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ECO
DELLE mLLI VALDESI
Sig PEYROT Arturo
S.0I0VAÍ.HI
Settimanale
della Chiesa Valdese
.Anno 107 Niim, 40 1 .ABBONAMENTI ' L. 3.000 per rinterno ■Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 1 oaRE PELLICE - 9 Ottobre 1970
Una copia Lire 70 L. 4.000 per l’estero •.ammo di ;an.ri/'o ‘.uì* ..»<• 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Fame e sete Che faremo per la Bibbia
negli anni settanta?
« Ecco, i giorni vengono, dice il
Signore, l'Eterno, ch’io manderò la
fame nel paese; non fame di pane
o sete d’acqua, ma la fame e la sete di udire le parole dell’Eterno. Allora, errando da un mare all’altro,
dal settentrione al levante, correranno qua e là in cerca della parola
dell’Eterno, e non la troveranno»
(Amos 8: 11-12).
Mi pare che quei giorni siano venuti.
Non si può negare che ci sia nel mondo, abbastanza diffuso, un vivo desiderio di conoscere le nostre Scritture;
desiderio che è più forte di quello,
piuttosto debole, piuttosto estetizzante, che poteva aversi in altri tempi. Le
statistiche delle società bibliche indicano un sensibile aumento nelle edizioni e nelle vendite; ed anche questo
giornale ne riferiva recentemente e
ancora ne riferisce questa settimana.
Allora, tutto bene? Ci dobbiamo rallegrare? Senza dubbio, da un lato. Desiderare di conoscere la parola che
salva, qualche cosa che sia stabile nell'instabilità e neH’incertezza generale,
è sempre un bene; se non altro come
sogno, come tributo reso, sia pure inconsciamente, alla verità.
Ma il profeta aggiunge quattro parole sconcertanti: « e non la troveranno ». Come, un desiderio così giusto,
così legittimo, un’affermazione così
chiara dell'utilità della parola di Dio,
dovrebbe restare inesaudito? Questa
ricerca dovrebb’essere vana? E non
sarebbe più vero, dunque, che « chi
cerca trova» (Matteo 7: 8)? Qui sta
forse la chiave dell'enigma. A chi è
detto « chi cerca trova »? A coloro che
ascoltano « ciò che lo Spirito dice alle
chiese », come i discepoli cui è riferito
il racconto di Matteo ascoltavano quello che il Maestro diceva loro; così,
semplicemente, perché egli parlava.
Non avevano secondi fini; non cerca\ ano nemmeno la salvezza: il Maestro,
il Figlio dell’uomo parlava, ed essi
ascoltavano. Che cos’altro, nella semplicità dei loro cuori, potevano fare?
Siamo noi oggi, come quegli antichi
uomini semplici, disposti ad ascoltare
la Parola così? Abbiamo fame e sete,
sì, di tante cose, ed anche, forse, della
parola dell’Eterno; ma perché? Solo
perché egli parla, nella Bibbia come
nella storia, e noi siamo pronti ad
ascoltarlo, perché siamo sicuri, come
quei poveri galilei, che egli ha ragione? Che egli dice il vero? Che è il solo
a dire il vero, quel vero di cui, nella
nostra disperazione, abbiamo la sensazione oscura di aver bisogno? O non
cerchiamo piuttosto, nella parola di
Dio come in quella di chiunque altro,
la conferma di quello che noi pensiamo, un’approvazione alle nostre velleità più inconfessabili, l’affermazione
della nostra personalità? E quando la
Parola non ci dà subito questo, non la
respingiamo, ripiombando nella nostra
noia che non può esser guarita se non
da qualche cosa che sia totalmente altro, tornando a venir meno per la sete, come le belle vergini e i giovani di
cui parla il profeta?
Sì, perché i protagonisti del passo
che c’interessa in questo momento sono proprio « le belle vergini e i giovani »; le belle vergini (più o meno) e i
giovani che vediamo ogni giorno errare sui marciapiedi delle nostre città
(assai meno per le campagne). Allora,
che cosa vuol essere questa predica:
un’ennesima requisitoria contro i giovani, fatta da un vecchio che non li
capisce? No, è una constatazione. Tutta la parola di Dio è una constatazione. Tutta la Bibbia — che taluno vuole scrivere col h minuscolo, perché gli
dà noia ogni assoluto — tutta la Scrittura ci mette davanti alla realtà. E la
realtà di oggi, purtroppo, è questa:
che tutti cercano la verità che salva,
qualche volta anche nella Bibbia, ma
non la trovano, perché corrono qua e
là, invece di star fermi ad ascoltare e
ad attendere, come i giovani e i vecchi
che si erano accostati a Gesù ed erano rimasti fermi intorno a lui. E rimanere fermi intorno a Gesù è una necessità per tutti, ma soprattutto per i
giovani, che sono chiamati a costruire
il domani. Essi, specialmente, che la
forza non ancora consunta spinge a
correre qua e là, devono conoscere dove è ottimo restare.
Lino de Nicola
Echi della seconda conferenza regionale eurcpea delle Società Bibliche Dnite, a Vienna
Il servizio che i credenti sono chiamati a rendere alla Parola di Dio negli
« anni settanta » è stato uno dei temi
fondamentali della seconda conferenza
regionale (europea) delle Società Bibliche. L’inizio di un decennio si presta a
fare delle riflessioni e dei preventivi
di azione, anche se i credenti sanno di
doverli sempre fare con la riserva di
Ciac. 4: 15. Riassumendo i pensieri
emersi dalle riunioni plenarie e dai
gruppi di lavoro e di studio biblico,
credo di poter suddividere quel che siamo chiamati a fare per la Sacra Scrittura in tre settori: quello della traduzione, quello della produzione e distribuzione, e quello dello studio biblico.
