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Anno 128 - n. 21
22 maggio 1992
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
tTìT-CA valdese
?Ü066 T03BE PEILIOS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FIMANZIAMENTI ECCLESIASTICI
GERMANIA
Il reddito e le chiese Boriino Est:
Nonostante lo scorso Sinodo non si può ancora
destinare l’otto per mille alle nostre chiese
Siamo a maggio. Tutti noi titolari di un reddito dobbiamo
pensare a fare l’esame di quanto abbiamo guadagnato nel ’91
e dichiararlo al fisco. Su questo
dovremo pagare le tasse in base
al principio secondo cui « tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione
della loro capacità contributiva »
(art. 53 della Costituzione).
I principi però devono essere
tradotti in pratica e la legislazione 9 la prassi tributaria italiana sono assai lontane dall’equità fiscale. A pagare le tasse sono i « forzati dell’onestà », cioè
i lavoratori dipendenti che non
possono evadere od eludere in
alcun modo il tributo. A tutti
gli altri il sistema fiscale del nostro paese offre una pluralità di
meccanismi per ridurre legalmente il loro « contributo alle
spese pubbliche », ma offre anche l’impunità a coloro che le
tasse non vogliono proprio pagarle. In questi giorni i fiscalisti hanno il loro da fare per cercare di applicare al meglio per
i loro clienti un ennesimo condono fiscale. L’indulgenza questa
volta è plenaria: il condono è
« tombale », come si dice.
II modo con cui « le spese
pubbliche » vengono fatte è messo in questione dall’opinione
pubblica. Ci si può fidare dello
stato dopo che i giudici hanno
scoperto giri di tangenti, dopo
che qualsiasi acquisto o appalto
pubblico è soggetto al « pizzo »
del sistema politico?
In questo clima di sfiducia
crescente verso lo stato e le sue
istituzioni si inserisce la proposta di alcune chiese di devolvere l’8 per mille del gettito delTlrpef alla loro azione e attività.
Domenica scorsa in tutte le
chiese cattoliche italiane si è
svolta la « giornata nazionale
per il sostegno economico della
chiesa». Una giornata in cui i
parroci hanno spiegato come la
Chiesa cattolica ha utilizzato i
soldi avuti dallo stato (406 miliardi quale acconto dell’S per
mille dell’Irpef) e quelli avuti dai cittadini (41 miliardi nel
’91) e che questi ultimi potranno dedurre dalla dichiarazione
di quest’anno. Una giornata in
cui i parroci si sono fatti propagandisti delle ragioni per finanziare la Chiesa cattolica attraverso il meccanismo fiscale. Per
questo sono in distribuzione 16
milioni di dépliant e saranno affissi 150.000 manifesti. « Siamo
noi ad aiutare tutto il mondo »
è lo slogan della Chiesa cattolica che accompagna l’invito a
firmare la casella relativa alla
chiesa dei moduli 740, 201, 101.
Il messaggio ricorda poi che firmare per l’8 per mille non comporta il pagamento di una tassa in più; la scelta non costa
nulla e permette alla Chiesa cattolica di fare molto.
Oltre ai parroci è sceso in
campo anche il quotidiano economico della Confindustria « Il
sole - 24 ore », che col suo numero di lunedì ha diffuso un
supplemento dettagliatissimo su
come fare per finanziare la Chiesa cattolica (e le altre due chiese: quella avventista e le Assemblee di Dio, anche se nell’inserto vi sono solo accenni a que
ste ultime).
I giornali poi stanno ospitando le pubblicità delle chiese per
la firma della casella dell’8 per
mille.
« Dài »: è lo slogan scelto dalla Chiesa avventista per chiedere ai 29 milioni di contribuenti
italiani una firma sui moduli fiscali. Saranno 3 milioni e mezzo i dépliant che verranno distribuiti di qui al 30- giugno, oltre a spot pubblicitari in televisione e inserzioni sui giornali.
Gli avventisti dichiarano l’uso
dei fondi (non per fini religiosi
ma solo sociali e umanitari), soprattutto che « la firma non costa niente » e concludono: « Il
tuo otto per mille. Dallo a chi
sa dare ».
Fuori dalla grande competizione pubblicitaria sono invece le
Assemblee di Dio, che si limitano a dépliant più ad uso interno che del grande pubblico.
Nonostante il voto del Sinodo
’91, non è possibile né portare
in deduzione dai redditi le somme versate per il sostegno del1 ) chiese valdesi e metodiste, né
chiedere con una firma che esse siano destinatarie di una quota dell’8 per mille. La Tavola ha
nominato una commissione per
la trattativa con lo stato per la
modifica dell’Intesa (approvata
nell’84 e che non prevede questa possibilità) ma questa non
è ancora iniziata, anche se il governo Andreotti ha risposto positivamente.
Giorgio Gardiol
la tranquillità è finita
I problemi dell’ex RDT: deresponsabilizzazione dell’individuo e dilagare di truffatori e criminali - Una lotta per la sopravvivenza
Durante la scorsa Pasqua ho
intervistato il pastore Johannes
Langhoff della Martin-LutherGemeinde di Berlino-Pankow, nell’ex settore orientale della città.
Le cose che egli ci dice spiegano, dal punto di vista dei tedeschi orientali, alcuni elementi del
malessere manifestatosi anche
neirimponente ondata di scioperi che ha scosso recentemente
la Germania.
— Pastore Langhoff, lei abita
in un luogo altamente simbolico,
nei pressi dell’ex muro. Vorrei
chiederle dapprima come è cambiata la sua vita e la vita della
sua comunità dopo gli eventi degli ultimi anni.
— Il primo cambiamento è
questo: la tranquillità è finita.
Prima noi qui vivevamo dove
la città finiva, ed ora siamo capitati nel mezzo della città. Dove prima il muro poneva un termine al mondo, ora il traffico
si muove tra est e ovest. C’è
stata dapprima una grande gioia,
ma sempre più si manifestano
fattori di irrequietezza, perché
i cambiamenti avvenuti sono radicali... Il mondo non è, più lo
stesso, le condizioni di vita sono
totalmente diverse, sia nella par
ia porta di Brandeburgo, simbolo della divisione fra i due settori
di Berlino venuta meno nell’autunno ’89.
te occidentale, sia
orientale di Berlino.
in quella
— Si parla molto, sui nostri
mezzi d’informazione, di cambiamento nell’identità, o di crisi di
identità dei tedeschi dell’Est.
Che cosa ne pensa?
— Nella Germania orientale ci
UN TESTO POETICO
Parlare di Dio oggi
« Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena d’urli e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodì come la pupilla
deU’occhio suo. Pari all’aquila che desta la sua nidiata si libra a volo sopra i suoi piccini, spiega le
sue ali, U prende e li porta sulle iienne, l’Eterno
solo l’ha condotto, e nessun dio straniero era con
lui» (Deuteronomio 32: 10-12).
Quanto è difficile parlare di Dio oggi! E non è
solo colpa di chi ci ascolta. E’ anche colpa delle
nostre parole, spesso troppo fredde e distaccate.
Eppure ogni persona che crede dovrebbe essere un
poeta, capace di inventare ogni giorno parole nuove per esprimere ciò che non può mai essere espresso definitivamente: Dio!
Parlare di Dio deve trasformarci in poeti in cerca di parole, di immagini. Come la persona che ama
cerca sempre tra le parole nuovi profili per dire ciò
che tutti hanno provato a dire, ma nessuno ha mai
saputo dire in modo definitivo: l’amore!
Il testo per la nostra meditazione è una poesia,
simile ad una vena d’oro nascosta nella vecchia
miniera dell’Antico Testamento. E’ una poesia che
parla di Dio! Un Dio che ci trova, ci custodisce
senza soffocare e ci insegna a volare.
« Egli lo trovò in una terra deserta, nella solitudine di una terra popolata solo di grida e desolazione ».
Ecco la prima immagine: il luogo dove siamo noi lutti prima che Dio ci trovi: in una terra
deserta. Una terra popolata di grida e di desolazione. Il grido è l’ultimo tentativo che qualcuno fa
per comunicare, se il grido resta inascoltato nasce la desolazione. Immaginate una terra di parole inascoltate, che diventano grida e poi desola
zione. E’ questo il luogo dove noi tutti abitiamo
prima di conoscere Dio.
« Ma Dio lo trovò, e lo circondò per custodirlo,
senza soffocarlo lo protesse, come la pupilla del
suo occhio ».
E’ Dio che ci trova. Non cercate Dio, lasciatevi
trovare da Dio! E’ Dio che ci custodisce. Dio si
prende cura di noi, ci protegge. Ma senza soffocarci. Quanto è difficile per chi custodisce non
diventare un guardiano! Per chi ama, non soffocare!
« Come un’aquila che sprona i suoi piccoli a
volare, volando sopra il suo nido. Egli aprì le sue
ali, lo prese, e lo portò sulle sue piume ».
Ecco la terza immagine, è ancora un'immagine
di Dio. Dio come una madre. Dio come un’aquila
madre. Non la solita immagine tradizionale della
madre. Questa è una madre che ha imparato a
volare, ed ora sprona i suoi piccoli a volare. Li
incita, dice la Diodati; li desta, dice la Riveduta;
insegna a volare, dice la Tilc.
Dio come una madre che ci insegna a volare.
E per volare bisogna saltare nel vuoto. Chi ha
paura di saltare nel vuoto non imparerà mai a
volare. Dio ci insegna a saltare, e nello stesso tempo ci protegge come la pupilla del suo occhio. Ecco perché per molti è difficile riconoscere che Dio
è vicino perché, costretti a saltare, hanno creduto
che in quel vuoto non potesse esserci un Dio come una madre che vola sopra il suo nido.
Quando abbiamo iniziato questa meditazione ci
siamo soffermati sulla difficoltà oggi nel parlare di
Dio. Ebbene, questa piccola poesia forse ci spronerà a parlare in un modo nuovo di Dio. Ci spronerà
a ripensare alle nostre parole, convinti che ciascuno di noi può essere il più grande poeta di Dio...
Raffaele Volpe
si è abituati a lungo, ai tempi
della RDT, al fatto che lo stato
deresponsabilizzava le persone:
lo stato ha preteso di dominare
totalmente le persone, anche nel
loro spirito, ha preteso di determinare la loro volontà e la loro
visione della vita. Di conseguenza, per non dover vivere in una
situazione di continuo conflitto
con la propria coscienza, ci si
è conformati e si è abbandonato
allo stato tutti gli spazi che quello ha preteso e ci si è ritirati
in un piccolo spazio privato. Ora
questo non è più possibile; bisogna invece assumersi anche
pubblicamente delle responsabilità...
E’ così anche per il lavoro:
prima ci si è sempre preoccupati di ottenere un lavoro conforme ai propri interessi, di fare
carriera attraverso la competizione, conformandosi ideologicamente alle richieste dello stato;
oggi invece c'è competizione per
l’accesso ad un mercato che ha
perso la metà dei posti di lavoro!
E’ dunque una questione di sopravvivenza, e non più di ricerca
del meglio. E’ ciò che molti tra
i cittadini della RDT non si sono
mai aspettati dallo stato, l’aspetto negativo del capitalismo, in
cui si trovano ora gettati nel
modo più brutale perché lo stato non riesce a tener dietro alla
grande quantità di trasformazioni avvenute.
Sono comparsi neireoonomia
molti avventurieri, criminali e
truffatori che fanno buoni affari
con la situazione di ristrettezza
economica in cui molti si trovano. Questo comporta una vera
crisi d’identità, perché in qualche modo si deplora qualcosa
che prima non si voleva avere,
o che si è accettato controvoglia.
— Ho capito bene? La metà
della popolazione ha perso il posto di lavoro?
Intervista a cura di
Saverio Merlo
(continua a pag. 12)
2
fede e cultura
22 maggio 1992
LA SPEZIA
TESTIMONIANZA
La promessa, la protesta
e l’amore del prossimo
E’ necessario collegare questi tre principi biblici con la spinta
laica alla libertà e alla giustizia per preparare una nuova società
La fede tra gli zigani
L’esperienza di un predicatore fra i « figli
del vento » - Molte le visite anche in Italia
Il 29 aprile scorso Giorgio
Bouchard, già moderatore della
Tavola valdese ed attualmente
presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
nonché pastore della Chiesa valdese di Napoli, ha tenuto nella
Chiesa metodista di La Spezia
la 2' conferenza organizzata dal
locale collettivo culturale; tema
della conferenza: « Spirito protestante, etica del socialismo ».
Il titolo risponde al più recente
scritto di Bouchard, edito da
Com-Nuovi Tempi.
L’oratore, con originalità ed
efficacia discorsiva, ha letteralmente « intrattenuto » il numeroso ed eterogeneo pubblico, rivelando l’origine del libro che,
come appare nell’intervista di
Piera Egidi nelle prime pagine,
trae sicura germinazione da una
discussione intercorsa tra Bouchard e Raniero Panzieri, ebreo,
ateo e grande animatore dei
« Quaderni rossi ». Siamo negli
anni Sessanta e la cultura marxista poco avveduta voleva che
i protestanti, storicamente efficaci nel dibattito libertario e rivoluzionario durante un’intera
epoca, fossero soltanto dei « sopravvissuti ». Questa specie di
provocazione covò a lungo nell’animo di Bouchard, ed a lungo maturarono riflessioni e studi, fino a che intervenne l’inevitabile e cioè il lavoro costante
e la pubblicazione.
Il relatore ha proseguito poi
ripercorrendo le tappe più significative della storia della sinistra marxista a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, quando
si guardava con troppo facile ottimismo all’esperienza sovietica
e si riteneva di poter attuare,
attraverso la via socialista, quella giustizia sociale e politica a
cui tanta parte di protestantesimo italiano aveva aspirato e
partecipato.
Viene evidenziato poi, in questi anni recenti, come la cultura italiana e francese fosse prevalentemente improntata a uno
sfondo ateo-marxista, tale da
preferire ad esempio Freud a
Jung, e come questo sia stato
— sempre secondo Bouchard •—
estremamente negativo: la cultura atea è poco longeva, anzi
muore presto, è come un albero a cui vengono tagliate le radici. Attualmente la crisi del
mondo socialista ha evidenziato
la povertà della filosofia marxista rispetto alla ricchezza dei
contenuti economici e politici e
tale povertà non è altro che il
risultato di una cultura essenzialmente atea.
Ciò che poteva essere una
« normale » crisi storica, in definitiva, è diventato evento dirompente, tragico, anche perché
— secondo il relatore — è molto difficile interpretare la realtà
storica secondo categorie di
esclusiva marca marxista. Attualmente, per i credenti protestanti, onde non cadere in atteggiamenti di cristiana rivincita dal sapore integralista, è necessario per un verso ripercorrere la storia della « libertà »
dalla preriforma: nel messaggio
sociale imbevuto di libertà e
giustizia della rivoluzione hussita Bouchard intravede l’origine dell’aspirazione libertaria e
rivoluzionaria. E poi, intessendo
un’unica trama fino ai tempi
moderni, l’oratore ricorda il
gran rifiuto di Lutero a « deponere conscientiam », la rivoluzione puritana inglese ed olandese,
nonché quella americana.
Gli stessi credenti, coscienti
di una storia della quale i protestanti sono stati protagonisti
(e Bouchard enuclea una lunga
sequela di grandi, dal primo presidente della Repubblica popolare cinese all’attuale segretario
deU’ONU) devono ispirarsi a tre
punti fermi e fondamentali della Scrittura: la proposta morale della promessa di Mosè, la
protesta dei profeti, la proposta
categorica di Gesù sull’amore
del prossimo.
Per quanto riguarda il primo
punto Bouchard identifica nella
promessa di Mosè il punto chiave della redenzione; ogni generazione ha il suo esodo, il suo
cammino nel deserto, la sua terra promessa. Per il secondo punto si evidenzia la lotta serraia
dei profeti contro ingiustizie e
sopraffazioni ed infine per il terzo si sottolinea l’insegnamento
fondamentale di Gesù, sintetizzato nell’« ama il tuo prossimo
come te stesso » e che sembra
contenere la chiave di tutti i processi storici.
Soltanto coniugando questi
tre assunti della Scrittura e la
spinta laica diretta alla libertà
ed alla giustizia proveniente dall’esperienza socialista è possibile operare in modo migliore e
più giusto e soprattutto in modo più ragionato e corretto se
si attinge ad esperienze di stati
dell’Europa del nord, i cui modelli politici risultano meno in
crisi di altri.
Non è possibile contenere entro poche righe i numerosi riferimenti che Bouchard ha fatto in tutta la conferenza alla
cultura capitalistica, in particolare a quella più consolidata degli Stati Uniti, che l’oratore ha
ben conosciuto anche attraverso esperienze dirette e personali. Tale cultura non può certo
costituire un riferimento politico-sociale valido a causa delle
grandi contraddizioni e fratture
che, alla luce dei recenti disordini urbani, costituiscono ancora oggi un motivo di grosso disagio ed insofferenza.
Elisabetta Senesi
Clément Le Cossec, ’’leader”
del grande movimento di risveglio tra gli zigani, ha pubblicato
di recente il resoconto delle sue
esperienze di evangelizzatore nel
volume Mon aveniure chez les
Tsiganes K L’autore offre ai lettori una panoramica appassionante della sua missione past(>
rale che lo conduce. in tutto il
mondo alla ricerca delle pecore
perdute del popolo zigano.
Appuntamenti
Sabato 23 maggio — TORINO: Alle
ore 15, presso il Salone valdese di
corso Vittorio Emanuele li, 23 (a fianco del tempio), si tiene un incontro
organizzato dal Centro evangelico di
cultura « A. Pascal >, sul tema: Processo all’Occidente: accusa e difesa.
Intervengono Raniero La Valle, parlamentare e saggista, e il filosofo Gianni Vattimo.
26-30 maggio — PRALI: Ad Agape
si svolge un convegno dal titolo II
metodo della globalità dei linguaggi,
organizzato in collaborazione con il
centro socio-terapeutico di Pinerolo,
che propone un'interpretazione pedagogico-terapeutica dei linguaggi non verbali. Docente è Stefania Guerra Lisi.
Mercoledi 27 maggio — FIRENZE:
Presso la casa « Il Gignoro » (via del
Gignoro 40) si tiene alle ore 21 l'ultima serata dedicata ai problemi dell'assistenza geriatrica, sul tema: Geragogia e casa di riposo.
Giovedì 28 maggio — ROMA: La
Comunità evangelica luterana invita i
membri delle chiese aderenti alla FCEI
al culto dell'Ascensione di Cristo, che
si terrà alle ore 19,30 nella chiesa luterana di via Sicilia 70. Predicherà il
past. Eugenio Rivoir. Seguirà una cena con incontri di conoscenza reciproca.
Giovedì 28 maggio — PONTICELLI
(NA): Alle ore 16,30, presso il centro
« E. Nitti > - Villaggio Caracciolo, per
il programma di medicina preventiva,
il prof. Giuseppe Barberis parla sul
tema: I tumori e la loro prevenzione.
Per informazioni tei. 0121/807514.
Venerdì 29 maggio — OMEGNA: Alle ore 21 nell'Aula consiliare si tiene una conferenza dibattito sul tema:
1492-1992: 500 anni di storia, con lo
storico brasiliano José Luiz del Rojo.
VENEZIA
La storia della
comune testimonianza
Testimonianza valdese e metodista a Venezia è il titolo di
un opuscolo scritto dal pastore
Alfredo Berlendis t, che ha esercitato il proprio ministero nel
capoluogo veneto dal 1981 al
199.1.
Esso ripercorre un affascinante itinerario che, lungo calli e
canali, campi e ponti, testimonia della presenza evangelica
nella città della Laguna e nei
suoi dintorni.
La storia è una storia interdenominazionale: nell’awentura
della fede e dell’evangelizzazione
sono coinvolti i luterani (la Chiesa luterana contava a Venezia,
agli inizi del ’600, quasi un migliaio di membri), i metodisti
é la Chiesa cristiana libera in
Italia (situata verso la fine del
secolo scorso al Cavalletto, presso S. Marco).
E’ una storia di collaborazione, proprio fra valdesi e metodisti, fino aH’intcgrazione del
1979, preceduta peraltro da una
forma ufficiale di collaborazione: già dal 1968 infatti le due
chiese erano servite da un unico
pastore, che era il valdese Giovanni Scuderi.
« I valdesi — spiega più avanti Berlendis — giunsero a Venezia, come i predicatori della
Chiesa Libera d'Italia, dopo l’an
nessione del Veneto allTtalia... ».
E più avanti: « ... erano presenti
a Venezia nel 1866, come soldati appartenenti al XXIX reggimento di fanteria e ve n’erano
"non meno di settanta" » (la citazione è dal III voi. della Storia dei valdesi, di Valdo Vinay).
Nell'opuscolo sono ricordati i
pastori che si avvicenderanno
dalla fine deir800 ai nostri giorni, e sono menzionate le attività
che impegneranno i protestanti
veneziani nella città e dintorni,
fino agli anni più recenti, tra
ecumenismo, attività della Foresteria, centenario luterano, impegno per la pace. Non mancano
gli accenni ai climi di polemica
(peraltro reciproca) che contraddistinsero Taccoglienza cattolica
alla predicazione evangelica.
