1
.o.
ECO
DELLE VALLI V^lLDESI
n...
-icT .a
!,n:. :o
Va Li ese
n PFiilJCB
Anno LXXXIX - N. 46
Una copia Lice 30
ABBONAMENTI |
Eco: L. 1.300 per l’interno
L. 1.800 per Testerò
Eco
0 La Luce: L. 2.000 per l’intemo | Sped:
L. 2.80Ò 'per l’estero ( Can4:
liz abb. postale ■ li Grappo
d’indirizzo Lire 5
SEMBRA MA INON È UN PARADOSSO
Il iibrOjjfrande assente
Sul non - leggere degli italiani (e dei valdesi)
Sembra un paradosso, oggi, pensando alle migliaia di pubblicazioni
che annualmente sono « lanciate »
sul mercato (nel 1955 sono state, in
Italia, 9.320!), parlare di una crisi
del libro. Eppure le statistiche dicono chiaro che soltanto 5 milioni, poco più di un decimo della nostra
popolazione sono raggiimti dal libro.
Gli altri si devono accontentare, e
talvolta si accontentano volentieri,
del cinema, della radio, della televisione. del giornalismo popolare (rotocalchi) — ma quanti milioni sono
tagliati fuori anche da queste possibilità? — : s’intende che ogtiuho di
questi mezzi può assurgere a puro
strumento d’arte e di cultura; ma
nella realtà succede assai di rado, e
ii « sapere » che essi elargiscono è
spesso assai dozzinale e commercializzato.
Di chi la responsabilità di questo
stato di fatto? perchè, secondò le statistiche, mentre ogni italiano spende
annualmente in media L. 23.500 in
spese voluttuarie (bevande alcopliche, fumo e spettacolo), spende invece solo L. 650 in libri (esclusi quelli
scolastici, « obbligati »)?
Non sarebbe giusto affermare che
si tratti solo di pigrizia mentale. La
situazione di incultura in cui uno
strato così largo del nostro paese vive è l’eredità di una lunga tradizione: è mancata, da noi, quella mediazione della cultura che la Riforma ha
suscitato a nord delle Alpi; proprio
perchè la Bibbia potesse essere compresa da tuttd,i)p,tutte le-jsùf.xicqhezze, i Riformatori sostenneip ogni
sforzo perchè la cultura fosse aperta
i: tutti, volgarizzata, senza per questo
scadere. Da noi non è stato così: la
meravigliosa fioritura letteraria del
Rinascimento non è giunta veramente al popolo, è Timasta, oltre che imbrigliata dalla Controriforma, feudo
di una aristocrazia all’ombra delle
corti o nel segreto degli studi (vedi
pure, sul piano religioso, i « cenacoli »
evangelici italiani). Malgrado le norme costituzionali (istruzione «obbligatoria » — ma è un diritto, non un
dovere! — fino- ai 14 anni) non siamo
ancora usciti dalle conseguenze di
quella situazione; tutt’al più il senso
d’inferiorità dell’incolto verso il col
to. oggi, si maschera sotto la scherno
o il sospetto verso la cultura da parte
della massa che se ne sente esclusa.
Questa tensione c’è, anche nell’ambito della Chiesa, putroppo. E non
basta scandalizzarsi perchè c’è, non
basta indignarsi perchè il popolo non
si sforza di accedere anche lui a que
sto bene inestimabile e destinato a
tutti che è la cultura. Bisogna chiedersi se il popolo è effettivamente in
grado di appropriarsela; se l’agricoltore e l’operaio, ma anche l’impiegato
e il professionista, accanto alle sue
ere lavorative, può concedersi questa
possibilità di .sapere. Il fattore tempo e il fattore denaro sono assai importanti, ma non hanno un valore
definitivo. Chi veramente desidera
conoscere, imparare, salvo eccezioni,
riesce a dedicare a questo una parte
del suo pui' ridotto tempo libero (è
una scelta, una delle poche che la
vita odierna ci lascia ancora), ed è
capace di rinunziare ad un pacchetto
di sigarette o a un paio di ingressi al
cinema per procurarsi im volumetto
delle « biblioteche economiche » attualmente in commercio.
Il discorso è però diverso se veniamo alla effettiva possibilità, per chi è
lasciato a sè stesso, di aprirsi una
via nella selva, spesso caotica, deli*
pubblicazioni. E’ quanto nota chiaramente Giambattista Vicari, in una
penetrante analisi del problema
umano assai prima che commerciale,
della scarsa diffusione del libro fra
noi (1). Anche se ci sono, sul mercato, diverse collezioni economiche —
ad es. la B.U.R. (Biblioteca Universale Rizzoli), a L. 60 il volumetto semplice; la B.M.M. (Biblioteca Moderna
Mondadori) a L. 250-350 il volume rilegato; i «Libri del pavone» ancora
di Mondadori, a L. 250; la Universale
Studium a L. 200 il volumetto; la collana «Classe unica» delle E.R.I.
(Edizioni Radio Italiana), a L. 250, in
cui vengono raccolte le migliori serie
radiofoniche ; la collezione « Sap>er
tutto» di Garzanti (L. 180-300); ed
altre ancora — si tratta per lo più di
studi particolari su questo o quel tema di letteratura e di scienza, ma
manca l’introduzione alla disciplina
nel suo insieme, mancano i « manuali » in cui il profano possa trovare le
indicazioni essenziali per formarsi un
quadro culturale, anche elementare
in cui poi inserire i frutti delle proprie letture. Si comprende la difficoltà di produrre tali testi, specie per le
scienze che vanno facendosi sempre
più campo riservato ad iniziati specializzati. Eppure tale sforzo di « volgarizzazione » va fatto, se non si vuole che si scavi sempre più l’abisso fra
colti ed incolti, e in fondo fra cultura
e vita.
E poi c’è la difficoltà di far giungere le pubblicazioni, a portata di tutti. Il Vicari not^ (p. 30): «Lungo
queste strade minori, per centinaia
e centinaia di chilometri quadrati,
non vola un foglio di carta stampata.
Arrivano alle donne di casa, al massimo, i bollettini missionari e delle comunità religiose;: e i fogli reclamisti
ci delle industrie dei fertilizzanti agli
agricoltori. Tutta la massa bracciantile e mezzadrile — metà degli italiani — non ha nùllg, tranne (ma non
quanto si può pensare) i fogli di par
tito. I.e biblioteche circolanti: un’araba fenice, nonostante ciò che si vuol
far credere. Un si.Stema che ancora
incide su minoranze ridottissime, sui
pochi toccati dalla grazia di questa
specie di lotteria del sapere: dove
cade cade, e beato dbi gli tocca. Fino
a quando non si arriverà a distribuire il libro come il sigaro toscano e —
almeno nelle località più decentrate
— come il sale, ad un prezzo veramente popolare (ma ormai ci sono
collane popolari veramente accessibili a tutte le borse), non si riuscirà
mai a raggiungere le vastissime categorie tenute da secoli al digiuno. Si
potrebbe ridurre Tostilità dei librai
ad allargare la vendita dei libri nelle
tabaccherie e negli spacci di pane, limitando la vendita ai soli volumi di
tipo economicissimo...». Spesso i partiti politici e le parrocchie «sono gli
unici istituti che, nelle periferie più
lontane, riescono a portare ai più
umili cittadini qualche luce dello spirito » (p. 59), il che d’altra parte non
va sempre senza contrasti con il carattere obiettivo che la cultura dovrebbe avere (v. in 3» pag. il n. 5 delle
conclusioni del Vicari).
Da noi, in particolare qui alle Valli,
qual’è la situazione? Cerchiamo di
esaminare in terza pagina il posto
che il libro evangelico ha nella nostra vita. Un poco lo stesso discorso
vale per il libro in generale. Si legge
assai poco, in media, e nelle alte valli
si può dire nulla. Porse, uno dei com
piti della nostra Claudiana, con la
ccllabcrazione dell’organizzazione della Chieda, potrebbe essere di prepa
rare scientificamente una statistica
di quel che si legge o non si legge, nel.
le varie zone delle Valli o nelle nostre
chiese delTevangelizzazione, e non
soltanto in fatto di letteratura religiosa; sarebbe un servizio prezioso reso alla Chiesa, alla popolazione, oltre
che a sè stessa. Se crediamo che Dio
ama l’uomo, tutto l’uomo, dobbiamo
avere coscienza che annunciargli TE
vangelo come redenzione di tutta k
.sua Vita ci impegna pure a lottare per
IL SEGRETO
Ancora una volta giova postillare,
con simpatia, le note di Carlo Bo su
« La Stampa » di Torino, dove il noto docente universitario e pubblicista
chiosa lo « scandaletto » della morte
di Herriot. Com’è risaputo, il parlamentare e sindaco lionese avrebbe in.
punto di morte abbandonato la posizione laicista per confessare alTarcivescovo Gerlier il suo vivo desiderio
di morire cattolico. Il suo successore
aH’Accademia di Francia, il biologo
Jean Rostand, anche egli laicista e
agnostico in religione, ha contestato
la veridicità di tale episodio, confortato in questo dalle dichiarazioni dellà vedova; ma l’arcivescovo Gerjier
ha contestato la validità delle sue contestazioni.
Chi ha ragione?
Carlo Bo descrive, nel suo scritto
intitolato « Il segreto di ognuno », la
natura di quegli ultimi istanti che
precedono, in ogni uomo, la morte, e
la loro profonda, inarrivabile intimità, anche in coloro che trapassano nella pienezza delle loro facoltà intellettuali e discorsive. E’ veramente un
segreto che ognuno porta con sè nella
tomba, ed in cui maturano forse contrastanti decisioni: quella di restare
coerenti alle proprie vissute convinzioni — o quella di dare un colpo
di timone e di convertirsi ad un altro
credo, ad altre idee; decisioni però che
rimangono sempre e comunque al di
là degli affetti e soprattutto della curiosità, qualche volta malsana, degli
astanti. E invoca, Carlo Bo, un po’
più di « pudor mortis », di rispetto
della morte in tutti, particolarmente
in coloro che hanno una fede (cattolica) e che desidererebbero in conseguenza concretare in termini precisi,
forse addirittura in formule liturgiche
consacrate e in proposizioni dogmatiche ortodosse, le convinzioni interiori
dei morenti.
