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Anno 121 - n. 24
14 giugno 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE______
5-9 GIUGNO-XXI «GIORNATA DELLE CHIESE » DELLA GERMANIA FEDERALE
Punti
di vista
La terra è di Dio
Dal voto referendario del 9
giugno l’Italia esce socialmente
divisa in tre grandi blocchi: 18
miiioni di persone approvano la
politica economica del governo,
15 milioni la bocciano, 10 milioni non si pronunciano.
Da un punto di vista sociale
i due blocchi che si contrappongono politicamente appaiono però profondamente divisi al loro
interno. Da una parte il fronte
del no raggruppa ceti popolari,
lavoratori (si veda il voto anche delle cittadelle operaie del
Nord), ma anche quegli imprenditori che non hanno nemmeno atteso l’esito del voto per
dare la disdetta della scala mobile, per affermare l’esigenza di
una nuova politica economica
ancora diversa da quella sulla quale è impegnato il governo.
Dall’altra parte il fronte del sì
vede insieme lavoratori e masse popolari meridionali unificati dalle esigenze di salario e di
difesa delle condizioni materiali
di vita ed anche da un sentimento di protesta antistatale. Un
fronte del sì però anch’esso diviso quanto ad aspettative sociali e a prospettive politiche;
diverso è il voto a Bologna da
quello di Reggio Calabria.
Politicamente il voto va letto
come una sconfitta di una ipotesi culturale della sinistra comunista. Una sconfitta certo non
drammatica nei numeri e che
lascia intatte tutte le possibilità
di evoluzione politica dì questo
raggruppamento, ma una sconfitta che è prima sociale che politica. Il peso della classe operaia è diminuito nella società e
con esso anche ia sua egemonia
culturale. I valori dell’uguaglianza e della solidarietà stanno declinando nella società a vantaggio di una riaffermazione del
merito, della concorrenza, della
logica del più forte.
Queste cose erano note da
tempo e l’esito del voto era
quindi in larga parte prevedibile, ed è per questo che molti dirigenti politici della sinistra comunista appaiono soddisfatti ;
nella sconfitta prevista il 45,7%
non è iioca cosa.
Ma il voto va letto politicamente anche come la sconfitta
di quella parte del sindacato
che era entrata decisamente in
campo per il no.
La CISL in particolare, la UIL
e la componente socialista della
CGIL, avevano fatto del voto
una prova generale per l’elaborazione di una strategia sindacale che agisce in una situazione
di scarsità di risorse e che vede
il ruolo del sindacato nell’essere l’elemento sociale di una politica economica concertata col
padronato e col governo. A questo modello sindacale manca oggi, ail’indomani del voto, un
partner : il padronato infatti
legge il voto solo come una possibilità di rilancio nei nostro
paese della economia di mercato nelle sue forme più classiche.
Un voto quello del 9 giugno
che evidenzia dunque ancora una
volta la situazione bloccata della società italiana, in cui è difficile sia l’alternativa che una
politica di concertazione sociale.
Giorgio Gardiol
Cos’è ¡1 « Kirchentag »? E' un’esplosione di culto e di fiera, un
ne e anziana che ascolta, prende appunti, comunica, parla, prega, cerca I , g ■ P
Più nessuno sa cos’è il Kirchentag tedesco. Non lo sa il
suo giovane presidente Walfang
Huber, professore di teologia sistematica ad Heidelberg. Non lo
sa Richard von Weizsäcker, presidente della Repubblica Federale Tedesca che venerdì 7 giugno
ha visitato, in mezzo alla gente,
i padiglioni del 21“ Kirchentag di
Düsseldorf, soffermandosi in particolare sulle iniziative per i disoccupati. E forse non lo sa neppure Emilio Castro, segretario
generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che davanti a
cinquemila persone ha svolto una seguitissima riflessione sul
ruolo delle chiese nella trasformazione della società.
Il motto di quest’anno, tratto
dal Salmo 24; «La terra è di
Dio », è rimbalzato negli ottanta
culti di apertura del Kirchentag
(KT) nelle chiese di Düsseldorf.
E’ risuonato nel « refrain » scritto per l’occasione e cantato da
decine di complessi musicali nelle vie cittadine stracolme di gente paralizzando il traffico di una
città che ha finito per trovarsi
impreparata ad accogliere il più
grande appuntamento cristiano
del mondo. Ormai le città tedesche in grado di ospitare un Kirchentag si contano sulle dita di
una mano. E quest’anno con le
sue 145.000 presenze il KT ha
battuto tutti i record. Ma chi va
a visitare i numerosi stands del
« mercato delle possibilità »? Chi
va ad ascoltare gli studi biblici
mattutini o a partecipare agli
spettacoli musicali di solidarietà
con FAmerica Latina? Soprattutto i giovani. Durante l’anno le
chiese alla domenica mattina sono semivuote. Ma al Kirchentag
i giovani arrivano da ogni angolo
della Germania, dormono con il
materassino nelle scuole messe
a disposizione dalla municipalità, mangiano il piatto unico vegetariano venduto a prezzo politico, consultano febbrilmente per
quattro giorni il programma che,
ad ogni ora, offre cose diverse.
Ormai più nessuno sa cos’è- il
Kirchentag. E’ un'esplosione di
culto e di fiera. E' un viavai immenso di gente giovane e anziana che ascolta, prende appunti,
comunica, parla, prega, cerca libri, fogli, patacche. Gente che
s’incontra, mangia insieme, che
vive insomma la rèaltà di una
festa e di una ricerca di fede.
Ci sono gruppi ecclesiastici che
presentano temi lungamente preparati, altri gruppi, anche provenienti dall’estero, che cercano
di coinvolgere la gente su progetti precisi e che toccano realtà
lontane. Quest’anno uno dei pun
"Kirchentag",
"giornata delle
chiese", è il raduno
evangelico che ogni
due anni raccoglie
nella Germania
Federale decine di
migliaia di persone
in una festa-incontro
intorno ad un tema
centrale e ad un
simbolo che lo
raffigura. Quest’anno
la sua espressione
plurilingue ha
sottolineato
¡.’universalità del
motto "la terra è
di Dio’’.
Del Señor es la tierra
"■•«'ihthe LORD'S
JE 3EMAEA
' \a
ili - ist
des
+1+
21 Deutsclìor Evangciiicher Kirchentag DussekrJorf S-9Juni198S
ti di forza è stata la questione
del razzismo in Sud Africa presentata dal presidente del Consiglio delle chiese sudafricane
Beyers Naudè: « Insieme dobbiamo pregare — ha detto commosso davanti a più di diecimila
LUCA 6: 27, 32
Chi è il nemico da amare?
« Amate i nemici... Se amate solo i vostri amici che fate dì singolare? ».
E’ un’esortazione chiave del
messaggio evangelico, che si rifà al secondo dei due unici comandamenti lasciati da Cristo:
« Ama il tuo prossimo come te
stesso ».
Nel far capire concretamente
chi è il nostro prossimo, raccontando la parabola del "Buon Samaritano’’, Gesù — indirettamente — ci fa capire anche chi
sono i nostri nemici.
Il nemico non è solo colui che
è in guerra con te o col tuo gruppo di appartenenza, colui che ti
ha fatto realmente un torto. Il
nemico è anche colui che è diverso da te, che appartiene ad
un’altra razza e/o ad un’altra
cultura e/o ad un’altra religione: colui che — in una parola
— la pensa e quindi agisce in
modo diverso da te.
E proprio il nemico— il samaritano della parabola — agisce
secondo la volontà del Signore.
Guai, quindi, a giudicare, a condannare dalle apparenze!
Sì, noi riteniamo nemici tutti
coloro che in qualche modo —
consapevolmente o inconsapevolmente, direttamente o indirettamente — possono turbare
il nostro essere, le nostre con
vinzioni, la nostra cultura, tutto ciò che abbiamo costruito nel
corso degli anni e forse dei secoli, per una maggiore nostra
sicurezza. Ritenere qualcuno nemico è fruito della nostra paura e — direi anche — della nostra poca fede.
Il credente di qualunque confessione è invece chiamato a superare questa concezione, non
perché nemici (veri o potenziali) non ce ne siano, ma perché
Cristo fa vincere ogni paura: è
lui e soltanto lui il vincitore, colui che dà senso alla vita e che
ci offre la sua "cultura del dono’’
e non la nostra "cultura della
propria sicurezza" a costo e a
danno dell’altro, del diverso.
Sono convinto che solo partendo da questo atteggiamento
di fiducia nel Signore e di amore e di umiltà verso chi non è
dei nostri si possa parlare anche di vero ecumenismo, là dove per ecumenismo non s’intende unità uniforme, ma ricerca
e confronto per un reciproco
arricchimento.
Per avere però questo atteggiamento, dobbiamo realmente
(e non solo a parole e sopra il
pulpito) amare gli avversari, chi
non è — ripeto — dei nostri.
Dobbiamo sentirli veramente
fratelli perché loro ci sentano
fratelli, nella consapevolezza che
insieme dobbiamo superare le
nostre rispettive contraddizioni
nel confronto schietto con la Parola. Non è facile questo confronto — né per gli altri ma
nemmeno per noi — ma tale atteggiamento fraterno e tale consapevolezza di reciproca colpa
può facilitarci il compito.
— Il rischio che si corre nel
non considerare nostri fratelli
chi protestante non è, è grosso:
a ) non rendersi conto del
cammino percorso dall’altro, minimizzare i punti positivi per
esaltare quelli negativi;
b) praticare di conseguenza
una polemica sterile senza sbocchi di reale dialogo;
c) minimizzare o — addirittura — non vedere i nostri errori e le nostre contraddizioni;
d) specie di fronte alle menti più aperte e in ricerca, c’è anche il rischio di diventare il fariseo della parabola di fronte al
pubblicano: il fariseo puro ma
superbo di fronte al pubblicano
che si riconosce peccatore e ancora pieno di difetti. Eppure, davanti al Signore, siamo tutti dei
Nino Gullotta
(continua a pag. 12)
persone — lavorare, soffrire e
vincere perchè la terra è di Dio
e a lui appartiene la vittoria sulle ingiustizie del mondo ». A auarant’anni dalla fine della guerra
il presidente von Weizsäcker ha
parlato sulla identità tedesca.
Tra le dicibttomila presenze assiepate ad ascoltarlo l’80% erano giovani e l’applauso è scoppiato fragoroso quando il presidente ha ammesso che, anche
se vergognoso, il passato non
può essere dimenticato; « un nopolo che dimentica la sua storia
non è in grado di affrontare il
presente con serenità e forza ».
Interessante anche il « dibattito
aperto » con il famoso notista
cattolico (democristiano e contrario all’installazione dei missili) Franz Alt. Difficilmente si è
trovato posto nei padiglioni in
cui Dorothea Solle e Louise
Schottroff hanno esaminato, attualizzandoli, i testi biblici collegati al tema del Kirchentag.
Sotto l’arcobaleno
A Düsseldorf la nace non è
stata al centro dell’attenzione. I
fazzoletti viola che due anni fa al
KT di Hannover sventolavano, in
una delle più grandi manifestazioni pacifiste europee, non sono
totalmente scomparsi ma hanno
lasciato il posto ai colori dell’arcobaleno. Il nuovo simbolo riflette, nella sua gamma di colori,
l’effettivo pluralismo che si realizza in questa festa del protestantesimo tedesco.
Malgrado la pioggia insistente settantacinquemila persone hanno salutato, nello stadio,
la fine del KT ascoltando il messaggio evangelico di una donna
pastore e l’appello di Huber,
presidente del KT, a costituire
un istituto ecumenico di ricerca
per la pace. Sempre Huber rivolgendosi ai partecipanti stranieri
Giuseppe Platone
{continua a pag. 3)
2
2 fede e cultura
14 giugno 1985
24-26 MAGGIO, TRE GIORNATE DI IMPEGNO COMUNE
I battisti a Catania:
mezzo secoio di presenza
Gli inizi della comunità proiettati sullo sfondo della Riforma del
Cinquecento in Sicilia e, nel culto, rivissuti nella continuità della fede
Nei giorni 24-26 maggio la
Chiesa battista di Catania ha
celebrato il cinquantesimo anniversario della sua fondazione.
Le attività sono state aperte da
una tavola rotonda sul tema : « I
battisti a Catania, mezzo secolo
di presenza ». I relatori sono
stati i pastori: Saniilippo, Matta e Rapisarda. Essi hanno tutti
svolto buona parte del loro ministero a Catania e hanno potuto offrire una testimonianza
di prima mano.
Testimonianze
E’ stato ricordato che all’origine della chiesa battista a Catania vi era solo un fratello battista, Corrado Nastasi, battez:zato ad Avola (SB) e un gruppetto di pentecostali alla ricerca di una identità ecclesiologica.
Le leggi fasciste, che impedivano qualsiasi riunione non presieduta da un ministro di culto
e che portarono ad arresti, seppur di breve durata, consigliarono alla nascente comunità di
chiamare un ministro di culto
provvisto di nomina governativa. Detto ministro verme individuato, con l’aiuto dell’Opera
battista, nella persona di P. Varone.
Le testimonianze raccolte da
chi scrive sono concordi nell’affermare che la predicazione
del Varone era caratterizzata
da accenti polemici contro la
dottrina cattolica, ma più ancora contro il fascismo. Gli si attribuisce la seguente frase, certo
non teologicamente corretta, ma
molto efficace : « Anche se Cri
Zi locale di culto di via L. Capuana in una normale domenica.
sto venisse crocifìsso cinquanta volte, non potrebbe lavare i
peccati di Mussolini».
Finita la seconda guerra mondiale, a causa di una scarsa presenza di forze pastorali (in tutta la Sicilia operava soltanto
P. Saniilippo quale pastore battista per oltre dieci tra gruppi
e comunità), i battisti di Catania sperimentarono una forma
di autogestione e di rilancio
evangelistico. L’« autogestione »
creò qualche tensione interna,
ma il rilancio evangelistico diede ottimi frutti. Le foto dell’epoca, in mancanza di un ordinato archivio di chiesa, documentano resistenza di una comunità di proporzioni non trascurabili.
Dagli anni cinquanta ad oggi
la comunità non ha mancato di
confrontarsi costantemente con
i problemi della società quali.
fra l’altro : referendum sul divorzio e sull’aborto, insegnamento della religione nella scuola,
pace, lotta contro i missili ed
educazione alla pace... Costante
è stato anche il contatto e la
crescita di rapporti con la locale chiesa valdese. La bontà di
questi rapporti è stata testimoniata dalla massiccia presenza
di valdesi a tutte e tre le giornate di celebrazione.
Riforma in Sicilia
La seconda giornata di celebrazioni è stata centrata sulla
conferenza del Prof. S. Caponetto : « Aspetti della Riforma
protestante nella Sicilia del cinquecento », tenuta nella gremita
aula magna della locale facoltà
di lettere.
La scelta dell’oratore, del re
sto eccellente, si imponeva perché anche il Caponetto, catenese, figura tra gli iniziatori della
chiesa battista di Catania. Egli,
valdese, si era adoperato per
condurre nella chiesa valdese
quel gruppetto di pentecostali
che furono all’inizio della chiesa
battista a Catania. Per motivi
indipendenti dalla sua volontà
non vi riuscì, ma collaborò fraternamente alla crescita spirituale di quelle sorelle e di quei
fratelli. Ecco perché il suo ritorno a Catania in questa occasione, come pure quello dei pastori Saniilippo e Matta, è stato salutato con profonda gioia
e commozione da parte di tutte
le « vecchie » conoscenze.
Il secondo motivo che ha portato alla scelta del Caponetto
quale oratore è stata la sua indubbia conoscenza della Riforma in Italia e quindi in Sicilia.
Egli, infatti, ha presentato in
modo semplice, ma scientificamente corretto, le prove della
presenza nella Sicilia del cinquecento di protestanti, di letteratura protestante e di contatti
diretti tra le città siciliane di
Messina, Palermo, Siracusa e altre ancora e la (Ginevra di Cai
vino.
Se è vero che una chiesa lo
cale celebra il suo cinquantesimo anniversario, è anche vero
che il messaggio della Riforma
c’era già in Sicilia cinquecento
anni prima. Esso, come ha sostenuto Caponetto, vi venne introdotto per tre vie confluenti:
la predicazione, specialmente degli agostiniani di Sicilia, i quali
non si sentivano lontani dal loro confratello di Wittenberg
quanto al messaggio e al desiderio di riformare la Chiesa; la
stampa proveniente particolarmente dalle colonie protestanti
di Lucca, Venezia e Trieste; il
movimento di riforma condotto da Juan de Valdès il quale
sosteneva, al pari dei Riformatori protestanti, la giustificazione per grazia.
La documentazione concernente arresti, torture, autodafé
ed esecuzioni di cosiddetti « eretici protestanti » prova una vasta presenza di protestanti in
Sicilia, anche fra le classi meno
elitarie. Quella presenza venne
stroncata dalle persecuzioni dei
gesuiti e dell’inquisizione. Sol
tanto alcuni siciliani si salvarono a prezzo di una emigrazione
forzata a Ginevra dove andarono ad ingrossare la colonia di
esuli italiani.
In quel, poi non tanto lontano, cinquecento si sarebbero potute gettare le basi per una Sicilia nuova, aperta alla tolleranza, già sperimentata nella convivenza pacifica di cristianesimo, islamismo ed ebraismo; aperta alla parola di Dio che sola
può creare uomini nuovi, liberi
dal dominio delle gerarchie. Invece, la diabolicità del potere
religioso e l’ottusità di ordini
religiosi concorrenti non solo
hanno bloccato un processo sto
rico orientato verso il progresso religioso, morale e civile, ma
hanno anche cancellato quanto
di civiltà e di libertà già esiste
va, gettando così le basi per un
potere sempre più occulto, anti
democratico e settario che ogg'
chiamiamo mafia in tutte le sue
possibili ramificazioni.
Intensa comunione
La terza giornata, domenicc
ha visto il locale di culto di Vi»
L. Capuana gremito aU’inveroslmile, con oltre duecentocinqua-i
ta fratelli, per un culto in cui ;ì
preghiera e il canto comunitario, la predicazione del prò
dente dell’Ucebi, past. P. Spanu,
i messaggi di solidarietà e
augurio (fra cui quelli del moderatore Bouchard, dei pasto i
Bensi e Romeo), le testimonianze battesimali di sette catec imeni (Anna Ranno, Salvatola
Ippolito, Stella Formica, Mari i
Capozzella, Elvira Reale, Fi!
delio Grasso, Carmela. Muletti )
e la celebrazione della Santa C ■na hanno creato un clima di fDite spiritualità, di intensa comunione fraterna e di impegno nel
rifiuto di una logica di integrazione e di appiattimento sui mo
delli della società che « non ha
gustato la bontà del Signore »,
secondo le parole di Spanu.
Molto gradita è stata la pre
senza del grosso della loca'
chiesa valdese, di esponenti :u
comunità pentecostali, apost' liche ^ luterane. La giornata s è
conch'sa con un’agape di ben
centoventi fratelli.
Salvatore Rapisarda
JE VOUS SALUE
MARIE CATHOLIQUE
Cara redazione de « La Luce »,
non sono affatto d’accordo col giudizio tutto sommato favorevole che
Saverio Merlo dà di « Je vous salue
Marie ». Siamo di fronte a un’opera
estetizzante, con molta spocchia inteilettuale e formalistica. Non è un
caso che Godard abbia scelto la versione più tradizionalmente cattolica e
mariana dei racconto dell’Incarnazione,
Veramente non è comprensibile tutto
lo scandalo sollevato dai cattolici di
destra: solo una cultura ancora sessuofobica e masturbatoria può essere
turbata dalie caste immagini godardiane. Senza le scene in cui appare,
qualche volta senza necessità, il corpo nudo femminile, l’opera avrebbe sicuramente riscosso ampi favori nel
mondo cattolico.
