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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi
Oliettope e flmministfatoíe : Seovenuto Celli, Via magenta N- 18, ROfflfl
2?oma, ^3 (Bennato ¡^¡0 = ^nno \\X - ZT. Í
I
♦ 1^ Rinnovamento non è morto
Ul IlillCitlU ♦ _ (jjjQ vale il tuo Dio? —Suicidio ! — Scienza e religione — Un volume importante — Divagazioni d’un filosofastro — Il
primo educatorio popolare valdese — In Norvegia — Brevi meditazioni d’un laico — Lotte e
vittorie — Nella penisola e nelle isole — I nostri
morti Il dottor Carlo Vinqvist — Oltre le
alpi e i mari — Adolfo dalla in ValS. Martino
— Leggendo e annotando — Rivoluzione protestante — Noterelle e spigolature — In sala di
lettura — Moody — Rivista Cristiana — Sotto
l’incubo !
Il “ BlHHOgflMEHTD „ non è oiorto
Apprendiamo con vivo piacere che il Rinnovamento di Milano, a cui attendevano Giovani nobili in
tutti i sensi della parola, non è morto ; o piuttosto,
si, è morto, ma, come tutto ciò che è destinato ad
nn avvenire glorioso, sta per risuscitare !
E risusciterà con un altro nome, forse meno bello:
•I . ’
ma il nome importa poco alla cosa. Il periodico si
chiamerà Saggi Religiosi ; si occuperà dei massimi
problemi religiosi, e uscirà in grandi fascicoli, a momenti non rigorosamente fissi dell’anno, ma come
il Rinnovamento in grandi fascicoli, che formeranno
anno per anno nn bel volume di ottocento pagine
almeno.
Per chi non lo sapesse, il Rinnovamento — sempre
avversato, sempre bersagliato da la Curia — penetrava tuttavia nei migliori ambienti ecclesiastici, nei
più accreditati seminari, ed era letto da tutti i professori di teologia cattolica romana.
I Saggi Religiosi, di cui abbiamo il bene d’annnnziare l’imminente comparsa, avranno, certo,
ugual sorte ; troveranno cioè nella Curia una nemica implacabile ; nella coscienza dei buoni cattolici
romani, che va, grazie a Dio, ridestandosi sempre
più commoventemente, un'alleata sincera e una cooperatrice timida forse, ma costante ; e voglia il Signore che la sincerità abbia presto a vincere la timidezza, e che tra non molto una riforma in senso
tutto spirituale, profonda, veramente degna dello
Spirito del Cristo, abbia a prodursi nel Cattolicismo
romano. Che giorno sarà mai quello ! Ci vedrete
piangere di allegrezza !
Ai nobili Giovani dei Saggi Religiosi angariamo
una visione sempre più limpida della persona del Cristo,
che — come essi non mancheranno di avvedersene
ogni giorno più — è il fondamento, il fulcro, il
pernio, l’asse e ogni cosa a chi voglia assorgere a
una religione degna di anime nobili.
*
4: *
I venti Giovani dei Saggi Religiosi, tutti ricchi,
tutti generosi, tutti bollenti d’amore per il bene,
intrapprenderanno un’altr’opera magnifica: l’Evan
gelizzazione delle Calabrie, tanto miserabili, tanto
ignoranti, tanto superstiziose, tanto infelici e tanto
amabili.
Di Gesù in San Matteo è detto : « Vedendo le
turbe, n’ebbe compassione, perciocché erano stanchi
è dispersi, a guisa di pecore che nou han pastore ».
Un po’ di questa tanto divina e tanto umana
« compassione » di Gesù è certamente passata nell’animo — sempre aperto a ogni alto ideale — di
quei cari Giovani; ed essi anderanno a turno nelle
Calabrie, e vi lasceranno stabilmente l’ing. Aiace
Alfieri — da loro scelto a presidente —; diverranno
gli evangelizzatori, gli apostoli laici delle Calabrie
« stanche », per risollevarle da l’avvilimento intei-•
lettuale, morale e religioso, indipendentemente affatto da Eoma, valendosi dei pochi elementi buoni
che sono tra il clero di là, valendosi anco di fratelli bene scelti tra i cristiani evangelici.
Che splendido disegno, largo, veramente cattolico,
cioè veramente cristiano I
All’opera, egregi Giovani ! Il nostro cuore vi seguili affettuosamente in preghiera.
ejtE VALE IL, TUO DIO?
Lettori, io vi invito ad nn atto di elevazione spirituale : guardate a Dio 1 Non cercate d’intenderlo nella
sua infinità, sarebbe sforzo vauo ; che sappiamo noi
del fuoco, della luce, deU’elettricità, della vita ? Se un
atomo, un semplice atomo è uno scoglio in cui s’infrange tutta la scienza della nostra ragione, come potremmo noi definire Dio ? Oh profondità di ricchezza, di
saviezza e di sapienza di Dio, come sono imperscrutabili
i tuoi giudicii ed incomprensibili le tue vie !
Eppure per giudicare un’epoca, bisogna conoscere la
divinità che adora ; oppure valutare il nostro Dio è
valutare la nostra religione, i moventi delle nostre
azioni. Se il tuo Dio è crudele, la tua religione sarà
barbara ed i suoi adoratori saranno orde selvagge, incendiarie ed omicide. Se il tuo Dio è un Giove gau.
dente, la tua religione sarà estetica ed egli governerà
un popolo che canta le donne, i cavalieri, gli amori
le osterie, che vive i trionfi della carne. Se il tuo Dio
è pusillanime, tisico come il cristo dell’arte classica italiana, la popolazione che educa sarà debole e vile. Se
il tuo Dio è impotente, la gente Ch’Egli cresce sarà
rassegnata, fatalista, triste, matura alle supreme catastrofi. Ma poiché, cristiano, il tuo Dio è potente e giusto
salvatore e trionfatore, il popolo a Lui divoto sarà animato e mosso dagli ideali di potenza e santità, di
amore, di redenzione e di vittorie, consterà di eroi e
di profeti.
Guardate il Signore con uno sguardo attento, serio
e prolungato in cui tutta la vita vostra si concentri*
uno sguardo appassionato, acceso, entusiasta e che tenda
a ricevere tutto il suo Oggetto nell’anima mediante gli
occhi della fede.
Allora capirete che ne è delle anime come dei pesi ;
più le si spingono in su e più tor c andò sulla terra
acquistano forza per schiacciare il male ; allora intenderete l’elevazione gaudiosa di Sant Agostino quando
esclamava ; « Per me l’aderire a Dio è il sommo bene » ;
allora vivrete nel vostro interno un miracolo simile a
quello che quotidianamente rifulge in sulle Alpi, quando
coll’apparir del sole, esse vengono liberate dalla notte
e dai suoi spaventi, inondate da una gloria dì luce, di
gioia e di attività ; allora Dio diffonderà in noi non as
siomi divini, non conoscenze, ma sacrosante energie di
gran lunga più necessarie ed urgenti ; dov’è, dov’è invero il sillogismo, il dilemma che abbia la magica potenza di trasformare un infame in onesta persona ? Lo
cercano gli nomini da secoli, ma sempre inutilmente.
Guardiamo coU’anima protesa verso il Signore ed Egli
irradierà nei nostri sgomenti, nelle nostre ingiustizie,
nelia nostra perdizione, nelle nostre nostalgie la sua
salute, il suo paradiso, sperimenteremo « la straordinaria grandezza della potenza » divina, « l’ultra potenzialità della dinamite » cristiana (Efesi I, 19) ; allora infine vinceremo le battaglie dell’Evangelo in
Italia.
Giovanni Grilli.
SUieiDl©!
La recrudescenza di suicidi che, si verifica da qualche tempo in qua rende pur troppo attuali le seguenti parole di un forte evangelizzatore che non è
più e che ha lasciata larga impronta nel campo evangelico, vogliamo dire Alessandro Gavazzi;
• •
«... Per me, la primissima causa furono e sono i romanzacci che specialmente ci piovvero di Francia, e
che ormai deturpano tutte le appendici dei nostri giornali, e da cui i drammaturghi, eunuchi di genio, traggono le sensazioni più frementi delle loro nevrotiche
sciagurataggini. Essendone divenuta la lettura una
necessità della moda, piano piano gli animi, particolarmente giovanili, e sovra tutti quelli delle fanciulle,
vi si appassionano, e grado grado perdendo l’orrore al
suicidio, cominciano per ammirarlo, poi ad esaltarlo e
terminano per accettarne la teoria e a seguirne la
pratica.
Più che tutto però, a mio parere, ne va accagionata
la stampa giornalistica, che, in siffatta bisogna, si è
costituita scuola e maestra d’infausta dottrina. Sotto
pretesto che, qualcuno astenendosene, gli altri spazierebbero in tali racconti, e questi sarebbero ricercati e
letti, e quelli lasciati, perdendo con ciò i loro clienti,
tutti si danno premura di raccogliere quanto mai possono di suicidii e di narrarli in ogni loro più minuto
dettaglio. E non bastando quelli del proprio circondario
e paese, divagano all’estero, e rimpinzano le loro colonne colle abberrazioni degli altri popoli.
Si badi ora al risultato. Tutte le età e tutte le
classi di ambo i sessi, leggendo od udendo leggere e
raccontare pressoché quotidianamente tali storie, vi
imparano il perchè ed il come del suicidarsi fino ai
più intimi e minimi particolari. Una volta, nei casi
avversi della vita, neppur^ si sognava il suicidio, il
cui solo nome metteva ribrezzo; ma oggidì, essendo
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LA LUCE
infortaati che per amor tradito, per dissesto finanziario. per fallita fortuna, per malattia disperata, per miseria implacabile, per vergogna imminente e persino
per giusto e mite rimprovero di genitori, di maestri,
di padroni, altri si suicidarono, coloro che ritrovansi
nelle identiche circostanze, avendo già imparati tutti
i modi del suicidio, si appigliano a quello che trovano
il più per essi agevole, e con la massima disinvoltura,
s’imbrancano coi suicidi, dai vecchi oramai cadenti, ai
fanciulli e alle bimbe. Io mantengo che i novantanove
su cento non sarebbero mai stati suicidi, se non glielo
avessero insegnato magistralmente i giornali.
Quale rimedio a tanto guaio ?
Io vorrei che nel Codice Penale, per legge di Parlamento, si considerasse e si punisse come delitto l’inserzione dei suicidi! nel giornalismo, o in qualsiasi
altro modo la stampa ne tentasse la pubblicazione. La
legge essendo generale, non recherebbe ingiuria a nessun giornale in particolare. Nessuna eccezione alla
legge ; e gli stedfei suicidi del circondario, registrati
nel necrologio locale, coi morti comuni, senza specificarne la causa.
Se si è tanto rigorosi in fatto di stampa, quando si
tratta di politica internazionale, o di qualche supposta
associazione di malfattori (i malfattori veri non ricorrendo alla stampa), perchè bassi a tener bordone a
questo giornalismo, che, con tai racconti, in fondo in
fondo, bon è altro che una vera associazione di micidiali, insegnando ed incoraggiando il suicidio .i*
Ove il giornalismo evangelico, vergine di tali tristizie volesse secondarmi in questa santa crociata, non ^
se ne pèriti per la sua esiguità, ricordando quel detto
di Dante; «Poca scintilla, gran fiamma seconda ». E
se, dallo insistere su questo soggetto, noi fossimo istrumentalità di farne scomparire a suo tempo (speriamolo)
perfino la traccia, anche da questo lato noi potremmo
ringraziare Dio di non essere stati inutili nel »innovamento morale della Patria, civilmente emancipata »
Y.
SCIENZA E RELIGIONE (1)
HOH C’È PISSIDIOI
Présentàzionì. * ‘ " ‘ “ “
Sarà necessario anzitutto ch’io vi faccia fare la conoscenza della religione (come l’intendo io) ; e non
solo della religione, ma anche della scienza.
Cominciamo anzi da quest’ultima, ma diciamone so-,
lamento quel tanto che per ora basti al proposito nostro. Saremo sempre in tempo, se mai, a completare
e a meglio chiarire le nostre idee.
