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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANCìELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 11 FEBBRAIO 1994
ANNO 2 - NUMERO 6
XVII FEBBRAIO 1994
IL LAVORO
E LA LIBERTÀ
GiANNI ROSTAN*
Da molti anni siamo abituati a pensare e a eonsiderare il XVII Febbraio eome
giornata della libertà, anzitutto per il rieordo di quanto acquisito nel lontano 1848, che
ci ha trasformati in cittadini
italiani a pieno diritto con la
conseguente possibilità di offrire un nostro contributo alla
storia e alla cultura del nostro
paese e, negli ultimi anni, per
quanto abbiamo detto e ripetuto sulla libertà dalle violenze, dalle guerre, dalle mafie,
per tutti noi come anche per
gli extracomunitari.
Oggi sentiamo di dover
porre il problema della libertà
nel lavoro, del lavoro, col lavoro e attraverso il lavoro.
Lo dobbiamo affermare in
un momento in cui il lavoro
manca, si dequalifica, in cui
la mancanza eli lavoro o il timore di perderlo costituiscono - di fatto - uno strumento
di pressione e di ricatto sociale. Lo si avverte in tutto il
paese: per anni abbiamo identificato problemi del Mezzogiorno e disoccupazione,
mentre quest’ultimo problema oggi si avverte con forza
anche in aree che per lungo
tempo abbiamo considerato
garantite e protette. Lo si avverte in Italia, nelle nostre comunità della diaspora come
nelle grandi città, in Europa
come in America. Ne abbiamo conferma girando e visitando le comunità, delle valli
valdesi o del nord dell’Italia,
pesantemente colpite dalla recessione e dagli inevitabili
processi di ristrutturazione e
di crisi aziendale di colossi
come r Olivetti e la Fiat.
Il lavoro è un tema «protestante», È nella cultura e nella tradizione protestante che
si è iniziato a parlare di «etica
del lavoro». Il lavoro, dalla
Riforma protestante, non è
più «castigo», «punizione»,
«espiazione», ma è diventato
ed è per noi vocazione, luogo
in cui esprimere i propri talenti, la propria esperienza, il
proprio servizio.
Come protestanti dobbiamo
quindi affermare la dignità e
l’importanza del lavoro, anche e nonostante i tempi di
crisi.
Per questo, come chiesa e
come comunità, dobbiamo
sIturaT
Firenze 20-22 maggio
Pentecoste 1994
Incontro
degli evangelici
italiani
i:'
per informazioni scrivere
a: Pentecòste ’94
via dei Serragli 49
50124 Firenze
tei. 055/284518
fax 055/280274
trovare le parole e i gesti coerenti e credibili per esprimere
solidarietà a chi il lavoro non
ce l’ha 0 l’ha perso, per ricercare insieme un nuovo stile di
vita, nuove priorità esistenziali. Dobbiamo riaffermare di nuovo come chiesa e non
solo come individui - che una
nuova qualità e una nuova organizzazione del lavoro si
possono costruire solo a partire dalla difesa del lavoro e
della sua dignità, almeno come primo, indispensabile passo. Molti di noi lo pensano e
agiscono in questa direzione
come singoli membri di chiesa, come pastori e come laici.
Quello del lavoro è tema fondamentale e insieme sfida per
la credibilità della nostra testimonianza, tra i giovani
senza lavoro così come tra i
cinquantenni improvvisamente disoccupati di Villar Penosa, Ivrea, Torino, Milano,
Pordenone e altri luoghi ancora.
Le nostre chiese dovrebbero raccogliere questa sfida
rinnovando gli schemi interpretativi, magari in parte superati, per ritrovare la chiarezza e la forza che hanno caratterizzato l’etica del lavoro
nella cultura e nella tradizione protestante.
* Moderatore
della Tavola valdese
L'annuncio dell'Evangelo non è fatto solo agli altri, ma anche per la nostra salvezza
Predichiamo PEvangelo della grazia
PAOLO RIBET
«Ecco, io vi mando come pecore in
mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. E guardatevi dagli uomini; perché vi
metteranno in man de ’ tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete
menati davanti a governatori e re per
cagion mia, per servir di testimonianza
dinanzi a loro e ai Gentili. Ma quando vi
metteranno nelle loro mani, non siate in
ansietà del come parlerete o di quel che
avrete a dire; perché in quell’ora stessa
vi sarà dato ciò che avrete a dire. Poiché
non siete voi che parlate, ma è lo Spirito
del Padre vostro che parla in voi»
(Matteo 10, 16-20)
Quando penso alla prima evangelizzazione, mi torna sempre alla mente la tragedia che visse quell’anziano
evangelista a cui la levatrice, istigata dal
clero locale, uccise la bambina appena
nata, «per salvarle l’anima». Molto tempo è passato da allora: è cambiato il cattolicesimo e siamo cambiati anche noi.
Non mancano certo problemi e incomprensioni, ma il paragone usato da Gesù
al momento dell’invio dei discepoli in
missione appare decisamente esagerato,
se applicato al credente moderno. Qui
sta il problema: ha esagerato Gesù, o
siamo noi che abbiamo messo troppa acqua nel vino della nostra predicazione?
Mentre scrivo ho davanti a me un quotidiano che riporta la notizia che il responsabile delle Assemblee di Dio in
Iran è stato rapito e assassinato in quanto reo di aver difeso un predicatore, suo
fratello in fede, rinchiuso da nove anni
in carcere e condannato a morte con
l’accusa di essersi convertito dall’islamismo al cristianesimo.
Esistono dunque dei luoghi in cui è
pericoloso professarsi cristiano, in cui il
credente è «come pecora in mezzo ai lupi». Potremo dar la colpa di questo
all’integralismo, e esporre la ricetta della tolleranza come soluzione di tutti i
mali. Potremo definire come momento
di progresso dello spirito umano la pace
religiosa che si riesce a vivere in molti
paesi della terra. Ma tutto ciò non può
comunque togliere un sospetto dalla mia
mente: se la predicazione non è di scandalo per nessuno, non è perché tutti si
sono già convertiti, ma perché qualcosa
le manca. E forse dobbiamo ricuperare
la carica di critica che è presente
nell’Evangelo del Regno.
In questo periodo dell’anno, intorno al
17 febbraio, siamo soliti pensare ai vaidesi che 146 anni fa si sono ritrovati tra
le mani la libertà. Era una libertà che
avevano sognato a lungo, per la quale
avevano lottato... e ora era lì. E loro dovevano viverla: potevano scegliere di
godere, ognuno per sé, dei diritti civili
oppure di porsi come chiesa al servizio
di tutto il paese. Questa è la strada che
scelsero: loro, i montanari di Massello e
Bobbio Pellice, lasciarono il «patuà» e il
francese per imparare l’italiano e i mille
dialetti della penisola. Le parrocchie
delle Valli, solide come fortezze, fatte
per resistere agli attacchi degli eserciti e
dei frati, si aprirono per imparare una
nuova spiritualità e preparare così dei
missionari, dei portatori dell’Evangelo.
Cambiarono: per poter predicare all’Italia, cambiarono.
È la strada che anche noi siamo chiamati a percorrere: come chiese e come
singoli non possiamo essere altro che
evangelizzatori, predicatori dell’Evangelo, della grazia e del giudizio di Dio. Ma
per poter diventare tutto ciò anche noi
dobbiamo cambiare e applicare a noi
stessi il messaggio di quella conversione
che spesso invochiamo per altri; non è
semplice perché spesso siamo lupi a noi
stessi: non accettiamo la nostra stessa
predicazione. Quando avremo vinto i nostri pudori un po’ borghesi riusciremo ad
uscire da noi stessi e ad andare verso gli
altri. «Io vi mando...»: questa è la prima
parola del Signore, ed è in risposta a
questo invito che dobbiamo strutturarci.
Se riusciremo ad incarnare e a predicare
l’Evangelo, e questo non dovesse essere
accolto (perché richiede la conversione,
non dimentichiamolo) ciò non significherà che avremo fallito ma che un giudizio è stato pronunciato sul mondo.
Chiese europee
Rinvio
dell'Assemblea
ecumenica
La seconda «Assemblea
ecumenica europea», che la
Conferenza delle chiese europee (Kek) vorrebbe effettuare
nel 1996, slitterà a data da
precisare, perché i vescovi
cattolici europei ritengono necessario farla precedere da incontri preparatori regionali.
La prima Assemblea ecumenica europea si era svolta a Pentecoste del 1989 a Basilea,
convocata dalla Kek e dal
Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee).
L’Assemblea della Kek, svoltasi a Praga nel 1992, aveva
chiesto al Ccee di convocare
insieme una seconda Assemblea, e il Comitato centrale
della Kek, riunito a Iserlohn
(Germania) nel marzo 1993,
aveva proposto la primavera
del 1996. Su tale data concordava anche il comitato congiunto Kek-Ccee, riunito a Limassol (Cipro) nel maggio
1993, che aveva indicato come possibile tema quello della
«riconciliazione».
Nei giorni scorsi, invece, si
è riunita a Simmern Westerwald (Germania) l’Assemblea generale del Ccee, che ha
ritenuto inopportuno fissare
già la data dell’Assemblea:
«Per la preparazione di un
possibile incontro generale
europeo - dice un comunicato
- il Ccee ritiene significativo
svolgere incontri a livello regionale e nazionale. (...) L’Assemblea generale ritiene necessario intraprendere tali passi preparatori della riconciliazione prima di una cosiddetta
Assembea ecumenica europea.
Di queste questioni il Ccee
parlerà con la Kek. Tra l’altro
è previsto per Tanno 1995 un
incontro del Ccee e del Comitato centrale della Kek». Il
processo ecumenico in Europa
verrà quindi rallentato, oppure
l’intenzione è quella di approfondirlo e rafforzarlo anzitutto a livello locale?
Comitato centrale
del Cec in Sud Africa
pagina 2
All’Ascolto
Le «dieciparole»
del Dio liberatore
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Visione apocalittica
in Botticelli
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
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Conclusa la riunione del Comitato centrale del Cec, svoltasi di recente in Sud Africa
Da Johannesburg a Harare: il Consiglio
ecumenico impegnato nelle sfide dell'Africa
LUCA MARIA NEGRO
Il movimento ecumenico
dall’Africa all’Africa: da
Johannesburg a Harare. È il
percorso ideale tracciato dalla recente riunione del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese
(Cec), svoltasi a Johannesburg dal 20 al 28 gennaio.
Aperta con un solenne culto
di «rendimento di grazie» per
la fine del regime dell’apartheid, nel corso del quale il
Premio Nobel Desmond Tutu
ha ricordato il trentennale
impegno antirazzista del Cec,
la riunione si è chiusa con la
decisione di tenere a Harare,
nello Zimbabwe, la prossima
Assemblea del Cec, che si
svolgerà nel 1998, a cinquant’anni di distanza dall’
Assemblea che diede vita
all’organismo ecumenico
(Amsterdam 1948). Il tema
dell’Assemblea sarà precisato nei prossimi mesi; in ogni
caso farà riferimento al tema
biblico del «giubileo».
La scelta di Harare, che
nella votazione ha superato
la «rivale» Amsterdam per
ben 30 punti, conferma l’attenzione del Cec nei confronti del continente africano
(il Comitato centrale ha approvato un documento intitolato «Sfide contemporanee
per r Africa», che sarà inviato alle chiese per studio e
azione) e, più in generale, nei
confronti delle «giovani»
chiese del Terzo Mondo.
Di Africa si è parlato molto, nel corso della riunione:
soprattutto di Sud Africa.
Rallegrandosi per gli sviluppi che hanno portato al superamento dell’apartheid, il
Comitato centrale ha deciso
di sospendere «tutte le sanzioni e le altre forme di pressione finanziaria ed economica» sostenute dal Cec stesso negli ultimi 14 anni. Nello
stesso tempo, il Cec ha sottolineato i problemi ancora
aperti: il diritto di tutti i cittadini a partecipare alle prossime elezioni, i pericoli legati
alla violenza (per questo il
Cec lancia un appello per incrementare il numero di os
Johannesburg: culto di apertura della riunione dei Comitato centraie
se con ia partecipazione deiia ceraie imiionji Kantu di Soweto
è stato dedicato alta discus
sione sull’attuale situazione
ecumenica e al funzionamento delle strutture del Cec.
Sull’attuale situazione ecumenica, il Comitato centrale
ha ascoltato relazioni sulla recente assemblea mondiale
della conunissione teologica
«Fede e Costituzione» (di cui
fa parte a pieno titolo anche
la Chiesa cattolica) e sul lavoro dei «Consigli nazionali
delle chiese» nei vari paesi.
Alcuni partecipanti (il segretario del Consiglio delle chiese britanniche e irlandesi,
John Reardon, il vescovo anglicano irlandese John Neill,
il segretario del Consiglio au
straliano delle chiese, David
Gill), riferendosi alla positiva
esperienza della partecipazione cattolica a molti Consigli
nazionali di chiese, hanno sostenuto la necessità che il
Consiglio ecumenico stesso
riveda le proprie strutture e il
-proprio stile di lavoro, per
permettere l’ingresso della
Chiesa cattolica nel Consiglio
stesso. Altri partecipanti hanno espresso perplessità sulla
proposta, criticando l’atteggiamento di Roma che, in
molti paesi a maggioranza
cattolica, sembra essere assai
poco ecumenico.
Per quanto riguarda la
struttura, il Comitato centrale
ha ammesso tre nuove chiese, portando così a 324 le
chiese membro del Cec: la
Chiesa ortodossa albanese e
le chiese anglicane del Burundi e del Ruanda (che precedentemente formavano
un’unica provincia anglicana, già membro del Cec). Sono stati inoltre effettuate varie nomine di comitati e funzionari; fra essi, il nuovo direttore di «Fede e Costituzione» Alan Falconer, della
Chiesa presbiteriana scozzese, e ib direttore esecutivo
della prima unità del Cec su
«Unità e rinnovamento»
(Thomas Fitzgerald, ortodosso statunitense).
servatori internazionali durante il periodo elettorale), la
necessità di sostenere il lavoro di «educazione civica»
svolto in questo momento
dalle chiese.
Un’altra iniziativa del Cec,
sempre di «marca africana»
(ma su scala mondiale) sarà
quella di un nuovo programma di lotta alla violenza e alla guerra. Lo aveva chiesto,
durante il culto inaugurale, il
vescovo-presidente dei metodisti sudafricani, Stanley
Mogoba. Esprimendo apprezzamento per il «programma di lotta al razzismo»
del Cec, Mogoba aveva aggiunto: «È tempo di lanciare
un analogo programma per
combattere la guerra e la violenza». Il Comitato centrale
ha accolto la richiesta di Mogoba, e il «Programma per
superare la violenza» è stato
affidato alla III Unità del Cec
(Giustizia, pace e creazione).
Africa, dunque, ma non solo. Il Comitato centrale si è
occupato di numerose questioni di attualità, dall’Aids
alla violenza sulle donne, dal
problema ecologico dei cambiamenti climatici alle lotte
degli aborigeni per la terra,
dalla ex Jugoslavia al problema dei rifugiati, che sarà
all’ordine del giorno della
prossima riunione del Comitato, nel 1995. Molto tempo
L iniziativa ecumenica è stata lanciata il 23 gennaio a Losanna
Svizzera romancia; mille giovani
iniziano la «Scuola della Parola»
Il lancio della «Scuola della Parola» nella Svizzera remanda (vedi Riforma n. 2),
ha avuto luogo nella cattedrale (cattolica) di Losanna,
domenica 23 gennaio. Questa iniziativa, che rappresenta una «prima» ecumenica in
Europa, ha radunato oltre un
migliaio di giovani, in un’atmosfera di grande raccoglimento.
Né culto, né messa, né lezione, né conferenza, la
«Scuola della Parola» vuole
essere semplicemente un’occasione di leggere la Bibbia
insieme. Questa forma di lettura spirituale, ereditata dai
padri della chiesa, permette
di meditare ogni testo nella
libertà di appropriarselo. Come viene sottolineato dagli
organizzatori, non si tratta di
«recuperare» i partecipanti a
una chiesa o a un’altra.
Mentre la «Scuola della
Parola» istituita a Milano
viene proposta ai soli cattolici della diocesi, resperimento tentato nella Svizzera remanda vuole essere ecumenico; un nuovo incontro decentrato avverrà il 17 marzo
1994. In seguito, i giovani
potranno ritrovarsi un giovedì al mese, da ottobre ’94 a
marzo ’95, nella propria regione.
Nel 1980, giovani adulti
della diocesi di Milano erano
andati a trovare il cardinale
Martini per chiedergli come
leggere la Bibbia, non in modo teorico ma a scopo spirituale. Il cardinale Martini li
aveva quindi convocati nel
Duomo di Milano: 200 giovani erano venuti per assistere alla prima Scuola della Parola. Oggi, questa attira
15.000 persone e si svolge in
circa 70 luoghi della diocesi
di Milano.
Il cardinale Martini aveva
presentato l’iniziativa in occasione di un’assemblea
dell’Alleanza biblica universale e diversi animatori giovanili si erano interessati per
organizzare un’azione analoga nella Svizzera romanda. Il
pastore Martin Hoegger, segretario generale della Società biblica svizzera, e il pastore Virgile Rochat, cappellano dei giovani, costituirono
quindi un gruppo di lavoro
ecumenico. Il pastore Daniel
Alexander, cappellano dei
giovani nel Nord del Cantone di Vaud, spera che l’unità
che si è percepita a Milano si
manifesti dopo la cerimonia
ecumenica di Losanna:
«Penso che i giovani capiranno che nessuno cerca di
recuperarli. Questo d’altronde è l’unica condizione per
un vero ecumenismo».
La «Scuola della Parola»
consiste nell’invitare i giovani a mettersi all’ascolto della
Bibbia, attorno a un animatore che inizia col presentare
una spiegazione del testo
scelto. Questa esegesi, che
deve essere alla portata di
ognuno, viene seguita da 15
minuti di silenzio per permettere agli uditori di meditare a modo loro la Parola biblica. Vengono quindi chiamati a chiedersi: «Qual è la
mia risposta di fronte al testo?».
Tra due tipi estremi di lettura, quella pietistica e quella
intellettualistica, gli organizzatori intendono proporre ai
giovani una lettura «prêt-àporter». Il pastore Alexander
precisa; «Occorre lasciare la
libertà di appropriarsi il testo
biblico: non bisogna teleguidare la gente; solo così si
può essere motivati a ricevere il messaggio».
Don Giuseppe Grampa, responsabile della «Scuola della Parola» nella diocesi di
Milano, ha guidato i primi
passi. Come a Milano, il testo era tratto dal Vangelo di
Marco. Il metodo proposto,
«Lectio divina», invita ad un
approccio del testo biblico in
quattro tappe: leggere, meditare, contemplare, agire.
(Spp)
Mondo Cristiai
Svizzera: solidarietà con gli |M(
indios protestanti del Chiapii^0
LOSANNA — Informato dal Seminario battista di Cii
Messico sulla difficile situazione che stanno vivendo gli
del Chiapas, il Dipartimento missionario (Dm) delle c|
protestanti della Svizzera romanda ha pubblicato il 18 gj
un comunicato rivolto alle chiese romande «perché esse fT '
Xxi
^ ----------- WOdC
cedano per i loro fratelli e sorelle protestanti, indios del(
pas, per le loro chiese, nonché per il vescovo cattolico
a Tehei
che ha manifestato la sua solidarietà con i più poveri». Dj
versi anni il Dm aiuta gli indios del Chiapas, molti dei qn
no protestanti. Nella sua lettera sulla situazione nel Ghia
Seminario battista di Città del Messico - che è partner d '
in quel paese - ricorda la genesi della rivolta «zapatisti
zionale
giorni
lettera fa riferimento alle accuse portate contro Samuel
vescovo della diocesi del Chiapas e contro le «sette prot
ti». Secondo tali accuse le chiese, in particolare quelle
stanti, avrebbero appoggiato i responsabili della rivolta a
re. Il Seminario battista teme che azioni di rappresaglia i
no colpire le comunità cattoliche e protestanti della zona.,
si è impegnato a mandare un contributo di 10.000 franchi)
minario battista per un programma di ricostruzione in qi
regione devastata del Messico. ’
Le chiese svizzere inviano
due osservatori nel Chiapas
zia loc
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il cimi!
seguen
di acce
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travers
La p
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pian, 4
tro figl
20 gen
la sua
del Consiglio ecumenico delle chie
(© foto Peter Williams/Coe)
MESSICO — Due osservatori svizzeri sono partitì'ìjnpri'ol
gennaio per il sud del Messico. Il sacerdote Henri Volli “Mnis
Ginevra, e l’ex consigliere nazionale Richard Baumlin iW,;.. M
na rappresentano le quattro organizzazioni di aiuto, «ì ■
«Action de Carême», «Caritas», «Pain pour le proci indiriz'
nonché la Federazione delle chiese protestanti di b,-; ,
(Feps) in accordo con la Conferenza episcopale svizz sti ulti
due osse^atori sono incaricati di informarsi sul posto i ternell
centi fatti tragici. La loro presenza a nome delle chiese si giorni
re e delle loro opere è un chiaro segno della solidariél ria
confronti della popolazione colpita e nei confronti delle ( ma si
messicane che da anni operano a favore degli emarginati agl cir
profughi. Inoltre, i due osservatori dovranno sforzarsi dinendo
accettare la mediazione proposta dal vescovo di San Cn^ un’idei
de las Casas, nions. Samuel Ruiz Garcia, e dal premio W lyia 1
per la pace, Rigoberta Menchu. ìj fatti f
■polizii
'delle c
‘;ce. Ilf
Isepian
gennai
20, coi
Sta per uscire un documenti^
comune cattolico-luterano
VATICANO — Entro Pasqua verrà pubblicato un ¿¡zia
mento cattolico-luterano sul tema «Chiesa e giustificaz^
Lo ha annunciato a Roma il cardinale Edward Idris Ca
presidente del Consiglio pontificio per l’unità, in occa,
dell apertura della Settimana di preghiera per l’unità di
stiani. Secondo il cardinale, si tratta del compito più dii
compiuto finora da una commissione di dialogo. Il tes^
documento finale, di 140 pagine, constata che, tra le duei sul cc
se, non vi è «contraddizione fondamentale» circa la gius® de po
zione per fede. J. za chi
Svizzera: julia Esquivel ani
la campagna ecumenica 1994
lità di i
davere,
che gli
tri indi
BERNA — Le organizzazioni di sviluppo «Pain p«
prochain» (protestante) e «Action de Cai'éme» (cattolica)!
no chiesto alla teologa guatemalteca Julia Esquivel di
pare alla campagna ecumenica 1994 che avrà per tem^
donne animano il mondo». La campagna verrà lanciata!
cialmente il 19 febbraio prossimo nella cattedrale cattoli^
Berna. Nata in Guatemala negli anni ’30, Julia Esquivel 1«
de coscienza molto presto della sorte riservata agli indios.)
cora adolescente, legge libri sulla situazione dei prigio®’
nel suo paese e sulla tortura a cui essi vengono sottoposti.)
gli stessi anni, assiste per la prima volta ad una manifestó
ne duraiite la quale diverse donne si scontrano con la p»
Molte di queste verranno fucilate. Dopo gli studi in teoltf
Julia Esquivel voleva diventare pastora, ma la chiesa '
La «5
Cc
Sd
stante di cui era membro si oppose perché era donna. -quindi di lavorare con le comunità di base protestanti e c®
liche. Le poesie con le quali esprimeva la propria fede ve®
ro giudicate «sovversive» dai militari al potere. Nel 1977,*
sci a scampare a un tentativo di sequestro. Tre anni dop«
suo nome apparve su un elenco di persone da eliminare. 8
giunse i profughi guatemaltechi in Messico, in Usa, in Cai«
e m Europa. Vive in esilio da tredici anni, di cui molti tra!»
si m Svizzera dove le suore protestanti di Grandchamp fi*
no accolta nella loro comunità.
Spagna: verso un organismo
diaconale protestante
BARCELLONA — Vi sono attualmente in Spagna 70'
ganizzazioni non governative (Ong), di cui molte fanno d
alla Chiesa cattolica. «Perché non ci dovrebbero essere u®
più Ong protestanti?» si chiede Guillem Correa, presid®
della Chiesa evangelica di Catalogna. Correa constata i®^
che sempre di più i membri delle chiese evangeliche si
no coinvolti dai problemi umani e sociali. Molti giovani
particolare gli obiettori di coscienza, vorrebbero portare i'
ro aiuto nel quadro di un’organizzazione protestante. P*
proponenti, dovrebbe trattarsi di un’iniziativa ecumenica®
coinvolga in uno stesso slancio di servizio protestanti di
denominazioni.
ni (Cb
catto! ic
te appi)
contri,
malia d
dei crii
Parola .
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rovaio il corpo del responsabile delle Assemblee di Dio in Iran
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del pastore Haik Hovsepian
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.re in ambiente interna
zionale l’assassinio avvenuto
a Teheran il 20 gennaio scorso
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0 franchi’i
)lti dei qui pastore Haik Hovsepian,
nel Ghia responsabile delle Assemblee
partner d
«zapatiste estenuanti ricerche
) Samuel .congiunto scomparso, la
sette nmolfnmiglia ha avuto dalla poli■e quelle locale la notizia del ritrorivoltaM ''umento del cadavere presso
r<.cor>i;ilil cimitero musulmano e conseguentemente la possibilità
di accedere al riconoscimento
»«della salma, ma solamente at^ traverso una loto.
La polizia ha sostenuto che
il corpo del pastore Hovsepian, 49 anni e padre di quattro figli, era stato rinvenuto il
11^6 j20 gennaio già privo di vita e
j la sua morte attribuita a una
,colluttazione con malavitosi
'c Pnrd^ occasionali. Nonostante per
y.® * ammissione della stessa poliàumlin d 2ia fossero stati ritrovati adaiuto, «I dosso alla vittima almeno due
le proci indirizzi appartenenti a memti di Svi i,[-i di chiesa, nessuno di quelle SV1Z2 sd ultimi fu rintracciato e in1 posto sfterpellato e poiché dopo otto
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giorni non si era pervenuti a
un riconoscimento della sal
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deliberò di seppellirla
nargina^ nel cimitero islamico suppo
orzarsi
San Crii
premio
nendo per lo sconosciuto
un'identità musulmana.
Ma la versione ufficiale dei
fatti, fornita dalle autorità di
polizia, a un attento esame
circostanze non convinti I lU® £.g jj gde il pastore Hovsepian fosse scomparso il 19
gennaio e la morte avvenuta il
20, come attestato dalla polizia, pone per primo l’interroistificazl gativo di che cosa sia avvenuIdris Ca to nelle ventiquattro ore fra la
scomparsa e la morte. Il fatto
poi che per giorni la famiglia
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3. Il tesi
0 più di abbia contattato, ahimè inva
no, la polizia per avere notizie
a le due^ sul congiunto scomparso reni la gius® de poco credibile la circostanza che non ci sia stata possibilità di identificazione del ca• '** davere, non considerando poi
mme
j tri indizi portavano agevol
che gli indirizzi ritrovati e al
mente alle chiese evangeliche
come area di riferimento dove
effettuare le ricerche.
Inoltre il pastore portava
sempre una croce di legno sul
petto, simbolo del suo essere
cristiano e pastore, ma il suo
corpo è stato seppellito in un
cimitero islamico. Infine, come mai dopo circa dieci giorni dal ritrovamento del cadavere si è deciso di interpellare
la famiglia del disperso per
effettuare il riconoscimento
del loro congiunto scomparso
se non vi erano elementi concreti che collegavano Hovsepian col corpo ritrovato tanti
giorni prima?
Probabilmente la verità è
un’altra e rimanda a un’altra
più attendibile ipotesi per la
morte del pastore Hovsepian.
Questi si era molto esposto
negli ultimi anni come sostenitore dei diritti di libertà per
le minoranze religiose. Nei
mesi precedenti aveva strenuamente combattuto per il
rilascio del pastore Mehdi Dibaj, convertito dall’Islam, detenuto e condannato a morte
dalle autorità giudiziarie. Un
suo accorato appello alle Nazioni Unite in favore di Dibaj
conteneva anche la richiesta
di mandare in Iran una delegazione che investigasse sugli
abusi perpetrati ai danni degli
evangelici da parte delle autorità e della polizia segreta.
L’Onu aveva effettivamente
mandato, in seguito alla segnalazione del past. Hovsepian, un inviato speciale in
Iran, il prof R. Galindo-Pohl,
che aveva presentato all’Assemblea generale dell’Onu
del novembre 1993 un rapporto molto critico sulle gravi
violazioni dei diritti delle minoranze in Iran.
Il governo iraniano, molto
in difficoltà per la denuncia
pubblica airOnu, aveva poi
cercato di rispondere alle accuse di intolleranza «invitando» i leader religiosi presenti
in Iran a firmare una dichiarazione in cui si smentiva che
ci fossero in Iran forme di discriminazione religiose. Si
chiedeva contestualmente ai
responsabili delle minoranze
religiose di impegnarsi a impedire ai propri gruppi di fare
proselitismo fra i musulmani.
La dichiarazione, firmata dalla maggior parte dei responsabili di comunità religiose,
non fu sottoscritta dalle Assemblee di Dio, rappresentate
appunto dal past. Hovsepian,
e dalle Chiese dei Fratelli.
Il pastore Hovsepian era
dunque una persona per molti
aspetti considerata dall’establishment scomoda e pericolosa; ci sono dunque fondati
sospetti che il suo assassinio
sia conseguenza delle sue
scelte in favore del rispetto
dei diritti umani e delle sue
coraggiose denunce. La sua
morte potrebbe essere stata
provocata sì da una serie di
pugnalate al petto come dichiarato dalla polizia, ma su
commissione, a seguito di un
interrogatorio del pastore da
parte di gruppi affiliati alla
polizia segreta iraniana, interrogatorio avvenuto appunto
nelle ventiquattro ore precedenti il decesso. In tal caso
sul corpo, che non è stato mostrato integralmente a nessuno, neppure ai familiari della
vittima e che è attualmente
nelle mani delle autorità iraniane, potrebbero trovarsi
tracce di tortura. Che questa
ricostruzione abbia o meno
fondamento non è stato possibile verificare in quanto non è
stato dato ancora il permesso
di effettuare un’autopsia assolutamente indipendente e
non pilotata.
L’assassinio del pastore
Hovsepian mette comunque
drammaticamente in luce una
realtà sommersa fatta ancora
in molti paesi di intolleranza
e di mancanza di reale libertà
religiosa e di vera libertà di
opinione. Siamo ancora lontani dall’applicazione, in fatti
e risoluzioni, del Patto internazionale sui diritti civili e
politici che pure è stato sottoscritto dalla stragrande maggioranza delle nazioni del
mondo, Iran compreso.
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La «Settimana» di San Giacomo degli Schiavoni dedicata a Cuba
Conoscere (Identità delPaltro
ENOS MANNELLI
no
Anche quest’anno a S.
Giacomo degli Schiavoni (Cb) le locali comunità
cattolica e valdese si sono date appuntamento per due incontri, nel quadro della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani per ascoltare la
Parola di Dio. La liturgia era
stata preparata insieme, sulla
base dei testi predisposti dal
Consiglio pontificio per
l’unità dei cristiani e dalla
Commissione di «Fede e Costituzione del Cec».
Nella prima sera l’omelia è
stata pronunciata dal vescovo, Domenico d’Ambrosio,
con letture e preghiere da
parte del parroco locale e di
membri delle due chiese. Nel
suo messaggio il vescovo
sottolineava la necessità che
cattolici ed evangelici si pongano all’ascolto della Parola
di Dio per lasciarsi giudicare
c ricreare da essa. Stesso
schema liturgico la seconda
Sera, assente il vescovo, con
predicazione del pastore
Enos Mannelli, che affermava come «l’amore segreto.
dimentico di sé, non è una
virtù umana ma può diventare possibile solo per coloro
che sono morti al proprio io
per opera di Gesù Cristo»
(Matteo 6, 1-4). Le collette
delle due riunioni, circa un
centinaio i presenti, sono state dedicate al noto progetto
«100.000 Bibbie per Cuba».
Il vescovo ha gentilmente regalato al pastore un libro e
altrettanto ha fatto Enos
Mannelli.
Gli evangelici, al termine,
facevano pre.sente alle sorelle
e ai fratelli cattolici la loro
volontà di avere altri incontri, durante l’anno, di confronto sulla Parola di Dio. Se
possiamo dire con il salmista
«Guarda come è bello e piacevole che i fratelli e le sorelle vivano assieme», dobbiamo anche dirci: «Arrivederci a presto!».
Il 16 gennaio alle ore 13,30
(con replica il giorno seguente alle 15) Telemolise, nella
consueta rubrica «Prospettive
nascoste» a cura dell’ufficio
per le comunicazioni sociali
dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, ha presentato
la «settimana». Questo programma, «che esplora le
realtà ecclesiali della nostra
diocesi e ne offre le prospettive nascoste, da pochi conosciute», ha intervistato diversi eminenti prelati, tra i quali
il vescovo Sergio Goretti,
presidente del Segretariato
per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, che hanno presentato pregi e difetti del dialogo ecumenico.
C’è stato anche un piccolo
spazio per il pastore Enos
Mannelli, che ha parlato della
presenza valdese nella regione (in sede di registrazione
anche di quella battista) e di
come vediamo l’ecumenismo.
Sgradevole è stata l’affermazione di chi introduceva il tema, secondo cui «all’interno
delle chiese riformate ci sono
circa 100 sette» oppure l’altra«l’Epifania è la manifestazione della Chiesa». Il lavoro
ecumenico non è fatto di celebrazioni liturgiche, che fanno
vibrare le corde dell’anima,
ma di conoscenza dell’ identità dell’altro, cosa che purtroppo continua a mancare.
Catania: si riflette sull'esortazione di Atti 4 alla concordia in Dio
Il diffìcile ecumenismo con
un cattolicesimo dai due volti
SILVESTRO CONSOLI
Anche quest’anno le chiese battista, valdese e luterana di Catania hanno partecipato all’ormai consueto
incontro di preghiera per
l’unità dei cristiani. La riunione è stata tenuta giovedì
20 gennaio presso la parrocchia Santa Maria di Monserrato dove numerosissimi sorelle e fratelli delle varie parrocchie e istituti religiosi della città, insieme ad evangelici, hanno «insieme» pregato,
cantato, letto brani biblici,
ascoltato le meditazioni di
rappresentanti delle confessioni presenti, offerto contributi in denaro per aiutare le
popolazioni della Bosnia.
La liturgia molto vivace, gli
inni orecchiabili e facili da
cantare, la molteplicità degli
interventi, l’esotismo della
concreta presentazione di cinque simboli cristiani (Bibbia,
croce, acqua, pane, fuoco),
hanno contribuito a rendere
rincontro piacevole e corroborante.
Essendo il tema di quest’
anno centrato su Atti 4, 32
tutte le riflessioni bibliche,
seppure da varie angolazioni,
hanno rilevato la tensione esistente fra l’esortazione della
Parola che ci chiama ad essere
unanimi e concordi nella casa
di Dio e la realtà di fatto che
vede invece chiese separate,
in un mondo diviso e in preda
ad emergenze di ogni tipo.
Ha fatto seguito un briefing nel corso del quale i responsabili delle varie comunità e parrocchie hanno delineato il quadro degli incontri
mensili che seguiranno a partire da febbraio fino a giugno. Quest’anno tali incontri
consisteranno sia in generi
che riunioni di preghiera e
meditazione della Parola che
in conferenze-dibattito su
specifici temi di attualità: si
pensa già a una, da tenere in
marzo, sull’enciclica «Veritatis splendor».
Il cammino sulla via
dell’unità è ancora difficile:
le nostre comunità evangeliche, in generale, non guardano con simpatia a questo tipo
di ecumenismo. Bisogna considerare che, nella nostra
città, il cattolicesimo ha almeno due volti: quello cristologico ed ecumenico e quello,
molto più appariscente e rumoroso, del culto a Maria e ai
vari santi e sante.
Proprio a Catania la «settimana di preghiera per l’unità» cade alla vigilia della
festa della patrona della città.
È una festa che paralizza la
vita della città per tre giorni:
le reliquie della santa e una
statua di cera che la raffigurerebbe girano per le vie
principali in una marea di
folla osannante e pronta ai
più assurdi sacrifici. I catanesi accettano di pagare una
tassa «volontaria» che serve
a coprire le spese per i copio
si fuochi artificiali, oppure di
stare svegli fino all’alba solo
per vedere la corsa del carro
che porta la santa lungo
l’aspra salita della via Sangiuliano.
La prossima visita del pontefice, prevista per il 30 aprile, non contribuisce al clima
ecumenico, visto che tale visita è inserita nel contesto
dell’inaugurazione di un
grande tempio mariano a Siracusa. Tuttavia le nostre
chiese riformate sanno essere
veramente «chiese confessanti» e conseguentemente
essere credibili? Sorge il sospetto che siano come degli
otri pieni d’aria: quando va
bene «chiese della domenica» o addirittura solo «delle
grandi occasioni», di Natale e
Pasqua.