Comunque, l’ex enfant prodiga del
« nuovo cinema » francese degli anni
sessanta può ringraziare per la gratuita
pubblicità ricevuta, che valeva bene
una torta in faccia. Manifestando il
proposito di ritirare da Roma il suo
film, egli ce ne ha dato un’interpretazione autentica.
Ancora una volta gli intellettuali illuminati direttamente dallo Spirito non
accettano la semplicità e storicità deli’Evangelo e sentono il bisogno di deformarle in una sofisticata visione gnostica, voiutamente intelligibile solo
per pochi. La frammentarietà del montaggio esclude i più semplici, coerentemente con la gnosi di tutti i tempi.
Quale preparazione poi ha ricevuto
la ragazza svizzera cui è rivolto l’annuncio? Ha accolto le lezioni del professore di scienze che le ha rivelato
che la vita sulla Terra ebbe origine
dalle molecole organiche, scoperte di
recente, contenute nelle nubi galattiche. Ora la Vita torna a incarnarsi
A colloquio con i lettori
misteriosamente in iei, che, dopo aver
vinto la natura umana che si ribella,
si Immedesima tanto nella missione
da diventare la Vergine che schiaccia
il Serpente. « lo vincerò Lucifero » le
sentiamo dire trasecoiati a un certo
punto.
■Panteismo e antropocentrismo; più
cattolici di cosi...
Più di tutto rattrista, come un segno di questi cattivi tempi, l’involuzione di un autore in passato geniale
che segue la deriva reazionaria di
tanta cultura francese. Godard come
i « nouveaux philosophes »: chi se lo
sarebbe aspettato?
Fraterni saiuti.
Giacomo Quartino, Genova
DUE SCIENZE?
Spettabile Redazione.
ho letto il libro ■■ Verso un ’’rilancio”
mariano », di Pier Angelo Gramaglie, da
voi recentemente citato.
Mi ha stupito con quanta sicurezza
l’autore affermi cose molto impegnative
per la propria credibilità e non le appoggi con prove serie ma con pure ipotesi non fondate su fatti.
E’ tanto strano che prima si vedano
i fatti e poi si cerchi la verità basandosi su di essi?
Mi pare che invece l’autore abbia
seguito il procedimento inverso, abbia
costruito la sua verità e poi cerchi
con ogni mezzo di far tornare i conti.
L’effetto è notevole, perché si viene
a descrivere il paese di Medjugorje ed
i veggenti come la somma di tutto quello che farebbe la delizia di schiere di
studiosi di parapsicologia o anche di
cultori di « scienze » esoteriche varie.
Per inciso, là ci sono stato ed ho trovato che è un posto tranquillo con
tanta gente ospitale; ho visto i ragazzi e non erano in alcun modo diversi
dagli altri esteriormente.
Dimentica forse il prof. Gramaglia
ohe, mentre egli da casa elabora le
teorie più raffinate, esiste anche una
apposita commissione di indagine che
invece ha ritenuto utile andare sul
posto a vedere ed a fare esperimenti?
Ma certo quelli non possono aggiungere nulla 0 trovare di meglio, sono solo dei poveri specialisti quegli scienziati di chiara fama internazionale! Invece il nostro autore è enciclopedico
e può benissimo, a distanza e senza
vili prove pratiche, trovare la verità
con dotte argomentazioni su ogni ramo dello scibile.
Chiudo ora questo discorso e passo
alla impressione che ho avuto come
credente. L’autore cita dei volumi su
Medjugorje ed altri sul Movimento Sacerdotale Mariano, che in parte ho letto, biasimandoli ed usando frasi di
dubbio gusto. Non esito a dire che
quei testi tanto da lui criticati sono,
se letti ovviamente con sano discernimento ed in un’ottica spirituale corretta, assai più utili del volume del
prof. Gramaglia per farci amare di più
Dio ed il prossimo.
Non posso fare a meno di ricordare
la frase di Paolo; » la scienza gonfia,
la carità edifica » e, detto dal Signore:
« Ti rendo lode. Padre, Signore del
cielo e della terra, che hai nascosto
queste cose ai dotti e ai sapienti e le
hai rivelate ai piccoli ».
Cordiali saluti.
Maurizio Da Ros, Milano
RAAB LA MERETRICE
Parecchi anni fa polemizzai con un
noto e apprezzato giornalista laicista e
liberale, morto di lì a poco (oggi un
po’ « vivo », per intenderci, in Indro
Montanelli), che in una lussuosa rivista da élites e anche in un periodico
toscano di partito, nel prendersela
contro l’allor recente legge di chiusura
delle case chiuse, si faceva beffe delle
timorate signore che l’avevan sollecitata (e unitamente contro il Partito Socialista!...). E che si senti l’autorità
di dar loro una lezione biblica-evangelica richiamandosi alla figura di Raab,
la meretrice cananea, santificata nel
Nuovo Testamento per aver dato clandestina ospitalità, sotto l’antica legge,
ai soldati d’Israele, onde favorire il
loro assedio di Gerico.
Quello scrittore liberale la santificava proprio perché meretrice, e con lei
tutte le meretrici, a suo dire benemerite del genere umano, per la soddisfazione dei maschi, specie se brutti,
e per la liliale intangibilità delle signorine d-i buona famiglia.
Non mi fu difficile obiettare che nel
venire a far parte del popolo d’Israele, dove era proibita la prostituzione,
nella fede di cui era segno il rinnegamento del suo popolo, Raab veniva
proprio a rinnegare il suo « mestiere »
e a iniziare una nuova vita. Altrimenti
bisognerebbe sostenere che l’EvangsIo
esalta I ladri, perché ci parla di un
buon ladrone, tale fino al suo ultimo
sospiro; e che proprio come ladrone
10 esalta, ma per esaltare la sua fede, capace, anche all’ultimo della vita, di dare un orientamento opposto al
male. E va da sé che il testo f Corinzi 6: 12-20 è un testo-base, e non è
11 solo. E, naturalmente, me ne servii.
Qra apprendo che esiste un pastore
valdese, e mi sembra col sostegno
morale di altri, in sostanza della Chiesa Valdese, che non soddisfatto di
quanto lui, e la Chiesa Valdese, sta
facendo a sostegno dell omosessualità,
ci esalta ora « i diritti di chi si prostituisce » (v. ”La Luce” del 3 maggio
U.S.), richiamandosi pure lui a Raab, e
partecipando addirittura a un loro convegno, ovviamente non come un messaggero di purezza, di appello a una
loro immediata conversione, a una salvezza in Cristo, offerta anche a loro;
e anzi, questo sì, salvezza tanto
più sublime in quanto offerta più a
loro che a tante ■< pure » e ■■ puri »,
ma non di cuore. E che come convertite potrebbero anche vantarsi della
loro passata peccaminosa attività. Così come un ladro convertito, come tale non più ladro.
La polemica di quel giornalista fu
fatta in nome della « destra » buonsensaia italiana, e anche contro la « sinistra ». Ma davvero la Chiesa Valdese,
in questo e solo in questo, vuol esser
di ■■ destra ». di quella « destra »? Quella certa » forma mentis », a cui mi ribellai ancor ragazzo, credendo di trovarne un’altra fra i Valdesi. E ora?!
(Con preghiera di pubblicazione integrale ne ”La Luce”. E grazie se lo
farete).
Distinti saluti.
Antonio Ardito, Pisa
3
[r 14 giugno 1985
fede e cultura 3
VIENNA: INCONTRO PER OPERATORI DI MASS MEDIA |
Paríare dì pace
sui giornali di chiesa
Quali sono i compiti della
pubblicistica religiosa sul tema
della pace? Una cinquantina tra
giornalisti, redattori, editori, di
diverse provenienze confessionali e nazionali, hanno provato,
pescando nella propria esperienza di operatori dei mass media,
a rispondere a questo interrogativo. Ma l’esperimento non è
nuovo. Data ormai da più di
trent’anni.
Fu infatti nel 1954 che uno
sparuto gruppo di giornalisti
evangelici, appartenenti all’area
occidentale di lingua tedesca,
diede vita ad un ’forum’ annuale in cui dibattere, con grande
libertà, i problemi dell’informazione dentro e fuori le chiese.
Quindici anni dopo, il gruppo
di lavoro nel corso della sessione svoltasi a Siofok in Ungheria nel 1969, decise di allargare
le proprie file. Divenne cosi un
’forum’ ecumenico in cui, sino
ad oggi, partecipano cattolici,
ortodossi, protestanti provenienti da Paesi dell’Est come dell’Ovest e ogni anno su di un tema
diverso.
Quest’anno rincontro si è svolto a Vienna, tra il 28 e il 31 maggio, tra partecipanti provenienti da: Ungheria, le due Germanie, Olanda, Lussemburgo, Svizzera, Italia, Polonia, Finlandia, Cecoslovacchia, Romania e
URSS. Come si vede lo spettro
di partecipazione era molto ampio ed ha permesso un singolare
ccmfronto di opinioni oltre alla
acquisizione di importanti informazioni. Ai lavori, svoltisi in
lingua tedesca, erano anche presenti delegati del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra, della Conferenza cristiana
per la pace e della Conferenza
Europea delle Chiese (K.E.K.).
Informare
0 educare?
Sul tema della pace la relazione introduttiva di Weìssgerber, redattore capo del « Lutherische Monatshefte » di Hannover, ha sostenuto che mai come
in questo momento di crisi profonda del movimento della pace
è importante impegnarsi a
mantenere viva l’informazione
sul lavoro che piccoli gruppi di
pacifisti continuano a svolgere
collegandola con la pace annunciata nella Bibbia. Informare o
educare? Qual è la funzione pedagogica dell’informazione ecclesiastica? Si può parlare di
redazioni ecclesiastiche o di redazioni che lavorano per la chiesa? Apparenti sofismi, questi e
altri interrogativi, più o meno
importanti a seconda del Paese
di provenienza, in realtà essi
hanno sottolineato quanto sia
importante collegare fede e professionalità oltre a verificare il
cammino percorso. Dai delegati
dei Paesi dell’Est si sono levate molte voci, nel corso del convegno, per chiedere un maggiore scambio di informazioni tra
1 due « blocchi » europei. E non
solo sull’argomento pace.
Sbaglia chi crede che la stampa ecclesiastica dei Paesi del
Patto di Varsavia sia addomesticata o a rimorchio del regime.
Spesso essa costituisce un punto
di riferimento critico e al di sopra delle parti molto importante per chi cerca spazi di libertà.
In Austria
Il fatto che il convegno si sia
svolto in Austria (400 mila evangelici su 7 milioni e mezzo di
abitanti) ha permesso di avere
un confronto, breve ma intenso,
con la realtà religiosa locale. Un
filmato su brani essenziali di
una cerimonia ecumenica svoltasi, di recente, in una chiesa
luterana di Vienna, con tanto
di preti, pastori e pope ha sollevato il problema di quale ecumenismo. Ma l’Austria non aspetta rimbeccata da nessuno.
La « Sozialpartnerschaft » inventata da Bruno Kreisky ed ereditata, con molto meno successo, oggi dal cancelliere Sinowatz
sembra contagiare anche la dimensione ecclesiastica. Si evitano accuratamente i conflitti.
Molte iniziative ecumeniche,
poggiate su un vasto consenso
popolare, scandiscono con singolare frequenza il calendario
delle chiese i cui rappresentanti sono più per accelerare che
per frenare il processo di avvicinamento tra le diverse confessioni cristiane. Vienna dei resto
è un crocevia — anche storicamente — tra Oriente e Occidente; sulle rive del Danubio oltre
alle chiese russe e greco-ortodosse svetta anche il minareto
di una delle moschee più belle
d’Europa. La trasmissione televisiva ’Fragen der Christen’ (domande dei cristiani) è un appuntamento seguitissimo : alle que
stioni più disparate dell’uomo
della strada sui problemi religiosi rispondono alcuni teologi
di diverse confessioni. C’è chi ritiene, come il responsabile del
settore religioso della ORTI (la
televisione di stato austriaca;
1,5% dell’intera produzione è
dedicata a problemi religiosi)
che il segreto del successo di
questa trasmissione stia nel suo
taglio ecumenico. « Il problema
non è difendere la propria confessionalità — ammette Paul
Weiland, dell’agenzia di stampa
evangelica — ma arricchirla nel
confronto con credenti di altre
confessioni ».
Al termine del convegno che
ha tra l’altro nominato il nuovo
presidente del ’forum’ ecumenico europeo per i problemi dell’informazione nella persona dell’attivissimo Ernst Katzenstein
(52 anni, 5 figli, basilese, pastore e capo-redattore del ’KirchenBoten’ che con le sue 20C) mila
copie copre undici cantoni svizzeri) abbiamo avuto un incontro, presso il centro delle Nazioni Unite, con il responsabile
del settore informazioni.
Dal piano europeo siamo così
scivolati su quello mondiale. La
prospettiva si è di colpo allargata pensando alla nostra respon
Vienna - I rappresentanti delVUngheria e dell’Italia colti
durante i lavori.
sabilità di credenti nella soluzione dei gravi problemi di ordine planetario : rispetto dei diritti umani, sviluppo, giustizia,
lotta contro la fame e la siccità.
In futuro
E’ sperabile che in futuro questo gruppo di lavoro europeo,
cui si può aderire anche singolarmente purché si sia attivi nel
campo dell’informazione ecclesiastica, si allarghi maggiormente — come ha notato il delegato
della KEK — anche ai Paesi dell’area mediterranea. « Abbiamo
bisogno di crescere insieme —
ha concluso l’arcivescovo ortodosso Pitlrim proveniente da
Mosca — e soprattutto che cresca il numero di coloro che rendono il loro servizio d’informazione non dimenticando la loro
fede in Dio». Soddisfatto delrandamento dei lavori anche
l’ungherese Zoltan Aranyos, ex
presidente del gruppo di lavoro
nonché grande amico della Chiesa valdese e animatore principale dell’incontro. « Senza informazione — aggiunge Aranyos —
non c’è vera partecipazione ».
Il prossimo incontro dovrebbe riflettere su ’il mestiere d’informatore’ nella chiesa tra realismo e lealismo di fronte allo
stato. Non è escluso che, dopo
Vienna, si sceglierà un paese
dell’Est. Anche l’Italia si è messa in coda (molto noti i lavori
di Giorgio Girardet, Renato
Maiocchi, Aldo Comba, Franco
Giampiccoli nel camp)o dell’informazione) per ospitare i lavori di questo 'forum' ecumenico sui mass media.
Giuseppe Platone
URUGUAY - DOPO UN SILENZIO IMPOSTO PER 11 ANNI
Bentornato «Mensajero Vaidense»!
Da 800 anni nel provvisorio, i Valdesi rioplatensi hanno sorriso della decisione di « chiusura
definitiva .. del loro organo - Oggi, dopo 11 anni, il settimanale riprende le pubblicazioni
In una lettera indirizzata in
modo particolare agli organismi
ecumenici ed agli amici all’estero, il Moderador della Mesa Vaidense, pastore Ricardo Ribeiro,
dà notizia della riapertura del
settimanale « Mensajero Vaidense ». Questo il testo della lettera:
« Cari fratelli ed amici,
l’8 dicembre del 1974 un decreto inappellabile del governo
militare uruguayano dichiarava
per il 'Mensajero Vaidense’ la
’chiusura definitiva’. Dopo tm silenzio forzoso di dieci anni, abbiamo il grande piacere di annunciare che quella chiusura definitiva non era, e che tra breve
torneremo ad apparire. E’ un
fatto che quella parola, definitiva, già allora ci aveva fatto
sorridere; le vie di Dio seguono
percorsi nascosti e quello che
oggi scompare può risorgere domani, nonostante la rabbia degli uomini. Per di più il valdismo, nei suoi oltre ottocento anni di vita, ha passato momenti
molto peggiori di quelli che abbiamo sofferto allora, e per la
grazia di Dio ha potuto sopravvivere; eravamo certi che la nostra capacità di sopravvivenza
era molto più grande di quella
di uno Stato sostenuto soltanto
dalla forza delle armi. E qui
stiamo, per continuare a servire la comunità dei credenti e la
comunità circostante.
Abbiamo voluto che la nuova
epoca del ’Mensajero Vaidense’
fosse contraddistinta da una
continuità nel tempo, nonostante la sua passeggera assenza.
Per questo la Mesa ha designato
la commissione editoriale nelle
persone stesse che la componevano nel 1974, anche se due dei
suoi membri si trovano ora in
paesi lontani: Carlos Nuñez negli USA e Mireille Gilles in Svizzera (perché sono lontani, ma
sempre vicini).
Perciò direttore sarà il pastore Carlos Delmonte, di Montevideo, e sarà accompagnato nella sua gestione dal pastore Hugo Gönnet, di Paysandu, dal
prof. Marcelo Dalmas, di Ombúes de Lavalle, dal sottoscritto, pastore in San Salvador, che
è ánche il Moderador della Chiesa Valdese del Rio della Piata
(oltre a quanti sopra menzionati). E il periodico continuerà
con le stesse caratteristiche che
per il passato: formato, caratteri, modalità editoriali, quantunque il corso del tempo abbia dato luogo a nuove tecniche
di stampa e dobbiamo ricorrere
ora al sistema offset.
Questa lettera è solo una anticipazione; entro poco tempo
riceverete il numero inaugurale
della seconda epoca del ’Mensajero Vaidense’.
Siamo certi che vi rallegrerete con noi per questa rinascita
E attendiamo e speriamo tutto
l’appoggio e le preghiere vostre
perché il lavoro del ’Mensajero
Vaidense' nel futuro possa essere ancora più che per il passato
proficuo. Per la gloria di Dio.
Un saluto fraterno e riconoscente dal Moderador Ricardo
Ribeiro ».
Dal canto suo, il direttore Carlos Delmonte nel suo messaggio, dopo avere espresso la gioia
per la ripresa delle pubblicazioni del ’Mensajero Vaidense’,
scrive:
« Un periodico come il nostro
non può vivere senza l’appoggio
di tutti, certo per quanto riguarda l’aspetto economico, ma specialmente per quanto riguarda
la espressione delle nostre idee
e delle nostre preoccupazioni.
Nessuno nega l’importanza di
questo foglio tanto familiare,
tanto amato, al quale le circostanze che stiamo vivendo nel
Rio della Piata ci torneranno ad
abituare, finché ritorni ad essere per noi quello che fu un tempo, qualcosa da cui non si può
prescindere.
Possiamo anticipare alcrme
notizie pratiche. Il ’Mensajero
Vaidense’ dovrebbe iniziare le
pubblicazioni *nel mese di maggio. Questo primo numero della
nuova serie sarà distribuito gratuitamente. Se ne tireranno 1.500
esemplari, nel formato abituale.
Quanti riceveranno questo primo numero saranno invitati a
farsi sottoscrittori pagando una
sottoscrizione annuale di N$ 250
(circa 10.000 lire) o, per numero,
di N$ 40 (circa 1.500 lire). Dob;
biamo trovare persone che ci
aiutino a formare un gruppo di
corrispondenti in tutte le chiese.