La scienza.
In un mio precedente lavoretto, che va sott’il titolo
La fede è come l’aria, accennai che cosa sia « fenomeno ». Poiché r accennai allora, non sto a ripetere
adesso. Si dice che repetita iuvant. Sì, è vero, talora
iuvant, ma talora anche... seceant ! Suppongo dunque
che i miei cortesi Lettori non ignorino il significato
d.el' vocabolo « fenomeno ».
Or è da sapersi che la scienza è specialista in fatto
<ii fenomeni.
— Non esiste nulla, oltre ai fenomeni ?
— Oh, che c’entra mai codesto ? Esisterà dell’altro,
io credo che esista ; ma la scienza non se ne cura. E,
di grazia, che male c’è?
Vari sono gli umor, vari i cervelli,
A chi piace la torta e a chi i tortelli.
Alla scienza piacciono i fenomeni. Il che non significa che non esista nulla oltre ai fenomeni.
Più giudiziosa del ,ciabattino rimbeccato da Apelle,
la scienza non s’impiccia che di scarpe... volevo dire
di... fenomeni : questo è il suo cibo ; questo è il suo
solo cibo quotidiano ; quest’è il suo elemento.
Dite un po’ al pesce che se n’esca fuori da l'acqua
e che se ne vada girellonando su per la terra asciutta !
Non vi darebbe retta; perchè sa che questa pazzia
gli costerebbe la vita. Sarebbe per lui un suicidio ;
e il suicidio, presso ai pesci, più ragionevoli dell’uomo,
fortunatamente non è ancora in uso.
La scienza dunque è quella tal signora, innamorata
dei fenomeni, la quale non si occupa che di fenomeni:
cerca fenomeni, li riordina, ne va rintracciando lo
cause. E dove va ella mai a rintracciare queste cause
dei fenomeni ? — Tra i fenomeni stessi ; da la cui
cerchia ella non si diparte nemmeno per un minuto.
E, secondo me, fa benissimo.
Se si discostasse anjhe per un solo minuto, la sarebbe finita per lei, come per il pesce che si mettesse in testa d’avventurarsi fuori del suo « liquido
demento ».
(1) Continuazione vedi num. precedente.
Non mi fraintendete, ve ne prego. Io parlo della
scienza, non degli scienziati. Lo scienziato, che alla
fin de’ conti è un uomo in carne ed ossa come noi,
può, senza inconvenienti, occuparsi anche di ciò che
non è fenomeno ; ma la scienza, no, chè altrimenti
cesserebbe d’ essere scienza. Del resto anche lo scienziato cessa d’essere scienziato, quand’ appena abbia
oltrepassati i confini del mondo fenomenico. Può benissimo oltrepassarli, ne ha diritto quanto voi e quanto
me; ma in quel momento egli sarà un filosofo, sarà
un semplice mortale, sarà tutto quel che voi volete,
ma non sarà più uno scienziato. Tutto sta a intendersi. La scienza è quella cosa che si occupa solamente di fenomeni. È quistion di convenzione, lo so.
Ma la convenzione stabilita e ormai fissa è per l'appunto questa : la scienza si occupi di fenomeni, sempre di fenomeni, unicamente di fenomeni; e, se le
abbisognasse di scoprir le cause dei fenomeni, le cerchi tra i fenomeni stessi, poich’ella non deve occuparsi che di fenomeni. E la scienza, mite e obbediente,
fa così nè più nè meno : osserva i fenomeni ; confronta un fenomeno con l’altro ; spiega un fenomeno
mediante un altro fenomeno ; scruta l’orìgine dei fenomeni, ma quest’origine la cerca tra i fenomeni stessi :
fenomeni, fenomeni, null’altro che fenomeni, e — badate ! — tutti i fenomeni, a cui l’uom possa in qualche modo arrivare.
La religione.
Ora che avete un’idea più o meno precisa della
scienza, vi sarà caro — io spero — di far un po’ di
conoscenza anche della religione.
Sentite dunque com’io intenda la religione.
La religione — in quel ch’ella ha per me di veramente essenziale — mi si presenta come un fatto o
come una serie di fatti triplice. Vi distinguo tre momenti principali.
I. La religione mi si presenta anzitutto come un
qualche cosa di interiore.
Questo qualche cosa d’interiore è stato battezzato'
con nomi diversi : • spirito religioso » — « bisogno religioso » — « sentimento religioso ». A me poco importa il nome. C’è in noi — c’è in me e c’è in molt’altri
— un’aspirazione sui generis, non sempre egualmente
intensa ; la quale è come una sete e come una fame
spirituale, come una sete e come una fame di santità
ideale, di bene e d’amore perfetti.
Non mi dite che sogno. Tanto varrebbe che mi diceste quand’io mi metto a tavola con buon appetito
e mi vedo d’intorno altri commensali animati da le
mie medesime eccellenti disposizioni : < Non è vero
che abbiate appetito ! » Ci farei su una risata di gusto, e tirerei innanzi senza scompormi altrimenti. AhMarno appetito !
— Qual è l’origine di codest’appetito ?
— Non divaghiamo, per carità. A mettere troppa carne al foco, si corre il pericolo di non concluder mai
nulla. I problemi non direttamente connessi con la presente trattazione verrannìo forse esaminati e risoluti in
futuri lavoretti a questo somiglianti ; ma qui procuriamo di nop ci scostar troppo da l’argomento propostoci.
La religione è dunque anzitutto un bisógno, un appetito dell’anima specialissimo; il quale nettamente
si delinea fra tutti gli altri bisogni e tien desta —
eccitandola come uno stimolo — l’anima nostra e quella
di molte altre persone.
II. Ma la religione non è solamente un fatto interiore (o subiettivo) ; è anche un fatto esteriore (od
obiettivo). ■
Io leggo il Vangelo. Il Vangelo mi trasporta in Palestina. Mi ci ritrovo a’ primi decenni dell’ èra volgare. Gesù Cristo percorre la Galilea, la Giudea, si
sofferma nella semipagana Samaria, Io rincontro ! Lo
vedo ; lo seguo ; ne odo la voce; ne ascolto la parola;
ne interrogo lo sguardo dolce e profondo ; ne scruto
la vita, che mi fa l’effetto d’essere una vita santa.
Gesù mi parla : mi parla di sè, del • Padre che è nei
cieli », dell'amore di Lui, del mio peccato e del perdono divino. Ed io lo ascolto e lo seguo fino alla
Croce, e oltre.
Ecco la religione nel suo secondo aspetto, del tutto
esterno, obiettivo.
III. C’è un terzo aspetto della religione.
Lo stomaco grida al soccorso — come direbbe Edmondo De Amicis.
Nella vetrina del fornaio sono disposti in bell’ordine panini freschi, che sembran dire : Mangiaci !
Dovrò suggerire a me stesso : « Non ti curar di lor,
ma guarda e passa?» No, ma entrerò, e ne comprerò,
e me li sgranocchierò avidamente. — Non paia irriverente questa similitudine; poiché Gesù Cristo stesso
si assomiglia al « pane ». Ma volete voi una similitudine più... nobile?
Pensate alla pila. Due elettrodi: lo zinco e il rame;
oppure lo zinco e il carbone di storta. Nessun effetto.
Congiungiamo un elettrodo con 1’ altro mediante un
filo metallico, chiudiamo cioè il circuito, come si dice:
avremo una corrente, che da un elettrodo con rapidità meravigliosa anderà all’altro elettrodo, e da que
sto ritornerà a quello, attraverso il filo metallico, attraverso il liquido eh’è nella pila. Ecco un effetto!
E, se invece di una debole pila, disporremo dì qualch’altra più energica sorgente di elettricità, la nostra
corrente si renderà manifesta pure alla vista, con una
scintilla, con uno sprazzo di luce abbagliante, bella.
Così, l’anima religiosa, che abbiamo tratteggiata
alla lesta e proprio con due sole pennellate, 1’ anima
che ha fame di santità, di perdono, d’amore, trova il
suo cibo nel Cristo.
Una comunicazione spirituale interviene fra lei e il
Cristo, fra lei e il Dìo d’amore che il Cristo le ha rivelato ; una comunicazione paragonabile a quella d'un
elettrodo con l’altro elettrodo nella pila : e una corrente e una soave corrispondenza d’amorosi sensi si
produce, la quale si palesa anche di fuori nei costumi,
nella vita dell’uomo.
Così, la religione, considerata sotto questo terzo
aspetto, ridiventa interiore, e consiste in una comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo. La fame spirituale è saziata.
Concludo.
La religione — com’io l’intendo — è una serie triplice di fatti. Interiori o subiettivi i primi, esteriori
od obiettivi i secondi, e di nuovo interiori o subiettivi i terzi. L’anima si protende alla ricerca di un qualche cosa ; l’anima trova il qualche cosa ch’ella cercava ;
l’anima e questo qualche cosa si ravvicinano, si attirano, si uniscono, si combinano : oh ineffabile imeneo dello spirito !
Un cercare, un trovare, un congiungersì : tre momenti perfettamente distinguibili. Tesi, antìtesi e sintesi, per dirla alla Hegel, di cui tuttavia non sono
discepolo. (continua)
Cln volume importante
Bo qui sul tavolino (la quasi due settimane un nuovo
volurqe, uscito appunto due settimane or sono o press’a
poco da la casa editrice « Le Foyer Solidariste » di
Saint-Blaise (Svizzera) ; e a pensarci — non so rendermi ragione com’io abbia potuto aspettale quasi quindici giorni ad annunziarlo ai miei Lettori italiani. Si
tratta d’un nuovo volume di Gastone Frommel !
Sapete chi sia Gastone Frommel?
Non lo sapete ? — Ve ne racconterò la vita poi,
quand.ò la biogr-afia del Moody sarà terminata. E’ un
vero peccato che in Italia non si conosca questo maestro; è un vero peccato che non si conosca la sua
teologia co.si moderna (ci casco anch’io a adoperar
questa parola, che in questo senso non ha... senso!)
cosi umana, cosi scientifica (lasciatemi dir così) cosi
vera, cosi attraente. Salvo alcuni punti, la teologia
del' Frommel meriterebbe d’essere introdotta tutta in
Italia. Vi susciterebbe scuola, e contrabbilan(ierebbe
il modernismo gelato, e diraderebbe le nebbie del neo
intellettualismo e scolasticismo astruso che vive di
premesse non dimostrate. Quanto bene ne ricaverebbero i cristiani che pensano, i cristiani che provano
il bisogno di rendersi conto della propria fede, e i
giovani teologi in specie, i quali sono per scendere in
mezzo al mondo inconvertito, ov’essi avranno a far
da « pescatori d’uomini », giusta la imagi uosa espressione del Salvatore. Nel Frommel non troverebbero
solo il maestro di teologia, troverebbero anche il cristiano dal cuore bollente d’amore per le anime ; e noi
abbisognamo appunto — più che di idee teologiche
salde — abbisognamo d’un cuore più caldo del nostro
che ci partecipi un poco del suo calore. Avete un bel
negarlo, ma dal cuore scaturisce la vita religio.sa. La
verità evangelica deve passar rapidamente per la testa.
Guai se vi si fermasse ; avreste l’intellettualismo vero
e proprio, cioè la cosa più gelida del mondo. La verità
evangelica deve passare per la testa e arrivar presto
al cuore : quivi soltanto potrà convertirsi in vita.
Del Frommel erano apparsi già quattro volumi di
scritti vari, raccolti per la maggior parte da periodici
0 da opuscoli, in cui egli li aveva via via pubblicati
in tempi diversi. Quei quattro volumi — cosi come
sono stati messi assieme, dopo la morte prematura
del diletto maestro — offrono una certa unità, ma non
costituiscono un corso di studi vero e proprio.