TRADUZIONE
Aumenta sempre il numero delle lingue e dei dialetti in cui la Bibbia è tradotta. Ma oltre al numero delle lingue,
in questi ultimi anni si è fatto strada
il concetto che la Bibbia dovrebbe anche essere tradotta, per ogni lingua,
in diversi stili, accessibili alle categorie più diverse della popolazione. Si riproduce sul terreno delle traduzioni bibliche quel che è già un dato acquisito
della predicazione, cioè che mentre gli
ambienti colti, con cultura universitaria o liceale, possono apprezzare una
predicazione in linguaggio e stile letterario ma anche una predicazione in linguaggio più semplice e stile più diretto, per le finalità evangelistiche e
per gli ascoltÌtlui''Ì*TOTlfiLi ■•SOftr di licenza elementare (e a volte neanche di
quella) è indispensabile una predicazione che si esprima nel linguaggio corrente del popolo, che esponga le verità
bibliche con i termini e con le immagini della gente più semplice, dei contadini e degli operai. Cosi avviene anche
per le traduzioni bibliche: in inglese,
tedesco, spagnolo, francese, si sono prodotte o sono in corso di stampa traduzioni in « lingua corrente » (p. es. français courant) che usano un vocabolario
molto limitato e adattano le metafore
alla realtà della maniera di esprimersi
della gente del popolo. Chiunque ha fatto esperienza di lavoro evangelistico
fra i più umili, o fra gli emigrati, sa
che le traduzioni bibliche troppo « letterarie » rappresentano un ostacolo
gravissimo. Il messaggio evangelico (e
anche quello dei profeti, del resto) ò
stato pronunciato anzitutto per gli umili, ma oggi la maggior parte delle traduzioni bibliche sottrae agli umili questo messaggio che è loro, e lo riserva ai
colti, ai letterati! Si impone un lavoro
enorme, per rimettere il messaggio biblico nei termini semplici in cui è stato pronunziato. Naturalmente, accanto
alle traduzioni destinate all’evangelizzazione rimarranno indispensabili quelle
destinate all’uso pastorale e liturgico, o
(almeno nei paesi più avanzati) anche
traduzioni di alto livello culturale, che
attirino l’interesse degli scienziati, dei
filologi, degli storici...). Questa gamma
di traduzioni differenziate corrisponde
all'evoluzione della sensibilità e della
cultura del nostro tempo, e non può essere trascurata dalle Società Bibliche
inferiori, ma all’adattamento del prodotto alle necessità diverse dei lettori,
anche a costo di aumentare le spese,
che mirano non alla concentrazione del
prodotto per produrre di più con costi
Pochi anni fa, infatti, le Società Bibliche disponevano di pochissimi esperti
per le traduzioni: ora il numero di questi consulenti (esegeti con una formazione addizionale nel campo della linguistica) ha raggiunto la quarantina.
PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE
La traduzione è solo la prima tappa
del cammino che porta la Parola di
Dio agli uomini: la seconda è la produzione editoriale, e la distribuzione
dei volumi. Anche qui, nonostante l’aumento delle cifre rispetto agli anni
precedenti, colpisce un dato impressionante: l’aumento della produzione è inferiore, almeno in certe parti del mondo, all’aumento del numero dei credenti! Si sarebbe portati a credere che,
per dirla paradossalmente, è più facile
fare una Bibbia che fare un cristiano!
Invece la produzione delle Bibbie nelle lingue delle dy,'." e missionarie non
riesce a’ fenéfé il passo con l’aumento
dei membri di chiesa. Un po’ questo è
dovuto all’espansione in zone sempre
nuove, con dialetti diversi, che richiedono anni di lavoro per produrre una
Bibbia nella lingua parlata dai convertiti; e un po’ è dovuto all’impossibilità
di far pesare su di loro il costo della
produzione, vendendo le Bibbie al costo di produzione europeo (traduzione,
composizione, stampa, rilegatura) che
ne farebbe, in certi paesi, un oggetto
dal prezzo inabbordabile. I doni delle
chiese e dei singoli alle Società Bibliche servono a coprire in parte questi
costi, e a permettere la vendita delle
Bibbie nei paesi sottosviluppati, a prezzi proporzionati al costo della vita e
al reddito medio delle famiglie (cioè
sottocosto). Il preventivo delle Società
Bibliche per questo servizio nel mondo
tocca per il prossimo anno la cifra di
otto milioni di dollari (quasi cinque
miliardi di lire). Nel 1970 l’Europa ha
contribuito un quarto di questa somma, ma ha ricevuto servizi dalle Società Bibliche per un equivalente di 809
mila dollari, così il contributo europeo
è sceso al 17% del totale, cifra che va
seriamente aumentata negli anni venturi! Pensiamo, anche senza tirare in
ballo il « terzo mondo » extra-europeo,
che fra i cinque milioni di migranti
..........