Quanti lo desiderano potranno anche aiutarci come inserzio
nisti, e cerchiamo negozi, professionisti, istituzioni, che desiderino usare le nostre pagine
per i loro annunci. Ma quel che
più interessa, è che tutti giungiamo a considerare questo foglio come nostro, utilizzandolo
per esprimere ciò che sentiamo
e pensiamo.
Di’ al mio popolo che cammini. Che cammini verso il Regno
di Dio, proclamando ora la sua
libertà, il suo amore, la sua giustizia. Cerchiamo il Regno, tutto il resto lo riceveremo in sovrappiù ».
S. R.
Nel trasmettere queste informazioni, i redattori dell’EcoLuce si rallegrano con i colleghi rioplatensi augurando lunga
vita al ’Mensajero Vaidense’.
La terra è di Dio
(segue da pag. 1)
al KT ha detto che la loro presenza è segno di quell’ecumene
senza frontiere che dà senso e
speranza al lavoro dei credenti.
A Düsseldorf l’Italia è stata presente con due Stands: uno sulla
Sicilia collegato al Centro diaconale ”La Noce” di Palermo,
ed un altro, sulle Valli Vaidesi. Entrambi sono stati molto frequentati. Aquilante, pastore metodista e presente allo
stand con il gruppo di lavoro
palermitano, si è dichiarato soddisfatto dell’ intenso contatto
quotidiano avuto con centinaia
di giovani. Soddisfatto anche il
gruppo delle Valli Valdesi che ha
allestito e gestito uno stand inteso come « Informationspunkt »
su storia e realtà del valdismo
italiano.
E proprio qui emerge l’aspetto
meno appariscente ma più vivo
del Kirchentag: i contatti personali. Ed è incoraggiante vedere
quante persone conoscono o intendono conoscere la nostra chiesa. « In effetti la nostra chiesa di
massa — dice Gerhard Nölle della direzione della chiesa della Renania che ha ospitato il KT —
ha sempre imparato molto dalla
vostra chiesa di minoranza ». Ma
anche per una minoranza evangelica un tuffo nel protestantesimo di massa che si riconosce nel
Kirchentag è motivo di incoraggiamento per proseguire sul cammino della pace e della solidarietà tra i popoli.
Giuseppe Platone
4
4 vita delle chiese
14 giugno 1985
A BORA’ I LAVORI DELLA CONFERENZA DEL PRIMO DISTRETTO
Un campanello d'allarme Temi in discussione
La serrata critica della Commissione d’Esame e la realtà ecclesiastica in tensione tra dimensione spirituale e impegno socio-assistenziale
La Conferenza del 1° Distretto,
ha subito fin dalle sue prime battute — la lettura della relazione
della Commissione d’Esame sull’operato della Commissione Esecutiva Distrettuale — uno choc
imprevisto (alcuni interventi successivi hanno parlato di effetto
’’pugno nello stomaco”!).
Infatti nelle sue considerazioni
generali la CdE afferma: « L’esame delle relazioni delle varie
Chiese e Circuiti presenta un
quadro alquanto monotono e poco stimolante: le Comunità "vegetano” all’ombra dei propri campanili, impegnando tutte le loro
fragili forze al mantenimento
delle attività interne. (...) I Concistori sono sempre più organi
amministrativi impegnati in problemi di carattere teorico a volte
anche al di fuori delle finalità
delle nostre istituzioni. (...) Manca, tranne pochi esempi, un coinvolgimento delle Comunità verso
gli Istituti, i quali si trovano ad
operare in condizioni difficili,
senza alcun apporto di incoraggiamento e di collaborazione. (...)
Le Commissioni distrettuali (...)
costituiscono delle strutture deboli nate sotto la spinta di un
entusiasmo momentaneo, a volte
poco rappresentative, e destinate
ad affievolire la loro efficacia allorché i risultati siano scarsi e le
iniziative difficili da inventare... ».
E’ probabile che la prima reazione dei partecipanti alla Conferenza sia stata di smarrimento: la chiesa alle valli è ormai un
corpo agonizzante?
Molti interventi hanno sottolineato l’eccessiva accentuazione
negativa di queste analisi e di
questi giudizi e, senza nascondere le evidenti difficoltà che spesso ostacolano l’insieme delle attività comunitarie, hanno cercato di individuare i punti più deboli dell’azione delle nostre Chie
pastori e di un gruppo di laici,
che pur ingrossandosi quantitativamente e qualitativamente, rimane pur sempre una minoranza.
Il problema reale è quindi quello dell’organizzazione delle nostre forze e dei nostri interventi:
in questo senso, è stato sottolineato da più voci, è indispensabile chiarire gli obiettivi che desideriamo raggiungere; concentrarci su di essi; mobilitare tutti coloro che sono interessati a lavorare per la loro realizzazione. Allo stesso tempo è indispensabile
avviare un lavoro di riaggrega
A PAG. 10
I principali ordini del giorno della Conferenza del 1°
Distretto e le notizie dalle
chiese delle Vaili.
se.
E’ così risultata chiara a tutti
la sproporzione tra le forze operativamente attivate a livello di
comunità, di circuiti o di distretto e le forze che sarebbe necessario mobilitare per soddisfare le
molteplici richieste provenienti
sia daH’interno delle nostre chiese, sia dall’esterno di esse. Effettivamente in questi ultimi anni il
peso della gestione deU’insieme
della vita comunitaria, resa diffìcile dal lento ma continuo calo della partecipazione dei
membri di chiesa; la responsabilità della scelta delle linee di intervento e di politica diaconale,
aggravata dalla necessità di ristrutturare e rinnovare i nostri
istituti in tempi brevi; il rilancio
di una presenza culturale e sociale sono ricaduti sulle spalle dei
zione interna che rafforzi e rinnovi il nucleo ’’confessante” della
nostra Chiesa.
La Conferenza ha proseguito i
suoi lavori affrontando il problema del culto: preoccupante il
permanere a livello generale di
una situazione di bassa frequenza del culto; incoraggianti le iniziative di rinnovamento liturgico
che alcune comunità stanno sperimentando. Più problematica è
apparsa la situazione del cosiddetto "campo di lavoro”, cioè il
problema della presenza delle forze pastorali nel distretto; è sempre più difficile garantire la presenza di un pastore in ogni comunità e per questo motivo si
renderà necessario affrontare,
nel prossimo futuro, la ridefinizione di una strategia di presenza alle Valli, aH’interno della
quale ridisegnare anche la mappa delle forze pastorali.
Il -1985 ha portato nella libreria
di via Montebello W a Plnerolo l libri della
m mmeditricB
Claudiana
Annunciandolo ricordiamo le nostre specializza/ionl
À£ccjuuo£Ebr
a doriidofey
<?\ I
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
Dopo il lavoro in gruppi (pace,
lavoro, rapporti ecumenici'' la
Conferenza si è riimita in assemblea plenaria per affrontare la
novità rappresentata dalla discussione sul Dipartimento Diaconale Distrettuale, istituito dal
Sinodo lo scorso anno.
Negli anni nassati la Commissione d’Esame della CIOV, di nomina sinodale, nartecipava ai lavori della Conferenza del 1° Distretto con una relazione sugli
istituti della CIOV stessa nresenti alle Valli. Con la realizzazione dei Dinartimenti Diaconali
Distrettuali, che hanno una funzione di coordinamento per tutti
gli istituti operanti in un dato distretto, il compito di esaminare
è passato alle CdE distrettuali.
I Dipartimenti Diaconali Distrettuali sono entrati in funzione da poco più di otto mesi e
quindi siamo ancora in una fase di dichiarata sperimentazione.
Il progetto del Dipartimento Diaconale è stato sottoposto ad un
attento esame da parte delle
chiese e del Sinodo e sulla carta
ha ricevuto una definizione soddisfacente, ma che ora, sottoposta alla verifica concreta della
sua applicazione, necessita, alla
luce dell’esperienza fatta fino a
questo momento, di ulteriori precisazioni. In questo senso la CdE
distrettuale, posta di fronte al
fatto di doversi occupare anche
dell’esame dell’operato di tutti
gli istituti presenti sul territorio
del distretto, ha chiesto di veder aumentato il numero dei
suoi membri. Allo stesso modo è
risultata evidente la necessità di
avere un confronto chiarificatore rispetto ai compiti ed ai mandati attribuiti alla CdE distrettuale in merito all’esame dell’attività del Dipartimento Diaconale e degli istituti da esso coordinati.
Molto spazio è stato poi dedicato alla discussione, ma soprattutto all’informazione, sulle varie
iniziative di ristrutturazione dell’Ospedale di Torre Pellice, del
Rifugio Carlo Alberto, e naturalmente dell’Asilo dei Vecchi di
San Germano.
Mauro Pons
AVVISO
Viaggio in Inghilterra
28 giugno - 8 luglio
Si sono resi disponibili 4
posti nelle seguenti combinazioni :
a) 2 singolo F e una coppia,
b) 3 singolo P e un singolo M.
Per informazioni contattare il past. Achille Deodato,
tei. 0121/90.691, oppure Costante Costantino, tei. 0121/
202152.
In due intense giornate passati in rassegna
i nodi dell’attuale situazione ecclesiastica
Concentrando i lavori della
Conferenza distrettuale in due
giornate è accaduto quasi inevitabilmente che i tempi previsti
non fossero in assoluto rispettati oppure che qualche argomento
non abbia potuto essere sviluppato a fondo. La seconda giornata della C.D. è risultata quindi
densa pur se in qualche caso è
venuto a mancare lo stimolo della discussione.
In apertura di lavori sono state presentate le relazioni dei
quattro gruppi che nel pomeriggio precedente si erano occupati
di cultura, lavoro, ecumenismo,
pace.
Sul terreno culturale la CED
dovrà impostare per i prossimi
anni un piano di intervento d’intesa con S.S.V., Cesp ed Agape.
Per quanto riguarda il lavoro,
l’Ode approvato riafferma la
centralità per tutte le chiese di
una approfondita riflessione sul
problema del lavoro nei suoi vari aspetti con particolare attenzione al campo etico-teologico.
Verrà inoltre rinominata ima
commissione che si occuperà in
tre sottogruppi di teologia, fabbriche, iniziative emergenti; sono inoltre previsti incontri e
coordinamento in contatto col
CESP, sarà mantenuta la collaborazione con la pastorale del
lavoro della Diocesi di Pinero
10 e su questo settimanale troverà spazio una rubrica di informazione sul tema.
Grossa discussione anche in
materia di eciunenismo: su prò
posta di un gruppo che ha stUr
diato il problema dei matrimoni
misti e della catechesi si è parlato di « battesimo ecumenico »
ma più in generale dell’inserimento delle coppie interconfessionali nella vita delle comunità.
Tre OdG approvati, dopo che
già nella scorsa Conferenza ci
si era occupati del problema
senza però potersi esprimere in
maniera chiara, vanno nel senso
della prosecuzione dello studio
oltre che verso una particolare
cura pastorale verso le famiglie
interconfessionali.
Il « progetto pace » ha trovato brevemente spazio prima del
culto presieduto da Claudio
Tron ma è stato discusso nel
pomeriggio: preso atto del buon
lavoro svolto in quest’anno, grazie anche al contributo della volontaria svedese Gisela si è trattato di ridefìnire le linee per il
proseguimento 'dell’attività; la
diffusione della cultura della
pace passerà anche attraverso
11 lavoro di una persona impegnata in maniera specifica e che
potrebbe essere un obiettore di
coscienza. Sull’obiezione fiscale,
riconosciuta come grosso nodo
ancora da valutare attentamente, è stato approvato un OdG di
invito alle comunità per lo studio mentre una prima formulazione che individuava comunque come « peccato » l’uso di risorse economiche ed umane contro la vita è stata giudicata, a
maggioranza, prematura.
Tornati all’esame della relazione della C.d.E., in tema di Istituti per minori è stata fatta rilevare, per le due comunità
alloggio di Pomaretto e Torre
Pellice, la necessità di un maggiore coinvolgimento delle comunità intorno a queste opere,
fornendo anche più informazione.
Brevemente anche sulla situazione della Facoltà: la carenza
di studenti ed in particolare dalle Valli a che cosa è dovuta?
Contraddizioni sulla figura del
pastore? Eccessiva « valorizzazione » dell’impegno dei laici?
E’ però probabile per il futuro
un’inversione di tendenza.
L’ultimo grosso tema affrontato è stato quello delle finanze:
molte comunità hanno risposto
di non poter accettare le richieste dì impegno proposte dalla
CED; la differenza supera i 20
milioni.
Possibili cause la grossa richiesta di fondi per una serie
di opere ma anche lo scarso ccinvolgimento di notevoli frange di
popolo chiesa su questo argo
mento; si parla da tempo di arrivare ad una contribuzione su
un livello del 3% del proprie
reddito ma il discorso, forse in
sé un po’ riduttivo, rimane a
livello teorico; per intanto s;
chiede un impegno solidale delle
chiese per coprire il grosso di
savanzo.
E veniamo in chiusura alle
elezioni: il rappresentante deliri
C.D. al Sinodo sarà Paolo Gay:
all’interno della CED dopo ani i
di apprezzato impegno di Marc >
Ayassot è stata chiamata N. Rie
ca, confermati Pres. B. Rostagney
Vicepres. C. Longo e S. Marche:
ti e A. Lausarot. Sono stati elet
ti anche gli 11 rappresentanti pe ■
l’Assemblea FCEI di Palerm i
per il prossimo autunno.
La prossima C.D. si svolgerà a
Perrero-Maniglia, la C.d.E. sar i
composta da Erika Tomassone
Marco Pasquet, Sergio Ribet ■
Ada Poét.
Piervaldo Rostan
Sabato 15 giugno
□ MINORANZE
IN NICARAGUA
TORRE PELLICE — Alle ore 20 30
presso la sala Unionista (via Beckwith).
l’Eco delle Valli Valdesi organizza un
dibattito pubblico su: « Nicaragua: minoranze etniche e governo sandinista,
attualità e prospettive ».
Interverranno: Tavo Burat, segretario
per l’Italia dell’AlDLCM ( Ass.ne per
la difesa della lingua e delie culture
minacciate) e direttore della rivista
Etnie; Enrico Costantino e Tiziana Piovesana, autori di ricerche in Nicaragua.
Introduce il past. Platone.
Verrà proiettato, all'inizio, un audiovisivo dal titolo: « Religione e minoranze etniche in NicaràiKua, ».
Verrà messo a disposizione del pubblico materiale informativo. Segue dibattito.
Domenica 16 giugno
□ DOMENICA DELLA TEV
POMARETTO — Con un culto alle
ore 10 al Tempio Valdese presieduto
dal past. Ernesto Ayassot ha inizio la
Domenica della TEV. L’incontro prosegue col pranzo al sacco presso TEicolo
Orando e sempre nello stesso locale
alle ore 14 col dibattito sul tema « Cos’è essenziale per la Chiesa oggi? ».
L'incontro è aperto a tutti.
^istorauic
^lipot
SPECIALITÀ’
PIEMONTESI
antiche ricette della
Tradizione Valdese
Corso Gramsci, 11
Tel. (0121 ) 91.236
TORRE PELLICE
5
14 giugno 1985
vita delle chiese 5
UNA PANORAMICA DELLE ASSEMBLEE DI CIRCUITO
CONVEGNO A BOLOGNA
Vita e problemi delle chiese Valore del circuito
La maggior parte delle Assemblee dei sedici Circuiti — i quali riuniscono tutte le chiese vaidesi e metodiste, secondo una
logica di divisione geografica regionale — hanno avuto un regolare svolgimento nello scorso
mese di maggio: le relazioni e
le discussioni, relative alla vita
ed ai problemi incontrati dalle
singole chiese nel corso dell’anno ecclesiastico che si sta concludendo, offrono un primo quadro della realtà della Chiesa valdese, quadro che verrà compiutamente descritto, con una visione generale, nella prossima
assemblea sinodale.
Culto e attività
In linea di massima quasi tutte le Assemblee circuitali hanno constatato la varietà e la ricchezza delle iniziative emergenti in seno alle comunità, siano
esse espressioni di esigenze particolari e locali o in risposta a
stimoli provenienti dai Circuiti
stessi, dalle Conferenze Distrettuali e dal Sinodo. Anzi, molte
Assemblee circuitali hanno espresso l’esigenza di ricercare
un coordinamento di tali attività in modo da evitare spiacevoli sovrapposizioni, alle quali
quasi sempre corrisponde una
dispersione di energie e forze,
che rimangono in ogni caso limitate.
Ma accanto all’aumento delle
richieste per una ripresa di attività d’informazione, di dibattito, di formazione provenienti
aai numerosi gruppi di lavoro
■j dai settori di principale intervento nelle comunità, molti
individuano nella bassa partecipazione dei membri di chiesa al
culto domenicale un evidente e
indiscutibile segno di crisi spirituale. In questo senso il II Circuito insiste sull’importanza del
culto come l’unico momento di
collegamento per una comunità, che rischia di frammentarsi
nell’articolazione eccessiva di
una serie di attività, le quali indubbiamente arricchiscono la
vita comunitaria, ma rischiano
anche di creare settorializzazioni rigide tali da impedire ogni
forma di comunicazione intracomunitaria.
In ogni caso la rilevanza dei
problemi connessi al culto è anche rivelata da alcuni incontri
e convegni promossi su questo
tema da alcune Federazioni regionali della PGEI (Valli e Torino, Lazio) con distretti (I) e
con circuiti (XI).
E’ chiaro che sotto accusa è
la partecipazione al culto, ma
per alcuni è più preoccupante
la scarsa partecipazione dei giovani al culto (V Gire.); per altri è invece necessario iniziare
a sperimentare nuove formule
liturgiche e nuovi spazi di partecipazione al culto anche da
parte dei gruppi presenti nelle
comunità (I Gire.).
Presenza evangelica
In ogni caso è chiaro che « la
predicazione non coincide esclusivamente con quella della domenica mattina, perché predicazione sono le visite, il contatto personale e la testimonianza
che globalmente la chiesa sa
dare» (II Gire.).
Ma il problema dell’evangelizzazione è ripreso esplicitamente solo dall’Assemblea del
XIII Circuito, la quale, preso
atto della serie di iniziative evangelistiche sviluppate nelle zone di
Avellino e di Salerno, nella città di Napoli, ritiene importante
la preparazione di una lista di
nominativi, disposti ad offrire
un servizio finalizzato all’evangelizzazione, così da poter avviare, a partire da una base di
’militanti’ su cui contare, un programma che punti al coordinamento ed allo sviluppo del lavoro evangelistico nel Circuito
stesso.
Rispetto ad un’altra occasione di evangelizzazione, ma ’interna’, cioè l’iniziativa dell’incontro di Pentecoste, promosso dalle chiese e dal Consiglio del III
Circuito e giunto ormai alla
terza edizione, la corrispondente Assemblea ha espresso alcune perplessità sulla formula ’sagra paesana’, giudicata troppo
mondana e quindi poco consona per un incontro che vuol essere innanzitutto occasione di
fraternizzazione.
La riaggregazione degli isolati o di persone residenti nelle
periferie di Roma è lo scopo di
una iniziativa, affidata dalla Tavola valdese al past. Odoardo
Lupi che è stata valutata positivamente dall’Assemblea delrxi Circuito.