Li riproduzione postuma del corso, o meglio dei
corsi professati da Gastone Frommel aU’Università di
Ginevra, incomincia ora solamente con questo nuovo
volume (il quinto che sia stato pubblicato e il primo
della nuova serie) ch’io ho qui e che mi propongo di
far conoscere un poco in futuri articoletti ai miei cari
Lettori. Questo volume s’intitola « La vérité huraaiiie -Uu cours d’apologétique » (La verità umana — Cor.so
d’apologetica). E questa nuova serie, ch’è — come s’è
3
LA LUCE
accennato — la seconda, comprenderà, due altri volumi
-oltre a .quello di cui parliamo.
All’Apologetica del Frommel seguiranno poi tre altri
volumi di Dommatica, sotto il titolo generale : « L’expérience chrétienne ».
Cosi in una diecina di volumi noi avremo tutto il
pensiero di quel cristiano modello, di quel teologo, insuperato, di quel fratello di fede, che, quantunque
morto — oh quanto prematuramente ! — vuol far ancora del bene ai suoi fratelli rimasti quaggiù a lottare, vuole ancora lottare con loro per il trionfo dello
Spirito di Gesù Cristo, dello Spirito Santo nel cuore
degli uomini.
^iVagazioBi d’nn filosofastro
Raccolta d’inni sacri, vecchia e nuova.
Dacché io ero bambino (son passati d’allora molti
anni) le Chiese dell’evangelizzazione valdese usavano
una raccolta d^ inni intitolata : Salmi e cantici, e
credo che molte la usino ancora. Da due o .tre anni
a questa parte, però, una competente Commissione,
di ciò^ incaricata, ci ha regalato una raccolta nuova
che già è stata adottata in tutte le nostre chiese composte di elementi più colti. Su questa nuova raccolta si è discusso e giudicato molto 4 io però non ho
detto ancora la mia, e non vedo la ragione per cui
non la direi, sebbene in ritardo. Ma sia perchè non
voglio suscitar vespai, sia perchè io sono tuttlaltro
che avverso per natura alle novità, accetto senz’altro
il dono della benemerita Commissione e lascio da
parte ogni velleità di critica.
Tuttavia, pur non avendo intenzione di criticare,
voglio fare nn superficiale confronto, fra le due raccolte per cogliere l’opportunità di fare qnalche osservazione che non mi pare nè dissennata nè inutile.
Comincio collo stabilire che credo fermamente che
fra dieci o qnindici anni, quando la Raccolta Antica
sarà completamente o quasi completamente tramontata e dimenticata, la Chiesa Valdose si troverà ad
aver fatto un considerevole guadagno colTaver sostituito ad essa la Raccolta nuova. Il confronto non sarà
più possibile a stabilirsi, o almeno pochissimi saranno
allora più in grado di farlo; ma il fatto vero e reale
sarà pnr questo: che le Chiese avranno guadagnato
nella sostituzione. La nuova Raccolta ha un npmero
d’inni assai snperiore a quello delTanfica; ^iiidì
più varietà e più scelta ; primo vantaggio. Secóndo :
Ha molti cantici bellissimi, più belli, più vivi, più
espressivi, più elevati in genere di quelli dell’antica.
Terzo : E assai più accurata nell’elemento artistico,
sia nella parte letteraria, sia in quella musicale (Badate che io affermo questo per averlo sentito affermare da altri ; non perchè io stesso ine ne sia pereuaso coll’esperienza ; ma credo a quanto mi han
detto). Quarto : Con tutti i vantaggi sopraccitati, essa
fli vende ad un prezzo inferiore a quello dell'àntica;
■cosa tutt’altro che disprezzabile, giacché darà modo
ad una molto più grande proporzione di nostri fratielli di possederla. E non so se non ci sieno altri
vantaggi che ora mi sfuggono. Pel futuro, ad ogni
modo, noi ci siamo assicurato un guadagno con quefita sostituzione.
lit
Ma per ora siamo nel presente, e stiamo non. solo
peggio di quel che staremo nel futuro, ma anche
peggio di quel che stavamo nel passato. Bisogna aver
pazienza, succede così in tutti i periodi di transizione.
Eccovi le poche esperienze che ho fatto a proposito
dell’attuale esistenza contemporanea di due raccolte
nel seno delle nostre chiese, o almeno di una delle
nostre chiese. E non vi dico qual sia.
Siamo alla Scuola Domenicale: Bambini, prendete il
cantico 25 dell’Arpa Evangelica: « Apri, apri, — Chi
sei tu?
Uua bambina che è munita della nuova Raccolta
cerca il cantico 25, e subito comincia a dar gomitate
e far vedere il suo libro alla vicina. Seguono spiegazioni, negazioni, cenni energici, scrollate di testa eco.
ecc. Se me ne accorgo : Che 0’ è P — Gli è che qui il
cantico 25 non è quello ! — Ah, è vero ! vediamo un
po’ che numero è p- — Sfoglio, sfoglio... numero 317.
La bambina cerea e trova. Va bene? siamo a posto?
Cominciamo 1
Il primo versetto è cantato discretamente ; al secondo nascono le , difficoltà nuove. I più cantano
certe parole ; altri, non meno risoluti nella loro opinione, cantano parole diverse. Nasce una specie di
sfida per vedere chi riuscirà a far prevalere il suo
modo di vedere. E il canto non se ne avvantaggia, e
neanche la buona armonia, e quasi quasi nascono
dei sentimenti di ostilità fra i due partiti : quello
del teco cenerò e quello del teco resterò. (Tra paren
tesi lasciatemi domandare : perchè, mentre Gesù Cristo, adopera nell’imagine il verbo cenare, il correttore dell’ inno ha voluto sostituirvi il verbo restare ? Ci sarà una buona ragione, non ne dnbito ;
ma io non la vedo).
Al culto : Cantico 80, annunzia il pastore. Ma accortosi in tempo della difficoltà: Nella nuova Raccolta è il cantico 176. Si comincia ; e i muniti di Raccolta antica pronunziano con facilità e soddisfazione
la lezione ben nota : Oh perchè non m’è dato. Ma
quelli che hanno la nuova Raccolta si affaticano lodevolmente ma indarno a pronunziare, cantando, quel1 iato impronunziabile che è la lezione corretta : Perchè non m’è egli dato? Si legge sul loro viso la
buona volontà del tentativo e Tangoscia che proviene
dal riconoscerlo infruttuoso.
Mail canto si avvia; un po’ traballando, ma si avvia. In un certo punto però avviene uno screzio che
potrebbe portar dolorose conseguenze: i partigiani delT Antica Raccolta hanno una nota, e quelli della
Nuova una nota diversa. Capisco, sarà migliore la
più recente, ma il nostro orecchio, già diversamente
abituato, non lo riconosce con tanta facilità.
Questi ed altri inconvenienti si verificano nel momento attuale. Ma io non ho preso la penna per propor nulla al riguardo, e meno che mai per lanciare
ùna sentenza di condannazione sull’una o sull’altra
raccolta. Ho voluto solo far notare che il periodo di
transizione è sempre critico, e bisogna che tutti vi
j portino buona volontà e pazienza e docilità, e sieno
convinti, (come lo sono io, d’altronde) che alla fine
riconosceremo tutti di aver ben guadagnato nella sostituzione. Ed è legge di natura, già osservata da San
Paolo, che ciò che è vecchio deve scomparire dinanzi
a ciò che è giovane. '
Ma qual è lo scopo di questa chiacchierata. Eccolo ; vedete che alia fine ci veniamo. Volevo farvi
notare, per analogia, come si spieghi la lotta, non
, sempre serena, che si combatte oggi, tra i fautori d’un
I nuovo modo di pensare, d’un nuovo orientamento
I dell’ opera di evangelizzazione, e i fautori del modo
antico ; in una parola, per spiegarmi bene, tra ì cristiano-sociali e quelli che non vogliono sentirle di
quella che secondo loro è una coda appiccicaticela,
tra i primaverili e gli autunnali, sia detta la cosa
senza malignità alcuna, ma con tutta bonarietà. Non
è che gli uni sieno più cattivi degli altri o peggio
intenzionati : gli è che gli uni, i più, hanno ancora
per le mani, diciamo così, la vecchia Raccolta, e gli
altri si son già muniti della Nuova. Siamo nel periodo di transizione, e gli effetti si risentono, e non
sono certo tutti piacevoli; avvengono degli screzi,
delle dissonanze, qualche volta delle steccature laceranti le orecchie ben composte, è vero ; ma ciò è effetto di transizione; sono le due Raccolte, 1’una che
non vuol morire, l’altra che vuol arrivare alla vita.
Quale delle due prevarrà ? Eh, c’ è poco da dubitare ;
S. Paolo ci avverte : ciò che è antiquato (1) è prossimo
ad essere annullato. Ma non c’ è da tremare per questo. Col tramonto della Antica Raccolta d’inni non
perirà il canto religioso nelle nostre Chiese, anzi ne
sarà grandemente avvantaggiato pel prevalere della
Raccolta nuova. E così avverrà pel tramonto dell’antico modo di considerar la praticità del Cristianesimo;
il nuovo modo si affermerà e porterà grande bene-'
fizio e vantaggio all’ opera del Vangelo. Per ora sopportiamo gli scambievoli inevitabili urti ; senza scomunicarci e senza mandarci reciprocamente a quel
paese. È periodo di transizione, ripeto. Dio ne trarrà
grande benedizione per tutti noi, per la Chiesa, per
il mondo. E per la sua gloria ! ’
Il Filosofastro
II primo edflcatorio popolare valdese
(Firenze, Via Maffia 33 - Via 5erragii 51)
(1) Il guaio è che là concezione pratica spirituale, che pone
a base la conversione nel senso vero di questa parola è tutt’altro che c antiquata . ; si può anzi dire che è stata troppo
poco attuata fin qui. La concezione suddetta non esclude ^li
ideali cristiano-sociali del Filosofastro, ideali che noi approviamo ; ma li implica invece, poich’essi non sono altro che
una parte dell’ampio, complesso, meravigl’oso insegnamento
dell’Evangelo. jyr. d. D.
flari Sacra Fatpes
E’ questo il titolo del nuovo romanzo dell’ex Padre
Prof. Giorgio Bartoli.
Per varie ragioni, e specialmente perchè il nostro
egregio Collaboratore non ha terminato il suo lavoro
e non può terminarlo — dorante il lungo e faticoso
viaggio ch’e’ sta per intrapprendere — senz’avere i
16 capitoli già pronti sott’occhio — la pubblicazione
del romanzo purtroppo si rimanda al prossimo maggio.
A conforto dei Lettori, riportiamo qui le parole
stesM che l’egregio Autore ci scriveva or sono pochissimi giorni: « Prometta agli abbonati il nuovo Romanzo pei primi di maggio. Maggio arriva presto e
mi obbligo formalmente a consegnarglielo il 15 aprile »
E sempre a conforto dei Lettori, questo aggiungiamo
Invece di pubblicare Auri sacra fames a mezze pagine per volta, come avremmo certamente fatto se si
fosse iniziata la pubblicazione adesso, lo pubblicheremo
allora a pagine intere; sicché in fin d’anno i Lettori
avranno più ancora di quanto noi avevamo loro promesso.
* Non sovraccaricate i bambini di lavoro! Non
riempite le loro giornate unicamente di regole grammaticali o di frazioni aritmetiche ! Tornino essi presto al dolce santuario domestico ove soltanto si può
compiere quell’opera complessa d’educazione di cui
l’istruzione non è che una parte ».
Ecco l’ultima o almeno una delle ultime parole
della scienza pedagogica e in omaggio a lei le scuola
elementari si studiano ogni anno di compilare orari
sempre più variati e piacevoli e soprattutto più brevi.
A Firenze le scuole elementari comunali si chiudono alle quattordici. Alle quattordici lo sciame giocondo invade la strada correndo, gridando, cantando
per disperdersi a poco a poco in varie direzioni e
scomparire in breve nelle case dove le mamme stanno
attendendo con pronti un buon bacio e una buona
merenda.
Ma non tutti i bambini hanno una casa pronta ed
una màmma ad attendere. Non a tutti suonano così
savie le parole della scuola moderna.