I rilievi di Bo sono pienamente giustificati; e se egli conclude, per proprio conto, ricordando le parole di
Gesù « Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti »; ci sembra d’altro
lato che le medesime parole di Gesù
possano essere più che mai valide per
quella che i protestanti italiani — per
una esperienza ormai secolare — chiamano la « caccia ai cadaveri ». Infatti, è proprio l’uso della Chiesa Cattolica — conformemente alle proprie
premesse dogmatiche — di tentare la
conversione « in articulo mortis » di
coloro che essa non è riuscita ad attirare, o addirittura ha allontanato, durante la vita. Pensiamo agli innumerevoli personaggi più o meno celebri
della storia contemporanea, notoriamente atei, o indifferenti, o agnostici,
o addirittura anticlericali, che in tutta
la loro esistenza Hanno scritto e pronunciato filippiche, se non improperii.
contro la (Chiesa. ¡I clero, le dottrine
cattoliche; poi, un dM giorno, la stampa riferisce, con eran copia di particolari, che ess 1 deceduti nel.;.bacio della Santa Madre Chiesa. Un
nome basterà ricordare, in proposito:
quello di Benedetto Croce. Ma cento
e cento altri se ne potrebbero citare,
perfino di coloro che la morte procurata (il suicidio) avrebbe reso estranei alla Chiesa, ma che godono —
specie se sono alti funzionari dello
Stato — di solennissimi funerali religiosi e di sacrosante assoluzioni (il
caso recente di un Prefetto della Repubblica). Gli episodi naturalmente
più sconcertanti sono quelli che concernono, come si può comprendere
gli evangelici italiani.
Chi scrive ricorda come il clero
cattolico (suore, frati e preti) abbia
letteralmente rubato il cadavere di
una sorella valdese, asserendo che
questa aveva in punto di morte desiderato di ricevere i « conforti religiosi » cattolici; quand’era invece risaputo da tutti, dal primario della clinica ov’essa era stata ricoverata all’ultimo infermiere di turno, che la poveretta era rimasta per 48 ore in coma,
e che un’ora prima di entrare in coma
aveva avuto la visita del pastore evangelico al quale aveva parlato! Non si
può, certo, contestare ad un « uomo
di Dio » (il cappellano dell’ospedale)
che la sorella N. N. abbia dichiarato
a lui, sotto il suggello del segreto confessionale, di voler' ritornare in grembo alla Chiesa abbandonata magari
trent’anni prima; ma non si può, altrettanto sicuramente, non sentir ingigantire il proprio dubbio, quando
questo medesimo « uomo di Dio » riconosce che tale sconcertante dichiarazione è stata resa nel battito di palpebre degli occhi dell’inferma, peraltro impossibilitata a parlare, impossibilitata a gestire, impossibilitata addirittura a respirare regolarmente!
Di questa « caccia al cadavere » (che
assume innumerevoli varianti nella
concretezza pratica dell’urto tra cattolicesimo e protestantesimo nella nostra patria) si potrebbero dare molti
esempi, che sfiorano il disgustoso; e
che lasciano quasi pensare, una volta
di più, che nel clero cattolico interessino soltanto le statistiche materiali,
o le remunerazioni che i sacerdoti ricevono per le loro prestazioni liturgiche. Chi scrive queste righe è persuaso che Dio offre alla sua Chiesa —
cattolica o protestante che sia — una
occasione eccezionale di « commozione degli animi » in vista dell’annun
Settimanale
della Chiesa Valdese
TORRE PELLICE — 2Ö novembre 1959
Ammin. Claudian* Torre Pellice - C.« ..P. 2 17557
quanto sta in noi affinchè abbia il pa
ne quotidiano per il suo corpo ma anche per la sua mente ; tutto quel che
la Chiesa spende per offrire cultiura
ai suoi membri è bene speso e rientra
abbondantemente per Tarricchimento della sua vita e del suo pensiero.
Ed ora, lina proposta: perchè la
Claudiana, accanto o forse meglio alternatamente alla « Settimana del libro evangelico», non lancerebbe una
«Settimana del libro» tout court?
Non sarebbe un’iniziativa positiva e
conforme alle nostre finalità e alla
nostra necessaria specialimazione,
presentare (e offrire a condizioni particolari, per sollecitarne la diffusione) opere di altri editori come « Il
diario di Anna Frank », « La locanda
della sesta felicità » di A. Burgess,
« Prima dell’alba » di A. Goes, « Aux
carrefours du monde» di H. de Boer,
« Storia di una maestrina » di M. Giacobbe, le « Ultime lettere da Stalingrado» (cito assolutamente alla rinfusa, le prime opere che mi vengono
in mente, e sarebbero decine quelle
che potremmo consigliare)? Non sarebbe un gettare il seme sulle acque,
nella certezza che a suo tempo si raccoglierebbe il frutto? Gino Conte
(1) Giambattista Vicari: Editoria c
pubblica opinione. Edizioni cinque
lune, Roma 1957.
RELM EIIVIE
ciò del ravvedimento e della vita eterna, in ogni accompagnamento funebre : « meglio vale entrare in una casa
di duolo che in una casa di convito,
poiché lì è la fine di ogni uomo, e
colui che vive vi ponejnentq.» {Eiccle-^
sìaste, 7: 2). Ed ! è- pure pérsuaso bbè
codeste speciali occasioni destano misteriose risonanze nel cuore di ogni
predicatore cristiano, onesto e preparato. Ma che queste opportunità veramente « provvidenziali » offrano il
destro al tentativo smaccato di « fruire » opportunisticamente del dolore
altrui, del segreto imperscrutabile della morte, per esercitare un dominio o
una pressione morale od anche semplicemente un collettivo lenocinio dello spirito, ce ne corre, e come! La
predicazione evangelica, Tinsegnamento delle verità evangeliche, la proclamazione del « se non vi ravvedete, voi
tutti perirete » sono per i vivi, non
per i morti! I quali morti, ovvero
rendono già i loro conti a Dio, ovvero già godono della beatissima visione del Cristo in gloria; e non hanno
certo più bisogno delle nostre parole
ed argomentazioni umane. Per quanto
ciò possa sembrar paradossale, e parafrasando le parole di Paolo, il quale
dichiarava di preferire la predicazione evangelistica (la missione) all’amministrazione del sacramento battesimale, noi crediamo che sia giunto
il momento, per le nostre Chiese —
ed anche qui, forse, si è menato per
buono, da un mezzo secolo a questa
parte, un pericoloso slittamento in
senso opposto, slittamento che non ha
certo giovato alla consapevolezza e
alla maturità della fede — crediamo
che sia giunto il momento di proclamar ben alto che è preferibile una sola
ora di istruzione religiosa ben preparata e ben ricevuta da un gruppo di
catecumeni seriamente raccolti nell’ascolto della verità evangelica, ad
una alata, pindarica orazione funebre.
Anche qui, lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti!
Ma la conclusione dell’articolo di
Carlo Bo, a questo punto, manca di
un rilievo che pure, dato l’argomento
e la specifica competenza dei personaggi nominati (pensiamo soprattutto
a Jean Rostand), ci si sarebbe potuti
aspettare da lui. Il segreto di ognuno,
il segreto della morte, che cos’è? Carlo Bo dice: lasciamo che sia un segreto. E perchè? Non è forse ormai
ben noto che la morte, nella grande
maggioranza dei casi (la morte naturale) è una « dolce morte »? Ossia
che, mentre l’organismo fisico si indebolisce, si insensibilizza e a poco
a poco si disfa, si indeboliscono pure
e si insensibilizzano le facoltà intellet
tive e spirituali? Il morente che abbiamo davanti a noi è àncora un uomo
nel pieno senso della parola? è egli
ancora pienamente consapevole di sè?
Oppure, a poco a poco, mentre il ritmo
della vi|a. si .rallenta in lui, anché- 4àmèmona', ' Ta"' ihèntèr la' Conoscenza, lo spirito a poco a poco si ottundono? Chi ha consuetudine dei
trapassi degli uomini, si è spesso posto queste domande. In realtà, pochi
giungono al traguardo dell’ultimo
istante pienamente svegli ed apprensivi nelle loro minime reazioni spirituali (tanto più vile è dunque il tentativo cattolico di approfittare delle menomate facoltà di un morente per...
captarlo). E allora, quale è il segreto
di ognuno?
Carlo Bo non ce lo dice. Ma glielo
possiamo dire noi: il segreto della fine sta in quel « momento prima ».
Nell’istante prima di traversare « la
valle dell’ombra della morte ». Qui,
dove ancora Tuomo è uomo, responsabile di sè; corposo, sì certamente,
ma anima e spirito soprattutto! Ecco
perchè gli evangelici non vanno a caccia di cadaveri, ma vogliono essere
dei « pescatori di uomini vivi » (secondo l’invito missionario lanciato dal
Cristo); che cioè siano ancora vivi!
C’è un momento in cui nessuno può
più operare; è il momento definitivamente riservato a Dio. Bisogna dunque che l’uomo operi prima di quel
momento. Donde l’appello al ravvedimento e alla conversione quando
l’appello può esser ascoltato e meditato; donde Tistruzione religiosa ad
esseri vivi, terribilmente vivi, talmente
vivi da sconcertare, forse, il catechista più sperimentato; ma allora, non
dopo! Chiediamo venia ai credenti che
sono in buona fede: ma da noi, le
conversioni « in articulo mortis », a
qualsiasi credo, cristiano od ebraico o
buddhistico che sia, non hanno mai
tratto in inganno nessuno. E’ vero che
« solo Dio conosce il segreto di ognuno di noi » (come dice Carlo Bo, in
conclusione); ma è altrettanto e più
vero ancora che Dio non ci invitati
a considerare quel segreto come la
cornice in cui tutte le palinodie e tutte
le ritrattazioni sono possibili; ma ci
ha ben chiaramente fatto capire che
ogni ritardo nella decisione per Cristo è fatale : « Oggi, se udiamo la sua
voce, non induriamo i nostri cuori ».
Teodoro Balma.
Angrogna, 17 novembre 1959.
Le collelle raccolte durante il Kirelienlag di Monaco, Io scorso agosto, ammontanti a DM 7.S.770 (circa 11 milioni di
lire) saranno devolute al Consiglio ecumen co in favore dei rifugiali e bisognosi
delT.Africa del Nord. 5.0E.P.I.
2
L'fCO OSILI VALLI VALOISI
20 Novembre 1959 — N. 46
BROUTILLES - 4
Depuis que le Souverain Pontife
Jean XXIII a parlé de convoquer un
concile, plus ou moins oecuménique,
mon vieil ami Jean Bonhomme a
pris intérêt à l’affeire. H est foncièrement anticlérical, aussi ne s’est-il jamais fait beaucoup d’illusions à cet
égard; mais ce terme « concile » ayant éveillé en lui certains souvenirs de
controverses sur la primauté des conciles, il avait espéré un retour de l’opinion.
Malheureusement pour lui, pas de
remous à craindre; d’ores et déjà le
résultat est acquis! Ce sera « la grande parade » du siècle.
