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evangelica in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art. 2 comma 20/B legge 66^96 - Filiale di Torino
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Anno IX - numero 26 - 28 giugno 2002
EDITORIALE!
•o tra Í poteri dello stato
■ jOOMENICO MASELLI
51^. apa
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
L'INELUDIBILE
«SE» DI DIO
«Non dovrei vendicarmi di una siéle nazione?» Geremia 5, 20-29
CHI di noi metterebbe in discussione la fedeltà di Dio verso il
suo popolo? Eppure dietro questa
certezza talvolta si cela un equivoco:
che per vivere con Dio non ci siano
condizioni. Che la grazia di Dio possa essere vissuta come un riparo per
tutte le nostre nefandezze, per cui a
chi crede viene permesso tutto, tollerato tutto, perdonato tutto; che il Signore è un Dio compiacente, accomodante e condiscendente che sta
sempre dalla nostra parte per partito
preso. Già a Mosè, prima di dare le
tavole della legge, Dio aveva detto
che la condizione di Israele dipendeva da un «se»: «Dunque, se ubbidite
davvero alla mia voce e osservate il
mio patto, sarete tra tutti i popoli il
mio tesoro particolare». Questo «se»
condizionale fa parte del tessuto della fede biblica e rappresenta il costo
dèi vivere con Dio. Questo «se» di
■Pio non può essere eluso, aggirato,
mandato o preso alla leggera. È veri) che Dio è con noi, ma alle sue
fondizioni, non alle nostre.
Geremia visse ¡n un tempo
molto difficile per Israele. La
povertà attanagliava il popolo mentre i potenti agivano con prepotenza
e con un odioso cinismo morale. Il
re Sedekia non era in grado di governare ed era in balia dei suoi falsi
profeti e degli interessi dei potenti.
Babilonesi ed egiziani avevano mire
su Israele. Ma la cosa più impressionante era il fatto che nessuno si rendeva conto della situazione: «Hanno
occhi, ma non vedono; hanno orecchi. ma non odono». Non si rendevano conto della situazione perché
non si voleva ammettere che il paese
ora allo sbando, alla mercé di una
classe politica senza visione e senza
più non solo una morale, ma un briciolo di umanità. In questa desolatone si alza la voce di uno che ci ve“c e ci sente: Geremia. Ma Geremia
non è un predicatore solitario che si
scaglia contro il regime; egli è piuttosto l’esponente di una controtrauizione che non si è fatta sedurre
ualle illusorie e fallaci promesse di
jui.sostegno incondizionato di Dio a
sraele. Geremia è spinto da una tradizione di fede critica che fa riferiuiento alla Legge di Mosè e che in
passato era stata espulsa da Gerusacmme ed esiliata ad Anatot.
A Gerusalemme il Signore non
•.aveva più un ruolo. Egli doveva
essere dalla sua parte e tacere. Dio
don era più nessuno in questa città
eo pita daH’amnesia, la sua volontà
^ta diventata irrilevante. Ma Dio si
irnette in gioco con un pugno sul ta° 0, Conoscerete chi è il Signore!
|<uando Dio è disprezzato, il prossinon ha più nessun valore. Nella
ch° e sordità nessuno pensa
tn a 1* prossimo, è protet
«se»H di Dio. Vivere senza il
“ di Dio conduce prima al delirio
jjr°”"‘P°*®nza e infine all’autodip «I vostri peccati vi hanno
fez' **^.*^®^ vostro benessere». La prodom si chiude con una
di, ,^\*Non dovrei vendicarmi
Ora nazione?». La domanda
p, S***’ ^nvanti a noi, come un
1 0 dell ineludibile «se» di Dio.
Italo Benedetti
ilSRAELE-PALESTi
La speranza di pace e giustizia
di GENRE, MAFFEI, MAIOCCHI, SALVARAN1, SANDRI
IHIESEI
Le Conferenze dei distretti
del Nord e del Sud d'Italia
Si è conclusa l'Assemblea generale deirUnione delle chiese battiste italiane
La nostra vocazione oggi
Un centinaio di delegati hanno discusso del lavoro svolto nell'ultimo biennio
e definito le linee programmatiche della testimonianza battista dei prossimi anni
STEFANO MELONI
Dove stanno andando le chiese
battiste in Italia? Di fronte al
continuo mutamento del quadro sociale e politico nel nostro paese e, di
più, davanti alle pressanti sollecitazioni che ci vengono dall’evoluzione
dello scenario internazionale di quest’ultimo anno (11 settembre, Afghanistan, Medio Oriente, crisi economica mondiale, emergenza delle
nuove povertà), è legittimo chiedersi
da che parte stiamo. O, per usare
un’espressione che richiama più da
vicino la nostra specificità di credenti nella parola evangelica, quale sia
la nostra vocazione oggi.
Il tentativo di rispondere a questa
incalzante domanda trova riscontro
nell’operato dei nostri organismi di
governo della chiesa (il Comitato
esecutivo neH’Unione delle chiese
battiste, d’ora in avanti Ce dell’Ucebi) e nell’azione di testimonianza
evangelica che le nostre chiese si
sforzano di portare avanti, non senza difficoltà. «È mezzanotte nell’ordine sociale (...) e le nubi di una
nuova guerra incombono pericolosamente basse (...) è mezzanotte
nell’ordine psicologico (...) dense
nubi di ansietà e depressione sono
sospese nei nostri cieli mentali (...) è
mezzanotte anche nell’ordine morale». Con queste parole di M. L. King
si è aperta la relazione che il Ce
deH’LIcebi ha presentato all’assemblea generale (che si tiene ogni due
anni) per illustrare il suo operato nel
biennio trascorso. Esse manifestano
chiaramente le sensazioni e le emo
Israele-Palestina: delegazione Fcei alla Camera
Rafforzare l'impegno italiano
Una delegazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) è stata ricevuta il 19 giugno
dall’on. Gustavo Selva, presidente
della Commissione Esteri della Camera dei deputati, per riferire della
visita ecumenica in Israele e nei Territori palestinesi (7-13 giugno) promossa dalla Fcei per «esprimere solidarietà alle vittime israeliane e palestinesi, sostenere le forze attivamente impegnate per la pace, invocare un immediato e completo cessate il fuoco». I delegati evangelici
hanno inoltre illustrato il Rapporto
conclusivo della visita in Medio
Oriente (vedi Riforma del 21 giugno). Hanno partecipato all’incontro il vicepresidente della Commissione Esteri, on. Umberto Ranieri e
l’on. Valdo Spini; la delegazione delle chiesè evangeliche era composta
da alcuni dei partecipanti alla visita
in Medio Oriente: Renato Maiocchi,
segretario esecutivo della Fcei, Daniele Garrone, docente della Facoltà
valdese di teologia di Roma, Paolo
Naso, direttore della rivista Confronti e il giornalista Luigi Sandri.
Il presidente Gustavo Selva ha preso atto del contributo delle Chiese
evangeliche agli sforzi diretti a superare la gravissima crisi mediorientale, «che si inquadrano nell’intensa
attività svolta negli ultimi mesi dalla
Commissione Esteri, con numerose
missioni nei paesi dell’area direttamente interessata». «La delegazione
ecumenica che si è recata in Medio
Oriente - ha commentato dell’on.
Spini - ha portato a noi come Commissione Esteri preziose e importanti notizie ed esperienze che abbiamo
vivamente apprezzato. Pochi minuti
dopo alla Camera ratificavamo due
accordi del governo e dell’Ulivo di
cooperazione culturale sia con Israele sìa con la Palestina». (nev)
zioni che investono il nostro operare
nell’agire quotidiano, che ostacolano e influenzano pesantemente
l’azione organizzativa e programmatica che comunque dobbiamo portare avanti, che pongono un interrogativo ineludibile sul senso della nostra presenza evangelica in Italia. In
questo quadro, che cosa siamo riusciti a realizzare e quali sfide dobbiamo sostenere nel futuro prossimo?
Il centinaio di delegati presenti a
Ciampino (Roma), accolti in una
struttura cattolica (l’ex seminario
della Madonna del Carmelo) a causa
dell’indisponibilità del Villaggio della
gioventù di Santa Severa, in sofferta
attesa della messa a norma della
struttura, si sono impegnati nella va
Segue a pag. 12
Valli valdesi
Lavoro: troppi
incidenti
È pesante, nel Pinerolese come
mediamente in tutta Italia, il bilancio
annuale che si trae dalle statistiche
relative agli infortuni sul lavoro. Le
cifre si attestano sui 4.000 incidenti
annui, cifra non comprensiva, come
è ovvio, di tutti i casi sottoposti a
franchigia (con prognosi inferiore a
tre giorni) o non comunicati e quindi
non considerati. Un buon peso nel
computo dei dati proviene dai comuni della pianura, dove sorgono niolte
aree industriali (per Tlnail è infatti il
settore metalmeccanico quello più
esposto alle disgrazie). Pesante anche il conto dei morti: 2 nel 1999, 14
nel 2000, 8 l’anno scorso e già tre in
questi primi sei mesi dell’anno. Sono
cifre su cui riflettere urgentemente.
A pag. 15
ECO DELLE VALLI!
Tre ipotesi per gli ospedali
di DAVIDE ROSSO
L'OPINIONE
BENI CULTURALI
IN VENDITA
La tentazione di vendere la Fontana
di Trevi era venuta anche a Totò, in
«Tototruffa 62», ma si trattava di un
film. Ora quella famosa scena torna alla mente discutendo del recente decreto legge 63/2002 del ministro Tremonti
relativo a «Interventi urgenti in materia tributaria e di finanza pubblica» firmato dal Presidente della Repubblica il
15 giugno. La legge prevede il trasferimento dei diritti sui beni ùnmobili demaniali dello stato a una società per
azioni soggetta al ministero dell’Economia, con autorizzazione ad alienare
beni pubblici di valore storico, artistico
e ambientale, consentendo poi di utilizzarli come garanzia per ottenere fondi
necessari alla realizzazione di grandi
opere pubbliche. Le affermazioni
sull’eventuale vendita à privati del Colosseo 0 della Fontana di Trevi sono ovviamente paradossali, ma sono segni
evidenti di uno scorretto uso di termini
apparentemente neutri, quali «beni,
patrimonio, risorse culturali», «valorizzazione». Espressioni di uso corrente, essi traggono origine da formulazioni giuridiche e costituiscono la prova di
un’attenzione di tipo prevalentemente
economico, compresa fra interesse
pubblico e interesse privato.
Il concetto di «bene culturale», testimonianza storica della collettività, ha
seguito nel tempo i mutamenti sociali:
daU’idea ristretta di «opera d’arte» ha
acquisito una dimensione più ampia,
dando vita, dagli Anni 70 in poi, alla
consapevolezza di un’utilità sociale legata alla pubblica fruizione del «territorio», nella convinzione che il patrimonio culturale italiano debba essere
tutelato come contesto unitario. Ora, il
tentativo di uno smembramento (con
conseguenti rischi di alienazione e dispersione) non soltanto costituisce
un’involuzione rispetto a quel processo dì costituzione di un patrimonio
pubblico che a partire dal Settecento
sembrava aver definito modelli culturali tali da reggere alla spinta delle dinamiche liberiste (giungendo a definirne l’inalienabilità), ma porta anche
con sé il rischio di una clamorosa perdita di beni di altissimo valore, non
solo culturale ma anche economico,
nel caso si presentasse la necessità di
risanare i conti pubblici.
Ma, quel che forse è pe^io, il provvedimento riconosce la possibilità di
mettere in vendita soltanto «beni di
importanza non strategica», senza tuttavia incorporare norme di classificazione e precise condizioni per la gestione, lasciando ai governi presenti e
futuri la facoltà di definire di volta in
volta elateri di scelta e procedure di
azione. L’ingresso dei privati nella gestione di singole parti del patrimonio
culturale (concetto diverso da quello
di alienazione) è una possibile forma
di tutela, ma non senza specifiche normative che ne prevengano gli scempi e
nel pieno rispetto deU’articolo 9 della
Costituzione che «tutela il paesaggio e
il patrimonio storico e artistico della
nazione», definito dallo stesso Ciampi
elemento caratterizzante l’identità europea. È noto che monumenti, musei,
riserve ambientali del nostro paese costituiscono un patrimonio culturale di
inestimabile valore e una risorsa rilevante per l’economia, per cui è più che
mai necessaria una legislazione attenta a garantire correttezza nelle procedure, oculatezza negli investimenti e
saggezza nelle forme di gestione partecipativa fra pubblico e privato.
Marco Fratini
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
«^Voi dunque
pregate così:
“Padre nostro che
sei nei cieli, sia
santificato il tuo
nome; '°venga il
tuo regno; sia fatta
la tua volontà
anche in terra
come è fatta in
cielo. Dacci oggi
il nostro pane
quotidiano”»
(Matteo 6,9-11)
Essendo già
tardi, i discepoli
gli si accostarono e
gli dissero: “Questo
luogo è deserto
ed è già tardi;
^lasciali andare,
affinché vadano
per le campagne
e per i villaggi
dei dintorni
e si comprino
qualcosa da
mangiare”.
^^Ma egli rispose:
“Date loro voi da
mangiare”. Ed essi
a lui: “Andremo
noi a comprare del
pane per duecento
denari e daremo
loro da
mangiare?”.
^^Egli domandò
loro: “Quanti pani
avete? Andate
a vedere”. Essi
si accertarono e
risposero: “Cinque,
e due pesci”.
Allora egli
comandò loro di
farli accomodare
a gruppi sull’erba
verde; '^e si
sedettero per
gruppi di cento
e di cinquanta.
*Poi Gesù prese i
cinque pani e i due
pesci, e, alzati gli
occhi verso il cielo,
benedisse e spezzò
i pani, e li dava ai
discepoli, affinché
li distribuissero
alla gente; e divise
pure i due pesci fra
tutti. ^^Tutti
mangiarono e
furono sazi, *^esi
portarono via
dodici ceste piene
di pezzi di pane,
ed anche i resti dei
pesci. ^*Quelli che
avevano mangiato
i pani erano
cinquemila
uomini»
(Marco 6, 35-44)
Älpifiiiliiiiii
ili
«DATE LORO VOI DA MANGIARE»
Quando i discepoli chiedono a Cesò di insegnare loro una preghiera, Gesù insegna
cedere il «pane quotidiano», il «pane per oggi». Tutto il di più è superfluo
BRUNO CIACCONE
a
Tempo fa, dopo aver partecipato a una tavola rotonda in
una parrocchia cattolica, fili invitato a cena dal parroco. Seduti
a tavola eravamo io, un giovane
prete e un prete molto anziano.
Il giovane prete si offrì di fare la
preghiera di ringraziamento; recitò una vecchia formula che,
dopo la consueta invocazione di
benedizione del cibo, terminava
più o meno con queste parole:
«E danne a chi non ne ha». Il
breve silenzio che seguì alla preghiera fu interrotto dall’anziano
prete che, sollevato leggermente
il capo disse: «Perché non gliene
dai tu?». Confesso che l’imbarazzo non fu soltanto del giovane prete. Ebbi la sensazione che
le parole dell’anziano prete non
fossero espressione di una polemica, ma un completamento
della preghiera attraverso un richiamo biblico.
La moltiplicazione dei pani
MI venne in mente subito
l’episodio della moltiplicazione dei pani, dove i discepoli
invitano Gesù a fare qualcosa
per sfamare la folla che lo sta
ascoltando da molte ore. La preghiera dei discepoli, più che
preghiera di intercessione, è un
suggerimento molto pratico:
«Lasciali andare, affinché vadano per le campagne e per i villaggi dei dintorni e si comprino
qualcosa da mangiare». La risposta di Gesù fu, ed è ancora
oggi, molto chiara: «Date loro
voi da mangiare». Quello che se
gue è una discussione suU’efficacia di questa proposta di Gesù
che ai discepoli sembra poco
praticabile: «Andremo noi a
comprare del pane per duecento denari e daremo loro da mangiare?», chiedono con tono non
solo interrogativo.
Ma Gesù insiste e chiede che
gli venga portato il cibo che
hanno a disposizione: cinque
pani e due pesci. Gesù benedice
i pani e i pesci e li restituisce ai
discepoli perché li distribuiscano alla gente. Alla fine della distribuzione, ne avanzeranno dodici ceste. I discepoli sono diventati distributori di pane. Il
discepolo e la discepola è colui o
colei che sa distribuire il pane. E
anche il companatico (i pesci). Il
miracolo non sta in un fatto
straordinario che può avere i caratteri ambigui della magia, ma
sta nel fatto che i discepoli e la
gente hanno condiviso quel poco che avevano e quel poco è
bastato per tutti, anzi, si è riveiato abbondante, tanto da avanzarne dodici ceste (a).
stiene che «l’uomo ha diritto
all’uso [dei beni] del mondo, ma
mediato dalla benedizione». I
discepoli e le discepole, quando
invocano la benedizione sul cibo, lo mettono idealmente nella
mani di Gesù e confessano che
non è di loro proprietà ma che
essi sono solo degli amministratori dei doni di Dio. Per svolgere
bene questa loro funzione devono però adottare un criterio diverso da quello che le umane
scienze economiche suggeriscono e amministrare secondo le
intenzioni del legittimo proprietario, il Signore, che ha affidato
loro la custodia del creato.
Il criterio deH'amore
La benedizione del cibo
Esortazione di Dìo all'uomo
Dividi il tuo pane con chi ha fame, introduci in casa
tua i poveri derelitti,
rivesti il nudo che incontri, non ignorare chi è carne
della tua carne.
Allora risplenderà la luce come l’aurora, la tua guarigione presto germoglierà,
la tua bontà precederà davanti a te, la gloria divina ti
accoglierà.
Allora invocherai il Santo ed Egli ti esaudirà.
Lo implorerai ed Egli ti dirà: Eccomi.
Offri aU’affamato la tua generosità e sazia la persona
afflitta;
allora risplenderà da mezzo alle tenebre la tua luce,
e la tua oscurità si trasformerà in un meriggio.
Il Signore ti guiderà sempre, ti sazierà durante l’arsura, consoliderà la tua salute,
sarai come un giardino irrigato, come una sorgente le
cui acque non cessano mal.
Saranno da te riedificate antiche rovine...
(da Isaia 58,7-12)
Gesù, benedicendo il cibo,
obbedisce a un’antica tradizione orale, poi ripresa in forma
letteraria dal Talmud Babilonese, secondo la quale «è proibito
all’uomo godere di qualche cosa
senza pronunciare una benedizione: chi gode dei beni di questo mondo senza dire una benedizione commette un atto di infedeltà... Chi gode dei beni di
questo mondo senza dire una
benedizione agisce come se depredasse il Santo (il Signore)’».
Secondo la studiosa Elena
Bartolini^, questa tradizione insegna che il godimento dei beni
terreni è subordinato alla «benedizione», cioè al riconoscimento
dei medesimi come dono divino. Ciò significa che il godimento dei beni terreni è lecito ed è
un valore positivo; tuttavia non
deve diventare lo scopo della vita, non deve essere considerato
un diritto assoluto, soprattutto
non deve portare l’uomo a considerarsi il padrone incondizionato del mondo né, tanto meno,
il suo creatore. L’atto di «infedeltà» di chi «gode senza benedire», consiste nel non riconoscere la signoria di Dio sulla
creazione, atteggiamento considerato come una sorta di «furto»
nei confronti di colui che è il
creatore di ogni cosa.
Il prof Paolo De Benedetti so
ANCORA una volta il solo criterio possibile è quello dell’amore, della condivisione, della giustizia. I discepoli di Gesù
non possono trattenere per sé il
superfluo quando il loro prossimo manca del necessario. Il pane non si può capitalizzare perché marcisce e fa marcire i rapporti tra le genti. Così come nel
deserto, il popolo liberato dalla
schiavitù di Faraone, non può
raccogliere la manna se non per
il solo bisogno quotidiano.
Quando i discepoli chiedono a
(jesù di insegnare loro una preghiera, Gesù insegna a chiedere
il «pane quotidiano», il «pane
per oggi». Tutto il di più è superfluo, che può essere goduto solo
dopo aver soddisfatto i bisogni
essenziali di tutti (b). Né si può
accumulare ciò che serve per le
esigenze quotidiane per assicurarsi il futuro, perché il nostro
futuro è nelle mani di Dio.
Quand’anche i nostri granai fossero colmi, potremmo non avere più giorni per goderne e potrebbe rimanerci soltanto la colpa e il rimorso di aver sottratto
al povero ciò che gli era dovuto
(cfr. Luca 12, 18-21).
Ovviamente, ciò che riteniamo «necessario» per noi lo deve
essere anche per il nostro prossimo; non possiamo pretendere
che qualcuno possa vivere al di
sotto di ciò che noi riteniamo il
minimo vitale, l’indispensabile,
per noi stessi. Bisogna che i discepoli di Gesù imparino a discernere il necessario per poter
condividere il superfluo: allora
ci sarà non solo pane per tutti,
ma anche companatico, pane e
pesci. È urgente prendere coscienza che le 25.000 persone
che ogni giorno muoiono di fame sono nostri fratelli e nostre
sorelle realmente, e che delle loro vite ci sarà chiesto conto (c).
È urgente affrontare il problema
della sottoalimentazione di cèntinaia di milioni di nostri fratelli
e di nostre sorelle con un serio
ripensamento del nostro tenore
di vita, un ripensamento che
preveda anche uno stile di vita
improntato a una maggiore e
saggia sobrietà.
L'ingiustizia economica
Bisogna gridare sui tetti che
è insostenibile che il 20%
della popolazione mondiale
consumi l’80% delle risorse del
pianeta; bisogna gridare sui tetti
che è profondamente ipocrita
discutere sull’eutanasia quando
milioni di persone muoiono di
fame nell’indifferenza generale;
bisogna gridare sui tetti che c’è
pane sufficiente per tutti e denunciare chi lo imbosca nei granai per tenerne alto il prezzo.
Bisogna gridare, non bisogna tacere, altrimenti grideranno le
pietre. E sarà un’intifada senza
fine. Io provo una grande vergogna a cantare l’inno 261, soprattutto la terza strofa: «Prendi
l’oro mio, l’argento, tutto o Padre t’appartien...», quando anche nelle chiese di Gesù Cristo ci
si straccia le vesti di fronte a dei
poveri disgraziati che, sfidando
pericoli e a prezzo dell’illegalità,
vengono da noi a chiedere un
lavoro e un pezzo di pane. E un
po’ di dignità.
Vengono da noi perché da noi
c’è abbondanza, e anche spreco.
Vengono a fare i lavori più umili,
spesso per sfuggire persecuzioni. Vengono nei nostri paesi che
si definiscono cristiani nella
speranza di trovare atteggiamenti solidali (d). Trovano invece molta ostilità. Forse è necessario da parte nostra una confessione di peccato. Il Signore ci
ha dato il pane quotidiano, il
«pane per oggi»; nei nostri granai c’è però molto di più, e
«questo di più» fa pensare a una
dubbia provenienza, dal momento che molti non hanno il
necessario. Le nostre politiche
economiche hanno creato ingiustizia perché molto del «pane» di cui disponiamo non è stato messo nelle mani di Gesù e
non è stato mediato dalla sua
benedizione. Il «date loro voi da
mangiare» diventa allora un
esortazione a compiere un atto
di giustizia.
(Ultima di una serie
di tre meditazioi}i)
venerdì 28 GlUfiiu/)
Note
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ro simboiico che - ■
testo biblico
le dodici tribù'^di'"'^'^
fatto che i disc¡pS
la distribuzione dei ^
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tra loro. L'egoismo
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case, anche quelleclie'
consideriamo umili,sono!
piene di oggetti, strui» j
ti, accessori che ritenia» |
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quali potremmo farei!
meno. Basta guardare,per'
esempio, nei cassettidelfc)
nostre cucine e scoprirei
una serie di accessorie!
piccoli strumenti chespesso non usiamo m,ai.O!
vremmo anche considei
re certi strumenti, che o
tamente hanno la loroi
lità nel risparmiarci pad
delle quotidiane fatidi
(per esempio la lavastó»)
glie), come un di piii|
non come un «dovutoli:
cui non possiamo farei
meno. L'abitudine ali |
perfluo ci ha tolto and*
la gioia della festar Wto
possiamo disporre diti*
per tutto l'anno.
d) Nel giorno dei#
zio, e io sono convintt®
ogni nostro giorno#
giorno di giudizio, noi»
viene chiesto a quale e*
fessione apparteniamo!
se siamo stati battezS
da piccoli, da grandiop
immersione; non verrei
interrogati su un catet
smo piuttosto chosu
altro, penso proprio di
Ci è invece chiesto co
di cosa avremo fatti
minimi di questo mo*
agli ultimi della carove
Ci è chiesto se avreiW
conosciuto il Signor®
senza tetto, nello sW
ro, nell'ammalato, nel
cerato, nell'affamato
setato, anche di gid**!
(Matteo 25,31 ss),
d) Nel nostro
leggi più restrittive ei
no solidali nei confif
degli immigrati
quasi sempre propo^
ambienti P°l'^'‘’'
stentano spesso e V
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Si è svolta a Edimburgo l'Assemblea generale della Chiesa di Scozia
((La Chiesa non è morente ma è vitale»
Così ha affermato nella sua relazione il moderatore uscente, John Miller, in riferimento alle
stotistiche che indicano un'emorragia di circa 15.000 membri l'anno negli ultimi vent'anni
paolo RIBET
il ufficiale; la Scozia è
//K pagana»; con questo
ritolo un po’ «gridato» viene
“sentalo sulla copertina di
fjfe & Work, il mensile della ,
fiiesa di Scozia, un articolo
di commento a una ricerca
statistica sulla fede degli
cozzesi- Infatti, si legge nell’articolo, trent’anni fa, fra il
78 e il 95% popolazione
dichiarava un’appartenenza
denominazionale. Oggi il
37% afferma di non appartenere a nessuna chiesa. Per di
più, sono una percentuale
.niinima coloro che frequentano con una certa regolarità
¡culti. Per questo, conclude
l’articolista, «mettendo insieme tutti i dati, l’immagine
che emerge della Scozia non
èquella di un’opposizione ad
una forma organizzata di religione, quanto piuttosto
quella di una indifferenza
massiccia». Questa ricerca,
d'altronde, conferma delle
sensazioni che da anni sono
presenti a molti livelli; un documento segnala infatti una
emorragia di circa 15.000
membri l’anno negli ultimi
vent’anni. È con questo sottofondo di apprensione che
si è riunita a fine maggio,
TAssemblea generale della
Chiesa di Scozia, tanto che il
moderatore uscente, past.
lohn Miller, nella sua relazio,ne ha insistito molto, e con
passione, sull’affermazione
che «la chiesa non è morente,
ma è vitale» e che è capace di
riproporsi in termini,nuovi
aiapopolazione.
Tra tradizione e novità
È certamente un’esperienza positiva, partecipare a
questo Sinodo, dove si vive
un mix di tradizione e di novità. Il primo impatto è molto
forte; l’aula sinodale è imponente, i deputati sono quasi un migliaio, tra di loro al, cuni indossano il tradizionale gonnellino e i membri del
seggio del Sinodo vestono
tutti la toga e l’esperto legale
anche il parrucchino bianco.
E poi, questo è un anno speeiale, in cui si festeggiano i
einquant’anni di regno della
regina Elisabetta II, la quale
Edimburgo: statua di John Knox
ha presenziato all’apertura
dei lavori e al culto nella cattedrale di St. Giles. Al di là di
questi aspetti formali, però,
quando si è giunti nel vivo
del dibattito, ho visto un’assemblea che non si perde in
lungaggini, che sa organizzare il suo lavoro e che sa anche
dibattere con passione i molti temi che la ponderosa relazione (un librone di 6-700 pagine) le mette davanti. Ha ragione il moderatore uscente;
questa non mi pare proprio
una chiesa in agonia, pur risentendo del difficile momento presente.
Segni di crisi
Fra i molti argomenti trattati nel corso dell’assemblea,
vorrei citarne due che mi
hanno maggiormente colpito.
Il primo è legato a quello già
citato della diminuzione del
numero dei membri. Esso si
porta dietro, come conseguenza inevitabile, anche la
riduzione delle disponibilità
finanziarie della chiesa e la
drastica contrazione degli impegni. Questo fatto, unito alla
crisi dello stato sociale sta
creando grossissime difficoltà
alle opere sociali e sanitarie
della chiesa, la quale ha, tradizionalmente, quasi in ap
nel cortile del New College
paltò questo settore della vita
sociale. Nell’anno passato,
come ormai avviene da alcuni
anni, la «commissione per la
responsabilità sociale» ha dovuto chiudere numerose opere assistenziali per tentare di
ridurre gli enormi deficit che
si vengono producendo. E
questo crea evidenti disagi e
talvolta addirittura dei drammi tra la popolazione.
Ne ho avuto testimonianza
durante la Sessione, quando è
stata portato in aula il ricorso
di un membro di chiesa che
ha la madre novantaseienne
ospite in una Casa per disagiati psichici chè deve chiudere tra pochi mesi. Questi, illustrando il suo ricorso, ha
osservato che l’anziana madre, qualora fosse costretta a
trasferirsi in una Casa diversa
da quella in cui abita da molti
anni, ne subirebbe un trauma
che in poco tempo la porterebbe a morte. Pertanto egli
chiedeva che non venisse
chiusa quell’opera e ha terminato la sua esposizione con
una esortazione molto forte;
«Please, don’t kill my mom!»
(Vi prego, non uccidete mia
mamma!). Il dibattito è stato
ampio e intenso, seguito quasi con tifo da stadio anche nei
corridoi e nelle varie sale do
Le chiese luterane e riformate avviano una riflessione .
Francia: aperto il dossier «omosessualità»
f\t^
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di
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2002.
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Le chiese luterane e rifor®3te in Francia hanno decido di avviare una riflessione
comune sulla possibilità di
enedire coppie omosessuali
® sull’accesso al ministero
pastorale di persone che riendicano apertamente la
LO omosessualità. «Queste
4 estioni sono apparse conmporaneamente nelle no«e chiese. Il dibatterne inte P^Lmette di prende
re distanze necessarie»,
L)enis Heller, presiCommissione dei
della Chiesa rifordi Francia (Erf).
La parte, le chiese lufj. ® ® riformate hanno un
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di loro lo scambio
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® riflessioni verrà
Prosriln*®” chiese nel
*uuo autunno. Nel 2003,
il Consiglio permanente lutero-riformato esaminerà le
reazioni. Nel 2004 e 2005,
avrà luogo la discussione a livello regionale e nazionale,
per permettere alle chiese di
prendere le loro decisioni.
Il «Pacs» e le chiese
Diversi fattori hanno portato le principali chiese protestanti in Francia ad aprire il
dossier dell’omosessualità.
Dopo l’adozione nel novembre 1999 del Pacs (Patto civile
di solidarietà), la legge apre la
possibilità di un riconoscimento giuridico per le coppie
omosessuali. Conse^enza di
questa nuova «visibilità» sociale; le chiese protestanti registrano oggi richieste di benedizioni di coppie omosessuali. Attualmente, i pastori
propongono un’accoglienza,
0 una cerimonia privata.
Durante i vivaci dibattiti
che si sono svolti in Francia
prima dell’adozione del Pacs,
le chiese luterane e riformate
hanno adottato una posizione alquanto sfumata. Esse riconoscevano la necessità di
una non discriminazione in
termini di diritti per le coppie
ve era trasmesso attraverso
dei televisori. Ma alla fine, dopo una votazione un po’ contrastata, il ricorso è stato respinto. L’assemblea ha approvato la linea di riduzione
dell’impegno portata avanti
dalla commissione per la responsabilità sociale.
Il dopo 11 settembre
Il secondo argomento di
cui desidero dare notizia è
stato proposto dalla commissione «politica» della chiesa,
il Church and Nation Committee. Nel lungo documento
proposto all’assemblea, e illustrato da una relazione di
ben 87 pagine, vengono affrontati vari argomenti che
toccano nel vivo la società
britannica e che vanno dal ritorno del settarismo nei rapporti tra protestanti e cattolici all’infezione dell’afta epizootica che sta distruggendo
gli allevamenti, dai sottomarini nucleari all’allargamento
dell’Unione europea.
Tra tutti questi argomenti
quello che ha creato più dibattito è quello in cui si prende posizione sull’attacco terroristico dell’11 settembre e
la successiva guerra in Afghanistan. La condanna del terrorismo è netta e chiara, ma
d’altro lato si nota l’uso sproporzionato della forza militare che crea molte vittime anche tra i civili in Afghanistan
e si afferma il ruolo centrale
che le Nazioni Unite devono
riacquistare nella soluzione
dei problemi internazionali.
Di fronte, poi, alla prospettiva
di un allargamento del conflitto, il Sinodo si rivolge al
governo di Sua Maestà esortandolo con forza ad assumere delle iniziative che promuovano strategie alternative. Non è poco per un paese
come il Regno Unito, che è
fortemente coinvolto nella
guerra in Medio Oriente.
Una nota, in chiusura. Fra i
tanti materiali distribuiti
all’Assemblea, uno mi ha colpito particolarmente; era un
librettino in cui erano indicati i vari argomenti su cui tutti
i membri erano invitati a pregare perché lo Spirito indichi
le giuste decisioni alla chiesa
riunita nel Sinodo.
DAL MONDO CRISTIANO
È l'agenzia d\ soccorso delle chiese ayventiste
L'impegno di Adra in Afghanistan
BADAKHSHAN — L’agenzia di soccorso Adra, delle Chiese cristiane awentiste del settimo giorno, ha portato circa
80 tonnellate di materiale di aiuti umanitari nella provincia
di Badakhshan, nel Nord dell’Afghanistan. Fra i beni distribuiti; vestiti, lenzuola, kit per l’igiene, utensili da cucina e
scarpe per oltre 10.000 famiglie che vivono in stato di estrema povertà. Questo materiale è stato accuratamente selezionato dopo che l’agenzia awentista si è consultata con
l’Onu e con altre organizzazioni non governative per identificare i bisogni reali e scegliere le aree che non starmo ricevendo aiuto. La priorità è data a famiglie gestite da donne e
a quelle con molti bambini piccoli. (neu/adn)
fi Secondo i dati ufficiali del censimento 2000
Brasile: un quarto della popolazione
dell'Amazzonia si dichiara protestante
RIO DE JANEIRO — Primi dati ufficiali riferiti al censimento del 2000 sulla presenza dei cristiani in Brasile. In
quell’anno chi si dichiarava cattolico costituiva il 73,8% della popolazione (in diminuzione dall’83,8% del 1991); i protestanti di varie denominazioni costituivano il 15,4% (in crescita dal 9% del 1991); gli atei erano il 7,3% (dal 4,8% del
1991). Sorprendente il dato della regione amazzonica, dove
circa un quarto della popolazione ha dichiarato di appartenere a denominazioni protestanti. (nev/bt)
M Commissione Usa per la libertà religiosa
Violazioni in oltre 20 paesi del mondo
WASHINGTON — Sono oltre venti i paesi del mondo in.
cui si registrano violazioni della libertà religiosa. Nel suo
terzo rapporto annuale la Commissione statunitense per la
libertà religiosa internazionale segnala ripetute repressioni
in Iran, Indonesia, Egitto e Cina. Sempre secondo il rapporto, le più gravi violazioni alla libertà di religione negli ultimi
10 anni si registremo in Sudan, nella Corea del Nord, in Arabia Saudita, nel Laos e nel Turkmenistan. (nev/adn)
^ Il governo di Bucarest ha ritirato la concessione
Romania: il «Dracula Park» non si farà
BUCAREST — Tramonta definitivamente la curiosa iiiiziativa di costruire in Romania un «Dracula Park» sullo stile di
Disney World, dedicato alle truculente avventure del Conte
Vlad (1430-1477). Il governo romeno, di fronte alle forti proteste delle chiese luterana, ortodossa e greco-cattolica, contrarie a quello che hanno definito «una strumentalizzaziope
di un mito a fini turistici che infanga la storia del nostro paese», ha ritirato la necessaria concessione; anche la Coca Cola
ha ritirato la propria sponsorizzazione al progetto, (nevime)
Anche il Cec e la Kek aderiscono alla proposta
«Tregua olimpica» per i giochi di Atene
GINEVRA — Ripristinare l’antica consuetudine di una «tregua olimpica» per i giochi di Atene del 2004. La proposta, lanciata dal Comitato olimpico internazionale, raccoglie sempre
più adesioni, anche dal mondo ecumenico; Consiglio ecumenico (Cec) e Conferenza delle chiese europee (Kek) hanno
aderito, così come il patriarca ortodosso Bartolomeo e papa
Giovanni Paolo IL Significative anche le adesioni dei governi
di Cina, Iran, Ucraina, Germania e della Lega Araba, (nev/eni)
omosessuali (per esempio
per i contratti di affitto, la fiscalità 0 la trasmissione del
patrimonio) e il biso^o di riconoscimento sociale, ma
senza appoggiare il progetto
di legge che presentava, a parer loro, delle insufficienze.
Avevano però chiaramente
affermato che il Pacs non doveva portare all’autorizzazione di adottare bambini per le
coppie omosessuali. Da parte
loro i vescovi cattolici avevano chiaramente espresso la
loro opposizione al progetto
di Pacs, qualificato di «legge
inutile e pericolosa».