Basta dare un’occhiata a qualche strada dei quar- .
tieri popolari, di S. Frediano per esempio, così vicino a Via dei Serragli, per convincersi che lì poche
j case sono pronte per i poveri piccini, i quali non
I sono perciò meno allegri,oh no! Anzi! la libertà così
I assoluta dopo cinque ore di reclusione dà loro un’ebI brezza rumorosa, violenta. E lì chiasso, grida, pugiI lati, finché, smaltito un po’ il primo fuoco, eccoli in
I capannelli ad ascoltar chissà quali discorsi o chissà
i quali letture e a girovagare infine, stanchi di libertà,
j sempre più presso a casa loro ad attendere ancora,
j il ritorno dei genitori dal lavoro. Il quale sarà subito
I coronato, come per suggello d’autorità, da qualche
I scapaccione più o meno sonoro a seconda della magj giore o minore estensione dei lividi sul volto e deI gli strappi nelle giacche, riportati nei pugilati delle
, due e mezzo; dopo di che, parca cena e via a raCcoj gliere gli sparsi istrnmenti scolastici : il calamaio, la,
■ penna, i libri, per fare e studiare, col capo ciondoI Ioni, i compiti pel giorno dopo.
I Tesoro immenso d’energia, di intelligenza, di gio! ventù sciupato così ogni giorno, molteplici occasioni
: di sana educazione perdute così dalla Società !
I Gli Educatori popolari di cui alcuni si chiamanoRicreatori altri dopo scuola sono fondati allo scopo
j di raccogliere questi fanciulli che, fino ad una certa.
I ora, non han tetto nè famiglia, d’offrir loro l’uno e
l’altro, di temperare la • loro allegria, di dirigere i
I loro giuochi, di soddisfare le loro istintive curiosità,
d’aiutarii a compiere le loro lezioni di scuola.
E per il fatto che non hanno l’assillo di alcun programma, che è lasciata ai maestri la più ampia lij bertà d’orario e d'occupazioni tali educatori si pre, stano mirabilmente a compiere un’opera di vera eduj cazione; d’altra parte per riuscire educatori e non
: solo ricreatori debbono somigliare più che sia pos1 sibila a famiglia, richiedono perciò molti e valenti
I insegnanti, ma d’una valentìa tutta speciale, che non
I consiste in iscienza pedagogica soltanto, ma soprat; tutto in amore e conoscenza dei bambini, talché
j una brava sorella maggiore, che abbia fatto il suo
I corso di pedagogia pratica in mezzo ai suoi fratellini, può riuscire eccellente maestra d'educatorio.
Tali maestre e maestre volontarie non mancano,
grazie a Dio, nelle nostre Chiese e due 0 tre di que^
ste, purché dirette da una maestra diplomata, possono facilmente esercitare la più benedetta influenza
SU una settantina di bambini,
^ Ecco le idee basi dell'Educatorio popolare evangelico in cui si sono trasformate a Firenze le scuole
elementari evangeliche di Via Maffia.
Apertosi due mesi fa, raccolse subito una settantina
di bambini cioè quanti le due sale di cui disponiamo
possono contenere : avendo locali e aiuti sufficienti
potremmo raccogliere mezzo il quartiere di S. Frediano.
Sono bambini e bambine dai 6 ai 12 anni, che la
mattina frequentano le scuole comunali e alle 14 1t2
sono raccolti nelle due sale e nel loggiato a terreno
del palazzo Salviati.
Alle 14 li2 il portone è inesorabilmente chiuso e
fino alle 15 lj2 i più grandi fanno le lezioni o se non
hanno lezioni copiano qualche brano di buona letteratura; alcune bambine fanno la loro calza; i più
piccini si divertono coi giuochi froebeliani.
Dalle 15alle 16 passeggiata in giardino, giuochi
e canti sotto il loggiato, alie 16 merenda in cui però
e proibito il vino. Passeggiata in giardino; quindi
ritorno in classe dove si trascorrono gii ultimi 3t4
d’ora in lettura o prova di nuovi canti o lezioni di
uona condotta o studio dei versetti per la scuola
domenicale.
Giacché gli alunni dell’Educatorio formano il grosso
della Scuola domenicale, che domenica scorsa ha raggiunto la bella cifra di 170 allievi.
4
LA LUCE
Le bambine danno pure alunne volonterose alla
scuola di lavoro del giovedì e alcuni ragazzi frequentano la scuola di disegno del venerdì.
Il martedì uno studente dà ai ragazzi lezione di
ginnastica cogli attrezzi e il sabato due signorine inegnano il Canto.
Coi Corsi di lingue (inglese, francese, tedesco) colla
classe per analfabeti, colla « Riunione delle madri »
sono famiglie intere che frequentano i nostri locali
e s’aprono alla nostra influenza.
L’Educatorio è diretto, oltreché dal Pastore Giovanni
E. Meille e dalla sua signora, da una maestra diplomata evangelica la quale ta ogni giorno due o tre
aiuti volontari nelle signorine della Chiesa e in alcune amiche dell’opera che si dànno il turno ; unà
ventina in tutte.
Certo nella pratica s’incontrano difficoltà imprevedute, ma niente come la convinzione della bontà
d’una causa aiuta a superare le difficoltà e le delusioni
E della bontà della causa degli Educatori noi abbiamo prove ad ogni istante : nella stessa indisciplinatezza, nella stessa incolta, ribelle, esuberante giocondità e vivacità che dà tanto da penare alle maestre
educatrici e che può esser fonte di tanto male e di
tanto bene a seconda della direzione in cui sarà volta ;
nei casi pietosi che per.l’Educatorio siamo riusciti ad
aiutare, nell’insistenza diuturna con cui nuovi casi
ci si presentano.
Qui è una donna, abbandonata dal marito, che, per
sostentare i suoi cinque figliuoli, deve ogni giorno
abbandonarli dalle 8 alle 17; là è una povera donna
che va a servizio la giornata e che non sa dove lasciare due piccini suoi nipoti, orfani di padre, la cui
madre agonizza all’ospedale; quà ancora sono dei
bambini orfani di madre che hanno il padre cieco; e
poi continuamente madri che si vengono a raccomandare per « quel figliolo così birbone che ho il
erepacore quando sono a lavorare e lo so in messo
alla strada » e che si offrono di pagare un tanto
poverette 1 pur di vederselo accettato.
Si leverebbero il pan di bocca pur di levarsi quella
spina dal cuore 1
Eia direzione dell’Educatorio si è lasciata già
troppo commuovere : i locali riboccano e le maestre
ne sono quasi disperate!
Ma no! Coraggio! È così bello quando si lotta pel
bene con questa nostra fede che ci attesta come Uno,
un Potente sia là per correggere ogni nostro errore, sorreggere ogni nostra debolezza, rimuovere
i sassi dal nqstro sentiero! E’ dolce jl pegi|ej;q che
noi dobbiamo soltanto seminare fedelmente e tosto o
tardi—che noi li vediamo o no — ecco la buona fatica porterà i suoi frutti !
A. G. M.
IN NORVEGIA
Un forestiere, facendo una passeggiata in carrozza
con alcuni amici, si accorse ad un tratto che il suo
soprabito, deposto in serpa, era scivolato sulla strada.
Quantunque avessero fretta di arrivare a destinazione,
■pregarono il cocchiere di tornare addietro un po’ ;
ma questi rispose che era perfettamente inutile, e che,
nel ritorno, l’avrebbero certamente ritrovato.
Infatti, rifacendo la strada sull’ora del crepuscolo,
trovarono il soprabito pendente da un ramo d’albero,
e posto bene in vista. Un viandante l’aveva raccolto,
e pensando che chi l’aveva smarrito sarebbe venuto
a ricercarlo, l’aveva messo in evidenza perchè fosse
più presto ritrovato. In quel paese pare succeda sempre
così : tutto quel che si smarrisce si ritrova. Il rispetto della proprietà è così generalmente osservato, che nessuno tien per suo quel che trova per la
strada. Così deve fare ogni uomo o ragazzo onesto e
coscienzioso.
Il signor E. T. Moneta, di Milano, l’apostolo della
pace universale, cita due prove dell’onestà generale
ch’egli ha potuto constatare in Norvegia.
Ecco la prima: c Esistono, scrive egli nella Vita
Internazionale, presso le stazioni di fermata dei battelli che fanno servizio continuo fra le città e le adiacenze bagnate dai fiordi, delle cassette per lettere,
ed altre per commestibili, senza chiave. Le lettere alcune volte contengono dei valori, e fra le cose depositate vi sono tavolta bottiglie, pane e vivande per
colazione o per pranzo ad una famiglia. Or bene^
non è mai accaduto che lettere o cose depositate
sieno state sottratte da persone a cui non erano indirizzate >.
Ecco la seconda prova, non meno caratteristica :
« Un privatb che da casa sua manda un telegramma
da spedire all'uificio telegrafico, se da questo è conosciuto, non ha obbligo di unirvi la somma che il
telegramma importa: basta la firma. L’ufficio telegrafico ne tien nota, sicuro che il mittente pagherà
alla prima richiesta il suo debito ».
Come si spiega cotanta onestà, cotanta pubblica fi
ducia ? Col fatto che in Norvegia ai professa da tutti
in generale la religione evangelica, ossia la fede che
si fonda unicamente sul Vangelo : solamente, quelli
che ne ammirano i frutti si guardano bene dall’abbracciarla : si direbbe che hanno paura di diventare
onesti !
. Una particolarità di Cristiania — soggiunge il
signor E. T. Moneta — è l’assenza quasi completa di
bar e di spacci di vini e liquori ; e ciò è l’effetto probabile della lotta intrappresa già da par echi anni dal
Parlamento norvegese e da Associazioni private contro
l’aleoolismo. Ma ciò che fa più onore a tutta la popolazione novergese, è il sentimento della legalità e
dell’onestà che contraddistingue la vita di quel paese,
per cui si comprende la quasi completa assenza di
truppe e di guardie di città. L’istruzione è colà sparsa
largamente in tutte le classi della Società e non scompagnata dall’insegnamento della religione, onde ne
viene una educazione civile generale, nel senso più
elevato della morale cristiana ». ^
BREVI MEDITilZlDIll 01 UH LillCO
« Insensato, questa stessa
notte l'anima tua ti sarà
ridomandata ; e di chi saranno le cose che tu hai
apparecchiate ? •
Luca, XII, 20.
On grande lavoro perduto.
Il treno correva via nella limpida luminosità di una
mattinata di primavera. E’ vero, ogni tanto la profonda
tenebra di una galleria celava riucantevole aspetto
della Eiviera tra Spezia e Genova, ma quando la linea
ferroviaria sfilava tra gli uliveti, o sui brevi tratti di
spiaggia, 0 sui greppi strapiombanti sugli scogli della
marina, quale incanto !
Il nome della prima stazione, « Eiva Trigoso », mi
tolse dalla contemplazione.
Eammentavo ; là pochi mesi prima, e tutti i giornali
ne avevano parlato, un superbo vapore, il « Principessa Jolanda », finito, imbandierato, tra una festa di
popolo, era stato lanciato in mare dallo scalo ebe aveva
visto sorgere pezzo a pezzo la maestosa mole. E mentre
le sirene urlavano e gli operai gridavano « viva! »,
il colosso, dopo essere calato veloce per la china dello
scalo, invece di rimbalzare leggero sull’onda, si era
inabissato in cospetto'di quanti in costruirlo avevano
impiegato le energie della mente e del braccio ed ora
assLstevano sbigottiti alla sua rovina.
Era poi giunta notizia su pei giornali, di tentativi
per ricuperare il vapore del costo di ben sei milioni,
ma invano ; e gli uragani e l’azione incessante delle
onde avevano fatto scendere sempre più giù nella sua
tomba di rena la bella nave destinata a solcare i mari
più lontani.
Il treno riprendeva la corsa, passava davanti al cantiere dove di nuovo ferveva l’opera umana, e nello
specchio d’acqua antistante non una ruga, non una
traccia, nulla emergeva del grande lavoro in pochi
minuti perduto ; nulla 1
— Molti forse non se ne rendono ragione, ma ognuno
di noi è come l’ingegnere navale che vara una nave.