Una serie di foto è un utile
complemento all’opuscolo. Esso
è reperibile presso la libreria
Claudiana di Milano e presso il
centro ’’Lombardini” di Cinisello Balsamo oltre, naturalmente,
alla Chiesa valdese e alla Foresteria di Venezia.
A. C.
' A. BERLENDIS, Testimonianza valdese e metodista a Venezia. Altamura, Coop. Litotipografica Filadelfia, 1992,
pp. 75, s. i. p.
I primi incontri
All’età di sei anni Le Cossec,
in compagnia della mamma, incontra per la prima volta una
carovana di zingari in un villaggio della Bretagna. La madre,
guardando severamente il bambino, gli dice: « Li vedi quei saltimbanchi laggiù? Osservali bene; sono malvagi e rubano i
bambini; se non sei bravo vengono a prenderti... »; dalla paura
la piccola mano di Clément stringe con forza quella della mamma... Quella paura ingiustificata — annoterà più tardi Le
Cossec — è sempre stata un muro divisorio che ha separato e
separa ancora i popoli, particolarmente gli zigani, da noi
”gagé”. « Eppure —■ confessa
l’autore — non avrei mai pensato che gli zigani mi avrebbero
coinvolto con loro nella grande
avventura della fede nel mondo
intero; infatti ho dedicato loro
i migliori anni della mia vita
educandoli alla fede in Gesù Cristo ».
All’età di quattordici anni Le
Cossec si converte in occasione
d’una serata di evangelizzazione
e manifesta ben presto uno zelo
straordinario per l’opera del Signore. Nel 1946, quale pastore
di comunità pentecostali, è chiamato da un giovane zingaro a
pregare per la mamma gravemente inferma. La potenza dello
Spirito opera e la donna guarisce; nel 1950, a Lisieux in Normandia, in una riunione di preghiera, una zigana invoca i fedeli a pregare per la sua bambina
che sta morendo all’ospedale; il
miracolo si compie e la notizia
si diffonde da una roulotte all’altra: Cristo guarisce, perdona,
salva.
Nel 1952, a Brest e poi a Rennes in Bretagna, centinaia di
roulotte si incontrano; si rivive
una nuova Pentecoste con battesimi d’acqua e di Spirito in un
clima di gioia straordinaria; la
folla degli zigani testimonia di
Gesù Cristo davanti agli increduli « gagé ». Le Cossec avverte la
sua grande responsabilità di
fronte alla marea di neofiti che
va ingrossandosi sempre più. Organizza grandi incontri chiamati « convenzioni », prepara i futuri predicatori con seminari biblici, scuole bibliche ambulanti;
con l’aiuto di amici svizzeri
acquista un castello nel villaggio dei « Choux » dove si possono ospitare una cinquantina di
predicatori ai quali insegna i primi rudimenti del leggere e dello scrivere; c’è grande emoz’one
nel castello quando gli zigani
scoprono nella Bibbia le grandi
notizie che il loro pastore aveva
loro annunziato sin dall'inizio.
In breve tempo si forma la prima « pattuglia » di predicatori;
Le Cossec annota l’avvenimento
con queste parole: « Chi mai
avrebbe pensato che i figli del
vento, i vagabondi per eccellenza, i paria della società, i ch’amati dell'ultima ora potessero
poi diventare i migliori predicatori in virtù della potenza dello
Spirito e della buona preparazione biblica? ».
Un gruppo di predicatori zigani riceve ben presto l’incarico
di seguire la missione in tutta la
Francia e tra loro c’è un caro
amico, frère Jacob. Da questo
momento Le Cossec, con un gruppo di zigani, inizia la straordinaria missione nel mondo afia ricerca delle varie tribù: Man-Ouches, Rom, Gitani.
Nello spazio di trent'anni
visita 42 nazioni, soprattutto
l’India, da dove sono partiti i
primi emigranti verso l’anno m'Ile. In ogni paese vengono preparati dei predicatori e dei responsabili, allo scopo di rendere
autonoma l’azione evangelistica.
Nel 1991 — rileva Le Cossec
ci sono nel mondo quaranta milioni di zingari di cui cinque milioni sono stati raggiunti dalla
predicazione e duecentomila convertiti; nello stesso anno ci sono
già tremila predicatori, varie
opere sociali ed educative, particolarmente in India. Si pubblicano 130 riviste trimestrali « V-ta
e luce». Nel 1971 le comunità
zigane sono accolte a pieno titolo nella Federazione delle chiese
riformate di Francia.
La Missione
in Italia
Alcune pagine del libro di Le
Cossec sono dedicate all’Italia,
con particolare riferimento alle
valli valdesi, dove gli evangelisti
zigani iniziano la miss’one nel
1960. Guidati dal fratello Arghittu dell'Esercito della Salvezza e
dal dr. Gherardi, fedele sostenitore deU’opera, tengono culti,
riunioni di preghiera seguite da
guarigioni a San Giovanni, Viilar Pellice e Pomaretto, lasciando una profonda impressione negli uditori. Anche il corpo pastorale delle Valli è part'colarmente colpito dal messaggio e dalle
notizie date da Le Cossec sull’opera che Dio ha compiuto nel
mondo zigano.
Ricordo le frequenti visite a
Pomaretto, negli anni successivi,
con il predicatore Jacob, la partecipazione di evangelici e cattolici di Porosa alle riunioni davanti al tempio, molto benefiche per
l’arricchimento spirituale. Anche
a Genova prosepono gli incontri con riunioni nelle roulotte,
lezioni di alfabetizzazione e culti in comune con le comunità di
Sampierdarena e Sestri Ponente.
Per la missione in tutta l’Italia
viene nominato un comitato gJidato da Vincenzo e Bertilla Buso, di Venaria Reale, che organizza convegni, missioni varie a
Torino, sulle rive del Piave a
Spresiano, a Pioltello in Lombardia, con numerosi battesimi
nella tribù dei Rom. La rivista
trimestrale «Vita & luce» consente un’informazione agg'ornata
sulla missione ed è molto apprezzata nelle comunità evangeliche. Attualmente la missione e
affidata a frère Jacob ed al predicatore Ghigo con la collaborazione di predicatori zigani francesi.
Le Cossec termina il suo libro
di ricordi con queste parole:
« Ho messo la missione nazionale e internazionale nel binano
delVEvangelo; essa è anunata
dalla potenza dello Spinto Santo. Presto la tromba suonerà
per annunziare il ritorno di Cristo e per riunire tutto il gregge
sulle nuvole del cielo (I Tess. 4).
NeU’immensa folla ci saranno
migliaia di migliaia di zigani che
adoreranno il Signore e canteranno il nuovo canto rivelato netl’Apocalisse (5:9-10). Tu sei stato immolato ed hai comprato a
Dio, col tuo sangue, gente d ogni
tribù e lingua e popolo e nazione... ».
Gustavo Bouchard
' CLEMENT LE COSSEC, Mon aventure chez les Tsiganes. Graph - M,
77111, Soignolles (Francia).
3
22 maggio 1992
diaconia
COMMISSIONE DI STUDIO PER LA DIACONIA
La formazione di chi opera nella chiesa
Tutti conosciamo le difficoltà legate aUa diaconia
visibile attraverso le diverse opere che la chiesa ha
espresso, rispondendo al diffuso bisogno di assistenza
di una larga fascia della popolazione; queste difficoltà
sono attribuibili ad una serie di fattori:
— la linea assunta dalla chiesa intorno agli anni ’60
(gestione ecclesiastica delle opere in un contesto di programmazione pubblica, iniziando una collaborazione con
l’ente pubblico che ha portato alla stipula delle convenzioni) non si è dimostrata, alla lunga, così soddisfacente come si pensava all’inizio;
— i necessari adeguamenti agli standard imposti dalla legge appaiono a volte di così difficile realizzazione da
mettere in forse resistenza stessa dell’opera;
— i rapporti di lavoro con il personale evidenziano
in molti casi quanto diversa sia diventata l’idea del lavoro all’interno delle varie opere rispetto alla chiesa;
— tra gli operatori che svolgono la loro attività nelle
opere e i membri delle comunità si è creato un progressivo distacco, solo in parte ricucito dai tentativi che
si fanno per avvicinare l’opera alla comunità e viceversa.
La conseguenza di questa situazione ha portato qualcuno ad affermare che le opere esistenti sono sempUce
mente aziende che erogano un determinato servizio, e non
sono più, o sono solo raramente, espressione della diaconia della chiesa.
Diverse sono poi le persone che sottolineano che in
questi ultimi anni gli sforzi fatti per il « fare » hanno
impedito che altrettanti sforzi venissero fatti per la riflessione che conseguentemente dovrebbe accompagnare ciò che si realizza nel concreto.
La Commissione diaconia si inserisce in questo discorso come ambito in cui si cerca, con tutti coloro che
operano nella diaconia della chiesa, di promuovere una
riflessione che, tenendo conto del passato e del presente
delle nostre opere, si muova verso il superamento di
certi « luoghi comuni » sulla diaconia della e nella chiesa e sappia, cogliendo i suggerimenti e le esperienze che
da più parti possono giungere, riproporre una linea U
più possibile chiara e significativa dell’idea che sta alla
base del servizio verso il prossimo (malato, anziano, portatore di handicap, tossicodipendente, immigrato ecc.)
così come l’evangelo ce lo presenta.
Per questo motivo, la formazione e l’aggiomamento
delle persone coinvolte nelle opere della chiesa sono stati
e sono gli asx>etti verso i quali è orientata l’attenzione del
la Commissione, che si è concretizzata nella promozione
dei diversi incontri avuti nel corso dell’anno ecclesiastico,
nel pubblicizzare e nel seguire con particolare riguardo
l’attività del Centro di formazione diaconale. Uno degli
aspetti che riguardano la possibilità di formazione e di
aggiornamento nel campo della riflessione sulla diaconia nella chiesa è costituito dalla pubblicazione dei
«Quaderni di Diakonia», attraverso i quali la Commissione si è proposta di favorire, stimolare ed approfondire
lo studio, il dibattito ed il confronto sulla diaconia
evangelica.
Si era partiti con l’idea di fornire i materiali di studio e di riflessione raccolti prevedendo una scadenza semestrale, tra un Quaderno e l’altro; per vari motivi
non è stato possibile mantenere questo proposito. Ci auguriamo, tuttavia, che la pubblicazione contemporanea
dei tre Quaderni che vi presentiamo non vada a scapito
dell’uno o dell’altro ma possa costituire, come per i precedenti, un contributo interessante per la riflessione sulla diaconia nella chiesa, nella difficile ma appassionante
ricerca di fede e di testimonianza che come credenti siamo chiamati a vivere là dove operiamo.
Vito Gardiol
LE CHIESE E IL MEZZOGIORNO
Diaconia e società
EDIFICARE LA SOCIETÀ’ GIUSTA
Socialismo cristiano
Il Quaderno n. 4 comprende
il materiale del terzo appuntamento dei convegni primaverili
avvenuto nell’aprile del 1991. Il
tema era: « Quale -futuro per i
nostri grandi impegni diaconali? ». La relazione fondamentale
era quella del past. Sergio Aquilante, direttore del Centro diaconale la Noce di Palermo, con
il titolo: Diaconia e società.
Aquilante parte da un’antica
convinzione: « Una nostra opera
di diaconia deve vivere in un
nesso stretto con la comunità
che l'ha espressa, o accanto alla
quale si snoda, e in rapporto vivo
e sempre nuovo con l’ambiente
circostante » (p. 5). Ma com’è
questo ambiente circostante, questa società? Aquilante fa riferimento alla realtà del nostro
Mezzogiorno dall’ottica del lavoro svolto al Centro diaconale.
Il nostro Mezzogiorno ha un
solo vero problema: la capacità
di produrre sia una nuova economia e sia una nuova vita civile. I dati statistici possono far
vedere il salto positivo di questi
ultimi anni riguardo al reddito
e ai consumi, ma rimane sempre, pur se tanto diversificato,
il « vero » problema. Anche il
« fatto mafia » deve essere letto
e compreso senza tagli netti: la
società civile tutta « pulita »; il
sistema politico tutto « sporco »,
« inquinato »; la mafia corpo
criminale a sé stante, ecc. « La
situazione è molto più ingarbugliata » (p. 13).
Questa nostra società presenta
oggi molti fronti aperti, e tra
questi alcuni vengono da Aquilante maggiormente evidenziati:
la questione della cittadinanza
sociale, dato che se i diritti civili e politici non sono più in discussione, « i diritti sociali, almeno nel Mezzogiorno, sono ancora
tutti da affermare »; la scuola,
che possiede un’unica certezza:
non funziona perché essa « non
è in grado per la rigidità dei
suoi indirizzi pedagogico-didattici di aderire alla diversità dei
contesti in cui opera » (p. 15);
l’educazione sanitaria, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e la formazione di una
P. RICCA - G. SPINI, Edificare ia
società giusta. L’ipotesi del « socialismo cristiano » nella rivoluzione del
nostro tempo. Quad. n. 3, ott. '91. S.
AQUILANTE, Diaconia e società. Esperienze di dialogo e di confronto nel
Mezzogiorno. Quad. n. 4, nov. '91.
AAVV, L’ultima età. L’approccio alla
malattia e alla morte. Quad. n. 5, febb.
'92. Roma, Commissione di studio per
la diaconia della Chiesa ev. valdese.
DIstr. editrice Claudiana, Torino. Ogni
volume L. 7.000.
maggiore conoscenza nell’affrontare la propria sessualità; la questione della criminalità e della
giustizia, soprattutto riguardo al
fenomeno « che tocca ancora più
da vicino le nostre opere di diaconia, specie quelle che lavorano nel campo della scuola e dell’assistenza ai minori: il fenomeno dei minori a rischio » (p. 20).
Questa è la nostra società, soprattutto meridionale, con le vecchie e le nuove marginalità, ma
qui entra in campo la nostra
diaconia. Ma perché una nostra
diaconia? « Perché a mio avviso — scrive Aquilante — il cristiano non può non considerare
che l’avvento del Regno di Dio
all’interno di questo tempo e di
questo mondo viene a porre fine
all’uno e all’altro; perché il nuovo mondo di Dio è già all’opera » (p. 22) citando un teologo
protestante.
Di quale diaconia si tratta?
Per Aquilante è da scartare
un’azione che segua la linea « filantropica » o quella dell’intervento straordinario dall’esterno;
si deve invece seguire un’altra
via, cioè « le nostre opere devono costantemente appropriarsi
di nuovi strumenti di lettura di
questa realtà... che consentano di
cogliere i nodi fondamentali, e
nel contempo devono elaborare
nuovi schemi di lavoro per i quali si possa contribuire realmente
a scioglierli » (p. 23). Si tratta di
compiere non interventi risolutori, ma « gesti » indicatori per il
rinnovamento della « città » e ner
manifestare il « nuovo » di Dio
che giunge in Cristo.
La relazione di Aquilante termina con un’illustrazione dettagliata e aggiornata delPintervento a Palermo del Centro diaconale, il quale con i suoi vari momenti (scuola, «casa famiglia»,
comunità di accoglienza per la
devianza) vuole essere una prima risposta ai grandi « nodi »
della città. Da non dimenticare
l’intervento del Centro diaconale nei confronti di nuove marginalità, come i lavoratori extracomunitari nei confronti dei quali si opera a vari livelli per un
concreto loro inserimento nella
nostra società come persone portatrici di culture diverse e di
uguali diritti.
Il Quaderno contiene anche
una breve relazione del past.
Giuseppe Platone sui progetti del
Servizio cristiano di Riesi e la
predicazione di Bruno Gabrielli
sul testo di 2 Corinzi 3: 2-6 tenuta nel culto di chiusura del
convegno dei diaconi.
Tanto più in seguito alla pubblicazione dei due recenti libri
di Sergio Aquilante e Giorgio
Bouchard, nonché al dibattito
che si sta sviluppando anche su
queste pagine intorno al « socialismo cristiano », appare utile e
interessante la lettura del 3° Quaderno di Diakonia, che raccoglie
le relazioni di Paolo Ricca e
Giorgio Spini e il documento
finale del convegno di Mezzano
Inferiore, organizzato dalla Chiesa metodista di Parma nel quadro delle attività deU’VIII circuito e della FGEI Emilia Romagno nel mese di aprile del 1991.
Partendo dal dato che « il socialismo cristiano è stato finora,
nella chiesa e fuori, più criticato che apprezzato, più vilipeso
che compreso, più ignorato che
studiato », è stato « rifiutato dal
socialismo e dal cristianesimo »
e dalla constatazione che « questo rifiuto è stato fatale sia al
socialismo che al cristianesimo »,
Paolo Ricca ce ne ripropone innanzitutto i contenuti, ripercorrendo soprattutto il pensiero di
Kutter e Ragaz.
Esemplificativa di questa posizione la famosa frase del pastore Kinsey: « Il socialismo sarà
cristiano o non sarà » e l’analoga di Kutter: « Il cristianesimo
L’APPROCCIO ALLA MALATTIA E ALLA MORTE
L’ultima età
Ognuno di noi prende coscienza molto presto del fatto che è
mortale e che la fine della vita
è un avvenimento strettamente
personale, ma nessuno sa dove,
come e quando avverrà. Questo,
da sempre, ha suscitato e suscita in ciascun individuo gli stessi interrogativi, le stesse paure,
le stesse angosce.
E’ molto probabilmente per
far fronte a tale inquietudine
che la morte è stata più o meno, a seconda delle epoche storiche, integrata nella vita della
società e della famiglia e attorniata da riti e manifestazioni
collettive e private.
Fino all’inizio del nostro secolo si moriva quasi sempre a
casa, nel proprio letto, circondati dalla famiglia e dagli amici.
Il processo che portava alla fine della vita avveniva in un’atmosfera « rassicurante » da cui
nessuno era escluso. Si moriva
frequentemente e precocemente:
la mortalità infantile era molto
elevata, molte malattie banali
erano letali, le epidemie erano
frequenti e uccidevano migliaia
di persone. La morte era considerata un fatto quotidiano e
naturale accanto al quale bisognava vivere, adulti e bambini.
Da cinquant’anni a questa parte le cose sono invece cambiate.
L’evoluzione della società, della
medicina, della religione ha completamente rovesciato e modificato il modo di morire e il rapportarsi degli individui alla morte.
Grazie al progresso, la morte
dei bambini è diventata più rara e la durata media della vita
degli adulti si è elevata oltre i
70 anni. La gente ha più cura
della propria salute e contribuisce ad innalzare i limiti e le
manifestazioni dell’invecchiamento.
Questo, però, se da un lato è
sicuramente positivo, dall’altro
stimola la fuga dalla coscienza
della propria morte. Al primo
disturbo ci si precipita nelle
strutture specializzate pubbliche
e private: ospedali, case di cura, case per anziani per allontanare, nascondere agli altri (pa
renti, amici, ambiente di lavoro) il segno della propria debolezza e per chiedere alla medicina e alla tecnologia di sconfiggere la morte in agguato.
Tale atteggiamento ha provocato grande disorientamento e
profonda solitudine nell’individuo, che si trova ad affrontare
l’ineluttabilità della morte propria o altrui.
Da qualche anno, pertanto, è
iniziata una riflessione a tutti
i livelli: sociologico, teologico,
medico, ecc. sul significato del
morire e sugli effetti che tale
processo produce negli individui
coinvolti.
Il convegno « L’ultima età » è
stato un momento importante di
riflessione e confronto in tale direzione fra operatori impegnati
con gli ammalati e le persone
anziane. Di qui l’iniziativa della
Commissione diaconia di pubblicarne gli atti nel Quaderno n.
5, al fine di offrire a quanti lo
desiderano uno strumento per
stimolare altri momenti di approfondimento di questa tematica, oggi particolarmente attuale.
sarà socialista o non sarà », frasi provocatorie ma che, per Ricca, esprimevano un messaggio
molto chiaro: « Sia il cristianesimo che il socialismo avevano
entrambi bisogno di essere liberati e ciascuno dei due era il
movimento di liberazione dell’altro! ».
Dopo aver esaminato i perché
dell’opzione socialista. Ricca ci
illustra le critiche fondamentali
al marxismo: la tendenza all’assolutismo politico, la non comprensione profonda della democrazia, l’illusione di essere una
scienza, la non sufficiente considerazione del singolo individuo.
Dal testo di Spini viene invece, oltre che una panoramica sulla « rivoluzione del nostro tempo » un’appassionata polemica
contro le semplificazioni tipo
« conflitto tra paesi ricchi del
Nord e poveri del Sud » (la relazione è stata tenuta all’indomani
della guerra del Golfo), contro
certi atteggiamenti del pacifismo e, nella seconda parte, una
attenta analisi di quello che, da
varie parti e in vari modi, si
configura come un attacco al
protestantesimo (dagli attacchi
alle donne, alle "sette”, alla modernità, ecc.). Secondo Spini, i
protestanti italiani non sono abbastanza avvertiti e pronti a controbattere, soprattutto nel campo dell’informazione, questo antiprotestantesimo. E neppure
del fatto che, contemporaneamente, stiamo assistendo ad una
« esplosione del protestantesimo
dei poveri »: per l’Africa si parla, ad esempio, di 10.000 convertiti al giorno, mentre in Brasile
c’è già il 20% di protestanti.
