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dal 12 maggio
riapre al
pubblico nei
nuovi locali di via Savoia 12 a Pinerolo
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. Presentaziotte dei sette quesiti
l’Ìi voterà domenica 21 maggio
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
STARE BENE
«Signore, a chi ce ne andremo noi?»
Giovanni 6, 68
Questo versetto, scritto in blu a
grandi caratteri irregolari su un
lenzuolo bianco, è esposto sul muro
di una chiesa cattolica di Caltanissetta. In un carattere più piccolo è scritto: ogni giovedì, catechesi per adulti.
Questo mezzo di comunicazione è
molto efficace, tanto che un mio amico, di quelli che per la ricerca del senso della vita le ha provate tutte,
dall’impegno politico alle filosofie
orientali, ha pensato: «Perché non
provare anche lì?». Il versetto deve essere interpretato così: «Piuttosto che
cercare altrove, provo lì; vediamo se
mi fa star bene». Dopo un paio di incontri si è ritirato un po’ deluso dicendo: «Non era quello che cercavo».
La frase pronunciata da Simon
Pietro (v. 68) è la sua confessione
di fede in Gesù Cristo ed è stimolata
non da un suo problema ma da un
problema di Gesù. Dopo il suo discorso nella sinagoga di Capernaum,
molti dei suoi discepoli si erano ritirali giudicando il suo parlare duro.
—. J5Jon era quello che cercavano. Proprio come il mio amico, sono andati
via a cercare qualcosa altrove. Il versetto quindi può essere equivocato
come se Gesù Cristo fosse una delle
possibilità sul mercato del senso
dcH’esistenza, anzi la migliore fra
tutte, tanto che Pietro dice: «Tu solo
hai parole di vita eterna». Gesù Cristo e il suo messaggio sarebbero così
spendibili come una delle tante possibilità esistenti, e la scelta di questa
via, piuttosto che un’altra, sarebbe
da valutare proprio come noi valutiamo se ci fa stare meglio un corso
di yoga o di sport estremo, una passeggiata o ascoltare della musica rilassante. In questi casi noi sappiamo
già prima che cosa ci fa stare meglio
ed è giusto prendersi cura di sé nel
migliore dei modi.
Ricordando che il nostro versetto è una confessione di fede,
possiamo dire che si trova alla fine di
un percorso e non all’inizio. Simon
Pietro ha già un po’ di storia con il
suo Maestro, la sua confessione di
fede giunge dopo un discorso molto
pesante di Gesù in reazione alle folle
che accorrono a lui dopo la miracolosa moltiplicazione dei pani: Gesù
rimanda tutti oltre il miracolo, a un
rapporto vivente e inaspettato con
Dio. Egli non si lascia sistemare nel
mercato dello stare bene o meglio,
ma presenta un rapporto vivente con
Dio che trascina gli ascoltatori e noi
su un terreno di vita in cui tutto è da
scoprire. Paradossalmente, potremmo dire che il discorso di Gesù azzera tutto quello che i suoi uditori sapevano di Dio. La confessione di
Pietro nasce perciò dall’accettazione
di non sapere nulla del rapporto con
Dio se non attraverso le cose sorprendenti che annuncia Gesù. Questo non significa che Pietro ha capito
tutto, ma che accetta di farsi trasportare su un terreno in cui è Dio a condurre il gioco. Da questo ci po,ssiamo
tendere conto di quanto sia serio il
compito della predicazione in questo
nostro tempo in cui l’evangelo rischia di non essere annuncio di cose
sorprendenti da parte di Dio, ma
Una delle tante possibilità dello stare
tt^eglio, in cui sono io che posso giudicare ciò che voglio sentirmi dire.
Erika Tomassone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 552/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 19-12 maggio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
ENTENARIOI
La diiesa battista di Meana di Susa
di IVO BLANDINO
■EDITORIALE
La memoria dei martiri cristiani
di FULVIO FERRARIO
Il sindacato rinuncia al T Maggio mentre metà del lavoro in Italia è «irregolare»
Il lavoro e l'impresa
La «nuova» occupazione è concentrata nei lavori parosubordinati e in quelli precari
cosi è difficile per I giovani progettare vita e lavoro. Il Nord e il Sud a due velocità
DORIANA GIUDICI
IL nuovo governo ha dichiarato
che il lavoro è elemento fondante
e prioritario del suo programma. Ma
è sempre più difficile usare le vecchie ricette (investimenti, sostegni
economici alle imprese) per coniugare correttamente il binomio sviluppo-lavoro. Stanno cadendo, una
dopo l’altra, tutte le ricette che nel
secolo scorso hanno permesso di rispondere alla domanda di lavoro.
Infatti al tradizionale sistema produttivo si impone la «nuova» economia: quella basata su innovazione
tecnologica e informazione. Così, là
dove un tempo iniziava la vita lavorativa della maggior parte della forza
lavoro italiana (neH’artigianato, oggi) vi è un forte rischio di estinzione.
Desaparecidos
Ospitalità
per i testimoni
Il Coordinamento delle comunità
evangeliche romane (di cui fanno
parte le chiese battiste, valdesi, metodista, luterana e l’Esercito della
Salvezza) ha rivolto un invito alle
chiese evangeliche della città di Roma a ospitare familiari e testimoni
del processo (che dovranno comparire nell’aula bunker del carcere di
Rebibbia dal 7 giugno) contro i responsabili del sequestro, tortura e
omicidio di otto cittadini italiani residenti in Argentina alla fine degli
Anni 70, durante la dittatura militare. La richiesta del Coordinamento
fa seguito all’iniziativa della Tavola
valdese che collabora e appoggia la
realizzazione di questo importante
processo con un progetto specifico
finanziato con i fondi dell’otto per
mille Irpef.
I modelli di consumo si sono globalizzati ma anche standardizzati.
Per salvare produzione e occupazione il governo dovrebbe rilanciare,
valorizzandolo, il prodotto locale,
quello tipico, quello «Doc». Così la
sfida della globalizzazione che appiattisce, che uniforma e che fa dominare la grande multinazionale
può essere vinta, pur usando ciò che
è proprio della globalizzazione cioè
l’elettronica e i canali di vendita su
rete. Ma si può, allo stesso modo, coniugare sviluppo avanzato con occupazione se si rivolgerà la stessa attenzione alle piccole imprese, da
sempre una particolarità dell’economia italiana. Nel corso degli ultimi
decenni si sono continuamente rinnovate dotandosi di strumenti autonomi di compensazione delle loro
>•11=' Seminario Fcei
Il cibo, la salute
e le chiese
La «Commissione ambiente» della
Federazione delle chiese evangeliche
promuove, il 19 e 20 maggio a Casa
Cares (Reggello, Firenze), un seminario sul tema «Cibo e salute», in preparazione dell’iniziativa «Tempo per il
creato»: una proposta dell’Assemblea
ecumenica di Graz, che invita le chiese a una riflessione (tra il 1° settembre e il 15 ottobre) sulle nostre responsabilità per la salvaguardia del
creato. Il seminario metterà a punto,
con la presenza di esperti, i materiali
che saranno proposti alle comunità
su temi quali gli organismi geneticamente modificati, l’alimentazione
naturale, l’agricoltura biologica. Il seminario inizia con la cena del 19 e
termina nella serata di sabato. Per
iscrizioni rivolgersi al direttore di Casa Cares, Paul Krieg, tei. 055-8652001.
debolezze (consorzi per l’export,
centri per la formazione, alleanze
con le istituzioni locali) dando vita a
un contesto produttivo organizzato
attorno ai «distretti» e lungo le «filiere», spesso anche caratterizzate da
alti contenuti tecnologici.
Ma questo è un quadro troppo ottimistico; dietro questa facciata c’è
una realtà di insicurezza e di ansia,
per un’economia in trasformazione,
che sta facendo «saltare» tutti i tradizionali punti fermi della nostra società. Bastano alcuni dati per darci il
quadro della situazione: sono 5 milioni i piccoli imprenditori: 5 milioni
e 600.000 i lavoratori indipendenti; 4
milioni i liberi professionisti di cui la
metà nelle «nuove» professioni non
Segue a pag. io
Valli valdesi
Il bocciodromo
di valle a Perosa
Sta prendendo corpo a Perosa un
progetto integrato dal costo totale di
più di 4 miliardi per la ristrutturazione della piscina, la costruzione di
un bocciodromo e che preveda l’utilizzo di una centrale termica unica
per le due strutture e per il centro
Palaplan, che funzioni a cippato. È
quahto il Consiglio della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca ha deciso lunedì 8 maggio dopo
un lungo dibattito. Il progetto è ambizioso e dovrebbe coinvolgere oltre
alla Comunità e al Comune di Perosa anche diversi altri soggetti: dalla
Provincia, proprietaria della piscina,
alla Regione che interverrebbe con
fondi per un miliardo, dall’associazione bocciofila «La perosina».
A pag. Il
L'OPINIONE
LA BELLA VITA
0 LA VITA VERA?
L’eutanasia, la morte bella, dolce,
buona («eu» in greco indica tutto ciò
che ha valore positivo) non è un problema, e qualora lo sia è un problema
derivato, di secondo livello; il vero
problema è forse la morte. Come credenti rischieremmo perciò di fare un
discorso inadeguato, non corrispondente alla nostra fede qualora ci limitassimo a dibattere il prò e il contro di
un qualsiasi intervento nella vicenda
di un morente.
Perché la morte dovrebbe essere oggi problema più che nel passato? Non
10 è forse da sempre, da quando la nostra specie ha varcato (come e perché
resta mistero) la soglia dell’«homo»,
prima «erectus» poi «sapiens»? È da
quando non crepa più come un animale, ma «muore», che l’«homo» si interroga sul come e U perché delle cose.
Ma la coscienza della morte cresce con
11 crescere della nostra umanità e come è diventata complessa la nostra
esistenza, così è diventata complicata
anche la nostra morte: incerte sono ormai le frontiere fra vita e morte (è reale ma può essere apparente); il morire
è un evento ormai rimosso (quasi mai
si assiste a un decesso, si muore sempre più soli), il morire si è trasformato
in fatto immaginario, simbolico (le
morti a cui assistiamo in un solo telegiornale sono molto più di quelle a cui
assistevano i nostri nonni!).
Nel cammino della nostra cultura la
morte sembra aver perso ogni rapporto con la vita biologica, con la natura.
Basti confrontare l’esistenza odierna e
quella dei nostri nonni su temi quali
la mortalità infantile, le malattie come
la tubercolosi, il processo di invecchiamento, l’uso di farmaci e la chirurgia, per capire che la morte è diventata fatto di cultura. L’evoluzione
della scienza e delle tecniche (un reparto di rianimazione è oggi un santuario della tecnica molto più che della scienza) fa sì che il nostro morire
sia sempre meno la fine di un processo vitale e sempre più il drammatico
scontro fra l’inevitabile disfacimento
dì un organismo (perché la natura resta) e le realtà culturali del mondo attuale, tanto che ¡1 morente, sottratto
alla sua individualità, diventa il loro
campo di battaglia.
Quando diciamo «cultura» d riferiamo ai valori su cui è impostata la
nostra società: essere giovani, belli,
prestanti e longevi, possibilmentè ricchi. Nel quadro della nostra cultura,
essendo il corpo non solo il supporto
dell’esistenza, il luogo della vita, ma
l’espressione stessa del vivere, è evidente che la morte sia inaccettabile in
quanto, distruggendo il corpo, interrompe questo godimento di vita (e conosciamo la tragedia delle morti giovanili) o ne segna la fine. E quando si
guardino le cose in quest’ottica il problema non è il morire, momento in
cui l’esistenza biologica si chiude in
modo irreversibile, ma la perdita del
valore assoluto: la vita. Il problema
non è dunque l’eutanasia, e nemmeno
la morte, ma la bella vita o la vita vera.
La fede cristiana si trova così a dover rispondere oggi a una serie di interrogativi vecchi e nuovi: il rapporto
fra la vita e il corpo, l’invecchiare, il
vivere fino a 150 anni (ancora teorico
ma già si riesce a immaginare), il lasciarsi e lasciare morire sé e gli altri e
che cosa tutto questo abbia anche fare con la morte e il risuscitare di Gesù
di Nazaret.
Giorgio Tourn
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 12 MAGGIO 2(vi
ÄslÜli
Gesù dunque,
arrivato, trovò che
Lazzaro era già
da quattro giorni
nel sepolcro...
Marta disse a
Gesù: “Signore, se
tu fossi stato qui,
mio fratello non
sarebbe morto”...
^^Gesù le disse:
“Io sono la
resurrezione
e la vita, chi crede
in me anche se
muore vivrà”»
(Giovanni 11,17-25)
<<’E perché io non
avessi a
insuperbire a
motivo della
eccellenza delle
rivelazioni, mi è
stata messa una
scheggia nella
carne. ^Tre volte
ho pregato il
Signore perché
l’allontanasse da
me; ® ed egli mi ha
detto: “La mia
grazia ti basta,
perché la mia
potenza si
dimostra perfetta
nella debolezza”.
Perciò quando
sono debole,
allora sono forte»
(Il Corinzi 12, 7-10).
Allora Gesù
venne in un
podere detto
Getsemani e
cominciò ad
essere contristato
ed angosciato
(...) ^ Disse
ai discepoli:
“L’anima mia
è oppressa da
tristezza
mortale”...
andato un
poco innanzi si
gettò con la faccia
a terra, pregando
e dicendo: “Padre
mio, se è possibile,
passi oltre da me
questo calice! Ma
pure non come
voglio, ma come
tu vuoi!” (...)
pregò per la
terza volta,
ripetendo le stesse
parole!»
(Matteo 26,36-44)
<é^E verso l’ora
nona, Gesù gridò
con gran voce:
“Dio mio, Dio
mio, perché
mi hai
abbandonato?”
(... ) “e avendo
di nuovo gridato
con gran voce,
rese lo spirito»
(Matteo 27, 45-50)
«LA MIA GRAZIA TI BASTA»
Dio in Cristo non è al di là o al di fuori della nostra sofferenza ma è all'interno
di essa come forza, capacità di convivere con essa con l'animo del vincitore
ALBERTO TACCIA
Febbraio 1943: la roccaforte di Stalingrado, ridotta a
un cumulo di macerie dall’insistente bombardamento delle
artiglierie sovietiche, su ordine
di Hitler tenta una disperata
quanto’inutile resistenza. Intanto un aereo lascia la città
portando in Germania le ultime lettere che i soldati tedeschi hanno scritto alle loro famiglie. Tra queste c’è la lettera
del figlio di un pastore luterano; «Caro papà, mi hai insegnato che Dio è dovunque, ma
qui a Stalingrado Dio non c’è.
Dio sarà nella tua chiesa, nel
suono dell’organo e delle campane, nel canto della comunità
e nelle prediche dal pulpito,
ma qui no. Qui non c’è che distruzione, urla di dolore, disperazione e morte: a Stalingrado, Dio è assente».
L'assenza di Dio
l’attenuarsi e a volte l’estinguersi della fede stessa; o meglio di quello che noi ritenevamo essere fede.
Abbiamo sempre seguito
con commozione, compassione e partecipazione la sofferenza «degli altri», ricordiamo
ogni domenica nella preghiera
di intercessione le tristi situazioni di uomini, donne, popoli, prospettando a Dio, di volta
in volta, i casi più gravi per i
quali un suo intervento particolare potrebbe essere opportuno e auspicabile. In qualche
misura siamo anche scossi e
commossi, ma poi tutto si ricompone nella certa speranza
che «a noi» ciò non capiterà
mai! In fondo non ci disturba
eccessivamente che Dio non
esaudisca le preghiere «degli
altri» purché non dimentichi
le nostre!
non interviene al momento
opportuno, che non guarisce e
che non salva.
Il tormento di Paolo
Lf ASSENZA di Dio, il suo silenzio, la mancata risposta di un Dio che sembra ritirarsi dando spazio e consentendo il trionfo della sofferenza
e della morte, costituisce una
delle esperienze più devastanti
per un credente. 11 credente
che ringrazia il Signore con
profonda convinzione quando
tutto va bene nella sua vita e
che, quando le cose vanno male, cessa dal ringraziare e invoca aiuto e guarigione. Quando
poi l’aiuto non sembra venire,
né si realizza la guarigione in
modi e tempi accettabili, allora
comincia la crisi della fede ed
emergono le grandi domande:
perché il Signore non mi aiuta?
Perché non interviene? Perché
permette? Dove sono le sue
promesse che mi davano speranza e fiducia? E spesso la crisi è così forte da determinare
Preghiamo
«Sono solo un fanciullo che alza la voce nelle tenebre,
che non conosce altro linguaggio che il suo grido. Ma le
tenebre non mi fanno paura. Sono circondato da misteri
spaventosi, ma Dio è qui e illumina la notte più oscura».
F. W. Robertson
«La valeur de la soufffance»
Dov'è Dio?
Quando poi le cose cambiano e tocca «a noi», alla
nostra famiglia, la fede vacilla e
a volte crolla. Ci sentiamo abbandonati, traditi, addirittura
beffati da un Dio che fa promesse di aiuto e protezione che
non sa (o non può, o non vuole) mantenere! La nostra preghiera diventa rimprovero; «Se
tu fossi stato qui, mio fratello
non sarebbe morto», ma tu eri
assente nel momento in cui
avevamo più bisogno di te e
mio fratello è morto! La morte
ha vinto e tu sei stato sconfitto.
Tu non c’eri a Stalingrado, non
c’eri quando mio fratello è
morto, non c’eri nei paesi dove
la guerra, la violenza, la fame
mietono sofferenza e morte. Tu
non ci sei nei reparti dove i
bambini muoiono di cancro
nello strazio disperato di madri
che pure ti hanno invocato
giorno e notte chiedendo un
miracolo che non c’è stato!.
Ma allora chi è Dio, dove è
Dio? Il Dio assente, muto, che
non risponde è proprio il Dio
di Gesù Cristo? O è un dio che
in qualche modo ci siamo costruiti, un dio a nostra misura,
in qualche modo al nostro servizio, un dio che serve e che
accantoniamo quando non
serve più. Non siamo disponibili a credere in un dio che
Nella Bibbia leggiamo le
parole che ci piacciono di
più, quelle che dicono le cose
che vogliamo sentire e che ci
rassicurano. Sorvoliamo sui testi che ci pongono interrogativi
e che possono turbarci. Noi vogliamo essere confermati che
Dio è come lo vogliamo noi.
Anche Gesù ci interessa quando fa miracoli e caccia i demoni. Ma se noi vogliamo fidarci
di lui in questo modo, lui non
si fida di noi: «Molti credettero
in lui vedendo i miracoli che
egli faceva, ma Gesù non si fidava di loro...» (Giov. 2, 23-24).
Anche Paolo, il grande apostolo, subiva una grossa sofferenza, un tormento insopportabile che lo spinge a implorare Dio non una, ma tre volte
per esserne liberato. Paolo
non riceve la risposta sperata,
ma ode un’altra risposta, una
parola che non sembra rispondere alla sua domanda: «La
mia grazia ti basta, perché la
mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Paolo
non ha perso la fede, ma gli è
stato dato di comprenderla in
modo diverso.
La sofferenza di Gesù
Anche Gesù «oppresso da
tristezza mortale» ha pregato tre volte il Padre che allontanasse da lui il calice della
sofferenza e della morte. Non
è stato esaudito. E sulla croce
compie l’atroce esperienza
dell’abbandono di Dio: «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?». È il grido del
figlio del pastore a Stalingrado
e di tutte le genti che rivolgono
a Dio lo stesso grido che nasce
dal terrore dell’abbandono,
dal silenzio e dall’assenza di
Dio. II grido di dolore del Cristo crocefisso è stato ripetuto
nei secoli da tutti i disperati
della terra. La sua croce, la nostra croce: il suo grido, il nostro grido: la sua sofferenza, la
nostra sofferenza: la sua morte, la nostra morte.
Qui troviamo la verità di
Dio. La risposta alla domanda
di verità che Pilato pone al
momento della condanna a
morte a cui Gesù rifiuta di rispondere: non è la verità dei
savi e degli intelligenti, ma la
verità crocefissa nella carne
degli uomini. La verità non
delle nostre illusioni o delle
nostre speranze di un benessere garantito e permanente,
ma della solidarietà di Dio con
la nostra sofferenza. Dio in
Cristo non è al di là o al di fuori della nostra sofferenza, ma è
aH’interno di essa come forza,
capacità di convivere con essa
con l’animo del vincitore e
non dello sconfitto.
Cristo partecipa con noi nella nostra sofferenza, affinché
noi possiamo partecipare con
lui nella sua resurrezione e
nella sua vittoria: «Cristo Gesù
è quello che è morto; e, più
che questo, è resuscitato; ed è
alla destra di Dio e intercede
per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la
tribolazione, o la distretta, o la
persecuzione, o la fame, o la
nudità, o il pericolo, o la spada? In tutte queste cose noi
siamo più che vincitori in virtù
di colui che ci ha amati. Poiché siamo certi che né morte
né vita, né cose presenti, né
cose future potranno separarci
dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8, 34-38).
«Quando sono debole
allora sono forte»
Forse dìo non ci toglie subito i pesi gravosi che portiamo, così come non ha fatto
scendere di croce il Cristo, secondo la sfida beffarda dei
suoi angariatori, ma ci da la
forza di portarli e di resistere.
E allora è dato anche a noi di
comprendere, nella riconoscenza, la risposta di Dio: «La
mia grazia ti basta, la mia potenza si manifesta perfetta nella debolezza». Se la tua grazia.
Signore, è con me, essa mi basta, mi permette di vivere in
modo diverso la mia fede in te,
il peso della mia sofferenza diventa sopportabile e «quando
sono debole, allora sono forte»
(II Corinzi 12,10).
(Ultima di due meditazioni)
Note
omiletiche 0^
Nel 1905 il pastore R
nesto Rostan pubblicava)
Losanna una raccolta dii
flessioni sul «valore delt
sofferenza». Era il tettili
in cui si viveva con la sij'
ferenza, intessuta nel
trama deli'esistenza uttij
na. Non c'erano tenta«
per espellerla, ma rifi'i
Kos
Cann
éoìinu
sioni per comprenderla) ^ respons
per apprezzarne il «vaijnità P?usuir
re». La fede e la preqhipilcàttolica ro
----ri t------------- f. d6Cl
con il loro riferimento apaD®'°
croce di Cristo, tendevatiicopsigho i
non ad eliminarla ma aipromuoven
affrontarla, al fine di po|fdiritti dell
feria vivere nel modo trieido 11 model
no distruttivo possibile¡nosnia-Erz«
vincerla con la forza dell, ..„ica voce.
Spirito. Scrive Rostan: «(,“ danniar
prova provoca a volte atti
imperioso bisogno di Dio,;“,lVion
Nel dolore più profondoi'®3d^
come nella gioia più ,
de, sperimentiamo incori!®®®?*
tri speciali con Dio. Nullaidiclim*'®?^'
cambiato nelle nostre con
dizioni esteriori, ma tutti
si trasforma nelle nostri
disposizioni interiori».
Oggi le «disposizioni
teriori» non sappiamo be
ne come comprenderle,
l'importante è che tutto
cambi nelle «condizioni
esteriori». In un tempo»
me il nostro in cui tutto
tende a realizzare il massi
mo del benessere psicofisi
co, non vi è più spazio per
la sofferenza considerato
elemento estraneo, incompatibile con il concetto di esistenza cosi come
la nostra società tende a
costruire. L'Iddio in cui vogliamo credere deve sintonizzarsi sulla stessa lineo
d'onda. Ma se la sofferenza non deve essere inutii
mente esorcizzata, non
deve neppure essere subii
mata o sacralizzata. Nei
giorni della settimana dij‘-impaglia
passione abbiamo assistito della provii
alla recitazione della sof- La decisi
ferenza. La sofferenza co- Consì^o è
me spettacolo, in cui tutto una visita
è finzione (salvo che per il priie sjcors
povero giovane che, impersonando Giuda, si è
impiccato davvero!). Uno
spettacoio da guardare
come fonte di emozioni
forti
Kpspvo, Re
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ma non da sperimentare.
E quando la sofferenza
incombe nelle sue forme
più diverse e tocchiamo
con mano i limiti di tutti
gli strumenti di difesa che
la nostra società mette in
campo, allora interviene
la crisi di tutti i valori, iniziando da quello della fede. Il nostro vuoto interiore, la nostra impreparazione spirituale, la nostra
mancanza di risorse morali, si rivelano pienamente.
Forse dovremmo recuperare, non «il valore della
sofferenza», ma le «disposizioni interiori» che, io
una fede autentica, vissuta nella forza della Parola
e dello Spirito, ci permettono di reggere anche se
«le condizioni esteriori»
non dovessero modificarsi
Per
approfondire
- Bruno Corsani, La seconda lettera ai Corinzi '
Guida alla lettura, Piccoia
collana moderna, Claudiana, 2000.
- Robert Kysar, Giovan;
ni - Il Vangelo indomaoile, Claudiana, 2000.
- Eduard Schweizer, G®'
sù Cristo: l'uomo di Wazateh e il Signore glorificato, Claudiana, 1992.
- Günther Bornkarnm.
Gesù di Nazareth, Claudia
na, 1977.
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arrte il «vaiJnità musulmana, ortodossa e
e la pregh^cattolica romana del Kosovo
ferimento aìi’haimo deciso di istituire un
to, tendeva lepnsiglio interreligioso per
linarla ma aipromuovere la democrazia e
al fine di pojfdiritti della persona, seconnel modo maido il modello già esistente in
jo possibile,gosuia-Erzegovina: «Con un’
la forza dell, y^jca voce, ancora una volta
e Rostan: «t, (jjudanniamo vigorosamente
ca a volte ui,y#j gli atti di violenza e tutte
sogno di Di(^[„violazioni dei diritti fonda
mano i tre firmatari di questa
dichiarazione, il muftì del
Kosovo, Rexhep Boja, il vescovo ortodosso serbo di RasKò'Prizrnn, Artemije Radosavljevic, e il responsabile
della comunità cattolica romana, il vescovo Marko Sopi.
Dopo l’arrivo delle truppe
deirOnu, gli albanesi del Kosovo hanno costretto diecine
di migliaia di serbi a lasciare
la provincia; i tre quarti dei
200.000 serbi che vivevano in
Kosovo sono andati via e un
centinaio di chiese e di monasteri ortodossi serbi sono
stati distrutti o profanati. Anche molte chiese e cimiteri
appartenenti alia minoranza
cattolica (70.000 membri),
perla maggior parte albanesi,
sono stati distrutti. Le truppe
dell’Onu hanno smentito le
voci secondo le quali l’Esercito di liberazione del Kosovo
(Uck) avrebbe lanciato una
! campagna di islamizzazione
itiamo incori
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nteriori».
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Soldati francesi a Mitrovica, città simbolo dell’odio tra kosovari albanesi e serbi
lamo assistito' della provincia,
me della sof- La decisione di istituire un
offerenza co- Consi^o è stata presa dopo
o, in cui tutto una visita in Kosovo, nell’a)lvo cheperii priie s,corso, di una delega‘ zione interreligiosa di Bosnia
che si è recata a Pristina, Pec
ePrizren e nei monasteri ortbdossi di Decani e Gracanica. «Insieme, sosteniamo la
creazione di istituzioni democratiche locali forti che
garantiscano la sicurezza, la
pace e il benessere per tutti.
Chiediamo alla comunità internazionale di dare il soste
ane che, \mi Giuda, si è
ivverol). Uno
da guardare
di emozioni
on da speri
la sofferenza
le sue forme
e tocchiamo
imiti di tutti
di difesa che
itte in
, ini
terio
ostra
nora
della
ese
fondire
funziona in Croazia dal marzo
1998. Lin organismo interreligioso si riunisce ogni mese in
Jugoslavia per coordinare gli
sforzi di aiuto reciproco.
Dopo l’annuncio della formazione del nuovo Consiglio
l’arcivescovo cattolico romano di Belgrado, Frane Perko,
ha detto che si tratta di una
iniziativa «importante», pur
facendo notare che tale iniziativa è stata «totalmente
ignorata» dalla stampa filogovernativa in Serbia. «Che le
tre comunità, musulmana,
ortodossa e cattolica, si riavvicinino è un buon segno
perché questo svilupperà la
collaborazione già in atto in
Bosnia - ha dichiarato l’arcivescovo ma è importante
ricordare che le comunità religiose hanno solo un’influenza limitata, e in pratica
non possono fare molto,per
ristabilire la pace». L’imam
Muhammed Spahic, di Belgrado, si è congratulato per
l’istituzione del Consiglio che
dimostra un atteggiamento
conciliante all’interno della
Chiesa ortodossa serba.