La nave è la nostra stessa vita ; già, è chiaro, l’abbiamo impostata sullo scalo fin dai primi anni della
giovinezza, abbiamo aggiunto puntelli e puntelli, e sono
venuti su, cogli anni di scuola, colla vita di famiglia,
colle letture, colle compagnie, colle amicizie, colle aspirazioni che abbiamo lasciato libere, colle tendenze che abbiamo favorito od osteggiato, sono venuti su la carena,
le costole, le fiancate ; e un bel giorno — e fu giorno
di festa — abbiamo varato la nostra vita ; e forse prima
non ci siamo assicurati se l’avanscalo, su cui essa dovrà
scorrere e che la dovrà reggere, è solido ; o l’abbiamo
fatto imperfettamente; oppure non abbiamo saggiato
il terreno di sotto per sapere se dappertutto presentava
la stessa resistenza. Non Tabbiamo forse fatto ed ora
diciamo alla nostra vita « va, trionfa o godi, impera
od assettati a tuo agio ».
Quante vite varate ed inabissate subito!
Quanti grandi lavori perduti in un attimo !
Oh, non solo vite di oscuri ; non solo opere di ignoranti e di umili •, opere di grandi !
Eammentate di Augusto morente a Nola nell’anno
14 dell’era volgare? Volto agli amici chiede; «Ho recitato bene la mia parte ? »
E’ importante, è grave — e come potrebbe non esserlo? — per noi tutti che siamo ancora in grado di
farlo, di dirigere la nostra vita in modo che giunti ad
un certo punto — e può essere stanotte ! — non siamo
costretti a dire, nei solenni soliloqui della coscienza,
sprecata, perduta la mia vita! » oppure, « bisogna
che mi rifaccia da capo ».Eifarmi da capo, intendete?
0 rinunciare alle mie convinzioni morali, rendere insensibile la coscienza e chiudere gli occhi alla luce
del vero morale che mi è apparita, o rifarmi da capo !
Certo è meglio rifarsi da capo che avviarsi al naufragio col sentimento sconsolato che questo ci attende,
se anche non conosciamo il punto preciso in cui coglierà la nostra vita, ma è doloroso e faticoso. Arguite
della fatica e della doglia pensando a quando in montagna si sbaglia strada e si è costretti a rintracciare
la buona su e giù per la china ; come quei pochi minuti di ricerca ansiosa prostrano anche l’organismo
più robusto !
Un’opera che rimanga, una vita che valga; non nel
senso delle migliaia di lire che coll’attività sua può
rendere all’anno; ncn nel senso della gloria e dell’onore che può conseguire negli studi, per alte cattedre
conquistate, per ambite cariche conseguite per azione
d’impero esercitata; non nel senso di agi e dolcezze,
0 di soavità di armonico e queto scorrere di giorni
0 di incendio di passioni illecite ; ma una vita che valga
nel senso degli impulsi morali che ha saputo destare
in altri, nel senso di lacrime asciugate, di fedi e di
speranze ridate a cuori sfiduciati e disperati ; una vita
che valga nel senso della energia di bene che ha saputo accumulare e trasmettere.
Non merita egli conto che ci arrestiamo a riflettere
se ci siamo accinti ad opera che avrà valore reale?
Conosco una persona sola che nella storia dell umanità fu ed è rimasta capace di comunicare agli altri
questo pieno e santo valore di vita : il Cristo.
Non merita conto che l’ascoltiamo quando ci assicura^
se vogliamo provare, che Egli darà valore alla nostra
personalità e all’opera di essa ?
Non vale la pena che ascoltiamo l’invito suo dolce,
dammi la tua vita? »
Fatta mesta e solenne quella voce dolce potrà, se
rifiutiamo, farsi udire poi di nuovo, « Insensato, insensato, forse questa notte stessa, di quella che hai voluto
per te ed hai sciupato, della tua vita ti sarà ridomandato conto! » ^
M. F.
signori Rivenditori
Colpro che rivendono la Luce o che si sono gentilmente assunti l’incarico di farla rivendere sono pregati di volerci rimandare — e, s’è possibile, a volta
di corriere — le copie dei due numeri scorsi (1 e 6
gennaio) che fossero rimaste loro invendute, addebitandoci della spesa postale, che essi potranno trattenersi a chiusura dei conti.
Lòtte e vittorie
Sotto questo titolo saremo lieti di conversare con la
gioventù, che — senza pretesa di veder pubblicate intjgralmente le sue lettere — volesse onorarci a segno,
da scorgere in noi degli amici affettuosi e pronti a
rallegrarsi con quelli che si rallegrano, a piangere con
quelli che piangono. Quanta gratitudine sentiremmo
verso il Signore, se i nostri ■ giovani ci scegliessero a
consiglieri, a confidenti, rivelandoci le loro gioie, e
specialmente i loro dubbi, le loro angosce, le loro lotteEssi potrebbero liberamente aprirci tutto il loro cuore,
poiché noi non abuseremmo mai nè in pubblico nè in
privato del loro nome.
Per cominciare, “ecco qui una cara lettera d’un giovane amico siciliano. Ne stralciamo queste poche righe;
< Le tentazioni » ci scrive il nostro giovane amico
« sono immense, le prove morali a cui van soggetti i
giovani son gravi e svariate, e veda dunque quanto
necessita ad un giovane che vuole seguire la via retta
e giusta l’aiuto ineffabile e fecondo di Colui che è nostro
Maestro e nostra Guida! » E il caro corrispoudeute
privato aggiunge ; « Ho un grandissimo bisogno che le
persone le quali mi vogliono bene non cessino mai di
ricordarmi a Dio nelle loro preghiere quotidiane ».
Il nostro corrispondente non è un personaggio imaginario. Ci ha scritto queste gravi parole ben atte a
scuotere la nostra freddezza. Preghiamo pei giovani, le
cui tentazioni sono « immense ». Che bella cosa, se i
Lettori della Luce finissero col divenire una sola famiglia, in cui ognuno si desse ansioso pensiero del fratello, della sorella in lotta contro il male.
Al nostro giovane amico promettiamo di ricordarlo
nelle nostre preghiere, e gli raccomandiamo i passi
seguenti delle S. Scritture. 1) « Salvatevi da questa
perversa generazione ». Non monaci in un romitaggio^
5
LA LUCE
ma separazione anche materiale da gli uomini, fino al
momento in cui ci sentiremo la forza di scendere ag
gnerriti col Cristo tra la « perversa generazione » a
invitarla a conversione. 2) Gesù « essendo in agonia,
pregava vie più intensamente ».
Nell’agonia morale, noi cessiamo di pregare! Che
errore ! Quanto più cresce Tangoscia, tanto più la preghiera deve divenire intensa. La preghiera personale,
intensa, il grido continuo deU’anima affranta, la comu •
nione con Gesù Cristo — riottenuta ogni giorno con
uno sforzo, in cui dobbiam mettere tutta la nostra
energia — : questo è il segreto della vittoria, o diletto
giovane Amico.
Jtella Penisola e nelle Jsole
S. Germano (Valli Valdesi)
In occasione delle feste passate, dugento persone si
accostarono alla comunione.
Torino
Il missionario Adolfo Jalla presiedette, domenica
scorsa, al culto francese delle 11, e diede nella Cappella di S. Donato una conferenza in italiano con proiezioni luminose.
— Mercoledi, 12 corrente, conferenza del pastore
Ernesto Giarapiccoli su € la storia e la critica moderna »
in risposta alla Stampa, che pubblicò un articolo di
critica assolutamente negativa ; nel quale si diceva non
rimaner in piedi neppure una pietra dell’edifizio evangelico, in grazia dei colpi di martello' dati da la Critica moderna ! ! E’ da notare che la Stampa non volle
pubblicare nessuna confutazione di detto articolo...
Coazze
(D. Basati) — Gli alunni dejle nostre classi superiori, che si presentano agli esami a Giaveno, riescono
sempre: quattro figli di una signora israelita furono
tutti promossi' con buone classificazioni, e lo fu pure
un altro alunno, figlio di ottimi membri della nostra
chiesa, il quale nelle tecniche di Giaveno va ora facendo onore alla scuola evangelica di Coazze.
Numerosa, e frequentata con amore e regolarità, la
scuola domenicale che per noi è sempre stata motivo
•d’incoraggiamento e gioia. Eiuscitissima la festa dell’Albero di Natale, specialmente pel dialogo, in tre
parti « il Natale a Belleville » che edificò quanto avrebbe
potuto un buon discorso d’ occasione. La sempreigradita festicciuola attrasse al tempio un centinaio* di persone. Un grazie di cuore ai benefattori.
Piacevole la conversazione eh’ ebbi per ben tre ore
con un professore che insegna storia in un liceo dei
più importanti. Egli* stringendomi poi cordialmente
la mano, mi dichiarò con tutta franchezza avere udito
cose che non conosceva punto. Siccome egli avrebbe
intenzione di scrivere una biografia di M. Lutero, spero
che la mia povera parola gli avrà un poco giovato : infatti anch’egli riteneva l’idea erronea, e sparsa ad arte
dai gesuiti, che Lutero non desse alcun valore alle
buone opere. Tutt’altra è l’asserzione di Lutero ; frutti
si (e come I) poiché sono la condizione per lo sviluppo
della fede e della vita spirituale in noi ; meriti, no,
* acciocché ninno si glori ».
Siamo stati felici di avere avuto a Natale il pastore
sig. Peyrot, cosi bene amato ed accetto, che,, edificò
grandemente, e amministrò la S.ta Cena a una 40^ di
persone. Quello che più ci ha rallegrato sono le adunanze della settimana di preghiera, sempre assai numerose — e frequentate anche da cattolici — specialmente la sera deU’Epifania, ■ .<
Qui e’ è vita, e, se tutto non è rose e fiori, c’è anche, in generale, buòna volontà di camminare coi Signore e di far meglio. Ed io ne ringrazio di cuore Lui,
che rende feconda la Sua Parola. Ci sostenga Egli in
questo nuovo anno, e che tutto concorra alla gloria sua 1
OrTbetello
Graziosa la festa dell’Albero senza... albero ! Era
commovente osservare la contentezza dipinta su quei
cinquanta e più volti di bambini lieti d’aver ricevuto
un bel premio (un oggetto utile, un balocco, frutta e
dolci). Essi e la loro Insegnante ringraziano i donatori ; i quali, se avessero potuto assistere alla festa e
vedere coi loro occhi quei cari visetti tanto giulivi,
sentirebbero gran gioia per l’opera compiuta.
Firenze.
L’Amico nostro ci prega di partecipare ai Lettori
che egli ai nostri articoli « La cellula uomo » risponderà ; non, « come ne avrebbe diritto », nella Lace, « essendo convinto che tale discussione per sua natura
esorbiterebbe dai limiti del giornale della Chiesa * ;
bensì nell’imminente numero àéìVAvanguardia, che si
pubblica in Firenze, "V^ia de’ Serragli 51.
Facilino
(V. T.) — Bellissima è riuscita anche quest’anno la
festa dell’Albero. Dugento bambini, femmine in maggioranza, gli fecero corona edificando e rallegrando con
il loro cauto e con le loro poesie un popolo numerosissimo, che invase persino le finestre della Chiesa. Commentata in senso benevolo l’allocuzione dell’evangelista.
La colletta pei doni si deve in gran parte all'attività del diacono Arangio. Ci pervenne anche un dono
dal fratello Gnarnaccia da Wakefield (America).
Un bravo di cuore alle maestre, che seppero cosi
bene preparare gli alunni.
VAGLIA ^6
Ci è pervenuto da Torre Pellice un vaglia N. 46
di L. 2,50, con bollo 31 dicembre 1909, senza nome
del mittente.
] «ostri morti
Il 1- gennaio la chiesa di Pachino fu afflitta dalla
morte della brava sorella Concetta Garrano. I funerali
celebrati nella nostra chiesa, ed i discorsi, proferiti dal1 evangelista all’uscita del paese ed al cimitero, riuscirono edificanti anche per quei moltissimi cattolici
romani che vollero seguire il feretro.