Siamo in presenza, secondo Spini, di una nuova geografia confessionale, profondamente diversa da prima. « Non siamo stati
all’altezza », conclude Spini. « Abbiamo gravemente mancato al
primo dovere elementare, quello di informare i nostri connazionali ».
Ne] documento finale del convegno, tra l’altro, leggiamo: « Ci
sembra ancora valida l’intuizione avuta da una parte cospicua
della tradizione evangelica già
a partire dalla fine del secolo
scorso: impegnarsi nella battaglia per il socialismo, lungo la
linea di un "socialismo cristiano”. Questa battaglia, concretamente e al di là di contrapposizioni ideologiche, si muove appunto verso la costruzione di una
"società giusta”; una società che
sia costantemente "aperta”, sempre in movimento, che costruisca giorno dopo giorno, di situazione in .situazione delle risposte ai diritti e ai bisogni, vecchi e nuovi, dei cittadini: ecco
le riforme ».
4
4 vita delle chiese
22 maggio 1992
FESTA DI CANTO A GENOVA CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Insieme per lodare il Signore Un viaggio fraterno
■ ■ I ii> VILLASECCA — Un gruppo di cata per reiezione degli anziani
Un occasione per testimoniare la gioia della fede - Un apertura a 14 persone ha avuto n piacere che entreranno a far parte del
Un’occasione per testimoniare la gioia della fede - Un’apertura a
tutte le culture della Terra - Dieci i gruppi corali partecipanti
« E' stato bello, una volta tanto, partecipare ad un culto insieme a così tanta gente! ».
« E’ la prima volta dopo tanto
tempo che il pubblico è più numeroso dei coralisti ».
Queste due affermazioni, rispettivamente di una sorella della Chiesa metodista di Sestri
Ponente e dell'« animatrice » Peggy Bertolino che dal palco del
Teatro Verdi aveva il « colpo
d’occhio » sulla platea, danno
l’idea del buon esito della Festa
di canto delle corali di domenica 10 maggio a Genova-Sestri.
E’ vero che « il numero non
è tutto ». Ma, se c’è il « resto »,
il numero serve a dare entusia^
smo e a misurare il successo di
una manifestazione.
E davvero la Festa di canto
1992 organizzata dalle chiese di
Genova in collaborazione con la
circoscrizione di Sestri Ponente
e sotto il patrocinio del Comune
di Genova che ha messo a disposizione il grande Teatro Verdi di Piazza Orfani, peraltro gremito in ogni ordine di posti, è
stata un successo.
Una bellissima occasione per
ritrovarsi insieme, per pregare,
per cantare, per testimoniare la
propria gioia e la propria fede.
Il tema della giornata di quest’anno, imperniata nel culto mattutino di evangelizzazione e nella Festa di canto del pomeriggio,
è stato « Tutti i popoli della terra danno lode al Signore», ispirato al salmo 148.
Un tema particolarmente adatto alla sede della Festa: Genova,
« regina » del mare, da sempre
aperta ad aver rapporti con i
vari popoli del mondo, non poteva non stimolare all’universalità.
E proprio in questa prospettiva di un’apertura fraterna ai popoli, alle culture e alle fedi della terra il pastore Paolo Ribet
ha saputo, nel suo bell’intervento pomeridiano sul tema della
Festa, invitare con forza i presenti ad andare « oltre Colombo » e la mentalità di conquista
ed assimilazione di cui il navigatore genovese è oggi un simbolo: e che si sia levata alta
proprio a Genova e proprio nei
clima delle celebrazioni per i cinquecento anni della « scoperta
dell’America » una voce di questo tipo è stato — credo — un
altro aspetto positivo di questa
Festa di canto 1992.
Nei loro interventi, tutti mol
to apprezzati ed applauditi, le
corali sono state « fedeli » al tema della Festa (basti pensare
che vi sono stati canti in ben
6 lingue diverse), e hanno così
portato i presenti non solo ad
« incontrarsi » con i popoli e le
culture del mondo contemporaneo, ma anche a spaziare nel
tempo (è questo l’eterno miracolo della musica), da autori
« classici » europei del XVII e
XVIII secolo come Bach e Lorenzo Lotti, agli « spirituals » dei neri americani del secolo scorso ai
canti del Cancionero abierto delle
popolazioni latinoamericane, a un
inno degli indiani Dakota.
Tra i dieci gruppi corali che
han preso parte alla Festa, da
diciassette diverse comunità delle valli valdesi e della Liguria,
ricordiamo la corale ecumenica
di Genova, di recentissima formazione, che ha eseguito un impegnativo corale di J. S. Bach.
Molto belli i due momenti, iniziale e finale, di canto d’insieme
che hanno visto tutte le corali
riunite sul palco sotto la direzione del giovane, bravissimo
maestro Flavio Gatti (da sottolineare, a questo proposito, la presenza di tanti giovani direttori
che fa senz’altro ben sperare
per il futuro del canto nelle nostre chiese).
Una grande emozione la si è
provata poi alla fine del concerto, quando tutti insieme ci
si è alzati in piedi per cantare,
in Un fuori programma quanto
mai intenso, il Giuro di Sibaud
sotto la direzione del maestro
Ferruccio Corsaui. Questo aggancio diretto alla nostra storia particolare non ha affatto stonato
ed ha anzi dato come un compimento al tema universalistico
della Festa: per essere veramente aperti ai popoli, alle culture,
alle fedi del mondo, è necessario
essere pienamente consapevoli e
« ricchi » della propria cultura e
della propria fede.
Per terminare riporto, come
espressione di impegno e di speranza, alcuni versi del canone
« Lo Spirito raduna la chiesa »
che tutti, corali e pubblico, abbiamo imparato a cantare sotto
la direzione di Flavio Gatti:
« Nulla mai ci separerà dal Dio
che lega in unità. Si dona a noi,
noi siamo suoi: sapremo vivere
per lui ».
Ruggero Marchetti
CATECUMENI DEL I DISTRETTO
Agape: week-end
“ecclesiologico”
Stefano, Gabriella, Elvis, Raffaella, Francesco sono seduti ad
un tavolo del salone di Agape;
davanti a ciascuno di loro un
cartoncino colorato con una
scritta lapidaria: « Concistoro ».
Ad altri tavoli, altri gruppetti
di ragazzi e ragazze hanno a che
fare con altre scritte: cassiere.
Sinodo, Tavola valdese, moderatore, Unione femminile, corale,
ecc.
Con questo « gioco » sulle persone ed i gruppi nella Chiesa
valdese (qual è il loro ruolo, che
decisioni prendono, da chi sono
formati) è iniziato il -week-end
per i catecumeni di terzo e quarto anno del primo distretto; un
fine settimana, secondo la nuova
SCUOLE DOMENICALI DEL I CIRCUITO
Il canto dei bambini
Si è svolta domenica 17 maggio come di consuetudine la Festa delle scuole domenicali del
I circuito, che ha concluso l’anno di lavoro per bambini e monitori. Quest’anno l’incontro è avvenuto a Rorà, dove sono accorsi da Torre Pellice, Lusema, Angrogna. Villar Pellice e Bobbio
circa cento bambini accompagnati dai propri monitori e da diversi genitori.
La giornata è cominciata con
il culto nel tempio, durante il
quale ciascuna scuola domenicale ha collaborato con canti e letture; subito dopo tutti in marcia
verso il Parco montano del cch
mune rorengo, dove per tutti
c’era l’appuntamento del pranzo
al sacco.
I bambini poi si sono nuovamente impegnati nel canto, dando prova del lavoro svolto da
ogni scuola domenicale attraverso la musica e il canto corale.
Sotto un sole caldo che di tanto
in tanto tendeva a scomparire
e che di lì a qualche ora sarebbe stato completamente celato
dalle nuvole e da una forte grandinata, a-wenuta fortunatamente
proprio quando la festa si era
ormai del tutto conclusa, i circa
cento bambini hanno dato vita
a una lunga serie di giochi, da
quelli tradizionali ad altri nuovi, guidati e coordinati dai vari
monitori.
La giornata di festa ha avuto
termine verso le cinque del pomeriggio quando i primi gruppetti si sono avviati a piedi verso Rorà seguiti di lì a poco dalle
macchine di diversi genitori che
al termine dell’incontro si erano recati al Parco montano.
Tutti molto soddisfatti i monitori, i pastori e il diacono Massimo Long, che insieme avevano
da diverso tempo organizzato la
Festa delle scuole domenicali
edizione 1992.
C. M.
formula inaugurata l’anno scorso, che ha sostituito la tradizionale giornata dei catecumeni di
quarto anno.
Il week-end ha permesso una
maggiore socializzazione nei giochi e canti della lunga notte agapina, ma soprattutto un maggiore sviluppo della riflessione sull’ormai tradizionale tema ecclesiologico. La domenica infatti il
culto con la comunità di Frali,
preparato dal gruppo organizzatore (predicazione di Thomas
Josi), ha affrontato il tema dei
talenti, doni/risorse personali e
materiali da condividere con gli
altri. Si è trattato di una riflessione propedeutica al lavoro del
pomeriggio in cui i gruppetti si
sono ritrovati di nuovo attorno
ai tavoli per operare dei diffìcili
tagli ad un bilancio preventivo
troppo alto.
Non si è trattato di un semplice esercizio matematico ma di
un lavoro volto a riflettere su
come si possono spendere le risorse finanziarie di una comunità. Molto discussi i tagli sulle
spese locali (benzina per visite
pastorali e riscaldamento), nessun indugio a mantenere gli impegni per la CEVAA o per una
casa di riposo; più critici gli interventi a favore della lotta alla tossicodipendenza (servono in
primo luogo dei soldi o il coinvolgimento della chiesa dovrebbe essere diverso?).
Se dobbiamo fare una valutazione possiamo sottolineare positivamente la presenza di 65 catecumeni, anche se dobbiamo registrare l’assenza totale di partecipanti da alcune comunità;
in positivo possiamo registrare
il rinnovato interesse per il funzionamento della Chiesa valdese,
anche se auspichiamo ovviamente un interesse critico e vivo che
continuerà nel tempo.
Infine l’estensione ai catecumeni di 3" anno permette di incontrare più volte i ragazzi nell’ambito di questi incontri distrettuali e ai ragazzi stessi di conoscersi meglio.
Erika Tomassone
VILLASECCA — Un gruppo di
14 persone ha avuto il piacere
di visitare la comunità di Wiesbaden-Sonnenberg nella quale il
pastore Ludwig Schneider, che
è stato a Villasecca lo scorso
anno, presta servizio attualmente come vicario.
La visita si è svolta per l’intera settimana a cavallo tra aprile e maggio ed i partecipanti
hanno avuto occasione di visitare, oltre alla città di Wiesbaden, il tempio evangelico di Naurod, quello detto « nella valle »,
di Soimenberg, la chiesa ortodossa russa, la sede della Dieta
dell’Assia, il palazzo ducale, il
municipio presso il quale sono
stati anche organizzati un ricevimento ed un incontro col consigliere comunale sig.ra Müller;
una mezza giornata è stata utilizzata per un bagno in piscina
termale (Wiesbaden è città ricchissima di acque e in particolare di acque termali); due momenti significativi sono stati
rincontro con l’Unione femminile e quello con la comunità di
Wiesbaden-Sonnenberg arricchiti da interessanti scambi di informazioni sulle attività e la vita delle rispettive chiese; tra le
opere della chiesa è stato visitato l’ospedale, la Casa rnadre
delle diaconesse e l’asilo infantile. L’ospitalità è stata assicurata per i primi due giorni dalla
Foresteria cattolica « Guglielmo
Kempf », e per il restante periodo dalle famiglie della chiesa.
Domenica 3 maggio la partecipazione al culto ha concluso
la settimana. Grazie, Ludwig;
grazie, sorelle e fratelli di Wiesbaden! Arrivederci; i contatti
avviati non saranno interrotti!
• Il 24 maggio, ore 10, ci sarà il culto con assemblea di
chiesa; all’odg: esame della relazione del Concistoro; elezione
deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; varie ed eventuali.
• Domenica 31 maggio, ore
14,30, si svolgerà il tradizionale
bazar.
cata per reiezione degli anziani
che entreranno a far parte del
Concistoro; per il quartiere dei
Gay è stato eletto Renato Fornerone, per il Rocco Attilio Fornerone, per San Bartolomeo è
stato invece riconfermato Valdo
Plavan.
Continuerà la ricerca di un anziano per il quartiere del Collaretto.
j Calendario
Venerdì 22 maggio
□ ASSEMBLEA
I CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 20,45 nella sala Albarin si tiene
l’assemblea ordinaria dei 1° Circuito.
Oltre alle relazioni delle chiese e del
Consiglio l'assemblea discute anche
l'atteggiamento da tenere circa la presenza di bandiere e làbari ai funerali,
l'organizzazione di studi biblici comuni; le elezioni per il rinnovo del Consiglio concludono l'assemblea.
□ ASSEMBLEA
DELLE CORALI
SAN SECONDO — Alle 20,30, presso la Chiesa valdese si tiene l'assemblea delle corali.
Sabato 23 maggio
Gruppo di studio
TORRE PELLICE — Il gruppo
di studio sul documento « Verso
una comprensione comune della
chiesa», terminato l’esame, ha
espresso una valutazione nell’insieme positiva su questo lavoro
che si sforza di presentare punti comuni e divergenze tra riformati e cattolici con sufficiente
chiarezza e onestà. Non ha però taciuto alcune riserve e alcuni rilievi fortemente critici su
punti in cui, secondo il gruppo,
la posizione riformata è stata
affermata troppo debolmente.
• Domenica 24 maggio alle
ore 15 alla Casa unionista si terrà un’assemblea di chiesa in
cui verranno discussi i progetti
di utilizzo di Villa Qlanda.
• Sempre alla Casa unionista,
lunedì 25 maggio alle ore 20,45
il pastore Giorgio Tourn parlerà sul tema: I protestanti e l’Europa. Tutti sono cordialmente invitati.
Bazar
PRALI — Domenica 24 maggio avrà luogo il bazar (inizio ore 14): la novità è che quest’anno ci saranno dei prenii
della lotteria decisamente invitanti e... appetitosi!
Elezioni e
deputazioni
PRAROSTINO — L’assemblea
di chiesa ha provveduto alla nomina dei deputati alla prossima
Conferenza distrettuale; essi sono Laura Malan, Silvia Palmero, Laura Griglio; deputati per
il Sinodo: Paola Pons e Amilda
Gay Gardiol.
L’assemblea era anche convo
□ ASSEMBLEA DEL
IV CIRCUITO
SUSA — L'assemblea del IV Circuito si tiene alle ore 9,30 presso la
Chiesa valdese (via Mazzini 21).
Aii’assemblea sono state invitate
anche ie Chiese battiste che vi sono
nel territorio del Circuito. Alle assemblee dei Circuiti possono assistere tutti i membri delle chiese valdesi e
metodiste.
□ ASSEMBLEA
VI CIRCUITO
BRESCIA — Alle ore 9,30 presso i
locali deiia Chiesa valdese (via dei
Mille 4) si tiene i’assemblea ordinaria del VI Circuito. L'ordine del giorno prevede i'esame della vita spirituale delle chiese, ia discussione suli’operato deiie chiese, I eiezione dei
nuovo Consiglio di Circuito, i’eiezione
dei deputati ai Sinodo delia componente metodista.
Domenica 24 maggio
□ GIORNATA
COMUNITARIA
MONZA — Le Chiese battista, metodista e valdese di Milano si ritrovano a partire dalie ore 9,30 per una
giornata comunitaria che prevede il
culto alle ore 10,30, il pranzo in comune ed un pomeriggio di fraternizzazione.
□ ASSEMBLEA
DEL VII CIRCUITO
UDINE — Alle ore 11 presso la
Chiesa metodista (piazzale D'Annunzio 9) ha inizio con un culto presieduto dai pastore Eugenio Stretti l’assemblea ordinaria del VII Circuito. Alle assemblee dei Circuiti possono assistere tutti i membri deiie chiese
battiste, metodiste e valdesi; sono
state invitate le chiese iuterane di
Trieste e Venezia.
Venerdì 29 maggio
□ CONSULTAZIONE
METODISTA
ECUMENE — Nel pomeriggio ha inizio l'annuale consultazione delle Chiese metodiste in Itaiia indetta dalrOPCEMi. La consultazione, a cui partecipano due delegati da ogni chiesa
metodista, i pastori, i diaconi e gli
studenti in teoiogia, ha lo scopo di
discutere i problemi di interesse comune delle chiese metodiste ed i rapporti ecumenici ed internazionali dei
metodisti. La consultazione termina nei
pomeriggio di domenica 31 maggio.
5
22 maggio 1992
vita delle chiese
15« SINODO DELLA CHIESA EVANGELICA LUTERANA IN ITALIA
Un nuovo orientamento per la diaconia
L’impegno della chiesa
vaiente per gli anziani
«Cristo, conservaci la gioia pasquale permettendoci un lungo
respiro nel percorso della nostra
vita, aiutaci a superare la nostra stanchezza ». Questa è l’intercessione indicata dal decano
della CELI, Hans Gerch Philippi,
all’inizio dei lavori del 15® Sinodo della Chiesa evangelica lutelana nel Centro* comunitario di
Casalguidi (Pistoia), che si è tenuto dal 30 aprile al 3 maggio
scorsi.
Le scuole del
golfo di Napoli
Al centro del dibattito fra i
29 delegati al Sinodo (8 donne,
21 uomini) e il Concistoro (decano, vicedecano, tre membri
laici) era il lavoro diaconale nel
golfo di Napoli, dove la CELI
attualmente gestisce due scuole
elementari con asilo.
Un ampio studio sociale condotto a Torre Annunziata ha evidenziato un numero sufficiente
di scuole, sia statali sia private,
mentre molte persone anziane si
trovano attualmente in condizioni precarie, senza un aiuto assistenziale. « Se una chiesa vuole
svolgere del lavoro diaconale e
servire alla gente — ha detto
Gaetano Marnilo, vicepresMente
del Sinodo — lo deve fare là
dove più grande è la richiesta
di aiuto ».
Di conseguenza il Concistoro,
di cui è membro lo stesso Marullo è arrivato, dopo lunghi
dibattiti e riflessioni condotte
con i rappresentanti delle rispettive comunità, alla conclusione
di modificare l’impostazione del
proprio intervento diaconale a
Torre Annunziata e di sviluppare
un progetto di assistenza agli anziani. La scuola di Santa . Maria
la Bruna continuerà invece ad
esistere.
Per i delegati al Sinodo è stato molto difficile approvare la
chiusura della scuola di Torre Annunziata. AlTinizio degli anni '50 la CELI si era impegnata
in favore dei bambini, lottando
con successo per il finanziamento e per il riconoscimento delle
scuole, orgogliosa delTopera com
pinta. Come notava Philippi,
sarebbe stato molto più facile
continuare con la scuola, anche
se il finanziamento non è attualmente assicurato. La responsabilità cristiana, però, ha ammonito
Marnilo, ci impone adesso di modificare la metà del nostro lavoro.
Una bozza di progetto per la
trasformazione della scuola in
un « Centro sei-vizi polivalenti
pei anziani », elaborata con
l’AUSER (Associazione per l’au♦onestione dei servizi e la solidarietà), ente già funzionante a
Napoli, era già in possesso dei
delegati. Dopo accese discussioni è stata decisa la chiusura della
scuola con 20 voti favorevoli,
dopo il ripetuto richiamo di Manilio: « Qui s’ tratta di una questione di testimonianza cristiana:
occorre andare incontro alla gente nei suoi bisogni piti essenziali. Questa è stata la nostra motivazione per la costruzione delle .scuole 40 anni fa, e oggi deve
essere la ragione che ci muove
a dedicarci agli anz.iani, che altrimenti non vengono assistiti
da nessuno ».
nei confronti del prossimo deve tener conto delle reali esigenze sociali - Un centro poli- E’ urgente arrivare a stipulare un’intesa con lo stato italiano - Una presenza importante
Le comunità del
golfo di Napoli
Nella propria relazione il decano ha sottolineato come fatto
positivo lo sviluppo alTinterno
delle tre piccole comunità del
golfo di Napoli, Torre Annunziata, Santa Maria la Bruna e Torre
Il pastore Jürg Kleemann interviene al Sinodo valdese.
del Greco. Entro la, fine del 1993
esse si riuniranno.
Cosimo Leuzzi, pastore e al
tempo stesso direttore della scuola di Santa Maria la Bruna e
Torre del Greco, ha già raggiunto l’età delTemeritazione, e tuttavia continuerà a svolgere il
proprio lavoro. Il nuovo pastore
della comunità unita sarà Paolo
Poggioli, attualmente pastore luterano a Trieste.
! rapporti
stato-chiesa
Della posizione della CELI nello stato italiano e del suo riconoscimento limitato allo status
di « culto ammesso », e non come
chiesa in Italia, sf è occupato,
oltre alla relazione del Concistoro redatta dal vicedecano Mrg
Kleemann, anche un gruppo di
lavoro del Sinodo stesso. La necessità di arrivare all’approvazione di un’intesa è ormai incontestabile.
L'invito dell’onorevole Andreotti. datato 13 aprile a nominare
una commissione per le trattative con lo stato, invito giunto
anche all'Unione delle chiese battiste, fa alimentare alcune speranze. Secondo Kleemann bisognerà tuttavia vedere che cosa
succederà con l’avvicendarsi di
un nuovo governo: gli sforzi per
arrivare ad un’intesa saranno
nuovamente messi a dura prova.
