussione »,
ma, prosiegue egli :
Il Perchè noi ammettiamo il principio
della libertà di coscienza ne consegue
forse che imi possiamo ad un tratto ridurne a pratica tutte le conseguenze?
No, non vi ha alcun principio politico
chc introdotto ad un tratto in un paese
dove tutte le leggi, tutte le consuetudini
ne ripugnano, possa subito intieramente
e in tutta la sua conseguenza venire applicato.
Il Noi dunque vogliamo mettere in
pratica il principio della libertà di coscienza ; perciò non entriamo nel [segreto dell’ animo umano, e non consentiamo che la legge s’ingerisca mai,
nè di prescrivere, nè di vietare un atto
di religione. E questa sentenza noi sostenevamo in un altro recinto, non è
gran tempo, iu una discussione importantissima, nè certo le conseguenze che
allora noi volevamo dedurne saranno per
noi dimenticate. Non entriamo nel penetrale delle famiglie, e non consentiamo
cbe la legge si frammetta nelle famiglie
per cercarvi (|uale sia il culto domestico.
Non entriamo nelle pareti private per
chiedere ai pochi od ai molti che vi si
raccolgono, ciò che credono e ciò che
non credono, il culto che praticano, o
quello che non praticano. Ma da questo
principio a quello della illimitata licenza
d'insegnare qualsivoglia dottrina di religione corre uu gran tratto ; ed è (juesto
tratto chc noi non crediamo di poter percorrere in un solo iitatUv.
6
«Rimane, o signori, un’altra libertà
(l’insegnamento religioso, ed è quella
che non si dà nelle private riunioni, non
nei templi consacrati al culto, (juclla che
si dà per modo che i discepoli non cerchino gl’ insegnanti, ma gli insegnanti i
discepoli, e cerchino tali discepoli che
molte volte sono alieni dalle loro dottrine.
Ora questa libertà ch’egli chiama
« libertà del fanatismo » e che secondo noi non è che la liberlà di coscienza
nella sua legittima applicazione , il
Winistro non la crede attuabile infra
di noi ove, dice egli, il fanatismo religioso è tanto più pericoloso, che
viene facilmente accoppiato al fanatismo politico.
Noi non stupiamo di un siffatto ragionamento; sono tanti gliuomini dabbene che lo fanno, che non è meraviglia se cada nel medesimo errore
anche il signor Ministro di Grazia e
Giustizia. Ma il giorno verrà , ne
siamo persuasi, ove tutti i Governi si
accorgeranno, che appunto in quella
Ubertà dalla quale temevano scompigli e sventure , troveranno il puntello piii potente alla pace ed alla felicità dei loro amministrati.
Dopo il Ministro di Grazia e Giustizia prese la parola quello degli Interni per dichiarare ch’egli ha firmato
prima di venire alla Camera una lettera nella quale domanda conto aH’iutendepte di Ciamberi di quanto gli si
appone, non reputando possibile che
si vieti l’introduzione delle Bibbie che
vengono dall’estero , nè che si neghino i libri necessarii ai seguaci dei
culti che sono tollerati nello Stato.
Fecero quindi sentire calde e generose parole a favore della libertà di
coscienza i deputati Dorella, Aspronl
e De Castro.
« I proce.i.si in sostegno della religione
esclamava il secondo, prete cattolico romano, sono la ferita più grave che si possa
fare alla religione. È misera la religiosa
verità che ha bisogno dei puntelli della
forza brutale, e dell’ausilio delle leggi
penali d’uno Stato. È per me un indizio della sua condanna a perire per dar
luogo a nuove e più ragionevoli credenze.
ft Io sono siffattamente persuaso che
In persecuzione, particolarmente in religiose materie, è la più crudele ministra dell’ errore , che io soventi volte
meditando ne’ miei studi di morale e
di storia ecclesiastica, mi sono convinto
dell’ eterna durata della religione cristiana da ciò solo, cbe non era caduta
dopoché uomini che male interpretando
i sensi di Gesù Cristo, aveano presunto
di propagarla, e mantenerla coi roghi,
coi patiboli, colle torture, colla inquisizione*
K Gli antichi cristiani, quando erano
fatti segno delle ire dei gentili, non
domandavano altro che la libertà, la
quale invocano oggi da noi quelli che esercitano un contrario culto od hanno una
credenza diversa dalla nostra. Questo
leggiamo nelle rimostranze tramandateci dagli autori più riveriti ed auto-
7
revoli, e per non citarne molti a vana
pompa di erudizione, ricorderò l’Apologelico del fervido e severo Tertulliano,
cd Origene nella sua immortale Apologia.
« Ma che mi trattengo io con le testimonianze dell’antica Chiesa ? Forsechè l'attuale Santa Sede romana non ci
somministra fatti e prove per concliiudere che l’intervento fiscale a conservazione delle religiose opinioni è una
esorbitanza di potere ? (Bene'.)