Alla luce di queste considerazioni, questo incontro di
preghiera è stato veramente
stimolante perché ci ha consentito di confrontarci con il
modello di chiesa al quale
dobbiamo tendere: quello nella quale è evidenziata la
realtà della radicalità dell’
Evangelo e la potenza dello
Spirito Santo.
Incontro ecumenico del Sae a La Mandola
Molti giovani a Bari per il riavvicinamento
Incontro significativo
tra ebrei e cristiani
ANNA PORTOGHESE
Nel nutrito programma organizzato a Bari dal
Gruppo ecumenico e dal Segretariato diocesano per
l’ecumenismo, c’è stato il 17
gennaio un dialogo ebraicocristiano, a cui hanno preso
parte ebrei (tra cui la dott. Lisa Palmieri Billig e il dott.
Wiesel), cattolici (come il biblista Diego Pedone) ed
evangelici di Bari: i pastori
Michele Sinigaglia e Isaia Saliani e il dott. Giuseppe Mascanzoni.
Lisa Palmieri Billig, una
dolce signora ebrea, corrispondente del «Jerusalem Post» e rappresentante in Italia
deir«Anti Defamation League», ripercorre nell’affollata
conferenza uno dei più grandi
itinerari del nostro secolo: il
riavvicinamento degli ebrei e
dei cristiani. Ad ascoltarla sono in tanti, ma soprattutto
giovani, che non si stancano
di fare domande a lei e al
dott. Wiesel, cugino del Premio Nobel Elie Wiesel. Anche qui discorsi intensi: i motivi storici dell’esclusione sono complessi, ma il rigetto
del popolo ebraico ha impoverito la fede cristiana in
qualche modo deprivandola.
Le ragioni dell’abbraccio so
no alle radici: «l’Assoluto di
Dio, creatore di “tutti” gli uomini - ricorda la Billig - segna inequivocabilmente l’interdipendenza dei nostri destini».
Dalla dottrina alla cronaca
(siamo nei giorni della data
delle votazioni politiche): il
biblista Pedone, che aveva organizzato rincontro pensando forse a una celebrazione,
si è trovato a moderare un
pubblico (e questo è segno di
viva speranza) composto soprattutto da giovani, capaci di
manifestare come il recupero
del tessuto dialogico con Dio
significhi anche una nuova
base per parlare con l’uomo,
e viceversa.
Il resto della «Settimana» si
è svolto come da consueto
programma: preghiere a volte
sommesse e in piccoli ambiti,
a volte solenni come nel santuario di Bitonto, con oltre
seicento partecipanti, o nella
parrocchia di S. Antonio di
Bari: qui l’arcivescovo mons.
Magrassi ha ricordato tra le
promesse deU’ecumenismo
i’imminente pubblicazione
del documento luterano-cattolico sulla «giustificazione
per grazia». Fu questo problema teologico alla base della
spaccatura della chiesa nel
XVI secolo.
Ripabottoni
Cattolici
e battisti
a confronto
DARIO CARLONE
Significativo momento
della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Ripabottoni (Campobasso), domenica 23 gennaio.
La comunità battista locale,
attualmente senza un pastore
residente ma curata con dedizione dal pastore Enos Mannelli, ha preso parte attivamente all’incontro ecumenico nella chiesa parrocchiale
del paese. 11 sacerdote Antonio Di Lalla, responsabile
diocesano per i rapporti ecumenici, ha condiviso la liturgia della Parola con Dario
Carlone, predicatore della
chiesa di Campobasso, che
ha tenuto l'omelia. La riflessione biblica è stata condotta
sul passo di Giona 3, 1-5, 10.
Sono seguite alcune preghiere spontanee.
Il momento di incontro
non era stato preceduto da
riunioni comuni nel corso
della settimana ma rientra
pienamente in una realtà di
conoscenza reciproca che le
due comunità, cattolica ed
evangelica, stanno attuando.
Si spera che l’esperienza,
molto arricchente, possa essere il segno di un cammino
comune che prosegua anche
nel futuro.
L
4
PAG. 4
RIFORMA
i Vita Delle Chiese
VENERDÌ 11 FEBBRAIO Ig VENERDÌ
Battisti, metodisti e valdesi discutono del futuro in un incontro a Santa Severa
Ecumenismo e collaborazione territoriale
EUGENIO RIVOIR
Due argomenti (una riflessione comune sull’attuale situazione ecumenica, le
prospettive nella collaborazione tra battisti e metodistivaldesi) hanno permesso per
due giorni molto intensi ai
rappresentanti delle chiese
Bmv del Lazio, degli Abruzzi
e deirUmbria di incontrarsi,
confrontarsi e cercare di capirsi. Ci si conosce già, ci si
confronta spesso, ma è sembrato alla maggioranza dei
membri delle chiese che gravitano intorno a Roma che
questa conoscenza e questo
confronto non fossero sufficienti. Di qui la «due giorni»
di Santa Severa (il 29 e 30
gennaio).
Il primo giorno è stato dedicato a un aggiornamento
ecumenico. Paolo Ricca («Il
nostro rapporto ecumenico
con un cattolicesimo romano
in evoluzione») e Maria
Sbaffi Girardet («Aggiornamento sull’evoluzione dell’e
cumenismo in campo protestante») ci hanno guidato con
maestria, raccontando la storia e lo sviluppo dei rapporti
tra confessioni diverse, le difficoltà, le speranze, le possibilità concrete di andare
avanti o di indicare gli ostacoli da superare.
Due lezioni esemplari per
chiarezza che hanno permesso
una discussione molto interessante e (a giudizio di molti)
utilissima. Qui non si può che
segnalare le conclusioni di
Paolo Ricca («Ci muoviamo
tra un cattolicesimo “immutabile” e modificabile solo da
L’Assemblea-Sinodo del 1990
un papa e un innumerevole
gruppo di cristiani cattolici
che danno spazio all’incontro. Non abbiamo altro compito che quello di rendere più
evangelica la vita cristiana
nel nostro paese; in altre parole: mettere dei tasselli in un
mosaico di cui Dio conosce il
disegno». Dovendo citare un
versetto biblico, si può pensare a Efesini 5, 16: «Approfittate delle occasioni perché i
giorni sono malvagi») e le
conclusioni di Maria Sbaffi
Girardet («L’unità è un dono
di Dio: le chiese sono chiamate a ridirlo; lo si può dire
in modo diverso da quello di
una “unità riconciliata”?»).
Il secondo giorno non si
trattava solo più di riflessioni
a livello mondiale o europeo.
Chiesa metodista di Omegna
Solidarietà con i
giovani amici di Fola
Il coordinamento cittadino, voluto dalla Chiesa evangelica di Omegna, ha concretizzato un’altra iniziativa di solidarietà con la popolazione dell ex Jugoslavia, ospitando nel corso delle vacanze natalizie
una ventina di ragazzi di Fola nelle famiglie. Nella foto, alcuni allievi
dell’Istituto tecnico commerciale cittadino con i loro amici di Fola.
CONFERENZA CRISTIANA
PER LA PACE
Dal 6 al 10 aprile si svolgerà al Villaggio della gioventù di Santa Severa un campo donne organizzato
dalla Conferenza cristiana per la pace, dal titolo
Donne: sofferenti, combattenti, visionarie.
Il campo si propone da una parte di analizzare le
condizioni attuali della società, dal punto di vista
delle donne, e dall'altra di elaborare nuovi progetti,
al femminile, di società. Parte integrante del campo
saranno anche gli studi biblici.
Le organizzatrici si augurano che molte donne italiane partecipino portando le loro esperienze e le loro
speranze.
Per informazioni più dettagliate e per l'iscrizione rivolgersi a:
Christian Peace Conference, P.O. Box 136 Prokopova
4,130 00 Praha 3, Czech Republic, tel. (0042/2) 279722 fax (0042/2) 276853.
ma del piano locale. Bruno
Colombo ha introdotto il tema
delle «Difficoltà e prospettive
della collaborazione territoriale», partendo dalla sua esperienza di responsabile dell’
Associazione delle chiese
battiste del Lazio e degli
Abruzzi (Acebla). Si è trattato di una relazione estremamente amara e sofferta, che
ha spietatamente raccontato
tutte le difficoltà, le opposizioni, gli ostacoli a un cammino di collaborazione. Qui
possiamo dar conto di alcune
delle conclusioni di queste
giornate di Santa Severa; ne
accenno brevissimamente, indicando i due estremi:
- da una parte, viste le difficoltà, si dovrebbe proporre
(come provocazione?) alle
chiese battiste, metodiste e
valdesi d’Italia di non organizzare una seconda assemblea congiunta: non siamo
preparati e, soprattutto, le resistenze sono troppo grandi
(ognuno vuol lavorare da solo
ed è soddisfatto così);
- d’altra parte una serie di
indicazioni operative proposte da un gran numero di persone (dalla maggioranza, direi): organizziamo più incontri a livello locale (da un’assemblea congiunta che tratti
il tema dell’evangelizzazione,
che ci divide, a un incontro
regionale per la formazione
dei monitori).
Quale di queste due anime
del protestantesimo laziale
riuscirà a farsi sentire con
maggior forza?
Portici: violento attacco sul «Mattino)
Chi vuole liquidare
«Casa materna»?
Sconcerto, indignazione e
preoccupazione ha suscitato
nelle comunità evangeliche
del Napoletano la pubblicazione di un articolo su «Il
mattino» del 29 gennaio in
cui veniva denigrata l’opera
di «Casa materna», accusata
di violenze sui minori. Il
giorno dopo, lo stesso giornale pubblicava un articolo
in cui i fatti venivano notevolmente ridimensionati.
Sta di fatto che dal 10 gennaio il Comune di Napoli ha
revocato la convenzione con
l’istituto, causando enormi
problemi per la gestione economica. L’Opcemi, prontamente intervenuta, sta adoperandosi per riportare la situazione alla normalità.
Non si capisce la ragione
di tanto accanimento contro
NEV DOSSIER n. 5
«Non impareranno più la
guerra». Atti del convegno
sull’ex Jugoslavia promosso dalla Fcei, Firenze, 5-7
novembre 1993. Relazioni
e interventi di E. Rivoir, G.
Schiavone, G. ter Berge, L.
Lubiana, R. Coisson; conclusioni dei gruppi di lavoro e stralci da una relazione
di viaggio in Bosnia di una
delegazione del Consiglio
ecumenico 32 pagine,
6.(XK) lire (inviare l’importo sul ccp n. 82441(X)7 intestato a Nev - Notizie
evangeliche, via Firenze
38, 00184 Roma).
quest’opera, cara a tutto il
nostro evangelismo, punto irrinunciabile di testimonianza
in un settore come quello dei
minori e in un’area come il
Napoletano, con problemi di
estrema gravità.
È auspicabile che la nuova
giunta comunale, guidata dal
sindaco Antonio Bassolino
che ha voluto fare del problema dei minori uno dei punti
qualificanti del proprio programma di governo della
città, non voglia delegare .solo alla Chiesa cattolica la cura di questo settore, ma tenga
conto e valorizzi con vero
spirito pluralistico le forze,
sia pure quantitativamenteminoritarie, degli evangelici
che da molto tempo sono fortemente impegnate su questo
fronte.
L'unità mancata
Monologo
AGRIGENTO — Scon
certante l’atteggiamento della
Chiesa cattolica che ha semplicemente invitato la Chiesa
valdese presente in città a
partecipare alla preghiera per
ì’unità, senza minimamente
cercare di coinvolgerla nella
fase preparatoria. Dignitosa
la risposta degli evangelici
che hanno osservato che il
dialogo per essere tale presuppone almeno due interlocutori; altrimenti si chiama
monologo.
Settimana per l'unità dei cristiani |Da Aga|
Iniziative ecumenicHInes
di preghiera
RIVOLI — Nella chiesa
battista di viale Bassano si è
svolto mercoledì 19 gennaio
un incontro di meditazione
biblica, preghiera e canto nel
quadro delle manisfestazioni
per la Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani organizzate a Torino dal Sae, dalla Commissione diocesana
per l’ecumenismo e dalla
Commissione evangelica per
l’ecumenismo. Vi sono state
due meditazioni bibliche, di
don Carlo Collo e del past.
Giuseppe Morlacchetti. Ha
collaborato il gruppo corale
della comunità battista locale.
REGGIO CALABRIA —
A Reggio, secondo una tradizione che si va consolidando,
la Settimana di preghiera è
divenuta un momento importante nella vita delle chiese
cittadine. Sotto gli auspici del
Segretariato attività ecumeniche (Sae) la Chiesa battista
locale ha accolto il 19 gennaio un nutrito gruppo di credenti di diverse confessioni
cristiane, per rincontro di
preghiera per l’unità. Tre i
commenti biblici: della battista Eugenia Marzotti, del cattolico Antonio Denisi, del
valdese Piero Santoro. Hanno
collaborato per la musica
l’arpista Stefania Pipino, la
comunità evangelica libera di
via Petrillina e la comunità
bizantina di Reggio. Il tutto è
stato coordinato da Enzo Canale della Chiesa battista.
AVELLINO — In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
l’Istituto di scienze religiose
di Avellino ha organizzato
una serie di incontri per conoscere meglio la realtà delle
chiese evangeliche. Dal 19 al
21 gennaio, in tre serate successive, sono stati invitati a
parlare il pastoreo Deodato
per la Chiesa valdese, la pastora Anna Maffei per la
Chiesa battista e il pastore
Diekmann per la Chiesa luterana. Gli incontri, organizzati
dal prof. Ottavio di Grazia e
ai quali è stato presente il vescovo locale, sono stati seguiti da circa una settantina di
studenti che hanno dimostrato
un vivo interesse a conoscere
la realtà del protestantesimo.
RIESI — Difficoltà ad organizzare l’edizione ’94 della
«settimana di preghiera»; per
cui alla fine non s’è fatto nulla. I salesiani infatti non sono
stati d’accordo con la proposta latta da parte evangelica
di non limitarsi ad avere semplicemente un incontro di
preghiera nel corso della settimana, ma di studiare forme
meno episodiche e saltuarie
di dialogo e collaborazione.
A questo punto gli evangelici
non hanno ritenuto serio partecipare a incontri che, già in
partenza, non avrebbero dato
seguito a nulla.
MESSINA — Martedì 25
gennaio, presso la Chiesa cristiana avventista, curata dal
past. Enzo Caputo, si è conclusa la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
con la partecipazione del pastore Giovanni Lento della
Chiesa valdese e dell’arcivescovo Ignazio Cannavò, i
quali hanno predicato sui testi
biblici predisposti dal gruppo
internazionale ecumenico.
L’avvenimento, che ha avuto
ampio spazio sulla stampa e
alla televisione locale, è stato
preceduto da altri due incontri, svoltisi nel corso della
settimana: una tavola rotonda
sul tema della catechesi (relatori il past. Caputo, il past.
TUI
Lento e mons. Aliquò) e
studio in chiave ecumei
sulla parabola del buon sa
ritano, presso la sala di
parrocchia della città, tet
dagli stessi due pastori. ,
LIVORNO — A concluí
ne della Settimana ecumei
di preghiera per l’unità,
cristiani, al culto di dome!
25 gennaio, celebrato di
pastora Ursel Kònigsm?
hanno partecipato numet
fratelli della comunità cafi
ca. Era presente anche ih
scovo, Vincenzo Savio;’
gruppo di giovani cattolici
eseguito alcuni canti, acci
pagnati dal suono delle chi
re. Dopo il culto c’è si
un’agape fraterna alla qa
sono stati invitati anche so8
le e fratelli di altri continsi
che vivono a Livorno.^
presente anche il rappreà
tante della comunità senep
se cittadina. La comunità)
voluto in questo modo mosl
re un segno di solidarietà ^
amicizia nei loro confronti,)
VENARIA — Nel quà
delle manifestazioni pel
Settimana di preghiera lai
munità battista di Venati
stata ospite della parroco
cattolica di S. Francesco,,
nerdì 21 gennaio allei
20,45. Nella liturgia ecumi
ca, a cui hanno asssistito
ca 150 persone, si sono à
nati padre Luciano Carrei
il past. Emmanuele Paschi
che ha anche tenuto la p:
cazione. La partecipaztí
del coro della parroccM
della corale «Il ruscelltfi
Rivoli ha arricchito la s
scandita dalle letture biblii
dal canto e dalla preghie
SAN GERMANO occasione della Settimana)
preghiera per l’unità dei|
stiani è stata organizzata»
sieme da cattolici e vali|
una serata di studio biblicii
di preghiera. L’argomentoJ
dato da una serie di studi j
blici che il II circuito orgai|
za in queste settim;|
sull’Evangelo di Giovai^
Ho 85 a
non rr
scrivere un
alla persont
Alabiso, cl
Scrivo per
schematich
tantissime p
no conosci
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personali.
Agape nel
guay, dove
Store. Subi
lavoratrice
che la sera,
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Agape nel
Rocco Ala
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marito.
Nel 1965
Riesi e fur
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che spesso
decisioni. 1
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e nel canto
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Nel gruppo
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Dopo una breve introduzioi
mi
all’Evangelo e alla figuri
Gesù così come ci viene ¡®
sentala in Giovanni si è!|
profondità comunitariamel
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rati i primi incontri del Crii
con i suoi discepoli. Alci
preghiere hanno accomi
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cerca biblica. E la prima voi
che cattolici e valdesi di Si
Germano si incontrano pi
pregare insieme in occasii
della settimana per l’uniti^
un fatto importante, ed è lui
lo che tutti i convenuti nei
biano tratto una buona ià
pressione e un arricchimei
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CUNEO — La settimi
di preghiera per l’unitài
cristiani va prendendo pie^
nella Provincia Granda e qif
st’anno gli incontri ecumei
sono stati parecchi, nelle di*
cesi cattoiiche di Mondoli
Cuneo, Alba e Saluzzo. Sis*
no avute delle concelebrai)
ni ecumeniche nelle diveri
cattedrali, a cui hanno paf^
cipato gli evangelici delle®
verse zone, e incontri cot
pochi rappresentanti della 0
munità ebraica. A SaluzZ*
oltre alla liturgia ecumeni^
si è celebrato anche il ctif
dei vespri con padre VasiD
scu della Chiesa ortodossa!)
mena di Torino e ha aviri
luogo una tavola rotori®
sull’argomento dei matrim®)
interconfessionali con il P*
store valdese Bruno Rosta#'
e don G. Grietti.
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Da Agape al Servizio cristiano di Riesi
Long Alabiso
TULLIO VINAV
HO 85 anni, poca salute e
non mi sento adatto a
scrivere un articolo adeguato
alla personalità di Ines Long
Alabiso, che ci ha lasciati.
Scrivo perciò alcune righe
schematiche, lasciando alle
tantissime persone che l’hanno conosciuta e stimata di
riempirle con i loro ricordi
personali. Ines venne ad
Agape nel 1948 dall’Uruguay, dove suo padre era pastore. Subito emerse come
lavoratrice instancabile. Anche la sera, quando dopo una
giornata di fatica gli altri
passavano la serata insieme,
riprendendosi, Ines portava
con sé il lavoro. Ritornò ad
Agape nel ’60. Vi conobbe
Rocco Alabiso del gruppo
residente, che divenne suo
marito.
Nel 1965 i due vennero a
Riesi e furono membri del
gruppo residente. Anche al
«Servizio cristiano» era persona instancabile. Alle assemblee la sua era una parola
che spesso determinava le
decisioni. Il suo lavoro era
principalmente nella musica
e nel canto alle scuole. Centinaia di suoi allievi ne ricorderanno la professionale capacità e l’amore con cui
svolgeva questo compito.
Nel gruppo residente rimase
fino a quando, nel 1985, un
nuovo gruppo ne continuò il
lavoro. Ma anche in pensione
diede sempre una collaborazione forte e viva alla nuova
gestione, fino all’ultimo. Per
tutti noi, per quanti l’hanno
conosciuta ad Agape e a Riesi, la sua morte è stato un
grandissimo dolore.
Al marito Rocco, ai figli
Gustavo e Marco, alla sorella
Yvonne e al fratello Franco,
come a tutti, vogliamo dire
che Cristo è risuscitato ed ha
promesso di prepararci un
posto presso di lui, per partecipare alla nuova vita che la
sua grazia ci dona.
Per noi tutti Ines è vivente.
Tale la sentiamo e il nostro
sospiro vero è: «Signore, sia
Ines nella tua risurrezione».
Anche noi attendiamo questa
tua chiamata. «Maran-Athà»
il Signore viene!
Una perdita per le chiese del nord-est
Angelo Mario Busetto
testimone della fede
ADAMO DONIMI
All’una e mezza di notte
del 26 dicembre scorso,
dopo alcuni giorni di degenza
in ospedale seguiti da un intervento chirurgico, peraltro riuscito, il fratello Angelo Mario
Busetto ci ha lasciati. La morte è sopraggiunta repentina e
come sempre accade in questi
casi ha lasciato sgomenti e increduli i familiari e gli amici e
i fratelli della comunità valdese di Venezia, anche se una fine così è auspicabile per tutti.
Mario è caduto in piedi come un comandante sul ponte
della sua nave, con il pensiero
rivolto ai suoi uomini, lui già
ufficiale di marina mercantile,
veneziano di razza e amante
della sua straordinaria e unica
città. Mario è caduto da credente impegnato, lucido e presente a se stesso e agli altri in
modo instancabile e pacato insieme. La sua presenza era
una fonte di gioia anche per
quanti lo conoscevano appena
e diffondeva intorno a sé
un’aura di tranquillità e di forza a un tempo.
Nato a Venezia nel 1912,
proveniente dal cattolicesimo,
aveva conosciuto l’Evangelo
nel 1944 tramite la sua compagna diletta e appassionata
Lidia Casonato, e nel 1947
aveva pronunciato la sua professione di fede nella Chiesa
evangelica valdese di palazzo
Cavagnis. Aveva quindi sempre e continuamente ricoperto
funzioni importanti nei vari
consigli di chiesa e nella comunità: diacono, cassiere, anziano, impegnandosi direttamente nella predicazione a
Venezia, Chioggia, Verona e
Treviso e non facendo mai
mancare la sua partecipazione
attiva a tutte le iniziative della
comunità e della Federazione
del Nord-Est.
Dopo il pensionamento, nel
1972 (era stato funzionario
deirinps), si era trasferito con
la famiglia a Treviso nella
bella casa che per oltre 20 anni è stata punto di riferimento
per gli evangelici e per l’evangelizzazione della diaspora di
Venezia e sede continua di
studi biblici con i vari pastori,
di scuola domenicale e di catechismo con la moglie Lidia
e altri fratelli.
Ora una luce si è spenta in
via Gandino a Treviso, una
pagina di vita benedetta dal
Signore si è chiusa, ma essa
risplende nei nostri cuori e ci
sprona ad andare avanti. La
moglie Lidia, il figlio Daniele, la sua sposa, la nipotina, i
parenti tutti non piangono;
non piangiamo, Mario non lo
permette e ci invita a non
mollare e a non disperare nella fede e nell’impegno di vita:
coraggio!
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COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
SESSIONI DI ESAME
Le prossime sessioni di esame avranno luogo:
Sabato 23 aprile, dopo cena, alla Casa valdese di Vallecrosia, nel corso dell’Assemblea Upl;
Sabato 28 maggio, a Ecumene (Velletri) dopo cena, nel corso della
Consultazione metodista;
Domenica 21 agosto, ore 9, alla Casa valdese di Torre Pellice, nella
giornata di apertura del Sinodo.
Per eventuali informazioni rivolgersi al pastore Bruno Costabel, viale Trento 61-65, 47037 Rimini (tei. 0541-51055).
La scomparsa di Ines Long Alabiso
Una vita dedicata
al servizio degli altri
_______DAVIDE L’ABBATE_____
Il 28 gennaio la comunità
valdese di Riesi ha subito
una grave perdita in seguito
alla dipartita della sorella Ines
Long Alabiso. Il tempio era
gremito, nell’ascolto con commossa attenzione della predicazione dell’Evangelo («L’agape non verrà mai meno»).
Nel corso del funerale un
gruppo di ex allievi di Ines ha
suonato il flauto e la corale ha
cantato il salmo 23.
Ines da circa un anno era
sofferente a causa di problemi
cardiopatici e negli ultimi
tempi era stata costretta a una
lunga degenza ospedaliera che
l’aveva duramente provata assieme ai suoi familiari. Non è
semplice cercare di ricordare
con poche parole quello che
ha significato la presenza di
Ines a Riesi. Vent’anni al Servizio cristiano, consacrati alla
testimonianza delTEvangelo,
costituiscono una scelta di vita
sicuramente difficile ma che
Ines ha compiuto, insieme a
suo marito e alla sua famiglia,
nonostante le difficili situazioni che si vivono in una realtà
come quella di Riesi.
L’agape, l’amore per gli altri, hanno costituito la spinta e
la motivazione di una vita
continuamente dedicata al servizio, una vita volta sempre a
donare e mai a ricevere. Volontaria del primo gruppo residente del Servizio cristiano, ai
tempi del past. Tullio Vinay,
Ines Long ha sempre dedicato
parte della sua vita all’insegnamento della musica sia
nelle scuole del Monte degli
Ulivi sia privatamente. Grazie
a lei tantissimi ragazzi hanno
imparato a suonare e si sono
avvicinati alla musica; anche
questo è stato un modo per dare testimonianza dell’Evangelo in un paese in cui si avvertono continui e forti bisogni.
Probabilmente Ines non gradirebbe neanche così tanti apprezzamenti: l’amore che lei
ha dato, lo ha donato senza
nulla pretendere in cambio, a
testimonianza di una scelta interamente vissuta in favore del
prossimo. Dobbiamo quindi
essere riconoscenti per quello
che questa nostra sorella ha
lasciato dietro di sé, proseguendo il nostro cammino desiderosi di potere offrire anche
noi un esempio forte e significativo di vita cristiana. A Rocco, Marco e Gustavo siamo
particolarmente vicini in questo momento di dolore, convinti come siamo della risurrezione in Cristo Gesù.
Il 19 giugno, al centro «Emilio Nitti»
Napoli: in festa
le scuole domenicali
Il Consiglio delle comunità
evangeliche napoletane, avendo constatato un comune
interesse a creare momenti di
aggregazione e animazione
per i bambini, ha indetto una
giornata di festa delle scuole
domenicali. La pastora Amy
Visco, il pastore Paolo Poggioli e la signora Rina Liguori sono stati incaricati di preparare la giornata, il cui tema
sarà «la creazione». La festa,
che si terrà il 19 giugno presso il Centro evangelico «E.
Nitti», dovrebbe prevedere
momenti di animazione, di
gioco, di culto in cui i bambini saranno protagonisti. Ogni
scuola domenicale contribuirà alla preparazione della
giornata con cori, recite e
quanto altro attiene al tema
suggerito.
COMITATO TORINESE
PER LA LAICrrÀ DELLA
SCUOLA
COMITATO NAZIONALE
SCUOLA
E COSTITUZIONE
MOVIMENTO «CARTA’89»
Torino, 18 febbraio
Salone della Fondazione Einaudi (via Principe Amedeo, 34)
FEBBRAIO 1984 - FEBBRAIO 1994
IL NEOCONCORDATO HA 10 ANNI:
UN BILANCIO LAICO
(convegno nazionale)
PROGRAMMA
ore 9
ore 9,45
Relazione introduttiva (Carlo Ottino)
«Concordato e vita italiana». La scuola (Mario A.
Manacorda); La famiglia (Piero Bellini); I beni culturali (Sergio Lariccia)
ore 14,30 «Quanto costa allo Stato il finanziamento della Chiesa» (Marcello Vigli)
ore 15,30 Tavola rotonda «Il Concordato: bilancio e prospettive
di abrogazione». Partecipano Franco Bolgiani, Guido
Tubini, Bianca Guidetti Serra, Aldo Ribet, Gustavo
Zagrebelsky. A seguire: conclusioni di Cesare Pianciola.
Aderiscono fra le altre associazioni: Centro «M. Pannunzio», Cgilscuola Torino, Cidi Torino, circolo Arci-gay «Maurice»Tofino, ist. di
studi storici «G. Salvemini», Comunità cristiane di base Torino, Federazione nazionale insegnanti, Uil-scuola Torino e le riviste «A sinistra», «Confronti», «Ecole», «Ha keillah - bimestrale ebraico torinese», «Laicità»! «L’incontro», «Riforma».
Gli insegnanti sono dispensati dalie lezioni con decreto n. 26838
dei 22/01/1994.
; Per informazioni istituto di studi storici «G. Salvemini» - tei. 011835223 (dal lunedì al venerdì, ore 16-19).
NAPOLI VOMERO — Profonda commozione ha suscitato in
tutta la comunità l’improvvisa e imprevedibile morte di
Giampaolo Nitti, di 34 anni. Lascia la moglie con due bambini, Lorenzo e Francesco, ancora in tenera età. Al funerale, svoltosi nel tempio di via Vaccaro 20, moltissimi fratelli
e sorelle delle chiese evangeliche, insieme al personale
dell’ospedale Villa Betania e a numerosi amici e conoscenti, si sono stretti intorno ai genitori, Sergio e Irma, alla moglie Loredana e ai parenti tutti.
SAN GERMANO — È stato un gennaio denso di appuntamenti quello che abbiamo vissuto. Si è iniziato con due tavole rotonde, la prima sulla cultura e la scolarità (oratori
Franco Calvetti e Giorgio Toum) e la seconda sulle prospettive dell’economia della valle (oratori Erminio Ribet e
Paola Cordiero Data). Lo scopo degli incontri era quello di
approfondire i temi emersi durante analoghe iniziative
svoltesi lo scorso anno: di fronte alla crisi dell’industria, e
la valle vive in massima parte di questa, occorre sviluppare un nuovo tipo di economia più agile, più legata al territorio, più flessibile. E solo delle persone autonome e culturalmente attente possono gestirsi e costruire il proprio futuro senza attendere che siano altri a risolvere i loro problemi. Sullo sfondo di tali provocazioni e di fronte ad alcuni progetti educativi ed economici si è svolto nelle due
serate un interessante dibattito che, siamo certi, non rimarrà confinato entro i ristretti limiti di San Germano ma
riuscirà a interessare anche i responsabili delle comunità
(civili e di fede) della valle.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa riunita domenica 6 febbraio ha proceduto all’elezione dei propri deputati
al Sinodo e alla Conferenza distrettuale; al Sinodo parteciperanno Roberto Prochet e Mirella Argentieri (supplente
Cristina Ricca), mentre per la Conferenza sono stati eletti
Monica Puy, Marinella Lausarot, Sandra Rostan (supplenti Anna Casini e.Loris Tomassini). L’assemblea ha anche approvato il preventivo della chiesa per il 1994 che prevede un impegno verso la cassa centrale di 164 milioni.
ANGROGNA — Da qualche tempo, dopo un lungo periodo
di «crisi demografica», alcune nascite sono tornate ad allietare la nostra comunità. Ma due bambini in una volta
sola, rimangono pur sempre un «bel colpo»! E così siamo
veramente felici di poter dare il benvenuto ai gemellini
Giulia e Matteo Sappè, nati la mattina del 31 gennaio.
Alla mamma Eldina Long, vicepresidente del nostro Concistoro, e al papà Piermario le nostre più care congratulazioni. Che il Signore benedica queste vite che sbocciano e
sia accanto ai genitori nell’impegnativo ma bellissimo
compito che li attende.
• Una gran folla di parenti, amici e conoscenti si è ritrovata
al pomeriggio del 31 gennaio nel tempio del capoluogo per
dare nella fede l’estremo saluto ad Attilio Rivoira, improvvisamente deceduto all’età di 82 anni. Siamo vicini,
nella speranza della risurrezione, alla moglie Emilia e ai figli Franco e Wanda.
VILLASECCA — È deceduta all’ospedale di Pomaretto la
sorella Emma Ferrerò vedova Poét, di Pian Faetto,
all’età di 84 anni. Mentre rinnoviamo l’espressione della
nostra simpatia ai figli, ricordiamo il suo sorriso dolce e la
pazienza con cui ha affrontato la malattia che l’ha colpita
in questi lunghi anni.
LUSERNA S. GIOVANNI — Domenica 6 febbraio la corale
ha animato, come ogni prima domenica del mese, il culto.
Nel pomeriggio la corale ha allietato con il canto gli ospiti
dell’Asilo valdese.
MASSELLO — Ha concluso la sua breve ma sofferta esistenza all’età di 30 anni Daniele Breuza di Salza di Pinerolo.
Possa la solidarietà di amici e parenti, ma soprattutto
l’amore del Signore e la sua forza consolare la famiglia
per questo grave lutto. Ci ha lasciato il fratello Emanuele
Micol di 82 anni, colto da improvviso malore sulla soglia
di casa della sua amata Grangiadidiero. Rinnoviamo alla
moglie Antonietta e alla figlia Eliana e a tutta la famiglia
la nostra simpatia.
FERRERÒ — La comunità si rallegra per la nascita di Ivan
Sergio, primogenito di Ezio Rostagno e Ornella Pascal; possa la benedizione del Signore farlo crescere forte e saggio.
• La sera dell’Epifania ha concluso la sua lunga e ricca esistenza Maddalena Ribet ved. Pons, della Baissa di Maniglia. La ricordiamo per il servizio reso a fianco di suo marito Luigi Pons, anziano di chiesa per 50 anni, e per la sua
grande fede.
PINEROLO — Con canti di lode al Signore, letture bibliche e
brevi riflessioni a cura del canonico Gabriele Mercol è iniziato, mercoledì 2 febbraio, nella parrocchia di S. Lazzaro,
rincontro annuale delle chiese sul Centro d’ascolto ecumenico. Erano presenti i rappresentanti della Caritas diocesana, di sei parrocchie cattoliche, della Chiesa valde.se e
con essi sono intervenuti il vescovo, Pietro Giachetti, l’assessore comunale ai problemi della casa, Elvio Rostagno, e
due assistenti sociali. Il pastore Bruno Tron ha presentato
lo statuto del Centro d’ascolto che opera grazie al lavoro
volontario e «ha lo scopo di offrire, senza alcuna discriminazione, consulenza e aiuto a persone bisognose che vivono sul territorio del Comune, avendo come fine non la beneficenza, ma la promozione umana». Tron ha poi parlato
di esperienze e di problemi che si presentano al Centro, soprattutto per quel che riguarda il lavoro e la casa. A proposito del lavoro, l’assessore Rostagno ha parlato dei «corsi
di formazione» che potranno aiutare una parte dei richiedenti a trovare un’occupazione stabile. Molti dei presenti
hanno poi accennato ad altri problemi della città: i malati
(specialmente di Aids), gli anziani, i giovani, i nomadi, gli
extracomunitari; il dibattito avrebbe potuto continuare a
lungo, poi il vescovo Giachetti ha terminato con un momento di preghiera. È questa forse l’unica occasione che
credenti di diverse confessioni hanno per trovarsi insieme
per discutere problemi importanti per la loro città; nel Centro d’ascolto c’è ogni giorno l’impegno di lavorare insieme
per far crescere quelli che vi si rivolgono.
6
PAG. 6 RIFORMA
Della
VENERDÌ 11 FEBBRAIO'
LE «DIECI PAROLE»
DEL DIO LIBERATORE
DANIELE GARRONE
Nella tradizione cristiana il
Decalogo ha assunto la funzione di centro e sommario di
tutta la legge data da Dio a
Israele. Non di rado lo si legge come espressione dei fondamenti di una morale universale. In queste poche righe, proseguendo le riflessioni iniziate sul numero scorso,
vorrei tentare di leggere il
Decalogo sullo sfondo del
suo contesto immediato, il
patto di Esodo 19-24.
un «taglio» e una funzione
del tutto particolari.
Il Sinai
e la legge di Mosè
La particolarità
del Decalogo
Il monte Sinai è il luogo
della rivelazione e della
comunicazione tramite Mosè
di tutta la «legge» divina, dal
Decalogo fino alle ultime prescrizioni dei primi dieci capitoli dei Numeri. Questo grande blocco di comandamenti si
compone, secondo la critica
moderna, di testi e raccolte di
varie epoche. Nella redazione
del Pentateuco sono stati però
tutti collocati «al Sinai», come a significare che ogni norma in Israele deriva dal mo
aglio» e ruolo parti" J. colar! del Decalogo
emergono fin dal prologo:
«Io sono il Signore Iddio che
ti ha fatto uscire dalla terra
d’Egitto, dalla casa di schiavitù» (Esodo 20, 1). Ognuna
delle «dieci parole» va compresa alla luce di questa dichiarazione di Dio. Ciò significa innanzitutto che esse
vanno accolte come leggi date da Dio, di più come leggi
date dal Dio liberatore. C’è
un nesso profondo tra la liberazione di cui Israele è stato
oggetto e le norme fondamentali a cui viene ora sottoposto. Letto a partire dal prologo, il Decalogo non è soltanto una legge dettata
dall’autorità più alta, quella
di Dio, ma una legge rivolta a
uomini resi liberi, in vista del
mantenimento della libertà.
