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ECO
DELLE valli VALDESI
Past, taccia Alberto
10060 AMSROGMÀ
SelUmanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 2 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per l’interno Spedii^one in abbonamento postale . I Gruppo bis 1 TORRE PELLICE — 10 Gennaio 1969
Una copia Lire 60 L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 1 \mmiu. Claudiana Torre PeUice - C.CJ». 2-17557
La Bibbia in Italia
Il direttore della Libreria S. Scritture dichiara: ‘‘L’umile colportare volontario ci ricorda che la nostra scelta non é tra
benessere e malessere, ma deve tendere all’essere della Chiesa,,
't:
Questo è il periodo dell’anno in
cui ci giungono, da tutte le regioni
d’Italia, le relazioni dei colportori,
che didondono la Bibbia.
È impressionante, per chi li segue da vdcino, per la prima volta,
rilevare le loro fatiche e la loro dedizione.
ÌNotiamo innanzi tutto che nessuno di questi è regolarmente stipendiato ma, affiancati alle varie denominazioni, svolgono la loro attività
nel tempo libero, cioè impegnandosi al di là della loro occupazione
q[uotidiana e sacrificando buona parte delle loro domeniche.
Il nostro stupore aumenta quando dobbiamo prendere atto del fatto che molti si scusano per l’uso
poco felice della lingua. C’è infatti
chi non ha avuto la fortuna di proseguire gli studi oltre la seconda
elementare !
Questi colportori li vediamo al
lavoro nelle piazze, nelle strade, di
casa in casa e nei negozi. Il più delle volte non hanno un piano preciso. ma seguono l’evolversi dei loro
contatti e delle loro esperienze.
Crediamo che possa essere stimolante seguirli nei loro metodi e questo non solo per curiosità, ma per
le ppssibijità enornai che esistono a
favóre della diffusione della Bibbia,
possibiliià che spesso sfuggono a
chi è abituato ad un altro genere di
lavoro.
V’è il colportore siciliano che, seguendo il metodo tradizionale del
cantastorie, dispiega dei cartelloni
con rappresentazioni bibliche e coglie così l’occasione per fare un discorso pubblico e presentare la Bibbia. V’è il calzolaio, che tiene nel
suo negozio la Bibbia e ne parla
con i suoi clienti trasformandolo
ben presto in un centro in miniatura di informazioni e di distribuzione. Un giorno un venditore ambulante entrò nel negozio di questo
calzolaio per vendergli i suoi prodotti, ma alla fine fu lui a comperare una bibbia ed a stabilire dei
contatti. Troviamo un altro colportore mescolato a mediatori della
compravendita del bestiame; un lavoro che scandalizza facilmente chi
cerca di attenersi a scrupolosi criteri di onestà. Anche lì si trovano degli acquirenti che sono al contempo
desiderosi di dedicarsi ad un lavoro
per il quale la vita assuma un significato concreto.
Anche un postino ha comperato
una bibbia in casa di uno dei nostri collaboratori e dopo di lui sono
venuti amici, vicini di casa e parenti. C’è pure chi visita gli ospedali offrendo ai malati l’evangelo
secondo San Giovanni. Non è difficile trovare espressioni di riconoscenza per il conforto apportato dal
testo biblico. Naturalmente sì incontrano anche delle difficoltà e delle resistenze. Non abbiamo relazioni che parlino di interventi della
polizia, come avveniva sovente nel
passato. Si avverte ancora la minac<‘ia di chi si sente autorizzato a chiamare la forza pubblica, ma, almeno per quest’anno, non si è andati
oltre.
Abbiamo notato con gioia il sorgere di circoli di lettura biblica e
di sempre nuove possibilità di testimonianza. C’è chi ci ha scritto di
voler interessare dei pastori o dei
collaboratori al loro lavoro, perchè
essi non sono in grado o non possono più seguire i piccoli nuclei in
formazione.
È a questi credenti che dobbiamo
il 95% della nostra attuale distribu
UNA ALTERNATIVA ANCORA VALIDA?
Corffessionalità o laicità
zione di Sacre Scritture. Non c’è
dunque da stupirsi se la vitalità che
li circonda è in proporzione alla
loro fatica.
Siamo convinti che le chiese hanno tutto da guadagnare nel rendersi conto di questo umile ma convinto servizio. Oggi aneliamo ad una
distribuzione più razionale; pensiamo alle librerie evangeliche e non
evangeliche. Ci si chiede se non sia
il caso di impegnare delle agenzie
per modernizzare delle strutture
che ricalcano le orme di barbi vaidesi del Medio Evo. Certamente si
potranno fare molte cose, ma chi
potrà sostituire la vocazione e la
testimonianza di coloro che credono? Tacendo le chiese, è logico che
le pietre gridino, che la diffusione
della Bibbia diventi uno degli interessi commerciali della civiltà dei
consumi. Ma è proprio saggio questo atteggiamento? Di che cosa si
occuperà la chiesa il giorno in cui
lascerà ad altri la trasmissione del
testo biblico? Abbiamo veramente
ragione di essere se ci priviamo di
questo preciso ministero e di questa
concreta vocazione?
L’interesse delle nostre comunità
10 si rileva facilmente. Salvo eccezioni, v’è molto interesse per il benessere della Chìesìi^" per le àtfé istituzioni, per le sue scuole, per le sue
case editrici, per i suoi campi estivi e invernali ed in genere per tutto
ciò che di tanto in tanto ci viene
presentato per sollecitare le nostre
offerte. La chiesa non s’interessa
soltanto del suo benessere, ma anche del suo malessere. Questo riguarda le molte critiche che giungono dai settori più disparati. La
protesta giovanile è sicuramente il
caso più attuale, ma essa non esaurisce le altre proteste che animano
le assemblee di chiesa. Tra benessere e malessere ecclesiastici consumiamo troppa parte del nostro
tempo.
L’umile colportore volontario,
che offre la Bibbia per le strade
d’Italia, ha altro da fare. Egli ci ricorda che la nostra scelta non è tra
benessere e malessere, ma dev’essere per l’essere della chiesa. Consciamente o inconsciamente riporta
davanti a noi la riscoperta della teologia riformata : cc Dov’è la Parola
di Dio lì è la Chiesa ».
La Chiesa nasce dalla Parola, è
creata dalla Parola. Perciò nelle relazioni di questi colportori non si
parla mai di crisi. Non le conoscono e, se le conoscono, le relegano su
piani ben secondari. La loro ansia
è di trovarsi al punto d’origine, dell’essere del popolo di Dio. Il Signore ci ha forse oggi privati di questo dono dello Spirito, che costituì
11 fondamento del movimento valdese ?
Non vi sono oggi ancora, nelle
nostre comunità, dei credenti in
Cristo che sentono imperioso il bisogno di trasformare il loro posto
di lavoro, le loro ore libere in una
occasione per trasmettere il testo
sacro, per passare ad un altro uomo
i documenti della testimonianza dei
profeti e degli apostoli? Ricordiamolo ancora ! Non si tratta di una
attività in più da svolgere, ma di
essere presenti nella catena della
trasmissione cristiana della fede nel
modo voluto da Dio e al punto in
cui Egli fa sorgere il suo popolo.
Ecco un ministero ed una vocazione da riscoprire nel nostro tempo!
Renzo Bertaeot
Alla ^cchia alternativa di stampo cavouriano non ne va sostituita, nel
settore} dell’istruzione, una nuova: ‘•‘■scuola ideologica o scuola critica”?
Si nega oggi,ìida parte degli oppositori delle nostre scuole secondarie alle Valli^ogni valore di testimonianza evangelica, anche per
il passato, a tal^ scuole, considerate come puro Servizio sociale e
quindi soltantc^-nella visuale di
una semplice « |urroga » all’azione
dello Stato.
Tale posizione, del tutto secolarizzata, si fonda, nel migliore dei
casi, sulla amrtìissione dell’unica
alternativa « scuola confessionale
o scuola laica », sulla affermazione che la scuola di Stato italiana
è laica e che, coinè protestanti, in
base al principio cavouriano del
separatismo fra Stato e Chiesa,
dobbiamo optare per la scuola
laica, di Stato, contro la scuola
confessionale identificata soltanto
con la scuola cattolica. Per scuola laica si intenderebbe una scuola « dove non sì, impartisce alcun
insegnamento religioso, una scuola democratica, aperta a tutti, rispettosa di tutti.».
Essi affermano inoltre che in
una scuola di massa, come è ormai diventata qiiella italiana, non
ha più senso u^unico m pochi, eéèmplàri (fi’' sOTÒle pfot^àntìf
quantitativamente diventate insignificanti.
* * *
Tale schema è in effetti troppo
semplice e unilaterale.
Nel passato le scuole valdesi
iiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiDuiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii
hanno sempre avuto caratteristiche peculiari dovute alla particolare condizione di chiesa di popolo
che la Chiesa valdese ha avuto nelle Valli Valdesi. Il Collegio di
Torre Pellice, la Scuola Latina, le
scuole di Beckwith non furono
concepite come semplici opere sociali in surroga a quelle inesistenti dello Stato, ma in un contesto
religioso ben preciso. Il Collegio
era stato ideato da Gilly per la
di Giorgio Peyronei
preparazione di giovani al pastorato, di professori per la Scuola Latina e di maestri per le scuole
elementari delle Valli. Il fatto che
il maestro (régent) abbia avuto la
funzione di lettore della Bibbia
durante il culto non è accidentale, ma fa parte di una ben precisa
concezione della vita religiosa adle
Valli Valdesi. L’argomento, soprattutto per la situazione di oggi, richiederebbe una trattazione a parte che potrà essere fatta in altra
occasione.
Quando alla alternativa « scuola
confessionale o scuola laica » da
cui comunein^te si parte per una
valutazione delle nostre scuole,
c’è da chiedersi se essa sia tuttora
valida o se sia l’unica valida, e se
al suo posto non sia da considerare una nuova alternativa come ad
esempio « scuola ideologica o scuola critica ».
IN OLANDA
Oltre il Concilio
Il Consiglio pastorale cattolico respinge la ‘'Humanae vitae*'
I cattolici olandesi rifiutano il veto pontificio all’uso della pillola, espresso nell’enciclica <( Humanae Vitae » della scorsa estate. Già molti singoli teologi e vescovi o
gruppi di laici, in Olanda come in tanti
altri paesi, avevano espresso il loro netto dissenso dalla presa di posizione di Paolo VI,
ma è ora la prima volta — se non andiamo
errati — che un’intera sezione nazionale
della Chiesa cattolica romana si pronuncia
ufficialmente contro il documento del supremo Magistero.
Riunita a Noordwijkerhout, la sessione
plenaria del Consiglio pastorale olandese ha
approvato con 100 voti favorevoli e 4 contrari una risoluzione che afferma: «La riunione plenaria del Consiglio pastorale chiede
che venga continuato il dialogo con l’episcopalo, il Papa, gli sposi e gli esperti circa una concezione del matrimonio adeguata
ai tempi nostri. La riunione plenaria ritiene
che la condanna in termini assoluti da parte dell’enciclica Humanae vitae, dei mezzi
artificiali per il controllo delle nascite non
sia convincente. Le decisioni prese in coscienza dagli sposi devono essere riconosciute.