« La propaganda romana spedisce missionari in lutti 1 punti del globo terráqueo , e i racnonti del martirio che
spesso incontrano quegli apostoli sono
condili di tali riflessioni che fanno deplorare a tutti la cecità dei governi barbari, intolleranti cbe si [iropaghi una religione diversa da quella chc essi professano.
<c Quante volle l'anima nostra non si
commuove al leggere che nel Giappone,
nella Cina, in mezzo ai selvaggi indiani
un zelante ministro della Chiesa fu torturalo, scorticato, strangolalo per aver
voluto far proseliti alla nostra augusta
religione ? Eppure i dotfori della Chiesa
c'insegnano, e la quotidiana esperienza
ci conferma, che il sangue dei martiri
è il seme che più frutta al sentimento
di religione.
« Rammenterò a proposito un avvenimento recente che molto calza al 'mio
assunto.
« 11 papa creava in Inghilterra cardinale monsignor Wiseman e una gerarchia caltolica. Quel libero e grande popolo si commuoveva a tal religiosa innovazione. Ebbene! Che invocava Roma
in appoggio dell’opera sna ? La libertà
di cullo, la libertà di fede, la libertà
di coscienza. E tal libertà fu salva in
forza dell’ invocato principio che è poi
subito dimenticalo dagli intolleranti fanatici che lo reclamano, sempre che si
tratti di farne favorevole apjilicazione alle
loro idee. E io stimo chc nella giustizia
della Chiesa e dello Sialo non vi debbano 0 possano mai essere due pesi c
due misure. È ui;a turpe varietà invocare la liberta quando si è iniquamente
oppressi, e ini()uamenleopprimere dopo
che in grazia della concessaci libertà
giungiamo al trionfo dei nostri principii.
Idee analoghe vennero svolte dal
deputalo De Castro, allro prete romano; rispondendo questi al deputato
Angius, il solo difensore che l’iulolleranza abbia contato in questa seduta
nel nostro Parlamento, egli così si
espresse ;
<t Dire che la forza è necessaria al
mantenimento e alla conservazione della
religione è un’orrenda blasfemia, quasiché quest'opera che è tutta divina non
bastasse a se stessa, ed avesse d'uopo
dell’armato appoggio dell’uomo.
« Nè io in modo alcuno so apprezzare
l’opinione di coloro che dicono intollerante la nostra religione, come par che
volesse accennare l’onorevole deputato
Angius. Certamente, o signori, essa è
intollerantissima , come è intollerante
ogni verità : non potrebbe ella ammettere
il consorzio dell’errore senza suicidarsi.
Ma la sua intolleranza è tutta spirituale,
e va munita di pene puramente spirituali,
quand’anche queste producano talvolta
efletti sensibili ; non già che ella possa
esercitare nn potere coercitivo tutto temporale , od invocare in suo appoggio
8
l’intolleranza civile. Tra il detto di Paolo
che - chi non ascolta la Chiesa deve essere messo fuor del suo seno - e i fatti
deirinquisizione, passa una distanza immensa ( Bene ! ).
« Tuttavia quand’anche la libertà religiosa sia un diritto cerio ed inviolabile,
ella però non deve estendersi fin là che
taluno possa impiineiüente oltraggiare,
ed insultare le altrui credenze, massime
quelle della religione dello Stato ; imperocché questa non sarebbe già libertà di
coscienza, ma tirannia che si vuole esercitare sulle altrui coscienze, e infrazione
dell’ordine pubblico.
« Tale però , e Io dirò francamente ,
io non reputo sotto il regime delle attuali nostre instituzioni il solo proselitismo, purché onesto nei modi; imperocché lo spirito di propagarsi e di diffondersi è essenzialmente inerente a ciascun culto, a ciascuna religione. E qnell’istesso governo che finora tra noi lo ha
favorito autorizzando l'erezione di nuovi
templi protestanti, e il libero esercizio
dei culli, non dee ora per mano dei suoi
magistrati condannarlo e soffocarlo senza
contraddire apertamente a se stesso.
u Finché voi tollerate un cliHo, ò pur
necessario subirne tutte le conseguenze :
se vi incresce il proselitismo dei culti
che tollerate nello Stato, aboliteli pur
francamente e sarete più logici; imperocché, come vietare l’insegnamento protestante, mantenendo nello Stato il protestantismo ed erigendogli pubblici templi?
« Si, 0 signori, sarete più logici, ma
permettete che io vel dica, non sarete
per ciò nè più liberali, nè più cattolici.
(I lo lo diro francamente ; ne cianci
pure a sua po$ta e se ne scandalizzi la fa
zione farisaica ; pel maggior trionfo della
religione cattolica io credo necessario
che in ogni tempo vi sieno eretici ed
eresie e che questi si dimostrino , si
dichiarino, si portino in campo aperto
a visiera alzata, affinchè la verità, conoscendoli, possa meglio vincerli e fulminarli ; credo necessaria, in una parola,
la libertà dei culti. Smettasi una volta
il vezzo di detestare nel no.tro paese
quello che ardentemente invochiumo
presso le estere nazioni. Io voglio e
sostengo la libertà dei culti protestanti
tra noi, perché voglio e sostengo la libertà del culto cattolico in ogni parte
del mondo; perchè voglio non una religione paurosa ed ipocrita, ma una religione di persuasione e d’amore.