Il Decalogo contiene le
fondamentali richieste di Dio
Allora Iddio pronunziò tutte queste parole, dicendo:
«Io sono VEtemo, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal
paese d’Egitto, dalla casa di servitù.
Non avere altri dii nel mio cospetto.
Non tifare scultura alcuna né immagine alcuna
delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla
terra o nelle acque sotto la terra»
(Esodo 20, 1 -4)
«Non usare il nome dell’Eterno, ch’è l’Iddio tuo,
invano»
(Esodo 20, Va)
«Ricordati del giorno del riposo per santificarlo»
(Esodo 20, 8)
«Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi
giorni siano prolungati sulla terra che l’Eterno,
l’Iddio tuo, ti dà.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non attestare il falso contro il tuo prossimo.
Non concupire la casa del tuo prossimo; non
concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino,
né cosa alcuna che sia del tuo prossimo»
(Esodo 20, 12-17)
mento fondante, la rivelazione
della volontà di Dio. Tutti i
precetti sono concepiti come
esplicitazione dell’unica volontà di Dio: Dio ha stabilito
per Israele non solo gli imperativi fondamentali, ma anche
le norme per il concreto esercizio del diritto.
Il Decalogo si trova così inserito in un ben più ampio
complesso di comandamenti,
e tuttavia si distingue per una
sua particolarità: è un discor.w diretto di Dio, ascoltato da
tutto il popolo. Tutti gli altri
comandamenti sono comunicati a Mosè e da lui trasmessi
al popolo. 11 patto del Sinai
non implica solo il Decalogo,
tutta la legislazione «mosaica» vi è sussunta, ma certo il
Decalogo, posto all’inizio e
udito da tutto il popolo in
modo diretto e immediato, ha
al suo popolo, i principi che
delimitano l’ambito entro il
quale Israele può salvaguardare la libertà ricevuta con
l’esodo e rimanere una comunità i cui membri hanno tutti
uguali libertà, in cui la vita di
ognuno ha lo stesso fondamento e le stesse opportunità
e garanzie'. Il Decalogo non
esaurisce i campi del diritto e
della morale (tant’è vero che
seguono molti altri comandamenti), ma circoscrive per
Israele lo spazio al di là del
quale non si danno più i presupposti per vivere nella libertà e costruire nel diritto e
nella giustizia. Di solito tendiamo a porre in risalto il significato universale del Decalogo (per Israele, per la chiesa, per l’umanità, per gli
adulti e per l’educazione dei
giovani). Questo è giusto, ma
dobbiamo innanzitutto cogliere la portata che il Decalogo voleva avere nel suo
contesto (il patto tra Dio e il
popolo liberato dalla schiavitù) e per i suoi destinatari,
che erano in primo luogo i
maschi adulti, liberi soggetti.
I primi tre comandamenti
riguardano il rapporto con
Dio e intendono evitare che
questo rapporto sia messo in
questione dal comportamento
di Israele. Le trasgressioni
che i primi tre comandamenti
stigmatizzano avrebbero il significato di una rottura con
Dio: respingere il datore della
libertà implicherebbe la perdita della libertà. Questo tema
è sviluppato ampiamente nei
discorsi del Deuteronomio e
nei libri da Giosuè a Re, ispirati ai principi del Deuteronomio, ma compare già nello
stesso testo dell’Esodo: l’adorazione del vitello d’oro
(Esodo 32-34) è un atto di
apostasia dal Signore che
crea una frattura tra il popolo
e Dio che può essere sanata
solo dalla decisione di Dio di
rifare il patto violato.
Riconoscere il Dio
della libertà
Il primo comandamento sottolinea l’esclusività della
relazione con il Dio dell’esodo escludendo ogni tipo di
rapporto con ogni altra divinità. Avere altri dèi «nel cospetto» di Dio significa svilire, anzi negare il rapporto
e.sclusivo, appassionato, coinvolgente ed esigente che Dio
ha voluto istituire con Israele
e di cui la liberazione appena
vissuta e la libertà appena ottenuta sono l’espressione piena. Il divieto di usare immagini ha di mira la pratica diffusa
nell’antico vicino Oriente, di
porre al centro del culto statue
e raffigurazioni della divinità,
non perché si pensasse che la
divinità coincidesse con l’oggetto cultuale ma perché si riteneva che l’immagine garantisse la mediazione della presenza e dell’azione divina,
fosse il tramite oggettivo per
porsi in relazione con essa. Il
Dio della liberazione rifiuta le
immagini perché non si lascia
vincolare a un oggetto ma si
manifesta nella libertà della
sua parola e della sua azione,
si lascia incontrare senza che
però si possa disporre di lui. Il
divieto delle immagini «plastiche» non implica il divieto
di immagini letterarie, di parabole umane per testimoniare
di Dio; al contrario, la sovrabbondanza del linguaggio metaforico nella Bibbia è favorita dal divieto di immagini cultuali. La santità di Dio è
espressa anche dal divieto di
usare il suo nome «invano» o
«con intenti ingannevoli» o
«in modo illecito». Non è
esclusa solo la bestemmia, ma
anche il falso giuramento, le
formule superstiziose, il pronunciarne il nome con malevolenza verso il prossimo o
r abusarne legittimando con la
sua autorità discorsi non corrispondenti alla sua parola, ad
esempio nella falsa profezia.
Il sabato
pratica della libertà
Letto a partire dal prologo,
il comandamento del sabato, invita a «cogliere e a
praticare lo stato di libertà
donato da Dio»^. Questo riferimento è forse più esplicito
in Deut. 5, 15, dove il coman
damento è motivato con l’invito a ricordare la schiavitù
d’Egitto, mentre qui in Esodo
il rimando è al riposo di Dio il
settimo giorno della creazione. Tuttavia anche questo parallelo tra l’attività di Dio e
quella umana ha a che fare
con la libertà: solo lo schiavo
lavora senza posa, imprigionato in un tempo ininterrotto.
La creatura libera può invece
godere la segmentazione del
tempo di lavoro che il creatore ha, per così dire, iscritto nel
suo ordine.
Rispettare la libertà
e il diritto del prossimo
L? invito a onorare il padre e la madre non è un
ammonimento pedagogico rivolto ai bambini perché abbiano il dovuto rispetto
dell’autorità dei genitori. Il
destinatario è anche in questo
caso un adulto. Ciò che si
vuole ottenere è in primo luogo che venga garantito ai genitori, quando sono anziani,
non più in possesso dell’autorevolezza e della capacità di
lavoro di un tempo, tutto ciò
che necessita loro per una vita
serena: alloggio, vitto, ogni
cura, compresa un’onorata sepoltura. La riduzione delle capacità di lavoro e il peso minore nelle decisioni familiari
che inevitabilmente caratterizzano la vita degli anziani non
devono in alcun modo far venire meno la possibilità di una
vita dignitosa, al pari dei
membri più giovani della famiglia. La dignità di uomini e
donne liberi va assicurata fino
alla morte, per ogni israelita.
I quattro divieti che seguono (non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non attestare il falso contro il tuo prossimo) tutelano i
diritti vitali, senza i quali la
libertà è vanificata: il diritto a
non avere troncata la propria
vita, a non essere privati dei
mezzi e dei frutti del proprio
lavoro, a non essere calunniati e a poter contare sempre su
un diritto non inficiato da falsità. Anche l’adulterio rientra
in quest’ottica: la famiglia era
uno dei beni vitali più importanti per l’uomo (l’ottica è
qui «maschile») israelita:
l’adulterio veniva a violare
questo bene, in particolare col
rischio di prole illegittima.
Un attentato al matrimonio
dell’altro è una negazione
della sua libertà di vivere una
vita familiare integra. Il comandamento sulla concupiscenza non ha di mira il piano
psicologico, come se prescrivesse una sorta di controllo
dei sentimenti: «concupire»
significa nel linguaggio biblico più che la semplice invidia
e indica l’atteggiamento di
chi cerca o sfrutta ogni appiglio di per sé non criminale
per mettere mano sui beni altrui o per trarre vantaggio
dalle sue difficoltà: indebitamento e schiavitù per debiti,
ad esempio, furono problemi
assai acuti in varie fasi della
storia di Israele.
Non solo rubando e uccidendo, ma anche sfruttando le
situazioni a proprio vantaggio
e a danno del prossir
può negare la libertà del J
simo.
La libertà dell’esodol
libertà che è tale solo s|
è diffusa, reciproca, «ge
lizzabile», se non è se
un gruppo all’interno de
polo, ma di tutti e di ogn
Tutto l’Israele libero ha(
le dieci parole: con queS
miti, Dio ha inteso
guardare il possesso dell
bertà. Nell’orizzonte di i
ste dieci parole intese
«legge della libertà» si :
vono tutto il diritto
tutta la ricerca di criteri!
da parte di Israele e
chiesa, che intendono vi|
nella quotidianità secon^
volontà di Dio.
(1) Seguo in particolare 11
ressante saggio di F. CriiseiM
Bewahrung der Freiheit,
Monaco, 1983, che pres0
un’avvicente analisi del Del
go dal punto di vista sia soc|
gico sia teologico.
(2) op. cit. p. 58.
Esaltato e santificato
sia il suo Gründe Nome
nel mondo,
che Egli creò secondo la sua volontà.
Faccia giungere il suo Regno
nella vostra vita e ai vostri giorni
e nella vita di tutta la casa d’Israele,
presto e in tempi vicini.
E dite Amen.
Í
il
4
Il suo Nome sia lodato
sempre e per l’eternità eterna!
Lodato e benedetto,
celebrato e esaltato,
innalzato e adorato,
venerato con esultanza
ita il Nome del Santo, benedetto Egli sia,
sebbene è elevato assai
sopra ogni lode e canto, benedizione e inno,
omaggio e consolazione,
che si possa proferire nel mondo.
E dite Amen.
Preghiera ebraica (da; J. Petuchowski, Liturgia del et
re, Ed. Dehoniane, Napoli, 1985, pp 52rS3)
J
1
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In casi
Casali
L’Edito
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ne: le
più a
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Ma
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spessi
mante
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Spedizione in abb. postale/50
In caso di mancato recapito rispedire a:
Casella postale 10066 - Torre Penice
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa
Fondato nel 1848
Il problema casa
L'alloggio c'è per chi lo
compra o per le vacanze
«La casa non è un bene dal quale trarre grandi guadagni;
pur rimanendo un investimento, è soprattutto un diritto. Non
è giusto che famiglie di onesti lavoratori non riescano, pur
rinunciando al superfluo, a pagare un giusto canone per avere un luogo dove abitare e vivere in serenità. Non è giusto
che ci siano ancora case vuote, case inutilizzate. Ognuno deve fare la sua parte facendo vincere la solidarietà sull’egoismo, la disponibilità sul prezzo». Sono alcune frasi tratte da
un appello che l’assessore ai Problemi della casa del Comune di Pinerolo, Elvio Rostagno, ha diffuso in Pinerolo.
Il problema della casa, di una residenza accettabile per tutti, rimane; a oltre un anno dall’entrata in vigore dei «patti in
deroga» si conferma in tutta la sua gravità. Ci sono anche
Comuni, nelle valli, che hanno saputo costruire molte abitazione in edilizia popolare, eppure il disagio è ancora elevato.
Oltre 10.000 seconde case nel Pinerolese e quasi sempre le
disponibilità di alloggi sono esclusivamente per la vendita, e
a prezzi elevatissimi.
Yall
DESI
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 1994 ANNO 130 - N. 6 LIRE 1300
Tenersi informati con la
televisione è indubbiamente un modo rapido e comodo. Si guardano i vari
telegiornali mentre si mangia,
un occhio al televisore e uno
al piatto, una notizia, le immagini, qualche battuta in famiglia. Nel complesso i Tg
sono esaurienti, mentre molte
altre trasmissioni, da Mixer a
Milano, Italia, consentono
spesso un confronto diretto
con le vicende politiche, un’
identificazione con questo o
quell’intervento del pubblico.
Per non parlare degli appassionanti interrogatori del dottor Di Pietro.
Mi pare però che il momento di riflessione e di approfondimento offerto dalla lettura giornaliera di un quotidiano
CONTRO LA MANIPOLAZIONE
NON SOLO TV
MARCO ROSTAN
sia insostituibile. Certo, anche
molti giornalisti hanno il vizio
di non spiegare e preferiscono
dare risalto a un fatto assolutamente secondario purché
«faccia titolo» e dunque incrementi la vendita. Ma nell’insieme delle numerose pagine di un giornale, quando
non ci si limita a guardare i titoli e lo sport, c’è sempre
qualche articolo, qualche intervista, qualche commento
che permettono quell’approfondimento delle idee e
dei contenuti che in televisione viene impedito perché non
fa spettacolo. Si pensi soltanto, in questo periodo elettorale, alla questione dei programmi; in televisione tutti
invocano il confronto sui programmi, ma poiché esporli è
troppo lungo, si finisce inesorabilmente con citare parole
ambigue e dai significati più
diversi: assistenzialismo, liberismo, statalismo, ecc.
Dunque leggiamo anche il
giornale. Lo dico perché ho
constatato che numerose persone, e sempre di più, hanno
smesso di comprarlo. Se non
erro, era Karl Barth che consigliava ai credenti di leggere
il giornale e la Bibbia tutti i
giorni. Certo Barth non aveva
la televisione, ma credo che
il suo consiglio sia pienamente valido anche oggi, in
particolare per dei credenti
evangelici che non accettano
di essere manipolati e, tanto
più in questa difficile fase
che il nostro paese attraversa,
ritengono di dover personalmente esaminare ogni cosa,
con calma e mente aperta,
per ritenere il bene.
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Nel Pinerolese
La neve segue
la tradizione
di febbraio
È ormai quasi una tradizione: le precipitazioni nevose
più abbondanti si fanno attendere fino a febbraio, o addirittura marzo, da diversi
anni. Così è arrivata, per
qualcuno inattesa, una intensa nevicata che però sotto i
900 metri è caduta mista a
pioggia e non ha dunque infastidito più di tanto.
Ma più in alto le precipitazioni sono state notevoli ed
essendo cadute su pendii
spesso privi di un precedente
manto consolidato dal freddo
si è verificato il pericoloso
fenomeno delle slavine. Una
di esse ha isolato per due
giorni l’abitato di Frali, bloccando la circolazione stradale a monte di Ferrerò. Anche
la statale 23 è rimasta per alcune ore chiusa al traffico
all’altezza di Fenestrelle. La
neve, bagnata e dunque pesante, ha poi causato la rottura dei fili della luce in varie
zone provocando episodi di
black-out.
Il massimo della precipitazione si è raggiunto fra venerdì e sabato; il Consiglio
della Comunità montana
Valli Chisone e Germanasca
non ha potuto aver luogo
poiché un numero insufficiente di consiglieri aveva
potuto raggiungere la sede di
Ferosa Argentina: è venuto a
mancare quindi il numero legale.
Legato al maltempo anche
un drammatico incidente che
ha coinvolto due giovani di
Finerolo, Enrico Boiero ed
Enzo Bianchi, che nei pressi
di Riva in uno scontro frontale hanno perso la vita. Fositiva invece la nevicata per
le stazioni invernali; se Frali
ha dovuto in pratica rinunciare al fine settimana, ora ha
davanti ottime prospettive: in
paese il manto nevoso ha superato abbondantemente il
metro, ma in alto ne è caduta
un metro e 80 centimetri.
Un'importante iniziativa del Centro culturale valdese di Torre Pellice
Tornare alla storia per capire se stessi
GIORGIO TOURN
Pensare di organizzare un
corso serale di storia valdese, di 10 lezioni a pagamento, sarebbe stato impensabile pochi anni or sono; il
fatto che l’iniziativa del Centro culturale sia invece stata
accolta con favore lo scorso
autunno da una cinquantina
di persone è indice di un mutamento nella mentalità di
cui occorre tenere conto.
Potrebbe trattarsi di una
semplice nostalgia, di una
moda non molto diversa da
quella che si diffonde nelle
valli, del folclore occitano,
con il ritorno (questo sì incredibile 20 anni fa!) delle
danze tradizionali; potrebbe
essere cioè un superficiale e
passeggero sentimento di
rimpianto per il passato.
Quando si ha paura del futuro, o per lo meno se ne ha timore, si voltano gli occhi al
passato per cercare sicurezze. I vecchi, che non hanno
avvenire, sognano sempre il
passato. Potrebbe trattarsi
però di qualcosa più profondo, di un sentimento più positivo. Studiare la storia non
significa sempre guardare al
passato, significa anche cercare di capire le situazioni di
ieri per affrontare il domani.
Non sono le esperienze dei
padri che insegnano a vivere,
perché le esperienze ognuno
se le deve fare da sé, ma è a
volte utile imparare come i
padri hanno vissuto e come
hanno risolto certi problemi.
Oltre alla nostalgia e all’
esperienza può esserci però
anche un altro motivo per
spingere una persona a interessarsi alla storia della propria comunità: il bisogno di
capire se stesso, la ricerca
della propria identità come si
dice oggi. Cercare di capire
chi siamo, perché abbiamo
certe idee, certe reazioni, certe attese, come ci possiamo
muovere nei nostri progetti.
La testimonianza evangelica
della comunità valdese, ma
anche l’immagine delle no
iM ' é e .
—
Il corteo del XVII Febbraio a Pomaretto
stre valli nel 2000, è responsabilità nostra e dei nostri figli; per poter fare quello che
dobbiamo e vogliamo dobbiamo capire però quali sono
le nostre risorse e i nostri caratteri specifici, chi siamo insomma, e tutto questo è frutto della nostra storia.
Si tratta di rileggerla con i
nostri occhi di gente del XX
secolo, e così abbiamo cercato di farlo nelle sedute del
corso; parlando dell’Europa
in cui si svolgevano le nostre
vicende nel Medio Evo e nel
’500, della Resistenza e di
Agape (già parte della storia!) abbiamo guardato all’
oggi, all’Europa di domani, e
anche alla testimonianza che
diamo oggi come minoranza
protestante; ci siamo interrogati sul problema della fede e
della cultura, del loro nesso:
è necessario per essere «vaidesi» oggi assumere anche il
linguaggio della tradizione o
basta la professione di fede?
che valdese è chi la sua fede
la sente in modo vago e mal
definito?
Tutto questo va ripreso, dibattuto, studiato, rielaborato
(foto Luciano Ribet)
proprio in vista degli impegni che come credenti e come cittadini ci attendono
nell’immediato futuro. Tornare alla storia con attesa e
interesse non è da conservatori reazionari, retrogradi, ma
al contrario da persone attente al domani; non significa
«tornare» indietro ma andare
avanti passando attraverso
l’esperienza della storia vissuta anziché attraverso i discorsi fumosi. Qui sta il cambiamento; diventare se stessi
nella ricerca e nel dialogo
anziché nelle chiacchiere.
In Questo
Numero
Cultura E SOCIETÀ
Sono molti i parametri
in base ai quali si può giudicare la qualità della vita
in una realtà locale? La
cultura fa parte di questi
parametri? I modi, i progetti, gli scopi in base ai
quali si fa e si ^«consuma»
cultura sono stati al centro
di un dibattito recentemente svoltosi a Finerolo.
Fagina II
Mensa SCOLASTICA
Per garantire la prosecuzione del servizio di mensa
scolastica, amministrazione e famiglie di Prarostino
hanno dato vita a una singolare intesa.
Pagina II
I VALDESI DI JAHIER
Chi sono e come vivono
i valdesi delle Valli? Rileggiamo una pagina incisiva e non priva di attualità
che Piero Jahier, lo scrittore conosciuto per «Ragazzo» e «Con me e con gli
alpini» scrisse sulla rivista
«La Voce» nei primi anni
di questo secolo.
Pagine III-IV
XVII FEBBRAIO
I culti, le agapi, le recite
e gli incontri del XVll
Febbraio nelle chiese delle
Valli. Si rinnova, ancora
una volta, la consuetudine
a vivere a livello di massa
la ricorrenza di quel lontano 1848.
Pagina III
Diaconia
L’apertura al territorio e
la vita nelle opere diaconali del I distretto: l'animazione per anziani è un modo per rivalutare la personalità di ognuno; sono importanti poi tutte Te occasioni di incontro con tutti
gli amici vicini e lontani
degli ospiti.
Pagine V-VI-VÌI
8
PAG. Il
SOTTO SEQUESTRO IL DENARO DELL’USURAIO —
Era stato arrestato mesi fa con il commercialista Silvio Mondino con l’accusa di usura; è il prof. Adolfo Priotti di Pinerolo che in rnolti casi si presentava come banchiere. Le indagini su di lui hanno portato alla scoperta di ingenti proprietà in
Italia e all’estero; ottenute grazie al prestito di denaro a tassi
molto elevati? Le indagini proseguono e la magistratura ha
posto sotto sequestro due miliardi su un conto torinese.
DISFUNZIONI NELLE SCUOLE — Le difficoltà che incontra il Comune di Pinerolo per far fronte alle esigenze del
servizio scolastico sono notevoli: «L’entrata in vigore del
blocco delle assunzioni di personale a tempo determinato dice l’assessore aH’Istruzione, Barbero - ha creato situazioni di grave disagio fino alla paralisi di alcuni servizi (bidelli, mense scolastiche); a questo deve aggiungersi il problema degli insufficienti trasferimenti erariali». Per evidenziare le difficoltà che incontra l’amministrazione la giunta ha
scritto a una serie di organismi scolastici, compresi i ministeri dell’Istruzione, della Funzione pubblica e dell’Interno.
I PROGRESSISTI SI PRESENTANO — I progressisti del
Pinerolese, dopo un mese di intenso dibattito e confronto, si
apprestano a presentare i propri candidati e i programmi,’su
cui confrontarsi con i cittadini, nel Collegio di Pinerolo. Sono previste alcune serate pubbliche; il 14 febbraio, ore 21, a
Perosa Argentina, cinema teatro Piemont; il 15 febbraio,
ore 21, a Torre Pellice, cinema Trento; il 18 febbraio, ore
21, a Pinerolo, Auditorium di corso Piave; il 19 febbraio,
ore 16, a Piossasco, chiesa del Carmine, via Roma; il 19
febbraio, ore 21, a Cumiana, Sala incontri della scuola media; il 22 febbraio, ore 21, a Cavour, scuola media. In una
fase successiva verranno organizzati alcuni incontri pubblici, in ciascuna area del Collegio (Pinerolo, vai Chisone, vai
Pellice, Piossasco, Cumiana, Cavour, Villafranca) per affrontare con i cittadini alcuni temi di particolare rilevanza
nazionale e locale quali; Seconda Repubblica e nuovo Stato
sociale. Fisco, Crisi economica e occupazione. Probabile la
candidatura, nel collegio di Pinerolo, del presidente della
Fcei Giorgio Bouchard; per il Senato si fanno i nomi di
Franca Coisson, consigliere provincale, e dello scrittore di
Giaveno Gianni Oliva.
LE FOTO DI OLIVIERO TOSCANI — Presso la Pinacoteca civica di Pinerolo sono in mostra da sabato 5 febbraio fino a martedì 15 febbraio alcune delle foto che Oliviero Toscani ha realizzato per le campagne pubblicitarie della Benetton. Le foto di Toscani, che spesso trattano con estrema
chiarezza i temi sociali, hanno fatto spesso nascere polemiche anche a causa dell’uso che ne è stato fatto. È stato sottolineato però, durante la presentazione della mostra, come
siano da mettere in evidenza anche le valenze artistiche delle foto stesse. La mostra, che è allestita in un’unica sala, si
sviluppa secondo un percorso circolare. Le foto non sono
accompagnate da didascalie ma semplicemente dalla data e
questo è un bene per la corretta lettura della foto stessa.
CORSI DI SCI — La Comunità montana Val Pellice organizza Mche quest’anno dei corsi di sci al Rucas per ragazzi dai
6 ai 14 anni. Il corso inizierà sabato 19 febbraio e comprenderà 12 ore di lezione che verranno impartite da maestri
della scuola di sci della stazione di Bagnolo. Il programma
si articola su tre sabati con permanenza al Rucas per l’intera
giornata, pranzo al sacco, trasporto in pullman con soste a
Toire Pellice, Lusema e Bibiana. La quota di partecipazione è di 1 20.000 lire, comprende tutto ad eccezione di scarponi, sci e racchette noleggiabili al Rucas a 5.000 lire al
giorno. Per ulteriori informazioni o iscrizioni telefonare a
Informagiovani, 0121-900245, entro il 16 febbraio.
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VENERDÌ 11 FEBBRAI(3it,FiMFRr
Una serata di dibattito a Pinerolo
La cultura è centrale
nella vita quotidiana?
DARIO MASSEL
Di fronte alle copiose nevicate si approntano i mezzi per lo sgombero
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FlofI e Piante omantMniafl ^
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Esiste una programmazione culturale per il Pinerolese? E, ancora, è possibile
che essa diventi elemento
centrale nella vita quotidiana,
con la possibilità di richiamare utenza dall’esterno e producendo addirittura posti di
lavoro? Sono questi alcuni interrogativi che si sono colti
durante una serata organizzata dal Pds giovedì 27 gennaio
a Pinerolo. Ad introdurre il
dibattito è stato l’assessore
alla cultura di Pinerolo, Alberto Barbero, ma le relazioni
che hanno poi suscitato il dibattito sono state di Giovanni
Borgarello, educatore culturale, e di Gianni Posano, docente universitario.
Borgarello ha illustrato le
ragioni che hanno portato il
Pds a elaborare un programma di politica culturale per il
Pinerolese; «La cultura è e
deve essere intesa come elemento indicatore della qualità
della vita, ma essa è anche
base dell’identità dei singoli e
della collettività nonché uno
strumento essenziale per la
comprensione dei fatti sociali
e quindi consente la diffusione e il radicamento della dernocrazia e della giustizia sociale. Il compito di una forza
progressista è anche quello di
promuovere uno sviluppo
della cultura, sia nel senso
della fruizione che della produzione, poiché essa, anche
sul piano economico è un fattore di sviluppo ed occupazione». C’è una strategia per
la cultura?
«Ci pare importante puntare più su istituzioni e strutture
permanenti - risponde Borgarello - che su manifestazioni
isolate. Vi sono strutture e
progetti che sono in grado di
portare nel Pinerolese utenze
esterne; il centro di Pra Catinai, i parchi, il Museo della
cavalleria, il progetto sulle
miniere in vai Germanasca, la
storia e la cultura valdese, i
musei. L’importante è riuscire a proporre un’immagine
della nostra zona coma area
che produce cultura e che ne
consente una corretta fruizione». Quale ruolo si può prevedere per gli enti locali?
Non necessariamente di gestione, ma piuttosto di interazione fra pubblico e privato
e di stimolo e proposizione
verso soggetti che operano, o
che lo potrebbero fare, sul
territorio.
In questo senso si è espresso anche Gianni Losano che
ha proposto la creazione di
un’agenzia per la cultura e il
turismo che funga da volano
organizzativo. Ma è comunque molto importante che a
Pinerolo possano insediarsi
corsi universitari di diploma,
di laurea e post laurea in Pubblica amministrazione. Economia aziendale. Commercio
con l’estero; non per fornire a
Pinerolo un eventuale «fiore
aU’occhiello», ma per fornire
effettivamente alla città un
ruolo a livello universitario
capace anche di attrarre utenze non solo locali.
Il dibattito ha permesso di
evidenziare un certo accordo
sulle proposte, ma senza dimenticare le difficoltà di realizzazione di tali progetti sia a
livello economico che di
coinvolgimento della gente.
Sul treno
Catania-Torino
Sono una mosca che viaggiava sul treno Catania-Torino. Sono capitata in uno
scompartimento dove c’erano
sette giovani che tornavano
da un viaggio in Sicilia organizzato da un gruppo della
Corale di Lusema San Giovanni. Ho pensato che le loro
impressioni sui giorni trascorsi al Sud potessero interessare. Dicevano: «Sono stati veramente gentili il pastore
Trobia, sua moglie e il personale dell’Asilo di Vittoria!
Se penso ai picnic che ci hanno preparato! Alle cene!». «A
me pareva di essere all’asilo
di San Giovanni, in mezzo a
tanti nonni». «E poi è stato
molto bello il pomeriggio trascorso con loro. Hanno perfino fatto una recita, noi abbiamo cantato, loro ci hanno insegnato canzoni siciliane».
«A me sono piaciuti molto la
valle dei templi e il museo archeologico ad Agrigento, anche se pioveva a dirotto!».
«No, a me è piaciuta di più
Siracusa. Quando abbiamo
cantato nella grotta chiamata
“Orecchio di Dionisio’’ e alcuni turisti ci hanno perfino
chie.sto il bis! Dopo però siamo anche andati a visitare il
teatro greco e quello romano!». «Ma vuoi mettere in
confronto la spiaggia di
Adelfia, dove c’è il Centro
giovanile evangelico? Vuol
dire fratellanza, amicizia».
«E Pachino, con l’asilo infantile e la chiesa. Il signor Cor
rado Velia ci ha raccontato
con molto entusiasmo la vita
della loro piccola comunità.
Ha perfino cantato per noi».
«E il Capodanno a Riesi?
anche lì abbiamo cantato con
il piccolo gruppo residente. A
ma è piaciuto molto quando
il pastore Platone ci ha raccontato la storia del Servizio
cristiano di Riesi». «Ricordo
con grande intensità il culto
del 1° gennaio nella piccola
chiesa di Riesi». «Pensa che
bello se potessimo avere delle scuole belle come quelle
che abbiamo visto, luminosissime, in mezzo a 1.700 ulivi!». «Pensavamo di aver
concluso il viaggio, invece
abbiamo ancora partecipato
al culto a Catania e così abbiamo salutato il pastore
Mauro Pons». Ho sentito che
parlavano di aranci, limoni,
sole, caldo, carciofi, mare,
mandorle, dolci... e ho pensato di fare un volo in Sicilia.
Donatella Caffarel
Lusema San Giovanni
Una persona
generosa
L’Associazione commercianti, artigiani ed esercenti
di Torre Pellice ha perso un
amico. Quando l’anno scorso
ci rivolgemmo a Ercole Giordanetti per cercare un aiuto
nel creare la nostra associazione, la sua partecipazione
fu immediata e lui, senza esitazione, ci ascoltò con pazienza, ci aiutò ad appianare
le divergenze di opinioni, ri
Prarostino
Le mense
scolastiche
sopravvivono
Progressisti
Uf
La questione
delle giunte
anomale r
Due sostanzialmente gli
argomenti esaminati dal
Consiglio comunale di Prarostino nella sua ultima seduta, e di un certo interesse per
la popolazione. Anzitutto la
mensa scolastica per le elementari e la materna; il servizio vedrà un’interessante
forma di collaborazione fra
le famiglie e l’amministrazione locale. Il problema era
sorto nel momento in cui per
ragioni di salute la ditta che
si era occupata del servizio si
era trovata nell’impossibilità
di proseguire. Considerando
varie possibilità e tenendo
conto della necessità di garantire un buon servizio offrendo anche alimenti di
buona qualità e freschezza,
un gruppo di genitori propose di occuparsi di questo
servizio. L’impegno è considerevole ma, trovata la
collaborazione deH’amministrazione, i genitori hanno
effettivamente deciso di costituire l’associazione e di
proseguire nell’impresa. In
tempo record sono stati risistemati dei locali adatti a
ospitare le cucine e così il
servizio per le scuole del
Rocco è continuato in questa
positiva collaborazione.
Durante lo stesso Consiglio è stato deciso di intervenire a ricoprire, con un tetto
a quattro falde in legno, il
museo vitivinicolo e la biblioteca; il costo, di 50 milioni, sarà coperto con gli
oneri di urbanizzazione. È
stata anche deliberata l’accensione di un mutuo con la
Cassa depositi e prestiti per
la risistemazione del cimitero.
ome
Mentre il polo progredì^ dell
prende corpo anche nel l Jdla chie
rolese, da parte di alcune ¡chiarita
ze politiche è stata post tali. Bari
questione delle giunte «j i prendei
male» in alcune città, in | iréc; è vt
colare Pinerolo, dove la^ relluto n
stra è divisa ed è in pan fugoso e ;
governo, in parte all’ofi fletto di
zione. La stessa situazii^ 'isvolte,
registra anche in altre i| ;hieggia
comunali (alle Valli è lastro, la
caso di Luserna San Gi(^ a crocci
ni). Rispetto alle pressi irolissa
scadenze elettorali c’è s| »micia c
chi ha chiesto, specie al ¡evera, ir
Pinerolo, un segnale pos^ lentro gl
durante le trattative è senj amente r
to che esponenti della Quq pgi si i
fossero disponibili ma nul tener
trapelato sui tempi e sui mj la corte:
Nel frattempo però il g sguazzare
po Pds di Pinerolo ha chij fccide nel
un tempestivo incontro letame
gli altri gruppi della maa 3°so, di
ranza: «Di fronte alle noi lorda
specie in casa De - ha (|®^
Alberto Barbero, assessoj
Pinerolo - ci siamo chi tronchi; e
quale sia attualmente la cs ! E’acqu;
cazione dei nostri parti celiato
stanno con il Partito popolì“t:ide e ^
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mocratico? Vorremmo polj *1 cielo cl
verificare entro breve. I sdì ^to; sbuc
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Del Turco». settini fi
Ma prevarrà la lealtà di
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grammatico senza intoppi«*!**
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cercò la forma più adatta, e
alla fine ci offrì il suo lavoro
con amicizia e semplicità. Era
una persona che viveva la sua
vita dando agli altri più di
quanto chiedesse per se stesso, partecipava alla vita del
paese senza mettersi in mostra ma fattivamente e Dio
solo sa quanti uomini così
servirebbero oggi!
Come associazione e come
singole persone sentiremo la
sua mancanza. Arrivederci,
Ercole.
molto, moltissimo. La siaP***^“'*?
4^ aranti
Associazione commercianti
Torre Pellice
Livio Tourn
Chi non conosceva Livio,
chi non l’ha incontrato per i
sentieri delle nostre montagne,
chi non gli ha parlato almeno
una volta, non lo so. Di poche
parole, con un carattere gioviale, una disponibilità immensa, con il suo inseparabile
cappellino di tela, le pantofole
basse senza calze, lo si incontrava dappertutto. Livio faceva parte di quel gruppo di persone che per il Cai hanno dato
mazione del Jervis dopo ÌÌ '
cendio lo vede in prima fl ^ ^
nell’opera di ricostruzioniS,h**®**
vecchio Granerò lo vede *1? ^ '"'f u
so e volentieri con l’aniiP.**?^*'
Viale nell’opera di restât *?. ** *
perenne di cui abbisognati! l'
sta struttura. j j*
Caro Livio, era una domai
ca, il 3 ottobre dell’83,| -J?'
andò su al Rifugio GranetOl j
sedemmo sul pietrone di tt
te all’ingresso e discorreil ’ “
mi dicesti: come sarebbe bi i
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so come per dire; ce la fi
mo. Passarono gli anni, il f
gio si ampliò, ci vedem
all’inaugurazione del 29 <
sto ’93: conservo una bi
fotografia tua. Venerdì ini .
na, 28 gennaio, entrammo
sieme all’edicola per com
re il quotidiano: tu al
meriggio, alle 17,30 circa,
contri il tuo destino e terfl
qui la tua nobile vita.
Caro Livio, i «vecchi»
Cai ti ricorderanno con
renne affetto. «
Umbi
per il direttivo!
Torre Pel
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino,
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tel/fax 0121/932166
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Pubblicazione unitaria con Riforma ,
non può essane venduto separatamen*^
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L 1.300
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UN ARTICOLO PUBBLICATO SU «LA VOCE» DEL 10 FEBBRAIO
I VALDESI NELLE VALLI
PIERO JAHIER
omenica: c’è il ronzio
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he nel J Iella chiesa sospeso nell’aria
i alcune ¡chiarita dalle acquate autunata post »ali- Barba Barthélemy viene
;iunte «j i prendermi per condurmi al
ittà, in p »rèe; è vestito a festa, tutto di
love la ) ieUuto nero a righe, il collo
: in pari ugoso e adusto segnato da un
■ all’opp goletto di bucato dalle grandi
iituazioi 'isvolte, sotto le quali ocaltre ri ’hieggia un fiocchetto nero a
dii è nca lastro, la camicia, immacola5an Giota crocchiante d’amido. La
e pross prolissa barba grigia gli indi c’è s »micia di solennità la faccia
eie al Ptì severa, ma io so che il cuore
ale posi! lentro gli canta, sebbene so'C è seni amente nei suoi piccoli occhi
ella Que jrigi si accenda discreta la
i ma nmua tenerezza. Attraversiamo
esuirnla corte: io a salti per non
lerò il ^guazzare con le mie scarpine
3 ha ctólucide nelle pozze graveolenti
contro r* letame, lui, sempre riguarda sasso in sasso per
alle n^on lordarsi gli scarponi unti;
: - ha hà la mano sotto il vasto
assessrf^^^® gravato di fascine e di
mo eccoci all’aperto,
lite la col L’acqua della notte ha canti partf ^hato le peste fitte dei muli,
to porf^^^^^ ^ fonde; la strada, ar[-istian^Eentea di piombaggine sotto
imo pogil cielo chiaro, si popola preive. I sbucano improvvisi, con
lunicat^''®^^ fresche e gravi, dai viotideriscr®^' e dalle siepi laterali; le
alla 1tnJ''®^‘^hine malgrado i loro pas^^settini fitti rimangono addieealtà dii^™’ ^ accurate nei
) l’alleJ^®™ vestiti stinti, colla fronte
sta cuffia nivea tutta
^<StiainÌpi^She finissime (che lavorìo
disDonJ^* ferro caldo stamani all’alba
•oniantì^^ha madia davanti ai vetri
le e della cucina bassa,
egoriaA)^^^^’'® tutti dormivano e solo
grrivaii^ccennava ai primi lucori un
gallo arrochito) con in mano
lil testamento e il libro dei
Î atto ]
ntoppàl
[cantici rilegati in nero e den4tro un fazzoletto di tela, con
j’una ciocca di salvia, di erba
¿amara o un fiore. Gli uomini
¿alti, traversi, colla andatura
1 lunga dei montanari che non
“•flettono mai le ginocchia.