Il Consiglio ritiene pertanto che la discussione sul matrimonio non sia chiusa e che
di ciò debba essere tenuto conto nell’attività pastorale ».
Mentre, secondo le prime reazioni ufficiose vaticane, sj fa notare a Roma che il Consiglio pastorale dei cattolici olandesi è composto da cirea duecento persone e che quindi un numero elevato dei suoi membri non
ha partecipato a questa riunione, va anche
tenuto conto che questa risoluzione rappresenta un’attenuazione nei confronti della mozione presentata nei giorni scorsi da otto
vescovi olandesi, nella quale si dichiarava
« inaccettabile » l’enciclica, « sia nelle sue
motivazioni sia nelle sue conclusioni »; attenuazione che è frutto deH’opera di mediazione del primate d’Olanda, card. Alfrink.
Nonostante queste riserve-, è evidente la
portata di questa presa di posizione ufficiale del cattolicesimo olandese, ed è chiaro
che con essa i eattoliei olandesi sono andati
oltre il concilio: quest’ultimo, nel paragrafo 25 del « De Ecclesia », aveva dichiarato
che « questo religioso rispetto di volontà e
d’intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del Romano Pontefice, anche quando non parla ”ex
cathedra” {e qui si tratta di un’enciclica,
n.d.r.), così che il suo supremo magistero
sia con riverenza accettato e con sincerità
si aderisca alle sentenze da lui date, secondo la mente e la volontà da lui manifestata,
la quale si palesa specialmente sia dalla natura dei documenti, sia dal frequente riproporre la stessa dottrina, sia dal tenore
della espressione verbale ».
Il principio deirinfallibilità è al punto
di rottura?
AI LETTORI
Per ì nostri lettori che ancora non
hanno rinnovato il loro abbonamento
— e confidiamo che vorranno farlo,
pure quest’anno — accludiamo nuovamente un modulo di conto corrente
postale, pregandoli di procedere sollecitamente al loro versamento, e di
riempire il modulo con scrittura leggibile e soprattutto di indicare il loro
numero di codice di avviamento postale. Ogni offerta, piccola o grande, è
per noi un segno di solidarietà e d’incoraggiamento nel nostro servizio e
soprattutto un modo concreto per permetterci di renderlo il più efficiente
possibile (numeri a più pagine, illustrazioni, ampiezza d’informazione).
A questo riguardo, teniamo a ringraziare di vero cuore i molti lettori che,
nel rinnovare già il loro abbonamento,
ci hanno fatto e stanno facendoci pervenire le loro offerte, dalle Alpi alla
Sicilia e dall’estero. Lo scorso anno
tali offerte hanno quasi raggiunto le
600.000 lire: speriamo — e i segni
paiono incoraggianti — di superare
questa cifra, quest’anno. Pubblicheremo a poco a poco questi lunghi elenchi; ma fin d’ora, grade di cuore!
E’ ben noto che come in Spagna e in Portogallo è obbligatorio
fino all’Università l’insegnamento
della dottrina cattolica, cosi nei
paesi d’oltre-cortina è obbligatorio
fino all’Università l’insegnamento
della dottrina marxista. Dal punto
di vista del principio del « rispetto di tutti » che dovrebbe caratterizzare la cosidetta scuola laica, è
chiaro che non sussiste alcuna differenza tra le due obbligatorietà
ideològiche suddette e che, da un
punto di vista di diritto, i due sistemi scolastici si equivalgono:
pertanto nessuno dei due può essere definito laico nel senso anzidetto.
E’ altresì noto che, nella scuola
italiana di Stato, vi sono molti insegnanti che professano apertamente l’ideologia marxista anche
nella loro attività scolastica, non
già a fini puramente culturali e
critici nel neutrale « rispetto di
tutti », così come del resto fanno
altri loro colleghi cattolici per l’ideologia cattolica, ma bensì per un
più o meno palese proselitismo
ideologico, e non importa qui distinguere fra proselitismo politico
e religiosal .
Il proselitismo marxista è del
resto ampiamente penetrato anche nella nostra smmpa e nelle
nostre organizzazic^ giovanili e
ormai non solo il gergo ma anche
l’ideologia marxista sono diventati d’uso, anzi d’obbligo, in taluni
settori delle nostre chiese, anche
fra alcuni pastqri, che dichiaratamente si professano marxisti. Si
ha la netta impressione, in tale
contesto, che anche il Protestantesimo venga considerato storicamente come un fenomeno di classe e che l’unica via che si consideri
valida perchè sopravviva o si rinnovi sia la via marxista. Si deridono le cosidette « libertà borghesi », tra cui vi è anche la libertà
di pensiero e di espressione, in
quanto classiste, e in nome appunto del classismo marxista molto
allegramente si passa oltre il problema del totalitarismo ideologico che soggiace a tutta questa impostazione.
Sicché appare veramente difficile parlare ancora, in questa situazione, di « laicismo nel rispetto di tutti » quale alternativa al
confessionalismo cattolico. Sembra invece che, così dovendo svilupparsi le cose, si vada da una
situazione di confessionalismo
cattolico, contro cui abbiamo combattuto fino a ieri, ad una diversa
situazione di obbligatorietà ideologica, che ha ormai in sè tutti i presupposti per sfociare in una soluzione di totalitarismo ideologico
di tipo oltre-cortina.
Il discorso sulla laicità della
scuola resta, in questa prospettiva,
un discorso astratto, puramente
retorico e velleitario, residuato del
passato, ma ormai profondamente compromesso nel concreto, nella sua credibilità come nella sua
attuabilità.
* * *
Le scelte operate nel passato
sulla base della vecchia alternativa « confessionalità o laicità »
sono quindi da riesaminare, così
come lo sono, perchè assai poco
convincenti e probanti, le argomentazioni che da quella alternativa traggono ancora i nostri mar
(continua a pag. 4)
2
?. 2
N. 2 — 10 gennaio 1969
LE “PRIMEDONNE,,
È sempre successo così: in tutti
i teatri del mondo. Davanti ai lumi
della ribalta trionfa, (juale unica
divinità suprema, la ec primadonna »
di turno. II discorso va preso in
senso generico. « Primadonna » è
un termine consacrato dall’ironia.
Può trattarsi del tenore, del campione sportivo, del ministro taglianastri; sempre si tratta, comunque,
dell’uomo o della donna che il successo ha elevato a sommi idoli delle platee nello spettacolo sempre
vecchio e sempre nuovo, nella tragica farsa che è la nostra vita di
ogni giorno.
Dietro alle « primedonne », misconosciuti, nascosti, ci sono gli
« altri ». Gli umili « altri » che
sgobbano, soffrono, e, se sbagliano,
pagano. Ad essi non arrivano che
le briciole del banchetto. Le luci, i
fiori, i riflettori, le prime pagine
dei giornali, sono per le « primedonne ».
Prima di mettersi a giocare al
<( flipper » con la pillola. Paolo VI
aveva scritto nella Populoruìn pro~
gressio che « ...nel caso di una tirannia evidente e prolungata che
attentasse gravemente ai diritti della persona umana e nuocesse in modo pericoloso al bene comune del
Paese » la violenza rivoluzionaria
poteva considerarsi legittima. Ma
dopo il discorso pronunciato dal
pontefice a Bogotá, in occasione del
lussuoso pellegrinaggio in Colombia, massicci gruppi di fervidi credenti cattolici, con vescovi e preti
alla testa, hanno accusato Montini,
in modo spesso estremamente rude,
di aver rinnegato le parole della sua
enciclica. E il cc bianco padre » ha
sfilato sulla passerella delle illusioni cadute, sotto la luce dei riflettori, nel fumo degli incensi, tra il
rullo dei tamburi fabbricati con i
ventri vuoti di milioni di contadini
colombiani. A pochi metri da lui,
ma sottoterra, un prete cattolico,
Camillo Torres, riposava in pace,
morto per la liberazione del suo
paese dalla schiavitù e dalla fame,
coerente con le proprie parole : « Io
considero di esercitare il mio sacerdozio ponendomi a disposizione
della rivoluzione colombiana per
l’amore del mio prossimo... ».
^ ^
Ora che, con occhi finalmente
asciutti, ha catturato alcuni miliardi di dollari rilegati in cartapecora
greca, Jacqueline ex-Kennedy ed
ex-vedovissima di Stato, continuerà
a deliziarci, tramite gli organi di
informazione, con le graziose vicende della sua vita pubblica e privata; a parte, naturalmente, eventuali sedie in testa, minacce di divorzio, maneggi dei « clan » per
evitare scandali, perchè questa roba
si viene sempre a sapere « dopo ».
E ritornerà a fremere il vento di
idiozia collettiva per affermare che
.lacqueline è bellissima, nonostante
ciò rappresenti, dopo il dogma dell’infallibilità papale, la più gigantesca eresia.
E tu dove sei, Loretta King, scialba figura di donna negra, muta immagine di dolore e di speranza?
Brilla nelle lacrime rimaste ferme
sul grande specchio limpido dei
tuoi occhi il tramonto rosso che ti
uccise lo sposo troncando inni di libertà e di amore lungo le strade
dell’Alabama. Per il tuo Natale di
vedova non hai mutato la veste disadorna, comprata per pochi dollari in un magazzino di Memphis.
Ma tu non sarai mai sola, mai
])iù; nè al di qua nè al di là del fiume della vita. Sei stata, tu negra
donna sfiorita, la splendida anima
bianca fonte d’amore e di fedeltà
per l’apostolo Martin Luther King.
Con lui continui in silenzio, tra migliaia di nere mani tese al suo nome, il tuo cammino di sposa.
Noi non abbiamo niente contro
Chris Barnard. Abbiamo sempre riconosciuto che è un bravo chirurgo.
(Ü siamo soltanto seccati del suo
sorriso fotogenico. Ci siamo .seccati
anche di vederlo, in formato gigante, sulle pareti delle camere di migliaia di ragazzine beat. Ci siamo
stufati di vedere un chirurgo di faina, che dovrebbe essere all’altezza
del suo prestigio anche nella vita
sociale, cucinato in tutte le salse
dalla televisione e dai rotocalchi.
presentato quando si reca dal sarto,
dal callista, nei locali di spogliarello, sempre circondato da attrici, attricette, ballerine; coccolato, vezzeggiato, esaltato come un trionfatore cbe passa lungo le strade imperiali di quest’Italia provinciale e
cafona, sopra una biga verniciata
all’acqua di colonia con la Lollobrigida cocchiera. Ma soprattutto ci
siamo stufati di vedere che nessuno,
e Barnard per primo, si ricordava
di Shumway, il vero pioniere dei
cuori nuovi. Quando Barnard annunciò al mondo il primo trapianto
cardiaco, Shumway avrebbe avuto
tutto il diritto di dire : « Quel mio
allievo ha imparato bene ». O addirittura : « Caro Barnard, non dare
il tuo nome a una tecnica che è
mia ». Shumway è, tra tutti i chirurghi del cuore, colui che ha compiuto con successo più esperimenti.
Tra l’altro ha sostituito il cuore a
ben 450 cani. Per anni ha studiato,
sofferto, tentato, fino a rendere possibile il « miracolo ». Ma probabilmente non aveva un sorriso molto
fotogenico e gli hanno rifiutato la
« biga », Lollobrigida compresa.