E’ desiderio della CELI includere in queste trattative anche
i rappresentanti di altre chiese
evangeliche in Italia, per usufruil e reciprocamente delle esperienze fatte in questo settore. Inoltre
la CELI intende accettare T« otto per mille » e la ripartizione
delle tasse non destinate, mentre non interferisce nella questione del matrimonio celebrato
solo in chiesa.
Relazione
finanziaria
Anche la relazione finanziaria
è stata motivo di accese discussioni.
Come dice il rapporto del tesoriere, Dieter Helm, il bilancio
della CELI risulta coperto da
entrate proprie solo per un 30%.
Altri introiti arrivano dalla Germania (per esempio, tre quarti
dei salari dei pastori sono inviati dalla Germania), e dalla Federazione mondiale luterana (LWB),
che contribuisce per più di un
terzo al bilancio delle scuole.
11 doti. Karlheinz Schmale, del
VELKD, ha recepito la sorpresa
suscitata nei delegati a proposito di tale situazione, e ha messo
in rilievo che l’immagine che
una chiesa ha di se stessa non
deve dipendere dalla propria
autosufficienza finanziaria, ma
piuttosto dalla sua caratterizzazione di chiesa di Cristo.
Elezioni
Sono stati riconfermati come
membri laici del Concistoro:
Manna Brunow-Franzoi, presidente del Sinodo; Gaetano Marnilo,
vicepre,sidente; Dieter Helm.
Chiesa luterana
in Italia: perché?
Questo è stato il tema di una
tavola rotonda tra ospiti del Sinodo e membri del Concistoro,
che ha dato l’occasione a
Schmale per ricordare che « pro^
testare » una volta significava
« protestare per un’idea », non
contro. La situazione di una chiesa due volte minoranza (sia per
l’aspetto religioso che in parte
per quello etnico), secondo lui,
rende più difficile qualunque
presa di posizione in un ambiente decisamente diverso, soprattutto perché le attuali relazioni
ecumeniche lasciano alquanto a
desiderare.
L’esistenza di una tale chiesa,
tuttavia, sarebbe giustificata dalla presenza dei luterani nel paese. Il dott. Olli-Pekka Lassila, della LWB, commentava così, rifacendosi al pensiero di Lutero:
« Sono qui e non posso fare diversamente », e questo renderebbe superflua ogni discussione
sull’argomento.
Franco Scaramuccia, vicepresidente dell’Unione delle chiese
battiste in Italia, ha ricordato,
come già in precedenza aveva
fatto il decano Philippi, l’unità
spontanea dei delegati italiani
alTAssemblea ecumenica europea
di Budapest, sottolineando: « La
vostra presenza in Italia è incontestabile. Dobbiamo andare
avanti insieme e dire a questo
paese quanto è ricca la diversità »,
Wiebke Stange, del « MartinLuther-Bund », ha rilevato che
la CELI, dal punto di vista tedesco, contribuisce notevolmente a colmare le differenze NordSud e promuove la comprensione reciproca.
Manna Brunow-Franzoi ha proseguito sollecitando con insistenza gli sforzi linguistici necessari;
« Usare entrambe le lingue è un
fatto di chiarezza. Dobbiamo includere nel nostro dialogo anche
i familiari italiani, e non nascondere niente dietro la lingua straniera; occorre una. maggiore attenzione alla lingua italiana ».
A proposito dell’attuale situazione della CELI in Italia, Franzoi ha mosso la critica che questa chiesa non è discriminata alla base, ma lo è a livello del
suoi contatti ufficiali, nei mass
media e nel settore politico.
Ospiti del Sinodo
e osservatori
Un ospite molto gradito è stato il presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia,
Giorgio Bouchard, giunto alla
sua decitila partecipazione a un
Sinodo della CELI; egli ha messo in rilievo l’importanza storica e attuale della CELI stessa,
dicendo: « Noi valdesi e luterani
ranpresentiamo la permanenza
del protestantesimo in Italia ».
Inoltre Bouchard ha sottolineato l’intensificazione della collaborazione dei luterani nella FCE5,
ed ha aggiunto: « La Federazione
desidera valorizzare tutti gli
aspetti del protestantesimo europeo ».
Oltre agh ospiti già citati, anche il vescovo di Pistoia, Simone
Scatizzi, ha porto i suoi auguri
di buon lavoro, e lo stesso ha
fatto il pastore battista Giacomo
Pistone. Dalla redazione del1’« IDL » a Vienna ha partecipato
il nuovo redattore capo, Peter
Becher, mentre saluti e auguri
scritti sono arrivati dal presidente della EKD, Heinz Joachim
Held.
Più di venti osservatori delle
varie comunità luterane hanno
manifestato il loro interessamento ai lavori del Sinodo.
CORRISPONDENZE
Nuova chiesa a Forino
NAPOLI — Sotto la presidenza del past. Giovanni Anziani si
è riunita sabato 9 maggio l’Assemblea del XIII circuito (Campania) delle chiese valdesi e metodiste nei locali della Chiesa
valdese di via dei Cimbri.
Il circuito ha fatto il punto
sull’azione evangelistica nell’area
campana ed ha sottolineato alcuni risultati positivi raggiunti:
un piccolo incremento numerico
delle chiese, la costituzione della Chiesa evangelica a Forino su
cui ha riferito il pastore Casarella, le buone prospettive nell’Avellinese.
L’Assemblea ha poi approvato
la richiesta della Chiesa metodista di Salerno di avviare il fratello Andrea Petrone agli studi
di teologia presso la Commissione permanente in vista di un
suo inserimento nel ruolo dei
predicatori locali.
Il progetto del nuovo settimanale delle Chiese battiste, metodiste e valdesi « Riforma » è stato illustrato da Giorgio Gardiol
e dal past. Luciano Deodato. Una
contestazione del titolo è venuta dal past. Giorgio Bouchard,
che non ritiene il contenuto prevalente del giornale (la vita delle chiese) rispondente al titolo.
Al termine i metodisti hanno
eletto i deputati al Sinodo ’92;
sono stati eletti Michele Siameli e Maria Teresa Fiorio (Sara Di
Toro e Caterina Foglietta supplenti).
Cambio pastorale
CATANZARO — Il Consiglio
di chiesa ha incontrato la vicemoderatore Gianna Sciclone ed
ha discusso con lei la proposta di
un cambio pastorale. A condurre
la nostra comunità dal settembre prossimo verrebbe il candidato in teologia Bruno Gabrielli,
mentre il past. Samuele Giambarresi verrebbe trasferito a Felónica Po. Il Consiglio di chiesa
■ ha preso atto della richiesta del
la Tavola per la sistemazione del
campo di lavoro.
• La chiesa ricorda Tita Martino, una splendida figura di credente, madre di 8 figli (ma ne ha
allevati 14 avendo sposato un vedovo con 6 figli). Tita, col marito, ha aderito anche alla comunità evangelica « Emmanuele »
di Campagnella, ma non ha abbandonato la Chiesa valdese.
Aveva la doppia appartenenza significando così che davanti a
Dio non ci sono differenze.
I funerali, che si sono svolti il
sabato santo, sono stati presieduti nella nostra chiesa dal past.
Ranier van Gent.
culto in piazza (domenica 21 giugno, ore 10, in piazza Martiri)
con la partecipazione del coro
metodista di Milano e del coro
della Chiesa battista di Napoli.
Studi biblici
S. GIACOMO DEGLI SCHIAVONI — Una volta al mese (ogni
secondo lunedì) la nostra piccola comunità segue uno studio
biblico su alcuni temi di attualità. Finora abbiamo affrontato
quello della « religiosità » e quello dei « lineamenti della fede
evangelica ».
Assemblea di chiesa Con i battisti
SAMPIERDARENA — L’As
semblea di chiesa del 26 aprile
scorso ha eletto quali delegati
alla Conferenza distrettuale Anna Mazzarello, Aldo Zuffanti, Patrizia Solarino ed al Sinodo Ninfa Quartino ed Ennio Sasso.
L’Assemblea inoltre ha accettato la proposta di una emittente radiotelevisiva (Telecittà) per
la realizzazione di una rubrica.
• Il Comitato per l’evangelizzazione ha ripreso l’attività: ogni
sabato la chiesa rimane aperta
ed è stato organizzato un banco
libri.
• Il gruppo di studio biblico
ha terminato l’esame del documento ecumenico « verso una comune comprensione della chiesa ».
Centenario
OMEGNA — Continuano i preparativi per le celebrazioni del
centenario della nostra chiesa.
Da giovedì 11 giugno a domenica 21 giugno si avranno nella nostra città una serie di manifestazioni (mostre, mostre del libro
evangelico, corsa non competitiva) che termineranno con un
CAMPOBASSO — Continuano gli incontri con la Chiesa battista locale, che servono a fraternizzare ed a discutere problemi comuni. Nell’ultimo, presenti
anche fratelli e sorelle delle chiese di San Giacomo e di Guglionesi, si è affrontato il problema
dei diritti dell’uomo introdotto
da Luca Onofri, responsabile per
l’Abruzzo ed il Molise di Amnesty International.
Aiuti fraterni
BORDIGHERA — Il Consiglio
di chiesa ha deciso di sostenere
gli studi scolastici di un giovane
proveniente dalle isole Mauritius. Il giovane sta apprendendo
un mestiere che gli potrà essere
utile quando farà ritorno a casa.
Inoltre lo stesso Consiglio ha
inviato un contributo per aiutare il Centro culturale evangelico
di Trieste che sta facendo un
lavoro di assistenza agli abitanti e ai profughi jugoslavi.
L’Assemblea di chiesa ha eletti quale delegata alla Conferenza
distrettuale Alessandra Rossi
Long, e deputata al Sinodo
Cristina Stem Longo.
6
6 prospettive bibliche
22 maggio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Per il progresso deirEvangelo
« Io rendo grazie all’Iddio
mio... con allegrezza a cagione
della vostra partecipazione al
progresso dell’Evangelo » (Filippesi 1; 3-5).
La comunità di Filippi, in Macedonia, fu fondata da Paolo durante
il suo secondo viaggio missionario,
verso la metà del primo secolo della nostra era. Fu un avvenimento importante nella storia della diffusione
del cristianesimo nel mondo antico,
la prima tappa dell’evangelizzazione
in Europa.
L’AZIONE
DELLO SPIRITO SANTO
Tuttavia l'iniziativa di trasferire
improvvisamente la predicazione
dell’Evangelo dall'Asia in Macedonia (quindi nel nostro continente)
non fu di Paolo, che aveva un altro
itinerario di viaggio. Anzi non possiamo non essere sorpresi nel leggere che lo Spirito Santo « vietò » a
Paolo e ai suoi compagni di « annunziare la Parola in Asia » e che mentre « essi tentavano di andare in Bitinta, lo Spirito di Gesù non lo permise loro » (Atti 16: 6-7). Naturalmente non ci è dato di sapere perché ciò sia avvenuto, né in che modo si siano verificati questi divieti.
Possiamo però cercare di comprendere che nell’economia della grazia
ogni iniziativa, ogni progetto e ogni
decisione sono, per così dire, di competenza dello Spirito Santo e non
dell'uomo. Ed in questo caso la sua
azione non è simile ad « un suono
dolce e sommesso » (I Re 19: 12) ma
è esercitata con forza ed autorità.
Sta scritto: « Non contristate lo Spirito Santo di Dio » (Efesini 4: 20).
Gesù, alla vigilia della Pentecoste,
aveva detto: « Voi riceverete potenza
quando lo Spirito Santo verrà su voi
e mi sarete testimoni e in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria fino alle estremità della terra »
(Atti 1: 8).
Determinante fu poi l'apparizione
di un uomo macedone che, in una visione notturna, sembrava chiedere
aiuto, non solo a nome suo ma collettivamente, dicendo a Paolo: « Passa in Macedonia e soccorrici ».
La Macedonia era una regione della Grecia ed era provincia romana.
Paolo era cittadino romano. Da tempo desiderava recarsi a Roma. C’erano dunque tutte le premesse perché
Paolo fosse chiamato, predestinato
da Dio come apostolo delle genti, a
portare l’Evangelo in Europa, nel
mondo della civiltà greco-romana da
cui in realtà proveniva la voce del
macedone. Si è voluto far credere
che il cristianesimo abbia gettato
un’ombra di tristezza su quel mondo pagano che si considerava felice,
spensierato, ma che invero era triste e sconsolato perché non aveva
speranza ed era senza Dio.
La comunità di Filippi, in Macedonia, fondata da Paolo, fu la prima
comunità cristiana d’Europa. Essa rappresenta la testa di ponte per la
conquista alPEvangelo del nostro continente. Anni dopo, dal carcere.
Paolo invia questa lettera, una delle sue più belle, in cui esprime ripetutamente la sua allegrezza « a cagione della vostra partecipazione
al progresso dell’Evangelo, dal primo giorno fino ad ora». Ma qual è
oggi lo stato di salute della cristianità in Europa? Nessuno si illude
più che l’Europa sia la culla della civiltà cristiana e Roma l’epicentro
del cristianesimo nel mondo. Quale testimonianza diamo oggi nei confronti delle migliaia di immigrati extraeuropei e dei nostri stessi
concittadini? Sia nella chiesa che nella società dobbiamo ritrovare quella
partecipazione che c’era nella chiesa di Filippi, affinché il progresso dell’Evangelo si attui in noi e fuori di noi. (Red.)
LA PRIMA
COMUNITÀ’
D’EUROPA
CRISTIANA
in Europa, fu pertanto quella di
una donna cui il Signore aveva toccato il cuore. Fu battezzata con quei
di casa sua.
Come non ricordare anche la conversione del carceriere di Filippi
che, trovandosi nella situazione
drammatica e disperata di cui ci
parla il capitolo 16 degli Atti, gettandosi ai piedi dell’apostolo, alla
domanda: « Cosa devo io fare per
essere salvato? », in cui ci par di
udire l’eco della voce dell’uomo macedone, riceve da Paolo la ben nota
risposta: « Credi nel Signor Gesù e
sarai salvato, tu e la casa tua ». Essa
riassume tutto quanto l’Evangelo e,
opportunamente sovrascritta sul
prospetto di alcuni nostri locali di
culto in Sicilia, testimonia la nostra fede.
Dopo l’arresto e la loro liberazione, Paolo e i suoi compagni di viaggio furono costretti a partire da Filippi. Anche per la brevità del loro
soggiorno in quella città i risultati
della predicazione di Paolo erano
stati piuttosto modesti. Erano trascorsi 8-10 anni. Paolo era in carcere, verosimilmente a Roma, e poteva indirizzare « a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi » una
delle sue più belle lettere, così ricca
di contenuto teologico, di allegrezza
nella fede, di adorazione e di lode a
Dio che, mediante la sua risurrezione, « ha sovranamente innalzato il
suo figliuolo Gesù Cristo ».
In un tempo relativamente breve come si era potuto verificare uno
sviluppo, una crescita così rapida e
così consistente di quella comunità? Il suo cuore era traboccante di
grande gioia e riconoscenza a Dio.
Ma cosa era dunque accaduto? Ne
troviamo la chiave di lettura in
queste brevi, semplici parole: « Io
rendo grazie all’Iddio mio... con allegrezza, a cagione della vostra partecipazione cd progresso dell Evangelo ».
LA PARTECIPAZIONE
DEI CREDENTI
AL PROGRESSO DELL’EVANCELO
Paolo ne aveva lasciati pochi, in
Filippi. Ma essi erano veri, autentici credenti, animati da spirito di
apostolato cristiano. Egli si potrà
«gloriare di non avere corso invano, né invano faticato » (Filippesi
2: 16).
Paolo si rallegra non solo perche
essi avevano creduto, avevano accettato l’Evangelo, ma anche perché
si erano sentiti obbligati, fin dal primo momento della loro conversione, a trasmetterlo anche agli altri.
Avevano capito che ci si salva salvando anche gli altri. E poi la loro
partecipazione alla diffusione, alla
conferma, alla difesa e quindi al
Anzi, egli ci assicura che persino
la sua prigionia era riuscita « favorevole al progresso dell’Evangelo »,
sia perché « a tutta la guardia pretoriana era divenuto notorio che
egli era in catene per Cristo », sia
perché la maggior parte dei fratelli
nel Signore, incoraggiati dai suoi legami, avevano preso maggior ardire
nell’annunziare senza paura la Parola di Dio. Così, benché egli fosse incatenato come un malfattore, ribadiva: « Ma la Parola di Dio non è incatenata » (2 Timoteo 2: 9).
Si parla molto di partecipazione
nel campo delle ricerche scientifiche, nel mondo della politica, del
lavoro, della scuola, senza che per
questo se ne ottenga più di tanto.
Ma se, per quanto ci riguarda più
da vicino, nelle nostre comunità riuscissimo ad attuare la partecipazione che c’era in quella di Filippi, esse
non resterebbero sempre allo « stata quo ante ». Il lavoro di evangelizzazione non progredisce perché
tutto fa capo al pastore o a pochi
altri, mentre dovrebbe essere come il
lavoro di costruzione di una cattedrale a cui nel medioevo partecipavano
non solo architetti, ingegneri, artisti, pittori, scultori e artigiani ma
anche portatori d’acqua, di legname, di pietre, di ogni specie di materiale da costruzione. Così dovremmo riuscire a mobilitare le nostre
comunità in cui ci dovrebbe essere.
passati quasi due millenni da quando Paolo, per la prima volta, mise
piede sul nostro continente nessuno si illude più che l’Europa sia la
culla della civiltà cristiana e Roma
l’epicentro del cristianesimo nel
mondo.
Alla fine del mese di marzo l’Assemblea delle chiese evangeliche
d’Europa che ha avuto luogo a Budapest (Ungheria) ha sottolineato,
nel messaggio rivolto alle chiese che
ne fanno parte, la necessità e l’opportunità di partecipare all’evangelizzazione del nostro continente
con e non contro le altre chiese, fermi restando i valori della Riforma.
Ci troviamo oggi di fronte a tante
assurde contraddizioni. Mentre infatti anche le nazioni cercano di abbattere le loro frontiere per un’Europa unita, assistiamo alla disgregazione di un impero come quello
sovietico e di una nazione come quella jugoslava.
Mentre le chiese cristiane sono
d’accordo che occorre una nuova
evangelizzazione sentono tutto il peso delle loro divisioni. Perciò la
nuova evangelizzazione deve segnare non solo una partecipazione ma
anche un progresso per una nuova,
più approfondita comprensione dell’Evangelo di Gesù Cristo. Dopo la
caduta dei regimi comunisti non
possiamo illuderci di potere ridurre
l’Evangelo a un messaggio consolatorio per la nostra vita privata, mettendone da parte le implicazioni sociali e politiche. Non possiamo chiuderci nelle nostre sicurezze umane
e nel nostro benessere. Con le parole di un nostro inno noi possiamo
ancora cantare: « Nei paesi più lontani, quanti muoion senza fé! ». Ma
ora è meglio trattenere fra noi i nostri missionari.
Oggi la povertà dei paesi del Tèrzo Mondo, che noi abbiamo contribuito ad impoverire ancor di più,
bussa alla porta di casa nostra. Gli
neU’evangelizzazione come nella dia- immigrati del Terzo Mondo popola
conia, tanta operosità quanta c e m
un cantiere di lavoro.
Ma per l’apostolo il progresso
dell’Evangelo non consisteva solo
nella sua diffusione ma anche nella
vita nuova che i discepoli dovevano
incarnare. L’Evangelo non deve
quindi progredire solo fuori, ma
anche dentro di noi: « Colui che ha
cominciato in voi un’opera buona,
la condurrà a compimento fino al
giorno di Cristo Gesù », « E la mia
preghiera », scrive ancora, « è che
il vostro amore abbondi in conoscenza e in ogni discernimento spirituale, onde possiate distinguere il
bene dal male » (Filippesi 1: 6 e 9).
Se è vero per la nostre comunità,
è anche vero per ciascuno di noi:
come ogni organismo vivente anche
noi dobbiamo crescere spiritual
no sempre più numerosi le vie delle
nostre città e possono verificare in
che modo e fino a che punto, in un
paese cristiano, noi viviamo la nostra fede evangelica.
Per quanto riguarda la nostra regione, gli aspetti negativi del nostro
vivere civile e religioso sono più numerosi di quelli positivi. Basti pensare alla criminalità organizzata,
alla corruzione politica, alla cattiva
amministrazione della cosa pubblica.
« La giustizia — leggiamo in Proverbi 14: 24 — innalza una nazione,
ma il peccato è la vergogna dei popoli ». Quanto a noi fermamente
crediamo e fermamente annunziamo che solo Cristo può dare un senso alla nostra vita, alla nostra civiltà, al progresso delle nazioni e dei
popoli. «Di questo Evangelo
___ _ _ , „ del
mente « fino ad arrivare... all’altezza pg^gyiQ — ha detto Gesù — sarà redella statura perfetta di Cristo» sa testimonianza a tutte le genti e
Filippi rappresentò la base operativa, la testa di ponte per la conquista all’Evangelo del nostro continente. Ma quando Paolo giunse a
Filippi, ove era stato chiamato, non
c’era una folla ad attenderlo. La , ^
prima persona disposta ad ascoltar- progresso dell Evangelo ncm era velo fu una donna. Lidia, mercante di nuta meno neppure quando si era
porpora, tessuto che solo i re potè- scatenata la persecuzione. Paolo era
vano acquistare ed indossare. La stato arrestato e la testimonianza
prima conversione al cristianesimo, cristiana era a rischio.