Nella loro dichiarazione i
tre leader religiosi promettono «una cooperazione più attiva» in vista dell’edificazione di un «futuro più forte»
per i 2,2 milioni di abitanti, il
90% dei quali sono albanesi:
«Chiediamo alla comunità internazionale di adoperarsi più
attivamente per risolvere la
situazione di tutti i prigionieri, delle persone scomparse e
rapite, la cui sorte rimane una
delle ferite più profonde di
questi conflitti tragici - hanno
dichiarato -. Ci impegniamo a
collaborare per ricostruire gli
edifici religiosi distrutti e danneggiati nel Kosovo, e chie
diamo ai nostri amici e partner delle agenzie internazio
nali di darci le risorse necessarie per compiere questo
compito essenziale». Ceni)
gito necessario per permettere agli abitanti del Kosovo di
realizzare questo obiettivo».
Dopo lo smembramento
della Jugoslavia all’inizio degli
Anni 90, i rapporti tra i responsabili musulmani, ortodossi e cattolici romani nei
Balcani erano diventati tesi.
Tuttavia, negli ultimi tre anni,
in diverse zone sono stati prese iniziative per migliorare
questi rapporti. Il Consiglio
interreligioso della Bosnia è
stato formato nel 1997 e una
commissione che raggruppa
tutte le chiese e confessioni
Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani
Arabia Saudita: vietata la libertà religiosa
. il dr. Gianfranco Rossi, grande propugnatore della libertà religiosa della Chiesa awentista del 7° giorno, si è rivolto lo scorso 28
marzo alla Commissione delle Nazioni Unite
per i diritti umani, illustrando ai delegati che
«l’Arabia Saudita è l’unico paese del mondo a
proibire formalmente sul suo territorio la
pratica pubblica di tutte le altre religioni eccetto l’Islam».
Riferendosi a un incidente accaduto a gennaio in cui le autorità saudite hanno arrestato
16 cristiani, compresi cinque bambini, colpevoli di essersi riuniti per un servizio religioso
privato. Rossi ha chiesto una maggiore presa
di coscienza della situazione delle persone di
tutte le minoranze religiose in Arabia Saudita.
«Fra i 6 milioni di lavoratori immigrati in
quel paese, ve ne sono molti che non sono
musulmani, e che gradirebbero professare liberamente la loro religione - ha detto Rossi
-. Comunque, se costoro cercano di farlo,
vengono arrestati, imprigionati ed espulsi dal
paese. Le autorità saudite proibiscono agli
ebrei, ai cristiani e a tutti coloro che non sono musulmani di avere i loro luoghi di culto e
anche di incontrarsi in privato». Rossi ha
successivamente incontrato i rappresentanti
della Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale, dicendo loro
che «l’estremismo religioso è un flagello che
deve essere combattuto per evitare gravi tragedie per l’umanità». (AdnJ
Il rappresentante moscovita deirAssociazione internazionale per la libertà religiosa
Il ruolo dell'ortodossia nella Russia di Vladimir Putin
Anatoly Krasikov, presidente della sezione di Mosca
dell’Associazione internaziod^e per la libertà religiosa ed
d* collaboratore di Eltsin, ha
Pfeso parte a una riunione
del 29 marzo scorso presso la
ddde centrale mondiale della
''diesa awentista del 7" giordO' Interrogato sulle prospet'^e di libeftà religiosa in
l'dssia, Krasikov ha accennad ai recenti cambiamenti ai
ertici del paese: «Da una
^he il presidente, Vladimir
^■n, nella sua dichiarazione
tnn ^ gennaio, ha sotnneato che bisogna ricorre che la Russia è multireli^daa, e che la libertà religio^ neve essere salvaguardata
j Krasikov - ma
sirt Pntin ha anche as^'^rato che il Patriarca della
ortodossa russa era
w?®***? dUn cerimonia di
io del potere e gli è
stata data una guardia del
corpo dal Cremlino. Si può
così vedere che si sta adottando la stessa linea adottata
dal presidente Eltsin».
Krasikov ha detto che intende rimanere ottimista per
il futuro ma che vi sono aspetti preoccupanti, specialmente nell’area dei rapporti
tra Chiesa e Stato: «Noi speriamo sempre per il meglio.
La Russia, dopotutto, non è ai
livelli del Turkmenistan, che
attualmente si trova in una situazione peggiore rispetto
anche alla Corea del Nord per
quanto riguarda la libertà religiosa e la violazione dei diritti umani. Uno dei "padri
fondatori” degli Stati Uniti,
James Madison, disse che
“quando c’è unione tra stato
e chiesa, questo ha spesso
portato ad usare la religione
per sostenere la tirannia politica”. L’avvertimento di Ma
dison si è dimostrato straordinariamente vero per molti
paesi. Nel territorio dell’ex
Unione Sovietica ci sono stati
nuovi, come ad esempio il
Turkmenistan, dove questa
tirannia politica esistè già».
Dimostrazione dell'intolleranza religiosa del governo
del Turkmenistan è la demolizione con bulldozer di una
chiesa awentista e l’imprigionamento e l’espulsione di
pastori battisti e avventisti.
Krasikov ha anche messo in
guardia contro coloro che intendono usare la religione
nel governo: «Una parte considerevole della classe politica e una parte del clero ortodosso continuano a intraprendere notevoli sforzi nel
tentativo di convertire l’ortodossia a una nuova ideologia
statale - ha awertito -. 1 sostenitori della clericalizzazione del governo, agendo al
l’interno della Chiesa russa
ortodossa, stanno tentando
di portare membri potenziai!
nella chiesa per mezzo dell’autorità secolare».
In risposta all’osservazione
che si tratta di questioni puramente interne a singoli paesi,
Krasikov ha ricordato la risoluzione della Conferenza di
Mosca per l’Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa, del 1991: «Le
questioni riguardanti i diritti
dell’uomo, le libertà fondamentali, la democrazia e la
supremazia della legge, sono
di natura internazionale.
Queste questioni sono indipendenti dà qualsiasi questione nazionale di qualsiasi governo», ha dichiarato. Krasikov è rimasto negli Stati
Uniti per tre mesi lavorando
al Woodrow Wilson Center in
una ricerca su «1 fattori religiosi nelle politiche». (Adn)
i\y Per la prima volta è un prete cattolico
Il nuovo cappellano
del Congresso americano
La nomina inattesa di un
prete cattolico come cappellano della Camera dei rappresentanti degli Usa ha posto fine a una controversia di
quattro mesi che ha animato
il Campidoglio di Washington. Il presidente della Camera, Dennis Hasbert, repubblicano dell’Illinois, ha stupito
molti, il 23 marzo scorso, interrompendo un dibattito
sulla finanziaria per procedere alla cerimonia di giuramento del nuovo cappellano,
Daniel Coughlin, ex prete di
parrocchia, con 40 anni di
esperienza, che per diversi
anni è stato consigliere presso altri preti dell’arcidiocesi
di Chicago. Il cappellano può
dare consigli ai membri della
Camera e alle loro famiglie, e
celebrare matrimoni o funerali. Ma il suo compito più
importante consiste nel pronunciare una preghiera all’inizio di ogni sessione.
La controversia è iniziata
dopo che dirigenti repubblicani della Camera avevano
annunciato, all’inizio deilo
scorso dicembre, che avevano scelto il pastore presbiteriano Charles Parker Wright
per occupare il posto di cappellano. L’annuncio aveva
portato alcuni deputati a ritenere che un prete cattolico
romano, Timothy O’Brien
fosse stato deliberatamente
scartato da quell’incarico. Infatti, per diversi mesi, una
commissione parlamentare
aveva esaminato i dossier di
numerosi candidati e aveva
deciso, con voto segreto, che
Timothy O’Brien era la scelta
migliore. La controversia che
seguì si interruppe subito
quando Charles Parker Wright ritirò il suo nome, lasciando a Dennis Hastert via
libera per nominare Daniel
Coughlin.
La nomina di Coughlin ha
suscitato un grande dibattito
sulla stampa Usa, sui motivi
che ancora giustificano la
presenza di un cappellano al
Congresso. Perché, si sono
chiesti i giornali, non prendere in considerazione la possibilità di avere un ebreo, un
buddista o un non cristiano a
quel posto? Perché non avere
un sistema di rotazione tra le
religioni? E infine perché non
avere nominato prima un
cattolico romano quando è
noto che il cattolicesimo romano è la più grande denominazione del paese? Il Kansas City Star ha scritto: «Tutto
questo rumore a proposito
della nomina del cappellano
della Camera ci porta a chiederci se sia giusto che i contribuenti paghino per quel
posto, tanto alla Camera
quanto al Senato».
Sandi Dolbee è incaricata
dell’informazione religiosa al
giornale San Diego UnionTribune. Ammette di essere
rimasta affascinata dopo
l’annuncio di questa nomina
storica. «La nostra cultura sta
cambiando - ha detto -. In
certi casi velocemente come
una stella cadente, in altri casi altrettanto lentamente dello spostamento di un ghiacciaio. Stupisce vedere che
questo paese, che ha oltre
200 anni, non aveva ancora
avuto un cappellano proveniente dalla più grande chiesa del paese, quella cattolicaromana. Ed è tanto più rivelatore scoprire che la decisione di nominare un cattolico
romano abbia provocato una
simile controversia». La separazione tra chiesa e stato è
stata un paradosso lungo tutta la storia degli Usa, e rimarrà per sempre un paradosso, ha aggiunto Sandi
Dolbee: «La Corte suprema
discute sulle preghiere nelle
scuole del Texas eppure la
Camera dei rappresentanti e
il Senato iniziano le loro sedute con preghiere pronunciate da una persona che
guadagna più di 100.000 dollari l’anno. Ma l’America non
ha mai avuto un atteggiamento coerente sulla separazione tra chiesa e stato».
Alla Camera, Dennis Hastert ha difeso il ruolo del cappellano: «Da quando è stata
pronunciata la prima preghiera al Congresso il 7 settembre
1774, due anni prima che venisse redatta la Dichiarazione
di indipendenza, il Congresso
è stato benedetto ogni giorno
da una preghiera - ha affermato -. Questa è stata un’oasi
di pace contro le lotte partigiane, ha riawicinato fazioni
antagoniste attorno al tema
delTamore di Dio». (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Turkmenistan
Vita difficile per le minoranze religiose
ASCHABAD — Vita difficile per le minoranze religiose in
Turkmenistan, dove le autorità governative hanno ordinato,
ed effettuato, la demolizione dell’unica chiesa awentista del
paese. Pur regolarmente iscritta presso le autorità, la comunità è stata accusata di svolgere «riunioni illegali di proselitismo». Le immagini della demolizione del tempio, filmate
amatorialmente, possono essere visionate sul sito Internet
www.adventist.org/videogalleries. (nevlalc)
i Stati Uniti
Un pastore pentecostale rischia
l'arresto per rifiuto di testimoniare
ATLANTA — Ad Atlanta, Usa, rischia l’arresto il pastore
pentecostale Creilo Dollar che, chiamato a testimoniare in
tribunale sul caso di divorzio tra il campione di pugilato
Evander Holyfield e sua moglie Janice, si è rifiutato di rivelare notizie da lui raccolte durante il suo ministero pastorale.
«Un pastore, così come un prete o un rabbino - sostiene
Dollar - non può divulgare le informazioni confidenziali che
riceve dal suoi membri di chiesa». (nev/icp)
•MSpagna
Una singolare compravendita
VALENCIA — Singolare compravendita a Valencia, Spagna, dove una comunità pentecostale ha comprato in blocco la chiesa e la casa pastorale cattolica «Nostra Signora della pace». La transazione, di cui non è stata resa nota l’entità,
si è svolta nel corso di ben tre anni e ora il nuovo tempio,
dedicato a «Cristo il Signore», dopo alcuni lavori di restauro
verrà inaugurato il prossimo settembre. (nev/icp)
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 12 MAGGIOjfa ^^eRDI
If
Una ricerca minuziosa nella tesi di laurea di Valdo Cozzi sugJi anni 1898-1911
La presenza metodista a Trieste
Una comunità civile abituato olla presenza di molte culture e di molte fedi in un tessuto
sociale ricco di strati stona. Tutto ciò, però, non fu sufficiente a evitare la repressione
RENATO COÏSSON
OGNI comunità dovrebbe
approfondire la propria
storia per conoscersi meglio
e comprendere quelle che sono le premesse e i condizionamenti nei quali si trova a
vivere. Viviamo infatti il nostro oggi eredi di un passato
che ci ha portato a essere
quello che siamo, nel positivo
e nel negativo, e conoscere
questo passato ci aiuta a scrivere la «nostra» pagina di storia con maggior coerenza e
forse anche con minori errori.
In questa riflessione, la storia
degli inizi della vita di ogni
comunità gioca senz’altro un
ruolo essenziale, oltre che un
fascino del tutto particolare.
Conoscere il come e il perché
si è sviluppata la propria comunità in tempi e circostanze
particolari, capire quelle che
sono le motivazioni di base
che vanno al di là del momento contingente e che
danno valore al nostro oggi,
giova alla comprensione della
sempre rinnovata vocazione
che il Signore ci rivolge.
In questa prospettiva la comunità metodista di Trieste
è particolarmente riconoscente a Valdo Cozzi che ha
condotto una ricerca minuziosa in vari archivi e biblioteche, sulle origini della presenza metodista nella nostra
città, ricerca che si è concretizzata recentemente in una
tesi di laurea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste. Il collegio accademico, presieduto
dal professor Giovanni Miccoli, ha ascoltato con interesse e partecipazione la presentazione fatta dal candidato prendendo anche tempo
per approfondire diversi
aspetti di questa storia con
domande interessanti e la discussione della tesi è così diventata una preziosa occasione di presenza e di testimonianza nel mondo culturale della città.
Ci si è così trovati tuffati
nella Trieste degli ultimi anni
dell’Ottocento e inizio Novecento, quella Trieste abituata
da oltre un secolo alla presenza di varie comunità religiose legittimate dall’Editto di
tolleranza di Giuseppe II d’
Austria che aveva dato vita alle comunità greca ortodossa,
serba ortodossa, augustana,
anglicana (luterana) ed elvetica (riformata), che si erano affiancate alla Comunità
ebraica, già presente da diversi secoli e, naturalmente alla
Chiesa cattolica. Queste comunità erano state autorizza
Un libro che fa giustizia su una tragedia poco ricordata
Gli zingari vittime del nazismo
SERGIO FRANZESE
Nel 1936, all’approssimarsi dei giochi olimpici di
Berlino, Hitler dichiarava; la
«città va ripulita». La politica
razziale dei nazisti portava
quindi alla costruzione di un
campo di concentramento a
Marzahn, dove vennero inter
Oito Robcnbcra,
La lente
nati migliaia di zingari. Nel
1936, i nazisti definirono gli
zingari «Asozial», asociali, e
ancora oggi, in molti ambienti, essi non fanno parte della
«società civile» e sono quindi
destinati all’emarginazione.
Un recente libro di Otto Rosenberg* riporta, dopo anni di
voluto silenzio, la testimonianza di uno sterminio dimenticato, il racconto schietto di un sinto sopravvissuto,
che si è sempre sentito tedesco e afferma con orgoglio:
«Da sempre, per quanto sia
capace di ricordare e in base a
quanto mi è stato raccontato,
noi siamo sinti tedeschi...».
Questo libro-testimonianza
è scritto con un linguaggio
semplice e scorrevole, di piacevole lettura. Quello che
all’inizio sembra un normale
diario, una descrizione puntuale di vicende quotidiane,
assume un po' per volta i toni
cupi della tragedia. Una tragedia che ha visto accomunati
da un triste destino sei milio
ni di ebrei e oltre mezzo milione di zingari. Otto Rosenberg, nato nel 1927 nella Prussia orientale, è miracolosamente sopravvissuto a quella
orribile «macchina per lo sterminio» e oggi vive a Berlino: è
membro del Consiglio direttivo della «Comunità Sinti e
Rom» della Germania ed è
presidente dell’«Associazione
Sinti e Rom tedeschi del Berlino-Brandeburgo».
Si tratta di un libro prezioso, di quelli che aiutano a non
dimenticare il passato e a non
abbassare la guardia di fronte
al pericolo di risorgenti sentimenti di intolleranza e di nazionalismo xenofobo, e che
non dovrebbe mancare nelle
biblioteche e, soprattutto,
nelle scuole, per colmare la
negligente assenza di informazioni dei libri di testo.
(*) Otto Rostnbeiìg: La lente
focale-Gli zingari nell’olocausto. A cura di Ulrich Enzensberger, Venezia, Marsilio, 2000, lire
24.000 (euro 12,39).
te a vivere nel chiuso dei propri locali le proprie attività
destinate ai propri membri.
Grande difficoltà doveva
però incontrare la nuova proposta del pastore Felice Dardi, di origine triestina che
aveva aderito alla Chiesa metodista episcopale, di una
predicazione aperta a tutti
nella prospettiva di un’evangelizzazione che portasse a
una libera scelta di fede, secondo coscienza. Anni difficili, quelli dell’inizio, reazione
degli ambienti cattolici, repressione da parte della polizia, accuse varie ma anche
una resistenza caparbia, costellano questi anni. Interessante il mezzo di legittimazione inventato per la partecipazione alle assemblee, quello del «biglietto d’invito».
Nasce così una comunità di
convertiti, diversa dalle altre
comunità etniche. Nel dicembre del 1898 la comunità
ha un proprio locale di culto,
l’ex cappella del cimitero augustano in via Del Monte, ma
si serve di altre sale in varie
parti della città, soprattutto
nei quartieri popolari dove si
svolgerà accanto all’opera di
evangelizzazione anche una
azione antialcolica per contrastare una delle piaghe più
tristi. In questi anni la comunità si rivolge anche agli ambienti slavi della città cercando anche contatti verso l’Est.
Molto interessanti sono
anche i rapporti con le altre
comunità protestanti di Trieste, quella elvetica e quella
augustana, che fin dall’inizio
offrono sostegno logistico e
collaborazione. Già nel dicembre del 1998, in occasione del primo centenario, la
nostra comunità aveva avuto
modo di riflettere sulle proprie origini. Siamo ora lieti
del lavoro di Valdo Cozzi, per
i nuovi particolari che ci aiutano a capire meglio questi
inizi. La tesi può essere consultata sia presso le biblioteche della Facoltà valdese di
teologia di Roma e del Centro culturale valdese a Torre
Pellice, sia presso le comunità triestine.
L’arco di Adriano nella vecchia Trieste
LIBRI!
Israele
Vita di scrittore
Intervistato da Marco Belinelli per la televisione svizzera nd I
quadro di una serie dedicata al tema «Scrittori israeliani, il do-1
lore della memoria», Abraham B. Yehoshua (// cuore del mondo, Lugano, Casagrande, 2000, pp. 63, £
12.000) narra di sé, della propria famiglia,
delle proprie letture e dell’influenza che ne
ha ricavato, oltre che naturalmente delle
proprie opere, degli argomenti affrontati
(segnatamente quello della famiglia) e delle tecniche narrative (anche molto differenziate) che impiega nelle sue produzioni. Da autore «impegnato» non dimentica
l’attualità politica del Medio Oriente.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canile
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 14 maggio andrà in onda, alle 24,30 circa, «Semi di pace: iniziative di
solidarietà in Kosovo»; «Theshuvà; un pulmino della Fgeiin
viaggio per incontrarsi»; «Chiaroscuro; un fatto, un commento». La replica sarà trasmessa lunedì 15 maggio alle ore 24 arca e lunedì 22 maggio alle 9,30 circa sempre su Raidue.
La rivista «Protestantesimo»
La «Scuola di teologia»
PROTESTANTESIMO - Anno 55, n. 1 - primo trimestre
Il primo numero del 2000 si
apre con la prolusione al 145“
anno accademico delia Facoltà valdese di teologia, prolusione tenuta il 23 ottobre
1999 da Giorgio Spini a Firenze, nell’antica sede della Facoltà a Palazzo Salviati, su «La
Scuola valdese di teologia di
Firenze (1870-1900)». Spini
esamina la teologia professata
dai titolari delle varie cattedre
e il dialogo con la cultura fiorentina da loro messo in atto.
La Facoltà rimase a Firenze fino al 1922 e riprese la piena
attività, nella sede attuale a
Roma, nell’autunno stesso.
In questa sede Giovanni
Miegge (1900-1961) si laureò
nel 1926 e qui fu professore a
due riprese, prima e dopo la
seconda guerra mondiale
1939-1945. Con la teologia di
Giovanni Miegge i lineamenti
teologici della Facoltà cambiarono notevolmente. A un
aspetto di questa teologia è
dedicato il saggio di Sara Saccomani che appare in questo
numero nell’anno in cui si ricorda il centenario della nascita. Miegge fu teologo riconosciuto (indipendentemente
dal risiedere ad Aosta, Roma o
Torre Pellice) e insegnò per
più di un trentennio mediante libri, conferenze, predicazioni. In tutto questo tempo
elaborò una visione teologica
che correva parallela a quella
di Karl Barth, senza ricalcarla
pedissequamente, secondo
un esempio che si ritrova anche in altri paesi europei. Nella teologia di Miegge ritorna
di frequente il concetto di «rivalutazione del finito». Il fatto
che oggi noi riapriamo la discussione su questa formula
non è casuale. Oggi ne siamo
nuovamente attratti, e ne sen
Lultimo numero della rivista «Sichem. Percorsi di teologia riformata»
La controversia tra Martin Lutero e Erasmo da Rotterdam
HORELLA DE MICHELIS
tiamo nuovamente I importanza. La figura del «finito»
conserva un’incomparabile
dignità nella sua problematica consistenza, e su questo
Miegge aveva insistito nel dialogo con le altre persone che
gli erano accanto.
La «Bibbia dei pagani», di
Giancarlo Rinaldi, è oggetto
dello studio critico di Gian
Luigi Prato. Come appare la
Bibbia a un «pagano»? Chi è
curioso di saperlo troverà qui
qualche indicazione atta a
soddisfarlo. Giancarlo Rinaldi
ha ampliato precedenti ricerche e ci restituisce una visione del rapporto tra pagani e
cristiani nei primi secoli attraverso le diverse letture che
questi danno della Bibbia.
SICHEM. Percorsi di teologia riformata* è una rivista pubblicata a Catania per
iniziativa di un gruppo di pastori che operano in Sicilia,
coordinati a livello di redazione da Emanuele Fiume, il
quale sta attualmente seguendo il dottorato in Teologia
presso l’Università di Zurigo.
Ciascun numero della rivista
è dedicato a un tema specifico
e quello uscito alla fine del
1999 affronta una questione a
dir poco fondamentale per la
teologia riformata: «La volontà umana. Libera o serva?
L’attualità della disputa tra
Erasmo e Lutero sul libero e
servo arbitrio». Il grande merito di avere scelto un simile
tema per la riflessione teologica della rivista risiede in primo luogo nel ridare lo spazio
e il peso, che il protestantesimo liberale prima e un ecumenismo non sempre ben
fondato poi le avevano negato, alla sola opera che, insieme con il Catechismo, Lutero
stesso dichiarava meritevole
di sopravvivergli; quel De servo arbitrio che dal 1993 è a disposizione in versione integrale nelle Opere scelte di Lutero edite dalla Claudiana (e
sia consentito a chi ha curato
quell’edizione di esprimere la
propria gioia per il servizio
che un tale lavoro pare rendere alla riflessione teologica).
Ma soprattutto è notevole il
modo in cui il gruppo di Sichem ha saputo ritornare
all’antica disputa tra Erasmo
e Lutero, compiendo uno
sforzo di attualizzazione che
nulla toglie al rigore della
comprensione storica e concettuale dei testi, ma che anzi
giova a metterne in luce i significati teologici più profondi. Volutamente infatti i vari
contributi raccolti nel fascicolo prescindono da ogni riferimento esplicito alla discussione storico-critica nonché teologica, che si è svolta nel Novecento sulla disputa e che
pure si capisce essere ben
presente agli autori, e pongono se stessi e il lettore direttamente a confronto con il testo
degli scritti di Erasmo e Lutero, per individuarne il contenuto essenziale e misurarne la
vitalità e il significato per la
vita del credente nell’oggi.
Come è limpidamente dichiarato nell’editoriale, ci si pone
cioè «in un ambito squisitamente confessante», alla ricerca, per riprendere l’espressione barthiana, del senso di
una esistenza teologica oggi.
Allo studio biblico di Fiume
sul racconto del peccato originale, che serve a collocare
l'intera riflessione sul suo fondamento scritturale, fanno seguito uno studio di Davide 01learo, che presenta nei suoi
termini essenziali la dottrina
del libero arbitrio di Erasmo,
e uno di Winfrid Pfannkuche
sulla posizione di Lutero. La
lucida analisi di Pfannkuche
pone in evidenza come quest’ultima sia imperniata sulla
cristologia e come attraverso
di essa l’onnipotenza di Dio
venga esaltata in via prioritaria rispetto all’onniscienza,
che è invece tanto più presente a Erasmo. Ed è proprio
questo tipo di cristologia,
tragicamente dilaniata tra la
dimensione terrena e quella
celeste, tra l’uomo e Dio, a orientare in direzione dell’ecclesiologia le riflessioni più
attuali, che si prolungano nei
due successivi studi, di Pawel
Gajewski sulla posizione del
magistero cattolico in ordine
al libero arbitrio e di A. Andronico sul dovere della verità: un’ecclesiologia che fa
perno sul singolo credente e
che è da intendersi come determinazione del compito di
cui ciascuno è investito nella
sua vita dalla verità incarnata
da Cristo, fonte di salvezza e
portatore di libertà.
Ne risulta un quadro d>
provocazioni forti, tanto
quanto è forte la contraddizione di cui Lutero stesso dichiarava di essere segno e
che risulta per così dire ben
compenetrata ai saggi che
compongono il fascicolo del;
la rivista. In questo senso mi
pare sia data autentica attualità alla teologia di Lutero, illuminata nei suoi contenuO
fondamentali. Forse pib/''
duttiva, per lo meno in un ottica storiografica, risulta essere la considerazione di Erasmo. del quale è vero che la
dottrina sul libero arbitrio e
stata fatta propria dal Concilio di Trento e che però ha
dato con l’insieme della sua
opera un apporto decisivo a
forme di teologia e di eccle
siologia che si posero in neda
contraddizione con tutti
processi di irrigidimento istj'
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io l’esistenza individuale.
(*) redazione presso Italp
Pons, via Grotte Bianche
95129 Catania.
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^ , I risultati di un convegno nazionale che si è svolto lo scorso 6 aprile a Venezia
I dilemmi della fecondazione assistita
L'opzione preferibile sembra quella che assicuri ai cittadini la possibilità di esercitare i propri
diritti individuali nel rispetto delle diverse visioni etiche. La necessità di un dibattito aperto
M'
ffiANCO MACCHI
■p stato molto significativo e
¿^Interessante quello che
alla fine della tavola rotonda
ha dichiarato il prof. Sergio
^gtagno: «Quando ho iniziato ¿occuparmi di questa queS^òne avevo certe idee poi,
j^endo e discutendo, me ne
^0 fatte altre e se dovessi rifere l’intervento che ho fatto
in questo convegno, dopo
Wer sentito altri interlocutori,
pnto che direi cose ancora
^verse da quelle che ho da
^co affermato». Questa di;roiarazione ci dà l’idea della
^alità degli interlocutori, che
hanno presentato prospettive
diverse in modo scientifico e
convincente. Vari convegnisti
hanno apertamente dichiara, to che si sentiva il bisogno di
I un dibattito aperto, che facesI se comprendere la vera complessità del problema, ma anche di capire quanto spesso
quello che è stato presentato come uno scoglio insormontabile dai vari schieramenti che si sono formati'
nell’opinione pubblica italiana non lo era e viceversa.
La questione è stata lucidamente impostata nei termini
èissenziali dal prof. Carlo Flamigni. Esiste, ed è forte, ha affermato, un atteggiamento
ambiguo e ambivalente di
fronte alle nuove frontiere
della scienza, e la biotecnologia è una di queste. Da una
parte è forte l’incoraggiamento a^ scienziati perché mettano a punto nuove metodologie per migliorare la condizione della vita umana, dall’altra è sempre presente la
paura di inoltrarsi in campi
che sono ignoti e che quindi
suscitano apprensione e timore. Flamigni ha invitato a
essere molto attenti; «Le nuove tecnologie mediche - ha
detto - hanno una ricaduta
pesante sul simbolico e sul
vissuto degli individui e della
società. È quindi comprensibile, anche se spesso non
condivisibile, la preoccupazione di chi avverte un senso
di paura e di smarrimento.
Non è tollerabile invece che si
affronti l’aspetto strettamente
tecnico e scientifico di queste
nuove metodologie mediche
in modo scorretto, poco informato e volutamente lacunoso. Spesso chi agisce in questo modo lo fa con lo scopo di
favorire e legittimare concezioni etiche e religiose preconcette e dogmatiche, strumentalizzando il senso di timore che l’ignoto suscita nella psicologia umana».