In vista di alimentare il dibattito, una serie di conferenze, organizzate dall’associazione degli studenti, si sono svolte quest’anno presso
la Facoltà di teologia protestante di Parigi. «Non c’è stata una mobilitazione importante degli studenti su questo
punto ma essi si auspicano
che il dibattito ci sia», spiega
Stéphane Lavignotte, uno dei
principali animatori di questi
incontri. «Questo è anche il
nostro modo di fare in modo
che l’Erf non seppellisca il
dossier», ha aggiunto, (eni)
Firmata il 10 giugno da Giovanni Paolo 11 e Bartolomeo
Dichiarazione comune sull'ambiente
Grazie a un collegamento
duplex tra Roma e Venezia,
Giovanni Paolo II e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, hanno firmato il 10 giugno scorso una
dichiarazione comune per la
salvaguardia del creato. «I.
cristiani e tutti gli altri credenti hanno un ruolo specifico nel proclamare i valori
morali e nel sensibilizzare la
gente a una presa di coscienza ecologica», hanno detto i
due leader religiosi.
Il patriarca ortodosso Bartolomeo era a Venezia al termine di una crociera sul mare Adriatico dal 5 al 10 giugno. Questa crociera mirava
ad attirare l’attenzione sui
problemi dell’ambiente nel
mare Adriatico. Insieme al
patriarca, c’erano scienziati e
teologi di differenti chiese.
Questa crociera era la quarta
effettuata da Bartolomeo nel
quadro di una campagna mirante a mobilitare l’opinione
«sullo stato delle acque europee». Egli ha già effettuató altre crociere sul mare Egeo
(1995), sul mar Nero (1997) e
sul Danubio (1999).
La dichiarazione comune
del papa e del patriarca, centrata sull’ambiente, viene vista anche come facente parte
di un miglioramento complessivo dei rapporti tra le
due chiese. Il 9 giugno il patriarca ha predicato e celebrato la liturgia nella basilica
di Sant’Appollinare, a Ravenna, che risale al VI secolo. Era
la prima volta da circa 1.000
anni che una liturgia veniva
celebrata in questa basilica,
«testimone dell’epoca in cui
la Chiesa d’Oriente e quella
d’Occidente vivevano in piena comunione», ha ricordato
il papa, dallo scisma del 1054.
Nel suo sermone, il patriarca ha espresso la speranza
che «la preoccupazione condivisa per la natura» aiuterà a
promuovere il rafforzamento
dei legami tra gli ortodossi e i
cattolici romani, e ha aggiunto che prega e aspetta «il
giorno in cui l’unità spirituale tornerà tra le nostre chiese
sorelle». Il patriarca Bartolomeo progetta di inviare una
delegazione a Roma per la
cerimonia ecumenica in occasione della tradizionale festa dei santi Pietro e Paolo,
osservata dalle Chiese catto
lica romana e ortodossa il 29
giugno. Bartolomeo intende
recarsi personalmente a Roma il prossimo anno.
Il 9 giugno, durante l’Angelus, Giovanni Paolo II ha sottolineato che la dichiarazione
costituisce «un nuovo esempio di quella condivisione di
intenti che prelude ad una
comunione piena e rinnovata». Durante le cerimonia della firma, il patriarca di Costantinopoli ha parlato del
papa come di suo «fratello
maggiore in Cristo». Da Venezia Bartolomeo, noto per la
sua preoccupazione per l’ambiente, è partito per Oslo dove ha ricevuto, il 12 giugno, il
Premio 2002 della Fondazione norvegese Sophie, che
ogni anno premia un’organizzazione o una persona che
si è impegnata per la difesa
dell’ambiente o per lo sviluppo. Il patriarca intende continuare la sua campagna per le
acque europee con una crociera sul mar Baltico. (eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 28 CIUGNfi^^
venere
Taccuino di viaggio della delegazione ecunnenica in Israele e Territori palestinesi
La speranza della pace e della giustizia
Una pace senza morte appare oggi una chimera in questa regione mediorientale in cui ci sono
tonta sofferenza e disperazione. La delegazione ha ascoltato con rispetto le porti in causa
ANNAMAFFEI
yyT O vorrei trovare pace,
"1, :
. ma una pace senza la
morte. Che si apra una tra le
tante porte per poter campare». È la traduzione dal napoletano della frase iniziale di
una poesia di Eduardo De Filippo. Una pace senza morte;
ecco la speranza semplice,
elementare, che in alcune
parti del mondo, come Israele e Territori palestinesi, appare di questi tempi quasi
una chimera.
Per contribuire a questo
sogno «minimo» nella terra
che fu di Gesù una delegazione promossa dalla Federazione delle chiese evangèliche in
Italia ha visitato dal 7 al 13
giugno personalità, associazioni, chiese in territorio israeliano e palestinese, quest’ultimo sottoposto, come si
sa, a ferrea occupazione militare. Una visita intensa, umanamente ricca e a tratti disperante, una visita rispettosa fatta di ascolto attento nella quale si sono alternati sfoghi, ragionamenti politici, rivisitazioni storiche, critiche,
autocritiche ma anche testimonianze di tenue speranza,
l’espressione dell’apertura di
piccoli varchi di dialogo fra le
parti in conflitto.
Il gruppo non si è sottratto
all’ascolto neppure di punti
di vista più discutibili come
la visione delle cose di un colono dell’insediamento israeliano Efrat in territorio palestinese e di Zeev Boim, capogmppo del Likud, partito del
premier Sharon o dei tanti
che in campo palestinese ritengono legittimo il ricorso
agli attentati suicidi definendo le uccisioni di civili «atti di
resistenza» all’occupazione.
Tale ascolto non è stato facile, ma è stato salutare perché
ha consentito ai partecipanti
di mettere da parte precomprensioni e preconcetti per
cercare di capire un po’ di
più la profondità delle ferite
prodotte sui due popoli da
una storia atroce, le ragioni
della diffidenza e del sospetto
cresciuti sulle macerie di
guerra e sulla memoria degli
uccisi, la difficoltà di trovare
il bandolo di una matassa aggrovigliata e piena di nodi.
Narrazioni diverse
«Le narrazioni sono diverse
- ci ha detto Naomi Chazan,
membro dell’opposizione
pacifista nel Parlamento israeliano, riferendosi al modo di raccontare la storia dei
rispettivi popoli -, e la tragedia è che non c’è, da parte di
nessuno, la volontà di riconoscere che entrambe le narrazioni sono corrette. In questa situazione di violenza
crudele da entrambe le parti
si sta distruggendo totalmente la fiducia fra le due società.
La maggior parte della politica è guidata dalle emozioni,
cosa che significa spesso dal
sentimento di vendetta. E
questo porta come risultato
che i peggiori elementi di entrambe le società hanno preso il controllo con pericolo
enorme per la democrazia».
«Il problema è stato - ci ha
detto Manuel Hassasian, vir
cepresidente dell’Università
di Betlemme, membro della
delegazione negoziale nominata daH’Autorità nazionale
palestinese - la mancata realizzazione degli accordi di
Oslo che prevedevano che
dopo 5 anni la Palestina dovesse ottenere la liberazione
del proprio territorio. 11 ritardo ha portato i palestinesi
all’abbandono della speranza. Ma la militarizzazione
della seconda Intifada è stato
un errore perché in questo
modo abbiamo dato a Sharon su un piatto d’argento la
scusante per fare quello che
voleva, militarizzare ancora
di più i Territori. La politica
di Sharon è attuare una totale
separazione fra palestinesi e
israeliani addirittura creando
muri di separazione. Ma questo è impossibile». Rabin si
rese conto che ci voleva una
soluzione politica e non militare; per questo accettò i negoziati, la riconciliazione e
l’idea della nazione palestinese, ma ha pagato la pace
con la vita. «Molti di noi sono
contro gli attacchi suicidi, ma
il fondamentalismo islamico
viene dalla drammaticità dei
problemi: più cibo sulla tavola, meno Hamas; meno cibo
sulla tavola, più Hamas. Il
problema per una ripresa dei
negoziati - ha concluso Hassasian, che ha paragonato
l’attuale stato di occupazione
e le proposte di frammentazione dei Territori ad un sistema di bantustans simile al
regime dell’apartheid - sono
le leadership dei due popoli.
Queste leadership non ci
condurranno alla pace».
quale finora non è ancora
partito nessun attacco suicida, è comunque tappezzato
da manifesti inneggianti agli
«eroi e martiri» responsabili
di attentati. Stessi manifestini, sulle saracinesche di quasi
ogni negozio della città, anche intorno alla chiesa della
natività rimasta in stato d’assedio per 40 giorni. Hanno
attaccato manifesti di questo
tipo perfino sulle mura della
chiesa luterana, la stessa che
ha subito danni ingenti dall’incursione israeliana nella
città di Betlemme il 2 aprile
scorso: porte divelte, finestre
rotte, materiali distrutti. Vandalismo gratuito tipico della
prepotenza della soldataglia
di ogni occupazione militare.
Il pastore. Mitri Raheb, infaticabile membro della comunità palestinese che ha recentemente costruito una
scuola modello aperta a tutte
le realtà della città, è rimasto
illeso, a detta del vescovo luterano a Gerusalemme, Munib Younan, per le pressioni
internazionali, sollecitate a
sua difesa dal vescovo stesso.
Eroi e martiri
All’ascolto dei vari esponenti delle due società, particolarmente quelli impegnati
nel dialogo reso sempre più
arduo dalla separazione fisica fra le due realtà, abbiamo
accompagnato le visite ad alcuni campi profughi, realtà
oggi sempre più impoverite e
marginali. Nel campo di Aida
a Betlemme, per esempio,
dove vivono oltre 5.000 persone, la disoccupazione ha
raggiunto livelli del 90%.
Molti degli abitanti infatti
che lavoravano in territorio
israeliano oggi non possono
più raggiungere i posti di la- ’
voro e la loro grama sopravvivenza dipende quasi esclusivamente dagli aiuti dispensati daU’Onu. Il campo, dal
Le chiese cristiane
La visita a vari responsabili
delle chiese cristiane ha costituito uno degli impegni
prioritari della delegazione,
che ha anche condiviso un
culto con santa cena con la
Chiesa luterana di Gerusalemme. La solitudine, il senso
di abbandono, la sofferenza
dei membri di chiesa (palestinesi o israeliani palestinesi), la difficilissima situazione
economica provocata anche
dalla mancanza di pellegrini,
la tentazione, che diviene
ogni giorno più concreta,
dell’emigrazione come unica
possibile via di sopravvivenza, sono stati i principali aspetti dell’accorata denuncia
da parte dei leader ascoltati.
A tutti loro abbiamo espresso
la solidarietà delle chiese italiane rappresentate e auspi
cato che la nonviolenza, che
sta al cuore del messaggio di
Gesù, ispiri anche la loro attuale lotta per la giustizia e
per una soluzione politica del
conflitto.
L’aspetto senza dubbio più
doloroso ed emotivamente
più coinvolgente dell’intero
soggiorno è stato l’ascolto dei
racconti delle sofferenze e
delle umiliazioni subite da
parte delle vittime dell’attuale violenza e dei loro parenti.
Un giovane palestinese di
Gaza, Rauhijneed, mutilato
da un proiettile mentre protestava in prossimità della
fabbrica dove lavorava, una
donna che ha perso il marito,
Abu Hàlib, solo perché era
sordomuto e per questo non
si è fermato all’altolà dei soldati israeliani, un uomo che
ha mostrato le macerie della
casa di suo fratello, distrutta
perché sospettata di essere
deposito di armi, una famiglia di origine australiana,
oggi israeliana, che ha perso
una figlia di 15 anni e mezzo,
Malki Roth, nell’attacco suicida in un ristorante a Gerusalemme, un giovane palestinese incontrato nell’ospedale
di Betlemme, mutilato da
una bomba esplosa casualmente un mese dopo le incursioni, Yitzak Frankental,
padre di un ragazzo di 19 anni rapito e ucciso da Hamas
nel luglio del ’94.
Espressioni queste ultime
del carico insopportabile di
sofferenza ogni giorno più
pesante che tocca sempre più
gente in Palestina e in Israele.
Eppure abbiamo visto proprio dai cuori e dalle vite
spezzate di alcune fra queste
vittime la ferma determinazione di non «far scadere i
propri figli a statistica» e di
testimoniare a tutti dell’assurdità della violenza contro
persone inermi. C’è chi va
perfino oltre il racconto e decide di aprire un dialogo di
dolore con parenti di vittime
della parte avversa. Esistono
luoghi dove questo dialogo
avviene e dove si cementano
amicizie al di là di check
points, al di là di recinti e barriere, al di là degli ordini di
non oltrepassare, al di là dei
pregiudizi dei propri stessi
popoli. Uno di queste è il «Parents’ circle», associazione
che unisce 250 famiglie di vittime israeliane e palestinesi.
Questi sono i luoghi dove si
vive la riconciliazione, e si testimonia di un tempo nuovo
che comincia. Che non può
che cominciare: «Se il granello di frumento caduto in terra
non muore, rimane solo. Ma
se muore produce molto frutto» (Giovanni 12, 24).
Preghiera
0 Signore della pace
BRUNEHO SALVARANI
O Signore della pace,
vieni presto a benedire questa terra violentata da tron •
lutti, e a consolare questi due popoli incapaci, senza In^
colpa, di guardarsi negli occhi l’un l’altro senza odiarsi”*
senza scorgervi un nemico. ‘
O Signore della pace,
tu che hai scelto questo paese di latte e miele quando hai
deciso di rivelarti a noi, scendi ancora oggi a fasciare le fert
te che non siamo più in grado di curare, a regalare un sotri*
so a queste bambine e a questi bambini impossibilitati •
immaginare un futuro. “
O Signore della pace,
tu che hai fatto di Gerusalemme la tua sede e di Sion la
tua rocca santa, arriva di nuovo ad abitare le sue case e a
popolare le sue strade, perché i vecchi possano ancora popolare tranquilli le sue belle piazze e i giovani danzare insieme fino a notte senza paura.
O Signore della pace,
tu che hai offerto un figlio ad Abramo quando lui non ci
sperava più, e hai offerto tuo figlio sulla croce per riconciliare le genti e abbattere il muro di ogni discordia, regala
alle madri di Israele e alle madri di Palestina figli come abbracci alla vita e non come carne da macello, com’è oggi
ad ogni ora e tutti i giorni. *
l
O Signore della pace,
tu che ti sei lasciato sconfiggere da Giacobbe al guadoi»
dello Yabbok e hai accettato la protesta amara di Giobbe,'
accetta di essere sconfitto dal nostro bisogno di normali
e lasciati vincere dalla nostra esigenza di giustizia, anche
noi non sappiamo agire con giustizia.
O Signore della pace,
tu che hai abbandonato la massa del gregge per correre a
cercare la pecora perduta, tu che hai lasciato la mensa im*
bandita per chinarti sul povero, sulla vedova e sull’orfano,
fai cessare l’umiliazione reciproca e fatti carico di questi
poveri, di queste vedove e di questi orfani di Gerusalemme
e Tel Aviv, Gaza e Betlehem, Jenin e Afula, che non hannn
più lacrime da piangere e urla strazianti da gridare.
O Signore della pace,
tu che fai fiorire l’albero secco, fai fruttificare l’albero ste>
rile e rendi fertile il deserto, guarda con amore i campi
d’Israele e le piante della Palestina, perché riprendano^
donare cibo sulle tavole e gioia per gli occhi, sorrisi sullj
bocche e allegria nei cuori.
O Signore della pace,
tu che hai saputo amare i tuoi nemici e ti sei rivelato ad
una donna di Samaria, facci gustare il sapore piacevole del
dialogo e la ricchezza della sapienza che sa ascoltare l’altro;
insegnaci a tendere la mano a colui che ci ha percosso, a
non credere alla vendetta e a non smarrire mai la virtù della speranza, neppure nelle prove più estreme.
O Signore della pace,
trova uno spazio equo per Israele e per la Palestina, e
perdona i nostri gravi peccati (di noi. Occidente e Nord del
pianeta, cosi spesso privo d’amore) peccati di omissione^;
di disinteresse, di egoismo generalizzato, di culto del «pai^
ticulare»; dacci un cuore di carne e rimuovi il nostro cuof
di pietra.
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O Signore della pace,
tu che hai proclamato la beatitudine dei miti, insegnàc
che con la violenza non si conquista nulla, e che la guerraè
sconfitta di tutti; che gli uomini, nella loro diversità, hanno;
gli stessi diritti, e che solo la solidarietà vicendevole è la tenerezza dei popoli.
O Signore che hai nome «Shalom»,
O Signore che ti chiami «Salaam»,
mostraci i dolci frutti della pace in lingua ebraica e in lingua araba; dacci la fede per credere nell’impossibile e affretta il tuo ritorno, o la tua venuta, sulla terra che ami, frs
le genti che ami. Tergi le lacrime dai loro occhi, conducili
sulle ali d’aquila; fai passare le cose di prima e rendi nuova
Gerusalemme, tua dimora per sempre con l’umanità.
Le-olam,
Inshallah.
Amen, Amen!
Qui sopra e a sinistra i’insediamento israeiiano di Efrat (Betienu
5
^jNERDÌ28CllW
2002
PAG. 5 RIFORMA
La partecipazione della Tavola valdese alla visita in Israele e Territori palestinesi
La via della pace e della riconciliazione
lo feroce spirale della violenza pare inarrestabile e può suscitare senso di impotenza
e rassegnazione, invece qualcosa si può e si deve fare, anche come chiese in Europa
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II Sinodo scorso aveva accolto la proposta presentata dalla rappresentante delle
rWese riformate olandesi di
^tecipare alla formazione
Suina delegazione ecumenicache visitasse Israele e i Terrori palestinesi. Così la Tavola valdese, dopo aver sottoscritto con convinzione Tappello dello scorso mese di
aprile sul Medio Oriente,
coWiso con la Fcei e con le
diiese che della Federazione
¡anno parte, ha ritenuto necessario dare seguito a questi
pronunciamenti. Siamo lieti
che anche il Consiglio ecumenico delle chiese abbia inserito la nostra visita nel quadro delle iniziative messe in
lito per ritrovare la pace e la
jconciliazione in quell’area
lei mondo. Siamo stati se¡nati da questa esperienza,
taportiamo in noi la convinione di potere fare qualcosa
{importante, nonostante le
ftime impressioni siano di
inpotenza e rassegnazione.
Fare che cosa?
1) Anzitutto è importante
non lasciare soli quei due
popoli. Sembra poco, ma è
essenziale. Si tratta di ascollare, all’inizio, semplicemente. Si tratta di restituire
ichi non è più in grado di
ledere un futuro e una via di
shocco nella propria situatone la consapevolezza che
fé qualcuno che prende sul
serio la sua causa, le sue rapi, il suo destino. E l’esercizio dell’ascolto va praticato
coirle due parti in conflitto,
senza dare l’impressione di
agire mossi da un «pregiudizio» che rende strumentale
ogni dialogo.
Ecco che cosa pensano i familiari delle troppe vittime:
che essere ascoltati significa
mantenere viva la convinzione che la propria sofferenza
non è resa vana, che la morte
violenta di un proprio caro
non diventa un puro dato
statistico, che ciò che accade
loro ha una qualche rilevanza
per gli altri. Significa poter
dare un senso a ciò che altrimenti non avrebbe alcun
senso. L’indifferenza, il silenzio da parte di tutti o di molti,
uccide una seconda volta,
nega rilevanza a ciò che sta
loro accadendo, produce disperazione. L’ascolto partecipato tiene in vita la speranza.
Se anche ci si fermasse all’
McGrath
♦
Alister E.
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I fondamenti
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310 pp. euro 24,80 cod. 405
In che modo religioni e scienze naturali si differenziano e, nondimeno,
su questioni di grande importanza
convergono?
li frutto di oltre venti anni di studi di uno
dei più noti teologi del nostro tempo
che esordì a Oxford con un PhD in
biofisica molecolare.
Eutanasia
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102 pp. euro 6,50 cod. 413
Un modo per liberarsi degli anziani o
una conquista di civiltà?
Un libro per affrontare - con cognizione
di causa - la questione dell'eutanasia a
partire dalla recente legge olandese.
Riflessioni di Paolo Ricca, Ermanno Genre e Franco Becchino. Dichiarazioni della
Chiesa olandese e della Chiesa valdese.
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Perché proprio la croce quale simbolo
universale del cristianesimo? Perché la
necessità della morte di Gesù?
Il Calvario e l’atto d’amore puro di Dio
che, in Cristo, dà se stesso sulla croce
I-SL ^ I per i peccatori immeritevoli.
Edizioni GBU - Distribuzione Claudiana
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Claudiana
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TEL. 011.668.98.04 - FAX 011.650.43.94 - C.C.P. 20780102
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ascolto, un viaggio in quella
terra lacerata sarebbe già
ampiamente giustificato.
2) All’ascolto è collegata la
possibilità di riscoprire e riproporre la dimensione del
perdono. Se nessuno più
ascolta, significa che il giudizio è definitivo. La mia impressione è che quasi tutti
coloro che abbiamo incontrato avvertano un bisogno
smisurato di perdono anche
se pochissimi lo chiedono e
pochissimi riconoscerebbero
di averne bisogno. La necessità del perdono è avvertita
come particolarmente necessaria proprio quando viene
negata. A livello individuale e
a livello collettivo quasi tutti,
a mio avviso, sanno che senza il perdono reciproco, senza la possibilità di ritrovare
una parte almeno della propria innocenza, non vi saranno futuro e pace per i due popoli. Chi, se non le chiese cristiane, può rispondere a questa domanda taciuta eppure
fortissima?
3) Infine la pressione internazionale. Ci è apparso del
tutto chiaro (e ci è stato ripetuto da tutti) che il conflitto
fra israeliani e palestinesi troverà soluzione soltanto se,
dall’esterno, qualcuno li aiu
terà, o forse li costringerà, a
riprendere la via faticosissima del dialogo. Le chiese cristiane, in ogni parte del mondo, hanno saputo organizzare fortissime pressioni sui
propri e sugli altrui governi
per contribuire, a volte in
modo determinante, a sbloccare situazioni che sembravano irrisolvibili: oggi sono
anzitutto le piccole chiese
cristiane di quella terra a richiamarci con forza al dovere
della denuncia e del lavoro
politico affinché i nostri paesi
«cristiani», anzitutto europei,
si adoperino in ogni modo
per riportare al tavolo delle
trattative le delegazioni dei
due popoli. Questo è ciò che
dovremo fare se non vogliamo venir meno al compito
profetico che quelle genti disperate ci riconoscono e si
aspettano di vedere da noi
assolto. Saranno questi i metri con cui verranno misurate
la nostra autenticità evangelica e anche la nostra fede in
un Signore per il quale nessuna situazione può essere
dichiarata irrecuperabile. Il
nome di Dio è già troppo
compromesso, qui in Italia
come in Israele e Palestina,
per non assumere consapevolmente questo compito.
L'iniziativa svolta nelLambito della Fcei
Il senso della nostra
«missione di pace»
RENATO MAIOCCHI
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) ha ritenuto di interpretare il sentimento comune
delle chiese membro offrendosi di organizzare un’iniziativa che andasse oltre le pur
importanti prese di posizione di Sinodi, assemblee, singole comunità: una «missione di pace» certamente modesta, come modeste sono le
nostre forze, ma decisa e attuata in un momento in cui i
«potenti della terra», quelli
che avrebbero la possibilità
di portare le due parti in conflitto verso un accordo, sembrano latitare.
L’iniziativa è stata lanciata
dalla Federazione per almeno tre motivi, uno generale e
due specifici. Il primo è che
quando, come in questo caso, c’è un uguale interesse
delle chiese membro, ragioni
di concentrazione degli sforzi
e di rappresentatività ampia
e unitaria del protestantesimo storico suggeriscono di
agire a livello federativo. Il
secondo è che la Fcei, con i
suoi servizi, opera in qualche
misura come interfaccia del
protestantesimo federato con
Ì’esterno, e gestisce per conto
delle chiese membro i mezzi
di comunicazione di massa,
strumento prezioso per la
diffusione di informazioni e
testimonianze dirette sul
conflitto. Il terzo motivo risiede nell’esperienza accumulata dalla rivista Confronti, di cui la Fcei è da sempre partner attivo e che, oltre
a rappresentare uno dei rari
luogo di incontro e dialogo
interreligioso nel nostro paese, organizza periodicamente
viaggi di gruppo in Israele e
Palestina. La quantità e la
qualità dei rapporti che la rivista ha consolidato nel tempo con ambienti ecclesiastici,
sociali e politici, sia israeliani
che palestinesi, il credito e ia
fiducia conquistati da entrambe le parti, hanno contribuito in maniera determinante al successo della nostra «missione».
Come rappresentante della
Fcei, vorrei poter trasmettere
il «grazie» che abbiamo ricevuto da tutte le comunità cristiane che abbiamo visitato:
dai cattolici ai luterani, dagli
anglicani agli ortodossi e agli
armeni. Un grazie che ci è
suonato sincero, palpitante,
accorato. Le minoranze cristiane, in quella terra, soffro-,
no come tutti gli altri le conseguenze del conflitto ma più
degli altri vivono una condizione di isolamento e sono
tra i più propensi, in questa
prolungata situazione di insicurezza e di crescenti difficoltà economiche, ad emigrare in altri paesi. Così le comunità si assottigliano e quelli
che rimangono accolgono
come una benedizione le visite sempre più rare dei cristiani di altri paesi, che li aiutano a sentirsi parte di una
famiglia più grande, ii confortano con la loro solidarietà,
raccolgono e diffondo le loro
ragioni e i loro appelli. Ci è
sembrato davvero di esercitare, a nome di tutte le chiese
rappresentate, un ministero
di visitazione di fratelli e sorelle che vivono nella distretta. Certo, nella modestia di
quello che siamo e dei mezzi che possiamo mettere in
campo. Ma ci conforta l’aver
incontrato, accanto al diffuso
pessimismo sulle possibilità
di risoluzione del conflitto,
fiammelle di speranza che
non si spengono, uomini e
donne che non si rassegnano
e promuovono iniziative di
dialogo, di riconciliazione, di
costruzione della pace. Una
per tutte: l’associazione di
genitori di entrambe le parti
che nell’aprile scorso, a New
York, pressocché ignorati dai
nostri mass media, hanno disposto ben 1.200 bare vuote
nella piazza davanti il palazzo dell’Onu, 600 coperte da
una bandiera israeliana e 600
da una bandiera palestinese,
ciascuna col nome di un loro
figlio morto a causa del conflitto. Tante piccole fiammelle possono rischiarare U tunnel di cui altri dicono di non
vedere la fine. Con questa iniziativa, con quelle che l’hanno preceduta e con quelle
che seguiranno, teniamo accesa anche la nostra.
Un futuro di pace può esserci solo con «due popoli-due stati» che vivano in sicurezza
Abbiamo condiviso le insicurezze e le paure di tutti
LUIGI SANDRI
E naturalmente impossibile racchiudere in poche
righe le tante emozioni e i
molti pensieri suscitati da ciò
che abbiamo visto, da quanto
abbiamo ascoltato, da chi abbiamo incontrato a Gerusalemme e dintorni.
Volendo scattare solo qualche flash, ricorderei il silenzio e la solitudine della basilica della Natività a Betlemme
e di quella del Santo Sepolcro
a Gerusalemme. Tante volte,
in passato, avevo accompagnato in questi luoghi gruppi
di persone e ogni volta, data
la folla che si assembrava,
avevamo dovuto attendere
pazientemente in fila, un’ora
e più, per poter entrare nella
«grotta» della prima basilica,
e nella cella del sepolcro
dell’altra. Adesso invece non
c’era da attendere: non c’era
nessuno, a parte il nostro
piccolo gruppo. L’assenza dei
«pellegrini» a Betlemme e a
Gerusalemme è il segno che,
dall’Italia agli Stati Uniti, la
paura domina i cristiani occidentali che fino a venti mesi
fa accorrevano a migliaia e
migliaia a visitare i «luoghi
santi»; paura di trovarsi in
mezzo a un tremendo scenario di violenza. Di qui la deci
sione di differire a tempi...
migliori il sognato viaggio.
Lo scenario attuale apre
una riflessione teologica e,
anche, terra-terra, una questione economica. Molte attività (ricezione alberghiera,
artigianato) in Israele e ancor
più nei Territori sono infatti
legate all’arrivo dei «pellegrini»; la loro assenza accresce
dunque una crisi economica
già gravissima. Per questo il
«grazie di cuore» che ci hanno detto molti dei nostri interlocutori per la nostra visita
non era un semplice complimento: era davvero, e lo si
vedeva dagli occhi con cui ci
guardavano, proprio un sentimento profondo, perché
sentivano che eravamo andati là in solidarietà, per condividere per pochi minuti quel
vento di insicurezza e di paura che domina invece ogni
istante della loro vita. Dico la
verità (a nostra confusione,
di noi occidentali ricchi e garantiti): in qualche incontro
mi è parso che i nostri interlocutori ci ringraziassero,
quasi avessimo portato da
bere a dei dispersi assetati
nel deserto.
Mi ha colpito ancora che,
in una situazione talmente
aspra, in Israele e nei Territori sia nata un’associazione
che collega genitori di figli
morti o a causa di attentati
kamikaze, o sotto i colpi dei
soldati israeliani. Che queste
madri e questi padri, feriti
così duramente nei loro affetti e nella loro carne, proclamino «riconciliazione» invece di «vendetta», mi pare un
fatto pregnante umanamente
ed eticamente, e presagio di
un futuro di pace.
Sul fronte politico-diplomatico a tutti noi ha fatto
piacere sentirci ripetere,' sia
sul versante palestinese che
su quello israeliano, che il futuro sarà «due popoli-due
stati»; cioè, accanto allo Stato
d’Israele garantito e rassicurato nella sua esistenza, la
creazione di uno Stato palestinese, anch’esso garantito,
e rassicurato dallo smantellamento degli insediamenti
israeliani, con Gerusalemme
capitale di Israele e della Palestina. Tuttavia, se in campo
palestinese (esclusi i gruppi
estremisti), chiaro è il «sì»
all’esistenza dello Stato di
Israele, nei confini del 1967,
non altrettanto chiaro, salvo
eccezioni, appare il «sì» israeliano alla creazione di un vero Stato palestinese negli attuali Territori di Gaza e Cisgiordania. In tale contesto il
nostro impegno (per quanto
modesto) per la pace a Gerusalemme è ancor più difficile;
eppure necessario.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
L'attività culturale del gruppo femminile della Chiesa metodista di Padova
I problemi dei paesi del Terzo Mondo
Il pastore battista nigeriano Tajo Taiwo Martins ha illustrato le difficili condizioni in cui versa
il suo paese e Marino Lorenzetto ha parlato della rete del Commercio equo e solidale
PAOLO T.ANCELERI
SI è chiusa con due conversazioni legate agli aspetti
«pratici» del nostro rapporto
con gli altri l’attività culturale
del Gruppo femminile della
comunità metodista. II pastore battista nigeriano Tajo
Taiwo Martins, responsabile
della comunità nigeriana deirinternational Christians Fellowship di Padova, ha illustrato le condizioni generali del
suo paese, insistendo sul fatto
che la ricchezza degli enormi
giacimenti di gas naturale e
petrolio non vi ha portato a
una corrispondente diffusione del benessere. Si tratta di
un grande stato, a cui occorrerebbe rivolgere tutta la nostra attenzione di credenti per
tentare di contribuire a risolvere le enormi ingiustizie che
lo tormentano.
Da un lato la struttura capitalistica ha permesso a una
minoranza di privilegiati di
impadronirsi della ricchezza;
dall’altro le tensioni fra le diverse etnie hanno generato
un diffuso senso di incertezza e l’impossibilità di accordi
capaci di strutturare il paese
in base e principi di equità.
Esistono in Nigeria suddivisioni religiose tra cristiani,
musulmani e raggruppamenti legati all’animismo pagano
tradizionale. In una regione i
musulmani in maggioranza
hanno imposto la legge coranica a tutti; d’altro canto i
cristiani si sono impadroniti
delle ricchezze provenienti
dalla vendita del gas naturale
e del petrolio e mantengono
una discriminazione economico-finanziaria iniqua.
La conversazione successiva, tenuta da Marino Lorenzetto, responsabile de «La
Tortuga», uno dei tanti negozi legati al commercio equo e
solidale, si è collegata al problema dei paesi del Terzo
Mondo, in cui lo sfruttamento e l’ingiustizia non solo
provengono dal loro interno,
ma dai rapporti con il nostro
mondo ricco. Il commercio
equo e solidale vuole dare
una risposta al bisogno di lavoro «sul posto» nei vari paesi non appartenenti al primo
mondo di privilegiati. Per ridurre lo sfruttamento dei lavoratori, il commercio equo e
solidale tende a ridurre i passaggi nella compravendita
delle merci e a mantenere i
prezzi ragionevolmente retributivi anche quando il mercato imporrebbe una loro
drastica riduzione. Inoltre,
LIBRI
Torinesi celebri
È una galleria di ritratti di torinesi celebri, attivi in vari
campi, quella che Aldo Cazzullo, giornalista de La Stampa,
manda in libreria (/ torinesi da Cavour a oggi, Laterza, 2002,
pp. 247, euro 14,50): ci interessa per la quantità di personaggi che hanno avuto un peso importante nel definire la
laicità e nel porsi in rapporto con la questione religiosa, se non proprio con il
mondo protestante: vale la pena citare i
vari Gobetti, A. Galante Garrone, Bobbio,
ma prima ancora Roberto e Massimo
D’Azeglio, e poi, tematicamente, industriali e comunisti, re, generali e anche i
santi. Figura di spicco in questi ultimi
tempi è anche l’ex torinese (che lo è per
nascita) Cardinal Martini.
Linguistica
Eredità latina
Può sembrare strana la ripubblicazione, a distanza di quasi
50 anni daH’originale, di un testo storico-morfologico dedicato alla lingua latina. Eppure quello di Léonard Palmer {La lingua latina, Einaudi 2002, pp. X-462, e. 19,20) è ancora esauriente per chi voglia, anche a distanza di
anni dagli studi, magari mal sopportati,
rinverdirne la pratica. Non di solo latino,
in effetti, si tratta, poiché le vicende delle
lingue addirittura preesistenti sono parte
della storia della civiltà, comp pure il latino
volgare, più vicino a noi per quanto ibridato. Un capitolo a parte è dedicato all’uso
del latino nella cristianità. Non mancano,
ovviamente, la grammatica e la sintassi.
Montagna L'anno dell'Onu
Si parla anche di valli valdesi (non in quanto tali, ma per
via della una situazione ritenuta emblematica, delle miniere
della vai Germanasca) nel libro di Enrico Camanni, giornalista e scrittore di montagna {La nuova vita delle Alpi, Bollati
Boringhieri, 2002, pp. 225, euro 13), che esce in coincidenza
con l’Anno internazionale delle montagne
proclamato dalle Nazioni Unite. Il lavoro
prende in esame le varie epoche e i diversi
atteggiamenti che l’uomo ha avuto nei
confronti del territorio montano, dalla
scoperta romantica dell’ascensione allo
sfruttamento, dal turismo sconsiderato
all’ideazione di parchi e aree protette: uno
sguardo lucido, non ideologico, e tuttavia
amorevole nei confronti della materia.
nel rapporto diretto con cooperative di lavoratori, il pagamento delle merci viene anticipato in ragione del 50%
all’atto dell’acquisto in modo
da dare la possibilità alle cooperative di affrontare le spese
senza ricorrere a onerosi prestiti bancari.
Infine quando sia possibile, l’associazione interviene
sulle autorità del paese affinché concedano facilitazioni
per la produzione agricola;
chiedano la riduzione dei dazi d’importazione da parte
dei paesi ricchi; difendano le
iniziative delle cooperative. Il
collegamento con Banca etica consente inoltre finanziamenti rapidi e soprattutto
tassi ragionevoli e non speculativi. Chi lavora in queste
associazioni rinuncia a larga
parte del profitto. Coloro che
si impegnano in questa atti
vità hanno una forte motivazione volontaristica e per tutti i cristiani è un dovere di testimonianza: le nostre chiese
dovrebbero avvertire la necessità di appoggiare iniziative del genere.
La Banca mondiale ha definito il ricco Occidente «avaro
e protezionista». Nel settore
agricolo «si arriva facilmente
al 100% e anche oltre» delle
dogane di importazione, rendendo non competitivi i prodotti che provengono dall’estero e dai paesi poveri. «Negli
Usa si paga il 132% di dogana
per importare arachidi»; le
arachidi prodotte nei paesi
poveri diventano così carissime rispetto a quelle degli Usa
(così M. Ricci su La Repubblica del 26 Alaggio, p. 15). Dovremmo ricordarci di ciò che
proclama il Dio d’Israele per
bocca di Isaia; «Cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate
ragione dell’orfano, difendete
la causa della vedova» (1,17). I
paesi del Terzo Mondo sono
assediati e impoveriti all’interno da forme di parassitismo e
corruzione, mentre all’esterno
lo sfruttamento da parte del
«primo mondo ricco» incalza,
legando la sua azione alle leggi del mercato, senza alcun riguardo per le condizioni di
miseria della stragrande maggioranza dell’umanità.
Le due conversazioni hanno prodotto una notevole
impressione sul pubblico. Ci
auguriamo che la loro denuncia si trasformi nella coscienza di molti in una maggiore vicinanza ai bisogni di
questi paesi e in comprensione per i problemi della
povertà nel mondo.
Una conferenza a La Spezia
I tasselli che creano
il pluralismo religioso
ELISABETTA SENESI
PAOLO Naso, direttore della rivista «Confronti» e
della rubrica televisiva Protestantesimo, ha parlato lo
scorso maggio a La Spezia,
nella chiesa metodista, sul tema del pluralismo religioso,
invitato dal collettivo culturale valdese-metodista. Naso si
è interrogato sul fatto se gli
italiani debbano essere considerati tutti cattolici. Secondo
una interpretazione corrente,
gli italiani essendo vissuti appunto in Italia, in un preciso
contesto culturale, non possono non definirsi, quasi per
destino naturale, cattolici.