Le più sentite condoglianze della Chiesa al caro fratello 'V^. Garrano ed alla sua numerosa famiglia.
V. T.
• *
Con animo angosciato annunzio la morte del signor
Charles »aters
fondatore e presidente della I. B. E. A. (Società internazionale per la lettura della Bibbia), spentosi serenamente a Londra, alle 12,20 del giorno 7 corrente.
Era un apostolo fervente della Bibbia, e un grande
amico d Italia. Molti amici italiani lo avranno conosciuto ed udito, in occasione del Congresso internazionale delle scuole domenicali, tenutosi in Soma nel maggio 1907.
Alla desolata famiglia ed al Comitato delle Scuole
domenicali di Londra i sensi del più profondo dolore.
Ernesto Filippini
IL Doti. CARLO ymQ\?|.sr
Dall’Asmara, il caro amico Sig. Debbas Negash ci
manda, cogli auguri di buon anno, anche una ben mesta
notizia : la partenza per la patria celeste (5 Die. u. s.)
del dott. Carlo Vinqvist di quella missione Svedese.
Quasi non ci posso credere ; l’ho tuttora presente alla
mente sano e robusto,, giovane ancora, sorridente ed
energico, con quello sguardo puro come quello d’un
bambino. Mori a 62 anni dei quali circa 30 sono stati
spesi nobilmente nella Colonia Eritrea.
Aveva fatto gli studi teologici ed ottenuto la consacrazione al Santo Ministero ; ma volle poter servire
il Signore con tutte le sue facoltà e s’addottorò in
Medicina ; viaggiò in Inghilterra ed in Germania di
cui studiò la lingua e dove impalmò colei che doveva
essere la sua compagna fedele nella sua opera di rinunziamento e di sacrifizio.
E una gran perdita per la Missione, cì scrivono.
Quello che Dio gli abbia dato di compiere non lo
possiamo dire noi che gli siamo stati compagni -pochi
mesi solamente; ma potrebbero dirlo i suoi colleghi
che l’han visto all’opera durante tutti quest’anni di
di ministerio instancabile : nel curare i numerosi malati che ricorrevano a lui o ch’egli andava a cercare,
nell’evangelizzare tutti coloro che con lui ebbero contatto, breve o lungo che fosse, e nei suoi studi linguistici di cui era appassionato cultore.
Lo rivedo ancora aggirarsi in mezzo ai suoi malati
nella pianura di Moncullo, ordinando ai suoi assistenti
indigeni qua una fasciatura, là una dose di qualche
rimedio, altrove una distribuzione di « dura » ai più
bisognosi. •
E con quanta naturalezza egli adempiva la sua missione d’amore.
Un giorno, trovandomi in visita a Gheleb, m’invitò
ad accompagnarlo in una delle sue gite ; si trattava
di fare una cavalcata di varie ore per recarci a Mèhèlab ove non pochi poveretti l’uspettavauo per aver
da lui i soccorsi della scienza ed il pane della Parola.
Giunti sui greto d’uu torrente, un giovanetto si fermò
di botto e chiamò il Dottore ; questi scese di sella
ed esaminò le orme fresche sulla sabbia ; « SI, disse, il
leone è passato di qui, ch’è poco » — e, senz’altro,
ripigliammo la nostra via col sentimento che, se il
pericolo era vicino, più vicino a noi stava il Signore.
Nel mandare un « vale » al rimpianto amico, siami
concesso spargere sitila sua tomba questi pochi fiori
della riconoscenza ed inviare all’addoloratà vedova ed
ai figli l’espressione della mia profonda simpatia cristiana. F. Grill
OLTRE LE R\.V\ E I flflRI
Svizzera
Ginevra. — La « Compagnia dei Pastori » bandisce
un concorso sul tema : « Delle condizioni presenti dell’apologetica cristiana evangelica di fronte fen face)
al cattolicismu romano ». Premio unico L. 1200. Termine per la presentazione dei lavori (in lingua francese) : 31 dicembre 1912. —Busta chiusa, motto ecc.,
come per qualsiasi altro concorso. — "Vi possono partecipare : 1) i pastori della chiesa nazionale della Svizzera « romande » ; 2) gli altri pastori e teologi che
studiarono almeno due anni presso la Facoltà teologica
dell’Università ginevrina. — Dirigere i manoscritti
al « Moderatore della Compagnia ».
Francia
Lione. — Il municipio ha cambiato il nome della
Via S. Domenico (l’inqnisitore, il persecutore) in quello
di Via Pietro Valdo (il perseguitato).
Laforce. — Gli c Asili John Bost » comprendono
518 ricoverati. Bilancio dell’anno scorso : L. 247,313.
La spesa giornaliera ammonta a L. 677 aH’incirca.
Béziers. — UEclaireur, giorni sono, dava conto
delle cinque cenferenze tenute dal nuovo predicatore
cristiano evangelivo sig. Louis, il quale è un ex abate
ed ex frate salesiano. Il tema generale trattato fu questo :
« Il problema Dio ». E fu svolto nei punti seguenti :
Dio e la Chiesa Eomana. — Dio e la scienza. — Di»
e il buon senso. — Dio e la coscienza. — Dio e l’amore (o carità).
Nîmes. — Lo stesso Eclaireur riferisce che i liberi
pensatori di Nîmes — in solenne adunanza — hanno
espresso l’augùrio che una legge venga approvata a
colpire d’ammenda (variante dai 500 ai 1000 franchi),
tutti coloro che -insegneranno servendosi di libri contrari « verità » (verità libera pensatrice).
Còùìreevoie. — Matteo Lelièvre, autore della Vita
di Wesley e di altre opere piacevoli e edificanti, diret.
tore ìsAXEvangéliste, compiva il 7 corrente il suo 70®
anvio.iìJEvangéliste nel numero scorso reca molte lettere d’augurio indirizzate al direttore da parecchi pastori e scrittori per lo più in voga del mondo cristiano
evangelico di Francia e di Svizzera, come un Benoit,
un Lortsch, un Thofel. Il periodico diretto dal Lelièinre
è ormai pervenuto al 58® anno.
Besançon. — Conferenza d’un libero pensatore contro
Dio e a favore della scuola atea. L’uditorio, quantunque
costituito di non credenti, ri man freddo. Interviene a
parlare un altro oratore, Beauquier, presidente dell’Associazione francese dei Liberi pensatori e redattore del
foglio razionalista "Ze Flambeau ; il quale Beanquier,.
tempo^addietro, assistè al matrimonio ecclesiastico dfflno
tra i suoi congiunti. — Peggio che peggio ! L’uditòrio
urla: « Einnegatol Siete andato in chiesa dopo avetei
detto corna della Chiesa e dei preti ! Ci avete traditi !
Non vi riconosciamo ! Fuori 1 Fuori 1 »
Parigi. — Da gennaio ad aprile, sotto gli auspici
della Chiesa cristiana evangelica di S. Marcello (2, Eue
Pierre-Nicole)' si daranno conferenze su l’Arte. Ecco
i titoli delle conferenze : L’imagine di Gesù nell’Arte
(Christel).'— .Vènezia: il senso del pittoresco presso
gli artisti veneziani (de Mandach). — Nostra SÌReera
di Parigi (Michel, conservatore del museo del Louvre). —
Storia del Corale luterano (Monnier). — L’arte gotica
e i letterati del tempo della Eivoluzione e fino ai romantici (Brière, conservatore del museo di Versailles).
— Costantino Meunier e il posto che gli spetta nellarte moderna (Francesco Monod, conservatore del
museo del Lussemburgo). — Uua Pompei affricana,
Timgad (Eocheblave, professore all’Ecole des BeauxArts).
Olanda
Il Senato olandese ha votato una legge circa al divietò assoluto dell’asseazio.
Stati Uniti
Il pastore valdese F. Guigou è stato eletto professore di teologia in Pensilvania. Un altro valdese, il
sig. Giovanni Tron, figlio del nostro pastore di Susa,,
è stato consacrato a sua volta pastore a Pough Keepsie.
6
LA LUCE
Adolfo Jalla in ’)Pal 5. Marfino
ì
Troppo breve è stata la visita del nostro amico a
questa Valle poiché, in nove giorni, egli l’ha percorsa
tutta intera facendo ancora una punta nel Val Chlsone. Domenica infatti, 5 corrente, egli era a Massello,
lunedì a Maniglia, martedì a Ferrerò, mercoledì a Poinaretto, giovedì presiedeva la « Zambesia » in quella
medesima parrocchia, venerdì risaliva ai Chiotti di Villasecca, domenica mattina eccolo a Frali, domenica sera
a Eodoretto e lunedi, 13 corrente, alle Fontane con un
tempo non sempre favorevole. E questo è il riposo del
nostro missionario !
Dovunque egli ha portato delle notizie incoraggianti,
malgrado la solennità dell’ora presente per la missione
dello Zambesi. Dei pericoli, delle difficoltà, delle disillusioni ce ne sono ancora, e quanti, e quante ! Ma Iddio
è stato coi nostri fratelli e ha dato loro molti incoraggiamenti.
Quando si pensa ai cambiamenti avvenuti nella vita
politica della nazione, nella vita sociale, nella vita di
famiglia, e tutto ciò come risultato della predicazione
dell’Evangelo ; quando si pensa che il primo ministro
del re Lewanika è da 15 anni, un fedele cristiano, che
lavora con perfetta intesa coi missionari, che coglie
ogni occasione per proclamare il Vangelo e testimoniar
della sua fede, che il secondo ufficiale della casa reale
fa, di ogni suo viaggio iutrappreso a nome del re, un
viaggio di evangelizzione, che varie altre persone indipendenti si occupano dell’opera di Dio, e che la stessa
figlia del re, una bambina di dieci o dodici anni, si rifiuta, malgrado le insistenze dei parenti, le minacce
dei servitori e,gli ordini stessi del padre, di prendere
parte alle cerimonie pagane, ai riti ch’essa ritiene contrari ail’Evangelo, bisogna dire e riconoscere che il Signore ha fatto grandi cose.
Fossa la visita del nostro amico, possano le informazioni, che ci ha date portare frutti di santificazione,
di ubbidienza e di consacrazione a Dio nelle nostre
chiese delle Valli ed in tutte quelle che visiterà durante l’inverno.
F. Grill.
La Luce in Hmerica,
Il rappresentante della Chiesa Valdese
negli Stati Uniti, Sig. Prof. Past. Alberto
Clot (86, Romeyn St., Rochester N. Y)
è anche incaricato di ricevere abbonamenti
alla Luce. — Inviargli fin d’ ora L. 5 per
abbonamento 1910.
Leggendo e appotando
Alessandro Chiappelli si occupa nel Giornale d’Italia, con la consueta sua lucidità e profondità di
pensiero, di scienza e fede, a proposito di un libro
del grande fisico inglese, Oliver Lodge, intitolato
Man and thè Universe, cioè L’Uomo e l’Universo. Il
Chiappelli rileva il pensiero centrale del Lodge, cioè
che religione e scienza sono due edifici di diversa
struttura, l’uno dei quali non può sostituire l’altro;
pensiero giustissimo che sopratutto le scuole protestanti cercano di illustrare, perchè ccnvinte che
la scienza e la fede in due campi ben distinti si muovono e si esplicano. Inoltre notiamo che il fisico inglese riguardo ai principii dogmatici del Cristianesimo, accetta pienamente la incarnazione, la redenzione e la duplice natura del Cristo, perchè adombrano
una profonda verità filosofica e umana, dal Lodge ricercata e ricomposta sottilmente sulle orme dello Hegel.