Quasi tutti i partecipanti
hanno convenuto sul fatto
che è più auspicabile un buon
regolamento, che disciplini i
centri di Procreazione medicalmente assistita (Pma), che
non una normativa pesante, la
quale pretenda di stabilire come definitivi dei principi in
realtà ancora in discussione e
non condivisi socialmente.
Cib potrebbe portare al blocco della ricerca, ma più che
®ltro al proliferare di mercati
claiidestini o, nel migliore dei
al turismo sanitario in^^ttiazionale. È emersa con
prepotenza anche una diffusa
preoccupazione per le conse8nenze incontrollabili sul piaPo sociale, etico e biologico,
*-he una ricerca senza regole
PP^ebbe causare.
Molti hanno sottolineato
quanto sarebbe importante
he il desiderio di genitorianel caso di una sua im^ssibilità di realizzazione
^r via naturale, fosse soddiratto attraverso l’istituto
^’’ndozione. È stato però
J^e autorevolmente ribadilAnna Rollier) che questo è
«Nessuno ha la ricetta in tasca per risolvere un problema di
questa portata. È importante allora che questo convegno non
sia stato organizzato da un singolo soggetto, ma che sia stato
progettato e voluto da soggetti diversi per natura e per orientamento culturale, etico e religioso. È stata una scelta di metodo
ma anche di contenuto. L’etica infatti si costruisce su questa
terra da uomini che abitano questa terra, per uomini che vivono su questa terra. È assurdo ipotizzare dei principi assoluti intesi come dei letti di Procuste su cui poi adattare in modo violento i comportamenti delle persone». Queste parole hanno
aperto i lavori del convegno sulla Procreazione medicalmente
assistita, che, in collaborazione fra la Chiesa valdese e metodista, la Comunità ebraica, il Centro culturale Palazzo Cavagnis
e il Comune, si è tenuto il 6 aprile scorso a Venezia. Il mattino e
il pomeriggio sono stati molto densi di contributi, riflessioni,
testimonianze, domande e risposte.
un modo socialmente meritorio per risolvere alcune questioni personali, ma che il
problema dell’aspirazione alla genitorialità ha una sua
specificità, quella del diritto
ad avere un figlio, che non
può essere identificato solo
con il diritto di un bambino
ad avere dei genitori.
Il rabbino Riccardo Di Segni
(medico e direttore del Collegio rabbinico italiano), muovendosi con argomentazioni
religiose, e la dott.ssa Oraziana Campanaro (presidente
del tribunale per i minorenni
di Venezia), che ha ripreso e
sviluppato alcuni spunti suggeriti dal dott. Marco Bouchard (sostituto procuratore
del tribunale di Torino), argomentando sul piano giuridico,
hanno indicato la possibile
via di uscita per superare le
nette contrapposizioni suscitate dal dibattito sulla legge
attualmente in discussione al
Senato. Secondo i due relatori
è necessario definire un qua
Un ronnanzo
La basi della
narrativa
americana
«I loro occhi guardavano
Dio» (pag. 157) non per contemplarlo, ma rivolti al cielo
corrusco* a scrutare se minaccia uno dei temuti uragani che sconquassano la costa.
Siamo in Florida, dove si
chiude la storia di Janie dai 5
ai 50 anni raccontata da questa autrice nata nel primo
’900 e considerata un po’ la
madre della narrativa nera
americana. Zora Neale Hurston comincia come cameriera da una signora bianca
che poi l’awia al liceo e finisce a studiare antropologia
all’università.
L’acculturazione, e probabilmente quella specifica materia, le fa guardare con animo mutato e anche contraddittorio le sue radici e la condizione dei suoi simili nel
profondo Sud. «Imbruttiti
dall’ignoranza e abbrutiti
dalla povertà» (p. 130), quando ne escono entrando almeno in un «decente» imborghesimento, restano sempre
diversi e sempre visti come
tali? E invece serenamente
assimilati se ricchi e noti come in seguito lo diventano
avvocati e politici, attori e
scrittori eccetera?
Il romanzo è turbinoso; oltre le caratterizzazioni pittoresche ed episodi talvolta
crudi, il ritratto di un popolo
e di una società. Da segnalare: «Due cose ognuno deve
fare da sé: avvicinarsi a Dio e
scoprire cos’è la vita» (p.
190). (r.t.)
(•) Zora Neale Hurston:
Con gli occhi rivolti al cielo.
Milano, editore Bompiani,
1998, £25.000.
dro legislativo che assicuri al
cittadino il massimo possibile
di esercizio dei diritti civili,
senza impedire che si sviluppino concezioni e modi di
agire etici e religiosi anche del
tutto differenti. Sarebbe in
ogni caso inaccettabile rifiutare questa impostazione facendosi scudo con il pretesto
che ci saranno poi dei problemi. Ogni soluzione, anche
quella classicissima del matrimonio tradizionale (tanto per
fare un esempio) ha i suoi
problemi. Lo stato deve invece cercare di prevedere modi
di intervento, che aiutino chi
verrà a trovarsi in difficoltà.
A giudizio di tutti rimane di
difficile soluzione il nodo costituito dall’esistenza in vasti
strati della società di alcune
opzioni di fondo fra loro inconciliabili. In Italia lo scoglio
oggettivo più spinoso è costituito sicuramente dalla concezione cattolica, che ritiene
l’embrione già una persona
umana con tutti i suoi diritti
da tutelare anche giuridicamente. Il prof. Corrado Viafora, filosofo di orientamento
cattolico, ha concluso la tavola rotonda del pomeriggio da
lui diretta con un auspicio.
«Discutiamo del problema
dello statuto dell’embrione ha detto - in un modo più
ampio di quanto si è fatto in
questi giorni da una parte e
dall’altra. Non fermiamoci solo a considerare i nuovi poteri
che la scienza ci conferisce,
ma allarghiamo la nostra riflessione, tenendo conto della
lezione di Paul Ricoeur e di
Hans Jonas, che ci invitano ad
assumerci le pesanti responsabilità che gravano su di noi,
consapevoli che le nostre
scelte di oggi avranno una ricaduta determinante anche
sull’umanità di domani».
Il pubblico che ha partecipato al convegno era costituito in gran parte da persone
competenti e per lo più addette ai lavori. È stato numeroso più del previsto, nonostante il silenzio dei media locali. Hanno partecipato ben
tre membri della commissione per la bioetica nominata
dalla Tavola valdese e autrice
del documento che l’ultimo
Sinodo ha caldamente invitato a discutere e ad approfondire: la prof.ssa Anna Rollier,
il prof. Sergio Rostagno e il
dott. Daniele Busetto, vero
ispiratore dell’iniziativa. Un
modo diretto per mettere alla
prova i principi esposti in
quel documento e per trarre
eventuali suggerimenti per un
suo miglioramento.
? Atti di incontri ecumenici
Le radici delle divisioni
fra i cristiani
PAWEL GAJEWSKI
T NTERROGARSI sul passato, su ciò che ha provocato rotture e ferite ancora
oggi aperte nella storia dei
rapporti fra i cristiani, è un
atto necessario nel cammino
ecumenico. Non ci si riconcilia né ci si perdona rimuovendo il passato; prima o poi
questo si vendica»; così scrivono i curatori del volume
Alle radici della divisione*, un
libro che contiene otto relazioni di autori diversi, presentate durante gli incontri
ecumenici organizzati dalla
Comunità monastica di via
Sambuco di Milano negli anni 1997-1998 e raccolte da
Mario Degli Innocenti.
Una vera novità nell’impostazione del volume è l’ampio spazio dato al cosiddetto
«protoscisma», ovvero la rot
Una lezione fiorentina di Avi Hurvitz, linguista israeliano
Lo studio linguistico dell'ebraico biblico
PATRIZIA M. SCIUMBATA
Qualche anno fa, durante un dibattito parlamentare, Sbimon Peres scandalizzò i rabbini eletti alla Knesset (il Parlamento israeliano),
prendendo le distanze dal re
Davide, la cui condotta non
era sempre stata specchiata e
ineccepibile. Lo statista alludeva chiaramente all’episodio di Bat-Sheva (II Samuele
11), che Davide non aveva
esitato a portare nel proprio
letto, per quanto ella fosse
sposata a Uria, un ittita, uno
straniero, ma anche uno dei
suoi più fedeli soldati. E
quando ella gli comunicò di
essere incinta quel re capriccioso, dopo vani stratagemmi
per eludere il problema,
scrisse su due piedi un sefer,
una lettera al suo generale
Ioab, perché esponesse e abbandonasse Uria in prima fila durante un attacco militare. Uria morì, secondo il desiderio del re, ma la cosa non si
risolse senza strascichi per
lui, che ebbe a pentirsene
amaramente (regalandoci,
così vogliono le fonti, quella
bellissima composizione che
è il Miserere).
Facendo un passo indietro,
Davide buttò giù un sefer perché a quel tempo, o comunque prima dell’esilio babilonese, era con questo termine
che si definiva ogni tipo di testo scritto, dall’iscrizione al libro, dal documento giuridico
alla lettera. Se questo racconto fosse stato composto (o inventato. come vogliono alcuni) al tempo di Nehemia o
della regina Ester, Davide
avrebbe probabilmente scritto una 'iggeret, un vocabolo la
cui origine remota è dibattuta, «prestito» (come usano dire i linguisti), ma che penetrò
in ebraico attraverso l’inglese
del momento, Taramaico, lingua franca dell’impero persiano. Erano 'iggerot (al plurale)
quelle scambiate tra i sovrani
persiani e i governatori delle
varie province. Giuda compresa. Che l’autore del libro di
Ester, Nehemia o il Cronista
abbiano contaminato il loro
ebraico letterario con un neologismo (non lo troviamo altrove nella Bibbia, e della sua
«modernità» attestano fonti
extrabibliche postesiliche)
non fu dovuto soltanto al vezzo di voler essere alla moda,
ma anche a una reale e sentita
esigenza, quella di una maggiore precisione terminologica. che 'iggeret soddisfava, in
quanto indicava precisamente e soltanto una lettera.
Questo è solo uno degli
esempi illustrati da Avi Hurvitz, linguista e professore
dell’Università ebraica di Gerusalemme che su invito di
Ida Zatelli, docente di Lingua
e letteratura ebraica all’Università di Firenze, ha tenuto
due lezioni sul tema «Dalla
Genesi alle Cronache. Prospettive diacroniche nello
studio linguistico dell’ebraico
biblico». Hurvitz, sulla scia di
studi che già dagli inizi del
secolo (ma con nobili antecedenti nell’Ottocento nei lavori di W. Gesenius) hanno cominciato a delineare le differenza tra l’ebraico biblico
preesilico e l’ebraico biblico
postesilico (ricerche a cui la
scoperta dei rotoli di Qumran
ha dato nuovo impulso), ha
sviluppato un vero e proprio
metodo di datazione dei fenomeni linguistici e quindi
della lingua dei libri biblici.
Un lavoro lungo, paziente e
certosino ma fondamentale,
perché con la caduta degli
dei a cui la tradizione aveva
attribuito la composizione
dei testi biblici, quest’ultima
Shitnon Peres
è ormai lasciata in balia di argomentazioni di vario genere
e tipo, spesso non saldamente ancorate e discordanti tra
loro. In particolare le prove
addotte da Hurvitz tolgono
terreno alle teorie minimaliste o riduzioniste, diffuse anche in Italia, per le quali l’intera Bibbia ebraica sarebbe
opera ex novo delle generazioni che, dopo l’esilio, ridotte a sudditanza dell’impero
persiano, vollero crearsi un
passato glorioso. La comprovata esistenza, nel corpus dei
testi, di stratificazioni linguistiche cronologicamente differenti ha come implicazione
che la scrittura (anche se non
la redazione finale) di gran
parte del Pentateuco, dei
profeti anteriori e di alcuni libri profetici va collocata già
in epoca preesilica.
Il dipartimento di Semitistica dell’Università di Firenze è
impegnato da un ventennio
con ricerche proprie nell’indagine linguistica sull’ebraico
antico, in particolare per l’aspetto semantico. A lavori già
pubblicati se ne affiancano altri in attesa dei fondi necessari per la pubblicazione.
tura tra sinagoga e chiesa.
L’analisi della rottura si focalizza su due punti di vista
complementari: Amos Luzzatto affronta l’argomento
partendo dalla letteratura e
dalla tradizione rabbinica;
Gabriele Boccacini cerca di
ricostruire tutto il quadro
teologico e culturale del I e
del II secolo, dedicando una
vasta sezione della sua relazione alla questione della
messianità di Gesù.
Un simile approccio è stato
adottato allo scisma del XVI
secolo. Franco Buzzi, noto
studioso cattolico del pensiero di Lutero, e Paolo Ricca,
professore della Facoltà valdese di teologia, fanno un bilancio delle reciproche perdite subite dai cattolici e dai
riformati. Buzzi elenca tra le
perdite del cattolicesimo soprattutto una notevole sconfitta sul terreno del laicato e
del rapporto che i laici intrattengono con la Scrittura. Paolo Ricca, accanto alle perdite
comuni a tutte le chiese cristiane, tra le quali la più grave
sembra la perdita della cattolicità, intesa come universalità del cristianesimo, traccia
anche un sintetico bilancio
dei reciproci guadagni; in
questa prospettiva i due elementi positivi più importanti
sono una nuova dimensione
del rapporto con Dio e una
visione della chiesa basata
sulla diversità riconciliata.
Fanno da cornice a questo
quadro due testi di impostazione diversa. Giuseppe Ruggeri, nel suo breve saggio introduttivo, traccia alcune linee ermeneutiche necessarie
per una corretta lettura delle
divisioni del cristianesimo;
Nina Kauchtschischwili presenta invece l’intreccio tra religione e politica nella vita di
tre donne degli Anni Trenta: E
Stein, S. Weil e Mat’ (Madre)
Maria, un’ortodossa russa,
«sospesa» tra teologia, mistica, marxismo e impegno sociale, martirizzata nel lager di
Ravensbruck.
L’unico difetto del libro è lo
spazio piuttosto ristretto dedicato al grande scisma dell’undicesimo secolo e alla
questione delle chiese ortodosse. Il principale testo dedicato all’argomento è quello
di Vittorio Peri, della Biblioteca vaticana, uno del massimi esperti cattolici dei rapporti tra Oriente e Occidente.
Peri propone un panorama
storico dei rapporti tra Roma
e le chiese di Russia, concentrandosi però quasi esclusivamente su tentativi di riunificazione messi in atto nel
quindicesimo secolo. Nonostante ciò, il volume merita
l’attenzione di chi cerca per
la propria riflessione sul cristianesimo uno stimolo semplice ma non banale.
(*) Mario Degli Innocenti (a
cura di): Alle radici della divisione. Una rilettura del grandi
scismi storici. Edizioni Ancora,
Milano, 2000, pp. 157.
6
PAG. 6 RIFORMA
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Alcune riflessioni dopo un seminario di chiese protestanti svoltosi a Barcellona
La laicità, una sfida per l'Europa
La laicità può assumere significati diversi: da valore positivo da perseguire anche a livello
legislativo a ideologia con un suo «culto». Quale spazio pubblico per le diverse identità?
MARCO ROSTAN
LAICITÀ: facile a i. assai più complessi ^ersi d’accordo sul suo si¿,.
to. Anche nella sola Europi*,
come abbiamo sperimentato
di recente in occasione di un
. seminario organizzato dalla
Coppie (Conferenza delle
chiese protestanti dell’Europa latina, cfr. Riforma n. 16) i
diversi contesti nazionali
nonché la rispettiva storia
hanno un peso determinante
nel significato che si attribuisce alla laicità: diciamo schematicamente che dove il cattolicesimo è stato pervasivo,
come in Spagna o in Italia, la
• laicità è vista positivamente,
soprattutto sul piano del metodo e della legislazione,
mentre altrove, dalla Francia
al Belgio prevale, da parte
protestante, un atteggiamento più critico e si percepisce
la laicità più come ideologia
che come quadro normativo.
Il caso del Belgio, in particolare, presenta aspetti paradossali per noi: in pratica, per
una ragione di «par condicio»
nei confronti delle religioni,
la laicità in questo paese si è
praticamente dato uno statuto filosofico e i partecipanti
alla conferenza della Cepple
ci hanno raccontato di come
esista in Belgio un vero e proprio culto della laicità, con
tanto di «case della laicità»,
insegnamento nelle scuole
con docenti pagati dallo stato, e veri e propri riti come il
battesimo laico! Del resto,
senza arrivare a questi paradossi, la confusione è grande
anche da noi, dove di fatto il
icnnine laicità è sinonimo di
non religioso, dove si continua a parlare di partiti laici,
per distinguerli da quelli di
matrice cattolica, dove la
realtà protestante (secondo
la quale i veri credenti sono
anche veri laici) è misconosciuta, dove anche a sinistra,
o in Comitati per la laicità,
emergono a volte rivendicazioni di pari trattamento, ad
esempio nella scuola, fra insegnamento religioso e insegnamento della laicità, che
diventa in questo modo un
insieme di valori.
Ci siamo resi conto, come
delegazione italiana, che in
questo campo il nostro modo
di intendere la laicità dovrebbe esser speso in ambito europeo e certamente di più anche in Italia, anche tramite
strumenti come l’Associazione 31 ottobre. Ma che cos’è
per noi la laicità? Innanzitutto
non è, appunto, un insieme di
valori, non è una filosofia,
non è la religione di chi non
ha una religione, non è neppure soltanto l’idea di una separazione totale fra le chiese
o le confessioni religiose e lo
stato, non è indifferenza o tolleranza verso le religioni. È invece sostanzialmente un metodo, un quadro di riferimento, il solo, ci sembra, che permetta di affrontare in modo
democratico, attraverso il dialogo e possibilmente il consenso, la complessità del pluralismo culturale e religioso,
che sempre più contrad-distingue i nostri paesi, con i
suoi inevitabili conflitti.
Come ha recentemente
ben spiegato Elena Bein Ricco (cfr. Gioventù evangelica
n. 170, pag. 15), di questo
spazio pubblico laico, nel
quale possano interagire le
diverse identità, non è più
sufficiente la versione liberale, secondo la quale tutta una
serie di convinzioni e di comportamenti legati soprattutto
alle religioni dovevano rimanere nell’ambito della sfera
privata, della famiglia o del
gruppo religioso. Il problema
perciò si complica, perché se
è giusto che ciascun gruppo
porti nel confronto con gli altri anche una serie di convinzioni etiche, non è tuttavia
accettabile che alcune di
queste siano imposte agli altri e diventa complicato stabilire quali rinunce proporre,
perché e per chi. Un punto
tuttavia è chiaro: se è la laicità che deve garantire il confronto in questo spazio pubblico, essa non può a sua volta trasformarsi in uno dei
soggetti in gioco, ma deve limitarsi a garantire il quadro,
la cornice. Qualcuno ha detto
efficacemente che la laicità è
come il codice della strada:
non dice dove bisogna andare ma consente la libera circolazione di tutti evitando
danneggiamenti reciproci.
Le cose tuttavia si complicano quando si esaminano
casi concreti. I francesi ci
hanno detto, ad esempio, che
alla famosa questione della
bambina islamica con il chador in classe, inizialmente rifiutata, si è recentemente data questa risposta: per un’al
lieva la cosa è consentita nel
quadro della scuola pubblica,
ma non sarebbe così per un
insegnante islamica che pretendesse insegnare con tale
simbolo. L’una infatti è obbligata ad andare a scuola, per
l’insegnante è una sua scelta
e per di più nel momento in
cui lo fa diventa un funzionario dello stato che non ha
connotazioni religiose. Anche
se si può trovare la risposta
insoddisfacente, non si può
negare che ci sia uno sforzo
di entrare positivamente nel
merito. Assai più difficile sarebbe, ad esempio, provare a
dirimere la questione delle
diverse festività: infatti non è
giusto che in uno stato laico
soltanto la domenica dei cristiani sia riconosciuta, d’altra
parte non è facilmente immaginabile una settimana lavorativa nel corso della quale, a seconda dell’appartenenza, le varie componenti
ebraiche, islamiche, awentiste, ecc. si assentino a turno.
E che dire della notizia, proveniente da Oslo, secondo la
quale il Consiglio comunale,
dopo aver concesso non senza problemi alla comunità
musulmana di diffondere per
alcuni minuti il consueto appello alla preghiera, ha dovuto fronteggiare la richiesta
dell’Associazione degli atei di
diffondere, con altoparlanti
una volta al giorno, lo slogan
«Dio non esiste»?
Ma anche senza andare a
casi limite e per lo meno curiosi, il problema fondamentale della laicità intesa come
metodo, come cornice di
questo pubblico spazio di
confronto è il seguente: più è
ridotta la quota di identità, di
patrimonio culturale o religioso che ogni componente
mette in gioco, più è grande il
pericolo che nella società si
vadano costituendo tante
«piccole patrie» identitarie,
che in qualche modo si oppongono alla comune cittadinanza o in chiave difensiva
o più pericolosamente come
in parte mi sembra stia avvenendo in Austria; al contrario
più è grande la quota di identità che si mette in gioco nello spazio pubblico, alla ricerca di un accordo che rispetti
le diversità senza schiacciarle
sull’identità maggioritaria,
più grandi saranno i conflitti,
più difficili se non impossibili
le mediazioni. Per restare al
caso della scuola, ad esempio, se il caso del chador può
trovare soluzione, già assai
più complicata potrebbe rivelarsi la richiesta, da parte
islamica, che le ragazze non
condividano con i loro coeta
nei lo spazio dell’educazione
fisica, anche se non si può dimenticare che nella nostra
scuola pubblica, fino a non
molti anni fa, questo avveniva anche per i nostri alunni.
Per non parlare di questioni
assai più gravi, come la posizione della donna o pratiche
quali l’infibulazione.
La sfida della laicità si gioca comunque su questi difficili terreni sui quali anche le
forze politiche dovrebbero
misurarsi: non è infatti tanto
questione di centro-sinistra o
centro-destra, ma di mettere
in gioco dei contenuti. Quale
tipo di cittadinanza si vuole
costruire, come si intende vivere insieme nella società
multireligiosa e multiculturale di oggi e di domani, quale
scuola (e non soltanto quanti
cicli) si intende offrire ai giovani: di questo occorrerebbe
parlare, su questo confrontarsi a fondo. Forse a qualcuno tornerebbe anche la voglia di andare a votare, sapendo perché lo fa.
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Domenica 21 maggio saremo chiamati a votare per sette referenidum su materie riguardanti il lavoro, i magistrati e i partiti
Il voto referendario fra tanta voglia di astensione
Presentiamo i guesiti che verranno sottoposti al giudizio popolare. Intanto diventa sempre più ampio il «partito del non voto»
DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI
(scheda di colore arancione)
Questo referendum vuole abrogare, fermo restando il risarcimento
patrimoniale, l'obbligo di riassunzione del lavoratore licenziato che,
per i proponenti, è un vincolo disincentivante alla creazione di nuovi
posti di lavoro nelle piccole imprese.
In caso di licenziamento nelle imprese con più di 15 dipendenti, secondo l’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori, il giudice del lavoro stabilisce, una volta che il provvedimento venga impugnato, se ricorrano o meno la giusta causa o il giustificato motivo. A quel punto, il
giudice può decretare la reintegrazione, annullando il provvedimento
di licenziamento e tutte le sue conseguenze. Il successo del referendum determinetebbe per tutte le
imprese il regime vigente per quelle
che non superano i 15 dipendenti.
Anche per tali aziende, in caso di
impugnazione del licenziamento da
parte del lavoratore, è il giudice a
stabilire se sussistano o meno le
condizioni di giusta causa o giustificato motivo, ma la «sanzione» prevista per il datore di lavoro consiste
o nella riassunzione (comunque
meno onerosa del reintegro) o, in
alternativa, nella corresponsione di
un’indennità monetaria pari a 2,5-6
volte la retribuzione mensile.
TRATTENUTE ASSOCIATIVE
E SINDACALI
(scheda di colore giallo)
Questo referendum vuole abolire
le trattenute alla fonte effettuate
daU’Inps e daU'Inail in favore delle
associazioni sindacali e di categoria.
L’obiettivo di questo referendum
consiste, da una parte, nel porre fine a una situazione per cui gli enti
pubblici sono «esattori» delle quote
sindacali e, dall’altro, nel riaffermare il principio per cui l’iscrizione al
sindacato deve scaturire da una
manifestazione di volontà chiara e
periodicamente rinnovata. Oggi, invece, la delega per la trattenuta (in
genere, l’l% di stipendi o pensioni)
è tacitamente rinnovata a meno che
non venga esplicitamente revocata.
mente differente: garante, imparziale, terzo tra le parti, il giudice;
parte stessa del processo penale il
pubblico ministero, che rappresenta l’accusa contro la difesa. In secondo luogo, sempre secondo i proponenti, lo spirito di appartenenza
e di colleganza tra soggetti che vivono la stessa vicenda professionale
porterebbe la difesa, l’indagato,
l’imputato a non essere in posizione
di parità rispetto all’accusa.
CONSIGLIO SUPERIORE DELLA
MAGISTRATURA
terna (carriere, trasferimenti, provvedimenti disciplinari, ecc.). 1 due
terzi dei suoi membri vengono eletti
direttamente dai magistrati (membri togati), mentre il restante terzo
viene eletto direttamente dal Parlamento (membri laici).
INCARICHI EXTRAGIUDIZIARI DEI
MAGISTRATI
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
DEI MAGISTRATI
(scheda di colore grigio)
Questo referendum vuole impedire
ai magistrati con funzioni requirenti
a Pm, Pubblici ministeri) di passare
a funzioni giudicanti e viceversa.
L’obiettivo di questo referendum
è quello di affermare il principio
della cosiddetta «separazione delle
carriere» che si ritiene possa garantire una maggiore neutralità del giudizio. Nell’attuale sistema disegnato
dalle norme dell’ordinamento giudiziario, i magistrati, a semplice domanda e previo parere favorevole
del Consiglio superiore della magistratura (Csm), possono indistintamente passare nel corso della loro
carriera dall’esercizio di funzioni
giudicanti (giudici) all’esercizio di
funzioni requirenti (magistrati che
svolgono le funzioni di pubblico
ministero) e viceversa. Per coloro
che propongono il referendum, tra
giudicanti e requirenti vi dovrebbe
essere una forma mentis assoluta
(scheda di colore verde)
Il referendum mira all’elezione dei
rappresentanti della magistratura in
base al loro prestigio e non ai loro
movimenti di riferimento.
L’obiettivo di questo referendum
consiste nella abolizione del voto di
lista per la elezione dei membri togati del Consiglio superiore della
magistratura (Csm), e nella trasformazione della «preferenza unica»
da meccanismo di selezione operante nell’ambito della lista a norma
generale per la scelta dei candidati.
In pratica, pur non essendo possibile, a causa della giurisprudenza della Corte Costituzionale, l’introduzione di un sistema elettorale uninominale maggioritario, in questo
modo si otterrebbe comunque il risultato di «sganciare» l’elezione del
candidato dall’appartenenza a una
corrente e alla relativa lista (Magistratura democratica, Unità per la
Costituzione, Magistratura indipendente, e così via), e di «legarla», invece, alle preferenze raccolte immediatamente e direttamente sul suo
nome, in base al suo prestigio e alle
sue capacità personali. Secondo la
Costituzione, il Csm è l’organo che
deve garantire l’indipendenza della
magistratura dai condizionamenti
politici e partitici per tutto ciò che
attiene alla sua organizzazione in
(scheda di colore azzurro)
Questo referendum vuole impedire
ai magistrati di assumere altri incarichi ritenuti incompatibili con un
esercizio efficiente e imparziale delle
loro funzioni.
In molti paesi di antica tradizione
democratica e liberale non è consentito a un giudice di assumere incarichi e attività diversi da quelli propri
della sua funzione. In Italia, invece,
sono numerosi gli incarichi non giudiziari che i magistrati possono svolgere; arbitrati, incarichi professionali
all’interno di ministeri ed enti pubblici e via dicendo. Per i proponenti
il referendum, l’attribuzione di questi incarichi crea, fra magistrati,
aziende pubbliche e private, partiti
politici ecc., rapporti e legami che
possono divenire fonte di sospetti e
causa di perdita di credibilità e autonomia per i magistrati coinvolti.
zione di 475 seggi in altrettanti collegi uninominali, all’interno di ciascuno dei quali prevale il candidato
che abbia ottenuto il maggior numero di voti: con la seconda, si procede invece all’assegnazione alle liste dei partiti dei restanti 155 seggi,
che vengono ripartiti secondo un
criterio rigorosamente proporzionale. Il referendum propone di abolire la seconda scheda e il secondo
voto per le liste di partito, eliminando così la distribuzione proporzionale della quota aggiuntiva del 25%
dei seggi. Questi seggi vengono invece assegnati ai candidati dei collegi uninominali che, circoscrizione
per circoscrizione, abbiano ottenuto le migliori «seconde posizioni»:
in pratica, si rafforza l’«effetto maggioritario» del sistema elettorale.