Et Jean Bonhomme, tout anticlérical qu’il est, le regrette franchement;
car il aurait, quand même, espéré de
réussir à comprendre s’il faut appeler
l’Eglise Romaine, catholique ou chrétienne.
Quel rapport y-a-t-il entre catholicisme et christianisme?
On parle, autour de nous, de « démocratie chrétienne »; pourquoi ne
dit-on pas tout court (et plus honnêtement) « démocratie catholique? ».
Y-aurait-il, par hasard, opposition
entre « chrétien » et « catholique? ».
Le doute est premis, chez nous! On
peut, en effet, en Italie, bafouer la
civilisation chrétienne impunément; ne
touchez pas au Vatican: vous passeriez un mauvais quart d’heure.
Aussi Jean Bonhomme a-t-il voulu
se « documenter ». Il s’est penché, avec
respect, sur une page du très révérend
père Danielou, et il a lu : « Le Christian
nisme n'est lié à aucune civilisation
particulière. Il est une irruption de
Dieu dans l’histoire. Le fait qu’il s’est
exprimé avant tout dans le monde occidêntal ne signifie pas qu’il s’identifie à celui-ci. Il ne faut pas oublier
d’ailleurs que la Révélation s’est d’abord manifestée dans une race et dans
une langue sémitique. Le Christ était
juif et parlait araméen. L’évangélisation du monde gréco-romain, a représenté un premier passage de la Parole
de Dieu d’un mdnde culturel à un
autre. Nous sommes aujourd’hui en
présence de la nécessité d’un passage
nouveau ».
Et s’il laisse le révérend père, pour
lire Mauriac, toujours français et toujours catholique, Jean Bonhomme approuve encore : « Le Royaume de
Dieu et sa justice: nous, chrétiens.
nous ne séparons pas les deux termes,
ou plutôt 'nous ne devrions pas les
séparer: parce que nous les avòns séparés, l’évangélisation du monde en
Asie est à refaire ».
Mais mon ami se demande : « Nous,
chrétiens,... » est-ce aussi: « Nous, catholiques...? »; est-ce aussi: «Nous.
Eglise Catholique?... ».
Et encore : faut-il refaire l’évangélisation du nionde seulement en Asie?
N’y-a-t-il pas aussi quelque chose à
refaire en Europe?
Jean Bonhomme est perplexe, car,
s’il laisse le français, les révérends pères et les romanciers, il peut lire une
lettre du Souverain Pontife Pie XI (29
mai 1929): ... «in Stato cattolico, libertà di coscienza e di discussione devono intendersi e praticarsi secondo
la dottrina e la legge cattolica. Deve
anche per logica necessità essere rico’■nosciuto che il pieno e perfetto mandato educativo non spetta allo Stato
ma alla Chiesa, e che lo Stato non può
nè impedirle nè menomarle l’esercizio
e Vadempimento di tede mandato, e
neanche ridurlo ed tassativo insegnamento delle verità religiose ».
Et il devient soupçonneux, Jean
Bonhomme, car (c’est un autre Pape
qui parle, Léon XIII)... « E se accade
che per condizioni straordinarie dei
tempi, la Chiesa tolleri certe libertà
moderne, non perchè per se stesse le
prediliga, ma perchè giudica spediente il permetterle; dato che i tempi migliorino, essa si varrebbe della libertà sua, e persuadendo, esortando, pregando si studierebbe di adempiere, come deve, l’officio asseffnatole da Dio,
che è di provvedere M’estrema sedute
degli uomini. Una cosa tuttavia resta
sempre vera, che codesta libertà concessa indistintamente a tutti e a tutto
non è per sè desiderabile, ripugnando
alla ragione che gli stessi diritti della
verità abbia l’errore ».
C’est clair: cette liberté etc. etc.
n’est pas désirable (il s’agit ici des catholiques, et non pas des chrétiens,
bien entendu).
Le concile, encore bien entendu!
(on le fait entendre aux sourds) sera
un concile catholique. Danielou et
Mauriac feront de beux discours; mais
le dernier mot, encore et toujours, ce
sera celui du Souverain Pontife.
L. A. Vaimai
Noterella sul a Risorgi mento cattolico))
Il eoiifessote di (avonr
Questi dati di cronaca, segnalatici dal
Prof. T. G. Polis, sono desunti dal voi. IV
de « L’Italia nei cento anni del secolo
XIX )) edito da Vallardi (Milano, 19181929) a cura di Alfredo Comandini. Potranno gettare qualche luce sui tentativi
da parte cattolica, in vista delle celebra
zioni del ’61, di sostenere che il vero Risorgimento, la vera lotta per l’unità d’Italia furono cattolici, mentre il laicismo anticlericale ne avrebbe rappresentato una
deviazione e una deformazione.
5 giugno 1861. Al conte di Cavour
che ha desiderato l’assistenza del padre Giacomo dei Minori Osservanti,
è impartito il viatico.
D. 21 luglio 1861. 11 Ricasoli, diventato presidente del Consiglio dei
Ministri, raccomanda al console Sardo a Roma, barone Teccio di Bajo.
il padre Giacomo da Poirino, confessore di Cavour, chiamato a Roma
])er essere sentito dal Papa.
/. 22 luglio. Padre Giacomo, Amministratore della parrocchia della
Madonna degli Angeli, in Torino,
che confessò e comunicò « in articulo mortis » il conte di Cavour, parte
da Torino per Roma chiamatovi dal
Pajta.
me. 24 luglio. Il padre Giacomo
da Poirino arriva a Roma.
g. 25 luglio. In Vaticano, Pio IX
riceve padre Giacomo da Poirino;
interrogatolo, con una certa durezza,
sulle circostanze della confessione
del conte di Cavour, gli rimprovera
di non aver saputo esigere dal Conte piena ritrattazione, senza la quale non avrebbe dovuto amministrar
gli i sacramenti. Padre Giacomo dichiara di aver agito secondo coscienza. 11 Papa invitalo a rilasciare dichiarazione di aver mancato al proj)rio doA ere ecclesiastico : padre Giacomo aiferma che ha agito secondo
coscien::a e non può fare la dichiarazione chiestagli.
V. 26 luglio. In Roma il consiglio
del Santo Ufficio interroga il padre
Giacomo da Poirino, movendogli le
steisse questioni mossegli ieri dal
Papa: il frate ris])onde allo stesso
modo di ieri.
g. 1 agosto. Pio IX riceve ancora
in Vaticano padre Giacomo da Poi'
rino e chiedegli ancora sulla confessione del conte di Cavour la dichiarazione di aver mancato ai propri
doveri. Padre Giacomo rispondegli
di non poter far nulla contro co
scienza: il Papa lo congeda dicendoffli « voi cesserete dajH’esercizSo
del vostro ministero: potete partire ».
,s :1 agosto. Padre Giacomo da
Poirino parte da Roma per il Piemonte.
ma. 4 settembre. Un Decano della
Curia arcivescovile di Torino, rimuo
ve padre Giacomo (Marrocco) da
Poirino dalla Amministrazione della
parrocchia di S. Maria degli Angeli
in Torino, insieme con ogni mandato, giurisdizione cd incombenza parrocchiale, sostituendogli il padre
Teodorato Borgna, vice Curato.
l. 28 ottobre. Il padre Giacomo
da Poirino è nominato cavaliere
mauriziano.
Pregare per il paese
Isaia 66: 10-12; Luca 19: 41-42
1 cristiani pregano troppo poco per il loro paese.
Un paese che manca di preghiere è un giardino che manca d acqua.
Rimproverandomi questa negligenza, mi rendo conto al tempo
stesso delle possibilità illimitate per lo sviluppo e la santificazione del
popolo a cui appartengo: può prosperare spiritualmente senza la preghiera dei suoi credenti? . .
Non ci si pensa. Moltiplichiamo gli sforzi umani. organizzazioni,
riforme, repressione deH'immoralità ; impegno nella politica per lottare
per le giuste cause, per cercare dei riavvicinamenti. Sono cose che vanno
fatte; di generazione in generazione uomini di cuore lavorano cosi, per
il bene del paese.
Ma la preghiera?... F.' pure il nostro primo lavoro, il nostro primo
dovere, e la sola azione sicura « per il bene del paese ». E un evidenza.
Come mai, allora, così pochi scoprono, pensando al pròprio popolo,
questo appoggio sovrano, più efficace della saggezza delle nostre migliori attività?
Le nostre preghiere unanimi, fervide, costanti, per la vita nazionale, non rimarrebbero senza effetto. Si è provato raramente. Una crociata di preghiera per l'anima del mio paese sarebbe una novità.
Riprendiamo personalmente l'intercessione della domenica.
Per i nostri magistrati, perchè Dio li illumini, dia loro il coraggio
di governare e di agire secondo la sua volontà, di accettarne i rischi
contando sul suo soccorso. Il compito di questi uomini è difficile, pieno
di tentazioni ; dobbiamo loro l'assistenza fraterna delle nostre preghiere.
Preghiamo per coloro che educano la gioventù. Domandiamo a
Dio di ispirarli, affinchè rispondano alla loro vocazione con zelo, amore
e gioia, avendo a cuore di formare, col loro esempio, il loro insegnamento e le loro preghiere, degli uomini e delle donne che valgano.
Preghiamo per coloro — chiunque siano — che esercitano un'influenza sulla opinione altrui. Che misurino i loro pensieri e le loro
parole quando parlano o scrivono, affinchè questa influenza sia giusta
e sana.
Questa preghiera per il paese è il contributo essenziale del cristiano
alla vita pubblica. Ometterla è una grave debolezza e infedeltà.
Charles Cellérier
(La gioire de Dieu, pp. 113 s.)
CARNET DE ROUTE
Processi in ¥al d'Apfflo^na
M campo della viabilità... e ia quello della illuminazione
Da Pralafera al™ Capoluogo
« Qualche cosa si è fatto, non lo si può
negare! » esclamava compiaciuta la settimana scorsa una villeg¡;iante del Serre, ritornata in autunno per ' una breve visita, alludendo alla strada die da Torre conduce
alla sua abitazione estiva e che non aveva
più riveduta da alcuni mesi. Ed in effetti è
questa l’impressione di tutti: qualche cosa
si è fatto!