La preghiera dello studente
= Signore, |
I che sei la fonte di ogni sapienza e di ogni scienza, |
I poiché ti piace darmi, durante la mia giovinezza, l’istru- |
I zione che mi sarà utile per vivere in modo santo e retto, =
= illumina la mia intelligenza affinché io capisca Tinse- |
I gnamento che mi sarà dato, |
I rafforza la mia memoria, affinché io possa ritenere fe- =
= delmente ciò che avrò imparato i
I e disponi il mio cuore in modo che io desideri fare i
I grandi progressi e così non perda l’occasione d’istruirmi i
I che oggi tu mi offri. |
I Dammi quindi, mio Dio, il tuo Spirito, lo Spirito d’in- =
I telligenza, di verità, di discernimento e di saggezza, affinché i
I esso mi renda capace di mettere a buon frutto e di non ren- |
i dere vani l’impegno e la fatica con cui si cura la mia istru- =
= zione. =
= Fa’ pure. Signore, che a qualunque studio io mi appli- |
I chi, lo riconduca al suo vero fine, che è di conoscerti nel |
= tuo Figlio Gesù Cristo, per avere la certezza della tua gra- |
I zia e per servirti con fedeltà. i
= E poiché prometti di illuminare con la tua sapienza e §
I con la tua conoscenza i piccoli e gli umili che hanno il cuore i
I retto, mentre respingi gli orgogliosi affinché si perdano nel- |
I la vanità dei loro ragionamenti, ti chiedo, mio Dio, di crea- |
I re in me quest’umiltà autentica, che mi farà docile e ubbi- i
= diente a te, anzitutto, ma anche a coloro che tu hai stabilito |
E affinché m’istruiscano. E
i Disponi anche il mio cuore a ricercarti ardentemente, |
1 avendo rinunciato a tutti i suoi malvagi desideri; e che il =
I mio solo scopo, o Dio, sia di prepararmi sin d’ora a servirti f
= nella vocazione nella quale ti piacerà chiamarmi. Amen. i
f (Questa preghiera per gli studenti è stata scrit- =
E ta da Giovanni Calvino al momento della fon- E
E dazione dell’Accademia di Ginevra, nel 1559). =
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll!!!!j||llllllllllllllllllllllll|lllllllllllllimilllllllllllllllllllllllllllllllllllTl
meno di centomila Bibbie sono state
distribuite durante gli ultimi dodici
mesi!
STUDIO BIBLICO
Ma il servizio da rendere alla Bibbia
non si ferma alla traduzione e alla diffusione: l’aspetto più profondo e impegnativo (senza voler diminuire l’importanza e la difficoltà di quelli descritti finora) è lo studio del significato del
messaggio. Questo studio rimane il
compito primario della vita cristiana
nel suo aspetto di fede, di organizzazione, di culto, di predicazione, di attività concreta: « Non c’è nessuna azione
politica che possa fare a meno dell’ascolto attento della parola di Dio »
(Nuovi Tempi, 27 settembre 1970,
p. 4-5). Secondo il Dr. Hans Rudi Weber, uno dei direttori dell’Istituto Ecumenico di Bossey, gli « anni settanta »
dovrebbero essere caratterizzati da un
intenso studio della Parola di Dio. Senza questo studio, senza questo ascolto,
tutti quelli che parlano o agiscono nel
nome di Cristo rischiano di dare
espressione ai loro sentimenti anziché
al messaggio della Parola. Traduzioni
sempre più accurate da una parte,
sempre più comprensibili dall’altra,
non sono che uno strumento per arrivare a uno studio penetrante, capillare,
impegnativo della Sacra Scrittura. È
solo questo studio che può dare sostanza, ma anche credibilità e ascolto presso i credenti ai movimenti più impegnanti in seno alle chiese.
iiiiimiiliillliiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiilllll
liiiiiiililiillllllllliiiiiiiiiiiiiiiiillliiillllliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii CHE POSSIAMO FARE?
Messo a punto nell’ultima riunione del Consiglio della FCEI
Il programma dell’Assemblea di Firenze
Nelle recenti riunioni tenute a Ecumene il 25 e il 26 settembre il Consiglio della Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia (PCEI) ha messo a punto il programma dell’ormai
prossima Assemblea federale che, com’è noto, si terrà a Firenze dal 1 al
4 novembre. È stata assicurata la
presenza del segretario generale del
Consiglio ecumenico delle Chiese, il
past. E. C. Blake, il quale la sera di
Domenica 1 terrà una pubblica Conferenza
Domenica 1° novembre
Ore 10 - Culto di apertura nel tempio Valdese
di V’ia Micheli, pre.sicduto dal Presidente
con predicazione del Pastore Giorgio Tourn.
Ore 11.30-13 e 15.30-19 - Sessione plenaria in
Via dei Benci : Relazione del Consiglio - Relazione deirUfiicio di Presidenza - Relazione
finanziaria - Relazione dei Revisori. Inizio
della discussione sulle relazioni presentate.
Ore 21 - Conferenza pubblica del Pastore E.
C. Blake sul proposto tema : 11 Consiglio
ecumenico di fronte alle discriminazioni razziali.
Lunedì 2 novembre
Ore 9-13 - Gruppi di studio.
a) Stampa-TV, partecipanti, n. 30
li) Rapporti Stato, partecipanti n. 20
c) Servizio Studi, partecipanti n. 15
d) Azione sociale - Emigrazione - Turismo, partecipanti n. 25
e) Educazione religiosa e istruzione, partecipanti n. 15.
Ore 15,30-19 - Discussione su : Le comunicazioni di massa : Stampa, Radio TV.
Martedì 3 novembre
Ore 9.30 - Sessione plenaria - breve culto di
apertura del Pastore Piero Bensi. Di.scussione sui Rapporti con lo Stato.
Ore 15.30-19 - Sessione plenaria. Discussione
sui Servizi : Studi, Azione sociale. Educazione ed Istruzione religiosa e sugli Organismi settoriali - Modifiche allo Statuto.
Ore 21-23 - Eventuale sessione plenaria per
il proseguimento della discussione sui temi
non esauriti.