La parole e di atti, ma
dono n vinetto aspro
T Ideile loro colline ventose. Le
r nne- capelli tirati sotto
vede sui cuffietta nera da cui sfugge
qualche ricciolo e qualche
h restrt ribelle, il corpo stretto
^ nelle vesti sguarnite e nude,
sogn subito sotto il pic
. J colo seno, uno scialletto vivaLTJI ™ ce sopra, la gonna lunga e
schioccante.
ne di fta ^ ragazzi già vestiti da uoiscorreffll corpetto attaccato alle
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San Germano. Ingresso del paese e tempio valdese nel 1880
trombe dei calzoni tutti lunghi o stretti fino a mezza
gamba e i grossi calzerotti di
lana filata in casa.
Nel sottoportico all’entrata
del paese le scarpe ferrate
stridono sulla pietra e picchia
il legno dei duri zoccoli; la
scalinata della pieve è deserta
malgrado lo scampanellio affrettato; sul muro due beghine tutte nere che voltano le
spalle alla piazza: ieri erano
qui sulla piazza in fila pel
mercato e dai panieri socchiusi si intravedevano tra i
tovaglioli di bucato i pani di
burro pallido, quasi ceruleo.
Oggi ogni opera tace: solo la
farmacia ha aperto i suoi
sporti pesanti e l’aroma acuto
delle droghe e dei medicinali
si spande intorno per un tratto
di strada.
La chiesa bianca è spoglia
di ogni ornamento; ci sono
dei versetti della Bibbia scritti sulle pareti, delle lettere come in una scuola, ci sono due
file di panche nere, nude; in
fondo il pulpito ed allato un
leggio rustico con aperto il
Libro. La luce entra abbondante dai finestroni alti; a
volte offende la purità dei
muri bianchi di qualche
sprazzo multicolore che viene
dai brutti vetri variopinti della rosa sulla porta.
Entrando nella chiesa la
gente si divide: gli uomini da
una parte, le donne dall’altra;
come nella vita. Prendono posto silenziosi e curvano la testa sulle mani in una muta
preghiera: Vharmonium con
un tenue filo melodico si unisce alla semplice invocazione. Poi il Pastore, solenne
nella sua toga nera, si alza e
afferma «Nôtre aide est au
nom de Dieu» e tutta l’assem
fondevi
00 j Germano. U via Umberto I nel
1902
blea si inchina rispondendo
con questo atto; uno sfogliare
di libri, un accordo. Cantano.
E una melodia grave e lenta
che si svolge uguale, trascinandosi di nota in nota; le voci maschili adombrano di toni
foschi lo slancio di quelle voci delle donne appena avvivate di qualche argentino squillo puerile:
L’Etemel est ma part
mon salut, mon breuvage...
Tacciono: aspettano le parole per la loro settimana di
cammino trito e uguale, con
pii! con meno miserie uguali.
Tutto il culto è in quel libro
aperto: sono storie di principi,
di pastori vissuti in solitudini
grandi di luoghi e di anime,
canzoni di liberazione e grida
di distretta, ammonimenti terribili e conforti dolci come il
fiottare dell’acqua tra le erbe
spesse delle ripe, maledizioni,
ululati e ringhi di vendetta e
di sdegno come quelli del
vento che squassa furibondo
una foresta intera, vastità luminose e terse che aprono il
tesoro dei loro riposi.
Ascoltano, raccolti; accordano semplicemente le loro
anime schiette al ritmo di
quell’arpa infinita.
Oggi il culto si rinnoverà
tra i castagni, in un tempio
che non è fatto d’opera di
mani: una fine polvere d’oro
impalpabile coprirà i tronchi
contorti ed il frascame; c’è
già in terra qualche riccio colla bocca aperta; bisogna badare a sedersi; le scopiglie
bianche e lilla vestono il prato raso: il cielo inarca sull’assemblea la sua cupola d’aria.
Stamani non sono potuti
venire: il fanciullo che, sbucato da un folto colle sue pecore, appoggiò la bocca violacea di mirtine ad una polla
viva e avvertì appena di lassù
10 scampanio fievole della
sua parrocchia lontana; la
massaia che rimase custode
del fuoco per la famiglia numerosa: empì una pentola capace di grosse patate saporose, celò in un piccolo tegame rumoroso un brincello di
carne e mezzogiorno la sorprese indugiando sulla soglia
a chiamare a raccolta i polli;
11 minatore che, quando la
grande campana chiamava
con la voce più alta, emerse
dalla galleria tutto nero e lucido di grafite come un mostro e, nudato il torso vigoroso, ritornò uomo alla luce col
sapone, la terra e l’acqua del
ruscello.
11 Pastore benedirà il suo
gregge; s’inerpicheranno alle
case buie, per le strade faticose, sotto le stelle, con un cuore nuovo.
Un paese aspro e severo il
loro: tre vallate strette, solcate profondamente da torrenti impetuosi che rodono i
fianchi dei monti incomben
ti; una terra sorrisa al basso di
SEGUE A PAQINA IV
I PROGRAMMI DELLE CHIESE VALDESI PER IL XVII FEBBRAIO
ADORNO Al FALÒ
Come sempre le comunità delle Valli organizzano per il 16 e il 17 febbraio una serie di
incontri comunitari, momenti di culto, canti,
recite. La colletta della giornata sarà dedicata alle chiese del Rio de la Piata.
L’accensione dei falò avverrà, di norma,
alle 20; in caso contrario abbiamo indicato
l’ora di accensione.
ANGROGNA — Alle 9, dal capoluogo e
dal Serre, partenza dei cortei che si uniranno
al Vengìe al canto del «Giuro di Sibaud».
Alle 10 il culto nel tempio del capoluogo
con la partecipazione della corale.
Alle 12,30 agape comunitaria; (prenotazione presso gli anziani con un anticipo di
10.000 lire). Nel pomeriggio sono previsti alcuni interventi fra cui quello di Andrea Ribet, responsabile del Centro servizi della nostra chiesa che parlerà sul significato delle
opere.
Falò tradizionali: Odin e Prassuit.
BOBBIO PELLICE — Mercoledì 16, alle 19,15, prima dei falò, vi sarà una fiaccolata dalla piazza a Sibaud.
Il 17, alle 10,30, nel tempio, culto con S.
Cena; predicazione del prof Daniele Garrone, della Facoltà valdese di teologia.
Alle 12,30 agape comunitaria (prenotazioni presso la tabaccheria Pontet, fino al 13, e
il pastore); a seguire incontro con il prof.
Garrone.
Alle 21, nella sala, la filodrammatica presenterà una commedia brillante e due scenette.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il gruppo cadetti organizza una fiaccolata con partenza dal piazzale del tempio alle 19,15 e
con prosecuzione alla volta del falò degli
Stallé.
Il culto, con partecipazione dei ragazzi delle scuole domenicali e della corale, prevede
un messaggio di due invitati delle chiese vaidesi del Rio de la Piata.
Alle 12,30 l’agape fraterna alla sala Albarin (prenotazioni presso l’Asilo valdese e
l’edicola Malanot).
Alle 20,45 serata organizzata da un gruppo
di giovani.
MASSELLO — Il culto sarà alle 11 al
Reynaud e sarà presiduto da Flavio Micol.
FERRERÒ - MANIGLIA — Il culto
sarà alle 10,30 a Perrero.
Alle 12,30 pranzo comunitario (prenotazioni entro il 13 febbraio). Ospiti della giornata saranno Lucetta Geymonat e Marco
Bellion, del comitato del Collegio valdese di
Torre Pellice.
PINEROLO — Il culto, alle 10, prevede
la partecipazione della corale e la celebrazione della Cena del Signore.
Alle 19,30 cena comunitaria; ospite sarà il
pastore Giorgio Toum che interverrà sul tema «Essere valdesi oggi alle Valli».
POMARETTO — Alle 8,30 partiranno i
cortei da Pomaretto, Eicolo grando, e da Inverso Pinasca, Fleccia, con le rispettive bande musicali.
Alle 10 culto nel tempio, presieduto da
Giorgio Tourn e con partecipazione della corale.
L’agape comunitaria alle 12,30 nella sede
della Pro Loco di Inverso Pinasca (prenotazioni, entro il 12 febbraio, presso Ugo Beux
e Daniela Bert di Pomaretto, Elio Giaiero di
Porosa e panetteria Rochon di Inverso).
Nel pomeriggio inaugurazione di una sala,
presso l’ex convitto, dedicata ad ospitare i
modellini raffiguranti i vecchi mestieri delle
valli costruiti da Carlo Ferrerò.
Alle 20,30 il gruppo teatro presenterà lo
spettacolo «Tredici a tavola»; la serata sarà
replicata il 19 febbraio.
FRALI — Mercoledì 16, ore 19,30 accensione dei falò.
Alle 9,30, corteo dalla piazza del paese.
Alle 10,30 ci sarà il culto, con partecipazione della corale, presieduto da John Bremner.
Alle 12,30 l’agape fraterna (prenotazioni
entro il 13 febbraio) a cui seguirà una proiezione di diapositive sul Madagascar curata
dall’ospite della giornata, Dario Tron.
La sera, dopo cena, i ragazzi del catechismo presenteranno alcune recite brillanti.
PRAMOLLO — Mercoledì 16, alle 21,
dopo i falò, incontro comunitario preso la sala del presbiterio.
Il 17 culto alle 10.
Alle 12, presso la sala attività, agape comunitaria; (prenotazioni presso Elvina Peyronel, tei. 582946, oppure Rina Ferrerò, tei.
582951).
Alle 20,30 la filodrammatica presenterà la
commedia «Cerco mio sosia, anche usato».
PRAROSTINO — Il 15 febbraio la comunità incontrerà nel tempio il moderatore
Gianni Rostan.
La sera del 16 fiaccolata dal falò del Roc a
quello di San Bartolomeo.
Giovedì 17 culto alle 10 con Santa Cena e
partecipazione della corale.
Il pranzo sarà presso la sala del teatro;
(prenotazioni presso il pastore).
RORÀ — Mercoledì 16, serata introno al
falò col moderatore Gianni Rostan.
Il 17 culto alle 10, con S. Cena e partecipazione della corale.
L’agape comunitaria sarà alle 12,30 (prenotazioni presso Luciana Morel entro il 14
febbraio) e, a seguire. Bruna Peyrot parlerà
su «Le donne nella storia valdese».
SAN GERMANO — Alle 19,45 del 16,
fiaccolata dall’Asilo dei Vecchi al campo
sportivo al Risagliardo.
Giovedì 17, alle 10,30, culto con la partecipazione del moderatore Gianni Rostan.
Alle 12,30 pranzo comunitario (prenotazione preso la farmacia Tron o la salumeria
Bounous). Al termine incontro col moderatore sul suo primo anno di esperienza nell’incarico.
SAN SECONDO — Il culto, alle 10, vedrà la predicazione di Sauro Gottardi, la partecipazione della corale e la celebrazione della Cena del Signore.
Alle 12,30 agape comunitaria nella sala;
(prenotazioni presso gli anziani).
Alle 15 Sauro Gottardi parlerà del suo libro «L’Evangelo fra le frontiere» sulle comunità evangeliche di Fiume e Abbazia.
TORRE PELLICE — Mercoledì 16 incontro al falò dei Coppieri.
Il 17, culto alle 10 nel tempio del centro.
Alle 12,30 l’agape comunitaria alla Foresteria; (prenotazioni presso la Foresteria in
orario 10-11,30 e 15-17, esclusa la domenica
ed entro mercoledì 16, oppure presso gli anziani all’uscita dal culto).
Alle 20,45 la filodrammatica dei Coppieri
presenterà lo spettacolo «Il cavaliere senza
armatura», tre atti di Vittorio Calvino. La recita sarà replicata sabato 19, alle 20,45, sempre nel tempio.
VILLAR PELLICE — Mercoledì 16, ore
20,30, accensione dei falò. Incontro comunitario al ponte delle Ruine.
Alle 10 del 17, culto seguito da recite e
canti dei ragazzi della scuola domenicale.
Agape comunitaria alle 12,30 (prenotazione presso panetteria Gönnet, Le boulanger.
Cooperativa Vemet, negozio Marletto, anziani entro il 15 febbraio). Ospite della giornata
sarà il preside del Collegio valdese. Elio Canale.
VILLAR PEROSA — Il culto, alle 10,
con Santa Cena, vedrà la predicazione di Ermanno Genre, professore alla Facoltà valdese di teologia di Roma; parteciperà la corale.
Alle 12,30 agape comunitaria presso l’albergo di Villar. Prenotazioni presso il pastore.
Alle 20,30, nella sala del tempio, il gruppo
teatro presenterà la commedia «Due donne,
un ladro e una cassaforte» e due farse dal titolo «Il gioco è fatto» e «Un caffè assassino»; partecipa alla serata la banda musicale
di Inverso Pinasca.
VILLASECCA — Ai Chiotti è prevista, il
16, una serata fraterna.
Alle 10 del 17 il culto con Cena del Signore, sarà presieduto dal pastore Renato Coìsson.
L’agape fraterna sarà alla sala dei Chiotti
(prenotazioni presso gli anziani).
La filodrammatica presenterà come di consueto incontri post XVII Febbraio, il 26 febbraio alle 20,30, il 27 alle 14,30, il 5 marzo,
alle 20,30.
Le fascine In attesa dell’accensione
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥ìlli Aàldesi
VENERDÌ 11 FEBBRAIO«
VENE
VALDESI NELLE VALLI
CONTINUA DA PAGINA I
prati irrigui, di frutteti dai meli ricurvi sotto il carico dei
frutti odorosi, vigilata da una
folta corona di castagni, ma
più in alto magra, avida e pietrosa, con alcuni grami campicelli in pendio che si vestono
appena dei fiori violacei della
patata e nutrono scarsamente
il granetto saraceno dalle spighe avare; terra che chiede
più che non renda e concede
solo quello che vuole; le alte
erbe ondanti docili alla frullana corrusca e la forza viva
delle sue acque.
Terra ingrata quindi a questa gente che pure l’ama, come si ama la terra del rifugio.
Poiché sbanditi da ogni paese
sotto la procella delle persecuzioni, qui i Padri testimoniarono della fede sostenendo
una lotta diseguale per secoli
e attraverso i secoli di qui migrarono, ripassando il giogo
delle Alpi o spingendosi fin
nell’estrema punta d’Italia,
stretti nei loro nuclei familiari
come le genti primitive, confortati dell’insegnamento e
dell’esempio dei loro Barbi,
sacerdozio uscito dal loro seno e partecipe di tutta la loro
vita. Fu una storia gloriosa la
loro, ma per l’Italia bisognò
scoprirla, quando già mezza
Europa ne parlava.
Un ufficiale sabaudo cogli
spallini della retorica ben lustri e la durlindana dell’avito
Piemonte addormentata nel
fodero, andò a fare penitenza
delle colpe dei padri verso i
Valdesi; si confessò a Pinerolo e si comunicò a Pra del
Torno; ne aveva da confessare
una bella filza di peccati dei
Savoia verso i loro «ottimi
sudditi»!
Già la pace era stata segnata
coll’Editto di emancipazione
del Re Carlo Alberto; i Valdesi avevano perdonato senz’
ombra di pensiero di ritorno;
accolsero quindi il messaggero a braccia aperte; gli aprirono le porte del cuore e quelle
dei loro templi candidi e nudi,
odorati di miseria e di stantio
sotto le travature di legno, lo
guidarono attraverso i passi
ardui, per le strade scavate
dalla furia delle acque, al luoghi memorandi, gli additarono
le loro scuole, le loro parrocchie, quel piccolo mondo risorgente all’ombra delle candide ali della pace; erano cristiani: ben si addiceva loro il
perdono; ecco il giorno della
remissione: l’Italia muoveva
loro incontro nella persona di
quel giornalista ed un piccolo
pugno di superstiti senza patria, figgeva gli occhi nel viso
della madre ignota.
Il De Amicis scrisse dunque
un capitolo nel suo «Alle porte d’Italia» sui Valdesi - brillante e superficiale, - ma appagò tanto i suoi nuovi amici
che dipoi non ci fu quasi libro
valdese che non ne portasse
trascritto un brano in corpo od
in prefazione, col suo bravo
ritornello: Onore ai Valdesi
dunque!.
Ma era tardi. Molto prima
dell’Italia cattolica erano venute loro incontro, la Svizzera
e l’Inghilterra con meno parole calorose forse, ma con più
solidi aiuti. La Svizzera li
aveva accolti, consigliati e
protetti nel loro passato terribile; l’eresia di Pietro Valdo
trapiantata nelle Alpi Cozie vi
si era rassodata ed estesa grazie all’impulso energico che
veniva da Ginevra; Calvino
trattenuto oltralpe al suo posto
di combattimento, aveva mandato suoi delegati nelle Valli e
richiamava a Ginevra i migliori fino all’estrema punta
della Calabria per gli studi
teologici; la liturgia calvinista
era penetrata nelle Valli: i pochi inni corali belli del culto
Valdese rivelano subito la loro parentela spirituale colla
Riforma Calvinista e sono comuni alle Chiese Riformate di
Francia.
L’Inghilterra poi, tanto tenera per l’evangelizzazione
degli italiani, largheggiava di
capitali, di aiuti e di propositi
di espansione.
Erano stanchi ormai: una
razza dissanguata dalle persecuzioni; la rassegnazione e la
speranza si coloravano delle
loro luci più seduttrici dopo
tanto anfanare di ribellioni;
periti i migliori nella lotta;
quanta progenie di traditori e
di apostati rimasta a cogliere
in pace i frutti della pace nelle
case ricostruite!
Quegli inglesi furono così
generosi! Insegnarono loro a
leggere, a fare le case, le
scuole, tutto. Erano, in fondo,
dei poveri montanari, pastori
e contadini, cui aveva balenato una grande luce e l’avevano inseguita per la terra
dell’esilio col cuore fermo e
vi invita a prendere il thè secondo la moda scozzese nel
suo angolo prediletto ove ci
sono dei libri in varie lingue,
allineati sulla tavola, dei passi
biblici illustrati da stampe a
colori, dei ninnoli provenienti
da lontani bazar di beneficenza; non si parla che delle
Unioni delle Giovani Cristiane e l’ombra del generale
Beckwith in costume ottocento che sorveglia dalla parete,
sorride di compiacenza.
Non l’avreste riconosciuta
la padrona di casa ieri sera
quando rincasò in zoccoli, incespicando nei passi del sentiero, curva sotto una gerla
colma di mele e sostò sbuffando e appoggiò al muro della corte il corpo rotto dalla fatica. C’è oggi in molte famiglie valdesi questa vita mista
di occupazioni agricole e di
abitudini borghesi con uno
zinzino di aspirazioni intellettuali. La stampa e la Riforma
sono sorelle; la lettura della
Bibbia nei culti familiari, è
San Germano. Una veduta del paese dall’Inverso all’inizio dei ’900
lo spirito chiuso. Crebbero,
progredirono; malgrado la loro nessuna attitudine per l’industria, alcuni coll’onestà e
colla parsimonia arricchirono
nelle industrie, altri vendettero le terre avute dagli avi: si
lasciarono levar di sotto, per
una miseria, quelle poche industrie estrattive dai tedeschi
avventatisi sul paese ricco
d’acque, migrarono nelle città
popolose e i corridoi delle
università sonarono del loro
passo pesante; alcuni giunsero
all’agiatezza per alleanze matrimoniali con fanciulle svizzere 0 inglesi: ci fu un momento in cui un Pastore valdese poteva aspirare alla mano
delle ereditiere. Ebbero casa
aperta in Inghilterra, in Svizzera, in Germania e si videro
trascinare la loro musoneria
pei salotti e battere la grancassa al passato: quelle biondine
ci stavano.
Tornarono nelle Valli coll’
harmonium e col thè delle
cinque. Cominciò poi la moda
delle nurses valdesi nelle case
signorili: queste ragazze tarchiate, rotte alla fatica, silenziose e fedeli, che non facevano all’amore. Partivano con
poca biancheria in un baule, la
Bibbia e i Cantici, accompagnate da molte preghiere e
tornavano d’oltremare con
tutto il loro guadagno gelosamente messo da parte, qualche libro, qualche fotografia e
gli spogli della padrona; avevano appena sfiorato la vita
dei grandi centri. Salite gli
scalini consunti di una di
quelle vecchie case valdesi
tutta nera meno una grande
striscia d’oro: una parete di
pannocchie di granturco, tesa
sulla veranda di legno; l’uscio
è aperto sulla cucina spaziosa;
camminate con riguardo sul
pavimento di legno, c’è stato
passato il ranno caldo stamani; e non badate a quella pentola che sfrigola sul potager di
ghisa; ecco la padrona di casa,
rimasta zitella, malgrado tanto
lavoro e tanta saggezza, vi
viene incontro un po’ goffa,
ma in abiti cittadini, (addio
candida cuffia di un tempo!) e
una antica abitudine valdese e
alla dimestichezza coll’alfabeto li hanno abituati, d’altronde, anche le loro scuole quartierali fondate sulla conoscenza delle lettere e dei suoni
unicamente; hanno consacrato
maestri ed hanno sussidiato
tutti quelli che fossero capaci
di insegnare semplicemente a
leggere nella lunga stagione
invernale; così l’analfabetismo è scomparso dalle Valli.
Ma accanto alla emigrazione temporanea e parziale di
nurses, di serve e di operai ve
n’è una ben più importante.
Si tratta della popolazione
agricola, che è il nerbo del
piccolo popolo valdese. La
terra non basta alla onesta
prolificità dei contadini in un
paese che non ha ricchezze di
prodotti; essi sono incapaci di
industrializzare quella poca
produzione che hanno e lanciarla sul mercato delle menzogne commerciali; hanno
una vera vocazione per le nobili arti dell’agricoltura che li
rende diffidenti e nemici del
lavoro nelle fabbriche sotto il
polso ferreo dei padroni tedeschi. Non rimane che partire;
i padri hanno loro suggellato
nel sangue questa sete di nuove sedi; l’America, l’Africa;
dovunque, questo piccolo
Israele pare destinato come il
suo grande fratello a errare
senza posa.
E qui soprattutto si palesa la
manchevolezza di quella borghesia dirigente che si è elevata sulla popolazione rurale e
si è sparsa in buona parte per
l’Italia; essa costituisce la
classe sociale più alta tra i
Valdesi ed anche la meno
simpatica; non c’è qualche segno di tradimento in questa
classe che è giunta alle lauree,
alla placida vita di consumo
degli stipendiati e non ha avuto né abbastanza intelligenza
per comprendere che l’avvenire di Valdesi, se un avvenire
poteva esserci per loro, era lì
nelle valli, né abbastanza
energia per impadronirsi dei
mezzi di produzione, di quelle
poche forze naturali, e sfruttarle in solidarietà col suo po
polo informandole a quegli
ideali che pure potrebbero
avere così larga e bella efficacia sociale? Meno collette e
meno inglesi e un più alto
senso civile! Invece, nel loro
unico collegio elettorale non
hanno saputo che eleggere e
mantenere un ricco signore,
ignaro delle questioni vitali
che travagliano il suo paese, il
quale non ha portato al Parlamento italiano neppure l’eco
di quella tendenza spirituale
che è la caratteristica dei Vaidesi. Ahimè che non c’è peggior comodone del villano arricchito!
Intanto l’industrialismo ha
invaso le valli; dove le acque
chiare cantavano tra i sassi del
greto sono state derivate le
fiumane fonde, e il fragore del
ritrecine ha stupito i salci rossicci delle ripe; la popolazione
cattolica maschile e femminile valida al lavoro, è stata ingoiata dagli opifici stridenti e
cogli avveniticci e forestieri
richiamati dalla possibilità di
lavoro ha portato la prostituzione e l’alcoolismo.
La fisionomia sociale delle
valli è in pochi anni profondamente mutata, rendendo
più evidente il contrasto col
vivere patriarcale del buon
tempo antico; non pochi Vaidesi sono rimasti presi nell’ingranaggio brutale e hanno trascurato i campi, attirati da
quella superstizione economica della gente di campagna
per cui il denaro è il solo segno del valore.
Il clericalismo che ha sempre visto con occhio torvo
quelle poche valli franche del
suo giogo, ha steso le sue
ugne rapaci e si è insinuato
coi capitali nelle terre Valdesi; l’emigrazione gli ha dato
buon gioco; anche la solidarietà spirituale tra la classe
rurale e la borghesia Valdese
si è venuta affievolendo; i pastori, che vengono a fare gli
studi a Firenze, hanno più il
carattere di funzionari che di
consiglieri, i matrimonii misti spesseggiano. Ma dal
buon ceppo antico sono scoppiate nuove gemme e nuovi
virgulti schietti. Dai vertici
delle Alpi che si immergono
nel cielo inviolato alle pampas sterminate, alle rive vergini dei fiumi gonfi dell’Uruguay! Il passo è stato arduo e
duro, ma salutare. Le incertezze, le difficoltà, i pericoli
dei luoghi ignoti coi loro pericoli misteriosi e terribili li
hanno di nuovo stretti gli uni
agli altri come nel passato.
Quale forza questo isolamento in un paese sconosciuto, sotto un cielo nuovo! Le
loro anime sono tornate alla
freschezza dei tempi andati:
hanno gettato i ponti, costruito i ranchos e poi le case di
materiali, le scuole e le chiese, insieme sempre. La fede è
tornata semplice e pura nei
cuori dei loro pastori che avevano letto Bauer e Delitzsch.
La colonia si è estesa, ha
prosperato: il paese non pone
argine alla prolificità; erano
800 nel 1869, sono oltre 7000
oggi e accennano ad estendersi e ad aumentare. Hanno voluto che la loro chiesa fosse
considerata per circoscrizione
ecclesiastica come un distretto
della Chiesa Valdese; nel paese dove il cozzo delle razze
diverse e degli interessi agita
tante discordie civili e tante
guerre intestine, sono stati un
esempio mirabile di fraternità
e di operosa concordia: anche
le autorità del luogo si sono
mosse ad aiutarli in ricompensa delle non poche opere di
pubblica utilità condotte a termine dalla loro spinta vigorosa e ne hanno dato segno facendo rilevare a proprie spese
i piani topografici degli stabilimenti valdesi nell’Uruguay
Piero Jahier (Genova 1884-Firenze 1966) è il più i
tante scrittore valdese. Studiò teologia ma interrup
studi per lavorare in ferrovia. Fu collaboratore della
ce» di Prezzolini, di «Lacerba» e di «Riviera ligure». P
cipò come ufficiale degli alpini alla prima guerra moni
e diresse il giornale delle trincee «L’àstico»; dopo la gt
fpndò e diresse «Il nuovo contadino» un periodico desti
ai reduci delle povere famiglie di agricoltori. Con C. Bi
S. Slapater, C. Michelstaedter, S. Stuparich, Jahier p
nel dibattitto letterario della «Voce» l’esigenza della ri
sione sul tema etico e religioso. i
Tra i suoi romanzi ricordiamo Risultanze in merito'
vita e al carattere di Gino Bianchi {1910), Ragazzo (1!
Con me e con gli alpini (1919). Emarginato dal fascii
sviluppò un’intensa attività di traduttore dal francei
dall’inglese. Scrisse numerose poesie raccolte nel voli
Poesie (1965). La critica recente ha messo in rilievo if
lismo espressionistico della sua prosa. 4
Di Piero Jahier, scrittore valdese, ha scritto Giorgio I
chard in / valdesi e l’Italia (Claudiana, Torino, 1988):.
giro di un pastore battista di stirpe valdese morto perché
capace di reggere la morale vittoriana, Piero Jahier ceré
placare nella laicità fiorentina il suo tormento «calvinis
ma resterà «valdese» per tutta la vita»; è valdese il suo
glidr libro, Ragazzo, lo è quando va a visitare Chanfe
nel quarto centenario delTadesiohe alla Riforma, lo è ah
(in negativo) quando cerca invano di mitizzare i combat
ti di una guerra in cui ha creduto («Con me e con gli a
ni») ma, paradossalmente, proprio il moralismo protesa
gli impedisce di vedere che il suo interventismo demo«
co è sbagliato e che, dopo la guerra, la sua idealizzata
dei contadini avrà un terribile sapore antisocialista. i
Chi non ha letto, con una stretta al cuore, le sue pa^
bellissime sul padre suicida, sulla fatica di orfano po'
nell affrontare il mondo (che è «aperto tutti i giorni, e
solo la domenica come una chiesa protestante»), sulle i
passate nel «paese delle vacanze» (San Germano Chis
dove il popolo comincia a staccarsi dalla chiesa, ma è
ra ben vivo il ricordo delle «nonne calviniste con ca
lisci spartiti sulla fronte», dei pastori in toga che fac
calare sull’assemblea genuflessa l’invocazione sicura:
tre aide est au nom de l’Eternel».
Piero Jahier è lo specchio del popolo valdese in q
secolo; la piccola San Marino che ha perso la speran.
conquistare l’Italia e prova la tentazione di abbatte,
frontiere e lasciarsi assorbire: Jahier opporrà solo una i
sa elastica a Paul Clodel che cerca di condurlo al catto
simo; resterà per tutta la vita una sorta di «libero cristi!
ma sceglierà per il suo funerale il villaggio della sua i
zia.
In realtà questo Piero Jahier siamo noi, intellettuali v.
si del Novecento: uomini della tradizione più che della
ranza, uomini della trascendenza più che della croce,.
della libertà più che dell’elezione; anche se per avven!
una volontà imperscrutabile non ha ancora «rimosso da
il nostro candeliere» (Apocalisse 2, 5).
per l’Esposizione di Milano.
Quale fortuna per il nostro
paese se queste colonie di
gente che sa fare da sé, dedotte e guidate con tanto criterio
e con tanta abnegazione si
fossero indirizzate all’Italia
incolta e ignorata! Non avevano neanche bisogno i Valdesi
che si insegnasse loro la via
dell’Italia Meridionale. Nelle
valli invece è rimasto il clericalismo. A quel nucleo dottrinale immutato nelle confessioni di fede è venuto meno il
consentimento delle coscienze, la adesione profonda degli
spiriti, la mèsse delle opere di
sacrificio.
I valdesi non si sono rinnovati: anche le monete spirituali più preziose si logorano
e si deprezzano coll’uso; quel
movimento di affrancazione
spirituale che li affermò come
popolo, concluse anche il ciclo della loro vita superiore.
Quell’amore disinteressato
per le cose dello spirito che è
uno dei frutti più puri della religiosità si è urtato con delle
intelligenze tarde e chiuse; sono rimasti una collettività storica interessante, non un focolare di vita spirituale ardente
in mezzo alla beffarda incredulità di questi tempi. Nel
conflitto tumultuoso di aspirazioni, di negazioni e di speranze che è la vicenda tormentosa dell’animo moderno,
non hanno portato nessuna parola.
Hanno terrore degli ardi
menti delle anime dubbi
che cercano la loro via al
verso il fuoco. Si contenti
di rimasticare il passato, i8
tre è posta la scure alla rai
degli alberi. Hanno fatto g(
dei loro avvenire accettai
la missione di evangelici
l’Italia in corrispettivoj
molti aiuti stranieri. PerddI
moli in grazia della sanità!
rale delle loro famiglie I
forse sono gettati i semi Í
riscossa. Non è il loro sinoi
questa mascherata autunsi
di uomini vestiti di nero,*!
rappresenta le loro enei|
migliori.
Questa gente semplice ej
ra mantiene altissimo il »
timento della famiglia foirf
sulla piena corrispondena
sentimenti tra genitori edj
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follia del sacrificio. Le p
sono un po’ anguste, lo s,
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cielo senza fine entrerà
con tutte le sue ombre, «
tutte le sue luci.
«Gitta il tuo pane sopw
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tempo appresso». ¡
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Informazione sanitaria a cura (Jell'OspeiJale vaMese di Torre Pellice
Mal di schiena^ meglio prevenire che curare
MAURIZIO GARRONE*
L? attività lavorativa e
quella scolastica spesso
ci impongono il mantenimento più o meno protratto di
posizioni che possono creare
le premesse per una sofferenza del sistema osseo e muscolo-legamentoso.
Prima di suggerire qualche
pratico consiglio da adattare
a situazioni di frequente riscontro nella vita di tutti i
giorni, ci sembra importante
definire brevemente il concetto di «postura» e il ruolo
della colonna vertebrale. Generalmente per postura si
possono intendere gli atteggiamenti e le relazioni che si
stabiliscono fra i vari segmenti del corpo (testa, tronco, arti) inseriti nello spazio e
che ogni individuo assume in
modo personale; le posture
sono pertanto infinite e variano con rapidità soggettiva nel
tempo. Infatti, eccezion fatta
per il sonno, difficilmente
durante la vita quotidiana una
postura viene mantenuta a
lungo, soprattutto se richiede
uno sforzo muscolare.
La colonna vertebrale è
chiamata spesso a sopportare
il peso e le variazioni di queste posture, causando non solo dolore momentaneo ma
anche predisponendo il sistema osteoarticolare a danni
futuri. La colonna vertebrale
consta di una serie di ossa (le
vertebre) sovrapposte, mobili, tenute insieme da un completo apparato muscolo-legamentoso: interposti fra loro
vi sono i dischi invertebrati,
che funzionano come ammortizzatori. I dischi sono
molto sensibili alle variazioni
di carico che devono sopportare e corrono il rischio di
alterarsi e deformarsi. Le
normali curve che caratterizzano la colonna vertebrale
(due curve a concavità posteriore dette lordosi cervicale e
lombare, una a concavità anteriore detta cifosi dorsale),
in seguito a sollecitazioni
sbagliate possono accentuarsi
o diminuire, causando così il
presupposto meccanico dell’artrosi (fig. 1).
Una buona prevenzione
consiste dunque nel controllo
del peso corporeo, nell’attività fisica e nell’evitare il
prolungato mantenimento di
posture di particolare impegno. Come si può vedere la
pressione sui dischi varia in
funzione delle posizioni, dei
movimenti e dei carichi. Ecco alcuni consigli:
- Nell’alzare un peso non
curvare la schiena né alzarsi
di scatto ma mantenere la
schiena diritta, leggermente
inclinata in avanti, piegandosi sulle ginocchia, con l’oggetto vicino al corpo; nel sollevarlo estendere le anche, le
ginocchia e la schiena.
- Nel trasportare un peso
tenere le braccia tese distribuendo il carico su entrambe
le braccia; in caso di oggetti
particolarmente pesanti usare
cinghie, funi o aste {fig. 2).
- Per spingere un oggetto
pesante non curvare la schiena indietro o in avanti fig. 3).
- Nello spostare o sollevare oggetti evitare torsioni del
tronco.
- Per eseguire lavori o movimenti a terra, mettersi in
ginocchio o piegare le gambe
(ad esempio per rimboccare
le coperte).
- Usare attrezzi con manici
sufficientemente lunghi per
evitare di curvare la schiena:
se bisogna chinarsi, spostarsi
in avanti senza curvare la
schiena.
- Usare piani di lavoro
all’altezza giusta: se sono
troppo alti, è utile un rialzo
sotto i piedi fig. 4).
- Usare sedie regolabili con
un buon appoggio in regione
lombare e con l’appoggio delle coscie orizzontale fig. 5).
- Lavorando in piedi, divaricare gli arti inferiori per
avere un miglior equilibrio e
appoggiare un piede su uno
sgabellino per decontrarre la
schiena (fig. 6).
