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Anno 113 — N. 11
12 marzo 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
URUGUAY
Una dittatura sotto inchiesta
Amnesty International ha lanciato per il mese
di febbraio-marzo una campagna di stampa a favore
dei prigionieri politici in Uruguay.
Il fatto che questa nota associazione internazionale, a carattere apolitico e aconfessionale, impegnata da anni per la difesa della libertà e dei diritti dei
prigionieri, denunci la situazione di un intero paese
sta ad indicare la gravità di una situazione.
La piccola repubblica sud americana vive oggi
infatti in una condizione non molto diversa da quella cilena sotto l’aspetto della violazione dei diritti
civili ma a differenza di quanto è accaduto nella dittatura di Pinochet, l’opinione internazionale sembra
essere del tutto disattenta alla tragedia uruguayana.
In un telegramma al Presidente Bordaberry
Amnesty International, per bocca del suo segretario
esprime preoccupazione per il fatto di « persone detenute per mesi senza possibilità di comunicare, torture fisica e psicologica, detenzione arbitraria ed altri provvedimenti caratteristici degli Stati totalitari
in contraddizione con le intenzioni proclamate dal
governo uruguayano, ad esempio col decreto del 5
giugno riguardo all’inviolabilità della corrispondenza ».
LAGER IN ITALIA; RISIERA DI SAN SABBA
Cè un perdono anche per i nazisti?
Confesso la mia ignoranza: fino a poco
tempo fa, cioè fino a che non c’è stato il
rinvio a giudizio di due imputati di strage,
non sapevo che anche in territorio italiano
fosse stato organizzato dai nazisti un campo di sterminio e che dal camino del forno crematorio fossero passate più di tremila persone. Conoscevo altri nomi, come
Dachau, Bergen Belsen, Mauthausen, Auschwitz e alcuni altri, ma la Risiera di San
Sabba a Trieste era per me un nome che
non diceva nulla. Forse perché non vi sono
state deportazioni in massa verso quel campo, nessuno delle mie parti vi è stato prigioniero o vi è stato eliminato, oppure perché in Italia si è parlato piuttosto poco di
quel campo in cui, data la vicinanza, potevano più facilmente essere implicati come direttamente o indirettamente responsabili uomini che dopo il 1945 in Italia ave
Guatemala:
SOS del C.E.C.
Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha
lanciato un appello urgente alle Chiesemembro (e quindi anche alle nostre) relativamente alla tragica situazione in
Guatemala, a seguito dello spaventoso
terremoto che l’ha recentemente devastato, e di cui ormai più nessuno parla. Su
una nazione dove già regnava la miseria
a causa delle sfrenate razzie delle multinazionali americane (banane, caffè, zucchero, tabacco) si è abbattuta questa nuova calamità che — oltre a decine di migliaia di morti — ha provocato centinaia
di migliaia di feriti, di malati, di senza
tetto. Il paese necessita di tutto: medicinali, attrezzature varie, cibo, case.
CoH’occasione ricordiamo le altre due
destinazioni del « Fondo » che vanno rispettivamente agli aiuti al Vietnam ed al
programma antirazzista del CEC.
I doni vanno inviati al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino, coll’indicazione della destinazione.
vano tutto l’interesse a dimenticare e far
dimenticare.
Se così fosse, c’è da augurarsi che nel
corso del dibattimento il discorso si allarghi e non ci si limiti a dire che dopo il 25
luglio 1943 tutta la zona intorno a Trieste
passò direttamente alle dipendenze del
Gauleiter Rainer come « litorale austriaco », che si riaprano le indagini per far
luce su ciò che il nazionalsocialismo è stato e su quali orrori ha lasciato dietro di sé.
E non certo per uno spirito di vendetta:
semplicemente per uno spirito di giustizia.
Se è vero, come scriveva Karl Barth nel
1945, che il « nazionalsocialismo non è solo
legato all’umanità, ma si confonde con essa », che « l’inumanità è stata elevata a livello di principio, di sistema e di metodo »,
è necessario che si sappia chi vi ha collaborato con entusiasmo, chi ha accettato questo metodo e questo principio. Ed è necessario perché non si dimentichi a quali aberrazioni può portare lo spirito dell’uomo
quando pretende di innalzarsi al rango del
divino. Non dimentichiamo il « Goff mit
uns » e le molte altre forme religiose di cui
il nazionalsocialismo era impregnato!
Se poi pensiamo che molti dei maggiori
responsabili sono riusciti a mettersi in salvo, trovando rifugio in terre ospitali e discrete, come il Brasile, oppure si sono costituite in colonie armate, veri e propri stati all’interno di altri stati, sfidando l’autorità legittimamente eletta dal popolo e contribuendo, in una con altre forze conservatrici, al suo abbattimento, non possiamo
non rimanere sbigottiti e come senza fiato.
Occorre almeno che non venga alimentata
l’ignoranza su ciò che è stato, che si sappia
e si impari a non ripercorrere né per poco
né per molto quella strada. E per questo
trent’anni non sono troppi, non valgono a
coprire l’inumanità.
Ma contemporaneamente al processo di
San Sabba i giornali riportano altre notizie: Herbert Kappler, comandante della polizia nazista di Roma e responsabile della
deportazione di oltre mille ebrei (ne tornarono 15!) dopo che questi avevano raccolto 50 chilogrammi d’oro per la loro in
columità, responsabile della strage dei 335
ostaggi mitragliati alle fosse ardeatine, condannato all’ergastolo che sta scontando nel
carcere militare di Gaeta, è malato gravemente e ricoverato all’ospedale del Celio a
Roma. La moglie spera nella grazia.
Sono sei i criminali di guerra attualmente ancora detenuti che stanno scontando
l’ergastolo: tre in Olanda, uno a Berlino,
uno in Polonia e Kappler a Gaeta.
Il Präses della Westfalia, ora in pensione, incaricato dal Sinodo delle chiese evangeliche tedesche della cura d’anime nei confronti di questi prigionieri, ha chiesto al
Sinodo di esprimere la sua opinione sulla
condizione di questi sei prigionieri. Egli dichiara che, dopo trent’anni di carcere, tenendo conto della salute molto malferma, si rischia di colpire la inumanità del
passato con una nuova inumanità. Egli si
chiede anche se la Comunità Europea si
possa reggere solo sui commerci e sulla solidarietà difensiva, oppure non debba « essere presente almeno una scintilla di disponibilità alla riconciliazione». Il Sinodo ha
chiesto ai cristiani di impegnarsi perché
venga concessa la grazia ai sei. Questa decisione è stata votata con sole due astensioni.
A me pare che questa richiesta del Sinodo tedesco vada presa sul serio. E non ci
vedo nessuna contraddizione con quanto dicevo più sopra. Vogliamo mantenere dei
« segni » visibili di come noi giudichiamo
il nazionalsocialismo e le sue aberrazioni?
Ricerchiamo però la giustizia e non la vendetta. O quel che è peggio, non crediamo
di mettere a tacere la nostra coscienza con
uno spirito di pseudo-giustizia mantenendo
in carcere indefinitamente quelli che si sono
fatti prendere, dimenticando tutto il resto
e tutti gli altri. A me pare che per questi
sei sia giunto il momento di dire che non
vogliamo lasciar tramontare il sole sopra
il nostro cruccio (o la nostra ira), per quanto giustificato quel cruccio possa essere stato ed essere ancora oggi.
Grazia per chi è stato punito; giustizia
per chi finora è sfuggito.
Bruno Bellion
Guai a chi
fa decreti
iniqui
ISAIA 10; 1
E chi è che fa decreti iniqui? Ai
suoi tempi, il profeta Isaia lo sapeva esattamente: egli partecipava alla vita pubblica, si occupava
di politica, e sapeva, bene a chi si
riferiva, quando parlava di « quelli che fanno decreti iniqui », « redigono sentenze ingiuste », spogliano i poveri, « aggiungono casa,
a casa »...
Oggi i buoni cristiani sollecitano decreti iniqui, detestano che ci
siano altri credenti che si occupano di politica, e ci dicono « Che
tempi! che tempi! ». Intanto come
una marea sale il marciume d’una
società in putrefazione, ognuno si
affanna a difendere quanto personalmente lo riguarda, e il bene
comune resta solo argomento di
esercitazioni rettoriche.
Mentre dobbiamo reclamare a
gran voce che se ne vadano dai posti di maggiore responsabilità, dal
potere, corruttori e corrotti, noi
semplici cittadini, semplici credenti, rifacciamoci dalle cose piccole, che fanno la nostra giornata:
non diamoci malati se non è vero^
e non frodiamo; non gettiamo i
nostri rifiuti dove capita per protestare poi contro la nettezza, urbana; non guidiamo l’auto senza
regola per poi dire che il trapico
è caotico e pericoloso; trattiarno
le cose e le questioni di tutti i cittadini con la stessa attenta cura
con cui ci preoccupiamo di ciò che
personalmente ci riguarda.
Insomma, non si tratta ne dimodesti moralismi né di suggerimenti ovvi, ma di intendere corne
nella situazione di emergenza del
paese, ognuno può e deve collaborare a una ripresa che, contemporaneamente, chiede atteggiamenti
respofisabili dal busso coftie duil’alto.
Amare il prossimo, oggi, è operare perché il nostro paese abbia
sa che esprima una base popolare
nuova e diversa. In questo v’è
spazio per una testimonianza.
Luigi Santini
IN QUESTO NUMERO
■ Esegesi biblica 2
■ Africa del Sud : le chiese
di fronte all'apartheid 3
• Seminario sulla chiesa
confessante: l'avvento
del nazismo 3
■ Scheda su Israele 4
■ Dalle nostre Chiese 5
I Cronaca delle Valli 6-7
2
12 marzo 1976
a colloquio
con I lettori
Noi viviamo oggi in una chiesa che, malgrado
le affermazioni teoriche sul sacerdozio universale
dei credenti, è organizzata in pratica su una base ben diversa: quella della divisione dei credenti, in due classi ben distinte, il clero e i laici, di
qua i pastori professionisti della religione, di là
la massa dei semplici iscritti. Dal punto di vista
di Paolo l’errore di questo modo di vedere consiste
nella formazione di due classi contrapposte di
cui, nella realtà dei fatti, una diventa classe attiva, l’altra classe passiva. Se la chiesa è un corpo secondo rimmagine di 1 Corinzi 12, avere
membra attive e membra passive vuol dire che
parte del corpo è in stato di paralisi.
Rinnovare la chiesa significa guarire questa
paralisi, ridare vitalità a tutte le membra riscoprendo i doni che il Signore ha dato a ognuno
dei credenti. La comunità infatti ha bisogno di
diversi servizi e non di un servitore che sia una
persona speciale, ha bisogno di diversi ministeri
e non di un ministro. In altre parole la comunità
ha bisogno della predicazione ma non di un predicatore titolare stipendiato. Lo stesso dicasi del
catechismo, deUa cura d’anime e di ogni altra
attività. Il problema di fondo non è una maggior collaborazione laica, bensì la sclericalizzazione della chiesa.
E qui si innesta un altro discorso, collegato
però al primo, un discorso inerente al corpo pastorale, che tutt’ora accentra il monopolio dirigenziale delle nostre comunità. Ritengo che il
formarsi e lo svilupparsi di una chiesa basata
sul sacerdozio universale dei credenti, richieda
quale condizione pregiudiziale lo scioglimento
deUa compagine pastorale. Motivo primario per
cui ritengo necessario questo scioglimento, è la
situazione di privilegio in cui viene a trovarsi di
fatto, la classe pastorale, rispetto aUe componenti
« proletarie » della nostra chiesa. Considero ingiusto il fatto, che a comunità formate in massima parte da operai e contadini, venga richiesto
di contribuire al pag£unento degli stipendi di
questa classe, e di numerose voci di bilancio inerenti e non aUe loro mansioni, (benzina e telefono, sono voci inerenti aUe mansioni pastorali,
non altrettanto luce, e riscaldamento).
Il tutto è un sistema, totalmente da rivedere;
neUa chiesa non dovrebbe esistere una categoria
di « professionisti deUa religione », costretti di
conseguenza a vivere suUe offerte dei membri
deUe comunità e sui redditi deUa chiesa stessa.
Questo vale anche per i pastori più giovani la
cui parola abbonda di concetti di uguaglianza di
classe. È giusto che la fede si esprima attraverso
la dialettica marxista, nella lotta per la creazione di una società egualitaria, ma prima di tutto
si cominci ad abolire le discriminanti aU’interno
della nostra chiesa.
In margine a questo discorso vorrei ancora aggiungere che l’elemento essenziale per la vita ed
il prosperare di una comunità, di una chiesa, è
la fede. Sulla base della fede si possono costruire
tante cose, anche senza cultura, senza preparazione specifica. Dove esiste la fede non sono necessarie le dotte elucubrazioni teologiche dei nostri conduttori spirituali. Non credo che Cristo
richieda approfonditi studi teologici, comunità
rette da un’élite intellettuale, ma piuttosto segni concreti di fedeltà espressi magari in modo
semplicissimo.
Queste mie opinioni espresse con molta franchezza, vorrebbero essere l’inizio di un dibattito,
di una ricerca comune, in senso costruttivo, per
una diversa impostazione deUa vita e della strutturazione di questa nostra chiesa valdese.
In questa lettera, del nostro lettore
Adelchi Ricca di Angrogna, vi sono molti
elementi che si prestano ad una riflessione, ma non tutti sono sullo stesso piano.
La riflessione sul ministero pastorale nel
quadro della comunità non è di oggi, sono 20 anni che se ne parla, ma la soluzione verrà quando i fratelli della comunità
assumeranno maggiori responsabilità; il
pastore è professionista della parola perché gli altri stanno zitti, e lo sa bene anche Ricca.
Per quel che riguarda invece il « costo »
del pastorato e la sua preparazione culturale si potrebbe discutere a lungo; c’è da
sempre nelle nostre comunità contadine
una vena di anticlericalismo, che si giustificava forse nei tempi in cui il pastore
era veramente il solo ad avere livello di
vita borghese, oggi si giustifica ancora?
Quanto poi allo studio non è diminuendolo che si aumenta la fede.
Il Direttore
ESEGESI BIBLICA
«Tacciansi ie donne
nelie assembiee»
Questo passo (I Cor. 14: 34-35) non può
essere studiato senza tener conto del suo
contesto, cioè di tutto il cap. 14. Paolo
parla da 12: 1 dei doni diversi che lo Spirito distribuisce nella comunità e nel cap.
14 si occupa del loro uso nelle riunioni.
Egli mette ben in chiaro che i doni dello
Spirito, e la loro manifestazione, non sono
fine a se stessi. Il loro scopo e il criterio
per giudicarli sono l’edificazione, la consolazione, l’istruzione dei fratelli. Soprattutto l’edificazione della comunità: Chi
profetizza parla un linguaggio di edificazione (v. 3); chi profetizza edifica la comunità (v. 4); chi parla in lingue dev’essere interpretato affinché l’assemblea ne
riceva edificazione (v. 5); i credenti cer
Una cultura teologica
al servizio della fede
Il secondo volume di « Introduzione al
Nuovo Testamento » del Corsani esce a
tre anni di distanza dal primo. Ci introduce alla lettura delle epistole e della
Apocalisse.