RIMBORSI ELETTORALI
(scheda di colore celeste)
Il referendum vuole abolire te
nuova legge sui rimborsi elettorali
che, tra elezioni europee del 199^'
elezioni regionali del 2000 ed elezioni politiche del 2001, darà ai partiti
770 miliardi di lire.
ABOLIZIONE DELLA QUOTA
PROPORZIONALE
(scheda di colore rosso)
Questo referendum vuole abrogare
la quota proporzionale, eleggendo il
75% dei deputati con il sistema uninominale maggioritario anglosassone e il restante 25% con il recupero
dei candidati non eletti che abbiano
ottenuto più voti.
In base al sistema tuttora vigente,
per l’elezione della Camera, all'elettore vengono consegnate due schede: con la prima, avviene l’assegna
L’obiettivo di questo referendum
consiste neH’abolizione della legge,
recentemente approvata dal Parlamento, che ha aumentato l’entità
dei rimborsi elettorali. Con il referendum del 18 aprile 1993, il 90,3%
degli elettori aveva deciso di abolire
il finanziamento pubblico. Il Parlamento, nel gennaio del 1997, con u
meccanismo del «quattro per mille»,
ha deciso di concedere il rimborso
per le spese elettorali trasformato
grazie al quale i partiti hanno incassato 160 miliardi nel 1997 e 110 miliardi nel 1998. Nel maggio scorso, e
stata infine approvata una nuova
legge, che ha sì abrogato la normativa sul «quattro per mille», ma che, m
compenso, ha aumentato l’importo
dei rimborsi elettorali.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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Il centenario della chiesa evangelica della vai di Susa
La chiesa battista di Meana
Dopo le cruente persecuzioni della comunità valdese-riformato, la
testimonianza evangelica rinacque nel 1894 e continua fino a oggi
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domenica 14 maggio la Comunità evanMica battista di Meana di Susa celebra il
Septenario dell’edificazione del suo tempio, avvenuta il 19 marzo del 1900. Ci ri^Igiamo indietro, per l’occasione, a guardare le tappe che condussero a quella giornata, stando a quanto risulta dai registri
della Comunità, messi a disposizione da
Idiigina e Maddalena Bolley. A causa delle
cruente persecuzioni, la comunità valdese-riformata di Meana aveva visto estin
guersi la propria presenza: si potè ricominciare a parlare di presenza protestante
nel 1894, quando, in seguito a un diverbio
scoppiato in occasione della festa di San
Giuseppe: pare che il parroco volesse infatti accollarne le spese all’amministrazione
comunale, ma con tariffa raddoppiata rispetto all’anno precedente. In seguito a tale contrasto, perché la comunità civile non
fosse priva di riferimenti religiosi, si sarebbe chiesta una presenza protestante.
UUNEDI, IO MARZO 1900 " !
AdU-Banza di Culto IngreMo'ptr
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Dopo l'esordio, l'assiduita
intorno alla parola di Dio
IVO BLANDINO
IL 19 marzo 1894 il pastore
Piero Enrico Jahier e il missionario inglese W. K. Landels
arrivarono da Torino a Meana, accolti dal sindaco, dalle
bandiere e dalla fanfara. Il
successo fu totale e alla predicazione in piazza accorsero
più di 400 persone; i ministri
protestanti furono così invitati a ritornare. La notizia ebbe
larga eco sul giornale di Susa
L'indipendente, che le diede
forte risalto, ma nello stesso
terrlpo provocò grande scandalo non soltanto in Meana.
Dopo quella giornata i missionari tornarono altre volte grazie all’invito del sindaco Giovarmi Bolley, e proprio attorno a lui si costituì il primo nucleo evangelico in Meana.
La vita della comunità incomincia a dare i primi frutti e
così l’Opera battista di Torino
decide di inviare stabilmente
un pastore per la cura d’anime: viene inviato Giovanni
Battista Scrajber, un antenato
del quale era stato soldato del
principe Eugenio di Savoia;
rimasto in Piemonte dopo
l’assedio di Torino del 1706,
fu assunto per la sua competenza di allevatore di cavalli
nella tenuta della Mandria òlla Venaria, alle dirette dipendeijze del re. Il pastore Scrajber fu la guida spirituale della
comunità per ben 40 anni e fu
definito «l’apostolo della valle
di Susa» e la sua preziosa vocazione beneficiò anche le
chiese di Milano, Varese, Firenze e Losanna: la moglie,
Albertina Rochat, proveniva
dalla Svizzera.
Questa piccola comunità
ha visto nel corso dei suoi
cento anni Talternarsi di diversi conduttori che con affetto e dedizione Thanno servita, e uno di questi fu il pastore Fido Mattone, allievo
del pastore Scrajber. Oggi il
tempio sottolinea la testimonianza resa dai martiri e proprio questo luogo oggi funge
sia per il culto comunitario
sia per i diversi incontri culturali e soprattutto musicali
(in particolare per i concerti
dell’associazione musicale
«Il giglio»): si presta a questo
scopo infatti per la sua acustica; ospita anche mostre di
fotografia e ancora altre numerose attività.
Grazie anche al «Martin
Luther King», Centro per vacanze che si trova nei pressi
della chiesa e che vede l’alternarsi di diversi gruppi, sia
evangelici sia non, e soprattutto di scout, questo luogo
di culto, così ben mantenuto,
ha potuto essere ulteriormente valorizzato. Che la
campana, che ogni domenica
richiama i suoi fedeli al culto,
possa ancora suonare per altri cento anni.
" pastore Scrajber con la signora
Swentu evangelica
ABBONAMENTI
normale..............................L. 45.000
sostenitore............................. 90.000
estero..................................60.000
«3 copie al prezzo di 2»................90.000
cumulativo GE/Confronti.................90.000
''Srsamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
Oloventù evangelica - via P. LambertenghI, 28 - 20159 Milano
Dalla carpenteria alla verniciatura, alle cucine
i mille lavori di preparazione per la giornata inaugurale
Nel 1900 la data del 19 marzo si avvicinava, e molto era
ancora da fare: lo stesso Scrajber si preoccupò di ultimare
alcuni lavori, come la verniciatura degli infissi, la pulizia
dei pavimenti e altri ancora,
con l’aiuto del missionario
Landels; la chiesa di Napoli,
da quest’ultimo servita prima
di quella di Torino, fece dono
dei banchi, del pulpito e del
tavolo per la mensa. Intanto
si era costituito un comitato
organizzativo guidato dal sig.
AUosio di Susa, con l’incarico
di preparare un banchetto
per dar da mangiare a più di
130 persone.
La sera del 18 marzo tutti
erano impegnati per la buona
riuscita della festa: chi preparava i tavoli, chi raccoglieva la
legna per la cucina; perfino i
ragazzi delTallora numerosa
scuola domenicale (più di
cento) erano impegnati in alcune incombenze alla loro
portata. Con pochi mattoni e
le pietre si improvvisarono
una decina di fornelli per
cuocere, parte lesso e parte
arrosto, il vitello acquistato
da tre mesi e nutrito esclusivamente a latte affinché la
sua carne risultasse tenera e
più saporita. Tutto procedeva
bene ed era lecito sperare che
si sarebbe fatta bella figura. Il
tempio nelle sue linee sobrie
ma eleganti, con uno stile che
ricorda quello delle chiese
svizzere, sorge su un terreno
che si pensa sia stato un ex cimitero di profughi valdesi
fuggiti negli anni delle persecuzioni; vi si accede da una
scalinata e sul sagrato due
splendidi alberi fanno da cornice all’ingresso; all’interno la
sala, lunga dodici metri e larga otto, riceve aria e luce da
sei grandi finestroni; tre file di
banchi possono contenere
circa 200 persone e inoltre il
tempio, unico in valle di Susa,
è dotato di un bel campanile;
la campana arrivò in dono dai
fratelli inglesi e scozzesi della
«Missionary Herald», e in cima campeggia il gallo.
Purtroppo il giorno solenne il pastore Scrajber, per
motivi rimasti ignoti, non fu
presente all’inaugurazione e
il culto fu presieduto dal missionario Landels. Dai registri
apprendiamo che furono
presenti circa mille persone;
tra gli invitati il pastore della
chiesa valdese di Torino Ernesto Giampiccoli, il pastore
della chiesa metodista di Torino Edoardo Taglialatela, il
pastore Daniele Cesan di
Torre Pellice e, in un elenco
molto lungo, pastori provenienti da Firenze, Napoli, Roma, Genova; una presenza
che merita segnalare fu quel
la di don Paolo Miraglia, da
poco passato alla fede evangelica, che sarebbe dovuto
diventare vescovo di Piacenza se avesse rinunciato alla
propria decisione. La sua recente conversione aveva suscitato grande scalpore, tanto
che i giornali dell’epoca, chi a
favore chi contro, parlarono
di lui: quel giorno, a Meana,
vestiva ancora l’abito talare e
ciò fece òvviamente profonda impressione; dopo alcuni
mesi partì per gli Stati Uniti.
Il pastore Scrajber, che rimase a letto tutto il giorno, per
motivi di salute ma anche
spirituali, veniva informato
di quanto accadeva da Costanzo Perotto, suo allievo alla scuola domenicale.
Dopo un’attenta e accurata esposizione della storia
dell’Opera battista in Meana,
tenuta dal missionario Lan
dels e dopo le sue parole di
elogio nei confronti di Scrajber («cui molto si deve essere
grati - disse - per la buona
riuscita di quanto vediamo»),
salì sul pulpito il missionario
Walker per tenere il sermone, e basò la sua predicazione sull’episodio dell’eunuco
battezzato da Filippo (Atti 8).
Molti inni eseguiti dall’assemblea e fervide preghiere
si innalzarono a Dio come
espressione di lode e ringraziamento per quanto Egli
aveva operato. La riunione si
concluse introno alle 18. Così la prima libera comunità
protestante della valle di Susa aveva il suo tempio per
svolgere i culti e i suoi numerosi membri potevano
riunirsi in un luogo accogliente per testimoniare alla
popolazione la loro sofferta
fede cristiana, (i.b.)
L’attuale aspetto della chiesa di Meana
Iniziative della Chiesa battista di Firenze per il periodo pasquale
«Il passaggio e l'uscita», fra musiche e giochi
PASQUALE lACOBINO
La Chiesa battista di Firenze ha realizzato per la settimana di Pasqua un
programma di attività speciali. «Il passaggio e l’uscita», questo il titolo del
programma, si è aperto sabato 15 aprile
con una serata che offriva diversi momenti: una liturgia sul tema Freedom is
Corning (La libertà sta arrivando) con il
coro Nefesh, con letture e brevi meditazioni bibliche; Indovina chi viene a cena: un’agape con la presentazione del
progetto Teshuvà della Fgei; Ekklesia
ultrapank (ovvero: la chiesa, non solo
panche!): una notte di canzoni, chitarre
e giochi di società. Una cinquantina di
persone ha partecipato a questo primo
appuntamento.
Giovedì 20 aprile è stata la volta della
cena liturgica ispirata al seder ebraico di
Pasqua: 60 persone tra sorelle e fratelli
evangelici, amiche e amici hanno ripercorso l’itinerario rituale della cena pasquale ebraica riletta in chiave cristiana.
Nella cena liturgica la dimensione della
convivialltà (il pasto in comune) si intreccia con preghiere, salmi e inni di lode. È il racconto della liberazione dalla
schiavitù a partire dalla domanda del
più giovane: «Perché mai è diversa questa sera da tutte le altre?». Non manca il
ricorso al simbolismo: il pane non lievitato (l’afflizione, la debolezza), le erbe
amare (la condizione di schiavitù), le
quattro coppe di vino (tante quante le
azioni annunciate dall’Eterno in Esodo
6, 6-7: «Vi sottrarrò ai duri lavori... vi
emanciperò... vi redimerò ... vi prenderò per mio popolo»).
Gran lavoro anche da parte del gruppo «Cucina e solidarietà» per deliziare i
commensali con piatti della tradizione
pasquale. Il 21 aprile si è celebrato il
culto del Venerdì Santo a cura dell’Unione femminile, con la partecipazione del pastore emerito Piero Bensi.
Studi biblici e culto di Pasqua con la
predicazione del past. Raffaele Volpe
hanno chiuso la settimana. Predicando
sul testo di Marco 9:2-10 (La trasfigurazione) Volpe ha sottolineato la necessità
di riflettere sul legame tra comunicazione, liberazione e felicità: «La Pasqua è la
resurrezione della parola, del dialogo, la
guarigione della nostra comunicazione.
E la resurrezione di una passione per la
liberazione, per una società migliore. È
la resurrezione della nostra felicità. È
possibile perché Cristo è risorto. È vivo.
Ed è il Signore del mondo».
«Il passaggio e l’uscita» è un programma con una triplice finalità; promuovere
spazi di ricerca spirituale con il ricorso a
diverse forme di comunicazione: promuovere un metodo partecipativo di
realizzazione delle attività comunitarie.
«11 passaggio e l’uscita» si costruisce raccogliendo le proposte dei diversi gruppi
della chiesa locale, valorizzando il contributo anche minimo dei singoli; infine,
pensando ai tempi di una chiesa locale
inserita in una grande realtà urbana, «Il
passaggio e l’uscita» prova a scomporre
agende e calendari permettendo di partecipare ad attività comunitarie speciali
a tutti quei membri di chiesa, simpatizzanti o amici, che per diverse ragioni
passano il periodo festivo fuori città.
11 tema della liberazione trattato aveva avuto una riuscita anteprima (200
partecipanti) con la serata di evangelizzazione del 1“ aprile: un concerto gospel del coro New voices of Joy del
maestro Nehemia Brown, con l’intervento del coro Nefesh, per l’occasione
diretto da Floriano D’Auria.
8
PAG. 8 RIFORMA
r
Vita Delle Chiese
VENERDh2MAGGI02f^' VENERDÌ
Incontro di aggiornamento di pastore e diacone bmv
Il corpo e il piacere
Prosegue la riflessione al femminile sulla teologia, la liturgia e il modo
di essere chiesa. La preparazione del prossimo convegno pastorale
Si è svolto a Tramonti di Sopra Tannuale raduno
Ecumenismo
per la chiese
e collaborazione evangelica'
del Nord-Est
ROBERTO CAMILOT
GIANNA SCICLONE
Dal 27 al 29 marzo a Rocca di Papa, nel simpatico
Centro battista in mezzo ai
boschi, si è svolto l’aggiornamento delle pastore e delle
diacone; si tratta di un’istituzione ormai più che decennale, che ha conosciuto momenti di maggiore frequenza
ed entusiasmo, ma che non
ha ancora finito la sua funzione, che è la riflessione intensamente al femminile
sulla teologia, la liturgia e il
modo di essere della chiesa.
Negli ultimi anni è stato frequentato da un gruppo di
10-12 persone (7-8 pastore e
2 o 3 diacone) valdesi e battiste, non sempre le stesse, per
ovvi motivi di famiglia e salute che di tanto in tanto impediscono la partecipazione: si
tratta di ben più della metà
del corpo pastorale femminile delle nostre chiese.
Il tema di quest’anno riguardava il corpo e il piacere,
grandi esclusi dalle categorie
teologiche e religiose a noi
contemporanee. Una introduzione di Letizia Tomassone con la presentazione del
libro di R. Eisler, Il piacere è
sacro (Frassinelli 1995), ci ha
ricordato le ricerche sull’esistenza di culti matriarcali dove la sessualità era un sistema di comunicazione col divino, la natura era esaltata e
non calpestata e i rapporti interumani erano forse più generosi ed egualitari. Non certamente da avere nostalgie
per l’antico, ma si può cercare di capire le distorsioni e le
unilateralità che acuiscono
oggi i nostri problemi con la
natura e i conflittuali rapporti tra i due generi. Una relazione mancata per motivi di
salute ha favorito la condivisione di testi biblici presentati da diverse partecipanti, testi dove è menzionato il corpo (dall’aver figli alla guarigione dell’emorroissa e alla
risurrezione della figlia di Jairo) che ha costituito un grande arricchimento per tutte.
Come sempre si accompagna lo studio alla meditazione, che quest’anno era incentrata nel primo giorno sui
piedi, lavare i piedi e massaggiarli sedute in cerchio, e nel
secondo giorno sulle mani,
impastare con le mani per fare il pane. I pasti erano veramente piacevoli per il modo
in cui è organizzato il Centro
e la bravura delle sue volontarie, poi era previsto che le
partecipanti portassero cose
da condividere. Sono state visionate anche delle videocassette, una delle quali conteneva il discusso film «Qadosh’» ovvero la violenza del
Sacro. Com’è noto è ambientato a Gerusalemme in un
quartiere di ebrei ultra-osservanti, quelli per intenderci
dove gli uomini hanno i capelli lunghi e arricciati, mentre alle donne, quando si
sposano, i capelli vengono
rapati e poi porteranno la
parrucca e il velo per tutta la
vita. La vicenda di due sorelle una ripudiata perché steri
le, l’altra sposata a forza con
un bruto, pone inquietanti
interrogativi sul rapporto fra
l’intransigenza religiosa e
l’oppressione delle donne.
L’ultima mattinata dell’aggiornamento è stata dedicata
alla preparazione di animazioni, questionari, lavori di
gruppo per il prossimo convegno pastorale, quello «grande» che si tiene prima del Sinodo. Una cassetta di salmi
ebraici (ultima grande passione di chi scrive) ha fatto da
indispensabile colonna sonora ai lavori delle donne impegnate nella chiesa. Peccato
che non tutte abbiano profittato di questa occasione!
Organizzato ormai da
molti anni dalla Federazione delle chiese evangeliche
del Nord-Est (Fcene), si è
svolto il 1“ maggio al Centro
evangelico ecumenico «L.
Menegon» di Tramonti di Sopra il raduno delle chiese
stesse. Quest’anno l’incontro
ha assunto un significato
molto importante in quanto
vi hanno partecipato non soltanto le chiese die aderiscono
alla Fcene ma, per la prima
volta in maniera ufficiale, anche quelle che si riconoscono
nella «Consulta per l’Evangelo
del Triveneto» che raggruppa
molte chiese libere e di testimonianza pentecostale.
Da alcuni anni si è avviato
un lavoro proficuo di contatti
e collaborazione «ecumenica
evangelica» di cui questa giornata è stata, finora, la massima espressione. Oltre 300 fratelli e sorelle si sono ritrovati
al Centro Menegon che ha
messo ha disposizione la propria struttura e organizzazione per poterli accogliere nel
migliore dei modi. Il programma della giornata è iniziato con un culto al mattino,
presieduto dal fratello Giuliano Soveri, che ha centrato il
proprio messaggio sul tema di
Romani 13, 8-14: «Non abbiate altro debito con alcuno se
non d’amarvd gli uni gli altri».
Dopo il pranzo (oltre un
centinaio hanno potuto apprezzare la cucina del Cen
Un ciclo di conferenze organizzate a Scicli
Giubileo, un'occasione mancata?
DAVIDE OLLEARO
ON l’incontro di martedì
118 aprile si è concluso il
breve ciclo di conferenze organizzato a Palazzo Spadaro
dalla Chiesa evangelica metodista con il patrocinio del
comune di Scicli. Questi due
incontri sono stati occasioni
per conoscere meglio e riflettere sul valore del giubileo
come ci è narrato nella Bibbia e su come è stato inteso e
applicato dalle confessioni
cristiane. Giovedì 30 marzo il
pastore Fulvio Ferrarlo, della
Chiesa valdese di Milano, ha
affrontato il tema del giubileo
da un punto di vista storico.
Pur partendo dal racconto biblico del giubileo (riportato
essenzialmente nel libro del
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 68;
Elizabeth E. Green
Lacrime amare
Cristianesimo e violenza contro le donne
112 pp., L. 15.000, Euro 7,64, cod. 340
La chiesa, nella sua storia millenaria, si è resa connivente con un sistema socio-politico che permette e
talvolta istiga alla violenza contro le donne: nelle Scritture troviamo brani contenenti episodi
di violenza inaudita contro le
donne.
L’autrice studia il nesso tra cristianesimo e violenza contro le
donne e propone delle azioni
concrete che le chiese e le persone devono attuare per invertire la rotta.
i
m mmedhrico
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO. 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
Levitico, al capitolo 25, ove
viene teorizzato un radicale
strumento di giustizia sociale, capace di ridistribuire le
terre e di affrancare gli schiavi) nella chiesa cristiana di
Occidente è prevalsa, durante il Medioevo, un’interpretazione profondamente diversa; il giubileo diviene essenzialmente la concessione periodica di grazie da parte della chiesa, il cosiddetto
Anno Santo. Purtroppo questo comporterà un profondo
malessere nella cristianità,
tanto da portare alla divisione della chiesa d’Occidente
al momento della Riforma
protestante. Il Giubileo perde
allora la sua dirompente carica sociale per limitarsi alla
sfera religiosa, sottolineandone peraltro un aspetto che
le chiese protestanti non potranno mai accettare.
Martedì 18 aprile il pastore
Franco Giampiccoli, della
Chiesa valdese di Palermo, si
è soffermato su un tema di
grande attualità; l’enfasi che
la Chiesa cattolica sta dando
al suo Giubileo e in particolare alla concessione delle
indulgenze, può favorire o
piuttosto ostacolare il dialogo fra le confessioni cristiane? Parrebbe purtroppo che
il giubileo, come lo intende la
Chiesa cattolica, sia un notevole inciampo per le relazioni
ecumeniche fra le chiese cristiane. Inoltre, limitando il
suo ambito a quello dell’Anno Santo, si perdono le richieste che Dio fa al suo popolo per un mondo in cui la
giustizia possa regnare; queste richieste sono di drammatica attualità se osserviamo come il mondo in cui viviamo sia sempre più profondamente diviso fra ricchissimi e poverissimi per effetto
dell’economia. Il pastore
Giampiccoli ha in tal senso
rilevato come le chiese protestanti abbiano appoggiato fin
dall’inizio le campagne internazionali per l’annullamento
del debito dei paesi più poveri del mondo, riscoprendo
così il valore profondo del
giubileo biblico.
Purtroppo dobbiamo osservare che queste conferenze sono state un’occasione
mancata di dialogo fra i cristiani siciliani. La partecipazione dei credenti cattolici è
stata piuttosto scarsa, sia come partecipanti, sia come
oratori, benché la loro presenza fosse stata per tempo
richiesta (e assicurata). Che il
giubileo sia un argomento la
cui discussione ancora spaventi molti cristiani?
CASA VALDESE - RIO MARINA
(Isola d’Elba)
La Casa valdese di Rio Marina sarà lieta di ospitare
nei mesi di giugno e luglio famiglie evangeliche o amici
per un piacevole soggiorno in un angolo incantevole
dell’Isola d’Elba. Possibilità di visite museali a luoghi
storici, escursioni e attività sportive. Tutto nel
comfort elegante della Casa unito a un’accoglienza
fraterna. Possibilità di sconti interessanti!
Per informazioni: Ornella Grein Rovelli (direttore) dalle
9,30 alle 12,30; dalle 15,30 alle 19,30. Telefono 0565962141; fax: 0565-962770. Oppure scriveteci: Casa valdese
di Rio Marina piazza G. Mazzini 14, 57038 Rio Marina (Li).
tro, gli altri si sono sparsi per
1 prati con il pranzo al sacco)
si è svolto un concerto del
fratello Steve Hubbard che,
accompagnato da un complesso musicale, ci ha intrattenuti per oltre un’ora, alternando alle musiche e ai canti
le testimonianze dei presenti.
Oltre al programma ufficiale la giornata ha permesso ai
convenuti di conoscersi e fraternizzare in uno spirito che
rende reali le parole del Sal
mo 133: «Quant’è buono I
piacevole che fratelli e sorell!|
dimorino insieme». Inoltri
tutti hanno potuto conoscete'
e apprezzare le nuove strut.
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ciò che l’occasione sia stata*
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all’interno delTevangelisuo
di questa area, il nostro rij.
graziamento va al Signoifì
che ha sparso il suo amore
per rendere ciò possibile.
Chiesa valídese di Cerignola
L'aspetto meno scontato
delle nostre feste
LUCA ANZIANI
PASQUA ha significato
molto per la nostra comunità. In un anno tanto difficile per la città, così come
per i fratelli e sorelle di chiesa, in un momento in cui la
comunità vuole ancora più
unirsi intorno all’Evangelo,
la festa di Pasqua è stata il
segno forte della presenza
del Signore e del suo amore
in Cristo Gesù.
Che cosa c’è stato di diverso rispetto agli scorsi anni?
Abbiamo gioito per l’ammissione di tre sorelle, tre ragazze, in seno alla comunità attraverso un battesimo e due
confermazioni. Non è affatto
scontata la festa di Pasqua,
così come non lo è la festa
del battesimo e della confermazione. Nel mondo di oggi,
nel mondo della certezza e
della verità che deve essere
visibile, calcolabile e naturalmente utilizzabile, conveniente, la festa del risorto che
chiama alla responsabilità e
chiama a una vocazione precisa non è affatto ovvia o
scontata, ma certamente è
una festa ricca di libertà. Per
noi non è stata nemmeno so
lo una festa dell’emozione: le
lacrime versate da tanti non
sono state solo il segno della
sensibilità personale, ma della gioia, dell’amore e della
preghiera di lode al Signore.
Durante l’incontro conil
Consiglio di chiesa le tre giovani avevano spiegato il loro
cammino di fede e le proprie
motivazioni: perché non farlo, come possiamo farlo, die
cosa aspettiamo se Cristo è
davanti alla nostra porta e
bussa? Questa stessa ideai
stata ripresentata attraverso
la pubblica e personale confessione di fede delle ragazze
durante il culto; parole che
hanno colpito la comunità,
l’hanno incoraggiata, l’hanno
sollevata ma l’hanno anche
richiamata alla propria responsabilità e vocazione. Il
sermone, sul testo di Giovanni 15, 12-17, ha trovato particolare aggancio con le parole
di queste ragazze, che pongono Cristo sopra ogni cosa e
si sono incamminate lungo la
strada della sequela nel mondo. Cosi abbiamo festeggiato
perché tre donne. Angela,
Donatella e Tiziana ci hanno
annunciato che Cristo è veramente risorto.
APPUNTAMENTI
LIVORNO — L’assemblea della Chiesa valdese del 30 aprile
ha eletto Leonardo Casorio deputato alla Conferenza del
III Distretto e Filippo La Marca deputato al Sinodo.
• Il 2 maggio è deceduta Irma Wahl, nata a Livorno 90 anni orsono, con genitori di origine tedesca immigrati in
Italia verso la metà del 1800, dediti al commercio di erbe
medicinali e dietetiche e membri, per numerosi anni,
della Comunità locale olandese-alemanna. La sorella Irma, pur non frequentando, è stata da sempre simpatizzante della comunità valdese. Alcuni giorni prima del suo
decesso, in comunione spirituale con alcuni membri di
chiesa, ha chiesto che si celebrasse in casa sua la Santa
Cena, somministrata dal pastore di Pisa Odoardo Lupi. H
predicatore locale Leonardo Casorio, su richiesta dei familiari, presso l’abitazione della defunta ha officiato una
speciale liturgia, con parole di conforto per parenti e
amici, alcuni dei quali giunti appositamente dalla Germania, e con letture bibliche ha annunciato la promessa
di Gesù nella resurrezione dei corpi per quanti ripongono
la propria fede in lui. La salma è stata tumulata nel cimitero olandese-alemanno di Livorno, dove il pastore battista Mauro Del Nista ha rivolto un messaggio di speranza
e di consolazione divine ai presenti.
PRAMOLLO — Nel corso dell’assemblea di chiesa del 3()
aprile sono stati eletti Carla Long e Marco Long deputati
alla Conferenza distrettuale (supplenti Gustavo Long e
Valdo Menusan) e Marco Long deputato al Sinodo (supplente Claudia Travers). È stato anche nominato l’anziano per il quartiere Ruata nella persona di Gustavo Long
TORRE PELLICE — Durante il week-end del 1" maggio la corale si è recata in visita agli amici francesi della comunità
di Vandoncourt-Dasle, per un incontro molto fraterno
che ha rinsaldato e confermato i legami di amicizia che
uniscono le comunità luterane del Pays de Montbéliard e
quella valde.se di Torre Pellice.
• Siamo fraternamente vicini alle famiglie di Edgardo
Comba e Emma Testa che ci hanno lasciato.