Questa memoranda discussione
ebbe termine colla acceltazione del
seguente ordine del giorno proposto
dall’avvocato BrofTerio, e cbc venne
approvato alla quasi unanimità.
<1 la Camera, pigliando atto della promessa del ministro di grazia e giustizia
di presentare in principio della nuova
sessione un progetto di legge che metta
in armonia collo Statuto il codice penale e quello di processura criminale ;
ed invitandolo a mandare prontamente
ad effetto il disposto dell art. 91 della
legge 26 marzo 1848 in ordine alla stampa
estera ; ed avendo fede che provvederà
in ogni miglior modo a che essa diventi
legge delio Stato, passa all’ordine del
giorno ».
Fra i pochissimi che si alzarono
contro, fece dolorosa impressione a
molti l’annoverarvi l’autore delle Speranze d'Italia, il conte Cesare Balbo.
9
li\A VISITA
AI COXIIGI MADIA!
I.
Il compatire a coloro che soffrooo
è dovere cosi eminentemente cristiano, bisogno cosi imperioso di un cuore
che ama, che sebbene più volte giti in
questo Giornale abbiamo richiamalo
l’attenzione dei leltori sopra i coniugi
Madiai,pure siamo sicuri che accoglieranno come regalo che loro facciamo i
seguenti brani di una relazione presentata all’incaricato d’affari di Prussia
a Firenze dal cappellano di questa legazione, intorno ad una visita da lui
testé fatta a quei poveri nostri friUelli
carcerati per l'Evangelo.
Signor CommendatDre,
« Prima di rendere conio alla S. V.
delle due visite che mi fu dalo di poter
fure i giorni 2i e 28 dicembre ai coniugi
Mailiai, detenuti l'uno a Volterra e l’altra
a Lucca, debbo ripeterle i miei ringraziamenli. Alla S. V. io vo di bitore d’aver
potuto arrecare qualche consolazioiie a
due persone che soffrono per la loro fede,
e che sopportano la prova con quella pa
zicQza, con quello spirito di rassegnazione
e di mansuetudine, cbe solo nel crislianesimo si può attignere. Egli vale la pena
di andare a cercare un lale spettacolo
sotio i chiavislelli d’una prigione. In un’
epoca di scetticismo come la nostra, in
seno al materialismo pratico che ci circonda, egli è soave, egli è salutevole per
l’anima di contemplare la coscienza alle
prese cogli interessi della vila presente,
uscire vincitrice dalla lotta «.
Dopo interessanti ragguagli sullo
stato generale delle prigioni di V'olterra e di Lucca, che gli sembrano
poter sostenere il confronto dei migliori stabilimenti di queslo genere in
Germania ed in Inghilterra; dopo altri
interessanti particolari sulla condizione inateriale dei due carcerati, che
« sono trattati, egli ci assicura, dai
direttori ed anche dagli impiegati subalterni con tutti quei riguardi che
ammette la severità dei regolamenti
dai quali sono retti stabilimenti di
queslo genere n, il relatore ci fa fare
piti intima conoscenza col carattere e
colle convinzioni religiose dei nostri
poveri fratelli, e gli è questa parte del
rapporto, non potendo trascriverlo per
intiero, che abbiam caro di porre sott’occhio ai nostri lettori.
« Io ho trovato, dice egli, nella cella
dei Madiai fede, speranza e carità. Io ero
andato per portar loro consolazioni, e
sono dessi che mi hanno edificato e rallegralo. Sono dessi die in contraccambio
di qualche parola d’alfetlo e di pace, mi
hanno dalo un esempio che, .“¡e a Dio
piacerà, non andrà perduto nè per il mió
minisli-rio nè per me medesimo.