Mercoledì 4 novembre
Ore 9-12 - Sessione plenaria. Approvazione
ne del Presidente, del Consiglio della Fededegli o.d.g. cd eventuali documenti. Eleziorazione e dei Revisori.
Ore 12.30 - Culto liturgico di Santa Cena
presieduto dal Presidente neo-eletto assistito dal Presidente dell Assemblea.
Com’è già stato chiarito nel corso
dell’ultimo Sinodo, non si tratterà di
un « congresso », bensì di una « assem
blea » ordinaria della FCEI, che dovrà
quindi esaminare l’operato del Consiglio e della sua Giunta, nonché dei
vari Servizi e Commissioni. La relazione che il Consiglio presenterà all’Assemblea avrà comunque il tema « Lo
Evangelismo italiano negli anni ’70 ».
Fra i programmi futuri, il Servizio
Studi, valutato positivamente il Convegno sul problema di Dio nella teologia protestante moderna tenuto ad
Agape nell’agosto scorso, presenta un
progetto di massima per i due convegni del prossimo anno: uno in giugno, a Ecumene, su « L’esattezza storica e la verità biblica» e uno in agosto ad Agape sull’escatologia biblica.
Quanto ai programmi radiofonici, il
Consiglio ha udito e fatto proprio un
ordine del giorno votato al recente
Convegno di studio tenutosi a Ecumene sulla radio-tv; tale documento,
relativo all’organico di questo servizio, sarà presentato e raccomandato
all’Assemblea. Quanto a « Nuovi Tempi », alla Assemblea sarà presentata
una proposta tendente a ottenere che
la Federazione entri a far parte dell’Associazione Stampa Evangelica
(ASE), l’organo proprietario della testata del settimanale.
Ecco la domanda che forse si porrà
qualcuno, di fronte alla grandezza dei
problemi e dei compiti che la Bibbia
ci pone davanti per il prossimo decennio. Non vorrei che a questa domanda
ciascuno si desse da sé la risposta automatica: è per chiedere dei soldi. Sì,
certo, anche il denaro è necessario,
arizi indispensabile, per realizzare questi piani. Ma insieme e forse prima del
denaro, c’è l’impegno. E l’impegno può
esplicarsi in varie direzioni. Nel campo
della distribuzione, p. es.: quante Bibbie abbiamo messo in mano a altre
persone, durante lo scorso anno? Quanti di noi hanno regalato almeno una
Bibbia? E quanti hanno trovato un acquirente da indirizzare a un colportore o a una libreria? Se abbiamo verarnente trovato nella Bibbia i tesori di
rivelazione e di ispirazione e di consolazione che diciamo di averci trovato,
perché non ne abbiamo fatto parte al
prossimo, regalando a chi non ce l’ha
una copia delle Scritture? E poi c’è
il campo delle traduzioni, della consulenza esegetica e linguistica, che ha bisogno di molti esperti: ecco un campo
di attività finora troppo trascurato dagli elementi più preparati che desiderano servire il Signore in settori non
tradizionali dell’opera della Chiesa.
Gli « anni settanta » si presentano
riechi di opportunità per la diffusione
della Parola di Dio: ci dia i! Signore di
riconoscere i segni dei tempi e di fare
buon uso dei Suoi doni finché è giorno.
Bruno Corsani
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pag. 2
N. 40 — 9 ottobre 1970
L’ATTUALITA' TEOLOGICA
Seminario ecumenico internaziona'e a Strasburgo
Così nacque la Chiesa
e si seppe missionaria La crisi del culio è crisi di fede
Quattro pescatori gettavano e
rattoppavano le reti nei pressi di
Capernaum, quando Iddio fece irruzione nella loro vita, mediante
un uomo che li interpellò dicendo:
« seguitemi ». Da quel momento la
loro vita acquistò una direzione e
un senso. Non si chiese loro se si
ritenevano peccatori, bisognosi
della grazia di Dio; non ci fu discussione sulTesistenza di Dio e
del diavolo, né, qualora essi affermassero di credere in tale esistenza, si controllò se le loro idee in
proposito fossero ortodosse. Si
chiese loro solo se erano disposti
a percorrere un tratto di strada
insieme ad un uomo che, era chiaro, contava su Dio come su una
realtà. Tutto era ancora aperto:
essi potevano ritornarsene tranquillamente alle reti entro due ore
o dieci giorni, continuando a vendere pesci e a depositare il denaro
per comprare una barca in proprio. Ma Dio penetrò con tale forza nella loro vita che essi si trovarono in giro, lontano parecchi chilometri dalle loro reti, insieme ad
un uomo che era convinto valesse
la pena contare su Dio. E così impararono che questo è il più gran
dono che ci possa esser fatto: avere una direzione da seguire, un
senso nella nostra vita.
Poi Dio irruppe nella vita di un
altro uomo che sedeva al banco
del dazio e rilasciava ricevute per
il denaro che incassava. Egli apparteneva alla schiera di coloro
che non sapevano più che farsene
di quel che si predicava nei servizi
religiosi: non vi trovava infatti
alcuna risposta ai travagli e alle
difficoltà del suo mestiere, solo
perché esso non era ancora contemplato nel catechismo e nella
Bibbia. Per questo era stato anche
cancellato dall’elenco dei membri
di chiesa. Ma l’uomo che con ogni
evidenza considerava Dio una realtà, gli disse: « seguimi ». Allora
l’impiegato del dazio comprese
che si era manifestato proprio ciò
che la Chiesa, da secoli, chiama la
« grazia di Dio ». Egli venne accolto perché Dio aveva un compito
per lui. Mediante l’uomo che aveva
chiamato a seguirlo. Iddio aveva
detto di sì alla sua vita.