Due sole le eccezioni: gli
ebrei e i valdesi. Se però si
guarda un po’ più da vicino la
situazione italiana sotto il
profilo sociologico, si scopre
che l’Italia ha il più basso tasso di natalità (e ciò non è in
linea con la tradizione cattolica) e il più basso tasso di partecipazione ai riti religiosi
nell’ambito dell’Unione europea. Lo stesso cardinale Martini, per rappresentare la presenza dei cattolici in Italia, ricorre alla metafora dell’albero: solo il 4% di essi rappresenta l’anima della Chiesa
cattolica, il 13% il tronco,
quindi la forza vitale, il resto
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
costituisce il cattolicesimo
dei rami, delle foglie che svolazzano, cadono e che non
danno linfa all’albero.
Alla luce di questa premessa, secondo l’oratore, il panorama religioso italiano va necessariamente rivisto. Per
quello che riguarda la presenza protestante, oltre ai
battisti, luterani, metodisti,
dopo la seconda guerra mondiale si sono aggiunti i Testimoni di Geova in crescita rapida: negli Anni 80 irrompono altre esperienze religiose
come il buddismo, l’induismo, gli Hare Krishna, il movimento dei Sik e l’Islam, con
un milione e 200.000 unità,
secondo un recente censimento di parte cattolica. A
questo punto, la tesi dell’Italia uniformemente cattolica
vacilla e si fa urgente una
presa d’atto di una realtà pluralista e composita.
In uno stato di diritto la
presenza di diverse confessioni religiose non può essere risolta in modo verticistico, ma
con una pluralità di intese. Si
impone, inoltre, la necessità
di una informazione corretta
e puntuale che in Italia, peraltro è quasi inesistente. Un’ultima considerazione merita il
discorso della religione a
scuola in Italia dove, per ora,
domina il modello confessionale. Sarebbe quantomeno
auspicabile che all’ora, cosiddetta alternativa, si sostituisse
un’ora delle religioni, proprio
per poter dare alle nuove generazioni informazioni equilibrate e conoscenze puntuali
sui vari approcci religiosi presenti sul territorio.
Convegno della Società di studi valdei
La coscienza di essere
una minoranza
XLII Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti
religiosi in Italia organizzato
dalla Società di studi valdesi
(Torre Pellice, 31 agosto-1"
settembre) verte quest’anno
sul tema «Minoranze e comportamenti. Atteggiamenti
culturali e sociali delle minoranze religiose tra Medioevo
ed età moderna». Tale argomento verrà affrontato sotto
due aspetti: il primo, di carattere storico-antropologico, è costituito dalle modalità di relazione delle minoranze religiose nei confronti
dei gruppi maggioritari e dalle strategie di sopravvivenza
proprie di ciascuna minoranza messe a confronto tra
loro; il secondo aspetto, di tipo storico-culturale, si incentra invece sui codici di
comportamento interni alle
minoranze stesse di fronte a
problemi specifici, quali la
partecipazione ai riti, la persecuzione e la repressione.
Si è inteso proporre il tema
in un modo tale da permettere agli studiosi di intervenire
all’interno di un ampio arco
cronologico, che va dal Medioevo al primo Settecento,
nell’intento di esaminare il
medesimo problema in epoche differenti. Anche per
quanto riguarda l’ambito
geografico, la scelta è stata
quella di non limitare le analisi al solo territorio italiano,
ma estenderle a un’ampia
area europea.
I temi di riflessione proposti agli studiosi sono quattro:
1) Cultura scritta e minoranze: testi provenienti da gruppi eterodossi e testi prodotti
dalla cultura dominante (modelli di comportamento e stereotipi di comportamento);
2) Repressione e reazione: nicodemismo, fuga, martirio; 3)
Osservanza e riti: comportamenti minoritari di fronte alla ritualità dominante (festività, divieti alimentari ecc.);
4) Donne e minoranze: mutamento delle regole matrimoniali, rottura o continuità
delle strutture sociali, strategie di perpetuazione del patrimonio.
Sabato 31 agosto
Casa valdese
Prima sessione: Teologia e
comportamenti: relazioni di
Euan Cameron (Università di
Newcastel upon Tyne, Theological culture as minority
culture: intellectuals and the
popular view of the supernatural -15th-16th century)',
Gabriel Audisio (Università di
Aix-en-Provence, Le sentiment de supériorité dans les
minorités: l’exemple des vaudois aux XV-XVI siècles)', Albert De Lange (Società di studi valdesi. Le colonie valdesi
in Germania dal 1699 al
1823: tra identità e sopravvivenza)', Piet Visser (Università di Amsterdam, L’identità
della minoranza mennonita
nei Paesi Bassi); Claudia Di
Filippo (Università di Milana
Le comunità cattoliche
del periodo elisabettiamfn
clandestinità e testimonM.
za); Céline Borello (linfe,
sità di Aix-en-Provence,pÌ
lité au roi, fidélité à Dieu. Us
protestants provençaux dans
le second XVI siècle).
Seconda sessione: Testi ed
eterodossia
ore 15,30: Filar Jimenez
Sanchez (Centre d’étude»
cathares «René Nelli», Caicassonne, Variationsdmh
pratiques rituelles et sacra*
mentaires des cathares
XIII siècles) ; Enrico Ripaii
(Università di Padova,i(i
glossa catara del ms2&£
Dublino: «originalità» e «mt<
malità» dell’eresia); Emidie)
Campi (Università di Zuri^
Il catechismo di Bernardine
Ochino); Silvano Gavazza
(Università di Trieste, Caié
chismi plurilingue e prop^
ganda luterana nell’Aust$^
interna-1550-1570); dis»
sione.
Domenica 1° settembre
Terza sessione: Dissident
e tolleranza
ore 9: Antonio Rotondò (ti'
niversità di Firenze,
co e collaboratore di Gottfdti
Arnold esule a Zwolle:Frìl
drich Breckling); Lucia Feuf
(Università di Firenze, Sp»
tualismo e nicodemismormi;
Basilea del ’500: il casea
Martin Borrhaus-Cellarm
Camilla Hermanin (UDÌ
versità di Firenze, RifUssVsu società e leggi di un ®
ugonotto a BasUea: Pierre!
ques.1685-1748); Gianclaul
Civaie (Università di MUa#
Il dottor Egidio: un predio
re evangelico nella Sivil
dell’Inquisizione); Achille
vieti (Università di
Le lettere dei mercanti Anc
e Marco Zaccaria,
una discussione sul «On
stus» spirituale), discussion
Quarta sessione: MinoW
ze al femminile ,. |endatti
ore 15,30: Dinota CorsU apeny
niversità di Firenze, oe e j ^
gata dixit». Le . alcoro^
processi italiani dellInd fatico d
zione-secolo XIII); le altre
Trentin (Fondazione L.fiîÜicco
Torino, Tra ajfettifamm
idee eterodosse,
gna. 15107-156/j,
chi Olivieri (Università cu '
dova. Fra pratica
devozione coniugalelena Hommets Patin fi
«Riflessi morali e crisi
ore 17,30: discussion^
18:30: conclusioni é chi D acia,
del Convegno.
La Ssv mette a dispos^ - %arii
10 borse soggiorno pe to¡^
wnti la
all’Altis!
Sipa:
tieiobe:
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Mentre
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zione delle domande e stiijiQj
30 giugno 2002). Rivo«, ^
Società di studi vai „jy,, de
Beckwith, 3,1^066 Toff®^^ ^^delia
ce (To): Tel. e fax 0121^ He,
e-mail: ssvaldesi@y3^ fera
II
7
'GNO)
^erdImgiiW
2002
PAG. 7 RIFORMA
Concerto a Milano delle settimane Bach a cura de «I concerti del Quartetto»
La festa della Trinità secondo J. S. Bach
Diretto da Philippe Herreweghe con il coro e l'orchestro del Collegium Vocale di Geni, il tema
¿et concerto, basato su testi biblici, ho seguito la scansione del calendario liturgico luterano
PAOIO FABBRI
laudiaDi
:he
Mano ¡ta
Alla festa delia Trinità,
seguendo la scansione
Hel calendario liturgico lute“ -n è stato dedicato il se^d’o concerto del 17“ delle
«ttìmane Bach a cura de «I
Lcerti del Quartetto», diretto da Philippe Herreweghe
con il coro e l’orchestra del
Collegiuni Vocale di Gent. Si
¿¡zia con la cantata Bwv 2
kh Goti, vom Himmel sieh
krein (Ah, Dio, guarda dal
deloquifra noi, Lipsia 1724).
Il tema teologico trae spunto
da un Deri di Lutero, che si
basa sul Salmo 12 per sviluppare una ferma requisitoria
(ontro chi insegna «false e
astute dottrine e (...) mira a
¡ostituirsi alla Bibbia», con
ioni che richiamano le rampogne dell’apostolo Paolo
(antro gli eretici docetisti e
altri, che, in questo caso, posjamo ritenere identificabili
palentemente nei seguaci
Iella Chiesa cattolica romala. La Bwv 2, tra i primi
esempi di cantata corale, si
apre con un coro mottettistitoin cui il contralto canta la
lelodia, mentre alle altre voti è assegnato il compito di
tessere l’ordito polifonico,
lominato da frequenti aspre
issonanze a sottolineare la
pavità del comportamento
ichi insidia i principi di fonie della chiesa di Cristo,
l’orchestra viene assegnato
«compito secondario di sostegno in un contesto di presenza del coro, destinato a
protrarsi per tutta l’opera,
llrecitativo seguente ripiencle ancora versi dal Lied
di Intero, che influenza andrefaria del contralto con la
ripetizione, più volte con enfci, della richiesta a Dio di
innientare le idee contrarie
4 sua Parola, per aprire la
strada al recitativo del basso,
usuale vox Christi, che enuncia le grandi verità della fedeltà di Dio nel soccorrere i
credenti «con nuova forza,
rreatrice di conforto e di vite*- L’aria successiva del te®re ripete «Mediante il fuo» si purifica l’argento/ me4nte la croce si conferma
^Parola», poi l’orchestra in¡roduce il corale conclusivo
“huii l’assemblea dei cre.S'selcia la sua preghiera
»“Altissimo.
“’passa poi alla Bwv 129
li.v— TOoef sei der Herr, mein
li Milairt Wi (Lodato sia il Signore,
®’aDio, Lipsia, 1726-27),
' ascondo la forma
chilleOi P^mnes versus», ripren
' striif le
[ri ? di un Lied, senza inter555-1$ a tu rnodifica, testo scritOlearius nel
mssiorii . - Il tema teologico è la
Minofll santpi* ripetuta inces
Iona ripercorrendo i
Corsi tu della fede. Nel
(Ui%.
nce,Fi(K
DìeiLlts
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0, m cui il soprano si fa
melodia, mentre
! L FWf ticco"^ sviluppano un
j/nilw èp, F'”’happunto. Intensa
ritofiriH ¿assn ^^'ittessiva in cui il
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itàdi^ Cristo con delicati
pUgiosi poiii„ ■ Nell’aria centrale
■: tos. °P'‘ano loda lo Spiri
rie'*" Hentre n fl Padre,
tianieìi «eato „i • traverso, alliione:® ne addolci
chiusi' lacia grande ef
tohno'f'^'^^’^tlo la strada
noit0 tiKij ° umore che, nell’ulper s® ttai(Q ^^‘’^mpagna il conoreseO* ”n richiamo struge entr®,' che è anche
zolg®**'! '?’e. Il C)io crea
hoo-if
Idesùf* “liude conclusivo
irreP®! 1^ della ^^lutttura simmetri19327® àia tre ‘^®’’*uta esaltando il
ftosferg ^uiuto in un’at
I gioia.
Il direttore Philippe Herreweghe
Si procede con la Bwv 176
Es ist ein trotzing und verzagt
Ding (Qualcosa di caparbio e
disperato, 1725), su testo di
Mariane von Ziegler che, rifacendosi al vangelo di Giovanni, sviluppa un bel discorso
poetico sull’umiltà, utilizzando l’episodio di Nicodemo,
inquadrato nella contrapposizione luce/tenebre in cui, al
di fuori del significato tradizionale, le tenebre sono metafora del sentimento di prostrazione provato dal peccatore di fronte a Dio: per questo Nicodemo cerca Gesù di
notte, trovando comunque
consolazione nella sua misericordia. Un coro apre la can
tata accompagnato dagli oboi e dall’oboe da caccia per
sottolineare la caparbietà del
nostro cuore, poi una coppia
di recitativo/aria conduce al
corale finale in cui tutti cantano la speranza nel Regno di
Dio che viene.
Ha Concluso il concerto
l’imponente cantata Bwv 20
O Ewigkeit, du Donnerwort
(O eternità, parola di tuono,
1724) su testo ispirato a un lavoro di Johannes Rist (1642)
che, diviso in due parti per
consentire al pastore di pronunciare il sermone, tratta
degli elementi cardine della
escatologia, delle cose ultime, partendo dal concetto di
eternità, nel doppio significato, gioioso per i salvati e tremendo per i dannati; si passa
poi, attraverso tutte le pene
dell’inferno, al giudizio finale
e alla preghiera a Gesù.
L’apertura della cantata è affidata a un ricco complesso
orchestrale, che apre la strada al coro, O Ewigkeit, che ha
momenti di forte espressività. Un recitativo caratterizzato da forti dissonanze dipinge l’atmosfera deU’inferno
e delle sue pene, per passare
all’aria del tenore, pateticamente sospirosa, tutta tesa a
riflettere su una eternità di
tormenti. Il recitativo del
basso insiste sullo stesso tema, per giungere all’aria successiva, inneggiante alla giu
Incontro ad Avellino
Insieme per discutere
dei fondamentalismi
PASQUALE PIRONE
SU invito dell’Osservatorio
politico-sindacale «Gaetano Vardàro» e dell’Assodazlone «Pio Falcolini», lo scorso 15 maggio si è svolta ad
Avellino, nella chiesa dei Padri domenicani, una riflessione a più voci sul tema «La sfida del fondamentalismo»
presieduta dal vescovo della
città, mons. Antonio Forte.
Alla presenza di alcune centinaia di persone, tra cui il sindaco e numerosi esponenti
del sindacato e dei partiti politici, si sono confrontati, con
particolare cordialità, il parroco Giovanni Mario Botta, il
pastore valdese Sergio Manna, cappellano dell’Ospedale
evangelico «Villa Betania» di
Napoli, il dr. Hamza Massimiliano Boccolini, responsabile della moschea di piazza
Mercato a Napoli e il rabbino
Cesare Moscati, teologo della
comunità ebraica di Roma.
Organizzatori e moderatori
del dibattito, i curatori della
«Giornata di studi evangelici»
dell’Università di Salerno,
professori Francesco Saverio
Festa e Nicola G. Auciello.
Nel suo intervento padre
Botta ha voluto richiamare
l’attenzione sull’imprescindibile radicamento dell’agire
umano nell’amore di Dio, regola e causa di ogni umana
apertura. Hamza Boccolini
ha ribadito la natura intrinsecamente dialogante dell’islamismo, correttamente
vissuto alla luce dell’insegnamentó coranico che invita
ciascun popolo a seguire la
propria «sharia», la «regola di
vita» assegnatagli da Dio allo
scopo di poter competere
con gli altri nel bene. Ha poi
sottolineato la radice «salaam» (pace) del termine Islam
e spiegato la natura politica
del «fondamentalismo islamico» esploso settant’anni fa
in funzione anticoloniale.
«Per un islamico il grande
jihad, il vero jihad, è lo “sforzo” interiore necessario ad
avvicinarsi a Dio».
Il pastore Manna ha parlato della necessità di declinare
al plurale il concetto di fondamentalismo (che abbraccia l’ebreo assassino di Rabin
e il cristiano che colpisce a
morte i medici abortisti) e ha
sottolineato i rischi di un atteggiamento sia di chiusura
che di indifferenza. Ha poi
sostenuto «la necessità per i
teologi delle tre grandi fedi
monoteiste di intendere la
re-ligione non solo come legame che unisce» (ma può
anche imprigionare), ma anche come «TX-lettura dei testi
fondamentali, reinterpretazione di essi per gli uomini e
le donne del nostro tempo...
perché la lettera uccide, mentre lo spirito vivifica» (II Corinzi 3, 6).
Il rabbino Moscati ha avuto
parole di grandissimo rispetto per le altre tradizioni religiose abramitiche, tutte chiamate all’amore e alla salvezza
attraverso l’osservanza del
precetti dati a Noè, e ha spiegato la funzione di testimonianza, ancora attuale, della
fede ebraica. «Sebbene la
giustizia e la pace appartengano in ultima analisi a Dio, i
nostri sforzi congiunti aiuteranno la realizzazione del regno di Dio che attendiamo
con speranza. Il vero dialogo
è cercare assieme la Verità:
tutta la Bibbia non è altro che
il dialogo di Dio con l'uomo.
Se Dio è il modello del dialogo, l’ebreo, il cristiano e
l’islamico che leggono la parola di Dio per trovarvi luce e
speranza devono aprirsi anche loro al dialogo. Non si
può dialogare solo con Dio,
che non si vede, se si rifiuta
di dialogare con il fratello,
che si vede».
stizia di Dio. Seguono l’aria
del contralto che, con tono
grave, invita l’uomo alla conversione e il corale che conclude la prima parte e insiste
sull’idea dei tormenti.
Il corale di apertura della
seconda parte, prevista dopo
il sermone, dà la sveglia ai
credenti con trombe e oboi,
poi la voce accorata del contralto riprende la esortazione
ad abbandonare i piaceri di
questo mondo, che viene
proseguita dal duetto con il
tenore, per arrivare, dopo un
percorso tanto intensamente
parenetico, al coro conclusivo, che riprende quello iniziale, sostituendo gli ultimi
due versi con la preghiera accorata: «Accoglimi Signore
Gesù, se Ti piace,/ sotto la
Tua tenda, dov’è la gioia».
Esecuzione elegante e rigorosa quella di Herreweghe,
con un Collegium vocale di
Gent davvero così intenso e
potente da rapire l’ascoltatore. Va detto però che la esecuzione piuttosto veloce, se
nulla ha tolto alla eleganza,
un po’ ha sottratto al pathos
e che i solisti, tutti eccellenti,
posti dietro l’orchestra, hanno disperso in parte la loro
sonorità, sia per il fronte orchestrale, sia per l’effetto di
assorbimento del transetto,
che si sarebbe potuto evitare
con la posizione davanti agli
strumenti.
I Ciclo di conferenze dei Lions
L'identità protestante
nella storia fiorentina
GIORGIO BRANDOLI
LO scorso 18 maggio, con
una conferenza del pastore Raffaele Volpe della Chiesa
battista di Firenze, si è concluso il ciclo di attività del
Lions Club Impruneta-San
Casciano finalizzato alla valorizzazione dei valori morali
e spirituali delle minoranze
religiose presenti in Toscana.
L’intervento di Volpe sul tema «Cristiani diversi oggi a
Firenze e in Toscana» dunque è stata la tappa finale di
un viaggio che ha portato gli
amici del Lions alla scoperta
di quelle comunità di fede radicate nel territorio e nella
storia della Toscana e di Firenze ma nascoste agli occhi
della stragrande maggioranza
dei toscani (e degli italiani).
Appuntamenti precedenti
avevano consentito di approfondire la conoscenza
della sinagoga e della comunità ebraica fiorentina, nonché della comunità protestante coreana particolarmente apprezzata per i talenti espressi nella propria corale. Una conferenza del pastore Domenico Maselli aveva rilanciato l’interesse per
quanto sta awràendo nel
nostro paese in termini multiculturalità.
La giornata del 18 maggio
ha visto il gruppo dei Lions visitare alcuni fra i luoghi significativi della storia religiosa
fiorentina nascosta: da piazza
del Trebbio luogo di stragi de
gli eretici nel Medioevo, al
giardino del Tribunale della
Inquisizione, oggi sede dell’Assemblea dei Fratelli; dalla
casa di Bianca Cappello, alla
prima chiesa anglicana della
città, ecc. Prima del minitour Roberto Pecchioli, della
Soprintendenza archeologica
della Toscana e anziano della
Chiesa dei Fratelli di Firenze,
aveva intrattenuto il gruppo
nella chiesa battista per una
breve introduzione alla storia dell’evangelismo fiorentino, dei luoghi e dei personaggi che l’hanno caratterizzata. Una cena nei locali restaurati della chiesa episcopale americana, un concerto
di violino e la già citata conferenza del past. Volpe hanno completato la giornata.
Domenico Maselli
Una rilettura del «Riccardo 111» di Shakespeare
Il Male che assume sembianze umane
Raramente la letteratura ci
ha fornito la rappresentazione del male assoluto. Il bene
si è incarnato in Gesù Cristo e
quindi gli artisti di ogni tempo hanno avuto un riferimento per immaginarne le sembianze fisiche, mentre i Vangeli hanno fornito qualche
traccia per intuire il suo carattere. Del male invece abbiamo solo qualche indicazione
troppo vaga per dedurne un
personaggio. Le rappresentazioni delle arti figurative infatti ce ne danno espressioni
meno ripugnanti che grottesche, e nell’era moderna il
dualismo storico, quella concezione teologica cioè che vede il male e il bene come due
aspetti della natura umana,
ha messo in ombra l’idea della rappresentazione del Male
come entità metafisica in una
forma accessibile a noi.
Shakespeare nel Riccardo
III ci presenta proprio il Male
nelle sue sembianze umane e
per evidenziare maggiormente il concetto gli conferisce
una sembianza brutta e deforme; seguendo in ciò una
tradizione, affermatasi da secoli nelle arti figurative e persino in qualche corrente teologica, che associa il buono al
bello e il brutto al maligno. La
vicenda di Riccardo III è quella nota di un principe lontano
dalla linea di successione ereditaria che riesce, tessendo
intrighi, facendo uccidere tutti i suoi rivali e alleati su cui si
concentrasse il minimo sospetto di tradimento. In questa tormentata scalata al potere Riccardo si avvale di tutti
gli strumenti che la mente
umana maligna può concepire, compresa la propria deformità, proseguendo imperterrito per il suo cammino senza
sottrarsi a nessuna impresa
per quanto nefanda essa sia,
facendosi credere amico di
coloro che in seguito farà uccidere, manifestandosi timorato di Dio e delle sue leggi
proprio nei momenti in cui
ordisce i suoi delitti più efferati. NeH’ultimb grido del monarca sul campo di battaglia,
dove ha subito la sua sconfitta
definitiva, c’è in sintesi tutto il
personaggio: «Un cavallo, il
mio regno per un cavallo».
Mentre lancia queste parole al
vento si può ben immaginare
che egli stia già pensando di
fare uccidere chi gli donasse
un cavallo per non continuare
a essere suo debitore.
Antonio Latella, che da
qualche anno sta esplorando
in chiave moderna l’opera di
Shakespeare, si presenta in
questa prova di regia al teatro
Fontana di Milano, produzione Elsinor, con lacune intui
zioni stimolanti. Innanzitutto
Riccardo non è bmtto e deforme, ma è un personaggio
qualunque, volendo con questo significare che il male si
nasconde dietro le sembianze
più comuni e la vera deformità è proprio la ricerca ossessiva del potere: poi lo spettacolo si svolge sopra una rete, che viene volta a volta sollevata e lasciata cadere, diventando metafora delle trame ordite dal maligno Riccardo. L’utilizzo di personaggi
maschili per ruoli femminili
secondo un costume frequente ai tempi dell’autore,
pur con la notevole bravura
di tutti gli interpreti fra cui in
particolare Giovanni Franzoni nella parte della duchessa
di York, madre di Riccardo,
non ha aggiunto nulla di significativo, diventando una
citazione sostanzialmente superflua, che dà alla rappresentazione un tono particolarmente aspro e toglie (o
smorza) quella dialettica fra
bene e male su cui si muove
la vicenda umana. Nel complesso lo spettacolo si sviluppa con un po’ di fatica, trovando però un finale potentemente incisivo. Un lavoro interessante, anche se un po’
meno convincente dei precedenti. (p.f.)
La celebre interpretazione del «Riccardo III» di Carmelo Bene
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8
PAG. 8 RIFORMA
È ¡1 titolo di un libretto di Alberto Gabella dedicato alla passione della sua vita
L'idea di Europa dagli antichi a oggi
Il vero e proprio federalismo europeo nasce subito dopo la prima guerra mondiale e l'Italia
vi ha una parte di rilievo. Quale anima dovrà avere l'Europa unita? Un'anima pluralista
GIORGIO BOUCHARD
È un diritto per le
razze superiori, per
ché c’è un dovere per loro.
Esse hanno il dovere di civilizzare le razze inferiori».
Questa frase non è che una
delle tante sorprese che si incontrano leggendo rultimo
libro che Alberto Gabella ha
dedicato alla passione della
sua vita: L’Europa*. La frase
non risale infatti a qualche
precursore del nazismo o a
qualche adepto di Le Pen:
l’ha pronunciata nel 1890 davanti al Parlamento della III
Repubblica nientedimeno
che Jules Ferry, il celebre (e
celebrato) creatore della
scuola laica in Francia. Ma
c’è dell’altro: pochi anni prima, il grande Ernest Renan,
certo non tinto di razzismo e
perfino aperto a una futura
confederazione europea, riconosceva tranquillamente
(e solennemente) nella nazione (anzi, nella Nazione)
un principio spirituale, sia
pure fondato su di un «plebiscito quotidiano».
Come inai si sono verificati
questi vistosi cali di tono in
un secolo come l’Ottocento,
che eravamo abituati a considerare come il secolo del progresso e della libertà? Perché,
ci dice Gabella, l’Ottocento è
stato in realtà caratterizzato
dal nazionalismo, perversa
reazione al discutiWle esito
della Rivoluzione francese:
l’imperialismo napoleonico.
Pur senza citarlo, è evidente
che qui Gabella si contrappone all’uomo che per decenni
è stato il maître à penser di
tanti intellettuali itiiani: Benedetto Croce. Croce infatti,
redigendo quel vero e proprio
«mémifesto antifascista» che è
tji
la sua Storia d’Europa nel secolo decimonono, si era sfor-^
zato di dimostrare che l’intera storia del secolo XIX era
stata ispirata e guidata dalla
«religione della libertà»: dallo
spirito liberale, insomma. Gabella invece ritiene che la forza dominante nell’Ottocento
sia stato il nazionalismo,
spesso venato di razzismo: e
se si pensa che il «grande secolo» del progresso e della libertà è poi sfociato nell’orrore della guerra mondiale, è
difficile dargli torto.
Ma la requisitoria di Gabella comincia già prima: egli
mette impietosamente in rilievo le ambiguità di Rousseau, che ritiene essere il «padre spirituale del nazionalismo», non sufficientemente
attento ai rischi di una «democrazia totalitaria». A fi-onte delle ambiguità di questo e
di altri maestri del pensiero
occidentale. Gabella traccia
una vera e propria genealogia
«Italiano per principianti» al cinema
La «normale» figura
del pastore protestante
RENZO TURINETTO
Un vecchio pastore luterano impazzito per la morte della moglie è tenuto a riposo ma il suo dolore lo incattivisce fino a insolentire il
giovane supplente fresco di
Facoltà teologica, proprio
nell’esercizio del suo ufficio:
le predicazioni domenicali.
Gostui è celibe e affettivamente irrisolto, spedito in
una periferia di Gopenagben
a una comunità già sparuta
di per sé dove la gente cala e i
funerali salgono, perfino con
distratti ma imperturbabili
errori di salme*.
Però i funerali, come i matrimoni e magari un corso di
italiano, talvolta mescolano
le sorti di cbi ci va. Qui un’infermiera: una sbadata commessa di pasticceria che lascia cadere i piatti; il suo padre-padrone che non le dà
un’ora libera se non quelle
per mandarla al lavoro: una
parrucchiera che lava i capelli al solito malcapitato e glieli
liscia sempre zuppi per correre dalla madre alcolizzata
(due delle ragazze si scopriranno sorellastre); un giovanotto supertifoso della Juventus e nevrotico gestore di
ristorante che insulta i clienti; l’addetto all’hotel di mezz’
età inibito con le donne: la
camerierina italiana che appare la più assennata di tutto
il gruppo; l’insegnante che
muore d’infarto alla sua prima lezione di italiano per
principianti; tre dignitose si
gnore molto solerti al corso.
In questa abborracciata ora
settimanale i destini (la grande parola!) confluiscono, si
armonizzano e si incardinano: decidono per una tradizionale gita a Venezia, che alla fine guarisce, o sopisce, solitudini e infelicità con la sua
retorica magia (sebbene piova), gondole e inno nazionale
italiano [O sole mio...).
Lo spettatore potrà essere
alquanto infastidito dalle figure di questa operina, dai
dialoghi della loro quotidianità con i suoi sviluppi di microcosmo danese un po’
squinternato, del resto non
insolito in ogni scenario
umano. Nel film lo studio
dell’italiano è l’emblema di
una scappatoia che dona sogno, novità, fantasia forse
sperate ma non attese. Il personaggio del giovane pastore
protestante è poi la conferma
della «normalità» della sua
umanità dentro il lavoro che
svolge, lontana da una concezione «sacrale» del sacerdote. Tecnicamente la pellicola è giràta con la malferma
«camera a mano» che la regista ha sostituito all’usuale
macchina da presa, secondo
il dettato di Lars von Trier
nel 1995 («Dogma 95»), per
un cinema senza gli artifizi
degli effetti speciali, virtuali,
fiabeschi (e infantili) dei colossi gladiatori, stellari e via
dicendo.
(*) Italiano per principianti, di
Lone Scherfing, Danimarca,
2000.
di quei profeti del pacifismo
che sono anche stati profeti
di una Europa unita: William
Penn, Bernardin de SaintPierre, Kant: e soprattutto
quelli che hanno avuto il coraggio di parlare di «Stati
Uniti d’Europa»: Saint-Simon, Gattaneo, Victor Hugo.
Ma il vero e proprio federalismo nasce dopo la tragedia
della prima guerra mondiale.
Fa piacere notare che in questo processo l’Italia ha una
parte di tutto rispetto: per
l’Europa si impegnano infatti
Einaudi, Agnelli, Gabiati; ma
saranno soprattutto gli esuli
e i carcerati antifascisti a levare alta questa bandiera.
Nel 1933 Garlo Rosselli afferma: «Gol fascismo ha vinto
l’anti-Europa». Nel 1942 il
manifesto europeista, scritto
da Spinelli, Rossi e Colorni
nel confino di Ventotene, fa il
giro d’Europa: verrà pubblicato anche da Gamus nel
giornale clandestino Combat.
Nel 1944 vari esponenti della
Resistenza europea riuniti a
casa di Visser’t Hooft (segretario del Gonsiglio ecumenico) discuteranno questo manifesto e sulla sua base redigeranno una dichiarazione
che propone un governo europeo, una Gorte suprema,
un esercito comune: anche
questo documento sarà pubblicato su Combat, e su vari
altri giornali clandestini.
La guerra fredda e la divisione dell’Europa in due
blocchi freneranno a lungo
l’attuazione di questi generosi programmi. Tuttavia, a leggere le ultime pagine del libro, si ha l’impressione che la
costruzione dell’Europa unita, per quanto faticoso e talvolta tortuoso sia stato il processo che l’ha avviata a realizzazione, non sia stata una
cosa banale. Da tutta quella
sfilza di trattati, trattative,
transazioni è nato un fenomeno socio-politico nuovo:
una confederazione che si sta
irresistibilmente avviando a
diventare una federazione:
uno spazio economico ampio
quanto quello degli Stati Uniti d’America, una straordinaria ricchezza culturale, un sistema sociale insidiato ma
anche insuperato.
Si tratta ora di mettere insieme tutte queste cose, si
tratta di dare un’anima all’Europa unita. E su questo
punto Gabella non ha dubbi:
l’Europa deve avere un’anima pluralista, nel pieno rispetto di tutte le etnie, lingue, religioni. Voglia Iddio
che questo auspicio del nostro amico possa adempiersi,
e anche presto.
A margine del libro di Cabella
L'Europa che cerca
la propria Costituzione
FRANCO CALVmi
to, l’autore snocciola una^
riade di nnti.7;«
(*) Alberto Gabella: L’idea di
Europa dagli antichi a oggi. Torino, Il Punto, 2002, pp. 96.
SIAMO grati ad Alberto
Gabella perché mentre
sta lavorando la commissione incaricata di scrivere la
Gostituzione europea, ha
pensato di far uscire L’idea di
Europa dagli antichi ad oggi.
Il libretto indaga, di secolo in
secolo, come l’Europa sia stata giudicata dai protagonisti
dal Medio Evo a oggi: sono
esaminati i progetti impostati
in modo diverso gli uni dagli
altri: sono tracciati nella loro
essenzialità sogni, dialoghi,
polemiche, incontri con personaggi, confronti tra i secoli.
Una tematica, questa, non
trattata, anzi trascurata nei
manuali di storia, sicché i nostri studenti delle superiori,
come pure quelli dell’Università, sono ignari del cammino
verso un’Europa unita.
Eppure è proprio dalla
qualità con cui sapremo costruire l’unità europea che
dipenderà il suo avvenire, coronato da successo o da clamoroso (e catastrofico) insuccesso. L’Assemblea costituente deve lavorare (avendo
iniziato i lavori il 28 febbraio
scorso) al fine di scegliere le
istituzioni necessarie per un
governo europeo federale incorporando la Garta dei diritti fondamentali dell’Unione.
Occorrerà estendere il metodo e gli strumenti comunitari
all’insieme delle politiche
dell’Unione, compresa la politica estera, di sicurezza e di
difesa comune, e attribuire
all’Unione europea adeguate
risorse finanziarie proprie.
Per garantire una Europa
federale (e non solo, a nostro
parere, una confederazione
di stati che mantengono le
sovranità nazionali come accade oggi), le note storiche di
Gabella ci paiono di vitale
importanza. Partendo dal mi
riaue ui notizie tratte!
grandi europeisti (nonJ
cano all’appello, fra gii 2
Eugenio Golorni, Guidos
Ruggiero, Luigi Einaudi)!
ci aiutano a comprenden
formazione degli stati ^ Li
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dell’Europa nel Medlteg
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ricorda il tempo in cui sii, t Lfi
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italiani si proclamino franS
mente razzisti», oppure,,^
ebrei non appartengono ali
razza italiana». L’ultimo canj,
toletto, stringato al massi
ci ricorda che in nome del
nazione si sono inferii colpi
devastanti aile minoranze M
armeni, i macedoni, le diverse etnie in Jugoslavia tanto
per citarne solo alcune).
Non è toccata a nostroavtiso sufficientemente l’ideatóca che deve informare la nuo
va Gostituzione europeai'va
perseguita l’idea di separazio.
ne incontestabile tra sacroe
profano, tra confessione e pO'
litica. Occorrerà lavorare perché ogni stato abbia la possibilità di dire la sua in mateà
religiosa senza pretesa d’iiporla agli altri né tantomen
scriverla sui testi dell’EuropJ
unita. Ognuno dovrà sentili
garantito dalla Garta europ
nella tutela della sua idei#
in materia di credo moià
e/o religioso. Solo cosinoli'
dovremo vergognarci di avefi
la voluta e scritta.
teda co
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Materiale di studio della «Commissione globalizzazione e ambiente» della Fcei
La questione acqua, emergenza del futuro prossimo
MARCO ROSTAN
A Gommissione Globa/lizzazione e ambiente
(Glam) è una bella realtà della Federazione delle chiese:
con l’efficace coordinamento
del pastore Franco Giampiccoli fornisce periodicamente
a oltre un migliaio di indirizzi
una «lettera alla rete» ricca di
notizie e soprattutto di documenti elaborati in ambito
ecumenico e, da qualche anno, in occasione del Tempo
del Greato (una domenica in
cui le chiese, in ottemperanza dell’Assemblea di Graz del
1997 riflettono sul tema dell’ambiente) pubblica un apposito dossier: nel 2000 sugli
Organismi Geneticamente
Modificati (Ogm), nel 2001
sulla Mobilità e quest’anno
sull’Acijiua, la grande e drammatica questione che sarà
all’ordine del giorno di questo millennio, e si teme di
nuove guerre (basti pensare a
Israele-Palestina).
Il dato fondamentale spaventa: un miliardo e mezzo di
persone mancano di acqua
potabile e domestica. L’obiettivo da raggiungere è una
rivoluzione copernicana rispetto all’economia liberista:
l’acqua non deve essere più
considerata un bisogno ma
un diritto, non una merce da
vendere e acquistare ma un
bene comune. La strada per
arrivarci è lunga e difficile:
tuttavia, proprio l’acqua è
uno dei campi dove la globalizzazione non ci appare più
come qualcosa al di ^ori dalle nostre possibilità, anzi diventa una realtà planetaria e
allo stesso tempo locale, compresa nel campo in cui l’impegno e la testimonianza dell’Evangelo possono dire e fare
qualcosa, e dove quindi le nostre chiese sono chiamate a
non restare passive e vittime
di un’informazione spesso distorta: dalle valli valdesi con i
problemi delle centraline, alle
città che inquinano, alla Sicilia vittima della siccità. L’acqua è uno dei temi dove, come dice lo slogan, è veramente possibile pensare globalmente e agire localmente.