(I Ho trovato Francesco a Volterra che
slava in lelto, molto debole di corpo e di
una magrezza spaveulevole , ma invano
mi proverei ad esprimerle, signor Commendaloro, quanla pace, quanla serenità,
quanla carità traspiri sul suo viso cd ìq
ciascuna sua parola. Punto di quella esaltazione febbrile che è il carattere del fanatismo. Tulto è tranquillo, tutto è scm-
10
plice, lutto è vero. La fede dì Madiai è la
fede viva del piccolo lianiliino. Come gli
recavo i voli ed i saluti affettuosi dei suoi
amici di Firenze: «Anch’io, soggiunse
« egli, mi sono sentilo il bisogno di pre« gar per loro, affinchè quel bel giorno
« di Natale in cui ci è nato un Saivalore,
« fosse per essi lutli giorno di bencdi« zione e di grazia. E non solo per i miei
<1 amici io prego , ma ancora per tulli
<1 quanti ci fecero del male, per i miei
« nemici se ne ho. Iddio benedica anche
Il quelli! perchè, per effello di sua grazia,
« io non mi sento nel cuore nissuna aman ritudine per chicchessia »; e mentre mi
parlava a questo modo, lo lagrime gli
sgorgavano dagli occhi e rigavano le scarne sue gote. Poi mi narrò come si fossero
formate le sue convinzioni religiose; come
da molli anni si cibasse della Bibbia avendo
in essa trovalo quanto era necessario all’
anima sua. Questo lo condusse a parlarmi
coiraffello più senlilo di sua moglie, e
del benefico influsso da questa esercitato
sulle sue convinzioni religiose. « Quando
«la vedrete, soggiunse egli, ditele ohe
« l’amo sempre, e che non mi scordo mai
« di lei nelle mie orazioni ; ma non posso
« scriverle essendo troppo debole il mio
« capo e troppo tremula la mia mano. E
« poi io mi sforzo di morire al mondo e
« di pensare men che posso alla felicità
« terreslre che godevamo, percbè non
Il po.sso riguardare indietro senza sen« tirmi strappare il cuore ; e perchè se
0 fermassi troppo il mio pensiero sul pas(isato, potrei cadere nella tentazione di
Il mormorare, e così perdere la pace che
« Iddio permeile che goda in questa pri« gione. Ditele cbe l’ho affidala alle mani
« del noslro Padre celeste ; ditele inttue
« che le raccomando di meditare queste
Il parole dei Saivalore;
« lo vi dico in verità che non v’è alti cuno che abbia lasciata casa, o padre,
«0 madre, o fraleili, o moglie, o figlili uoli per lo regno di Dio, il quale non
Il ne riceva molli cotanti in questo mondo,
II e nel secolo avvenire la vita eterna »
(Ev. di S. Luca xviii. 29, 30).
— Il Non crediate, mi diceva egli anII coro, che m’ annoii, o che i giorni mi
Il paiano lunghi in questa cella. Egli è
Il bensì vero che non posso quasi leggere
Il a cagione della soverchia debolezza del
Il mio capo, ma posso pregare e lo faccio
Il quasi di continuo. Il mio Gesù è meco;
Il e mi sento più vicino di Lui quivi che
« non lo era nei mondo. Quivi egli m
Il guarda da molte tentazioni alle quali
Il andrei esposto vivendo nel secolo; senza
Il dubbio la carne è debole, ma Egli non
« m’abbandona. La mia prigionia è dunII que ancora una benedizione ed una
Il grazia ».
L’ho trovalo penetrato di gratitudine e
pieno di riguardi per gl’impiegati della
prigione. Come leggevamo insieme il salmo 42, egli mi pregò di abbassare la voce
affine di non dare, dicea egli, nissuna
cagione di lagnanze. Domandò perdono
airispetlore, cbe assisteva al noslro colloquio, di prendergli tanta parie del suo
tempo. Ringraziò con espansione di cuore
il medico per le sue cure affettuose ; gli
promise di eseguire puntualmente le sue
prescrizioni, ed esternò la speranza che
Iddio si degnerebbe forse ancora di restituirgli la salute.
Quando mi accomiatai la sua lenerezza
per sua moglie si tradì in quest’ultime
parole : « Non le dite che sono tanto
11
debole, ma fate II possìbile per consolarla ». (sarà cunlinualu)
LA SCHIAVITI’
E IL PROTESTAMISUO
Col suo solito coraggio VArmonin,
che suona pci-fcttamente all'unisono
colla i,'a?i?/ja?ia,maudò fuori un lungo
articolo,che (lice in sostanza; la schiavilìi va scomparendo dal mondo per
opera del cristianesimo cattolico-papale. I protestanti hanno fm qui fatto
un gran parlare, e preseulato infiniti
progetti, ma non si sono mai dato la
pena di nulla imprendere per far cessare uu tanto obbrobrio e così grande
vergogna dell’umanità. I grandi sacrifizi gli hanno saputi fare i papali.
Ogni volla che i vescovi si iidunarono
in concilio non dimenticarono di dettare qualche decreto contro il trailico
degli schiavi. I papi, colle loro allocuzioni 0 bolle, pensarono spessissimo a ricordare ai fedeli che bisognava abolire questo tratlko. S’istituirono dal papali fin anche ordini
religiosi che andassero sulle coste
della Darberia a riscattare dalle mani
dei Turchi i cristiani falli schiavi.
Ultimamente lo stesso Gregorio XVI,
pochi mesi prima di morire, fulminò
con frasi latine assai veementi l’abuso
orribile della tratta dei neri.
Certamente queslo zelo dei papali
per sopprimere la schiavitù non ha in
elTetto operalo grandi cose, non fallo
sacrifizi, non purgalo I mari dai pirati,
non ridonali alla liberlà molti uomini,
ma infine ha mostralo che l’intenzione
di fare non mancò, e l’ebbero I Concilii, l'ebbero i Papi, e l’ebbero i vescovi ; non imporla elio niun papa,
niun vescovo, e nissun teologo di concilio siasi mai posto in viaggio per
andare a impedire la tratta dei neri,
0 a persuadere i cristiani del Brasile,
della Carolina e del Messico ad emanciparli. Hanno avuto buona intenzione,
e conviene lodarli.