^
Biondo, bello, liscio, cherubino
in abito scuro con la ciocca armoniosamente scomposta sulla fronte,
il pastore Billy Graham ricco di segretari e di cognizioni bibliche ce
lebrò nel tempio di Torino la grande soirée della fede. Semplice ma
alata, la sua morbida parola raggiunse i circa tremila cuori, li commosse, li persuase, li saziò con generose razioni di evangelo avvolte
in mistici sacchetti di cellophane.
Anche gli episodi più noti, le esortazioni più ovvie, gli esempi più
elementari acquistavano un sapore
nuovo. Quando tacque, centinaia di
donne lo avrebbero abbracciato per
un purissimo slancio di fraterna
gratitudine. Gli uomini magari no,
ma erano conquistati lostesso. Fuori, nella notte, io ripensai alle bianche strade di Riesi calcinate dal sole, che Tullio Vinay percorre ogni
giorno nel suo duro cammino della
speranza. Da sette anni quest’uomo
tiene un magnifico sermone tra le
diffidenze, il disagio, l’aridità dei
cuori e della terra. Respira l’odore
dei vicoli senza fognatura e guarda
il cielo, aspettando, con la sua ostinazione non violenta, che le montagne si muovano, perchè così dice
il Vangelo. Gli avversari non sono
comodi, ma Vinay c’è abituato. Del
resto non sono comodi neppure i
fratelli valdesi del continente. Quando la solitudine gli brucia, Vinay
si ristora all’ombra della Croce. Poi
riprende il cammino. Unico segretario, Cristo.
Marco
miimniiiimiiiiiiiii
..................................................... ...imi.......................................................................................
............................................................mi...........................mini.............................imm..........
imiiiimimiimmmmmmmmmmm""""""""‘"‘*'"""‘""'
iiimimiimiiii
[/A/ SALUTO A UM AMICO
Wolfgang Sucker
Anche il professor Wolfgang Sucker
se n’è andato, a 63 anni, nella terra di
Assia, dove egli è stato per pochi anni
presidente della Chiesa Evangelica dell’Assia-Nassau. Egli succedeva al pastore Martin Niemoller. Proveniva dagli ambienti della Chiesa Confessante
tedesca, aveva un accentuato indirizzo
evangelico nella luce ecumenica, viveva intensamente l’ora della chiesa,
ricercando con fini analisi e onestà le
linee di un rinnovamento nella vita
delle comunità e nei doni e nei ministeri della chiesa.
Il suo nome figura degnamente accanto a quelli del vescovo del Badén
Julius Render, di Wilhelm Fernau, di
Hans dr. Jungbluth. Insieme a loro, in
questo dopoguerra, è stato vicino alle
chiese evangeliche della diaspora europea e mondiale, ritenendo che esse
potessero compiere un’opera di stimolo e di fedeltà anche nei confronti delle grandi chiese tradizionalmente legate alle vicende dei loro popoli. In
una sua conferenza tenuta il 16 ottobre u. s. il nostro amico citava l’opera
della Chiesa Valdese come un’opera indice di una chiesa di popolo, intendendo con questo una chiesa, che non
senta il limite della sua responsabilità
ferma sui confini della sua istituzione,
ma responsabile del mondo circostante
nelle sue espressioni più varie. Citava
con viva simpatia il « Servizio Cristiano » di Riesi, nel quale vedeva un segno di rottura con i metodi tradizionali di evangelizzazione vista nel quadro della aggregazione di alcuni pochi
o molti alla chiesa di minoranza, ma
come presenza di amore e di testimonianza verso gli uomini impegnati nella loro vita di lavoro e di responsabilità politica. Si tratta di far risplendere nell’atto della testimonianza della chiesa la realtà dell’amore di Dio
volto a tutti gli uomini in modo sconvolgente e gratuito.
Nella stessa conferenza il professor
Sucker indicava le linee del passaggio
del ministero pastorale da monologico
a collegiale, sia sul piano della formazione di una vita più autenticamente
comunitaria, sia su quello della predicazione come ascolto multiplo della
Parola di Dio nei suoi svariati orientamenti e pretese sulla vita globale del
nostro tempo. Ai primi di dicembre un
violento contrasto contestatario poneva il Sinodo dell’Assia-Nassau in profonda perplessità, tanto che Niemoller
abbandonava l’aula dicendo che la
chiesa non era una democrazia, ma
aveva un Signore che è il Cristo e che
non può essere legato a qualsiasi maggioranza o minoranza parlamentare.
Il prof. Sucker viveva interisamente
questa crisi attuale della chiesa portandone nel profondo la sofferenza e
la speranza. Il discorso di Niemoller, il
6 gennaio, giorno del funerale, risentiva fortemente della passione di chi
contava decisamente sulla testimoniánza di un amico in un’ora, nella
quale essa appariva indispensabile e
veniva invece tolta improvvisamente.
« Tu sei veramente l’Iddio nascosto »,
era il versetto della meditazione nella
chiesa di San Paolo in Darmstadt, che
vedeva raccolti oltre ad un folto popolo, pastori, decani, vescovi luterani
della Germania, professori universitari che portavano un saluto ad un compagno di fede. La figura del professor
Sucker era altresì, nota quale animatrice dell’Istituto Confessionale di Bens
heim, dove una rigorosa critica dogmatica e storica era condotta nei confronti delle antiche confessioni di fede viste nella loro luce positiva, ma
anche nella loro « provvisorietà » : confessioni cioè di una chiesa pellegrina
verso il Regno e non chiesa possidente di formule sacre.
Il prof. Sucker era un amico della
nostra chiesa, come gli altri dei quali
abbiamo citato il nome. Veniva ogni
anno a Roma dove passava da una a
tre settimane nel modesto Convitto
della Facoltà Valdese di Teologia, partecipava come uditore attento ai culti domenicali di piazza Cavour, aveva
sempre per gli studenti, per i pastori
e per i professori una parola di incoraggiamento e di ascolto di alta sensibilità umana e finezza teologica. Lo
ricordiamo nel giorno in cui consegnò
alla Facoltà le opere di Martin Lutero
nella rara edizione Weimarana, con
umiltà, compiendo un servizio di mediazione di cultura teologica, e dopo
l’edizione della Weimarana, la grande
edizione del Corpus Reformatorum.
Egli narrava come avesse trovato quest’opera in una chiesa, dove l’opera
era quasi dimenticata, ma dove il tetto
e le mura esterne non riuscivano ad
opporre resistenza alle intemperie. A
quella comunità egli fece pervenire la
somma pattuita per le riparazioni della chiesa e ne ricevette l’opera per la
Chiesa valdese, trasmessa in Italia attraverso r Ambasciata Tedesca di
Roma.
Ricordiamo una riunione indetta
dal prof. Sucker a Darmstadt, dove
parteciparono membri direttivi di varie chiese evangeliche tedesche, svizzere, danesi, inglesi e americane per
studiare il piano dall’aiuto alla Chiesa Valdese per affrontare con noi quei
ben noti deficit, che turbano i sonni
di tutti i nostri Moderatori. Egli condusse quella serata non soltanto cori
viva responsabilità, ma con il tocco di
una fraternità non finta, che prende i
pesi degli altri e li sente come suoi.
Insieme ai suoi collaboratori del Dip
konisches Werk e del « Brot für die
Welt » (« Pane per il mondo ») egli portava in altre occasioni il suo impegno
per l’opera di Riesi e per il nuovo centro della Noce di Palermo, nei quali
egli indicava lo scopo della colletta
che verrebbe (ed effettivamente venne
fatta in occasione della sua morte.
Se n’è dunque andato un amico, al
quale associamo i nomi dei già citati,
perché egli rappresenta una generazione di uomini confessanti, ecumenici, sensibili alla testimonanza della
chiesa nei nostri tempi, intesa come
una realtà universale, affidata a uomini di ogni confessione e di ogni nazione, liberi da ogni provincialismo nazionalistico e animati da vivo e profondo senso della testimonianza evangelica, in un tempo, nel quale ancora
una volta l’Evangelo e soltanto l’Evangelo potrà rispondere alla sete degli
uomini.
Carlo Gay
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Ordinazioni : Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino.
Il kairòs,
Toccasione
GIOVANNI CAP. 7
I fratelli di Gesù notano due cose: il ministerio di Gesù in
Galilea ha ormai dato tutto quello che poteva dare (6/66-71),
mentre fra poco si terrà a Gerusalemme la festa delle Capanne,
piena di ricordi dell’antico Esodo, piena di speranze per la futura svolta messianica. Collegando le due cose, essi dicono a
Gesù: è venuta la tua occasione: non coglierla, significherebbe
essere incoerente (v.4): ma Gesù rifiuta (v.6): il suo « kairòs »
non è un'occasione storica (cioè una somma di fatti e di tendenze della storia umana, che si presentano all'uomo forte come
materia plasmabile secondo il suo genio): è una novità creativa, che non risponde a nessuna logica umana, che non si modella
neanche sui precedenti della storia sacra: è un tempo di Dio,
obbediente ad una logica superiore, ad una logica ultima.
Poi Gesù sale alla festa (v.lO), non per seguire tardivarnente
il consiglio dei fratelli, ma per chiarire il mistero del suo kairòs:
— spiega l'origine della sua dottrina e della sua azione: pur non
possedendo cultura teologica, egli si situa nella logica profonda
della rivelazione biblica (w. 15-24);
— spiega l'origine della sua persona: egli è da Dio: soddisfa
cioè l'opinione ebraica per cui l'origine del messia doveva restare ignota per molto tempo (w. 25-30);
— annuncia la sua vera occasione: la croce: e precisa che se gli
ebrei non sapranno cogliere quel momento, dopo si consumeranno invano nell'attesa del messia (w. 31-36);
— dichiara di essere la nuova roccia di Horeb, che disseta i
credenti e permette loro di dissetare molti altri (37-39).
Davanti a questo discorso, la folla è divisa e disorientata,
(w. 40-44) mentre i capi si orientano ormai verso la repressione: disprezzano il popolo (v. 49), trascurano perfino alcuni dati
scritturali (v. 52). Ma con Nicodemo (v. 50-51) si profila anche
la possibilità di ravvedimenti imprevisti: qualcuno capirà il
kairòs di Cristo.
A Nicodemo come a noi è rivolto l’invito: chi ha sete, venga (v. 37): la fede che riceverà non sarà un tranquillante, anzi
lo porterà ad una azione tanto più sovrabbondante quanto meno
razionalmente programmata, ma fondata sulla ricchezza dell’Evangelo e sulla imprevedibilità dello Spirito.
Giorgio Bouchard
imiiiinniiiiiiiiiimiiiiiiiiMiiHimiimmiiiiiii
imitiiiiiiiiiimiiiimiiiimiiMiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii>i‘iii< iiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiKiinimiiiiiiiiMi'iiiiiimiiiii'i
HiiimiiiiiiHmmiiiimiimiimiimiiuHimimmitiimiiimimiiimimimiiimiiiimimmiin nmmimimiiiiiiiiiiiiiiim
iiiiiMiiiitiiimimiiiniiiiiimiiiiiiiuiiiiHiiiimmiiiiimMiiKii
Contro la famo degli altri
Numerose e generose continuano
a giungerci le sottoscrizioni per la
nostra iniziativa e diamo qui appresso un nuovo elenco delle offerte. La cifra accantonata per la collaborazione dei lettori ad un’opera
sociale in un paese sottosviluppato
(senza contare la cifra di lire
1.000.000 già inviata per il Biafra
in precedenza) sta prendendo una
certa consistenza, per cui quanto
prima faremo un primo invio all’Eper che nel frattempo ci segnalerà l’opera da seguire.