.11 dossier del Glam si apre
con uno sguardo alla Bibbia:
acqua come minaccia e castigo, ma anche dono e fonte di
vita, a cui fa seguito una liturgia sperimentata a Venezia,
per la Pentecoste. La tesi centrale dell’acqua come diritto
e non bisogno è argomentata
da Riccardo Petrella: sostenere l’acqua come diritto significa affermare che è responsabilità della collettività assicurare le condizioni necessarie e indispensabili per garantire che il diritto sia effettivo per tutti: invece nel nostro Mezzogiorno, circa il
70% non ha accesso all’acqua
potabile in quantità sufficiente e con regolarità. Non
stiamo parlando del Sahara,
ma di Palermo.
Il concetto neoliberista vede invece l’acqua come un
bisogno: come si sa i bisogni
variano da individuo a individuo e ciascuno deve esser
lasciato libero di soddisfarli
come desidera. Il finanziamento della soddisfazione
del bisogno dev’essere in
funzione dell’uso/scambio.
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secondo il principio: il consumatore paga. Naturalmente chi non ha abbastanza soldi non può pagare e si tiene
la sete, la sporcizia, le malattie, l’inquinamento. Proprio
al tema della privatizzazione
sono dedicati due testi ricchi
di dati, uno dal Ganada l’altro dalla Germania. La resistenza alla privatizzazione e
al predominio delle grandi
compagnie dell’acqua si è
espressa in Italia nel «Manifesto sull’acqua»: altri spunti
etici sono raccolti nel dossier
da Antonella Visintin e di
Giorgio Nebbia.
Alle nostre chiese interesserà molto la sezione che rac
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'8 giugno 2002
PAC. 9 RIFORMA
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L'assemblea della sezione territoriale pugliese dell'associazione «51 Ottobre»
Cerimonie cattoliche nella scuola pubblica
(^gffie fare ad arginare il dilagante malcostume delle benedizioni natalizie e pasguali, delle
0sse di vano uso e destinazione, delle visite di autorevoli prelati, il tutto in barba alla laicità?
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Avvertendo» che non si pro¿con benedizioni natalije e pasquali, messe di vario
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latorevoli prelati ecc.? Su
«sto tema si è interrogata
fissemblea della sezione teritoriale pugliese dell’associajone «31 Ottobre per una
0ola laica e pluralista». E ha
leciso di inoltrare a tappeto
ma lettera di diffida, a firma
Idl’associazione, a tutti i reifonsabili scolastici, inclusi i
(residenti dei Consigli di cirtolo e di istituto della regione.
Si è inteso così rispolverare
in'iniziativa di alcuni anni
addietro, sviluppata al printipio dell’anno scolastico,
[iir senza grande successo
perla verità, dalla CommisSone chiesa-stato della Federazione evangelica apulolicana, che «ammoniva» dilettamente i provveditori agli
aldi delle sette province e,
ilcontempo, richiedeva un
tontro di reciproca chiarilazione. I risultati sono staiscarsi ma almeno in un caso, attraverso i buoni uffici
delsegretario della Cgilscuola, peraltro membro delT la Commissione, rincontro
conii provveditore ha sortito
Metto di un altolà a due
4 presidi impegnati nel poco
onorevole sport di consentire celebrazioni cattoliche in
orario scolastico.
L'iniziativa della «31 Ottoni appare più incisiva, per™é capillare e per così dire
Piìi decentrata e, essendo già
tta sperimentata con qual®e effetto in alcune scuole
^Tarantino, vale probabil®ente la pena, e la spesa, di
*®®nderla secondo i criteri di
i^ibilizzazione anche di ge®hri e studenti, oltre che di
operatori della scuola, che sodati adottati dal Coordinarlo pugliese. Si fa appello,
nim, alle altre sezioni tergali e a tutti gli associati a
® oggetto di riflessione e,
enuta valida, a riproporla
^Propriaarea.
Usi-, ^PPi^sso con sollievo e
De nell’Associazio
I opH ,00* Comitato torinese
;‘,®>o*oità di raccogliere
tent,, “"contazione, ed eler^oionte intraprendere
viola,' “ Orioni legali, sulle
"’’‘'»zioni della normativa
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associazione
%W Una recente proposta di legge
Spini: ridiamo l'aggettivo
«pubblica» all'istruzione
«31 Ottobre» di patrocinare,
sostenuta daH’Ufflcio legale
della Tavola valdese e dalla
chiesa valdese di Perugia, un
ricorso al Tar dell’Umbria avverso la delibera di un Consiglio di Circolo della provincia
di Perugia, che si è nei mesi
scorsi pronunciato a maggioranza per l’effettuazione di
una «benedizione pasquale».
La vicenda può essere così
sinteticamente ricostruita. La
delibera «irregolare» viene
contestata da un’insegnante
e genitrice evangelica del Circolo, Antonia Violi, in tutta
solitudine, nonostante precedenti attestazioni di solidarietà, attraverso una lettera di
protesta argomentata, inviata
alla dirigente scolastica. Per
qualche tempo nessuna risposta. Poi un gelido, laconico messaggio di appoggio alla delibera contestata, accompagnato da una vistosa
documentazione, tutta di
parte cattolica, a presunto
sostegno della bontà della
propria tesi. Controreplica
deH’insegnante e minaccia di
adire le vie legali. A questo
punto chi scrive viene consultato e una, lettera dell’associazione «31 Ottobre», che
richiama le delibere in materia dei Tar deU’Emilia-Romagna e del Veneto e invita a un
dialogo pacato e chiarificatore, raggiunge la scrivania della direttrice.
L’iniziativa non solo non
sortisce alcun effetto e non
riceve risposta ma provoca,
al contrario, una stizzita accusa epistolare alTinsegnante, che tanto aveva «osato», di
divulgazione di notizie «riservate» (nemmeno si trattasse
di servizi segreti!). Il «dialogo
tra sordi» si conclude con la
decisione dell’insegnante, assieme ad alcuni genitori e
colleghi (pochi per la verità)
di avviare un ricorso al Tar
regionale che l’associazione
decide di fare proprio, assumendosene i relativi oneri legali e finanziari: un segnale di
fermezza che si spera sia coronato da una decisione favorevole che potrebbe costituire un serio strumento di
dissuasione nei confronti
delTimperversante sequela di
cedimenti sul terreno della
laicità di una grande parte
della scuola pubblica.
La morale è che è ancora
lontano il traguardo di una
scuola realmente pluralista e
sottratta alla «tutela» della
chiesa di Roma e che pochi
ne hanno consapevolezza e
se ne fanno strumento di
sensibilizzazione verso le esigenze delle minoranze. In
questa situazione tenere duro, e reagire con tutti gli strurrienti legittimi disponibili
può essere oggi più che mai
un imperativo non rinunciabile, per il bene di tutti.
L’on. Valdo Spini ha preso
un’iniziativa di carattere simbolico, ma che ha anche il valore politico di una decisa
svolta nella sinistra democratica. Ha presentato una proposta di legge, la n. 2.785 del
27 maggio, che consta di un
unico articolo: «Il ministero
per l’Istruzione, l’Università e
la Ricerca assume la denominazione di ministero della
Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca».
Un’iniziativa parlamentare
per ripristinare l’aggettivo
pubblica nella denominazione dell’attuale ministero dell’Istruzione (che ha assorbito
anche l’Università e la Ricerca), ritornando alla dizione
ministero della Pubblica
Istruzione, ha il carattere di
una presa di coscienza, di un
segnale che quanto si muove nel mondo della scuola è
stato avvertito, recepito dalla
classe politica, in particolare
da quella della sinistra (ma
non solo) che aveva fatto della scuola pubblica, dei suoi
insegnanti, dei suoi operatori, dei suoi utenti, studenti e
famiglie, una sua bandiera,
un punto di riferimento tradizionale.
L’iniziativa non ha un sa
pore polemico, sottolinea
Spini. Infatti, la stessa legge di
parità parla di un sistema
unico dell’istruzione pubblica composto dalle scuole delle pubbliche istituzioni e da
quelle private che volontariamente si siano uniformate ai
criteri previsti dalla legge
stessa per ottenere la parificazione. Non si può quindi
dire che ripristinare l’aggettivo «pubblica» sia un rigurgito
di laicismo. Si tratta piuttosto
di evitare che si ingeneri l’idea di una sorta di spirito di
resa della scuola pubblica, di
un’abdicazione ai suoi compiti di garantire la sua qualificata presenza sul territorio.
Tra i primi firmatari i deputati Giovanna Grignaffini,
coordinatore dei Ds nella
commissione Istruzione e
Cultura della Camera, Giorgio Benvenuto, Olga D’Antona, Ugo Intini (Sdi), gli esponenti della Margherita Giorgio Merlo, Giuseppe Lantani,
Andrea Annunziata, Egidio
Banti, Enzo Bianco, Santino
Adamo Loddo, Luigi Meduri,
la verde Laura Cima, Giuseppe De Tomas del gruppo misto-minoranze linguistiche,
Elettra Deiana di Rifondazione comunista.
Recita di fine anno a soggetto ecologico per le scolaresche di «Casa materna» a Portici
I bambini mettono in scena il problema deH'ambiente locale
FRANCO CALVETTI
PER la fine dell’anno scolastico gli scolari e le scolare di Casa materna di Portici
(Na) hanno preparato una recita dal titolo Un mondo bello,
che rappresenta il momento
finale di un progetto educativo svolto durante tutto l’arco
dell’anno sul tema «Piante, il
verde della Terra». Non a caso
è stata scelta la tematica in
quella regione dove scorre il
Sarno, il fiume (pare) più inquinato d’Europa, nell’agro
nocerino sarnese. Sono anni
che di questo inquinamento
si discute e si studiano programmi che restano sulla carta circa un’opera di bonifica
che si presenta in tutta la sua
urgenza e catastroficità.
Il fiume Sarno nasce nella
provincia di Avellino e a mano a mano che scende al mare
raccoglie i rifiuti industriali di
fabbriche di pellami e di industrie conserviere. I depuratori sono presenti in maniera
insufficiente (quando ci sono)
e gli scarti industriali e urbani
d-Uto '^adie
abbonamenti
interno euro 5,00
estero euro 10,00
sostenitore euro 10,00
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze
38, 001 84 Roma.
la fanno da padrone. Il Consiglio regionale ha affrontato il
problema del fiume riconoscendo che sia il Commissario
del governo sia i preposti del
ministero delTAmbiente hanno cercato di attivarsi per
contenere gli sversamenti,
senza arrivare a risolvere il
problema. Due gruppi di tecnici lavorano per una mappatura completa degli scarti industriali ma la burocrazia impedisce la messa in opera di
interventi risolutori: troppi
sono gli enti preposti alla realizzazione degli interventi e
troppe sono le resistenze ad
adeguarsi alle direttive del
Commissario di governo.
È certamente una questione legata all’educazione civica e un plauso va agli insegnanti di Casa materna che
con la loro programmazione
educativa hanno voluto creare una formazione di informazione e educazione nei loro alunni. Accanto al fiume
Sarno le più varie forme di
degrado ambientale nel Napoletano riempiono di fatti a
volte veramente raccapriccianti la cronaca giornaliera
determinando sconcerto, incertezza e non poche preoccupazioni tra la popolazione.
Gli insegnanti della scuola
elementare e quelli di scuola
per l’infanzia hanno riconosciuto nella prevenzione una
non più procrastinablle soluzione ai problemi connessi.
La recita in questione potrà
far riflettere più di un cervello e speriamo che creerà
quell’impegno individuale e
collettivo a porre riparo a
tanta nefandezza.
Le scene sono due: prima
viene simulato un colloquio
tra le maestre e gli alunni
(che cos’è l’ecologia? Si può
ovviare all’inquinamento acustico e a quello dell’aria? Si
possono pensare spazi verdi
per far giocare i bambini?). In
un secondo tempo i bimbi
fingono di essere alla presenza del sindaco, nel suo ufficio
e prima con timidezza e poi
sempre più con determinazione avanzano le loro richieste: una città più pulita, meno
traffico per garantire più silenzio e aria più pura, più
spazi verdi per giocare, spiagge organizzate, la predisposizione di un «decalogo ecologico» che nella sua ingenuità
ci appare affascinante e che
vi proponiamo a fianco.
Tutte le scene sono alleggerite da coreografie che sono il vanto di questi bimbi e
di queste bimbe; la macchina
a sapone (scuola materna),
Bebes de mi (classi quarte),
respiriamo la città (terze),
pic-nlc (prime), il tnare (seconde), Greatest love (quinte). E alla fine tutti 1 bambini
concluderanno il programma
cantando l’inno nazionale
(vediamo quasi il presidente
Ciampi sorridere per la soddisfazione) e facendo volare
tanti palloncini colorati. E
noi auguriamo a quei bimbi,
a quelle insegnanti, a tutti
noi che un palloncino giunga
fino a noi interpellandoci per
un mondo migliore, disinquinato e sereno.
là. ^
La «fontana di zio Franco» a Casa Materna
lo sono la Terra pianeta tuo
1) Non avrai altra Terra alTinfuori di me.
2) Non inquinare la tua Terra invano.
3) Ricordati di rispettare le foreste.
4) Onora il piano di raccolta differenziata elaborato dal
Comune.
5) Non mescolare i rifiuti in un unico sacchetto.
6) Non commettere imprudenze lasciando rifiuti dappertutto. '
7) Non utilizzare la vettura per piccoli spostamenti.
8) Non dire mai no a un’informazione corretta.
9) Non fare un uso indiscriminato del riscaldamento.
10) Non desiderare di agire egoisticamente senza pensare
agli altri.
10
PAG. 10 RIFORMA
Conferenza Del II Distretto
venerdì 28 GRJGN(w
Si è svolta a Torre Pellice la Conferenza delle chiese dell'Italia del Nord e dell'estero
Testimoniare in una società in crisi
Al centro della discussione diversi progetti di evangelizzazione, il dibattito sull'ingiustizia
economica, la pastorale multiculturale, le prospettive del Centro culturale <dacopo Lombardini»
lEAW-JACQUES PEYRONEL
.. ■p SORTIAMO le chiese a
rischiare di prendere
posizioni chiare dopo averle
fraternamente discusse e maturate alla luce dell’Evangelo»: a questo invito rivolta
dalla Cde (Adriano Bertolini e
Renato Coisson), i delegati
alla Conferenza del II Distretto hanno risposto in modo
responsabile e non generico.
Confrontate alla complessa
situazione che si è venuta a
creare a livello nazionale e
mondiale dòpo il G8 di Genova, ITI settembre, la guèrra
in Afganistán e in Medio
Oriente, e il crac argentino, le
chiese del Distretto hanno
cercato di portare avanti la riflessione teologica avviata in
questi ultimi anni - che si
può riassumere nella domanda; «Che cosa vuol dire essere
chiese protestanti nella società di oggi?» -, legandola ad
una serie di iniziative e progetti in campo evangelistico,
sociale, culturale e politico.
Progetti
Appoggiando la richiesta
fatta dalla Ced di una «ricognizione generale del Distretto» tesa a ridefìnire una strategia complessiva, la Cde ha
proposto che ogni chiesa definisca il proprio progetto di
presenza e di testimonianza
nel contesto specifico in cui si
trova. A questo riguardo, la
Cd ha accolto con gioia il
«progetto di evangelizzazione
per il Trentino» presentato
dalle chiese della zona, che
mira a sviluppare in modo
coordinato, attraverso l’invio
di un/a pastore/a, le potenzialità già esistenti. Lo stesso
sta avvenendo in altre zone
del Distretto, neH’ambito del
programma «Essere chiesa
insieme»; a Mezzano Inferiore con un progetto nel quale
sono coinvolti vari organismi,
e che dovrebbe essere avviato
entro la fine dell’anno con
l’invio da parte della Cevaa di
un pastore ghanese; a Intra,
dove è già stato avviato il progetto di «casa di seconda accoglienza» per immigrati, in
collaborazione con l’ente
pubblico e la Caritas.
Quasi ovunque, le chiese
cercano di rispondere alla
sfida rappresentata dal variegato mondo dell’immigrazione, ovviamente non nel senso voluto dal progetto di legge «Bossi-Fini», contro il quale la Cd si è espressa in modo
netto, ma attraverso la riscoperta di uno degli aspetti fondanti della vocazione della
chiesa; quello dell’accoglienza, dell’ospitalità dello straniero, del dialogo con il diverso, della costruzione di un
reale legame comunitario. Per
questo la Cd ha salutato con
grande riconoscenza il programma predisposto dalla
«Commissione per la pastorale multiculturale», nominata
dalla Cd dello scorso anno per
favorire un’integrazione tra le
varie comunità che non sia
I delegati durante i
semplice assimilazione ma
che sia tale da cambiare anche certi atteggiamenti della
comunità accogliente più legati alla tradizione che alla
coerenza evangelica.
Centri e opere
Fra le varie opere che rispondono alla Cd, dopo essersi rallegrata per le buone
prospettive di rilancio del
Centro «Menegon» di Tramonti di Sopra e del Centro
«Andreetti» di San Fedele
d’Intelvi, la Cd si è soffermata
sulle prospettive apparentemente meno buone del Centro «Lombardini» di Cinisello.
Il problema principale è
quello del gruppo residente
che per molti anni è stato
l’anima oltre che l’animatore
delle varie attività del Centro
e che ora ha perso queste caratteristiche. La maggior par
lavori nell’aula sinodale della Casa Valdese
te delle attività, coordinate
dal presidente del Comitato e
da un volontario del Centro,
in collaborazione con le chiese di Milano, sono andate
avanti e il successo ottenuto
da alcune conferenze pubbliche dimostra che il «Lombardini» rappresenta tuttora un
apprezzato punto di riferimento nel contesto sociale,
culturale e politico di Cinisello. Lo sarà ancora quando
non ci sarà più il gruppo residente e quando sarà stato
alienata la maggior parte del
patrimonio immobiliare?
Questa è la scommessa che
ha fatto la Cd, nella speranza
che l’impegno finora dimostrato dalle chiese di Milano
aiuterà a vincerla.
Di tutt’altro segno è la vicenda della Chiesa evangelica
di lingua italiana del Württemberg che ha deciso di por
re fine alle proprie attività,
data l’esiguità dei suoi membri. Si chiude così una parabola aperta anni fa per venire
incontro alle esigenze di fratelli e sorelle italiani emigrati
in questa zona della Germania. La Cd ha espresso la sua
riconoscenza alla pastora Gabriella Costabel, augurandosi «che la Chiesa sappia trovare il modo per continuare a
mettere a frutto i suoi doni».
La Cd è stata informata sulla difficile situazione in cui si
trova l’Ospedale evangelico
di Torino. Il Presidente della
Ciov, Giancarlo Griot, il vicepresidente Giorgio Bouchard,
e il presidente della Csd,
Marco Jourdan, hanno fornito un’informazione precisa e
trasparente, soffermandosi
sia sugli aspetti altamente
problematici sia sulle possibili soluzioni per uscire da
questa crisi drammatica. Non
vi è stato dibattito, che sarà
di competenza del prossimo
Sinodo, ma la Cd ha voluto
manifestare la propria profonda solidarietà ai fratelli e
alle sorelle impegnati/e su
questo difficile fronte.
Infine, come ogni anno, la
Conferenza è stata resa attenta al fatto che gli obiettivi
finanziari del Distretto non
sono stati raggiunti. Ancora
una volta è stato ricordato
che l’impegno contributivo
di ciascun membro di chiesa
è parte integrante e qualificante della testimonianza
complessiva delle chiese.
La serata di sabato organizzata dalla Commissione esecutiva
«Welfare State» e politiche economiche
GIANPIERO SAUHASI
La serata di sabato è stata
dedicata a un dibattito
molto interessante su «Evoluzione recente del Welfare
State», introdotto da una relazione di Marco Mazzoli,
docente alla facoltà di economia di Bologna, e su «Fede e globalizzazione negli
Usa», introdotto da una relazione di Victoria Munsey.
Per l’uomo della strada l’economia è una disciplina
monolitica, fatta di idee universalmente condivise tra gli
studiosi e di leggi scientifiche. Coloro che si sentono
fautori e portatori di valori
etici di solidarietà, giustizia
sociale ed eguaglianza, sono
portati a guardare con sospetto e diffidenza le categorie dell’analisi economica e
le cosiddette «leggi di mercato». L’impostazione dominante oggi, denominata «liberista ortodossa», non è
l’unica opzione possibile né
la più efficiente; essa si rifà a
Say, a Friedman e alla «Nuova macròeconomia classica»
di Lucas;'essa enfatizza il
ruolo dell’offerta nella determinazione dell’equilibrio
economico e dello sviluppo.
L’altra impostazione si rifà
al pensiero di Keynes; essa
enfatizza il ruolo della domanda, del rischio e delle imperfezioni del mercato. La
prima impostazione esige
mercati efficienti ove tutti gli
individui hanno pari informazioni, merci prodotte e
fattori produttivi sono «perfettamente flessibili», il mercato tende spontaneamente
all’equilibrio tra domanda e
offerta. Punto debole è come
mai esiste la disoccupazione,
cioè un «eccesso di offerta sul
mercato del lavoro». Secondo
i liberisti, essa sarebbe dovuta alle richieste eccessive dei
lavoratori e dei loro esosi poteri contrattuali. Tale impostazione era alla base del
pensiero politico thatcheriano e reaganiano, accompa
gnato da tagli della spesa sociale, politiche monetarie restrittive e sacrifici.
Per le politiche keynesiane
invece, la distribuzione del
reddito è molto importante
per l’economia perché individui meno ricchi, essendo in
grado di risparmiare meno,
tendono a consumare una
fetta di reddito molto alta,
determinando una domanda
di beni di consumo. Perciò se
la flessibilità del lavoro significa assenza di tutela sindacale, libertà di licenziare e salari più bassi, non necessariamente farà crescere l’economia ma determinerà un crollo della domanda e una crescita negativa del Pii (Prodotto interno lordo).
GLI INCARICHI
La Ced del II distretto è composta da: Massimo Aquilante, presidente, Gregorio Plescan, vicepresidente, Doriana Balducci,
segretaria, Victoria Munsey, Gabriella Marangoni, Raul
Matta e Davide Giannoni, membri.
Commissione d'esame per la prossima Conferenza: Maurizio
Abbà e Gianandrea Nicolai. Supplenti: Mauro Pons e Miriam
Perini; Teodoro Fanlo y Cortés e Maria Grazia Sbaffi.
Deputato al Sinodo: Gabriella Molfino; supplente: Raul Matta.
La Conferenza del 2003 si terrà a Torre Pellice, in un week end di
giugno che verrà stabilito dalla Ced. Predicatore d'ufficio: Gregorio Plescan (supplente Maurizio Abbà).
Rappresentante nel Comitato della Foresteria di Venezia: Paolo
Sensi.
Rappresentanti nel Comitato dei Centro «Luciano Menegon» di
Tramonti di Sopra: Silvano Fani (per i metodisti), Emanuele
Fiume (per i valdesi).
L'odg sull'ingiustizia economica
La «cultura della morte»
PAOLO FABBRI
A cultura della morte si
«insinua nel mondo come
un veleno che uccide e fa uccidere, ma si manifesta evidente solo nei suoi esiti letali,
perché essa si maschera dietro le motivazioni più illusoriamente ragionevoli: il diritto all’autodifesa, il diritto
all’autonomia e all’indipendenza, la applicazioni di leggi
antiche, il perseguimento del
profitto per il buon funzionamento del mercato, talvolta
persino la difesa della vita. La
cultura della morte va smascherata e combattuta.
Cultura della morte è quella del governo israeliano, che
insegue la guerra nei territori
invece del dialogo a oltranza;
cultura della morte è quella
dei kamikaze palestinesi o di
Al Qaeda; cultura della morte
è quella degli insegnanti che
scortano i bambini a lanciare
pietre contro i soldati israeliani, creando così il brodo di
coltura da cui attingere i futuri aspiranti suicidi; cultura
della morte è quella di chi
pretende di togliere la vita in
nome di un giudizio, magari
sostenuto dal riferimento ad
una legge religiosa; cultura
della morte è quella delle
multinazionali del farmaco,
che, nel nome di un profitto
senza limiti, impediscono la
diffusione di medicinali contro l’Aids e non permettono
ai malati di diabete in Argentina di sopravvivere procurando insulina a prezzi accettabili da tutti; cultura della
morte è quella di chi lascia
morire il Creato per inseguire
un profitto che il Creato stesso abolirà; cultura della morte è negazione dell’amore e
della speranza che anima gli
uomini di buona volontà.
LE PRINCIPALI DECISIONI
Testimoninza delle chiese
La Cd sollecita le Chiese ad articolare ciascuna un proprio
getto di presenza, sviluppo, evangelizzazione e testimonianj'***'
me segno di speranza nel futuro che il Signore ci apre e su
base affida alla Ced il compito di effettuare una completa rk*^
zione della vita delle chiese del Distretto.
Pastorale multiculturale
La Cd, ascoltata la relazione della commissione riguardante la
storale multiculturale, se ne rallegra e ne approva l'operato su'
temi: formazione quadri, liturgia ed evangelizzazione. Invita la'r*'*
a rinominare la Commissione fornendole i mezzi per portare au^
il lavoro e la ricerca di nuove modalità di formazione e coinvok
mento attivo, anche nei confronti dei giovani e dei bambini |n ■
infine le Chiese a studiare e sperimentare, secondo le situazioni''i**
cali, gli strumenti e le proposte della Commissione stessa.
Progetto Menano Inferiore
La Cd si rallegra dell'avanzato stato di realizzazione del pron«
to «Mezzano Inferiore» per cui entro l'anno potrebbe essere d
sente in zona un pastore africano:
- ringrazia gli organismi che hanno collaborato e si sono assunti
il carico della realizzazione del progetto; ®
- esprime agli organismi competenti la propria preoccupazion.
per il ritardo nella soluzione dei problemi logistici che potrebbero
compromettere la buona riuscita del progetto stesso. ^
Il dibattito sull'ingiustizia economica
La Cd, di fronte al dibattito in atto nel paese sui grandi temi
dell'ingiustizia economica su scala nazionale e planetaria, dei movimenti migratori dei diritti dei lavoratori, della giustizia, dellapa.
ce e della guerra invita le chiese a: ^
- vivere i problemi che ci sfidano come occasione di rinnovata
conversione all'Evangelo di Gesù Cristo, che non è neutrale ma
schierato a favore di coloro che sono socialmente svantaggiati di
quanti vedono messo a rischio il proprio posto di lavoro, di quanti
pensano che la giustizia non debba essere al servizio del potete
politico;
- prendere parte al «processus confessionis» promosso dell'Alleanza Riformata Mondiale sui temi dello sviluppo economicose
condo giustizia;
- smascherare la «cultura della morte» basata sulla demonizzazione dell'avversario e sul profitto economico;
- promuovere momenti di riflessione e di intervento insiemea
quanti nella società s'impegnano;
- essere luogo di confronto aperto a tutto campo tra posizioni
diverse nel quale l'attenzione alla vita delie persone prevalga si
posizioni ideologiche prefabbricate.
Disegno di legge «Bossi-Fini»
La Cd nel quadro del processo «Essere chiesa insieme», riferendosi alle-proprie riflessioni sulla pastorale multiculturale sia alle
esperienze di integrazione di persone immigrate nelle nostre chiese sia al lavoro diaconale delle comunità e degli istituti evangelici,
denuncia il pericolo:
- che il disegno di legge comunemente denominato «Bossi-fini» intacchi in modo significativo i diritti della persona umana,
considerata unicamente una variabile del mercato del lavoro;
- che ciò contribuisca a creare una società chiusa, che affronti I'
occasione dell'immigrazione come un problema di ordine pubblico;
- che la moltiplicazione delle situazioni di clandestinità intensifichi le tensioni e gli spazi di illegalità e i margini di manovra delle organizzazione criminali italiane e internazionali;
invita le chiese:
- a testimoniare in questi contesti il messaggio biblico, impegnandosi in parole e azioni per una società che vede nell'arrivo delle persone straniere un'occasione prima ancora che un problema;
- ad approfondire la riflessione sulle attuali politiche di immigrazione, come un momento non secondario del proprio impegno
civile, ma anche diaconale;
- a prendere posizione nelle forme e nei modi considerati opportuni nelle diverse situazioni, costruendo una poiitica deil'immfe
grazione socialmente responsabile, aperta, solidale; che significa
anche controproposte di iegge che vanno in senso opposto.
Progetto evangelizzazione nel Trentino
La Cd si rallegra del «Progetto per l'evangelizzazione nel Trentino» come tentativo di apertura a una realtà nuova, lo fa proprioe
invita le chiese del II Distretto a sostenerlo fermo restando là verifica dopo tre anni. Raccomanda alla Tavola quanto necessaria pii
facilitarne la realizzazione.
Finanze
La Cd ricorda alle Chiese del Distretto che la responsabilità nella
contribuzione deve essere sempre tenuta presente come elemento
qualificante della nostra testimonianza, ringrazia tutte le chieK
che hanno preso sul serio tale responsabilità e invita le chiese alla
riflessione sul mancato raggiungimento degli obiettivi finanziari,
ciò che può rappresentare un segnale d'allarme proprio ai mO"
mento di elaborare progetti di testimonianza per il futuro
i
Centro Jacopo Lombardini
La Cd, esaminata la relazione del comitato del centro culturale
Evangelico Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo, approva Tope'
rato del comitato stesso nonché la sua relazione.
Per quanto attiene al futuro dell'istituto di cui trattano le
poste operative espresse nell'ultimo punto della relazione:
- raccomanda al comitato la prosecuzione dell'impegno
presenza culturale qualificata in zona, il potenziamento degli«
di biblici con orientamento evangelistico, nonché di valutar®,
modo realistico una possibile presenza nel sociale, continúan
nelle iniziative già intraprese o promuovendone delle nuove;
- raccomanda alle chiese di Milano di impegnarsi con un a
guato sostegno alle attività ed alla gestione del centro; .
- raccomanda al comitato di avviare la chiusura del 9ruPP°^
dente nella sua attuale composizione curando di concerto co
Tavola Valdese l'esecuzione operativa; ,. u
- raccomanda altresì alla Tavola Valdese di gestire l'utijizzo
patrimonio immobiliare in modo da garantire la prosecuzione
le attività del centro secondo i suoi fini istituzionali; ^
- dà mandato al comitato di elaborare proposte di
lo statuto del centro in modo da adeguarne le strutture ai n
profili di attività.
Decennio ecumenico contro la violenza
La Cd, di fronte all'escalation della violenza nel
concretizzare il nostro impegno nell'ambito del «Decennio e
nico per vincere la violenza»: .
- incoraggia chiese e gruppi a impegnarsi nella ricerca ^ g.
giustizia, pace e nonviolenza, scambiandosi le proprie
- invita a tener presente il problema sollevato dalle
riguardo alla percentuale delle nostre tasse destinata alla
nella prospettiva di arrivare ad una legge sull'opzione
permetta di destinare fondi anche ad una difesa non armat •
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Del IV Distretto.
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Si è svolta al Servizio cristiano di Riesi la Conferenza distrettuale dell'Italia del Sud
L'obiettivo non èia pura sopravvivenza
Se le singole chiese non elaborano piani di attività ben strutturati rischiano di condannarsi
oli improvvisazione perenne e alla pura sopravvivenza. Molti gli altri temi in discussione
___CIOVANNI LOMBARDO
-\T EL nostro Sud la progettualità delle comunità è la sopravvivenza». Già,
la progettualità; è il primo tema proposto alla riflessione
di tutti i componenti della
Conferenza dalla relazione
della Commissione esecutiva
(Ced). E il dibattito si accende immediatamente. Qualcuno pone persino la domanda
«eia Tavola ha progettualità?» ma è una questione da
Sinodo e si torna alla propria
competenza.
La Ced ha posto così una
questione di metodo fondamentale: con Timprovvisazione, approssimazione, estemporaneità ci si condanna all'inconsistenza o a vivacchiare. Non solo; se le singole
chiese non elaborano dei piani di attività ben strutturati,
esse stesse (per non dire della
Ced 0 del circuito) non avranno poi elementi per verificare
il proprio lavoro, per riflettere
su come andare avanti. Progettare significa innanzitutto
analizzare il contesto in cui si
vive ed individuare le proprie
competenze e disponibilità.
La Ced pone la questione in
maniera diretta: che le assemblee e i Consigli di chiesa «a
inizio di anno si interroghino
su quale sia Tobiettivo che si
vuole raggiungere».
Durante questi due giorni
di discussioni ci si è soffermati spesso sulla questione delle
comunità in difficoltà: viene
sottolineato anche che la carenza di pastori, soprattutto
in Calabria e in Sicilia, aumenta una pericolosa tendenaall’autoisolamento e a concentrarsi nella ripetizione abitudinaria di gesti cultuali. Occorre invece fare i conti con il
contesto in cui si vive. Sulla
necessità di contestualizzare
qualunque scelta, di non projettare in astratto ma puntando su piccole e concrete azioni, coinvolgendo i giovani.
Iranno insistito in molti.
«I giovani non sognano più.
Non siamo in un mare di disperazione ma di indifferenza». Queste affermazioni di
Patrizia Pascalis, assieme al
suo pervicace insistere sulla
contestualizzazione della
scelte segnano parte del dibattito. Durante queste due
giornate, oltre a esaminare la
situazione della «opere» che
fanno capo al distretto, altri
temi di fondo, proposti dalla
Ced, si sono intrecciati nel dibattito, producendo specifici
ordini dei giorno; tra questi,
in particolare, quelli dell’«essere laici», dell’«immigrazione», della «globalizzazione».
A proposito dell’immigrazione la relazione della Ced
hà posto subito in apertura
la questione in tutta la sua
drammaticità. «L’anno è stato
caratterizzato da un profondo
senso di divisione sociale (...)
si pensi alla riforma della legislazione sull’immigrazione
sensibilmente ispirata alla
chiusura e alla fossilizzazione
del paese su una propria
identità “santa”, da salvaguardare e difendere strenuamente». E a proposito deU’Europa:
«Sono tornate nel nostro continente affermazioni che inneggiano all’apartheid verso
gli stranieri, quali cittadini di
serie B, ai valori cristiani presentati come valori che dividono e non uniscono, alla ricomparsa dell’antisemitismo»
Nell’intervento per conto
del Centro migranti di Palermo la condizione drammatica degli immigrati e, tra essi,
ancor più dei clandestini viene evidenziata con chiarezza.
Teodora Tosatti aggiunge;
«Ancora più drammatica sarà
la situazione dei chiedenti
asilo. Li rimandiamo al loro
paese, cioè li rimandiamo a
morte sicura». La discussione
non può che confrontarsi
con tale situazione che investe direttamente le comunità,
appunto per il «contesto» in
cui vivono, per le coste dei
loro territori in cui sbarcano
Il pastore Giuseppe Picara
e naufragano da anni le barche dei disperati provenienti
dalla miseria (no, non sono
disperati, anzi, sono animati
dalla speranza di costruirsi
una vita nuova nell’Occidente opulento; sarà il modo di
accoglierli di questa Europa,
straricca e tremebonda, a
precipitarli nella disperazione). Nel loro piccolo le comunità evangeliche sentono
questa enorme responsabilità di un Occidente cristiano
che trascura sempre più il
messaggio di Gesù e la esprimono in un ordine del giorno
duro e preoccupato, che assieme alTodg sulla globalizzazione evidenzia l’atteggiamento critico e di contrasto
delle chiese valdesi e metodiste del Sud Italia verso politiche che privilegiando false sicurezze, scaricano le proprie
difficoltà sui poveri del mondo. La relazione della Ced era
chiara in proposito: «La precarietà (e non la sicurezza) è
la condizione costante in cui
noi esseri umani ci troviamo... la ricerca di sicurezze,
di una qualche tranquillità è
una di quelle pie illusioni alle
quali ci abbarbichiamo per
non prendere atto con maturità della nostra condizione«.
La Conferenza distrettuale
ha esaminato con soddisfazione i risultati invece delle
opere che a essa fanno capo.
Tutte presentano bilanci in
attivo e una lodevole capacità di gestione e progettuale,
ben inserite nel territorio e
capaci di interagire positivamente con le istituzioni locali
e i comuni, le province, la regione. Oltre al Centro migranti, richiamato prima, sono da ricordare il Centro
evangelico giovanile di Adelfia, il Centro evangelico di
Bethel, il Centro sociale Casa
Mia-Emilio Nitti, l’Opera diaconale metodista di Scicli.
Piena di chiaroscuri è stata
la discussione riguardante
Guardia Piemontese, che tanto coinvolge la memoria storica e l’identità degli evangelici italiani, pur essendo uno
sperduto paesino in provincia
di Cosenza. Lo sforzo compiuto negli anni precedenti
per mantenervi un museo e
un centro studi sull’evangelismo meridionale non è stato
sufficiente. Il delegato della
Tavola valdese non ha usato
perifrasi; «Guardia Piemontese è stato solo un bel sogno,
ma non abbiamo le forze,
umane e finanziarie per mantenere tali stmtture». La Conferenza ne ha preso atto ma
non si è sentita di considerare
chiusa tale esperienza e con
un ordine del giorno ha chiesto che il prossimo Sinodo ne
faccia l’argomento di un dibattito specifico.
Infine, la discussione sull’essere laici e credenti ha
portato diversi a richiamare la
ricerca che sta conducendo in
questo ambito l’Associazione
31 ottobre «per una scuola laica e pluralista», promossa
dall’evangelismo italiano e
ricca di adesioni indipendenti
dalle confessioni religiose.
Questa esperienza sottolinea
con forza la possibilità di armonizzare 0 vivere come unica espressione della propria
persona le scelte di pluralismo e di uguaglianza proprie
della Costituzione italiana e le
scelte di fede.
Come manifestare la consapevolezza della vocazione ricevuta?