Infine pel Lodge importa il fatto che fra la scienza
moderna e la religione è sorto, mediatore nuovo, il
moderno spiritualismo, confortato dai risultati mirabili delle ricerche psichiche, delle quali egli è fervido
e pur circospetto propugnatore. Ma citiamo qui testualmente il Chiappelli:
€ Ora questi risultati, benché repudiati egualmente
dalla scienza ufficiale e dalla teologia tradizionale,
sono ormai bastevoli a persuaderci, se per ignavia
mentale non reluttanti, che l’universo è ben più ampio
e profondo di quelle che gli uomini di scienza non
sogliano e non vogliano credere. I fatti, oramai accertati e indubitabili, della premonizione, dell’ispirazione, chiaroveggenza, telepatia e consimili, sembrano
indicare l’esistenza di entità mediatrici fra l’uomo e
l’assoluto (una forma di demonologia o di politeismo
alla quale oggi inclina anche il James) verso cui può
rivolgersi la nostra preghiera, come ad esseri a noi
immediatamente superiori nella via di quella evoluzione spirituale che si estende ben oltre la evoluzione
dalla vita organica, visibJe nel nostro pianeta. Ora
di codesta possibilità di comunicazione coll’invisibile
e con altri esseri deve cercarsi la ragione nelle attività subcoscienti dell’anima. Poiché pel Lodge, come
pel James, la religione ha le sue radici profonde in
questa regione sotterranea ed oscura dell’essere nostro spirituale ; che non si assolve tutto nell’isola
emergente e luminosa della coscienza e della ragione.
Onde si può dire che eliminando, per un lato, dalla coscienza religiosa gli elementi estranei alla sua vera
natura e, per l’altro, conducendo la scienza sulla via
che le aprono le nuove ricerche psichiche ed oltre i
termini in cui l’aveva circoscritta la sintesi naturalistica, la sfera della religione vera e della scienza più
completa, è veramente una sola ».
«
« •
Di natura affatto opposta è il libro Idee ed ideali
del Positivismo del prof. Erminio Troilo, il quale volume VAvanti ! brevemente compendia. Il Troilo ha
voluto in quest’opera sua partire in guerra contro
tutti quelli 'che, a nome del neo-idealismo, tentano
scuotere le basi della dottrina positiva. Ma bisogna
intendersi sul significato di questa dottrina. Se per
positivismo si intende solo quello che risulta dalle
osservazioni e dagli esperimenti applicati ai fenomeni
sociali e umani, tutti noi siamo positivisti. Ma allora
il positivismo non deve disdegnare tutto ciò che ha
rapporti con la religione, quando si tratti di fatti
e di realtà indiscutibili. Se però per positivismo s’intende una concezione unicamente materialistica dei
fatti umani, e la negazione aprioristica di tutto ciò
che riguarda il mondo sopra sensibile e trascendentale,
allora esso non può non venire respinto. 11 Troilo, a
dire il vero, si è fatto un concetto suo proprio del
positivismo, e lo prova la maniera, con la quale egli
ne descrive le vicende storiche, quando ci ;presenta
insieme confusi filosofi, che appartennero invece a
tendenze opposte, come Bacone, Galileo, Hume, Voltaire, Roussean, Diderot, e infine Kant, il Comete, Io
Spencer e Ardigò, come quelli che hanno illustrato
il positivismo rinnovandolo incessantemente attraverso il suo secolare cammino. Ora questo positivismo non necessariamente si oppone all’idealismo re,
ligioso, poiché suppone sempre quale mèta ultima da
raggiungersi l’idealità. Ora quale idealità più grande
di quella presentataci dalla fede religiosa ?
«
* *
Dobbiamo essere grati al corrispondente berlinese
del Giornale d Italia’, il quale ci ha fatto sapere che
uno dei punti di dissidio fra cattolici e protestanti
riguarda la Dormitio Mariae, cioè il sito in cui morì
la madre di Gesù. Mentre i cattolici sostengono che
Maria morì in Efeso, i protestanti — a detta del bene
informato corrispondente — la fanno morire a Gern^lemme, tanto è vero che Guglielmo II fece erigere il tempio protestante precisamente su quel pezzo
di terreno ove, secondo la leggenda, sorgeva la casa
ove Maria morì.
Ora quel signore corrispondente dimostra d’ignorare parecchie cose. E’ vero che egli si riferisce ad
un colloquio che su detto argomento ebbe luogo tra
l’Imperatore e un deputato del Centro. Ma ohi garantisce l’autenticità di quel discorso ?
Il fattó i che ai protestanti non preme punto il sapere i luoghi precisi dove si svolsero i fatti della storia
evangelica, quando sia impossibile precisarli, mentre
i cattolici dimostrano in tutto questo uno studio molto
superòtizioso, poiché è noto che pretendono indicare
con esattezza minuta le località dove accaddero quegli
avvenimenti. In secondo luogo, quel corrispondente
non sa che la chiesa fatta erigere da Guglielmo II è
detta del Redentore, con Io scopo preciso di far sapere che egli e tutti quelli che con lui riconoscono
nell’opera della Riforma un’opera della grazia di Dio
a quella si attengono, poiché riguardano a Gesù Cristo
crocifisso e veramente risuscitato come all’unico Redentore. Così sta scritto nell’atto di inaugurazione,
che è un omaggio insieme a Gesù unico Redentore'
e all’opera della Riforma. '
Ora, stando invece a quel che racconta il corrispondente, si crederebbe quasi che i protestanti tedeschi hanno ■ voluto rendere omaggio a Maria, facendo
erigere la loro chiesa sul terreno dove sorgeva la sua
rasa, quando non si sa neppure che la madre di Gesù
ivi possedesse una casa. Ma per i nostri corrispondenti che scrivono dall’estero, tutto ciò conta poco.
L’essenziale consiste sempre nel travisare i fatti a
danno dei protestanti. E un altro giornale si affrettò
a riprodurre la notizia, cioè il grave Corriere della
Sera.
•
La Stampa, in un articolo sufficientemente equanime, passa in rassegna la politica della Santa Sede,
quale si affaccia sulla soglia del 1910. Però siamo stati,
colpiti da una affermazione che non ci pare esatta^
cioè che la campagna anti-cattolica del Los von Rorm
non ha dato i risultati attesi dai suoi promotori. Ora,
quando nel volger di pochi anni, ai vedono all’incirca
quaranta mila cattolici staccarsi da Roma per unirsi
alle varie chiese protestanti, e al Vecchio cattolioismo
non si può certo affermare che i risultati di tale movimento sono trascurabili. A noi sembrano invece addirittura maravigliosi, e costituiscono nel secolo presente un documento impressionante del fatto che i
popoli che vogliono progredire debbono abbandonare
la Chiesa di Roma. Era la tesi di Emilio de Laveleye. E
i fatti la dimostrano più esatta di quello che non
sembri a prima vista.
Hnrieo ]VIeyniei»
Rivoluzione protestante!
Il Prof. Paolo Piccolomini, libero docente all’Università di Roma, ha dato principio ad un corso di
Lezioni sulla Storia della Riforma.
Il tema della prolusione è stato : il Protestantesimo
non fu una riforma, ma una rivoluzione.
Sarebbe difficile dire se il chiaro professore sia un
prete nel suo pensiero ovveramente uno storico dalle
larghe e profonde vedute, dal petto coraggioso e dalla
mente modernamente colta. Da una parte accennò a
Lutero con un fare un tantino sbrigativo, non immune dalle volgari leggende del clero romano intorno
al grande riformatore.
Non^ insistè sulla grandiosità del movimento protestante: che da uno storico non dovrebbe essere considerato come un semplice episodio di storia ecclesiastica ;
bensì come uno di quei grandi rivolgimenti umani
da cui hanno principio le nuove civiltà.
Dall’altra parte non osò avanzare una benché minima frase che suonasse in qualche modo disapprovazione del sistema chiesastico del Vaticano. Quasi
volle fare intendere che, dopo tutto, il protestantesimo
fu un moto inconsulto, inquanto che il cattolicismo
non aveva ancora redatta la sua dottrina e i suoi
canoni in una forma definitiva ; non c’era quindi bisogno di ribellarsi avanti tempo. Poi lo stesso protestantismo non seppe mai fissare una dottrina certa
di fede ; andò suddividendosi all’infinito : cosicché,
dopo i primi entusiasmi, al fatto pratico venne meno ;
mentre il cattolicismo si rinvigorì e quasi iniziò allora una vita nuova più forte e più espansiva.
Non.sapremmo proprio su quale storia fondare la
teoria del chiaro prof.,se il 1560incirca segna la fine del
protestantismo attivo e il principio di un cattolicismo
nuovo ! A favore del cattolicismo, citò la riforma dei
vecchi ordini religiosi e l’istituzione di innumerevoli
congregazioni religiose con programmi assolutamente
pratici ; l’istruzione e l’apostolato : esempio, la compagnia di Gesù... ! !. Poi il Concilio di Trento coi suoi
domraieisuoi canoni riformatori. Dunque la riforma
la compiè la Chiesa Romana, e il protestantesimo non
fu che una Rivoluzione inconsulta e inconcludente? 1
Oh no, questo non lo ha detto l’egr. prof.; ma lo
ha lasciato intendere.
Egli ha anche fatto un po’ d’apologia del protestantesimo: il quale portò la religione nel puro dominio della coscienza personale; rese inutile il sacerdòzio, quale intermediario tra l’uomo e la divinità; distrusse fin d’allora l’analfabetismo, dovendo
ogni persona poter leggere la Bibbia, testo di verità;
trasportò l’essenza della religione dalla dogmatica
all’etica {?); produsse la grande Germania, e le altre
civilissime nazioni del Nord.
Senza dubbio, il professore ha fatto tali concessioni
in favore del protestantesimo, che per ogni mente
libera e spregiudicata sono sufficienti a dimostrare
la superiorità della riforma nordica in confronto col
vecchio organismo vaticano ; perciò non osiamo ancora deciderci sul conto della mentalità del professore, cioè se egli sia un prete o uno storico dal profondo intuito, coraggioso per la verità.
È un po’ meschino il bagaglio bibliografico che
egli ha indicato come fonte dei suoi seguenti studi
sullo stato della Chiesa romana nei secoli XV e XVI.
(Rouker — Gregorovius — Von Pastor— Villari nel
€ Maochiavelli »). È vero ohe per lui Von Pastor fa per
tutti ; ma egli ha anche concesso che Von Pastor sia
un austriaco tenacemente ortodosso, che ne’ suoi lavori storici prende come assunto generalo : che basta
conoscere i papi per stimarli !...
Noi in questo argomento seguiamo l’antico proverbio, derivato di una filosofia della storia migliore
di quella di molti professori : vox populi vox Dei.
Il mondo intero non crede che basti conoscere i papi
per stimarli, e... il popolo non sa la storia, ma è la
storia vissuta.
Che il popolo la pensi così risulta anche dallo
scarsissimo uditorio che allietò la prolusione di questo corso storico: qualche signora anziana, tre o
quattro giovani, alcuni cristiani evangelici.
7
LA LUCE
Ci dispiace che il pubblico italiano sia sempre così
indifferente per tali studi ; ma, dopo tutto, ciò è anche un bene; perchè il nostro pubblico sente che in
Italia neppure nell’aule di una Università è possibile
di udire una parola verace e franca sulla storia e
sul problema della religione.
È assai doloroso il dover riconoscere ad ogni momento che l’anima latina, anche se emancipata sotto
certi aspetti, quando si volge a considerar la religione, non la sa intendere se non in modo clericale
o gesuitico.
D 11 • 1«.,. Arturo Mingardi.
Koma, 11 gennaio 1910.
HOTERELLE E SPIGOLilTIIRE
^ Il 10 corrente a Milano, il padre dottor Gemelli dell’ordine dei Minori doveva tenere una conferenza
>puramente scientifica sui miracoli di Lourdes innanzi
all’Associazione sanitaria milanese; el’ll doveva aver
luogo la discussione. —Al prossimo numero un cenno
su la conferenza e sul dibattito.
«
• *
Il padre Benno Auracher, definitore generale dell’ordine dei Cappuccini, sparito da Roma nell’ottobre
scorso, si troverebbe a Londra, dove avrebbe anche
preso moglie, dopo aver abbandonato definitivamente
la chiesa romana. E le. cause della diserzione ? Secondo i suoi amici personali, le cause sarebbero le
vessazioni che gl’infliggevano i superiori e altri ca;porioni della curia papale.