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tei. 011-655278, fax 011-657542
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Visita a Roma degli studenti del Centro di formazione diaconale di Firenze
Lavoro sociale e ponti tra le culture
Un'istruttiva visita al Servizio rifugiati e migranti della Federazione evangelica, all'istituto
Taylor e alla redazione di «Confronti» per capire la necessità del dialogo tra le diverse fedi
LUISELLA RIVOIRA
AGENDA
12 maggio
Ogni anno, all’inizio della
primavera, il Centro di
formazione diaconale di Firenze effettua una visita alle
opere evangeliche in una
qualche città italiana. Il nostro paese infatti offre una
nutrita rosa di istituti, ben
distribuiti al Nord, al Centro e
al Sud. Mentre a Torre Pellice
e dintorni si trovano tutta una
serie di asili per anziani, di
luoghi storici e di moderne
stmtture ospedaliere, così come abbiamo potuto riscontrare anche a Torino e a Genova,
Firenze ospita una casa per
anziani, il «Gignoro», e due
istituti per ragazzi, il «Gould»
e il «Ferretti», a Napoli c’è
«Casa materna» e a Palermo
«La Noce». Quest’anno è toccato a Roma dove noi, sei
studentesse, siamo state
ospitate alla Facoltà valdese
di teologia, dagli studenti che
avevamo incontrato e a nostra volta ospitato qualche
mese fa in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1999-2000.
Il soggiorno della durata di
un week-end è cominciato venerdì pomeriggio, quando abbiamo incontrato il direttore
del periodico Confronti e della mbrica televisiva Protestantesimo, Paolo Naso, e due suoi
collaboratori, due operatrici
del Servizio rifugiati e Migranti (Srm) Fcei e una collaboratrice dell’agenzia stampa Nev,
che ci hanno illustrato il loro
lavoro e i loro progetti.
' Ci sono sembrate molto in'teressanti, per esempio, le
iniziative di Confronti, che
organizza visite guidate alla
L’istituto battista Tayior di Roma
sinagoga e alla moschea di
Roma, seminari in Israele e in
territori palestinesi, in Irlanda del Nord e in Usa e su temi quali la convivenza e il
pluralismo delle fedi, oltre al
progetto chiamato «Semi di
pace», che prevede incontri
tra educatori israeliani, palestinesi e italiani, impegnati
per la pace, il dialogo e la
cooperazione. Il Srm offre invece un valido appoggio ai
molti immigrati che spesso,
trovandosi per la prima volta
in un paese straniero non
sanno dove potersi rivolgere
per far fronte ai naturali problemi che insorgono in queste situazioni.
Sabato mattina il decano
della Facoltà, prof. Ermanno
Genre, ci ha accompagnate
nella visita delle biblioteche e
dei nuovi locali della Facoltà.
In una delle biblioteche sono
contenute numerose traduzioni ed edizioni della Bibbia,
tra cui anche una copia molto
rara, tradotta da Olivetano,
nel ’500 e una Diodati, diffusa
a Roma durante i due anni
della Repubblica romana.
Successivamente siamo state
accolte nella Libreria di cultura religiosa, in piazza Cavour,
prima di trascorrere un piacevole pomeriggio «da turiste».
Siamo poi state ospiti della
comunità battista di Centocelle, con cui domenica mattina abbiamo condiviso il culto e in seguito un’abbondante
agape fraterna. Il soggiorno si
è concluso domenica pomeriggio con i’incontro col diret
i. Nella parrocchia cattolica di Sant'Angelo a Scala (Avellino)
Una predicazione alla veglia pasquale
GIOVANNI SARUBBI
IN un piccolo paese della
provincia di Avellino, Sant'
Angelo a Scala, in una piccola
chiesa cattolica dove sono
custodite le spoglie mortali di
san Silvestro I. papa del Concilio di Nicea del 325 d.C., il
pastore metodista Antonio
Squitieri, direttore del Villaggio evangelico di Monteforte
Irpino, ha partecipato alla veglia di Pasqua della locale
parrocchia cattolica, dove è
parroco don Vitaliano della
Sala, «prete scomodo» della
locale diocesi. Don Vitaliano
è noto per il suo impegno per
la pace (partecipazione alla
iniziativa pacifista alla base
di Ardano dello scorso anno,
in occasione deila guerra del
Kosovo, viaggio a Belgrado
nello stesso periodo, rapporti
di amicizia con la Cuba di Fidei Castro).
Inizialmente il past. Squi
tieri era stato invitato solo a
tenere il sermone sui passi
della Bibbia della veglia di Pasqua. Poi le cose sono andate
più in là quando don Vitaliano non solo ha offerto il pane
e il vino consacrati al pastore
Squitieri, ma lo ha anche invitato a distribuire insieme a lui
la comunione ai numerosi fedeli, che venivano anche da
altre parrocchie di Avellino e
provincia, sotto le due specie
del pane e del vino.
«Una cosa del genere - afferma il pastore Squitieri non era mai accaduta in tutti
i miei lunghi anni di pratica
dell’ecumenismo. Di solito,
nei rapporti ecumenici, ci si è
sempre limitati alla sola liturgia della parola, mai si è accettato di andare oltre e riconoscersi fratelli nella celebrazione eucaristica, che invece
per me è sempre stato un
punto qualificante per un
ecumenismo vero. Molti pas
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saggi liturgici e rituali sono
stati eliminati, rendendo la
parte eucaristica del tutto simile a quella praticata da noi
metodisti che del resto si rifà
alla Didaché».
Don Vitaliano ha scritto
successivamente una lettera
al cardinale Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità
dei cristiani, descrivendo l’esperienza ecumenica vissuta:
«Per secoli - ha scritto don Vitaliano - “i protestanti” sono
stati vissuti dall’immaginario
del popolo cristiano come appartenenti a un’altra “razza
religiosa”, un’etnia diversa,
come si direbbe oggi, perversa e pericolosa da trattare con
una diffidenza analoga a
quella con cui vengono vissuti oggi gli extracomunitari. La
condivisione di ciò in cui si
crede, vissuta nel concreto di
una celebrazione come quella pasquale, e non solo nelle
spesso asettiche e molto misurate liturgie interconfessionali, contribuisce a dissotterrare questo genere di fondamento su cui sono edificate
le separazioni tra cristiani,
aiuta il popolo credente a
cambiare mentalità e disposizione verso le altre confessioni cristiane, aiuta la ctfnversione del cuore e l’apertura all’azione dello Spirito».
FRATELLI
• J* FIORINI
ARREDAMENTI
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di David« e Pietro Fiorini
Via Camillo Berneri, 15
54031 Avanza Carrara (MS)
Tel. 0585 856262
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tore dell’Istituto Taylor, Franco Clemente, che ci ha illustrato la situazione attuale del
Centro e i «sogni nel cassetto», come per esempio l’ampliamento e la ristrutturazione dei locali già esistenti e
l’impiego di personale in varie
attività di animazione con gli
utenti: la pittura, il teatro, la
lettura dei quotidiani.
Queste visite sono per noi
sempre molto istruttive proprio perché, provenendo da
realtà differenti, possiamo
confrontarci con altri modi di
operare, e possiamo anche
toccare con mano quali sono
le problematiche di strutture
in cui presumibilmente ci inseriremo in prima persona,
una volta concluso il nostro
percorso scolastico.
Taranto
Il Sae
e «Ruach»
NICOLA PERCHIAHI
PROSEGUONO le iniziative a Taranto per scandire
il ciclo di attività congiunta
di Sae e Ruach. Logica e conseguente prosecuzione degli
incontri pubblici di gennaio
sulla dichiarazione congiunta cattolico-luterana e sull’ebraismo (vedi Riforma del 18
febbraio), il secondo ciclo di
«Quando le fedi si incontrano» ha offerto il 7 e il 14 aprile, nella sala Paolo VI dell’
Istituto Sant’Antonio, due riflessioni pubbliche, moderate dal parroco don Carmine
Agresta, sui temi «Chi dite
che io sia?», relatore Daniele
Moretto, monaco della fraternità di Bose di Ostuni (Br),
e «Gesù incontra», relatore
Francesco Carri, pastore della Chiesa valdese di Taranto.
Come ideale intermezzo, il
12 aprile, nella biblioteca
Giovanni Miegge don Mimino Damasi, parroco della
chiesa Regina Pacis, nella
borgata di Talsano, e lo stesso pastore Carri hanno toccato un’altra «stazione» di
un percorso comune sul tema: «Dialogo tra credenti e
non credenti per la salvaguardia del creato e la promozione della pace e della
giustizia» introdotta, voce
non credente, da Alessandro
Marescotti, noto pacifista,
coordinatore e moderatore
(nel vero senso del termine)
del successivo «pepato» dibattito. Una trilogia di incontri, un crescendo di speranze
in un ecumenismo vero che
sia sempre più coinvolgente
e ancor più trainante.
CINISELLO BALSAMO (Mi) — Alle ore 21, a Villa Ghirlanda,
il pastore Fulvio Ferrario e il prof. Roberto Vignolo discutono
il tema: «Gesù, 2.000 anni dopo», a cura del Comune e del
Centro culturale «Jacopo Lombardini».
PALERMO — Alle ore 17, al Centro evangelico di cultura «G.
Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di incontri su «Riforma e
riforme», padre Cataldo Naro parla sul tema: «Riforma cattolica o Controriforma».
COLLECCHIO (Pr) —Alle 21 a Villa Soragna (parco Nevicati) si tiene un convegno nazionale sul tema: «Gherardo Segalelli, attualità di un eretico». Intervengono il sindaco Giuseppe
Romanini, Giorgio Bouchard, Gustavo Buratti, Carlo Fornari,
Corrado Mornese. Presiede il past. Massimo Aquilante.
13 maggio
BERGAMO — Alle ore 17, nella sala dell’Archivio di stato
(via Tasso 84), il dott. G. Orazio Bravi parla sul tema: «Pier
Martire Vermigli, un riformatore italiano del Cinquecento», a
cura del Centro culturale protestante.
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «P. M.
Vermigli» (via Manzoni 19/A-21), il past. Gino Conte parla sul
tema: «Gesù Cristo nella visione ebraica contemporanea: profeta, ma non figlio di Dio». Modera il past. Piero Bensi.
TORINO — Alle ore 21, allo stad degli Editori piemontesi associati della Fiera dei libro (Lingotto), Antonio Di Grado presenta il romanzo di Piera Egidi «Vent’anni appena», con letture dell’attrice Carla Torrero.
13-14 maggio
SCOGLITTI (Rg) — Al Centro evangelico «Adelfia» si tiene
l’incontro di formazione e di confronto su «Quale futuro e
quale prospettiva per Adelfia?». Domenica pomeriggio è prevista l’assemblea degli amici e delle amiche di Adelfia. Per informazioni e prenotazioni: Elisa Spada, tei. 095-993114.
14 maggio
MEANA DI SUSA (To) — Alle 15,30 si tiene il culto di ringraziamento per il centenario dell’edificazione della chiesa battista e per il 106° anno di presenza evangelica. Segue un rinfresco al Villaggio «Martin Luther King».
TORINO —Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, per il ciclo «In organo pieno» dedicato al 250°
anniversario della morte di J. S. Bach, l’organista Mario Duella esegue musiche di Bach e dei suoi figli e di G. A. Homilius,
J. C. Kittei e ]. L. Krebs.
BOLOGNA — Alle 16, al Palazzo dei Notai, la Consulta delle
comunità religiose cittadine invita a un incontro su «Fede, pace, libertà», con interventi di Lucia Ricco (Comunità baha’i),
Lucio Pardo (Comunità ebraica). Munirà Mohamed Alamin
(Comunità musulmana), modera past. Giovanni Anziani.
TORINO — Alle ore 17, allo Spazio autori della Fiera del libro (Lingotto), Teditrice Claudiana organizza la presentazione del libro di Stefano Allievi, David Bidussa e Paolo Naso «Il
Libro e la spada: le sfide dei fondamentalismi religiosi ebraismo, cristianesimo. Islam». Partecipano gli autori, presiede il pastore Giorgio Bouchard.
15 maggio
TORINO — Alle 20,45, nel salone valdese di corso Vittorio,
Umberto Levra (ord. di Storia del Risorgimento), Mario Misul
(Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia) e Carlo
Rapini presentano il libro di Augusto Comba «Valdesi e massoneria: due minoranze a confronto» (Claudiana).
TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15 (I
piano), a conclusione del ciclo di inconri sulla donna nella
Bibbia e nell’ebraismo, Sarah Kaminski parla sul tema: «La
situazione della donna in Israele: i ruoli sono cambiati?».
17 maggio
TORINO — Alle 17,30, nel salone valdese di corso Vittorio
Emanuele 11 23, si tiene un incontro sul tema: «Anche i valdesi scrivono poesie». Verrà data lettura di alcune poesie ultimamente pubblicate di Laura Bounous, Franco Calvetti, Simonetta Colucci. Presiede Piera Egidi.
VENEZIA — Alle ore 18, a Palazzo Cavagnis, concerto per
pianoforte e flauto di Andrea Pozzebon e Francesca Cescon
per l’organizzazione dei Centro culturale Palazzo Cavagnis.
MANTOVA — Alle 20,45, al Centro per i problemi dell’anziano (v. Mazzini 28), il rabbino Luciano Caro tiene il terzo e
ultimo incontro organizzato dal Sae sul tema dell’Esodo, dedicato al «Dono della legge e alleanza del Sinai».
18 maggio
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via Pio
V 15 (I p.), per il corso su «Chiarezza dell’Apocalisse», il past.
Giorgio Bouchard parla sul tema: «La Bestia-cap. 13».
19 maggio
CATANIA — Alle 18,30, al Centro protestante di cultura, si
tiene il seminario «Aggiornamento o riforma della chiesa?»;
relatore Pawel Gajewski, introduce il prof. Arturo Panasela.
19-21 maggio
TRAMONTI DI SOPRA (Pn) — A partire dalla sera di venerdì, al Centro «L. Menegon» si tiene un convegno organizzato dalla Fgei Triveneto sul tema: «Globalizzazione e debito
estero: quali prospettive di impegno contro l’esclusione?».
Quota £ 55.000. Iscrizioni entro il 15 maggio da Samuele Pigoni, tei. 0432-907330; e-mail: psamuele@tin.it.
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.lt/~valdese/claudian.htm
10
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PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 12 MAGGIO 200o
LA MEMORIA DEI
MARTIRI CRISTIANI
FULVIO FERRARIO
Il pontefice romano invita la
sua e le altre chit ^flettere
sul significato del. 'o nel
XX secolo. Lo fa ui... '■’■a
zione sobria, almeno pei ¿li
standard vaticani, nella cornice
evocativa del Colosseo, alla presenza di rappresentanti di molte
confessioni cristiane.
L’importanza teologica e spirituale del tema è fuori discussione. Il ventesimo è stato un
secolo ricco di martiri: valorizzare la loro esperienza costituisce un contributo importante
alla riflessione della chiesa sulla
propria testimonianza nel mondo e anche al cammino ecumenico, come affermava già l’enciclica Ut unum
sint. Sembra finalmente acquisita la consapevolezza della
qualità cristiana
del martirio di
quanti sono caduti per la giustizia e la libertà, servendo così
la causa di Gesù
nel mondo: se si
pensa alle difficoltà di molti luterani tedeschi nel dopoguerra a
riconoscere come martire un
Dietrich Bonhoeffer; o alle reticenze vaticane quando si tratta
delle vittime delle dittature «cristiane» latinoamericane, ci si
può rallegrare del passo avanti.
Proprio Bonhoeffer, tuttavia,
rilevava negli Anni Trenta che il
martirio del XX secolo è profondamente diverso da quello dei
primi secoli. Non che la qualità
della testimonianza personale
sia inferiore, tutt’altro, ma il
martirio si colloca nel quadro di
nuove solidarietà e nuove contraddizioni. Anzitutto le solidarietà. Il papa ha ricordato che
solo a Dachau vennero internati
3.000 sacerdoti. Bisogna aggiungere che, accanto a loro, vennero internati, a Dachau e altrove,
milioni di ebrei e migliaia di comunisti, socialisti e democratici, oltre a innumerevoli appartenenti a vari gruppi discriminati,
dagli omosessuali agli zingari.
Come Gesù è morto in mezzo a
due che forse erano delinquenti
politici, così il martire del XX
secolo muore accanto a persone
che non sono cristiane, spesso
sono atee: tale solidarietà nella
morte qualifica il martirio, illumina aspetti finora censurati
del messaggio biblico sulla presenza del Crocifisso nella storia.
Di questo il papa, se ho ben udito, non ha parlato.
Poi ci sono le contraddizioni,
non dei martiri, ma delle chiese.
L'ecumenismo, le
chiese e i martiri di
questo secolo, tra
contraddizioni e
nuove solidarietà
iianno incatenato i 3.000 sacerdoti (e gli altri) erano cristiani;
la tragedia nazionalsocialista e
altre del XX secolo sono maturate in suolo cristiano, molte sono state abbondantemente benedette dalle chiese, anche questo papa ha avuto parole e silenzi che, almeno oggettivamente,
hanno aiutato gli assassini e tarpato le ali alle chiese della liberazione. Insomma, è accaduto
spesso che i martiri siano stati
uccisi da cristiani e sedicenti tali, nel silenzio dell’ufficialità ecclesiastica. Non si chiede al papa una confessione di colpa in
più ma si sottolinea che l’intreccio tra martirio e assassinio,
nella chiesa, è più
stretto di quanto
appaia in celebrazioni come quella
del Colosseo.
I commentatori hanno sottolineato il significato ecumenico della cerimonia. Si
tratta, naturalmente, dell’ecumenismo romano, l’unico conosciuto dal papa
e dalla stampa «laica» che per
esso si commuove: il papa al
centro e un po’ di dignitari di altre chiese («e comunità ecclesiali», come si esprime il Vaticano:
cioè chiese di serie B, come
quelle protestanti) intorno.
Qualcuno rileverà che riflettere
sul martirio è più importante
della correttezza ecumenica ma
credo che l’uso ricattatorio di
tale argomento non possa essere accolto. Anche la celebrazione del Colosseo esprime un’idea
di unità centrata su Roma che
rappresenta l’esatto contrario
della proposta ecumenica della
Riforma e della tradizione protestante. È un fatto, però, che
molte chiese protestanti sembrano contente di vedere i loro
rappresentanti celebrare in
mondovisione il primato del
pontefice, svolgendo un ruolo
che allo spettatore comune deve
sembrare simile a quello di
chierichetti di lusso.
Mentre storicamente il protestantesimo ha sempre ritenuto
che il papato non potesse essere
un’istituzione ecumenica, oggi si
riscontrano opinioni diverse. La
riflessione protestante sull’unità
della chiesa deve decidersi a dire
se, su questo punto, il no della
Riforma è ancora attuale, o va lasciato cadere. Come protestanti
italiani abbiamo cercato di contribuire a questo dibattito, ma
quanto si è visto la sera del 7
maggio indica che, come di dice.
Molti di quelli che a Dachau «il dibattito va approfondito».
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio. Luca Negro. Luisa Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco,
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AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1 800. Economici: a parola £ 1 000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 18 del 5 maggio 2000 è stato spedito dairutficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 3 maggio 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Il lavoro
e l'impresa
regolate né da leggi né da
contratti; 2 milioni i lavoratori dipendenti ma «atipici»; 6
milioni i lavoratori dell’economia sommersa; quindi
meno di 10 milioni i lavoratori dipendenti con regolare
contratto. Si aggiunga, a tutto
ciò, circa 200.000 di lavoro
minorile. Secondo indagini
recenti l’Italia, con la Grecia,
ha in Europa la più alta incidenza di «lavoro nero». Ricordiamo che «lavoro nero»
equivale a evasione contributiva e contrattuale cioè, oltre
all’umiliazione di chi lavora,
c’è il danno economico per
l’intera collettività.
Da questi dati risulta che in
Italia metà del lavoro è «irregolare». Abbiamo una ben
congegnata strumentazione
di leggi che regolamentano le
varie forme di accesso al lavoro (il cosiddetto pacchetto
Treu) e di nuove strutture per
l’orientamento e Ravviamento al lavoro. Ma si è forse fatto
tutto troppo presto e senza
preparazione, né dell’apparato pubblico né di quello sindacale. Quest’ultimo soprattutto, dopo decenni di capacità progettuali e organizzative è senza idee e senza radicamento fra chi lavora, soprattutto nelle nuove forme.
La prova dell’inadeguatezza del sindacato l’abbiamo
avuta lo scorso 1° maggio:
aderisce alla richiesta di una
chiesa che, per tutto l’anno
2000, ha deciso di chiamare a
Roma le varie organizzazioni
(dei medici, dei giornalisti,
degli insegnanti). Ai sindacati
chiede, per sé, il 1° maggio. E
lo si è fatto in un momento
particolarmente «caldo» della
vita socio-economica: prima
dell’appuntamento referendario (in cui si trattano anche
questioni rilevanti per il mondo sindacale); prima dell’insediamento di un nuovo governo; prima della definizione
del Documento di programmazione economico e finanziario (Dpef) che deve contenere le scelte del governo per
la legge finanziaria del 2001. I
sindacati hanno eluso un appuntamento, certamente rituale, ma che poteva essere
(come è sempre stato) un momento e un’occasione di
unità per un mondo del lavoro mai così diviso e segmentato. Non solo ma il tradizionale
incontro nazionale poteva essere un segnale in controtendenza rispetto a un paese da
tempo indicato da economisti
e sociologi come «drammaticamente dualistico».
Infatti l’Italia viaggia a due
velocità: da una parte il Centro-Nord, dall’altra il Sud. Si
tratta di due aree strutturalmente disomogenee dal punto di vista economico. Lo Svimez (centro di ricerca sullo
I commenti dei giornali e
dei settimanali alle elezioni
regionali del 16 aprile (a parte
le esultanze delle destre e i
rammarichi delle sinistre)
continuano ad accentrarsi su
un comune denominatore: il
progressivo calo d’interesse
da parte dei cittadini per le
votazioni. L’Italia, rispetto alle altre democrazie europee e
agli Stati Uniti, è sempre stata
largamente in testa quanto a
percentuale dei votanti. Nelle
elezioni politiche del 1948 e
del 1976 superammo addirittura il 95%. Nel 1989 eravamo
scesi all’82% e nel 1994 si
scende al 74% per arrivare al
72,8 nelle regionali del 16
aprile scorso. Ed è sempre
una percentuale alta se confrontata con quelle di altre
democrazie europee dove le
percentuali oscillano normalmente fra il 25 e il 55%.
sviluppo nel mezzogiorno)
sottolinea come dal ’90 al ’98
il reddito pro-capite nel Sud
ha perso tre punti percentuali nei confronti del CentroNord. Senza parlare del tasso
di disoccupazione che nel ’90
al Sud superava già il 17%
(tre volte superiore a quello
del Centro-Nord) e, dopo 9
anni ha toccato il 22,8% contro il 7,4% del Centro-Nord.
Quindi giovani senza futuro e Sud fortemente sganciato
dal Nord; forse avrebbero
avuto bisogno di sapere quali
impegni concreti il sindacato
si assume di fronte al paese
nel giorno tradizionale della
visibilità e dell’orgoglio del
mondo del lavoro: il 1" Maggio. Correttamente il cardinale Etchegaray, commentando
in diretta alla radio la manifestazione di Tor Vergata, ha
notato come di fronte al papa
c’era «tutta la famiglia umana, imprenditori con lavoratori». Riflessione coerente alla
dottrina sociale del Vaticano
ma che mal si adatta alla
realtà del mondo del lavoro.
Col consenso dei massimi responsabili sindacali, il 1“
Maggio del 2000 è stato «scippato» a chi da sempre, per
più di un secolo, in quel giorno, si è dato appuntamento
per ritrovare il senso della
propria appartenenza.
È ben vero che non esiste
impresa senza lavoro e che il
lavoro ha bisogno dell’impresa, ma i loro interessi sono
confliggenti pur essendo en
PIERO bensì
E tuttavia i giornali sono
unanimi nel denunziare una
progressiva disaffezione dei
cittadini per la vita politica.
Un tempo il cittadino votava
un ideale: era quello che si dice il voto di appartenenza. Il
buon semplice cattolico, nel
1949, votava la Democrazia
cristiana perché era stato
convinto che quel partito
avrebbe portato in politica i
suoi principi cristiani. Gli anni si incaricheranno di disil
trambi, ma in maniera diversa, gli attori principali dell’economia. La «nuova» occupazione è concentrata nei lavori parasubordinati e in
quelli precari. Ai giovani che
non possono fare progetti né
di lavoro, né di vita, che vogliono dire i sindacati? Hanno
perso l’occasione di rispondere attraverso un evento, anche mediático, di grande impatto... e la scena è stata conquistata dal papa e dal rock!
Non potremo meravigliarci
se di fronte al silenzio sindacale, in questa giornata, l’appuntamento dei prossimi referendum sarà segnato dall’ennesima alta percentuale di
assenteismo. Perché si dovrebbe votare contro l’obietlivo di far cessare il prelievo automatico dei contributi sindacali? Forse tornare alla raccolta diretta potrebbe migliorare
i rapporti fra sindacato e nuove leve del lavoro. Più problematico è il quesito referendario sui licenziamenti. L’attuale legge già prevede la possibilità di licenziare ma, a garanzia del soggetto più debole, pone la necessità di una
giusta causa, di un giustificato
motivo e di una sanzione almeno risarcitoria. Se passasse
questo quesito, essendo l’istituto del referendum, in Italia,
solamente abrogativo, ci troveremmo, in mancanza di
una nuova legge, in un periodo (quanto lungo?) di assoluta
«mano libera» alle imprese;
cosa davvero non augurabile.
Itiderlo. Ugualmente il laico
votava comunista o socialista
(di Nenni) sicuro che quei
partiti rappresentassero il
movimento operaio, le cooperative, le case del popolo, i
sindacati. Oggi non è più così:
troppe delusioni, troppe
frammentazioni, troppi parlamentari che passano con
disinvoltura da una parte
all’altra, troppe risse velenose
per una poltrona, per una parola, per una virgola: vi erano
m SUI GIORNALI ■
il manifesto
Cattolicesimi
Dopo le elezioni regionali, un commento di Filippo
Gentiioni (20 aprile) evidenzia i vari tipi di cattolicesimo che si sono confrontati in Lombardia. «Il
vincente [corrispondente al
centro-destra, ndr] esprime
un cattolicesimo aggressivo, sicuro di sé, in grado di
collegare direttamente la
fede con il sociale (...). La
matrice di origine è l’area
di Comunione e Liberazione, con il suo slancio ottimistico, il Cristo risorto che
attira tutti a sé (...). Non a
caso i vertici ecclesiastici,
anche se non all’unanimità,
lo prediligono». «Il cattolicesimo di Martinazzoli non
è meno doc - prosegue l’articolo - ma è più triste, consapevole della gravità delle
difficoltà, carico di dubbi. È
piuttosto il. Cristo del venerdì santo. La sua sconfitta simboleggia quella del
cattolicesimo politico democratico, quello di Maritain e di Paolo VI, dei concordati e anche della Ostpolitik. Molto rispettoso dello
stato, pensava di renderlo
cristiano ma nel pieno rispetto delle leggi della democrazia, senza scorciatoie. È stato, ancora una
volta, sconfitto, e clamorosamente. Anche i vescovi lo
hanno abbandonato. Sembra che le autorità cattoliche preferiscano a uno stato che potrebbe essere più
cristiano uno stato che si ritiri, lasciando più spazio al
privato». I cattolicesimi non
finiscono qui: Gentiioni cita
ancora il governatore Fazio
e la «notevole pluralità di
cattolicesimi politici»; «Diverso, ad esempio, anche il
cattolicesimo politico sia di
Scalfaro, derivato soprattutto dall’Azione cattolica
(...) sia di Cossiga».
ILTEMPO
Roma cattolica
Infuriano le polemiche in
vista della manifestazione
dei gay a Roma (data prevista l“-8 luglio, salvo ripensamenti dovuti alla coincidenza dell’anno giubilare).
Un commento di Renato
Farina, favorevole a chiedere un rinvio dell'iniziativa. Così il neopresidente
della Regione Lazio, Storace, ha chiesto di sposare
l’iniziativa a dopo il Giubileo «per evitare - scrive Farina (29 aprile) - l’idea che
tutto sia proprio contro il
papa e il popolo cattolico»,
E più avanti: «Si era provato di tutto per evitare che
questa libera manifestazione si trasformasse in offesa
alla natura [sic!] cattolica
di Roma». Si poteva dire
«cultura», oppure «tradizione», ma natura...
discussioni alle quali una volta il cittadino poteva partecF
pare nei luoghi a ciò delegaOi
mentre ora deve accontentarsi di assistere alle baruffe televisive che non invogliaf*®
certo ad andare a votare.
Oggi è ben raro il voto o'
appartenenza, ma vale quello
di scambio; io ti do il voto se
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chi non ha interessi da difeà
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vrebbe andare a votare. Ven
gono in mente le parole
Gesù: «I re delle nazioni lesi
gnoreggiano e quelli che
hanno autorità su di esse sono chiamati benefattori. M
tra voi non deve essere co
(...) chi governa sia come co
lui che serve».