Ciò che essi appresero da Gesù
era all’inizio molto semplice: si
trattava del Regno di Dio e della
sua signoria; compresero allora
che nulla è più importante del fatto che Dio è il Signore. Non era
quindi in questione altro che il
primo comandamento: « Io sono
TEterno, l’Iddio tuo — non avere
altri dèi nel mio cospetto ». Essere discepoli, significava mettersi
in moto con un uomo che fino in
fondo viveva perché Dio regnasse,
fino in fondo proteso verso il giorno in cui Dio sarebbe stato veramente Signore, senza che superstizione e violenza, volgarità e morte, potessero minacciare la sua potenza. Per questo il primo comandamento costituì sempre più la
linea di condotta e il senso della
loro vita.
Una cosa del tutto singolare era
però che Gesù faceva tale assegnamento sulla signoria di Dio da
non intraprendere nulla per garantirsi il successo. A coloro che si
univano a lui non dava nessun distintivo, neppure una crocetta di
argento da portare all’occhiello.
Non una formula di fede da mandare a memoria, neppure un nome
come « gesuani » o « cristiani », né
un nuovo rito o una nuova preghiera con cui distinguersi dagli
altri. Non ebbero nemmeno un
luogo di riunione, dove tornare di
quando in quando, tenere il loro
congresso e riprendere coraggio
nel vedere la massa dei presenti.
Li invitava semplicemente a contare realmente su Dio, non con formule o riti, ma nel loro peregrinare di luogo in luogo, nell’essere in
cammino, aperti al futuro, nel servire ovunque fosse necessario.
Una volta disse perfino che essi
erano il sale della terra. Una pre
tesa inaudita: nella loro disponibilità al servizio dovevano pensare
nientemeno che a tutta la terra!
E che ridicola verità: che cos’è un
pugno di sale accanto ai mucchi
di farina e di zucchero, di burro
e di uva passa; che cosa sono pochi pescatori e dazieri accanto agli eserciti romani e a' filosofi gi'eci? E la funzione del sale non è
proprio quella di sciogliersi anziché cristallizzarsi? La caratteristica del sale è che, fin quando resta
cristallizzato, non serve a nulla e
solo quando è sciolto dà sapore
alla pasta. E non può neppure far
mostra di sé dentro la pasta, come
avviene per lo zucchero su una
torta.
Un’altra volta Gesù spiegò ai
suoi discepoli che li mandava come pecore in mezzo ai lupi. Appartenere alla schiera dei discepoli
non significa quindi restare in una
.■=pecie di parco nazionale che protegge le pecore sopravvissute, ma
significa piuttosto mettersi in marcia inermi. Davvero strano quest’uomo che usava immagini così
poco rassicuranti e faceva di tutto
per insabbiare quel po’ di successo che gli era arriso. Com’è logico,
finì sulla croce...
Eduard Schweizer
(da; La Chiesa, uno dei saggi pubblicati in: Cristo fra noi, « Piccola Collana Moderna », Claudiana, Torino 1970,
L. 600).
e solo in secondo luogo crisi di forme espressive
Si è tenuto nei giorni scorsi, a
Strasburgo, un seminario ecumenico internazionale organizzato dal
Centro di studi ecumenici creato in
quella città dalla Fondazione luterana per la ricerca ecumenica. Centrato sul culto e sulla sua crisi attuale, ne diamo una prima informazione riprendendola da « Le Monde » (2 ottobre 1970); l'autore dell’articolo è il responsab le del servizio stampa-radio-televisione delle
Chiese protestanti d’Alsazia e Lorena.
« Dio e il culto », questo il tema del
seminario ecumenico internaz'orale
che conclude in questi giorni i suoi
lavori a Strasburgo. Questo colloquio
ha riunito oltre cento teologi cattolici, ortodossi, anglicani c protestanti
venuti da ttitto il mondo, il che costituisce un progresso molto marcato rispetto ai seminari precedenti. Il problema del culto reso a Dio è, infatti,
divenuto essenziale, mentre fa ancora
difetto il dibattito teologico approfondito al riguardo. Questo può in parte
spiegare la grande diversità dei modi
con cui si è affrontato il problema come pure l'assenza di un consensus generale. Infatti non c’è stata unanimità che attorno a questa diagnosi: il
culto è malato. Ma a partire da questo punto, le opinioni divergono fortemente.
Per gli uni la crisi del culto non si
riduce alle sue forme esteriori. La
crisi del culto è una crisi della fede;
« Ciò che è in questione è la fede stessa, il suo senso, il suo orientamento di
fondo» (p. Jossua, del S ulchoir). Anzi, una crisi di Dio, perfino: « Il pro
blema è quello di Dio e della s'essa
possibilità di parlarne » (prof. Seils,
luterano tedesco dell’est). Lutero poteva parlare semplicemente del culto
e dire che Dio ne era il solo punto di
riferimento. Qra ciò non pare più possibile: « Tutta una dimensione, quella
verticale, è oggi assente ». I nostri culti si stanno ’orizzontalizza do’ via via
che il mondo si ’umanizza’ (Seils), nel
senso che l’uomo è divenuto la misura di tutte le cose. Sicuro della sua
tecnica, sa che il futuro gli appartiene
e che non vi è, a ciò che pare, un vero
freno alla sua attività demiurgica
(N-.d.r.: trasformairice della realtà ambientale e, in questo senso minore,
creatrice). Mentre il culto tradizionale,
con i suoi miti e i suoi riti, pare singolarmente ’passato’. Ora, « Viiomo
moderno, a causa della sua mobilità,
non ha più passato » (prof. Selby, anglicano). Una crepa si apre fra lui e il
mondo ermetico del culto. Eppure Dio
non è morto. Un po’ dovunque rivive
l’esperienza mistica. Una nuova linfa
sale su per i vecchi sarmenti liturgici.