*Medico fisiatra
La festa dì Natale al Rifugio Carlo Alberto di Luserna San Giovanni
Gli ospiti e il personale del Rifugio
Inseriti nella comunità
Mantenendo fede agli scopi
per cui fu fondato, il Rifugio
Re Carlo Alberto di Luserna
San Giovanni continua ad accogliere i disabili dando a tutti
accoglienza e aiuto. I posti disponibili sono tutti occupati
da ospiti di ambo i sessi e di
varia età tra cui una centenaria. La vita è scandita da orari
precisi, ma non per questo è
monotona: varie attività di
animazione, visite di gruppi
della Valle, giornate di festa
portano nell’Istituto una nota
di novità e di gioia. Per Natale
due momenti particolari hanno allietato gli ospiti: il 18 dicembre quasi tutti i residenti e
un gran numero di amici hanno goduto dello spettacolo di
un abilissimo prestigiatore e
Il Natale al Rifugio Carlo Alberto
hanno ascoltato gli inni tipici
di un gruppo di fratelli evangelici africani di Torino. Inoltre una mostra di lavori prodotti dagli ospiti stessi ha interessato i visitatori.
Un secondo pomeriggio di
svago è stato offerto il 21 dicembre da un gmppo stmmentale di Torre Pellice che ha
suonato musiche popolari incoraggiando le danze. (Vedere
foto). Accanto a questi aspetti
della vita del Rifugio, vi è anche lo sforzo costante di migliorarne la struttura. Così sono iniziati i lavori di ritinteggiatura del nuovo padiglione
e, grazie agli Amici del Rifugio, i saloni da pranzo sono
stati dotati di nuovi tendoni
antifuoco. Inoltre l’entrata in
funzione del nuovo generatore
permette ora di non temere
più la mancanza di erogazione
dell’energia elettrica dovuta a
forti nevicate o ad altri eventi.
Due generosi doni hanno permesso l’acquisto di un essicatore per la lavanderia e di un
compressore ad aria per le pulizie dei macchinari. Circondati da tanta generosità e dal
sostegno di tanti amici possiamo continuare con fiducia 11
lavoro sapendo che anche per
i progetti futuri, che non mancano, potremo contare sull’
impegno di sorelle e fratelli
non solo italiani.
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^ Pro Ospedale valdese
di Torre Pellice
Doni pervenuti tramite
associazione «Amici
deli’Ospedaie vaidese di
Torre Peiiice»
Pervenuti dal 1° ottobre
al 31 dicembre 1993
E 10.000: Arlette Ricca, Torre Pellice.
E 25.000: Edmea Paschetto, Torre
Pellice, in mem. del marito.
E 30.000: Margherita Benecchio, Luserna S. Giovanni.
E 40.000: Dora Stampili, Basilea.
E 50.000: Past. Severino Zotta, Genova; Giuseppe Fornero, Bibiana; Michelina Moriondo, Pomaretto; Marco
Piccotto, Torino; Evelina Barale, Pinasca; Lidia Morel, Torre Peiiice; Itaio e
Alina Dema, Torre Pellice; Giuseppe
Fenoglio, Bibiana; Pierina Solavaggione, Luserna S. Giovanni; Ulrico
Scroppo, Torre Peiiice, in mem. prof.
Filippo Scroppo; dr. Enrica Borgo,
Torre Pellice e Pino Mura, Torre Pollice, in mem. Anna Siccardi ved. Garden; June Goff Taylor, Torre Pellice,
in mem. Olga Cornelio.
E 60.000; Fam. Forneris, Priotto, Puy,
^ mem. Anna Siccardi ved. Cardon.
E 75.000; Giovanna e Pino Mura, Torre Peiiice, in mem. Giovanni Goss.
E 100.000; Renato e Elena Toscano,
Torre Pellice; Enrico Gay, Luserna S.
Giovanni; Pierina Solavaggione, Lucerna S. Giovanni; Mario Prone, Macello; Nora Balmas Boccassini, Pine
rolo; Flavio Sartirana, Torre Pellice;
Davide e Rosina Janavei, Torre Pellice; Riccardo Pautasso, Luserna S.
Giovanni; Germana e Ferruccio Rivoir, Luserna S. Giovanni; Angela
Zuccati, Pinerolo; Giovanni Giraudo,
Bibiana; Bruno dalla, Luserna S. Giovanni; Samy e Nelly Berlin, Angrogna;
Martina Goletti, Luserna S. Giovanni;
Marcella Jourdan, Torre Pellice, in
mem. marito Enrico Jourdan; Ines
Forneron Rostagno, Pinerolo, in mem.
dei genitori; Yvonne Sappé, Torre
Peiiice, in mem. marito Carlo Vergnano; Giorgio e Luciana Mathieu, None,
in mem. rag. Aldo Vola; dr. prof. Roberto Eynard, Torre Pellice, in mem.
Nora Costabel; Emilio Roman, Luserna S. Giovanni; Yvonne Rostan, Torre
Pellice, in mem. Anna Siccardi ved.
Cardon, fam. Salvai, Pinerolo, in
mem. Ada zaro, Cantalupa.
£ 115.00&; Condomini e inquilini «Viale Mazzini 1», Torre Pellice, in mem.
Marcellina Abele.
£ 147.000; Gruppo «Dorotea Vinçon»,
Perouse.
£ 150.000: Aline Giordan, Torre Pellice; condomini e inquilini «Viale XXV
aprile 6», Torre Pellice; Pietro e Lidia
Malano, Luserna S. Giovanni.
£ 200.000; Paolo Marangoni, Torre
Pellice; dr. Giuseppe Andreis, Cascine Vica; Odette Balmas Eynard, Luserna S. Giovanni; Alma Tourn, Luserna S. Giovanni; coniugi Manassero, Pinerolo; Delfina Besson Bellion,
Torre Pellice, in mem. della mamma;
Marisa, Gabriella, Alberto, Pinerolo, ricordando «zia Dia».
£ 250.000; Giuseppe Cannariato, Luserna S. Giovanni.
£ 251.000; gruppo «Dorotea Vinçon»,
Perouse.
£ 300.000: Rosemma Lorenzino, Luserna S. Giovanni; Davide, Lidia,
Giorgio Pontet, Bobbio Peiiice; Lidia
Sappé e figli, Angrogna, in mem. Predino Sappé.
£ 400.000; Piera e Paolo Antonietti,
Torre Pellice, ricordando Ester.
£ 500.000; Eglantine Martinat, Luserna S. Giovanni, in ricordo del marito
Emanueie; Ada Bertalot, Luserna S.
Giovanni, in mem. dei genitori; N.N. 6
dicembre, ricordando una persona cara; Giovanna Borgogna, Abbadia Alpina; ia famiglia. Torre Pellice, in mem.
geom. Marco Pontet; Sylvia Cornelio,
Torre Pellice, in mem. Olga Cornelio.
£ 525.000: Dipendenti comunali Torre
Peiiice, in mem. geom. Marco Pontet.
£ 545.000: Personale docente e non
docente liceo scientifico Curie, Pinerolo, in mem. geom. Marco Pontet.
£ 1.000.000; Fam. Vianello, Filila,
Sandretti e Ruffino, Luserna S. Giovanni; Franca e Marco Eynard, Torre
Pellice, ricordando papà, mamma.
Dante e Ezio e Romana; R. S., 8 dicembre, Luserna S. Giovanni; F. e M.,
Pinerolo; Elda Zaro, Cantalupa, in
mem. Ada Zaro.
£ 1.041721: Gruppo «Amici di S. Giovanni», Luserna S. Giovanni, in mem.
Ettore Roman.
Totale £17.164.721.
All’Ospedale sono in corso i lavori per
l’allestimento del reparto di fisioterapia. Siamo certi che amici e benefat
tori vorranno - come sempre hanno
fatto - aiutarci a sostenere validamente l’opera.
Per eventuali offerte: - ns. cc. n.
25733 presso Cariplo - Torre Pellice;
-ccpn. 18777102;
- direttamente alla cassiera dell’assocciazione, Elda Lageard, via ex Internati 6, 10066 Torre Pellice, tei.
0121-91660.
Doni pervenuti tramite Ciov
Pervenuti da settembre
a dicembre 1993
£ 50.000: Vilma Ricca e figli, in mem.
Sergio Long.
£ 60.000: Violetta Malan, Guido e
Amalia Rivoir, Albertengo-Ravera, in
mem. vicina di casa Miralda Durand
Vittone.
£ 100.000: fam. Besson, in mem. Enrico Besson; i genitori e il fratello Ezio,
in mem. Sergio Long; Evelina Albarin.
£ 105.000: i colleghi di Gigi, in mem.
Enrico Besson.
£ 110.000: Elda Zaro, in mem. Ada
Zaro.
£ 150.000: Giovanni Ghigo, in mem.
Giuseppe Ghigo.
£ 200.000: Chiesa valdese di Pramollo, bazar 1993.
£ 216.000: Elda Zaro, in mem. Ada
Zaro.
£ 220.000: Elda Zaro, in mem. Ada
Zaro.
£ 260.000: Marina Giachero, in mem.
Bartolomeo Giachero. '
£ 280.000: i colleghi della figlia, in
mem. Maddalena Rolfo.
£ 300.000: Maria Rossetto.
£ 450.000: Assistente sociale Skf.
£ 500.000: Carlo Padrone.
£ 530.000; Adrienne Bertalot, in mem.
Mélanie Rierreffitte.
£ 800.000: Agnese Bossa, in mem.
Chiaffreda Borda Bossana.
^ Rifugio
Re Carlo Alberto
Doni pervenuti nei mesi
di settembre e ottobre 1993
£ 50.000: dott. Danilo Mourglia; sig.ra
Bice Bertarione, Ivrea; C. R., Ivrea;
Luca e Renzo Marangoni, Ivrea, dott.
Danilo Mourglia.
£ 100.000: Emilia e Silvio Tron (Varese), in memoria dei genitori.
£ 150.000: Zarabino-Bono, Cigliano
(Ve), in memoria Rosanna Fossato;
Unione femminile di Sanremo (Im).
£ 200.000: Flora Pons, in memoria dei
suoi cari; Odette Eynard, Luserna S.
Giovanni, in memoria del marito Predino Balmas.
£ 300.000; Delfina Martinat, in memoria del marito Silvio; M. L. Vay, Torino.
£ 1.000.000: Salmo 55, 23, in memoria dei miei cari.
$ 1.300: M.me Carmen Costabel, in
memoria Alberto Costabel.
Doni pervenuti nei mesi
di novembre-dicembre 1993
£ 25.000: Valerio Catalin; Nelly Zecchin, Venezia
£ 50.000: Emilio Pittavino, Torino;
Nidya Long Marey, Roma; Eunice Biglione. Chiavar! (Ge).
12
PAG, VI
E Eco Delle ¥vlli Aàldiesi
VENERDÌ 11 FEBBRAIO I99, VENEF
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Diaconia
Intervista alla direttrice della Casa delle diaconesse di Torre Pellice, Arlette Ricca
Siamo una piccola casa dove è possibile
vivere un'atmosfera di tipo familiare
ADRIANO LONGO
Una delle caratteristiche
interessanti legata al rilancio dei nostri istituti per
anziani effettuato negli ultimi
20 anni è la volontà di aprirsi
all’esterno. Un soffio di aria
fresca che fa bene all’interno,
ma anche un portare fuori e
far conoscere aspettative,
gioie, ansie di chi ha dovuto
decidere di proseguire la propria vita in una dimensione
comunitaria.
Anche la Casa delle diaconesse, che è una fra le piccole
case di accoglienza per anziani, sta sperimentando questa apertura. Il suo comitato
ha accettato di ospitare all’interno della casa un corso regionale organizzato dall’Ussl
43, per cui una trentina di futuri operatori al servizio
dell’anziano sono presenti
ogni settimana, mentre sono
una ventina i docenti che si
alternano nella presentazione
dei vari temi.
Come hanno reagito gli
ospiti a questa simpatica invasione? «Bene - risponde
Arlette Ricca, responsabile
dal 1992 della conduzione
della casa - gli ospiti hanno
concesso volentieri l’uso del
salone e ora guardano con
interesse e con fiducia a que
sta nuova generazione di
operatori che si impegna seriamente per la propria preparazione».
- Quali altre iniziative avete intrapreso per facilitare
questo interscambio con
l’esterno?
«Durante l’anno appena
trascorso si è fatto il possibile per allargare il numero
degli amici della casa e il risultato è decisamente interessante. Molti si sono offerti
di intrattenere gli ospiti, di
organizzare mostre o iniziative per le quali la gente viene a trovarci. Anzi, sta emergendo un’esigenza alla quale
contiamo di poter dare una
risposta anche tramite la
collaborazione di questi amici: pensiamo cioè di ospitare
degli anziani della zona durante la giornata. Stiamo
quindi pensando di proporre
delle attività di animazione;
abbiamo già due macchine
per maglieria con le quali
iniziare.
Con queste prime proposte
contiamo di poter partire non
appena verranno resi liberi
gli spazi occupati attualmente
dai corsisti. Comunque è da
tempo che puntiamo alla possibilità di rendere più gradevole il soggiorno degli ospiti;
attualmente ogni ospite ha la
Arlette Ricca, la direttrice deiia Casa, e suor Ermeilina
Veduta esterna della Casa delle diaconesse di Torre Pellice. La Casa
ospita 24 anziani tra cui due ultracentenarie (foto Aldo Comba)
propria camera, che può personalizzare a suo gusto, utilizzando anche cose di sua
proprietà a cui è più affezionato. In questo modo stiamo
assistendo a una precisa volontà degli stessi ospiti di invitarsi fra loro, per esempio
per il tè. Speriamo quindi di
raggiungere un più giusto
equilibrio nell’utilizzazione
del tempo della giornata che
possa soddisfare le esigenze
differenziate di ciascuno. Ancora una cosa importante:
abbiamo da pochi giorni ricevuto l’offerta di un volontariato quanto mai apprezzato
dal personale e dagli ospiti:
si tratta di una infermiera che
ci dedicherà alcune ore della
sua giornata».
- Quanti sono oggi gli ospiti della Casa?
«La Casa delle diaconesse
ospita oggi 24 persone anziane; è quindi una piccola casa
dove è possibile vivere un’atmosfera di tipo familiare.
Delle tre diaconesse attualmente a Torre Pellice una vive nella Casa e due a pochi
passi da noi, in un alloggio
indipendente».
- Mentre la chiacchierata
prosegue sentiamo qualcuno
che scendendo le scale can
ticchia contento: è suor Ermellina, che sempre fiduciosa
e sorridente fa il suo giro e va
a salutare gli ospiti che non
ha ancora incontrato nella
giornata. A proposito di ospiti, come stanno le ospiti centenarie?
«Bene, ora la signora Susanna ha 101 anni e la signora Rosina ne ha 103; sono
entrambe attive e attente».
- Quali problemi vi danno
dei pensieri per il futuro?
«Abbiamo l’esigenza urgente di rifare l’impianto
elettrico per adeguarlo alle
norme di legge e di sistemare
meglio quello idraulico. Infine dovremmo sostituire T
ascensore che non permette
di utilizzare le carrozzelle.
Sono problemi non piccoli se
pensati in una casa che deve
comunque continuare a funzionare, senza contare i costi
che sono elevatissimi a fronte
di rette che sono fra le più
basse fra le case di riposo.
Certo sarebbe importante che
una qualsiasi comunità si assumesse l’incarico di farci da
madrina. Potremmo co.sì avere un confronto più allargato
e, chissà, anche qualche aiuto sostanzioso per procedere
nelle nostre iniziative».
I*
(Miramonti» è aperta da più di 11 anni '
Una Casa per non iNi<
abbandonare i monti
Sono passati ormai più di
11 anni dall’apertura della
Casa valdese per anziani Miramonti, nata con lo scopo di
offrire ospitalità alle persone
anziane dando la precedenza
a quelle dell’alta vai Pellice
per permettere loro di non doversi allontanare troppo dalla
propria residenza e dal proprio ambiente. Gli ospiti sono
attualmente 25, che è il limite
massimo consentito, e continuano a pervenire domande,
anche locali, che purtroppo
non possono essere soddisfatte per carenza di posti.
Le visite di singoli, gruppi,
associazioni si susseguono
durante tutto l’arco dell’anno
e si intensificano nei periodi
delle festività: esse sono accolte con gioia e riconoscenza dagli ospiti che sono molto
sensibili al fatto che tante
persone dedichino parte del
loro tempo e delle loro attività anche a Miramonti.
Air interno della Casa, attraverso gli anni, si sono poi
consolidate alcune simpatiche
consuetudini. Ogni 2 mesi
circa si festeggiano gli ospiti
che in tale periodo hanno
compiuto o compiono gli anni: completano il pranzo un
dessert un po’ speciale (torta
e spumante), messaggi del
pastore e di ospiti, offerte di
Perch
a suo a,
l’equilil
tori che
fiori ai festeggiati, canti dii|
ni e vecchie canzoni. ,
Alcuni giorni prima di Nj
tale il personale organizza u
pomeriggio di festa che g
ospiti ormai attendono ca
impazienza e di cui già pai^
no molto prima. 11 progratjj
ma comprende la presentaci
ne di scenette dialogate, caij
vari, l’arrivo di Babbo NaW|
con la gerla piena di doni(
per concludere, il tè con il cj
ratteristico ceppo di Natale, •
Ancora una festa il gionl
della Befana: sono gli ospi|
questa volta, che invitano^
personale diventando esi
stessi promotori di giochi (j
cerca di proverbi, traduzioa
di antichi vocaboli in «patui
indovinelli ecc.), cantorii
vecchi inni e canzoni, presen
tatori di monologhi e poeti
imparati a memoria nei lonti
ni tempi della gioventù o a|
presi per l’occasione; sono ai
cora loro che fanno in mo^
che chi di solito non può ni
stare tranquillo abbia due ort
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tato e godendo, comodameli
seduto, di una buona tazza|
tè. Ore serene che avviciiiaij
gli uni agli altri, momejj
gioiosi che dimostrano
malgrado le inevitabili
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nostra si
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tezza, d
inutilità.
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Due ospiti della Casa Miramonti di Villar Pellice
£ 90.000: Sauro Gottardi, Albisola
Sup. (Sv).
E 100.000: Unione femminile valdese
Vallecrosia-Bordighera; Clelia Gaydou; Gemma Trincherà Salvadori, in
memoria di Guido, Laura e Mirella
Trincherà, Porto S. Giorgio (Ap).
£ 200.000: dott. Mario Moretti, Torino.
£ 250.000: Ferruccio e Olga Bragaglia, Padova.
£ 400.000: Vigili del Fuoco (Im).
£ 450.000: Gobello, Perassi e Bessone, Luserna S. Giovanni.
£ 500.000: Società di cucito Chiesa
valdese di Torre Pellice; farmacia Manassero, Torre Pellice; i colleghi di lavoro dell’azienda, in memoria di Fiore
Malan.
£ 3.950.000; Comitato «Amici del Rifugio», Ginevra.
tutti i nostri cari.
£ 169.000: Gaw.
£ 200.000: Ernesto Pons, Prilly (Ch).
£ 250.000: Luigi Poncet; i suoi amici,
in mem. Onorato Giovou.
£ 300.000: Attilio Vecco.
£ 400.000: Bazar di Pramollo 1993.
£ 500.000: llda Long Giordano; i vicini
di casa, amici e parenti, in mem. Riccardo Bounous.
£ 640.000: Roberto Laggiard.
£ 1.000.000: offerta in memoria Pranza Alamiro, Villar Perosa.
£ 2.000.000: Unione femminile valdese Pinerolo.
£ 5.000.000: Elsa Chentre.
Pro «Uliveto»
Situazione al 31 dicembre 1993
Pro Ospedale valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti tramite Ciov
Pervenuti da settembre
a dicembre 1993.
£ 30.000: Pierino, Maria e Gino Peyrot, Pramollo, ricordando i nostri cari.
£ 50.000: Livio Costantino, Inverso Pinasca; Emilio Giustet, Inverso Pinasca.
£ 60.000: Giovanni Damiano, Villar
Perosa.
£ 100.000: Vanda Daviero, Perosa Argentina: Renata Barrai; Nicola Olibano; Iolanda Vinçon; Giovanni Subilia;
Laura Melchioni Galliano; Giovanni
Prin Clari; Elvira Maurtn; Gustavo e
'Ada, Pramollo, in memoria zia Alina e
£ 20.000: N.N.; Almerina ed Emilio
Cristoforo; Daniela Damberto, in memoria di Sergio Azzario; llda Roccione
Stocco.
£ 25.000: Edmea Paschetto.
£ 50.000: Aurora e Bruno Avondetto;
N.N.; Ada Viganò; Enrico Pons; Nadia
e Claudio Maccari Soggetti, in memoria di Sergio Azzario; Louisette Bellora
Bardo; E. P., in memoria della mia cara; Maura Benech Bertone.
£ 70.000: I colleghi di Giovanni, in
memoria di Enrico Besson.
£ 85.000: Scuola domenicale dei Coppieri Chiesa evangelica valdese di
Torre Pellice.
£ 100.000: N.N., in memoria di Roberto Jouvenal; Elsa, Wilma, Eros Giraudo, ricordando Enrico Besson; Nelly e
Lami Bertin; Claudina Godino per la
nascita di Sonia; Orfilia Godino; Maria
Tomiozzo; Marisa Monnet Pontet;
Giulia Bertoli; Nora Balmas Bocassini;
Mirella e Carlo Padrone.
£ 150.000: Famiglia Ughetto.
£ 190.000: I condomini, in memoria di
Sergio Azzario.
£ 200.000: In memoria di Adeie Alfano Durand; Marina Jahier Bertin.
£ 230.000: Unione femminile Pinerolo,
pesca 8-12-1993.
£ 250.000: Chiesa evangelica vaidese
di Como; Miranda Giraud.
£ 300.000: Unione femminile Chiesa
evangelica valdese di San Secondo.
£ 366.000: Concerto prò «Uliveto» del
maestro Luciano Zecca Luserna San
Giovanni.
£ 390.000: Concerto prò «Uliveto» di
Gabi Koller e Walter Gatti Luserna
San Giovanni.
£ 461.000: Erica Zangger.
£ 480.000: Concerto prò «Uliveto» dei
maestro Luciano Zecca San Germano.
£ 500.000: Unione femminile Chiesa
evangelica valdese p.za Cavour Roma; Wil e Joos Janse, in occasione
del matrimonio della figlia Corinna;
Edda Bounous per il quinto anniversario della dipartita di Enzo Rovara; fam.
Buzeiko Bordignon, in occasione del
battesimo del figlio Jan; Ivonne Godino Costantino; Claudia e Sergio Beriachetto.
£ 1.000.000: Salmo 55,23, in ricordo
dei propri cari.
£ 10.000.000: Sinodo chiese evangeliche riformate del Cantone di Soletta.
D.M. 50: Concerto prò «Uliveto» di
Gabi Koller e Walter Gatti Luserna
San Giovanni.
D.M. 500: Marianne Reiser.
D.M. 1.000: Karl Ebert, comunità di
Villingen.
D.M. 1.970: Trombettieri del Baden
Doni vari: ditta Caffarel; sig.ra Uguccioni; Pro Loco di Luserna San Giovanni; Società biblica in Italia; parrocchia francese di Thoune.
Pro Asilo dei Vecchi
di San Germano
Chisone
Fondo di solidarietà
Doni pervenuti
da ottobre a dicembre 1993
£ 10.000: Evelina Balma, Perosa Argentina; Arturo Pons, Perosa Argentina.
£ 20.000: Aldo Avondet, Pinerolo; Renata Girard, S. Germano, in memoria
Oreste Bleynat; Denise Barai, Inverso
Pinasca; Franca Eynard, Torre Pellice, ricordo Eynard Rostagno.
£ 25.000: Doriana, Mario e Franco, S.
Germano, in memoria di Nino e Oreste Bieynat.
£ 40.000: R., S. Germano, in ricordo
del marito; Maria Luisa Mugnaini;
Ester Bleynat Avondet, S. Germano,
in memoria caro marito e suocera.
£ 50.000: Romildo Bertalotto, Perosa
Argentina; Emilio e Emma Bertalot, S.
Germano in occasione 50 anni matrimonio; llda R., S. Germano, i cugini
Ida e Salvatore Frache, Luserna! !
Giovanni, famiglia Costantino, Pined '
lo, in memoria Emanuele CoucouR* '
Clara Comba, S. Germano, in men* |
ria marito Rino Ribet; la moglie e ¡1 '
gli, S. Germano, in memoria Cad '
Obialero ; R., S. Germano, in ricofi J
di papà; Enzo e Alda, S. Germano,* '
memoria cugine Ida e Enrica; N.N* '
Pomaretto; Adolfo e Alma Long,! '
Germano, famiglia Scapin, Pramoi
in memoria dei nostri cari; MargheriI
Grill ved. Griot; Bice Bertarione, Ivr^ |
llda Roccione Stocco, S. German*
un fiore in memoria Sergio Azzai*! '
Elena Obialero e figli, S. Germano,!
memoria Remo Bounous; Irene Avo*
det. Porte; Livietta Long, S. Germai* j
in memoria Olga Long; Irene Gfi’,
Arena;
£ 60.000: Famiglia Chiapusso, !
Germano.
£ 70.000: Léonard Kathrin, Columbi*
£ 150.000: Felice Costabel, Perred
Enzo e Franca Bouchard, S. Germ*
no, ricordando tutti i nostri cari; Und
ne femminile, Sanremo;
£ 70.000: Léonard Kathrin, Columbi*
£ 90.000: Chiesa valdese, PramollO'
£ 100.000: La famiglia Soulier, !
Germano, in occ. matrimonio Mor*|
e Susi; Annalisa Coisson, in mern®"
Ida Coisson Mathieu; Alice Longt'
Germano, con riconoscenza; N.N-,
Piero e Laura leardi, Torino; Vili’’*
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JO 199, venerdì 11 FEBBRAIO 1994
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Diaconia
PAG. VII
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anni ■' Esperienze e riflessioni sulle attività di animazione dell'Asilo di San Germano
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Perché una persona si senta
a suo agio, c’è bisogno dell’equilibrio tra numerosi fattori che riguardano l’essere
umano nella sua totalità. Per
poter sopravvivere, l’essere
umano ha bisogno di mangiare, di coprirsi, di cure se è
malato.
Per vivere nel pieno senso
della parola ci vogliono molte altre cose, come per esempio attività e riposo, spazio,
igiene, un’ordine ehe però lasci spazio a delle libertà, la
possibilità di stare in compagnia, ma anche quella di avere una privacy, un minimo di
sicurezza finanziaria, attenzione e affetto da ricevere e
da dare, un ambiente accogliente; esiste anche il diritto
all’estetica. E si potrebbe
continuare la lista. Se si crea
uno squilibrio tra questi fattori, si crea un disagio.
La persona anziana è il riassunto di una vita vissuta, di
abitudini, dell’educazione ricevuta, della situazione familiare, economica e sociale in
cui si è trovata e si trova, di
esperienze, del tipo di lavori
svolti nella vita. Nella vecchiaia, la persona è arrivata al
momento in cui le funzioni fisiologiche o stagnano o fanno
regressi. Si arriva al momento
in cui la dipendenza dal nostro
corpo si manifesta in molti
modi, diversi che per il passato, più accentuati.
La vita dell’anziano nella
nostra società è condizionata
I dalla sua improduttività, lentezza, debolezza, malattia,
inutilità.
L'ingresso in un istituto
«L’istituzionalizzazione»
può significare la liberazione
da molte preoceupazioni, ma
comporta delle nuove dipendenze. L’istituto può liberare
dalla vita in un mondo ostile
(con la sua fretta, l’architettura inadatta, l’efficienza richiesta), dai problemi quotidiani come cucinare, fare la
spesa ecc., da situazioni familiari difficili, da problemi di
salute. Ma la vita in comunità,
con delle persone sconosciute,
non è senza problemi. Le forze fisiche che si deteriorano
costringono ad essere assistiti
sempre più, il costo dell’assistenza necessaria può creare
delle preoccupazioni. Aumenta la tendenza ad abbandonarsi
alla passività e a delegare tutto ad altri.
Al momento dell’ingresso
in un istituto che cosa si lascia? L’ambiente familiare
(casa, focolare, oggetti, piante, animali); il contatto abituale con le persone e/o la solitudine; preoccupazioni spicciole
quotidiane: spesa, cucina,
pulizia, igiene personale, lavori ancora svolti; preoccupazioni economiche; i propri ritmi quotidiani; una vita sociale: incontri, chiesa, attività
collettive; problemi interpersonali vecchi; l’alimentazione
abituale; servizi conosciuti:
medico, pettinatrice, barbiere,
prete, pastore, ecc.
Che cosa si trova? Un altro
ambiente; molte nuove persone; una quasi totale deresponsabilizzazione nelle preoccupazioni spicciole; preoccupazioni cambiate: ritmi stabiliti
da altri; dipende dall’istituto
(luogo, organizzazione): ci
può essere la possibilità di
continuare, o di avere contatti
sociali nuovi, o di perdere
completamente la vita sociale;
problemi interpersonali nuovi;
cambiamenti più o meno drastici, minore libertà individuale; servizi cambiati o in
parte o in tutto, difficilmente
uguali a quelli precedenti.
Che cosa rimane? La propria personalità, il carattere; i
parenti; alcuni oggetti privati
(vestiti, fotografie, oggettini e
ricordini); i ricordi; i contatti
sociali (almeno in un primo
tempo, anche se forse limitati); lo stato di salute fisica e
mentale (che però può cambiare in meglio o in peggio in
seguito al cambiamento incisivo della ospitalizzazione).
Il ruolo dell'animazione
La persona anziana in un
istituto deve affrontare una
situazione nuova. Ha tempo
in abbondanza a disposizione.
Quasi sempre, la persona è
sola ad affrontare questa
situazione del «passo» (poche
eoppie).
Gli obiettivi dell’animazione potrebbero essere: incoraggiare i resti di iniziativa personale per non adagiarsi e diventare passivi; aiutare a
riempire il tempo sovrabbondante; fare delle proposte per
useire dal tran-tran; ineitare ad
imparare delle cose nuove; dare delle possibilità per giocare, per divertirsi; insegnare
come mantenere una certa
mobilità fisica e mentale; aiutare le relazioni interpersonali.
L'animatore/trice
Chi vuole occuparsi dell’animazione deve avere la capacità di ascoltare, di osservare per conoscere le persone
con cui lavorerà. L’animatore/trice deve sapere incoraggiare le capacità, gli interessi
degli anziani senza però usare costrizione. Il lavoro eon
gli anziani esige molta pazienza e comprensione. È necessario riuscire a creare una
relazione di fidueia (essendo
parteeipe della vita degli anziani), ma e’è bisogno di
mantenere una sana distanza,
di rimanere benevolmente
autorevoli, per non lasciarsi
«comandare» e per tenere in
mano la situazione. Fantasia
e creatività sono importanti.
Indispensabili sono delle capacità manuali, di improvvisazione, e la conoscenza
metodologica necessaria per
il lavoro eon gli anziani.
L’animatore/trice deve essere cosciente che le attività
proposte devono essere adatte
all’utenza: bisogna tener conto delle possibilità reali degli
anziani sapendo che le attività
non devono comportare delle
difficoltà troppo grosse, che
tutto va spiegato bene e in
modo semplice e che bisogna
calcolare la lentezza dei movimenti e delle reazioni e riflessi. Bisogna stare attenti a
possibili pericoli ( perdere l’e
quilibrio, farsi male con uno
strumento nuovo). Tenere
eonto nella progettazione delle attività ehe l’attenzione e la
costanza sono limitate (per
esempio film o diapositive
non devono durare più di
un’ora). È importante per l’attività manuale poter arrivare
alla coneretizzazione in tempo ragionevole (per vedere il
risultato, finire l’oggetto).
L’animatore/trice deve essere
eonvinto/a di quello che fa,
trasmettere serenità e gioia.
Le attività
«Ho dovuto arrivare fino a
85 anni e andare all’Asilo per
avere la possibilità di imparare come si usa un telaio, ...a
dipingere su stoffa, ...a fare
ginnastica.» Per mantenere viva la mente c’è bisogno di
esercitarla. Questo lo si può
fare, imparando a muoversi in
situazioni nuove, imparando
delle cose nuove, aecettando
delle sfide, esercitando la memoria. La vita all’Asilo dà la
possibilità di incontrare e conoscere delle persone nuove
(conferenze, volontari italiani
e stranieri, visite di gruppi o
singoli). Si può leggere o farsi
leggere il giornale o un libro.
Si vedono delle diapositive di
luoghi vicini e lontani, conosciuti e sconosciuti. Nei
laboratori di manualità si imparano delle tecniche nuove.
Con l’offerta del canto, di
giochi di famiglia, di gite o
vacanze al mare, con l’ascolto
di gruppi musicali o un’uscita
per andare a sentire un teatro,
si possono aggiungere delle
esperienze e dei ricordi nuovi
e gradevoli e divertenti.
Non solo la ginnastica settimanale o le passeggiate aiutano a mantenere una certa
mobilità. Anche tutte le altre
attività, soprattutto quelle manuali (incluso rimpastare dei
dolci) sono un esercizio per le
articolazioni. Proponendo delle attività con una meta (il
compito di creare un libro illustrato, fare dei biscotti per
una ricorrenza, ece.) si sollecita l’orgoglio (sono ancora
Un momento dell’attività di animazione dell’Asilo di San Germano
capace), si chiede di avere
una certa perseveranza (bisogna finire, anche se è un lavoro lungo), si dà l’occasione
per un’attesa speranzosa (piacerà agli altri? venderemo tutto al bazar?).
Bisogna trovare degli spazi
e del materiale adatto per le
varie attività. Chi vuole e può
seguire delle attività fuori
dell’istituto va ineoraggiato e
aiutato. Con la proposta di attività differenti tra loro si può
cercare di coinvolgere le persone a diversi livelli. Ci vogliono delle attività individuali e eollettive.
È emerso negli incontri di
aggiornamento per il personale dei nostri istituti (organizzati dal Ddd), e soprattutto nei lavori in gruppo, che
sarebbe molto importante per
tutti avere il tempo necessario per non assistere soltanto
la persona affidataci, ma per
poterla incontrare. Questo
tempo, purtroppo, molto
spesso non c’è. I lavori di
routine e soprattutto tutti i
problemi grandi e piccoli
non prevedibili, ma che arrivano inevitabilmente nella
vita di un istituto, assorbono
le forze e il tempo del personale. La conseguenza è che il
contatto personale con gli
ospiti ne risente.
La figura dell’animatoretrice può aiutare a sanare in
parte questa lacuna, anche se
il momento dell’incontro interpersonale non può essere
delegato al solo ruolo di un
«esperto». Il compito specifico delTanimatore/trice è avere tempo, dedicarsi agli ospiti. Non è sottomesso/a alle
urgenze dell’assistenza, dell’
amministrazione, della direzione.
Il lavoro dell’animazione
non è indispensabile per la sopravvivenza di una persona.
L’animazione però, fatta in
modo ragionato e adatto alle
circostanze, può migliorare la
qualità della vita in istituto.
Il servizio di animazione
nella nostra easa, partito nell’anno ’91, ha coinvolto maggiormente gli ospiti autosufficienti e in modo limitato
gli ospiti non autosufficienti.
Vorremmo per il futuro riuscire a rivolgere la nostra
attenzione, in modo più significativo, verso le persone
che non hanno la possibilità
di partecipare alle varie attività, perché limitate da un
handicap fisico. Evidentemente questo tipo di servizio
richiede un’attenzione più
specifica e un’animazione individualizzata, un impegno
più grande di tempo e di persone coinvolte.
Un ruolo importante è quello del volontario che, senza
una preparazione professionale, può mettere a disposizione
sensibilità, tempo e fantasia.
Infatti, a volte, sono sufficienti una chiacchierata, una passeggiata o la lettura di un libro per fare dell’animazione,
oppure, sotto la guida di una
persona qualificata, è possibile essere inseriti nel programma generale delle attività. Se
quanto esposto in questa relazione vi ha ineuriositi/e e se
avete interesse e tempo per
conoscere da vicino questa
realtà, potete contattare l’Asilo nella persona di Marianna
Hintermuller, responsabile del
servizio di animazione.
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Patrizia e Marco, S. Germano, rie.
grand-papà; Unione femminile. Forano Sabino.
£ 140.000: I vicini di casa, S. Germano, in memoria Ida Durand.
£ 200.000: Gustavo Balmas, S. Germano, in memoria della moglie, di Vittorio e Puluciu; Amalia Baimas Peyla,
S. Germano, in memoria caro marito;
cognate e cognati Bonnin-Bounous,
S. Germano, in memoria di René
Chambon; Pina Sopegno, Pinerolo;
famiglie Arese Collino, rie. Maria e Angelo, Nelda e Mercede; N.N.; Balmas,
Olga Pensato, S. Germano, rie. i miei
cari; Chiesa valdese. Coazze.
£ 250.000: Unione femminile. Pomaretto.
£ 300.000: Savina e Ornella Malan,
Inerte, rie. il caro Renzo; Unione femminile, s. Germano; Associazione
amici Asilo, S. Germano.
Doni ristrutturazione
Doni pervenuti
da ottobre a dicembre 1993
£ 50.000: Renato e Nella Long, S.