Ma come si potrà mai tollerare che
1 fogli clericali ci vengano m\\'Armonia insegnando che qui si restringono
lulti gli sforzi falli dal cristianesimo
per estirpare la schiavitù? Come tollerar che ci dicano non aver saputo
far nulla di meglio i Protestanti?
Siamo dunque così smemorati da avere
in un subito dimenticalo ciò che da
pochi anni a questa parte ha saputo
fare e va tuttavia facendo la proleslante Inghilterra?
Permeila {'Armonia che noi brevemente lo ricordiamo qui a'suoi scrittori e lellori, ammonendola di non
avventurarle più cosi grosse, perchè
passò l’età dei melensi e dei gonzi, e
oggi non è più possibile d’inOnocchiare il pubblico.
11 Parlamento inglese votò 20 mi«
12
lioni di lire sterline (500 milioni di
franchi) per compensare i proprietari
degli schiavi per averli posti in liberlà
nelle Indie Occidentali.
La Nazione Inglese spende ogni
anno 12 milioni e mezzo per impedire colla sua squadra il traffico dei
neri sulla costa dell’Africa.
li Governo inglese ha fatto trattali
colle varie potenze per comprimere
questo traffico, ed ha dovuto spendere
assai danaro per mettere questi trattati in esecuzione, e qualche volta si
è esposto al pericolo dì fare la guerra.
I vascelli inglesi hanno più volte
sbarcato sulle spiaggie dell’ Africa i
loro soldati per attaccare i capi dei
Neri che facevano questo infame commercio. La vita degli ufficiali e dei
marinai inglesi è continuamente esposta ai pericoli del clima malsano di
quel gran continente, ove sono inviali
pel solo scopo di contribuire all’emancipazione definitiva di quella infelicissima razza.
I Missionari inglesi affrontano con
quel coraggio che può solo essere inspirato dalla carità del Vangelo,il pericolo di essere mangiali vivi dalle
tribù degli antropofagi pel solo desiderio d’impedire in nome della Religione e deH’umanilà la caccia ed il
commercio degli schiavi.
II conte Montalembert dichiarò
nella Camera dei Pari a Parigi che
bisognava rèndere giustizia ai Missionari protestanti per avere saputo
col loro zelo apostolico disporre la
razza dei Neri a ricevere il benefìzio
della emancipazione.
Sa r Armonia chi fa veramente
ostacolo a questa emancipazione? Sono appunto le nazioni più cattoliche
papali del mondo. Anche al presente
i vascelli della Reai Marina inglese
sono obbligali di sorvegliare, e sotto
i cannoni dell’Avana catturare le navi
spagnuole che escono da questo porto munite dell’autorizzazione di fare
questo traffico iniquo, benché siavi
un trattato sottoscritto tra l’Inghilterra e la Spagna che lo divieta. Per
quanti ricorsi siano stati fatti ai tribunali spagnuoli per simili cause che
disonorano l’amanilà, non si è mai
da quei cattolici tribunali ottenuló
giustizia.
L’unico sforzo vero, leale, sincero
ed energico fallo in favore della
liberlà degli schiavi in America da
un figlio della chiesa cattolica papale è quello del nobile abate LasCasas. Veda VArmonia di citarci altri
fatti simili a queslo, invece delle sue
bolle e de’ suoi decreti conciliari, e
converremo anche noi che la sua
chiesa ha efficacemente cooperato alla
abolizione della schiavitù. Per ora le
sarà duro il concederlo, ma la storia
le fa sapere che i Protestanti vi hanno
13
non già con parole, ma con falli coBtanlemenle couUibuito più che non
fecero mai uè coiioMIi, nè vescovi, nè
papi.
Leltera del iloKore Mazziiiglii
al Direttore della B. N.
Essendo noi incorsi, nella relazione
che demmo venerdì scorso deirafl'are
Pakenham-Mazzinghi, in alcuni involontarii errori, i quali si trovano
rellificali in una lettera gentilmente
indirizzataci dal Mazzinghi medesimo,
noi ci facciamo premura di pubblicarla.
Pregiaiissimo sig. Direttore e Fratello
in Gesù Cristo.
Genova, ilalk' caic.'ri di S. Aoilrca
23 jennaio IS53.
Avendo lotto nel .\'° ■! 2 del suo accreditato Giornale un articolo intitolato —
Come s'intenda la tolleranza religiosa in
Piemonte — nel (|uale si narra il fatto
avvenuto a Marola in nn modo ali|uanto
inesatto , sono venuto nella persnasione che ciò deriva dall essere stata
colesta Direzione mal informata, per cui
con iiuesta mia sarei a pregarla, per ¡sgravio di mia coscienza e per amore alla
verilii, a voler nel prossimo numero del
suo (;iornale riportare il fatto tale i|uale
a lei vengo a narrarlo, essendo esso la pura
verità da me dichiarata nel mio esame
presso il (liudice d’istruzione di Sarzana.
esame non contraddetto da nessuno dei
testinionii al dibattimento del 17 corrente.