Così accade ogni volta che l’Evangelo
profana la Chiesa, la rende gioiosa nella lode del Dio di Gesù Cristo, più
preoccupato di lavorare nel mondo che
di conservare la Chiesa. Eliminare questa dimensione essenziale, facendo del
culto ovvero una semplice oasi nella
quale l’uomo si riposa della « calura
della giornata », ovvero la discussione
di un ordine del giorno politico e sociale, significa disconoscere « drammaticamente » (Seils) la vera posta in
gioco nel culto. Del resto, un culto
« fatto dall’uomo e in funzione dell’uomo » non ha più chances di sopravvivenza di quante ne abbia il culto tra
...................... ..............................................Mini
FIBFME, 14-W SETTE MB FI E W70
Al lavoro soirattoalità bihlico - podagogiea
Una quarantina di cRSpousabili del Inumo delie Scunle domenicali nell’Europa
Ialina impostano per il futuro un nuovo progromntu comune per i loro paesi
Circa quaranta responsabili del lavoro delle Scuole domenicali nei Paesi
latini europei si sono riuniti a Eirenze
per la loro biennale Conferenza: erano rappresentati: Belgio, Erancia, Italia, Spagna e Svizzera.
Il programma, articolato in quattro
giornate di lavoro, comprendeva alcune relazioni sugli attuali problemi biblico-pedagogici in rapporto alla catechesi, un esame critico del materiale
per le scuole domenicali esistente e un
piano di lavoro per il futuro e infine
due studi sul piano d’integrazione con
il Dipartimento deH’educazione del
Consiglio Ecumenico.
Particolare interesse hanno destato
le relazioni d’impostazione fornite, nella prima giornata dei lavori, da una
équipe di francesi e per l’Italia da Roberto Eynard.
Esaminando le diverse « strutture
mentali » create dall’ambiente in cui i
bambini vivono e dalle forti sollecitazioni che ricevono, uno dei relatori
francesi poneva la domanda: Quali
sono le conseguenze di tutto questo
per una pedagogia evangelica? Come
avvicinarsi a queste diverse strutture
mentali? Siamo capaci di accettare il
linguaggio dei bambini e la loro struttura mentale? Sappiamo con i bambini rinnovare il linguaggio della fede
perché diventi il loro linguaggio?
Veniva poi fatta una diagnosi abbastanza grave della situazione attuale
nella scuola: dopo 5 anni di scuola elementare il bambino da creativo diventa passivo; la scuola distrugge ogni
originalità e crea degli irresponsabili;
il bambino impara a conformarsi a
quello che vuole il maestro e la distanza fra i due diventa sempre più grande, fino a che il maestro diventa il
« nemico » del bambino. La scuola tradizionale insegna, inoltre, non a lavorare insieme, ma in competitività gli
uni verso gli altri.
Nella scuola domenicale, adottando
solo un materiale prefabbricato e una
disciplina che .somiglia mo'to a quella
scolastica, noi favoriamo il proseguimento di una mentalità scolastica che
è certamente un impedimento alla trasmissione della fede.
Un altro relatore, esaminando le più
recenti correnti pedagogiche (Decroly
e i centri d’interesse; Freinet e l’attività libera; 1’« insegnamento programmato » e infine la « pedagogia istituzionale ») metteva in luce la necessità
di cambiare il rapporto esistente fino
ad oggi fra l’insegnante e l’allievo e
l’importanza di tener presente l’interesse del bambino.
Qttima la breve relazione del prof.
Maurice Carrez sulle diverse correnti
e.segetiche nella lettura e comprensione della Bibbia. Dopo aver accennato
ad alcune delle principali correnti esegetiche (quella del rinnovamento biblico, quella a base psicoanalitica e quella struUurale), il relatore concludeva;
In ogm caso dobbiamo domandarci:
Portiamo i bambini a leggere la Bibbia o facciamo loro leggere la Bibbia?
E se portiamo- un determinato insegnamento, lo facciamo per i bambini
o con i bambini? E quando parliamo
di preparazione del monitore prepariamo il monitore solo in quanto insegnante o per quel che rigu arda tutta la sua vita di credente?
Infine Pierre Chrélien, segretario generale delle scuole domenicali di Francia, ha esposto alcune critiche e il senso di disagio che si vive attualmente
nel suo Paese per quel che riguarda la
catechesi e ha citato alcuni esempi di
nuovi esperimenti che si vanno facendo in più parti per il rinnovamento
della catechesi stessa, non ultirno
quello della formazione dei genitori in
vista della trasmissione della fede ai
bambini nella vita concreta di tutti i
giorni. E concludeva: è importante
una preparazione b'blica che sappia
leggere negli avvenimenti e sappia
non insegnare, ma ascoltare quello di
cui il bambino ha bisogno.
È stata anche seguita con particolare interesse la relazione di Roberto
Eynard su; « Esiste una pedagogia protestante? » Nella prima parte della relazione veniva esposto il quadro della
chiesa che insegna in quanto comunità
che dà la sua testimonianza; chiesa
che insegna ed ascolta nello stesso
tempo. La chiesa ha il compito di
ascoltare e dare la Parola, ma non in
senso vago e distaccato perché la fede
non esiste allo stato puro, ma è incarnazione nella condizione esistenziale
dei credenti. Il discorso pedagogico de
ve quindi iniziare da questa dimensione storica-esistenziale del messaggio.