Ha due pregi indiscutibili. Innanzitutto
è un’opera a carattere scientifico, scritta
da im professore di Nuovo Testamento
che tiene conto dei recenti studi in materia e dei vari problemi che si pongono
allo studioso che si accosta a questa parte del Nuovo Testamento.
Ad. esempio, in quale epoca, in quale
circostanza, per quale motivo è stata
scritta questa o quell’altra epistola? E chi
l’ha scritta? È sufificiente che una determinata lettera porti tradizionalmente il
nome di Paolo, o di Pietro o di Giovanni per ritenerla veramente scritta da
quell’autore? E come si è formata la raccolta delle lettere che troviamo nel N.T.?
E ancora: qual’è l’autore, lo scopo e la
situazione che ha dato vita e forma all’Apocalisse?
Il Corsani introduce lo studioso nel
mondo delle metodologie seguite dagli
esperti per tentare di dare risposte valide a queste domande. Risulta che non è
sempre facile dare risposte chiare e uni
V
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Ih'o
« Allora Pietro, accostatosi a luì, gli domandò: Signore, se il mio fratello pecca contro di
me, fino a quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette?. Gesù gli rispose : Non ti dico fino
a sette volte, ma fino a settanta volte sette ».
(Matteo 18: 21, 22).
Anche se la trasmissione Protestantesimo di
questa settimana è stata interamente giocata intorno alla lettura e al commento della parabola
del servo spietato (Matteo 18: 23, 35), i versetti in apertura ne costituiscono il vero argomento..
Mai come in questi giorni di disordine e di
confusione, di nascente odio dell’uomo verso i
propri simili, di difficile attuazione perfino dì
una normale convivenza civile, il problema del
perdono è stato cosi attuale.
Come si ricorderà la parabola narra di un re
che, al momento di regolare i conti con i propri
servi, impietosito condona un enorme debito ad
uno di essi, il quale, per nulla toccato da tanta
generosità, quasi strangola un suo compagno di
lavoro che non può restituirgli una piccola somma di denaro.
Gesù intendeva chiarire i rapporti che devono intercorrere tra i discepoli (e quindi anche
nella Chiesa stessa) ma soprattutto fornire due
diverse chiavi di lettura.
Una prima più superficiale per porre in risalto, esaltato dall’enorme differenza tra le due
somme di denaro dì cui si parla neUa parabola, il
rapporto tra il perdono divino e quello umano
e una seconda che, più sottilmente, ricorda come la Chiesa non sia una fetta di Paradiso in
terra, ma qualcosa per incitare a lottare per il
bene attraverso il bene. L’amore di Gesù non è
quindi una conquista definitiva e immutabile,
ma una continua ricerca per nuovi rapporti di
amore e fratellanza.
Per questo, maggior risalto acquista la frase
di Pietro che introduce la parabola (« Quante
volte? Fino a sette? »).
Perdonare sette volte è molto: per Pietro è il
massimo, ma Gesù accresce quel numero, lo
moltiplica al di là del possibile; oltre il suo intrìnseco significato numerico Gesù dice : non
contare le volte che perdoni.
E la parabola chiarisce, una volta di più, che
solo Dio è il vero creditore e che il suo perdono non è una merce da acquistare o conquistare.
« Rimettici i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori » è scritto nel Padre Nostro,
ma si tratta di qualcosa che va oltre il superficiale significato di un Dio che regola contabilmente
il suo perdono a seconda del nostro. È l’amore
di Dio che cambia il nostro modo di essere e di
vìvere : la coesistenza di questo con il nostro
meschino odio è impossibile; la sua presenza quasi ci costrìnge ad amare e perdonare a nostra
volta.
Non deve quindi essere dimenticata l’importanza di queste chiare regole di vita delle comunità ecclesiastiche : amore, perdono, e misericordia degli uni verso gli altri. Fino a settanta
volte sette.
Paolo Andreotti
PROSSIMAMENTE
Il numero di Protestantesimo del 18 marzo
comprende un servizio filmato sull’aborto, un’intervista con il Segretario generale della CEvAA,
Victor Rakotoarimanana, ed un filmato sull’inaugurazione della nuova sede della libreria Claudiana a Torre Pellice.
voche. Perché? Quali sono le difficoltà
che si incontrano in questo lavoro di ricerca? Nell’esaminarle il lettore acquista
una capacità di discernimento e di scelta,
si trova in mano strumenti di valutazione e di critica che gli permettono di sapersi poi districare nelle varie ipotesi che
gli esperti portano avanti nei loro studi
in materia.
E inoltre il lettore acquista anche una
certa capacità di valutazione in quel che
riguarda l’importanza delle intenzioni e
delle prospettive delle -varie pagine o pericopi neotestameiitarie perché il Corsani
spiega il valore e la portata delle distinzioni nei brani biblici fra forme poetiche,
kerygmatiche, parenetiche, apocalittiche,
biografiche ecc. ecc.
ì II Gprsani, insomma, fa in modo che il
/lettore' si senta partecipe e coinvolto nel
metodo di ricerca e di analisi degli esperti, ne apprezzi la serietà e l’entusiasmo,
ne comprenda le difficoltà e le incertezze.
Il secondo pregio del libro è questo:
si sente che che l’autore, anche nella sua
veste di accademico, non perde la sua
sensibilità pastorale. Senza trasformare
la sua opera in un lavoro riduttivo di facile divulgazione la rende accessibile, con
tatto e piccoli accorgimenti, al livello
della maggioranza dei membri di una
qualsiasi comunità. Ad es. : è indispensabile nell’introduzione al N. T. usare alcuni
termini greci: ebbene ecco che l’autore
non li cita soltanto in greco, ma ne cura
anche la traslitterazione e la versione in
italiano. E cosi pure fa per le citazioni
latine di cui correda il volume: ne fornisce la traduzione tra parentesi. E ancora:
è assolutamente indispensabile porre nel
loro contesto certi brani o determinati
capitoli e versetti biblici. Per facilitare
questo compito il Corsani fornisce un
riassunto essenziale di ogni epistola e dell’Apocalisse.
Poniamo infine il caso dello studente
che voglia preparare una piccola ricerca
su un dato argomento, o del predicatore
che si accinga a fare l’esegesi di un testo
in vista della predicazione; tutti e due
desiderano avere sotto mano con facilità
altri testi o argomenti analoghi: l’indice
analitico contenuto per entrambi i volumi alla fine del secondo si rivela per essi
uno strumento indispensabile.
E tuttavia, anche in questo volume, il
Corsani si mantiene rigorosamente nel limite della scienza dell’« Introduzione » al
N. T. Il suo ottimo lavoro non è quello
di un commentario, non lo vuole essere.
Infatti l’autore stesso precisa : « L’introduzione è indispensabile come avviamento allo studio dei testi e del pensiero degli autori biblici, alla ricostruzione della
vita della comunità cristiana primitiva —
però è solo un inizio. Il vero lavoro costruttivo va iniziato a questo punto, avviando una ricerca esegetica personale o
di gruppo, per riscoprire il messaggio di
ogni pericope, di ogni scritto, di ogni autore del Nuovo Testamento. L’ambizione
dell’Introduzione è di portare i lettori a
questo punto, stimolandoli a quella ricerca che scava nel testo biblico per trovarne i tesori nascosti» (p. 5).
Bruno Costabel
chino di abbondare in doni spirituali per
l’edificazione della comunità (v. 12). Quando si è in molti a contribuire al culto,
facciasi ogni cosa per l’edificazione (v. 26).
Un altro fine dei vari doni è di far progredire la chiesa nella conoscenza: la parola dell’apostolo è utile se reca qualche
rivelazione o qualche conoscenza o qualche insegnamento (v. 6). L’ambizione di
Paolo è di dire parole comprensibili per
istruire anche gli altri (v. 19). Ma questo
vale per tutti, perché tutti a turno possono profetare affinché tutti imparino e tutti siano consolati (v. 31).
L’edificazione della comunità comporta
certe limitazioni. Una di queste è la rinunzia a parlare: se non c’è chi interpreti,
quelli ohe parlano in lingue si tacciano
nell’assemblea (v. 28). Se mentre uno parla, lo Spirito dà una rivelazione a uno
di quelli che ascoltano, il precedente si
taccia (v. 30). Dunque, bisogna accettare
di tacere per il bene comune, o per lasciare che l’assemblea sia edificata dai doni
e dalle rivelazioni di tutti: « Non disprezzate le profezie! » (I Tess. 5: 19-20).
Un’altra limitazione è la sottomissione
reciproca: per poter parlare tutti, a turno, gli spiriti dei profeti sono sottoposti
ai profeti (v. 32) perché Dio non è un Dio
di confusione (v. 33).
4^ %
Situato in questo contesto, il passo sulle donne appare in un’altra luce: anzitutto è chiaro che non c’è un’opposizione
pregiudiziale. Non si tratta di « antifemminismo » o di impossibilità costituzionale, per la donna, di prendere la parola nelle riunioni dei credenti. La prova è ciò che
Paolo dice in 11: 4-5 della stessa lettera,
dove spiega a quali condizioni formali
una donna può pregare o profetizzare
(cioè predicare).
Il «tacere» prescritto in 14:34 potrebbe dunque essere simile a quello dei vv.
28 e 30, essere cioè una rinunzia a consumare tempo e attenzione dell’assemblea
non per « profetizzare » ma per fare domande, non per « insegnare » per pef imparare qualcosa (v. 35).
4= ♦ ♦
I pareri dati da Paolo in questo capitolo non hanno carattere autoritario o ultimativo. Dopo aver messo in dubbio l’utilità immediata del parlare in lingue (vv.
1-25), conclude il capitolo con quest’esortazione significativa: Bramate il profetare, e non impedite il parlare in altre lingue (v. 39)! E alla luce deH’insistenza sull’edificazione, l’ultimo versetto ogni cosa
sia fatta con decoro e con ordine non è
un’esaltazione del « decoro » e dell’« ordine » come valori astratti, ma può essere
più fedelmente parafrasato cosi: « La partecipazione di tutti al culto non sia confusionaria „al punto da impedire l’edificazione dell’assemblea ».
Nella stessa prospettiva, è possibile che
i w. 34-35 vogliano dire: le donne rinunzino a chiedere la parola per domandare
spiegazioni che possono avere poi a casa
dai loro mariti; anche se è un loro diritto
legittimo (ma egoistico), lascino lo spazio ad altri interventi che possono istruire o consolare l’assemblea. Anche Calvino
dice: C’est au lecteur de considerer prudemment, que les choses desquelles il est
traité yci, sont indifférentes: esquelles il
n’y a rien illicite, sinon ce qui repugne à
honnesteté et édifìcation.
NeH'invito a trasferire i chiarimenti ad
altra sede, con il proprio marito, scopriamo forse una delle cose che potevano risultare contrarie aH’edificazione dell’assemblea: il sorgere di un’accesa discussione fra moglie e marito? Qppure c’era a
Corinto, per una specie di « femminismo »
gnostico, la tendenza da parte delle donne a interloquire durante il culto non per
l’edificazione della comunità (v. 12) ma
per mettersi avanti, per affermare i loro
diritti, addirittura per provocazione? Non
lo sappiamo, ma è possibile. Il rimprovero di Paolo — se è autentico — ' è rigorosamente contingente. Lo prova la legittimità senza ombra di dubbio in 11: 5.
B. Corsani
BRUNO CORSANI, Introduzione al
Nuovo Testamento, voi 2 - Epistole e Apocalisse, pp. 331, L. 5.800, Claudiana, Torino, 1975.
' I più recenti commentari alla I Cor. (Barrett, Conzelmann) considerano i vv. 34-36 un’interpolazione tardiva, perché
— una parte della tradizione manoscritta li porta dopo il V. 40;
— il linguaggio non è paolinico;
— il pensiero è in contrasto con 11: 5 ;
— il V. 37 si collega meglio al v. 33 che al nostro passo.
3
12 marzo 1976
SUD-AFRICA
Razzismo : da che parte sta la Chiesa ?
Il programma di lotta al razzismo promosso, già da tempo, dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (C.E.C.), sta suscitando una valanga di polemiche nelle
chiese evangeliche sudafricane. A livello
ufficiale, non è un segreto per nessuno,
le chiese evangeliche sudafricane avanzano forti riserve sul programma antirazzista del C.E.C. nonostante che la ’’maggioranza silenziosa’ nera, da un po’ di
tempo in qua, ha cominciato a farsi sentire.
Nella sua conferenza annuale, il Consiglio delle Chiese dell’Africa del Sud,
così, informa M, Buthelezi in una corrispondenza al periodico protestante francese « Christianisme au XX siècle », ha
deciso di votare una risoluzione che mette in discussione la stessa unità della
chiesa.
Tale presa di posizione deriva da un
fatto relativamente nuovo. Alcuni membri di chiese evangeliche dell’Africa del
Sud, che vivono da tempo in esilio, si sono trasformati in guerriglieri contro il
regime razzista del loro stesso-Paese. La
questione è dunque questa; come può la
chiesa esercitare la propria funzione pastorale o conservare l’unità quando i suoi
membri combattono gli uni contro gli
altri?
La chiesa può schierarsi tutta da una
parte e dimenticare così che è anche pastoralmente responsabile di coloro che
oggi lottano come guerriglieri? Il cristianesimo europeo è stato un fatto di divisione aU’interno della comunità nera.
Spartendo innanzi tutto tra cristiani e
non cristiani e poi, trasferendo meccanicamente le dispute religiose europee del
XVI secolo, ha continuato a disintegrare
la comunità dividendo i cristiani inglesi
da quelli tedesco-luterani, i battisti americani dai metodisti etc. Esistono, in Africa del Sud, naturalmente delle chiese se
Il popolo e la terra
Schiavismo e razzismo s’intrecciano. La
mano bianca incatena quella nera; tutte
e due debbono essere liberate.
« Il Sudafrica è ricco, il paese più ricco
ed economicamente più sviluppato del
continente africano. Possiede grandi risorse naturali, la più Importante di queste rimane l’africano sottopagato, il cui
lavoro procura alla minoranza europea
il più alto reddito pro-capite dell’Africa
e uno dei più alti del mondo. Solo Usa,
Canada e Svezia hanno un reddito procapite più alto di quello del Sudafrica
bianco.
Secondo il censimento del 1970 la popolazione totale è di 21.282.000 persone. Di
questi il 69,7% pari a 14.893.000, sono africani; gli europei sono il 17,8%, cioè 3.800
mila; i Coloureds, meticci, il 9,7%, cioè
2.000.0000 e gli asiatici il 2.8% cioè 614.000.
(...) La popolazione europea del Sud
Sabato 28/2 il gruppo giovanile
evangelico di Torino ha ascoltato
con vivo interesse Tintervento di G.
Rochat sulTavvento del Nazismo in
Germania, il primo di una serie di
studi sulla chiesa confessante in Germania organizzato dal gruppo stesso in vista di un prossimo viaggio di studio in Baviera.