Ecco il fatto.
La mattina del 22 maggio p. n.. giorno
del mio arrivo alla Spezia, andai unitamente al mio amico e fratello in G. C.,
capitano Pakenham, a passeggiare lungo
il Golfo della Spezia, dalla parte di Porto
Venere, ed essendoci allontanati di lungo
tratto dalla città, e volendo retrocwlere
senza ricalcare le stesse pedate, domnndammn nd un fanciullo marinaro se sapeva additarci altra strada per tornare là
d’onde ci eravamo partiti. Il fanciullo ci
servì di guida, e ci ritrovammo ad un
piccolo villaggio, che dopo sapemmo
essere- Marnla , nel (|uale erano varie
donne e ragazzi nella strada. Il capitano,
conforme era sim coslimie, domandò a
fjnelle persone chi di loro sapeva lefigere,
e presentatasi una donna, il capitano le
rogalòil foglietto—//Serpeniediòronzo.—
Tulte le altre allora gli si airollanino attorno dicendo di saper leggere anch'essee
chiedendo tal foglietto, che il capitano
dette loro fino che ne ebbe, ma seguitando
le inchieste, ed il capitano avendoli terminati, promise di tornare l’indomani a
portarne altri.
L’indoniìini, domenica 23, tornammo
circa le cin()ue pomeridiane a Marola, ma
una donna incominciò a gridare a|)penu
fummo sulla piazza del villaggio, cbc il
parroco la sera innanzi aveva loro detto
che eravamo Protestanti, die i nostri libri erano cattivi, e chc li aveva fatti tutti
abbruciare, il capitano fece leggere ad
ULi uomo, per (pianto credo marinaro,
il titolo di un opuseolelto, affìncbè conoscessero che i libri che loro distribuiva non erano cattivi ; l’opnscoletto
era — V Epistola di S Paolo apostolo ai
Colossesi, tradotta in lingua toscana dal
Padre Zaccaria di Firenze dell ordine dei
PP. Predicatori di S. Marco. — Udito il
titolo, incominciarono nuovamente le
inchieste, ed il capitano la distribuzione;
ma (juella stessa donna chc aveva raccontato il fatto del parroco disse, non esser
possibile che tali libri fossero buoni,
avendo detto il parroco che erano catlivi;
per cui io le dimandai so credeva a Dio
o al prete, ed alla di lei risposta di credere a Dio, ma di credere anche al prete
perchè era la voce di Dio, osservai cbe la
consigliavo a leggere da sè, ed esaminare
così se non piuttosto il prete s’ingannava
dicendo in quella guisa, poiché i preti
essendo uomini eonie gli altri, potevano
anch’essi ingannarsi. La donna invece (Ji
acquietarsi, appiccò il fuoco all’Epistola
che teneva in mano, e siccome il capitano si avanzò verso di lei per impedirglielo, ella tentò di appiccare il fuoco
ai ai luì abiti. In questo frattempo so-
14
praggiunse ua prete, die dopo sapemmo
essere Antonio lìrusdìi della Spezia, non il parroco di Marola, che è ud certo Pagini, il fjuale ci venne incontro dicendo
che dovevamo andare in Incliilterra a
far tali cose, perchè (pii le leggi ¡iroibivano di dir male della religione dello
Stato, cbe non si maravigliava percbè
eravamo pagati dall’Inghilterra, cosa che
giurava sul suo onore ed in faccia a
tutto il popolo ad onta delle nostre asserzioni in contrario, che eravamo là per
fare i buffoni, poiché mentre dicevamo
che la confessione uon era istituita da
G. C., i ministri inglesi, ed il capitano
doveva saperlo essendo uno di quelli
(così egli credeva), ai moribondi fanno
confessare i peccali , e quindi danno
loro l'assoluzione nel nome del Padre,
del Figliuolo e dello Spirito Santo, come
i Romani, ciò trovarsi sul Jlituale inglese che egli ben conosceva. Il capitano rispose non aver ofl'eso le leggi,
perchè non avevamo parlato contro la
religione dello Stato, e la confessione
non essersi neppur rauimi’ntata ; al che
il prete rispose, che se non lo avevamo
fatto con parole, lo avevamo fatto coi
fogli distribuiti, perchè vi si diceva esser la fede cbe salva, perciò uon si ammetteva la confessione cbe era stabilita
nell'Evang. di S. Gio. xx, 2.'5. Allora io
incominciai con lui, dopo averlo invitato
a ritirarci per esaminare con maggior
comoditil qnel passo, ed averne ricevuta
una risposta negativa, dicendomi invece
di volere che io spiegassi quel passo, e
lo spiegassi in faccia al popolo di cui
ci garantiva, incominciai una breve discussione, la quale veniva troncata dall’invito fatto a me c al capitano da un
signore — Agostino Falconi — di andarcene , come immediatamente ce ne
andammo.