Coll’occasione, nel ringraziare
tutti i sottoscrittori, vi ricordiamo
di inviare le vostre offerte al conto
corrente postale n. 2/39878 intestato per questo scopo a : Roberto
Peyrot, corso Moncalieri, 70 - 10133
TORINO.
da Torino: Feroldi L. 5.000; Irma Imperiale I.OOO; fam. Botta 2.000; Evelina Taccia I.OOO; Tullio Viola 25.000; Maria Bellina Vicentini 500; S.P.R. 30.000; Claudia
Peyrot 5.000.
da Nichelino : Gino Conte e Angelo
Actis 5.000.
da Rapolla: Giovanni Anziani L. 3.000.
dfi Roma: Movimento della Riconciliazione
L. 65.000.
da Condove: Fede Milelto L. 2.000.
da Susa: A. S. C. L. 2.000.
da Vittoria: colletta Vecchi Casa Riposo Ev.
L. 5.500.
da Venezia: fam. Marini L. 4.000; Rosetta
Marchesan 2.000.
da Pomaretto: Elsa Balma L. 5.000; Vitale
Jahìer, ricordando Alfonso Lageard, 10.000.
da Parma: Giulietta Balma L. 5.000.
da Torre PelLce: Teofilo Pons e fam. L.
5.000; Liliana Ribet 5.000.
da S. Remo: Lino de N.cola L. 5.000.
da Prarostino: P. E. L. 5.000.
Totale L. 198.000; tot. prec. L. 606.791;
in cassa L. 804.791.
IVREA
Dopo nn lungo silenzio, diamo ora alcune
notizie sulla attività della nostra chiesa.
Il periodo natalizio è ormai passato; esso
lascia in noi il ricordo di vari inconiri comunitari, ma porta anche via. per fortuna, tutta
una agitazione mondana che contrasta con il
vero Natale, quello di Gesù Cristo. La serie
di culti di Avvento è stata arricchita dalla lettura di una predicazione del teologo Karl
Barlh. in memoria di lui e della sua grande
opera di teologo e di pastore. Domenica 8
dicembre il pastore ha parlato, naturalmente
da un punto di vista protestante, sul dogma
della Immacolata concezione di Maria; oggi
si potrebbe dire che il Pastore ha (f contestato » la validità di quel dogma! La comunità
si è raccolta attorno alla Santa Cena i giorni
di Natale e Capodanno; e così hanno fatto i
piccoli gruppi della diaspora: Carema, Pont
Canavese, Drusacco. La festa dì Natale per i
bambini della Scuola domenicale ha riunito
un pubblico meno numeroso degli anni scorsi :
chissà perché? Forse perché è stata meno
esibizionistica c più sobria, tesa verso Tan^
nunzio di un messaggio centralo sulPamore
di Dìo anziché sulPabbondanza dì recìte da
parte dei bambini? Quel pomeriggio è stato
buono... per chi aveva orecchi per udirei
Un gruppo di uditori evangelici ha frequentalo la serie di cinque conferenze di Armando Falconi su « La Chiesa dopo il Concilio )), tenute nella sala del Centro culturale
Olivetti. Alcuni interventi del Pastore valdese locale, da un punto di vista critico e di
testimonianza, hanno servito a precisare il
punto di vista protestante.
Le attività varie sono quelle di una modesta comunità della diaspora evangelica. Il
venerdì sera un piccolo gruppo si riunisce per
10 studio in comune delPepistola ai Romani
(cap. 12-16) e per un dibattito su argomenti
vari: « La scuola attiva come scuola di responsabilità — La scuola domenicale — Il
significato concreto della chiesa locale — Predicazione e dialogo nel culto ». L’Unione
Femminile, alternando i' suoi incontri la
domenica e il giovedì, svolge un’utile attività
sul piano comunitario e assistenziale. Sono
stati trattati vari temi : (c La visita agli ammalati — Le scuole valdesi della nostra Chiesa nel passato e oggi — Gli avvenimenti
dellTsolotto a Firenze — Pedagogia attiva e
scuola domenicale ». Le sorelle in fede sì
sono impegnate a versare, con quote individuali mensili, una somma per l’Istituto Ferretti e una somma per TAsilo dì Orsara di
Puglia, onde far seguire gli atti alle parole.
11 Gruppo comunitario si occupa di un doposcuola « Il melo » che è al suo primo anno
dì vita e di esperimento.
Intanto continua la costruzione del nuovo
tempio, sfuggita per ora alla ondata dì contestazioni che ha colpito e flagellato altre iniziative del genere. Indubbiamente un qualche santo ci ha protetti! Nelì’altuale sala di
culto è stalo celebralo il matrimonio di
ChiamiH Alfredo e Spiezio Renata. Il Past.
Paolo Ricca ha presieduto il cullo della domenica della Riforma c gU siamo grati del
suo servizio. E’ stalo battezzalo il pìccolo
Massimo El a Giannitrapani. La colletta del
culto di Natale è stala ded’cala alla lotta
coniro la fame nel mondo.
Ecco un po’ di cronaca da Ivrea; non ci
sono notizie sensazionali, tuttavia speriamo
che possano avere un certo interesse su! piano informativo, per una più ampia conoscenza
della vita delle nostre comunità c. r.
TORRE PELLICE
Avvertiamo i lettori che nell’elenco dei
predicatori laici ci è sfuggito il nome del
signor Dino Gardiol che ha predicato agli
Appìolti e ai Coppieri oltre ai culti tenuti
in altre comunità e preghiamo rinteressato
di scusarci per questa invonlontaria omissione. Lina Varese
3
lo gennaio 1969 — N. 2
pag. 3
IN VAL GERMANASCA
Intenrisia col Direnore del Convino di Ponnreno
Siamo a Pomaretto, nell’ufficio di
Piero Rizzi, attuale direttore del Convitto Valdese. Questo Istituto ha reso
preziosi servizi alle Valli ed agli evangelici della penisola. Costruito nel 1922
ha ospitato novizie, orfanelli, alunni
della Scuola Latina; soprattutto dopo
il 1945 il Convitto ha accolto un
numero sempre maggiore di alunni
sotto la direzione capace e precisa della Signorina Ines Castagno che lo ha
guidato, senza interruzione, fino all’estate scorsa. L’orfanotrofio, fino a
tre anni fa indipendente, è stato unificato al Convitto.
Piero Rizzi è .genovese a- lavora con
la signora in collaborazione con un
gruppo di giovani. Rivolgiamo alcune
domande riguardanti il suo lavoro passato e presente, alle quah risponde
con la inconfondibile cadenza genovese.
D.: Che cosa faceva, signor Rizzi,
prima di assumere questo incarico?
R.; Lavoravo a Genova, come tecnico di una ditta per condizionamento
d’aria. Viaggiavo molto, specialmente
sulle navi ed ho potuto arricchirmi di
molte esperienze, a contatto col mondo degli operai,
D.: Per quale motivo ha deciso di
dedicarsi a questo nuovo genere di lavoro?
R. : Da tempo pensavo ad un lavoro
più impegnativo nella vita della chiesa. Quest’idea andò maturandosi man
mano, col convincimento che non si
può predicare se non si mette in pratica ciò che si dice. Ho scelto il lavoro
presso i bambini perché sentivo una
vocazione per questa missione, anche
perché il mondo dell’infanzia è più
genuino e sincero di quello dell’adulto,
seppure con tutti i complessi che comporta quell’età. La decisione è sorta
quindi anche come reazione al mondo
di ipocrisia degli anziani nei confronti del messaggio evangelico.
D.: Mi parli ora dei suoi bambini:
chi sono? donde vengono?.
R.: Innanzitutto i Convittori sono
bambini e adolescenti la cui età va dai
sei ai quindici anni, tranne alcuni che
frequentano le scuole RIV o le medie
superiori di Pinerolo. La maggioranza
proviene dalle Valli, ma un buon terzo
proviene da varie città d’Italia: Torino, Firenze, Pisa, Biella, Bergamo, Pachino, S. Giovanni Lipioni e persino
dal Venezuela. Un gruppo è costituito
da figli di emigranti di Ginevra, Zurigo e di origine meridionale; c’è persino Lionello, di padre africano, amatissimo dai convittori.
D. : Come ha organizzato il suo lavoro per quel centinaio di bambini?
R. : Naturalmente non è stato facile
in principio, data la poca esperienza
in quel campo. Riconosco che la collaborazione degli assistenti è ottima : sia
per lo studio che durante il gioco i ragazzi sono seguiti per poterli capire e
aiutare a formare la loro personalità.
Purtroppo i convittori non formano
un gruppo omogeneo ma provengono
da situazioni familiari difficili e spesso
sono ragazzi cresciuti in mezzo alla
strada, oppure troppo cullati in casa e
idolatrati. Difatti quandi rientrano da
casa la domenica sera è difficile reinserirli, sono stati troppo vezzeggiati.
Per questo bisogna evitare ogni forma
di autoritarismo sforzandoci di armonizzare Taffetto con la disciplina; si
cerca cioè di creare una famiglia dove
i bambini si sentono a loro agio. Purtroppo alcuni hanno interpretato questo nostro indirizzo come una debolezza e hanno sperato, seppure per breve
tempo, di poter disporre a piacimento
della libertà concessa. Uno degli scopi consiste nel tenerli impegnati nel
corso della giornata, e con sempre
nuovi interessi. Certo è più facile educare i più piccoli; noi li possiamo seguire subito con buoni risultati, sradicando in tempo certe cattive tendenze.
D.: Di fronte ai casi difficili come
si comportano, lei ed i suoi assistenti?
R.: Ripeto, noi cerchiamo di seguirli
con pazienza, di capirli per poterli staccare dalla piccola « gang » che naturalmente si forma tra quelli che sono talvolta irricuperabili sotto l’aspetto umano ma non nel piano di Dio. Per questo, credo che la preghiera possa essere molto preziosa. Fino ad ora abbiamo sospeso un convittore, per ragioni particolari e necessarie.
D.: Vuol dirci qualcosa sulla contestazione dei Convittori?
R.: Specialmente i casi difficili contestano ma nei colloqui personali si
riesce a compiere un’opera di educazione costruttiva; recentemente i convittori hanno tenuto un’assemblea e
hanno presentato poi le conclusioni
dalle quali non risultano soltanto richieste ma soprattutto impegni concreti. Speriamo in bene. L’esperimento di commissione interna non ha,
per ora, dato risultati buoni per la insufficente preparazione per quegli incarici speciali.