G. Rochat ha sottolineato
che la storia del Nazismo in
Germania non è legata alla responsabilità di un solo uomo,
Hitler, ma a tutta la storia
tedesca.
Nel 1918 la Germania perde
la 1“ guerra mondiale, il potere imperiale crolla ed essa
deve sottostare alle dure condizioni di pace impostale con
la Pace di Westfalia. Sorge
così la Repubblica di Weimar
(1918-1933) da quelle stesse
forze di destra, latifondisti e
grandi industriali su cui si
fondava l’impero precedente.
Cambio di etichetta quindi e
non profondo cambiamento
sulla spinta di un movimento
popolare come invece è avvenuto in Italia con la Resistenza dopo il crollo della monarchia. Nella Repubblica di Weimar il P.C.D. ed il partito socialdemocratico non avranno
mai un potere effettivo, ma
saranno tollerati come una
necessità transitoria della destra. Nel 1929 la Repubblica
di Weimar ha una forte scossa determinata dalla crisi economica che partendo dall’America mette in crisi totale
e profonda l’industria tedesca, che si basava essenzialmente sui prestiti americani
concessi dopo la guerra. Inoltre le banche americane tentano di recuperare gran parte
del loro capitale in Germania
per tamponare la crisi in
America, aggravando la crisi
tedesca.
La crisi economica in Germania determina anche una
crisi all’interno dei partiti incapaci di trovare delle soluzioni per uscire dalla crisi.
Questa incapacità fa nascere
sfiducia e sconforto all’interno del movimento operaio
_______CHIESA CONFESSANTE - 1
L'avvento del nazismo
(nel 1929 si contano 6 milioni
di disoccupati) nei confronti
dei partiti di sinistra e quindi determina uno spostamento a destra, fe in questo
momento di crisi e di disoccupazione totale che in
Germania si fa avanti il partito nazional-socialista dei lavoratori, partito di destra
fondato da Hitler ed imparentato con il fascismo. Fino ad
allora era stato un piccolo
partito senza alcun peso per
la politica tedesca (nel 1928
aveva ottenuto solo il 2,6%
dei voti), ma da quel momento diventa il punto di coagulo
per tutti coloro che vedevano
nelle promesse il Hitler delle
garanzie per un avvenire migliore. La propaganda nazionalista fa leva sul patriottismo, sulla sfiducia e sullo
sconforto delle masse e soprattutto sull’odio verso gli
ebrei che aveva profonde radici popolari.
Hitler riesce a convincere il
popolo tedesco che la colpa
della rovina di un popolo cosi forte era da attribuire a
qualcosa di esterno al popolo
tedesco e quindi agli ebrei, diversi dai tedeschi alti e biondi. Si tratta di un fenomeno
di razzismo di massa con ragioni e motivazioni ben precise anche di carattere psicologico, che serviva a scaricare verso qualcosa di ben identificato che diventava colpevole la sfiducia e lo sconforto delle masse tedesche.
La barriera esistente verso
gli anni ’50 a Torino fra i terroni e i piemontesi costituisce lo stesso fenomeno di razzismo, condiviso con sfumature diverse da tutta una serie di persone (dall’operaio,
al signore per bene, alla
« Stampa ») e che ha ragioni
psicologiche ben precise; serviva a scaricare i propri sen
timenti e le proprie frustrazioni verso qualcosa di diverso ed esterno alla nostra realtà quotidiana.
Il razzismo antimeridionale
si fondava suH’identificazione
di inferiore secondo criteri di
razza, per cui il meridionale
è diverso perché parla in modo diverso e perché con tutti
i suoi problemi non ci lascia
tranquilli ma ci crea continuamente dei problemi.
I programmi politici di Hitler erano molto confusi, ma
egli prometteva lavoro per
tutti e rialzo della potenza tedesca.
Nelle elezioni ancora libere
del 1932 il partito nazista ottiene il 37% dei voti ottenendo la maggioranza con l’appoggio degli altri partiti della
destra; esso ebbe inoltre l’appoggio ed il consenso dei partiti della media borghesia, dei
contadini, degli operai, della
grande industria tedesca della
Chiesa e dell’esercito.
II 30.1.’33 Hitler è nominato cancelliere, il 5.3 nelle elezioni già manipolate dal terrore e dalla polizia tedesca
egli ottiene il 44% dei voti ed
il 23 marzo il Parlamento gli
vota i pieni poteri; i sindacati
ed il Parlamento vengono
sciolti.
Nell’estate del 1933 si hanno i primi campi di concentramento che accolgono i quadri dirigenti del partito comunista e socialdemocratico e
dei sindacati, eliminando così ogni forma di opposizione
organica.
Salito al potere Hitler riesce ad eliminare nel giro di
pochi mesi la disoccupazione
finanziando tutta una sorte
di lavori pubblici (nasce la
rete autostradale) e mettendo
così in moto l’industria tedesca per riarmare la Germania.
Il riarmo era finalizzato ad
una guerra europea che avrebbe permesso alla Germania
di avere il predominio sull’Europa e di fare pagare il
riarmo agli Stati Uniti.
Il carattere ’’bellicoso” è infatti una caratteristica dominante del nazismo. Del resto
il fascismo italiano in questo
non era da meno.
Inoltre Hitler programma
una guerra d’espansione verso
l’Europa Orientale dove avrebbe trovato materie prime
e un mercato sicuro per
smerciare i propri prodotti
senza il pericolo della concorrenza.
Hitler aveva in mente un
programma pazzesco da realizzare dopo la vittoria dell’esercito tedesco in Russia;
eliminazione dei dirigenti del
partito comunista e della classe dirigente, niente industrie,
creazione di tanti villaggi agricoli, utilizzazione delle materie prime, assistenza medica
minima ed infine installazione
di altoparlanti che trasmettessero musica da ballo.
È un programma allucinante, ma è quello che i paesi
europei hanno fatto in Africa;
hanno preso l’africano di razza inferiore, lo hanno usato
come manodopera per la lavorazione delle materie prime, non hanno creato industrie ma hanno sfruttato quelle già esistenti, gli hanno venduto i loro prodotti.
Tutto ciò ci fa comprendere che il razzismo c’è Tabbiamo tutti dentro e non è altro
che il portare aU'estremo i
peggiori aspetti della nostra
civiltà per cui tutta la società
è responsabile di fronte al fenomeno del razzismo.
Pertanto la responsabilità
dell’antisemitismo non è da
attribuire ad un uomo solo
ma all’intera società tedesca.
echi
dicenti multirazziali ma mai come oggi
scoprono la superficialità deU’immagine
che loro stesse si sono create.
Infatti i_ poveri possono veramente partecipare ed appartenere alla stessa chiesa che appoggia il regime che li rende
poveri? Possiamo, cos) si chiede Buthelezi un luterano nero, prendere parte alla Santa Cena quando sappiamo che la
pianificazione economica programma una
ingiusta distribuzione, tra bianchi e neri, dei beni materiali che sono un dono
di Dio?
Il protestantesimo sud-africano è di
fronte a profonde divisioni denominazionali, razziali ed economiche che si sono
decisamente aggravate.
Le contraddizioni che il cristianesimo
sudafricano porta con sé non si risolveranno in fretta. Neppure il programma
di lotta al razzismo proposto e sostenuto dal C.E.C. è una via di facile risoluzioile. Eppure, sinora, sembra essere il primo passo per uscire, con difficoltà, da
una situazione di grave ingiustizia.
africa è la più numerosa rispetto al resto
dell’Africa.
Gli europei di origine olandese, gli Afrikaner, che parlano l’afrikaan, costituiscono più del 55% della popolazione biarica
e controllano rigidamente la vita politica
del Sudafrica attraverso il Partito nanonalista sudafricano. Gli europei di origine britannica sono più favorevoli invece
aU’United Party, da cui si è staccato il
Progressive Party, molto meno forte dei
due precedenti ed alimentato da Oppenheimer, il magnate dei diamanti, l’uomo
più ricco del continente, padrone dell’Anglo-American Corporation, gruppo gigante che ingloba i due terzi dell’esportazione ».
(da G. Cerasi; Pax Boera, Roma 1974).
dal mondo cristiano
METODISTI TEDESCHI
La chiesa evangelica metodista tedesca
(EMK) ha pubblicato un documento per
l’orientamento teologico dei credenti sul
tema del matrimonio.
Tutte le comunità metodiste sono invitate a studiarlo per la « Conferenza centrale » che si terrà nel 1977.
A proposito del matrimonio dei pastori, il documento dice ; « I ministri di culto e le loro mogli non vanno considerati
dei rappresentanti di ima pietà particolare; tuttavia un pastore divorziato non
dovrebbe continuare a svolgere il suo
ministero pastorale».
(E.P.D.)
JOHANNESBURG
Il censimento sull’appartenenza religiosa della popolazione in Africa del Sud ha
dato, così dichiara il direttore dell’équipe
ecumenica di ricerche religiose, dei sorprendenti risultati.
L’Africa del Sud è generalmente considerata come un Paese cristiano. Tuttavia
il gruppo religioso più consistente non è
cristiano. Infatti più di quattro milioni
di adepti, vale a dire il 22,47% della popolazione totale, appartengono alla religione tradizionale africana e sono animisti.
(K.I.P.A.)
Tullio Vinay a Torino
In una saletta parrochìale cattolica di
corso Telesio, in collaborazione col Sermig (servizio missionario giovanile) il pastore Tullio Vinay ha tenuto, sabato 6
sera, la sua conferenza sul Vietnam e sulle sue prospettive di riunificazione e di
rinascita.
Scopo di questo giro di conferenze in
Italia ed all’estero è di suscitare a tutti i
livelli (persone singole, organizzazioni,
chiese, uomini politici e di governo) un
rinnovato e costante interesse per questo
popolo, dal quale ci viene una straordinaria lezione (esso è buddista al 90 per cento) di concordia e di comime volontà di
rinascita, in modo che i necessari ed urgenti aiuti avvengano il più possibile a
livello mondiale, per evitare strumentalizzazioni e « protezioni » egemoniche.
Simpaticamente presenti alcuni studenti vietnamiti che si sono inseriti nel dibattito sottolineando che il Vietnam è un
paese unico, con una sola lingua, tma sola cultura, per secoli oppresso ed occupato, e che ora ha abbattuto l’ultima falsa barriera di divisione fra nord e sud.
Hanno collaborato: Renato Coisson,
Ivana Costabel, Franco Davite, Dino
Gardiol, Teofilo Pons, Giuseppe Platone, Mauro Gardiol, L. Coisson.
novità
ciau
1 dia
T na
Witte - Grubben - Gottschalk
Omosessualità
e cosclenia cristiana
Prefazione di Paolo Ricca
pp. 128, L. 1.700 (P.C.M., 28)
— Innumerevoli pregiudizi rendono difficile il dibattito sull’omosessualità.
L’Associazione psichiatrica americana l’ha cancellata dai « disturbi mentali », ma la morale e la teologia non ne ha tenuto conto. Un
problema umano e sociale di enorme portata; è giustificato il cumulo di sofferenze che la nostra società infligge agli omosessuali con il
suo rifiuto?
Paolo Ricca affronta per la prima volta le complesse implicazioni
teologiche sollevate dalla nuova
comprensione del «prossimo omosessuale ».
La « Dichiarazione vaticana » è
una risposta cristiana?
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1
c.c.p. 2/21641 - 10125 TORINO
4
12 marzo 1976
FEBBRAIO - MARZO 1976
Campagna contro la tortura
in Uruguay
Abbiamo già segnalato sul
n. 5 la tragica situazione in
cui si trova oggi la vita civi
Da Svizzera
a Cile
Fino alla fine degli anni ’60 l’Uruguay godeva nel mondo la fama di Paese tranquillo e democratico, ed era noto come «La
Svizzera dell’America Latina »
Ma in seguito all’immobilismo
del suo sistema parlamentare e a
problemi sociali ed economici, si
trovò al centro di contese e violenze che coinvolsero buona parte del Continente, con conseguenze disastrose per i diritti civili e
umani dei suoi cittadini.
Furono introdotte misure rigorose e pietate per combattere le attività, spesso violente, del
Dalla dichiarazione
aniversale dei
diritti dell'nomo
Art. 5
Nessun indivìduo potrà essere sottoposto a tortura
o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o
degradanti.
Art. 9
Nessun individuo potrà
essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
Art. 18
Ogni individuo ha diritto
alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione;
tale diritto include la ll’bertà di cambiare di re»
ligione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e
sia in pubblico che in privato, la propria religione
o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.
Art. 19
individuo ha diritto
alla libertà d’opinione e
di espressione incluso il
diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare,
ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
le e politica in Uruguay. Dalle pubblicazioni fatte da Amnesty in occasione della cam
pagna contro la tortura in
Uruguay abbiamo ricavati i
dati che seguono.
Sempre più vasti strati di dissidenti pacifici vermero coinvolti nel processo di repressione,
con l’intenzione di eliminare ogni traccia di « sovversione » e,
alla fine del ’75, si calcolava che
6000 persone fossero detenute
per motivi politici. Su una popolazione di 2,5 milioni, ciò significa un prigioniero politico ogni
450 abitanti.
Sono in carcere lavoratori,
studenti, medici, ex parlamentari, sindacalisti, avvocati, insegnanti. I loro diritti legali sono
calpestati dal sistema dei tribunali militari. Sono custoditi in
prigioni affollate, stazioni di polizia e caserme dove mancano i
servizi essenziali.
La tortura
Ma l’aspetto più sinistro dell’apparato repressivo è l’uso generale e sistematico della tortura, pratica normale nei casi politici.
Ad Amnesty International risultano 22 casi di morte per tortura in Uruguay: l’elenco è aggiornato al novembre 1975^ ma
quasi certamente è incompleto.
1. Luis Carlos Batalla
(25 maggio 1972)
2. Edison Marin
(3 giugno 1972)
3. Hector Lorenzo Jurado Avellaneda
(15 luglio 1972)
4. Carlos Alvariza
(23 luglio 1972)
5. Roberto Gomensoro
(12 marzo 1973)
6. Oscar Felipe Fernandez
Mendieta
(25 maggio 1973)
7. Gerardo Alter
(22 agosto 1973)
8. Walter Hugo Arteche
(22 agosto 1973)
9. Hugo Leonardo de los Santos Mendoza
(settembre 1973)
10. Gilberto Gowland
il9 dicembre 1973)
11. Aldo Ferrini Guala
(5 marzo 1974)
12. Laura Raggio
(21 aprile 1974)
13. Silvia Reyes
(21 aprile 1974)
14. Alberto Bianco
(12 maggio 1974)
15. Nibya Sabalsagaray
(29 giugno 1974)
16. Anseimo Garcia
(12 agosto 1974)
17. Horacio Mujico
(novembre .1974)
18. Ivan Morales
(22 novembre 1974)
19. Amelia Lavagna de Tizze
(29 aprile 1975)
20. Alvaro Balbi
(30 luglio 1975)
21. Carlos Curuchaga
(26 settembre 1975)
22. Fedro R. Lerena Martínez
(29 settembre 1975).