(Efesini 4: 13).
Le chiese cristiane, sulla soglia
del duemila, si interrogano sul passato e sull’avvenire del nostro continente. I rivolgimenti politici a cui
abbiamo assistito hanno cambiato
il corso della storia.
L’Europa, nonostante il progres
allora verrà la fine ».
Per rimediare al nostro passato ci
è data ancora la possibilità di^ rendere buona testimonianza all’amore di Cristo di fronte a genti di ogni
lingua e di ogni colore che vogliono
lavorare e partecipare al nostro benessere: accogliamoli, dividiamo il
so raggiunto nel mondo della scien- mostro pane con loro e voglia Iddio
za ed in ogni campo dell’attività « vedendo le nostre buone opere
umana, nel nostro secolo, è stata _ gg,j^g gj chiede il Signore — glosegnata dalla perdita di tanti vaio- rifichino (con noi) il Padre nostro
ri morali e spirituali, dalle due più ^ „gj gje/j
sanguinose guerre mondiali della Pietro Valdo Panasela
storia, da nefasti avvenimenti poli- (Predicazione tenuta a Riesi il 25 aprile
tici come il fascismo, il nazismo, la 1992, in occasione di un incontro delle
dittatura stalinista. Sebbene siano Chiese battiste, metodiste, valdesi).
7
obiettivo aperto
22 maggio 1992
LE « GIORNATE DI MEZZANO »
I protestanti e l’Italia
Le radici storiche e culturali di una presenza significativa - Coscienza, libertà e democrazia; tre « parole d’ordine » per il futuro
Nella piazza centrale di Mezzano, il piccolo paese del Parmense sede di un’antica comunità metodista, c’è un monumento
curioso: un immenso motore diesel a quattro cilindri — così recita la targa esplicativa — che
dal 1931 era posto come motopropulsore dell’idrovora centrifuga
nell’impianto a Bocca d’Eiiza. Me
lo illustra il fratello Bruno Loraschi, metodista, dirigente del
movimento cooperativo emiliano,
tra gli organizzatori di questo
annuale appuntamento delle
« Giornate di Mezzano » (promosso dalle chiese metodiste e
valdesi e dalla FGEI dell’Emilia
Romagna), un incontro che dura ormai da cinque anni e che
impegna evangelici di tutta Italia
sul tema della costruzione di una
« società giusta ». Quale regione
più significativa di questa, infatti, per tale appuntamento? I giovani fratelli ghanesi che sono qui
da un anno, provenendo dal Centro diaconale « La Noce » di Palermo, e qui ospitati nei locali
della chiesa, hanno tutti trovato
lavoro, parlano ormai perfettamente italiano e stanno cominciando a far venire le loro famiglie: hanno un loro pastore,
partecipano al dibattito e il culto
viene celebrato insieme in italiano e in inglese. Sì, questa è la
cultura del movimento operaio e
contadino, sedimentata ormai
nel tempo e diventata, per così
dire, inconscio collettivo: ne è il
simbolo quel gigantesco motore
immortalato a monumento; è la
cultura del lavoro, della condivisione, della solidarietà, di cui è
segno tangibile la calorosa ospitalità nelle famiglie e l’efficientissima organizzazione collettiva dei
pasti.
Un’immagine di una delle attività del Centro diaconale « La Noce »,
importante opera delle nostre chiese nel Mezzogiorno.
La discussione
dell’anno scorso
Partendo dalla testimonianza
sulla diaconia evangelica, in un
confronto tra il Nord e il Sud
d’Italia, la discussione si era appuntata lo scorso anno sulle radici storiche e teologiche del « socialismo cristiano », una corrente
particolarmente viva negli anni
’20 e ’30, che fu allora minoritaria
nelle chiese e inascoltata nei movimenti socialisti, che può essere
portatrice oggi di fermenti e indicazioni importanti, nella crisi
generale della sinistra. Questo infatti è il senso del documento
conclusivo approvato qui lo scorso anno e pubblicato ora, insieme
alle relazioni di Paolo Ricca e di
Giorgio Spini, in un Quaderno
di « Diakonia ».
Un centinaio di evangelici di
varie denominazioni, impegnati
in responsabilità a vari livelli nel
mondo del lavoro, delle professioni, della cooperazione hanno
affrontato quest’anno nei giorni
2 e 3 maggio il tema I protestanti e l'Italia, proponendosi di approfondire così concretamente
gli aspetti della testimonianza e
dell’impegno evangelico nel nc>
stro paese. La relazione — e il
sermone nel culto conclusivo, le
cui tematiche sono risultate significativamente intrecciate —
sono stati affidati al presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, past. Giorgio Bouchard, che ha svolto
un’ampia riflessione sulle radici
storiche e culturali della presenza del protestantesimo nel nostro
paese, rilevandone le tappe significative daH’800 fino ad oggi: dall’attiva partecipazione degli evangelici al Risorgimento, al contributo dato alla Resistenza, alla lotta per la « libertà religiosa » e
per la costruzione di un paese
democratico e pluralista nel se
condo dopoguerra, alla stipula
dell’Intesa con lo stato italiano,
fino all’affermarsi del protestantesimo come una « componente »
nel nostro paese: « Coscienza-libertà-democrazia si possono sintetizzare come le parole d'ordine
e il contributo originale dei protestanti italiani alla costruzione
di un’Italia civilmente matura
nel contesto europeo », ha detto
Giorgio Bouchard, e in questo
senso è significativo l’appuntamento con l’Europa del ’93. Mentre l’89 e gli anni seguenti hanno
segnato, con rabbattimento del
muro di Berlino e con la fine dell’apartheid in Sud Africa, le tappe di un imponente « cammino
della libertà », molti altri problemi oggi ci sovrasitano, come la
violenza diffusa, la discriminazione razziale, l’ondata di corruzione e di malgoverno, nonché il
preoccupante sfascio della società civile e politica del nostro Mezzogiorno. Ma preoccupazione desta anche, nella crisi complessiva
dei valori, la crescente sordità
delle forze progressiste ai temi
dello sitato laico e del pluralismo
religioso. Mentre continua il dialogo degli evangelici italiani con
il mondo cattolico, dai vertici
della gerarchia cattolica italiana
sembra promanare un diffuso
« spirito di Controriforma », da
cui non sembrano immuni neppure le forze più importanti della sinistra.
Il « nuovo
conformismo »
La proposta e la presenza degli
evangelici italiani trovano quindi
difficoltà crescenti a farsi sentire, e la democrazia soffre di un
nuovo conformismo determinato,
nella crisi delle antiche certezze,
dal bisogno di autorità, che fa
cercare sempre più il conforto
del consenso e della guida della
gerarchia cattolica, vista come
unica depositaria ormai di valori,
su ogni fatto della vita civile. Il
rischio per le chiese protestanti
può essere quello, oggi, di una rinnovata chiusura, mentre le esigenze dei tempi richiedono, invece, un più intenso impegno dei
credenti nella costruzione e nella
lotta per una « società giusta ».
Bisogna trovare nuove vie anche dal punto di vista culturale e
teologico: « Rispetto a Kant e ad
Hegel noi abbiamo meno illusioni
sulla ragione — dietro di noi ci
sono il gulag, Hiroshima e Auschwitz —, dobbiamo avere perciò
maggiore apertura verso l’imprevedibilità e la vitalità dello Spirito — afferma Giorgio Bouchard —; nel futuro come chiese
dovremo affidarci di meno ai caratteri della pur grande tradizione etica del puritanesimo, e di
più alla fiducia nella libertà dello
Spirito ».
Bisogna anche metterci a studiare con occhio- nuovo i nostri
« classici »: « Forse riguardo a
Barth è necessario oggi voltare
pagina, dando al tempo stesso un
congedo commosso e riconoscente a chi ci ha permesso di salvaguardare "il senso delle cose di
Dio", come a Barmen, l’amore
per la libertà (vedi la lettera a
Hromadka), e una cultura universale (vedi la dottrina della trinità). Ma oggi forse dovremmo
metterci a studiare a fondo un
pensiero come quello di Ricoeur,
che ci permette di dialogare con
il post-moderno, con la psicoanalisi, con i laici ».
Rinnovare il Sud
e tutto il paese
Il dibattito ha visto poi la presenza di molti interventi, che si
sono misurati da vicino con un
ventaglio molto ampio di tematiche. In particolare sul Mezzogiorno il pastore Sergio Aquilante ha sostenuto che questo è uno
dei luoghi fondamentali della testimonianza evangelica. Afferma
Aquilante: « Il nostro ruolo reale in Italia è la predicazione di
Cristo crocifisso e risorto; non si
tratta di tornare ai valori e di
aprirli alla trascendenza ma bisogna invece nascere di nuovo. Le
cose che facciamo nel Sud non
sono del Sud, ma di tutta la nostra chiesa. Ed è rinnovando il
Sud che rinnoviamo il nostro
paese, che contribuiamo a dare
un profilo diverso al nostro Stato. Il secondo polo che io vedo
come proposta concreta e contributo dei protestanti alla crisi
del paese è l’esperienza e la testimonianza delle valli valdesi.
Esse sono il luogo storico della
Riforma in Italia, dove è possibile il "laboratorio” di una piccola
democrazia sostenuta da una cultura che non è quella del resto
dell’Italia. Per questo ciò che ñ
avviene per noi è fondamentale,
le battaglie di questo piccolo popolo devono essere le nostre battaglie ».
IL DOCUMENTO DEL 1991
Per costruire
la «società giusta»
Impegni per
l’anno in corso
Dall’insieme delle voci è emersa una linea di proposte da aspmere nel documento conclusivo
e da sottoporre a ulteriori dibattiti: laicità, socialismo. Mezzogiorno, immigrazione, questi i
punti su cui confrontarsi e lavorare, e ritrovarsi al prossimo appuntamento: non solo l’anno
prossimo a Mezzano, ma in molte altre occasioni di riunione e di
discussione, perché di queste, tutti hanno convenuto, c’è davvero
bisogno.
Piera Egidl
1) Viviamo in un tempo di grandi cambiamenti, sia di ordine storico-politico, sia di ordine culturale e religioso, al punto che non
è azzardato parlare di tempo « postcomunista »» e « post-cristiano », e
di « rivoluzioni » del nostro tempo.
Questo, però, non autorizza a decretare né la fine del cristianesimo; è nelle cose la questione di
Dio e del suo Regno, della fede
e della predicazione, né la « vittoria storica » del capitalismo: resta tuttora aperta, e anzi si pone
con crescente urgenza, la questione della « società giusta ». Siamo
nella fase della ricerca, in cui ci
poniamo delle domande più che
darci delle risposte.
2) In questo quadro ci sembra
ancora valida l'intuizione avuta da
una parte cospicua della tradizione evangelica già a partire dalla
fine del secolo scorso: impegnarsi nella battaglia per il socialismo,
lungo la linea di un « sociaiismo
cristiano ». Questa battaglia, con.
cretamente e al di là di contrapposizioni ideologiche, si muove appunto verso la costruzione delia
Il società giusta »: una società che
sia costantemente « aperta », sempre in movimento, che costruisca
giorno dopo giorno, di situazione
in situazione delle risposte ai diritti e ai bisogni, vecchi e nuovi,
dei cittadini: ecco le « riforme ».
3) Il messaggio dell'Evangelo ci
annuncia la relatività di questo
mondo e dei suoi « elementi ». Il
credente è chiamato a guardarsi
da ogni visione assolutistica dell’esperienza storica; in questo quadro, l'attuale sistema capitalistico
non appare più come l'incarnazione delia divinità del bene o del
male, a seconda da dove lo si
guardi: il capitalismo non è una
divinità, assoluta e intoccabile, è
un fenomeno che si pone e agisce nella storia. Il credente è chiamato a mettersi nell’ottica del « futuro nuovo » di Dio, della speranza di Dio, e a considerare il mondo e i fatti che in esso avvengono come continuamente aperti a
nuove soluzioni realizzabili sul piano storico.
4) E’ in questo « futuro nuovo »
di Dio che per il credente si fonda la possibilità dell'azione. Il nostro impegno per la costruzione
della « società giusta » non dipende né da un atto della nostra presunta « buona volontà », né da una
scelta etica da noi elaborata. Noi
possiamo agire in quanto il <■ futuro nuovo » di Dio non resta all'orizzonte, puro avvenire che non
si riesce mai ad afferrare, ma neila persona e nella predicazione di
Gesù irrompe già da ora nella nostra storia, è già da ora all’opera all’Interno del nostro tempo e
del nostro spazio: e lo è come
potente opera di liberazione dalle
antiche e moderne oppressioni,
« dalle antiche e moderne dipendenze ». Per questo, l'azione del credente per la « società giusta » si
configura, e si muove, come testimonianza resa a questa potente
opera di liberazione di Dio in Cristo. In Gesù Cristo, infatti, noi incontriamo certamente un Crocifisso (il segno più evidente deH’amora totale di Dio per questo mondo), ma incontriamo anche un Risorto, l'atto per il quale Dio «fa
ogni cosa nuova ».
5) Questo è il contenuto della
predicazione che siamo chiamati a
rivolgere a tutti: annunciare che
le « cose vecchie » di oggi hanno
un futuro di « cose nuove » in Cristo crocifisso e risorto. Ed è da
qui che trae origine la nostra passione per la « società giusta ».
6) Su questo fondamento il nostro appello è a costruire innanzitutto •• un rapporto diverso con
Dio (fondato sulla fede e vissuto
nella libertà), con gli altri (la pratica dell'amore), con se stessi (la
riappropriazione dell’autenticità) ».
Noi pensiamo a uomini nuovi, donne nuove che sappiano stare dentro il « futuro nuovo » di Dio, leggersi e interpretarsi come i riscattati in Cristo, e per questo,
come coloro che possono già da
ora sperimentare i segni della liberazione finale. Su questi uomini
e su queste donne, che in Cristo
crocifisso e risorto possono già
da ora vivere la loro piena umanità, noi immaginiamo la costruzione della « società giusta » oggi.
Claudiana editrice
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ecumenismo
22 maggio 1992
FIUME-ABBAZIA
Il pastore Lino Lubiana con Dario Fiorensuoli, della Comunità
valdese di Trieste.
Rinasce la comunità
Un giovane pastore inviato dalla Chiesa luterana di Croazia a riorganizzare gli evangelici e le attività - L’emergenza dei profughi
Da appena due mesi il giovane pastore Lino Lubiana ha cominciato a riorganizzare la vita
della comunità evangelica a
Rijeka e Opatije, da noi conosciute come Fiume e Abbeizia.
Norvegese, ma figlio di genitori istriani, ha studiato in una
facoltà teologica del suo paese
che prepara i pastori che verranno inviati a lavorare in altri
paesi. E’ così stato destinato alla Croazia, e la Chiesa luterana
croata l'ha inviato appunto a
Fiume e Abbazia.
Accompagnato dalla moglie, pure lei pastora, che per il momento è molto impegnata dai
tre figli (l’ultima ha sei mesi).
Lino Lubiana si è messo alla ricerca degli evangelici della zona. Ha ritrovato il locale di culto, appartenente ai massoni, oggi usato anche dai pentecostali,
dove Carlo Gay aveva svolto la
sua attività quando c'era la Chiesa valdese, e partendo dai vecchi registri dei battesimi dell'antica comunità valdese è già riuscito a prendere contatto con
una trentina di evangelici, alcuni dei quali rimasti fermi nella
loro fede, altri in profonda crisi
di identità. Con la fine del comunismo « è utile appartenere
ad una chiesa », ma questo cosa
significa in una realtà in cui
la Chiesa cattolica sta riprendendo un ruolo dominante?
Ci siamo recati a Fiume, dopo
uno scambio epistolare e telefonico, per prendere contatto
con questa rinascente comunità,
sia nel ricordo del passato che
nel desiderio di avviare un aiuto
concreto nella drammatica situazione attuale, ed è dunque con
una certa commozione che abbiamo sceso le scale dello scantinato in cui c'è la sala di culto
a Fiume e salito le scale della
bella chiesetta di Abbazia.
Ma, chiaramente, è stato il presente a focalizzare le nostre conversazioni. L’Istria accoglie infatti alcune decine di migliaia di
profughi.
Ospitati nelle belle strutture alberghiere e turistiche della zona,
questi profughi devono ora essere trasferiti altrove per non
far perdere la prossima stagione
estiva fonte, per un’economia allo sfascio, di pregiata valuta
straniera. Impressiona infatti ve
dal mondo
cristiano
dere nei grandi magazzini a più
piani, dalla bella architettura segno di tempi migliori, gli scaffali quasi vuoti, ad eccezione dei
reparti degli alimentari dove la
roba c’è, ma incollati uno sopra l’altro diversi cartellini dei
prezzi tradiscono le continue
svalutazioni del dinaro croato (è
di pochi giorni fa un’altra svalutazione del 30%).
Abbiamo scaricato nei locali
della chiesa i 150 kg. di generi
alimentari che avevamo portato
con noi (quanto poteva stare nel
bagagliaio della macchina!) e le
Bibbie che il Servizio migranti
ci aveva inviato da Roma (una
Bibbia costa 1/4 dello stipendio
mensile di un operaio) ed abbiamo ascoltato i progetti di Lino
Lubiana che vorrebbe sviluppare
un aiuto regolare sia verso i
profughi, sia verso q[uanti sono
colpiti da questa crisi e versano
in cattive acque.
La Chiesa luterana ha messo
nied' un’organizzazione «
Zagabria, che smista gli aiuti verso vari centri: Osijek, Vinkovci,
Slavonski Brod ecc. Sarebbe necessario un furgoncino per il trasporto della merce. Questa organizzazione, Evangelicka Humanitarna Pomoc, lavora in collegamento con la Evangelische Hilfswerk e la Luther’s Help, ma
Lubiana ci diceva che dopo il
riconoscimento della Croazia
sono diminuiti di molto gli aiuti
dall’Occidente, che sembra pensare che i problemi sono in via
di soluzione mentre invece, anche in rapporto agli ultimi avvenimenti della Bosnia Erzegovina, i bisogni sono aumentati.
Lasciata Fiume con tutta la
sua animazione alimentata da
una grande presenza di giovani,
mentre percorrevamo la strada
semideserta che ci riportava a
Trieste, pensavamo alla tragedia
di queste terre che avrebbero la
potenzialità per vivere bene ma
che non potranno risollevarsi finché non finirà questa assurda
contrapposizione di poteri che si
fondano sulla violenza. Oggi comunque l’aiuto materiale rimane vitale e più che mai urgente,
e per questo aiuto dobbiamo impegnarci a fondo.
Renato Coisson
ARM
CAMPANIA
Stagione ecumenica
A « la Parola di Dio nella formazione umana cristiana e pastorale » è stato dedicato il sesto
convegno regionale per l’ecumenismo, tenutosi nei giorni scorsi
nella diocesi di Nocera InferioreSarno, il cui vescovo, mons.
Gioacchino Illiano, è delegato della Conferenza episcopale campana per l’ecumenismo.
All’incontro hanno partecipato
i delegati diocesani per Tecumenismo e numerosi operatori pastorali, seminaristi, studenti degli istituti di scienze religiose e
responsabili di associazioni e movimenti.
Giancarlo Rinaldi, della Chiesa
del Nazareno e docente all’università di Napoli, e Settimio Cipriani, rettore emerito presso la
Facoltà teologica deH’Italia meridionale hanno svolto le due relazioni di hase.
Il prof. Rinaldi ha, in particolare, sottolineato la necessità che
« le chiese ritornino alla Bibbia
nella sua globalità di Antico e
Nuovo Testamento, nella continuità della tradizione giudaicocristiana e nel patrimonio letterario della patrologia sino ad og
gi. Bisogna lasciarsi giudicare,
purificare e plasmare dall'unica
parola di vita senza orgogliosi
personalismi... ».
Cipriani, riferendosi alla nota
pastorale della CEI « La formazione ecumenica nella chiesa particolare » (1989X ha richiamato il
« primato della Parola, chiaramente affermato nei documenti
del magistero » per un ecumenismo che sia « dimensione della
pastorale ». Entrambi i relatori
non si sono comunque nascosti
le diversità di posizioni di fronte
alla Bibbia, le difficoltà e i problemi del cammino ecumenico
anche se questi — hanno affermato — non devono essere motivo di indifferenza o rifiuto. A
questo riguardo sono state avanzate alcune proposte: la celebrazione di una « domenica della
Bibbia »; corsi biblici interconfessionali; la diffusione della traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia, presentata proprio nel corso del
convegno del segretario generale
della Società biblica italiana, Valdo Bertalot.
(SIR)
Problemi « esterni >»
per gli ortodossi
MOSCA — Il patriarca Alessio
II ha dichiarato, in occasione
dell’apertura del Concilio della
Chiesa ortodossa russa, riunito
a Mosca dal 31 marzo al 4 aprile, che la Chiesa ortodossa russa prosegue la sua missione nelle diverse repubbliche che costituivano l’ex Unione Sovietica.