Giovani
Molte le Assemblee circuitali
(I, III, IV, Vili, IX, XIV) che
hanno dedicato uno spazio dei
loro lavori alla discussione della questione giovanile. In alcuni casi si sono valutati positivamente le esperienze e gli eventuali progetti in corso di realizzazione: l’Assemblea del IV Circuito ha considerato il « Progetto Torino », l’iniziativa che prevede il collegamento dei giovani della diaspora sia valdese sia
battista, come una delle attività
più positive avvenute quest’anno a livello del circuito; l’Assemblea dell’Vili Circuito, dopo aver analizzato il lavoro catechetico incentrato su un primo gruppo di giovani organizzati sull’asse Parma-Bologna, ora
considera l’opportunità di creare poli di aggregazione analoghi
sugli assi Piacenza-CremonaMantova-Pelonica Po e RavennaAncona.
Nel III Circuito il problema
dell’aggregazione e del lavoro
giovanile è stato ampiamente discusso a partire dalla valutazione deirinserimento di un animatore giovanile a tempo pieno.
Il frazionamento delle attività
anche nel settore giovanile e la
parallela difficoltà incontrata a
sviluppare il lavoro catechetico
di fronte alla concorrenza diretta del numero crescente di attività scolastiche e sportive
preoccupano l’Assemblea del I
Circuito, perché infatti il risultato è che l’istruzione religiosa
è sempre più localizzata nella
prima infanzia, mentre le famiglie risultano sempre più sprovvedute per quello che riguarda
la formazione dei propri figli.
Predicatori
Un particolare tipo di problema riguarda ancora la presenza delle forze pastorali in alcuni circuiti: quasi tutti ne lamentano la ormai cronica carenza,
ma alcuni circuiti ritengono che
questo fatto alla fine possa essere un’ottima occasione per rilanciare e rafforzare la presenza dei predicatori locali. In questo senso molti circuiti (IV, VI,
XIII e XIV) si preoccupano di
aumentare il numero di occasioni (seminari e convegni) di formazione per i predicatori locali
e per tutti coloro che sono impegnati in attività comunitarie
(monitori e catechisti).
In particolare l’Assemblea del
IV Circuito ha riconosciuto due
nuovi predicatori locali che hanno terminato la loro preparazione. Addirittura l’Assemblea
deirvill Circuito ha preso in
considerazione l’ipotesi di un
progetto di gestione dell’attività di sette chiese, con relative
diaspore, disponendo di soli tre
pastori a pieno tempo e di ben
20 predicatori locali.
Il proseguimento dell’esperienza di collaborazione degli
studenti della Facoltà Valdese
di Teologia con le chiese delrxi Circuito, nell’ambito delle
esercitazioni pratiche inerenti
alla cattedra di Teologia Pratica, ancora una volta è stato valutato positivamente.
Finanze
La questione delle finanze ecclesiastiche ha trovato poco spazio nelle assemblee circuitali.
Solo il V Circuito afferma in
un suo atto : « Il carico di contributi finanziari non ha da essere considerato dal credente
come unico e più importante
impegno. D’altra parte l’Assemblea, consapevole di un certo
impoverimento nelle possibilità
di contribuzione dei membri,
chiede maggiore responsabilità
nella stesura del bilancio preventivo da parte dell’amministrazione centrale... ».
Sullo stesso tono le parole
contenute in una relazione presentata da una chiesa all’Assemblea del I Circuito, in cui si dice : « ...la comunità ha fatto
fronte ai suoi impegni finanziari anche se si avverte una flessione negli ultimi mesi, dovuta
probabilmente al fatto che quelli che contribuiscono stanno arrivando al limite delle loro possibilità finanziarie, mentre il numero dei non contribuenti non
diminuisce, e si sta diffondendo la tendenza a contribuire per
opere di tipo assistenziale (fame nel mondo, ospedale, ecc.)
più che per la cassa culto. Portata alle sue estreme conseguenze questa tendenza rischia di
sollevare gravi problemi per la
vita della chiesa ed il suo regolare funzionamento ».
Mauro Pons
Da tempo, il consiglio deH’S“
circuito avverte e segnala l’urgenza di un raddoppio degli 11
predicatori locali (6 a ruolo, 5
candidati), da realizzare nell’arco di 5-7 anni. Da questa esigenza, collegata sia alla non crescente curva di « offerta di pastori in
loco », sia all’estensione del circuito, che spazia dalla Padania
lombardo-emiliana alla Romagna ed alle Marche, nasce una
sensibilità sempre più attenta a
quanto può proporci l’esperienza e la prassi circuitale del Metodismo.
E’ stato così organizzato recentemente a Bologna, dai predicatori locali e dal consiglio delrS” circuito, un convegno di studio sul tema: « Metodismo - teologia di base e organizzazione
circuitale », con due dotte, lucide e vivaci relazioni, intervallate
dal culto, condotto da Madda^
lena Giovenale Costabel, prédicatrice locale e concluse da un
dibattito che ha visto la partecipazione globale dei pochi
presenti.
È impensabile un riassunto dei
due studi, presentati dai pastori
Domenico Tomasetto e Sergio
Carile, entrambi meritevoli di
approfondimento, di pubblicazione, diffusione e studio capillare.
Sperando che tale ipotesi -possa realizzarsi, ci limitiamo ad
informare che lo studio di Tomasetto, muovendo da un puntuale confronto tra i 39 articoli
anglicani (1563-1571) ed i 25 articoli metodisti (Baltimora 1784),
con soppressioni, accettasioni,
mutilazioni ed inserzioni, che
sono teologicamente rilevanti, ha
chiarito alcuni punti;
1) John Wesley non intese mai
creare una nuova chiesa (questa
è una costante dei riformatori);
2) Se non è possibile definire
una « teologia metodista », è necessario prendere atto della
prassi sociale, collegata all’intuizione che Wesley ebbe della portata dell’evoluzione, oltreché ri
Varietà di iniziative
ROMA — A varie riprese il nostro culto in via IV Novembre
è stato arricchito dalla presenza
di predicatori esterni o di ospiti
di vario tipo, sempre graditissimi. Il pastore Odoardo Lupi ha
presieduto il culto di insediamento del pastore Conte. Poi è
stata la volta del culto di inaugurazione dell’anno accademico
della nostra Facoltà teologica,
presieduto dal pastore Roberto
Comba. E’ seguita una serie di
predicazioni basate sui testi biblici connessi con le affermazioni della « Confessione di Barmen »: ne abbiamo sentito tutta l’attualità anche per noi; spesso però come « atto d’accusa »
più che come motivo di soddisfazione o di sicurezza. Ma è
pur vero che ia Parola di Dio
libera per il servizio, ieri ed oggi. Vari culti sono stati presieduti dal predicatore locale Mario Cignoni e da studenti in teologia o dal gruppo giovanile.
Particolarmente apprezzato' un
culto in cui i confermati di dieci anni fa hanno voluto dire la
loro riconoscenza al Signore preparando interamente rincontro
domenicale: liturgia, predicazione, S. Cena.
Una delle note rallegranti è
proprio il fatto della rinascita
dei gruppo giovanile, non tanto
come corpo a se stante ma come gruppo vivo ed entusiasta
aH’interno della comunità. Nelle
riunioni quindicinali, i giovani
hanno affrontato vari temi biblici e non (resurreziO'ne o im
voluzione industriale del mondo
anglosassone fine 1700;
3) La percezione che Wesley
ebbe della chiesa, non finalizzata
a se stessa, bensì protesa: centrifuga e centripeta, in un equilibrio mediato (ci si passi il
termine) da un nuovo strumento
di servizio: il circuito, appunto.
I pastori possono avere esigenze
di impegno locale, ma la loro
reale disponibilità va inserita in
un lavoro itinerante, che può
spaziare dai molti miles di un
circuito londinese ad una dimensione centuplicata di un circuito
italiano;
4) Come attualizzare questo
progetto tuttora praticabile, con
il potenziamento razionale del
lavoro dei laici nel circuito, in
un contesto così differenziato
come quello dei circuiti italiani?
Lo studio di Carile ha avuto
caratteri più pragmatici:
1) Come uscire dalla configurazione «ibrida» del circuito,
tuttora non compresa, approfondita, vissuta e razionalizzata?
2) Il concetto di circuito si
disconnette da quello di ogni
chiesa istituzionale, che attira,
raccoglie, concentra i fedeli e si
propone invece come chiesa missionaria, protesa aH’irraggiamento ed alla semina.
3) Pertanto il circuito, a differenza del distretto, è un’unità pastorale e non disciplinare-amministrativa; non è un’unione di
comunità indirizzata al disbrigo
di affari interni, compresa l’evangelizzazione, bensì il centro
nel quale questa viene programmata e dal quale si irradia.
4) Questo, e non altro, dovrebbe essere, ai termini del Patto di
integrazione, il circuito nelle
chiese valdesi e metodiste.
E’ il rapporto scarno di una
giornata ricca, della quale riteniamo doveroso dare notizia e
della quale conserviamo documenti ed appunti per chi fosse
interessato ad un’informazione
più vasta. D. V.
CORRISPONDENZE
mortalità, pena di morte, storia
valdese ecc.). I giovani hanno
anche partecipato, con alcuni
membri del Concistoro, all’incontro di Ecumene indetto dal Circuito, per vedere cosa è possibile fare per migliorare la vita
delle nostre comunità anche
dal punto di vista della presenza
giovanile al loro interno. Vogliamo dire anche con queste righe
una parola di vivo incoraggiamento ai nostri giovani per quello che il Signore ha dato loro
di essere in mezzo a noi in questi ultimi mesi. Un mini-campetto a Castel di Sangro ha permesso al pastore ed alla signora
di fare miglior conoscenza con
alcuni di loro, senza dimenticare
la passione per la pesca di uno
dei partecipanti! Ab Diamo così
avuto anche l’occasione di visitare Corrado La Posta e la signora che ci ha parlato dei tempi in cui vi era a « Castello »
una bella comunità, che egli guidava nel canto con im armonium. Poi l’emigrazione ha ridotto ai minimi termini la presenza valdese (la zona è curata
da Gianna Sciclone).
Altro fatto da sottolineare: la
creazione di una piccolissima
corale, che grazie all’aiuto di
Giulia Cignoni è riuscita a cantare a varie riprese nel corso del
culto. E’ stata così sfatata la
convinzione che, a Roma, non si
riesce a far vivere un vero e
proprio gruppo di canto. Diciamo subito che altri devono ora
unirsi al gruppo per dare mag
gior forza, specialmente alle voci maschili.
In occasione della domenica
della famiglia, il culto è stato
presieduto dal prof. Valdo Vinay, che abbiamo tutti riascoltato con piacere.
Abbiamo aperto un banco^Iibri
che ha già permesso a molti
membri di procurarsi Bibbie o
libri della nostra editrice o di
altre case. Sono stati presi in
particolare considerazione la
Storia d’Israele del prof. Alberto
Soggin ed il « Solus Christus »
del prof. Vittorio Subilia. Quest’ultima opera ha anche permesso alla comunità di avviare
una riflessione domenicale sul
significato della nostra presenza
e della nostra predicazione in
un mondo disintegrato come il
nostro (erano presenti anche i
partecipanti all’assemblea di Circuito).
Prima di rallentare le attività
per l’estate avremo una serata/
cena sul terrazzo dello stabile
della Chiesa, sabato 15, e im’as^
semblea di Chiesa domenica 16
giugno prossimi.
25 anni
RIMINI — La chiesa di viale Trento 61/65 ricorda i 25 anni
del primo cuUo valdese a Rimini con una conferenza, in collaborazione col Centro studi Maritain, del past. L. Santini: « Alle
origini della Chiesa anglicana —
un italiano ad Oxford ».
6
6 prospettive bibliche
14 giugno 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Tomba del peccato,
culla della vita
ROMANI 5: 6-9
In questi quattro versetti l’apostolo Paolo descrive l'evento centrale della rivelzizione cristiana;
la morte di Gesù. Gesù è l'evangelo, la sua morte ne è il centro. Perché? Perché l’evangelo è essenzialmente perdono (e quindi riconciliazione, vita nuova, superamento della morte, salvezza insomma) e la
morte di Gesù è il luogo del perdono, della riconciliazione, della salvezza. Certo, l'evangelo è anche altro: la vita di Gesù, la sua predicazione, le sue « opere potenti », la sua
risurrezione, la sua venuta finale.
Ma tutto ciò ha forza e valore solo
e proprio — supremo paradosso —
a partire e sul fondamento della
morte di Gesù.
La morte di Gesù è salutare perché non è una vittoria della morte
ma una vittoria sulla morte. Apparentemente è come tutte le altre. In
realtà è del tutto diversa: « ...ha dato se stesso alla morte... perché ha
portato i peccati di molti » (Isaia
53: 12). La morte dì Gesù non segna
la fine della vita ma la fine del peccato. E dove il peccato finisce, ricomincia la vita. La morte di Gesù, essendo la tomba del peccato, è la culla della vita.
Proseguiamo la pubblicazione di alcuni conunenti omiletici — spunti per
la predicazione, e la riflessione •— su testi biblici, che sulla tematica generale «Grande è l’amore con cui Dio ci ha amati» il pastore Paolo
Ricca aveva preparato per la Settimana di preghiera dell’unità, a gen
naio.
a cura di GINO CONTE
aprirli molto bene. Venti secoli di
meditazione cristiana hanno prodotto molte spiegazioni: nessuna però
spiega veramente fino in fondo.
Come Mosé rispetto al pruno ardente (Esodo 3), così anche qui ci si
può avvicinare fino a un certo punto, non oltre. Ma è importante avvicinarsi. Possiamo sempre solo giungere sulla soglia di Dio. Ma questo
basta. Non siamo, neppure da quel
luogo, in grado di spiegare, ma solo
di testimoniare. Non siamo degli
esperti, siamo dei testimoni. Paolo
stesso, che pure se ne intendeva, nei
versetti su cui meditiamo non dà
spiegazioni, si limita ad affermare.
Non dice come la morte di Gesù è la
salvezza del mondo, dice che lo è. In
fin dei conti, il « come » è un segreto di Dio con se stesso, più che con
noi.
Quali sono, ora, le affermazioni
principali del testo?
portata e della nostra iniziativa. Ne
siamo solo i felici e immeritevoli destinatari. Possiamo riceverla, non
possiamo contribuirvi. Ce ne manca
appunto la forza.
2. La salvezza è senza di noi ma
per noi. « Cristo è morto per noi »
(v. 8). Nel « noi » ci siamo tutti. ,« Per
noi » significa in nostro favore, e il
favore è questo, che i nostri peccati
sono perdonati, cancellati, abrogati,
la nostra incredulità, indifferenza,
diffidenza, ma anche la nostra vita
imperniata su noi stessi sono sepolte nella morte dì Gesù e muoiono in
lui. Il mio peccato è trascinato nella morte di Gesù e lì finisce.
...gli empi, i nemici
Sulla soglia
del mistero
Che il mondo e l’uomo siano salvati dalla morte di Gesù è un fatto
carico di mistero, davanti al quale
però non dobbiamo chiudere gli occhi (anche quelli della mente) ma
Senza di noi,
ma per noi...
1. La prima è che la salvezza avviene senza di noi — « mentre eravamo ancora senza forza » (v. 6). E’ un
evento che sta fuori della nostra
EDIZIONI CLAUDIANA
Novità e ristampe
Nel settore biblico, segnaliamo alcune
interessanti pubblicazioni della Claudiana.
Enrico Bosio nel 1928-29.
Nella stessa serie è disponibile anche
L’Evangelo secondo Giovanni, L. 16.000.
Bruno Corsani, Esegesi, come interpretare il testo biblico, collana « Quaderni di formazione », n. 4, pp. 144, L. 5.500.
Mettendo a profitto le sue ben note
qualità p>edagogiche, il prof. Corsani
’svela' al non addetto ai lavori i segreti
dell’esegeta. « Davanti a un testo biblico
dobbiamo fare lo sforzo di chiarire che
cosa ha veramente detto o voluto dire
colui che lo ha scritto ». Per farlo è necessario avere un certo metodo e degli
strumenti adatti che i] libro espone e illustra pianamente, con esercitazioni pratiche («Proposta di lavoro») e molti
esempi.
Robert G. Steward, L'Evangelo secondo
Matteo e Marco, commentario esegetico-pratico del Nuovo Testamento, serie
« Reprint », pp. 520, L. 24.000. Ristampa anastatica del commentario « classico » nella revisione curata dal prof.
Helmut Goli.witzer, Il poema biblico
dell'amore tra uomo e donna. Il Cantico dei Cantici. Nuova traduzione dall’ebraico di Daniele Garrone, pp. 112,
L. 6.500 (2“ edizione). Ristampa nella
collana « Parola per l’uomo d’oggi ».
Fra le pagine austere del Libro sacro
delle religioni ebraica e cristiana, la Bibbia, ci è stata preservata una gemma preziosa dell’antica letteratura erotica, una
serie di splendidi « canti » in cui si celebra e si esalta, con assoluta spontaneità
e franchezza, l’amore completo fra un
giovane e una ragazza.
Che significato può avere per la chiesa
d'oggi, per il suo atteggiamento verso i
problemi etici del nostro tempo, il fatto
che la Bibbia canti l’amore « terreno »?
E in quale rapporto si viene a trovare
questo eros con Vagàpe, con l’amore che
si dona rivelato in Cristo?
Grande è 1^amore con cui
Dio ci ha amati - 2
6 Infatti, mentre noi eravamo ancora
senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi.
7 Difficilmente uno morirebbe per un
giusto; ma forse per una persona buona
qualcuno avrebbe il coraggio di morire;
8 Dio invece mostra la grandezza del
proprio amore per noi in questo: che,
mentre eravamo ancora peccatori. Cristo
è morto per noi.
9 Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per
mezzo di lui salvati dall’ira.
naie: in fondo il perdono della croce è il vero giudizio finale, in cui
Cristo è condannato e il peccatore
assolto. Chi ha ricevuto il perdono
della croce ha virtualmente superato il giudizio finale.
3. « Per noi » significa in concreto « per gli empi » (v. 6). Questo è il
punto principale del discorso, ciò
che rende scandalosa (1 Cor. 1: 23) o
folle (1 Cor. 1: 25), cioè del tutto irragionevole, la morte di Gesù. Egli
non muore per gente dabbene, per
persone meritevoli (v. 7), ma per
gente malvagia che non se lo merita.
L’evangelo non è che Dio premia i
buoni e punisce i cattivi ma che Egli
« hà rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti »
(Rom. 11: 32). Cristo muore non per
una causa gloriosa ma per la causa
dei perduti, muore non per dei valori ma per persone senza valore.
L’evangelo non è innalzamento ma
abbassamento, non è gloria ma croce, il « cielo » — il luogo di Dio —
non è in alto ma in basso. Le convenzioni saltano. Dio non è più la
sentinella posta a difesa della frontiera tra virtuosi e viziosi, giusti e
peccatori, pii ed empi; difatti « non
c’è distinzione: tutti hanno peccato
e sono privi della gloria di Dio, e
sono giustificati gratuitamente per
la sua grazia... » (Rom. 3: 23). Qui
appare la misura vera dell’amore di
Dìo: egli ama i suoi nemici. La misura dell’amore di Dio è di amare
senza misura.