La strada che da Pralafera conduce al
Capoluogo di Angrogna è in via di asfaltatura fino alle Bruierc,
Quale sollievo ora per gli operai che giornalmente si recano in fabbrica a Torre,
per i muratori, per tutti quelli che insomma sono obbligati di transitare per la via
di Angrogna! Chi vi è passato l’anno scorso, press’a poco a quest’epoca, ricorda le
numerose volte che ha dovuto abbandonare i mezzi motorizzati per proseguire a
piedi in mezzo al fango che arrivava fin
quasi alle ginocchia se non faceva la massima attenzione per passare sui lastroni
che i cantonieri avevano gettato in mezzo
alla marea di melma! Qualche motocicletta in essa incautamente avventuratasi aveva dovuto essere trasportata fuori di peso
e più di un’auto aveva dovuto ricorrere
all’aiuto di dieci o dodici braccianti o di
trattori per attraversarla... e rimanere ferma dall’altra parte per molti giorni non
osando più riavventurarsi in quel pantano!
Ora però quel tratto delle Bruiere interamente asfaltato, che pareva interminabile
quando c’era la melma, sembra molto breve specialmente per dii sale da Torre e si
lascia così alle spalle l’altro non ancora
terminato, ma che da Pralafera conduce
ai Giovo. Sembra corto come un... bel sogno perchè dopo i conducenti sono di nuovo bruscamente richiamati alla realtà nell’altro pezzo di via, non ancora nè allargato nè tanto meno asfaltato, che dalle
Bruiere conduce al Capoluogo, denso di
curve pericolose, stretto e pieno di sassi
che con l’inoltrarsi della stagione invernale saranno sommersi da uno spesso strato di fango. Tutti incominciavamo allora
a sognare il giorno in cui i lavori saranno
terminati e la strada asfaltata giungerà a
S. Lorenzo. Si farà ancora aspettare molto? ci chiediamo con ansia. E non avremmo tempo di rallegrarci per il progresso
fatto che già temeremmo per il futuro se
non confidassimo nella cooperazione di
tutti gli interessati al proseguimento dei
lavori perchè non si arrestino li: nella popolazione che ha dei terreni sui quali dovrà passare il tracciato stradale perchè venga incontro aU’amministrazione con prete
se non troppo esorbitanti al momento dell’esproprio per l’allargamento, e nelle implicite promesse dei consiglieri provinciali fatte sulla tomba dell’ex sindaco di
Angrogna Stefano Coisson, quando espressero il desiderio di vedere presto realizzata, anche per onorare la memoria dello
scomparso, quell’opera l'he gli stava tanto
a cuore e per la quale si era recato spesso
ad insistere presso le autorità competenti.
Da Torre a Pradeltorno
Niente di nuovo invece c’è da dire per
la strada di fondovalle die dovrebbe unire direttamente Torre Pelli ce con Pradeltorno. Il pezzo sin’ora costruito rimane
talvolta quasi impraticabile per mancanza
di ponti sui larghi ruscelli che attraversa
no liberamente la via e per le frane che,
per mancanza di muri, cadono spesso bloccando quasi completamente il passaggio.
Pensiamo che lo si riadatterà perfettamente
all’uso quando se ne proseguirà la costruzione. Abbiamo visto che si è misurato ultimamente il tracciato fino a Pradeltorno:
qua e là in mezzo ai campi dei picchetti
segnano il tracciato della futura via che
dovrebbe non ripercorrere in tutto quella
vecchia. Ma riprenderanno i lavori in primavera? ci chiediamo anche a questo riguardo con ansia mentre la sospensione dei
lavori per un anno intero, avvenuta non
sappiamo perchè, ci fa restare incerti sulPavvenire.
Dal Capoluogo al Serre
Un piccolo progresso è stato fatto dal
cantiere di lavoro per la strada CapoluogoSerre. Con l’aiuto di bei muri a secco e
di terra e pietroni per formare un fondo
solido qualche metro di strada è stato terminato. Ma con tutto ciò il cantiere non
ha purtroppo ancora superato la curva del
Vengie! E’ vero che i mezzi rudimentali
con i quali i lavoratori sono costretti ad
operare, a forza di braccia e di... carriola,
senza l’ausilio nè di una draga nè di un
camion, non possono permettere un lavoro
rapido. Ed è vero anche che il lavoro fatto
fino ad ora è stato compiuto bene, però saremmo tutti più tranquilli se potessimo
avere la certezza che prima della caduta
delle nevi, ed una volta per sempre, que
sta curva sarà superata!
Nel campo della illuminazione.
Anche in questo rampo vi è un piccolo
progresso da segnalare in attesa di un avvenire migliore per tutta l’alta parte della
Valle di Angrogna. Cinque famiglie abitanti ai Coìsson-Bicca, Cougn, e Cas hanno
preso la luce elettrica accordandosi con la
P.C.E. che ha prolungato la sua linea. Noi
ci rallegriamo di potere alla prossima riunione quartierale avere la scuoletta dei
Ricca illuminata non più a petrolio! Tutto
questo è certo poco, veramente un « piccolo » progresso. Però è buon segno il fatto che cinque famiglie si siano messe d’accordo per avere l’energia elettrica, che
molte altre nell’alta valle l’aspettino con
ansia non soltanto per l’illuminazione ma
per molti altri usi redditizi. Certo è che
per farla giungere fino a Serre Malan o
fino al Chiot e all’Arda, tanto per citare
le parti più alte di Pradeltorno, ci vuole
unione ed organizzazione nonché un aiuto
statale per coprire parte della spesa occorrente per la linea. Ci è grato potere annunziare che anche in questo campo vi è
qualche progresso: grazie all’interessamento del prof. Attilio Jàlla si stanno preparando i documenti necessari alla costituzione di un consorzio, formato da tutti i
futuri utenti, per la richiesta di un aiuto
al governo. E ben presto vi sarà a Pradeltorno una convocazione di tutti gli abitanti per una seduta in cui si spera di potere gettare le basi per un passo innanzi
verso... la luce!
Piccoli progressi, abbiamo detto, sono
stali fatti in vai d’Angrogna. Ma se questa
affermazione positiva dovesse soltanto segnare un punto di arrivo non sarebbe
gran che! Ci auguriamo invece che esso
non sia che un punto di partenza per
grandi progressi futuri.
Bruno Costabel.
Ce jour-là, nous avions décidé de
monter au Sibaud. Les quelques neuf
kilomètres qui nous séparaient de la
Tour, nous les avions parcourus allègrement. Le temps était serein, quoiqu’un peu couvert, et le chemin aurait été agréable si, à partir de Villar,
là où nous avions quitté le chemin
de la montagne pour rejoindre la route provinciale, une interminable procession d’automobiles et de motos ne
nous avait dispensé l’odeur nauséabonde de l’essence. La haute montagne se rapprochait -et formait, en face de nous, une immense barrière qui
se découpait sur le ciel bleu et où
brillaient encore, sous le soleil, quelques tâches de neige.
Arrivés à Bobi, comme il faisait encore bien chaud, et que nous étions
un peu las, . nous nous assîmes un
instant sur le seuil usé d’une vieille
ferme, en bordure du chemin qui montait au monument. Ni autos ni motos
n’empruntaient le scabreux raidillon,
et rares étaient les passants. Une gamine s’approcha de nous. Sept ou huit
ans au plus. Très brune, des yeux
noirs vifs, un joli sourire. Elle nous
dit quelques mots en italien. Nous lui
répondîmes en français. Cela lui plut
apparemment.
— Ah! vous êtes français? De Marseille peut-être...
Tous les Français qu’on rencontre
dans les Vallées Vaudoises sont de
Marseille, parait-il...
— ... moi aussi, je sais le français...
La conversation s’engageait. Elle
nous parla de sa famille, de ses frères
et soeurs, dont l’aînée avait bien dixhuit ans, et la plus jeune quelques mois
à peine...
— C’est moi qui m’occupe d’elle,
elle me connaît déjà bien...
Son gentil accent méridional chantait comme une douce musique.
Elle nous parla ensuite de l’école
qu’elle fréquentait, de Monsieur le
Pasteur...
— Vous ne le connaissez pas?
Il leur parlait de Dieu en français...
— Tu est jolie, tu sais...
Ingénuement, elle répondit:
— On me l’a dit...
Nous étions reposés. Nous décidâmes de reprendre notre promenade et,
en guise de congé, nous lui demandâmes la route du Sibaud,
— Tout droit, vous ne pouvez pas
vous tromper...
Nous l’embrassâmes sur les deux
joues, et, tandis que nous escaladions
les rudes dalles du sentier, elle nous
regarda longtemps, puis retourna vers
sa petite soeur, qui l’attendait certainement pour jouer...
Au fur et à mesure de la montée,
l’horizon s’élargissait sur le village de
Bobi et sur toute la vallée. En face
de nous, les premières cimes neigeuses, sur la droite les hauts sommets
de la chaîne, et, au fond, ce vieux
campanile si curieux, dont la cloche
appelle toujours les fidèles à la prière
et, un peu sur la droite, le mur de
Cromwell qui protège Bobi contre les
crues meurtrières du Pélis.
Le monument apparut enfin, courte
pyramide toute simple, un peu lourde, mais fort émouvante par tout ce
qu’elle contient d’histoire. Chaque
pierre porte gravée le nom d’une paroisse vaudoise, des Vallées aussi bien
que du reste de l’Italie ou des colonies d’Amérique du Sud, et c’est à
cet endroit que les Vaudois, au retour
d’un cruel exil, firent le serment de
de demeurer fidèles à leur foi, quoi
qu’il dût leur en coûter. Foi simple
des premiers disciples de Valdo, foi
rude des rudes compagnons d’Henri
Arnaud, foi touchante par leur fidélité des Vaudois du XXème siècle, même si les doctrines professées aujourd’hui vont à l’encontre des enseignements de l’apôtre lyonnais... Ce ne
sont pas les savantes dissertations, les
subtiles doctrines des théologiens, ce
est la pure et profonde foi en Dieu
que ce modeste monument nous demande de conserver, cette foi qui peut
et qui doit refaire un jour l’unité de
tous les Chrétiens...
Marcel Carrières.
Doni per Pradeltorno
Rostan Nelly (S. G. Chisone) L. 1.000 —
Enrieo e Nora Peyrot (Torino) L, 2.000 —
N. N. in mem. délia sorella, per arredamento L. 16.000.
Grazie! Per offerte, servirsi del C.C.P.
2/18502 intestato a Bruno Coslabel, Via
Serre 8, Angrogna.