NELLA CHIESA
movimento di guerriglia urbana
dei Tupamaros, e dopo che nell’aprile del ’72 fu proclamata la
legge marziale, in pochi mesi i
Tupamaros vennero in pratica
eliminati. Ma l’apparato repressivo non si arrestò; attraverso
vari passi, il più significativo dei
quali fu il colpo di stato del giugno 1973 che portò allo sciogli»
mento del Congresso e al bando
dei partiti politici di sinistra, i
militari assunsero il controllo
effettivo dietro a un presidente
civile, Juan Maria Bordaberry.
Cosa fare
La campagna di Amnesty International per l’Uruguay prevede da un lato la massima diffusione di notizie sulla situazione
politica del paese e sulle violazioni dei diritti dell’uomo quivi
perpetuate; prevede anche l’invio
di una petizione al Governo di
quel paese per chiedere che una
organizzazione internazionale
possa indagare sulla esistenza o
meno della tortura.
Per ottenere moduli per le firme è sufficiente rivolgersi a:
Amnesty International — via
Formentini 10 — 20121 Milano.
Ha avuto luogo a metà del
mese di febbraio la sessione rioplatense del Sinodo valdese. Non
siamo in grado di dare notizie
dettagliate, non essendoci ancora pervenuti gli Atti, che speriamo poter pubblicare presto, almeno nei loro elementi essenziali. Da un corrispondente, che ha
partecipato ai lavori sinodali, abbiamo buone notizie sullo spirito e sull’atmosfera generale che
ha regnato in quelle giornate.
« Il Sinodo si è svolto nella massima libertà » ci si scrive, « l’unica novità era la disposizione
della polizia di richiedere alla
segreteria i nominativi dei partecipanti con il numero della
carta d’identità di ognuno. Cosa logica, in momenti come questi ».
Sappiamo che in un incontro
serale pubblico i delegati metodisti e valdesi, che hanno partecipato alla Conferenza di Nairobi hanno dato ampia e libera informazione su quell’incontro suscitando l’interesse dei partecipanti.
Uno dei momenti di maggior
impegno e dibattito nel corso
dei lavori è stata la discussione
sulla formazione dei laici e dei
pastori. Nel quadro della riflessione del corpo pastorale, che
Hugo Malan aveva illustrato sul
nostro settimanale, il Sinodo ha
posto l’accento sul fatto che, nella situazione nuova e carica di
problemi, che attraversa i paesi
deH’America Latina, è necessario ripensare in modo nuovo ed
approfondito il problema della
testimonianza. Siamo a conoscenza dell’Ordine del Giorno
che l’assemblea ha votato in
quella circostanza e che merita
di essere riprodotto:
Il Sinodo considera :
a ) Che la chiesa deve affrontare in
modo responsabile la preparazione dei
suoi laici e dei suoi pastori, in vista di
un più intenso e più rispondente adempimento dela sua missione secondo la
parola deMapostolo Paolo in Efesini 4:
n-12;
b ) che questo compito riguarda in
primo luogo i pastori, sia per quanto
concerne la loro preparazione personale, che per essere ministri della Parola.
c ) Che questa funzione dottorale
deve corrispondere alla capacità delle
comunità in generale e dei singoli laici in particolare, in vista di una loro
specifica funzione.
d ) Che l'adempimento di questa
funzione docente nelle chiese permetterà di discernere potenziali professori di
teologia ; di conseguenza la chiesa deve orientare i suoi mezzi e le sue possibilità in vista di permettere l'attuazione di questa funzione docente.
Il documento citato sin qui ri'
corda molti dei testi e degli Ordini del Giorno votati dal sinodo
valdese nella sua sessione europea. I fratelli del Rio de la Piata hanno però cercato di dare
attuazione pratica ed immediata a questa loro ricerca votando
una seconda mozione:
Il Sinodo decide
che la nuova Amministrazione (cioè
la nuova Mesa ) dia il suo pieno appoggio per l'attuazione del progetto illustrato dal Comitato Direttivo del Centro
fc Emmanuel », per bocca dei suoi delegati, esortando a valersi, nell'attuazione
di questo progetto, degli strumenti esistenti già dedicati a questo scopo ed a
crearne quelli che si rendessero necessari per iniziare un programma concreto
di formazione dei nostri pastori e laici.
Il Centro « Emmanuel » di cui
si parla, è un’opera esistente nella chiesa di Colonia Vaidense, in
una posizione centrale dunque,
costruita alcuni anni or sono da
persone evangeliche non valdesi,
per farne un centro di ritiro e
di incontri. I fratelli valdesi uruguayani ed argentini sembrano
dunque avviarsi, con questo Ordine del Giorno, alla creazione
di un Centro di Formazione permanente, potremmo dire in termini moderni, per il rinnovamento, l’aggiomamento, il riciclaggio dei credenti. Un progetto questo a cui la nostra chiesa
italiana non può essere indifferente, ma che si sentirà, ci auguriamo, in dovere di sostenere
in modo adeguato.
ISRAELE: UN PROBLEMA TEOLOGICO
Il ‘^^popolo eletto
Abbiamo iniziato alcune settimane fa sul n. 8 del nostro giornale una riflessione sul problema di Israele enunciando i diversi
atteggiamenti che la chiesa cristiana ha avuto ed ha tuttora nei
riguardi della realtà ebraica. Proseguiamo questa ricerca esaminando il primo problema che si pone a noi: ohe rapporto esiste
fra la chiesa cristiana e la comunità ebraica.
Si può rispondere: nessuno. La chiesa cristiana è una cosa, gli
ebrei un’altra; sono due religioni diverse, con delle dottrine, dei
riti, delle teologie proprie, che seguono la propria strada e fra cui
non ci può essere contatto, dialogo, confronto. Certo, si può chiedere ed augurare che esista collaborazione, rispetto reciproco, si
può lavorare per una miglior conoscenza, che permetta di superare malintesi e prevenzioni, ma ognuno continua a muoversi nel
suo mondo, più o meno come avviene fra cristiani e mussulmani.
La stessa teologia, lo stesso libro
Questa posizione è difficile da sostenere. Anzitutto perché la
religione cristiana deve molto a quella ebraica. Anzi le due religioni, nella loro forma attuale, derivano da un ceppo comune: il
giudaismo dell’epoca romana. Cristiani ed ebrei hanno in comune
non solo una idea di Dio, Signore unico del mondo e della storia,
ma tutto un insieme di libri che ritengono ispirati.
Si può dire ancora di più, la fede cristiana, pur essendosi formata nel mondo dell’Impero romano e della sua civiltà, è nata in
Palestina ed ha tratto le sue grandi linee, le sue affermazioni fondamenti dalla fede giudaica. Gesù era ebreo praticante, lo erano
gli apostoli, lo era Paolo il primo a tentare un’opera di mediazione
e di predicazione nell’ambiente pagano. Da questo punto di vista
è impossibile capire le affermazioni fondamentali della predicazione evangelica senza tenere conto del mondo giudaico, la teologia cristiana è per molti aspetti una teologia giudaica rinnovata,
tradotta in termini nuovi ed orientata attorno alla figura di Gesù.
Tutto questo vale per il passato, per i secoli che stanno alle
nostre spalle ma oggi possiamo vedere una qualche relazione
fra la chiesa cristiana e la comunità ebraica?
La sinagoga bendata
Nelle cattedrali medievali gli artisti cristiani hanno spesso
raffigurato due donne una di fronte all’altra, la prima con gli
occhi bendati, l’altra aperti; nella prima hanno voluto raffigurare la sinagoga ebraica, nell’altra la chiesa cristiana. Sono quasi
identiche, stanno in confronto perenne, ma una vede, l’altra è
impedita dal suo bavaglio. Che pensieri esprime questa raffigurazione artistica?
La chiesa « vede », dice la teologia cristiana, ciò che sinagoga non « vede » perché non può e non vuole vedere: la luce
della rivelazione divina che è stata manifestata in Gesù di Nazaret. In un certo senso la sinagoga, la comunità ebraica è una
chiesa che è all’oscuro, che non scorge la sua strada, è sulla
porta del tempio di Dio e non lo sa, basterebbe che si togliesse
il vdo dagli occhi e vedrebbe come vede la chiesa: il Signore.
È in qualche modo Timmagine dell’incredulità dell’uomo.
La sinagoga di oggi, che non accoglie la rivelazione di Dio in
Gesù di Nazaret è tale perché i suoi padri, la generazione giudaica che ha vissuto con Gesù, non lo ha ricevuto. C’è dunque
una sorta di eredità dell’incredulità che si tramanda di generazione in generazione nella comunità ebraica, dicono i cristiani
medievali, la benda sugli occhi di quei credenti non è venuta
per caso, in modo incomprensibile, è la sinagoga del tempo di
Gesù che si è bendata gli occhi rifiutando di vedere.
Ma c’è anche di più, questa comunità di credenti, che oggi
« non vede », è Timmagine della incredulità della fede stessa.
Israele non è un’altra religione, non è un modo diverso di credere in Dio, o un credere in un altro Dio, è lì a ricordarci ciò
che accade ai credenti quando non sanno guardare a Cristo, è il
rovescio della fede. Non c’è fede senza incredulità, non c’è" elezione senza reiezione, perdono senza condanna, grazia senza
giudizio.
Il popolo eletto
Questo significa allora che Israele, malgrado i secoli di incredulità (incredulità dal punto di vista della fede cristiana, s’intende, cioè rifiuto di Gesù Cristo) resta ancora il popolo eletto,
una comunità di uomini privilegiata sul piano della rivelazione?
A questa domanda si può rispondere di sì, con alcune precisazioni. Qccorre riferirsi anzitutto agli scritti del Nuovo Testamento, in particolare alle riflessioni dell’apostolo Paolo nella
sua lettera ai Romani. Egli ha dibattuto il problema nei capitoli 9-11 di questo scritto non per semplice gusto di sollevare problemi ma perché i credenti della sua generazione erano profondamente turbati da questa domanda: dopo la crocifissione di
Gesù, gli ebrei sono ancora il « popolo di Dio » oppure no? Molti credenti, di origine pagana, hanno risposto molto probabilmente in modo negativo: sono ormai reietti da Dio, dal punto
di vista della fede non sono più nulla, sono come i pagani.
L’apostolo risponde invece di sì e ricorre alla parabola delTulivo per sostenere la sua tesi. Israele è come un vecchio ulivo
su cui sono stati innestati nuovi rami, cioè i credenti di origine
non israelita, sono essi che portano ora frutto ma il tronco resta, ed è il vecchio ulivo ed egli conclude « i doni e la vocazione
di Dio sono senza pentimento » (Romani 11: 29).
Questo non ha da intendersi in senso razziale o istituzionale ma ideale. I pagani entrano a far parte del popolo di Dio non
perché diventano giudei, ed infatti non si fanno circoncidere
(questo pretendevano i responsabili della comunità giudaica)
ma nepure si allineano sulle tradizioni e gli usi della sinagoga
(coinè pretendevano i giudeo-cristiani), sono membri del popolo
di Dio unicamente perché rispondono con fede alla vocazione di
Dio. Non è la razza e neppure la religione ma la vocazione di
Dio che costituisce il popolo, l’Israele di Dio (Galati 6: 16).
L’apostolo ritiene perciò indispensabile per il compimento
dell’opera di Dio il ravvedimento di Israele prima della fine. La
sua incredulità è momentanea, è un « induramento parziale » destinato a risolversi quando « sia entrata la pienezza dei pagani » quando cioè Tevangelo sia stato predicato al mondo intero.
Questo è per lui secondo lui il « mistero » che i credenti devono
capire per non diventare orgogliosi (Romani 11: 25) per non
far cioè del messaggio cristiano un possesso, una sicurezza.
Giorgio Tourn
(Continua)
5
12 marzo 1976
DIBATTITO SUL CONCORDATO
E
POTENZA DEL CLERO!
Nelle scorse settimane il problema del
Concordato è stato dibattuto nel corso
di numerose manifestazioni, in comunità
evangeliche, gruppi cattolici di base, cristiani per il socialismo. Valga la pena rilevare un dato emerso in queste manifestazioni: il Concordato non è solo problema di coscienza, di libertà religiosa e
quindi problema marginale nei confronti
dei grandi problemi che investono il nostro paese ma di una questione fondamentale che concorre a ritardare e ostacolare il rinnovamento democratico della nostra società, mentre mortifica qualsiasi seria aspirazione e ricerca di autenticità evangelica.
Anzitutto il Trattato ed il Concordato
non dovrebbero essere letti separatamente. Sono l’uno il commento dell’altro ed
insieme codificano e avviano una precisa
linea e cioè la riconquista clericale dell’Italia. Nessuno dei protagonisti ha tenuto nascosto questa interpretazione.
Pio XI ha parlato di « restaurazione profonda delle condizioni della religione e
della chiesa in Italia ». La « Civiltà Cattolica » del 7 febbraio 1929 ribadisce che
Trattato e Concordato sono indissolubili
e che « presidio migliore dell’indipendenza pontificia, più che da una maggiore
estensione di territorio, verrà innanzitutto dalla profonda modificazione degli animi, dalla rinnovazione dell'Italia stessa
tornata cristiana nella sua legislazione,
nella sua educazione, nella sua vita domestica e civile, privata e religiosa ».
Il Trattato ed il Concordato vengono
considerati come l’occasione offerta dalla provvidenza per far decollare quella
strategia di riconquista del potere temporale della chiesa di Roma, concedono
degli spazi all’interno dei quali la chiesa
si prepara ad esercitare una sempre maggiore ingerenza nella vita politica italiana.
Quella strategia, con la caduta del fascismo, non solo non si è indebolita, ma
si è consolidata. C’è il famoso art. 7 della Costituzione che ha significato la legittimazione aH’interno dello Stato italiano
del potere clericale che ha potuto così
sviluppare la propria linea strategica, iniziata nel regime fascista. Il potere clericale in Italia ha potuto svilupparsi grazie ad una continuità, anche fisica, perché la gerarchia non ha subito una qualche epurazione. Continuità ideologica, fisica e strutturale agevolata dalla fragilità della giovane democrazia.
Un potere quello clericale praticamente incontrollabile e che si dirama ovunque: l’insegnamento religioso nella scuola, l’informazione religiosa alla radio televisione, l’assistenza, il ricatto dei preti
attraverso l’assegnazione dell’insegnamento della religione, le ingerenze consentite
e sollecitate, la censura condotta sulla
base della morale corrente cattolica (si
veda il recente documento sull’etica ses
suale uscito con tempismo prima che entrasse in vigore la legge sui consultori familiari).
Collocando il problema del Concordato
in questo quadro ci sembra di poter sostenere che non si tratta di un problema
marginale, né di un problema che riguarda solo i radicali o le minoranze religiose
in quanto tali.
Il Trattato ed il Concordato hanno forse consentito alla « Santa Sede stessa di
riconoscere composta in modo definitivo
ed irrevocabile la questione romana sorta nel 1870 » (premessa al Trattato) hanno forse consentito di superare uno steccato costruito dalla borghesia, ma se ne
costruiva uno nei confronti della classe
operaia. Proprio per questo mi sembra
che il limitarci al dilemma abrogazione
o revisione sia restrittivo e che la lotta
contro il Concordato di per sé sia una
lotta spiazzata.