Il distretto alla ricerca di una rinnovata progettualità
—ALESSANDRA TROTTA
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J 6 spesso caratterizzano le
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parte dei partecipanti, tendente a evidenziare che con
le limitate risorse di cui si dispone (drammatiche sono, in
particolare, le carenze nel
campo di lavoro) Tunica progettualità possibile per le
chiese del Sud è «sopravvivere», si è compreso che la parola «progettualità» aveva
prodotto un grosso equivoco: molte chiese hanno ritenuto che fosse loro richiesto
di rendere conto di speciali
progetti, soprattutto diaconali, eventualmente avviati e,
schiacciate dalla convinzione
di non poter fare nulla al di là
delle «normali» attività ecclesiastiche, hanno ignorato
l’appello lanciato dalla Cd.
Si trattava, invece, come è
stato opportunamente chiarito con una sorta di «interpretazione autentica» dell’atto 24/CDIV/Ol, non certo di
promuovere l’apertura di
nuove «opere», ma semplicemente di provare a riacquistare una chiara consapevolezza del senso della vocazione ricevuta, in un tempo e in
un luogo determinati, interrogandosi sul contesto in cui
si è chiamati a vivere la propria fede e la propria testimonianza, sui bisogni emergenti, sulle forme più efficaci
di comunicazione (che non è
detto siano uguali per tutti),
in modo da organizzare la vita della chiesa in funzione di
quella vocazione specifica,
naturalmente tenendo conto
delle risorse umane e materiali disponibili.
Vi è necessità, insomma, di
avviare un «processo di autocoscienza su ciò che si è e su
dove si vuole arrivare», perseguendo gli obiettivi con costanza e coerenza. Senza
questa riscoperta di senso,
anche in riferimento alle attività più tradizionali, come
quelle relative àlTascolto e alla preghiera, alla scuola domenicale come allo studio biblico, la chiesa locale, travolta dalle emergenze e dall’ansia della sopravvivenza, cesserebbe di avere una esistenza reale: la preoccupazione di
essere «pochi e vecchi», rischia, infatti, di allontanarci
dalla realtà e di lasciarci muti, incapaci di offrire una risposta ed un punto di riferimento convincenti, nella
«palude di disperazione» e di
«indifferenza» in cui l’individuo di oggi si trova spesso a
galleggiare, sempre più solò.
Chiarito il compito, si spera che chiese e istituti del distretto riusciranno a svolgerlo con maggiore diligenza
nel corso del prossimo anno
ecclesiastico. Alla Ced è stato
riaffidato il mandato di raccogliere il frutto della riflessione condotta al livello locale e circuitale, al fine di
consentire alla prossima
conferenza distrettuale di individuare con chiarezza le
sfide, le vocazioni, le opportunità che il Signore rivolge
oggi alle piccole realtà valdesi e metodiste del Sud e far
emergere alcune possibili linee comuni di testimonianza, in vista dello sviluppo di
un maggiore coordinamento
e di una maggiore operatività e incisività.
GLI INCARICHI
La Commissione esecutiva distrettuale è stata eletta nelle persone di
Giuseppe Ficara (presidente). Luca Anziani (vicepresidente);
Attiiio Scafi (segretario); Maria Teresa Fiorio, Carlo Chiocchi,
membri.
La Commissione d’esame per la prossima Conferenza del IV distretto
è stata eletta nelle persone di Francesco Carri e Antonella Mastrangelo (supplenti Maria Rosaria Ricci e Federico Ranchetti).
La Conferenza ha eletto il proprio deputato al prossimo Sinodo nella persona di Beatrice Grifi (supplente Nino Leone).
Il Seggio ha indicato come predicatore per la prossima Conferenza
(nel caso ché non vi siano sermoni di prova) il past. Bruno Gabrielli (supplente past. Teodora Tosatti). La Conferenza si svolgerà al
Villaggio evangelico di Monteforte Irpino oppure al Centro Bethel.
LE PRINCIPALI DECISIONI
Assegnazione di pastori alle chiese
La Cd si rammarica per il fatto che non sempre ha trovato attuazione Tatto 14/CdlV/2001 sulle modalità dell'assegnazione di
provviste pastorali alle chiese del distretto. Auspica pertanto che,
ai vari livelli coinvolti, se ne tenga debito conto. Se questo non
potesse essere realizzato, come affermato e messo in pratica dalla
Tavola, la Cd chiede un dibattito in merito al Sinodo 2002.
Campo di lavoro
La Cd rende suo Tatto 13/AC-XV/12-5-2002 che recita «sottolinea con forza alla Tavola valdese il problema del campo di lavoro
nel 15° circuito, al quale e doveroso dare una priorità assoluta garantendo la presenza costante delle guide pastorali necessarie».
Collaborazione territoriale
La Cd, informata su potenzialità e problemi dell'attuale rapporto tra le chiese bmv presenti nel distretto (cfr. atto 23/CdlV/2001),
chiede alle chiese di intensificare la collaborazione territoriale, nel
senso ampio della parola. Ritiene che, malgrado esistano alcune
difficoltà tra persone e singole chiese nell'ambito bmv, non sia
ammissibile sprecare occasioni di formazione, di testimonianza, di
collaborazione e di reciproco sostegno a tutti i livelli e in tutte le
direzioni possibili, nel contesto estremamente minoritario del nostro distretto.
Centro sociale di Orsara di Puglia
La Cd, preso atto del progetto di trasformazione presentato dalla
chiesa di Orsara relativo al Centro sociale «Betania» ringrazia tutti/e coloro che a Orsara e Foggia hanno lavorato e ancora si spendono per ia realizzazione di questo progetto; esprime, allo stato,
un giudizio positivo; auspica che la Tavola valdese possa al più presto esaminarlo e dà mandato alla Ced di curarne l'ulteriore iter.
Gemellaggio
La Cd, dopo aver ricevuto il rapporto sullo stato attuale riguardo
il gemellaggio con il presbiterio di Beaver-Butler (Usa), decide di riprenderne le fila, creando un apposito «Gruppo del gemellaggio»
che sia incaricato, insieme ajle giunte Fgei regionali del mantenimento dei contatti, avvalendosi di esperienza e contatti precedenti.
Area rioplatense
La Cd nel tentativo di dare attuazione alTart. 51/51/2001, invita
tutte le chiese e le opere a valutare la possibilità di sviluppare forme di solidarietà e di maggiore comunione con le chiese e le opere dell'area rioplatense della nostra chiesa.
istituti e opere
La Cd, dopo aver ascoltato e discusso le Relazioni finanziare degli istituti e opere che fanno capo a essa, si rallegra molto per il
fatto che ha potuto scorgere un buono stato di salute delle relative situazioni finanziarie.
Contribuzioni
La Cd, venuta a conoscenza della parziale inadempienza delle
chiese in materia di contribuzioni alle casse centrali, se ne rammarica. Rivolge un pressante invito a tutte le chiese perché facciano
ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi.
Guardia Piemontese
La Cd, preso atto del fallimento dell'ennesimo tentativo di organizzare a livello distrettuale un rilancio della presenza evangeli
ca a Guardia Piemontese; consapevole del valore simbolico e
dell'importanza che tale progetto per anni ha rivestito per tutta la
nostra chiesa, chiede alla Tavola valdese di promuovere un dibattito sinodale sul futuro della Casa valdese e del Centro «G. L. Pascale» di Guardia Piemontese in vista di una decisione definitiva.
Progetti di testimonianza e servizio
La Cd invita le chiese e gli istituti del distretto a elaborare la loro opera di testimonianza e di servizio secondo progetti che oltre
a valorizzare pienamente i doni esistenti al loro interno tengano
adeguato conto dei bisogni spirituali e materiali emergenti nella
società in cui si trovano a operare, mettendoli al centrò della propria riflessione e predicazione. La Cd ritiene che una tale impostazione del lavoro, se illuminato dallo Spirito, potrà dare rinnovata
linfa alla testimonianza delle chiese e delle Opere, costituendo al
contempo momenti di maggiore aggregazione, sia nelle ordinarie
attività che in quelle che potranno emergere. La Cd chiede alla
chiese e alle opere di informare circa le esperienze che in queste
chiese andranno a maturare, gli organi dei rispettivi circuiti e il Distretto, affinché possa svilupparsi un adeguato flusso di comunicazioni utili al confronto ed alla condivisione. Invita la Ced a raccogliere tali informazioni e a diffonderle in vista della possibile elaborazione di un progetto complessivo.
Globalizzazione e Mezzogiorno
La globalizzazione e gli avvenimenti delTII settembre 2001
stanno cambiando i rapporti economici e l'assetto politico-culturale a livello internazionale e nazionale: l'altro assume sempre più
le connotazioni di nemico da cui difendersi, da combattere e cancellare. In questo quadro la Cd richiamando gli atti 32 e
33/CdlV/2001, rende avvertite le chiese e le opere sulle conseguenze di una legislazione che di fatto violerebbe i diritti fondamentali
della persona, in particolare, la libertà, la salute, difesa della propria vita, pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge;
invita le chiese e le opere: 1) continuare a mettere in atto riflessioni ed iniziative che testimonino della chiamata di Dio all'impegno
concreto e continuativo a favore della realizzazione della giustizia
a livello globale e del superamento di ogni forma di violenza; 2)
ad analizzare nel proprio contesto le conseguenze concrete della
globalizzazione, prendendo in esame al situazione specifica del
Mezzogiorno e in particoiare i movimenti migratori e la situazione dei paesi del Mediterraneo; esorta le chiese e le opere a intensificare l'attenzione sistematica ai fenomeni delle migrazioni (con
particolare riferimento ai progetti Essere chiesa insieme, Ruth e
Pellegrino della Terra) di discriminazione ed emarginazione del diverso, lavorando possibilmente in rete per meglio sfruttare le idee
e le energie presenti in molte realtà del distretto.
Carenza di pastori in Sicilia e Calabria
La Cd, esaminate le relazioni dei Consigli di Circuito e gli atti
delle relative assemblee. Considerato che le ultime decisioni che la
Tv ha preso per la sistemazione del campo di lavoro hanno causato un ulteriore ridimensionamento della presenza pastorale in numerose chiese della Sicilia e soprattutto della Calabria, cosi come
già denunciato nell'atto 13ACXV del 12/05/02 e nell'atto 15/ACXVI
del 12/05/2002. Considerato che la eccessiva esposizione di studenti e candidati al ministero pastorale che generosamente e con sacrificio si prestano alla cura di chiese prive di pastori, può influire
negativamente nel completamento del curriculum degli studi e rischia di creare disagio nelle chiese. Preso atto che come emerso
dal dibattito, alle origini di tali decisioni vi sono delle possibili difficoltà operative della Tv nella gestione dei rapporti con il corpo
pastorale e nei vincoli delle indicazioni sinodali come risulta dalle
relazioni e dagli atti dei sinodi degli ultimi anni. Chiede al Sinodo
di affrontare globalmente e strutturalmente il problema del campo di lavoro, con Tobiettivo di elaborare nuove strategie e nuove
regole, dove la cura della chiesa locale abbia priorità assoluta rispetto a tutti gli altri elementi, affinché l'attuale situazione possa
essere stabilmente superata.
12
PAG. 12 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Oltre 200 persone al concerto della band «Ci s'ha» nella chiesa battista di Firenze
La musica tra fede e ateismo
Un viaggio musicale particolare, intervallato da Interventi dei musicisti, nato dall'incontro
della band con Cabriele De Cecco, valdese e direttore della Casa di riposo il Gignoro
PASQUAIE lACOBINO
Notte giovane e underground alla chiesa battista di Firenze; erano oltre 200
i partecipanti al viaggio musicale offerto il 5 giugno dalla
band fiorentina dei Ci s’ha,
sulla frontiera labile che corre tra ateismo e fede, letteratura e teologia. Un viaggio
definito improbabile dagli
stessi Ci s’ha: tra «espliciti deliri - scrivono -, molte contraddizioni e poche certezze,
qualche presa di posizione e
moltissime domande», quasi
una liturgia laica a evocare
personaggi, voci, sonorità disperse e distorte, suggestioni
elettroniche.
Il progetto musicale «Culto
0 non culto?» è nato dall’incontro della band con Gabriele De Cecco, membro
della Chiesa valdese di Firenze oltre che direttore della
Casa di riposo «Il Gignoro».
Ne è scaturita una riflessione
sulla libertà rielaborata in
musiche, letture, canzoni. Ed
ecco affiorare, con il procedere nella scaletta, le domande abbozzate e le risposte incomplete sui temi del male,
del dolore, dell’idolatria nel
tempo presente, della libertà,
il sogno di un mondo nuovo.
Si cantano scene dostoevskijane («Alesa») tratte da I
Fratelli Karamazov, pagine di
Isaia («Idolatria»), il salmo 69
(«Il bestemmiatore»j, le tentazioni del Deserto («Io»). C’è
spazio per un brano in inglese: è quello che reinterpreta
la leggenda del Golem, l’automa d’argilla di cabbalistica
memoria. La scaletta presentava anche i brani Un bava
leggera di vento (parte del cd
in uscita*). Tre Uomini e
«Ci s'ha» alla chiesa battista di Firenze. Da sin.: Gabriele De Cecco, Massimiliano Gambinossi, Alessandro Diliberto, Eu
Kaablam (già presente nel
primo album, La tarantola,
1997). Il pubblico segue attentamente anche grazie al
bbretto dei testi distribuito a
inizio serata. Presenti tra il
pubblico due membri del Csi
(Consorzio suonatori indipendènti), gruppo cult della
scena musicale italiana degli
anni 90, Francesco Magnelli
e Ginevra Di Marco, produttrice dei Ci s’ha.
La musica e il volume «picchiano», ma non sono di impedimento al coinvolgimento
e all’emozione. La chiave di
volta del viaggio, cioè la tappa che ha trasfigurato atmosfere, suoni e motivi, è stata
quella degli interventi dei
musicisti dal pulpito: la ten
sione alla libertà riletta alla
luce del desiderio (Alessandro Diliberto), dell’istinto
(Massimiliano Gambinossi) e
della fede (Gabriele De Cecco), intervallati dal basso e
dalla batteria elettronica di
Eu. È il momento della speranza che fa capolino, la musica diviene più solare, si
danza per la libertà (Libertà)
e per un mondo nuovo da sognare (Kaablam)
La musica dei Ci s’ha - definita «psichedelica» - è una
miscela suggestiva: nenie
dolcissime e lontane si alternano a chitarre a volte sferzanti, altre ancora melodiose,
il basso elettrico e percussioni danno ritmi sincopati,
quasi ipnotici, mentre le basi
elettroniche tagliano l’aria
creando atmosfere sospese
(grazie al computer e al Mixer di Simone Gambinossi).
Di colpo tutto diviene quasi
folk, con la chitarra di Massimiliano riconvertita in versione acustica. Salutano il
pubblico con una canzone
che è (come) un girasole.
Tante Susanne dagli Occhi
Neri: «Grande è il sole... ho
bisogno di sentirlo, grande
l’aria...ho bisogno di sentirla...sulle ossa indolenzite
dalla rabbia, per far finta di
chiudere gli occhi e di dormire, riposare, riposare».
(*) Ci s’ha: Tempi buoni. Il manifesto (ediz. musicali), prossima
uscita.
cor^hmti
L’Italia delle religioni
23-27 luelio 2002
Un viaggio attraverso le diverse tradizioni religiose presenti in Italia.
L’Italia è un paese sempre più variegato anche sotto il profilo religioso,
eppure di questo pluralismo di fedi, di tradizioni, di culture vi è scarsa
coscienza. Confronti organizza, per la seconda volta, questo seminario
itinerante, perché crediamo che soprattutto l'incontro diretto e personale con esponenti delle diverse comunità di fede possa aiutare a cogliere la complessità e la ricchezza del mosaico delle fedi in Italia. Il
gruppo sarà guidato da esperti qualificati.
Programma
Martedì 23 luglio
Visita della moschea di Roma
Partenza per Frasso Sabino; visita del monastero buddista theravada «Santacittarama» e incontro con i monaci
Cena e pernottamento a Firenze
Mercoledì 24 luglio
Visita della Sinagoga di Firenze e incontro con alcuni esponenti
della comunità ebraica
Trasferimento a Vallombrosa, visita dell’Abbazia e incontro
con monaci
Partenza per Modena
Trasferimento a Novellara: visita del tempio Sikh e incontro
con la comunità
Pernottamento a Modena
Giovedì 25 luglio
Partenza per Carcare (Savona)
Pranzo presso il monastero induista «Gitananda»
Visita del monastero e incontro con i monaci e le monache
Pernottamento in hotel a Cairo Montenotte
Venerdì 26 luglio
Trasferimento a Torre Pellice: visita del museo e di luoghi legati alla storia Valdese
Cena e pernottamento presso la foresteria di Torre Pellice
Sabato 27 luglio
Partenza per Torino
Incontro con la comunità ortodossa
Partenza per Roma
Ore 19.30 arrivo presunto a Roma
(Il programma non è definitivo e potrebbe subire variazioni)
La quota individuale di partecipazione è di 475 euro.
Per maggiori informazioni rivolgersi a Ufficio programmi dì
Confronti: tei. 06-4820503 fax 06 4827901; e-mail: programmi@confronti.net
Servizio rifugiati e migranti
Adesione alla Giornata
mondiale dei rifugiati
Il Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Srm-Fcei) ha aderito alla
Giornata mondiale dei rifugiati del 20 giugno. «Le chiese
evangeliche - si legge nell’adesione ufficiale del Srm - sono molto preoccupate per i
recenti sviluppi della politica
di asilo del governo italiano e
della legislazione che tenta in
tutti i modi di limitare il diritto alla protezione per uomini
e donne che fuggono da persecuzione e violenza. L’Italia
infatti non ha una legge specifica e completa d’asilo. Inoltre
le poche norme in materia,
comprese nelle varie leggi sull’immigrazione, non garantiscono il diritto d’asilo come
previsto nella Convenzione di
Ginevra e nella Costituzione».
Il Servizio rifugiati e migranti esprime preoccupazione in particolare per le misure restrittive attuate al mo
mento dell’arrivo del richiedente asilo sul territorio italiano, misure che prevedono
procedure di identificazione
(impronte digitali e sistemazione in «centri di identificazione») e di riconoscimento
dello status di rifugiato, che
non sempre sono rispettose
della dignità del richiedente
asilo e del suo diritto a poter
ricorrere contro una decisione negativa in merito alla richiesta di protezione.
«Come chiese evangeliche
- conclude il documento di
adesione diffuso dal Srm - riteniamo che una tale politica
non corrisponda a una cultura dell’accoglienza e di solidarietà con lo straniero perseguitato e in difficoltà. Riteniamo di dover stare vicino a
questi uomini e donne e di
dover intensificare, proprio
in questa fase, il nostro impegno per camminare accanto a loro». (nev)
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno ......................euro 18,08
Abbonamento sostenitore per l’interno...........euro 25,82
Abbonamento per l’estero .......................euro 20,66
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)...................euro 15,49
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali»
via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano - www.fcei.it
i—j
VENERDÌ 28 GIUGN02nn^. 0ER
La nostra
vocazione
oggi
lutazione del lavoro svolto finora e nella definizione delle
linee program*matiche per i
prossimi anni. Il dibattito, acceso solo a tratti (siamo più
d’accordo di prima e c’è più
consenso diffuso?, o dobbiamo cominciare a difenderci
da un appiattimento generalizzato e da un calo della tensione spirituale e dell’impegno?), ha manifestato un’intesa sia nella valutazione
dell’operato del Ce (approvato senza voti contrari) sia nelle indicazioni affermate dalle
delibere assembleari.
Le iniziative
di evangelizzazione
Di particolare rilievo, nella
mozione programmatica, pare la scelta di sostenere le iniziative di evangelizzazione
delle comunità locali; il coinvolgimento nel servizio ai minimi, con particolare rilievo a
coloro che soffrono la condizione di malattia, povertà,
carcere; l’impegno alla trasmissione dell’insegnamento
e della pratica della pace, della giustizia e della condivisione, secondo un percorso
tracciato dal Consiglio ecumenico delle chiese. Anche la
caratterizzazione del battismo italiano come realtà ecclesiastica pronta al dialogo
con altre espressioni di fede
ha consentito di riaffermare
con forza che la nostra vocazione trova risposta neH’irrinunciabile scelta interdenominazionale (che appare carica di un significato e di una
indicazione all’unità di cui
probabilmente non siamo
più ben consapevoli); nella
promozione della causa ecumenica; nella ricerca del dialogo interreligioso come leva
per scardinare l’idea, il concetto, la pratica della religione come strumento di aggressione e di violenza.
Le chiese etniche
prospettive della diaconia
evangelica. Come mantenere,
fermo il nostro impegno verso'
i minimi e reggere l’impatto
(che può essere devastante
per le nostre economie) della
gestione delle nostre' oper^
L’assemblea ha chiesto al Ce
un accurato monitoraggio
delle nostre opere per con-,
sentire tra un anno, in un’assemblea straordinaria, lavalutazione sulle possibilità di
prosecuzione, trasformazione;
0, al limite, di dismissioni
delle strutture esistenti. Il peso di questa decisione è parso .’
grave a tutti i delegati.
Ma guardando più da vicino la nostra realtà battista in
Italia e osservando che cosa
accade nei luoghi dove siamo
presenti, la sensazione che
l’assemblea ci ha dato e che
ci siamo portati a casa è che
sotto i nostri occhi, e a grande
velocità, alcuni avvenimenti
stanno cambiando l’Unione
battista nelle sue articolazioni
e nelle sue espressioni. Basti
pensare all’ingresso nell’Ucebi come membri aderenti
(una sorta di prova reciproca
di due anni), di altre sei chiese etniche minoritarie, che si
aggiungono alle ventuno già
presenti, e a quale impegno
umano e finanziario ormai
necessiti per sostenere la relazione fraterna con queste
sorelle e questi fratelli che
vengono da tutti i continenti.
Alcuni elementi di riflessione
sono sotto i nostri occhi: la
lingua, la dimensione teologica (spesso molto differente),
il costume, l’espressione della
propria spiritualità, la ricchezza dei doni, l’ecclesiologia. Il volume del lavoro con
queste realtà sta crescendo
esponenzialmente. La complessità della relazione ci appare sempre più nella sua ricchezza, ma ci chiama anche a
una faticosa rilettura di chi
siamo e di come la prima accoglienza non sia più la sola
risposta adeguata.
Anche la nostra vocazione
diaconale oggi appare messa
pesantemente in discussione
e in crisi dal mutato quadro
normativo e dal crescente peso economico che non siamo
più in grado di sostenere. Il
dibattito (questo, sì, acceso e
sofferto) ha generato una delibera cha chiama le chiese a
una riflessione seria e urgente
sul senso, sulle ragioni, sulle
La presenza attiva
delle donne
Ma, come in tutte le occasioni assembleari, anche stavolta torniamo a casa con un
arricchimento spirituale reciproco che dobbiamo comunicare e riversare sui nostri
fratelli e sulle nostre sorelle
che ci hanno chiesto di essere rappresentati. E questa',,
volta il più grande incorag-'
giumento è venuto dalle donne e dalla presenza giovanile.
Le sorelle del movimento
femminile battista che hanno
curato la parte liturgica e cultuale ci hanno regalato ima
testimonianza della loro fede
vivente, ci hanno condotto
attraverso canti e preghiere,
hanno predicato rEvangelo
con la forza e la sensibilità
che già conosciamo ma che,
in questa Assemblea, ha trovato una visibilità che prima
non riuscivamo a concedere.
Abbiamo toccato con mano i
doni di predicazione, di canto e di preghiera che il Signore ha elargito con mano generosa alle nostre sorelle (soprattutto alle più giovani). U
sorpresa nel vedere l’Assemblea condotta per mano sicura dalla nostre giovani nei
momenti liturgici ci ha accompagnato.
La nuova alba
che Dio fa sorgere
L’emozione nell’ascolto
della Parola predicata da sorelle di cui non si conosceva
neanche il nome e la provanienza ci ha detto ancora una
volta che il Signore non ha
mai smesso di occuparsi di
noi. E lo fa al di sopra dell
nostre debolezze e
stre chiusure mentali, o fotsaproprio per sovvenire a quaste. L’Assemblea ha risP°® /
con un ascolto e una
pazione intensa, ma ha int _____________ 1., '/-orna e 10
so sostenere la ricerca e
sforzo di chi deve fate
passo indietro e lasciare sp _
zio ai talenti che il
dona a tutte e tutti nouc
una delibera che invita
chiese alla ricerca di ogni
cumentazione relativa
alla.
storia delle donne nelle
stre comunità.
Di fronte alle nostre P
vertà, alla crisi economie i
la sensazione di non '
alla nostra poca fede, il .
saggio di speranza che P ^
essere condiviso totnun
casa e nelle nostre tealt
li è che alla mezzanotte
sordine, dell’ansia, del P
ra, segue ancora, per la P
evangelica che continu
bro. E
sere predicata, 1 fj,^gjgnore
mattino che il nostro
non smette di far sorger •
Stefano
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del Di
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Vita Delle Chiese
PAG. 13 RIFORMA
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Monteforte: Associazione battista della Campania
Battisti allo specchio
llovori del seminario concentrati sulla questione dell'identità
dna mongolfiera per simboleggiare il temo dell'evangelizzozione
MIMMA SATURNO
^ L
Sabato 1° giugno, nella
meravigliosa cornice del
Villaggio evangelico di Monteforte Irpino (Av) si è svolto
il consueto raduno organizzato dall’Associazione evangelica battista della Campania
(Abec), a cui hanno partecipa® fratelli e sorelle provenienti
da quasi tutte le chiese membro Essendo una bella giornata di prima estate,'! lavori si
5ono svolti all’aperto. Il relatore del seminario, pastore
Massimo Aprile, coordinatore
del Dipartimento di teologia
jeirUcebi, ha proposto un’animazione coinvolgente e articolata, a partire dalla quale i
presenti hanno riflettuto sulfidentità dei battisti, le sue
peculiarità e trasformazioni
avvenute nel corso dei secoli.
Bisognava immaginare una
mongolfiera a bordo della
quale ognuno vi poteva accedere portando con sé una sola parola che descrivesse
l'identità battista. Il primo
passo è stato, dunque, di
•guardarsi allo specchio» e
provare a dire chi siamo nel
nostro presente. Poi abbiamo
Il pastore Massimo Aprile
ripercorso le tappe della storia battista per riscoprire le
nostre radici; infine, lavorando con un po’ di fantasia e di
speranza, abbiamo provato a
dire che cosa avremmo voluto che caratterizzasse le chiese battiste italiane nel prossimo futuro.
Gli interventi sono stati
partecipati e numerosi, tanto
che essendo troppe le parole
da portare sulla mongolfiera
si è dovuto operare una difficile scelta. La mongolfiera,
infine, si è staccata da terra
portando a bordo il battesimo, il congregazionalismo, la
testimonianza, il canto, i ministeri femminili, l’unità nella diversità, la decima. Poi,
sospinta dal vento dello Spirito, la mongolfiera è volata
verso un futuro in cui l’evangelizzazione, l’accoglienza e
l’unità sono stati scelti come
segni particolari dell’identità
delle chiese battiste.'
Nel pomeriggio si è svolto il
culto con cena del Signore,
con la predicazione tenuta
dal pastore Emanuele Casalino. La liturgia, preparata dal
pastore locale Antonio Salvato, è stata arricchita da alcuni
canti accompagnati dai gruppi musicali di Fuorigrotta,
Torre Annunziata e di Casavatore, e guidati dall’animatore musicale Carlo Leila. La
piacevole giornata si è conclusa e tutti noi siamo tornati
a casa, forse, con le idee un
po’ più chiare su chi siamo,
ma soprattutto con la consapevolezza che il Signore e il
suo Spirito sospingono la nostra mongolfiera verso un futuro di impegno di testimonianza per la proclamazione
del Vangelo di Gesù Cristo.
L'esperienza dell'accoglienza a Palermo
L'antica vocazione del Centro migranti
AITONSO MANOCCHiO
[ ì IMMIGRAZIONE ha fatto
L tornare all’orizzonte dellastoria i grandi temi dell’emancipazione e della liberazione con un forte impulso
diemersione dalla palude
Ma secolarizzazione. Il pane, la salute e l’acqua sono diventati bisogni urgenti ed essemiali per milioni di persone, e migliaia e migliaia di uoininiecionne, soprattutto giovai, pensano die un mondo
rasi non è accettabile e credono che sia possibile costruirne
®o diverso e lottano per esso. Ci sono quasi due continenti alla deriva: tra di noi vivono tante persone, che ci
portano l’eco di questi enorproblemi.
C’è chi fugge per paura e
per fame: ma tutti portatone! petto il sogno del ritorno nella loro terra riscattata e
Mtinata a migliore futuro,
ono donne, tante nel 1990
f quando il Centro Migranti
ij. iviigic
“Palermo (allora Centro ìm®'Etati) iniziò l’accoglienza,
e lasciano il marito e la fa. in Ghana, in Nigeria o
■sole Mauritius e vengono
jeteare lavoro, impiegate
'‘Sradino più basso del
reato di lavoro. Qui, da
jjf’Sud dove le industrie
titano, migliaia di immiI, sono collaboratori o col» domestici o assijj J nelle case malati croni[j /Risone anziane. LavoH ° oltre dieci anni in
■ ° u questa gente non ci
te re ®i't'°rti della loro menPetdeHÌ"®'®- vengono
^'^tiininale
pgfi^l'ttquere i tanti togolés!
quali abbiamo imposta.°uinrida di asilo e sePer non arrivano
gpVvurtire le nostre leggi
Usi, ivoriani o persone
(•¿ài.-'“*"'''
niente vengono da noi
lo ® fiuando lo trovano se
por la ricerca di un
Henm^^'^uno, perché al moie uui la loro situazio
si affrB??”'*ua lo permetterà,
nano a chiedere il ri
familiare.
ion nel nostro paese
lta(ji^o^j°®''nrnre le nostre
t»stm
_ vj cambiare i nostri
*’ perché molti e mol
te, dopo il lavoro, raggiungono il nostro Centro, come
tanti altri, per apprendere la
lingua italiana, per informarsi e discutere intorno ai vari
sistemi (scolastico, giudiziario, tutele ecc.), che compongono l’assetto della nostra
società. In questo servizio c’è
stato un forte scambio interculturale, di cui sono testimonianza un innario liturgico di canti africani, in uso
presso la comunità metodista-valdese della Noce di Palermo, e due libri di fiabe raccontate da immigrati.
Per le oltre 20 persone al
giorno, che mediamente varcano la soglia del Centro migranti bisogna essere pronti
all’ascolto e a iniziare per ciascuna un percorso assistito
(studio legale, medico di base, presidio ospedaliero, questura ecc. ) per la difesa e il
godimento dei diritti, che le
nuove norme metteranno a
dura prova ai limiti della costituzionalità. Mettersi in rete
in questo frangente è un atto
d’amore verso i minimi. Altre
iniziative sono parte nel cassetto, parte all’attenzione del
gruppo di lavoro del Centro
migranti.
L’inserimerito della popolazione immigrata nella nostra società è un valore importante e sotto certi aspetti
rigenerante per essa. Il Centro migranti per la sua parte
si studia di perseguirlo mediante tutto un settore informativo, che va dalla rubrica
radiofonica fissa «Spazio
aperto» presso l’emittente locale della chiesa Awentista al
periodico «Migrazioni-Migrations» delTAssociazione siciliana emigrati e famiglie, con
la quale il Centro collabora in
varie iniziative. Seguire i problemi migratori è sempre stata la «vocazione» della Chiesa
metodista di Palermo da fine
’800 in avanti con l’invio di
pastori in Usa e Canada al seguito di suoi membri di chiesa al Centro migranti di oggi
passando per il Centro emigrazione siciliana in Europa
degli anni 60-80 del secolo
scorso. Il lavoro di oggi, di cui
ho dato rapidi accenni, è tutto sulle spalle di poche persone, in maggioranza volonta
rie. Non c’è dubbio che esso
va consolidato e arricchito
per far la sua parte nella risposta al movimento odierno
di popolazioni, che certamente sarà di lunga durata e
assumerà un considerevole
spessore sociale, di cui bisogna saper cogliere tutte le implicazioni per favorirne l’evoluzione in positivo così da
battere il vento di intolleranza e xenofobia che soffia
sull’Europa.
M Barletta
Una famiglia
che si amplia
LINDA LANOTTE
«In Cristo sono rinato, non
sono più condannato, vivo
nella grazia del Signor». Queste semplici parole possono
ben raccontare cosa è accaduto domenica 2 giugno 2002
nella chiesa evangelica battista di Barletta. Chi scrive è
una ragazza che da poco ha
conosciuto la realtà delle
chiese battiste e ne è rimasta
entusiasta. Mi sono sempre
chiesta: perché si chiamano
«battisti»? Il nome «battisti»
deriva proprio dal fatto che le
comunità di questa denominazione praticano il battesimo per immersione dei credenti. Le chiese battiste sono
una famiglia di credenti
pronta ad accoglierne di nuovi, proprio come è successo
per Franco e Angela che hanno dato la loro testimonianza
battesimale lo scorso 2 giugno. In questa «nuova vita»,
Uluminati dallo Spirito Santo,
hanno colto il vero.valore di
vivere nella grazia di Dio.
Per chi vive una realtà diversa da quella dei battisti è
alquanto strano vedere battezzare due persone ormài
sposate e mature. Ma adesso,
avvicinandomi a questa nuova realtà, riesco a capire di più
il significato profondo che è
dietro a questi gesti di testimonianza. Mi risuonano ancora negli orecchi le parole
del pastore David MacFarlane
mentre battezzava nel nome
del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, e riesco ancora
a vedere gli occhi di Franco e
Angela colmi di lacrime, avvolti da un’espressione del viso mai vista prima. Consapevoli di ciò che stava accadendo, tutti i presenti hanno percepito il desiderio dei due
battezzandi di camminare
con il Signore. La mia umile
preghiera è che lo Spirito Santo possa per sempre vegliare
su loro e su tutti coloro che
amano, servono il Signore e
che osservano le sue leggi.
Chiesa valdese di Torino
Un'assemblea per
il rinnovamento del culto
Un’ottantina di membri
elettori, martedì 11 giugno,
hanno vivacemente discusso
e approvato la Relazione annua predisposta dal Concistoro chiedendo di dar vita,
prossimamente, ad alcuni incontri seminariali sulla questione del rinnovamento della liturgia, su quella del confronto con le giovani generazioni e sulla questione di una
razionalizzazione delle numerose attività che rischiano
sovente di accavallarsi: fare
meno iniziative, culturali,
musicali e di confronto su temi sociali, ma meglio pubblicizzate e scandite nel tempo.
Nella stessa assemblea si è
proceduto alla rielezione degli anziani del Concistoro,
Emanuele Bottazzi, Lido Cavaglià, Carlo Valentinuzzi, e
alla elezione di tre suoi nuovi
membri: Catherine Chiavia e
Stefano Sanasi {zona corso
Vittorio), Gianfranco Baldi
(corso Principe Oddone) e
Raffaella Lo Grasso (Lingotto). Nella precedente assemblea erano stati nominati anche i delegati alla Conferenza
distrettuale (Catherine Chiavia, Salvatore di Pasquale e
Giampiero Salmasi) e i deputati al Sinodo (Eugenia Ferreri e Andrea Quaggiotto).
Infine la domenica di Pentecoste abbiamo avuto la gioia di accogliere dodici nuovi
membri di chiesa. Ecco i loro
nomi: Miriam Gamarra, Gerardo Fatibene, Luigi Migliardi, Marta Felline, Francesca Furciniti, Tiziana Lamura, Antonello Neirotti, Luca Pinardi, Monica Pomero,
Giorgia Trivero, Federico
Vercellone, Cristina Zaniolo.
AGENDA
29
FIRENZE — Alle 18, al Centro culturale protestante «P. Martire Vermigli» (v. Manzoni 19/a-21), il prof. Paolo Ricca parla
sul tema «Il cristianesimo aH’inizio del nuovo millennio, tra
incontri e scontri di civiltà». Modera il past. Raffaele Volpe.
30
giugno
MILANO — Dalle 18 alle 24 all’IdroPark in zona Tribune
Idroscalo (uscita tangenziale Est Linate) si tiene il primo Gospel Festival «Pane per Betlemme» con la partecipazione dei
migliori gruppi gospel italiani e stranieri, in solidarietà con le
zone della Terra Santa. Presenta Marco Baldini.
MEANA DI SUSA (To) — Alle 17, nella chiesa battista, presentazione delle memorie dèi past. G. Scrajber «Presenza
evangelica battista a Meana», relatore Giorgio Bouchard.
30 giugno - 8 luglio
:
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene il campo cadetti sul
tema «“Survivors” - Isola di madre natura». Per informazioni tei. 055-8652001. E-mail: cares@centroin.it.
6 luglio
MEANA DI SUSA (To) — Alle 21,15, nella chiesa battista,
terzo concerto della rassegna concertistica «Il giglio» promossa dall’Associazione «Amici della musica», con partecipazione delTAccademia San Felice di Scandicci (Fi).
8-12 luglio
TORRE PELLICE — Nei locali del Collegio valdese si tiene il
corso di aggiornamento «Protestantesimo ieri e oggi - Il Novecento, parte II». Fra i relatori Paolo Naso, Jérôme Göttin,
Claudio Tron, Aldo Comba, Mario Miegge, Daniele Bouchard. Per informazioni Centro culturale valdese, tei. 0121932179; e-mail: centroculturalevaldese@tin.it.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DALLE CHIESE
PRAMOLLO — L’assemblea di chiesa di domenica 16 giugno
ha designato Davide Ollearo quale nuovo pastore.