In alcune di queste repubbliche, la chiesa incontra « particolarità specifiche » e ciò « ovviamente » ha avuto un’influenza
sulla vita quotidiana, ha precisato il patriarca. « Ma questi sviluppi — ha aggiunto — non dovrebbero in nessun caso rompere l’unità della chiesa ».
Il patriarca ha esortato i vescovi a impegnarsi a prendere
decisioni in modo responsabile,
« affinché quel che decidiamo sia
per il bene della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, per il bene dell’insieme della Chiesa ortodossa
russa e per il bene di tutti gli
ortodossi in generale » e ha assicurato che l’autocefalia « dovrebbe attraversare un certo
processo ».
Ha precisato che numerosi
problemi che toccano la Chiesa
ortodossa « sono per lo più creati artificiosamente da forze esterne e mirano ad allontanare la
chiesa dal popolo di Dio ». Ha
citato in particolare « alcuni dei
media » che, ha aggiunto, si sono lanciati in « una campagna
di calunnie contro la chiesa e i
suoi servitori ».
La presenza di vecchi responsabili di chiesa ha provocato un
lungo dibattito. Secondo gli statuti della Chiesa ortodossa russa, solo i vescovi responsabili di
una diocesi o di un dipartimento sinodale possono votare durante la riunione del Concilio. I
partecipanti hanno accettato all’unanimità che i vescovi in potsione partecipino alle future riunioni del Concilio.
(SOEPI)
Vent’anni
di dialogo
PRINCETON — Quarantacinqué teologi riformati di tutto il
mondo (fra i quali l’italiano Paolo Ricca) hanno preso parte, dal
21 al 25 aprile, ad una consultazione promossa daH’Alleanza riformata mondiale (ARM) presso
il Seminario teologico di Princeton (New Jersey, USA), per valutare oltre vent’anni di dialoghi ecumenici intrapresi dall’ARM con le varie denominazioni cristiane: ortodossi, cattolici, anglicani, luterani, battisti,
metodisti, mennoniti e discepoli
di Cristo. Per quanto riguarda
il dialogo con il cattolicesimo,
la ccnsultazione ha espresso
l’opinione che convenga trovare
nuove forme per la sua prosecu.zione: le due fasi precedenti
del dialogo, culminate con la
Dubblicaziono dei documenti « La
presenza di Cristo nella chiesa
e nel mondo » e « Verso una
comprensione comune della chiesa » (quest’ultimo testo è attualmente allo studio della Chiesa
valdese in Italia) hanno bisogno
di essere meditate e di ricevere
le reazioni delle varie chiese delTARM. Più in generale, i riformati sembrano aver bisogno di
riflettere sulla stessa identità riformata, all’interno del « coro
ecumenico »: questa preoccupazione, però, non sembra particolarmente avvertita dalle chiese del Terzo Mondo, il cui interesse precipuo riguarda piuttosto la riflessione sull’identità cristiana di fronte alle culture locali e alle altre religioni.
(NEV)
Accuse a
Chung Hyung-Kyung
RIO DE JANEIRO — Per
Chung Hyung-Kyung, la giovane
teologa coreana che aveva presentato nuove prospettive teologiche in occasione della settima
Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, a Canberra, la
vita non è più la stessa da quel
momento, che ha dato luogo a
vivaci controversie.
« Non è che il mio messag^o
sia stato tanto profondo o innovatóre », ha detto durante una
intervista rilasciata il 3 aprile
in Brasile all’agenzia « Episcopal News Service ». Ma è un segno dei tempi il fatto che lottiamo per rinominare il dvino e
per capire il significato del cristianesimo ».
La signora Chung ha ricevuto
molte chiamate telefoniche, a
volte ingiuste, tanto che ha dovuto far tagliare la sua linea. E’
stata anche minacciata di morte da gruppi fondamentalisti, e
la più grande chiesa presbiteriana coreana le ha indirizzato una
lettera piena di sdegno dopo il
suo intervento all’Assemblea
di Canberra. Continua però a
ricevere l’appoggio della propria
chiesa, una chiesa presbiteriana
più piccola.
Invitata a indicare le fonti
della sua ispirazione, la teologa
ha rivelato che doveva molto al
movimento degli studenti coreani, alle donne coreane che lottano per la sopravvivenza, agli esseri umani che appartengono alla faccia nascosta della storia
e alle teologhe femministe. Prosegue la meditazione e lo studio
della danza Shaman che « sostiene la mia vita ».
Alle accuse di sincretismo, la
signora Chung risponde spiegando che la sua cultura è stata
la fonte principale della sua spiritualità, che « il buddismo e lo
shamanismo sono mia madre e
il cristianesimo mio padre ». Ha
aggiunto che un « nuovo paradigma emerge in teologia e nella pratica cristiana, che proviene dalle donne e dai poveri del
Terzo Mondo. Viviamo in un’epoca postcoloniale e non dovremmo scusarci della nostra
esistenza, creiamo qualcosa di
nuovo ». Questa teologia, ha affermato, può insegnare ad una
nuova struttura politica e sociale di liberazione a controbilanciare una « povertà antropologica » che imperversa nel mondo
dove « alcune persone vengono
considerate importanti, e molte
altre del tutto ignorate ». Vuole prioritariamente condividere
la lotta portata avanti dalle donne del Terzo Mondo, in ogni continente, per la loro liberazione.
(SOEPP
In perìcolo la
pace confessionale?
BERNA — La nomina di un
ambasciatore straordinario della
Svizzera presso la Santa Sede
ha provocato una certa preoccupazione da parte delle chiese
protestanti della Svizzera. In un
comunicato pubblicato il 24 marzo, la Federazione delle chiese
protestanti della Svizzera (FEPS)
ha dichiarato che « molti protestanti vedono nella nomina di un
ambasciatore straordinario presso il Vaticano un modo di privilegiare la Chiesa cattolica romana » e dunque « di mettere in
pericolo la pace confessionale »
nel paese.
Il Consiglio ricorda che « nella persona del papa, il Vaticano
possiede una doppia sovranità,
cioè la territorialità, con lo stato del Vaticano creato nel 1929,
e la sovranità personale, nella
sua qualità di capo supremo di
tutta la Chiesa cattolica. L’ambasciatore straordinario intratterrà dunque sempre anche relazioni ecclesiastiche, e non potrà limitarsi a relazioni esclusivamente di stato ».
Il Consiglio della FEPS si augura « che la Confederazione faccia sapere chiaramente e pubblicamente che il privilegio di diritto internazionale di una delle chiese non esclude un trattamento equivalente delle altre
chiese ».
Nella sua lettera alle chiese
membro, il Consiglio ricorda che
nel 1957 il papa aveva pregato
rONU di utilizzare nei documenti ufficiali la designazione « Santa Sede » al posto di « stato del
Vaticano ». La lettera cita un
commentario tedesco che spiega
che « questo cambiamento di
terminologia dimostra chiaramente che il soggetto che il papa rappresenta nel campo del
diritto internazionale è in primo luogo la Chiesa cattolica nel
suo insieme ».
(SOEPI)
I « letteralisti »
perdono terreno
USA — La lettura letteralista
della Bibbia sta perdendo terreno. Secondo il centro di ricerca religiosa di Princeton, gli
americani « letteralisti » sarebbero soltanto più il 32% rispetto al 65% nel 1963. L’opinione
più diffusa (49%) sarebbe che
la Bibbia è ispirata da Dio ma
contiene passi ai quali non si
può aderire senza interpretazione. Secondo l’indagine, i battisti del Sud si distinguerebbero
per il loro fondamentalismo biblico (60%) e, generalmente, i
protestanti sarebbero più letteralisti (39%) dei cattolici (24%).
(Réforme)
9
22 maggio 1992
valli valdesi
TORRE RELUCE: CENTRO CULTURALE VALDESE
Realtà di frontiera
La firma
Non passa quasi settimana
che non mi venga proposto di
sottoscrivere una petizione, una
raccolta di firme a favore o contro qualche iniziativa; non mi
riferisco tanto ai noti "tavolini”
di Arnnesty International, ai
quali si firma quasi ad occhi
chiusi, né a quei luoghi di incontro dove ogni petizione può
contare in partenza su uno "zoccolo” sicuro; penso a tutte le
volte che dei cittadini, su temi
locali, hanno cercato di chiedere
ad un'amministrazione di cambiare una decisione già assunta
o di occuparsi di un problema
che pareva ignorato.
Nel recente passato raccolte
di firme sono state organizzate
per chiedere che non venisse costruita la pista che conduce alla
conca del Fra, per chiedere un
maggiore controllo sulle attività
industriali a Luserna, per ottenere un acquedotto in una certa
zona di Torre Pellice, contro taluni interventi di "disarredo"
urbano ancora a Luserna, contro
il depauperamento della montagna di alcuni servizi essenziali,
più volte poi per il mantenimento ed il potenziamento del servizio ferroviario, ancora contro
la proposta di togliere un Cornune (Bricherasio) dalla Comunità
montana vai Pellice.
Ricordo come un paio d’anni
or sono, di fronte ad una mostra
su uno dei tanti "incidenti ecologici" a Luserna, fu proprio la
gente di passaggio a chiedere di
fare una raccolta di firme da inviare al sindaco.
E’ di questi giorni a Torre Pellice una raccolta di firme a proposito di alcuni bambini marocchini che vengono costretti dal
padre ad andare a vendere
per le strade della zona. Anche
senza entrare nel merito di
quest’ultima petizione, forse essa consente alcune riflessioni
sul grado di reale coinvolgimento dei cittadini alla vita nei nostri Comuni, sulla capacità degli amministratori di comunicare e coinvolgere a loro volta.
Di fronte ai problemi più svariati, quando si ha la sensazione
che il Comune non faccia nulla
o intervenga in modo sbagliato,
si raccolgono delle firme; con
quali esiti? ^ .
Pochi, se dobbiamo giudicare
in base a quanto ottenuto in passato. pochi al punto di far diffondere sempre più l’impressione
che «alla fine fanno sempre come vogliono loro » (i politici).
Eppure, pur sostanzialmente
ignorando che nel 1990 è uscita
una legge, la 142, che dovrebbe
maggiormente avvicinare il pclaz.7,0 ai cittadini e che ha pro-^
dotto in tutti i Comuni Statuti
più o meno "illuminati , si continuano a raccogliere firme. Unico modo per i cittadini di partecipare alla vita pubblica? Tentativo per far si che le amministraz.ioni facciano il loro mestiera?
Certo, pensando ad esempio
alla recente petizione suf bambini marocchini, ci si può chiedere se i problemi non si possano risolvere più semplicemente rivolgendosi direttamente agli
amministratori, persone generalmente conosciute e facilmente
avvicinabili; è anche possibile
che si tenda a supportare una
richiesta con l’avallo di molte
firme per "contare di più".
O forse gli amministratori, tra
l’altro .sempre più pressati dalle
difficoltà economiche in cui versano gli enti locali, stanno attuando la politica del rinvio e
delVelusione del confronto, dimenticando che proprio da esso,
dalla discussione anche accesa
ma serena si rinnova la demozìone?
Piervaldo Rostan
Con la conferenza-dibattito sulle prospettive
turistiche e culturali legate alla realizzazione del
progetto « Escartons e valli valdesi », si è conclusa la seconda edizione della « Semaine du français », organizzata in vai Pellice dal Centro culturale valdese in collaborazione con le direzioni
didattiche di Luserna S. Giovanni e Torre Pellice
e con il Centre culturel français di Torino.
Quest’ultimo ha fornito una serie di cartoni
animati in videocassetta, che sono stati presentati nelle scuole elementari durante l’ora di francese. M. F. Cardelli, collaboratrice del Centre, ha
incontrato a Torre Pellice prima un gruppo di
insegnanti e poi una trentina di alunni per « l’heure du conte », un momento di animazione legato
al racconto di fiabe e leggende.
Le scuole di Airali, Rorà e Villar hanno invece ospitato « l’heure du chant », con la riproposta di canti, ’’rondes” e filastrocche della tradizione locale in lingua francese.
Una settimana intensa e stimolante, nella qua^
le sono stati coinvolti anche i gemtori che hanno potuto visitare le mostre dei lavori prodotti
dalle scuole di Airali e di Villar Pellice, le due
sedi quest’anno maggiormente coinvolte nell’iniziativa. Per il nuovo anno scolastico, che vedrà
l’avvio deirinsegnamento-apprendimento^ della lingua straniera nella scuola elementare, è previsto
un potenziamento della rassegna con il coinvolgimento di altre scuole del distretto, materne e
medie comprese.
Da alcuni anni si vanno infittendo i contatti fra amministratori italiani e rappresentanti delle comunità attorno a Briançon,
in vista della stesura di un progetto GEIE (Groupement économique d’intérêts européens).
« E’ una realtà quella che si
sta costruendo — ha detto il pastore Tourn in apertura della tavola rotonda — che vede coinvolti territori di antica tradizione
amministrativa democratica, "Les
escartons”, e le nostre realtà confinanti, le cosiddette valli valdesi.
A questa realtà, oltre a dare un
contenuto politico, dobbiamo darne uno pratico, il tutto finalizzato
alla valorizzazione dei luoghi, della loro cultura, delle loro attività,
favorendo la riscoperta delle attrattive locali ed espandendo
quelle economiche ».
Da dove vengano i presupposti
per lanciare una simile iniziativa
lo ha detto nel suo intervento
Jean Cowburn, un inglese anni fa
trasferitosi nel Briançonnais ed
ora animatore del « Centre de
culture scientifique, technique et
industrielle » di l’Argentère-laBessée. Cowburn ha raccontato
come in Inghilterra, a Ironbridge,
nei pressi di Birmingham, venti
anni or sono si fossero posti il
problema di non perdere la memoria storica di quel luogo dove
due secoli prima era stato scoperto un procedimento per ottenere l’acciaio, si erano costruiti
opifici e strade ferrate, usando
mezzi e tecnologie all’avanguardia per queU’apoca. « Si è cominciato con delle ricerche e con la
raccolta di molto materiale e testimonianze, si sono poi riattati
e messi in funzione alcuni dei
vecchi stabilimenti che ora producono l’acciaio secondo i sistemi di un tempo, acciaio che ha
così ripreso ad avere un suo mercato. Si sono creati dei percorsi
di ricerca storico-scientifica, si
sono attivati degli artigiani che
ora producono per il mercato del
turismo, e naturalmente si sono
espanse le attività ricettive e del
tempo libero ».
Si è quindi creato un vero e
proprio flusso turistico di cui
ora sta beneficiando l’intera zona,
grande aU’incirca come la vai
Pellice.
Jean Cowburn sta realizzando
nel Briançonnais, all’Argentièrela-Bessée, un’analoga esperienza
dove sono previsti sia cantieri di
lavoro per raggiungere le vecchie
miniere d’argento sia per rimettere in sesto le strutture e quindi rendere fruibile un percorso
didattico anche sotterraneo di
notevole interesse. Questo tipo di
valorizzazione del patrimonio è
fatto oggetto di interventi da par
te della Comunità europea che
finanzia l’iniziativa fino al 50%;
il resto deve essere ricercato localmente con la collaborazione di
privati ed enti pubblici.
Lo stesso Cowburn, avendo visitato la nostra zona, elenca alcuni spunti che ritiene interessanti per il nostro versante alpino: i musei, le architetture tipiche con i tetti a lose, le miniere, le cave, le acque minerali, le
acque motrici per centrali, mulini ecc. Per far ciò bisogna però
investire in persone che possano
con un lavoro preparatorio raccogliere informazioni, testimonianze e materiale in vista di
una valorizzazione turistica di
questo patrimonio. La formazione quindi come base essenziale
per un’azione promozionale. Già
a partire dall’autunno dovrebbe
svolgersi un primo momento di
preparazione e di impostazione
di questa ricerca. E’ chiaro che
questa valorizzazione è volta verso un'utenza che ama camminare
o andare in bicicletta, fermarsi a
chiacchierare con la gente, che
vuole sentirsi calata in una realtà che ha il piacere di scoprire.
Questo è l’esatto contrario delle iniziative tipo « Eurodisneyland », dove tutto è costruito sull’immaginario e non vi è nulla di
locale da fare emergere.
Per Erminio Ribet, presidente
della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, il primo
presso da compiere è quello di
« riprendere a credere nel nostro
futuro in montagna » dopo aver
assistito per anni all’esodo massiccio determinato dallo spostamento a valle della grande industria. « Solo a quel punto potremo cominciare a porci il problema delle prospettive culturali
e turistiche ».
Gli spazi per un dibattito su
cosa può essere una « provincia
alpina » sono tuttora aperti ed è
anche in circolazione una « Carta per l’autonomia delle zone
montane ».
« Queste sono occasioni da non
perdere per focalizzare l’attenzione su alcune idee guida sulle quali convergere; speriamo così —
aggiunge Ribet — di chiudere
definitivamente con un passato
in cui si è fatto l’esatto opposto
della valorizzazione del patrimonio nascondendo o addirittura distruggendo ciò che avevamo ».
Adesso forse si fa luce la nuova coscienza che non è con le
megastazioni invernali come Sestrières o quelle francesi di Serre
Chevalier o Les Deux Alpes che
si fa la valorizzazione di un territorio, poiché esse fanno il tutto
esaurito in ristretti periodi dell’anno mentre sono deserte negli
altri, obbligando ad importare
della mano d’opera. Ribet ha concluso augurandosi che questo
dialogo, appena iniziato, possa
portare i suoi frutti anche a livello normativo e legislativo al
fine di ottenere degli avvicinamenti essenziali per poter procedere sui due fronti.
Adriano Longo
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Ricordi di miniera
PEROSA ARGENTINA —
L’attività estrattiva, nelle Valli,
è iniziata verso gli anni Sessanta
del XIX secolo ed ha interessato la totalità del territorio della
Comunità montana e la quasi totalità delle famiglie residenti.
I materiali estratti e lavorati
in valle sono stati il talco, la grafite, il rame, il marmo e la pietra.
Attualmente ha ancora una
grande rilevanza l’estrazione del
talco in vai Germanasca.
Questa attività ha sicuramente
influenzato, per più di un secolo,
l’economia e la vita sociale e culturale della valle.
Purtroppo i ricordi si affievoliscono e le testimonianze fisiologicamente si esauriscono, le gal
lerie ed i cantieri crollano, i documenti ed i reperti vengono
buttati o saccheggiati.
Per porre rimedio a questa situazione la Comunità montana,
sull’esempio di quanto è stato
fatto in altri paesi, intende avviare un lavoro di inventario, di
protezione e di valorizzazione di
questo patrimonio.
Nella fase d’avvio del progetto
si ritiene importante ed opportuna la partecipazione di quanti
possano fornire un valido contributo di conoscenze, esperienze e
professionalità. A tale scopo è
organizzato un incontro lunedì
25 maggio, alle ore 17, presso la
sede della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, via
Roma 22 - Perosa Argentina.
USSL 44: sospeso
ramministratore
PINEROLO — A seguito del
provvedimento dell’autorità giudiziaria che ha sottoposto a custodia cautelare ring. Fabrizio
Fabbri, amministratore straordinario deirUSSL 44, irnputato di
reati contro la pubblica amministrazione, ed in attesa dell’evolversi delle indagini, la giunta
regionale ha deciso di sospendere dalle sue funzioni l’ing. Fabbri; al suo posto è stata nominata, quale commissario straordinario, la dottoressa Eugenia
Grillo, già responsabile regionale del settore affari istituzionali.
Comunità montane:
legge regionale
TORINO — E’ stata approvata la nuova legge regionale sul
riordino delle Comimità montane. Conseguenza finora assai limitata della legge nazionale del
’90 n. 142, la legge regionale riduce da 45 a 44 le Comunità
montane. Per quanto riguarda il
Pinerolese, va segnalato quanto
già precedentemente annunciato
e cioè che il Comune di Bricherasio continuerà a far parte della vai Pellice, malgrado la richiesta della maggioranza consiliare
di quel Comune che chiedeva di
far parte della Comunità Pinerolese pedemontano; contro
quella decisione vennero per altro raccolte circa 1.300 firme di
cittadini residenti.
Sempre nel comprensorio va
segnalata la riduzione a sei dei
Comuni della Comunità Pinerolese pedemontano: non ne faranno infatti più parte Cumiana e
Pinerolo. Invariata invece la consistenza della Comunità montana valli Chisone e Germanasca.
Serie di concerti
per Amnesty
PINEROLO — Come oramai
è quasi tradizione da diversi anni a questa parte, il gruppo 114
di Amnesty International di Pinerolo ha organizzato una breve
rassegna di concerti di musica
classica presso il tempio valdese per la durata di tre venerdì
successivi, ad iniziare da venerdì
8 maggio, con inizio alle ore 21.
L’ultimo concerto verrà presentato il 22 maggio con il quartetto di chitarre classiche «Sonorità » che presenterà brarfi
classici (Vivaldi) alternati ad altri più moderni.
Tutti i concerti sono offerti
gratuitamente al pubblico poiché
tutti gli artisti intervenuti si esibiscono gratuitamente a favore
di Amnesty International. Tale
associazione si propone con questa rassegna di offrire uno spimto musicale al pubblico pinerolese ed intende anche approfittare
di tali occasioni per fare riflettere sulle gravi violazioni dei diritti umani che avvengono quotidianamente in tanti paesi del
mondo. A questo scopo in ogni
serata vengono sottoposti degli
appelli che tutti possono firmare, appoggiando concretamente
il lavoro di Amnesty.