Ecco il fatto preciso, benché ristretto
alla brevità di un articolo; da esso può
vedersi che io mi sono trovato presente
fino dal irimo giorno col capitano a
Warola, eie la distribuzione |)rimitiva
non fu fatta ad una brigata di bambinij
ma a donne e fanciulli, e non fu quel
Ì;iorno tenuto discorso alcuno,, cbe non
urono gettati i libri abbruciati in viso
al capitano, che non sopraggiunse il
curato, ma un prete della Spezia, e non
alla testa di una brigata d’uomini, ma
con un ragazzo ed una donna, se mal
non ricordo, e che ad onta fossimo accompagnati dai fischi dei ragazzi, e ci
fossero"solo all’uscire di Marola gettate
alcune piccole pietre, che neppur una
volta ci olVesero, uon furono tali insulti
istigati dal prete, poiché anzi il prete
pregò il popolo ad aciiuietarei e lasciarci
tranquilli.
È vero che il capitano partì da Genova, per la Svizzera, ma non senza verun ostacolo per parte dell’autorità, poiché la polizia di Genova gli negò il passa()orto, dicendo essere stato so(picstrato
dal Fisco di Sarzana, e se lo ottenne fu
|)erchè il (Console inglese scrisse per tc»
legrafo a Torino, e da Torino per telegrafo veniva l’ordine di rilasciarlo.
La mia prigionia preventiva non è
stata di dieci mesi, ma di sette, e la
mia condanna è stata a tre anni di relegazione, la quale si fa in un forte, e
non in carcere, ad una emenda — non
multa — privata , cd alle spese del processo.
Aggiungo che io non sono fuoruscito
toscano, perchè munito di regolare passaporto, ma sono esiliato dalla Toscana
per dieci mesi, i (piali pure sono compiti, e ciò non per politica, nè [>er condanna di un tribunale, ma per l’Evangelo di G. C., di cui sono seguace, tale
essendo la mia religione, e per condanna
del potere economico.
Tale è la rettificazione cbe la prego
d’inserire nel prossimo numero del suo
Giornale per amore di giustizia e di
verità.
Ringraziandola frattanto anticipatamente,’ ho l'onore di confermarmi
Di V. S.
Umil.mo servo e F. in G. C.
D.'- Damele Mazziìnghi.
MENZOGNE DEI CLERICALI.
NeU'/frmonia di sabato p. p. sotto il
titolo; Tristizia della Propaganda Prote^ìante in Piemonte, leggesi quanto
segue :
15
« Da qualche mese neU'ufTicio delUi
0 Buono Novella, con grande circospc« zione e cautela, smerciasi uu lihro pre« ceduto da una lunga iulestazione, la
« quale in sostanza dice : Alcune lettere e
Il cenni della vita di M. A. Flaminio......
n ecc.»; al quale preambolo tien dietro
una lunga critica di detto libro, la (piale
critica, dai tuono e dalle enormità delle
accuse in essa contenute, abbiamo ogni ragione di credere siafattacon quella l)uona
fede tutta propria dei giornali clericali.
Or bene a quest’asserzione, come pure
alle induzioni tutte cbe se ne vorrebbero
ricavare, noi non abbiamo che una cosa
sola da rispondere, ed è : che la Buona
Novella ha tanto che fare con catestapubblicazione, quanto può averne /’Armonia
stesia.
Alla Campana che (per trarci seco lei
ad una polemica, cui per il rispetto che
portiamo a uoi stessi uon scenderemo
mai) asserisce essere stata la letlera indirizzatale dal sig. Ferrerò, c p\iliblicala
nel n“’ il del nostro giornale, compilata
non dal sig. Ferrerò, ma .ala un redattore
della pubblicazione Valdese in Torino w,
noi non abbiamo altro da dire se non chc
la sua asserzione è una impudente
menzogna.
WOTiXIE REIilClOME
Piemonte. — Giovedì 20 corrente un
altro membro della famiglia Cereghini,
Maria, ragazza di IG anni è stata
arrestata dai carabinieri nella casa paterna e tradotta nelle carceri di Chiavari.
Questo nuovo atto di intolleranza religiosa ba destato nel pubblico un senso di
profonda indegnazione.
— S. M. il Re, sulla proposta del Ministero, ha liberato il dottore .Mazzinghi
dalla pena di tre anni di relegazione al
quale era stato condannalo dal .Magistrato
d’Appello di Genova.
l’iRENZE. fno'iracorri'sporjifeflM). Sapete
già che si è scoperto una nuova varietii di
camelia cui darassi il nome di Uosa Madiai? Le due oltime signore che visitano
questa cara sorella tre volte al mese, son
tornate sabato da Lucca. Rosa era tranquilla, sebbene un po’ubbaltuta, forsed,il sentire (e pur troppo lo sentiamo anche noi)
svanita ogni speranza di perdono l Si è
ricevuto ultimamente uua brevissima lettera di suo marito. Egli sta piullosto
meglio e comincia ad alzarsi ; il medico
ha molta bontà per lui. Anche il prete
della prigione gli vuole bene. Questi trovavasi ullimamentea Firenze ove mostrava
grande interesse per i due prigioni, ed
ottenne la fiicollà di visitare anche Rosa.