Trattato e Concordato sono la struttura di un edificio, il potere democristiano
e borghese, ed è contro l’edificio nel suo
complesso che va condotta la lotta. Questa è la lotta, oggi. Al suo interno c’è un
momento, una trincea, una lotta che va
condotta contro il Concordato e per la
quale come evangelici siamo particolarmente sensibili e forse anche equipaggiati. E qui credo di rinviare ancora una
volta al particolare rilievo che va riconosciuto al documento della assemblea pastorale metodista per l’analisi che contiene della cultura cattolica e per le indicazioni che propone.
Valdo Benecchi
SESTRI
SAMPIERDARENA
Incontro neUe case. - Proseguono gli incontri nelle famiglie delle due comunità,
sia con la partecipazione delle monitrici
sia delle famiglie evangeliche vicine; siamo lieti che piano piano le case si aprono all’incontro biblico e ci auguriamo che
anche amici ed estranei possano prendervi parte.
Abbiamo gradito il saluto dei coniugi
Paolo ed Elvira Gay e di Mira Gay; abbiamo salutato con piacere la famiglia
Cattaneo trasferita a Genova e proveniente da Casale dopo il rientro in Italia dall’Uruguay.
Mostra di quadri. - Valdo Saccomani
con un amico hanno allestito una mostra
di quadri e le offerte sono andate a benefìcio della campagna di evangelizzazione.
Ringraziamo il collega Manzieri per la
sua predicazione nelle due chiese nella linea dello scambio di pulpito.
VERONA
« Le parrocchie e le diocesi sono traumatizzate dal risultato del 15 giugno; la
loro politica attuale è ispirata al più pesante integrismo e al più assurdo anticomunismo, il che dimostra la loro preoccupazione temporale e la loro difficoltà
Incontro a Ginevra
Una numerosa assemblea di valdesi e
ginevrini assisteva domenica 15/2 al
culto presieduto dai pastori Giovanni Peyrot, di San Remo, e Henry Mobbs. Era
presente il Sig. Guy Lecomte, delegato
della Commis'sion exécutive della Chiesa
Nazionale di Ginevra.
Dal past. Moibbs venne letta la commovente — e, per noi, inedita — Confessione
dei peccati degli antichi Valdesi. La forte
predicazione del past. G. Peyrot su Galati 5: Iss ci rivelò il significato profondo
della libertà cristiana.
Al pranzo, che riuniva i membri della
Union vaudoise, della Chiesa valdese ed
altri simpatizzanti, seguì la parte ufficiale
con i saluti, messaggi e discorsi di diverse personalità, discorsi piacevoli perché
brevi, ma sostanziosi e interessanti, senza
dimenticare i divertenti indovinelli del
past. Mobbs. Il presidente, Sig. Georges
Rostan ricordò i nomi degli amici deceduti durante l’anno (il Sig. Ami Gay, 85
anni, e il Sig. Renzo Arnold) ed annunciò
con tristezza il prossimo ritorno in patria dei Sig.ri Barulli, membri fedeli e
attivi. La Sig.na Roohet, presidente del
Consiglio des Eaux-vives, si rallegrò della presenza dei Valdesi nella sua parrocchia e dell’aiuto prezioso dei cari collaboratori Louis e Hélène Rivoir.
Il past. G. Peyrot, portando il saluto della sua comunità di San Remo, parlò dei
problemi della Chiesa di oggi.
Poi il Sig. Jacques Picot, il ben noto
segretario e storico dell’Union Vaudoise,
come ormai da 36 anni, ad ogni 17 febbraio, ci comunicò il risultato delle sue
ricerche sulla storia del popolo valdese.
Quest’anno si trattava del past. JeanLouis Paschale ed i Valdesi di Calabria,
di accettare, alla luce dell’Evangelo, la
sfida del mondo attuale, ove va emergendo l’egemonia operaia. Dove andranno a
finire questo integrismo e questo anticomunismo? ». Così si è espresso Michele Giacomantonio, segretario nazionale
AGLI, che insieme a padre Ernesto Balducci ha partecipato, a metà febbraio, ad
una tavola rotonda sul tema : « La questione cattolica dopo il 15 giugno». Alcuni membri della comunità valdese di Verona hanno preso parte all’incontro che
è stato per tutti un’interessante analisi
sociale e politica del movimento cattolico.
TORINO
Viaggi in Israele
Un’agenzia torinese di viaggi che ogni
anno organizza escursioni in un Paese
diverso (quest’anno tocca ad Israele) pro■"pone uh “viaggio cristiano-evangelico nei
luoghi biblici”, con guida italiana, della
durata di una settimana. Quote a partire da 280.000. Partenze in gruppo da Milano/Tel Aviv con aereo di linea Swissair.
Data e gruppo da concordare. Per ulteriori informazioni rivolgersi al past. Franco
Giampicoli, Via Pio V, 15, tei. 011/65 82 67
Torino.
X Circuito
della inchiesta di un inquisitore nella
valle Chisone, di ricordi valdesi trovati
a Roma, di una delegazione valdese al
Concilio del Laterano e della momentanea
libertà religiosa concessa a Prarostino
sotto il governo di Napoleone. Nel 1947, il
Sig. J. Picot aveva creato, in più della
vecchia Mutua fondata dal Sig. Benech,
rUnion des Jeunes Vaudois e, nel 1949,
un centro di accoglienza per tutti i Vaidesi immigrati. Ringraziamo anche la
Sig.ra Picot-Revel per la sua collaborazic>
ne musicale e della sua instancabile ospitalità a favore di tutti i pastori ed amici
di passaggio.
Di questa giornata, del messaggio del
past. G. Peyrot e delle sue splendide diapositive serbiamo tutti un bellissimo ricordo.
V. Steiger
Il « Comité Romand » per la Chiesa Valdese aveva predisposto, in occasione di
questa visita a Ginevra, alcune riunioni
(non molte per la mancanza di tempo).
Così il lunedì 16 sono stato a Payerne, ricevuto molto cordialmente dal Pastore
Bastian riunione serale nella « salle de
paroisse » ove ho illustrato alcuni aspetti
della vita delle nostre Comunità in Italia
e della Chiesa Valdese in generale; così
ho fatto pure a Rolle martedì sera, ospite
del Pastore J.F. Rebeaud.
Martedì a mezzo giorno sono stato ospite a colazione del Pastore Jean Métraux,
di Losanna, grande amico della Chiesa
Valdese che si interessa attivamente della
nostra opera specialmente di alcuni Istituti benefici.
GIOVANNI PEYROT
Assemblea-incontro di Circuito il 19
marzo a Firenze presso l’Asilo « Il Gignoro » (Via del Gignoro, 40). Il programma di massima della giornata è il seguente :
Ore 10: apertura, con un breve culto
condotto dal fr. Giordano Senesi.
Ore 10.30 - 12.45: relazioni delle varie
comunità.
Ore 13: Agape (presso lo stesso Asilo prezzo indicativo L. 1.500 a persona).
Ore 14.30: ripresa dei lavori per l’esame delle possibilità di evangelizzazione
nel circuito. Il past. Giovanni Lento introdurrà la conversazione con una breve
relazione sul tema: EVANGELIZZARE
OGGI!
Ore 18 o 18.30: chiusura (l’ora di chiusura sarà definitivamente fissata dalla
stessa assemblea alTinizio dei lavori).
Per facilitare la preparazione logistica
si prega vivamente tutti coloro che vi
parteciperanno di far pervenire la loro
adesione entro il 15 marzo al past. Alfredo Scorsonelli, Via S. Marta 17 - 56100 Pisa - tei. 500.197.
IV Circuito
CONVEGNO MONITORI
Il 19 marzo si terrà ad Ivrea, presso i
locali della chiesa valdese, un convegno
monitori del IV Circuito.
All’ordine del giorno il problema del
canto nella chiesa. È prevista una breve
relazione introduttiva. L’incontro oltre ad
un esame specifico sulla situazione del
canto oggi nella chiesa vuole essere ima
occasione per scambiare brevemente
esperienze ed idee sul lavoro che i monitori svolgono. Il convegno si terrà dalle 9.30 alle 16.30. Pastasciutta e caffè offerti dalla comunità locale, per il resto
provvedere personalmene. Tutti gli interessati sono pregati di partecipare
prenotandosi presso G. Platone ■ tei.
011/6505287 (To.).
Italia evangelica
Dalle Chiese dei Fratelli
Durante l’estate del ’75, approfittando
dell’occasione offerta dai due campi di
studio biblico svoltisi a Poggio Ubertini
(FI) e al Villaggio dell’Arcangelo (FG) è
stata condotta una inchiesta sulla vita
cristiana personale dei partecipanti e sul
loro impegno nelle comunità di provenienza. ______________
Dalle risposte dei 153 intervistati, per
la maggior parte giovani e membri di
chiesa battezzati, è emerso un quadro
assai significativo e della vita « spirituale » delle assemblee dei Fratelli, e dei temi e degli interessi verso i quali i singoli credenti sono indirizzati.
Tra i dati più interessanti, che ovviamente presumono la sincerità delle risposte degli intervistati, segnaliamo i seguenti:
— il 63% legge la Bibbia con una certa
regolarità;
— il 53% legge con assiduità « letteratura cristiana »;
— il 48% non ha mai praticato l’evangelizzazione personale, mentre la maggior parte di coloro che hanno svolto
e svolgono tale attività si è limitata
alla distribuzione di trattati o volantini;
— il 71% non svolge nessun servizio pratico nella chiesa;
— il 77% non ritiene di avere doni particolari da porre al servizio della comunità, o non ha comunque scoperto
quali possano essere i propri doni.
— Mentre il culto e le riunioni infrasettimanali vedono presenti il 72% degli
intervistati, solo il 26% afferma di
avere offerto il proprio aiuto a persone o famiglie della comunità che ne
avevano bisogno.
Forse il campione prescelto per tale inchiesta non può essere considerato molto rappresentativo, perché in genere i
partecipanti ai campi costituiscono la
parte più attenta e vivace delle chiese. Il
test è comunque interessante, e meriterebbe di essere ripreso anche in altri ambienti evangelici.
Dalla Chiesa Avventìsta
La rivista « Il messaggero avventista »
dedica il numero di febbraio alla presenza avventista nel napoletano.
Nel corso del 1975 la Federazione Avventista ha rilevato a Napoli la scuola
evangelica « Cappella Vecchia », la prima
scuola evangelica sorta in Italia, fondata
da missionari stranieri nel 1860. L’attività della scuola era proseguita incessantemente fino al 1971, prima come emana"
zione delle chiese evangeliche locali, poi
con l’appoggio di un comitato evangelico
autonomo, e aveva quindi cessato la sua
attività. Ora, dopo quattro anni di interruzione, essa ha ripreso le sue funzioni,
affidata’ ad un comitato retto dalla Federazione delle chiese avventiste e che ha
come presidente il pastore Visani. La
scuola è composta attualmente da una
sezione materna, una elementare ed un
doposcuola.
L’8 novembre 1975 si è costituita ufficialmente a Pompei la 66“ chiesa avventista in Italia, composta di 38 membri.
La nuova comunità viene ad affiancarsi in
Campania alla chiesa di Napoli, la più anziana in Italia insieme a quella di Torre
Pellice. Nella zona napoletana la presenza avventista si va affermando in una
quindicina di località.
Sull’altra rivista bimestrale « Segni dei
tempi » è comparso un articolo di un certo Raymond Beach che affronta il problema dell’aborto. Ci sembra purtroppo
che la questione sia affrontata in maniera superficiale e talvolta equivoca come
quando si esprimono perplessità sulla regolamentazione dell’aborto « anche perché si rischia, di fronte alla tragica situazione attuale, di fare come certe società
che legalizzano il gioco d’azzardo e la
prostituzione come scelta del male minore », e si afferma che in un’epoca come
la nostra « disumanizzata » e « di poco
rispetto per la vita », occorre « aiutare e
donne a mantenere i loro figli invece di
incoraggiarle ad abortire ». Per lo meno
infelici sono poi a nostro avviso le citazioni di due medici, il primo che dice:
« Sarebbe tragico che le nostre chiese dovessero sostenere la libera e intenzionale
soppressione della vita mentre insistono
perché i giovani che prestano servizio
militare non imbraccino le armi, vietando loro di sopprimere una vita, anche se
quella di un nemico ». il secondo che afferma che il feto diventa « un essere vivente » al quinto giorno dopo il concepimento.
L’articolista si dichiara favorevole solo
all’aborto terapeutico in alcuni casi limitati.
6
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alle valli oggi
La lezione
del Vietnam
E. Genre
cronaca
SAN SECONDO
Prima e dopo le elezioni
Comunità Montana
Val Pollice
Qualcuno forse si sentirà ormai nauseato di leggere sul Vietnam. Se ne è scritto su
molti numeri del nostro settimanale. Ultimamente abbiamo dedicato due intere pagine al rapporto che Tullio Vinay ha fatto
del suo recente viaggio. Chi poi lo ha voluto ha avuto occasione di sentire personalmente le testimonianze di Vinay a Pomaretto, Torre Pellice e Pinerolo, proprio in
questi giorni. Se c’è questo senso di sazietà
di notizie (che raggiungono purtroppo sempre soltanto una parte della gente) sulla
questione vietnamita, che bisogno c’è di
scriverne ancora?
Credo valga la pena di farlo, innanzitutto
perché di fronte ad una tragedia (che continua nella carne straziata di centinaia di
migliaia di uomini, donne e bambini) come
quella vietnamita il sentimento di nausea,
di sufficienza, non è certo lezione di cristianesimo.
In secondo luogo perché merita riflettere
sull’apertura mentale, sulla maturità che
il problema Vietnam ha portato nella nostra chiesa in generale (si pensi alle molte
incomprensioni degli anni 60 alle marce
di protesta per i bombardamenti americani che falciavano popolazione e paese) e
nelle valli in particolare. Maturità di fede
e maturità politica allo stesso tempo.
Con la testimonianza di Tullio Vinay
(certo non solo la sua ma la sua in modo
del tutto particolare) non solo il Vietnam
si è avvicinato alle valli ma le valli stesse
si sono riavvicinate ai valligiani. Nel senso
che il Vietnam ha fatto lezione di responsabilità, ha riacceso (certo insieme ad altri
fattori) un nuovo interesse per la realtà e
gli uomini che ci circondano, ha spiegato
alle comunità come la loro testimonianza
cristiana non possa prescindere da decisioni e responsabilità che occorre prendere
nella vita sociale e politica. Per questo ritengo il Vietnam abbia impartito una lezione di teologia e di politica sana per le nostre comunità, toccando ciò che molte prediche spesso non riescorio a toccare. E questo le nostre comunità lo hanno capito.
Non posso dire degli incontri di Vinay
a Pamaretto e Pinerolo, ma a Torre Pellice l’assemblea era veramente rappresentativa di una comunità; giovani e anziani,
contadini e intellettuali, operai e professionisti. Dove mai incontriamo nelle nostre
assemblee cultuali una comunità così composita? Dove nel mondo della gestione sociale e politica?