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pinerolo (to)
10
10 valli valdesi
22 maggio 1992
I VETERINARI IN PIEMONTE
PROPOSTE DI AGRICOLTURA
Il controllo
della carne
Professione vivaista
Crisi zootecnica e norme comunitarie le novità che sono state affrontate nell’anno scorso
L’attività veterinaria in Piemonte, nel corso del 1991, ha dovuto confrontarsi con due problematiche di notevole rilievo:
da una parte la crisi zootecnica,
che ha generato una contrazione di mercato, soprattutto per
quanto riguarda i bovini da latte, e la conseguente tensione e
non collaborazione degli allevatori con gli operatori sanitari;
dall’altra, il complesso apparato
di norme italiane che, lentamente, recepiscono le disposizioni
comunitarie.
In questo quadro di riferimento, l’impegno dei veterinari è rivolto soprattutto all’adeguamento e all’innalzamento del livello
sanitario degli allevamenti; d’altra parte, in questa delicata fase qualsiasi ritardo o leggerezza potrebbe compromettere gravemente l’attività economica delle aziende, che rischierebbero
l’esclusione dal mercato. Un’ulteriore e favorevole conseguenza
del miglioramento sanitario del
patrimonio zootecnico è senz’altro la possibilità di poter fornire al mercato alimenti sicuri e
maggiori garanzie per la salute
del consumatore.
L’attività di sorveglianza e prevenzione nei macelli nel corso
del 1991 ha imposto, complessivamente, la distruzione di circa
530 tonnellate di carni e 1.130
tonnellate di visceri commestibili. In particolare, dei 410.158 bovini abbattuti durante l’anno,
1.081 capi sono stati esclusi dal
consumo alimentare, mentre 678
sono stati assegnati alla bassa
macelleria. Per quanto riguarda
le altre specie da macello, su
953.918 suini, 2.077 sono stati avviati alla distruzione e 279 alla
bassa macelleria; dei 35.582 ovicaprini e 14.108 equini macellati,
i capi esclusi dal consumo alimentare umano sono rispettivamente 132 e 47.
I motivi che hanno portato
complessivamente ai 336.709 giudizi ispettivi negativi sono imputabili a cause microbiologiche,
parassitologiche o tossicologiche
o, ancora, a presenza di sostanze inibenti.
Comune di Torre Pellice
AVVISO D’ASTA
Il Sindaco in esecuzione della deliberazione della Giunta
comunale n. 113 del 30.3.1992,
esecutiva,
rende noto che il giorno 15
giugno 1992 alle ore 11, nei locali del Palazzo Comunale,
avrà luogo un’asta pubblica
per l’alienazione dei beni siti
in località Cacciaina di Luserna San Giovanni.
L’asta si svolgerà sulla base del prezzo di L. 21.000.000.
Le offerte dovranno essere
stese su carta da bollo e dovranno contenere: esatta indicazione del concorrente e
l’indicazione in cifre ed in lettere del prezzo offerto, che dovrà essere in aumento rispetto al prezzo base. ‘
Ciascun concorrente dovrà
presentare: 1) certificato penale; 2) la prova di aver eseguito presso la Tesoreria comunale il deposito cauzionale
provvisorio di L. 2.100.000; 3)
dichiarazione con la quale il
concorrente dichiara di essersi recato sul luogo in cui si
trovano i beni.
Per ogni ulteriori informazioni nel merito si prega di
rivolgersi all’Ufficio di Segreteria.
Il sindaco
(Armand Hugon dr. Marco)
Attualmente, la rete dei macelli sta vivendo un periodo di
transizione, determinato da un
necessario ma purtroppo lento
processo di adeguamento degli
impianti alle norme CEE, atte
ad armonizzare progressivamente la legislazione dei 12 paesi in
vista della prossima internazionalizzazione dei mercati. In proposito, comunque, emergono già
alcuni segnali positivi.
Per quanto riguarda gli interventi negli allevamenti, settore
di attività denominato di area
« A », occorre evidenziare l’ulteriore e significativo aumento del
numero dei controlli nel 1991
sull’uso illecito di ormoni e sostanze anabolizzanti.
Campionatura
mirata
Il controllo mirato ha interessato 11.114 allevamenti da ingrasso, circa 1/5 del totale, mentre
il numero dei campioni raccolti complessivamente negli allevamenti e nei macelli è salito, dai
7.909 prelievi eseguiti nel 1990,
a 9.721. Nel corso dell’attività di
vigilanza, inoltre, sono scattate
60 denunce per impiego illecito
di sostanze anabolizzanti. Intanto aumentano le adesioni di allevatori alla legge regionale che
istituisce la certificazione di garanzia sanitaria delle carni.
Un altro risultato di rilievo,
che testimonia l’impiego dei servizi veterinari nonostante siano
a volte ostacolati da opposizioni
e resistenze degli allevatori nei
confronti delle azioni sanitarie,
è l’abbassamento al di sotto del
10% degli allevamenti di bovini
infetti da tubercolosi. Il numero
di bovini tubercolino-positivo
(11.783 su 775.587 prove eseguite) e degli allevamenti colpiti
(2.273), si è nettamente ridotto.
Situazione buona anche in merito alla peste suina classica: a
due anni dalla sospensione delle vaccinazioni, infatti, 2.472 campioni sono stati prelevati per i
controlli negli allevamenti, interessando oltre 500 aziende della
regione: i 300 campioni in 10
macelli e gli oltre 22.538 sopralluoghi effettuati per gli spostamenti degli animali, non hanno
rilevato alcun focolaio di malattia.
I dati relativi agli animali morti o macellati d’urgenza in allevamento, significativi perché se
molto distanti dai valori di mortalità considerati fisiologici possono essere il segnale o di un’insufficiente sanità di base (se la
mortalità è troppo elevata) ovvero di mancata segnalazione od
occultamento di malattie soggette a denuncia (se essa è troppo bassa), evidenziano, rispetto
al 1990, una lieve diminuzione.
Complessivamente, i danni alla zootecnia derivanti dalla mortalità di animali in azienda hanno portato alla distruzione di
7.157 bovini; 31.744 suini; 656
ovini; 311 equini e 571.036 avicoli.
Un’azien(da in vai Germanasca, competitiva
soprattutto per la particolarità del prodotto
A Trossieri, nella bassa vai
Germanasca, ha cominciato ad
operare da alcuni anni una piccola azienda agricola che, utilizzando tecniche di coltivazione intensiva e curando la specializzazione dei prodotti, è riuscita ad
esprimere un’interessante produzione di piccoli frutti e di piantine da vivaio a condizioni concorrenziali, con buone prospettive di sviluppo. L’azienda, condotta da Emilio Rostan e dalla madre con la collaborazione di altri
familiari, si sviluppa su una
superficie di circa 20.000 m^ sparsi nei dintorni del paese.
« L’attività è iniziata quasi per
curiosità all'inizio degli anni ’80
e si è poi sviluppata e differenziata di fronte ad una richiesta
crescente dei nostri prodotti », ci
ha detto il sig. Rostan, che ha
poi continuato: « La prima coltivazione è stata quella dei mirtilli: il mirtillo gigante americano per l’esattezza; la sua produzione si è poi decuplicata in questi anni fino a raggiungere attualmente i 4 quintali annui. Insieme alle fragoline di bosco rappresenta ancora la fetta più importante del nostro raccolto di
piccoli frutti ». Nel frattempo si
perfezionava anche il settore delle piantine da vivaio: ribes, lampone artico, castagni, meli, peri
e noci. Gli acquisti più rilevanti
di queste piantine sono venuti da
cooperative e da Comunità montane, sparse in tutta Italia, interessate all’incentivazione di
agricoltura ad alto valore asgiunto. Nel Sud, Calabria e Sicilia in
particolare, vi è stato im grande
interesse per il castagno; curiosamente la regione in cui le vendite sono più basse è proprio il
Piemonte.
Dal lato della frutticoltura, data la situazione climatica della
zona non sempre favorevole e abbastanza imprevedibile, insieme
aH’utilizzo quasi obbligato di tecniche di coltivazione sofisticate
(film protettivi per combatterete
piante infestanti senza l’uso di
diserbanti, irrigazione a goccia
ecc.) Un aspetto essenziale perla
sopravvivenza economica dell’iniziativa è stato rappresentato dalla ricerca dei settori di mercato
più adatti su cui intervenire. « In
certi periodi dell’anno, e nel confronto con prodotti coltivati industrialmente anche in climi più
favorevoli, è del tutto illusorio
sperare di spuntare prezzi di vendita sufficienti a coprire i costi
di produzione più elevati che una
zona come la nostra comporta.
Soltanto giocando sulla ’’particolarità” dei frutti o del loro momento di raccolta (una maturazione tardiva permette ad esempio, in certi casi, di arrivare sul
mercato in un momento in cui
l’offerta ■ degli altri produttori è
ormai esaurita) è possibile ottenere un’adeguata remunerazione.
Non a caso sono stati proprio i
prodotti a priori meno ’’sicuri”
che ci hanno dato le maggiori
soddisfazioni », ci è stato ancora
fatto osservare.
In questa prospettiva, gli sviluppi previsti delle coltivazioni si
orientano ulteriormente verso la
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
di
BERTOT TULLIO
ufficio: c.so Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
tei. 0337211111
Abitazione: via G. Modena, 8 - tei. (0121) 932153
Il decoro, l’assistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirverli è nostro dovere ».
novità, seppur relativa, i « frutti
dimenticati » (sorbo, sambuco,
azeruolo, amelanchier canadensis,
piccola ciliegia con gusto di nocciola, more del gelso), alcuni già
consumati in passato e poi totalmente soppiantati dalla frutta di
provenienza « esotica ». Ogni nuova coltivazione comporta però
problemi non indifferenti in termini di reperimento di piante
base certificate, di verifica di fattibilità della produzione intensiva (resistenza alle intemperie,
possibilità di agevole propagazione ecc.), e, aspetto non trascurabile, di rispondenza del mercato. « Fondamentalmente, pur
con molte difficoltà, crediamo
che esistano, anche qui, delle
possibilità di fare delle cose positive, e stiamo cercando di dimostrarlo. Nessuno ha una soluzione ottimale, però in dieci anni
siamo già riusciti a combinare
qualcosa », concludono i fratelli
Rostan.
Danilo Massel
Avmsé/
Centro
culturale
valdese
Incontri
PEROSA ARGENTINA — Sabato 30 maggio, alle ore 17, presso la sala Lombardini, nel quadro delle iniziative « Vita e cultura nelle valli Chisone e Germanasca », il prof. Renzo Tibaldo parlerà sul tema Scuola e sistema scolastico di un tempo
nelle valli Chisone e Germanasca. Introduce e coordina Franco Calvetti.
Cinema
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Tel. 011/6270463
Dibattiti
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha in programma, fino a mercoledì 27
maggio, « L’amante », di J. J. Annaud;
feriali ore 20,15 e 22,30, domenica
ore 16.15, 18,15, 20,15, 22,30.
Al Ritz, fino a lunedì 25, viene
proiettato « Il padre della sposa »; feriali ore 20 e 22,15, domenica ore
16, 18, 20, 22,15. Martedì 26 e mercoledì 27, ore 20,15 e 22,15, è in
programma « Chiedi la luna ».
Il cinema Italia propone, da giovedì
21, «Fermati, o mamma spara» (comm.
con S, Stallone); feriali ore 20,30 e
22,20, sabato, ore 20.30 e 22,30, domenica, ore 20,30, 22,20. Solo in caso di maltempo, anche ore 14,30, 16,30,
18,30.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha m programma: giovedì 21, serata
sulla montagna, alle ore 21,15, col
film « Storia deli'alpinismo »; venerdì
22, ore 21,15, «Mississippi Masala »;
sabato 23, ore 20 e 22,10, « Vite sospese »; domenica 24, ore 20 e 22,10
e lunedì 25, ore 21,15, «Così fan tutte ».
TORRE PELLICE — Sabato 23 maggio
alle ore 15,30, presso la Foresteria
valdese, a cura delle Associazioni pace delle Valli e del Coordinamento
obiettori di coscienza del 1° distretto
della Chiesa valdese, si svolgerà un
incontro dibattito sul tema: « Obiezione di coscienza: quale futuro? »; interverrà il prof. Rodolfo Venditti. docente di diritto penale militare presso
l'Università di Torino.
______________Concerti__________________
PERRERO — Sabato 23 maggio, alle
ore 21, nel tempio valdese, si svolgerà un concerto del quartetto vocale « Nugae »; nel corso della serata
verrà effettuata una colletta a favore delle vittime della guerra in Jugoslavia.
PINEROLO — Sabato 23 maggio, alle ore 20,45. presso la chiesa di San
Lazzaro, si svolgerà un concerto in
ricordo di don Giorgio Accastelli; all'organo Claudio Canal, al contrabbasso Mario Tavella. Si esibiranno i « Coristi torinesi », diretti da Giorgio Guiot.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 23 maggio, alle ore 21, nella chiesa del Sacro Cuore, si svolgerà un
concerto « L'organo e l'orchestra nel
periodo viennese »; all'organo Walter
Gatti; viola Guido Neri; orchestra
« L’arcbicembalo » diretta da Marco
Chiapperò.
Incontri
PINEROLO — Venerdì 22 maggio, alle ore 20,45, presso il Centro sociale di via Lequio, si svolgerà il terzo
incontro della serie « Il fenomeno migratorio terzomondiale in Piemonte »;
tema della serata: « Uguali e diversi »
proposto dal dott. Enrico Allasino, ricercatore dell'IRES Piemonte.
PINEROLO — Venerdì 22 maggio, alle ore 21, presso l'auditorium di corso Piave, Il prof. Enea Balmas, docente di letteratura francese presso l'Università di Milano, parlerà sul tema:
« Viaggi e viaggiatori nelle valli vaidesi ». Con questa serata si conclude
il ciclo di incontri organizzati dalla
biblioteca comunale su: « il viaggio:
presenza umana nello spazio e nel
tempo ».
PINEROLO — Lunedì 25 maggio, alle ore 20,30, presso II Centro sociale
di via Lequio, a cura di « Crescere »,
centro di ascolto e di incontro, avrà
luogo la presentazione del libro « Chi
educa chi? », curato da Claudio Poti.
TORRE PELLICE — Mercoledì 27
maggio, alle ore 21, presso la sala
consiliare della Comunità montana vai
Pellice - USSL 43, si svolgerà un incontro sul tema « Riappropriarsi della comunicazione »; interverrà Claire
Pascallet, conduttrice di gruppi di formazione sulla comunicazione e sulle
tecniche psico-corporee.
L'incontro, aperto a tutti, può interessare in particolare coppie in attesa di bebé, operatori impegnati nelle
relazioni di aiuto, genitori.
_____________Cantavalli________________
SAN GERMANO CHISONE — Sabato
23 maggio, alle ore 21, per il Cantavalli '92, presso la sala valdese, si
svolgerà un concerto di musica irlandese con « Steve Tilston & Maggie
Boyle ».
Teatro
POMARETTO — Venerdì 29 maggio
alle ore 21, presso il Teatro valdese
il gruppo giovani della Chiesa valdese
presenta: Ragazzi contro? - Momenti
scenici, domande, informazioni sul problema droga. Interviene Andrea Garrone, presidente della « Consulta delle
valli Chisone e Germanasca contro le
tossicodipendenze ».
TORRE PELLICE — Nell'ambito della
Rassegna culturale torrese, martedì 26
maggio, alle ore 21, presso II cinema
Trento, l'Assemblea teatro presenterà
lo spettacolo • 1492 », una riflessione
sul quinto centenario della scoperta
dell'America.
11
22 maggio 1992
lettere 11
SALVA LA ’’VALLEE
DES CAMISARDS”
In una lettera datata « Mialet, 30
marzo 1992 -, Jacques Verseils, del
• Collectif de Protection des Valides
Cévenoles », ci Informa che il progetto della diga a « La Borie », nelle Cevenne, è stato definitivamente annullato da una sentenza del Consiglio di
stato il 20 marzo scorso.
Proposto nel 1986 il progetto, che
mirava a fermare le acque del Gardon,
avrebbe seppellito buona parte della
• vallèe des camisards », simbolo della resistenza degli ugonotti di Francia.
La massiccia mobilitazione dei protestanti francesi e europei contro questo progetto ha portato i suoi frutti:
la diga non si farà. i|| « Collectif de
,Protection des Vallées Cévenoles » ringrazia calorosamente tutti coloro che
hanno sostenuto la mobilitazione e II
invita a venire a « La Borie, finalmente salvata dalle acque ». (Red.)
LE BELLE PAROLE
E LA PRASSI
« L'obiettivo della pace, della solidarietà, deH’unità dei popoli e delle
nazioni... si profila di fronte alla nostra generazione come una meta necessaria e concretamente perseguibile, nella giustizia, nella libertà, nel riconoscimento dei diritti e dei doveri
come dei valori di ciascuno ». Operare in questa direzione è offrire il proprio contributo alla « civiltà dell'amore » (CHI, « Evangelizzazione e testimonianza della carità », n, 42). Parole
belle, chiare, irrefutabili: «teoria».
Il democristiano Misasi, ministro della Pubblica Istruzione, in combutta con
la gerarchia cattolica, ha spedito una
circolare ai direttori didattici e ai presidi delle scuole medie statali con la
quale li autorizza a favorire II libero
accesso alle aule scolastiche durante
Il regolare svolgimento delle lezioni al
sacerdoti che, indossata cotta bianca
e stola, si recano accompagnati da
un chierichetto con secchiello ed
aspersorio per benedire con l'acqua
• santa » le suddette aule scolastiche
nei giorni seguenti la celebrazione della « santa » Pasqua.
Disposizione ministeriale chiara, lesiva ed offensiva del rispetto dei diritti e dei valori delle minoranze acattoliche, sanciti nelle Intese con lo stato Italiano: « prassi ».
« La Chiesa, nella convinzione che
la sua missione consistesse nell'azze
ramento (alias distruzione) di tutte le
altre religioni, ha usato metodi violenti... L'evoluzione della cultura ha posto ora la Chiesa nella condizione di
riconoscere gii errori compiuti e, nel
Concilio Vaticano II, ha aperto un nuovo capitolo della sua storia » (« Famiglia cristiana », n. 10 del 4.3.1992, pag.
15). Parole belle, chiare, ineccepibili:
« teoria ».
Dall'anno 1965, in cui II Concilio Vaticano li concluse i suoi lavori, si attende ancora che la suddetta Chiesa
cattolica pubblichi un « enchiridion »
contenente tutti gli errori da essa
commessi e come tali riconosciuti, e
che condanni pubblicamente i metodi
violenti usati attraverso I secoli per il
tentato « azzeramento » delle religioni
ebraica, musulmana, protestante ed
evangelica tramite la spietata soppressione fisica dei loro più illustri antesignani. Dilazione chiara, voluta, elusiva del proprio dovere: « prassi ».
Ne consegue, quindi, che la Chiesa
docente cattolica si voglia comportare
come il proverbiale « padre Zappata »,
che predicava bene e razzolava male.
Bruno Ciccarelli, Catania
PORRE FINE A
UN’INGIUSTIZIA
E' di martedì 12 maggio la notizia,
data in prima pagina dal quotidiano
L'Unità, che il Comune di Bologna « ha
deciso di mobilitare i vigili urbani contro la pratica dell'elemosina nelle
strade... Con una delibera la Giunta
vuole soprattutto fermare e identificare coloro che, sfruttando i minori, ne
fanno un vero e proprio commercio
abusivo. Il Tribunale dei minori parla
di racket dei bambini slavi, mendicanti loro malgrado ». Anche a Torre Pellice esiste, da circa un anno e mezzo, lo sfruttamento di bambini stranieri da parte di un residente di nazionalità marocchina domiciliato in via
Arnaud 11. Questi bambini vengono
spinti sistematicamente sulle strade
del centro e su quelle di altre cittadine del Pinerolese e del Saluzzese
a fare i venditori ambulanti, attività
che degenera spesso in vero e proprio accattonaggio. A nuila sono valsi i reiterati interventi del sindaco di
Torre Pellice, deH'amministrazione comunale e, soprattutto, dei servizi so
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriaie: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto. Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
'/la Arnaud, 23
IÜ066 Torre
Stampa: Coop Tipografica Subalpina
Pellice tpleionn 0121/91334
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Italia
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berto Peyrot _________________________________j
ciali della Comunità montana USSL 43,
i quali ultimi si sono prodigati in maniera davvero esemplare e senza risparmio di energie per aiutare le famiglie alle quali appartengono questi
bambini , e- per tentare di porre rimedio a questa situazione.