4, Se Dio giustifica fin d’ora l’empio, tanto più lo salverà « dall’ira »
(v. 9), cioè nel gran giorno del giudizio. Dio vuole veramente trasformare la nostra esistenza mortale in
vita eterna. Perciò la libera subito
dalla condanna attuale (giustificazione) e domani dalla condanna fi
Dio ama ciò che
non è amabile
Quale possibile traccia di commento omiletico si può indicare? Il
testo è di una grande densità teologica e, come s’è detto, ruota intorno alla morte di Cristo in quanto
salvezza del mondo. Due temi paiono fondamentali: a) Cristo è morto
per noi empi; b) questo dimostra
la grandezza dell’amore di Dio.
a) Il primo tema è stato illustrato e commentato in maniera insuperabile da Lutero in una lettera al
monaco Spenlein dell'S aprile 1516;
« Dunque, mio caro fratello, impara
a conoscere Cristo, e Cristo crocifisso; impara a cantare la sua lode, a
disperare di te stesso e a dire; ”Tu,
Signor Gesù, sei la mia giustizia, io
sono il tuo peccato; tu hai assunto
su di te ciò ch’era mio, e mi hai dato ciò che io non ero”. Bada, mio caro fratello, a non aspirare un giorno
a esser cosi puro da non voler più
vedere in te il peccatore, benché tu
lo sia. In effetti. Cristo abita solo
presso i peccatori. Rifletti bene su
questo grande amore, così da trovarvi la più dolce delle consolazioni. Se infatti si addice che giungiamo alla calma della coscienza mediante i nostri sforzi e le nostre prove, perché mai sarebbe morto? Qr
dunque, troverai la pace soltanto in
lui, dopo aver disperato di te stesso
e delle tue opere. Imparerai inoltre
da lui stesso, che come egli si è fatto
carico di te ed ha fatto suoi i tuoi
peccati, così pure fa tua la sua giustizia ».
La differenza
b) Il secondo tema è stato anch’esso molto bene illustrato da Lutero nella 28“ Tesi di Heidelberg
(maggio 1518): « I peccatori sono
belli perché amati [da Dio], non sono amati perché belli ». L’amore di
Dio è grande perché ama ciò che
non è amabile. « E’ l’amore della
croce, nato dalla croce, che non sì
trasferisce dove trova il bene di cui
potrebbe gioire, ma dove può dare
il bene al malvagio e al bisognoso ».
Questa è la differenza tra l’amore
di Dio e quello dell’uomo, e quindi
anche la grandezza del primo rispetto al secondo: l'amore dell’uomo
ama il hello, l’amore di Dio lo crea.
Paolo Ricca
1
7
14 giugno 1985
obiettivo aperto 7
GLI EVANGELICI
IN SARDEGNA
Quanti evangelici
visiteranno quest'anno
la Sardegna?
Pochi o molti che siano,
a loro dedichiamo questa
pagina e in particolare
le indicazioni sulle
comunità evangeliche
aperte alla loro visita,
affinché al piacere del
turismo si aggiunga
quello di incontrare
nuovi fratelli.
Ma anche chi andrà
altrove o resterà a casa
leggerà con interesse
e riconoscenza queste
note di storia sulla
difficile evangelizzazione
dell'isola, preparate
a cura della redazione
de "il testimonio".
' Mei mese di giugno... il Pintus che si era unito all’altro colporiore della Società Biblica, ar-.
rivarono in un villaggio della
Ga.llura chiamato Sedini sulla
strada che da Tempio conduce a
Castel Sardo nel golfo dell'Asinara. Non appena entrarono in
paese che il Parroco accorgendosene mandò a suonare le campane per avvertire le sue pecore di
radunarsi in chiesa, e... ordinò loro di non comperare i libri scomuìdeati che quei due tizzoni
d’inferno avrebbero loro offerto... ».
Questo avveniva in Sardegna un
secolo fa ed era uno dei modi
più frequenti con i Quali i colportori erano abituati ad essere
accolti ovunque andassero. Ma
accadeva anche che venisse loro
xiliutato rallosfitio da coloro che
ave\ ano « siurato sopra l’altare
di non accettare persone che professano le dottrine della Bibbia tradotta da Giovanni Diodati c la vendono ».
Bastano questi episodi, fra i
tanti e tanti che si notrebbero
raccontare, per comprendere
quanto sia stata dura la penetrazione dell’Evangelo nell’isola.
Una prima esperienza di evangelizzazione fu fatta da una signora inglese che nel 1850, proveniente dalle Indie, si trattenne
a Cagliari per motivi di studio
(collaborò alla classificazione e
sistemazione di reperti naturalistici del locale museo). Però la
non perfetta conoscenza dell’italiano e l’ignoranza del difficile
dialetto frustrarono la .buona volontà dell’ignota messaggera di
Campo
Sardegna
Campo Sardegna: al km. 23 della
statale 125 Cagliari-Olbia. Nell’Interno, non sul mare. Sorto circa 30
anni fa.
Ricettività 30 posti più tende proprie. La sistemazione è in attesa
di migliorie. Proprietà deil’Unione
Battista e conduzione della comunità di Cagliari. Funziona nei mesi
estivi: autogestione in altri mesi.
Si tengono campi ricreativi per
bambini, citmpi-studio giovanili, incontri familiari autogestiti, incontri
FGEi.
Quest'anno, campo giovani 3-10
agosto: « Memoria, quel filo del discorso », con ripresa degli spunti
emersi nei campi precedenti (laicità. angoscia, infanzia, sogno e desiderio) individuando una radice comune. Età minima 18 anni.
Iscrizioni:
Giacomo Pani, piazza Galba 1, 09100
Cagliari Monserrato, telef. 070/
565057;
Marco Garau, via Donizetti 68,
09100 Cagliari, tei. 070/486684.
far conoscere l’Evangelo agli isolani.
Quattordici anni dopo ci riprovò un altro suddito di sua
maestà britannica, un non meglio identificato sig. Philinns, che
aprì a Cagliari una sala di evangelizzazione nella zona della Darsena e che nrobabilmente si rivolgeva ai marittimi e passeggeri stranieri in transito nel porto.
Indirettamente im’altra voce
evangelica arrivò negli ultimi anni ’6Q, cpmplice Garibaldi che affidò l'incarico di aprire delle
scuole professionali a Orzieri,
Tempio Pausania, La Maddalena
ed a S. Teresa di Gallura, alla
signora Chambers che per l’insegnamento si avvalse di maestre
provenienti daU’Istituto Evangelico di Firenze. Iniziò anche la
visita di colportori ed evangelisti
che percorsero in lungo e in largo la Sardegna. Tra questi ricordiamo Pietro Zamnatti, Pompeo
Rossi, Angelo Cossù i cui semi
sparsi provocarono il desiderio
in molti di avere un’opera stabile
e più incisiva.
Angelo Cossù
Questo desiderio fu raccolto
dalla Missione Battista Americana in Italia che nel 1876 decise di
inviare nell’isola un pastore per
aprirvi una stazione. Per questo
compito fu scelto Angelo Cossù,
un sardo che meglio di ogni altro poteva conoscere e comprendere la mentalità e le esigenze
di quelle pópòlazioni. Era un ex
prete che negli anni ’50 aveva lasciato il sacerdozio per dedicarsi
all’insegnamento, indi, dopo aver
frequentato la scuola per evangelisti della Chiesa Libera di Milano, all’evangelizzazione a Sassari, in Valtellina, a Edolo (Brescia), a Portoferraio (Isola d’Elba). Nel 1874 aderì alla Chiesa
Battista che lo destinò a Civitavecchia e da qui, come abbiamo
detto, in Sardegna ove fissò la
sua dimora a Cagliari.
Angelo Cossù iniziò la sua attività col metodo a lui più congeniale: la stampa. Infatti poco
dopo il suo arrivo mise in circolazione un libretto « che distribuisce p.ratis l’autore stesso, cioè
un certo Angelo Cossù ex prete,
ed ora (come egli dice) ammogliato e scomunicato... Se non
siamo male informati, questo disgraziato apostata intenderebbe
aprire nella nostra città una
scuola di protestantesimo. Sappia costui che la nostra popolazione ha abbastanza buon senso,
e qtiindi troverà ben pochi proseliti: anzi sarà fortunato se
giungerà a salvare le spalle... ».
Così lo ammoniva un foglio clericale locale, « La Voce della Sardegna », dopo quattro mesi dal
suo arrivo. La nopolazione però
ebbe ’’buon senso” perché il 10
maggio del 1877 il Cossù inaugurava a Cagliari la prima chie
sa evangelica e prima chiesa battista in Sardegna.
L’inaugurazione avveniva -con
il battesimo di sei persone: « le
prime pietre vive del tempio del
Signore in questa città. Iddio le
benedica ed aggiunga loro molte
pietre viventi, fondate tutte sulla
Roccia dei secoli », come si legge
in una sua corrispondenza a « Il
Seminatore ».
La sua attività non ebbe sosta e si irradiò per tutta la Sardegna sia con sue frequenti visite, che con suoi opuscoli di controversia a carattere popolare,
tanto da irritare la gerarchia
cattolica la quale, visto che
le minacce non erano riuscite a far tacere il ’’disgraziato
apostata”, cambiò tattica; gli offrì una Rettoria con la bella rendita di 1500 lire annue, oltre gli
immancabili e sostanziosi incerti. Il Cossù proseguì imperterrito la sua missione e fra i tanti
convertiti annoverò anche quel
Giovanni Pintus nominato all’inizio di queste note. (Duesti nel
1882 lavorava alle dipendenze
dell’ agronomo Bartolomeo Benech, dirigente di una miniera
a Morganai, nei pressi di Iglesias,
un valdese che aveva costituito
una piccola comunità con annessa una scuola diretta dalla moglie.
All’inizio degli anni ’80 a Sassari si era costituito un piccolo
gruppo di aderenti alla Chiesa
Libera, condotto dal gallese John
Thomas. Gruppo che ebbe vita
per un paio d’anni mentre il
Thomas rimase nell’isola pèr diversi anni ancora svolgendo lavoro di colportaggio e di evangelista. Abbiamo una testimonianza della sua presenza a Busacchi (Oristano) tramite un trafiletto del giornale « L’Avvenire di
Sardegna » datato 21 giugno 1888,
che riferisce di un nrocesso contro il Sindaco ed il brigadiere dei
carabinieri di quella località che
avevano arrestato « il signor Thomas, evangelista, andato colà a
vendere delle Bibbie ». All’arresto che si protrasse per sette
giorni, a parere dei r>m, « pare
non fosse estraneo il parroco,
fratello del Sindaco, ingelosito
forse della concorrenza ». Sindaco e brigadiere furono condannati a sei mesi di carcere per arresto arbitrario.
Nel 1885 il Cossù chiese di essere esonerato dall’incarico di
conduttore della chiesa di Cagliari per potersi dedicare con più
intensità all’evangelizzazione. Si
stabilì a Tempio Pausania che lasciò dopo tre anni per Iglesias.
La sua opera fu intensissima:
Oristano, Bosa, Tresnuraghes,
Agius, Calangianus. Carloforte,
Lenas, Nuches, S. Antioco furono i centri ove visitava periodicamente piccoli gruppi di convertiti dalla sua predicazione —
il più delle volte in dialetto — e
dalla sua stampa di opuscoli e di
un giornaletto quindicinale che
stampava in oltre 400 copie con
una sua rudimentale ma efficace
attrezzatura tipografica portatile,
e che era letto « con piacere in
molte famiglie ». Preziosi suoi
collaboratori i colportori. Luigi
Mattei, Angelo Castioni, G. Thomas e principalmente il Pintus
che nel 1887 aveva lasciato il suo
impiego nella miniera per dedicarsi completamente al colportaggio per conto della signorina
Kezia Emery ed alle dipendenze
del missionario battista G.B.
Taylor 2.
Pietro Arbanasich
Alla conduzione della chiesa
battista di Cagliari subentrò il
pastore Pietro Arbanasich che si
rivelò un degno successore del
Cossù per spirito missionario e
per la sua opera di intensa e
fruttuosa evangelizzazione. Era
un triestino che da giovane abbandonò il territorio allora austriaco ed il mestiere di decoratore col padre. Raggiunse Pisa e
vi prestò servizio militare pei
granatieri. Qui si avvicinò alTevangelo e si convertì. Fu volontario garibaldino, partecipò alla
campagna del ’66 nel Tirolo ed a
Bezzecca riportò ima ferita ad
una gamba; nell’anno successivo
fu a Mentana. Indi visse qua e là
esercitando vari mestieri, fra i
quali anche il manovale. L’Evangelo lo attrasse ancor più e nel
1869 frequentò la scuola teologica della-Chiesa Libera di Milano
ove, tra gli altri, ebbe per maestro Oscar Cocorda e per compagni Enrico Paschetto, Ercole Volpi e Giuseppe Colombo che in
seguito ritroviamo tutti nell’opera battista. Fu colportore, insegnante evangelista a Genova, ove
strinse amicizia col Mazzarella,
nel 1873 a Firenze nell’Istituto
Evangelico Italiano ove conobbe
e sposò la maestra Giuseppina
Lippi; evangelista a Poggio Mirteto, a Pietra Ligure e nel 1876
a Roma quale insegnante nelle
scuole evangeliche di Me Dougall
ed in quelle di Van Meter, passò
quindi alla missione battista diretta dal Taylor. Rimase a Cagliari fino al 1903 da dove si trasferì a Firenze ove morì nel 1906.
Numerosissimi i suoi scritti vivaci e brillanti firmati — in massima parte — « Fra Piero » su
« Il Seminatore », « Il Testimonio », « L’Evangelista », « Italia
Evangelica » ed altri periodici.
Le sue conferenze a Cagliari erano sempre molto seguite e sempre registrate dalla stampa locale. Durante i suoi viaggi di evangelizzazione nell’isola non mancava mai di distribuire opuscoli
e periodici (particolarmente
’’L’Amico di Casa”) e molto spesso gli veniva richiesto anche da
istituzioni laiche (particolarmente Società Operaie) di tenere
conferenze.
1 I coniugi Cham'bers seguirono Garibaldi nella campagna del Tirolo
(1866), lui, colonnello inglese, fu il
suo aiutante di campo, lei un’attiva
e solerte infermiera negli ospedali da
campo.
2 La 'Emery era un’inglese benestante venuta in Italia intorno al 1862
che visse tra Roma (collaborando attivamente nella chiesa battista di Via
Urbana) e Firenze (ove aiutò l’opera
del Dr. Comandi). Era solita dire che
le sue ricchezze « appartengono a Dio
per il suo popolo » e le usò principalmente per la stampa di trattati popolari e di Sacre Scritture, che distribuiva
tramite diversi colportori e che venivano stampati da una tipografia che per
diversi anni lavorò esolusivamente per
lei.
Sardegna evangelica oggi
L’inizio del XX secolo registra
la presenza valdese a Sassari,
Iglesias e La Maddalena, con
piccoli gruppi visitati dal pastore di Livorno ma che ebbero vita per pochi anni.
La presenza battista per circa
trent’anni fu l’unica testimonianza evangelica ed oggi è presente
a CAGLIARI (Viale Regina Margherita 54); CARBONIA (Via Cagliari 74), IGLESIAS (Via Catalani 11); SAN VITO (Sa Mongia)
e a CAMPO SARDEGNA (a 24
km. da Cagliari sulla S.S. 125 per
Olbia, centro d’inoontro per le
comunità evangeliche italiane;
per campi estivi per ragazzi e
giovani).
Verso la fine degli anni ’30 inizia la presenza awentista con
il colportore missionario Giuseppe Catalano. Attualmente si
hanno due comunità a CAGLIA
RI (Via Satta 5/d) e a SASSARI
(Viale Caprera 17).
Per opera di Klaus Dòhring
inizia l’opera delle chiese dei
Fratelli, nel secondo dopoguerra, ed oggi si registrano comunità ad ALGHERO (Via Sassari
163), CAGLIARI (Viale Diaz
174), ORISTANO (Via Mazzini
71), OLBIA (Via Cimabue 44).
PORTO TORRES (Via Deledda
14), SASSARI (Via Cavour 59/a).
Le Assemblee di Dio in Italia
sono presenti a CAGLIARI (Via
Rossini 22/a), QUAR’TU S. ELENA a pochi km. da Cagliari (via
Cagliari 265 ove ha sede anche
« Radioevangelo Sardegna), SASSARI (Via Masia 1).
Altre comunità evangeliche indipendenti a MACOMER, pentecostale (Corso Umberto Pai. Girasole), e 1ÍUORO-W.E.C. (Via
Paganini 21).
8
8 ecumenismo
14 giugno 1985
CONVEGNO NAZIONALE DEL SAE
CONVEGNO A POITIERS
Etica ed ecumenismo
Non basta credere, bisogna vivere la fede - Il momento etico al
centro della prossima sessione estiva del S.A.E. alla Mendola
Urgenza ecumenica:
abbiamo progredito?
Dal 24 al 28 aprile si è svolto
a Senigallia un convegno nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche (S.A.E.) sul tema:
« Etica ed ecumenismo: impegno
dei credenti oggi ».
Come ogni anno, il convegno
primaverile ha avuto lo scopo di
avviare la riflessione sulla tematica della Sessione estiva del S.
A.E. alla Mendola, che quest’anno verterà sulla questione etica
e l’impegno ecumenico delle
chiese. Un tema non solo attuale e stimolante, ma soprattutto
coinvolgente in modo assoluto.
Sappiamo infatti bene — a parole — che non basta credere, bisogna vivere la fede. Gli « scandali » del nostro tempo sembrano proliferare tranquillamente in
questo mondo che con orgoglio
consideriamo largamente cristianizzato: quindi questo dell’etica,
della prassi, è un tema che ci
pone sotto accusa, ci interpella
in prima persona. La non dicotomia tra fede e prassi ci è stata
illustrata in modo profondo dal
pastore Valdo Vinay, che ogni
mattina ha tenuto ima meditazione biblica: con la serenità che
lo caratterizza, ci ha messo letteralmente con le spalle al muro, ponendoci di fronte alle nostre contraddizioni, alle nostre
infedeltà, alla nostra prassi non
cristiana.
Nel corso del convegno abbiamo avuto l’opportunità di sentire conferenze come sempre ad
alto livello; la prima, tenuta
dal prof. Dalmazio Mongillo, teologo moralista cattolico, era intitolata: « L’evangelizzazione del
’’morale” oggi ». Secondo il prof.
Mongillo. l’inquietudine è il problema morale dei nostri tempi;
ma essa non deve essere considerata negativamente, poiché è
frutto dello Spirito, che è sem
pre una manifestazione di vita.
L’ecumene cristiana deve intervenire nella questione morale:
non possiamo più limitarci a dare delle norme di comportamento, dobbiamo convertirci al Vangelo ed al suo messaggio, solo
così potremo mettere in pratica
non più delle norme, ma uno stile di vita, quello di Gesù Cristo.
Il pastore Paolo Ricca ha tenuto una interessante conferenza dal titolo: « La dottrina divide: l’azione unisce? Nodi e prospettive della testimonianza comune ». Il pastore ha esordito
dicendo che l’Evangelo è la fine
della Legge che lega e l’inizio
della Legge della libertà. Noi
cerchiamo sempre la Legge perché non abbiamo il coraggio
della libertà. Il pastore ha poi
parlato lungamente, avvincendoci come sempre con le sue riflessioni approfondite e coinvolgenti, atte a dimostrare la sua
tesi. Al tèrmine ha sostenuto che
una morale ecumenica dovrà basarsi sulle parole dell’apostolo
Paolo: « Ogni cosa è lecita, ma
non ogni cosa è utile; ogni cosa
è lecita, ma non ogni cosa edifica » (I Cor. 10: 23). Nascerà così un’etica della libertà affiancata ad un’etica della responsabilità.