VILLASECCA — Ringraziamo Emidio Barus, vicepresidente
del Concistoro, che ha presieduto il culto del 9 giugno in
sostituzione del pastore impegnato alla Conferenza.
SAN GERMANO — Il 20 giugno abbiamo partecipato al funerale di Enrico Balmas. Ai familiari ricordiamo la parola
evangelica: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non
camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Chiesa valdese di Villasecca
La sorella Emma Colonna
Venerdì 14 giugno abbiamo
salutato, nel tempio di San
Germano, la nostra sorella
Emma Colonna ved. Rostagno, che ci ha lasciati all’età
di 96 anni. Da alcuni anni era
ospite dell’Asilo di San Germano ma la sua persona restava viva fra noi, non solo
per il suo privilegio raro di essere la madre di due pastori e
di un terzo figlio il cui ruolo
nella nostra società è espressione di un modo diverso e
validissimo di vivere la vocazione cristiana. Resta viva fra
noi la sua personalità anche
per il ricordo della sua partecipazione ai culti deU’Unione
femminile, per l’ospitalità con
cui per un periodo ha accolto
in casa sua le riunioni quartierali del villaggio dei Trossieri. Resta viva la sua presenza per chi, recandosi in visita,
poteva far tesoro ogni volta
del suo itinerario spirituale,
dall’eredità ebraica alla fede
evangelica. L’abbiamo salutata sapendo che, «per fede» riceviamo da Dio solo una testimonianza buona che dà valore autentico alla nostra vita
presente e futura.
Chiesa valdese di Aosta
La sorella Pierina Monaya
Pierina Monaya, nata Barmasse, ci ha appena lasciato.
Ciao Pierina, la tua comunità
valdese di Aosta ti saluta. Hai
cantato fino aU’ultimo, anche
in ospedale, quando pure ti
mancava il fiato; cantavi con
chi era vicino a te e le persone che passavano nel corridoio capivano che non era
un canto qualunque, era il
canto della tua fede, era il tuo
modo di testimoniare: «Mi
prendi per la mano Signor
Gesù». Hai provato per tutta
la vita a testimoniare, hai
evangelizzato con le tue ri
sorse: piccola semplice donna, ricca di comunicativa.
Sempre presente nella vita
della chiesa vicino a Carlo,
hai dato esempio con la tua
generosità e hai saputo essere ospitale nella tua casa, fino ad accogliervi e accudirvi
persone sole e bisognose. Sei
nei nostri cuori, Pierina, col
tuo viso sereno, con la parola positiva scevra di giudizi,
pronta a scusare gli errori
del tuo prossimo. Ripetiamo
con te le parole del Salmo:
«L’Eterno è la mia forza e il
mio cantico».
Regala
un abbonamento a
14
PAG. 14 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 28
giugno 2djj
SCONTRO TRA I
POTERI DELLO STATO
DOMENICO MASELLI
Uno stato moderno è veramente democratico quando in
esso si realizza pienamente la
divisione tra i poteri legislativo,
esecutivo e giudiziario e quando
i mezzi di informazione possono
esercitare liberamente la propria funzione di controllo e di
divulgazione delle notizie. È
proprio questo complesso sistema di autonomie che, oggi, pare
essere in crisi. Non dovrebbero
esserci problemi nei rapporti tra
potere esecutivo e legislativo,
data la grande maggioranza di
cui gode l’attuale governo in entrambe le Camere. L’opposizione non ha possibilità di incidere
sulle scelte governative se non
quando vi siano
dissapori tra le
forze che com- ¡¡^ HqHq ^ ¡f
pongono la Casa
deue libertà. Ciò sistemo dì autonouiie
nonostante, il
pimo ministro ¿/e/ DOteH leoislativO,
ha cercato spes
esecutivo, giudiziario
so di evitare il
dibattito parlamentare e ha accusato la minoranza di non ri- ®™*™“**
conoscere i suoi meriti e di avere
posizioni preconcette. Diamo atto al presidente Casini di essersi
fatto interprete, più volte, dei diritti del potere legislativo.
Ho l’impressione che 50 anni
di democrazia non siano bastati
per far capire agli italiani che il
Parlamento è il presidio delle libertà di tutti. Mi preoccupa che,
per ragioni varie, tra cui U costo
delle campagne elettorali, i ceti
meno abbienti siano scarsamente rappresentati nelle Camere. Non credo vi sia più né un
operaio né un contadino e, forse, neppure un impiegato, categorie ben presenti, specie neUe
file socialiste, nei primi 20 anni
del Novecento. L’esecutivo, forte della sua maggioranza, ha imposto la sua volontà al legislativo nella legge sulle rogatorie internazionali, in quella sull’immigrazione e nelle nomine dei
vertici Rai, nonostante l’opposizione di Casini. Anche la magistratura sembra dimenticarsi,
talora, delle prerogative parlamentari quando sottopone deputati e senatori a illegittime intercettazioni, come è recentemente avvenuto in Basilicata.
L’intromissione dell’esecutivo è stata più grave che mai sulla Rai, dal momento che non solo Berlusconi ha pesantemente
interferito sulle nomine del Cda
ma, dalla Bulgaria, ha indicato
in Biagi, Santoro e Luttazzi personaggi indegni di tenere programmi nel servizio pubblico
e dello stampa
tava di un’opinione personale,
ma ora si apprende che i personaggi indicati non sono previsti
nel prossimo palinsesto invernale. È scesa, così, un’ombra cupa sull’informazione pubblica,
tanto più che Berlusconi, oltre a
essere il primo ministro, è il
proprietario del maggior net
work italiano. È così giganteggia
il pericolo del conflitto di interessi. Si poteva approvare una
legge ad hoc durante i governi
di centro-sinistra? Difficile, con
uno scarto di 5 o 10 voti!
L’esecutivo, inoltre, accusa alcuni giudici di fare un uso politico del loro potere e tenta, ora,
di aggirare l’ostacolo con leggi
‘•I'® ridurrebbero
seriamente l’indipendenza della
magistratura.
L’Associazione
nazionale magistrati ha risposto
proclamando lo
sciopero. Certo
non tutto funziona nelle aule dei
nostri tribunali.
Processi penali e
civili troppo lenti, preoccupanti
fughe di notizie quando vi dovrebbe essere il segreto istruttorio determinano un giustificato
malcontento; ma il rimedio proposto sarebbe peggiore del male. I cittadini italiani sono certamente riconoscenti ai pool di
Milano e di Palermo per la loro
lotta contro corruzione e mafia.
Risuona ancora, nelle orecchie e
nei cuori, il «resistere, resistere,
resistere» dell’ex procuratore
generale di Milano, Borrelli.
Lo sciopero della magistratura, però, ci appare un atto grave,
non per il fatto in sé, ma in
quanto dichiarazione che un potere deUo stato si sente minacciato nelle sue prerogative essenziali. D’altra parte, l’atteggiamento imparziale dei giudici
di Napoli e di Genova di fronte
ai maltrattamenti seguiti alle
manifestazioni popolari del
marzo e del luglio scorsi fanno
capire quanto tutti debbano essere grati all’indipendenza del
potere giudiziario coadiuvato
da una informazione ancora libera. Finché magistratura e
stampa potranno agire senza
condizionamenti, l’Italia sarà
un paese democratico e civile.
Ma fino a quando potremo fruire di questa residua libertà? Intanto il ministro del Welfare,
non contento di avere isolato la
Cgil, tenta di procurarsi le liste
dei partecipanti allo sciopero. È
in pericolo un altro diritto fondamentale dei cittadini attra
televisivo. Si è detto che si trat- verso le liste di proscrizione?
L DH.Í.E ^1.1.1 VM.I)ES1
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pone, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 25 del 21 giugno 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19 giugno 2002.
2002
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
La legge olandese commentata in un libretto Claudiana
L'eutanasia in Olanda
Pochi conoscono questa legge rigorosa e responsabile. Ma oltre agli
aspetti giuridici e medici le chiese devono occuparsi di quelli spirituali
ALBERTO TACCIA
Bene ha fatto la Claudiana a pubblicare il testo
della legge olandese modificativa di alcuni articoli del
Codice penale in riferimento
air«interruzione della vita su
richiesta e dell’assistenza al
suicidio»'. Legge esaltata e auspicata da alcuni come segno
di civile progresso e da altri
esecrata e respinta come segno di incivile regresso.
Edmund e Miranda sono
due innocui coniugi albanesi, residenti da anni in Italia, il cui permesso di soggiorno è scaduto e non è stato rinnovato dalle autorità.
Poiché i loro due bambini
frequentano con profitto le
scuole elementari di Ancona,
i genitori hanno chiesto l’autorizzazione a rimanere in
Italia, fino a compimento
delle scuole elementari dei figli. Autorizzazione concessa
dal tribunale dei minori di
Ancona sulla base della legge
Turco-Napolitano la quale
consente (cito la legge) «di far
rimanere in Italia i genitori di
bambini qualora vi siano giustificati motivi connessi allo
sviluppo psicofisico e alla salute dei minori».
Tutti sanno che le nostre
scuole elementari sono delle
l’unità di cure palliative all’Ospedale universitario di Parigi. In un secondi libro dal titolo significativo Nous ne
nous sommes pas dit au revoir, anche in questo caso banalmente tradotto in «La dolce morte»^ viene affrontato
con serenità e umanità il problema dell’eutanasia.
Eutanasia di fatto
Una legge rigorosa
Intanto, al di là delle diatribe ideologiche, la conoscenza
del testo della legge contribuisce a valutare positivamente
la cautela e il grande senso di
umana responsabilità che
stanno alla sua base. Le rigorose condizioni poste per la
sua applicazione consistono
innanzitutto nel rispetto della
volontà del paziente che deve
essere più volte espressa in
modo inequivocabile; in seguito deve risultare con altrettanta chiarezza la situazione
di sofferenza insopportabile e
senza prospettivè di miglioramento. Il medico, accertate
queste condizioni e dopo essersi confrontato con colleghi
indipendenti, potrà agire applicando i più rigorosi criteri
di diligenza, prudenza e perizia. Il testo della legge è integrato da risposte a ben 18 domande che possono essere
formulate in relazione alla delicatezza della problematica
affrontata. Inoltre il libro è
corredato da documenti della
Chiesa evangelica d’Olanda,
della Chiesa valdese e da puntuali commenti dei pastori
Ricca, E. Geme e Becchino.
Lo scrupolo con cui la legge
viene applicata si può desumere dall’elevato numero di
richieste di eutanasia non accolte e dal relativamente basso numero di situazioni in cui
la legge può trovare legittima
applicazione. Il punto di partenza è che il paziente non
gode del diritto di eutanasia e
che il medico non è obbligato
a praticarla. L’eutanasia non
dovrà mai diventare un intervento di routine, ma riguardare «casi limite» per i quali possa essere dimostrata l’inefficacia di ogni altro intervento.
Un discorso favorevole all’approvazione di una tale
legge non può tuttavia non tener conto di alcuni elementi
problematici. Alcuni sono segnalati dalla nota psicoioga e
psicoterapeuta francese Marie De Hennezel, ben conosciuta anche da noi per la
pubblicazione del libro La
mori intime, poco correttamente tradotto «La morte
amica»", in cui descrive le sue
toccanti esperienze nella pratica dell’accompagnamento
dei morenti esercitata nel
Con esplicito riferimento
alla situazione olandese l’autrice documenta come, a dispetto della legge, sia elevato
il numero non registrato di
casi in cui l’eutanasia viene
praticata senza l’esplicita manifestazione di volontà da
parte del paziente. Questa
viene a volte «presunta» a
causa del fatto che il soggetto
non è più in grado di esprimerla, oppure non viene richiesta ritenendo sufficiente
10 stato terminale del malato,
spesso con l’assenso della famiglia, impreparata a veder
soffrire il proprio congiunto e
l’approvazione del medico
che tende a considerare positivamente la rapida soluzione
di un problema che rischia di
prolungarsi oltre il previsto.
Viene così meno il rispetto
dell’autodeterminazione del
soggetto considerato, secondo la legge, elemento primario per la legittima applicazione della procedura di eutanasia. Le percentuali riguardanti
questo fenomeno sembrano
così alte al punto di determinare il sorgere di una associazione di matrice protestante
composta da circa 60.000 persone le quali richiedono esplicitamente di non subire
interventi di eutanasia senza
11 loro consenso nella fase terminale della vita. Viene inoltre rilevato il rischio che l’eutanasia legalmente autorizzata diventi una scorciatoia che
risparmi al medico di ricercare con maggiore impegno soluzioni alternative e alle famiglie un lungo periodo di faticosa assistenza.
La legge olandese prevede
casi di obiezione di coscienza
da parte di medici e infermieri. Questa situazione rischia di
causare difficoltà nel rapporto
con pazienti eventualmente
disposti a richiedere interventi di eutanasia. Una legge analoga che fosse approvata nel
nostro paese vedrebbe, presumibilmente, un alto numero
di obiettori di coscienza, ciò
che metterebbe in difficoltà
medici «con licenza di uccidere», i quali vedrebbero guardati con qualche sospetto da
parte di degenti. Eppure l’eutanasia, in circostanze di grave necessità nelle quali la
morte può essere considerata
condizione migliore di una vita non più sopportabile, non
può essere del tutto esclusa
anche se, come osserva un
medico citato da Hennezel,
deve rimanere una «trasgressione». Il medico che la compie in stato di grave necessità
non deve cercare una copertura giuridica che rischia di
innescare una serie di interventi discutibili ai limiti della
legge, ma autodenunciarsi alla magistratura.
Un primario dell’unità di
cure palliative afferma che su
15.000 degenti ricoverati
dall’apertura dell’unità nel
1987, solo 15 di essi hanno
mantenuto la richiesta di eutanasia. Le cure palliative non
si propongono il caso limite
della soppressione della vita
ma, rispettando il diritto di
morire, tendono a rimuovere
ogni ostacolo che inutilmente
ritardi un processo di morte
che invece deve essere gradualmente assecondato e favorito fino all’estinzione finale. Il metodo sta nell’applicazione di una astensione terapeutica per quel che concerne
cure attive di mantenimento e
nell’accentuazione della somministrazione di analgesici,
provvedendo nel contempo al
contenimento di sintomi negativi a livello fisico e assicurando adeguato sostegno psicologico e affettivo, in ambiente familiare, da parte di
parenti o persone preparate.
L'aspetto spirituale
L’aspetto spirituale può diventare rilevante in una relazione d’aiuto che non può
esaurirsi in un unico incontro, ma che deve essere in grado di riaffermare gli elementi
della fiducia, della salvezza,
della grazia, del perdono e
della riconciliazione che non
coincidono più con la guarigione, ma ritrovano la pienezza del loro senso nella prospettiva della fede.
Il problema di fondo su cui
la comunità dei credenti deve
misurarsi (si veda'') non sta
tanto negli aspetti clinici, per
quanto importanti, né sugli
aspetti giuridici nella contrapposizione a favore o contro una legge, ma sulla riconsiderazione globale del senso
della vita e della morte.
(1) Eutanasia. La legge olandese e commenti, a c. di Paolo Ricca. Torino, Claudiana, 2002.
(2) Marie de Hennezel: La morte amica. Lezioni di vita da chi
sta per morire. Mi, Rizzoli, 1996.
(3) id.. La dolce morte, il diritto
di morire con dignità. Sonzogno,
2002 (sullo stesso tema: G. Dworkin, R. Frey, S. Bok, Eutanasia e
suicidio assistito, prò e contro. Ed.
di Comunità, 2001).
(4) Bioetica, aborto, eutanasia, a c. di Gruppo di lavoro sui
problemi etici posti dalla scienza
nominato dalla Tavola valdese
nel 1992, Torino, Claudiana,
1998. 11 testo riguardante l’eutanasia è riportato per intero sul libro di cui alla n. 1.
r'äJ'JJJajjü jíiJlliJíÜ
PIERO bensì
buone scuole, forse non le migliori del mondo, ma certamente fra le migliori e le più
formative. Togliere due ragazzi di terza e quarta elementare
e obbligarli a frequentare una
scuola con una lingua diversa,
un alfabeto diverso, significa
certamente collocarli su un
terreno culturalmente e psicologicamente traballante.
Questo avevano ben capito i
giudici di Ancona. Ma non
l’hanno capito i giudici di
Cassazione, che hanno rigettato la richiesta e rispedito la
famigliola in Albania. Una famiglia che non aveva mai recato disturbo a nessuno. È
una minuscola prova di quella corrente xenofoha che sta
invadendo l’Europa ed è rappresentata in particolare dai
governi di Italia, Spagna e
Gran Bretagna. Un fattore
molto penoso e negativo.
vener
m SUI giMnàlì^
Otto per mille
Il quotidiano economi
dedica una pagina (3 gt
gno) ai soggetti religiosi c
partecipano alla ripartizij
ne dell’otto per mille (ina
tale 56 milioni di euro
Vengono descritte in brevi
note le destinazioni stabilii
da chiese avventiste, As
semblee di Dio, Unione del
le chiese valdesi e avventi^
ste. Chiesa luterana, Unioi®
delle comunità ebraiche e,
Chiesa cattolica. In partico*,
lare, per le chiese valdesi è
metodiste si dice che «il radicamento secolare della
Chiesa valdese nella regione
subalpina, soprattutto nelle
valli Chisone e Pellice, fa sì
che nella provincia di Tori-l
no siano presenti parecchie!
comunità, molto attive sul
territorio». Segue l’elenco:
dei più importanti progetti
finanziati e, a fianco, una
descrizione del Centro diagnostico dell’Ospedale di
Torino: «Una vecchia casa
di ringhiera (...) alle spalle
della stazione di Porta Nuova», scrive Mauro Fresco, E
più avanti; «Anche grazie al
soldi derivanti dall’otto per
mille quella vecchia casa è
stata trasformata in un centro diagnostico e ambulatoriale di prim’ordine, annesso all’Ospedale evangelicovaldese liberando così, nella
sede storica del nosocomiO;
spazi che saranno ristruttu-v;
rati per i reparti di degenza
e le sale operatorie».
AA«nire
I nostri fratelli maggiori
Nel riflettere sulla Giornata della cultura ebraica pre-'
vista il 16 giugno, lo scrittore Eraldo Affinati affrontali
rapporto delle chiese cristiane con gli ebrei (13 giugno), e scrive «Se poi calibriamo il discorso in senso'
religioso, allora davvero
dobbiamo capire di occupa-'
re un terreno comune. "Chi
non alza la voce in favore
degli ebrei non può cantare
il gregoriano”, disse una:
volta il celebre pastore prò-'
testante Dietrich Bonhoeffer, caduto vittima di Adoll
Hitler poche settimane prima della fine della seconda
guerra mondiale. Con quella frase, tanto forte quanto
radicata nel pensiero teologico, l’eroico resistente tedesco intese sottolineare le
profonde radici ebraiche
delle stesse chiese cristiane,
una consapevolezza,
tro saldamente inscritta nel
“Vangelo di Paolo” (Lettera
ai Calati 2, 15-16)? Seconde
tale prospettiva, chi attacca
gli ebrei oltraggia il fratello:
ecco la ragione per cui lo
sterminio industriale de^
ebrei voluto dal Führer riguarda non solo le vittime
ma tutti noi».
Í
Mi
«Sì
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Cgil. Al
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(Rubrica «UnfattO’ un
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onda domenica 23 giugno)
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Sono in corso le prove di maturità
Tempo di esami
Sono iniziati mercoledì gli esami di maturità per gli studenti delle scuole superiori. Un esame che coinvolge alcune centinaia di studenti in tutto il Pinerolese e che vede da
quest’anno la grossa novità della presenza di un solo commissario esterno nella commissione che valuterà l’esito delle
prove. Maggiore collegamento, dunque, con gli insegnanti
che hanno seguito gli studenti per tutto il corso. Ma i momenti di paura non sono mancati neppure quest’anno, tra
l’incertezza per i temi da affrontare nelle prove scritte decise
a livello ministeriale e l’emozione di una prova comunque
impegnativa. Gli scritti prose^ono questa settimana e, dopo
le correzioni degli elaborati, si passerà ai colloqui orali.
Una riuscita festa lunga due giorni
Prarostino in fiore
Sono stati due giorni di festa e di incontro quelli di sabato e
domenica scorsi per i prarostinesi. L’occasione è stata la manifestazione «Prarostino in fiore» giunta alla sua nona edizione.
Novità di quest’anno l’abbandono del carattere competitivo
della manifestazione con le diverse borgate che non si sono più
misurate per avere il titolo di realizzatore della composizione
più originale; il tutto, hanno evidenziato gli organizzatori, per
sottolineare il momento di incontro e di festa della manifestazione. Risultato: è stato numeroso il pubblico che ha partecipanto sia al sabato che alla domenica dedicati ai fiori e in molti
hanno anche approfittato dell’occasione per visitare il nuovo
museo della viticoltura prarostinese inaugurato recentemente.
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Anche nel Pinerolese le statistiche sui più gravi incidenti degli ultimi anni sono allarmanti
Troppi infortuni sul lavoro
Il totale di 4.000 casi l'anno non comprende quelli con prognosi inferiori e tre giorni Escluse
molte situazioni non dichiarate al pronto soccorso, occorre maggior sicurezza degli impianti .
MASSIMO GNOME
STAZIONARIO» per
rinail, «preoccupante» secondo il Dipartiinento ambiente della
Cgil. Anche nel Pinerolese il bilancio degli infortuni sul lavoro è da batta{lia campale. Le cifre parlano da sole: 4.000 casi
opti anno, dal 1999 a ogji,Edal conteggio sono
escluse le franchigie, cioè
p infortuni con prognosi
inferiore a tre giorni, le
malattie professionali e
tutti quei casi, «tantissimiiper la Cgil, che non
vengono comunicati dal
tento Soccorso o dagli
stessi lavoratoli. «I dati
degli infortuni che arrivano all’ospedale non vengono spediti regolarmente-spiega Rocco lacoviteche dall’inizio dell'anno è responsabile della materia per la Cgil di
teerolo - e così molti casinon sono registrati».
, Snidato complessivo
atciderebbero soprattutto! Comuni industriali
della pianura, come Beittasco, Orbassano, Pios*asco e Rivalla. «Inoltre giunge Marco Maniaci,
'’iodirettore della sede
’itale Inail di Pinerolo jjon bisogna dimenticare
decreto legislativo 38
612000, che ha aggiunto
e cifra totale nuove ca«gorie di lavoratori tutei dirigenti, i la»tori agricoli e le col. '’i.tztnni coordinate e
“"’’"uative; ora sono
Mempiati anche gli inditi in itinere, per
«tpio nel tragitto fra
lavoro». Così, il
degli inci
cnm “tminuito. Resta
pesante il
^teggio dei lavoratori
tjti uccisi in incidenaila!, , ^1 1999, si sale
200i”m
- ■,t'tai primi mesi di
Euesf
anno siamo già a 3
tortali.
'^^ORMAGIOVANI
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Partigiani
tei *^'ovanni
0121 -902603
Adolescenti
ihi^cje°|Ì°9tarsi sui te
- "®.la vita affettiva, i
Per TInail il settore più
a rischio nel Pinerolese è
il metalmeccanico. La
Cgil punta il dito contro
macchinari e sostanze
nocive utilizzate in azienda la cui pericolosità non
viene segnalata ai rappresentanti dei lavoratori
per la sicurezza (Rls).
«Non si fa prevenzione tuona Rocco lacovino - e
la situazione è molto
brutta. Si registrano decine di infortuni con amputazione, in aziende che
vanno dalla Corcos alla
Caffarel». Il problema dei
prodotti tossici è particolarmente grave. «Nel Pinerolese - continua lacovino - ci sono resistenze
incredibili: contravvenendo al decreto legislativo 626 del 1994, i datori di lavoro non forniscono agli Rls la documentazione che comprende le
schede di sicurezza e la
valutazione dei rischi,
che va compilata in base
alla mansione. Spesso le
aziende si trincerano dietro il segreto industriale
sostenendo che non possono diffondere le schede
tossicologiche: eppure
esiste una specifica circolare ministeriale, la n. 40
del giugno 2000 che lo
prevede». Il settore più
pericoloso è la galvanica,
«dove - denuncia lacovino - sono utilizzate sostanze cancerogene». È
una situazione che riguarderebbe il gruppo
Skf, la Gts di Airasca e al
tri soggetti minori. Alcuni
casi sarebbero particolarmente gravi anche per
l’ambiente circostante e
lacovino cita il caso di
due fabbriche «a rischio»:
la Gemini di Cumiana e
l’Annovati di Luserna.
Ma i problemi, secondo la Cgil, non finiscono
qui. Per la sicurezza dei
lavoratori «non bastano i
dispositivi di protezione
individuale - afferma lacovino - il problema è alla fonte. Per esempio: bisogna attenuare il rumore e non fornire delle cuffie. Inoltre nei luoghi di
lavoro non c’è preparazione ai fondamenti di
primo soccorso». Quali
sono le categorie di lavoratori più a rischio? «La
stragrande maggioranza
degli infortuni - rileva lacovino - colpisce i ragazzi con contratti ^"precari”
e soprattutto quelli provenienti dalle agenzie interinali». In questi casi il
periodo di formazione è
ridotto all’osso: «per un
"contratto" di un mese,
due giorni di prova e poi
via, si fa parte della squadra». Inoltre bisogna aggiungere che, anche nel
Pinerolese, denuncia la
Cgil, «molti casi di infortunio non vengono registrati perché le aziende
contattano i lavori infortunati e li pagano perché
non facciano denuncia.
Ma non sarebbe meglio
fare prevenzione che pagare successivamente?».
Sono in arrivo fondi regionali
Escartons
e valli valdesi
Le valli valdesi, insieme all’Alta vai Susa, hanno un leader. Con una
determina del dirigente
del settore Economia
montana e Foreste della
Regione Piemonte del 20
giugno, è stata approvata
la graduatoria dei progetti «Leader +»; come è
noto le Comunità montane vai Pellice, valli Chisone e Germanasca, Alta
vai Susa, più alcuni Comuni confinanti (per il
Pinerolese San Secondo,
Prarostino, San Pietro vai
Lemina) avevano redatto, coinvolgendo un gran
numero di enti e società
private, un progetto denominato «Escartons e
valli valdesi, uomo e natura nel paesaggio alpino». Ebbene al termine
della valutazione il progetto Escarton è risultato
secondo su 15; 8 progetti
sono stati finanziati e
dunque anche quello che
riguarda il nostro territorio. Dall’Unione europea
e dalla Regione Piemonte
arriveranno in tutto 18
milioni 240.000 euro per
gli 8 progetti, di cui quasi
3 milioni al progetto E
scarton che in totale propone investimenti per 5
milioni. Si tratta di fondi
che coinvolgono tre Comunità montane per 5
anni; sono comunque cifre importanti per il territorio olimpico.
A gestire il complesso
degli interventi sarà un
Gal (Gruppo di azione
locale) che si misurerà
con interventi nel campo
della gestione ambientale, del turismo, delle filiere agricole e artigiana-,
li, delle foreste, della cultura. La maggior parte
degli interventi avrà natura immateriale, dunque studi, ricerche, manuali di buone pratiche e
di uso dei materiali, ma
ad ogni studio corrisponderà almeno un intervento «pilota», il tutto
nella linea del turismo
sostenibile, dei prodotti
di qualità, delle reti di
collegamento fra le aziende; ne dovrebbero
derivare anche nuove
opportunità di lavoro. La
sede del Gal sarà a Villa
Olanda, secondo quanto
già stabilito in primavera
fra i principali partner.
ICONTRAPPUNTOI
cu UNICI
A POTERSI DIRE LAICI
PAOLO GAY
Quant’è diffìcile parlare
di laicità in Italia! I motivi
sono molti. In primo luogo,
la sostanziale assenza oggi
di una «classe intellettuale»
che abbia colto l’eredità di
pensiero di maestri diversi
tra loro ma presenti in modo autorevole nel loro tempo come interlocutori di un
pensiero «non laico» (penso a Benedetto —.j.
Croce, a Piero
Calamandrei,
a Lelio Basso).
In secondo
luogo, Tinfluenza della cultura di matrice cattolica su
molti aspetti
della vita sociale nel nostro paese, e
che hanno determinato
scelte orientate secondo
quel pensiero anche nelle
chiese che si richiamano alla Riforma del XVI secolo:
penso al matrimonio «religioso» a cui vengono riconosciuti effetti civili, confondendo piani, diritti e responsabilità delle persone
di fronte allo stato e alla
chiesa, come pure dello stato e della chiesa stessi in
quanto istituzioni; oppure
alla velleità di classificare
come «ecclesiastici» enti
patrimoniali per il solo fatto che fanno capo a una
chiesa, dimenticandosi che
questa è costituita non da
muri, bilanci o rapporti di
lavoro, ma da «due o tre
persone riunite nel nome di
Cristo», persone che poi
ben possono avvalersi di
muri, bilanci o rapporti di
lavoro per rendere testimonianza, ma lasciando al Signore di giudicare se con
questi strumenti hanno assolto al mandato, senza arrogarsi a priori la pretesa di
farlo con l’indicazione che
l’ente che gestisce muri, bilanci e rapporti di lavoro è
«ecclesiastico».
Parlare di laicità è difficile, ma constato che qualcosa si muove. Alcuni esempi:
il dibattito organizzato dalla Chiesa valdese di Torre
Pellice per i 150 anni del
tempio, il seminario a Torino dei «Cristiano sociali»,
alcuni recenti libri, come
quello di Gian Enrico Rusconi, e un altro di vari autori che reagiscono al primo. Mi amareggia un po’
però non trovare in questi
libri nessun accenno ai protestanti italiani come interlocutori, ma solo la ricerca
di un confronto con i cattolici; forse però se nessuno ci
presta attenzione, è colpa
nostra per non aver saputo
Il protestantesimo
è ignorato dai
media; ma forse
è anche un po'
colpa nostra
«stare» nel dibattito, forse
non abbiamo (più?) nulla
da dire di significativo. La
nostra attenzione è stata
troppo concentrata sulla
«ricerca delle radici» per
compattare truppe militanti che stanno riducendosi?
Siamo stati eccessivamente
distratti dalla gestione di
muri, bilanci e rapporti di
lavoro cosa
che ci ha fatto
forse perdere
un po’ di vista il mandato affidatoci
come discepoli della Parola? £ quindi
non mi stupisco che sia
un cattolico,
Vittorio Morero, persona di cui conosco
l’attenzione verso il mondo
protestante, a reagire al libro di Rusconi con una riflessione sul pensiero del
teologo protestante Bonhoeffer nella lettera scritta da
Tegel il 16 luglio 1944 «dobbiamo vivere nel mondo
“etsi deus non daretur”».
Ma confesso che avrei
voluto leggere una riflessione sul tema di uno dei
professori della Facoltà
valdese di teologia. Sono
pensieri in libertà dopo
aver sentito i sen. Mancino
e Pianetta, il prof. Maselli,
ma anche il prof. Giorgio
Peyrot (è vero prof. Peyrot,
noi siamo a pieno titolo cittadini e credenti in questo
paese, e non possiamo accettare la concezione che ci
è imposta del termine «laico» dalla cultura cattolica
per cui laico è il «non prete» ma forse solo noi siamo
ancora in grado di concepire un significato diverso e
ricordare ai nostri pastori
che anch’essi sono «laici», e
in quanto cittadini, credenti e laici possiamo provare
a riscoprire nei termini del
XXI secolo le riflessioni dei
confessanti di Barmen del
’34, le «tesi teologiche» di
Giovanni Miegge al Ciabas
nel settembre ’43, l’art. 13
del Sinodo del ’43: con questo spirito potremo lottare
ancora per uno Stato «laico», e quindi continuare a
firmare nella casella «stato» per la scelta della destinazione deU’8%o), senza dimenticare le osservazioni
del past. Paolo Ribet (le cui
impressioni tratte dal Sinodo della Church of Scotland
mi confermano che una
qualche forma di realizzazione delle idee di separazione Chiesa-Stato di Vinet
è ancora possibile anche
nel XXI secolo).
16
PAG. 16 RIFORMA
—- E Eco Delle Yalu ^ldesi
VENERDÌ 28 giugno
CRONACHE
IN TRENO DA PINEROLO A CASELLE? — Il collegamento ferroviario fra Torre Pellice, Pinerolo e
Torino continua a essere al centro del dibattito
politico ed amministrativo. Sulla tratta per la vai
Pellice, ricostruzione del ponte permettendo, si
muove poco il progetto di metropolitana che pure ha trovato il consenso delle amministrazioni
locali. Un’interrogazione in Regione è stata presentata dal consigliere dei Verdi Moriconi. Intanto il deputato Giorgio Merlo organizza per lunedì 1° luglio alle 21 all’Hotel Cavalieri di Pinerolo un confronto sul tema con la partecipazione
dell’assessore provinciale Campia, del dott.
Ewald Fischnalle, responsabile della direzione
regionale di Trenitalia, del presidente della Satti
Davide Gariglio e dell’Ing. Aldo Manto della direzione Trasporti della Regione Piemonte.
L’ASL 10 TRASLOCA ALL’EX COTTOLENGO —
Martedì 25 giugno 2002 la storica sede centrale
dell’Asl 10 di Pinerolo in via Convento di San
Francesco è stata definitivamente chiusa e tutte
le funzioni, a cominciare dalla Direzione generale, sono state spostate in via Fenestrelle 41,
nell’immobile dell’ex Cottolengo, acquistato ormai quattro anni fa dalla Piccola casa della Divina provvidenza. Previsto anche il raddoppio del
parcheggio esistente. Inoltre l’Asl 10 risparmierà
186.000 euro l’anno per le sedi lasciate libere, affitti che negli ultimi cinque anni hanno comportato un esborso di 930.000 euro.
FALSO ALLARME INCIDENTE — Hanno volteggiato
a lungo nei cieli dell’alta vai Pellice; due elicotteri dell’elisoccorso e dei vigili del fuoco, chiamati
da una telefonata che segnalava la caduta in un
burrone di un’auto a Bobbio, sono accorsi domenica pomeriggio alla ricerca del luogo dell’incidente. Allertati anche i presidi ospedalieri. In
realtà non era accaduto nulla; si è trattato «solo»
di uno scherzo imbecille che per altro ha fatto
perdere tempo e risorse a due nevralgici servizi
di pronto intervento.
RASSEGNA DI CORI — È giunta alla 12=> edizione la
rassegna di cori organizzata a Torre Pellice dal
Coro Valpellice. L’appuntamento è per le 21 di
sabato 29 al Cinema Trento; sul palco, oltre agli
organizzatori, il coro Cjastalir di Tomba di Mereto in provincia di Udine e i bergamaschi del Coro vai San Martino di Cisano.
INCIDENTE MORTALE A POMARETTO — Stava
percorrendo con la sua Fiat Panda la provinciale
della vai Germanasca in direzione di Prali, quando, intorno alle 15 di mercoledì 19, Livio Giacomino, settantenne originario di Faetto e residente a Ferrerò e molto conosciuto in Valle, ha urtato violentemente la roccia che delimita la strada
e ha capottato, rimanendo ucciso per l’impatto
con l’asfalto. Sono intervenuti vigili del fuoco,
ambulanza ed elisoccorso, e la strada è rimasta
interrotta per alcune ore.
PREMIO TEATRO IN LINGUE — La Regione Piemonte ha emesso un bando di concorso di un
premio per un testo teatrale nelle lingue del Piemonte. L’opera dovrà essere realizzata in una
delle lingue parlate in Piemonte e dovrà essere
inedito e mai rappresentato. Il premio è di 2 milioni di lire. L’opera dovrà essere inviata all’assessorato alla Cultura della Regione, via Meucci
1, Torino, in triplice copia recando nome e cognome dell’autore e recapiti. L’esito del concorso sarà reso pubblico entro il 31 gennaio 2003.
FESTA DI LIBERAZIONE — Prarostino ospita, agli
impianti comunali di San Bartolomeo, il 29 e 30
giugno, la Festa di Liberazione. Il programma
prevede sabato 29 ore 17, apértura festa e stand
libri e commercio equo e solidale; ore 18 dibattito sulla situazione in Palestina con Ada Lonni;
ore 19 cena con cucina palestinese; ore 21,30 intervento teatrale «Se fossimo in cento» a cura del
gruppo teatro del Pinerolese Social Forum. Domenica 30, ore 18, dibattito sulle politiche energetiche con Giampiero Godio, di Legambiente.
Ore 19,30 cena con specialità alla griglia; alle
21,30 concerto di musica occitana con i «Triolet»
con intermezzo e saluto di Rocco Papandrea,
consigliere regionale del Prc.
SAN GERMANO CHISONE: 45 ANNI DI AVIS — Si
sono svolte il 23 giugno, nella suggestiva cornice
silvestre di villa Widemann, le celebrazioni per il
45° anniversario della fondazione della sezione
di San Germano-Pramollo dell’Avis. Molti sono
stati i partecipanti, gli ospiti, e i riconoscimenti
attribuiti nel corso della festa che si è protratta
per tutta la giornata.
PIONIERI CRI AL BAGNOU — Sabato 15 e domenica
16 giugno si è tenuto alla Ca d’ia pais del Bagnoòu
di Angrogna l’annuale campo del gruppo Pionieri
della Croce Rossa di Torre Pellice. Il gruppo Pionieri è aperto a tutti i ragazzi e le ragazze tra i 14 e
i 25 anni che vogliono avvicinarsi al volontariato:
per informazioni ci si può rivolgere al Comitato
locale, in via Arnaud 30 a Torre Pellice.