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L'inizio a Pinerolo il 13-14 maggio
Città a porte aperte
Ritorna «Città d’arte a porte aperte». Anche quest’anno la
manifestazione organizzata dalla Provincia di Torino, che alternativamente permette a diverse città del territorio di presentare se stesse e le proprie bellezze architettoniche al grande
pubblico, presenta un programma ricco di appuntamenti e di
mostre. 11 13 e il 14 maggio Pinerolo sarà il primo centro ad
aprire i battenti dei suoi edifici ai visitatori (anche, il tempio
valdese di Pinerolo sarà tra i luoghi culturali visitabili). 11 calendario pinerolese poi offre anche una nutrita offerta di esposizioni sia presentate dai musei cittadini che da varie associazioni (vista anche la concomitanza della manifestazione «Maggio libri»), alcuni concerti e momenti di intrattenimento.
L'incontro a Torino il 7 maggio
Festa della corali
In un tempio gremito si è svolta domenica 7 maggio a Torino
in corso Vittorio la festa di canto delle corali delle Valli. Particolarmente suggestivi i canti d’insieme e molto interessanti le
scelte delle singole corali. La manifestazione, organizzata dalla
«Commissione canto» del 1 distretto, aveva proposto di documentare il canto della chiesa attraverso i secoli. Si è così partiti
dagli inni classici della Riforma del 1500 per arrivare fino ai giorni nostri; il canto corale riformato si è congiunto agli splendidi
«spiritual». Tra le novità da segnalare: accanto a corali consolidate altre in cui prevale l’elemento giovanile; dal repertorio si
vede una ricerca che non teme di attingere al patrimonio di altre chiese e altri continenti, per una «coralità» della fede.
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Fondato nel 1848
Integrazione delle risorse per la ristrutturazione della piscina e l'atteso nuovo impianto
Il bocciodromo di valle diventa realtà
Il progetto approvato dal Consiglio della Comunità montana per oltre 4 miliardi. Piace a tutti l'idea
del riscaldamento a legno, un «nuovo» sistema che sarà utile anche per la valorizzazione dei boschi
DAVIDE ROSSO
PORTARE avanti un
progetto di intervento integrato a Perosa dal
costo totale di più di 4
miliardi che comprenda
la ristrutturazione della
piscina, la costruzione di
un bocciodromo e che
preveda l’utilizzo di un’
unica centrale termica
per le due strutture e per
il centro polifunzionale
Palaplan, che funzioni a
cippato (legno triturato).
(Questo in estrema sintesi
quanto il Consiglio della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
ha deciso lunedì 8 maggio dopo un lungo dibattito che ha vissuto anche
dei momenti di tensione
e di dialettica serrata. 11
progetto è ambizioso e
dovrebbe coinvolgere oltre alla Comunità e al
Comune di Perosa diversi enti e soggetti privati:
dalla Provincia, proprietaria della piscina, alla
Regione che interverrebbe con un miliardo, dall’associazione bocciofila
«La perosina» a un privato, ancora da individuare, che gestirebbe l’impianto di riscaldamento.
Ma vi sono delle difficoltà legate soprattutto
alla tempistica imposta
dalla Regione che chiede
la consegna della progettazione per la fine di
faggio. 1 problemi sono
venuti soprattutto dal
bocciodromo, struttura
Importante che dovrà essere omologato per le
competizioni del cam
La piscina di Perosa Argentina
pionato di serie A, ma
che lì dove il progetto
preparato dai tecnici della Comunità pensa di sistemarlo (a fianco del Palaplan) non sembra convincere tutti. 11 sindaco di
Perosa ha chiesto preliminarmente di avere una
perizia geologica. «Il fondo di parte del luogo indicato - ha scritto in una
lettera al Consiglio - è
costituito da terra riportata e questo potrebbe
causare problemi». C’è
poi chi pensa alla futura
gestione e chiede che la
struttura fin da ora sia
pensata come «boccio
•lan» di Perosa Argentina
dromo di valle» aperta
anche a chi non è associato alla Perosina, futuro
gestore dell’impianto. E
c’è infine chi ha avanzato
dei dubbi sui costi dell’intervento ritenuti troppo elevati. Il progetto comunque così come è stato approvato dal Consiglio prevede la costruzione del bocciodromo che
dovrebbe costare un miliardo e 800 milioni di cui
uno messo a disposizione dalla Regione mentre
la Comunità montana farebbe un intervento per
250 milioni e 300 li fornirebbe la società sportiva
la «Perosina»; infine 300
milioni arriverebbero dal
Comune.
Nel corso del dibattito
consigliare si è parlato
poco invece dell’altra costruzione prevista, quella
della centrale termica
anche perché è vista con
favore un po’ da tutti.
L’investimento totale in
questo caso sarebbe di
circa 800 milioni in parte
finanziati dalla Comunità montana e in parte
da un privato che gestirebbe anche il funzionamento dell’impianto. Il
problema qui però è individuare il gestore tenendo conto dei tempi
stretti richiesti dalla Regione e visto che l’Acea,
il soggetto che inizialmente era stato individuato come partner dalla
Comunità, non può accollarsene l’onere.
Circonvallazione di Porte
Nuove incertezze
per la variante
Continua l’incertezza
intorno alla variante di
Porte, la circonvallazione
che dovrebbe alleggerire
la viabilità in transito
sulla Ss 23 all’inizio della
vai Chisone evitando 1’
attraversamento dell’abitato. La settimana scorsa
il sindaco di Porte, Laura
Zoggia, ha chiesto nuovamente alla Regione
chiarimenti sulla situazione del progetto che
sembra essere a un punto fermo nonostante le
dichiarazioni moderatamente ottimistiche che
sono arrivate negli ultimi
mesi da parte soprattutto
dei rappresentanti regionali. «Il problema è sostanzialmente la copertura finanziaria del progetto - dice la Zoggia -.
L’Anas ha azzerato i propri piani finanziari e la
Regione non ha i fondi
necessari per coprire la
parte mancante di finanziamento per realizzare
l’opera, circa 20 miliardi». La speranza ora è
che la copertura arrivi
dai fondi previsti per la
viabilità olimpica. Almeno questo è quanto si au
gurano a Porte e del resto la Regione stessa pare
indirizzata in questo senso anche perché la necessità dell’intervento è
riconosciuta da tutti come prioritaria. Il progetto per altro è già stato inserito nei piani della viabilità olimpica e la speranza è quella che lo sia
anche nella legge che
prossimamente il governo dovrà varare.
«Appena sarà pronto il
progetto definitivo da
parte dell’Anas - continua la Zoggia - la procedura prevede che si vada
in Conferenza dei servizi
dove non penso ci saranno problemi per l’approvazione. Ma sarà tutto
inutile se non ci sarà la
copertura finanziaria.
Per questo continuo a
battermi insieme al comitato per la variante alla Ss 23 perché dalle parole si passi ai fatti e si
possa finalmente realizzare quest’opera che ormai attendiamo da anni
e che come dimostrano
le varie indagini statistiche compiute è indispensabile».
ICONTRAPPUNTOI
LA FEDE DEI BIMBI
LA FEDE DEI NONNI
IMASSIMO GNOME
Ha fatto bene chi ha voluto dedicare il week-end
teologico di Agape all’incontro fra generazioni, alla riflessione sulla testimonianza. Ha fatto bene,
perché nelle nostre chiese
non capita tutti i giorni di
parlare delle proprie teologie, semplici o complesse ed elaborate che siano,
fra pastori e
laici; tantomeno di discuterne, di incontrarsi fuori
delle proprie
comunità «di
appartenenza» e, perché
no, scontrarsi
con le proprie
immagini di —
Dio, i percorsi
di ricerca, anche le crisi e
disillusioni.
Non succede così spesso
forse perché tutti, ma queste sono solo ipotesi virtuali e senz’altro frutto di
una lettura parziale, siamo
occupati ad ascoltare entusiasmanti 0 deludenti predicazioni, discorrere in assemblee poco animate della gestione di stabili e stanzette piene o vuote, un’operazione assolutamente
necessaria e di cui bisogna
riconoscere il merito a
molti membri di chiesa;
oppure impegnati nelle
piccole grandi attività dei
gruppi di cui assiduamente
facciamo parte.
Sempre che, legittimamente, non si preferiscano
determinati pellegrinaggi
altrove, venerando icone e
altari ben più divertenti,
alla moda e soprattutto
scintillanti di rassicurante
superficialità... Non è purtroppo un caso, come ho
letto da qualche parte, che
ormai la questua sia più remunerativa non all’ingresso delle chiese, bensì davanti ai supermercati: nuovi templi di divinità malleabili ma materialmente
più potenti, porte aperte al
transito veloce di individui
soli, senza tempo.
Eppure, in tre giorni, anche meno, è successo: accolti dalle sempre affascinanti architetture di Agape
ci siamo guardati, confrontati e scoperti, commossi,
abbiamo mangiato insieme e ascoltato. Alla fine,
stanchi, ci siamo salutati
con brevi sorrisi o lunghi
abbracci. È stato un campo
anomalo, si è detto spesso,
con la totale partecipazione di persone appartenenti
alle chiese battista, metodiste e valdesi: ad Agape
questo succede ormai di
rado, in un’attività diversificata di campi caratterizzati da identità, vite e percorsi variegati, persone
che sembrano trovare nel
centro ecumenico delle
Valli un luogo di scoperta
comunitaria, di riflessione
e spiritualità. Ma sono
troppo giovane per fare
paragoni con l’attività di
Agape nei de
Ad Agape si è
discusso per tre
giorni di dialogo
fra le diverse
generazioni
cenni passati,
conosco cosi
poco il Centro da essere
incapace di
entrare nelle
contraddizioni del presente. Ad Agape
si è parlato di
fede, questo è
innegabile.
La fede dei bambini, come si è detto, quasi «magica», quella che «se domani
mia cugina guarisce, non
farò la cattiva con la maestra». E poi la fede dei propri nonni, quella inattaccabile, almeno apparentemente senza troppe domande proprio perché resistente alle tante avversità
quotidiane: la fatica, la fame, anche la morte delle
persone care. Un Dio cui rivolgersi prima di pranzo,
della notte e nella malattia;
sempre leggibile, come i
versetti scritti con la gioia
e l’inchiostro nero sulla
prima pagina della Bibbia
Oppure la fede come ricerca, che gioca e talvolta si
spaventa del troppo movimento, del troppo chieder
si, dell’accusare Dio per la
sua assenza, un’azione che
quasi lo costringe a svesti
re i panni dell’onnipoten
za. Ad Agape si è parlato
delle nostre chiese: comu
nità che amiamo oppure
odiamo e ci travolgono, così piene di personaggi insi
pidi, ma di cui spesso osserviamo divertiti o infuriati le diversità. Hanno
parlato persone che arriva
no dal cattolicesimo, con le
lacrime del ricordo hanno
raccontato le proprie storie; abbiamo discusso e riso insieme dei problemi
delle chiese e del loro futuro in Italia.
Agape è un’opportunità
vicina, fra le tante possibili
e con i suoi limiti. Certamente ad Agape non servono parole, spero sporadi
che, come quelle di un an
ziano di chiesa a un giova
ne intenzionato a trascor
rerci un anno di volontà
riato: «Perché Agape? Ma è
una perdita di tempo». NO;
se si tratta di dialogare non
c’è mai perdita di tempo.
12
PAG. 12 RIFORMA
i E Eco DF.II.F.v.VAT.I.T AÀLDESI
venerdì 12 maggio 200(11 VENERDÌ 12
TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE —
NeH’ultimo Consiglio comunale di Perosa Argentina (nella foto) i consiglieri hanno tra l’altro
dibattuto e approvato una bozza di deliberazione preparata dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca che seguendo i dettami della legge recentemente approvata dal Parlamento
si pone a tutela della lingua occitana. «Nel corso
del dibattito - dice il sindaco, Giovanni Laurenti
- sono stati in molti a dichiararsi soddisfatti anche se c’è chi ha voluto sottolineare anche il valore di lingua del piemontese».
SINDACO E ASSESSORE INDAGATI SUL PALAGHIACCIO — Anche il sindaco di Pinerolo, Barbero, e l’assessore ai Lavori pubblici, Blanc, sarebbero coinvolti nella malagestione dei fondi
del Bacino imbrifero montano. Questo almeno
stando a un memoriale dell’ex segretario Ferdinando Cervar consegnato al magistrato che conduce le indagini sull’ammanco.
VACANZE A CESENATICO — II Rifugio Re Carlo
Alberto e l’Asilo valdese di San Giovanni organizzano un soggiorno marino presso un hotel di
Cesenatico dal 14 al 22 giugno. Sono disponibili
5 posti dalle Valli. Per informazioni, si può contattare il Rifugio Re Carlo Alberto (tei. 0121909070, signor Gaietti) oppure l’Asilo di San Giovanni (tei. 0121-900285, signora Malan).
IL UCEO VALDESE CERCA INSEGNANTI — Il Liceo
valdese di Torre Pellice intende aggiornare le graduatorie interne degli aspiranti a incarichi e supplenze. Pertanto procederà a colloqui individuali
con gli aspiranti in possesso di titolo di studio
specifico che avranno presentato domanda, o
confermato e aggiornato quella già presentata,
entro il 26 maggio 2000. Le domande devono essere presentate in carta semplice e le attestazioni
relative ai titoli saranno autocertificate. I titoli
culturali e didattici saranno valutati secondo la
tabella C della Om 371 del 29-12-94 del ministero
della Pubblica istruzione; la commissione preposta avrà a disposizione 500 punti; agli interessati
sarà data comunicazione della graduatoria.
PINEROLO: MOSTRA CAPRINA DEGLI ALLEVATORI PIEMONTESI — Sono 1500 in vai Pellice, 800
nelle valli Chisone e Germanasca e 150 nel territorio della Pedemontana: sono le capre nel Pinerolese, un allevamento che spesso si affianca a
quello ovino: una settantina gli allevamenti dedicati soprattutto alla produzione di formaggi. Un
settore che sembra resistere alle difficoltà e per il
quale città di Pinerolo, Apa e Comunità montana
Pinerolese pedemontano hanno organizzato per
sabato 13 maggio 2000 in piazza d’Armi la 1“ mostra degli allevatori del Piemonte.
LA MORÈ SI RIPRENDE, CRISI ALLA GALUP —
«Siamo soddisfatti - commenta Fedele Mandatane, della Cgil - finalmente la questione Morè
sembra risolversi al meglio dopo un’agonia molto lunga». Il tribunale di Pinerolo ha accolto la
proposta di concordato preventivo con l’affitto
della storica azienda dolciaria di Torre Pellice alla Cedrinca di Salò. «Tra qualche giorno - continua Mandarano - dovremo incontrare il dottor
Comini per la Cedrinca e definire le modalità di
gestione». Mentre la Morè sembra riprendersi è
invece crisi alla Galup dove l’azienda ha aperto
la procedura di mobilità 14 dipendenti su 34.
RITROVATE BOMBE A MANO DELLA SECONDA
GUERRA MONDIALE — A Bobbio Pellice, in
borgata Pidone, il 4 maggio sono state ritrovate
2 bombe a mano che risalgono al secondo conflitto mondiale.
Conferenza sulle Alpi franco-italiane
L'Europa della cultura
ma anche deH'economia
PIERVALDO ROSTAN
PER qualcuno rappresenta l’imposizione
di norme vessatorie e a
volte incomprensibili: ma
nella maggior parte dei
casi l’Europa (o meglio
l’Unione europea) è uno
dei pochi modi per ottenere finanziamenti idonei a promuovere sviluppo. Negli ultimi anni siamo stati abituati a ragionare in termini di «euro»,
a cercare partner francesi
per i molti progetti «interreg» che dalle vallate
pinerolesi sono stati presentati per il finanziamento: vale la pena di ricordare che progetti come Scopriminiera in vai
Germanasca, la rete dei
forti che collega Fenestrelle ai forti del Briangonnais o l’Istituto della
pietra a Villa Olanda hanno alla loro base soldi, e
molti, dell’Unione europea. Per non parlare di
molti altri progetti di minore impegno economico. Nei prossimi giorni in
vai Chisone si farà il punto, all’interno dell’iniziativa «Europa 2000», dei
progetti in atto in quella
valle, ma già nuove ipotesi stanno affacciandosi, a
livello di opportunità: i
fondi hanno vari nomi,
dairinterreg al Leader. Si
tratterà di proporre progetti credibili, sapendo
che alcune opportunità
forse non si ripresenteranno più, specie se l’U
nione europea allargherà
a Est i propri confini.
Le Alpi come cerniera
fra popoli che dialogano
da sempre, le Alpi che
uniscono più che dividere; e dove non si pensa a
collegamenti reali (potrebbe essere il caso del
treno a cremagliera in vai
Pellice) i collegamento si
fanno almeno via Internet. Questo senza dimenticare i numerosissimi gemellaggi che coinvolgono molti paesi del
Pinerolese, guarda caso
con cittadine francesi, o,
ancora, il tentativo di avviare veri e propri progetti comuni come quello, per la verità in attesa
di rilancio, dei «Paesi del
Monviso». L’ultimo momento istituzionale che
vede impegnati insieme
enti dei due versanti
sarà, ai primi di luglio, la
nascita del «Cafi», acronimo della Conferenza
della Alpi franco-italiane.
La Cafi avrà come compito principale proprio
quello di garantire l’attivazione dei progetti comunitari denominati Interreg 3 del periodo 20002006. Sarà una grande
occasione per le Alpi occidentali dove si dovrebbe finalmente passare alla fase concreta di progetti di sviluppo sostenibile dell’intero territorio
transfrontaliero.
Quella delle Alpi franco-italiane è una zona
che ha visto fin dai primi
Dopo i recenti nubifragi
Prime stime
per i danni subiti
DANIELA GRILL
I
L nubifragio del 2
maggio scorso sembra
essersi manifestato con
maggior violenza a Bricherasio. San Secondo e
Prarostino: la grandine
ha provocato numerosi
danni alle colture locali,
ai vigneti e ai frutteti.
La situazionea Bricherasio è piuttosto drammatica: si sono verificate
morti di bestiame e forti
danni alle strade, soprattutto quelle sterrate, su
cui si sta intervenendo
con le ruspe. «Per fortuna
nessuna borgata è rimasta isolata e non si è verificato nessun danno alle
persone - spiega Mauro
Pons, assessore della Comunità montana vai Pellice - per quanto riguarda
%
&
gioielli
VI ASPETTIAMO
da venerdì 12 maggio
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
tei. 0121^397550
il torrente Cbiamogna
avevamo terminato da un
paio di giorni un intervento di drenaggio sulle
sponde, che è servito a
mantenere lo straripamento dell’acqua. Nella
confluenza tra le due
Chiamogne, quella che
arriva da San Secondo e
quella che arriva da San
Michele, l’acqua è invece
straripata notevolmente».
A San Secondo la situazione non è molto differente, a sentire l’assessore comunale Claudio Rivoira: «Ci sono stati allagamenti di campi e case
verso la zona di Miradolo
e della statale vai Pellice;
alcune case sono rimaste
isolate per le frane stradali e il Rio Ser è fuoriuscito nella zona di Miradolo, facendo saltare dei
tombini». Il problema più
grave a Prarostino è stato
il crollo di tratti asfaltati,
tra cui quello in via Massera e in borgata Codina,
che hanno isolato alcune
case e costretto a lunghe
deviazioni per il passaggio delle auto. Altri piccoli smottamenti di terreno
e di fango sull’asfalto sono stati asportati dalle ruspe e dagli Aib locali.
progetti comunitari dialogare i vari enti pubblici, a cominciare dal marzo del 1996 quando la
Provincia di Torino e il
Dipartimento della Savoia siglarono il protocollo di cooperazione
permanente. Da allora
altri atti formali hanno
coinvolto enti dei due
versanti fino alla primavera di quest’anno. Questa volta sono coinvolti
ben sei Dipartimenti
francesi (Alpes maritimes, Alpes de Haute
Provenze, Hautes Alpes,
Savoie, Isère, Haute Savoie), tre Provincie italiane (Imperia, Cuneo, Torino) oltre a una Regione
(Valle d’Aosta). In tutto
una popolazione di 6 milioni e mezzo di abitanti,
una superificie di quasi
53.000 km quadrati. Le
zone meno popolate? I
dipartimenti francesi
dell’Alta Provenza e delle
Alte Alpi, con 20 abitanti
per km quadrato. Con
quale distribuzione delle
risorse? Fatte le debite
precisazioni (la Valle
d’Aosta essendo una Regione ha competenze
«pesanti» come il settore
sanitario), in Francia
ogni dipartimento ha a
disposizione, in termini
di soldi spesi per servizi,
dai 600 agli 800 euro per
abitante; in Provincia di
Torino questa cifra scende a 160 euro, la Valle
d’Aosta spende per ogni
abitante ben 12.748 euro.
Pochi soldi dagli enti locali
Le Pro Loco sono
in difficili condizioni I tene
MASSIIMO GNONE
UN impegno notevole
quello delle Pro Loco nei comuni delle Valli,
un’azione che da un lato
punta sulle iniziative per
la popolazione e dall’altra deve pensare alle differenti proposte di accoglienza turistica. Negli ultimi mesi a Torre Pellice
si è cercato di potenziare
soprattutto il legame con
i soci: «Il clima in Pro Loco è ora molto buono dice la presidente. Alma
Charbonnier -; sabato
scorso abbiamo organizzato una cena a cui hanno partecipato un’ottantina di persone e il bilancio è molto positivo: ci
hanno chiesto di organizzare più spesso questo
genere di iniziative». E la
situazione finanziaria? «È
un capitolo difficile, perché le Pro Loco non hanno più avuto il sostegno
dagli enti pubblici che ricevevano negli anni passati. Le attività di Pro Loco e ufficio turistico si sono via via intrecciate facendo lievitare i costi. Il
Comune ha già stanziato
un intervento tampone
per i primi 3 mesi di quest’anno e ora stiamo valutando nuove possibilità
con Comunità montana.
Comune di Torre Pellice
e Atl ma i tempi in queste
cose sono molto lunghi».
Per fare fronte alle spese
crescenti le tariffe di alcuni servizi offerti dalla
Pro Loco sono aumenta-1
te: «Qualcuno si lanten-1
terà - commenta Alniai
Charbonnier - ma spesso i
non si nota quanto fac.
ciamo: ci occupiamo delle aiuole e del verde pub. ’
blico del centro e presto
avremo anche il nostro |
sito Internet». .
Diversa la situazione a
San Secondo dove l’as.
sociazione Pro Loco è ritornata a esistere dopo 2
anni. «Il bilancio di que. |
sti pochi mesi è positivo
- dice Anna Maria Agro,
che da marzo guida uii
Consiglio d’amministra- ^
zione completamente I
nuovo - la nostra pri- I
orità è avere uno sportello di informazione turi- i
stica anche in vista delle
Olimpiadi del 2006: San ^
Secondo non può sol- I
tanto essere un terreno |
di transito». |
A Luserna San Giovan- i
ni mercoledì 3 maggio in
un’assemblea molto ani- '
mata è stato eletto il nuo- I
vo Consiglio d’ammini- I
strazione.«Quando ho |
presentato le mie dimis- |
sioni - dice l’ex presiden- ,
te Leonardo Fumai - l’ho
fatto perché avevo notato '
che mancavano lo spirito I
di collaborazione e l’ar- |
monia indispensabili in
associazioni come questa». I risultati delle elezioni vedono il cambiamento di 10 membri su
11, e in questi giorni si
dovrebbe sapere il nome
del nuovo presidente.
FEDER
Iniziativa della Connunità montana vai Pellice
Il piano di sviluppo discusso
da cittadini e associazioni
MARCO ROSTAN
RIUNIONE affollata
venerdì 5 in Comunità montana vai Pellice
per la prima iniziativa
informativa sul Piano di
sviluppo socio-economico 2000-2004. Obiettivi e
metodologia sono stati
illustrati dal presidente
della Comunità, Claudio
Bertalot, con l’assessore
Borgarello e il, dott. Sandretto, altre consultazioni sono programmate
entro la fine di luglio e di
settembre (consegna degli elaborati) per arrivare
a fine novembre a predisporre i documenti finali
e poter rispettare improrogabilmente la scadenza di approvazione del
15 dicembre.
Vari i suggerimenti emersi: applicare concretamente sul territorio la
recente legge sulle minoranze linguistiche, realizzare piste forestali per il
transito dei mezzi contro
gli incendi dei boschi
(Aib), investire nella formazione e nelle risorse
umane, puntare sulla
qualità ambientale con
un sistema di aree protette (Giovanni Borgarello), inserire decisamente
fra le risorse del piano il
sistema dei musei valdesi
e l’ufficio Barba (Donatella Sommanti, valorizzare in collegamento con
le altre Comunità montane risorse come la pietra,
l’acqua e i boschi (Livio
Bruera), collegare il sostegno all’allevamento
(in vai Pellice c’è il 50%
degli ovicaprini di tutta la
provincia) con la manutenzione del territorio
Ma'Val'ì^eiìke;
(Goia, dell’associazione
allevatori), la pulizia del
sottobosco (a sua volta
legata alla possibilità di
produrre cippato per riscaldamento), dare impulso all’apicoltura e
aH’agricoltura ecocompatibile, per la quale spesso
i finanziamenti regionali
ed europei non sono stati
utilizzati (Davide Baridon), non ripetere progetti che attivano ingenti
finanziamenti (tipo la
Crumière o il progetto
borgate) ma producono
scarsa ricaduta sul territorio, puntando invece
alle iniziative che hanno
un ritorno come incremento di reddito e soprattutto di occupazione.
Disponibilità a collaborare è stata espressa
da varie associazioni, dal
sindacato pensionati, oggi sempre più rappresentante di una larga fetta di
cittadini e dunque interessato ai trasporti, al turismo, alla sanità (Sergio
Pasetto) agli artigiani che
per bocca di Sergio Enrietto della Cna hanno
insistito sulla necessità
di incentivare l’insediamento ottimale delle im
prese. Il dott. Filippi^'
per il servizio veterinario
dell’AsI 10, ha espresso
preoccupazione per i
piccoli produttori di latte, ribadendo la necessità che le norme igieniche siano applicate non
in modo burocratico nia
per salvaguardare sia la
qualità che la tipicità di
alcuni formaggi e chiedendo la collaboraziono
dei Comuni anche per t^
macellazione dei suiniDa questa prima raccolta di idee, che proseguirà con una riunioni
riservata agli ammini;
stratori, si tratta ora di
passare a redigere proposte concrete. La redazione del piano
secondo una serie d
aree: istituzionale, agr¡'
coltura, industria, arti
gianato e commercio, a
tività turistiche, assett
del territorio, salvaguar
dia dell’ambiente, attività nei settori sanitnr >
sociali, formativi. Color
che intendono presem
re progetti specifici do
vranno concordarne
stesura con Mario San
dretto (tei. 0121-95354/48, fax 0121-932888).
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Incontro a Pinerolo con José Ramos Regidor
partire dagli ultimi per
tendere alla liberazione
^ FEDERICA TOURN
Partire dagli ultimi,
dai più poveri: questa
è l’intenzione della teologia della Liberazione, nam all’interno della Chiesa
cattolica, da quei movimenti «di base» che spesso non hanno esitato ad
assumere posizioni critiche nei confronti della
gerarchia. Si pensi a Leonardo Boff, forse il più
conosciuto fra i teologi
della Liberazione, che a
proposito del suo impegno in Brasile (dove il
60% della popolazione è
totalmente escluso da
ogni diritto) parlava appunto di teologia della liberazione come prospettiva degli oppressi: liberazione innanzitutto dallo
sfmttamento, dalla fame,
dalla disuguaglianza sociale. La resurrezione di
Cristo, così, assume anche un simbolo sociostorico di liberazione dei
«popoli crocifissi».
Con gli Anni 90 anche
la teologia della Liberazione ha segnato una
svolta e ha visto l’emergere di soggetti nuovi,
che hanno preso in mano le redini del cambiamento sociale, o almeno
si muovono in quella direzione. Questo è il quadro accennato dal teologo della Liberazione José
Ramos Regidor, che lo
scorso 5 maggio è stato a
Pinerolo invitato dalla
Comunità cristiana di
base per parlare proprio
di «dove stanno andando
le teologie della liberazione». Vulcanico, come
lo ha definito Franco
Barbero, che coordinava
la serata, e dotato di una
notevole carica umana,
Regidor ha cercato di dare un’idea d’insieme della complessa e sfaccettata esperienza dei teologi
nel Terzo Mondo, sacrificando però a tratti la
chiarezza nel tentativo di
dire il più cose possibile.
«Si è passati da una concezione totalitaria del
mondo a una di società
civile - ha detto -. La rivoluzione si è frantumata in piccole utopie, e la
teologia della Liberazione oggi cerca di sostenere le rivendicazioni degli
indios, delle donne, degli
ecologisti: questo, in particolare, è l’ultimo impegno di Boff, che predica
un forte intreccio fra i diritti dei poveri e la salvaguardia del creato».