La terza conferenza è stata tenuta da mons. Luigi Sartori sul
tema; « Il Concilio ha venti anni:
sviluppi e stasi ». Egli ha diviso
il sdo discorso in cinque punti;
1) quella che noi stiamo vivendo
è l’era di ricezione del Concilio;
2) l’essenza principale del Concilio non sono le parole dette ma
l’evento in se stesso; 3) la Chiesa per accogliere e far fruttificare il Concilio ha scelto due strade, quella della istituzionalizzazione e quella della raccolta de
gli elementi vivi; 4) il cammino
messo in moto dal Concilio è irreversibile; 5) l’unità vera è
quella che fonda e promuove la
vera cattolicità (nel senso che la
Chiesa Una sa incarnarsi ovunque e vive la diversità come ricchezza) e la apostolicità (il mantenere permanente la Chiesa pur
nel cambiare del tempo e delle
situazioni).
Abbiamo inoltre potuto seguire due stimolanti tavole rotonde,
una sulla società secolare che interpella i credenti in Italia, l’altra sul dialogo ecumenico alla
prova. In entrambi i dibattiti
hanno parlato Teodoro Fanlo y
Cortes, pastore valdese, Traian
Valdman, archimandrita ortodosso rumeno, Cesare Tagliacozzo,
rabbino della comunità ebraica
di Ancona-Senigallia; infine per
parte cattolica hanno parlato
nella prima mons. Luigi Sartori,
nella seconda don Vito Incampo.
Momenti forti di tutto il convegno sono state le liturgie nelle
varie confessioni, fra cui anche
una liturgia ebraica con lettura
antifonata dì Salmi. Anima come sempre di queste giornate
Maria Vingiani, fondatrice e presidente del S.A.E.
Concludo rinnovando la mia
profonda adesione alle iniziative
del S.A.E., poiché mi sembra importante il suo lavoro, non tanto e non solo a livello intellettuale, ma soprattutto a livello
spirituale, come tirocinio nel
difficile cammino della comprensione e deU’amore. Infatti, non
possiamo restare sordi alle parole del Signore: « Da questo
conosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni
per gli altri» (Giov. 13: 35).
Erica Sfredda
« Une urgence œcuménique:
de 1685 à 1985 avons-nous pro
di M. M. Tabaraud nel testo del
1808.
Questo lo stimolante sottotitolo di un Convegno tenutosi a
Poitiers l’il e 12 maggio 1985,
organizzato dal Centre interconfessionnel St. Irénée di Lione
sul tema: « Liberté de croire et
solidarité chrétienne ».
Presente al Convegno a titolo
personale, in quanto socia del
Centre St. Irénée, ma anche come vincitrice di un « jeu-questions» (12 domande sulla vita
delle chiese cristiane nel passato
e nel presente) proposto alcuni mesi fa dallo stesso Centre,
ho avuto il piacere di incontrarvi il pastore Girardet, invitato a
parlare sul tema: « Quali ostacoli alla libertà di credere e di esprimere la propria fede? ».
I lavori iniziano con una conferenza del prof. Bernard Plongeron del CNRS (Centre National de la Recherche Scientlflque)
il quale, dopo aver rivolto all’uditorio (150-200 persone circa)
una domanda fondamentale: la
revoca dell’Editto dì Nantes fu
un delitto o un errore?, esorta
a riflettere sul significato delle
parole (es. cattolicesimo entra
nel Dizionario della lingua francese nel 1762; protestantesimo,
all’epoca di Luigi XIV, indicava
l’insieme dei paesi protestanti,
eoe.), accenna alla tortura che,
dopo un primo periodo terribile,
evolve in favore della giustizia
desiderosa di far comprendere
all’accusato il suo errore ed offrirgli un’occasione di riparazione, pone l’accento sulla lotta tra
tolleranza ed intolleranza, sul
difficile passaggio daU’intolleranza alla libertà al momento della
proclamazione dei diritti dell’uomo, sui progetti di « réunion des
communions chrétiennes » all’epoca napoleonica e cita le parole
UN INCONTRO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Una seconda conferenza, tenuta da René Rémond, Presidente
della Pondation nat. des Sciences
politiques, noto politologo, mette
in guardia sull’equivoco che il
termine « pluralismo », di recente creazione, può provocare, segnala la situazione della società
odierna più tollerante in campo
religioso (forse a causa d’indifferenza?) e più intollerante in campo politico, conferma che, se sul
« pluralismo » tutti sono d’accordo, ci si chiederà tuttavia;
di quale pluralismo s’intende
parlare? fin dove? in religione;
si accetteranno le sette? in morale: su quali basi? chi la insegnerebbe? ed ancora: quali limiti alla tolleranza?
Nella seconda giornata si odono le « voci » dell’Italia, deU’Irlanda e della Spagna. Il pastore
Giorgio Girardet è stato dunque
il primo a prendere la parola. Il
suo intervento, molto apprezzato, serio ma con qualche spunto
ironico (la costruzione di una
moschea a Roma condurrà all’ecumenismo?), ricorda anzitutto l’Editto del gennaio 1696 del
Duca Vittorio Amedeo che segna
nel Piemonte la sorte della comunità riformata. Prosegue con
la « questione romana » ed il potere politico dei papi. Accenna
brevemente alla storia delle Valli Valdesi prima e dopo il 1848,
auspicando il realizzarsi dell’ecumenismo che si manifesta oggi in varie forme; di base, teologico, al vertice, dell’indifferenza:..
La « voce » deirirlanda è stata quella di Suor Carmel Kennedy la quale, con brevi ma efficaci flash, puntualizza il clima di
paura e di intolleranza nel qua
le vivono gli Irlandesi cattolic
pur essendo maggioritari; fra
loro si distingue un gruppo c.ie
vuole esistere come tutti gli altri cittadini, i diritti civici essendo stati concessi solo dopo la
Dal 14 al 20 aprile u.s. si è
svolto, presso il Castello di Bossey (Ginevra) un incontro fra
16 delegati delle Chiese del Consiglio Ecumenico (CEO, coadiuvati da 7 esperti, per approfondire il tema dei legami fra
etica ed ambiente, che sta diventando uno degli argomenti più
scottanti della nostra epoca. Erano presenti rappresentanti di
tutti i continenti.
Sono state presentate una
dozzina di brevi relazioni che
hanno messo in luce i diversi
aspetti del problema, con esperienze nell’ambito sia delle chiese, sia laico, sia scientifico. Dai
temi trattati si è tratto lo spunto per redigere un rapporto al
Segretario del CEC al fine di
contribuire alla definizione di
un programma di lavoro per il
prossimo futuro. Ho partecipato all’incontro quale rappresentante delle Chiese valdesi e metodiste italiane e portato un piccolo contributo sulla situazione
italiana per quanto riguarda i
rapporti fra sviluppo tecnologico e disoccupazione ; lo stesso
argomento è stato trattato approfonditamente anche da due
rappresentanti europei; altre relazioni hanno trattato dei rapporti fra militarizzazione ed ambiente ( delegati centro-americani e giapponesi), industrializzazione ed urbanizzazione (delegati egiziani, indiani e filippini) e
infine i rapporti fra energia e
deforestazione (delegati africani
e centro-americani).
Nel seguito presento alcuni argomenti di cui si è occupato il
rapporto finale, e che mi sembrano caratterizzare lo spirito
Etica e ambiente
dei lavori.
Si è evidenziato che dal punto di vista teologico il tema etica ed ambiente rientra in quello più vasto della integrità (unitarietà) della creazione e che
questa si realizza nella lotta per
la giustizia e la pace. Ciò richiede una comprensione delle relazioni fra Dio, uomo e natura in
modo da poter fornire un riferimento globale per le decisioni
riguardanti il nostro futuro ;
questa comprensione deve utilizzare le analisi scientifiche e
teologiche per integrarle, tenendo conto dei loro contesti culturali, sociali ed economici, in
una comprensione più generale.
Il rapporto ha perciò esaminato
le interrelazioni fra : teologia,
etica, teorie scientifiche e sociali ed azione delle chiese.
a) Teologia. E’ stata espressa la necessità di una maggiore
sensibilità per le interazioni uomo-natura, ciò che già sta avvenendo in seguito alla crisi ecologica ; interessante è stata la
presentazione della tradizione
ortodossa che con la sua continua enfasi suH’unitarietà dell’ordine creato, è particolarmente
sensibile all’equilibrio ecologico.
La riflessione teologica deve
poi, in particolare, tener conto
del mutamento di percezione
della realtà prodotto dalla scienza e dalla tecnologia. E’ stato
proposto che le tematiche più
squisitamente teologiche vengano poste all’attenzione di altre
unità del CEC per cercare risposte adeguate a domande del
tipo : quali possono essere le
connessioni fra teologia, scienza e tecnologia ; come devono
intendersi le relazioni fra Dio,
l’uomo e la natura nella visione
unitaria della creazione?
b) Etica. Le relazioni fra etica e teologia richiedono studi
interdisciplinari che possono
aiutare le chiese a formulare
proposte di comportamento etico adeguato alla situazione ecologica ; questi studi devono tener conto anche dei punti di vista delle religioni non cristiane
e di altre ideologie, a volte più
adeguati dei nostri. Analogamente vanno esaminate le relazioni fra etica, scienza e tecnologia: queste ultime possono essere strumento di progresso o
di oppressione ed ingiustizia a
seconda del loro impiego.
I problemi etici riguardano
in particolare l’assunzione di responsabilità sociali, la sensibilizzazione di scienziati e tecnocrati, la giustizia e le priorità iri
contesti economici non paritari
ed interagenti ; in tutti questi
problemi le Chiese debbono essere coinvolte positivamente.
c) Analisi scientifiche e sociali. E’ stato unanimemente preso atto, in accordo anche con le
più attuali visioni scientifiche,
che le teorie scientifiche, di cui
non si vuole restringere l’utilità
culturale e pratica, sono teorie
riduttive, per cui è utile esami
narle in un contesto più ampio
di relazioni interdisciplinari, che
superi i loro specifici limiti. Durante il convegno sono stati
esposti diversi casi in cui le analisi scientifiche e le soluzioni
tecnologiche hanno creato problemi più complessi di quelli
che si prefìggevano di risolvere;
da qui la necessità di una più
attenta gestione delle risorse
scientifiche e tecnologiche.
d) Azione delle chiese. Essa
deve essere improntata alla speranza, mai staccata da una attenta analisi della realtà, da qui
l’interesse delle chiese ad esaminare i problemi nei diversi
contesti e nella prospettiva del
pensiero cristiano. Un intenso
scambio di esperienze ed informazioni, anche tramite il CEC,
può essere un utile, seppur limitato, strumento di azione.
Come si vede il convegno ha
messo in evidenza una problematica molto complessa che partendo dall’ambiente, attraverso
la militarizzazione, la disoccupazione, lo sfruttamento economico e le tecnologie più sofisticate
pone profondi problemi etici per
cercare un contributo essenziale ad una soluzione soddisfacente.
Il CEC è attivo in questo senso con iniziative che spaziano
da incontri e consultazioni regionali, cooperazione fra unità, programmi di educazione (si veda
la recente pubblicazione del
CEC : Science education and
ethical values); come cristiari,
uomini, ma strumenti di Dio,
possiamo contribuire non poco
ad affrontare i problemi del nostro tempo. Sergio Brofferio
prima guerra mondiale.
Ultima la « voce » della Spagna, anch’essa ascoltata con vivo
interesse. Parla il pastore Humberto Capó della Chiesa evangelica spagnola. Rammenta le vicende attraverso le quali è passata la Chiesa protestante spagnola: la sua creazione è dovuta
ad un cattolico convertitosi al
protestantesimo nell’udire il canto dei fedeli che si sprigionava
da un tempio in Toscana. Perseguitato in Ispagna nel testimoniare la sua fede, nel 1876 passò
a Gibilterra dove fu consacrato
al ministero da un pastore delle
Valli Valdesi. Situazione odierna; 250.000 persone raggruppate
in sette- chiese evangeliche. Lo
Stato tratta gli accordi a condizione di aver un interlocutore
unico. (Es.: concessione di un
quarto d’ora di trasmissione televisiva ogni 15 giorni dopo mezzanotte!).
Conferenze ed interventi sono
stati seguiti da lavori di gruppo
che hanno permesso contatti umani in un clima amichevole e
disteso alla presenza del Pére
Beaupère, domenicano ben conosciuto in Italia in occasione di
incontri di matrimoni interconfessionali, dei pastori Atger e
Carrez, di altri pastori e sacerdoti cattolici, del responsabile
delle Emissions protestantes de
la Radio suisse romande M.
Kunzler e di tre osservatori (un
pastore, un animatore ed un’assistente sociale).
Il culto con S. Cena è stato
celebrato secondo la liturgia di
Lima. La predicazione del pastore Lévrier era imperniata sul
Vangelo di Giovanni 15: Come il
Padre mi ha amato... Così anch’io, vi ho amati... amatevi gli
uni gli altri... Liliana Ribet
9
14 giugno 1985
cronaca delle Valli 9
referendum alle Valli
onestate
In tempi neanche poi tanto
antichi, la vita delle attività delle chiese delle Valli finiva a Pasqua. La ragione è ovvia, in una
realtà sociale in cui era preponderante il lavoro contadino, l’arrivo della bella stagione coincideva con l’inizio dei lavori viù
gravosi ed impegnativi. Chiudevano le riunioni quartierali, chiudevano i catechismi, le confermazioni (a differenza di tutte le
altre chiese in Italia} si tenevano la domenica delle Palme e
non a Pentecoste.
Oggi la realtà, sociale è molto
cambiata, pur essendoci ancora
delle famiglie che vivono sul lavoro dei campi, questo non è più
un fattore preponderante. La
chiesa però continua a chiudere
le attività tradizionali in maggio, per riprenderle in settembre.
Un osservatore superficiale potrebbe concludere che in estate
la chiesa alle Valli muore ver
rinascere in autunno.
Ma sarebbe superficiale, ripetiamo, affermare ciò; nei fatti si
sia verificando in questi ultimi
anni qualcosa di molto significativo: le chiese cominciano a interrogarsi sul fenomeno nuovo,
che in estate trasforma il volto
di molti comuni delle Valli, il
fenomeno del turismo.
S’o'n intendiamo parlare qui
del turismo “motivato”, quello
che viene alle Valli perché ci s'ono i valdesi, i fratelli e le sorelle
evangelici che, spesso dall’estero,
vengono a visitarci. Codesto è un
elemento molto importante, ma
permetteteci di non considerarlo in questo articolo.
E’ il turismo non motivato
quello che ci interessa, il turismo
di chi si reca alle Valli per la
bellezza dei luoghi e non per la
loro storia.
Le chiese stanno appunto interrogandosi su questo turismo,
fatto di cattolici o molto più
spesso di indifferenti, e qua e là
qualcosa comincia a muoversi;
sono iniziative sporadiche scollegate fra loro, ancora minoritarie, ma indicano chiaramente
che in una parte almeno della
chiesa “evangelizzazione” non è
una parola teorica.
Non citeremo esempi, per non
ingigantire delle iniziative e dimenticarne delle altre, ma parecchie chiese cominciano a studiare attività nuove per l’estate, attività. una volta tanto non ad
uso interno, ma averte verso
l’esterno; i turisti non motivati
appunto.
Intendiamoci: non è un fenomeno di massa, anzi spesso sono azioni promosse dal pastore
e pochissimi collaboratori, ma
esprimono un bisogno di parlare. di uscire, perché no, di predicare.
Liuto questo nasce, dicevamo,
in modo molto scollegato, senza
una riflessione unificante alle
spalle, ma indica un fatto estremamente positivo: le iniziative
della chiesa non debbono finire
in primavera, debbono trasformarsi, usare nuovi strumenti e
nuove idee.
Il fenomeno è ancora molto
indefinito, ma siamo agli inizi,
forse è meglio incominciare con
mille piccoli tentativi neanche
troppo or sanici. Come chiesa dovremo però, al più presto, cominciare a mettere insieme le
idee, le esperienze, riflettere.
Forse si sta aprendo un nuovo
spiraglio per le nostre possibilità di testimonianza e di impegno.
Claudio Pasquet
sr NO bianche nulle votanti
ANGROGNA 172 49,85 173 50,15 10 13 368
BIBIANA 472 30,33 1084 69,67 66 53 1675
BOBBIO PELLICE 132 46,32 153 53,68 13 10 307
BRICHERASIO 785 34,07 1519 65,93 42 51 2398
LUSERNA 1949 41,07 2797 58,93 112 126 4984
LUSERNETTA 119 38,02 194 61,98 10 13 336
RORA' 45 36,00 80 64,00 3 3 131
TORRE PELLICE Ilio 42,10 1526 57,90 48 57 2741
VILLAR PELLICE 272 46,02 319 53,98 12 37 640
VAL PELLICE 5056 39,19 7845 60,81 316 363 13580
MASSELLO 47 67,14 23 32,86 1 3 74
PERRERO 342 51,12 327 48,88 7 5 681
POMARETTO 401 52,15 368 47,85 9 14 792
PRALI 116 49,57 118 50,43 3 0 237
SALZA 47 72,31 18 27,69 0 0 65
VAL GERMANASCA 953 52,73 854 47,27 20 22 1849
PENESTRELLE 168 33,73 330 66,27 18 20 536
INVERSO RINASCA 228 56,16 178 43,84 10 19 435
PEROSA ARGENTINA 1193 42,98 1583 57,02 42 69 2887
RINASCA 799 43,85 1023 56,15 45 55 1922
PORTE 256 39,88 386 66,12 12 16 670
PRAGELATO 10,74 “ 266 89,26 6 11 315
PRAMOLLO 105 51,47 99 48,53 9 7 220
ROURE 302 43,14 398 56,86 0 0 700
SAN GERMANO CHISONE 606 51,88 562 48,12 20 25 1213
USSEAUX 36 29,03 88 70,97 5 4 135
VILLAR PEROSA 1445 53,24 1269 46,76 54 61 2829
VAL CHISONE 5170 45,54 6182 54,46 >221 287 11860
VAL CHISONE E GERMANASCA 6123 46,53 7036 53.47 241 309 13709
SAN SECONDO 665 33,42 1325 66,58 51 50 1715
PRAROSTINO 228 48,51 243 51,59 17 9 497
PINEROLO 9396 41,23 13394 58,77 358 442 25590
In breve
1
Sanmartino
confermato sindaco
SALZA — Il giorno 6 giugno
scorso si è riunito per la prima
seduta della nuova amministrazione il Consiglio Comunale di
Salza di Pinerolo. E’ stato rieletto Sindaco Sanmartino Corrado (PCI), Vice-sindaco Pascal
Oreste, Assessore effettivo Pascal Vanda, Assessori supplenti
Breuza Domenico e Breuza Rita. La maggioranza con 11 consiglieri è formata dalla coalizione della lista della borgata Fontane con quella capeggiata da
Sanmartino Corrado, di Salza
capoluogo.
L’amministrazione per il prossimo quinquennio sarà a maggioranza di sinistra, in un’ottica
di continuità rispetto alla precedente ma con una maggioranza più solida.
C. A. Travers
confermato sindaco
POMARETTO — Anche il
consiglio comunale della nostra
città si è riunito il 6 giugno per
l’elezione del nuovo sindaco.
Nessuna sorpresa per la nomina del primo cittadino che
vede riconfermato Carlo Alberto Travers con voto unanime
di tutti i consiglieri.
La giunta comunale invece risulta completamente rinnovata:
Guido Ribet è assessore anziano - vicesindaco, Silvio Breuza
assessore effettivo. Giovarmi Bostagno^b Bieeli Arturo assessori supplenti.
Alla riunione harmo assistito
anche le classi della Scuola Media valdese che hanno voluto
cosi assistere ad un atto importante della vita democratica del
nostro paese.