D. : Che rapporti avete con la Scuola e la comunità?
R.; Con la Scuola Latina, dove studia il maggior numero dei ragazzi, si è
avviato subito un dialogo a mezzo di
incontri settimanali prima e mensili
dopo, con un delegato della Commissione del Convitto : si sono ailron
tati con chiarezza e sincerità tutti i
problemi dei ragazzi. Con le Scuole
Elementari si sta pure avviando il
dialogo in questo senso. Con la Comunità abbiamo ottimi rapporti : ci è stato concesso l’uso' del teatro, molto prezioso come sfogo per la massa dei
bambini e inoltre abbiamo ricevuto
doni in natura dalla comunità. Si collabora per le recite, per la Scuola Domenicale ed il Convitto è sede degli
incontri quindicinali dove si preparano i predicatori laici, monitori e monitrici, ecc.
D.; Che importanza ha la vita spirituale nel Convitto? come è vista dai
ragazzi?
R. : La preghiera rischia di diventar
re una forma; cerchiamo di curare il
canto, raccontiamo episodi biblici e
soprattutto cerchiamo di vivere insieme l’esperienza spirituale dell’amore
di Cristo.- Se il risultato scolastico è
importante, è altrettanto importante
insegnare al bambino a sacrificarsi per
il suo compagno.
L’intervista è terminata. Ricordiamo
che il Convitto vive delle rette modeste dei convittori e delle diaconie benemerite che aiutano un gruppo di
convittori poveri, mentre l’edificio richiede continui restauri, ed i bambini
spesso non hanno il necessario per vestirsi.
Lettori che amate l’infanzia non dimenticate questa casa che molto ha
fatto e fa per i bambini evangelici
d’Italia, perchè « in quanto lo avete
fatto ad uno di questi minimi è come
lo aveste fatto a me » dice Gesù.
Eliana Bouchard
iiiiiiiimiiiiiiiiii
hlllTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
La settimana di preghiera per i'unità
L’anno passato, le Chiese evangeliche napoletane non avevano osservato la Settimana di preghiera per l’unità : sui nostri giornali era stato spiegato che intendevamo cosi
rendere una testimonianza « paradossalmente
negativa », non nei riguardi della Settimana
di preghiera (che anzi tenemmo, in quella che
era la data una volta fissata daU’AUeanza
Mondiale Riformata}, ma nei riguardi del-,
l’ecumenismo, dell’unità, e di tutte le false
interpretazioni che, in buona o in mala fede,
correntemente se ne danno.
Benché la situazione non sia cambiata nel
volgere degli ultimi 12 mesi (almeno, a mio
avviso), il Consiglio dei Pastori di Napoli è
ritornato, quest’anno, sulla decisione presa
allora, dopo un dibattito durato tre sedute e
senza raggiungere comunque un unanime pari consentimento. Non a torto, qualcuno osservava che problemi come questi dovrebbero
essere di competenza non tanto di un Consiglio di Pastori, ma piuttosto di .Assemblea
di Chiesa, o quanto meno di Concistori.
Comunque sia, anche a Napoli, fra il 18 e il
25 gennaio 1969, pregheremo per l’unità, se.
condo il calendario più o meno universalmente accettato, e secondo i temi proposti giorno
per giorno. Non senza aver tentato di chiarire,
però, alle nostre Chiese, il senso da dare alla
manifestazione. E ciò a mezzo di un manifesto che sarà affisso alle porte delle nostre
Chiese, e il cui testo sarà stampato anche sul
retro dei volantini/invito che siamo soliti distribuire nelle Comunità.
In esso, il Consiglio dei Pastori, dopo .aver
tracciato brevemente la storia della Settimana
di Preghiera e aver ricordato i motivi che
l’avevano indotto a non osservarla un anno fa,
RIBADISCE come sia possibile oggi frain
A BEKJNA
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiniiiiiiiuiiiiiiiMiiiimtimHitmiiiii'iiiiiiimmiimmmiiiiii'iiiiiiiiJiiii
miiiiiiimitiiiiitiiiiiiiiiiiiiiM
Federazioni! delle l]liie$e Evangeliche in Italia
Offerte per gli alluvionati
del Piemonte
(1^ elenco)
Comunità valdese. Chivasso, L. 10.000;
Peruggia Lidia, Villar Pellice, 2.000; Bocci
Iside e Iva, Roma, 50.000; Viglielmo Elena,
Ridarello, 10.000; Berlin Gustavo, Luserna
S. Giovanni. .3.000; Ravà Marcella, Roma,
5.000; Rossotti Silvio, Aosta, 2.000; Cocorfla Arturo, Torre Pellice, 5.000; Comunità
mrlodista, Vicenza. 20.000; Cornelio Silvia,
I,urca. 5.000; Famiglia Gaydou, Torino,
4.000; Coiniinilà valdese. Coazze, 20.000;
N. N., Villar Pellice, 10.000; Comunità valdese, Susa. 22.000; Rostan Edoardo e Signora, S. Germano Chisone. 1.000; Balmas Gustavo e ivonne. S. Germano Ch sone, 1.000:
Pensionati tessili, S. Germano Chis., 2.000;
Davio Agnese. Roma, 5.000; Tourn Gustavo,
Milana. 10.000; Zamperini Attilio, Roma,
5.000; Merkii H., Winterlhur, 1.000; Chiesa battista. Milano, 40.000. Totale 233.000.
Ringraziando i generosi donatori, si ricorda che offerto a questo scopo possono essere
inviate con versamenti sul c.c.p. 1/31882
intestato al past. Mario Sbaffi, Via Firenze
n. 38. Roma.
OfìFerte per le popolazioni del Biafra
(2° elenco)
Importo elenco precedente: L. 267.500.
Comunità valdese, Catanzaro. L. 27.500; At
tività Femminile Metodista, Salerno, 10.000;
Coniugi Bein, Torre Pellice, 10.000; Mariani Maria, Bologna, 10.000; Edvige Pellizzari, Luserna S. Giovanni, 3.000; Long Mary
Nydia, Roma, 10.000; Chiesa battista, Macchia Valfortore, 6.000; Comunità ..valdese,
Perrero, 60.000; Spanu Paolo e Signora, Roma, 10.000; Di Blasi Carlo, Palermo, 1.000;
Chiesa battista, Firenze, 130.000; Comunità
melodista, Piacenza, 30.000; Bocci Iside e
Iva, Roma, 50.000; Pons E., Torino, 10.000;
Ital'ano NcIIy, Milano, 2.000; Rossotti Silvio, Aosta, 2.000; Cocorda Arturo, Torre
Pellice, 5.000; Longo Selma (2» off.), Torre
Pellice, 1.000; Comunità metodista, Vicenza, 17.500; Cornelio Silva. Lucca, 5.000; Famiglia Enrico Gualtieri, Milano, 15.000;
Balmas Gustavo e Ivonne, S. Germano Chisone, L. 1.000; N. N-, S. Germano Chisone,
5.000; Cammariello Giuseppe, Fagnano Olona, 1.500; Rosa Brusin Lidia, Coazze, 5.000;
V.G.V.D. e M.W., Torre Pellice, 2.000;
Cbadima Judith. Verona. 2.000; Zamperini
Attilio. Roma. 5.000; Molino Giovanni, Catania, 2.000; Barreca Enzo, Caltagirone,
5.000; Scaccìoni Linda, S. Germano Chisone,
3.000; Chiesa battista, Milano 40.450. —
Totale L. 754.950.
La dibattuta questione del nostro bilancio
Le decisioni sinodali
e la buona (?) volontà delle chiese
Sempre più, negli ultimi anni, sono state ctiiarite a quanti hanno voglia
di saperle le necessità reali della Chiesa Valdese - Non diamo alle nostre
offerte il valore di un referendum: il luogo della decisione fraterna è il Sinodo
tendere, e come in realtà venga in molti modi
frainteso Pecumenismo;
DICHIARA come le Chiese evangeliche sentano profondamente il peccato della divisione
fra i cristiani, e ne soffr.ano;
CONFESSA r imperfezione delle Chiese
evangeliche davanti al Signore;
RICONOSCE come anche nella Chiesa cattplica lo Spirito Santo agisca, provocando qua
e là fenomeni di rinnovamento che compromettono la solidarietà del monolitico edificio
cattolico;
NOTA come, nello stesso tempo, i a livelli
dirigenti » della Chiesa Cattolica continuino
ad essere deliberatamente sordi alla voce dello
Spirito, e rimangano sempre preoccupati della propria conservazione anziché di ubbidire al
Signore;
CONCLUDE affermando che la nostra partecipazione alla Settimana di preghiera per
l’unità vuol essere solo un segno di luniliazione davanti a Dio ed una richiesta perché Egli
converta tutte le Chiese e le riconduca a
Cristo.
Salvatore Ricciardi
La Federazione, ringraziando vivamente
quanti hanno inviato la loro offerta, ricorda
che versamenti a questo scopo vanno effettuati sul c.c.p. 1/31882, intestato a Mario
Sbaffi, via Firenze 38, Roma, indicando la
casuale del versamento.
Quest’anno, I’8 dicembre u. s., la nostra
oramai tradizionale Riunione familiare d’avvento è stata particolarmente ricordevole per
il fatto che il nostro pastore vi ha amministralo il santo Battesimo alla piccola Daniela, figlia del nostro caro organista signor
Kohler e della sua consorte, signora Brigida.
Alla piccola e ai suoi genitori esprimiamo
anche da queste colonne la nostra gioia e le
nostre cristiane felicitazioni.
Un gruppo di dieci bambini ha presenlalo in pantomima, con tutto l’entus'asmo e
con tutto l’impegno di cui erano capaci, le
ben note scene dei pastori di Betleem c dei
tre Magi d’Oriente, convenientemente introdotte dal pastore.
Un bellissimo brano di musica sacra di
Antonio Vivaldi per pianoforte e violino è
stato eseguito da Angela Kohler e una sua
compagna di scuola, mentre Marianna Brüggemann e Guidino, suo fratello, due bravi e
promettenti flautisti, hanno sonato cinque
brevi pezzi di circostanza. Altri bambini hanno recitato, con disinvoltura e non senza un
certo sussiego, i loro versetti e le loro poesiole. A noi tutti ha fatto bene di vederci
circondali da un numero eccezionalmente
grande di piccoli, vivacissimi tutti e tutti al"
la loro volta calorosamente applauditi.
Generosamente come sempre il grande refettorio e la cucina dell’internato della Scuola Normale sono stati messi a nostra disposizione. Al rinfresco o, meglio, alla nostra
àgape ha preso parte una buona settantina di
persone. J,a cara e instancabile signora Emma Long e il signor Santo Consiglio, nostro
amato fratello c provetto « pasticciere di corte » hanno dato veramente il loro meglio.
Ijoro due e la consorte del pastore che sa
prendere i bambini come pochi e che sa fare
ora da Maria e ora da Marta siano anche qui
cordialmente ringraziati. Al nostro caro pastore che, pochi giorni fa, s’è rotto un braccio ma che si è occupato e della nostra festa
e di noi tutti come se nulla fosse accaduto,
vanno i nostri affettuosi auguri e, come sempre ,i nostri caldi ringraziamenti.
Il cronista
Culto: La domenica, ogni quindici giorni,
alle ore 20, Aula Magna della Scuola Normale Evangelica, Muristalden-Muristraae 8,
Berna.
Pastore: Dr. Carlo Neidhart, Seftigenstrasse
195, Berna. Tel. (031) 54.33.52.