Germano, in memoria Sergio Azzario:
Emanuele Comba e famiglia, S. Ger^3no, in memoria Oreste Bleynat;
Boberto e Bruna Rivoiro, Prarostino,
cn fiore in ricordo di Emanuele Garaiol; Flavio Bosia, in mem. di Emanuele Coucourde; Roberto Bleynat, S.
ermano, rie. grand-papà; Enrichetta
Bouchard, S. Germano, in occ. matrimonio Beate e Giorgio Baret; Romina
Long, Pramoilo, rie. Mario, Elisa e
Leontina Magno, barbo Giovanni; Valdo e Franca Menusan, Pramoilo; Edvi
e Diana Jahier, Pinerolo; famiglia
Oscar Barai, Massello; llda Balmas
Peyronel, S. Germano, rie. i miei cari;
Ida e Alfredo Morando, S. Germano,
in mem. di Nino e Oreste Bleynat; Aldo Long e mamma, S. Germano, rie. il
loro caro papà e marito.
£ 60.000: Gli amici di Marco, Pinerolo,
rie. Sergio Azzario.
£ 100.000: Ina Bessone e famiglia, S.
Germano, Tante Celine, Annamaria e
Marina, S. Germano, in mem. Enrica
Jahier; Emilia e Silvio Tron, Varese, in
mem. ioro genitori; i nonni di Arianna
e Maurizio, Cantalupa, Dio è amore;
famiglia Giovanni Bertaiot, S. Germano, in mem. Nino Bleynat; famiglia
Giovanni Bertaiot, S. Germano, Bianca Long, S. Germano, in memoria
Emanuele Coucourde; Unione femminile Chiesa valdese Bordighera-Vallecrosia; famiglia Giovanni Bertaiot, S.
Germano, in mem. Oreste Bleynat; Irma Ribet, Pinerolo, Nida Pons, S.
Germano, rie. persone care; Federico
e Anita Ribet, S. Germano; Rollet,
Pramoilo; Orfilia Godino, Prarostino;
Bruno e Aurora Avondetto, Prarostino,
in mem. dei nostri cari; Gustavo e Gina Bleynat, S. Germano, rie. con affetto il caro papà; N.N., Pinerolo; Del
fina Pascal, Villar Perosa; famiglia
Ugolino Duo, Pinerolo, in mem. Aristide Romano; Guido e Ada Peyronel,
Pramoilo, in mem. Silvio Peyronel; Attilio e Dora Bosio, Pinerolo; Remo e
Anna Long, Pinerolo; Laurentia e Iolanda Forneron, Prarostino, in mem.
Giulia Reynaud; la figlia Denise, Massello, in mem. Maria Meytre Peyran; i
parenti. Massello, in occ. battesimo
Federico Pons.
E 133.000: Provento vendita carta, S.
Germano.
E 150.000: Silvano Bleynat, S. Germano, in mem. del padrino e del nonno; il cognato Piero e sig.ra Marziano,
Francia; i figli, Prarostino, in mem. di
Costantino Nicodemo; i nipoti Ezio,
Marisa, Luigi, Maura e Eric con Ginette, Parigi, rie. Emanuele Coucourde;
Renato Bleynat, S. Germano, rie. il
papà e il fratello.
E 200.000: la moglie e i figli, S. Germano, in mem. di Roberto Richiardone; i coscritti, S. Germano, in mem. di
Claudio Melchiori; Elena Balma Mariotti, Torino; Liliana e Piero Paschetto, Prarostino; Edda Grill, S. Germano, rie. i suoi cari.
E 250.000: Anglesine e Annalisa Coucourde, S. Germano, in memorima loro caro Emanuele (29-4-13/25-9-93);
Unione femminile, S. Secondo, in memoria Alina Menusan Long; L. M., Pinerolo, in mem. di I. A.
E 280.116: A. W. S., Usa.
E 300.000: Chiesa valdese, Pramoilo,
Bazar ’93; Marisa, Gabriella e Alberto,
Pinerolo, in memoria zia Dia.
E 305.000: i compagni di lavoro elettricisti Skf, Villar Perosa, rie. Sergio Azzario.
E 400.000: M. Luisa Pasqualetti e
Giuliana Bologna, Torre Pellice, in
mem. Davide Subiiia.
E 500.000: Emilio e llda Giordano, S.
Germano.
E 600.000: Skf industrie, Torino.
E 614.000: Waldenser Hilfe Bernische
Komitee, Basilea.
E 1.000.000: Italia Sgobba Guagliardo, Milano, in mem. della sorella Antonietta; Enrichetta Clot, Elena e Elsa,
Perrero, in memoria di Albertina Clot;
N.N., Roma; Miette, Inverso Rinasca,
rie. René; N.N., S. Germano; Marella
Agnelli, Torino; Margherita Bechis, Pinerolo.
E 1.097.261 : Huerzeler-Gertsch Ernst,
Wittwill (Ch).
E 3.000.000: Chiesa valdese, S. Germano.
E 3.205.750: Comitato di Zurigo.
E 10.000.000: N.N., Perosa Argentina;
Renata Lanz Jenne, Berna.
10.730.000: Comitato Zurigo.
200 D.M.: N.N.
400 Fr. Sv.: Jean-Francois Rebeaud,
Pailly.
1.000 Fr. Sv.: Violanda Gentili Orlandi, Basilea.
100.000 $: L. E., San Germano.
Queste
tre pagine
sono dedicate ai problemi,
ai progetti e alle speranze di
quanti lavorano quotidianamente negli istituti e nelle
opere valdesi delle valli.
Sono pubblicate tre, quattro volte l’anno e contengono anche - come in questo
numero - l’elenco delle offerte e delle sottoscrizioni,
per doveroso ringraziamento
ai donatori e per la pubblicità dei nostri finanziamenti
alle opere.
Le pagine sono realizzate
in collaborazione con il Dipartimento diaconale del I
distretto e sono coordinate
da Adriano Longo,..; ’
Per suggerimenti' sq.argo-,
menti da tmttare in ^ìuèstfl
pagine i lettori sono prepti
di , rivolgersi a Adriano
go/tel 0121/91801
14
PAG Vili
E Eco Delle Aàlli va ¡.orsi
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 1994
SCI — Solo Lara Peyrot, fra
gli sciatori di Frali impegnati domenica scorsa a Falcade nell’
Agordino, è riuscita ad ottenere
un prestigioso risultato; la giovane sciatrice valligiana, reduce dai
mondiali juniores dove aveva ottenuto il terzo posto in staffetta,
ha ottenuto il successo nella categoria juniores femminile (10
km). Per gli altri pinerolesi solo
piazzamenti: Andrea Roggia, del
Passet, è giunto 41° negli juniores a tecnica classica, Patrick
Peyrot 30° negli aspiranti maschile (7,5 km) ed Elisa Rostan è
giunta 35* fra le aspiranti femminile.
CALCIO — La lunga serie di
imbattibilità del Pinerolo, nel
campionato nazionale dilettanti, è
finita a Colle Val d’Elsa con la
capolista. Per quasi un’ora i biancoblù hanno contenuto la pressione dei padroni di casa grazie
anche alla prodezze del portiere
Mulato. Addirittura II Pinerolo
sfiora la rete con Serra, ma al 59’
la Colligiana va a segno con
Garfagnini. I toscani proseguono
continuano ad attaccare e su
un’azione di Cianetti Mulato atterra in area l’attaccante di casa.
Rigore inevitabile, come l’espulsione dell’estremo difensore, sostituito dallo stopper Salvai in
porta. La rete sancisce il risultato
e la quarta sconfitta per gli uomini di Cavallo. La Colligiana, grazie alla contemporanea della Pro
Vercelli, è sola in testa; il Pinerolo si trova ora al quarto posto in
classifica. Domenica, alle 15, incontro casalingo col Moncalieri.
VOLLEY — Continua il buon
momento del volley pinerolese
che porta al successo, per 3 a 1,
le formazioni di serie B1 e CI.
Nella B1 femminile il Pinerolo,
battendo in trasferta il Cassano e
grazie alle contemporanee sconfitte delle dirette rivali, si isola al
terzo posto. La squadra maschile
ha superato, dopo un inizio difficile, il Crema, surclassandolo
letteralmente nei successivi set.
Anche le ragazze dell’Antares in
C1 hanno vinto per 3 a 1, questa
volta in casa, superando il Cinisello. In classifica le pinerolesi
sono terze, a due punti dalla vetta. Nel campionato provinciale
ragazze il 3S Nova Siria, nella
terza fase del campionato ha battuto il 2D Vanchiglia per 3 a 0
grazie a un’ottima prestazione
globale; la prossima settimana affronterà, per la quarta fase, il
Dim Cafasse. Nel campionato
provinciale femminile, prima
divisione, il 3S Nova Siria è stato
superato per 3 a 0 dal Fargo Express Vaie in trasferta. Nel campionato federale allievi, al limite
dei 14 anni, girone C, il 3S Nova
Siria è andato a vincere a Chieri
per 3 a 0 sul Polimatica.
Torneo amatoriale maschile
Storello
Il 3S Luserna ha superato il
Volley La Torre per 3 a 0. In
classifica il 3S è al comando con
14 punti; seguono II meridiano
12, Chisola 10, Svet, Pinerolo 8,
Bricherasio 6, La Torre 4.
Torneo amatoriale femminile
Baudrino
Nell’ultima serie di incontri il
Porte ha superato il 3S Luserna
per 3 a 0, il Maxisconto Cavour
ha vinto per 3 a 1 sul Villaffanca
e in trasferta per 3 a 2 sul Fabio
MACUMBA
Corso Torino, 151 - Tel. 0121/374115-PINEROLO
Neruda B. In classifica il Cavour
è al comando con 20 punti, seguito da Villafranca e Cercenasco 14, 3S Nova Siria 12, Fabio
Neruda A e Fabio Neruda B 8,
Porte 6, Barge A e Barge B 2.
PALLAMANO — Da venerdì
4 febbraio è arrivato, alla guida
dei ragazzi lusernesi che sono
impegnati nel campionato di serie D, il nuovo allenatore Silvio
Pelissero. È importante per la
crescita tecnica e atletica della
squadra l’apporto dell’esperto
tecnico che porterà indub-biamente un arricchimento per la
maturazione atletica e psicologica dei giovani atleti. Il nuovo allenatore sarà sempre affiancato
da Massimo Goss che non potrà
scendere in campo nella serie D,
ma seguire dalla panchina la
squadra juniores maschile e femminile di serie C.
MINIHANDBALL — Bellissima prova dei ragazzi del 3S
Graphicart che hanno affrontato i
bravi giocatori del Rivoli nel
Trofeo torinese vincendo per 15
a 6; la partita, dopo un inizio incerto si è incamminata, per i lusemesi, verso una chiara e meritata vittoria. Tutti bravi i ragazzi
e le ragazze del 3S; meritevoli di
una segnalazione i giovanissimi
Samuele Revel, Davide Rivoira e
il nuovo portiere Roberto.
BOCCE — D Veloce Club di
Pinerolo è riuscito sabato a imporre lo stop alla capolista Tubosider; il 9 a 7 con cui i pinerolesi
hanno superato gli astigiani non
basta però né a far perdere la testa della classifica agli ospiti, né
al Veloce ad avvicinarsi più di
tanto alla vetta: il Pinerolo resta
terzo in classifica a sei punti dalla vetta. L’altra squadra locale, la
Valpellice, è uscita sconfitta con
onore dalla trasferta di Chiavari,
dove è stata sconfitta per 12 a 4.
La formazione di Torre Pellice
resta così penultima in classifica.
Sabato prossimo il Veloce affronterà in casa il Brb Favria,
mentre la Valpellice sarà ancora i
trasferta, questa volta a Bra.
CORSA CAMPESTRE — Si
è disputata domenica 6 febbraio
sui prati adiacenti il complesso
sportivo Alpi Cozie la quarta e
ultima prova dei campionati pinerolesi di corsa campestre, valida per l’assegnazione del trofeo
Olimpie. Circa 200 atleti in rappresentanza di 12 società si sono
misurati su un percorso reso impegnativo dalla pioggia caduta
nei giorni precedenti. Nella gara
seniores il successo è andato
all’atleta locale Renato Agli che
ha saputo approfittare del ritiro
del favorito Roberto Saretto; al
secondo posto il giovane Danilo
Goitre davanti a Turaglio e Rossa. Negli juniores passeggiata solitaria di Andrea Valentino davanti a Marco Gastaud. Rilevante
infine il quarto successo consecutivo di Fabrizio Cogno nella
categoria allievi. Fra gli esordienti i successi sono andati a
Appierto (3S Luserna) nei maschi e a Baret (Porte) nel settore
femminile; fra i ragazzi il successo è andato a Putetto del Sanfront
e fra le ragazze a Marchetto, pure
del Sanfront. Nei cadetti ha vinto
Brussolo di San Mauro e fra le
cadette successo della Mattiuzzo
del San Mauro. Successo di Cogno del Luserna negli allievi
mentre nell’analoga categoria
femminile il successo è andato
alla Dalla Costa di Pinerolo. Per
gli juniores vittoria di Valentino
del Pinerolo mentre la categoria
femminile, che vede insieme juniores e seniores, ha registrato la
vittoria di Rostan del G.S. Porte.
Successi anche per Agli (Sangermanese) fra i seniores, di Serra
(Pinerolo) fra i veterani A e di
Abate Daga (Sangermanese) fra i
veterani B. Per quanto riguarda i
campionati provinciali Libertas, i
successi sono andati a Fabio Appierto e Silvia Stemberger negli
esordienti, a Simone Brussolo e
Marilena Mattiuzzo fra i cadetti,
ad Alberto Pescio per i ragazzi e
Fabrizio Cogno e Lara Masini
per gli allievi. Giovedì 10 febbraio, alle 20, presso il cinema
Trento di Torre Pellice, saranno
proiettati i filmati relativi al campionato pinerolese di corsa campestre e la XII edizione della festa dello sport. Seguirà la premiazione dei vincitori.
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VENE
12 febbraio, sabato — TORRE PELLICE: Il Gruppo Italia
90 Val Pellice di Amnesty International invita la popolazione ad
accendere una candela alla finestra nella serata, in segno di solidarietà con il monaco vietnamita John E Mai Huu Nghi prigioniero a motivo di opinione.
12 febbraio, sabato — SAN
GERMANO: L’Asilo dei vecchi, in collaborazione con il
Centro culturale valdese, presenta una mostra del pittore Paolo
Paschetto con opere dedicate alle valli Chisone e Germanasca.
La mostra verrà inaugurata alle
16 e rimarrà aperta fino al 20
febbraio in orario 14,30-18.
12 febbraio, sabato —
TORRE PELLICE: Viene
inaugurata alle 17,30 presso
l’hôtel Centro, in via Caduti per
la Libertà, una mostra del pittore Paolo Rostagno che presenterà i suoi lavori ad olio. L’orario di apertura è 9-22 (chiusura
il lunedì) fino al 7 marzo.
12 febbraio, sabato — VALLI CHISONE E GERMANASCA: Le aziende agrituristiche
delle due valli organizzano due
serate gastronomiche con piatti
tipici: il 12 febbraio è prevista la
«cena di carnevale», mentre il
17 sarà la volta della «cena del
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
venerdì 11, ore 21,15, Il segreto
del bosco vecchio; sabato, ore
20 e 22,10, domenica, ore 16, 18,
20 e 22,10, lunedì, ore 21,15,
Famiglia Addams 2.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma: venerdì
11, Ambrogio; sabato. Posse, la
leggenda di Jessie Lee; domenica ore 15, 17, 19, 21, Anni ’90
parte seconda. Feriali ore 21.
PINEROLO — La multisala
Italia propone, alla sala «5cento» Mrs. Doubtfire; feriali ore
20 e 22,20; sabato 20 e 22,30,
domenica 15, 17,30, 20 e 22,20.
Alla sala «2cento» è in programma L’uomo che guarda, di
Tinto Brass, v. m. 18 anni; feriali
ore 20 e 22,20, sabato 20 e
22,30, domenica 15, 17,30, 20 e
22,20.
falò». Alle proposte, che avranno un costo di 25.000 lire, aderiscono le aziende «La miando»
di Salza di Pinerolo (0121-!
808077), «La ciabrando» di Po- '
maretto (0121-82018) e «Lj i
meizoun blancho» di Mentoulles (0121-83933).
13 febbraio, domenica
SAN SECONDO: La Pro Locolj
organizza il carnevale sansecondese; alle 14, presso l’ala, ritro- i
vo dei gruppi mascherati e in-ij
contro con le autorità locali e,i
con le due maschere locali, i]i
«Tiipinè» e la «Tùpinera». 1
Il 1Ç
tonf
ca sott(
lan De:
di pope
Walla
Washii
20 febbraio, domenica ~
TORRE PELLICE: La società
Pescatori sportivi della vai Pelli-'
ce terrà la sua assemblea generale alle 9 in prima e 9,30 in se-'
conda convocazione presso il
salone della banda musicale, in
piazza Gianavello; all’ordine del
giorno le relazioni sull’attività,
semine anno 1993, rinnovo cari-'
che sociali, proposte.
SAN SECONDO — Do
menica 13 febbraio, alle 15,
presso i locali della chiesa valdese, si svolgerà una riunione
straordinaria dell’Assemblea
delle corali.
ANGROGNA — Domenica 13, con inizio alle 9,30, si
terrà nella sala unionista l’assemblea di chiesa con all’ordine del giorno: relazione finanziaria 1993, elezione deputati
al Sinodo e alla Conferenza
distrettuale, impegno finanziario per il 1994.
CHIOTTI — L’assemblea
di chiesa è convocata per domenica 13 febbraio nel corso
del culto per l’elezione di due
anziani del Concistoro e
l’esame della situazione finanziaria.
FRALI — Domenica 13
febbraio, alle 20, si riunirà
l’assemblea di chiesa per analizzare la relazione finanziaria
e votare il preventivo per il
1994.
• Martedì 15, alte 19,30, si
svolgerà la riunione quartierale a Pomieri e Giordano.
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15
VENERDÌ 11 FEBBRAIO 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
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Si moltiplicano le iniziative per abolire dai codici penali del mondo la pena di morte
Non uccìdere: il comandamento disatteso
ADRIANA GAVINA
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DI'
Il 1993 comincia con un
tonfo. La botola si spalanca sotto i piedi di Westley Allan Dodd, impiccato a furor
di popolo nel penitenziario di
Walla Walla nello stato di
Washington. Reo confesso di
aver seviziato e ucciso tre
bambini, Dodd si era unito alle invocazioni di vendetta
della popolazione chiedendo
alla Corte di essere soppresso
al più presto e nel modo più
atroce: per impiccagione.
Questa celebrazione collettiva della violenza è stata la
degna apertura di un anno in
cui gli Stati Uniti per la seconda volta consecutiva avrebbero battuto il record delle esecuzioni: quasi 40 nel
1993 contro le 31 del 1992 e
le 14 del 1991. Le speranze di
un’inversione di tendenza a
cui aveva dato adito l’elezione di Bill Clinton alla presidenza degli Usa sono andate
deluse: la pena di morte è stata estesa a fattispecie di reato
che prima non la prevedevano - per effetto di nuove leggi «anticrimine» che contrastano con le raccomandazioni
deirOnu e con la normativa
penale internazionale - e sono diminuite le garanzie processuali per gli accusati di
reati capitali. La Corte suprema degli Stati Uniti, il 25
gennaio 1993, ha sentenziato
che eventuali prove di innocenza emerse dopo i termini
stabiliti dai singoli stati non
danno di per sé diritto alla
riapertura del processo e al
rinvio dell’esecuzione (la
sentenza ha dato via libera
all’uccisione in Texas di tale
Leo Herrera che aveva presentato «in ritardo» consistenti prove di innocenza). A
fine giugno la medesima Corte ha dichiarato ammissibile
una legge del Texas, in vigore fino al 1991, che limitava
la possibilità delle giurie di
considerare come attenuante
la giovane età degli imputati;
tale sentenza ha consentito di
procedere il 1° luglio all’esecuzione di Curtis Harris, diciassettenne al momento del
delitto. Un mese dopo è stato
giustiziato anche il fratello di
Curtis, Danny.
La cupa involuzione degli
Stati Uniti in tema di pena di
morte rende quanto mai difficile, per lo schieramento abolizionista dei paesi democratici, affrontare con argomenti
chiari la situazione di paesi
in cui la pena di morte viene
applicata in modo massiccio,
arbitrario e, sostanzialmente,
per motivi politici. Tra questi
paesi citiamo la Cina, il Pakistan, il Perù, l’Egitto, l’Algeria. In Cina le condanne a
morte, spesso comminate con
giudizi sommari, sono quasi
2.000 Tanno e vengono in
gran parte eseguite. In Pakistan proseguono le esecuzioni dopo la rottura della moratoria che era stata imposta
nel 1988 da Benazir Bhutto.
In Perù, in un quadro di spaventose e estesissime violazioni dei diritti umani, il presidente Fujimori continua a
enfatizzare l’uso della pena
di morte e tenta di estenderla
a nuove ipotesi di reato, in
contrasto con le raccomandazioni delTOnu.
In Egitto e in Algeria le
condanne a raffica assumono
il carattere di rappresaglia per
gli atti di violenza e di terrorismo degli integralisti islamici. A ciò si aggiunga che il
governo delle Filippine, paese abolizionista, tenta di reintrodurre la pena di morte e
che in Giappone sono stati
impiccati alTimprovviso
quattro anziani condannati
rompendo una moratoria quadriennale.
D’altra parte nel 1993 la
tendenza abolizionista è continuata (53 paesi sono ormai
abolizionisti di diritto o di
fatto, almeno per i reati ordinari). Alcuni stati, fra cui
l’Italia, hanno compiuto passi
verso l’abolizione totale della
pena di morte. Nel nostro
paese la Camera dei deputati,
quasi a coronamento di una
quadriennale pressione esercitata sulla classe politica dalla sezione italiana di Amnesty International e dal Coordinamento «Non uccidere»,
ha approvato (con la sola
astensione della Lega) una
l'
Incontro delle Unioni femminili lombarde
I bambini dimenticati
Nella chiesa metodista di
via Porro Lambertenghi ha
] avuto luogo l’incontro interdenominazionale di Natale
delle Unioni femminili lombarde, con la presenza delle
sorelle luterane, anglicane,
cattoliche, dell’Esercito della
Salvezza. Il tema era «Il
bambino dimenticato. Diritti
j del fanciullo, una .sfida inter' nazionale».
Ha introdotto Santina
I Briante con una relazione sui
I barnbini nella storia, metten4 do in evidenza come la vio^ lenza sull’infanzia sia uno
1 dei tanti e gravi problemi
f sempre esistiti nel mondo sin
' dai tempi dell’antico Egitto
) (980 a.C.) così come negli
; harem persiani e nei secoli
successivi. Solo nel 1890 un
i medico legale francese ebbe
1 >1 coraggio di descrivere le
. sevizie perpetrate ai fanciulli,
tna solo nel XIX secolo naca,que in Francia la «Fondazione per la protezione dei mii nori», mentre alcuni pediatri
j presentarono un saggio
I esplosivo sui maltrattamenti
(j-subiti dai bambini nella so.! cietà e in famiglia. Da allora
un paese dopo l’altro ha ini
ziato ricerche, e concrete iniziative a favore dei minori
contro mortalità infantile,
malattie, sfruttamento sessuale, maltrattamenti, pornografia, prostituzione, emarginazione.
Ha fatto seguito la proiezione di una videocassetta
terrificante per le immagini,
di denuncia che ha lasciato le
partecipanti sconvolte e perplesse per l’impotenza di
fronte a questo vasto problema. C’è stato un dibattito sul
come intervenire, dove e come a livello nazionale e locale anche perché in Italia
l’abuso è in espansione e i
mass media non sempre sono
obiettivi; ci siamo proposte
d’incontrarci nuovamente per
continuare la discussione e
nel frattempo di porre più attenzione a questo problema.
Speriamo che questa sia
un’occasione per riflettere
sulla grazia che ci è stata data, ma anche sulle responsabilità di cristiane nel mondo,
considerando urgenti le azioni a favore di quei minori che
soffrono in condizione di disagio e subiscono comportamenti violenti.
Esecuzione capitale in Cina
legge che cancella la pena di
morte anche dal Codice militare; si aspetta ora la definitiva approvazione della legge
da parte del Senato.
In Italia si è consolidato e
rafforzato un fenomeno nuovo e incoraggiante cominciato nell’anno precedente: comitati di semplici cittadini,
formati perlopiù da giovani,
raccolgono risorse per la difesa legale del condannati a
morte degli Stati Uniti, dopo
aver constatato che questo è
l’unico mezzo per evitare
l’esecuzione dei condannati
più poveri.
Uno dei comitati più importanti è quello sorto in favore di Paul Rougeau e di altri detenuti nel braccio della
morte del carcere di Huntsville nel Texas (che è il braccio
della morte di gran lunga più
popolato degli Usa, con il record assoluto di esecuzioni:
quasi la metà di quelle che
avvengono in tutto il paese).
Il Coordinamento «Non
uccidere» per tutto il 1993 ha
appoggiato il Comitato Paul
Rougeau non solo pubblicizzandone le iniziative e ottenendo l’adesione di numerose associazioni (Adi, Agesci,
Arci, Azione cattolica. Comunità di S. Egidio, Ucebi,
Cisl, carcere e comunità.
Movimento per la vita. Ora
d’aria) ma anche fornendo
contributi concettuali, partecipando a dibattiti, assicurando supporti organizzativi per
la raccolta di fondi e anche
aiuti finanziari in momenti
critici.
Oltre all’impegno straordinario in appoggio al Comitato
Paul Rougeau, «Non uccidere» ha portato avanti le sue
tradizionali attività per tutto il
1993; ricordiamo che nel mese di maggio è stato inviato
un pressante e circostanziato
messaggio al presidente degli
Stati Uniti, William Clinton,
allo scopo di riaprire un dialogo sul tema «pena di morte». L’appello, concordato
con i leader delle maggiori
associazioni, metteva in evidenza la peculiare gravità del
fenomeno negli Stati Uniti
(che pone quel paese al di
fuori della dinamica evolutiva
in materia di diritti umani) e
denunciava la totale sordità
delle precedenti amministrazioni Reagan e Bush agli appelli inviati da ogni parte del
mondo. Purtroppo non è stata
data risposta a questo messaggio né dalla Casa Bianca
né dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia.
Il Coordinamento «Non uccidere» ha inoltre promosso,
0 sostenuto insieme a Amnesty International e alla National Convention to abolish thè
Death Penalty, diversi interventi tendenti a evitare l’esecuzione di singoli condannati, tra cui quelli in favore di
Leo Herrera (Texas), Gary
Graham (Texas) e Barry Fairchild (Arkansas). Leo Herrera
è stato purtroppo giustiziato
nel Texas, invece per Gary
Graham (diciassettenne al
momento dell’incriminazione
e probabile innocente) e
Barry Fairchild (corresponsabile di un’azione criminosa in
cui altri e non lui avevano ucciso) le potenti e concordi
pressioni intemazionali (e ingenti contributi per la difesa
legale) hanno bloccato l’esecuzione e aperto la strada per
una revisione del processo.
Il 1993 è stato purtroppo
Tanno in cui è venuto a mancare a «Non uccidere» l’apporto carismatico di don Germano Greganti, suo principale promotore a partire dal
1986 (quando propose all’associazionismo italiano la battaglia in favore di Paula Cooper). Don Germano, per ragioni di salute e di età, ha dovuto abbandonare Roma e la
vita attiva e ritirarsi nella sua
città natale. Si è ora aperto un
periodo di riflessione sul
coordinamento e di ricerca di
un nuovo leader che prosegua
con efficacia e con passione
l’opera di don Germano. A
lui va il saluto, l’affetto e il
ringraziamento di tutti coloro
che sono stati coinvolti, in
questi otto anni, nella dura
battaglia di «Non uccidere».
Profughi bosniaci
Non chiudere
le frontiere
Il Consiglio italiano per i
rifugiati (Cir) di cui fanno
parte, oltre alla Federazione
delle chiese evangeliche,
grandi organismi quali la
Cgil, la Cisl, la Uil, la Caritas, che conta tra i suoi membri fondatori Amnesty International e ha il patrocinio del
Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati, nel corso
della sua ultima assemblea,
tenutasi il 27 gennaio, ha inviato al governo italiano un
pressante appello per la tutela
dei diritti dei rifugiati. In particolare il Cir ha denunciato il
fatto che sfollati provenienti
dall’ex Jugoslavia sono stati
respinti alle frontiere perché
privi «di documenti di viaggio in regola e di una dichiarazione di ospitalità in Italia».
«Tale prassi - dice il documento - è inspiegabile nelle
motivazioni e inaccettabile
per gli effetti che rischiano di
colpire le persone più provate
dalla tragedia dell’ex Jugoslavia e non trova rispondenza
in alcuno degli strumenti normativi o amministrativi finora
adottati dal Parlamento e dal
governo italiano».
Non solo, ma «la politica di
chiusura delle frontiere verso
i profughi bosniaci è in contrasto con diversi ordini del
giorno votati dal Parlamento
e accettati dal governo, nonché con lo spirito della legge
390 del 1992 sugli aiuti ai
profughi dell’ex Jugoslavia».
TRIBUNA LIBERA
L'OBIEZIONE
MANCATA
MASSIMO PAOLICELLI*
Una campagna che fa tornare alla mente le prime
micidiali battute della precedente tornata elettorale, infiammatasi sul rinvio alle Camere, da parte delTallora presidente della Repubblica,
Francesco Cossiga, della legge sulTobiezione di coscienza. Tutti i politici si stracciarono le vesti per promettere
che la legge sarebbe stato il
primo provvedimento approvato nella nuova legislatura,
ma i risultati sono sotto gli
occhi di tutti, la legge sulTobiezione non c’è e forse
non ci sarà mai più. Il gesto
di Cossiga è divenuto nei fatti
un vero e proprio veto e il
Parlamento ha dato un ulteriore schiaffo alla democrazia: tutto questo mentre in
sordina si fanno passare spezzoni del nuovo modello di difesa, malgrado il Parlamento
non ne abbia mai discusso.
È passato l’incentivo per i
volontari che permette loro al
termine della ferma di avere
posti di lavoro garantiti nella
pubblica amministrazione e
nelle forze dell’ordine; si
estende a macchia d’olio T
utilizzo dei militari, con compiti di ordine pubblico, nel
Sud (Campania e Calabria);
si acquistano qualcosa come
24 Tomado che a tutto si possono destinare tranne che a
compiti difensivi. Mentre il
nostro esercito compie qua e
là per il mondo le sue «operazioni umanitarie».
Intanto gli obiettori possono attendere, così come tutti
quei problemi sui quali intervengono i giovani in servizio
civile. Perché l’ipocrisia di
fondo è che, per garantire
quattro burocrati militari, si
buttano nel cestino migliaia
di energie. Sono circa 30.000
Tanno i giovani che decidono
di servire la patria rimboccandosi le maniche e intervenendo in quei settori dove
maggiore è l’assenza dello
stato; si riporta la presenza
delle istituzioni tra i poveri, i
giovani, i tossicodipendenti,
gli anziani; si vanno a salvaguardare l’ambiente e i beni
culturali. Il ringraziamento
dello Stato è dato dalT«efficienza» del ministero della
Difesa. Grazie al Direttore
generale della leva, Giuseppe
Di Stefano, fedelissimo dell’ex ministro della difesa socialista, Salvo Andò e del suo
successore Fabio Fabbri dello
stesso partito, ritardi nelle assegnazioni, precettazioni
d’ufficio, paghe che non arrivano sono pane quotidiano
per migliaia di obiettori. Mille burocrazie che tendono a
far diventare il servizio civile
«noia» come lo è oggi il servizio militare.
L’allarme da lanciare è
grande: avremo molti mesi
senza una riforma: i forti ritardi nelle assegnazioni vanno inesorabilmente vicino ai
18 mesi, termine superato il
quale scatta il congedo; i vari
cavilli burocratici non consentono tante convenzioni di
enti e associazioni meritevoli
mentre il numero di posti disponibili si avvia inesorabilmente verso la saturazione. È
facile prevedere che nel giro
di pochi mesi ci sarà la paralisi del servizio civile, ed è altrettanto facile prevedere che
le colpe saranno scaricate come al solito sugli obiettori definiti «imboscati», facilitati
anche da una stampa troppo
spesso distratta su questi temi. Per questo la rabbia per la
mancata approvazione della
riforma è tanta; era un atto
dovuto, visto che l’attuale
legge non regge più sia dal
punto di vista giuridico (la
Corte Costituzionale si è pronunciata ben otto volte sulla
materia), sia da quello tecnico
gestionale.
Questo ennesimo sfascio
italico lo avranno sulla coscienza i parlamentari che
hanno contribuito ad affossare la legge. E bene ricordarsi
in campagna elettorale di
queste forze, a partire dai
missini che hanno fatto un incessante ostruzionismo (500
emendamenti sia alla Camera
che al Senato), i socialisti capeggiati dai vari ministri della Difesa, repubblicani e liberali, buona parte della De guidata da Cossiga e dall’ex generale Capuzzo e la Lega che
si è distinta negli ultimi giorni di legislatura.
Li troverete sotto altro nome, ma li troverete. Ci saremmo anche aspettati di più dalle forze di sinistra, che invece
sono state incapaci di fare
dell’obiezione una battaglia
di rilievo (come era stato in
campagna elettorale). Serve
anche un’autocritica interna
al movimento; se le migliaia
di giovani che in questi ultimi
anni sono stati coinvolti da
questo problema si fossero
fatti sentire di più, forse qualcosa si sarebbe potuto ottenere. Ora occorre rimboccarsi le
maniche e costruire il futuro
con Tesistente: è più dura, ma
dobbiamo farcela.
* Segretario nazionale
della Lega obiettori
di coscienza (Loc)
Luterani di Roma
Incontro con
«Fratei
Giovanni»
Johannes Rau, ministropresidente del Land della Renania-Vestfalia (17 milioni di
abitanti), vicepresidente del
Partito socialdemocratico
(Spd) e candidato alla presidenza federale tedesca, ha incontrato il 7 febbraio i luterani di Roma nei locali della
chiesa di via Sicilia, in cui ha
sede anche il «decanato» della Chiesa evangelica luterana
in Italia (Celi). All’incontro,
che è stato sollecitato dallo
stesso Rau, a Roma per una
visita ufficiale al Vaticano,
erano presenti fra gli altri il
decano della Celi, pastore
Hans Gerch Philipp), e il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), il pastore valdese
Giorgio Bouchard. Tema
dell’incontro, la realtà del
protestantesimo italiano e
della Celi, la cui comunità romana compie quest’anno 175
anni.
Johannes Rau è membro attivo della Chiesa evangelica
tedesca; valente predicatore
laico, ama citare la Bibbia anche nei suoi discorsi politici.
Per questo, sia nel suo partito
che nell’opinione pubblica, è
noto con l’appellativo di
«Fratei Giovanni».
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 11 FEBBRAIO
Dibattito a Ivrea suH'enciclica papale
Solo in Cristo si può
trovare la verità
VENER
CINZIA CARUGATI VITALI
Il 22 dicembre, in una sala
cittadina, il giudice torinese Rodolfo Venditti e il prof.
Paolo Ricca hanno parlato
dell’enciclica «Veritatis
splendor». Il giudice Venditti
ha cercato di fornire una sintesi per quanto possibile completa deir enciclica, toccando
alcuni punti particolarmente
interessanti. Si è così soffermato sull’episodio evangelico
del giovane ricco, sulla nascita della domanda morale
nell’uomo, sulla centralità del
decalogo e sul comportamento della legge antica con l’avvento di Cristo. Ha poi esaminato la parte dedicata al tema della mentalità di questo
mondo, al vuoto che caratterizza opi l’umanità: perdita
di valori, crisi del senso della
vita, confusione tra bene e
male, travisamento dei concetti di hbertà e di coscienza.
Venditti ha sottolineato
l’aspetto della «teonomia partecipata» secondo cui i comandamenti non sono una
legge arbitraria ma sono
l’esplicitazione di realtà che
scaturiscono dalla struttura
stessa dell’uomo che ha, in
quanto tale, una legge morale. Quindi l’uomo non può rifiutare come legge eteronoma
ciò che gli è strutturale e la
vera libertà è obbedienza al
volere di Dio; la libertà autentica è dunque libera adesione al bene.
L’uomo scopre che la libertà si realizza nella verità e
la verità si realizza nella libertà «liberata» da Cristo, che
è egli stesso la verità, il verbo
fatto carne. Il rapporto tra libertà e verità è quindi evidente nell’obbedienza a una legge liberamente accettata, ma
è necessario un impegno costante per convertire i cuori
perché l’uomo diventi sempre
migliore. Di qui la ricchezza
di appartenere a una comunità e l’importanza del magistero con funzione normativa
per educare al discernimento
morale.