È vero dunque che il Vietnam è oggi un
simbolo che raccoglie un larghissimo consenso proprio alla base delle comunità.
Ma la presentazione che Tullio Vinay ha
fatto a voce su cose e uomini incontrati
personalmente, su una realtà di cui è stato
testimone oculare, ha fatto capire quanto sia
pericolosa certa propaganda anticomunista
ben conosciuta nel nostro paese che deforma e falsifica dati e notizie.
Quante volte Vinay ha detto « non è vero », ed ha dimostrato le sue smentite, basandosi soprattutto sul confronto che poteva fare tra il suo primo viaggio di 3 anni
fa e quest’ultimo. La testimonianza di Vinay è stata per buona parte una controinformazione, di chi ha visto e udito. Non di
chi ha scritto o meditato cose non viste e
non sentite. E c’è una certa qual differenza!
A poco serve ostinarsi e contrapporre alla
profonda sensibilità umana del popolo vietnamita che ha deciso di non uccidere i suoi
aguzzini ma di rieducarli, cercando non
l’eliminazione ma la riconciliazione, le nostre convinzioni di pessimismo umano e biblico, che rischiano di sconfinare con altrettanta facilità in un atteggiamento antiumano. Dire questo non è la stessa cosa
che voler far credere che i vietnamiti sono
degli angeli, che non ci saranno più dei
briganti, significa semplicemente prendere
atto di una scelta fatta per l’uomo e non
contro l’uomo.
Che i cristiani abbiano spesso fatto una
scelta contraria non può indurci in nessun
caso a pensare che ciò sia impossibile. È
la possibilità di cui ci parla TEvangelo. Se
i cristiani non sono capaci di metterlo in
pratica almeno non si scandalizzino se altri, non cristiani, lo fanno al posto loro.
Circa una settantina di persone si riuniva sabato 6 marzo nella sala valdese di
S. Secondo per discutere con gli amministratori comunali del futuro piano di fabbricazione, dei servizi e della licenza concessa dal Comune in un’area di 14 mila
mq. nel centro di S. Secondo per la costruzione di un condominio di 60 alloggi al
posto dell’attuale « palazzo del conte »
che verrebbe abbattuto.
Un membro del comitato organizzatore
introduceva l’argomento chiedendo se la
commissione edilizia e Tamministrazione
comunale avevano valutato bene i pro e
i contro che questo comportava per un
paesino come S. Secondo, senza fogne e
con scarsità di acqua e se, soprattutto,
non poteva essere utilizzato dal Comune
per i « servizi », essendo in una posizione
centrale. Infatti S. Secondo necessita di
scuola media, scuola materna, municipio,
e le attuali scuole elementari del capoluogo sono ormai insufficienti. Si chiedeva
se 4.000 mq. di terreno regalati al comune (terreno che si può acquistare al prezzo di esproprio a due milioni) saranno
sufficienti a compensare i ben più gravosi oneri che il comune si accolla nel concedere questa licenza. Oppure, se era proprio necessario l’abbattimento del palazzo. Prendeva quindi la parola il vice-sindaco per comunicare all’assemblea l’impossibile partecipazione del sindaco per
altri impegni, dopodiché dichiarava di aver esaurito il suo compito in quanto non
invitato personalmente per lettera dal
comitato organizzatore e rifiutava qualsiasi risposta lasciando la riunione.
L’incaricato che aveva preso contatti
con il sindaco informava l’assemblea che
il sindaco gli aveva assicurato telefonicamente la Sua presenza o quella--di un assessore per rispondere alle domande dell’assemblea. Non si capiva quindi il comportamento del vice sindaco (in passato,
per una riunione, si era inviato una lettera raccomandata di invito a tutti gli assessori e si erano risentiti perché sembrava
un’« imposizione » ; questa volta si offendono perché non hanno ricevuto la «lettera ». Come si deve fare?).
La rixmione proseguiva con interventi
dei partecipanti e con la presenza di soli
tre membri del consiglio comunale (due
della maggioranza e uno della minoranza
più un membro della commissione edilizia).
Ad eccezione dell’impegno del comune
per la costruzione di un pozzo per l’acqua
potabile, le risposte dei membri del consiglio e della commissione non soddisfacevano l’assemhlea perché non sufficientemente chiare e documentate ma vaghe
e contradditorie; d’altra parte il rilascio
della licenza per la costruzione del condominio non era stato discusso in consiglio.
Per quanto riguarda il piano di fabbricazione un consigliere assicurava che
il sindaco avrebbe convocato un’assemblea pubblica.
Alcuni interventi erano abbastanza duri contro gli amministratori che prima
delle elezioni avevano promesso di voler
favorire la partecipazione della gente.
Al termine della riunione l’assemblea
esprimeva la seguente mozione con solo
4 voti contrari.
I partecipanti all’assemblea tenutasi in data
6.3.76 presso la sala valdese di S. Secondo, assemblea nel corso della quale si sono discussi problemi urbanistico-edilizi locali, segnatamente il
provvedimento comunale che ha autorizzato
l’esecuzione di un condominio nel parco detto
« del conte » con l’abbattimento dell’entrostante
palazzo
esprimono preoccupazione per la mancata
partecipazione degli amministratori comunali che
precedentemente avevano preso impegno verbale
affermativo,
tenuto conto dei gravi problemi che comporterà l’attuazione del previsto progetto, non inquadrato in un programma urbanistico;
denunciano l’inerzia dell’ amministrazione
comunale nell’attuazione del programma di fabbricazione da inquadrarsi a livello comprensoriale;
protestano contro il provvedimento in questione che alimenta fenomeni speculativi gravanti
anche sulla popolazione;
chiedono un sollecito intervento da parte degli organi competenti affinché venga riesaminata
la decisione evitando l’abbattimento del palazzo
e salvaguardando l’ambiente
richiedono agli amministratori di mantenere
l’impegno assunto di contatti con la popolazione
(soprattutto quando debbono adottarsi iniziative
di importanza eccezionale).
Gli agricoltori che hanno prenotato le patate
da semina presso la Comunità potranno ritirarle
fra pochi giorni nel giorno e nella sede che verrà comunicata con apposito avviso.
La Comunità smentisce cosi le voci messe in
circolazione da chi aveva interessi economicispeculativi, secondo cui le patate non sarebbero
mai arrivate.
La lezione pratica di potatura prevista a Villar
Pellice per domenica 7 marzo non ha avuto luogo a causa della neve. L’incontro è aggiornato a
domenica 14 alle ore 9.30 in Piazza Jervis.
Il 2 marzo 1976 è scaduto il termine di operatività del Regolamento C.E.E. (Comunità Ecumenica Europea) che prevedeva la corresponsione di
un premio per ogni vitello sia maschio che femmina nato in azienda. Al momento attuale non
siamo ancora stati informati se tale intervento
sarà rinnovato o meno.
Come gli agricoltori sapranno, il premio era
previsto in due versamenti di L. 23.996 ciascuno : il primo alla nascita del vitello, il secondo
al compimento del dodicesimo mese di età.
S’invitano quindi gli interessati a :
1) provvedere alla denuncia dei vitelli nati
entro il 2 marzo 1976;
2) provvedere alla denuncia di quei vitelli
che hanno già compiuto il 12° mese di età ancora mantenuti nella stalla (entro 30 giorni dal
compimento del 12° mese).
L’Ufficio Tecnico è a disposizione per la compilazione delle domande e per ogni ulteriore informazione.
LUSERNA S. GIOVANNI
• Il culto di domenica 7 marzo è stato
presieduto dai giovani del gruppo FGEI
con la collaborazione della Corale ed è
stato molto apprezzato dai numerosi presenti. La colletta dedicata al lavoro giovanile ha fruttato L. 37.000.
• Sabato 6 presso l’asilo valdese il prof.
D. Varese ha presentato i vari progetti
dell’ospedale di Torre Pellice, in modo
particolare quello che prevede la costruzione di una nuova sezione nella sede di
S. Margherita.
• Esprimiamo la nostra solidarietà cristiana alla fam. di Jourdan Paolina sepolta nel cimitero di Torre Pellice.
OSPEDALE VALDESE di POMARETTO
Verso nuove possibilità
di servizio e di sviluppo
L’Ospedale di Pomaretto, pur continuando nella via di assistenza ai lungodegenti, ha continuato ad aprirsi alle esigenze ambulatoriali della popolazione
valligiana, svolgendo un lavoro che
ha determinato la totale saturazione delle sue attuali disponibilità.
Al di là di ogni commento è sufficiente valutare le cifre che riassumono il lavoro svolto nel 1975. Il numero dei pazienti ricoverati, prevalentemente valligiani, è stato superiore di 121 nei confronti dell’anno precedente: ciò è stato
possibile solo diminuendo il tempo di degenza ospedaliera.
Nel medesimo tempo gli ambulatori
sono stati sommersi di richieste di ogni
tipo. Oltre ad ogni aspetto economicogestionale e legislativo (blocco degli organici-legge n. 386), sta la difficoltà di reperire personale qualificato; anche se ci
si rallegra che, ogni anno, un certo numero di personale acquisisce titoli di qualificazione e viene prontamente assunto
nel nuovo ruolo.
La CIOV, nella relazione alla Conferenza del I Distretto, segnalava che l’Ospedale non è in grado attualmente di
assumere altre iniziative assistenziali e
ciò sino a quando l’Ospedale non possa
disporre di un sufficiente personale qualificato.
Questo problema, che investe tutte le
strutture ospedaliere, si fa maggiormente sentire in quelle di modeste dimensioni, come le nostre, ove la mancanza di
una o due persone, può già determinare
la crisi del servizio.
La deficienza del servizio in un grande
ospedale, particolarmente in città, è ormai una nota constatazione che sfuma
nella qualunquistica valutazione di come
le cose non funzionano nel nostro paese:
ma in una valle l’insufficienza del servizio
o la mancata risposta a pressanti esigenze, si fanno sentire in modo molto più
acuto che altrove ove le strutture assistenziali sono più numerose.
Ma le difficoltà sono anche di altro genere. L’Ospedale di Pomaretto, infatti, è
stato ricostruito nel 1968 come «Infermeria per malati acuti»: nello stesso anno le nuove leggi stabilivano che dette
istituzioni dovevano chiudersi o ristrutturarsi in Ospedale. L’Amministrazione si
è quindi trovata con una struttura superata, ove gli spazi per gli ambulatori e i
servizi tecnici erano stati concepiti nei limiti di una Infermeria e non di un’Ospedale.
Da qui le iniziative per ritrovare spazio per questi servizi. Nella realistica valutazione che il progetto di ampliamento
presentato nel 1971 subisse remore e rinvii
(come si è avverato), si è deciso di costruire tre prefabbricati che consentissero una rapida soluzione valevole a medio
termine: laboratorio, radiologia e servizi
mortuari, servizi di riscaldamento e condizionamento sono stati quindi dislocati
nelle nuove sedi, procurando più spazio
nell’edificio. Proprio in questi giorni le
nuove caldaie sono state collegate con
l’edificio e la radiologia, con doppia apparecchiatura di ultimo modello, è entrata in funzione.
L’impegno economico è stato, in relazione alle dimensioni del nostro Ospedale
ed al suo bilancio, eccezzionale : circa
192 milioni, che salgono ad oltre 210 se
comprendiamo il laboratorio. Una somma circa doppia di quanto ha costato nel
1968 la ricostruzione dell’Ospedale. Doni,
contributi, prestiti, normali stanziamento di bilancio, hanno fatto si che abbiamo
da reperire ancora 70 milioni per chiudere l’intero capitolo delle spese sostenute.
I contributi pubblici sono stati più che
modesti non avendo coperto il 3% di tutta la spesa. Mentre Comunità Montana
e Regione non hanno ancora risposto alle
nostre richieste, i piccoli Comuni, in mo
do del tutto particolare quelli della Val
Germanasca, ci hanno manifestato la loro solidarietà con contributi che hanno
rappresentato per l’Ospedale un prezioso
incoraggiamento a continuare nella via
intrapresa.
Rifiniti i lavori attualmente al termine,
quando si saranno potuto chiudere le rimanenze passive, dovremo procedere alla attivazione del servizio mortuario nella nuova sede e risistemare definitivamente le cucine. Al termine di tutto ciò
potremo disporre di tre ambulatori ed
avere tutti i servizi rinnovati. Si può
quindi prevedere che entro due anni
l’Ospedale avrà subito quelle trasformazioni atte a conferirgli una agile struttura poliambulatoriale.
Né si può escludere per un futuro, non
certo prossimo, l’attivazione di un servizio di « Ospedale diurno », che appare la
forma più valida per una qualificata assistenza ambulatoriale.
Di questi problemi e delle prospettive
legate alla loro risoluzione, si è parlato,
in questi ultimi tempi, in tre assemblee
del personale. Come misura attuale di richiesta un ampliamento della pianta organica, particolarmente per quanto concerne il personale ausiliario. La proposta
è in esame presso la Regione, unitamente
alle modifiche proposte dalla Amministrazione.
Dario Varese
ROR A’
A Dio piacendo domenica 14 corr. il
culto e l’assemblea di chiesa per la designazione del nuovo pastore titolare saranno presieduti dal past. Giorgio Toum
presidente della C.E.D.; tutti i membri
elettori sono tenuti a partecipare a questa assemblea di chiesa.
7
delle valli
POMARETTO
La sera del 13 marzo 1976 alle ore 21
nella sala del Teatro di Pomaretto, la
« Pro Pomaretto » offre una serata concerto, con la partecipazione della Banda
Musicale di Pomaretto ed il coro « Tre
valli di Venaria ».
Un nutrito programma di marce sinfoniche e cori alpini allieterà la serata.
L’ingresso è ad offerta libera.
PRAMOLLO
• Venerdì sera, 5 marzo, abbiamo ricevuto la gradita visita del Moderatore, pastore A. Sbafa. Lo ringraziamo sentitamente per aver voluto salire fin da noi
e per aver rivolto alla comunità, rappresentata da un buon numero di persone,
nonostante il tempo decisamente inclemente, un apprezzato messaggio. Speriamo di poterlo avere ancora fra noi.
• Sabato sera, 6 marzo, si è tenuta una
riunione del direttivo della Pro Loco locale. È stato preso in esame il programma delle manifestazioni della prossima
stagione estiva e si è definito un ricco
calendario.
• Domenica prossima, 14 c. m., alle ore
14,30, saranno presenti fra noi i giovani
della filodrammatica di Villar Pollice che
ci presenteranno una recita. Invitiamo
tutti quanti a venire ad applaudire il loro impegno.
• Abbiamo appreso con gioia la notizia
della nascita, avvenuta il 2 marzo a Pinerolo, di Michela Long di Livio e Mara
Jahier. Facciamo a lei e ai genitori i migliori auguri per una vita serena sotto
lo sguardo del Signore che ha voluto allietare questa famiglia così, profondamente colpita dalla prematura scomparsa del loro Sergio che tutti noi non potremo dimenticare.