Non possiamo certo affermare che
la società moderna offra un esempio
molto edificante per qnel che riguarda
la società dei vari popoli e per il modo
con cui i singoli popoli stessi sono governati; né so del resto se la storia
ci offra molti esempi, anche per il passato, di situazioni molto migliori. Non
tutte le cose però che hanno cittadinanza nella città dei consumi debbono necessariamente essere bollate col
marchio d’infamia e fra le poche abitudini che si è ritenuto di copiare anche nell’amministrazione della chiesa
è invalsa quella di stabilire un programma delle spese ritenute necessarie e del modo per farvi fronte (bilancio).
Uno dei principi che si è cercato di
sottolineare quest’anno al Sinodo era
per l’appunto la necessità di renderci
conto che, per una sana amministrazione, non basta limare le spese fino
all’osso ma, una volta approvato un
dato ammontare di uscite per le varie
opere, è indispensabile anche dire
come si pensa a far fronte a queste
uscite, ossia donde si pensa di far saltar fuori i fondi per queste spese che,
in quanto approvate, significa che si
sono ritenute necessarie.
* ^ Ut
Un altro principio che si è cercato
di mettere in evidenza è che, allorché
si fanno entrare in un bilancio varie
voci di spesa, bisogna raggiungere la
copertura del totale di queste voci e
non soltanto di qualcuna di esse (anche se la più importante), altrimenti
lo sforzo risulta incompleto e quindi
inutile.
Il Sinodo pertanto ha deciso, quest’anno, di aumentare la richiesta di
contribuzioni alle Chiese non ritenendo che le altre fonti di entrata potessero, diversamente, scongiurare il pericolo di un nuovo deficit.
È noto che gli amici delle Chiese
estere ci stanno generosamente aiutando per eliminare il disavanzo accumulato negli anni passati. Questo aiuto è suddiviso in tre anni e noi dobbiamo contribuirvi sia addossandocene una parte, sia impegnandoci ad evitare qualsiasi nuovo deficit di gestione
annuale.
Poiché dunque non era pensabile
che gli amici dell’estero aumentassero
ulteriormente il loro già considerevole
aiuto e non si poteva fare eccessivo affidamento sulla voce : « Doni di privati » non rimaneva che rivolgersi alle
Chiese ed è appunto quello che il Sinodo ha fatto aumentando la richiesta rispetto a quanto fissato precedentemente dalla Amministrazione
Centrale.
« «
Il Sinodo, inoltre, ha approvato un
o.d.g., riportato integralmente nell’articolo 13, del seguente tenore:
"Il Sinodo, esaminata la ripartizione dei capitoli di entrata del bilancio
preventivo, considerando che la voce:
« contribuzioni delle Chiese » non può
essere intesa come rivolta alla sola
Cassa Culto, bensì all’adempimento
dei tre fini istituzionali della Chiesa
(Culto, istruzione, beneficenza) delibera di ripartire ogni anno le contribuzioni delle Chiese proporzionalmente
fra le voci « culto », « istruzione », « beneficenza » e « Facoltà di Teologia »...’’
Alla richiesta di chiarire la portata
di questo o.d.g. e cioè se si dovrebbero
ritenere obbligatorie queste «percentuali » di ripartizione, venne precisato
(senza ulteriori contestazioni in sede
sinodale) che, nel suddividere le contribuzioni delle Chiese fra i vari capitoli di spesa (culto, istruzione, beneficenza, Facoltà) saranno comunque rispettate le istruzioni particolari delle
Chiese che le avessero manifestate.
Sembrerebbe che la cosa non dovrebbe dar luogo ad eccessive difficoltà di interpretazione.
Vediamo un momento quali sono le
ipotesi che possono verificarsi in pratica:
1° caso - I singoli contribuenti nel
versare la loro offerta indicano già
essi stessi la destinazione nella proporzione che più aggrada loro;
2" caso - I concistori, ogni qualvolta effettuano un versamento alla
cassa centrale, precisano la ripartizione che intendono applicare (sia b^
sandosi sulle indicazioni dei contribuenti ove venissero date, sia decidendo per i casi in cui nessuna indicazione fosse stata data);
3” caso - I concistori effettuano i
loro versamenti senza nulla indicare e
allora sorge qui la domanda: come si
comporterà in tal caso l’amministrazione centrale?
Questa ha due vie davanti a sé :
a) procedere alla ripartizione in
base al deliberato sinodale;
b) continuare come per il passato
e, nel silenzio delle Chiese, segnare
tutto sotto la voce « Cassa Culto ».
Dalle notizie che ci giungono sembra che l’amministrazione centrale sia
attualmente orientata sulla seconda
via (e i cattivacci diranno: «c’era da
aspettarselo ! ». Ma è ortodosso questo
procedimento? A mio avviso no! Se il
Cassiere si fa scrupolo di applicare il
deliberato del Sinodo e teme che le
Chiese non abbiano capito, potrebbe
benissimo avvisare dicendo: «Badate
che se voi non indicate la ripartizione
che intendete proporre nelle offerte inviate, sono costretto a fare io queste
ripartizioni secondo le percentuali che
il Sinodo ha stabilito, perciò sappiatevi regolare»! E non scegliere l’altra
via di comodo.
Il Sinodo, nel fare la sua delibera,
ha indicato chiaramente i motivi che
stanno alla base della decisione ed i
motivi sono cosi spiegati : « ritenendo
che le contribuzioni delle Chiese non
possono essere intese come rivolte alla
sola Cassa Culto ».
Libere dimque le Chiese di ripartire
le offerte come meglio credono, ma nel
silenzio delle Chiese resta valido il deliberato Sinodale e tocca alla "Tavola,
quale organo a cui il Sinodo affida
l’esecuzione delle proprie norme, curarne l’applicazione dando in tal senso disposizioni ai propri uffici amministrativi.
4: *
E veniamo ora alla libertà, lasciata
ai contribuenti ed alle Chiese, nella
destinazione delle offerte. Io capisco
benissimo come, pur tenendo conto
Culto radio
Domenica 19 gennaio
Pastore NERI GIAMPICCOLI
Roma
Domenica 26 gennaio
Past. NERI GIAMPICCOLI
Roma
delle necessità generali della Chiesa,
ci possano essere delle preferenze per
talune opere (ad es. per l’opera di
evangelizzazione rispetto all’istruzione
che qui diventa sinonimo di « Collegio ») e quindi certe percentuali matematiche di ripartizione delle proprie
offerte possano sembrare poco convincenti; ma quando si vuol dare alla
propria offerta un significato polemico allora la cosa cambia.
Accade infatti che non soltanto singole persone, ma intere Chiese abbiano palesato l’intenzione di non voler
dare niente per il Collegio al che per
ritorsione, molte persone vogliono fare l’opposto; ora è ammissibile una
simile procedura? Legalmente si, ma
anche nello spirito delle deliberazioni
sinodali si ritiene veramente che questo sia lecito?
A me sta indubbiamente a cuore la
sorte del Collegio, ma come posso, onestamente, dare cento a quest’opera e
uno alla Cassa Culto quando conosco
benissimo il reale rapporto di necessità
nell’ambito della Chiesa? E coloro che
vogliono ignorare le necessità del Collegio, come possono ignorare il disposto dell’art. 10 degli Atti Sinodali in
base al quale il Sinodo si riserva di
decidere nella prossima sessione su
questo problema nominando una commissione allo scopo di studiare tutta
la questione dell’istruzione secondaria
alle Valli?
Che cosa hanno inteso fare i delegati delle Chiese nominando quella commissione e rinviando ogni decisione al
prossimo Sinodo? Lasciare che nel
frattempo l’onere del mantenimento
del Collegio ricadesse su una minoranza e non sulle proprie Chiese? E ancora, rifiutandosi di inviare una qualsiasi contribuzione per il Collegio si
vuol indicare che non si vuole il Collegio così com’è o che non lo si vuole
comunque e che pertanto non interessano affatto le indicazioni che darà al
riguardo la commissione nominata?
4: 9|t I):
In questa fase mi sembra pertanto
fuori luogo assumere posizioni diverse
da quelle della semplice attesa e nell’attesa rimane valido un solo impegno: quello si sforzarsi di raggiungere
il pareggio di bilancio.
Non esorterò quindi a seguire certe
percentuali nelle offerte che si faranno; ognuno dia generosamente secondo le proprie possibilità e secondo le
necessità complessive della Chiesa
che sono note nei termini reali. Il voler dare alla propria contribuzione il
significato quasi di un referendum significa assumere un atte^iamento
per lo meno prematuro che prescinda
da qualsiasi elemento che fornirà la
commissione nominata dal Seggio del
Sinodo. E se la commissione precedente veniva accusata a torto o a ragione,
di essere partigiana- del Collegio in
modo acritico, per lo meno, è un po’
difficile poterlo dire della commissione
attuale.
Guido Botturi
AVVISI ECONOMICI
CERCASI per il Convitto Valdese di Torre
Pellice (Torino) un educatore e una economa - segretaria preferibilmente coniugi
4
pag
N. 2 — 10 gennaio 1969
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
UNA RIUNIONE DELLE ALLEANZE
CONFESSIONALI MONDIALI
Ginevra (soep!) - I segretari delle Alleanze confessionali mondiali si sono riuniti nei
giorni scarsi presso il centro ecumenico di
Ginevra per studiare i problemi relativi ai
loro rapporti e ad una collaborazione col
C.E.C. e colla chiesa cattolica. Per la prima
volta un cattolico, un avventista del settimo
giorno e un osservatore del Sinodo evangelico riformato erano presenti alla riunione.
Il direttore del segretariato « Fede e Costituzione » del C.E.C., pastore L. Vischer,
ha ricordato la dichiarazione fatta dalla quarta assemblea del C.E.C. ad Uppsala, secondo
cui « i membri del C.E.C., appoggiandosi
gli uni agli altri, dovrebbero lavorare e pregare per il tempo in cui un concilio autenticamente universale potrà finalmente parlare
a nome di tutti i cristunnn.,.
Il pastore Vischer ha inoltre espresso il
voto che la discussione sulla libertà religiosa avvenga ad un livello ecumenico coi membri delle alleanze confessionali e con i cattolici.
Dal canto suo, il pastore Blake, segretario
generale del C.E.C., ha affermato che la
chiesa deve oggi più che mai far sentire una
sola voce per ciò che concerne le questioni
internazionali e che, nei negoziati per 1 unità, le diverse confessioni debbono consultarsi
reciprocamente.
I partecipanti si sono dichiarati d’accordo
nel’invitare la chiesa cattolica a diventare
membro del comitato delle Alleanze confessionali, che, fin’ora, comprendeva solo dei
protestanti, degli ortodossi e dei vecchio-cattolici.
Gli ebrei, il lene state, e i cristiani
0
"M ?