A conclusione del suo intervento, il giudice Venditti
ha accennato agli aspetti secondo lui criticabili dell’enciclica: il tono apocalittico che
sottolinea troppo la scristianizzazione e trascura il fiorire
straordinario di movimenti di
ripresa; la dottrina degli atti
intrinsecamente cattivi (dall’
omicidio alla contraccezione); il richiamo troppo forte
al magistero con il conseguente rischio di bloccare importanti ricerche teologiche
come per esempio la teologia
della liberazione. Paolo Ricca
ha espresso apprezzamento
per la scelta del tema etico,
finora trascurato nei dialoghi
ecumenici, e per il confronto
fraterno su un documento così «tipico» di una delle confessioni. Ha poi esaminato 4
aspetti particolari.
1) Unità della fede e pluralismo etico: all’interno di una
comunità ci deve essere unione nella confessione di fede
ma può esserci una pluralità
di comportamenti etici senza
che si rompa la comunione
fraterna (come accadeva nella
chiesa primitiva). Dalla comune confessione di fede occorre ricavare un comportamento coerente, ma ciò non
vuol dire che la conseguenza
debba essere l’uniformità.
2) La coscienza viene valorizzata nell’enciclica, tuttavia
la responsabilità ultima della
scelta morale non compete alla coscienza ma al magistero
che indica alla coscienza qual
è il comportamento da seguire per la vera realizzazione
dei disegno di Dio per l’uomo. Occorre fare ancora passi
importanti nella direzione
della coscientizzazione piena
e personale dei figli e delle figlie di Dio.
3) Il discorso sulla legge
nell’enciclica avviene su due
piani: legge rivelata biblica
(comandamenti) e legge naturale immobile e strutturale da
cui deriva una morale. Tutto
ciò è molto problematico perché non tiene conto della storicità della legge e non considera il fatto che nel quadro
del patto tra Dio e l’uomo il
richiamo non è alla natura
dell’uomo, ma all’azione di
Dio. Quindi non si dovrebbe
cercare di tenere il discorso
etico in un rapporto costante
con la Bibbia nei confronti
anche dei contenuti?
4) Verità: ci sono affermazioni molto belle su Cristo
come splendore di verità, ma
alla fine risulta che la voce di
Cristo, la voce della verità
circa il bene e il male, si trova nelle risposte della chiesa
e non nell’identificazione con
Cristo. La verità è Cristo:
questo deve rimanere l’annunzio fino alla fine.
A conclusione del suo intervento, Ricca ha ricordato
che la vastità del problema
morale esige forti integrazioni, e i temi dell’ambiente e
della pace avrebbero dovuto
essere inclusi in questo testo
che dovrebbe essere un discorso programmatico della
coscienza cristiana alla fine
di questo travagliato secondo
millennio.
«La calunnia» del Botticelli: datata 1495 (circa) è conservata alla galleria degli Uffizi di Firenze
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Il pittore della «Primavera» e della «Nascita di Venere» di fronte alle tematiche della fàtparÌ
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Botticelli e Tispirazlone «apocalìttica»
risposta del Rinascimento alKarte dì Diìre
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ELIO RINALDI
E noto come l’origine di
una apocalittica nella letteratura ebraica e nella produzione artistica tra i cristiani
dei primi secoli sia da collegarsi tanto all’esasperata situazione dei giudei dopo il
trionfo deH’ellenismo pagano
quanto all’opposizione di
Israele dinanzi alla profanazione del tempio di Gerusalemme (168-184 a.C.); è da
tenere presente, fra l’altro,
che alcuni libri profetici, specie quelli di Daniele e Ezechiele, sono da considerarsi
come fonti ispiratrici della
stessa Apocalisse. Proprio
Ezechiele viene visto talvolta
come «padre dell’Apocalisse». Nel susseguirsi del tempo
storico, giungendo all’età rinascimentale italiana, la diffusione di tale tematica fu legata in particolar modo alle 15
incisioni in legno (xilografie)
di Albrecht Dürer (14711528); la serie, ispirata ai momenti solenni della Rivelazione, fu originariamente denominata come tale: Offenbarung St. Johannis.
La mostra retrospettiva di
Padova («Dürer e dintorni»,
vedi articolo di Paolo T. Angeleri su Riforma del 26 no
vembre 1993) ha mostrato che
per Dürer l’Apocalisse era un
messaggio profetico non relativo alla «fine dei tempi», ma
ai nuovi cieli e alla nuova terra. In ogni incisione ci pare
infatti di leggere, anche senza
l’aiuto di un testo, la potenza
espressiva dell’artista, non solo come autore creativo (mediante la spiritualità e la fantasia) ma quale credente luterano nelle manifestazioni della
fede per il Signore che viene.
In questa ispirazione evocatrice, meno nota è la voce
drammatica della partecipazione di un nostro notissimo
pittore italiano del Rinascimento, Alessandro Eilipepi (il
Botticelli, 1445-1510). Di lui
conosciamo l’armonioso incanto dei personaggi dai
fluenti ritmi lineari, in classiche reminiscenze tipiche della
Eirenze umanistica: l’ispirazione, certo neoplatonica, evidenzia il fascino di una bellezza pressoché mitica.
Quando questo mondo poetico di favola (si veda il Poliziano) rivelò, però, i suoi limiti, il Botticelli si volse verso temi non intellettualistici
ma di sentita spiritualità pietistica: le allegorie accentuarono sempre più i temi apocalittici spinti dalla predicazione
Appuntamenti
Venerdì 11 febbraio —
BERGAMO: Alle ore 21, nella
sede del Centro culturale protestante (via Tasso 55), il prof.
Daniele Garrone parla sul tema: «Evangelici e ebrei in Italia: i destini paralleli di due minoranze».
Sabato 12 febbraio — MILANO: Alle ore 17, presso la
sala di via Sforza 12/a, Milan
Opocenskij, segretario dell’
Arm, parlerà sul tema: «identità
protestante oggi: prospettive di
un popolo in cammino».
Mercoledì 16 febbraio —
MILANO: Alle ore 18, nella
sala di via Sforza 12/a, il past.
Antonio Adamo tiene uno studio su «Gesù figlio di Dio».
Venerdì 18 — PISA: Alle
ore 17, presso palazzo Lanfranchi (Lungarno Galilei 9), si
inaugura la mostra che resterà
aperta fino al 25 febbraio sul
tema: «I valdesi: 8 secoli di
una protesta religiosa» (orario
feriali 9,30-12,30 e 15,3018,30, festivi 15,30-18,30, lunedì chiuso). Alle 17,30 si tiene inoltre una conferenza del
prof. Domenico Maselli sul tema: «Il contributo dell’evangelismo toscano nell’SOO».
Venerdì 18 febbraio —
OMEGNA: Alle ore 21, presso
il centro «M. Lagostina» (v.
Mazzini 98), il past. Claudio
H. Martelli parla sul tema: «Il
ruolo delle chiese cristiane nell'Europa che cambia con rifermiento all'ex Jugoslavia».
Venerdì 18 febbraio — TORINO: Alle ore 9, presso la sala della Fondaz. Einaudi (via P.
Amedeo 34), inizia il convegno:
«Febbraio 1984-febbraio 1994.
11 neoconcordato ha 10 anni: un
bilancio laico», organizzato dal
Comitato torinese per la laicità
della scuola, da «Scuola e Costituzione» e dal movimento
«Carta ’89». Intervengono C.
Ottino, M. A. Manacorda, P.
Bellini, S. Lariccia, M. Vigli, F.
Bolgiani, G. Fubini, B. Guidetti
Serra, A. Ribet, G. Zagrebelsky,
M. Caccia, C. Pianciola. Informazioni: Istituto di studi storici
«G. Salvemini», tei. 011835223 (lun.-ven., ore 16-19.
Per insegnanti esonero con decreto min. 26838 del 22/1/94).
Sabato 19 febbraio — CATANIA: Alle ore 15,30, nella
sala congressi delle Congregazioni cristiane pentecostali,
avrà inizio il corso di teologia
biblica (introduzione all’Antico
Testamento) promosso dall’associazione «Nuovi orizzonti»,
articolato in 19 lezioni tenute
dal don. Salvatore Loria. Per
informazioni rivolgersi al n.
095-420398.
Sabato 19 febbraio — GENOVA: Alle ore 16, presso la
chiesa batti.sta di via Vernazza,
il professor Paolo Ricca, della
Facoltà di teologia, parla sul tema: «Stato e politica: una visione calvinista», per l’organizzazione del Coordinamento delle
chiese battiste della Liguria.
del Savonarola, antiteticamente opposta alla cultura
profana del secolo. Ispiratosi
infatti al movimento moralistico del frate ferrarese, dal
1490 ebbe inizio nello stile di
Botticelli un profondo mutamento ispirato anche dal lungo e complesso lavoro delle
illustrazioni della Divina
Commedia; il tipico raffinato
edonismo si mutò così in un
tragico spezzarsi dei contorni
con un asprigno colore che
caratterizza la produzione pittorica degli ultimi anni. Si vedano La calunnia, agli Uffizi
di Firenze; la Crocifissione
simbolica, al Fogg Art Museum di Cambridge; la Natività mistica alla National
Gallery di Londra: opere queste nate certo dal coinvolgimento della profonda crisi
determinata sia dalla caduta
degli ideali rinascimentali sia
dagli escatologici penetranti
sermoni del Savonarola sulle
cose che debbono avvenire
dopo l’incarnazione e la crocifissione fino alla vittoria
trionfale dell’agnello. Gli incalzanti avvenimenti storici e
religiosi della sua Firenze
crearono pertanto nell’artista
evidente angoscia e disperata
emotività.
Proprio in questi travagliati
anni fu dipinta l’emblematica
raffigurazione della Natività
mistica nella quale ci pare rivivere lo spirito del misticismo medievale; al posto di
quell’unità compositiva precedente, dalla linea che annodava figure e piante in scene
di valori paganeggianti (come
nella Nascita di Venere o nella Primavera) troviamo un’
apparente disunione tra la parte superiore e quella inferiore
nella quale troviamo l’umano
abbraccio degli angeli con gli
uomini, quale segno di pace
dopo il regno deU’Anticristo;
anche sopra la capanna, altri
angeli in una concitata danza
mostrano un cartiglio con caratteri greci che reca questa
iscrizione: «Questo dipinto
della fine dell'anno '500 durante i torbidi d’Italia, io,
Alessandro, dipinsi nello stesso tempo dopo il tempo, secondo rXI di S. Giovanni nel
secondo dolore dell’Apocalis
slavato (
pianto, d
po irrea
noi sappi
quel salti
im’allegi
se nella liberazione di tm lanciati d
ni e mezzo del diavolo,^^^^^ non
sarà incatenato nel XII
vedremo»’. ^
La scritta apocalittica à
quasi certamente ai ten^
sventi storici d’Italia ita
esaltazione religiosa deli
ticelli; il riflesso in quea
sia spirituale sembra ravv
l’imminente crisi relig
della Riforma, motivo chi
vertiamo pure nella Crq
sione mistica, in cui la ^ p. ,
si svolge sul fondo di un)
di fuoco che lambisce Fif
mentre dal cielo minacc ^ ^
cadono bianchi scudi M
crociati sulla città corrotta ¡»„p j
renze, avvicinata certo a
doma e Gomorra, sta peri qygjj^
re punita ma dopo sarà sai j ‘
dalla presenza di Cristo e
pentimento degli uomini , , T
la vera fede che la ,
trannite gh angeli. , 17 febbr
Così, dal Dürer al Bottìjj-gjjj
li, possiamo umanamtìjjg^j^j^j^'
«leggere» un’apocalittica^ig^g
«sotto il velame» squarcL^j^g
4
statico orizzonte di un tei
non terreno ma ceWn
nell interpretazione di
versi e ispirati artisti suddii
credenti intravedono lacerano sta
del Cristo sempre viventejyg cittadi
tivo dell
me inizio e dine del Crei,
munità
ossia come Alfa e Omega.(yg]¿g^j
(*) Nel cap. 12 dell’Apo^^’Ofs div
se è detto che: «Il gran dr^^^re ricor
il serpente antico che è chiw Ed è a
diavolo e Satana, fu gettato ^questa gi
terra e con lui furono gettaólpercorsa
che i suoi angeli». Ida Giorgi
100 anni
PROTESTANTES^ per il per
IN TV a oggi. D
Domenica 13 febbraiij Pobblica^
ore 23,30 circa - Raìdti f^.'mente
Replica: lunedì 21 febbri ^.'o, ma i
ore 8 circa ■ Raìdue •
Àttualità evangeli
in questo numero:,.
• «Chiedo perdono»: per la p
volta, dopo i recenti passi «
Sud, Africa verso il superar
dell'apartheid, il Comitato’
troie del Consiglio ecumeta
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PAG. 9 RIFORMA
|A «Protestantesimo in Tv» ha fatto seguito un'altro reportage dall'ex Jugoslavia
|Tra Zagabria e Belgrado cambiano i colori
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ALBERTO CORSANI____
na combinazione del palinsesto ha fatto sì che al
lervizio di Gianna Urizio
Oltre il muro della guerra,
'mmagini di vita quotidiana
^ei paesi della ex Jugoslavia), nel corso di «ProtestanItesimo» del 30 gennaio, seguisse la prima puntata di un
impio documento filmato
ealizzato dal regista Franco
jiraldi per il Dipartimento
icuola educazione, con il tito0 Ex Jugoslavia. Fogli di
viaggio. (La combinazione in
realtà non è tanto marcata, i
Iprogrammi del Dse essendo
collocati in ore «lunari»
quanto la nostra trasmissione
|o «Sorgente di vita»).
Ad onta dell’argomento,
[òhe sembra monocromo nella
Isua avvilente disperazione, è
un dato coloristico quello che
può colpire a prima vista, nelle due trasmissioni. Perché il
¡colore della Croazia è un co¡lore parlante, slavato: bambini
¡che avanzano nella nebbiolina
¡per mano a una mamma o a
un nonno, giochi di bambini
¡più grandi, ma in un «quasi
controluce» che ce li rende un
¡po’ irreali, un po’ distanti. E
noi sappiamo che quei giochi,
quel saltare o gridare sono di
un’allegria relativa, sono bilanciati da sofferenze che magari non capiremo mai. Lo
slavato è il colore del rimpianto, del distacco, non del
le di tre
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>sa dei¡ L opuscolo del XVII
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ira raw
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) di un]
dramma, ma di quello che segue al dramma e che forse è
peggio ancora: la consuetudine al dramma, l’abitudine forzata alla sofferenza, o il lascito della violenza: non si ritorna più come prima, né dopo
lo stupro né dopo la tortura o
la perdita dei propri cari.
Fa effetto allora lo stacco,
netto e ben assecondato dal
montaggio sonoro: dopo i
campi profughi, spazi privi di
identità propria o riciclati (ex
caserme ora luogo di prima
accoglienza: cameroni con sei
famiglie ciascuno, ma è meglio di niente e comunque è
meglio che una caserma serva
a questo), dopo le melodie
popolari, il rock ci introduce
in una Zagabria multicolore,
in un mercato che non si direbbe a 40 km dalla guerra.
Invece è così, e lo sanno tutti,
gli intellettuali (un universitario che spiega la sostituzione
del nazionalismo al comunismo, uno del posto, perché
noi ce lo dimentichiamo ma
laggiù non ci sono solo militari, mercenari e violenti) e la
popolazione tutta. Lo sanno
anche i pacifisti (400) che intorno a Capodanno hanno
viaggiato («Tre città una pace») per contattare gruppi
analoghi in loco e portare aiuti, snobbati come al solito
dalla grande stampa, pronta a
rilevare quello che essi non
farebbero.
Dopo una breve premessa a
mmacc
cudi tq
corrotta
certo a
sta peri
sarà sai
Cristo e
uomini
purifi^
Una festa
Febbraio della Società
a carattere
Parigi, dove lavorano lo scrittore e critico Predrag Matvejevic', croato, e il serbo
Ivan Djuric, bizantinista, è
sempre il colore a introdurci
nell’altro viaggio, quello di
Giraldi. E qui il colore si raffredda, l’ambiente si raffredda. La tappa della prima puntata è Belgrado, città isolata.
L’avvicinamento avviene
lungo il Danubio, che in questa stagione è grigio topo,
verde ghiaccio; che è sempre
quello evocato da Claudio
Magris^ che fa tappa nei
pressi di Suhotica, al confine
con rUngheria, la città narrata in chiave autobiografica
dall’ebreo Danilo Kis\ poi
esule a Parigi e scomparso
nel 1990.
Anche in questo caso dalla
freddezza del colore iniziale
si passa all’ambiente più caldo di un mercato. Belgrado,
capannelli di persone che
commentano la levitazione
dei prezzi, l’inflazione, gli altri problemi quotidiani di una
capitale tutta percorsa da biciclette, il cui aeroporto è spettrale perché non già chiuso,
ma parzialmente castrato: può
emettere solo due partenze al
giorno, per il Montenegro (ciò
che resta, insieme alla Serbia,
dell’ex federazione).
In queste sequenze e per
tutta la trasmissione è stata
fra l’altro compiuta una scelta
seria e in parte di rottura: le
voci non sono doppiate, ma
di studi valdesi
composito
Quest’anno la tradizionale
jsce pu che la Società
^i studi valdesi invia ai suoi
soci e offre in vendita nel mese di febbraio, nota come
l’opuscolo del XVII, è dedicato alla festa che ha luogo in
quella data e alla sua evoluzione dalle origini ai giorni
nostri.
L’editto di emancipazione,
firmato da Carlo Alberto il
,l o-JD febbraio 1848, è stato in^ ricordato, per esplicita
’^"f.®]decisione del Sinodo, dalle
'^‘™^chiese valdesi sin dal 1849
.^^^^^.jcome un momento significa' dell’anno ecclesiastico.
,.^.^11 mutamento radicale della
f- f' condizione giuridica, che
* ifl r ^ sudditi discriminati quali
J^rano stati sino allora li faceH chtadini ammessi nella co
dei J^munità nazionale, parve ai
Wldesi segno di una benedieIl’Ap<4^ione divina che dovesse esran drosere ricordata nel tempo,
e è chisj Ed è appunto la storia di
gettato Ijquesta giornata che viene riio gettalijpercorsa in questo fascicolo
Ida Giorgio Toum per i primi
—100 anni e da Bruna Peyrot
FESIn per il periodo dal dopoguerra
^ I 8 oggi. Data la sua brevità la
sbbrait P^l’l’licazione non può natu-Raìdti •'^Imente entrare nel dettafebbri dia è sufficiente per for
aiduéi .doa documentazione af
J fascinante della vita delle
ngeu chiese valdesi negli ultimi
nero„| 150 anni.
er k Questo è infatti il primo inpassi 4 ^eresse del tema: la storia di
?desta giornata. Pur restando
nimeM riferita a un avveni
icea0 „ preciso essa è mutata
i| nel tempo, e in modo profonlelk «XVII» è uno ma si so
\Arbiti d festeggiati «XVII» diversi
i ei tempo. Nata come un mo
ràetri^ ricordo e centrata in
% rigine sul culto di ringrazia——^diento, la giornata si è a poco
Il XVII Febbraio 100 anni dopo: ia festa a Viliar Peilice nei 1948
a poco trasformata e arricchita sotto il profilo religioso,
popolare, folcloristico, coinvolgendo i diversi organismi
della comunità: le scolaresche, i giovani, le Unioni.
Seguire questo percorso di
mutamenti significa perciò ripercorrere il cammino della
spiritualità e della sensibilità
delle chiese valdesi negli ultimi 150 anni, e rivivere il clima in cui hanno operato: risorgimentale nel primo ’800,
evangelistico negli anni di fine secolo, patriottico nei primi del ’900, ecclesiastico sotto il fascismo, in ricerca negli
anni del ’68. Il secondo elemento di interesse è dato però
dal fatto che questi XVII Febbraio diversi nel tempo hanno
messo anche in evidenza i
problemi che hanno accompagnato il cammino della
Chiesa valdese nell’età mo
derna. In questa festa di carattere composito a cui partecipa la popolazione tutta
(l’unica nel nostro mondo
riformato così severo e privo
di festività!) vengono infatti
alla luce le diverse anime della comunità valdese: missionaria e tradizionalista, risvegliata e confessante, e ognuna
di queste ha una sua visione
del XVII: chi lo vuole momento di autocoscienza o di
impegno, di ricordo o di vocazione, chi lo vuole abolire e
chi rinnovare, chi rendere più
ecclesiastico e chi più laico.
Leggere questo opuscolo,
anch’esso come i precedenti
scritto in forma piana e accessibile a tutti, significa sfogliare l’album di famiglia della
nostra chiesa ma significa anche capire la nostra identità
attuale e i problemi connessi
alla nostra testimonianza.
ben sottotitolate: scelta sempre auspicabile, ma tanto più
in questo caso, perché siamo
troppo abituati a considerare
queste persone come maschere, a cui va bene appiccicare
(a loro come a uno sportivo o
a un africano o a un medico
premio Nobel) la stessa voce,
lo stesso timbro da clone a
cui il doppiaggio ci abitua.
No, quelle persone sono come noi, soffrono, subiscono,
incanagliscono ma sono capaci di atteggiamenti umani. Ne
scorgiamo pochi, bisogna alimentarne molti, unitamente
all’«alimentazione» delle coscienze, alla nutrizione degli
spiriti nella cultura. Essa è
vasta, ce lo ricordano personaggi come Matvejevic, e
non va dispersa; non solo per
ansia da tutela dei beni culturali (per il ponte vecchio di
Mostar è troppo tardi) ma
perché una nazione senza la
propria cultura non si rifonderà mai, non potrà analizzare, discutere, valutare. E anche da queste incapacità, da
questa mancanza di mediazioni rispetto alle tensioni e ai
conflitti sociali, possono nascere le guerre.
1) Pedrag Matvejevic, Mediterraneo. Un altro breviario.
Milano, Garzanti.
(2) Claudio Magris. Danubio, Milano, Garzanti.
(3) Danilo Kis. Giardino, cenere e Dolori precoci. Milano,
Adelphi.
Venezia
Essere gay
e nascondersi
perché?
Sabato 19 febbraio Ermanno Genre, docente di Teologia pratica presso la Facoltà
di Teologia valdese di Roma,
interverrà a Venezia ad un
convegno sulla realtà omosessuale, che si terrà alla ore
15,30 presso la sala «San
Leonardo» (nelle adiacenze
della stazione ferroviaria).
Genre proporrà una rilettura
di testi biblici alla luce dei risultati delle scienze umane,
sociali e psicologiche dell’
epoca contemporanea. Con
lui interverranno anche Paola
DalTOrto, fondatrice dell’Associazione genitori di omosessuali - Agedo - (Paola Dall’Orto ha firmato un articolo
pubblicato sul n. 11, novembre 1993, di Famiglia oggi,
dedicato all’omosessualità),
la psicoioga Rita Gay, Giovanni Dall’Orto, storico e
giornalista (che con la madre
Paola ha pubblicato un libro
sul rapporto genitori-figli
omosessuali: Figli diversi.
Sonda 1991) Massimo Mariotti, della Cgl, Gabriella
Bertozzo, segretario nazionale dell’Arcigay e il poeta
Mario Stefani.
Parteciperanno inoltre rappresentanti dei vari gruppi impegnati nel campo della pastorale per omosessuali: Davide e donata e Kapemaum di
Torino, Il Guado e La Fonte
di Milano, La Parola, di Vicenza, L’incontro, di Padova.
Il convegno avrà un taglio
informativo generale e l’intervento del teologo valdese
svolgerà una funzione introduttiva per un secondo incontro di approfondimento teologico-ecumenico.
IL/IBRi
Il lettore in crisi
Ripetere che l’editoria italiana è in crisi, si dice, è troppo
semplice. Tuttavia è sufficiente dare un’occhiata al rapporto
’93 in materia per rendersi conto della situazione: il 75% dei libri prodotti resta invenduto o se ne vende una copia soltanto;
vengono stampati 115 titoli nuovi al giorno, 42.000 l’anno;
l’italiano spende annualmente in media 62.000 lire, libri scolastici compresi ma, quel che è più grave, ne acquista al massimo
tre l’anno. Una lacuna perciò anche culturale e non solo economica. A rimetterci, in definitiva, è il lettore stesso.
«Uno spettro si aggira tra banchi e scajfali: il lettore. A differenza di altri spettri più famosi, questo è tale non per il terrore
che incute ma per la sua natura evanescente e inafferrabile».
Inizia così il libello scritto da Luca Ferrieri*, quarantenne, che
si professa «lettore anarchico e recidivo». Di professione bibliotecario, abituato quotidianamente al contatto con le più varie categorie di lettori, ne delinea i rapporti con gli autori, con il
mondo editoriale e le dipendenze da certi mezzi di pubblicizzazione privilegiati. Lo scopo è quello di fornire al lettore (ma si
ricordi che è appunto categoria di natura tanto ignota quanto
varia), «colpito nel portafoglio e nella dignità», una possibilità
di difesa di fronte al costo dei libri, alla «giostra dei best-seller», alle disfunzioni delle scuole e delle biblioteche.
Ma questo scritto è anche una «dichiarazione d’amore alla
lettura e ai suoi adepti» («Se avete dei lettori e della lettura
una idea angelicata e idilliaca, se pensate che essi siano incapaci di far male ad una mosca, ebbene, sbagliate. Lasciate che
la mosca si posi sul libro che stanno leggendo ed essi sono capaci di stecchirla con una sola occhiata»), (m.f )
(*) Luca Ferriere II lettore a(r)mato. Vademecum di autodifesa.
Roma, Stampaltemativa, 1993, pp 60, £ 1.000.
Diari dall'Eden
Lunedì; «Questa nuova creatura dai capelli lunghi mi sta
sempre intorno. Gira continuamente e mi segue dappertutto.
Non mi piace questa faccenda, non sono abituato alla compagnia. Vorrei che stesse con gli altri animali... Oggi è nuvolo,
c’è vento da est, credo che avremo la pioggia... Avremo? Dove
ho preso questa parola? Adesso me lo ricordo: è questa nuova
creatura che la adopera».
Così comincia la vita in comune dei due progenitori, e con
essa la presa di coscienza da parte di Adamo di dover dividere
la propria esistenza con un altro essere umano. Adamo è abituato a una vita solitaria, per cui la comparsa di Èva lo sconvolge. Egli è diffidente, geloso. Prima ogni cosa era fatta per lui,
ora è costretto a condividerla con qualcun altro. Èva è invece
più socievole, cerca di fare amicizia.
Questo è l’inizio del rapporto che Mark Twain immagina fra
loro, e ce lo ripropone riportando i diari dei due protagonisti*.
Scritti a distanza di anni sono qui pubblicati unitamente, permettendo quasi un dialogo fra le due voci. Questo difficile rapporto lo leggiamo attraverso il linguaggio, ironico e appassionato al tempo stesso, cui lo scrittore americano ci ha abituati. È
un amore che fiorisce a poco a poco, inconsapevolmente. Le
tappe sono quelle dell’assaggio del frutto proibito, della nascita
di Caino. La diffidenza di Adamo scompare, Èva scopre l’amore per il «suo» uomo, poi la cacciata dall’Eden nelle parole di
lei. «Quando mi guardo indietro il Giardino è come un segno
per me. Era bello, indicibilmente bello, meravigliosamente hello, ed ora e tutto perduto, e non lo rivedrò più. Il Giardino è
pelato, ma io ho trovato lui e .sono contenta».
È un amore che nasce dalla tolleranza di reciproci difetti e diversità, «non un tenero idillio, ma una faticosa conquista», a
cui approderà anche Adamo, ormai vecchio e solo, che inciderà
queste parole sulla tomba di lei; «Dovunque era Lei, là era
l’Eden». (m.f.)
(*) Mark TWAin: Il diano di Adamo ed Èva. A c. di G. Sordini,
Roma, Stampaltemativa, 1993, pp 48, £ 1.000.
18
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 11 FEBBRAIO n
Partiamo da una considerazione
storica: sia la teologia cattolica
che quella evangelica non hanno
brillato particolarmente per la loro
capacità di concepire in modo olistico (F. Capra) l’uomo e la creazione. La distinzione corpo-spirito, il concetto di «imago Dei» applicato all’uomo, rantropocentrismo che ne derivava, hanno condotto ad un pensiero dicotomico
che ha visto separato l’uomo dalla
creazione.
Anche la teologia evangelica ha
condiviso la concezione che vedeva il compito dell’umanità nel
«dominium terrae». In particolare,
dato proprio della teologia evangelica, la battaglia contro la teologia naturale, il rifiuto di scorgere
l’aspetto rivelante della creazione
per concentrarsi sulla Parola quale
unico evento «apocalittico», ha
portato a quell’angelismo della
teologia che non ha saputo guardare alla terra se non concependola quale mera «res» da manipolare
a piacere. La teologia dialettica ha
lottato contro la teologia liberale,
ha affermato una visione esistenziale della fede e dell’etica (cfr. F.
Gogarten, K. Barth, R. Bultmann).
Contano l’uomo e la storia, il
mondo è «oggetto d’uso» (cfr. W.
Trillhaas, Ethik, 1970, e Natur und
Christentum, in Die Religion in
Geschichte und Gegenwart, IV,
1326 s.)
Tranne rare eccezioni, ad esempio il pastore Jean Frédéric Oberlin (1740-1826), pastore a Bande-la-Roche, (Fr) che ha manifestato attenzione all’agricoltura, diremmo oggi biodinamica, al risparmio energetico, (cfr. Otto
Schaefer-Guigner, Ethique de la
creation et diaconie écologique,
«Foi et vie» 3-4, 1988, p. 26), la
concezione di rispetto del cosmo e
di ogni vivente in Albert Schweitzer (1875-1963), la natura fu intesa quale luogo dell’anom/co dominio umano. (Per una sintesi storica, Gino Conte, La natura nostra compagna. Il rapporto con la
natura nei paesi cattolici e in
quelli protestanti nel suo sviluppo
storico e nel contesto della crisi
ecologica odierna, «Protestantesimo» 2/1981, pp 65-90). Dal grido
di allarme di A. Schweitzer sulla
follia nucleare bellica (cfr. I popoli
devono sapere, 1958) sono trascorsi, per fortuna non invano, quasi
quarant’anni.
In questi decenni la questione
ambientale, l’ecologia, l’attenzione
all’ecosistema si sono imposte con
forza, e sebbene molto vi sia da fare per una coscienza e una politica
ecologica la filosofia, il diritto (cfr.
Gnu, Carta mondiale della natura,
1982), hanno saputo reimpostare i
nessi uomo-cosmo, uomo-terra,
spronati anche dalle mille «Seveso
e Ceraobil» nonché dopo Vassaggio del frutto nucleare a Hiroshima
e Nagasaki. Da oltre un decennio,
sia in ambito cattolico che protestante, anche la teologia si è convertita a una concezione eco-teologica (cfr. Assemblee ecumeniche di
Vancouver, 1983, incontro della
Kek e della Ccee, Consiglio delle
conferenze episcopali europee, Basilea, 1989; Assemblee ecumeniche
di Seoul, marzo 1990 e di Canberra, febbraio 1991).
Per una teologia che prende sul
serio, nuovamente e non più solo
in funzione «ontologico-filosofica» la cosmologia, molti sono stati
i contributi. Scegliamo alcune indicazioni bibliografiche essenziali.
Un lavoro sistematico di rilettura
del nesso uomo-terra, entro una
reimpostazione teologica generale, è il contributo del riformato
Juergen Moltmann in Dio nella
creazione. Dottrina ecologica della creazione, Brescia, Queriniana,
1986, pp 379. Del luterano Gérard
Siegwalt Dogmatique pour la
catholicité évangélique, I voi. Labor et Fides, Genève, 1987 cf. pp
58-91, ibid. Pour un nouveau dialogue critique, «Foi et Vie» 3-4,
1988. Un contributo sia cattolico
che protestante nella rivista «Concilium» 4/1991, Non vi è cielo
senza terra.
IL RAPPORTO CON LA NATURA NEL PROTESTANTESIMO
PER UNA TEOLOGIA EVANGELICA
DELLA CREAZIONE
ALFREDO BERLENDIS
Teologia cosmica
Perché la teologia possa ripensare cielo e terra occorre una rivoluzione copernicana, si deve spostare
Yànthropos dal centro della riflessione per ragionare in termini ellittici. L’umanità costituisce un fuoco dell’ellisse. La Genesi descrive
il ruolo del vertice pensante della
biosfera per il nostro pianeta, tuttavia si crede nel Creatore delle
«cose» visibili e invisibili; ciò lascia aperta la questione di altri
mondi e di altre presenze pensanti,
vertici di altri sistemi di vita. La
teologia vuole un orizzonte cosmico (cfr. Ernán Me Mullin, How
should Cosmology relate to Theology?, in «The Sciences and Theology in thè Twentieth Century»,
Aa.vv., London, Oriel, 1981, p.
47). Dove è «scritto» che forme di
vita intelligenti sono possibili soltanto nel puntino Terra entro una
sola delle Galassie (Via Lattea),
fra oltre un miliardo?
L’altro fuoco è costituito dalla
creazione che non è mero contenitore dell’/¡orno sapiens et faber,
sovrano del creato. La stessa
scienza della conoscenza, epistemologia, deve abbandonare il dualismo di derivazione cartesiana
delle scienze, scienze dello spirito
{Geisteswissenschaften) e scienze
della natura {Naturwissenschaften). Lo schema dualista viene superato nell’ interdisciplinarietà,
nella capacità di pensare al reale
nella sua interezza-unità. Ciò vale
anche per la teologia che, non utilizzando più la cosmologia in funzione di fondazione dell’essere di
Dio, sa pensare all’uomo a partire
dal cosmo, non viceversa. Anzitutto viene riletto il testo della biblica
Genesi, i due racconti nei primi
due capitoli. Quale tempo occupa
l’uomo? Egli giunge il sesto giorno, si diceva e vale ancora, quale
coronamento della creazione. Ma
il pensiero si ferma troppo presto,
giacché la creazione non termina
se non il settimo giorno. Quel settimo giorno, tempo del riposo di
Dio, è il tempo del futuro della
creazione e quindi anche dell’umanità. 11 dies glorine Dei è il compimento della creazione, ne indica
proletticamente la meta.
La creazione non è data che per
il settimo giorno, e per il giorno
della gloria di Dio, di tutta la sua
creazione, è dato il cosmo. Quindici miliardi di anni fa è iniziata
l’avventura che non possiamo
chiamare, cogliendone solo una
parte, hominis historia bensì universalis historia Dei glorine. L’uomo visir, economo della creazione,
viaggia in essa e con essa verso la
pienezza della manifestazione della gloria di Dio. Il rapporto umanità-terra non deve necessariamente essere inteso quale relazione tra
dominante e dominata. Anche gli
animali sono benedetti dal Creatore, da ciò ne segue almeno la doverosità di un rapporto che rispetti
tale benedizione (Genesi 1, 22; cfr.
Bernard Rordorf, Les animaux
captifs de la violence, in «Bulletin
du Centre protestante d’études», 8,
1982, Genève).
Il verbo ebraico radah, che è stato tradotto con «dominare», significa anche camminare a fianco del
gregge, proteggere, difendere dai
predatori. Va da sé che l’estensione di questa attitudine alla creazione, e alle creature tutte, conduce
verso una comunione nel segno
del rispetto. Il verbo kabash, tradotto con «assoggettare», significa
anche custodire proteggendo. La
scelta dipende dall’interpretazione,
dalla lettura teologica e dall’ermeneutica etica che si vuole dare. Un
segno comico e macroscopico della dimenticanza della dimensione
comunionale tra umanità e creazione, lo troviamo nell’elaborazione del concetto di peccato contro
natura. È il peccato dell’omoerotismo, su cui c’è molto da discutere: è tuttavia illuminante che quello e non altri fu concepito come
unico peccato contro la «natura».
La natura umana s’intende, escludendo una più centrata e ampia
accezione.
Dottrina della salvezza
soteriologia
La revisione della teologia non
si ferma alla rilettura dei rapporti e
concetti fondamentali esposti nella
Genesi, riguarda anche la salvezza,
e la dottrina relativa. Già dalla Genesi abbiamo la conferma del permanere della creazione e della sua
«bontà»; l’Eden viene custodito,
sebbene l’umanità ne venga esclusa. L’uomo e la donna hanno inserito il conflitto con la «terra», tuttavia essa rimane custodita per la
promessa. Il giardino della creazione è segno di una benedizione
di armoniosa pace non revocata,
ma riproposta. Adamo secondo, il
tecnologico, ha voluto umanizzare
la natura, adattarla al proprio essere, e i risultati di questa umanizzazione sono visibili.
Oggi siamo consapevoli di dovere «naturalizzare l’uomo», ricondurlo ad un rapporto armonico,
non paradisiaco giacché sarebbe
sogno infantile incapace di cogliere l’ambivalenza stessa del creato.
La natura viene dalla Bibbia smitizzata; nulla in essa è divino, neppure gli astri. Della natura fa parte
anche il .«serpente» di sciagurata
memoria: ma smitizzare non significa «denaturare». Ritessere i legami tra l’uomo e la natura significa
riconoscerli quali sono in inscindibile comunione di benedizione. Lo
stesso Cristo, attorno a cui ruota il
discorso cristiano della salvezza,
non è pensato quale salvatore della
sola umanità.