La fede è un dono di Dio e quindi
non legato alle nostre capacità pedagogiche, ma la chiesa deve sempre tener
presente la necessità di questa testimonianza reale e sempre in ricerca.
La fede vista come testimonianza e
ricerca definisce il ruolo della chiesa
nell’educazione, che non deve essere
data con autoritarismo, ma nel pieno
rispetto del prossimo, che nel nostro
campo specifico è rappresentato dal
bambino. L’insegnamento tradizionale,
dogmatico e intransigente, non rispetta il prossimo; la creazione di « buone
abitudini », l’inculcare la scelta « fra
il bene e il male » secondo il criterio
dell’insegnante, è un educare ad una
pseudo-libertà; è in realtà una schiavitù al principio inculcato, senza che
il soggetto ne sia cosciente.
I nuovi metodi d’insegnamento invece vogliono mettere al centro l’allievo
collegandolo con il materiale d’insegnamento. Dopo una breve ed interessante esposizione dei più recenti studi compiuti da Bruner, il relatore si
pone la domanda: ò possibile che questo rapporto, che vede da una parte il
bambino e dall'altra la struttura de’la
materia d'insegnamento, venga applicato anche al livello dell’insegnamento
biblico? Ci sembra che il relatore abbia risposto affermativamente a questa domanda, indicando anche lo sforzo concreto fatto daH’équipe teologicopedagogica che fornisce il materiale
delle « pagine gialle » e degli articoli
sulla Rivista « La scuola domenicale ».
Data così l’impostazione di fondo a
tutta la Conferenza, si è potuto passare al problema scottante della fortnazione di un nuovo programma comune
per i Paesi latini europei. Infatti da
più parti si sente l’esigenza di dare al
programma una maggiore unità interna. un filo logico più evidente nella
scelta dei testi e nel rapporto fra passi
dell’Antico e del Nuovo Testamento,
una maggiore aderenza all’essenziale,
fermandovisi più a lungo coi ragazzi.
L’argomento si è rivelalo più complesso del previsto, ma si è arrivati,
non senza qualche tensione, ad alcune
conclusioni e alla scelta di un criterio. Gli interventi del Prof. Carrez sono stati a questo proposito determinanti. Il nuovo programma, che per
l’Italia avrà inizio dal 1976, sarà diviso in una serie di sequenze della durata da uno a Ire mesi su figure bibliche o avvenimenti caratteristici e centrali, come per esempio ncWAntico Testamento: Àbramo — Giacobbe e Giuseppe — Mosè — la terra promessa —il regno: Davide e Salomone — la vita
cultuale; salmi e libri sapienziali — i
profeti: inseriti nel loro contesto storico, nel regno del nord ed in quello
del sud e nell’epoca del ritorno dall’esilio babilonese. Nel Nuovo Testamento: alcune sequenze sulla na«sione
e resurrezione di Gesù, suH’inizio del
ministerio di Gesù in Galilea e su quello in Giudea, sull’insegnamento di Gesù, evitando di ripetere di anno in anno lo stesso schema sugli Evangeli, ma
cercando di individuare in ogni Evangelo la caratteristica sua propria.
Non possiamo qui entrare nei particolari. Si è comunque pensato di ritrovarci in un numero più ristretto di responsabili il prossimo anno, per esaminare il lavoro dettaaliato che verrà
presentato dagli incaricati francesi e
svizzeri.
Un breve spazio di tempo è stato dedicato anche agli interventi del Past.
Mould, searetario generale del Consiglio Mondiale educazione cristiana, e
dizionale. È ciò che comprende confusamente l’uomo moderno, il quale se
si tratta di riposarsi lo fa più volentieri in campagna, e se si tratta di discutere di politica preferisce farlo nei
locali pubblici. La questione essenziale è questa: « Voi cristiani, credete sì
o no nel Dio di Gesù Cristo? » (Selbv).
A seconda della risposta, il culto rivive o muore.
Tuttavia per altri teologi il fatto di
affrontare la questione sul piano teologico non è ciò che più urge. « La vita
spirituale conosce esperienze indipendenti dai mutamenti del mondo. La
esperienza mistica precede, la teologia
segue » (Olov Hartman, teologo svedese). Del resto, anche nella vita moderna non tutte le correnti vanno nella
stessa direzione. La tecnica non costituisce l’ultima parola. C’è bisogno di
NOVITÀ CLAUDIANA
DANIEL CQRNU
Karl Barth
e la politico
Una voce profetica de! nostro
tempo contro il nazismo e l’imperialismo
(collana «nostro tempo», 7)
8°, pp. 256, sovraccop. plasticata,
L. 2.000
ben altro. Anche la Chiesa deve saperlo senza affrettarsi troppo a drammatizzare. Conclusione: « Per il culto cristiano il problema principale non dovrebbe mai essere quello della sopravvivenza di Dio (Dio baderà a sé stesso), ma quello della sopravvivenza dell’uomo» (Hartman).
L’unanimità del seminario si ricostituisce, praticamente, nella ricerca di
forme nuove. Tutti concordano con
W. J. Hollenweger (del Consiglio ecumenico delle Chiese) nel dire che « il
culto attuale vuole realizzare troppe
cose in una volta sola: insegnamento,
evangelizzazione, comunione, adorazione, diaconia. Perciò ne riesce così poche ». Il posto che vi hanno i ’chierici’
è eccessivo: « Là dove due o tre sono
riuniti nel nome di Cristo, vi è sicuramente fra loro un pastore» (Hollenweger). Anche la parola non pare avere più azione profetica ed espressiva.