In questi giorni in cui il contrasto fra
Israele e i suoi vicini arabi raggiunge di
nuovo un intensità preoccupante^ siamo lieti
di pubblicare (con ritardo) una corrispondenza di Israele di un medico valdese su^
damericanOf nel corso di un suo soggiorno
di alcuni mesi in quel paese.
red.
liiimminiiiiiiMiiimi
iiiimiiiiiiimiiiniiiii
miiiiiiiiiiiiltlimiiiiimmiin
RINGRAZIAMENTO
Con animo commosso, la famiglia
del
dott. Emanuele Quattrini
ringrazia sentitamente quanti hanno
voluto onorarne la memoria con offerte in favore dell’Ospedale di Pomar
retto e del Collegio di Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
Il Signore ha richiamato a Sé il
30 dicembre 1968
Maria Mical Tron
ved. Gente
Le famiglie Genre-Tron commosse
per le cure e l’assistenza prodigate
alla loro Cara, ringraziano i Sigg.ri
Medici, le Suore, le Infermiere dell’Ospedale Civile «Agnelli», i Pastori
Genre, Rivoira, Deodato, le persone
che con tanta dedizione l’hanno vegliata, i vicini di casa di Via Montegrappa 65, il personale del Municipio
di Pinerolo, amici e conoscenti che
hanno preso parte al loro dolore.
La famiglia della compianta
Ester Menusan n. Long
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia di vero cuore quanti
in qualsiasi modo, hanno preso parte al suo grande dolore.
Luserna S. Giovanni 10-1-69
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno » ( Salmo 40: 1 )
Si è addormentata serenamente nel
Signore la nostra Cara
Silvia Theiler Ghigo
Ne danno l’annuncio le figlie : Ade col
marito dott. Enrico Gardiol; Sandra
col marito Daniele Ghigo ; il fratello
Abele con la moglie Ida Gay; la cognata Letizia Rossetto Theiler e figlia ;
i nipoti e parenti tutti.
Torre Pellice, 6 gennaio 1969
Dopo un lunga esistenza serenamente vissuta, nel suo 91° anno di età e
stata chiamata dal Padre celeste ad
una più alta vita in Cristo
Lidia Eynard n. Malan
Partecipano con profondo dolore,
ma con fiducia in Cristo e nella potenza della Sua Risurrezione: il figlio
Elio con la consorte Lydia Munri e
figli Sergio, Bruno con la consorte
Jacqueline Schlegel ed il piccolo Frédéric, la figlia Elda, il fratello Lui^
Malan, nipoti, cugini e parenti tutti.
«... io resto del continuo con Te,
Tu m’hai preso per la man destra.
Tu mi condurrai con il Tuo consiglio, e poi mi riceverai in gloria »
(Salmo 73 : 23-24)
Torre Pellice, 8 gennaio 1969
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
Che cosa significa essere Ebreo? Si
può dire che l’Ebreo è un individuo
che ha una storia comune, o che professa una fede che lo identifica ed unisce ai suoi congeneri, differenziandolo
dal resto di altre collettività?
Gli Ebrei si attribuiscono l’origine
comune, ma questo non è sufficiente
per differenziarli; si può dire che essi
hanno una storia autentica, anch’essa
in comune, ma che dopo la dispersione dell’anno 70 dell’era cristiana, questa non è più accettata. L’Ebreo del
secolo XX non accetta come storia
propria ciò che è accaduto ai suoi antenati durante vari secoli, nei paesi
occidentali o in quelli orientali: fatti
storici accaduti al principio della nostra era ai due estremi del globo, senza alcuna relazione fra di loro, non
possono ora essere arbitrariamente
amalgamati per formare qualche cosa
che l’Ebreo odierno possa riconoscere
come la sua storia.
Professare una fede giudaica, sembra essere una caratteristica attraente, una qualità abbastanza impórtente
per definire l’Ebreo; ma, e gli Ebrei
che non hanno nessuna preoccupazione spirituale e che si dichiarano apertamente atei? È evidente che essi non
rientrano in quel casellario, e nonostante tutto anch’essi sono Ebrei. Le
statistiche più serie segnalano solamente un 30-35% di Ebrei dello stato
di Israele che hanno veramente qualche preoccupazione d’ordine spirituale. Inoltre, dove potremmo collocare
coloro che, pur dichiarandosi atei, rispettano il « shabbat » e osservano rigorosamente il rito della circoncisione?
Di fronte al mio stupore per quella
pratica una persona che interrogo mi
risponde : « Poiché vivo in Israele, non
oserei non circoncidere mio figlio ».
L’intento di definire un individu )
che appartiene ad una collettività determinata è pieno di difficoltà, iierchè
si riscontrano delle caratteristiche applicabili soltanto ad alcune persone
con esclusione delle altre, e ci si trova
nell’impossibilità di trovare una qualità che sia comime a tutti. Il problema
non è nuovo, e pur non essendo di speculazione scientifica, non può essere
risolto da un profano qualimque. Gli
Ebrei stessi lo hanno studiato e hanno
visto le difficoltà che si presentano;
perciò furono essi stessi che nella
persona dell’ex primo ministro Ben
Gurion hanno proposto quésto tentativo di definizione : « È Ebreo ogni individuo che si sente Ebreo ». Sebbene in
un primo tempo questa definizione
possa parere un po’ ambigua e poco
convincente, dopo un attento esame si
giunge a capirne meglio il significato,
quando si afferra che essa implica impegno e responsabilità da parte di ogni
individuo così definito.
L’Ebreo, con o senza definizione, è
senza dubbio un uomo concreto che,
dal 1948, vive e lotta per un lembo di
terra nel Medio Oriente, e che ha
chiara coscienza che quello è il suo
Stato. Quel territorio, strategicamente
collocato all’estremo orientale del Mediterraneo, vicino al punto di unione
tra l’Europa, l’Asia e l’Africa, è stato
creato per deliberazione dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, nel novembre 1947, col voto favorevole delle
grandi potenze USA e URSS, concretandosi la sua indipendenza nel maggio 1948.
La creazione dello stato d’Israele,
non rappresenta l’origine dei conflitti
nel Medio Oriente, fra Arabi e Israeliani: ma aggravò, profondamente, le
tensioni che si venivano producendo
fin dagli inizi del secolo, e che si materializzarono nell’aggressione da parte
di tutti gli stati arabi vicini, il giorno
dopo l’indipendenza.
Se esistesse la possibilità di definire,
attualmente, il conflitto del Medio
Oriente, all’interno, in ciò che concerne direttamente i suoi protagonisti,
potremmo dire che gli uni lottano per
la conservazione di uno Stato e gli altri per la sua sopressione, risolvendo
in tal modo il problema dei rifugiati
palestinesi : le due parti sostengono ed
impongono i loro punti di vista ad
ogni costo e con ogni mezzo. Non è
però quello il punto più importante, e
bisogna convenire che i meccanismi
sono azionati da località molto distanti
dal punto nevralgico. Per l’URSS, gli
agitati e affamati paesi arabi sono un
ottimo semenzaio per estendere la sua
zona di influenza: riempirli di arim
che poi essi non sanno adoperare, in
cambio di petrolio, è un affare per
nulla disprezzabile.
Non meno riprovevole l’atteggiamento degli S. U., che consegnano contemporaneamente delle armi a Giordania
e ad Israèle, da un lato per non perdere prestigio nella zona e dall’altro
per assicurarsi il continuo affluire dell’oro nero dagli oleodotti. Insomma, si
consegnano delle armi ai due gruppi
rivali, affinchè si distruggano a vicenda: ai due grandi non dà soverchio
fastidio che scompaiano vari milioni
di persone dal Medio Oriente; sono
sufficienti alcune centinaia di individui
per mantenere la macchina in buon
funzionamento e per consentire alle
petroliere di giungere liberamente ai
porti del Mar Nero e a quelli della costa atlantica.
In questo paese, piccolo al principio,
ma ingranditosi dopo gli avvenimenti
del giugno 1967, risiede un numero considerevole di individui non Ebrei, che
hanno però una parte rilevante nella
vita nazionale. Fra quegli individui, si
trovano le varie comunità cristiane:
cattolici romani, cattolici greci, ortodossi, fratelli, siri, copti, abissini e alcuni gruppi di riformati.
Chi dispone di un po’ di tempo e
nutre qualche inclinazione artistica, o
curiosità storica, può visitare il lussuoso tempio del Getsemani, contrastante
colla povertà circostante, o il centenario monastero russo del Monte degli
Ulivi, ove il tempo pare essersi fermato al Medio Evo. Già in piena Gerusalemme, nel centro della città vecchia,
si erge il tempio del Santo Sepolcro,
dove la guida, pienamente convinta
della verità assoluta che sta trasmettendo, ci segnala con precisione matematica i tre punti dove erano piantate le croci di Cristo e dei ladroni, la
nicchia dove fu deposto il corpo del
Signore, e poi la pietra della tomba che
smosse l’angelo, ecc.* ecc. Il tutto appartiene a sei comunità cristiane, che
si sono ripartite il più equamente possibile il tempio in sei settori. Dal luogo in cui si suppone fu giudicato Cristo fino al Santo Sepolcro, si estende
una via che si chiama la Via Dolorosa
su cui, anche qui con precisione matematica, sono segnalate le quindici
cadute di Cristo durante il tragitto.
Un giorno, camminando un po’ a ca^
so, vedo un cartello che dice : « Giardino della tomba»; entrato, mi trovo
in un bel giardino con grandi scavi,
nei quali si vedono dei ruderi che possono corrispondere ad una tomba: interrogo allora l’incaricato, per sapere
di che cosa si tratta e, con grande meraviglia, odo che è il Santo Sepolcro...
distante 300 metri dal precedente.
A Bethlehem, nel tempio della Natività, sorsero serie discussioni fra i
membri di varie comunità cristiane
riguardo al problema della proprietà
di oggetti considerati sacri : per porre
fine ai litigi , dovette intervenire il
governo nazionale. Il dottor Kolbi, direttore del dipartimento per i Cristiani del Ministero dei Culti, mi dice che
i protestanti sono più liberali e di
mentalità più schietta. Mentre mi dispongo a spiegargli brevemente chi
siamo noi Valdesi, egli mi strappa dalle mani 1’« Eco » e mi dice : « Conosco
questo periodico e serbo un grato ricordo dei Valdesi ; irioltre, conosco il
professore Soggin, della Facoltà di
Roma ». Di fronte ai. miei grossi aggettivi per qualificare i Cristiani di
Israele, il dottor Kolbi insiste sul fatto che quei mali che io condanno, non
hanno importanza per le mie convinzioni personali. Nonostante tutto, e
senza intenzione di dar molestia a
chicchessia, sono abbastanza convinto
che la Terra Santa si è trasformata
attualmente in simbolo della degenerazione e prostituzione del cristianesimo, per l’opera e sotto la responsabilità dei Cristiani stessi.
Mario Baridon
.............................................................in............imi ...........................munii.........
..........................................................................................................................
Echi della settimana
LA PENA DI MORTE NEGLI
STATI UNITI
Sembra verosimile che questa pena sia destinata a scomparire negli U.S.A. gradualmente o per estinzione, come conseguenza d’una
lenta evoluzione del costume.
« A partire del 1930, data in cui le autorità federali hanno cominciato le loro macabre statistiche, tenendole puntualmente aggiornate, sono state eseguite, nelle prigioni
americane, 3859 condanne a morte. Ma dopo
il 1935 (anno che segnò un record, con 199
esecuzioni), il numero delle esecuzioni e gradualmente diminuito ». Lo provano i dati seguenti :
« 124 esecuzioni nel 1940 (49 bianchi e
75 neri), 82 nel 1950 (40 bianchi e 42 neri),
56 nel 1960 (21 bianchi e 35 neri), 42 nel
1961 (20 bianchi e 22 neri), 47 nel 1962
(28 bianchi e 19 neri), 21 nel 1963 13 bianchi e 8 neri), 15 nel 1964 (8 bianchi e 7
neri), 7 nel 1965 (6 bianchi e 1 nero), 1
(bianco) nel 1966, 2 nel 1967 (1 bianco e
1 nero). Attualmente piii di 500 condannati a
morte attendono nelle prigioni americane
d’essere giustiziati ma in effetti nel 1968 non
v’è stata alcuna esecuzione. (...)