PRAROSTINO
Siamo grati al candidato Antonio Adamo che ha predicato il 29 febbraio.
• La filodrammatica ha replicato sabato 28 alla presenza di un folto pubblico
e con grande successo il suo lavoro ; nelle
prossime settimane sarà impegnata nelle
località vicine. La corale ha ripreso il
suo impegno settimanale in vista della
settimana di Pasqua.
• La « Pro Loco » ha diffuso in questi
giorni un volantino che invita i cittadini,
nell’approssimarsi della buona stagione a
riprendere i lavori volontari per la costruzione di alcune opere atte a rendere
più accogliente il nostro Comune.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GiOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 13 al 19 marzo 1976
Doti. MARINARO
Viale De Amicìs 22 - Tel. 90036
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 14 marzo 1976
FARMACIA MUSTON ( Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
Martedì 16 marzo 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE (Dr. Imbertì )
Via Arnaud. 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 14 marzo 1976
FARMACIA DOTT. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060 • Luserna
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Giovanni: Tel.90.084 - 90.205
VILLAR PEROSA
• La sera di giovedì, 4 c. m. abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita del Moderatore pastore Aldo Sbaffi, che, dopo
aver incontrato il Concistoro nel corso
di una cena preparata da alcune mamme, ha preso contatto con la comunità
nel corso di una riunione nel salone del
Convitto. La chiesa ringrazia sentitamente il Moderatore per la gradita visita e
per il messaggio e le informazioni dateci
con la speranza che simili occasioni si ripetano ancora.
• I nostri più vivi auguri ai gemellini
Mark e Andrea, venuti ad allietare la famiglia di Ugo e Ines Collet (Zona Municipio).
• Domenica pomeriggio 7 c. m. un gruppo dell’Unione Femminile ha partecipato a S. Germano Chisone alla riunione
mondiale di preghiera delle donne insieme alle sorelle di diverse altre chiese delle Valli. Un sentito ringraziamento alla
locale Unione Femminile per la fraterna
accoglienza.
Giornata mondiale
di preghiera
delle donne
ANGROGNA
Abbiamo appreso che è deceduta il 23
febbraio u. s. a Losanna, dove risiedeva
da circa trent’anni, Malan Ernestina, originaria del Prassuit.
La nostra sorella ha voluto destinare
alla sua Chiesa di origine la somma di
lire 760.000 per il progetto dei mini-alloggi per anziani e lire 100.000 per Villa
Olanda in riconoscenza. Questo aiuto ci
conforta nel nostro progetto che speriamo realizzare nei prossimi mesi.
Siamo vicini con la nostra simpatia ai
familiari della nostra sorella.
SAN SECONDO
TORRE PELLICE
Da anni il primo venerdì] del mese di
marzo è riservato alla giornata mondiale di preghiera delle donne di tutto il
mondo.
Nelle Valli la si rimanda alla domenica per facilitare la venuta di molte sorelle, troppo impegnate nel corso della
settimana.
Il 7 marzo 1976, ospiti della comunità
di S. Germano, ci siamo immerse nei problemi, nelle sofferenze dell’America Latina.
La liturgia è stata preparata dal gruppo di donne messicane di varie denominazioni, di quella vasta regione di 2(X) milioni di abitanti che si trovano ancora in
uno stato permanente di miseria e di ingiustizia.
Siamo tutte invitate a condividere la
loro sofferenza e a diventare più sensibili alla realtà dei nostro tempi.
Il fitto gruppo dì San Germano ha saputo rendere più vivo in noi la miseria e
l’angoscia di coloro che vivono in queste
condizioni con dialoghi e canzoni che
echeggiavano i lamenti delle madri senz’acqua limpida e pura per cucinare e
dissetare i figli e i gemiti di un popolo
affamato e senza tetto.
Circa 150 sorelle si sono raccolte in
preghiera d’intercessione, coi diversi
gruppi di Rorà, Villar Pellice, Angrogna,
San Giovanni, Torre Peliice e Villar Perosa.
La colletta di quest’anno sarà devoluta
a favore deH’Unione Cristiana delle Giovani (Y.W.C.A.), per le persone anziane
in condizioni disagiate, ospiti delle case
della Unione.
Ringraziamo la chiesa di San Germano che ha stampato, in numero sufficiente, i fogli della liturgia e con affetto rivolgiamo un grazie di cuore alle sorelle
ottime casalinghe, che ci hanno offerto
un tè ben guarnito.
Ciò che è rimasto è stato venduto, per
aggiungere alle offerte.
Non solo del pomeriggio del 7 marzo
ci ricorderemo, ma più che mai questo
raduno ci ha riavvicinate nella profonda
esperienza della solidarietà, che in Cristo, ci avvince alla folla di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue.
Graziella Jalla
• Il Moderatore ha incontrato la nostra
comunità il 1° marzo in una riunione serale. Lo ringraziamo per l’interessante
incontro e scambio di idee.
• Il 4 marzo è stato celebrato, dal pastore Ernesto Ayassot, il funerale di Antonio Rapetti, vedovo di Romilda Vicino
(Brusiti), deceduto a Milano. Rinnoviamo il nostro fraterno affetto alla fami
’ glia.
• Le Unioni Femminili di Prarostino e
S. Secondo hanno celebrato insieme la
Giornata mondiale di preghiera nella sala delle Attività di S. Secondo. La partecipazione alla liturgia, preparata dalle
donne dell’America Latina, è stata attenta e raccolta. Magnetofono e diapositive
hanno sottolineato diverse situazioni nelle quali vivono molte donne di quei paesi.
• L’Unione giovanile ha svolto la liturgia
al culto del 7 marzo ed il giovane Attilio
Fomerone ha sostituito il pastore il 22
febbraio.
• La sera del 29 febbraio un gruppo di
partecipanti alla gita dello scorso anno
a Rio Marina ed altri membri della comunità si sono riuniti per vedere filmine
e diapositive fatte in quella occasione ed
avere uno scambio di idee sulla gita di
quest’anno.
Incontro al Castagneto
Domenica 29 febbraio un gruppo di catecumeni del III e del IV anno si sono
riimiti al Castagneto di Villar Pellice per
discutere un tema di grande attualità: la
sessualità. Al mattino, dopo un breve culto che ha introdotto l’argomento, il prof.
Agli ci ha presentato il problema dal
pimto di vista socio-psicologico. Quindi
ci siamo suddivisi in due gruppi ed abbiamo affrontato direttamente l’argomento avvalendoci della collaborazione del
prof. Agli e del pastore. Data la complessità dell’argomento, la nostra attenzione
si è soffermata soprattutto sul condizionamento della famiglia e della scuola sulla donna, sulla mercificazione della donna che viene considerata come oggetto in
contrapposizione all’uomo forte, sull’educazione sessuale, sulla pornografia, sul
consumismo del sesso, sul mito delle verginità e sui rapporti tra i due sessi.
Ovviamente questi argomenti non hanno potuto essere approfonditi a sufficienza per mancanza di tempo. Nel pomeriggio i gruppi si sono riuniti ed abbiamo
avuto ima discussione generale. Purtroppo, data la n^tta maggioranza femminile,
non si è potuto avere un confronto fra i
vari punti di vista e i problemi riguardanti i due sessi. Questo incontro è stato
senz’altro positivo, ma ci auguriamo che
questa iniziativa non sia un caso isolato,
ma che tutta la comunità prenda coscienza di questo problema. Ringraziamo il sig.
Lazier per l^sua ospitalità ed il prof.
Agli, per la sua collaborazione.
Un gruppo di catecumeni
BOBBIO PELLICE
L’unione giovanile riceverà giovedì
prossimo la visita dei giovani di S. Secondo accompagnati dal pastore Davite
che parlerà sul problema della lebbra.
L’Unione femminile ha visitato domenica 7 c. m. il rifugio e l’asilo dei vecchi
a Luserna S. Giovanni.
Il Moderatore ha visitato la nostra comunità intrattenendosi la sera del 18 con
numerosi membri di chiesa che hanno
partecipato all’incontro e discusso sul tema: la responsabilità della chiesa valdese oggi.
Il «maitre chantre» della nostra scuola domenicale Dino Ciesch inizierà questa settimana un corso dì flauto per i
bambini al termine della scuola domenicale il sabato pomeriggio; tutti sono invitati a parteciparvi.
Comunità Montana
Val Pellice
La Giunta, riunitasi il 4 marzo, ha deciso di
fornire periodicamente informazioni sulla stampa
locale in ordine all’attività della Comunità Montana. In esito all’impegno assunto riferisce quindi sinteticamente a seguito sui temi discussi nella seduta stessa.
— Si è esaminata la possibilità di istituire im
servizio di economato. Si è quindi stabilito di
preparare un regolamento al riguardo.
— Si è ripresa in esame la questione dei Piani Commerciali che verrà presentata in via definitiva al prossimo Consiglio.
— Si sonn discusse le competenze del Segretariato Sociale e se ne è delineata la strutturazione
come strvizio autonomo alle dirette dipendenze
della Segreteria e della Presidenza. Nell’ambito
delle proposte per la ristrutturazione della pianta organica e dei servizi verà ipotizzato il Segretariato Sociale come organo di reperimento e
diffusione deU’informazione all’interno dell’Ente
e per l’esterno su richiesta e indicazione di Assessorati e Uffici.
— Il Presidente ha svolto una relazione sull’incontro avuto, unitamente alla Giunta municipale di Torre Pellice, con la CIOV sulla futura
strutturazione dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice.
— L’Assessore all’agricoltura, Prof.ssa Franca
Coisson, ha relazionato sull’attivtà dell’Ufficio
Tecnico in vista della realizzazione del Centro
Impacchetamento Latte, sulla fornitura di patate da seme da produrre in loco e sulla commercializzazione dei prodotti (castagne conservate e
noci).
— Si è esaminta la bozza di progetto per l’ampliamento della sede. Si è dato mandato al Presidente di far predisporre il progetto definitivo.
— Si è esaminata l’opportunità di fornire a
un costituendo consorzio per strada interpoderale
in Villar Pellice l’assistenza già fornita per la
costituzione di cooperative in Valle.
— Si è trattato il problema delle tariffe da
applicare per le prestazioni che verranno fornite
daH’ambulatorio odontoiatrico in corso di allestimento: si è proposta, quindi, la tariffa di L.
1.000 per la prima visita ed una somma forfetaria aneora da precisare per più visite.
Chi volesse ottenere notizie più dettagliate in
merito agli argomenti trattati potrà rivolgersi
direttamente al Segretariato Sociale presso la sede della Comunità Montana.
Incontro monitori
Sabato 20 e domenica 21 marzo
avranno luogo i due incontri dei
Monitori delle valli con il servizio
istruzione della Federazione per la
presentazione del materiale biblico
in uso a partire dal prossimo anno.
Per il 2” e 3« circuito l’incontro
avrà luogo sabato 20 a Villar Porosa presso i locali del convitto alle ore 14,30; per il 1» circuito, domenica 21 al presbiterio di S. Giovanni alla stessa ora. Si raccomanda vivamente la partecipazione.
PRECISAZIONE
La Redazione precisa che le cronache
delle chiese e dei comuni delle Valli Vaidesi sono redatte sulla base di informazioni non solo dei pastori locali ma anche
di corrispondenti del giornale; questo ad
evitare che siano attribuite ai pastori locali notizie, informazioni o prese di posizione che sono invece di altri.
Doni per l’Asilo
di Luserna San Govanni
Doni pervenuti nel mese di febbraio:
Ricca Enrico e Marta L. 20.000; René Allio
(USA) 5.000; Renata JaUà 25.000; Bonnet Estellina e Fiorina, in mem. della mamma Odin Maddalena 10.000; Monnet Eli e LiUana, in mem. di
Fanny Odin (Genève) 10.000; I.C. (Villar Pellice) 20.000; in mem. del rag. Giulio Vola, i figli
(Mi) 50.000'; R.C.T., in mem. di Matteo Turin
50.000; Kirchenkreis Essen Nord, Pastore Wusthoff (Germania) 69.242; Maria Puy Frache, in
mem. di G.D. Pietro Frache (Villar P.) 5.000.
Colletta alia riunione dell’Unione Femminile
di S. Giovanni presieduta dall’anziano Dino Gardiol 12.000; Colletta alla riunione ad Angrogna
presieduta dall’anziano Dino Gardiol 30.000; Revel Giulio 25.000; Ferruccio Giovannini, in m.
dei suoi cari (Pisa) 3.000; Juliette Bahnas, in
mem. di Revel-Danna-Enrichetta 5.000; Taccia
Alberto ,20.000; famiglia Giacomo Gardiol, in
mem. della moglie e madre Virginia Paschetto
(S. Secondo di Pinerolo) 10.000; Direzione e Maestranze RIV-SKF di Villar Perosa per U XVII
febbraio 300.000; Malacrida Lilia (Como) 2.000.
Diakonische Werk - Essen Nassau (Germania)
1.413.154; Elvira De Bettini, in mem. della sig.a
Varese L. e sig.na Gamba Caterina (T. P.) 2.000;
Grazie!
(continua)
ERRATA CORRIGE
L’ultimo capoverso della meditazione di
L. Santini (prima pagina) leggi: Amare il
prossimo, oggi, è operare perché il nostro
paese abbia una classe dirigente nuova,
diversa, che esprima una base popolare
nuova e diversa. In questo v’è spazio per
una testimonianza.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI nuovo alloggio in Bibiana, ottimo affare. Telefonare dalle ore 7,30 - 20,30 n. 91155.
CHIESA Valdese Torino cerca con urgenza custode per stabile via Pio V 15. Telefonare al
011/353568 dopo le ore 20.
CERCASI aiuto cuoca. Rivolgersi Casa Diaconesse - Torre Pellice - Tel. 91.254.
VENDESI proprietà di mq. 8.400 con fabbricato
rustico, zona colbnare. Rivolgersi al giornale.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Malan, Rivoir e Fuhrmann ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori e scritti hanno preso parte al loro dolore per la dipartenza della Cara Mamma
Marianna Costantino ved. Rivoir
Torre Pellice, 12 marzo 1976.
La famiglia Geymonat, grata per i lunghi anni di fedeltà e dedizione, partecipa commossa al
lutto delle famiglie Charbonnier e Malano per
la morte della loro cara
Adelina Charbonnier ved. Malano
Torre Pellice, 7 marzo 1976
RINGRAZIAMENTO
La moglie ed i familiari del compianto
Carlo Gisletti
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con presenza parole e scritti hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al pastore dott. Sonelli, ai medici e tutto il personale dell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, all’associazione ex combattenti.
Torre Pellice, 9 marzo 1976.
8
8
12 marzo 1976
I
UOMO E SOCIETÀ’: 25° CONGRESSO DEL P.C.U.S.
Un dissenso italiano a Mosca
Il discorso che il segretario del p.c.i.
Enrico Berlinguer ha tenuto a Mosca in
occasione del 25“ congresso del partito
comunista dell’Unione sovietica ha avuto una vasta eco nazionale e internazionale.