Di fronte a questa impasse, e forte del consenso di molti cittadini, ho
deciso di assumermi la poco piacevole responsabilità di chiedere l'intervento della magistratura, intervento
peraltro già sollecitato dai servizi sociali con due segnalazioni al Tribunale dei minorenni di Torino. Contemporaneamente ho iniziato a raccogliere
in calce ad una petizione (mostrata
in precedenza ad un collega indipendente e consigliere comunale a Torre
Pellice dimostratosi d'accordo sul contenuto della stessa) le firme di quei
cittadini i quali ritenessero opportuno
sollecitare un intervento risolutivo da
parte del sindaco di Torre Pellice. Nel
giro di una settimana circa trecento
firme di persone appartenenti ad ogni
ceto sociale e di ogni credo politico,
comprese quelle di medici, operatori
sociali, maestre della scuola materna
ed elementare, insegnanti della scuola
secondaria e docenti universitari sono state raccolte nei bar ed in una
mezza dozzina di esercizi nella zona
del centro in cui i bambini vengono
costretti a « lavorare ». Lo scopo di
questa raccolta di firme è stato duplice: spingere i'amministrazione di
Torre Pellice ad agire in modo tale da
sanare un fenomeno che rischia altrimenti di incancrenirsi e moltiplicarsi,
e al tempo stesso ottenere una precisa testimonianza dell'attività cui sono regolarmente spinti i bambini marocchini dal loro padre-padrone.
La raccolta di firme ha sollevato
quel polverone che ha sempre il tempo di depositarsi sui problemi la cui
soluzione viene procrastinata troppo a
lungo, ma in' generale la petizione è
stata recepita positivamente, anche da
chi non l'ha firmata. In alcuni casi è
stata invece interpretata in tutti i modi possibili cui riesce ad arrivare l'immaginazione di chi non crede ai propri occhi quando gli venga offerta
l'occasione di potere finalmente esternare la propria fantasia, per quanto limitata: referendum, sondaggio d'opinione, tristo sotterfugio razzista. Un
artigiano locale, tifoso del calcio, ha
perfino proposto un'interpretazione in
chiave calcistica dell'accaduto, anche
se non si capisce bene per quale
squadra faccia il tifo (i maligni dicono che lo faccia narcisisticamente per
se stesso).
La verità è che né al tifoso né ad
altri (come lui afflitti da una confusa,
velieitaria e frustrata nostalgia di certezze perdute, più che da vera ipocrisia) importa molto della sorte dei
minori oggetto, nella fattispecie, dello
sfruttamento: è significativo infatti che
nessuna proposta venga avanzata da
costoro per risolvere il problema. Tale atteggiamento nasconde il razzismo,
quello vero, quello di cui si ha paura perché è nascosto nelle pieghe più
remote di quella società a cui appartengono tutti, quel razzismo che prescinde dalle convinzioni politiche individuali, quel razzismo di cui non si
parla perché è inconfessabile perfino
a se stessi e che è, come ogni forma di razzismo, frutto dell'ignoranza.
E' il razzismo di chi vorrebbe farci
credere che è normale per i padri
marocchini non lavorare e vivere alle spalle dei propri ed altrui figli; è
il razzismo di chi vorrebbe farci credere che l'accattonaggio e lo sfruttamento del lavoro minorile sono caratteristiche della cultura araba e della
civiltà islamica e che, come tali, vanno rispettati; è il razzismo di chi.
cosi facendo, insulta la dignità degli
arabi che vivono in questo paese, i
quali invece, come i trecento firmatari
della petizione, deprecano come una
vergogna quanto accade in tutte le vie
Arnaud d'Italia.
Forse la petizione è servita a sollevare un problema, e la discussione
che ne è seguita può contribuire a
chiarire le idee di chi vuole capire.
Ma il suo scopo non è di incoraggiare chiacchiere e discussioni che si
prestano comunque ad essere sfruttate da schieramenti politici o ad appassionare tifoserie. Il suo scopo, il
suo « goal », per dirla con una parola
inglese prestata al linguaggio sportivo forse più comprensibile ai tifosi,
rimane quello di porre fine ad una
situazione ingiusta ed intollerabile.
Erberto Lo Bue, Luserna S. Giovanni
’’RIFORMA” E
’’VITA PROTESTANTE”
Caro Direttore,
il pastore Luciano Deodato è stato a fine aprile in Sicilia per informare le nostre comunità sul progetto
del nuovo giornale.
In occasione dell'incontro delle comunità siciliane il 25 aprile, a Riesi,
ci ha intrattenuto sul titolo della testata, che attualmente sembra trovare
consenso: « Riforma ». Ma si è osservato ohe, mentre per noi protestanti
questo titolo è carico di significato
storico e profetico, per il pubblico rimane oscuro e suscita malintesi dato che, nel nostro paese, si parla tanto di riforme scolastiche, istituzionali, politiche, elettorali che non si fanno, E' stato suggerito « Vita protestante », ohe ci identificherebbe correttamente oltre che storicamente. E' importante anche sottolineare che questo titolo avrebbe un riferimento specifico alla rubrica televisiva « Protestantesimo », già nota al nostro pubblico in
Italia.
Non sarebbe opportuno aprire un
dibattito su questo importante argomento prima che sia troppo tardi?
Pietro Valdo Panascia, Palermo
I precedenti interventi sull'argomento alimentano la mia speranza che si
torni, per il futuro settimanale unico,
alla testata « Vita protestante », un biglietto da visita di chiara lettura. E'
vero che il giornale esiste prevalentemente in funzione dell'interno, ma
chi volesse informarsi delle nostre
posizioni o avere un'idea della nostra
realtà deve essere messo in condizione di orientarsi già dal titolo. Anche
se non saremo mai presenti nelle edicole, spero che non resteremo del tutto sconosciuti e « invisibili ». Dipende
anche da ciascuno di noi.
Mirella Argentieri Bein, Torre Pellice
tendo dare il minimo disturbo ma solo un'occhiata per la possibile sistemazione di quanto è necessario. Pazienza, aspetterò con l'animo teso perché i giorni passano e non saprei
proprio dove andare a finire. Il 10 ottobre dovrei compiere 102 anni. Voglia il Signore che siano veramente
gli ultimi, certo i più tristi della mia
vita.
Chiedo scusa per la lungaggine e
per qualche parola dura sfuggitami.
Del resto non sono state dolci quelle rivolte dalla persona che ci ha
fatto piangere.
Distintamente.
Rosa Poliedro, Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
« Quand’anche camminassi nella valle deU’ombra della morte,
io non temerei alcun male, perché tu sei con me »
(Salmo 23 : 4)
La moglie e i familiari del caro
Albino Albarin
commossi, sentitamente esprimono la
loro gratitudine a tutti coloro che con
presenza e parole di conforto hanno
preso parte ai funerali.
Un grazie particolare alle famiglie
Giordano e Bruno, al personale medico e paramedico delTOspedale valdese
di Torre Pellice e al pastore Bruno
Bellion.
Luserna San Giovanni, 8 maggio 1992.
RINGAZIAMENTO
« Il mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto il c elo e la terra »
(Salmo 121: 2)
I familiari di
Luisa Malan
esprimono viva riconoscenza a tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore. In parti colar modo a quanti hanno voluto allietare con la loro presenza gli ultimi anni della loro cara, alla
dr. Seves, ai medici e personale dell’Ospedole valdese e al pastore Bellion.
Luserna S. Giovanni, 17 maggio 1992.
IL FUTURO DEL
’’TESTIMONIO”
Leggo nella lettera del past. Affuso,
pubblicata sul n. 19, che « Il testimonio » continuerà in qualche modo a
vivere.
Desidero precisare che « Il testimonio », nella sua qualità di mensile dell'Unione cristiana evangelica battista
d'Italia, cesserà regolarmente la pubblicazione per lasciare il posto al previsto e atteso settimanale delle Chiese battiste, metodiste e valdesi. L'Assemblea generale del 1990 ha bensì
deciso, con il suo atto n. 36/AG/90,
che sia dato il nome di « Testimonio »
ad un « bollettino interno a periodicità ridotta » che sarà utilizzato per
« agevolare l'informazione reciproca fra
organismi e chiese deH'UCEBI ». Continuerà dunque ad esistere un nome;
ma nella sostanza il mensile cesserà di essere pubblicato, esattamente
come « La Luce ».
Past. Franco Scaramuccia, Roma
NON SONO
RASSICURATA
Spettabile Eco delle valli,
l'articolo sul giornale del 17 u. s.
riguardante la chiusura di Villa Olanda non è riuscito a rassicurare tutti
gli animi per la loro sorte. Ho sempre preso parte a tutti gli avvenimenti, ma ora penso solo al mio caso
veramente triste.
lo sono la centenaria festeggiata lo
scorso anno con l'intervento delle autorità di Torre e di Luserna e naturalmente ancora inconsapevole della
tegola che mi stava cadendo addosso.
Ero sistemata bene; una bella camera ariosa con bagno mi dava il senso
e II conforto della casa che mi era
stata tolta selvaggiamente a Torre durante la bufera dei doppi acquisti. Vivevo tranquilla in compagnia di mia
sorella in pieno possesso delle facoltà mentali, se pure saltuariamente aggredita da qualche acciacco. Avevo i
miei mobili sistemati con qualche piccolo agio in più aggiunto. Vivevo serena in attesa della morte, ma la
tegola ha colpito in pieno e dovrò
lasciare tutto con un perentorio 30 giugno detto con cuore durissimo.
Ho in offerta una camera (priva di
bagno) alla Casa delle diaconesse, ma
non mi è possibile vederla per il caparbio divieto dell'occupante. Non in
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Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
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( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
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SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero; tei. 116.
12
12 villaggio globale
22 maggio 1992
BERLINO
GERMANIA
La casa e i servizi sono La tranquillità è finita
le nuove emergenze
I giovani dei centri sociali cercano di mantenere viva la comunicazione tra la gente, in mezzo al disagio e alle bande dei neonazisti
Mancano pochi giorni al voto
regionale di Berlino e della regione circostante del Brandeburgo, un voto atteso tra timori di
un forte avanzamento della destra xenofoba, come nel voto regionale di poche settimane fa
nelle regioni del Baden-Württemberg e dello Schleswig-Holstein,
dove i « Republikaner » di SchonUber hanno raggiunto il 10% dei
consensi.
Nell’antico quartiere di Prenzlauerberg, all’interno di una vecchissima fabbrica di birra in stile neogotico ora in disuso, abbiamo incontrato i giovani del quartiere, dei centri sociali, i rappresentanti dei verdi e di Neues
Forum, in una festa organizzata
dal centro culturale che ha come sede questa enorme struttura, e che ha voluto presentarsi
alla città con questo primo appuntamento elettorale. Tra concerti, stand di libri, tra gruppi
di studio e bambini che giocano con enormi «mondi» di gomma Christoph, responsabile giovanile del quartiere, mi spiega le
difficoltà avute per trasformare
questa vecchia fabbrica della zona Est in im centro culturale
polivalente, e questo in un quartiere che in pochi mesi ha subito delle trasformazioni pesanti: ristrutturazioni, chiusure di
negozi alimentari, interventi immobiliari e speculativi. « Vogliamo imporre altre soluzioni per
questo quartiere che rischia sem
PERU'
Pastore
battista
a capo della
opposizione
Il 5 aprile scorso il presidente peruviano Alberto Fujimori
ha sciolto il Parlamento e sospeso le garanzie costituzionali. A
quattro giorni di distanza da
questo « golpe bianco », il 9 aprile in una località segreta, più
della metà dei membri del disciolto Parlamento hanno nominato nuovo capo dello stato il
pastore Carlos García, secondo
vicepresidente della Repubblica.
García, pastore battista e per
due volte presidente della Convenzione battista peruviana, era
stato eletto nel 1990, insieme ad
un folto gruppo di parlamentari evangelici (14 deputati e 4
senatori); egli ha accettato la
nomina a presidente ad interim,
in attesa del ritorno in Perù del
primo vicepresidente. Maximo
San Roman, assente dal paese
durante il « golpe » di Fujimori.
Il 10 aprile Garcia si è rifugiato nell’ambasciata argentina, temendo per la sicurezza personale. Al ritorno di San Roman, avvenuto il 18 aprile, Garcia, come previsto, ha consegnato nelle mani di San Roman la leadership dell’opposizione. Lasciata
l’ambasciata argentina, si è rifugiato in un luogo sicuro: il
giorno di Pasqua ha comunque
potuto prendere parte ad un culto in una chiesa battista della
capitale, e il 23 aprile è stato
visto in un telegiornale, insieme
ad altri leader dell’opposizione
a Fujimori.
(NEV)
Alcuni dei « graffiti » che per anni hanno rappresentato un'espressione visiva della lotta contro il muro.
pre più di diventare un luogo di
residenza per nuovi yuppie e ricchi manager dell’Ovest », mi dice. Al secondo piano, nella grande stanza che in passato veniva
utilizzata per la produzione della birra, un gruppo discute animatamente dell’aumento degli
affitti e delle ristrutturazioni.
Periferìe
a rischio
Non vogliono che Berlino diventi una città come Monaco o
Milano. La gente vuole rimanere qui e non essere trasferita in
nuove e anonime periferie dove
crescono violenza, alienazione e
intolleranza.
Nella Kastanien Allee, una via
centrale a pochi passi dall’Alexanderplatz, sono visibili le bandiere rosse delle poche case ancora occupate, con le facciate
dipinte di nero e di rosso, il colore degli anarchici e dei giovani autonomi ancora impegnati a
resistere all’attacco dei nuovi
proprietari da una parte e dei
gruppi di estrema destra dall’altro. Per quanto tempo ancora?
La maggior parte delle case so
no state sgomberate dalla polizia tra l’indifferenza di molti e
la curiosità superficiale di pochi.
In questa situazione confusa, in
un quartiere lacerato, dove puoi
trovare decine di negozi di elettrodomestici, videoteche e sexshop, ma non esiste nemmeno
una cabina telefonica funzionante, un’iniziativa culturale e di solidarietà come questa è necessaria.
La settimana scorsa, mi spiega Christoph, sono venute ad abitare nel quartiere le prime due
famiglie turche dopo due anni
dalla caduta del muro. Sarà una
convivenza difficile, temono i responsabili del centro, poiché è
noto che i cittadini dell’Est non
erano abituati alla presenza ravvicinata di cittadini stranieri.
Però questa è la sfida che deve
affrontare non solo questo quartiere ma tutta Berlino Est. Creare e difendere spazi di solidarietà, di resistenza e convivenza
multietnica è forse l’unico strumento che segni un’inversione di
tendenza del vento di intolleranza e di egoismo che soffia sulla
Germania e su una parte dell’Europa.
Manfredo Pavoni
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(Prezzo affare).
(segue da pag. 1)
— La metà della popolazione
attiva. Abbiamo una disoccupazione che sta tra il 40 e il 50%.
Questa percentuale è nascosta,
nelle statistiche, dalle iscrizioni
alle liste di collocamento, dalle
iniziative di riqualificazione professionale, dalla presenza di persone che si recano quotidianamente o settimanalmente all’Ovest per lavoro; cosicché qui,
nel territorio dell’ex RDT, solo
il 50% circa dei lavoratori ha
mantenuto un’occupazione regolare.
— Come si presenta la situazione dei ragazzi e degli scolari?
Come vivono la nuova situazione?
— Il sistema scolastico a Berlino è stato unificato; i ragazzi
ricevono ora un insegnamento
migliore perché più libero, c’è
un sistema pedagogico che li
abitua alla libera discussióne e
al libero pensiero. Anche i libri
scolastici sono migliorati. Ma
specialmente gli allievi dei gradi
medio e superiore dell’istruzione
incontrano grossi problemi perché sono abituati a un modo
completamente diverso di apprendere... Inoltre vi sono ancora degli insegnanti a Berlino Est
che, pur insegnando con i nuovi
libri, non si sono ancora impadroniti della nuova pedagogia perché essi stessi non hanno studiato
una pedagogia libera; non hanno
mai potuto studiare la psicologia
dell’età evolutiva, cosicché non
sono in grado neppure di trasmettere i nuovi contenuti; la
conseguenza è, ancora oggi,
un’enorme perdita di fiducia negli insegnanti da parte dei loro
studenti; anche ai tempi della
RDT gli studenti consideravano
gli insegnanti come degli indottrinatori ideologici e di conseguenza non apprendevano neppure il sapere specifico delle materie.
Dunque, volendo esagerare un
po’ che due più due facciano
quattro ogni scolaro della RDT
lo ha imparato, ma non lo ha
mai creduto perché lo diceva un
insegnante che anche in altre
occasioni mentiva... Gli insegnanti prima dicevano alcune cose,
oggi dicono cose completamente
diverse; cosicché specialmente
tra gli studenti più grandi è
molto forte la tendenza alla restaurazione: di « sinistra » oppure di destra, nel senso di una
Germania idealizzata, delle « virtù tedesche », ecc.
— Su due problemi in particolare i nostri mass media dicono
molte cose, ma non so in che
misura l’informazione sia corretta: il problema della diffusione
dell’ideologia nazista fra i giovani, e quello del rapporto fra
personalità delle chiese evangeliche e la Stasi prima della svolta; si può in questo momento
vederci chiaro in questi problemi?
— Al primo problema ho già
accennato; bisogna aggiungere
qualcosa sulla situazione dei più
grandi tra quei ragazzi, dei giovani provenienti da un’educazione familiare di tipo autoritario
perché i genitori erano nell’esercito, nella polizia, nella Stasi
occ. Questi giovani erano abituati ad un’immagine antioccidentale del mondo, che era loro inculcata rigidamente. Questi genitori sono ora completamente
cambiati e cercano le loro
chance nelle situazioni di vita
occidentali. I giovani, però, non
sono in grado di compiere quella svolta. Perciò questi giovani
sono estremamente inclini ad
aderire a gruppi e ad ideologie
che offrano un’immagine chiara
cd univoca del mondo. E questo
tentano di offrire i gruppi di
estrema destra; ma bisogna osseiware che i gruppi di estrema
destra provenienti dalla Germania occidentale non sono mai
riusciti a prendere piede qui.
Hanno sempre cercato di prendere la guida dei gruppi informali e fascistoidi come gli skinheads e di integi'arli nella loro
organizzazione.
Questo non è riuscito loro, perché quelli non vogliono sottomettersi a nuovi capi. Vale a
dire che non esiste una vera
organizzazione integrata di estrema destra: ci sono invece dei
gruppi che sotto gli slogan nazisti vogliono un mondo univoco,
tedesco, senza stranieri, nel quale essi possano far sapere che
ci sono ed essere accettati. Per
questo compiono atti di violenza. E’ un problema di giovani a
cui la società non può offrire
nulla, né posti di lavoro né formazione. E’ quindi tempo di occuparsi dei giovani e di affrontare la questione.
L’altro problema, i servizi di
sicurezza e la chiesa: la discussione è sorta in gennaio, quando
finalmente gli atti della Stasi
sono stati accessibili alle sue vittime. Quest’accesso agli atti segreti pone dei problemi perché
da una parte può chiarire molte
cose in una biografia, ma d’altra
parte mette la biografia in
un’ottica completamente nuova:
e cioè l’ottica e la terminologia
della Stasi. E quello della Stasi
era un mondo ideologizzato, in
cui gli ufficiali dovevano distinguersi attraverso lo spionaggio...
Il problema attuale è quello
di capire i collegamenti che ci
sono stati fra appartenenti alla
chiesa e i servizi di sicurezza:
finora sono stati soltanto pubblicati degli atti, e questi atti
sono stati sbandierati dalla
stampa e valorizzati come fossero la verità, ma sono atti di
un’organizzazione segreta che
ha lavorato contro la chiesa... E
tutte le informazioni ricevute
sulla chiesa, la Stasi le ha trasportate nel proprio mondo. Chi
le legge adesso riceve un’immagine completamente inedita della storia della chiesa, che non
è la realtà di questi quarant’anhi.
E questo è il problema del
caso più spettacolare, quello di
’Manfred Stolpe, presidente del
Concistoro della chiesa di Berlino-Brandeburgo e per lungo tempo segretario della Federazione
.delle chiese della RDT; egli ha
consapevolmente avuto contatti
con la Stasi, questo non l’ha mai
negato, perché questi contatti
egli li ha avuti per incarico della
dirigenza della chiesa, per aiutare molto concretamente persone perseguite penalmente o politicamente nella RDT; Stolpe ha
anche reso possibile a decine,
centinaia di migliaia di persone
l’espatrio nella Repubblica federale, ha contribuito a disinnescare situazioni di conflitto tra le
forze di opposizione sotterranea
nelle chiese e le istituzioni dello
stato. Qui sta il pericolo nell’attuale discussione; molto viene
letto, negli atti pubblicati, come
documento di una complicità tra
Stasi e chiese: questo non è mai
stato vero! Che questi contatti
ci fossero l’abbiamo sempre saputo, come sapevamo di essere
controllati, al telefono e nella
corrispondenza: niente di nuovo.
Il pericolo è quello di leggere
la storia ancora una volta nella
vecchia ottica della Stasi.
— Ancora una piccola domanda: che cosa ne sarà del territorio dove sorgeva il muro?
— Si cerca di mantenere questo territorio come suolo pubblico. Ci sono diversi progetti, per
esempio quello di realizzare un
« museo del muro »; in alcuni
tratti si cerca dì realizzare dei
parchi naturali; in altri, percorsi
pedonali e piste ciclabili; qui
vicino a noi, una rete televisiva
giapponese ha realizzato una
sottoscrizione tra i suoi telespet
latori per acquistare ciliegi che
vengono ora piantati qui...
Intervista a cura di
Saverio Merlo