Ma in Sud America la
questione forse più rilevante è rappresentata
dall’esplodere di nuove e
vecchie culture, che si intrecciano al cristianesimo
formando continuamente gruppi e chiese, di cui
diverse sono a costituzione prevalentemente indigena (soprattutto in alcuni paesi, come il Guatemala, che conta 6 milioni
di indios su una popolazione totale di 10 milioni). «Sono nate chiese autoctone, che uniscono la
tradizione indigena al
Vangelo e che in molti casi sono gestite da indios
fin nell’amministrazione
dei sacramenti - spiega
Regidor - è importante
accettare l’altro senza
pretendere di assorbirlo».
C’è stata un’imposizione
della versione europea
del Vangelo, ha aggiunto
il teologo, e bisogna distinguere fra fede e cultura in cui si rivela. «Vogliamo un’evangelizzazione
deoccidentalizzata - ha
detto ancora - nella convinzione che nessuna
cultura può dare una risposta totalizzante su Dio
ma che, anzi, quando
parliamo di Dio la cultura
è piuttosto un limite».
■ Una mostra a Pinerolo
Disegna preistoria
e Medioevo
Sabato 13 maggio alle
ore 17 nel Palazzo del Senato in via Principi
d’Acaja a Pinerolo verrà
inaugurata la mostra «Disegna la tua Preistoria,
disegna il tuo Medioevo»,
a cura del Cesmap (Centro studi e museo d’arte
preistorica di Pinerolo).
La mostra espone fino al
28 maggio gli elaborati
degli alunni del Pinerolese che hanno partecipato
ai percorsi museali predisposti per avvicinarli ai
beni culturali del territorio: da questo lavoro di
«esplorazione» e di integrazione fra la scuola e il
museo sono nati i lavori
grafici, pittorici e sculto
rei che i ragazzi hanno
realizzato con diversità di
tecniche e linguaggi.
Nel percorso preistorico i ragazzi sono venuti a
contatto con la realtà
preistorica e protostorica
delle Alpi Occidentali
grazie alla collezione di
calchi originali del Museo di Pinerolo; nel percorso medievale hanno
invece osservato i principali edifici civili e religiosi del centro di Pinerolo
sotto il profilo archeologico, storico e architettonico. Gli elaborati della
mostra sono circa 400 e
sono il frutto di lavoro
individuale o di gruppo.
L’ingresso è libero.
Un bambino di strada a Rio de Janeiro
Gli appuntamenti di «Maggiolibri» a Pinerolo
Tecnologie della scrittura
DAVIDE ROSSO
SI è conclusa con un incontro, la sera
di martedì 2 maggio, dedicato alla
presentazione del libro La straniera di
Younis Tawfik la settimana di incontri
organizzati dal Comune di Pinerolo dal
titolo «Giornate di solidarietà 2000». La
serata, che ha visto tra i relatori oltre
all’autore anche il pastore valdese Giuseppe Platone, è stato l’ultimo di una
serie di appuntamenti che hanno portato al confronto oltre che con il mondo
della solidarietà anche con culture e
realtà differenti che occorre conoscere e
con cui bisogna imparare a confrontarsi. La presentazione del libro è stata tra
l’altro lo spunto per parlare di Islam ma
anche del quartiere San Salvario di Torino, e poi di integrazione e di rispetto
per le culture. Una serata arricchente
sicuramente che, a dispetto del tempo
non certo clemente, ha visto una discreta partecipazione di pubblico.
La settimana di solidarietà in qualche
modo ha introdotto l’altra importante
manifestazione ormai tradizionale della
primavera pinerolese: «Maggio libri».
Anche quest'anno la manifestazione
culturale presenta un interessante serie
di appuntamenti che si prot -arranno fino al 31 maggio. 11 calendario prevede
oltre a presentazioni di libri anche diverse mostre: segnaliamo tra l’altro
quella in programma sabato 13 e domenica 14 maggio nella biblioteca Alliaudi
La biblioteca Alliaudi
dal titolo «I segni nel tempo: trasformazione del carattere grafico e dell’illustrazione da Gutenberg a Bill Gates», e quella in programma al liceo classico, «Nascita e sviluppo dello stato italiano» curata dagli studenti dell’istituto. La manifestazione propone poi una serie di
esposizioni nei diversi m.usei cittadini,
alcune già in corso altre di prossima
apertura. 11 calendario di «Maggiolibri»
infine prevede per il pubblico più giovanile alcune animazioni teatrali tra cui
martedì 2 maggio alle ore 14,30-16,30 alla biblioteca ragazzi in corso Piave a Pinerolo «Fiabe libri e burattini» presentato dall’ass. «La terra galleggiante».
Le svariate sfumature del dibattito sulla politica dopo il voto regionale del 16 aprile
Le strategie per ricostruire il centro-sinistra
GIORGIO MERLO
La sconfitta della coalizione
di centro-sinistra alle recenti elezioni regionali è stata resa
àncor più clamorosa dal fatto di
essere stata considerata un referendum sul governo. Tuttavia
sarebbe un errore scaricare tutte le responsabilità su D’Alema.
U riflessione non può non partire anche da un’osservazione
che ritarda il «modello bipolare», cioè l’errore compiuto da
chi ha preteso di costringere gli
elettori a una scelta radicale: «o
ei qua p di là», a sinistra o a destra. AÌl’interno di questa semplificazione, imposta in nome
tlella modernizzazione, c’è la
principale causa dell’esplosione
uell’astensionismo, che ha congegnato al «partito del rifiuto»,
^ttasi il 30% degli elettori, in un
primo tempo a danno della destra, ma ora anche, e più, del
centro e della sinistra.
pa un lato il centro-sinistra, e
piu ancora la sinistra, ha smarùto le motivazioni dell’impegno
tradizionale, dall’altro la destra
tte saputo cavalcare, con dema8Cgia, Tonda liberista che domiquesta stagione dell’economia, diventando così un «polo
m protesta e di governo», alterativo a un centro-sinistra
!piz’anima. In sostanza, la sinisi è illusa di poter cavalcare
l’ondata liberista, di poter piegare un sistema plebiscitario alle proprie ambizioni, di non poter pagare alcun prezzo al disagio dei «vecchi» elettori che
continuano a chiedere «qualcosa di sinistra». Soprattutto la
coalizione di centro-sinistra
può avere un futuro e restare alternativa al blocco conservatore, solo se si dimostra rispettosa
delle «diversità», e in particolare
di ciò che rappresenta il centro,
la sua storia e il suo progetto di
società. Se il modello a cui si riferisce il centro-sinistra resta
quello plebiscitario, perché non
dovrebbe vincere chi è sceso in
campo per realizzare un progetto sociale darwiniano, per demolire il welfare, per concentrare il potere nelle mani di una
oligarchia?
Tra le analisi più attente,
quella di Massimo Cacciari spicca per la sua crudezza e originalità. Cacciari riconosce che Tonda di destra viene da lontano. In
tutto l’Occidente democratico si
parla di «rivoluzione conservatrice». E rischia di non essere
più sufficiente combattere Berlusconi solo sul fronte della par
condicio e su quello del conflitto di interessi. 11 leader del Polo
cavalca Tonda ultraliberista, che
aveva già travolto il «secolo socialdemocratico», assai prima
del crollo del muro di Berlino. E
su questo punto forse sono fragili e illusorie le barricate che si
alzano a difesa del localismo. 11
Veneto e la Lombardia, come la
Liguria e il Piemonte, non sono
solo in polemica con Roma;
sentono, molto forte, l’attrazione di Francoforte e di Parigi,
cioè del mercato globale e puntano a conservare il benessere
alimentato dal welfare, insieme
a una competitività che invece
dipende dal liberismo selvaggio,
pretendendo meno pressione fiscale, meno regole e più flessibilità del lavoro.
Cosa significa, rispetto a questi problemi reali, dire qualcosa
di sinistra? Anche in Europa, chi
ha pensato di rinnovare la politica della sinistra, ha parlato di
«terza via» e di «centro». Il federalismo è un elemento, ma non
il più importante, del rinnovamento della politica. E la stessa
polemica sulla cosiddetta «sussidiarietà» assume diversi significati a seconda che la sussidiarietà sia evocata dai conservatori, dai centristi o dai socialisti.
La stessa polemica nei confronti del temuto comunismo
non è lontanamente paragonabile al passato, quando non si è
mai ceduto alle tentazioni maccartiste, neppure nel tempo del
terrorismo e della guerra fredda.
Di tutt’altro segno è la strategia
di Fi, che non a caso si è alleata
con i post fascisti e con i leghisti.
11 centro-sinistra non è riuscito a
far capire che lo smantellamento
della previdenza o della sanità
pubblica riducono il peso della
spesa sociale sul bilancio dello
stato, poiché lo scaricano sul bilancio delle famiglie.
Infine, è giusto indicare la
«nuova costituzione» come il
punto strategico per unire la
coalizione di centro-sinistra.
Questione istituzionale e questione elettorale si legano strettamente. La cultura politica italiana è attraversata dalla tentazione del «cesarismo»; questa
tentazione, che si attenua nella
forma del partito personale e si
inasprisce nella teoria del capo,
non può essere messa alla base
di una federazione di centro-sinistra, che deve restare «pluralista» se vuole vincere la sfida
con il conglomerato conservatore. Ma la vera sfida politica,
culturale e programmatica per
vincere le elezioni del 2001 risiede nella capacità di compattare la coalizione di centro-sinistra, senza alimentare stupide
frammentazioni, improduttivi
protagonismi e sterili rivendicazioni partitocratiche. Se vogliamo concorrere alla vittoria politica sappiamo dove abbiamo
sbagliato. È sufficiente porvi rimedio con serietà, determinazione e convinzione.
NELLE CHIESE VALDESI
ASSEMBLEA 1° CIRCUITO — Si svolgerà venerdì
19 maggio, alle 20,30, nei locali della chiesa valdese
di Angrogna, l’assemblea del 1° circuito.
ASSEMBLEA 2° CIRCUITO — Venerdì 12 maggio,
alle 20,30, nei locali della chiesa valdese di San Germano, assemblea del 2“ circuito.
INCONTRO GIOVANILE — Domenica 14 maggio,
nei locali della chiesa valdese di Torre Pellice, incontro dei giovani del primo circuito sul tema del
giubileo biblico: la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il riposo della terra saranno gli
argomenti affrontati nella giornata.
FESTA SCUOLA DOMENICALE — Domenica 21
maggio le scuole domenicali del 1° e 3“ circuito
avranno la loro festa di fine anno a Agape.
GITA SCUOLA DOMENICALE — Le scuole domenicali del 2° circuito saranno in gita a Vallecrosia sabato 20 e domenica 21 maggio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 12 maggio,
alle 21, nella sala Beckwith, assemblea pubblica sul
tema stabili e sui progetti per la sala Albarin per la
«cascina Pavarin» e per il restauro dell’organo. La
prossima riunione quartierale sarà venerdì 12 maggio, ore 20,45 agli Airali.
MASSELLO — Domenica 14 maggio, alle 11,15,
assemblea di chiesa con relazione morale ed elezione del deputato al Sinodo e alla Conferenza distrettuale; in futuro i culti si svolgeranno regolarmente
tutte le domeniche.
FERRERÒ — Domenica 14 maggio, dalle 14,30, si
svolgerà il consueto bazar.
PINEROLO — Domenica 14 maggio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa; all’ordine del giorno la discussione sulla relazione morale.
POMARETTO — Domenica 14 maggio, ore 10, assemblea di chiesa con relazione annua.
PRAROSTINO — Domenica 14 maggio, bazar a
partire dalle 14,30.
TORRE PELLICE — Domenica 14, ore 15, alla Casa unionista, riunione dell’Unione femminile: si
parlerà del recente congresso Ffevm di S. Severa.
VILLAR PELLICE — Domenica 14, in concomitanza con la «Semaine du français», alle 10 culto in
francese; alle 20,30 culto serale con la corale. Domenica 14 e lunedì 15, bazar dell’Unione femminile.
VILLASECCA — Domenica 14 assemblea di chiesa
con relazione morale del Concistoro ed elezione dei
deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
Lutto a Luserna San Giovanni
Dino GardioI
predicatore locale
CUUDIO PASQUET
Giovedì 4 maggio la
comunità valdese di
San Giovanni e molti altri fratelli e sorelle si sono ritrovati per dare
l’estremo saluto a Dino
GardioI, scomparso all’
età di 85 anni. Era il più
anziano dei predicatori
locali del primo circuito,
e uno dei più anziani
della Chiesa valdese; aveva svolto questo servizio
soprattutto in vai Pellice,
ma anche in molte altre
comunità del 1 distretto.
La sua passione per il
servizio nella chiesa lo
aveva portato a operare
anche in altri campi: lo
ricordo in particolare
quale mio insegnante al
primo anno di catechismo trentun anni fa, epoca in cui i catechisti non
pastori erano piuttosto
rari. Per molti anni anziano di chiesa nel Concistoro di Luserna San Giovanni si era occupato di
tenere i contatti con L’eco
delle valli valdesi, come
corrispondente locale e
come responsabile degli
abbonamenti.
Nove mesi fa avevamo
annunziato TEvangelo
della resurrezione in occasione della dipartita di
sua moglie Marta. Questo lutto lo aveva segnato
profondamente, nel corpo e nello spirito, eppure
aveva continuato a tenere i contatti con la sua
comunità partecipando
regolarmente ai culti,
agli incontri tra pastori,
predicatori e diaconi del
mercoledì mattina, e recandosi quotidianamente all’Asilo per anziani,
dove la sua compagna
aveva trascorso gli ultimi
mesi della sua esistenza.
Proprio all’Asilo aveva ripreso la sua attività di
predicatore locale accettando di tenervi, saltuariamente, il culto del giovedì mattina.
Ha lasciato un foglietto
su cui erano riportati
parte del Salmo 23: «Anche se camminassi nella
valle delTombra e della
morte... io non temerei
nessun male» e l’ultimo
pezzo di Apocalisse 2,10
«Sii fedele fino alla morte
e io ti darò la corona della vita». Fedeltà a Dio,
anche nei momenti di
difficoltà e di dolore: bella testimonianza di vita e
speranza di vita eterna.
RADIO BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200- 96.550, Tel. 0121-954194
14
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PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Vai.ii \àldesi
VENERDÌ 12 MAGGIO 2000
venerdì i:
SPORT
PORTE APERTE ALLO SPORT
Dopo i molti appuntamenti di domenica scorsa in ben 15 Comuni delle Comunità montane pinerolesi legati
all’iniziativa «Porte aperte allo sport»,
ecco che con il prossimo fine settimana si segnalano varie gare e manifestazioni. Con arrivo previsto a San Maurizio di Pinerolo intorno alle 16, si svolgerà domenica 14 il 7“ trofeo ciclistico
Eco del Chisone per dilettanti under
23. Intanto prende avvio la 19=> edizione della Festa internazionale dello
sport organizzata dal 3S Luserna e Pinerolo: giovedì 11, al palasport di Pinerolo, torneo di pallavolo scolastico, a
partire dalle 8,30; mercoledì 17, alla palestra Alpi Cozie di Luserna San Giovanni, festa della pallamano delle
scuole elementari della vai Pellice, dal
le 8,30 e giovedì 18, analoga iniziativa,
dedicata al basso Pinerolese, alle 8,30
al palasport di Pinerolo. Sabato 20 alla
palestra di Luserna, campionati piemontesi Libertas di danza sportiva.
VOLLEY
Giornata negativa, per entrambe le
formazioni pinerolesi impegnate in B2;
il Cerutti, nel campionato femminile,
ha perso in casa al tie break per 3 a 2
contro il Valenza; ormai retrocesse da
tempo, le pinerolesi salgono a 20 punti.
I ragazzi del Body Cisco sono stati
battuti 3 a 0 ad opera di un Bellusco
che sperava ancora nella salvezza; la
loro vittoria è stata però vanificata dal
contemporaneo successo del Mondovì.
HOCKEY GHIACCIO
Domenica scorsa sono state poste le
basi per il prossimo campionato di serie
A; alla presenza dei rappresentanti delle
maggiori società (per il Valpelllce c’era
il presidente Cotta Morandini) e con la
«benedizione» del presidente federale
Bolognini, si è definito il numero di
«transfer», ovvero di stranieri e oriundi
che ogni società potrà tesserare. Su
pressione del Milano le altre società
hanno accettato la presenza di quattro
stranieri più, eventualmente, il portiere.
A questo punto hanno sottoscritto questa scelta soltanto nove società: Bolzano, Asiago, Alleghe, Merano, Vipiteno,
Fassa, Brunico, Valpellice e Milano.
Dunque sarebbero fuori rispetto all’anno scorso anche società come Auronzo,
Appiano, Como e Varese che avevano
chiesto un minor numero di stranieri.
Affollato concerto all'Unitrè
Duo pianistico sulla
«Divina commedia»
Il duo pianistico Elena Bossina e Alexia Dino ha
presentato giovedì 13 aprile per l’Unitrè di Torre Pellice un programma alquanto insolito. Nella prima
parte, di San Fiorenzo, un frate genovese (1834-1909),
brani ispirati alle tre cantiche della Divina Commedia. Per\’Inferno il compositore, con riferimenti ai
canti I e V, ha evocato l’atmosfera sconvolgente, attraverso la porta dell’Inferno, dove tra pene e tormenti domina la barca di Caronte. Nel Purgatorio,
con riferimento ai canti I, V e XI, la musica si ispira a
un mondo ancora travagliato ma in cui si intravede
già la speranza: infine nel Paradiso (I, VII, XIV e XXVII) regna la luce e beatitudine. Nella seconda parte il
duo ha eseguito «Rhapsody in blue» di Gershwin,
dando prova di affiatamento e completezza.
Pinerolo
Convegno
di monitori
% 14-21 maggio
Semaine
du français
S'"“.;.*-'Al «Forte» di Torre Pellice
Scuola di teatro
L’espressività teatrale diventa occasione di confronto fra ragazzi adolescenti dal 17 al 20 maggio al
teatro del Forte di Torre Pellice. L’iniziativa parte cialla compagnia Nonsoloteatro con l’appoggio della Comunità montana vai Pellice e del Comune di Torre
Pellice. Partecipano i ragazzi dell’istituto Alberti di Luserna San Giovanni e di Torre Pellice, il Collegio valdese di Torre Pellice, il liceo Porporato di Pinerolo, i
ragazzi del progetto «Futura ha vent’anni» e quelli del
laboratorio teatrale «Spazio giovani». Il programma
prevede quattro spettacoli. Mercoledì 17, ore 21,15, il
Liceo valdese presenta «Lisistrata»; giovedì 18, ore
21,15, l’Alberti di Torre Pellice propone «Cellulati» e
l’Alberti di Luserna presenta «Isole dentro»; venerdì
19, ore 20,30, serata «non stop» per un confronto in
scena con i ragazzi del Porporato, del Collegio valdese e del progetto «Futura ha vent’anni». Sabato 20,
ore 21,15, «Adolescenti perché?», laboratorio teatrale
«Spazio giovani» regia di Mauro Bricco della compagnia Stilema. L’ingresso al teatro del Forte è gratuito
fino a esaurimento posti (capienza 200 persone).
Alla AsI 10 di Pinerolo
Servizi sanitari
uniti in rete
L’Asl 10 di Pinerolo avvia da sabato 13 maggio un
programma pilota a livello regionale che si propone
di mettere «in rete» tutte le attività e i servizi domiciliari di tipo sanitario. L’Asl annuncia che questo progetto dovrà servire a coordinare tutta l’assistenza a
domicilio: «Tutti i servizi esistenti - spiegano all’Asl lavoreranno insieme per il singolo paziente». Ma questo nuovo percorso necessita di nuove metodologie
di lavoro e di adeguata formazione degli operatori. Il
programma prenderà perciò avvio con un «workshop» al teatro Incontro di via Caprilli; sono invitati i
medici di famiglia, quelli che operano nei diversi servizi ospedalieri e dei distretti, infermieri, Adest, operatori degli altri enti e del mondo del volontariato.
Anche quest’anno è
stato organizzato il consueto ritrovo per monitrici e monitori; l’appuntamento è previsto per le
ore 17 di sabato 13 maggio nei locali della chiesa
valdese di Pinerolo. Il tema dell’incontro sarà
«Come presentare i temi
difficili dell’Antico Testamento ai bambini», problema ricorrente nelle
spiegazioni delle lezioni
della scuola domenicale;
sarà presente, per introdurre e spiegare l’argomento, Mauro Pons, pastore di Torino. L’invito a
partecipare è rivolto a
tutti coloro che sono interessati all’argomento:
per ulteriori informazioni
rivolgersi all’animatrice
giovanile Anne Pilloud
(tei. 0121-75726).
Anche quest’anno si
rinnova l’appuntamento
con la «Semaine du français», un’iniziativa che si
sviluppa dalla collaborazione fattiva di numerose
istituzioni e associazioni
del territorio impegnate
nella comune valorizzazione della lingua francese. Iniziando da domenica 14 maggio con il culto
in francese nelle chiese
valdesi di Bobbio Pellice,
Villar Pellice, Angrogna,
Rorà, a partire dalla mattinata di lunedì 15 maggio sono molte le attività
previste nelle diverse
scuole della vai Pellice: fino a venerdì 19 gli studenti saranno alle prese
con le animazioni organizzate per la rassegna.
Dal lunedì al venerdì
alle ore 17 sulle frequenze di Radio Beckwith ci
saranno i racconti in
francese con «Les aristochats». Fra gli altri appuntamenti la festa delle
IV e V elementari prevista per martedì 16 alle
ore 17 al cinema Trento
con la proiezione di un
video e i canti degli allievi. Giovedì 18, sempre al
cinema Trento, è in programma in mattinata per
gli studenti, e in serata
per tutti, il film in francese «La mouette et le
chat» (La gabbianella e il
gatto), con ingresso libero. Domenica 21 la «Semaine» finisce con il culto in francese nelle chiese di San Giovanni e Torre Pellice. L’organizzazione è affidata, anche
questa volta, fra gli altri,
al Collegio valdese e
all’istituto Alberti, con la
direzione didattica di Luserna San Giovanni, le
associazioni culturali
«Libera Officina» e «La
Tarta Volante», il Centro
culturale valdese di Torre
Pellice e il Centre culturel français di Torino.
NELLE CHIESE VALDESI
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa:
tei. 51045-51.379
Ospedale Pomarelto
Tel; 82352-249
Sì ringrazia l'editore per lo spazio cortceeso
12 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Il coretto valdese di Torre Pellice
propone, alle 20,45, al teatro del Forte, uno spettacolo
di canzoni dal titolo «Le cahier»; replica domenica 14.
Ingresso gratuito, necessarie le prenotazioni presso la
libreria Claudiana.
VILLAR PEROSA: Alle 20,45, alla biblioteca, serata
con diapositive su «Il mondo degli insetti».
LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 20,45, nella saletta
d’arte del municipio, incontro su «Vivere nel 2000:
quali prospettive? Biotecnologie e cibi transgenici:
servizio o minaccia per l’uomo?».
PRAGELATO: Fino a domenica 14 maggio si svolge
la prima edizione del «week-end gastronomico-culturale», un nuovo modo di gustare la vai Chisone visitandone le bellezze e assaggiandone i prodotti tipici.
Per informazioni tei. 0122-78844.
PINEROLO: Alle 17, al circolo sociale di via Duomo
1, lo Zonta club promuove un incontro sul tema:
«L’intreccio di culture occasione e strumento di organizzazione della prospettiva femminile e di promozione di dialogo fra contesti culturali diversi». Intervengono don Vittorio Morero, Jolanda Curdi, Piera
Egidi Bouchard, Younis Tawfik.
13 maggio, sabato
PINEROLO: Alle 17,30 al Salone dei Cavalieri in via
Giolitti, presentazione del libro «Il teatro sociale di Pinerolo» di Alessandro Calzavara.
TORRE PELLICE: Per tutta la giornata, nell’isola pedonale, mercatino dei prodotti naturali.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Rocco, concerto a cura del civico istituto Corelli, «Musica nel
tempo e tempo nella musica...».
PEROSA ARGENTINA: Alle 14,30, nella sede della
Comunità montana, incontro su; «L’Europa delle comunità», con presentazione dei progetti comunitari
che riguardano le valli Chisone e Germanasca. Alle 21,
al teatro Piemont, serata con recital «Canta Europa».
PINEROLO: Alle 15, alla biblioteca Alliaudi, si apre
la mostra «I segni nel tempo; trasformazione del carattere grafico e delTillustrazione da Gutemberg a Bill
Gates». L’esposizione sarà visitabile anche domenica
dalle 10 alle 18,30.
14 maggio, domenica
CUMIANA: Dalle 9 alle 19, in piazza Martiri del 3
aprile, seconda «Fiera delle erbe e dei fiori».
15 maggio, lunedì
VILLAR PELLICE: In piazza Jervis e nelle vie limitrofe, fiera primaverile.
PINEROLO: Alle 20,45, al Seminario (aula unitrè) in
via Trieste 44 riprende la serie di incontri sul tema:
«Sdebitiamo...ci»; interviene il teologo Leonardo Boff,
membro della rivista internazionale Concilium.
18 maggio, giovedì
RINASCA: Si svolge la fiera «D’ie capiine».
TORRE PELLICE; Alle 15,30, per l’Unitrè, alla Casa
valdese, concerto della pianista Sarah Ferrando che
eseguirà musiche di Beethoven e Mendelsson.
19 maggio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della
Casa valdese, per il Gruppo di studio vai Imcerna, Elena Ravazzini Corsani presenta il romanzo di Piera
Egidi «Vent’anni appena». Ed. Leone e griffa: sarà presente l’autrice.
20 maggio, sabato
TORRE PELLICE: Alle 17, al Centro culturale, si
inaugura una mostra di pittura di Lucia Caprioglio,
dal titolo: «Galleria».
VILLAR PELLICE: Alle 21, nel tempio, concerto a favore della costruzione della nuova sala: ospite della
serata i «Comes des Alpes».
SERVIZI
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivatelefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
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Ferrerò: Valletti - Via Monte,
nero 27, tei. 848827
VAL PELLICE
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 14 MAGGIO
Luserna San Giovanni: Gri.
baudo - Via Roma 19 (Airali),
tei. 909031
SERVIZIO eliambulanza;
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE — I)
cinema Trento ha in programma, giovedì 11 maggio e venerdì 12, alle ore
21.15, Luna Papa; sabato
e domenica ore 2O,10e
22,20 e lunedì, ore 21,15,
Erin Brockovich - forte
come la verità di Steven
Sodebergh con Julie Roberts.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 12, ore
21.15, Una relazione privata; sabato 13, ore 21,15,
Gioco d’amore; da domenica (ore 15, 18, 21,15) a
giovedì (feriali ore 21,15)
Il miglio verde.
PINEROLO — La multisala Italia (tei. 0121393905) propone, nella
sala «2cento», da giovedì
Ila mercoledì 17, Panee
tulipani. Per feriali e festivi le proiezioni sono
alle 20 e alle 22,20; al sabato alle 20 e alle 22,30.
Nella sala «5cento» Avviso di chiamata.
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Il 6 maggio nella chiesa di San Maurizio a Pinerolo
Una nutrita rassegna canora
La terza rassegna canora di sabato 6 maggio
nella chiesa di San Maurizio di Pinerolo ha riunito cinque corali valdesi e
cattoliche, caratterizzate
da repertori misti e differenti fra loro, accompagnati anche da letture
che presentavano i pezzi
e li inserivano in una
cornice comune.
Ha iniziato la corale
valdese di San Germano,
diretta da Riccardo Bertalmio, che tra gli altri ha
proposto motivi di Bach
e Handel: ha continuato
la corale valdese di Bobbio-Villar Pellice, diretta
da Marco Poét, con brani
che spaziano dal tradizionale allo spiritual. Il
momento centrale della
serata è stato dedicato al
gruppo Fihavanana, diretto da Elena Martin:
hanno cantato canti coinvolgenti che arrivano
dal Sud Africa, dal Rio de
la Piata, dal Madagascar
e dallo Zaire.
La parola Fihavanana
in malgascio significa solidarietà, aiuto reciproco,
amicizia: proprio lo spirito che si viene a creare
nei villaggi in cui la gente
si aiuta nei momenti di
difficoltà. Il gruppo nacque nel 1992-93 dopo
contatti e scambi con la
Chiesa valdese e quella
del Madagascar, in cui
alcune persone, con l’intento di superare le barriere che dividono i
mondi, si sono proposte
come gruppo di accoglienza. Nella seconda
parte della rassegna corale ha cantato il coro St.
Peter’s Group, diretto da
Armando Caduro, esibendosi in brani spiritual
e gospel e ha concluso la
serata la corale Accordissonanti, diretta dal maestro Castagno.