Pronunciato fra il gelido silenzio dei
congressisti, sottolineato da qualche mormorio (di disapprovazione) e concluso
da un distaccato, breve applauso « di cortesia», esso ha ribadito in questa assise
del comunismo internazionale il punto di
vista ufficiale del comunismo italiano, già
reso noto da tempo in parecchie occasioni, sia in Italia che fuori.
Berlinguer — com’è noto — ha riaffermato il concetto di un socialismo all’italiana, antitetico a quello sovietico, un socialismo che (citiamo) « sia il momento
più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e garantisca il rispetto
di tutte le libertà individuali e collettive,
delle libertà religiose e della libertà della cultura, delle arti e delle scienze ».
In più, il segretario del p.c.i ha fatto
presente che tale ediffcaziohe si deve
compiere « con il concorso di forze politiche, di organizzazioni, di partiti diversi e che la classe operaia possa e debba
riaffermare la sua funzione storica in un
sistema pluralistico e democratico ». In
altre parole, la più volte menzionata ipotesi del « compromesso storico » colle forze più progressiste della società italiana
è stata posta anche in questa sede internazionale.
Il discorso di Berlinguer si è anche allargato a livello europeo con la costazione della possibilità dei vari partiti comunisti di allearsi colle socialdemocrazie
più progredite «per esplorare e percorrere insieme vie nuove per costruire una
nuova società ».
Non si può non riconoscere in questo
intervento di Berlinguer ima notevole
forza e una grande dignità. Si può anzi
affermare che se il 25° Congresso del p. c.
dell’Unione Sovietica verrà a lungo ricordato, sarà proprio per la presa di posizione del p.c.i cui ha fatto corona (sia
pure in modo assai meno incisivo ed in
assenza dei rispettivi segretari) quella
dei comunisti francesi e spagnoli.
Dove invece si può rilevare una contraddizione è nell’accenno alla possibilità di collaborazione colle socialdemocrazie europee, che ci paiono non solo assai
distanti dagli obiettivi dei comunisti, ma
costituiscono in tanti casi addirittura le
pattuglie avanzate del capitalismo americano. Per non parlare poi dell’attuale
politica socialdemocratica dei tedeschi
occidentali, e della sua offensiva «maccarthistica » nei riguardi dei « rossi ».
La Pravda, che è il quotidiano ufficiale del p.c.u.s., ha pubblicato il testo completo del discorso di Berlinguer, di modo
che milioni di lettori hanno potuto prendere conoscenza del punto di vista del
più forte partito comunista europeo. Per
la verità, il giornale si è preso un paio
di « libertà » linguistiche. Quella più grossa ci pare la traduzione di « sistema pluralistico » con « sistema multiforme ». È
chiaro che « pluralismo » reca in sé in
concetto di una pluralità di partiti, mentre « multiforme » è un solo partito che
può assumere vari aspetti. Ma, tutto sommato, si tratta di dettagli secondari di
fronte all’importanza di una simile pubblicazione.
La considerazione più immediata che
si può fare su quanto sopra esposto è che
l’Unione sovietica ha dovuto prendere
ufficialmente nota che alcuni partiti « fratelli» non sono più disposti a ricevere
acriticamente l’ispirazione da Mosca, non
solo, ma che essi intendono addirittura
percorrere strade ben diverse. La cosa
viene recepita anche nel comitato congiunto emesso dopo rincontro Breznev
Roberto Peyrot
Pluralismo e unità poiitica
dei cattolici
Intervistati dall’agenzia stampa Adista,
padre Chenu, Lucio .Lombardo Radice e
padre Davide Maria Turaldo hanno riconosciuto che l’unità politica dei cattolici
— ammesso che sia mai esistita —^ è un
fenomeno politico e religioso che va sempre più scomparendo.
Padre M. D. Chenu sostiene che la fine dell’unità politica dei cattolici come
regola di azione, è il« test » più significativo deH’efficacia evangelica del Concilio.
Lucio Lombardo Radice mette in dubbio che nel mondo cattolico questa unità
politica sia mai esistita, e cita ad esempio l’esperienza dei cattolici nella lotta
di liberazione e la loro militanza nei vari
partiti e movimenti di sinistra.
Anche Padre Davide Maria Turoldo
nega che sia mai esistita una unità politica dei cattolici (neppure aU’interno dello stesso partito democristiano).
Bisognerà parlare allora della D.C. come partito di cattolici e non dei cattolici. Stampa di cattolici e non dei cattolici. Padre Turoldo sostiene inoltre che
la Chiesa, nel suo alto magistero, è sempre stata pluralistica. È lo Spirito che
fonde l’unità nella libertà.
(Agenzia Adista)
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
MISERIA IRLANDESE
Di ritorno da Dublino, il sig. L. Nédelec ha fatto, in una lettera a « Le Monde »
(del 4.3.76), il seguente racconto.
« Quella sera, a Dublino, si finiva di suonare Strauss all’Opera. Le Rolls Royce e
le Lancia attendevano sorvegliate dai rispettosi autisti, e la Dublino-bene usciva
dal teatro in grande toilette, perfino i ragazzi di quindici anni in abito e cravatta
a farfalla neri e in camicia di seta ricamata. A soli 100 m. di distanza, nei pressi
d’un grande albergo, un bambino poliomelitico di dodici anni era seduto sul
marciapiede, con le stampelle parallele
alle sue povere gambe. Davanti a luì un
pezzo di cartone simile ad una ciotola. Nel
momento in cui gli siamo passati davanti, sul pezzo di cartone c’erano 7 pence (...)
In ogni città, durante il nostro viaggio
Comitilo di Radaziona: Eruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, NIso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
5.000
2.500
7.500
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie ; GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - la Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo l.
semestrale L.
estero annuo L.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una coi. : commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni SO; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
nella repubblica d’Irlanda, abbiamo avuto occasione d’incontrare di questi bambini costretti alla mendicità dai loro genitori, fino a tarda ora di notte. Certamente si dirà che simili scene esistono in
tutte le grandi città, comprese quelle
europee: basta visitare Parigi e i corridoi
del suo mètro. Ma in Irlanda, dietro queste scene di mendicità, emerge, forse più
che in qualunque altra parte d’Europa,
l’estrema povertà di tutta una fascia di
popolazione.
Si viene a lavorare a Dublino per dei
salari che, quasi sempre, raggiungono al
massimo i 600 franchi francesi al mese.
Questa è la sorte d’una moltitudine di
piccoli impiegati, operai, venditori, cameriere di ristorante, ben felici del resto di
trovar lavoro a un tale livello.
Conclusione: al dilà delle contese politiche e dello scontro delle passioni religiose nel Nord, bisogna ben capire che
l’Irlanda del Sud deve far fronte a un sottosviluppo economico grave, e che il suo
problema principale non è quello di sapere se è più importante essere cattolici o
protestanti... ».
Già, il suo problema principale! Ma intanto sembra che non sia così. Un nostro
caro amico ci diceva, tempo fa: « quella
non è più una guerra di religione. Lì la
religione non c’entra, è solo più un’etichetta che copre una guerra di classe. Tale e
quale nel Libano, dove lo scontro è solo
di nome fra cristiani e musulmani ». Sì,
certo: in Irlanda le chiese non prendono
più ufficialmente posizione per l’una o
l’altra delle due parti contendenti, e non
esiste più la vera e propria persecuzione
religiosa. Ma a noi sembra ohe il sottofondo degli odi religiosi sia sciaguratamente ancor vivo, tant’è vero che esistono pastori e preti che scendono ancora
in lotta, sia pure a titolo personale, « in
nome della religione ».
Una piaga di tempi lontani, che non si
è ancora cicatrizzata del tutto e che ancora, ogni tanto, butta marcio.
DOPO LA VITTORIA
DI AGOSTINO NETO
La guerra civile nell’Angola è terminata con la vittoria totale dell’MPLA
(= Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola), comandato da Agostino
Neto. La vittoria è stata ottenuta, in buona parte, per l’aiuto del corpo di spedizione cubano e per quello dell’URSS (fornitrice di armi). Ma i problemi politici, i più
scottanti e per i quali non può esservi tregua, si tirano come le ciliege: intendiamo
dire che non può instaurarsi la pace nell’Africa centromeridionale, finché domina
il feroce razzismo in zone africane di
grandi estensioni e a danno di decine di
milioni di esseri umani.
Le due ex-colonie portoghesi, l’Angola
e il Mozambico, ormai completamente liberate, già fanno sentire la loro pressione
sulla Namibia, sulla Rodesia e, indirettamente, sul SudiAfrica, alimentando le speranze di libertà nelle popolazioni sfruttate ed oppresse di quegli Stati. Non sembra che una tale pressione possa attenuarsi nelle prossime settimane, ma una
cosa è certa: che lo statu quo lungo i confini angolani con la Namibia, essendo
schierati l’esercito angolano a nord e
quello sudafricano a sud, sia pure a rispettosa distanza l’uno dall’altro (circa
200 km. attualmente), potrà essere mantenuto solo se i governi di Mosca e dell’Avana lo riterranno opportuno. Lo stesso vale per i confini fra il Mozambico e
la Rodesia, dove la situazione è anche più
grave, a causa dei frequenti sconfinamenti reciproci. Il richiamo ad un intervento
delle due ex-colonie portoghesi dipenderà,
in massima parte, dal prossimo sviluppo
(o ristagno) della guerriglia che la SWAPO
(= Organizzazione popolare dell’Africa
del Sud-Ovest) sta combattendo contro
l’occupazione Sud-Africana della Namibia,
e da quella che alcuni nuclei armati (chiamati Zapu, Zanu e Anc) stanno combattendo in Rodesia.
hai rinnovato
i'abbonamento ?
Cos'è
il M.I.R.
Berlinguer, nel quale l’internazionalismo
proletario diventa « cooperazione internazionalistica » mentre il riferimento agli
« insegnamenti del marxismo-leninismo »
(frase presente nel comunicato congiunto sovieto-portoghese) è qui sparito.
In questa situazione, sorge spontanea
una domanda: data per scontata e per
definitiva questa nuova strategia comunista, in che misura viene essa recepita
dalla «base»? Dall’indagine svolta da un
settimanale risulta che per parecchi
rURSS costituisca ancora un intoccabile
punto di riferimento, anche se si fa strada qualche critica sul problema delle libertà civili. Esistono anche motivi sentimentali difficilmente rinnegabili da chi
ha vissuto gli anni della « guerra fredda ».
I giovani, invece, si sentono meno impacciati nei confronti dell’URSS e sono
assai meno disponibili ad accettare miti.
Nei prossimi mesi si dovrebbe tenere
a Berlino la Conferenza dei partiti comunisti europei. Probabilmente questa sarà
il banco di prova, il «momento della verità » per verificare la validità e la realtà
di quello che oggi si chiama correntemente « eurocomunismo » : si potrà forse allora vedere se si tratterà di una svolta storica unanime, sancita in un documento veramente innovatore, veramente
« rivoluzionario ».
Storia del « Movimento della Riconciliazione »
Nel 1914 allo scoppio della guerra
mondiale, un quacchero inglese ed un
pastore tedesco, Henry Hodgkin e F.
Siegmund-Schuitze, dopo un convegno si
strinsero la mano alla stazione di Colonia promettendosi di non fare mai la
guerra l'uno contro l'altro. Da questa
promessa nacque il M.I.R.
Grazie al lavoro di Henry Hodgkin,
negli ultimi quattro giorni dell'anno 1914
ebbe luogo un convegno a Cambridge,
dove 130 persone costituirono il movimento. Per esprimere che la pace è molto più di una semplice assenza di guerra
essi lo chiamarono « Movimento della
Riconciliazione» (Fellowship of Reconciliation). Essi partirono dalla lettera di
S. Paolo ai Corinzi (cap. 5: 17-19) e
formularono la seguente dichiarazione
che per molti anni fu la base del movimento :
« l'amore, rivelato ed interpretato nella vita e
nella morte di Gesù Cristo implica di più di quel
che abbiamo visto finora, esso è l'unica forza colla
quale il male può essere superato, l'unica base sufficiente per la società umana.
Per stabilire un ordine del mondo basato sull'amore questi che accettano questo principio devono accettarlo pienamente, per loro stessi e per le
loro relazioni con gli altri, e portare i rischi di
questo agire in un mondo che non lo accetta
ancora.
Perciò come cristiani ci è proibito di fare la
guerra, la nostra lealtà al nostro paese, all'umanità, alia chiesa universale e a Gesù Cristo il nostro
Signore ci chiama invece ad un servizio, colla nostra vita, per il trionfo dell'amore nelle relazioni
tra uomo e uomo, nella vita sociale, nel mondo
degli affari e nella vita internazionale.
Il potere e la saggezza di Dio vanno molto oltre i limiti della nostra esperienza presente, egli
attende di irrompere nella vita umana con vie
nuove.
Siccome Dio si manifesta nel mondo mediante
uomini e donne, ci offriamo a lui per i suoi scopi
di redenzione, per essere usati da lui nel modo
che egli ci rivelerà ».
Nel 1915 il movimento si espanse negli Stati Uniti e nel 1919 divenne internazionale : A Bilthoven, in Olanda nel
corso di due convegni venne fondato il
M.I.R. (International Fellowship or Reconciliation I.F.O'.R.) che nei primissimi
tempi prese il nome di « Movimento verso una Internazionale cristiana » (Movement towards a Christian International).
Tra i fondatori : Henry T. Hodgkin e F.
Siegmund Schuitze (i due protagonisti
della stretta di mano allo scoppio della
guerra) Pierre Cérésole, Leonhard Ragaz, Matilda Wrede, Henry Roser e Max
Metzger, prete austriaco che fondò un
segretariato del M.I.R. per il lavoro nella
Chiesa Cattolica.
Dopo la guerra uno dei primi gruppi
di ricostruzione, ispirato dal M.I.R. lavorò nei pressi di Verdun. Furono ricostruite le case dei contadini, sotto la direzione di Pierre Cérésole, il quale diventò il
fondatore del Servizio Civile Internazionale che organizza da molti anni campi
di lavoro in tutto il mondo.
Il M.I.R. non proclamò mai un pacifismo astratto ma si sforzò sempre di trovare delle soluzioni non-violente nel vivo
dei conflitti reali : così Muriel tester, famosa pacifista, affrontò i problemi sociali in Inghilterra, il deputato inglese Lloyd
Davis impedì un intervento armato di
Lloyd Georges in Irlanda. Matilda Wrede riformò le prigioni e le procedure penali in Finlandia, Leonhard Ragaz combattè instancabilmente il militarismo svizzero e abbandonò la cattedra di teologia
per essere più vicino agli operai.
Nel 1932 in occasione dell'apertura
della conferenza mondiale sul disarmo il
M.I.R. organizzò una marcia internazionale attraverso la Francia e la Germania.
Durante la seconda guerra mondiale
migliaia di membri soffrirono il carcere
e più di 80 furono uccisi nelle camere a
gas o nei campi di concentramento o
« giustiziati ». Nella Francia occupata a
Le Chambon nelle Cevenne, il pastore
André Trocmé e sua moglie Magda con
tutto il loro villaggio realizzarono una
resistenza nonviolenta, salvando la vita
a migliaia di ebrei e di perseguitati politici.