La diminuzione progressiva non è soltanto l’effetto d’un crescente umanismo da parte
delle autorità responsabili ( particolarmente
dei governatori, cui e data facoltà di sospendere indefinitamente un’ esecuzione). Essa
sembra piuttosto il risultato d’una lunga lotta
condotta da due organizzazioni: l’ufficio di difesa legale della N.A.A.C.P. (Associazione nazionale per il progresso dei Neri), e l’Unione
americana per le libertà civili. Queste due
organizzazioni sono riuscite, per mezzo dei loro avvocati, prima a frenare, infine (nel ’68)
a bloccare il sinistro meccanismo giudiziario
che conduce in alcuni stati alla sedia elettrica,
in altri alla camera a gas (Si noti che soltanto nove siati sono giunti, fino ad oggi, all’effettiva abolizione delltf pena di morte).
Nel giugno scorso, i nemici della pena di
morte riportarono una delle loro più importanti vittorie, quando la Corte Suprema degli
U.S.A. decise che è contrario alla costituzione
il divieto, ad una persona dichiarantesi opposta alla perni di morte, di far parte d’una
giuria. Infatti, fino a quell’epoca, ogni avvocato di parte civile si riteneva in dovere d’interrogare i candidati di giuria sulle loro convinzioni, e di scartarli se questi riconoscevano
onestamente d’essere ostili alla pena di morte.
Questa decisione della Corte Suprema promuoverà (in parte ha già promosso) la revisione della maggior parte delle cause dei
condannati che attendono l esecuzione ».
I nemici della pena di morte, in USA, non
si accontentano di questa loro campagna. « In
particolare essi si battono, da diversi anni, per
ottenere che la pena di morte sia dichiarata
contraria alla costituzione. Essi considerano
tale pena contraria all’“ottavo emendamento",
che proibisce ogni punizione crudele ed “eccezionale” (Non è però spiegato il preciso significato di questa parola). La Corte Suprema
della California ha recentemente respinto questa tesi, con quattro voti contro tre. Comunque sia, si può affermare che si assiste ad
“un’abolizione de facto della pena di morte.
Quanto più lunga sarà quest’abolizione de
facto, tanto più difficile riuscirà un giorno il
riaprire le porte della camera a gas, per infornarvi centinaia di povera gente" (Parole di
Greenberg, direttore del citato ufficio della
N.A.A.C.P.). In questa lotta, il miglior alleato dei nemici della pena di morte, è ancora
l’intrigo, confuso ed incoerente, della procedura americana ».
DE GAULLE E LA CECOSLOVACCHIA
Che De Gaulle si disinteressi della Cecoslovacchia, è cosa ben nota e variamente interpretata. Si è per es. voluta cercare una spiegazione semplicemente sentimentale o di coscienza : « la sorte di quel disgraziato paese
non toccherebbe il suo cuore ». Contro questa
spiegazione, il giornale « La Nation » del 3-4
corrente reagisce come segue.
« Questo significa non capir nulla dell’arte
a cura di Tullio Viola
politica, quando questa si esercita ad un
certo livello. Infatti che cos’è che importa ai
Cecoslovacchi? Importa proseguire, nel modo
migliore possibile date le circostanze attuali,
il loro tentativo di liberazione. (...) Orbene da
chi dipende questa loro possibilità? Dall’URSS,
più precisamente dalla prospettiva di vedere i
dirigenti dell’URSS inclinare progressivamente verso la tolleranza, come la stessa natura
umana richiede, e finisce sempre, un giorno o
l’altro, per imporre. Quei dirigenti stessi non
Pignorano, ne ignorano che, come lo ha constatato De Gaulle, l’Europa dell’Est è in
piena “evoluzione”.
Ne segue che il solo modo d’aiutare i paesi
dell’Est (dal momento che l’Occidente non
ha evidentemente alcuna intenzione di “liberarne” qualcuno), è quello di continuare a
sviluppare i contatti, questi essendo i soli suscettibili di condurre alla distensione. E la distensione è la sola capace, nell’interesse dell’intero continente, di affrettare una qualche
osmosi fra quelle che, in fondo, non son altro che due diverse forme di capitalismo. Ma
quando non si ha alcuna possibilità di far
subito qualcosa di utile per un paese, e se ne
ha invece molta a distanza di tempo, conviene
offrir l’agresto alla più grande potenza europea, affinché i suoi denti ne siano allegati? ».
L’articolo de « La Nation » ci sembra un
segue da pag. 1
xisti a sostegno della loro scuola
di Stato. Non si può infatti appellarsi, in sede religiosa, alla laicità
dello Stato e delle sue istituzioni,
come di origine protestante, e farne il cardine per una nostra posizione di separatismo assoluto fra
chiesa e stato, e nello stesso tempo denunciare e condannare, in
sede politica, tale posizione di laicità, di libertà per tutti, di stato
di diritto, come espressione di
una classe, in nome della sacralità
storica di un’altra classe.
Non si può sostenere il principio che la chiesa non deve finanziare opere, come le scuole, in surroga dello Stato, in quanto si considera che lo Stato è in grado di
realizzarne tutte le finalità, e nello
stesso tempo pretendere e far si
che la chiesa operi ed agisca, quasi
vocazionalmente, in surroga di
partiti o di movimenti politici.
Non si capisce perchè la chiesa,
per principio, non dovrebbe finanziare, senza oneri per lo Stato,
scuole proprie, e dovrebbe invece
stipendiare del personale e finanziare degli organi di stampa che
propagandino, in forma massiccia
e sistematica, molto spesso acritica e dogmatica, delle ideologie politiche nell'alveo ben preciso dell’azione di alcuni partiti politici.
* * *
Quanto al fatto che la scuola è
diventata « di massa », è chiaro
che qualora la chiesa ravvisasse
l’opportunità di avere delle scuole
proprie con finalità che le qualifichino in modo autonomo rispetto
a quello dello Stato, non si può
più parlare di surroga ed è del
tutto indifferente il valore percentuale che le sue scuole possono
rappresentare nella massa delle
altre scuole. La massificazione non
è ancora diventata per noi un articolo di fede.
I problemi di contenuto, significato, rispondenza delle nostre
scuole a interessi locali, l’oneroso^
problema finanziario sono questioni che non vanno confuse con questi problemi di fondo. -T
Giorgio Peyronel (
esempio interessante di aberrazione morale e
politica. Anzitutto esso pone male il problc
ma, pretendendo confutare una tesi già de
bole per sé stessa : infatti solo gl’ingenui possono credere che De Gaulle sia mosso, nella
fattispecie, da motivi sentimentali o di coscienza. Ma, in secondo luogo, il ragionamento de « La Nation » è sofistico per molte
ragioni.
(Da « Le Monde » del 4 e del 5-6
gennaio 1969).
.imiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiNiiiiiiiiii|iimiiiiimiiiiiiiiimii>iMiiimiiminimmiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiHim‘iiiiiiiiiiii!
Il convegno MCS ad Agape
La contestazione nella Chiesa
In coda al campo invernale che
aveva come tema la contestazione
nella chiesa, si è riunito ad Agape
un buon gruppo del Movimento Cristiano Studenti per riesaminare il lavoro svolto soprattutto in questi ultimi anni e nello stesso tempo per cercare, in base alle esperienze dei vari
gruppi, una linea di azione comune
per il nostro anno. E’ stata una sorpresa per molti constatare che i gruppi
M.C.S. sono ormai una realtà esistente dalle Alpi alla Sicilia: e là ove la
sigla M.C.S. viene usata impropriamente, si è potuto altres', notare che
la linea di azione e di analisi sia teologica che politica è comune (naturalmente non in senso cattolico).
Non è il caso di riassumere qui la
rélazione di Mario Miegge che esaminava la linea di lavoro del M.C.S. dal
dopoguerra in poi, tanto più che su
altra stampa si potrà leggere il testo
completo. Ci limiteremo perciò ad alcune considerazione personali.
Buona parte degli evangelici italiani si spaventa quanto ode la famigerata sigla M.C.S.: si potrebbe dire addirittura che M.C.S. e interruzione dei
culti o contestazione sinodale siano
una unica cosa. In verità c’è molto di
più. In sintesi, si può dire del M.C.S.
che non è una setta di eretici più o
meno credenti o più o meno marxisti,
ma una parte della gioventù evangelica italiana che ha svolto una analisi ed una riflessione sia teologica che
politica e che è arrivata a determinate ed abbastanza precise posizioni. A
questo proposito si possono citare come esempi almeno un paio di quaderni
che rivelano questa riflessione e questa analisi di cui abbiamo parlato :
« Il problema del mezzogiorno d’Italia», diffuso a cura del M.C.S., o il
più recente « La grande svolta », un
saggio di teologia protestante dal liberalismo al rinnovamento teologico,
pubblicato grazie all’aiuto del M.C.S.
(cfr. nota p. 1).
Questo esempio è forse esemplifica
tivo dell’impegno che il M.C.S. si è
proposto: da una parte una analisi
economica e politica dei fattori in cui
ci si trova a vivere, dall’altra una riflessione teologica sul nostro essere
e sul nostro agire come uomini in
questa storia.
Così le varie azioni di impegno pratico, sia il lavoro che si svolge nel Movimento Studentesco, sia quello nell’ambito ecclesiastico (si è preso atto
con viva speranza del lavoro che gruppi di giovani hanno intrapreso proprio
alle Valli Valdesi) sono dei tentativi
— e come tali vanno considerati — di
verificare questo lavoro di analisi e di
riflessione. Ed è verso questa prospettiva che la discussione del Convegno
si è orientata:
Sempre in sintesi essa si è articolata nei seguenti punti : 1 ) Rapporti con
il Movimento studentesco ed operaio;
2) Rapporti con i gruppi cattolici del
dissenso; 3) Rapporti con l’ambiente
protestante italiano (soprattutto in
vista del Congresso GEI; 4) Puntualizzazione del lavoro svolto alle valli;
5) Relazioni internazionali. (L'M.C.S.
infatti è una organizzazione internazionale).
E’ chiaro che quanto si parla di rapporti e di relazioni tra vari gruppi,
ciò comporta una rete di collegamenti e di informazioni tra gli stessi onde
evitare degli inutili sprechi di energie
e di tempo: per questo il Convegno
ha deliberato di affidare a 5 persone
questo lavoro di collegamento che la
esistenza dei gruppi impone.
In termini molto spicci, la linea di
lavoro che ci si è proposta si può esprimere in questi termini: come necessità di un lavoro che si caratterizzi
come « profetismo », in una situazione che ne è la negazione più completa, e che rifiuti ogni tentativo di « avventurismo » di impegno che talvolta
ne è stata la inevitabile caratteristica.
Ermanno Genre