Si è anche parlato della
situazione del debito
pubblico che i paesi in
via di sviluppo hanno accumulato nei confronti
dei paesi sviluppati, sottolineando come sia importante non solo azzerare il debito, ma anche
convertirlo in investimenti partendo, ad esempio, da un commercio equosolidale, pagando i prodotti che arrivano dal terzo mondo per il
loro vero valore, per ciò
che valgono e per il lavoro che questi prodotti richiedono alle persone.
ÏÏ A San Germano il 13 maggio
«Fisa» e organetto
Due musicisti di Lione
in un concerto basato
principalmente sull’intreccio fra la fisarmonica
cromatica di Roger e l’organetto di Christian, che
suona anche il violino e
canta. Christian Oller è
una figura «storica» del
folk francese, negli Anni
70 ricercatore e membro
dei gruppi «Le Grand
Rouge» e «Lo Jai», poi
sperimentatore di soluzioni innovative sull’«accordéon diatonique». Il
suo impegno negli ultimi
anni si è volto verso nuove composizioni che
spesso lo hanno portato
a lavorare per opere teatrali o grandi eventi, come i Giochi olimpici di
Albertville, utilizzando
un linguaggio originale,
dove le influenze folk si
fondono con suggestioni
jazz o di musica colta. In
questo contesto si muove il suo ultimo lavoro
per il teatro, confluito in
un Cd dove «bourrées»
tradizionali si alternano
a musiche dal sapore felliniano e a rivisitazioni di
pezzi di musica classica.
Roger e Christian
Roger Lassalle ha iniziai
la sua attività musicala
come fisarmonicista,
si è poi orientato verso a
chitarra e la musica jazz>
lavorando con noti soli'
sti, da Jean-Pierre Salva
a Christian Tabachidue musicisti propongono un viaggio musical
quanto mai vario, p'y
orientato verso la tradizione della Francia cen
trale, ma aperto alle mu
siche dal sapore contea
poraneo e alle diverse m
fluenze che hanno tac
colto nel loro lungo percorso professionale.
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i Ricordo
di un'amica
Alcune righe per ricordare
una sorella della Croazia, Vlasta Akacic, rimasta senza parenti e scomparsa in questi
giorni, ci sembrano indispensabili anche se non conosciamo molto della sua vita passata, sapendo solo che era
stata insegnante. Ma la sua
disponibilità, malgrado la sua
età avanzata, la sua pacata
precisione e la sua bravura
nella.traduzione orale dei sermQjii daH’italiano al croato,
nel mesi invernali in cui da
Trieste il pastore Renato CoTsson predicava quindicinalmente ad Abbazia o Fiume
pochi anni fa, dall’inglese e da
altre lingue, a seconda degli
oratori, ci lasciano di lei un ricordo dolcemente sereno.
L’ultima volta che ha tradotto, mentre aveva detto che
non se la sentiva perché orami an^malata, è stata al numeroso incontro delle chiese
luterane, con presenza riformata, croate a Rijeka (Fiume)
l’autunno scorso, quando, vedendo la difficoltà di altri traduttori, che dovevano passare dall’italiano all’inglese e
poi al croato, si è lanciata lo
stesso a farlo, chiedendo una
sedia per stancarsi meno.
È stata una delle prime
persone a far rivivere le comunità evangeliche di Fiume-Abbazia; scriveva nel febbraio 1991 a Sauro Gonardi a
proposito del primo culto del
3 febbraio (dopo gli ultimi
culti regolari del 1947, quando il past. Carlo Gay aveva
dovuto abbandonare tutto a
causa della guerra): «Questa è
una data importante per la
piccola chiesa di qui: eravamo presenti in sette fedeli
(...); gli evangelici sono dispersi in piccoli gruppi in di
versi luoghi in Croazia e noi
non abbiamo pastori. Prima
di Natale il pastore Lino Lubiana (dalla Norvegia) è venuto a Fiume per cercare e
raccogliere i membri della
nostra chiesa evangelica e ne
ha trovati alcuni (...). A Dio
nulla è impossibOe e può ravvivare e rinnovare quello che
è già morto».
Marie-France Maurin
Trieste
Riforma
e restaurazione
Caro direttore,
si sa che a leggere i giornali
si impara qualcosa. Particolarmente istruttiva è la lettura deU’articolo di M. Politi
[La Repubblica, 29 aprile).
Dal titolo si apprende che il
papa o la chiesa (cattolica)
«rileva i 350 miliardi» che
Zambia e Guinea devono
all’Italia. Detto così non si
può che rimanere ammirati.
Andando oltre il titolo, si apprende che per l’operazione
è stata lanciata una sottoscrizione dalla quale si pensa di
ricavare dai 50 ai 100 miliardi. Se poi si pensa che l’Italia
potrebbe cedere a prezzi
stracciati (cosa che non è insolita in casi di debiti inesigibili) il titolo sul debito dei
due paesi poveri, e che il papa, in teoria, non pagherebbe
più di 35 miliardi, si capisce
che l’operazione potrebbe
fruttare, alla Chiesa cattolica,
intorno a 65 miliardi, oltre
aH’immagine del bel gesto.
Forse il prossimo agosto in
Assemblea-Sinodo si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di «pagare»,
si fa per dire, i debiti di qualche altro paese, magari con
un debito più alto.
Ma non è soltanto la lettura
dei quotidiani che ci stimola
alla riflessione. Anche Riforma riesce nell’intento. Sul
numero del 28 aprile, nella
pagina della cultura, appare
un articolo di Daniele Fortuna. Vi si riferisce di una conferenza del teologo cattolico
Giovanni Cereri, sulla riforma
cattolica. Riformatore viene
chiamato il papa Gregorio
VII. In effetti si tratta del papa che, oltre alla riforma liturgica, si battè nella lotta
per le investiture scatenando
non poche guerre e diventando un personaggio fortemente discusso prima e dopo la
sua morte. Come riformatore
viene presentato il Concilio
Laterano IV (1215), quello,
convocato da Innocenzo III,
che vietò ai valdesi dì predicare e lanciò la crociata contro i catari, gli albigesi e i vaidesi stessi. Dunque, se riformatore era il Concilio, i vaidesi che cos’erano? Il concilio di Costanza viene presentato come «un altro grande
Concilio di riforma». Di quella riforma ne sperimentò
qualcosa Jan Hus, il riformatore boemo, andato a Costanza con un salvacondotto
e finito sul rogo.
I lettori di Riforma comprenderanno bene che il nostro giornale è aperto a tutti
ma su certi contributi, se proprio li si vuole pubblicare,
una certa postilla non guasterebbe. Intanto bisognerebbe aver chiaro che una cosa è la riforma, un’altra cosa
è la restaurazione. Non tutto
quel che provoca dei cambiamenti è riforma e, soprattutto, il concetto di riforma andrebbe legato a questioni
prevalentemente teologiche,
non già a questioni di potere
perseguito con guerre, crociate e torture. Una corretta
rivisitazione della storia dovrebbe chiamare le cose col
giusto nome, altrimenti le richieste di perdono del papa
r Librerie
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MILANO: via F. Sforza,
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Casa Caros - Reggelló
CAMPI PER CADETTI
E PRECADETTI
Si terrà a Casa Cares (Reggelló) dal 1° alT8 luglio un campo precadetti dal titolo «Salpiamo insieme alla ricerca del
tesoro» a cui seguirà, dal 27 agosto al 5 settembre, il campo
cadetti «...è una vita di paure o sono paure da vive’'e?».
Perle iscrizioni rivolgersi a Casa Cares, tei. 055-8652001,
fax 055-8652900; e-mail: cares@centroin.it
Passatempo
(D. Mazzarella)
32. Così è definito il Signore
in un famoso inno di
Lutero
26 27
■
32
Orizzontali
Portò tabacco in Europa
Termine per indicare un
insieme di cose del più
svariato tipo
Scimmia catarrina quasi
esclusivamente vegetariana
Ambo... a metà
Eseguire motivi ornamentali su un tessuto
Padre di un’eresia condannata dal concilio di
Nicea
13. Accordo per fini illeciti
17. Valle del Trentino
21. La passione per costei fu
fatale a Sansone
22. Mettersela in pace vuol
dire rassegnarsi
25. Comune in provincia di
Prosinone
28. Isola visitata dall’apostolo Paolo nel suo primo
viaggio missionario
30. Simpatico alieno protagonista di un famoso film
31. Corta spada a due tagli
Verticali
Iniziali dello scrittore
Calvino
L’apostolo Paolo scrisse
loro due lettere
Veniva usato in Israele
nella consacrazione dei
re
Colpo delle nocche alla
porta
Termine che designa il
popolo gitano
Chiude a tarda ora
Conclude la preghiera
Predicatori itineranti
nelle comunità valdesi
medievali
Sfamò gli ebrei nel deserto
Un libro del Nuovo Testamento
Consonante dell’alfabeto greco
Il primo uomo
Profeta che fece guarire
dalla lebbra Namaan il
Siro
Fu giudice in Israele
Fastidio, tedio
Mosè addolcì le acque di
questa località
Et cetera
Nel vangelo di Giovanni
è messa molto in risalto
quella di Gesù
Conferenza Distrettuale
Iniziali del regista Germi
2.
3.
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5.
6.
7.
8.
10.
12.
14.
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26.
27.
28.
29.
non si calano nella vita, spirituale e culturale dei cattolici.
Si tratta di rifiutare ogni mistificazione della storia, ogni
«negazionismo».
Salvatore Rapisarda
Catania
il Per una
scuola laica
La neocostituita «Associazione 31 ottobre: per una
scuola laica e pluralista promossa dagli evangelici italiani» ha l’assoluta necessità di
estendersi su tutto il territorio nazionale tesserando (socio collettivo almeno L.
50.000 annue, socio individuale lire 20.000) sia soggetti
collettivi (chiese, associazioni
centri culturali, fondazioni,
ecc.) che individuali (docenti,
non docenti, genitori, studenti). La nostra associazione non è riservata unicamente agli evangelici, ma a tutti
coloro che dai più diversi versanti ne condividano le finalità e gli obiettivi. Si può richiedere lo Statuto alla Federazione delle chiese evangeli’ ca in Italia, via Firenze 38,
00184 Roma, oppure a Francesco Grassi, viale Augusto
71, 80125 Napoli, tei. 0815932991, 081-8087290, celi.
0360-633880, e-mail: francograssi@libero.it.
Rosanna Ciappa, presidente
PARTECIPAZIONI
I hecrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278- fax 657542.
RINGRAZIAMENTO
«to sono la resurrezione
e la vita; chi crede in me,
anche se muore, vivrà e
chiunque crede e vive in me
non morirà mai»
Giov. 11,26
I familiari tutti del caro
Dino Gardiol
profondamente commossi per la
dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, nell'lmpossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che con
presenza, scritti e parole di
conforto hanno preso parte al loro grande dolore. Si ringraziano
l'Asilo valdese di San Giovanni,
l’Ospedale valdese di Torre Penice, i pastori Claudio Pasque! e
Mario Berutti, l’Associazione nazionale alpini e l’Associazione
nazionale mutilati e invalidi di
guerra.
Luserna San Giovanni
10 maggio 2000
RINGRAZIAMENTO
«È preziosa agii occhi
dei Signore ia morte
dei suoi fedeli»
Salmo 116, 15
Si è spenta serenamente, dopo lunga malattia
Stella Motta Sciclone
Lo annunciano il marito Vincenzo, i figli Gianna e Gabriele e
il genero Vincenzo Terpolilli che
ringraziano le comunità di Vasto
e San Salvo e quelle dei paesi
vicini per la solidarietà e testimoninza dimostrate in questa triste
circostanza.
Vasto, 3 maggio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Ho pazientemente
aspettato l’Eterno, ed egli
si è chinato su di me e ha
ascoltato il mio grido»
Salmo 40, 2
La figlia e i familiari di
Filippina Grill
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che in vario modo hanno
preso parte al loro dolore.
Un grazie di cuore alla dottoressa Anita Taraselo, al pastore
Emanuele Fiume, alle infermiere
del Servizio territoriale, alla Greca Verde di Frali e di Perosa Argentina e a tutti coloro che si sono prestati per assisterla durante
la malattia.
Ghigo di Frali, 6 maggio 2000
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23
È stata chiamata dal Signore
Rosa Acinelli Palanca
La famiglia ringrazia la Casa
valdese di Rio Marina per la dimostrazione d’affetto ricevuta.
Un ringraziamento particolare al
diacono Massimo Long per la
sua disponibilità e testimonianza.
Isola d’Elba, 12 maggio 2000
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
È deceduto a Morbegno (So)
Jean-Louis Peyronel
di anni 75
Ne danno l’annuncio la moglie
Anna, i figli Marina e Gianfranco,
le sorelle Maddalena, Susanna,
Marina e Adriana.
Morbegno, 4 maggio 2000
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PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
Dopo la visita in Cecenia dell'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani
Il patriarca Alessio critica l'Occidente
Secondo il primate della Chiesa ortodossa russa, le delegazioni occidentali inviate in Cecenia
«non vedono quello che non vogliono vedere e non sentono quello che non vogliono sentire»
II. patriarca Alessio II, primate della Chiesa ortodossa
russa, ha accusato le organizzazioni internazionali dei diritti della persona di avere
«due pesi e due misure» nella
loro valutazione della politica
russa in Cecenia. Reagendo
alle critiche di Mary Robinson, Alto Commissario dell’
Onu per i diritti umani, e
daU’Assemblea parlamentare
del Consiglio d’Europa, il patriarca Alessio II ha dichiarato: «Coloro che vengono nel
nostro paese, in rappresentanza deH’Assemblea parlamentare o delle Nazioni Unite, non vedono quello che
non vogliono vedere e non
sentono quello che non vogliono sentire».
Il patriarca rispondeva, il 7
aprile scorso, alla televisione
russa, alle domande poste dai
giornalisti sulla decisione
dell’Assemblea parlamentare
del Consiglio d’Europa di
chiedere al Comitato dei ministri di sospendere la Russia
qualora quest’ultima non
proclamasse un cessate il
fuoco e non avviasse un dialogo politico con tutti gli elementi del popolo ceceno.
L’Assemblea parlamentare, i
cui membri vengono scelti dai
Parlamenti nazionali, ha d’altra parte sospeso il diritto di
voto della delegazione russa.
«Esse [le delegazioni occidentali] vedono soltanto ciò
che è stato chiesto loro di vedere. e accusano il governo e
l’esercito russi di peccati e di
crimini», ha proseguito il patriarca, aggiungendo che le
delegazioni dell’Europa occidentale «non hanno visto i
crimini che sono stati com
messi e vengono commessi
dai combattenti [cecenij... i
quali prendono degli ostaggi,
li torturano e li assassinano».
L’azione del Consiglio d’
Europa ha profondamente irritato i leader russi. Anche se
analisi politiche ritengono
che l’espulsione della Russia
sia improbabile (tale misura
può essere adottata solo dal
Comitato dei ministri, composto dai ministri degli Esteri
degli stati membri del Consiglio, e non dall’Assemblea
parlamentare) la decisione
presa da quest’ultima all’inizio di aprile viene vista a Mosca come la prima grande
minaccia di isolamento a livello internazionale.
1 ministri degli Esteri e della
Difesa russi hanno accusato
l’Assemblea parlamentare di
schierarsi dalla parte dei terroristi ceceni. Il Cremlino,
benché si dichiari disposto a
cooperare con organizzazioni
internazionali come l’Unione
europea e il Comitato internazionale della Croce Rossa,
ha precisato che nessun’altra
missione d’inchiesta dell’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa sarebbe
stata autorizzata a recarsi in
Cecenia. Il Cremlino ha inoltre sottolineato che la Russia
proseguirà i suoi sforzi in vista di eliminare ogni resistenza armata in quella Repubblica a maggioranza musulmana e ha respinto vigorosamente tutti «gli ordini» provenienti dall'estero.
Nel corso dell’intervista, il
patriarca ha parlato della visita in Cecenia di Mary Robinson. ex presidente dell’Irlanda. Al termine della sua visita, la Robinson ha parlato
delle violazioni dei diritti della persona commesse dai militari russi in Cecenia.
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Grozny, capitale della Cecenia: una città fantasma dopo i'intervento deiie truppe russe
Così come la popolazione
russa, la Chiesa ortodossa
russa ha appoggiato la campagna militare di Mosca in
quella regione del Caucaso
del Nord, Iniziata la scorsa
estate quando Mosca ha deciso di fermare le incursioni
dei ribelli ceceni nella Repubblica vicina del Daghestan. L’appoggio a questa
campagna militare si è ulteriormente rafforzato quando
alcuni attentati hanno distrutto edifici in diverse città
russe, facendo centinaia di
vittime. La responsabilità di
questi attentati è stata riversata sui terroristi ceceni.
«Si dice spesso [ad Ovest]
che si deve pensare ai civili ha affermato il patriarca - ma
erano civili coloro che vivevano negli edifici di Mosca e
di Vologdonsk [città industriale di 190.000 abitanti]
che sono stati spazzati via da
quelle esplosioni. Ed erano
civili coloro che vivono nel
Daghestan che è stato invaso dai combattenti [ceceni].
Per questo. l’Occidente deve
smetterla di avere due pesi e
due misure circa le azioni della Russia in Cecenia». Alessio
II ha aggiunto che l’Occidente
aveva agito allo stesso modo
l’anno scorso rispetto alla si
tuazione nei Balcani: «I crimini dei terroristi albanesi sono
stati ignorati, e i serbi sono
stati accusati per tutto quello
che succedeva ]in Kosovo]».
Il mese scorso il Sinodo
della Chiesa ortodossa russa
ha pubblicato una dichiarazione che esorta lo stato e le
organizzazioni ecclesiastiche
a fornire tutta l’assistenza
possibile ai civili ceceni e russi nel Caucaso del Nord in vista del ripristino di «una via
pacifica» nella zona. Il Sinodo ha inoltre chiesto al governo russo di «trattare umanamente» i combattenti ceceni che si sono arresi, (eni)
Il presidente dell'Associazione dei comunicatori cristiani
Ecuador: la situazione sociale è esplosiva
Tre mesi dopo la mobilitazione autoctona e popolare
che ha rovesciato il presidente Jamil Mahuad, l’Ecuador
sta attraversando una difficile crisi politica e sociale, che
potrebbe sfociare in una situazione esplosiva. È quanto
ha dichiarato David Silva,
presidente dell’Associazione
dei comunicatori cristiani
dell’Ecuador. Eondata nel
1988, questa Associazione
riunisce una cinquantina di
giornalisti e comunicatori
dell’Ecuador, cattolici romani e protestanti, che lavorano
per media religiosi e laici.
«Il punto di partenza di
ogni analisi presente e futura
dell’Ecuador è la drammatica situazione economica e
sociale che sta attraversando
il paese, conseguenza del
modello di riaggiustamento
attualmente in atto», dice
Silva. La manifestazione più
visibile di questo fenomeno
è l’attuazione del programma di «dollarizzazione» imposto dalle autorità e raccomandato dalle istituzioni finanziarie internazionali. Le
autorità hanno soppresso il
sucre come moneta nazionale e decretato l’uso del dollaro americano come moneta
di scambio in tutto il paese.
Questo provvedimento,
che ha già provocato un aumento importante dei prodotti di base e quello dei costi
dei trasporti, raggiungerà il
suo punto culminante alla fine di giugno. Infatti, il governo prevede di aumentare il
prezzo dei combustibili, il
che potrebbe significare un
costo di cinque a sei volte superiore a quello attuale. «Allora, scatterà tutto e un possibile scenario sarà raggravarsi della tensione sociale se
le autorità non avvieranno
una politica di compensazione sociale per sostenere i settori più colpiti della popolazione», spiega Silva.
Questo fenomeno viene ulteriormente amplificato dal
fatto che l’Ecuador, insieme
al Perù e all’Honduras, è uno
dei tre paesi latinoamericani
in cui regna la più grande ingiustizia a livello della distribuzione delle ricchezze. Secondo i dati del Consiglio nazionale dello sviluppo (Gonade), il 69% degli ecuadoriani
sono colpiti dalla povertà.
«La disoccupazione è in aumento. Se consideriamo insieme la disoccupazione e il
sotto impiego, dobbiamo
parlare del 60% circa della
popolazione», sottolinea Silva per spiegare il rischio di
un’esplosione latente a causa
della situazione disperata di
ampi settori sociali.
In un documento dello
scorso ottobre l’Unicef (il
Fondo per l’infanzia dell’
Onu). ha precisato che la percentuale di ecuadoriani che
hanno meno di due dollari al
giorno era passata dal 38% al
44% durante il 1999. Questa
situazione si va deteriorando
sempre di più da qualche anno e il debito estero svolge
una parte decisiva in tale degrado. Tra il 1980 e il 1999, le
spese sociali sono calate dal
38% al 20% del budget nazionale; nello stesso periodo, il
servizio del rimborso del debito è stato moltiplicato per
cinque, dall’8% al 41%. Per
Silva, che fin dagli Anni 70 lavora con gruppi progressisti
della chiesa, il futuro è incerto: «Anche se non sono futurologo. il Paese potrebbe essere teatro di esplosioni sociali violente nei prossimi mesi», ammonisce. Il 21 gennaio
scorso rappresentanti di di
versi settori della società, guidati dal movimento autoctono, che rappresenta il 20%
della popolazione nazionale,
hanno occupato la sede del
Parlamento a Quito, capitale
del paese. Questo evento, in
un periodo di grande tensione politica, ha provocato le
dimissioni del presidente che
è stato sostituito dal vicepresidente, Gustavo Noboa:
«Questo dimostra l’esasperazione dei cittadini più sfruttati, che formano la maggioranza e la forza crescente del
movimento sociale».
Va ricordato che dieci giorni prima dei fatti di gennaio
c’era stata la creazione del
Parlamento dei popoli, struttura di riflessioni e di proposte alternative, che riunisce
rappresentanti di organizzazioni autoctone, di associazioni femminili, di gruppi di
vicini, di studenti e di intellettuali di tutta la società civile.
Il vescovo cattolico Luis Luna
Tobar presiede il Parlamento
di Cuenca. In futuro, dice Silva, questi Parlamenti potrebbero svolgere un ruolo decisivo in caso di esplosione sociale. Essi possono presentarsi
come proposte alternative di
potere, dato l’enorme discredito del governo e di una parte della classe polita e del parlamento. «La forza autoctona,
nella sua grande maggioranza
cristiana, cattolica e protestante, e quella del movimento sociale appaiono, nonostante la gravità della situazione attuale del paese, come
un reale lume di speranza. È
un fattore essenziale, quando
si sa che oggi, a livello del modello economico e sociale di
riaggiustamento, l’Ecuador
appare come un paese non vivibile e senza via di uscita», ha
concluso Silva. (eni)
VENERDÌ 12 MAGGIO 2000
Dopo la vicenda di Elian Gonzales
Il ruolo delle chiese nel
futuro prossimo di Cuba
Secondo il nuovo segretario generale del Consiglio
delle chiese di Cuba (Ccc), le
chiese protestanti di quel
paese si preparano a svolgere
un importante ruolo di mediazione nel periodo di cambiamento e di transizione che
dovrebbe iniziare fra breve.
Reinerio Arce, che si esprimeva il 19 aprile scorso in un
dibattito pubblico presso
rinterchurch Center di New
York, tre giorni prima dell’intervento delle autorità federali per restituire il piccolo
Elian Gonzales a suo padre,
ha citato questa vicenda per
mostrare come le chiese di
Cuba possano collaborare
con partner ecumenici negli
Usa e aiutare a riavvicinare
cubani e americani nonostante l’ostilità che continua
a manifestarsi tra Washington e l’Avana.
All’inizio del litigio sulla
custodia del piccolo Elian, il
Ccc e il Consiglio nazionale
delle chiese Usa hanno collaborato per fare da mediatori
e per contribuire a riportare
Elian a suo padre. «La chiesa
è stata Tunica passerella tra
Cuba e gli Usa», ha dichiarato Reinerio Arce, il quale si
aspetta che tale ruolo si svilupperà negli anni futuri: «Le
chiese continueranno a svolgere un ruolo importante
nella trasformazione della
società cubana», ha aggiunto.
Secondo Arce, questo ruolo
consisterà in parte nel fare da
«passerella» tra i due governi,
così come tra i cubani che vivono a Cuba e quelli che vivono negli Usa; il caso Elian
ha dimostrato a che punto
sarebbe necessaria la riconciliazione. «Bisogna pensare
fin da ora a quelli che saranno i nostri rapporti dopo che
l’embargo economico sarà
stato tolto», ha dichiarato
prima di aggiungere che le
chiese americane dovrebbero
continuare ad agire a questo
fine: «Bisogna avviare il dialogo per preparare il futuro».
Reinerio Arce ha detto che
il caso Gonzales potrebbe
servire da modello perché i
Consigli delle chiese dei due
paesi hanno collaborato all’instaurarsi di rapporti più
stretti tra i rappresentanti dei
due paesi. «Il caso Elian illu
stra il genere di collaborazione che potrebbe esserci», ha
dichiarato Arce, nominato
segretario generale del Consiglio delle chiese di Cuba,
fondato nel 1941 e che conta
oggi 25 confessioni differenti
nonché 11 organizzazioni
ecumeniche affiliate.
Da qualche anno, il Ccc si
occupa soprattutto di assistenza umanitaria e di soc.
corso e ha lanciato progetti
centrati sulla salute e l’ambiente. Ha inoltre fondato un
centro per lo studio della religione a Cuba. Il futuro di Cuba dopo il pensionamento o
la scomparsa di Fidel Castro,
che ha ora 73 anni, è da tem
po oggetto di intense conget
ture. Qualunque cosa succe
da, bisogna aspettarsi prò
fondi cambiamenti alTinter
no della società cubana. La
controversia provocata dal
caso Elian potrebbe accelerare questi cambiamenti. Fidel
Castro si è congratulato del
fatto che le autorità americane abbiano deciso di restituire Elian a suo padre. Uno scenario possibile è la fine dell’embargo che da 40 anni gli
Usa impongono a Cuba: questo permetterebbe un afflusso
massiccio di capitali a Cuba.
Una parte di questo denaro
appoggerebbe probabilmente
l’arrivo di grandi chiese missionarie americane.
Secondo Arce, uno dei vantaggi del blocco americano è
stato che le chiese cubane
hanno potuto svilupparsi liberamente, indipendentemente da queste grandi chiese. Alcuni temono che le
grandi chiese missionarie si
stabiliscano a Cuba e, sostenute da notevoli fondi americani, minaccino le chiese cubane. Reinerio Arce sottolinea
che occorrerà uno sforzo ecumenico considerevole per
preservare il vigore e l’unità
delle chiese attuali. Per molto
tempo, le autorità cubane
hanno limitato le attività delle
chiese ma da una diecina
d’anni le chiese conoscono
un certo rinnovamento e una
maggiore libertà. Lo scorso
anno, secondo le stime del
centro studi del Ccc, vi erano
300.000 protestanti e 280.000
cattolici praticanti su II milioni di abitanti. (eni)
Organizzata dal Consiglio delle chiese
Zimbabwe: il partito di
Mugabe diserta la riunione
Il partito del presidente Robert Mugabe, lo Zanu-Pf, non
ha partecipato alla riunione
convocata il 26 aprile scorso
dal Consiglio delle chiese
dello Zimbabwe (Zcc) per
tentare di frenare l’escalation
della violenza che finora ha
fatto dieci morti e diversi feriti. Lo Zcc aveva organizzato
l’incontro in vista di aiutare i
leader politici a impegnarsi a
fare cessare gli scontri. Una
parte delle violenze è scoppiata tra membri dello ZanuPf e membri del Movimento
per il cambiamento democratico (Mdc) di Morgan
Tsvangirai, che si oppone al
regime di Mugabe.
Secondo alcune fonti dello
Zcc, il segretario dell’amministrazione nazionale dello
Zanu-Pf, Didymus Mutasa,
ha dichiarato che il suo partito non poteva sedere a fianco
di rappresentanti del Mdc.
Morgan Tsvangirai, un ex
leader sindacalista, era presente alla riunione al termine
della quale rappresentanti
del clero e dei politici hanno
riconosciuto la necessità del
dialogo e della tolleranza da
parte di tutti i partiti politici.
La stessa fonte ha aggiunto
che lo Zanu-Pf ritiene che il
Consiglio delle chiese abbia
un atteggiamento partigiano
per via della sua partecipazione attiva nella formazione
dell’Assemblea costituzionale
nazionale (Nca) che ha fatto
campagna contro il progetto
di Costituzione presentato dal
governo (in seguito lo Zcc ha
ritirato il suo appoggio alla
Nca, rimproverandole la sua
politica partigiana e sottolineando la necessità per lo Zcc
di avere una posizione imparziale in politica).
Al termine della riunione.
il
segretario generale dello Zcc,
Densen Mafinyane, ha sottolineato che «la mancanza di rispetto e di tolleranza verso gl>
altri, l’intimidazione, il non rispetto della legge e la mancanza di informazione da parte della gente, hanno contribuito alla violenza».
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