Non parla con loro dei dommi romani;
anzi dice essere persuaso che non muteranno mai; che le loro parole ed il loro
esempio fa il massimo torlo alla fede cattolica, e che per sola prudenza mondana,
se non per altro, si sarebbe dovuto lasciarli andare.
Vi fu quivi ultimamente una scena
commoventissima di malattia e di morte
d’un uomo di 35 anni, muratore di professione. Da due anni egli leggeva il libro.
La sua conversione fu notata da un totale
cimgiamculo di vila. Sua moglie diceche
più non lo si riconosceva : prima egli
era bestemmiatore, dedito a molti vizii,
ma dopo era « divenuto un angiolo », La
povera donna lo piange amaraniente. Egli
era solito dire ai suoi operai: «se voi bestemmiate io vi rimando, poiché come
16
potrei io ofTendere ancora o lasciar offendere quel grande Iddio, dopo la grazia cbe
Egli mi ha fatta di conoscerlo? Una sola
volla egli aveva partecipato alla cena del
Signore nell’otlolire p. p. L’hanno unto
d’olio egli han posto delle immagini sulla
bocca rna quando era divenuto afTutto
insensihile. L’ ultime sue parole ad uo
iralello che l’assisteva furono : «lo veggo
la luce !... Che belle cose !... Dio!
CROXACHETTA POLITICA
Toiiino. Senato oki, Rf.gxo, 21 gennaio.— E stata approvata sino aH’ulìinio
artipoln la legge per la repressione della
tratta dei Neri.
— Casiera dei Depilati, 24 gennaio.
■— Interpellanze del deputato BrofTerio
sulla condanna Mazzinghi per reato tli
proselitismo protestante. Le gallerie sono
piene di gente, piena la tribuna dei diplomatici e piene le altre tribune. Dopo i
discorsi dell interpellante, del Ministro
Tiuardasigilli, del Dorella, di Siotto Pintor, di Asproiii e di De Castro, che tutti
parlarono in favore della tolleranza religiosa e della libertà di coscienza, fu inteso il sig. deputato Angius a perorare
per l’intolleranza fra il mormorio della
Camera e delle gallerie. Posto ai voti fu
approvato l’ordine del giorno, presentalo
dallo stesso interpellante lirofferio (l'erfs
pag. 200J.
— E stalo approvato il bilancio dei
Lavori Pultiici. t)ra continua la discussione del progetto di legge sul riordinamento delle Camere di Commercio.
GE^ovA.■—11 nuovo arcivescovo Andrea Charvaz nella sua lettera pastorale
diretta al clero e popolo si professa rispettoso allo Statato e alle islituzioni
parlamentari del paese, benedice colla
Reale Augusta Famiglia le Assemblee del
Nazionale Parlamento, e inculca ai preti
di non abbracciare partiti politici. Ila
fatto il suo ingresso solenne domenica
scorsa 23 corrente.
Roma. — 11 papa coll’assenso dei oar
dinali ha, dicesi, venduto per olio milioni di ducati Pontecorvo e Benevento
al re di Napoli.
Parigi. — L’imperatore ha letto egli
stesso nel palazzo delle Tuilleries agli
uffici deputati dal Senato e dal Corpo
legislativo il messaggio con cui partecipa il suo matrimonio colla signora di
Montjo, la quale secondo che egli disse è
nobile di nascita, francese per cuore,
per educazione, e per la memoria del
sangue versato dal padre di lei per l’impero, ed ha, siccome spagnuola, il vaiitaggio di non avere in trancia famiglia
a cui debbansi conferire le dignità dello
Stalo.
Spagna. — 11 .Ministero pare che subisca anch’esso l’azione reazionaria di Maria Cristina. Ila vietato la riunione del
comitato elettorale, e commesso diversi
atti arbitrarli, contro cui non cessano di
gridare i fogli liberali. Si parla di un
colpo di Stato che si starebbe apparecchiando segretamente a Madrid dagli
agenti di Francia e di Roma d’accordo
con Maria Cristina. Si spera peraltro ehe
possa intervenire a tempo l’Inghilterra
per iuqiedirlo.
IiiGHii.TEr.RA.— Una deputazione della
lega protestante si è recata all'udienza
di Lord Russel, Ministro degli aflari
Esteri per deciderlo ad intervenire presso
Leopoldo di Toscana per la libertà dei
coniugi Madiai. Il Ministro ha risposto
che l’ambasciatore inglese si stava occupando con attiviti di questo affare ;
che egli del resto Jion polca palesare le
misure che il Governo credeadi prendere
verso un sovrano indipendente, ma entrare perfettamente nelle viste della deputazione.
— Il Glohe di Londra annunzia che
torrassi fra breve a Leicester un importante meeting per combattere il papismo in tutte le sue forme, l’educazione del collegio cattolico di Maynooth, i monaci, i gesuiti e le monache.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E CO.MP.