Piacque a Dio fare abitare in lui
ogni pienezza e per mezzo di lui
riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della
sua croce, cioè per mezzo suo, le
cose che stanno sulla terra e quelle
nei cieli (Colossesi 1, 20). Ta panta tutto il creato è il quadro
dell’azione salvante (per queste
osservazioni e il ruolo cosmico di
Cristo cfr. J. Moltmann, La via di
Gesù Cristo, cristologia in dimensioni messianiche, Bre.scia, Queriniana, 1991). Detto con diverso riferimento biblico, la salvezza riguarda la totalità della creazione:
«Anche la creazione aspetta con
impazienza la manifestazione dei
figli di Dio... la creazione stessa
sarà liberata dalla schiavitù...»
(Rom. 8, 19 ss). G. Siegwalt
estende efficacemente il grido di
gioia di Adamo per Èva anche alla
creazione: «Essa è ossa delle mie
ossa e carne della mia carne»
(Gen 2, 23). Siegwalt elabora una
riflessione che, pure già presente
nelle citate opere di J. Moltmann,
sintetizza brevemente e chiara
mente l’universalità della rej
zione, riproponendo dati bibj^
una corretta visione del fmj
n&W ortodosso quadro apocal^
(G. Siegwalt, Le salut de /a^
tion tout entière, in «Foi et Via
1993, pp 227-239).
Il creato non è destinato a dji
versi nel giudizio per lasc^
posto a un incorporeo regno )
«anime»: l’antica promessa]
«terra» non è revocata. Nel gj
della gloria vi saranno nuovi,
e nuova terra (Apocalisse 21),
Gerusalemme celeste sarà un
ma non la cancellazione di ci{
l’amore per la terra avrà sa
produrre: «I re della terra p
nella città celeste la loro gl
(Apocalisse 21,24).
La fede ebraico cristiana, lai
islamica, in una parola la fede]
Dio di Abramo, ha conosi
molte letture acosmiche o «
tualizzanti», tutte le apocalil
visioni della cancellazione del
smo dallo scenario del futui
Dio. Questa visione della finela natura, per la salvezza dell
rito, si è coniugata con una
carnata lettura delle orf
dell’antropologia, della cosi
già. Natura, creazione e in«
zione di Cristo, non sono un
dente o una fase da sorpassare]
go la via di una angelizzazioni
futuro; neppure possiamo etoi
zare la natura com’è. La speri
ci parla di un rinnovamento d^
smo. Non solo allora, la creasi
deve essere pensata nella pr®
denzialità divina, ma ad essa,|
ramente, si riferisce la pari
della ri-creazione quale fij|
escatologico. |
NS
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È uni
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La teologia asiatica
Concludiamo con un brani
contributo della teologa coi
Chung Hyun Kyung alla V
semblea del Cec (Consiglio!
menico delle chiese) a C
che lavorò sul tema «Vieni,
Santo, rinnova l’intero c
«Nel pensiero della popola
del nord-est dell’Asia il prin
vitale si chiama Kv. per noi K
respiro, il soffio della vita.]
gioisce delle interconnession
cielo, della terra e degli essi
Ki, l’energia vitale (che noi
mo tradurre con Spirito S
non può circolare ove regni
divisione e la separazione
conduce alla distruzione e all
lattia degli esseri viventi. Di
guenza, per noi, il rinnovala
consiste nell’abbattere il murOi
la divisione e della separazion
permettere al Ki di svilupparsi^
circolare armoniosamente. Se'
gliamo sopravvivere dobbianM
fiutare il dualismo che separa«)
prendere l’interconnessione il
grante di tutti gli esseri» (cfr. il
gno 7, 58, aprile 1991, p. 252).,
In questo «soffio di Dio che,!
na sulla superficie delle acip
(traduzione di André Chourai
è possibile vedere il mondo c#
cosmo e operare perché la sual
lezza, il suo ordine, la sua afl
nia, il suo decoro, (cf. verbo i
kosmèo) siano riconosciuti, e»
ti, celebrati.
Una nota poetica in chiave!
stologica:
D'albero facemmo il patibolù^^
ree le armi per straziare le
carni,
sino all'ora nona,
quando il colore morì nella
notte.
Il verde foglia-mu.'ichio
è rappreso in resinose gocce
rosso .sangue.
Uomo e natura vestirono i totO
cupi del lutto,
nell 'ora della profanazione
dell'albero e dell’Uomo.
A.scolta, ,,
lieve accarezza il creato il soj';
fio dell 'alba,
da canne d’organo, rami recùi
suscita note per cosmica sinf«',
nia. i
Torna Toro nei campi,
il seme è spiga matura,
per la festa.
Sabato viene.
Viag
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VENERDÌ 11 FEBBRAIO 1994
DIRini UMANI IN RUSSIA
Aiutiamo Natalja
LAURA CARLODALATRI
chiavei
latibolo,¡
re le
nella
7
gocce
no i tod
Itone ¡
IO.
to
il sof-,
mi recid
ca sinfo'
, mieti!'
NeH’agosto 1988 in Moldavia un militare tenta di
uccidere la propria moglie. Ne
nasce un processo, ma il sistema non può permettere che un
figlio della grande Armata
Rossa cada in discredito. Nel
corso del procedimento la
donna, Natalja Kartasciova,
subisce terribili pressioni; le
suggeriscono di dichiarare che
il fatto non è avvenuto per
evitare il manicomio psichiatrico; si producono in aula false testimonianze per accusarla
di immoralità. La si condanna
infine per aver provocato il
marito e al pagamento delle
spese processuali. L’uomo,
non contento, si reca presso il
centro culturale dove lei lavora e informa i suoi datori di lavoro che sua moglie ha subito
un processo infamante e che,
per di più, è figlia di un «nemico del popolo». Natalja viene licenziata. Tiraspol, dove
lei vive, è un piccolissimo
centro; nessuno le darà più lavoro. Per mantenere se stessa
e la figlia non le rimane che
tentare l’espatrio.
È una storia che si ripete da
ben 4 generazioni. Suo nonno.
Viàggio in Uruguay
Il Centro Culturale sta organizzando un viaggio presso le
comunità valdesi del Rio de la
Piata (Uruguay e Argentina),
della durata di tre settimane e
da effettuarsi tra il 15 settembre e il 15 ottobre 1994.
Il programma è in via di definizione; per informazioni e
iscrizioni-rivolgersi alla segreteria del Centro (tei. 0121932566),
colonnello alla corte di Nicola
II, dovette fuggire quando
l’ultimo zar fu costretto ad abdicare. Dovettero fuggire poi i
suoi nonni paterni portando
con loro il figlioletto che più
tardi diventerà suo padre. Si
chiama Victor, e ha solo 21
anni quando l’Armata Rossa
lo arresta in Germania e lo
condanna ai lavori forzati. A
nessuno interessa sapere che
in realtà Victor, portato
all’estero minorenne e quindi
non colpevole per l’espatrio,
all’epoca dell’arresto stava
combattendo come partigiano
contro i tedeschi, e che dunque stava combattendo contro
i nemici dell’Urss. Liberato
dopo 8 anni grazie alla morte
di Stalin, sarà riabilitato
nell’88 da Gorbaciov, giusto
un mese prima della sua morte, e grosso modo all’epoca
del processo alla figlia. Ma la
tardiva riabilitazione non cancella lo spauracchio di essere
amici «della figlia di un nemico del popolo». Perso il lavoro, Natalja per due anni si
mantiene in Cecoslovacchia,
poi una cartolina inviatale da
un’amica che la invita a passare le vacanze da lei le dà
l’idea di tentare in Italia, dove
oggi vive assistendo una coppia di persone in età avanzata.
Natalja Kartasciova ha visto
la sua domanda di asilo politico respinta dalla questura prima e dal Tar poi. Per poter
uscire dall’ombra e riunirsi alla figlia non rimane che una
strada: qualcuno che la adotti.
L’avvocato che la assiste
(avv. Mario Angeleli - tei. 06384497 e 3721676) potrà spiegare direttamente agli interessati come sia possibile portare
a buon fine il procedimento e
come, dal punto di vista giuridico, non vi sia nessun problema per la cosiddetta «separazione dei beni»; naturalmente,
dal momento che Tatiana ha
33 anni, occorre che la coppia
superi i 52 anni. La nuova legislazione consente l’adozione
anche ai single.
Riforma
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uei 1 gennaio 1951, responsabile Franco Giampicooli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
199^ à stato consegnato per l'inoltro postale aH’Ufficio CMC Nord,
via Heiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 2 febbraio 1994.
Pagina Dei Lettori
Posta
Mi sono
commossa
Mia sorella, che è abbonata
a Riforma, mi ha fatto avere
l’articolo sul numero del 14
germaio a proposito del culto
in eurovisione del 25 dicembre. Vorrei, per tramite vostro, ringraziare la Chiesa
valdese di Palermo per il bel
regalo di Natale che questa
trasmissione ha rappresentato
per me. Aspettando a pranzo
tutta la mia famiglia, bambini
e bébé, non mi sarebbe stato
possibile andare al culto, così
ho scelto Présence protestante in televisione. Che bella
sorpresa quella di poter ascoltare questo culto in italiano
proveniente da Palermo!
Devo dire che fra i 7 e i 14
anni ho abitato a Napoli; mio
padre, Emile G. Léonard, era
presidente dell’Istituto francese, e noi andavamo alla chiesa
del Vomero (pastore Gaio
Gay) oppure alla Casa materna del pastore Santi a Portici:
per questo sono stata così felice di ascoltare i cantici in italiano e il messaggio di Natale
in una forma così profondamente radicata in me. Non saprei fare una critica oggettiva
alla trasmissione... ho apprezzato molto che la traduzione
non abbia coperto troppo la
parola originale, che è stato
facile seguire.
Voglio dunque far sapere
alla chiesa di Palermo e alla
signora Argentieri Bein che
un’anziana signora francese
ha ricevuto, grazie a questo
culto, un bello e inatteso regalo di Natale.
Hélène Hollier-Larousse
Neuilly-sur-Seine
Sette e chiese
Nel dibattito «chiese o sette», Sergio Turtulici ha fatto
riferimento alle «suggestioni
di Geova» come a una delle
alternative alTinsuccesso delle chiese tradizionali. Mi sia
consentito di aggiungere una
voce per spiegare quali sono,
secondo i Testimoni di Geova, le differenze sostanziali
fra una chiesa e una setta.
All’indirizzo del cristianesimo primitivo fu rivolta l’accusa di settarismo: «Quant'è
a cotesta setta, ci è noto che
da per tutto essa incontra opposizione» (Atti 28, 22, Lazzi). Il greco hàiresis (setta) è
il termine da cui deriva l’italiano «eresia», ma anche
semplicemente «scelta», «separazione».
Il cristianesimo storico era
considerato tale dalla religione ufficiale del tempo. Da allora il termine setta ha assunto una connotazione sempre
più negativa. Che il cristianesimo primitivo ricevesse l’accusa di essere una setta dovrebbe riempire di soddisfazione quei cristiani ai quali lo
stesso appellativo è oggi affibbiato dalle religioni uffi
II clic
di prima pagina
Un carro armato delle
forze Gnu colpito dalla milizia somala ostile alla presenza intemazionale. 11 mostro d’acciaio è inservibile,
il gesto d’orgoglio del giovane non è una vittoria, è
l’affermazione di un’identità che si pensa di trovare
nella ribellione armata.
ciali. D’altra parte la sola accusa di «settarismo» non diventa automaticamente indice
di credibilità, così come un
riconoscimento governativo,
di per sé, non è sufficiente
per trasformare in cristianesimo sostanziale ciò che lo è
soltanto a livello formale.
Occorre di più. Gesù va alla
sostanza dell’argomento dicendo: «Se rimanete ben radicati nella mia parola, siete
veramente miei discepoli»,
sottinteso «indipendentemente da quello che gli altri possono dire di voi» (Giovanni 8,
32, Parola del Signore). «Rimanere ben radicati nella parola del Cristo» è la discriminante scritturale del vero cristianesimo, rispetto a ciò che
è «setta», ovvero eresia, separazione, divisione da esso.
Come sapere se un gmppo è
radicato nella parola del Cristo o si è abbandonato a «suggestioni» estranee «all’autenticità delTEvangelo», per citare nuovamente Turtulici? Disse ancora Gesù: «Da questo
conosceranno tutti che siete
miei discepoli, se avete amore
gli uni per gli altri» (Giovanni 13, 35, Luzzi). Inoltre:
«Eppure la Sapienza di Dio è
manifestata dalle sue opere»
(Matteo 11, 19, Parola del Signore). Dunque, opere di vero
cristianesimo; anziché momenti storici, riconoscimenti
ufficiali, numero di aderenti,
concordati o altro, consentono
l’individuazione di coloro che
sono ben radicati nella parola
di Cristo. E ancora: «Il mio
regno non appartiene a questo
mondo. Se il mio regno appartenesse a questo mondo, i miei
servi avrebbero combattuto
per non farmi arrestare (...)
ma il mio regno non appartiene a questo mondo». E Paolo:
«Le armi della nostra guerra
non sono carnali» (Giovanni
18, 36, Parola del Signore; II
Corinzi 10, 4, Luzzi).
Chi è ben radicato nella parola del Cristo sarà neutrale
nei conflitti politici e militari,
ossia nei confronti di ciò che
produce contese, mettendo
fratello contro fratello; impedendo di mostrare quell’amore caratterizzante i veri cristiani. La distinzione fra vero cristianesimo e cristianesimo settario è dunque una questione
di sostanza e non di forma. I
veri cristiani si amano, mantenendosi politicamente e militarmente neutrali. Storicamente queste condizioni sono
sempre state la prerogativa di
minoranze; a esse l’appellativo di «sette», attribuito loro
dalla religione maggioritaria,
ha completato il quadro di somiglianza con il cristianesimo
storico, la «setta» che ha conquistato il mondo.
Alberto Bertone
Ufficio stampa della
Congr. Testimoni di Geova
Intercomunione
a Ginevra
Ho i miei cognati che vivono a Ginevra e ieri sera mi
hanno telefonato per chiedere
notizie della famiglia. Poi
però me ne hanno data una loro che mi ha meravigliato e
nello stesso tempo mi ha dato
tanta gioia. Nell’ambito della
settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani c’è stato a
Ginevra, come anche qui in
Italia in alcune comunità, una
scambio di pastori fra le varie
chiese evangeliche e cattoliche. Nella chiesa evangelica
frequentata dai miei parenti è
andato un sacerdote che ha tenuto un culto «proprio alla
maniera nostra»; al momento
della Santa Cena il sacerdote,
che aveva fra l’altro portato
con sé parecchi suoi parrocchiani, ha preso il pane e il vino e Tha distribuito a tutti, anche ai suoi che l’hanno accet
tato in modo naturale e commosso. Insomma c’è stata una
Cena uguale per tutti, offerta e
presa con spirito di fratellanza
al cospetto del Signore.
Trovo che la cosa sia da apprezzare molto e da accogliere con gioia e con la speranza
che presto tutte le barriere
che dividono il mondo evangelico da quello cattolico
possano essere abbattute e
possiamo condividere tutti
questo memoriale, e insieme
adorare Dio e ringraziarlo per
il dono della vita, corpo e
sangue, del suo diletto Figlio.
Mi domando: è questo un
segno che qualcosa si muove
alla base, anche per i cattolici? Speriamolo. Dio è grande
e può tutto; dove per secoli
gli uomini, specie in alto loco, non trovano accordo, la
mano del Signore può scendere a livellare ogni cosa secondo la sua volontà. Affidiamoci a lui dunque e operiamo
nella fede con tutte le nostre
forze!
Elisa Maisto Baglio
Napoli
Niente
politica!
Ci stiamo avvicinando a un
giorno che dovrebbe segnare
la nascita della «seconda Repubblica italiana». Parteciperò alla consultazione elettorale dei prossimi 27-28 marzo, cercando a mio modo di
dare a «Cesare quel che è di
Cesare». Punto e basta. Non
verrò certo a dirvi per chi e
da che parte mi schiererò.
Siccome la campagna elettorale sulle pagine del nostro
settimanale è iniziata da tempo, mi auguro di tutto cuore
che adesso cessi compietamente e che non affiorino,
ancor più veementi, le discussioni che invece di unire ci
dividono. Pertanto rivolgo un
invito alla redazione affinché
sappia respingere ogni tentativo di inserimento politico
(nel senso deleterio della parola) nelle nostre pagine. Ci
sono ben altri e più profondi
argomenti su cui discutere,
che a volte affiorano solo brevemente, riguardanti la vita
delle nostre comunità, che sono pigre nell’inviare resoconti sulle loro attività. Quando
ne leggiamo qualcuno ci si risolleva veramente il morale.
È scarso l’interessamento a
portare contributi alla stesura
di un nuovo Innario. Mi è capitato, tlumnlc la conduzione
del culio.mi intonare l’inno
protestante per eccellenza, il
«Forte rocca», che nel nuovo
Innario inizia con le parole
«Qual forte rocca è il mio Signor». Ebbene, la comunità
non ha partecipato al canto,
disorientata sia dalla melodia
che dalle parole diverse conosciute da molte generazioni di
evangelici italiani. Ma ci sono
altri importanti problemi: «No
all’invito di celebrare in San
Pietro», così risponde giustamente (a parer mio) il moderatore óianni Rostan. Che cosa ne pensano le comunità? È
forse un atteggiamento negativo di fronte al movimento
ecumenico che tanto propugniamo? Ci siamo mai chiesti
se il cattolicesimo è religione
cristiana o mariana?
Dedichiamoci quindi alla
lotta strenua che dobbiamo
condurre per l’avvento del
Regno di Dio e lasciamo da
parte la lotta (poco seria) per
il regno di questo mondo; partecipiamo pure a questo movimento terreno con la dovuta
serenità, anche con la militanza nelle file della corrente politica che ci è più confacente,
ma non usiamo le pagine del
nostro giornale per cercare di
«convincere gli altri».
Edoardo Travi - Savona
PAG. 1 1 RIFORMA
Solo nomi?
Caro direttore,
sono normalmente grato per
tutte le correzioni, le titolazioni. i tagli che la redazione ritiene di apportare a quello che
scrivo. Per la prima volta mi
capita di non comprendere il
motivo di una correzione. Nel
mio articoletto intitolato «La
disponibilità non può essere
un assoluto» (sul n. del 4 febbraio) avevo usato dei nomi
propri: Erika, Monica perché,
nonostante la polemica, ho
dell’affetto per queste persone. La redazione ha sostituito i
nomi con i cognomi: Tomassone. Natali, dando così al discorso un carattere più distaccato di quanto non fosse nelle
mie intenzioni. Non ho capito
il motivo di questa correzione.
Cordiali saluti.
Bruno Rostagno
Torre Pellice
Tutti i giornali, fatti salvi gli
«Achille» e i «Mariotto» di alcune titolazioni peraltro di sapore satirico, usano correttamente il nome e cognome in
apertura e il cognome nei richiami. I giornali non sono delle messaggerie. L’indicazione
del cognome è necessaria anche per farsi capire da chi non
è del «giro» e legge il settimanale occasionalmente. ( red)
«L'amore di Dio non
verrà mai meno»
Il 28 gennaio 1994 è mancata
Ines Long
Lo annunciano con tristezza,
ma nella certezza della resurrezione, il marito Rocco Alabiso, i
figli Gustavo e Marco, il fratello
Franco con Mirtha e figli, la sorella Yvonne e parenti tutti.
Per suo espresso desiderio
eventuali offerte, da versare tramite cc 00998005 intestato alla
Tavola valdese specificando la
casuale, verranno destinate al
restauro del tempio valdese di
Riesi.
Riesi, 31 gennaio 1994
"Padre mio, tu sei stato
l'amico della mia giovinezza»
Geremia 3, 4
I genitori Sergio e Irma Nitti, la
moglie Loredana con I piccoli Lorenzo e Francesco, la sorella
Giulia, gli zii e i cugini, addolorati
ma fiduciosi nelle promesse dell'Evangelo, annunciano l'improvvisa e prematura scomparsa del
loro caro
Giampaolo
Napoli, 2 febbraio 1994
«Gesù le disse: lo sono
la resurrezione e la vita:
chi crede in me,
anche se muoia, vivrà;
e chiunque crede in me
non morrà mai.
Credi tu questo?»
Giovanni 11,25
La zia Anna, la Tata della sua
infanzia, piange per l'improvvisa
immatura dipartita dell'amatissimo
Giampaolo Nitti
ma sa - per fede - che egli vive presso il nostro Padre celeste
e che l'attende lassù. A presto!
Napoli, 2 febbraio 1994
I coniugi Elena e Ferruccio,
Alberto e Lucilla Corsani, Anna e
Davide Rosso sono vicini nel
grande dolore a . Irma e Sergio e
ai familiari tutti di
Giampaolo
Torre Pellice, 11 febraio 1994
RINGRAZIAMENTO
«Ma certo Iddio m'ha ascoltato;
egli ha atteso alla voce
della mia preghiera.
Benedetto sia Iddio»
Salmo 66, 19-20
Il U febbraio è tornata alla casa del Padre
Lia Bertinatti Costa
Lo annunciano con trstezza i
familiari, la fedele amica Isa Vailauri, e la comunità tutta dell'Asilo Valdese.
Luserna San Giovanni,
7 febbraio 1994
20
í
PAG. 12 RIFORMA
Di ritorno dall'ex Jugoslavia, dopo aver girato il servizio per «Protestantesimo)
Una guerra fondata su fantasmi del passato
cinicamente strumentalizzati nel presente
GIANMA URIZIO
Un’altra strage a Sarajevo,
la più grossa dall’inizio
di questa terribile guerra. Le
televisioni con insistenza ci
hanno presentato le orribili
immagini di questa strage, i
pianti e l’orrore dei superstiti.
Tra le tante cose viste e
sentite su questa strage, vorrei
soffermarmi su quanto dichiarato da un ufficiale dell’Onu;
«Questa volta sembra non ci
siano dubbi: la granata è stata
sparata dai serbi». Questa frase, oltre a esprimere un’accusa, contiene un altro messaggio terribile: la granata avrebbe potuto anche essere sparata
dalle stesse forze musulmane.
Questo vorrebbe dire che a
priori non è possibile escludere che una strage come quella
di sabato 5 febbraio possa essere stata compiuta non da un
nemico annidato sulle montagne, ma dalle stesse forze che
in teoria dovrebbero difendere
o per lo meno combattere per
quella gente inerme!
Questa mostruosa possibilità è uno dei tasselli più importanti per cominciare a districare i contorni, le cause e i
meccanismi di questa terribile
guerra, anche perché non è la
prima volta che viene avanzata. Anzi, analisi tecniche Onu
hanno provato ad esempio
che la granata che uccise delle persone in fila per il pane
proveniva da postazioni musulmane. Allora viene da
chiedersi: che razza di guerra
è mai questa in cui si spara
sulla propria gente? Cos’è
che ci sfugge di questa guerra? Perché ci troviamo di
fronte a comportamenti per
noi aberranti e come possiamo giudicarli?
Questa è una guerra voluta
dai governanti, che vede tuttavia una buona partecipazione
popolare. Una guerra che mette al muro la capacità di negoziazione degli organismi internazionali. Guerra di vittime e
oppressori in un mosaico che
si fa ogni giorno più intricato.
Guerra tra le etnie, che agita
nelle nostre coscienze paurosi
fantasmi che la nuova Europa
sembrava aver seppellito.
A gennaio, come rubrica
Protestantesimo, avevamo
pensato di realizzare un servizio con il chiaro intento di
scavalcare il muro della guerra che quotidianamente ci viene presentato dai mass media,
per cercare di raggiungere la
gente e capire come vive,
quali sono i suoi pensieri e le
sue opinioni su questa guerra
che ne ha sconvolto in modo
così drammatico la vita. La
guerra allora sembrava aver
raggiunto un suo qualche
equilibrio (se così si può dire): croati contro musulmani
in Erzegovina, con al centro
Mostar; serbi contro musulmani nella parte centrale della
Bosnia e nelle zone intorno a
Sarajevo e Tuzla. Obiettivo
palese per tutti quello di mettere il fatto compiuto (le terre
occupate) davanti a qualsiasi
trattativa.
E così cominciato il mio
viaggio, preceduto da alcune
letture, da una raccolta dati (il
numero dei profughi, più di
tre milioni e mezzo; il numero
dei morti, più di trecentomila)
e da un coinvolgimento legato
alla mia appartenenza: se dovessi seguire la logica assurda
della pulizia etnica, io sarei
per metà slovena, per metà
croata, sebbene di cittadinanza italiana. Questo perché i
miei antenati sono emigrati
alla fine del secolo scorso chi
Mostar: un bambino musulmano cerca di scampare alle sparatorie dei cecchini croati
dalla Slovenia, chi dall’Istria
nella ricca città vicina, Trieste. Questa classificazione
può far sorridere, ma riguarda
una buona percentuale di ex
cittadini dell’ex Jugoslavia ed
è il fattore su cui si è scatenata la guerra, dapprima in
Croazia e poi in Bosnia.
Nel corso del viaggio, a tutti chiedevo la loro lettura della guerra. Nelle risposte c’era
una costante: a quasi tutti
sfuggivano i motivi dell’inizio di questa guerra ma non le
ragioni per continuarla. Quasi
tutti avevano figli, mariti, parenti al fronte, a combattere
volontari «laggiù». Tutti volevano tornare alle loro case,
anche se pochi speravano ancora di tornarci. Questo nuovo popolo di profughi, le cui
condizioni di vita spesso sono
inenarrabili, non riesce più a
immaginare un ritorno alla vita di prima; musulmani hanno
lasciato terre occupate dai serbi o dai croati, serbi hanno lasciato terre occupate o da serbi o da musulmani: in Kreijna, guidati da un folle, dei
serbi disperati lottano per tenersi le loro case e i loro miseri campi. Perché?
Dopo aver incontrato e parlato con tanta gente, gente
qualsiasi, politici e professori
universitari, mi sono convinta^
che qualsiasi risposta univoca
sia falsa o per lo meno sbagliata. È meglio parlare di un
mosaico che deve essere, con
prudenza, piano piano, ricostruito dando il giusto valore
alle dinamiche interne.
Va ripercorsa anzitutto la
complessa situazione in cui si
è trovata l’ex Jugoslavia alla
caduta del regime comunista,
con forti differenze di sviluppo tra i paesi della Federazione e un’inflazione da paese
sudamericano. Non va dimenticato poi che l’opposizione al
regime comunista aveva da
sempre assunto la forma di
gruppi, e poi partiti, nazionalisti che via via sempre più
forti dopo la morte di Tito
hanno iniziato una lotta per il
potere che si è conclusa con
lo strappo finale alla Federazione della Slovenia e della
Croazia. Insomma va capito il
bisogno, per le nuove formazioni politiche di tutti i paesi
dell’ex Jugoslavia, di una politica nazionalista su base etnica (fenomeno che del resto
è comune a quasi tutti i paesi
dell’Est).
Questa politica spinta all’
eccesso ha cinicamente strumentalizzato i fantasmi del
passato, murati dal regime comunista ma presenti nella memoria delle varie popolazioni:
le crudeltà degli ustascia croati, le violenze e gli stupri dei
cetnici, serbi. E indicativo che
parecchia gente, nei campi
profughi, quando mi parlava
dei serbi (spesso bosniaci)
parlava dei cetnici e così dei
serbi mi hanno parlato di
neoustascia. Insomma la nuova geografia dell’ex Jugoslavia si disegna su immaginari
del passato, strumentalizzati
nel presente e riconfermati da
stragi e crudeltà che hanno
come preciso scopo proprio
quello di contrapporre le varie
popolazioni.
Come mi diceva Sergio
Dvomik, pacifista croato: «La
gente vuole la guerra, la gente
appoggia i rispettivi governi,
perché in questo momento ritiene che sono la loro unica
speranza di difesa contro nemici che questi stessi governanti hanno creato per loro».
E la guerra continua.
Intervista a Ugo Garrido, della Chiesa evangelica del Guatemala
La resistenza della popolazione
Ugo Garrido, membro della
Chiesa evangelica del Guatemala, era recentemente di
passaggio a Torre Pellice dove è stato intervistato da Radio Beckwith. Ha parlato della situazione dei diritti umani
in Guatemala e del lavoro che
sta portando avanti la Chiesa
evangelica assieme alla popolazione per il riconoscimento
di questi diritti:
«Attualmente, i rifugiati che
erano in Messico stanno rientrando lentamente: questo è
molto importante per lo sviluppo del paese. Essi portano
nel Guatemala una grande
speranza perché hanno una
grande coscienza sociale e sono pronti ad aiutare gli altri.
La storia dei rifugiati risale
a dieci anni fa ed è dovuta alla
grande repressione che questa
gente ha subito tra il 1981 e
F83 e che provocò oltre un
milione di sfollati, 250.000 rifugiati in Messico, e 30.000
cittadini che si rifugiarono
nella foresta. In quel tempo ci
fu anche la scomparsa di 440
villaggi che furono bruciati e
la cui popolazione venne inte
ramente annientata. Le “Comunità di popolazione resistente” (Cpr) sono formate da
cittadini che si sono rifugiati
nella foresta, sulla Sierra al
Nord del Guatemala. Essi resistono agli attacchi continui
dell’esercito e non vogliono
vivere nei villaggi perché verrebbero immediatamente militarizzati.
Rappresentano una parte
eroica del nostro popolo e
danno una grande spSranza ad
altri villaggi in quanto il fatto
di essere capaci di resistere
presuppone di aver raggiunto
un alto livello organizzativo e
sociale. Le Cpr hanno un
grande rispetto per la religione: presso di loro operano sacerdoti maya, sacerdoti cattolici e pastori evangelici. Per
dieci anni hanno vissuto senza
alcun contatto con altra gente.
Questo ha permesso loro di
imparare a sopravvivere con
le risorse naturali esistenti nella foresta: le radici, le piante,
la medicina naturale.
Quest’anno sono previste
visite e verifiche circa il rispetto dei diritti umani nelle
Cpr, affinché la comunità internazionale possa rendersi
conto di come sono costrette a
vivere da parte dell’esercito.
La Chiesa evangelica in Guatemala è fortemente impegnata nel lavoro per i diritti umani
e per il piano di pace. In questo momento è impegnata
nell’accompagnamento dei rifugiati che tornano dal Messico. La popolazione locale li ha
accolti con molta allegria; ha
portato loro alimenti, medicine, e ora è impegnata insieme
a noi in un grande lavoro per
aiutare in ogni maniera possibile le Cpr.
La situazione in Guatemala
cambierebbe di molto se finalmente si riuscisse a concludere un accordo di pace tra il governo, l’esercito e la popolazione resistente. La pace non è
solo silenzio delle armi. Il popolo del Guatemala crede fermamente che la pace sia giustizia e benessere per tutti. Per
questo abbiamo bisogno di un
grande appoggio da parte della comunità intemazionale affinché il processo di pace diventi veramente una realtà».
¡Servizio rifugiati e migranti» della Fcef
Il nostro impegno di
solidarietà continua
RENATO COISSON
Con la morte dei tre inviati della Rai a Mostar, la
drammaticità della tragedia
che si sta consumando nell’ex
Jugoslavia ci ha toccato da
vicino, in particolare a Trieste, mettendoci in contatto diretto con quanto sta accadendo da oltre due anni per migliaia di famiglie colpite cmdelmente nei loro affetti e
nella loro esistenza: morti,
devastazioni, fughe, stupri. È
un dramma atroce davanti al
quale l’impotenza della diplomazia internazionale diventa
colpa grave e imperdonabile.
In questo quadro continuiamo a portare avanti, come
Servizio rifugiati e migranti
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il nostro programma di aiuto umanitario, sostenuto da moltissime chiese e singoli credenti
in tutta Italia. È questo sostegno che ci viene dalle comunità che dà il vero senso alla
nostra azione e che la caratterizza come segno di una ampia solidarietà umana e fraterna. Siamo perciò debitori,
a chi ci chiede di compiere
questo servizio, di un aggiornamento sul procedere della
nostra azione.
Penso che molti avranno visto il servizio fatto da Protestantesimo, in cui Gianna Urizio è riuscita a dare un quadro
abbastanza completo di come
questa guerra si ripercuote
nella realtà della vita dei profughi e della gente comune. In
una situazione economica disastrosa l’aiuto più urgente è
quello del cibo. In questa direzione vanno i nostri sforzi
in modo prioritario.
A Rijeka/Fiume il pastore
luterano. Lino Lubiana, ha visto gradualmente aumentare
il numero delle famiglie da
seguire, passando dalle 80 di
un anno fa alle attuali 150, e
ha dovuto rimandarne a vuoto
tante altre per impossibilità di
rispondere a tutte. Noi gli forniamo da Trieste il materiale
per confezionare i suoi pacchi
mensili (zucchero, pasta, farina, olio di semi, latte in polvere, marmellata, riso, sardine, tonno, carne in scatola,
detersivo, sapone); a tutto ciò
aggiungiamo qualche scatola
di vestiti, materiale scolastico
e altro, secondo le occasioni
(a Natale abbiamo inviato
150 panettoni e alcune scatole di giocattoli).
Continua pure l’aiuto ai vari orfanotrofi della zona, che
il pastore Lubiana ci aveva
segnalato: quelli di Novi Vinodolski, di Selce, di Kraljevica e di Lovran, ai quali forniamo mensilmente latte in
polvere, viveri, materiale igienico-sanitario, materiale scolastico e un po’ di vestiario.
Il materiale scolastico raccolto dalle scuole domenicali
e dalle scuole elementari del
Una profuga musulmana con il
suo bambino
la vai Germanasca è sti
consegnato alla scuola «Pj
Francovic» di Rijeka, do’
circa un terzo dei 950 alumj
è composto da profughi, |j
preside ci ha scritto: «L’aig|j
dei nostri amici è altamea|
apprezzato e ve ne siami
profondamente riconoscenti.
Anche verso Zagabria!
nostro intervento concei®
l’invio di viveri e materiali
igienico-sanitario. 11 Cent«
Duhovna Stvarnost ha in caii
co circa 500 famiglie di pm
fughi che vivono in alloggi |
fortuna e che necessitano i
tutto. I profughi ospitati ag
campi in genere sono maj.
giormente seguiti, anche sei)
situazione dei campi presesi
altri svantaggi; anche qui f®.
niamo parte del materiale
stribuito ogni mese.
Ma la nostra azione i
coordina con il lavoro dell
Ics (Italian consortium of s|
lidarity) dove ci rappresenl
Elena Benvenuto, della c»
munità valdese di Triesti
questo coordinamento ci p§
mette di avere una visioi
più chiara delle necessità!
dei problemi e di portai
avanti un discorso più ampie
Nella chiesa di San Silvesti
si sono dati appuntamenti’}
partecipanti all’azione «"^
città-Una pace» che ha vii
la partecipazione di oltre ^
pacifisti, con visite a Zag|
bria, Belgrado e (una d
zione) Sarajevo. L’asses,
alla Cultura del Comune:
Trieste è venuto a salutar]
nome del sindaco Illy; ar
torno dal viaggio, il 4 g\
naio, in piena notte, stand
simi, in attesa della partei
dei treni, le dure panche d^
chiesa sono state apprezzi
quali benvenuti giacigli! Al
hanno già riferito sui lavo
svolto nella zona di Pola
coordinato dalla Chiesa B
todista di Trieste.
Il convegno di Firefl
sull’ex Jugoslavia è stato'
momento importante di coli
scenza di quanto si fa e di vi
rifica, che sembra dare (Ä
frutti nella volontà di cooil
namento della nostra azioiK
il VI circuito si è infatti or^
nizzato molto bene.
E ora quali sono i progeti
Siamo impegnati a portai
avanti quanto abbiamo fai
finora: questo impegno assof
be quasi la totalità delle ni
stre possibilità, ma vorremi|
giungere a concretizzare »
aiuto nei confronti dei sei|
in collegamento con la con»
nità serbo-ortodossa di Trif
ste, perché tra loro la soffi
renza è ancora più acuta.
Con il pastore Lubiana afe
biamo inoltre in cantiere ^
progetti: una specie di «a®
zione a distanza» di alcuj
famiglie, in situazioni pali
colarmente difficili, da pa|
di singoli o comunità che*
impegnano a sostenerle re^
larmente, e un campo estW
per alcuni ragazzi/e di Rije^
Per quest’ultimo progetta■!
Casa valdese di VallecrosiaJ
è dichiarata disponibile, o»
frendo il soggiorno, e la
stora Müller di Sanremo!
pronta a prendersene la f*'
sponsabilità. A carico nos®
rimangono le spese di viagr
e burocratiche. Se qualcu®
volesse aiutarci... Vogliali
terminare ringraziando qua®*
rendono possibile questo ^
colo servizio nel nome di G*'
sto: sarebbe troppo lungo fl®'
minare una ad una tutte le^
munità, i gruppi, i singoli 0®
ci hanno sostenuto finora
che, siamo sicuri, contini®
ranno a sostenerci.
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