3
20 Novembre 1959 — Ñ. 46
L'ECO DELLE VAUI VALSESI
— a
In ocGaslone della ‘‘settimana,. Indetta dalla Claudiana
g I jg *1^ ^ I ^ Q
r
V,
Luci ed
confessioni
ombre
e speranze
j
” «Une grande et précieuse liberté a
été acquise à la nation par l’édit du
26 mars dernier : c’est celle de la presse. Cette liberté ne doit pas demeurer
stèrile, il faut nous en servir». Così
si esprimeva nella sua parte programmatica il primo numero dell’« Echo
des Vallées Vaudoises », uscito il 13
luglio 1848, cinque mesi dopo il fatidico 17 febbraio che aveva eguagliato i Valdesi nei loro diritti civili ai
concittadini piemontesi. La conquista
della libertà di stampa, che l’emanci
pazione portava con sè, era infatti un
prezioso acquisto p>er ima popolazio
ne che fino allora non solo non aveva avuto la possibilità di stampare,
ma che doveva anche subire la censura sui libri provenienti dall’estero
e che anche all’estero non poteva
pubblicare...” (1).
Accanto al sorgere della nostra
stampa periodica, la fondazione della Claudiana (1855) e la sua fiorente
e intensa attività furono l’espressione
di questa volontà vocazionale di non
lasciar rimanere sterile il dono prezioso della libertà di stampa. Tale
attività fu e rimane un’immagine assai nettamente indicativa della vitalità 0 meno della Chiesa Valdese e del
«peso» della sua testimonianza nel
nostro paese.
Da nove anni la Claudiana lancia,
in novembre, una « settimana » deificata alla presentazióne della propria
attività editoriale. E tutte le chiese
valdesi sono — o dovrebbero essere
— mobilitate. In molte di esse i par
stori, e spesso gruppi di membri di
chiesa, specie di giovani presentano
le pubblicazioni della Claudiana, nelle riunioni, talvolta di casa in casa.
Sarebbe interessante sapere con quale .sientimento la massa dei nostri
membri di chiesa accoglie tale presentazione: è lo stesso con cui vedia
mo giungere alla nostra porta qualche attivista di Azione Cattolica o
qualche gentile suora che ci presenta
le « novità » delle Edizioni Paoline?
Forse le reazioni sono diverse. C’è chi
accoglie volentieri i presentatori ed
è lieto di cogliere l'occasione i>er procurarsi un buon libro. C’è forse chi
declina l’offerta, decisamente. E infine chi, segretamente sbuffando, compra qualcosa tanto per comprare (e
per togliersi di torno l’importuno),
magari con il sentimento di fare una
« opera buona » verso la propria chiesa; e poi il libro va a finire in un
cantuccio.
Ora, la Claudiana non è e non vuole essere un’impresa commerciale. Non
può quindi assolutamente accontentarsi di « smerciare » la propria produzione; ma il suo scopo è evidentemente che ogni sua pubblicazione, che
ogni copia « giunga a segno », porti
cioè qualcosa di apprezzato e di insostituibile là dove viene ricevuta, ed
acquistata. Lo scopo della « settimana » non è di cercare di liquidare qualche fondo di libreria, ma di offrire a
condizioni particolarmente vantaggiose le pubblicazioni disponibili e facilitarne la diffusione.
Certo, data la limitatezza'delle pos
sibilità finanziarie, e quindi del numero delle novità dell’anno, tale settimana ripetuta annualmente può parere troppo frequente. In realtà, c’è
ogni anno un discreto numero di nuove pubblicazioni; e d’altra parte ce
ne sono di quelle che troppo presto,
dopo il momento del « lancio », sono
state dimenticate, ed è giusto e bene
che siano ripresentate. Inoltre, questa « settimana » pone di nuovo ogni
anno (ed è ottima cosa!) ü problema della lettura o non lettura fra noi
evangelici, in particolare qui nelle
Valli. In prima pagina viene conside
rato il problema della lettura in ge
nerale; qui cerchiamo di notare l’ac
coglienza fatta fra noi al libro evan
gelico.
Temo si debba dire che come si
legge poco in generale, così si leggono poco i libri editi dalla Claudiana
La tiratura di questi è sempre assai
bassa, in generale di im migliaio di
copie, eppure della grande maggio
ranza di essi le edizioni si trascinano
per decenni. Rare sono le opere che
vengono esaurite, e per lo più sono
quelle di consumo «obbligato»: innari, lezioni di religione, corsi di catechismo, chiave biblica e il « Più presso a Te, Signor»; l’unica opera molte volte riedita è stata «Ma il Vangelo non dice così», del Past. R. Nisbet, ma va considerato che essa va
sul mercato non solo di tutto il protestantesimo italiano ma anche di
tutte le sette, che spesso non richiedono altre nostre pubblicazioni. Segno rallegrante, la recentissima riedizione de « Là Vergine Maria », del
Prof. G. Miegge. Ma sono purtroppo
eccezioni.
' Perchè si legjge così poco?
! Non perchè là nostra letteratura sia
difficile. Se non mancano certo le
pubblicazioni che richiedono un notevole impegno culturale — e che del
resto sono im puntò d’onore della nostra piccola editoria — si può dire
tranquillamente che la grande maggioranza delle opere che la Claudia
na lancia sul nostro mercato, pm
non essendo affatto dozzinali, sono
alla portata di una media culturale
modesta. A questo proposito, cioè, la
nostra attività editoriale tiene da
sempre conto della prima delle osservazioni qui sotto riportate di G. Vicari: la chiara vocazione evangelizr
zatrice l’ha mantenuta ih questa tendenza alla « volgarizzazione », nel
rei senso positivo del termine; e la
maggior parte del nostri libri ed opuscoli sono perfettamente alla portata
anche di chi si è dovuto fermare alla
licenza elementare. Ma per quanti la
licenza elementare corrisponde veramente a quel che dovrebbe essere? ecco qui rispuntare il problema della
carenza della organizzazione scolastica, almeno nelle alte valli; ma anche
il problema di come i genitori, proprio in queste alte valli che più ne
avrebbero bisogno, considerano per i
loro figlioli la frequenza scolastica fino ai 14 anni. Per quanti il pascolo
e la raccolta del «giass» è assai più
importante della scuola? Non ci si stupisca, poi, del fatto che i giovani ri
cadono non di rado in un semi-analfabetismo, e che le biblioteche parrocchiali sono così disertate! Non ci
si dica dunque che i libri che presentiamo sono difficili, e che perciò sono
così poco letti.
Sono interessanti, però queste pubblicazioni? Questo fattore, evidentemente, è determinante. Ma probabilmente non c’è accordo imiversale su
ciò che è considerato « interessante » !
Dovrebbe comunque essere interes,sante per ogni riformato tutto ciò che lo
aiuta a conoscere e comprendere meglio la Bibbia. E’ così? Sappiamo che
la lettura stessa della Bibbia è apa.i
meno generale che in passato; limitata è dunque l’accoglienza agli strumenti che la facilitano. E dovrebbe
essere interessante per ogni valdese
conoscere la propria storia, nell’am
bito di quella di tutta la Chiesa, passata o recente... Sta di fatto che una
certa fortuna incontrano solo i libri
per ragazzi, i racconti natalizi, anche
la piccola serie missionaria, e le raccolte di meditazioni. Il resto si vende,
ma molto lentamente. Naturalmente,
non abbiamo da basarci su coloro che s’interessano unicamente di resoconti sportivi o di romanzetti d’appendice o che leggono unicamente —
quando leggono — i fumetti prima, i
rotocalchi (e non i migliori) poi. Però dobbiamo riconoscere che non tutto ciò che presentiamo è di prim’ordine in quanto a vivezza. Pur senza
scadere alla smania deH’attuaiità spie,
cióla, una buona parte della nostra
letteratura è fuori del tempo; oppure
è « pio » di una pietà che molti, pur
sinceri, oggi sentono profondamente
Una pubblicazione
che serve un anno
VALLI NOSTRE 1960 — Calendario murale
LETTURE BIBLICHE 1960 — Opuscolo
MEDITAZIONI BIBLICHE 1960 — Libro
BUON SEME — Blocco con meditazioni
UNE PAROLE POUR TOUS
PAROLES ET TEXTES DES
Blocco con meditazioni
— Blocco a libro
— Blocco per tavolo
FRERES MORAVES
è’.'
«
ä!
m
BROT FUER DEN TAG 1960 — Blocco
EVANGELISCHER HAUSKALENDER — pp. 80
KINDER AUS ALLER WELT
KIRCHEN BOTE 1960 — Libro, ill. pp. 128
WALDENSER KALENDER 1960
ln Italiano :
L. 400
» 400
In Francese :
L. 600
» 500
» 1.200
» 350
In Tedesco:
L. 500
» 350
» 250
» 450
» 700
In Inglese :
L. 700
THE WALDENSIAN CHURCH CALENDER
UNA PUBBLICAZIONE CHE SERVE GIORNO DOPO GIORNO !
Fate le vostre ordinazioni alla : Libreria Claudiana, Torre Pellice
(Torino), e per un anno avrete — su una parete come sul tavolo —
una parola vera (e buona) per voi, una immagine che vi rallegrerà!
B R Ö
estranea. E ancora: le nostre pubbli
cazioni devono essere nettamente specializzate, certo ; ma è un fatto che se
oggi in Italia si legge qualche opera
sui rapporti fra Chiesa e Stato e tutte
le derivazioni, non è una penna protestante che li ha affrontati; se l’opera di A. Goes (Prima dell’alba) è tradotta, è perchè Einaudi se n’è incaricato (e quanta narrativa del protestantesimo di lingua francese, ingle
se o tedesca attende traduzioni!): ci
si può naturalmente rallegrare per la
diffusione che cosi ha avuto, ma il discorso si può capovolgere pensando
a) valore che avrebbe avuto per la nostra Casa editrice se fosse stata essa
a dovutamente presentarla. Ci man,
cano delle opere di etica evangelica
professionale, familiare, civica, per
toccare i lettori nel vivo dei problemi
che anche quelli delle « periferia » sentono. In altri paesi si moltiplicano serie tascabili di « profili » cristiani o di
opere di volgarizzazione e di presen
tazione attuale del Cristo, e del suo
messaggio, rivolte al gran pubblico:
è forse necessario renderci conto che
anche molte pubblicazioni della Claudiana debbono, probabilmente, sempre più rivolgersi al « gran pubblico »,
se vogliamo tra l’altro che raggiungano molti che sono sulla carta membri
di chiesa e anche più d’uno che lo è
di convinzione. E se nel nostro sparuto manipolo evangelico italiano non
troviamo abbastanza scrittori, bisognerà forse mettersi più decisamente
sulla via delle traduzioni, anche se
possa apparire dispendiosa. Non è poi
necessario sottolineare l’importanza
che la cura della veste tipografica ha,
oggi.