Rivista Cristiana
Da una circolare dei nuovi Direttori togliamo le
seguenti notizie :
La Rivista sarà per quanto è possibile migliorata e
resa attraente e varia nel suo contenuto.
Promette fra le altre cose : 1) articoli, in cui saranno
passate in rassegna le quistioni morali , religiose, ec■clesiasticbe, del momento presente; 2) una cronaca
accuratissima italiana ed estera intorno al movimento
religioso ; 3) note bibliografiche copiose, tanto utili agli
studiosi; 4) una rivista delle riviste per ciò che concerne
in ispecie le pubblicazioni italiane circa al problema
religioso.
Gli stessi direttori pubblicheranno ogni due mesi
un Bollettino Omiletico di 12 pagine ; il quale conterrà schemi di sermoni, di conferenze ecc., ad uso degli
evangelizzatori e dei cristiani studiosi della Parola
di Dio.
« L abbonamento al Bollettino si concede ai soli associati alla Rivista Cristiana che prima del 20 febbraio
ne avranno fatto richiesta ».
Per le cose che riguardano la Redazione della Rivista
e del Bollettino, rivolgersi al professor G. Rostagno,
Piazza -d Azeglio 16, Firenze. Per le cose che riguardano invece TAmministrazione, dirigersi al sig. 0. dalla,
Via de’ Serragli 51, Firenze.
Abbonamento alla Rivista L. 5, estero L. 6. — Abbonamento a,i due periodici insieme : L. 6, estero L. 7,50.
M Q Q D Y
Il primo gran dolore
Nella sua biografia di Dwight Lyman Moody, Augusto Glardon scrive : « La stòria de’ suoi primi anni
non offre nulla di speciale. Entrato presto nel commercio sotto gli auspicii d’uno zio, andò a stabilirsi a
Chicago ».
Questo si chiama viaggiare in treno direttissimo!
Con due periodetti Augusto Glardon fa arrivare il nostro
Moody — che abbiamo visto nascere in una casetta di
Northfield — fino a Chicago. Troppa furia 1 Per arrivare col Moody nella grande città di Chicago noi impiegheremo assai più tempo...
Sono passati pochissimi anni da la memorabile data
del 5 febbraio 1837, e la casetta di Northfield riceve
un nuovo ospite; la famiglia Moody è cresciuta; un
altro figliolo è venuto a rallegrare Edwiu e Betsy
Moody: adesso i figlioli sono sette — numero della
perfezione I— ma si supererà anche la perfezione ! Due
altri figlioli, gemelli, nasceranno ; ma — ahimè —
dopo... un mese dopo un tristissimo, straziante avvenimento.
Un giorno dell’anno 1841 (v’è chi dice il 28 di maggio ; ma il Moody stesso parla invece di « un bel giorno
di giugno » ; e sarà meglio credere a lui — non è vero ?
Soifo VincuBo!
Proprietà riservata—Riprodazione proibita
Don Angelo, divenuto prete e parroco nel paese dove
■era nato, pensava spesso con rammarico all’amico lontano e disperava ormai di rivederlo.
Se non che un giorno De Prezzi era improvvisamente ricomparso. Aveva comperato una villetta mo'desta a quattro chilometri da Bietraviva e vi si era
.stabilito con una sua figliola di quindici anni all’incirca.
Di nuovo gli amici d’infanzia si erano ritrovati insieme ; ma nessuno avrebbe mai detto, vedendoli, che
■essi fossero della medesima età. Infatti Don Angelo,
«he era passato per quel periodo di vita in una calma
relativa del cuore e dello spirito, aveva conservato
nella robustezza della persona e nelle linee del volto,
una freschezza quasi giovanile ; De Prezzi invece, che
aveva sperimentato mille tempeste, a quarantacinque
anni sembrava già vecchio.
11 prete aveva pianto al racconto delle sventure dell’amico; tuttavia aveva subito compreso con gioia che
il cuore di lui, benché stanco, benché affranto, sapeva
trovare le sublimi consolazioni derivanti sempre dalla
lede viva ed intensa nell’infinita misericordia di Dio,
« chei dolori invece di allontanarlo dall’Essere supremo
avevano avuto la benefica, salutare potenza di stringerlo sempre più a Lui, come un figliolo si stringe
al padre per averne conforto ed aiuto. Il Padre Celeste aveva risposto a quel cuore afflitto, e vi aveva
acquietato il tumulto delle passioni. Quanti negano la
possibilità di questa intima corrispondenza d’affetti
fra Dio e l’uomo! Ahimè, essi non ne hanno mai fatto
«sperienza, e come potrebbero comprendere la facoltà
sublime dei due spiriti, il divino e l’umano di incontrarsi, di intendersi, di amarsi?
Però se Don Angelo aveva trovato nell’amico il
«ristiano fervente, non vi aveva più ritrovato il cattolico romano. La fede di De Prezzi era la fede evangelica dei primi discepoli di Cristo, sublime nella sua
pura e schietta semplicità. Altri che Don Angelo si
sarebbe scandalizzato, si sarebbe allontanato, lasciando
l’antico amico nella solitudine e nell abbandono. Ma
il prete era arrivato egli pure per altre vie e per altre
esperienze ad una fede simile a quella di De Prezzi, e
nel silenzio, nella profondità della sua anima, alimentava la medesima purissima fiamma. Così nella comunanza dei puri e sacri sentimenti religiosi nella
tolleranza reciproca, quei due cuori s’erano di nuovo
stretti di un’amicizia più calda, più sincera che mai.
Ed ora, ahimè, ora tutto stava per finire... Le lagrime salivano cocenti agli occhi del prete e un dolore, forse non mai provato fino allora, lo faceva
soffrire indicibilmente.
Giunsero al villino. Don Angelo salì in fretta alla
camera dell’amico.
Egli non vide il medico che sedeva pensoso presso
la finestra aperta; non vide una figura bruna inginocchiata ai piedi del letto e immersa in preghiera ;
non vide le donne che si"aggiravano nella stanza ad
apprestare medicine e cordiali. Vide solo la pallida,
livida testa che si affondava nei guanciali, vide la
fiamma di due occhi, ardenti per la febbre, che si fissavano nei suoi.
In un attimo fu accanto all’amico, in un attimo,
senza che una sola parola fosse pronunciata, egli
aveva espresso il suo affanno, e il moribondo l’aveva
ringraziato del suó amore Le mani si strinsero in
una stretta suprema, e le ginocchia di Don Angelo si
piegarono.
— Prega, amico mio, prega — disse il moribondo
— prega, perchè la mia partenza non sia troppo dolorosa. La preghiera ti consolerà. E pensa che io me ne
vado verso il mio buon Padre Celeste 1
Don Angelo non rispose. I singhiozzi gli stringevano
la gola, mentre la preghiera saliva come un sospiro
ineffabile al Dio di tutte le misericordie.
Durò, a lungo il silenzio. Poi il moribondo ricominciò
a parlare. Il male gli dava un poco di tregua ed egli
doveva approfittarne per esprimere le sue ultime volontà.
— Don Angelo — disse — e voi, P.dre Michele, venitemi ben vicino ed ascoltatemi.
La bruna figura che pregava inginocchiata ai piedi
del letto si alzò e si pose ritta dall’altro lato del capezzale. Era la figura di un frate Minore. Tutto il
suo volto, giovane ancora e vigoroso, era soffuso di
lagrime.
Anche Don Angelo s’era raddrizzato e chinava il capo
verso l’amico moribondo, per non perdere nessuna
delle sue ultime parole.
— che non a’ suoi biografi più o meno bene informati)
dunque un giorno di giugno 1841, il piccolo Dwight
— che non aveva che quattro anni e qualche mese —
si trovava in scuola. Microscopico scolare! Si trovava
in scuola... La finestra della scuola che dava su la strada
era aperta. A un tratto, un tale da la strada sporge
dentro la testa, e dice : — Signor Maestro, c’è costi un
qualche figliolo del muratore Moody ?
— SI, c’è.
— Gli dica che suo padre sta male, ma male' assai.
E la testa disparve.
Il piccino corse a casa. Era proprio vero: il padre '
quella mattina era uscito come di consueto per andare
al lavoro, e stava benone ; ma ecco, a un tratto si
senti mozzar il respiro da una fitta acutissima al fianco;
buttò via la cazzuola, e si strascinò fino a casa. Non
si mise in letto, credendo che il male sarebbe presto
passato. Ma non ci fu caso !
Quando il piccolo Dwight entrò, il padre non ne
poteva più e risolvè finalmente d’andarsene a letto : si
alzò, mosse qualche passo ; ma le gambe non lo reggevano,. ed egli cadde stramazzoni, per non rialzarsi
più. Potè tuttavia, cosi da sè, aggrapparsi al letto e
mettersi in ginocchioni ; e in quell’attitudine, come s’e’
pregasse, e forse pregando, il padre di Lyman Moody
esalò l’ultimo respiro.
« Uno dei primi avvenimenti di cui abbia serbata
memoria » racconterà più tardi il nostro eroe « è la
morte di mio padre. Egli mori repentinamente in un
bel giorno di giugno, ed io provai un tal colpo vedendomelo cadere dinanzi, che non potei scordarmelo
più ».
Povero bambino! Che sarà di lui, della sua madre,
de' suoi sei fratelli e di quegli altri due fratellini gemelli che nasceranno? Talvolta sembrano incomprensibili
« le vie del Signore » ; e sono davvero iucomprensibili
per chi non sappia o non pensi che Dio è provvidenza,
che Dio è amore, che Dio é il Padre di tutti, specialmente il Padre degli orfani e il protettore delle vedove.
À-bbonameati pagati:
La ristrettezza dello spazio ei impedisce di continuare la
pubblicazione degli abbonati che han pagato. Li pubblicheremo
nei prossimi numeri.
______Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Gli sguardi del sofferente si posarono per un ìstane^
sopra ciascuno dei due volti egualmente addolorati
ed ansiosi.
— Amici miei — disse — voi non vi conoscete ancora, ma da questo momento bisogna che vi leghiate
di quella medesima amicizia colla quale eravate legati a me. Don Angelo, per me il Padre Michele è
stato, in tempi di terribili sventure, più che un fratello od un figlio. Quando tutti, tutti m’avevano abbandonato, e fuggivano da me come si fugge da chi
ha la peste, egli solo, sfidando mille pericoli, mi restò
fedele amico, e mi diede coraggio e mi riscaldò colla
simpatia del suo cuore cristiano. Di te. Don Angelo,
ho parlato molte volte con lui ; ma di lui non ti ho
mai fatto parola, perchè egli stesso m’aveva, pregato
di non svelare a nessuno la nostra amicizia, per timore che contro di essa avessero a sorgere nuovi possibili ostacoli. Padre. Michele dunque sa già che in te
trova un’anima degna di comprendere la sup ; e tu.
Don Angelo, devi credermi oggi, se ti assicuro che
puoi avere in lui la più piena ed assoluta confidenza.
Mentre parlava così, il moribondo pareva riprender
forza, e, unendo le destre dei due che gli stavano accanto, le strinse con vigore nelle sue mani. Poi continuò :
— Fate che la vostra amicizia sia come la continuazione di quella che avevate per me. E’ questo il mio
voto supremo, e soltanto dal compimento di questo
mio voto dipenderà ch’io possa morire in pace.
Si arrestò di nuovo come aspettando dai suoi fedeli
amici una risposta.
Essi non parlarono, perchè la voce non sarebbe potuta uscire dalle loro gole serrate dal pianto ; ma gli
avidi, ardenti sguardi del moribondo, lessero egualmente quella risposta, che egli tanto bramava, °nel1 espressione dei loro volti e nelle lagrime che riempivano i loro occhi. Allora, riprendendo animo, proseguì :
~ Se desidero che siate così uniti per l’avvenire,
vi è una ragione da cui dipende, come v’ho detto, la
pace delle mìe ultime ore di vita.
{Continua).
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