Feste della pace
PINEROLO — I Comitati per
la pace e il disarmo della Val
Chisone e Germanasca, Val Pellice e Pinerolo invitano a trascorrere, sabato 15 giugno, un
vivace pomeriggio a confronto
con alcune realtà che lavorano
su diversi e specifici obiettivi,
rientranti tutti nell’impegno per
un lavoro di educazione alla pace. Nel corso del pomeriggio
verrà presentato un documento
relativo ai principi ed alle proposte su cui i Comitati per la
pace si sono organizzati.
PROGRAMMA:
Ore 14.30: inizio della manifestazione in piazza S. Donato
(pà; del Duomo); ore 15: animazione a cura della « Tarta Volante »; ore 15.30: brevi interventi riguardanti la denuclearizzazione del territorio, la salvaguardia dell’ambiente, l’obiezione di
coscienza; ore 16: gruppo vocale « Discanto »; ore 16.30: animazione a cura della « Tarta
Volante»; ore 17: brevi interventi riguardanti l’obiezione fisca"
le, l’impegno contro il nucleare, il servizio di volontariato in paesi sottosviluppati; ore
17.30: gruppo vocale « Discanto»; ore 18: animazione a cura
della « Tarta Volante »; ore 19:
chiusura della manifestazione.
Saranno presenti con materiale e cartelloni: Lega Ambiente, ecologisti, denuclearizzatori,
antinucleari, obiettori di coscienza, obiettori fiscali, CISV (organizzazione di volontariato).
TORRE PELLICE — «Due
giorni per la pace » è il titolo di
una manifestazione giunta alla
sua seconda edizione organizzata dal gruppo pace della locale
chiesa valdese.
Nel corso della manifestazione
che si terrà nella piazza Muston
il 22 e 23 giugno si avranno studi biblici e culti, dibattiti politici sull’autodeterminazione dei
popoli e sull’industria bellica,
l’obiezione fiscale, spettacoli musicali.
10
10 cronaca delle Valli
14 giugno 1985
PRIMO DISTRETTO
Le principali decisioni della Conferenza
Presentiamo in questa pagina i principali ordini del giorno approvati dalla Conferenza Distrettuale del I Distretto che si è svolta
l'8 e 9 giugno a Rorà.
siano i punti nevralgici nei quali è necessario investire maggiori forze.
Ecumenismo
• La CD, dopo aver discusso
le proposte del «gruppo di prosecuzione » delle coppie interconfessionali per un «battesimo
ecumenico a, invita le chiese ad
esaminare il problema dell’inserimento delle coppie interconfessionali nella vita delle comunità, per quanto riguarda la formazione cristiana ecumenica dei
figli.
• La CD invita i Consigli del
I, II e III circuito a dedicare
particolare attenzione alla cura
pastorale delle coppie e delle famiglie interconfessionali, anche
provvedendo a che vi sia una
presenza qualificata agli incontri periodici di coppie interconfessionali, sia nell’ambito del
circuito, sia nell’ambito del distretto.
• La CD invita la CED a proseguire lo studio sul problema
del « battesimo ecumenico » e
della catechesi, proposto dal
« gruppo di prosecuzione » delle
coppie interconfessionali, e di
riferire alla prossima Conferenza.
chiede alla CED di vigilare sulla possibilità di una eventuale
ripresa di questo tipo di attività; ritiene utile, nel frattempo,
mantenere in vita una commissione, unificata con quella del
Centro di documentazione, con
i seguenti obiettivi:
a) preparare materiale audiovisivo in supporto al lavoro delle chiese sia in campo evangelistico, sia di informazione, sia
per l’attività di « educazione in
vista della fede »;
b) creare un archivio di tutto il materiale audio-visivo e organizzare il suo utilizzo da parte delle comunità;
decide di mantenere nel bilancio della CED la somma, già
destinata a Telepineròlo, sotto
la voce -«iniziative evangelistiche e didattiche».
Pace
• La CD, preso atto della relazione della Commissione Pace distrettuale, discussa in un
gruppo di lavoro, ritiene positivo il lavoro svolto in quest’anno e valide le linee del progetto
« Cultura della pace e protestanti nel pinerolese » ;
— è convinta che il lavoro vada proseguito su queste basi
fornendo le comunità degli strumenti necessari per una adeguata informazione;
Cultura alle Valli
Iniziative
evangelistiche
• La CD, udita la relazione
del gruppo di lavoro sulla cultura alle valli invita la CED ad
impostare d’intesa con la Società di studi valdesi, il Centro sociale protestante ed Agape un
piano di intervento sul terreno
culturale per i prossimi anni.
— chiede alle chiese di approfondire ed allargare l’interesse e
la solidarietà per il progetto
stesso, garantendo anche il sostegno finanziario necessario ;
— esprimendo la sua riconoscenza alla volontaria Gisela
Schoier per l’ottimo apporto dato al lavoro del progetto, auspica che per il prossimo anno si
possa trovare una persona che
dedichi almeno metà tempo a
questo lavoro.
Campo di lavoro
• La CD, richiamandosi all’art. 19/OD/1984, invita ogni
chiesa ad istituire, laddove non
esista, un «gruppo pace» che,
oltre alla promozione di iniziative locali, possa collaborare con
la Commissione pace del Distretto.
• La CD, preso atto Che è
terminata l’attività della emittente televisiva privata « Telepinerolo » e, di conseguenza, la
nostra rubrica settimanale « Confrontiamoci con l’Evangelo », si
rammarica di questo fatto e
• La OD preoccupata per la
difficoltà di sistemare in modo
adeguato il campo di lavoro, incarica la CED di disegnare, insieme ai Consigli di circuito ed
ai Concistori, una « mappa » delle Valli, ner individuare quali
VILLAR PEROSA — Con una
riflessione sugli aspetti rituali
del culto e delle sepolture, è terminato il 2 giugno a Villar Pelosa il « Forum teologico », nato
lo scorso anno dall'esigenza cQ
ritrovarsi insieme per informarsi e discutere su aspetti importanti della vita della nostra
chiesa.
I partecipanti all’incontro
conclusivo hanno deciso di non
lasciar cadere im’ottima opportunità di aggiornamento e di riprendere le riunioni l’anno prossimo, cercando tuttavia di mantenere il calendario nei limiti
del periodo ottobre-marzo.
Sull’argfomento da proporre si
è discusso a limgo, quindi ha
raccolto il generale consenso la
proposta di affrontare in termini moderni imo dei punti-chiave
della teologia cristiana: la risurrezione. In un mondo nel quale
imm£^ini di morte accompagnano dai teleschermi la nostra attività quotidiana, accolte con angoscia, ma anche con l’indifferenza dell’assuefazione, i credenti devono diffondere un messaggio difficile o addirittura incomprensibile ad una mentalità secolarizzata.
Risurrezione, immortalità dell’anima, sopravvivenza, reincarnazione: ogni religione ha cercato la sua risposta al problema
della nostra ultima destinazion
ne. Un’analisi di queste risposte
sarà appimto il tema del prossimo « Forum teologico ».
Festa della Resistenza
PRAROSTINO — Il culto di
domenica 16 giugno, in occasione della Festa del Faro della Resistenza a San Bartolomeo, avrà
inizio alle ore 10.
Appello
Incontro comunitario
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Giovanni Conte, Mauro
Meytre, Lucilla Peyrot, Aldo
Rutigliano, Cipriano Tourn,
Danilo Venturi.
VILLASECXIA — Domenica 26
coir, abbiamo potuto vivere un
momento di incontro comunitario anche con alcuni fratelli provenienti dalle comunità vicine
in occasione dell’annuale bazar.
Il risultato generale, sia sotto
l’aspetto finanziario sia sotto
l’aspetto organizzativo, è stato
veramente buono. Ottima inoltre l’occEisione per tutti i collaboratori che hanno potuto compiere Un servizio gioioso e gratificante.
E’ fortemente auspicabile che
questi momenti di incontro siano maggiormente valorizzati da
parte dei membri di chiesa: ci
incontriamo così poco, oggi!
• Il Gruppo di Canto denominato « Discanto » sotto la direzione di Furio Rutigliano, la sera di sabato 1° giugno, ha eseguito una serie di cori e canzoni di vario genere musicale e
letterario, sia a favore della pace, sia di protesta contro ogni
forma di violenza. La serata è
ottimamente riuscita per gli esecutori e per gli ascoltatori: l’incontro fraterno ha sempre un
grande valore. La colletta, cospicua in rapporto al numero
Matrimoni misti
riflessione svolta dalla Commissione Pace sugli aspetti teologici, etici e tecnici del problema.
• La CD invita le chiese, nel
quadro del progetto « Cultura
della pace e protestanti nel pinerolese » approvato con l’art.
19/OD/1984, a studiare il problema della obiezione fiscale ;
dà mandato alla CED di mettere a disposizione delle chiese la
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Esperienza del forum teologico
dei presenti, è stata devoluta a
favore del Progetto Pace condotto dalla Commissione Esecutiva
Distrettuale del I Distretto.
• La data di convocazione del
Concistoro è stata spostata dal
15 a sabato 22 corr., sempre alle ore 20, nella saletta.
Lavoro
• La CD riafferma la centralità per tutte le nostre chiese
di una approfondita riflessione
sul problema del lavoro nei suoi
vari aspetti, con particolare attenzione al campo etico-teologico.
Dà mandato alla CED di rinominare la Commissione lavoro
con i seguenti compiti:
a) favorire l’informazione utilizzando l’Eco delle Valli Vaidesi con una rubrica fìssa;
b) fornire un supporto alle
comunità locali;
c) mantenere la collaborazione con la Pastorale del lavoro
della Diocesi di Pinerolo;
d) preparare schede biblicoteologiche sull’etica del lavoro;
e) considerando il crescente
numero di posti di lavoro offerti dai nostri istituti nell’ambito
del Distretto, analizzare le diverse comprensioni che il personale impiegato ha del proprio
lavoro, in un contesto in cui la
diaconia mantiene un ruolo essenziale ed irrinunciabile;
f) mantenere un contatto con
il Centro sociale protestante.
quanto richiesto dalla Tavola
Valdese, invita le chiese a rivedere l’impegno assunto, sulla
base della solidarietà che deve
legare tutte le chiese valdesi;
impegna la CED a fornire ai
Concistori entro il 31.12.1985 una
esauriente informazione sulle
necessità finanziarie della Chie
S. SECONDO — Gli infissi degli stabili della chiesa hanno urgente bisogno dì essere verniciati. Ci occorre della manodopera
volontaria; chi si offre? Grazie!
• Vi sono ancora dei posti liberi per la gita a Genova per
domenica 23 giugno. Chi può essere interessato si iscriva subito.
Ufficio di segreteria
per la CED
• La CD invita la CED a studiare la possibilità di formare
un ufficio di segreteria che svolga una funzione di coordinamento a una serie di operazioni
pratiche che attualmente rica
dono sui membri della CED e di
riferire in proposito alla pros
sima Conferenza distrettuale.
Rimborsi ai pastori
• La CD, verificato che i rim
borsi che le chiese autonome
danno ai pastori presentano del
le disparità, invita la CED e
raccogliere tutti i dati in propc
sito e di proporre alla pressi
ma Conferenza distrettuale ui
sistema perché i rimborsi siane
omogenei.
Solidarietà
con la Filseta
Mensajero Vaidense
• La CD, informata del permanere di una situazione di incertezza rispetto al positivo sviluppo delle trattative tra le maestranze ed il gruppo responsabile della FILSETA di Perosa
Argentina, preoccupata dell’effetto negativo che avrebbe un
eccessivo ridimensionamento degli occupati o la chiusura dello
stabilimento sulla situazione occupazionale locale, esprime ai
lavoratori in lotta la sua solidarietà.
• La CD, informata del fatto
che in questo periodo stanno ri
prendendo le pubblicazioni del
Mensajero Vaidense, esprime la
sua gioia e la sua solidarietà ai
fratelli dell’Area Rioplatense.
Ringraziamenti
« La CD esprime la ricoi;;
scenza di tutta la Chiesa a ■Cipriano e Ruth Tourn per il fedele ed apprezzato ministerio di
predicazione svolto nel prinio
Distretto.
Chiesa di Piossasco
• La CD chiede alle chiese del
Distretto di esprimere la propria solidarietà alla chiesa di
Piossasco dedicando una colletta domenicale a questo scopo.
• La CD saluta con affetti
Teresa e Ruben Artus, augura
loro un lavoro benedetto tra le
Chiese del Rio de la Piata e li
ringrazia per il lavoro svolto
nel primo Distretto.
Nomine
Convitti per minori
41
• La CD, consapevole dell’o-/
pera di testimonianza resa dai
Convitti, invita le chiese a seguire e sostenere con particolare attenzione il lavoro da essi
svolto nel campo dell’educazione; invita i Comitati a muoversi all’interno delle comunità per
far opera di informazione e sensibilizzazione in tale direzione.
DEPUTATI
ALL’ASSEMBLEA FCEI
Ermanno Genre, Bruno Rostagno, Claudio Pasquet, Anita
Tron, Paolo Gay, Katharina Rostagno, Valdo Fornerone, Marcella Gay, Anna Celli, Ada Poét,
Mauro Pons.
C.EJ).
Presidente: Bruno Rostagno;
vice presidente: Carla Beux Longo; segretario: Silvana Marchetti; membri: Aldo Lausarot, Nora Ricca.
Finanze
MASSELLO — Domenica 19
maggio la corale di Angrogna ha
partecipato al culto, presieduto
dal predicatore Roberto Vicino
di S. Secondo. La comunità è
grata del messaggio ricevuto.
• Giovedì 23 maggio si è svolto un incontro aperto organizzato per iniziativa del Concistoro di Massello sul tema dei matrimoni interconfessionali. La
discussione è stata introdotta
dal pastore Bruno Rostagno.
L’argomento, di scottante attualità, merita un maggiore interesse da parte delle comunità.
• La comunità esprime la sua
solidarietà fraterna ai familiari
della signorina Margherita Tron
di 84 anni, mancata recentemente.
• La CD, considerato che l’impegno finanziario globale delle
chiese per il 1986, quale contribuzione alla Cassa centrale, è
inferiore di oltre 20 milioni a
COMMISSIONE D’ESAME
Sergio Ribet, relatore; Erika
Tomassone, Ada Poët, Marco Pasquet, membri.
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r
14 giugno 1985
cronaca delle Valli 1 i
DIBATTITO FNISM
Per una scuola laica e democratica
TORRE PELLICE — Giovedì
30 maggio ha avuto luogo nella
Sala operaia un interessante incontro promosso dalla FNISM
(Federazione nazionale insegnanti) sul tema: Scuola di Stato
laica e democratica: scuola di
tutti.
Ben noti e legati alla nostra
zona per diverse motivazioni la
presentatrice Frida Malan e gli
oratori Mirella Antonione Casale e Carlo Ottino, membri del
Direttivo torinese della FNISM.
(Il prof. Ottino è inoltre presidente del Consiglio nazionale
della Federazione stessa).
In apertura Frida Malan ha
accennato alle origini e alle finalità dell’associazione promotrice, che, sorta aU’inizio del secolo per scopi che oggi definiremmo sindacali, soppressa dal
fascismo, risorta dopo la seconda guerra, ispirandosi agli ideali di Gaetano Salvemini si è
sempre battuta e si batte in difesa della Scuola di Stato.
M. Antonione nel suo intervento ha tracciato un esauriente (( identikit » di questa istituzione che, per sua natura, deve
essere appunto laica e democratica, La Scuola pubblica non
ha valori propri (religiosi, politici. ecc.) da proporre ma è tenuta ad essere il luogo di una
crescita umana e culturale per
ogni individuo : non deve formare delle identità ma dei cittadini che sappiano operare delle scelte responsabili. La scuola privata, in quanto nasce o
per spinta ideologica o per scopi di lucro, non è idonea a garantire una funzione pluralistica. (La lotta condotta in nome del pluralismo dalla miriade di scuole cosiddette « libere », in grande prevalenza cattoliche, si basa su un equivoco;
dirà più avanti C. Ottino — infatti "come può esservi pluralismo all’interno di istituzioni in
cui manca il confronto?).
Il rapporto pubblico-privato
non può però esaurirsi in una
questione di principio. E’ necessario che la Scuola di Stato
sia competitiva ed efficiente. Qui
foratrice ha indibato le strade
da percorrere per raggiungere
l’obiettivo, strade che una lunga
conduzione democristiana, più
sollecita, si direbbe, dell’istruzione privata che di quella pubblica ha ignorato se non ostacolato. Tra queste ha accennato
alla formazione del personale,
all’incentivazione alla professionalità, ad una maggiore flessibilità operativa da accordare ai
singoli istituti, a finanziamenti
adeguati, allo sfruttamento delle strutture ambientali ecc.
Il secondo oratore riprendendo brevemente il tema di fondo
ha ribadito come il concetto di
laicità della scuola sia da considerare in chiave prepositiva ;
non si tratta infatti di auspicare una scuola neutra cioè indifferente ma una sede di libero
dibattito delle idee.
Egli è passato poi ad illustrare la proposta di legge CasatiTesini, n. 1839, del 27.6.’84, firmata da oltre cento deputati democristiani che concerne l’ordinamento della scuola non statale. Per quanto già se ne sia
letto vale la pena di citarne i
punti cardine in base ai quali
l’oratore l’ha definita una « bomba innescata ». Non si può infatti onestamente affermare che finanziamenti e privilegi alla scuola privata possano giustificarsi
in quanto essa svolgerebbe un
ruolo di servizio pubblico poiché, in questo caso, qualunque
attività che si rivolga ad una
utenza esterna si configurerebbe
appunto come « pubblico servizio ». Chiarito quanto sopra non
si contesta a nessuno il diritto
di istituire scuole purché ciò avvenga nel rispetto del « senza
oneri per lo stato ». A questo
proposito l’oratore ha riconosciuto validità alle motivazioni
delle minoranze che vedono nelle loro scuole un mezzo per la
conservazione della propria identità (con particolare riferimento alle Scuole ebraiche di cui
ha diretta conoscenza).
Ma torniamo agli aspetti più
sconcertanti della proposta di
legge citata.
Le scuole non statali sarebbero suddivise in tre categorie: le
notificate, le riconosciute, le paritarie.
Le prime non interessano in
quanto strettamente private.
Per quanto concerne le « riconosciute» il servizio prestato in
esse dai docenti diverrebbe valido sia per le graduatorie statali che per i concorsi a cattedre.
Per le «paritarie» (il cui numero non resterebbe certo limitato come per le attuali « pareggiate ») si è creata la definizione di « sistema integrato del
servizio scolastico ». In esse gli
alunni avrebbero trattamento
equipollente a quelli delle scuole pubbliche e vi si potrebbe sostenere ogni tipo di esame, compresa la maturità. Ciononostante sia gli alunni che i docenti
sarebbero tenuti ad essere in linea con « l’indirizzo educativo »
(cioè con l’ideologia) della scuola stessa. Lo stato pagherebbe
aiello
antonio
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il suo servizio.
Il prof. C. Ottino ha messo in
evidenza la gravità di un’approvazione anche parziale di una
legge in base alla quale l’insegnamento privato passa per
pubblico e il denaro pubblico
passa al privato.
Un utile scambio di idee ha
chiuso l’interessante trattazione
di un argomento che meritava
una ben più larga partecipazione di pubblico. Ci auguriamo
che l’iniziativa susciti una più
diffusa riflessione sul problema
e — a livello più generale — che
associazioni, sindacati, partiti
«laici» lo considerino seriamente con prese di posizione serie
e responsabili nelle apposite
sedi.