Infine — ma è un sogno? — sarebbe
così bello che la Claudiana, senza trar
scurare l’attività editoriale «normale», diventasse un centro vitale, capace di esprimere una serie di opere
«impegnate», com’era stato per la
Editrice Doxa, da noi, e com’è ora per
La Locusta di Vicenza o II Gallo di
Genova (cattolici) con i loro Quaderni di alto valore spirituale e di viva
attualità. Così la Claudiana diventerebbe pure la bandiera di posizioni di
avanguardia, che potrebbero esprimer,
si anche in un periodico d’opinione
(La Lucei).
C’è dunque molto da fare. L’unico
e vero modo per sostenere chi porta
questa responsabilità è di fare la migliore accoglienza a tutto quello che
di utile e di pregevole ci ha offerto,
finora. Affinchè la libertà di stampa
sia oggi ancora il prezioso talento, sagacemente sfruttato al servizio del Signore. Gino Conte
(1) Cento anni di stampa evangelica ■—
La Claudiana (1855-1955), di A. Armand
Hugon - R. Nisbet - A. Ribet, Torre Pellice 1956, p. 37. A chi non avesse letto
questo studio, raccomandiamo di cogliere
l’occasione la prossima settimana : non si
tratta assolutamente di uno studio aridamente cronistico, ma al contrario, attraverso la sua attività editoriale, risulta molto viva e chiara la linea della vita e della
testimonianza della nostra Chiesa nel secolo.
Per una maggiore diffusione dei iibro
Dallo studio di Giambattista Vicari ci'.ato nel nostro editoriale, in prima pagina
riportiamo alcune delle conclusioni deir indagine, che pensiamo possano interessare i
nostri lettori. La numerazione dei paragrafi è nostra. red.
1. —■ Anzitutto ci sembra che il proble
ma fondamentale — completamente inso
luto — sia quello di trovare i mezzi adatt
per coprire le zone affatto desertiche, nelle
quali il libro non giunge per niente nè
— coi sistemi attuali — è in grado di ginn
gere. Soltanto quando 1 libri potranno ar
rivare (in forme adeguate) ai casolari del
la campagna e della montagna italiana, al
le periferie più lontane, agli strati social
a enr questa conquista è negata sia per ra
gioni economiche che per assoluta impre
parazione (non soltanto culturale ma an
che psicologica), allora soltanto l’editoria
italiana —• cosi ammirevole all’opposto ver
lice: quello dell’alta cultura, e per la jjre
ziosità e raffinatezza anche esteriore de
■suoi prodotti — avrà vinto la sua battaglia
Per giungere tanto avanti bisognerà ave
re anche Pumiltà di saper compiere un
passo indietro, riportandosi ai criteri della
vecchia editoria popolare, alla semplifìcazione di cui via via si è perduto il gusto.
2 ,— Non indulgere troppo ai gusti del
pubblico, ma proporsi di formarlo e di
modificarlo, contro le sue stesse manie.
Queste sono sempre occasionali e passeggere; il catalogo editoriale non può basarsi sull’effimero. 11 libro è il prodotto che,
più di ogni altro bene materiale, deve
durare a lungo. (...) Ci sembra eccessiva
la abituale corsa ai libri d’attualità, richiesti dalle contingenze storiche. La miriade di opere sui problemi e gli aspetti
del dopoguerra, usciti a valanghe dal 19441945 in poi, hanno un mercato sempre più
incerto. Di esse, potranno durare quelle
che siano state compilate con criteri di
autentica valutazione storica o culturale;
non quelle il cui interesse è legato all’e
pisodio, alla curiosità, addirittura al pet
tegolezzo, alla polemica; tanto meno quel
le che trattano temi di cronaca, scandal
del momento (...). L’editoria libraria non
deve mettersi in concorrenza con l’editoria giornalistica, quella — in particolare
— del rotocalco. Anche il rotocalco sta
giungendo ormai ai limiti della saturazio
ne: basti osservare come via via esso ripieghi dalla cronaca ai tentativi di divulgazione storica, daU’inchiesta sullo scandalo del giorno all’inchiesta — magari —
sui mollusclii o sul firmamento. Il pubblico ormai si è sfamato di antipasti. Comincia a preferire i piatti forti e fondamentali.
3 — Troppi editori si occupano ormai
di tutto lo scibile (...). 11 mimetismo domina nel campo deH’ediloria come nel
campo fortunatissimo delle motorette, in
quello dei detersivi o del brodi sintetici.
Fino a ieri, quasi ne.ssuno dì noi si era
provato a far motorette o brodi in scatola; oggi basta avere una fabbrica di biciclette o di marmellate per buttarsi nel nuovo mercato. Ma bisogna tener presente che,
mentre ogni italiano che nasce è già predestinato alla motoretta e al brodo in pillole, di destinati al libro ce n’è soltanto
uno su dieci. E che, mentre per quei prodotti utilitari l’ampiezza dell’offerta rende
euforica la richiesta (chi non è colto, da
noi, in motori a scoppio o in polveri da
bucato?), per i libri l’esibizione di doppioni rende perplessi e dubbiosi i clienti
comuni, già sospettosi per natura.
Di conseguenza è auspicabile un più
spiccato senso della specializzazione che
renda meno generiche le imprese, e le caratterizzi in modo preciso e inconfondibile. Una Casa che si distingua per la cura
con cui svolge la stta azione in un settore
particolare della cultura, della tecnica, ecc.,
troverà semnre i suoi lettori anche se non
spieghi mezzi potenti di propaganda e di
esibizione dei propri prodotti. Il suo catalogo è tenuto in vista, dal cliente un
poco specializzato, .cnttt® il catalogo delle
sementi serbato dall’agricoltore. L’esito
magari non molto rapido, ma sicuro e duraturo nel tempo.
4 — Dopo aver notato che regna una
notevole disorganizzazione nel campo delVindustria editoriale, VAutore che citiamo
sostiene che: ...al fine di evitare doppioni,
di dividersi le richieste di mercato, di col
mare le lacune, ecc. gli editori, die sono
gli industriali più colti, non dovrebbero
trovare nessuna difficoltà nel promuovere
un « ufficio studi » comune e di comune
utilità. In quest’ordine di idee (di un’azione sistematica, di indagine generale)
dovrebbe rientrare anche l’analisi scrupolosa e documentata della situazione di mercato, degli orientamenti e delle esigenze
della clientela, delle sue possibilità di
evoluzione e così via. Il sondaggio, la raccolta dei dati stalisiicì, l’esame di essi
e le conseguenti deduzioni da essi, lo studio delle categorie sociali, delle loro disponibilità economiche e delle loro capacità spirituali ; l’adeguamento dei mezzi
l-.-i, tutto ciò dovrebbe costituire una operazione perenne, tale da consentire di eliminare i danni del dirigersi a intuito,
5 — Quanto alla distribuzione: gli organismi diretti ( editoriali) e quelli mediatori (grossisti) non sono in grado di raggiungere capillarmente tutte le zone del
Paese, cioè la gran massa dei lettori probabili dispersi nelle campagne, nei villaggi, ecc. D’altra parte non è lecito aspettarsi da istituzioni a carattere commerciale un’opera di apostolato. L’irradiazione
del libro nelle periferie più lontane è finanziariamente passivo; nè vi sono le strutture adatte. Il problema è di ardua soluzione: infatti la collaborazione che potrebbero dare gli enti politici pur se utile,
dovrebbe essere soltanto complementare e
marginale. Il materiale è estremamente delicato e si presta più di ogni altra « merce » ad essere utilizzato non obiettivamente. Questi istituti non potrebbero prescindere da considerazioni ideologicbe; e si
rischierebbe di trasformare in una azione
propagandistica e partigiana quella che deve restare una funzione largamente civile
e totale. La soluzione può esser posta soltanto in termini di servizio pubblico, con
un largo intervento dello Stato, che •—
tuttavia — eviti ogni deformazione a fini
particolari e operi semplicemente sui mezzi strumentali, da precisarsi col concorso
degli editori, dei librai, degli uomini di
cultura. Giambattista Vicari
(Da «Editoria e pubblica opinione»,
Roma 1957, pp. 145-152).
“La lampada accesa,,
di Emma Forti
La vicenda ci porta nella città di Firenze: un pittore d’età matura e che fino »1
momento della narrazione conduceva una
vita ritirata ed egoista, solo con la sua
arte, trova in un ragazzino vagante per la
strada e che poi addotterà, il significato
della sua vita : Giovanni, da vero orfanello di 13 anni sarà la lampada accesa die
risplenderà fino all’ultimo respiro del generoso benefattore.
Giovanni sarà d’esempio a molti giovanissimi lettori. E’ forse un po’ troppo
perfetto per essere reale: diligente, buono
di cuore, onesto, sincero, un ragazzo non
comune, un futuro genio. Accanto a lui
vivono altri ragazzini, ciascuno con le proprie aspirazioni, ciascuno col suo piccolo
mondo.
Giovanni vive in mezzo a loro e con
loro fa le sue scappateUe, ma non cessa
mai di essere d’esempio, con una parola
buona con un atto di testimnoianza.
(Juesto nuovo libro edito dalla Olaudiana, non mancherà di interessare i giovani
lettori: certo non avrà un sapore di FarWest, lavoro semplice, ricco di buoni principi, forse non più di moda per certe
testoline esaltate dei nostri giorni.
Libro senza pretese in cui l’Autrice si
preoccupa solo di seminare parole buone,
esempi e pensieri lodevoli.
Lo stile è scorrevole discorsivo più che
descrittivo. Utile e dilettevole per le vacanze natalìzie dei vostri figli:
« La lampada accesa ».
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Pons
Briinet: foresto di Bobbio, ai piedi di
Bariunt.
la Briisà: villaggio del vallone di Rorà, non lontano dalla Gianavella;
col significato di casa, regione bruciata.
li Buciart; villaggio di Pramollo, sotto i Piene. Nome di fam. asisai comune nel territorio di Pramollo,
Bouchard. Probabilmente derivato
da «boscardus», attinente a bosco,
quindi boscaiolo. In qualche regione del Piemonte, « bociard » è il nome che si dà al pettirosso, che abita nelle vecchie case. 1400, Martino
Bozardi di Prato Mollo. 1611. Giacomo Bochiardo, di S. Bartolomeo.
Buciardin: case sulla strada provinciale, verso il fondo di S. Giovanni : dal nome di fam. Bochiardino o
Bouchardin. 1774. Bochiardino ossia Longiarea.
lu Büciet: villaggio di Maniglia, verso occidente: col significato di «boschetto», ciuffo d’alberi.