# Il futuro delle strutture di Torre e di Pomaretto
Ospedali: tre ipotesi
Le possibili soluzioni all'attuale crisi passano tutte
attraverso la via dell'integrazione con il servizio pubblico
DAVIDE ROSSO
UN coordinamento
forte con la sanità
pubblica pinerolese che
porti o a un’integrazione
funzionale con l’Ospedale civile di Pinerolo o a
una con l’Asl 10 o ancora
meglio a entrambe le cose. Sono queste le tre
ipotesi indicate dalla
Ciov per il futuro degli
ospedali valdesi di Pomaretto e Torre Pellice in
un memoriale presentato recentemente alla Regione unitamente alla richiesta di istituire un comitato che studi un piano di risanamento dei
nosocomi delle Valli.
«La via per uscire dalla
situazione di crisi economica attuale - ha detto
ancora recentemente
Giancarlo Griot, presidente della Ciov, parlando all’assemblea dei sindaci delle valli Chisone e
Germanasca - è solo politica. Per il futuro invece
bisogna pensare a una
forte integrazione con
l’Asl 10 e l’Ospedale civile
di Pinerolo». In sostanza,
dicono alla Ciov, per pensare a un nuovo posizionamento strategico dei
due ospedali valdesi occorre procedere a una integrazione maggiore con i
servizi offerti dalFAsl 10 e
le tre ipotesi indicate dalla Ciov alla Regione si
muovono in quest’ottica.
La prima ipotesi avanzata, cioè quella «dell’integrazione funzionale
ospedaliera», parla di una
possibile integrazione tra
i servizi e le attività offerte dall’Ospedale civile di
Pinerolo e quelle offerte
dagli ospedali valdesi arrivando, dopo la possibile
futura creazione di un’azienda ospedaliera di Pinerolo, a un rapporto
contrattuale di questa
azienda con gli ospedali
valdesi nella logica dell’
integrazione funzionale.
L'intento di questa proposta sarebbe quello di
superare la duplicazione
dei servizi, garantire lo
scambio delle professionalità, avviare la centra
L’ospedale di Pomaretto
lizzazione degli acquisti
di beni e servizi e dei percorsi formativi comuni.
La seconda ipotesi presentata invece parla di un
«integrazione funzionale territoriale». Gli ospedali di Pomaretto e Torre Pellice attiverebbero
«un rapporto contrattuale
con l’Asl (presumibilmente priva in un futuro
prossimo dell’ospedale di
Pinerolo) dando vita a degli ospedali di comunità».
La terza ipotesi della Ciov
infine prevederebbe una
soluzione mista fra la prima e la seconda proposta
con una copresenza negli
ospedali valdesi «di atti
vità ospedaliere vere e
proprie (degenza ordinaria per acuti e di riabilitazione) e attività ambulatoriale e residenziale di
ospedale di comunità».
«Secondo noi - dice
Griot - occorrerà scegliere fra una di queste tre
ipotesi per disegnare il
futuro degli ospedali delle Valli avendo presente
che è strategica, per avere un futuro con radici
forti, avere la piena integrazione degli ospedali
valdesi con l’Asl».
Questo per il futuro intanto per il presente continua la preoccupazione
e la voglia di incontrarsi
e di mobilitarsi anche del
mondo politico pinerolese. Dopo la riunione della settimana scorsa dei
sindaci delle valli Chisone e Germanasca, prossimamente si incontreranno anche i sindaci della
vai Pellice e venerdì 28 a
Villar Perosa l’Ulivo organizza un incontro pubblico dal titolo «Ospedali
valdesi, quale futuro?» a
cui parteciperanno oltre
a Griot anche i parlamentari Giorgio Merlo e
Elvio Passone e il responsabile regionale dell’Ulivo, Antonio Saitta.
Pronto il calendario venatorio
Per alcune specie
si sparerà più pres
La Regione Piemonte
ha reso noto il calendario della prossima stagione venatoria: inizierà
il 15 settembre e terminerà il 31 gennaio con
tre giorni disponibili alla
settimana, mercoledì,
sabato e domenica in
pianura, mercoledì e domenica in montagna. Ma
in realtà si comincerà a
sparare ben prima; infatti fin dal 5 settembre, secondo quanto deciso dal
CaTol che gestisce la
caccia nelle valli del Pinerolese, potranno essere cacciati caprioli (un
massimo di 330), cervi
(80), mufloni (25) e camosci. In sostanza la caccia inizia prima per quegli animali su cui viene
esercitata la cosiddetta
caccia di selezione.
Il numero di animali
cacciabili è legato da parametri oggettivi ai censimenti primaverili che
stabilendo la densità di
ogni singola specie, esprimono di conseguenza i numeri degli animali
cacciabili. Caso emblematico è quello del cervo: un branco di una cinquantina di animali ritenuti ormai stabili a Prali
è di colpo scomparso. Ritiratosi in Francia? Probabile: di conseguenza il
11200
jazioni
»nelle'
numero dei cervi ca¡
bile in vai Germana!
ridotto quest’anno
Cbi invece è stabile'
non in aumento, è coni
priolo, ormai presej tive“®
dalla pianura aUamoij Spache
gna: la sua capaciti c^nelv
nascondersi fra le chi aVillar
me degli alberi ha fin, a30g¡
regolarmente impefi ¡aiàinai
che i piani di abbat
mento venissero reali fotogreì
zati in misura superi, alpine 1
al 70%. Gli stessi cacc (hCiusc
tori non paiono ance ipafeat
pronti più di tanto al
frutticole comincianoa
ia.Duri
(ione in
cattura di questo picc^ jì
ungulato.
Più piccolo e velocei
cervo e camoscio fica,
priolo è capace di rildal’accat
vanti guasti all’attivl( " "
agricola e ai boschi ingt
nere. Le colture orticofei
iriinar.
raspo
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stivi l
subire danni pesanti;!':
arrivo del capriolo sua). HKolet
beri di'piccola dlmensi F'*® ‘
ne è il più delle volte qjiiiaatf
sa di morte della piatitemi:
A proposito di danni da
fauna selvatica va segr
lato il loro costante a
inatto
üasso'
mento e contempotli
Bufera, giovedì 20 giugno, nelle valli del Pinerolese
Ancora danni per la grandine
Ancora una volta, giovedì 20 giugno,
in quest’annata sicuramente particolare dal punto di vista climatico, una
grandinata di eccezionale intensità ha
colpito le Valli e in modo particolare la
fascia di territorio che sta a cavallo tra
la bassa vai Chisone e il vallone di Pramollo. «Non ho mai visto venire così
tanta grandine, sembravano noci e uova» dice un ottantenne residente e
sempre ■vissuto a Pramollo.
Giovedì sera per più di mezz’ora la
violenta grandinata ba colpito la parte
alta del vallone. Pezzi di ghiaccio dalla
dimensione di noci e uova sono caduti
con violenza dal cielo e hanno distrutto completamente i campi di patate e
le altre colture negli orti. Le automobili
che non erano al riparo hanno riportato ingenti ammaccature alla carrozzeria e a molte si sono rotti i vetri. Danni
anche alle abitazioni: si sono rotti dei
finestroni che danno luce alle mansarde, grondaie e tettoie. Un’evento davvero eccezionale che non si è per altro
limitato al solo vallone di Pramollo ma
che ha colpito con chicchi anche molto
grossi anche altri paesi della bassa vai
Chisone come Pomaretto Porte e Inverso Pinasca. A Inverso in particolare
la grandinata ha provocando notevoli
danni sia alle auto che agli orti andati
in alcuni casi completamente distrutti.
Solo, si fa per dire, molta acqua invece ha colpito la vai Pellice dove la grandinata ha colpito in modo meno violento, intenso ed esteso. Alcuni danni
lievi alle colture si sono verificati nei
Comuni di Torre Pellice e Angrogna
che per altro hanno già sopportato ben
tre violente grandinate in questa annata climatica davvero particolare.
neamente il mancata ri
sarcimento. Al momentii
e solo sulla base deDe denunce del 2001, resta^
inevasi danni perpoà
meno di 100 milioni ilire: in totale l’anno scori
ha visto danni accerti!
per 125 milioni, 27 d|
quali sono stati risarei
grazie al contribrlto ry
gionale cui spetta ques|
tipo di sostegno.
Il problema è i
Regione paga solfi u|
minima parte del dicfi
rato: il CaTol fin quii
integrato la differe^
con fondi propri pur|
testando verso la Re|
ne. Ad essere mag|_
mente penalizzata!^
me al solito la vai
dove l’agricoltura ha e
sua forte presenza e tìS
da sola ha visto l’arr
scorso 96 denunce dq
danni per 97 milioni Ìli:
re. Ora pare che il Can®
riesca più a far fronte»
danni, pena lo stravolf
mento del proprio bil"
ciò: come risponder!
però alle attese deil^
agricoltori i cui dai
non sono stati r
pies
MAI
J Una razza di caprette svizzere a rischio di estinzione
«Vallesana» in vai Germanasca
LILIANA VIGLIELMO
IN Piemonte, come in
tutta Italia, sono a rischio numerose varietà di
animali da allevamento,
ritenute poco redditizie o
non più adatte alle mutate situazioni ambientali.
La Regione Piemonte,
con l’appoggio della facoltà di Agraria dell’Università di Torino, ha lanciato una campagna rivolta agli allevatori, perché si prendano cura di
animali di razze che minacciano di scomparire.
Rientra in questo caso
la razza di capre detta
«Vallesana», dal nome
del cantone svizzero da
cui proviene e dove non
viene quasi più allevata.
L’associazione Vallescura, attiva in vai Germanasca, in particolare a Massello e Maniglia, avendo
tra i propri scopi la valorizzazione delle risorse
ambientali, culturali e
turistiche, ha ritenuto interessante la proposta
della Regione e ha acqui
stato tre caprette vallesane, affidandole all’azienda agricola di Graziella
Tron e Carmen Moiani.
La particolarità di questi
animali è il loro mantello
bianco e nero, diviso esattamente a metà della
pancia nei due colori.
Sono adatti all’alta montagna, molto socievoli e
graziosi, ma sono stati
trascurati dagli allevatori
perché poco produttivi
per il latte e il formaggio,
essendo bestie da carne.
Le caprette, un maschio e due femmine.
vengono date in affidamento per cinque anni,
con un piccolo contributo di mantenimento, e
saranno seguite nel loro
sviluppo dai veterinari
dell’Università. È importante sorvegliare la riproduzione per evitare l’inquinamento della razza.
Si può anche ipotizzare,
con un’alimentazione
adeguata, di sviluppare
la produzione del latte,
con la conseguente produzione di formaggi, fornendo così un incentivo
maggiore agli allevatori.
L'ultimo numero della «Bei
Il tempio di Torre
AUGII]
figa vii
Jùsiai
’Nuova
'■siamo
fper ur
'“■■guraì
MARCO ROSTAN
CENTOCINQUANT’A
NNI del «Tempie
neuf» a Torre Pellice: che
splendida giornata! Tutto
è filato liscio, con un culto veramente comunitario, un bel sermone, tanti
canti e tanta gioia, finalmente, per grandi e piccoli. Mentre, dopo il caffè, ne cantavamo di antiche e di più recenti, pensavo a quale privilegio
abbiamo nel poter condividere momenti come
quelli di domenica scorsa. Mi hanno detto che al
dibattito sulla laicità, che
non ho potuto seguire, si
è sentita molta aria fritta;
ma non importa. Non era
quello il momento più
importante, era il culto, e
il tempio naturalmente,
anche se tutti sappiamo
che per la presenza del
Signore, bastano due o
tre riuniti nel suo nome
non importa dove...
Però il festeggiato era
lui, l’edificio; perciò sia
cbi c’era, sia chi non c’era
ora deve leggere asso!
mente «La beidana» n.
un intero fascicolo ®
cato a tutte le storift
ipotesi, i disegni, le
brazioni cassate del te» ^ '
brazioni passate
pio di Torre Pellice
la confe
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Ì'^illOSO
:éli ’facci;
hanno lavorato in
tutti bravissimi: Gabr«
la Ballesio, Emanue
Bosio, Ferruccio Cors
Alessandro De Mat®
Maria Rosa Fabb '
Marco Fraschia, CW
Pasquet, Giorgio ì®
hanno ricercato, n e
tanfl£°fnqi
■a Velin;
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iiamiu in..cn..uu^, - , ato(,
gli archivi, interro^ ^
disegni, scartabelj,,«'
innuraeVevoIlletieÿCÎ
la Tavola, il Concisto^ I
la lavufa, a Kiidiir''®e
generale con la Nec¡s
legno (quello che
il moderatore a vita
liturgia anglica^ ’.
somma il
Beckwith). Il c’®®*
colo lì: un bellissi^®
scicolo di 80 pagi^ ’ j
disegni, lettere,
tante altre cose, pe‘^
Una lettura
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nante da non m
llcUllC ViM -- 2
nelle prossime vac
Grazie alla Beidana-
17
orlo
B!
0M\s Crumière di Villar Pellice
Festa per l'anno
^4delle montagne
CIO
giugno 2002
tianaS 112002 è ranno mter
nnoa^ ¿onale delle montatabile, S: le valli lo festeggm
o, è U « Jcon una sene dunizia
prese incoordinate dall Agess
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imped saràinaugurata la mostra
abbai dlontagne d argento. Le
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supeS dpinol853-1950>> curata
si cacci iaGiusePPe Garimo di e
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anto all btografia alpina di Ostato piccoi ja, Durante l’inaugurajone interverrà il prof,
jlierto Schwarz, docente
-uca iiiliaario di fotografia
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ll’attivil geBelle arti di Tonno.
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L’esposizione, che rejUrà aperta fino al 31 lujio (orario: feriali 1722;
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1. lercoledì chiuso), comande cento fotografie
voltecailitliaate *ri sei sezioni
la piantaÌHt™po dei pionieri»,
danni da Saggiatore alpino», «11
va seguib^ Illude montagna»,
tante au’ i'associazionismo»,
emporai ¿’ascensione» e «Dall’almcato d- P®™ uHa pubblicità»)
noraefflo, tàpropone non solo di
idefiede- accontare un secolo di
restanì ®ria della montagna e
per poci i'alpinismo, ma di oflionidil te un insieme esclusivo
Immagini che portano
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stravolg
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pondeti
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sarciti?
Auguste Rosalie Bisson,
Vittorio Sella, Guido Rey,
William Frederik Donkin,
Jules Beck e Paul Güssfeld. L’ingresso è libero.
La settimana successiva, sabato 6 e domenica 7
luglio, si parte con la gara
di arrampicata sportiva
su palestra artificiale che,
organizzata dal Cai-Uget
vai Pellice, racchiude la
prova di coppa Italia di
difficoltà, il primo Trofeo
Provincia di Torino e il
quarto Trofeo dedicato a
Marco De Marchi. Si inizia sabato 6 luglio, alle 14
in piazza Jervis a Villar
Pellice, con le qualificazioni maschili e si prosegue domenica con semifinali e finali. Sabato, alle
21, nella sala conferenze
della Crumière, Marzio
Nardi presenterà il suo
ultimo video sulla disciplina del bouldering,.
Altri appuntamenti sono organizzati da Legambiente con la sua «Carovana delle Alpi»: giovedì
4 luglio, alle 15,30 al municipio di Torre Pellice,
sarà inaugurata la mostra
«Abitare in Montagna» e,
nella sala teatro di Villar
Porosa, dalle 17 alle 19, si
terrà un seminario con la
partecipazione di Ermete
Realacci su «Legge sui
piccoli Comuni».
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> Crumière di Villar Pellice
^Alcune perplessità sull'iniziativa
le guide locali?
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ha parlato molto della valorizzazione delle risorse
locali: a questo proposito,
forse, nelTorganizzazione
della Festa della montagna, à cura del Cai e di Legambiente, che ci è stata
presentata un po’ come
prima occasione di «lancio» della Nuova Crumière, ci si poteva ricordare
un po’ di più delle guide
locali e anche delle strutture di arrampicata già in
loco, come quella di Luserna, anziché importare
strutture e campioni dal
di fuori. Certo un campionato di arrampicata
sportiva non si fa in modo dilettantesco: ma non
ci sarebbe stato nulla di
male se, insieme al campionato e ai funamboli
del climbing da guardare
solo con il naso a testa in
su, ci fosse stata l’occasione per tanti, piccoli e
grandi, che desiderano
«provarci» di avere il loro
spazio e l’assistenza dei
numerosi validi alpinisti
e rocciatori locali. Se no,
ancora una volta, la vetrina prevale sulla sostanza.
Mi auguro che nella futura configurazione delle botteghe, nonché dei
possibili corsi, le risorse
locali siano consultate e
valorizzate; e che si promuova l’allargamento del
numero dei soci Agess,
sia privati che pubblici.
E Eco Delle \àlli "IAldesi
Pesanti minacce per la «Grande traversata»
Dove sono i sentieri Gta?
Nella Valli è diffuso il problema della manutenzione delle
viepiù 0 meno In quota. La questione dello segnaletica
PAG. 17 RIFORMA
PIERVALDO ROSTAN
Grido d’allarme per
la Gta (Grande traversata delle Alpi); questa
importante rete di sentieri, e relativi posti tappa,
rischia l’estinzione per
una serie di problemi che
l’attanagliano e non da
oggi. Si tratta una rete di
sentieri complessa e già il
fatto di gestirla è tutt’altro che semplice: quante
volte negli ultimi anni,
grazie a finanziamenti
esterni Comuni, Comunità montane, Cai, hanno
ripulito, recuperato e segnalato sentieri? Il guaio
è che il più delle volte, finito il contributo (una
tantum), rovi e ontani
hanno ripreso il sopravvento; «Il miglior manutentore di una sentiero è
il frequente passaggio di
persone - afferma Mauro
Pons, assessore al Turismo in Comunità montana vai Pellice e da sempre attivo nel Cai -; dovremmo concentraci su
pochi sentieri e quelli tenerli sempre in buone
condizioni». Certo ci sono sentieri a quote diverse (e di conseguenza per
tutti i fiati e per tutte le
gambe) ma il problema
della manutenzione è
diffuso ovunque.
«Nella Comunità montana valli Chisone e Germanasca sono ben transitabili i sentieri in quota,
mentre quelli più in basso harmo forti problemi dice Raimondo Genre,
presidente della Gta -; ad
esempio il Cai vai Germanasca ha rifatto tutta
la segnaletica della Gta a
Massello, così come è
ben segnato e utilizzabile
il tracciato da Balziglia
all’Albergian». Peccato
che magari per un semplice ritardo nello sfalcio
dei prati o per il progressivo abbandono, molti
sentieri siano totalmente
invasi dalla vegetazione...
C’è poi un problema di
sovrapposizione di segnaletica: «Un tempo c’
era un accordo internazionale per cui col bianco e rosso si segnalavano
soltanto i sentieri Gta continua Genre oggi
invece accade di frequente che si sovrappongano altri segni pressoché uguali realizzati da
gestori di agriturismi o
altri operatori: credono
di fare un servizio ai turisti invece ingenerano pericolose confusioni».
E del rischio di «mandare a perdere» gli amanti del trekking parla
anche Anna Jahier che
nel suo agriturismo di
Usseaux ospita uno dei
posti tappa Gta meglio
funzionanti. «Quando un
gmppo parte da noi verso
un altro posto tappa telefono sempre per segnalare questi movimenti: si
fa un servizio al turista e
allo stesso gestore dell’altro posto tappa. Purtrop
Dagli amici di Walldorf
Aiuti all'Uliveto
HEINZ TRON
IN un articolo di Charles Buffar, un amico
svizzero dei valdesi, nel
Deutsche Waldenser del
marzo scorso leggiamo
che la Chiesa cattolica
italiana sembra intenzionata a mettere da parte
alcune sue opere diaconali per motivi finanziari.
Ma come si ripercuoterà
questa decisione molto
grave per gli abitanti toccati dai provvedimenti e
per il lavoro delle opere
diaconali che restano?
Chi poi si sentirà responsabile per quelli che hanno bisogno e sono privi
d’aiuto? Potrà bastare il
solo «stato sociale»?
Un barlume di speranza per quelli che hanno
bisogno o sono malati
viene dal fatto che non
tutte le opere della chiesa nell’ambito della diaconia vengono chiuse
oppure passate alla competenza statale o privata.
Sebbene anche la Chiesa
valdese conosca il caso
d’emergenza.della diaconia, i responsabili della
Commissione sinodale
per la diaconia sanno
impedire che case e opere diaconali della Chiesa
valdese vengano chiuse
per mancanza di soldi.
La Chiesa valdese è
tanto parte della società
italiana quanto anche
della famiglia protestante europea. Perciò la solidarietà delle sorelle e dei
fratelli in fede nei paesi
limitrofi è particolarmente necessaria in una
tale situazione di emergenza finanziaria.
Così da Walldorf, fondata dai profughi valdesi
nel 1699, è partita un’azione di sostegno all’Uliveto di Luserna San Giovanni fin dall’anno scorso. L’intervento è stato
possibile grazie alla comune azione della municipalità di Mörfelden
Walldorf, della locale comunità evangelica, degli
«Amici dei valdesi», della
Frauenhilfe Walldorf, dell’associazione storica e di
altre comunità di origine
valdese. Anche il Collegio
valdese ha ricevuto dei
doni. Il 12 maggio una
mostra sulla diaconia valdese è stata inaugurata a
Neu-Isenburg, comune di
origine ugonotta vicino a
Walldorf e la sera stessa
1.000 euro di offerte raccolte durante un concertoi, sono stati destinati
all’Uliveto; allo stesso
scopo sono stati destinati
i 750 euro della colletta
delle confermazioni il 20
maggio. In estate è previsto un viaggio di una delegazione per la consegna dei doni all’Uliveto.
po non tutti fanno così e,
complice la segnaletica
non sempre precisa e la
mancanza di manutenzione dei sentieri, piano
piano i visitatori calano».
L’agriturismo di Usseaux per scelta a luglio e
agosto privilegia chi fa la
Gta agli ospiti del fine
settimana: «Le esigenze
sono diverse - prosegue
la Jahier -: chi si ferma
qui un fine settimana la
sera va a dormire tardi e
la mattina vuole dormire; esattamente il contrario di chi percorre il sentiero e la mattina parte
presto e dunque ha bisogno di riposare la sera».
C’è comunque una crisi
di frequentatori per la
Grande traversata: «Gli
italiani sono inferiori
all’1% - aggiunge Anna
Jahier -; la maggior parte
sono tedeschi, olandesi,
austriaci e francesi, generalmente comunque
in piccoli gruppi o addirittura coppie e famiglie.
Un colpo negativo alla
conoscenza del tracciato
è derivata dalla scomparsa, alcuni anni fa, di Gert
Trego, un tedesco editore del libro sulla Gta ma
prima di tutto appassionato di questo percorso:
con puntualità venivano
segnalate le novità, lo
stato dei sentieri e dei
posti tappa. In fondo era
un’ottima pubblicità in
Germania che oggi manca totalmente». Prospettive? Migliorare i posti
tappa che in molti casi
sono relegati a poco più
che spartani letti, gestire
meglio i sentieri, proporre della pubblicità mirata: anche per questo alcuni operatori stanno
pensando di realizzare
su scala regionale un’associazione di gestori di
rifugi e posti tappa.
NELLE CHIESE VALDESI
CASA VALDESE DELLE DIACONESSE — Venerdì
28 alle 20,30, si svolgerà una conferenza su «Le difficoltà dell’integrazione» con Giorgio Gardiol. Sabato
29 giugno, bazar interculturale, alle 14,30, si prosegue con bancarelle e sottoscrizioni.
CAMPI AL BAGNOÒU — Il primo campo alla Ca
d’ia pais del Bagnou, in alta vai d’Angrogna, riguarda i cadetti (nati negli anni 1985, 86, 87) e si svolgerà
dal 5 all’11 luglio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 30 giugno, alle 9, culto agli Airali; alle 10 ai Bellonatti e alle
18 al Ciabas.
PINEROLO — Domenica 30 giugno, ore 10, culto
con santa cena.
FRALI — Domenica 7 luglio, alle ore 15, inaugurazione della mostra «Frali cent’anni di neve».
RORÀ — Domenica 30 giugno, giornata comunitaria al Bric. Inizio con il culto all’aperto, alle ore 10,
pranzo comunitario (prenotarsi da Valdesina, Olga o
Dario Tron) e pomeriggio di fraternità.
VILLASECCA— Riunione alla Selletta (Faetto),
domenica 30 giugno, alle 15.
Foto di gruppo dell’antica famiglia Baret, residente
a Pomaretto da parecchi secoli che si è riunita il 16
giugno nella cittadina della vai Germanasca per festeggiare con un pranzo le comuni origini.
Festa della musica di Pinerolo
Crescendo finale
Giovedì 27 giugno, alle 17,' l’appuntamento con la
Festa della musica di Pinerolo è nella tradizionale cornice dell’Expo Fenulli per un incontro con il gruppo
reggae pinerolese Africa Unite. Si prosegue in piazzale
San Maurizio; alle 17 e alle 18 racconto itinerante dei
Laboratorio Musica Giocando. La serata si conclude
nella chiesa di San Giuseppe; alle 21,15 «Unopiùuno» e
alle 22,15, notte jazz con Silvia Cucchi und Karsten
Lip. Venerdì 28 giugno si inizia alle 21 nella chiesa di
San Giuseppe con il concerto itinerante «Architorti&Portoni». In piazza San Donato, alle 22, spazio a
Fisa e Fise di Beppe Turletti e Gian Luca Montanaro.
Sabato 29, alle 21,15, in piazza San Donato la Transition classic orchestra presenta il progetto Philip Class.
A Villa Prever la rassegna estiva per le famiglie
L'Isola del bambini anno quarto
Dopo il successo delle
precedenti edizioni che
dal 1999 a oggi hanno visto la presenza di oltre
7.000 persone, «L’isola
dei bambini» giunge alla
sua quarta edizione. Anche quest’anno la manifestazione si svolgerà al
parco di Villa Prever di
Pinerolo, secondo una
formula supercollaudata
la cui caratteristica fondamentale è quella di offrire alle famiglie e ai
bambini, oltre agli spettacoli teatrali di compagnie professionali, diverse proposte di animazione che, di anno in anno,
si rinnovano senza tradire peculiarità e contenuti.
L’attività di animazione in questi anni si è dimostrata punto di forza
della manifestazione,
coinvolgendo grandi e
piccini.nelle numerose
attività proposte prima
della rappresentazione
degli spettacoli ospiti. Si
andrà da «Mani mani», lo
spazio dell’atelier di pittura e manipolazione a
«Ciuchino il cantastorie»,
lo spazio del raccontastorie; «Ce l’hai», lo spazio dei giochi vicini e
lontani, «Improvvisando», lo spazio dei giochi
teatrali e infine «Filastrocche per dormire»
ovvero ultimo appuntamento della serata per
salutare il pubblico. Tutti
i martedì alTIsola si troverà anche; «L’angolo del
libro» a cura della Biblioteca Ragazzi di Pinerolo.
Gli spettacoli iniziano
giovedì 27 giugno ore
21,30 con «Fagiolino e
Sganapino, friseur per
forza», ovvero come due
burattini fecero la barba
ai morti. Fagiolino, eroe
positivo, e Sganapino,
spalla scanzonata e un
po’ fuori di testa, sono
una coppia irresistibile:
affrontano insieme una
spaventosa prova di coraggio, da cui riusciranno vincitori loro malgrado. Una commedia fulminante basata sui canovacci tradizionali del
Teatro dei burattini emiliano romagnolo. Un’ora
di intrecci, di risate, di
balletti indiavolati e di
allegre bastonate. La rassegna prosegue fino al 18
luglio. Gli spettacoli iniziano alle 21,30, ma dalle
20 inizia l’animazione.
organizza
L ftx) DmE "ìAixi Valdesi
sabato 29 giugno alle ore 15,30
Al Teatro valdese di Pomaretto
un incontro pubblico sul tema
«Valdesi e patuà»
intervengono
- prof. Tullio Telmon, Università di Torino,
direttore scientifico dell’Atlante linguistico
ed etnografico del Piemonte occidentale
- prof. Tavo Burat, segretario per l’Italia della
Associazione internazionale per la difesa
delle lingue e culture minacciate (Aidlcm)
modera; Giorgio Gardiol
18
PAG. 18 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ^desi
VENERDÌ 28 GIUGNO
MÌMiÌtlÌlÌÌiÌÌM»giM——11^^—
Per Torganizzazione del Centro culturale valdese
Gite storiche in vai Germanasca
Passeggiare per le Valli
imparando o ripercorrendo con la memoria alcuni momenti o fatti storici. Anche quest’anno
sarà possibile partecipando a una o più delle
passeggiate storiche organizzate dal Centro culturale che prevedono itinerari nei luoghi storici
valdesi con accompagnamenti qualificati. Diamo
qui di seguito il calendario completo degli appuntamenti previsti. Due
gli appuntamenti per luglio: il 21 passeggiata
«Lou viol dar mnistre:
Prali» Rodoretto (ore 1118) con appuntamento e
partenza dal tempio valdese di Rodoretto. Itinerario: Ghigo-Galmount
(pranzo al sacco) - Rodoretto. Il 28 luglio «Lu
peiròl d’Tron Poulat:
Massello» (dalle 10 alle
17). Passeggiata con partenza dalla Balsiglia. Itinerario Balsiglia-Bergerie
Ghinivert (pranzo al sacco) - museo a Balsiglia.
Ad agosto invece sono
previste un’escursione di
media difficoltà l’8 agosto: «L’ultima tappa del
Glorioso rimpatrio» e
una passeggiata per le
borgate di Prali. L’itinerario dell’8 vede la partenza dal museo valdese
di Prali alle ore 8, toccherà i 13 Laghi il Col
Giuliano per concludersi
a Sibaud a Bobbio Penice; il rientro è previsto
per le 18. La passeggiata
invece si terrà l’il agosto
è sarà denominata «Passeggiando per le borgate
di Prali». L’appuntamento è per le 11,30 dell’11 al
tempio valdese di Prali e
si snoda tra le caratteristiche borgate di Prali; il
rientro è fissato per le 17.
Per informazioni rivolgersi al pastore di Prali.
Le passeggiate storiche
sono accessibili a tutti,
presentando una difficoltà minima. Sono raccomandate in ogni caso
calzature da montagna e
giacca impermeabile. Informazioni più particolareggiate sulle passeggiate
possono essere richieste
a «Il barba, ufficio promozione itinerari valdesi», tel-fax 0121-950203.
Castelluzzo: vince Bonansea
Trentaduesima edizione della corsa del Castelluzzo
a Torre Pellice organizzata dal Gruppo Amici di Santa
Margherita. È una delle corse più vecchie di questo genere che si presenta su percosi diversi a seconda delle
categorie. Dopo cinque anni di trionfo per Claudio
Garnier questa volta il successo è andato a Davide Bonansea (nella foto), in testa alla corsa fin dall’inizio e
vero mattatore di questa parte di stagione. Secondo,
dopo una gran rimonta Garnier che ha preceduto sul
podio Paolo Bert. Nessun atleta ha battuto il recond
della corsa appesantita dall’afa e dal caldo, pesante
anche a quote relativamente alte.
■ Il * I ' T"
Unitre a Torre
Chiusura
d'anno
Il 30 maggio, con un
concerto, e il 31 con un
pranzo al ristorante Flipot, è terminato l’anno
accademico 2001-2002
dell’Unitrè di Torre Pellice. Al concerto di chiusura ha partecipato il Gruppo di musica da camera
dell’istituto Gorelli di Pinerolo, con gli allievi Laura Nudo, aLflauto, Martina Anseimo e Roberto
Galimberti, al violino, Anna Maria Goccio e Silvia
Prot, soprano, Stefano
Elia, al pianoforte, Marianna Mauro, al contrabbasso, e Chiara Percivati,
al clarinetto.
i APPUNTAMENTI!
27 giugno, giovedì
PINEROLO: All’Expo Fenulli, dalle 17,
incontro con gli Africa Unite. Alle 17, in
piazzale San Maurizio, racconto itinerante con il Laboratorio musica giocando. Alle 21,15, nella chiesa di San Giuseppe, concerto con gli Elettro Voix, alle
22,15 Silvia Cucchi und Karsten Lip.
SAN SECONDO: Alle 21, in piazza
Europa, per la rassegna «Musica sotto
le stelle» l’orchestra filarmonica del
Piemonte, violino solista Stefano Vagnarelli, presenterà le «Quattro stagioni» di Vivaldi. In caso di maltempo il
concerto si terrà nel tempio.
SAN PIETRO VAL LEMINA: Al Pala
Lemina, concerto della Filarmonica
folcloristica pinerOlese, in occasione
del 35° anniversario di fondazione.
28 giugno, venerdì
CUMIANA: Alle 19 inaugurazione
della rassegna «Cumiana a tutta birra»,
con apertura degli stand gastronomici.
Alle 21, esibizione del gruppo Danza
Jazz. Si prosegue fino a sabato 29.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di
San Giuseppe, concerto itinerante con
gli Architorti. In piazza San Donato, alle 22, Fisa e fise.
29 giugno, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
20,30, concerto della corale mista «A
coeur joie» di Vienne, Francia, corale e
organo, canti religiosi, del Rinascimento, canzoni popolari. Ingresso libero.
USSEAUX: Festa patronale e concerto
sul sagrato. Alle 11,30 nella chiesa di
San Pietro, concerto dell’Ensemble dei
suoni residui che eseguirà brani rinascimentali, barocco e di tradizione celtica.
29-30 giugno
PRAGELATO: È in programma una
gara di monutain bike.
PRAMOLLO: Festa campestre a borgata Rue con corsa podistica, gare bocciofile, giochi e serate danzanti.
CANTALUPA: Nella struttura polivalente, concerto della Badia corale.
PINEROLO: In piazza San Donato,
alle 21,15, Transition orchestra.
BOBBIO PELLICE: Festa di apertura
al rifugio Barant con gli occitani «I daù».
TORINO: Al centro «Hiroshima mon
amour», giornata di informazione dedicata all’Argentina, a partire dalle 10.
30 giugno, domenica
PINASCA: A Grandubbione, alle ore
21, festa di San Giovanni.
PRAMOLLO: Campionato reg. trial.
VILLAR PEROSA: Al bacino si svolge
la 5“ gara di pesca.
CANTALUPA: In piazza del municipio annullo filatelico speciale.
VILLAR PELLICE: Alle 17, alla Crumière, inaugurazione della mostra
«Montagne d’argento, le fotografie del
territorio alpino». •
SAN PIETRO VAL LEMINA: Al Pala
Lemina, alle 21, si conclude la manifestazione «Giugno in vai Lemina», liscio.
CUMIANA: Dalle 11, apertura degli
stand per «Cumiana a tutta birra».
SALZA DI PINEROLO: Alle 16,45 nella
chiesa della Natività concerto del «Clarsax e-nsemble» che eseguirà brani di
Mancini, Timmons, Silver e Gershwin.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 10,
mercatino di prodotti tipici.
1° luglio, lunedì
TORRE PELLICE: Al Centro culturale
valdese, dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle
18 fino al 31 agosto, è possibile visitare
la mostra fotografica «Una finestra su...
“La corale valdese di Torre Pellice nel
suo 90° anno’’».
2 luglio, martedì
PINEROLO: Alle 20, al parco di Villa
Prever, il Teatro dei burattini di Gino
Balestrino, alle 22,30, filastrocche per
dormire. Ingresso 2 euro.
5 luglio, venerdì
PINEROLO: All’Expo Fenulli, alle
21,30, cabaret con Giampiero Perone
in «Offerta speciale», ingresso libero.
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L’“UMIDO”: UNA NUOVA,
RACCOLTA DIFFERENZIAT/i
verde
pisello
Li produciamo proprio tutti noi?!?
Il consorzio Acea si occupa della raccolta e
smaltimento dei rifiuti in 47 comuni
dell'area del pinerolese: una popolazione
di 142.000 abitanti. Ogni cittadino produce
mediamente in un giorno 1,2 kg di rifiuti.
In un anno 438 kg che in volume equivalgono a 3,4 metri cubi. Il consorzio Acea deve quindi provvedere a trattare un volume
pari a 4500 autobus all'anno. In questa
area, dal 1996 al 2001, i rifiuti raccolti
dall'ACEA sono cresciuti del 30% circa: in
media 5,4% all'anno. E ciò che buttiamo
via continua ad aumentare! Con le raccolte
differenziate si separa oggi circa il 22%
delTimmondizia: non basta!
unno
get
Verde sacchetto: una raccolta
comoda che inizia da casa vosi
Rivoltato e riempito di materiale “i
ben chiuso con due nodi prima di
nel cassonetto, il sacchetto verde
nuova raccolta differenziata. Attraver
lavorazioni nello stabilimento nuovo in ^
struzione presso la tangenziale di
si valorizza il materiale organico facencl
diventare compost (terriccio) da utilizz
in agricoltiua e altri usi, e bioga.s che ;
; Wiso
l-Ortope
'iinapc
'che dii
kdii
pie a:
'gei
f.habisi
I per il c
[per il (
Obiettivi che devono diventare realtà
Tutte le norme e le leggi degli ultimi anni
dicono che:
• ogni area deve discutere e decidere come smaltire ciò che produce alTintemo
del proprio bacino
• la raccolte differenziate devono raggiungere il 35 % entro il 2003 (legge nazionale); il piano provinciale parla del
volume pari a
4500 X
K
itici (
bue I
ieno
Una quantità incredìbile dì rifiuti ogni anno pari a 4500
40%.
verde
mela
VERDE
SACCHETTO
i rifiuti destinati alla discarica, oggi il
78%, devono ridursi drasticamente e
percorrere altre strade nel rispetto
dell'ambiente
durrà energia elettrica per far
le macchine di produzione. Lo slabL
to tratta anche il materiale "secco
avrete gettato negli altri sacchetti.
sottraendo Tumido: vengono vale
metalli, separandoli; mentre una
venta combustìbile da cui ricavare i
(fuori dal Bacino Pinerolese).
tiato
che il
'e, C
illa s
*erva
Pcrcic
'«imi
cioè .