Mirella Argentieri Bein
DALLE VALLI ALLA SVIZZERA
a Zurigo
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La visita alla comunità di Zurigo, promossa dall’Unione Femminile di Luserna San Giovanni
e allargata a membri di altre
chiese delle Valli, si è svolta la
settimana scorsa in un clima
gioioso di fraterna armonia.
Grazie aH’impegn'o di Niny
Boér, organizzatrice e animatrice, la gita è stata un vero successo al quale hanno contribuito
l’accoglienza e l’ospitalità da
parte della chiesa svizzera di
lingua italiana.
Dopo lunghe ore di viaggio attraverso il meraviglioso paesaggio svizzero fatto di laghi, di
verdi colline e di lontani monti
ancora spruzzati di bianco, siamo giunti alla Casa Comunitaria di Zurigo dove ci hanno accolti il pastore Giovanna Pons e
la sua équipe.
Nel pomeriggio una interessante visita alla parte antica e
storica della città con soste lungo le meravigliose sponde del
lago e nei quartieri pullulanti di
folclore e di turismo.
Alla sera tutta la comunità era
presente per assistere alla proiezione di diapositive sull’Asilo di
Luserna San Giovanni e sull’Ospedale Valdese di Torre Peliice
(3
presentate da Piero Boèr e rispettivamente illustrate da Livio
Gobello e dalla signora Ade Gardiol.
Nel suo esposto sull’Asilo che
egli dirige, Gobello, con un’eloquenza carica di quella comunicativa che gli è propria, ha parlato dei problemi economici ed
etici, dei vari casi ancora da risolvere e di tutto il lavoro che
gravita intorno all’Istituto. La
signora Gardiol ha presentato il
progetto del nuovo Ospedale Valdese parlando con calore commosso della lontana fondazione
e degli attuali problemi per la
realizzazione di un lavoro di così
vasta portata.
Il culto di domenica, presieduto dal pastore Giovanna Pons,
ha visto il tempio gremito e la
colletta che ne è seguita ha dimostrato l’interesse generoso
per le opere delle Valli.
Il saluto al momento della
partenza è stato un reciproco
ringraziamento per le ore passate insieme ed un « arrivederci »
sentito e sincero come solo può
essere tra fratelli che, pur vivendo lontani, si sentono uniti
nella stessa fede.
Dino Gardiol
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti nel mese di marzo 1985
L. 200.000: Pascal Umberto e Gamier
Maddalena.
i. 168.350: Jourdan Alberto e fam.
Sappè.
Pervenuti nel mese di aprile 1985
L. 5.000.000: Fondazione Edoardo Agnelll.
L. 205.760: Vigne Ribet, Parigi.
L. 200.000: Gallay Hélène.
L. 50.000: N. N.. per legname.
L. 35.000: Gorvon.
L. 30.000: F. R., in mem. dei miei
cari.
Pervenuti nel mese di maggio 1985
L. 611.050: Il figlio e la nuora in memoria di Pons Bouchard Alice.
L. 250.000: Coisson Bruno.
L. 100.000: Unione Femminile Valdese di Bobbio Peilice.
L. 50.000: Teofilo e Ida Pons, in memoria della cugina Aiice Pons Bouchard.
RINGRAZIAMENTO
E’ mancata
Maria Bertalot ved. Martinat
La ricordano a quanti la conobbero
Nene, Monica, Marisa e la famiglia
tutta.
Un ringraziamento 'particolare ai dottori e al personale tutto delTOspedale
Evangelico di Torino che l’hanno seguita con cura negli ultimi periodi
della sua vita.
Torino, 10 giugno 1985
« L’Eterno è la mia luce e la
mia salvezza »
(Salmo 27)
Le sorelle della DORCAS annunciano con dolore la dipartenza di
Ester Stroppiane
avvenuta il 3/6/85 e ne ricordano
l’opera preziosa svolta neU’amhito della
Comunità, la grande disponibilità verso il prossimo e la serenità che sapeva
infondere in chi l’avvicinava.
Torino, 4 giugno 1985
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
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Croce Rossa Torre Peilice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
14 giugno 1985
UN DOCUMENTO PER LA CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
aH’incontro di Budapest abbiamo approvato.
Valutare, non celebrare
Neo-paganesimo
Nei corso della riunione del
« Comitato di lavoro » della Conferenza cristiana per la pace che
si è svolta a Budapest in preparazione deU’assemblea che si
terrà a Praga nel prossimo luglio, molto spazio è stato dedicato al dibattito che ha tratto
contribuito a questo successo
deH’umanità insieme ai movimenti di resistenza dei paesi occupati.
Ricordando questo orribile periodo della nostra storia, non è
lecito identificare il fascismo di
Hitler con il popolo germanico.
Bisogna rendere onore agli antifascisti che lottarono contro il
nucleari e per sconfiggere la fame. Un contributo importante
è stato dato dai paesi non allineati fin dalla conferenza di
Bandung (1955) e di Belgrado
(1961).
Per quanto riguarda in particolare l’Europa, gli accordi di
Helsinki di dieci anni fa, che
sanciscono il diritto alla sovra
spunto dai 40 anni dalla liberazione. L'anno 1945 ha posto finte
ad eventi che hanno contrasse- regime nazista pagando alti prez; nità nazionale, sono un punto
gnato il periodo più distruttivo zi. Ricordiamo, in particolare, i fondamentale per la coesistenza
della storia ma che, purtroppo,
hanno anche aperto l’era nucleare.
Secondo il Comitato di lavoro
non si tratta solo di celebrazioni
e commemorazioni, ma di una
responsabile valutazione del passato in vista della pace e della
costruzione di un mondo niù
umano in cui prevalgano la giustizia e la ragione. E questo è un
preciso dovere anche nei confronti delle giovani generazioni.
Riassumiamo i punti salienti
del documento prodotto su questi temi.
Il documento
--------^---------------------------------,,
■ L'Eco delle Valli Valdesi •: Ftea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchl, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Florio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay. Claudio H.
Martelli. Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - tei. 011/
855.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pelllce.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
. 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000;
Semestrale 13.000; Estero 50.000 [posta aerea 74.000); Sostenit. 50,000.
Decorrenza r genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato ■ L’Eco
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Intestato a « Lj Luce: fondo di solidarietà >, Via Pio V. 15 - Torino.
membri della Chiesa confessante: K. Barth, D. Bonhoeffer, M.
Niemöller, H. J. Iwand, W.
Schmauch, Elisabeth von Thadden e tutti gli altri per i quali
un nuovo inizio è possibile solo
se il peccato è concretamente
e la cooperazione dei 35 paesi
che li hanno sottoscritti.
E’, pertanto, deplorevole che
in Europa la pace sia messa in
serio pericolo dalla installazione dei missili e dalle forze che
vogliono mutare la mappa poli
confessato, se il pentimento e il tica dell’Europa in maniera da
perdono sono seguiti da iniziati- rovesciare i risultati politici e
L’obiettivo del nazional-socialismo era l’espansione in tutto il
mondo del suo sistema disumano. Con l’oscuro slogan « la cospirazione giudeo-bolscevica » ha
tentato di giustificare la distruzione pianificata degli ebrei e dei
popoli slavi. Oltre 50 milioni sono state le vittime della seconda
guerra mondiale e tre quarti
della popolazione mondiale hanno sofferto direttamente o indirettamente le sue conseguenze.
La disfatta del fascismo italiano e tedesco e del militarismo
giapponese è stata possibile grazie allo sforzo comune di una
coalizione di 51 nazioni. I popoli del British Commonwealth,
dell’URSS, della Cina, della
Francia e degli U.S.A. hanno
ve di pace e di giustizia. D. Bonhoeffer mette in evidenza che:
« La condizione essenziale perché possa avvenire questo perdono all’interno della storia è la
cicatrizzazione della colpa, nel
senso che la violenza sia stata
trasformata in giustizia, l’arbitrio in ordine e la guerra in pace.
Ma quando ciò non avviene,
quando Tingiustizia regna senza
remore e continua a infliggere
nuove ferite, non si può evidentemente parlare di quel perdono, ma bisogna piuttosto preoccuparsi prima di tutto di resistere all’ingiustizia e di convincere
i colpevoli della loro colpa ». (D.
Bonhoeffer, Etica, ed. Bompiani,
pag. 100).
L’impegno comune delle forze
alleate nell’organizzazione delle
Nazioni Unite ha indubbiamente
rappresentato per il mondo ima
grande speranza per im futuro
di pace. Tuttavia, sono seguiti
decenni di tensione a causa della guerra fredda e di frequenti
tentativi di invertire il processo di libertà e di pace avviato
nel 1945. Occorre incoraggiare
un crescente impegno dei popoli
contro la guerra e l’oppressione
che sia ancorato nello spirito
della carta dell’ONU che deve
essere considerata la pietra angolare di una umanità che vuole
la pace e la giustizia. L’ONU deve continuare ad essere lo strumento per mantenere viva ed
attuale la prospettiva di libertà
del 1945 in un impegno comune
per la eliminazione delle armi
territoriali della seconda guerra mondiale.
E’ nostro dovere raccogliere
la sfida che ci viene dalla attuale situazione e far tesoro delle
lezioni del passato perché ci
aiutino a preservare la pace dell’umanità e la vita sulla terra.
Riflettendo sul 1945 e fardando avanti al 21° secolo è chiaro
che non c’è alternativa ragionevole possibile ad una politica di
coesistenza pacifica. Dobbiamo
essere molto attenti per prevenire, con la nostra testimonianza dell’Evangelo e con tutte le
possibili iniziative, lo scoppio di
una guerra mondiale che questa
volta segnerebbe la fine dell’umanità. Attenti ad intervenire
là dove ci sono dei segni in
questo senso per ' ricostruire
sempre di nuovo una pace sicura che garantisca ima vita dignitosa e giusta per tutti. E questo
non può che essere il risultato
della cooperazione di tutti gli
uomini di buona volontà. E’ la
migliore eredità per le future
generazioni.
Il Comitato di lavoro chiede
alle chiese di pregare per il successo positivo dei negoziati di
Ginevra e di impegnarsi per un
mondo libero dalle armi nucleari e dalla fame, nel quale l’umanità sia sicura che non si ripeteranno i crimini fascisti, vivendo nella cooperazione nella quale non trovino posto né lo sfruttamento né la discriminazione.
Fin qui, in sintesi, il documento
che noi che eravamo presenti
La maggioranza del Comitato
ha respinto un emendamento, a
mio giudizio piuttosto importante, che esprimeva il riconoscimento della responsabilità
storica che noi cristiani portiamo per ciò che riguarda le radici di un certo antisemitismo
che abbiamo contribuito a far
crescere, premessa del razzismo
contro gli ebrei e dell’orribile
olocausto.
Alcuni di noi avrebbero voluto nel documento una diversa
sottolineatura. Avremmo voluto
che si parlasse anche della necessità di sconfiggere quella che
è ancora oggi una pericolosa
ideologia pagana che sta riemergendo in varie forme ed in divei'se situazioni.
Mi fa sempre molto riflettere
la constatazione che il fascismo
non è solo l’espressione di un
nazionalismo esacerbato rivestito di un’ideologia di dominio che
ignora i valori essenzialmente
umani che sono in ogni popolo,
ma è anche una falsificazione
dei valori della fede cristiana.
un’interpretazione tendenziosa e
strumentale della Bibbia. Hitler,
quando arringava le folle per
mobilitarle a favore delle sue
avventure di conquista pazze e
disumane, citava ampiamente
dei versetti biblici e concludeva
i suoi discorsi invocando la benedizione di Dio sui suoi folli
progetti nei quali voleva coinvolgere il suo popolo ed il mondo
intero. Su questa aberrazione
pagana e sulle sue conseguenze
dobbiamo riflettere seriamente,
anche perché sta riaffiorando
con notevole forza. Fenomeni di
così ampie proporzioni come un
certo fondamentalismo americano di cui la televisione italiana
lo scorso 12 maggio ci ha proposto un’interessante documentazione, dovrebbero incominciare
a preoccuparci seriamente.
Credo sia nostro preciso dovere di testimoni liberi di un
evangelo libero intervenire per
aiutare i nostri fratelli a non
cedere a certe suggestioni che
evocano così da vicino l’ideologia dei cristiani tedeschi, movimento che si configurava come
la trasposizione in chiave religiosa del nazionalsocialismo della Germania di Hitler.
Valdo Benecchl
AMNESTY INTERNATIONAL
Diritti in Jugoslavia
Chi è il nemico?
(segue da pag. 1)
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
pubblicani peccatori e manchevoli!
e) diventare anche noi —
proprio mentre critichiamo gli
altri per il loro integrismo — degli integristi e non degli annunziatori dell’Evangelo.
— Avere invece uri atteggiamento umile e di ricerca nell'amore verso Dio e verso il nostro prossimo, significa:
a) vedere sì le contraddizioni dell’altro e dirgliele in maniera chiara, ma in un modo fraterno, perché la mente già in ricerca e aperta alla chiamata possa
riflettere e capire.
E’ infatti diverso il modo con
cui si dice una cosa a chi si
sente fratello in contrapposizione a chi si vede semplicemente
come avversario: si dice la stessa cosa, con la stessa chiarezza,
ma cambiano i termini e soprattutto le intenzioni;
b) valorizzare il movimento
percorso in positivo dall’altro
per poterne trarre giovamento;
c) cercare insieme la verità
di Cristo, nella consapevolezza
che insieme spesso — o nella
dottrirw. o nella vita quotidiana — la falsiamo.
Spesso ci larnentiamo che le
nostre chiese si svuotano sem
pre di più. Ci sembra allora che
la causa vada ricercata nella
mancanza di polemica: ieri facevamo polemica e la gente veniva, oggi non se ne fa più e la gente non viene.
Niente di più inesatto.
La causa va ricercata nella diversità di tempo in cui oggi viviamo e nel non aver _ saputo
adeguarsi a tale cambiamento
storico, per poter dire e fare cose che la gente possa recepire
come fondamentali per la loro
vita.
Basare Vevangelizzaziorie sulla
polemica dottrinale, significa basare VEvangelo sulle nostre « vittorie umane » e quindi significa
annunziare il messaggio della
nostra chiesa e non il messaggio universale di Cristo.
Avere una concezione ecumenica corretta, allora, non serve
.solo perché si abbiano dei rapporti migliori con le altre confessioni religiose, ma significa
anche e — direi — soprattutto
adottare un atteggiamento e avere un metodo serio e chiaro,
ma alla luce dell’amore di Dio,
perché anche noi possiamo essere stimolati a confrontarci meglio e con più impegno alla luce
della Parola sempre rinnovante
di Cristo.
Nino Gullotta
Amnesty International ha pubblicato recentemente un documento sullo stato dei Diritti dell’Uomo in Jugoslavia, e in particolare sulla violazione della libertà di espressione. Infatti la
Costituzione jugoslava, pur riconoscendo la libertà di opinione
e di parola (art. 166 e 167) introduce una restrizione all’esercizio di questo diritto fondamentale: « Nessuno può far uso
della libertà e dei diritti sanciti
da questa Costituzione allo scO;
po di sovvertire i fondamenti
dell’ordine socialista, autogestito e democratico, stabilito da
questa Costituzione » (art. 203).
Da questo articolo della Costituzione derivano alcuni provvedimenti legislativi la cui generica formulazione rende possibile
l’incarcerazione di tutte le persone che abbiano esercitato il
loro diritto di libera espressione in modo non gradito alle avLtorità. L’articolo 133 del Codice
Penale Federale del 1977 prevede infatti da 1 a 10 anni di prigione per chi « descrive in modo malevolo o falso la situazione
socio-politica del paese ». Le condanne per « nropaganda ostile »
hanno portato in carcere molte
persone, alcune delle quali (15)
sono state adottate da Amnesty
International come prigionieri
di opinione ner aver esercitato,
secondo le informazioni a noi
nervenute, il proprio diritto alla libertà di espressione, senza
essere state accusate di aver
usato violenza, né averne istigato all’uso. Alcuni sono stati
condannati ner opere letterarie,
film, opuscoli per articoli o interviste pubblicate all’estero, altri per le canzoni cantate, addirittura per quanto avevano detto in conversazioni private, in
casa, al bar, al ristorante, di
fronte a pochi^'simi testimoni.
« Propaganda ostile » è stato
considerato in tribunale l'aver
parlato male di Tito, Tessersi
lamentati della crisi economica
ed averne addossata la responsabilità ad una cattiva gestione
del potere. Taver criticato 1
principi dell’autogestione, ma
specialmente l’espressione di
sentimenti nazionalistici, di rivendicazioni autonomistiche da
parte delle minoranze etniche
(albanesi, serbi, musulmani) cosa che viene percepita come pericolo gravissimo per l’integrità
dello Stato.
Onesti sono i nomi dei prigionieri ner motivi di opinione adottati da Amnesty International, con condanne che variano
tra 2 e 10 anni: Zarko Aleksic
(7 anni), Hanefìja Avdagic (4 anni e 4 mesi). Muhamed Begovic
(3 anni e mezzo), Salih Behrneu
(4 anni), Manojlo Bofat (3 anni
e mezzo), Dervis Djurdjevic (3
anni e mezzo), Nenad Kostic (3
anni e due mesi), Miodrag Markovic (3 anni e mezzo), Milán
Soklic (5 anni), Kosta Stankie
(4 anni e 2 mesi). Dragan Stepkovic (2 anni e 10 mesi), Dragomir Stojanovic (5 anni e mezzo),
Zivko Tomasevic (3 anni), Nenad Vasic (10 anni), Ivan Z '
gravski (5 anni e mezzo).
Quali sono le motivazioni di
queste condanne?
Ad esempio Salih Behmen,
sessantaduenne insegnante ,'i
matematica, è stato processato
nel luglio 1983 a Sarajevo pei
« attività controrivoluzionarie su
posizioni di nazionalismo mu
sulmano » per aver espresso, in
conversazioni private davanti a
due testimoni, l’idea che era necessario un rilancio della comunità musulmana in Bosnia Erzegovina, il suo apprezzamento
per la rivoluzione iraniana, la
sua condanna dei musulmani
atei come carrieristi, ed altre
opinioni dello stesso genere.
Nello stesso anno è stato condannato anche Nenad Kostic, a
Tuzla, per aver affermato sia
sul lavoro (era un tecnico informatico) che al bar che in
Jugoslavia non c’è democrazia,
e che i diritti umani sono meglio
tutelati in Occidente.
Nenad Vasic, avvocato settantenne, è stato condannato a dieci anni con l’imputazione di ’propaganda ostile’ per av'er affermato, sempre nel corso di conversazioni private, che la Lega
dei Comunisti è screditata, e
che l’esercito è Tunica forza che
mantiene l’unità del paese.
L’applicazione dell'articolo 133
del Codice Penale Federale non
ha però sollevato soltanto le
preoccupazioni di Amnesty International, ma è in atto nella
stessa Jugoslavia un movimento di opinione favorevole alla
sua abolizione, o almeno alla riduzione della discrezionalità del
Tribunale nel decidere cosa sia
« una descrizione malevola » del
proprio paese, limitando le condanne ai casi di effettivo tradimento.
Amnesty ha lanciato una campagna intemazionale su questo
tema, a cui tutti sono invitati a
partecipare, sottoscrivendo una
petizione o scrivendo direttamente all’ambasciata jugoslava
in Italia (via Monti Parioli, 20 00197 Roma).