Budrfi: case all’inverso di Torre Pellice. 1700, « a budra » : forse da
«bosc drü», bosco fertile, produttivo, che fondendosi assieme, han dato bódrii e poi « bùdrii », così come
a Prali « bò dà col » è diventato
«budàcol». 1716, Bodrù; 1733, Bodrù o Gilletto.
lu Buerg: borgo sopra Perrero, ora
riunito al concentrico: Borgo, cioè
abitazione fuori della cerchia di
mura di una località che ne è provvista, quindi fortificata.
li Biift'a: villaggio all’inverso del Villar, presso lo sbocco della comba
dei Carboneri, Nome di fam. alle
Valli fin dal 1232 e tuttora diffuso,
ad Angrogna specialmente.
1; Buis'sa: gruppo di case fra S, Margherita ed i Ramelli, in quel di Torre. Nome di fam. in vai Pellice, si
incontra a Bobbio in un doc. del
lug-. 1553, Boyssa, ed in altro del
nov. 1557, Boysa. Può essere un cognome derivato dal termine «buis»,
il bosso IL. Buxus sempervirens).
1706, delli Boissa.
id. villaggio in territorio del Villar, di
fianco ai Chabriol, oltre il Carufrat
o Ciafraìt.
i Buia : case quasi sulla strada provin.
ciale da Torre al Villar, dopo i Runfet. Il termine « buia » essendo femminile quando significa pioppo, il
toponimo sembra derivare dal nome
di fam. Bolla, oggi spento. All’inizio del 600 troviamo un Valentino
Bolla, di Bibiana, eretico valdese,
una sorella del quale, figlia di Pietro Bolla, podestà di Bibiana, pur
esso riformato, aveva sposato Gerolamo Miolo, podestà di Angrogna.
1716, atli Bolla.
Bulard (Clot di): villaggio all’Inverso
di Pomaretto. Nome di fam. probabilmente di origine provenzale, ove
la parola « bulard » significa « grossa boccia», sfera. (M).
Bunanoch o Bunanoit : villaggio di An'
grogna, sopra il Serre, col significato di buona notte, buona regione rivòlta a mezzanotte. In doc. del 1232
troviamo «Vullielmus a bona nocte»
1613, a Bona Notte. Cfr. pure la carta di V. Grosso, 1640: Buonanotte.
li Bunet: villaggio in quel di Torre,
ai piedi di Castelliazo. Nome di
fam. assai sparso ancor oggi in Angrogna, ove si trova fin dal 1232. E’
pure nome di fam. della Francia
Mer. col significato di «berretto»:
Bonet, Bonnet. Boneti, Boneto, Bonetto. Il 3 ott. 1487 Giov. Bonet, di
Mentoulles, compare dinnanzi all’In.
quisitore Alberto Cattaneo. 1614, rUata de Boneti. Clr. carta di V. Grosso 1640: Bonet.
M. foresto del Villar, nella regione di
Subiasc.
4
GIOVANNI MIEGGE
VERGINE MARIA
2. ediz. — L. 750
Claudiana - Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
pierre petit - ■
LOURDES
Trad. G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Dalle nostre Comunità
A1\IGR0G1\IA (Capoluogo)
Dipartenze. — Abbiamo accompagnato
all’ultima dimora terrena il fratello Giovanni Fontana, di anni 72, pensionato,
già per molti anni uomo di fiducia di
un proprietario industriale delle Valli.
Deceduto improvvisamente, lascia dietro
di sè una memoria di uomo integro e
fedele. Una folla strabocchevole riempiva in ogni ordine di posti il Tempio
per le esequie di Emilio Sappè, di anni
67, oriundo di Pramollo, deceduto dopo
brevi violente sofferenze. Egli lascia alla
numerosa famiglia di figli e nipoti una
benedetta eredità di fede e di consapevolezza cristiana, che già ha dato e ancora darà frutti abbondanti.
Istruzione religiosa. — Hanno avuto
inizio regolarmente le lezioni di istruzione religiosa, divise in 7 corsi, tra settimanali e festivi. I catecumeni di IV®
anno, che a Dio piacendo verranno ammessi in piena comunione a primavera,
studiano ora « le sètte religiose del cristianesimo moderno ».
Movimento giovanile. — Le tre Unioni
giovanili della comunità hanno ripreso
la loro regolare attività. A dire il vero,
la Unione di Prassuit-Vemel non le aveva interrotte neppure durante il periodo
estivo, mostrando un affratellamento ed
affiatamento tra i soci che è degno di
nota. Ma anche i Martels e i .Tourdans
vogliono seguire a... ruota. Pubblicheremo volentieri i programmi delle attività
giovanili, se i seggi rispettivi ce li faranno pervenire. Ecco, intanto, quello
dell’Unione dei Jourdans:
18 novembre. Studio biblico — 25 novembre, Quesiti biblici a premio — 2 dicembre, Viaggio in Bretagna (con diapositive a colori, a cura dell’insegnante
Ethel Bonnet) .— 9 dicembre. Studio polemico sulla Immacolata Concezione di
Maria — 16 dicembre. Incontro di categoria tra giovani operai — 23 dicembre.
Serata cinematografica — 30 dicembre.
Serata di giochi e ricreazioni — 6 gennaio, Visita al Museo Biblico di Torino.
r. b.
TORRE PEr.LlCE
Domenica scorsa il culto nel Tempio
del centro è stato presieduto dal Past.
Luigi Santini ; lo abbiamo accolto con
viva gioia e gratitudine sul nostro pulpito e ci auguriamo di avere di frequente la possibilità di ascoltare la sua predicazione, nei culti e nelle riunioni.
Domenica si è pure « inaugurato », nel
Tempio del centro, il nuovo impianto
di riscaldamento, che si era fatto un poco attendere, ma che, crediamo, soddisferà tutti. Anche quelli che scuotono il
capo e dicono che i nostri padri non si
preoccupavano tanto di aver caldo in
chiesa (ma probabilmente non avevano
templi così grandi, e vi si raccoglievano... più in massa di noi, portando il loro piacevole calore animale...), anche gli
scettici, siamo convinti, si abitueranno
con piacere alla novità, che certo è stata
molto costosa (e che ora dobbiamo pagare) ; il nuovo impianto ci permetterà
però un notevole risparmio di nafta, poiché è necessario un periodo molto minore di accensione. Il disturbo del ronzio
del motore, che si temeva un poco, è
minimo, quando il motore va ad andatura ridotta, e si potrà tenerlo acceso
anche durante la prima metà del culto.
E’ doveroso dire, ora, quanto siamo grati
al Dott. E. Bosio che non si è risparmiato prima per la selezione della Ditta a
cui affidare i lavori, e poi nel seguire
questi: ha preso in mano la cosa, e Tha
condotta ad ottimo termine; e non sono
cose che vanno tutte da sè, e sull’olio...
Ora resta la nostra parte di responsabilità: il coprire le spese. E’ rallegrante notare che diversi membri di chiesa hanno
già versato la loro offerta particolare a
questo scopo: che anche questa responsabilità sia portata, fraternamente, da
tutti.
Domenica sera si è riunito per la prima
seduta dell’anno la a E. Arnaud », e la
partecipazione è stata assai buona, anche
se continua a mancare l’elemento giovanile. La relazione morale e quella finanziaria, presentate dal presidente Ing. Pontet e dal cassiere sig. C. Armand-Hugon,
viene approvata, e il Seggio viene riconfermato per acclamazione. Segue il consueto scambio d’idee sulla attività passata
e futura, e si insiste una volta ancora sulla
necessità che si affrontino con cognizione
di causa i problemi sociali della nostra zona. Ci si compiace per l’acquisto della
Gianavella. Il Past. Conte formula quindi
l’augurio che anche l’attività della E. Arnaud possa aiutare i suoi membri a vivere
in modo sempre più cosciente la loro vocazione di laici della Chiesa, chiamati alla
dignità di « collaboratori di Dio ».
Lunedi pomeriggio si è avuta al presbiterio del centro la tradizionale riunione
degli insegnanti elementari valdesi di Torre Pellice, cui la Chiesa è vivamente grata
per il valido aiuto che essi danno impartendo nelle scuole le lezioni di religione;
purtroppo alcuni mancavano, per ragioni
di salute o di lavoro, ed auguriamo in particolare alla Signora Rostan un rapido ristabilimento. Intorno al thè si è avuto uno
scambio di idee sulla scuola e l’insegnamento religioso, ai sono scelti gli inni da
insegnare per il XVII febbraio, si è parlato dei libri di testo. Grazie al Pastore e
alla Signora Sommani per l’ospitalità della
loro casa.
Ricordiamo che sabato 21 alle ore 21 nell’Aula Magna il Past. R. Jahier presenterà
una serie di diapositive sulle colonie vaidesi del Luberon e del Wiirtemberg. Cordiale invito a tutti.
MASSEL
Nous avons eu dimanche le plaisir d avoir parmi nous Mr. Emanuele Bosio accompagné par le Dr. Geja du « Servizio
Tecnico Agrario » de la Edison. Nos hôtes
nous ont entretenu pendant deux heures
des problèmes de notre agriculture, tout
particulièrement des engrais. Nous sommes reconnaissants à Mr. Bosio de cette
aimable visite et nous espérons l’avoir encore parmi nous. Le Dr. Geja a très aimablement proposé de nous éfféctuer des
analyses de terrains, ce que nous avons
accepté avec une certaine curiosité: nous
en verrons les résultats. Un bon nombre
de masselins étaient présents et nous espérons que cette après-midi ait intéréssé tout
le inonde. La première séance de l’Union
Cadette aura lieu jeudi après midi au Reynaud. La Chorale reprendra son activité
dimanche à 15 heures pour préparer les
choeurs de Noël. L’Union des jeunes et
les cathécumènes organiseront avec les enfants de l’école du dimanche une vente de
livres en occasion de la semaine de la Claudiana du 22 au 29. Toutes les familles se
ront visitées et chacun pourra se rendre
compte des derniers volumes de nos éditions, nous souhaitons que cette initiative
sera accueillie favorablement par la paroisse toute entière.
RORâ’
— Venerdì scorso abbiamo avuto una
simpaticissima riunione al centro, curata
dai Past. Geymet e Jahier con l’efficace
collaborazione dei trombettieri del Villar.
Il pubblico, numeroso, ha volentieri sopportato il freddo piuttosto pungente della
sala per ascoltare una relazione del Past.
Geymet sul suo soggiorno nel Baden e per
fare un rapido giro d’orizzonte sui Vaidesi snarsi nel mondo con le belle diapositive del Past. Jahier. Un grazie sincero
ai nostri graditi ospiti.
— Riunioni: martedì 24 novembre, ore
20, culto di famiglia ài Rose; mercoledì 25
ore 20, riunione quartierale alle Fucine
con filmine.
— Abbiamo visto con piacere giungere
tra noi la Signora Durand, mogRe di Enrico Durand. Agli sposi i nostri migliori
auguri per una serena vita in comune.