"c,di
la proposta ACEA
Che cosa buttiamo nei cassonetti stradali
dei rifiuti indifferenziati? Circa il 18 % di
carta; il 12% di plastica; il 20% di metalli e
il 40% di materiale organico, T"umido"; ed
altro ancora! Il 40% di "umido" (materiale
organico) può ùitanto essere una parte di
immondizia che viene separata e sottratta
alla discarica.
'■ tu
verde
ramarro
Ma è essenziale la colÌA
dei ciHadini
La proposta funziona se i cittadini a
loro, dividono i rifiuti: la raccolte dit^
ziate classiche da una parte e dell altì*
nuova raccolta dell'Umido, -l'p'iraW
Secco, grazie al sacchetto verde D®“
tuimo bisognerà abituarsi!
ilereli
ria e
Wor
tessei
lai
C'
800-108055
entro il 2002 arrivo nelle vostre case: adottat
19
lUGNo, VENERDÌ28GIUGI^
I L'Onu
e Israele
Menano;
112 ■
eia Ghinj
tel.r
®t - p.ja;
322723
Secondo Bruno Cambarla {«Il problema palestinep, Riforma n. 22) Israele
fveva tutte le ragioni di nega' Ila Commissione Gnu
l'accesso a Jenin. Nulla di
nuovo! Quando mai ha Israe" ittemperato a una qualsia
la sarà cilio
noallSM'
¡delibera Gnu? Salvo errore,
l’unica risoluzione Gnu concernente Israele, da esso accolta, fu ovviamente quella
dgi alaggio 1948 che stabiliva
la nascita dello Stato di Israele Tutte le altre: n. 194 del
W n. 237 del 1967; nn.
253 e 2254 del 1967; n. 252
del 1968; n. 267 del 1969; nn.
271 e 298 del 1969; nn. 446 e
452 del 1979; n. 465 del 1980;
n. 1397 del 2002 (e forse ne
dimentico); in particolare la
242 del 1967: «Inammissibilità dell’acquisizione di
into hai, territori mediante la guerra e
venerdlj dtiro delle Forze armate di
Potter, Israele dai territori occupaofale;sabt,t|nel recente conflitto» (la
* 21,15,rai,,guerra dei 6 giorni») e varie
; domeDii [altre che la ribadiscono, le
l,15,lun*quali tutte condannano la
3 ore 21,li||tassi israeliana di annettere
ima svlM|j[ritori, non osservare la IV
1 Convenzione di Ginevra sulla
ÌROSA-ljprotezione dei civili in tempo
tdi guerra, ecc. sono rimaste
lettera morta.
Ovvio, poi, che l’ispezione
Il cmeuliella Commissione Gnu avrebbe «dato fastidio» a Israele: un recente servizio
della Bbc trattava delle infamie rivelate da Human Righi
'Kitch e da Amnesty International a Jenin: l’infermiera
Mezzaluna Rossa in
iiDÌforme che si precipita a
occorrere un ferito ed è
ieddata dal cecchino israeliano; i soldati israeliani che
iavadono a calci l’appartalento di una famiglia paleitinese, ne spingono un abitante alla finestra, passano
facili sopra le sue spalle e per
tare sparano facendosene
scado; un altro palestinese
acciso perché la sua cintura
ortopedica è scambiata per
una portaesplosivi ecc. ecc. E
die dire dell’infamia disumasi la di impedire il passaggio
ambulanze chiamate
jenza per il neonato che
j Ila bisogno dell’incubatrice,
per il civile con fratture varie
per il crollo della sua abitadone sotto il bulldozer israe
27 e
I, domenii i
^05,19,10
!r-man;v(
re 21,15,
gitto.
luistaiuOi
chiei^
10121-ffl
7 '
ccioliW
iccolaen
-392538,
a cura di Ferruccio Corsani
PONSERVATORIO è il
^nome degli istituti scolatici dove si insegna la musica,
ne domande: perché questa
^nominazione? e perché lo
stesso nome, leggermente va"ato nell’ortografia, esiste anin altre lingue (conservatoiC^onservatory, Konservatonutn)? Rispondiamo anzitutto
sia Seconda domanda: i con*etvatori nacquero in Italia,
^rciò il nome italiano fu adotj anche in altri paesi. Quan® all origine del nome, ce la
^'nga il senso letterale di un
traine latino «curri servare»,
liÌ **®^vare insieme», o, più
te» “riunire per salva
ne H^i infatti, in origi
di opere pie che, con il soy §no di enti pubblici o priva' riunivano ragazzi orfani o
liiri’ sottraendoli alla miseWo^ crimine e insegnando
tess grazie ai quali po
cto poi vivere. Fra questi
l^'«tieri c’era anche quello del5jj®'^*ica: in un’epoca in cui
atti Considerata un lavoro
sra naturale consitji . ® rrn «mestiere» e come
j rrisegnarle a esercitarla.
Primi «conservatori» intesi
ria n senso sorsero a Vene)(Vi^ XIV e a Napoli nel
is(i ’ '■°rtre pure a Roma. Altri
«v.^_^oncepiti già in partenza
come scuole di musica sorsero
poi a Bologna, Firenze, Parma,
Milano, Torino. Racconto più
diffusamente le vicende del
Conservatorio di Napoli, da me
frequentato per vari anni: il primo «conservatorio-opera pia»
fu quello di Santa Matia di Loreto (1537) ove la musica ebbe
presto una posizione di rilievo e
maestri illustri come Alessandro
Scarlatti, Francesco Durante e
Nicola A. Porpora (nel sec.
XVll). L’istituto si unì poi a due
altri «conservatori» (Sant’Onofrio a Capuana e Pietà dei Turebini); da tale fusione sorse nel
1807 il Reai Collegio di Musica
sotto la direzione di Giovanni
Paisiello, con radicali miglioramenti nella gestione anche sotto il profilo materiale (pulizia,
cibo, retribuzione addetti...).
Nello stesso tempo si aprivano le porte a convittori a pagamento, il che dava una configurazione del tutto nuova
all’istituto: non più opera pia
caritativa, retta da confraternite, ma istituto laico e, dal 1912,
addirittura governativo, ospitato nel grande ex convento di
San Pietro a Maiella, donde
trasse il suo nome attuale, rinomato in Italia e all’estero grazie
ai nomi illustri di docenti e allievi e alla sua vastissima biblioteca storico-musicale.
PAG. 19 RIFORMA
liano e altri casi che non ricordo? Se il governo israeliano non aveva nulla di cui vergognarsi doveva non solo accogliere ma addirittura invitare la Commissione Gnu.
La pace si avrà non con le
chiacchiere e i vari «piani» e
balletti diplomatici ma col ritiro delle Forze armate israeliane entro i confini pre 1967
e lo smantellamento di tutti
gli insediamenti abusivi nei
territori occupati (mentre
tuttora si continua a crearne
per ordine di Sharon). Subito
dopo la guerra dei 6 giorni
(giugno 1967) Davide Ben
Gurion, il «padre» d’Israele,
dal suo ritiro disse: «Per aver
la pace dobbiamo rientrare
entro i confini ante 1967. La
pace conta più della terra. I
territori occupati vanno restituiti subito, prima che nascano i risentimenti». I miopi
governi israeliani che si successero furono sordi alla sua
saggezza e si è giunti alla tragica situazione attuale con a
capo del governo un presunto criminale di guerra (Shabra e Shatila).
A, me sembra che varrebbe
ancora la pena di convincere
0 costringere Israele a ritirarsi entro i confini ante 1967 e
smantellare gli insediamenti
e poi stare a guardare: se con
ciò la resistenza palestinese
smette i suoi attentati suicidi... la pace è fatta. In caso
contrario... in quanti giorni lo
strapotere militare israeliano
rioccuperebbe tutto il territorio evacuato? Due? Tre? Ma
quale George W. avrebbe il
coraggio necessario?
Massimo Pulejo - Bruxelles
Cristiani contro
l'esclusione
Il Consiglio delle chiese cristiane di Reggio Calabria ha
discusso la problematica dell’esclusione, di chi è diverso.
Nota con preoccupazione che
1 titoli dei giornali sempre più
frequentemente si riferiscono
a «maxiretate» della polizia
per trovare ed espellere i cosiddetti clandestini, all’obbligo degli immigrati di farsi registrare le impronte digitali,
all’aumento della vigilanza
sul mare per impedire l’arrivo
di clandestini fino alle proposte di sparare sui gommoni.
L'impegno ecumenico non esclude di dire dei «no» forti e chiari
I protestanti e la santificazione di padre Pio
GINO CIMITI
PENSG che eravamo tanti, e credo
non soltanto protestanti, evangelici, nei giorni scorsi, a sentirci una volta
ancora «lo spirito inacerbirsi dentro nel
vedere la città piena di idolatria» (cfr.
Atti 17,16). Non per paragonarci a Paolo...; abbiamo la nostra dose personale
di idolatrie di cui sempre pentirci; comunque, a lui capitava nella Atene pagana, a noi davanti alla Roma «cristiana». con sontuoso annesso provinciale
a San Giovanni Rotondo.
Io penso che i cosiddetti «santi» issati sugli altari a furor di popolo o di papa sarebbero i primi a rifiutarsi o a voler scendere da quella impropria, anzi
peccaminosa postura. La responsabilità è di chi compie questo errore, questa colpa madornale, quando l’interessato o l’interessata non può più opporsi né difendersi; colpa che ha tre aspetti; 1) attribuire la «santità» ai meriti di
qualcuno anziché alla sovrana grazia
della vocazione; sappiamo tutti benissimo che l’appellativo, e dunque la vocazione, di santi nel Nuovo Testamento sono attribuiti a tutti i credenti e a
ciascuno di loro; non ci sono cristiani
di qualità diversa, perché è il Signore
che. chiamandoli, dà e chiede loro
questa qualità (I Pietro 1, 15-16, riprendendo un ordine reiterato nel Levitico: 11, 44 s., ecc.), in pratica questo
impegno, questo amore che risponda
al suo divino impegno per noi, all’amore con cui lui ci ama; 2) «elevare
qualcuno agli onori dell’altare» (è realismo, non metafora) vuol dire concretamente proporre al «popolo» e co
munque ribadire «teologicamente» (!)
la sua idolatria: mvritare alla fede-fiducia verso una persona umana, proporla
alla preghiera e all’intercessione, dimenticando e rifiutando la lezione del
Battista (Giovanni 3, 30): tutto quello
che si attribuisce all’uomo, lo si toglie
a Cristo, e non c’è cavifio che tenga; 3)
la chiesa, il «magistero» che pretende
di «valutare» sub specie aeternitatis una
vita umana, di promuoverla alla gloria,
si arroga, empiamente, un giudizio che
spetta a Dio soltanto.
Poi c’è anche tutto l’ambiguo business, la paccottiglia del mercato e
l’ambiguo utilizzo mediático, la figura
controversa (così a lungo, anche in sede cattolica), i «miracoli»... Ma credo
che l’inacerbirsi dentro vada all’empietà, al magistero anti-cristo a cui ho
accennato. Nei giorni scorsi, e particolarmente domenica 16 (giorno del Signore o di «san Pio»?), mentre strepitavano le proclamazioni ieratiche sc^lenni e le vociferazioni popolari festaiole,
pensavo alle frenetiche e vane invocazioni dei profeti di Baal: «Baal, rispondici!», «ma non si udì né voce né risposta» (I Re 18, 26ss.). Baal è il silenzio, il
nulla, l’illusione; e lo è Pio da Pietralcina che, come a tutti noi accadrà, si dissolve nella sua polvere, in attesa della
«beata (questa sì) risurrezione», suggello del vivere per grazia.
Questa è stata la proclamazione solenne del papa, da contestare punto
per punto: «Ad onore della Santa Trinità [davvero?], per l’esaltazione della
fede cattolica [questo sì, almeno per la
maggioranza cattolica; ma che fede è?j
e l’incremento della vita cristiana [ri
gettando così sullo sfondo il «solo Cristo»?], con l’autorità del nostro Signore
Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo [autorità che non è in alcun modo fondata sulla parola di Cristo, suUa
testimonianza biblica e che perciò tanta parte della chiesa di Cristo contesta e
rifiuta], dopo avere lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino
[non ogni spirito è da Dio] e ascoltato il
parere di molti nostri fratelli neU’Episcopato [non di tutti dunque, e non in
un Sinodo di popolo] , dichiariamo e
definiamo Santo il beato Padre Pio da
Pietralcina e lo iscriviamo nell’Albo dei
Santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa
[quando Roma avrà l’onestà e umiltà di
precisare e limitare sempre: Chiesa cattolica apostolica romana?] egli sia devotamente onorato fra i Santi»: proclamazione inframmezzata da applausi vibranti nella piazza San Pietro delle
grandi occasioni.
Ho un sogno ecumenico: che ci sia
oggi, in una situazione ben più grave di
allora, un soprassalto di coscienza e di
aperta contestazione come quello che
da Antiochia aveva opposto Paolo a
Pietro: «Gli resistei in faccia, perché era
da condannare» (Galati 2, 11 ss.). Nel
variopinto e «buono» mondo dei rapporti «ecumenici» c’è qualcuno che,
con l’inerme ma recisa autorità evangelica, biblica, al «pietre» di turno, tanto più alla sua 465a recidiva, oppone il
«Non ti è lecito» del Battista e gli «resiste in faccia, perché è da condannare»?
Dopo tutto, anche se Luca tace lo scandalo, negli Atti Pietro sembra avere capito... Ma questo è un sogno; altra è
r«ecumenica», sorridente realtà.
alla violenza contro chi è diverso nelle nostre città.
Altro esempio: un ex tossicodipendente, uomo intelligente e colto, ha un problema: ogni volta che si reca
all’ospedale e il personale
viene a sapere che è in cura
di metadone, tutti lo ignorano. Si trova in mezzo alla
gente che non sembra vederlo 0 volerlo vedere. Non è un
caso unico, ci sono tante persone escluse: tossicodipendenti, senzatetto, prostitute,
malati di Aids ecc. Una società che non riesce a includere anche chi è debole o chi
ha avuto un passato o ha un
presente difficile, è fredda. La
nostra società mostra già delle freddezze e la tendenza
non dà molte speranze.
Il Consigliosi esprime contro ogni forma di esclusione,
essendo fermamente convinto che l’Evangelo di Gesù Cristo spinga a una visione inclusiva per vivere la diversità
come sfida positiva, mentre la
società e la politica attuale
sembrano voler criminalizzare ed emarginare il diverso.
Gesù nel diverso vede una
fonte di ricchezza e non una
fonte di paura. Lo evidenzia
in modo particolare nella sua
preghiera sacerdotale: «Padre
santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati,
affinché siano uno, come
noi». L’unità e la comunione
non significano mai uniformità, ma convivenza che coglie la sfida della diversità e
accoglie il diverso, significano
apertura di mente, che sa
convivere con chi è diverso e
non si perde nell’indifferenza.
Il Consiglio delle chiese invita tutte e tutti a rivedere le
proprie posizioni e ad imparare a non criminalizzare il
diverso, lo straniero o l’extracomunitario, ma di accoglierlo con mente e cuore.
Per il Consiglio delle chiese
cristiane di Reggio Calabria,
il presidente di turno
past. Jens Sielmann
n II commissario
e l'acqua santa
L’argomento di per sé è frivolo e non varrebbe la pena di
parlarne, se non fosse che nel
nostro paese anche le còse frivole fanno notizia. Succede
dunque che un personaggio
dei nostri tempi, il trainer della Nazionale di calcio impegnata nel Mondiale in CoreaGiappone porti con sé «in
panchina» non solo giocatori
di rincalzo, ma anche bottigliette colme d’acqua «benedetta» che poi versa, scaramanticamente, a terra durante la partita; non solo, è successo che quando un giocatore della squadra italiana è riuscito a pareggiare una partita
che si stava perdendo, abbia
esclamato: «Dio esiste, stava
con noi», come hanno riportato i quotidiani l’indomani.
Certo, si può sorridere di
queste cose, capire che la
tensione della partita, l’ansia
del risultato, la pressione che
viene dai calciofili televisivi
nostrani possono portare a
frasi in libertà come questa,
così come non si deve dimenticare che il ricorso alla scaramanzia è nella tradizione popolare di tutti i paesi. Quindi
non è il gesto scaramantico in
sé a infastidire, ma la confusione che si fa tra religiosità
e... magia. Si vedono spesso
giocatori e arbitri «segnarsi»
con un furtivo gesto della croce prima di entrare in campo:
non un segno chiaro e aperto.
Ivo Malan
Il 3 giugno, nell’ospedale di
Hamilton (New York), si spegneva all’età di 84 anni il
prof. Ivo Malan. Forse non
molti lo ricorderanno, perché
orami da quasi 50 anni risiedeva in America, ma i suoi
costanti ritorni alle Valli per
salutare la sua famiglia e i
suoi amici, pochi ma fedelissimi, non possono aver cancellato questa nobile figura di
vecchio valdese emigrato.
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
Era figlio del prof. Guido
Malan, esimio pneumologo di
Torino negli Anni 30, e di Augusta Peyrot, nipotino del famoso pastore Davide Peyrot,
noto alle Valli e a Torino per
la sua attività di cofondatore
della Casa delle diaconesse, e
ottimo e indimenticabile fotografo delle Valli stesse (con le
sue stupende foto vennero
pubblicati alcuni libri tuttora
sul mercato), e fratello del
prof. Carlo Malan, docente di
Micologia alla facoltà di Biologia dell’Università di Torino
(scomparso da alcuni anni) e
del prof. Renato Malan, dirigente a livello mondiale dell’Grganizzazione mondiale
della sanità, tutt’ora in vita
all’età di 90 anni.
Ivo Malan faceva parte
quindi di una importante vecchia famiglia valdese, dei Malan originari, pare, di Mérindol. Laureatosi in Letteratura
francese alla Facoltà di Lettere di Torino, subito dopo la
guerra era emigrato negli Usa
per svolgervi la sua professione. Inutile parlare dei sacrifici
a cui si sottopose nei primi
anni, per ottenere la laurea
americana e la docenza. Dopo
lunghi e sofferti studi diviene
professore universitario di
Letteratura francese e gli viene conferita la cattedra; ultima sede sarà l’Università di
Hamilton. Qui, dopo avere
sposato Beatrice Beux di Luserna San Giovanni, già emigrata laggiù per ragioni di lavoro, si stabilisce anche dopo
la fine della carriera.
Sono noti i suoi studi sulla
figura di Simone Weil, frequenti i suoi viaggi di lavoro
in Francia e Italia, anche con
gli studenti e per ritrovare la
famiglia nonché la sua amata
casa avita. Villa Moravia a Luserna San Giovanni. La sua vita si è conclusa da pochi giorni, in totale solitudine,
all’ospedale della sua città,
come desiderava. Aspettava la
morte con serenità assoluta,
fiducia e senso di liberazione,
come cosa ovvia e giusta. Altissimo in lui il senso delBamicizia; la sua fedeltà in tal
senso è ricordo consolatore
per tutti quelli che gli hanno
voluto bene. È andato a raggiungere la sua Beatrice, i suoi
cari e i suoi amici fedelissimi.
Graziella Lupo - Como
si badi, che potrebbe voler dire «sono un credente, mi aflìdo a Dio», ma un segnetto
frettoloso e circospetto, una
sorta di «scacciamosche», è
stato detto. Infine, il ricorso
direttamente a Dio il quale,
chissà perché, dovrebbe
schierarsi con gli uni anziché
per gli altri. Dra siamo all’acqua benedetta, di cui il trainer, rispondendo a un giornalista, ha detto che ne conserva «ancora un bottiglione».
Non sono certo questi i
problemi del nostro paese.
Tuttavia una riflessione è
d’obbligo: in un paese dove
tanta gente confonde religione con magia, che scambia la
religiosità con un portafortuna, che dimostra emotività
verso fatti e cose al limite della superstizione, c’è il rischio
che certi atteggiamenti si ammantino, loro malgrado, di
significati che ip ogni caso
nulla hanno a che spartire
con la fede e la religione.
Attilio Costantino - Torino
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
Il 17 giugno è mancata
Gerd Irgens ved. Koch
Con affettuoso rimpianto ne
danno l’annuncio le figlie Elien con
Marco, Paoio e Laila, Carla con
Gianfranco e Barbara, Fiorella con
Giorgio e Erika, la cognata e i nipoti con le rispettive famiglie
(Oslo). Si ringrazia in particolar
modo Elvina che l’ha assistita
amorevolmente.
La cremazione ha avuto luogo il
19 giugno in Torino.
Luserna San Giovanni
27 giugno 2002
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?
li mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
La moglie. Il figlio e i familiari
tutti del caro
Rizzieri Goss (Rino)
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
al dottor Marinaro, al personale
medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice,
alla direzione e a tutto il personale del Rifugio Re Carlo Alberto e
ai pastori Berutti e Bouchard.
Luserna San Giovanni
27 giugno 2002
20
r
PAG. 20 RIFORMA
BALE
VENERDÌ 28 GIUGNO 2002
Diario di viaggio di una delegazione del «Sassolino bianco» in Bielorussia
Fra i bambini di Radun e di Pravye Mosty
Consegnati gli aiuti umanitari raccolti per i bambini dei due internati Procedono i lavori
di ristrutturazione della cucina realizzati grazie ad un contributo 8%o dello Chiesa valdese
Dal 29 marzo al 5 aprile
scorso una delegazione del
«Sassolino bianco» formata da
Roberto Charbonnier, Laura
Micheletti, Paola Reggiani e
Daniele Varese, è andata in
Bielorussia per consegnare gli
aiuti umanitari raccolti.
LAURA MICHELETTI
PAOLA REGGIANI
SIAMO giunti a Radun alle
due del mattino; verso le
quattro è arrivato il camion
con i pacchi destinati alle
scuole internato di Radun e
di Pravye Mosty. Al mattino
seguente Roberto e Daniele
sono andati a Pravye Mosty,
dove il direttore della scuolainternato aspettava la delegazione e il carico umanitario,
assieme ad alcuni collaboratori. Marmo visitato l’istituto e
notato che, pur in una situazione di reale indigenza, tutto
viene tenuto con la massima
cura e in modo decoroso. Dei
170 bambini ospiti, fra cui 70
sono orfani, solamente 20
vengono ospitati in Germania
e 2 bambine che prima vivevano a Radun continuano i
soggiorni a Certaldo, presso
famiglie che le ospitavano già
da tempo. Durante le vacanze i ragazzi orfani vengono accolti da famiglie affidatane che si prendono cura di
loro, ricevendo per questo un
compenso dallo stato.
Nel pomeriggio abbiamo
incontrato il direttore di Radun, Viktor Viktorovic, per un
primo colloquio durante il
quale abbiamo fatto il punto
della situazione sui lavori di
ristrutturazione e definito
meglio i progetti di collaborazione fdturi. I lavori di ristrutturazione della cucina
procedono bene ed è già possibile vedere alcuni cambiamenti significativi: dalla cantina, ormai bonificata, non
giungono più odori fastidiosi.
l’area destinata al lavaggio
piatti ha nuovi boiler, 5 lavelli
spaziosi ed è stata ripavimentata. Entro l’estate la ristrutturazione, resa possibile
dal finanziamento deH’8%ò,
sarà completata, grazie anche all’impegno continuo
dell’ingegnere che collabora
con l’associazione. Vengono
presi gli ultimi accordi per il
Progetto «Battisti»: 10 bambini che non possono espatriare perché privi di passaporto
trascorreranno, accompagnati da un’insegnante, tre
settimane a Kobrin, in luglio,
presso un centro delle Chiese
battiste bielorusse nel quale
bambini e bambine di famiglie particolarmente danneggiate dalle conseguenze di
Cernobil, vengono sottoposti
a controlli medici, mangiano
cibi ad alto contenuto vitaminico, svolgono attività ricreative in un ambiente ricco di
stimoli ed ecologicamente
sano. È estremamente importante che anche ai bambini più svantaggiati venga offerta la possibilità di vivere
un’esperienza diversa nel loro paese. Siamo molto grati
per questa possibilità, che ci
è stata offerta dai fratelli battisti, solidali con le nostre iniziative a favore dei bambini
di Radun.
Progetti futuri
Per quanto riguarda i progetti futuri ci viene chiesto di
sostenere i ragazzi che quest’anno termineranno la loro
permanenza in istituto, ma
non gli smdi. Infatti per poter
acquisire una professione devono proseguire per altri tre
anni. Dall’istituto usciranno
23 ragazzi e ragazze, di cui
nove orfani. Questi ultimi, in
quanto orfani, hanno diritto
ad alcune facilitazioni da
parte statale, ma ciò non basta. Perciò ci viene chiesto di
appoggiarli; ci proponiamo
di farlo con l’invio di aiuti
personalizzati (vestiario, prodotti per l’igiene, materiale
didattico) e promuovendo un
tutoraggio da parte di un insegnante che controlli i loro
progressi e ci informi di successi e difficoltà. È una sfida
forte, ma è l’unico modo che
per ora ci sembra praticabile
per stimolarli e spingerli verso la costruzione della loro
vita adulta e responsabile in
un paese che attraversa un
periodo tanto difficile.
Un altro progetto concepito durante questo viaggio riguarda l’allevamento di animali da cortile, ed ha un duplice scopo: far allevare ai
bambini degli animali con la
supervisione di un insegnante di area scientifica e migliorare la qualità dell’alimentazione dell’istituto. Gli animali
con cui comincia l’esperienza saranno le anatre.
La domenica di Pasqua siamo andati a visitare le famiglie dei ragazzi che vengono a
Bobbio Pellice. Per la prima
volta dal nostro arrivo abbiamo la gioia di incontrarli personalmente, l’accoglienza è
molto affettuosa e con tanta
semplicità ci offrono un ottimo pranzo. Il legame che si è
stretto nel tempo con i vari
viaggi ha fatto sì che i familiari e i ragazzi ci considerino un
punto di riferimento, in particolare per quelli che stanno
per compiere i 16 anni e sono
quindi in procinto di lasciare
la scuola-internato.
La cucina dell’istituto di Radun, attualmente in fase di ristrutturazione grazie a un contributo 8%o della Chiesa valdese
Visita airinternato
di Pravye Mosty
Nei giorni successivi. Laura
e Paola sono tornate a Pravye
Mosty per visitare l’internato;
•ad accoglierle c’erano le due
vicedirettrici, che con molta
gentilezza hanno mostrato
l’istituto, hanpo incontrato i
bambini, visitato le aule luminose, i vari laboratori scientifici, nei quali sono custoditi
con cura materiali didattici.
Le vicedirettrici ci hanno detto che per far fronte alle emergenze il personale porta
da casa vestiario smesso di figli e nipoti, e che recentemente si sono autotassati per
acquistare copriletti nuovi
per alcune stanze: ci hanno
fatto presente che da molto
tempo non è stata sostituita
Organizzata da Kairos, comprende le chiese unita, anglicana e cattolica romana
Campagna delle chiese canadesi in occasione del G8
Quando i leader dei paesi
più potenti del mondo si incontreranno in Canada per il
G8, potrebbero avere la sorpresa di vedersi presentare
migliaia di «cambiali in sofferenza». Infatti, una campagna
lanciata dalle chiese canadesi
prevede di presentare loro
«cambiali» simboliche firmate
da canadesi che chiedono ai
paesi industrializzati di «rendere conto» per i debiti sociali
e ecologici che essi hanno
contratto nei confronti del resto del mondo. Una dichiarazione sottolinea che queste
cambiali invitano i leader del
G8 ad «assumere la loro responsabilità di fronte al debito non pagato dei paesi del
Nord nei confronti dei paesi
del Sud, del popoli autoctoni
e aborigeni, della terra e dei
figli dei nostri figli. È ampiamente tempo di pagare».
La campagna delle chiese è
organizzata da Kairos, iniziative canadesi ecumeniche per
la giustizia di 12 chiese canadesi, tra cui le chiese unita,
anglicana e cattolica romana.
La campagna è stata lanciata
il 17 giugno scorso a Ottawa,
con una manifestazione davanti al parlamento. Secondo
Kathy Price, coordinatrice
della comunicazione presso
Kairos, gli organizzatori hanno già ricevuto 5.000 cambiali. Da Ottawa, 1 militanti hanno iniziato una tournée nel
paese, fermandosi in sette
città per incoraggiare i canadesi a firmare le cambiali. Il
loro giro si concluderà a Calgary con il «Vertice dei popoli», manifestazione alternativa
all’incontro del G8, con una
veglia interreligiosa e un servizio ecumenico.
Uno dei punti sollevati dalla campagna di Kairos è la
scelta di una località isolata
per il Vertice del G8 e, come
sottolinea Kathy Price, «la
inaccessibilità dei leader del
G8 che si riuniscono di fatto a
Kananaskis in una zona virtuale di sicurezza». La dichiarazione che sarà consegnata
ai leader del G8 ricorda che in
occasione dei precedenti incontri, «centinaia di migliaia
di manifestanti, fra cui molti
giovani, hanno espresso il loro timore di fronte ad un ordine economico internazionale
che lascia tanta gente nel bisogno. Non avete risposto con
il dialogo, ma avete alzato dei
muri ancora più alti, avete
usato gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e avete caricato
con le vostre squadre antisommossa. Abbiamo mancato alle nostre responsabilità di
fronte alle generazioni future
che vivranno in un mondo
che avremmo potuto rendere
migliore. Abbiamo contratto
debiti non pagati nei confronti di quelli e di quelle che verranno dopo di noi. Voi siete i
nostri leader, dovete rendere
conto». (eni)
LÜ
m mmmjnhm
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - tax 011 -6504394
http;//www.claudia na.it
Reazioni delle chiese alle dichiarazioni di Jürgen Möllemann
Germania: il dibattito sull'antisemitismo
I responsabili delle principali chiese tedesche sono intervenuti nel dibattito sull’antisemitismo che sta scuotendo il paese. Il presidente della Chiesa, evangelica (Ekd), Manfred
Kock, e il cardinale cattolico romano Karl
Lehmann, hanno lanciato un appello perché
cessi il «dibattito nocivo» che oppone un uomo politico al Consiglio centrale degli ebrei di
Germania (Zid). Il loro intervento fa seguito
alla richiesta del presidente dello Zid, Paul
Spiegel, che ritenendo che le chiese non fanno abbastanza per combattere l’antisemitismo, ha chiesto una dichiarazione pubblica
da parte dei responsabili di chiesa.
La controversia è centrata su Jürgen Möllemann, vicepresidente del piccolo Partito liberale tedesco (Fdp) che, lo scorso mese, ha accusato il primo ministro israeliano Ariel Sharon, lo Zid e il suo vicepresidente, Michael
Friedmann, di essere in parte responsabili
dell’antisemitismo, in quanto non tollerano al
cuna critica riguardante le azioni militari di
Israele, soprattutto se espresse da tedeschi.
Per Paul Spiegel, rendere gli ebrei responsabili dell’antisemitismo è «l’insulto più grave
portato contro gli Ebrei da parte di un partito
della Repubblica federale dopo l’Olocausto».
Möllemann ha poi presentato le sue scuse, pur
confidando più tardi ai giornalisti che escludeva Michael Friedmann da tali scuse.
Gli oppositori di Möllemann lo accusano di
flirtare troppo con l’estrema destra allo scopo
di aumentare le possibilità del Fdp alle prossime elezioni politiche. Interrogato il 3 giugno
scorso dal canale radio nazionale Deutschlandfunk sulla posizione delle chiese, Manfred Kock ha risposto: «Può darsi che non ci
siamo espressi abbastanza forte né abbastanza presto, ma non può sussistere alcun dubbio sulla nostra posizione». «Non possiamo
avere un partito che cerca degli elettori
all’estrema destra», ha aggiunto. (eni)
Il gruppo di Radun che andrà al
la biancheria per le camere
dell’internato, praticamente
dal crollo dell’Urss istituzioni
come queste si sono viste decurtare, quasi sparire ogni
forma di finanziamento e sostegno da parte dello stato.
Tornati a Radun, abbiamo
distribuito nelle classi materiale scolastico e giochi. Nel
pomeriggio abbiamo iniziato
a salutare i ragazzi, mentre
Laura è stata invitata come
uditrice ai colloqui di una
Commissione che esamina i
bambini, segnalati per problemi con problemi di apprendimento. La Commissione, composta da una pediatra, una neuropsichiatra infantile e dalla direttrice del
Centro provinciale di Voronovo per l’esame, la valutazione e le indicazioni didattiche per bambini con particolari difficoltà, esamina gli
alunni segnalati per particolari problemi di apprendimento, spesso dipendenti da
situazioni di particolare deprivazione socio-affettiva.
Compito della commissione è
valutare il tipo di problematiche dei bambini e proporre a
insegnanti e parenti, o tutori,
che li accompagnano la soluzione più adatta: lo svolgimento di un programma individualizzato o semplificato
a scuola, facendo rimanere il
bambino in famiglia, o l’inserimento in una delle scuoleinternato differenziate in base alla gravità delle problematiche dei bimbi: istituti come Radun e Pravye Mosty per
i bambini con meno proble
soggiorno nel Centro di Kobrin
mi di apprendimento, istituti
come quello situato a Votonovo per bambini con problemi più gravi.
Dopo aver assistito a parte
dei lavori della Commissionei
Laura viene presentata dal direttore al sovrintendente provinciale per l’Istruzione, che
si rallegra moltissimo per
l’aiuto dato dagli amici italiani: infatti il sostegno dato a
Radun comporta non solo un
netto miglioramento delle
condizioni di vita e di studiò ;
dei bimbi ma, grazie ai nostri ¡
aiuti, il sovrintendente può *
investire le poche forze a sua
disposizione a Voronovo,
nell’istituto per bambini con
gravi problemi di apprendimento. Gli alunni di questo
istituto non hanno alcun contatto con realtà estere, quelli
che da Radun sono stati spostati a Voronovo non hanno
più potuto visitare gli amid
italiani. Il sovrintendente, saputo che parte dei nostri aiuti ,
è stata donata all’istituto di
Pravye Mosty, chiede se sa
rebbe possibile donare del. ■
vestiario anche ai bimbi del-*
l’internato di Voronovo.
1 viaggi per portare gli aiuti
umanitari promossi dalla nostra associazione, sono momenti molto importati, che
non hanno solo lo scopo di
verificare l’effettivo arrivo a
destinazione di quanto donato in Italia, ma servono anche
a ritrovare, nell’incontro e
nello scambio con i bambini,
l’entusiasmo e l’energia necessari per l’impostazione di
nuovi progetti.
Chiesa presbiteriana dello Zimbabwe
No alla legge di Mugabe
contro la libertà di stampa
Il Consiglio zimbabweano
della Chiesa presbiteriana
unita d’Africa australe ha
esortato il governo ad abrogare una nuova legge che restringe la libertà di stampa. Il
presidente Mugabe ha firmato questa legge, intitolata
«accesso all’informazione e
tutela della vita privata», il 15
marzo scorso, subito dopo
avere vinto le controverse
elezioni presidenziali. Questa
nuova legge è stata invocata
per arrestare giornalisti di
media non controllati dal governo. Circa una decina di
giornalisti indipendenti zimbabweani e stranieri sono
stati arrestati e accusati di
avere violato la legge. Fra
questi figurano un collaboratore del Daily News, Lloyd
Mudiwa, e il corrispondente
del Guardian (Regno Unito)
ad Harare, Andrew Meldrum.
«È con preoccupazione che
osserviamo i continui attacchi contro media indipendenti e l’arresto dei loro giornalisti», deplora il Consiglio
della Chiesa presbiteriana
unita dell’Africa australe in
un comunicato del 7 giugno
scorso. «Il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni (...) è garantito sia dalla
nostra costituzione sia dalla
Carta africana». Lo Zimbabwe ha ratificato la Carta dell’Organizzazione dell’unità
africana nel 1986. La Carta
garantisce «la libertà di coscienza» e il diritto di ogni
persona «di esprimere e di
diffondere le proprie opinioni nel quadro delle leggi e dei
regolamenti».
«Chiediamo, al governo di
abrogare la legislazione repressiva che rifiuta di riconoscere queste libertà, in pa^'
colare la legge sull’ordine
pubblico e la sicurezza e le
legge sull’accesso aU’inforinazione e la tutela della wta privata. Per questo esortiamo H
nostro governo a rispettare e
a considerare come sacri e
inalienabili questi diritti
queste libertà -, afferma i
Consiglio della chiesa -- f
scelta di non garantire questi
diritti non può che sfociare s
una situazione in cui la gen
si sente oppressa e cerca al
mezzi radicali per esprimere
proprio malconterito, cos
che tutti vogliamo evitare».
11 29 aprile Jonathan Maya
ministro dell’Informazione,
ha ordinato a tutte le soci
dipendenti dal „¿x
non pubblicare più nnnn
pubblicitari su giornali pn»
ti. In un’intervista al
del governo Herald,
affermato che il governo « .
può più lasciare svilupP“^
una situazione nella
una suuaziuiic ut.*— . -g
denaro dei contribuenti
utilizzato per sovvenzio ^
attacchi senza fine con „
nostro paese».
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