— Lunedì 16 ha avuto luogo, partendo
dai Garoussin delle Fucine il funerale
del piccolo Sergio Miegge, di pochi giorni. Ai genitori così duramente provati diciamo ancora la nostra profonda simpatia
cristiana.
san SECONDO
Il Signore consoli con la Sua potenza i
familiari di Besson Edoardo, deceduto la
scorsa settimana a Luserna S. Giovanni, all’età di anni 70.
Ai funerali, svoltisi domenica pomeriggio hanno preso parte numerosi sansecon
desi che hanno voluto, con la loro presenza, portare l’estremo saluto allo Scomparso e dire ai figli Ercole e Alessandro,
membri della nostra comunità, l’espressione sincera della più sentita simpatia cristiana.
Mercoledì scorso il pastore Arnaldo Genre ha iniziato affa Scuola Umberto 1 la
serie delle settimanali Riunioni di Preghiera con uno studio dettagliato sul 1 capi
tolo del libro di Daniele.
Il pubblico abbastanza numeroso in sala,
ha seguito con vivo interesse il messaggio
svolto dal Pastore e gli ha chiesto di continuare nelle prossime riunioni il commento dei capitoli successivi.
Accompagnati dal pastore Aime i giovani valdesi di Bobbio Pellice sono scesi
sabato sera in visita alla nostra Unione
Giovanile.
E’ stata una serata 'indimenticabile che
si è svolta nella sana atmosfera di un composto entusiasmo giovanile, per cui, mentre ringraziamo il pastore Aime e la sua
Unione per le belle 'ore trascorse con’ i
nostri giovani, formuliamo l’augurio che
visite come queste abbiano a diventare frequenti, onde possano crearsi in seno alla
gioventù sempre nuovi vincoli di fratellanza e di solidarietà cristiana.
d d. g.
EILEflR PEI.L1CE
L’ultima settimana è stata feconda di
lacrime per la nostra piccola comunità
poiché quattro fratelli e sorelle ci hanno
lasciati per risponderli alla chiamata divina: Maddalena Berlin di anni 54 dell’Inverso, deceduta all’ospedale di Torre
Pellice il lo nov. dopo una breve malattia. Vissuta sempre iti rigorosa solitudine
per la sua incomprensibile « forma mentis », non fu abbandonata dalla chiesa nei
suoi ultimi istanti. Molli villaresi pensarono a lei con cristiana simpatia durante
la sua malattia e un gruppo di persone
gentili con due Pastori circondarono il
suo feretro sul quale una diaconessa aveva deposto un grosso mazzo di fiori. Presiedette l’ufficio funebre il pastore Giov.
Bertinatti.
Nuovi abbonàmenti
Poiché col 1" gennaio 1960 ei si troverà di fronte ad un aumento
del 12% delle spese di tipografìa e di posta, l'Amministrazione si e
vista costretta a ritoccare il costo degli abbonamenti per il 1960; ritocchi
che del f^to sono lievi e non coprono l'aumento :
interno estero
Eco delle Valli L. 1.300 1-8TO
Luce " ’00
Cumulativo (Eco e Luce) » 2.000 2.800
Contiamo fiduciosi so un riabbonamento in blocco, e speriamo che
molti nuovi abbonati ci permettano di guardare con più serenità ai
nostri programmi. Anche quest'anno a coloro che verse_ranno subito
l'importo di un nuovo abbonamento saranno inviati già gli
numeri del 1959.
ultimi
La famiglia del compianto
Abele Teofilo Bounous
deceduto all’età di anni 88. sentitamente ringrazia tutte le persone che
hanno partecipato al suo dolore, un
ringraziamento particolare espnme
al Dott. Bertolino per le cure prestate.
Pramolloi (Pomeano), 18-10-1959
La famiglia del rimpianto
Edoardo Besson
la sorella, cognato e nipote ringraziano tutti coloro che sia da vicino o da
lontano, con la presenza o con
scritti presero parte al loro grande
dolore ; in modo particolare ringraziano il Dott. Piero Scarognina per la
sua premurosa assistenza, il Pastore
sig. Jahier, le famiglie Long e Bertin,
la sig.rìà Emma Bastia, i vicini e gli
amici.
Luserna S Giovanni, 16-11-1959
Rrof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore ló,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Rutto ressa
Iolanda Re Carli Faleriii
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
AVVISI ECONOMICI
CERCASI donna disposta occuparsi
di 3 bambini dintorni Ginevra; vita familiare. Rivolgersi Rivoiro,
Scuola Ufhberto I, S. Secondo di Pinerolo.
GIOVANE signorina tedesca, raccomandabilissima, studi commerciali
e conoscenza lingue, cerca per marzo posto istitutrice in ottima e distinta famiglia. Rivolgersi al Pastore di Villar Pellice.
primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore; Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2 175.57
Tipografìa Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Tor'no)
MOBILI
FABBRICA
ARTIGIANA
I LETTORI CI SCRU'ONO
Ricordando
la ccRostania»
Anni fa a Pragiassaut esisteva un giarno botanico, « la Roslania », che ebbe una
certa notorietà ed era visitato con interesse dagli appassionali dei fiori e delle piante delle nostre Alpi. Ricordo di esser salito anch’io fin lassù ma quando già l’opera deleteria della natura e degli uomini
stava cancellando e distruggendo ogni cosa; poi la guerra c l’incuria in cui era caduto hanno completato l’opera e l’oblio è
ormai sceso su questo angolo fiorito delle
nostre Valli. Non so quali furono i motivi
per cui quel giardino fu creato in località cosi isolata e raggiungibile solo con
alcune ore di marcia, forse per la sua altitudine o per la natura del terreno certo
è che non si può pensare di poterlo rimettere in efficienza. Però mi son chiesto
spesso perchè nessuno è stalo capace di
crearne un altro in località accessibile a
tutti in modo da farne un motivo di attrazione per la massa dei turisti e<l un
motivo di godimento per gli appassionati
dei fiori e delle piante alpine. Non si potrebbe crearne uno a Frali vicino ad Agape? Potrebbe essere affidato ai lavoratori
di Agape per il suo mantenimento e per
la sua sorveglianza (purtroppo bisogna tener presente anche questo). E perchè non
farne uno più piccolo virino alla stazione
terminale della seggiovia di Frali se per
qualche pianta necessitasse una località più
elevala? Ed in Val Pellice niente? a Pian
Pra? o al Prà o al Barbara? Mi è stalo
detto elle l’impianto ed il mantenimento
di un giardino di questo genere sarebbe
assai costoso ma credo che se c’è entusiasmo e volontà il problema « costo »
passi in secondo piano; d’altra parte penso che i creatori della « Roslania » fossero
più degli entusiasti e degli appassionati
che dei ricconi. Ed a Frali, vicino al giardino, potrebbe sorgere un campo sperimentale per la cultura di essenze alpine:
lavanda, genepi, camomilla, ecc. e magari
anche delle famose fragole.
Non so se proposte o tentativi di questo
genere sono già stati fatti o se ce ne sono
in atto, comunque vorrei, grazie all’ospitalità dell’« Eco delle Valli », lanciare
l’idea sperando che abbia consensi o critiche e die possa essere raccolta da qualcuno (Pro Valli? Agape? Scuola di Agricoltura?!. Carlo Pons.
Lina Negrin in Cordili di anni 76 da
Subiasc Piantà, deceduta il 12 nov. e tumulata nella tomba di famiglia a Bobbio
Pellice il 13 nov. Anima eletta quante altre mai, lasciò detto al Pastore il suo desiderio che rivolgesse ai partecipanti al
suo funerale un appello da parte del Signore e indicò essa stessa i testi da scegliere: « Il sangue di Gesù Cristo ci purga
da ogni peccato. - Oggi, se udite la sua
voce, non indurate i vostri cuori ».
Era stata durante tutta la sua vita come
uno di quegli angeli benefici ed umili che
il Signore pone talvolta in mezzo a noi e
di cui godiamo la preziosa influenza quasi senza accorgercene salvo ad aprire gli
occhi quando sono partili. Il Pastore stesso potè esprimere accanto alla bara con
commozione, la sua viva riconoscenza per
gli incoraggiamenti ricevuti dalla parola di
questa credente molte volte e specialmente
nei momenti diffìcili del suo ministero.
« 11 Signore mi chiama a salire più su »,
furono le sue ultime parole prima del tramonto sereno. Restano nei nostri cuori
un grande ricordo e una preghiera a Dio:
« Possa la mia fine esàer simile alla sua ».
Guglielmo Corditi di anni 85 di Ucioire,
deceduto il 13 novembre e sepolto nel pomeriggio di domenica 15 dopo una lunga
malattia durante la quale rifulse la premura fedele e perseverante delle cure dei
suoi figliuoli e dei suoi nipotini. Una vera
folla di amici e di conoscenti salì fino ad
Lcioire per 11 funerale, dimostrando così
di quanta simpatia ed affetto la famiglia
Cordin goda nella comunità.
Il 13 nov., a Genova, decedeva pure
improvvisamente il signor Gardiol, consorte della nostra sorella Susetta Geymonat e dal Villar partiva un gruppo di pa
remi per assistere la vedova nella sua prova crudele e portarle dalla sua Villar una
parola di conforto e di speranza.
A tutti i nostri l'ari fratelli afflitti rinnoviamo una volta di più da queste^ colonne l’espressione della nostra solidarietà.
« Coraggio, la separazione è solo momentanea, presto saremo tutti col Signore! ».
Q^iuòeppe (^ìkm
Strada dì S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
P I N E R O L O
di fronte Caserma Berardi (Alpini)
ARREDAMENTI COMPLETI DI ALLOGGI
Abbigliamento per UOMO - DONNA - RAGAZZO
ÜLBITEX
di Pia
» l>i«e«i
Le più eleganti e moderne
confezioni
ABITI • SOPRABITI • PAI.ETOl
IMPERMEABILI
PINI.UOLO - Via Chiapperò,
12 - Grattacielo - Felefoiio 36.79
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
mobili e arredamenti
CHAMBON IKES
in PONS
POMARETTO (Torino) - Tel. 8202
Rivolgetevi fiduciosi ai nostri magazzini ■ i t
Vi assicuriamo forniture di mobili garantiti per qualità, durata e
convenienza, nonché le ultime creazioni dell'arredamento moderno
-k Abbiamo un vasto assortimento di sedie, dal tipo comune a L. 800,
al tipo di lusso e materassi in lanetta da L. 6.000, al Permafìex
PAGAMENTO A RATEAZIONI
DI COMPLETA COMODITÀ' É FIDUCIA