Le ricerche e le idee di forme nuove
non mancano, però. Un po’ dovunque
si comprende, ad esempio, che occorre
adattare l’architetiura alla liturgia cultuale.
D’altro canto la liturgia deve entrare nella vita dei testi evangel'ci, riscoprirne l’aspetto « drammatico ». A tale
scopo dei gruppi ’recitano’, cantano e
danzano nel culto; dei pittori interpretano su di una parete i testi letti. Neri, poi chiari i colori cantano allora la
solitudine dell’uomo, la grazia di Dio,
la speranza del Regno. Ma il vero culto per questo tempo non è stato ancora trovato. Viviamo un periodo di transizione (Seils). Tale è infatti l’impressione lasciata dai culti in forme nuove, che accompagnavano questo colloquio, culti generosi e giovani (liturgia
dei pastori Trunk, Frey, corale cattolica dei giovani, etc.), fra i quali, tuttavia, il gruppo liturgico di Lund emerse per la qualità professionale della
sua espressività e della sua sobrietà.
Ger.ari) Heimz.
MMimMMMMMMmilMllMinMMMMMMIMMMlM MMUMIIMIM
Avviso
Per nuova collana storca, la Claudiana ricerca antiche foto o stampe
di templi, edifici, avvenimcnii e personalità, in particolare riguardanti la
Chiesa Libera Italiana e le Chiese dei
Fratelli. Le foto saranno restituite entro poche settimane. Pregasi inviare
a Libreria Claudiana - Via S. Pio V,
18 bis - 10125 Torino,
MMMIMMMmMMMmimmMMMMMMMUnMMmMMI'MIMMM
del Past. Kennedy, membro del paritetico dipartimento del Consiglio Ecumenico. Come si sa, il Consiglio mondiale dell’educazione cristiana si fonderà ufficialmente col Consiglio Ecumenico nel corso del Congresso mondiale del luglio prossimo a Lima (Perù).
La ospitalità offerta dall’Istituto
Gould e dal suo Direttore è stata particolarmente curata e fraterna. Una gita pomeridiana a Siena e quotidiane
escursioni in Firenze hanno reso possibile di dare alle giornate particolarmente impegnative quel colore e quella varietà che permettono di dedicarsi
al lavoro con maggior impegno.
Maria Soggin
3
pag. 4
N. 40 — 9 ottobre 1970
Cerignola
Inaugurazione del Centro
sociale evangelico
Domenica 11 ottobre p. v. avrà luogo Vinaugurazione del Centro Sociale
Evangelico e della casa pastorale in
Cerignola. Cotesto strumento di servizio e di testimonianza non è il dono
che il Signore concede ad una piccola
Comunità bensì il segno del Suo amore a quella parte del popolo Suo che
ci ha preceduto in questa città e che
continuerà qui a rispondere alla Sua
chiamata. Il Culto avrà inizio alle ore
11 nella Chiesa in Piazza Pasquale Bona alla presenza di un rappresentante
della Tavola, della Commissione Distrettuale, e di alcuni Pastori di Solingen. Sono anche invitate rappresentanze e Pastori delle comunità evangeliche di Puglia, Molise e Lucania.
Dalle nostre Comunità
A distanza di quindici giorni, in questo
mese di settembre, la Comunità è stata colpita
da due lutti.
Il 9 settembre chiudeva la sua giornata
terrena il fratello Angelo Bellapianta. Ai funerali che si svolsero in Chiesa, alla presenza
di un folto pubblico di estranei ricordammo
la fede umile e profonda di questo venerato
fratello che seppe confessare la sua fede con
coraggio e durante la malattia con quella fermezza che altri potrebbe definire socratica ma
per noi è semplicemente cristiana. Da Cristo
egli ha attinto la forza per testimoniare ancora e sempre in seno ai familiari non sempre
ben disposti.
Il 23 settembre ci lasciava il fratello Giuseppe Russo. Simpatica figura di uomo dedito
tutto al lavoro e alla famiglia. Nella Comunità portava la sua nota di critica non disgiunta però da una seria ricerca di soluzioni migliori. Dinanzi a questi vuoti dobbiamo chiedere che il Signore dia a noi che restiamo
l.t stessa capacità comunicativa per trasmettere la fede, così come questi due testimoni seppero fare. Ai parenti giunga l'espressione
della più viva simpatia cristiana.
In memoria di questi cari fratelli, che ci
precedono nella casa del Padre, è stato inviata da alcuni membri di Chiesa la .somma
di L. 10.000 alla Casa di Riposo di Vittoria.
G. E. C.
Roma
La scomparsa
di Giuseppe Vingiano
Il 29 s. m. il Signore ha richiamato a sé il
fratello dott. Giuseppe Vingiano. I funerali,
svoltisi il mattino successivo nella chiesa di
piazza Carour, sono stati una testimonianza
cristiana ed una chiara manifestazione della
stima e deli’affetto dei quali godeva il fratello
Vingiano. Il Presidente della Repubblica, on.
Saragat — il quale, appena avvertito della
dolorosa notizia, si era recato presso la clinica Moscati per rendere il suo saluto all antico amico e compagno di lotta — aveva inviato una splendida corona di fiori.
Alla cerimonia, oltre ai membri delle due
Comunità Valdesi e della Chiesa Metodista,
abbiamo notato; il dott. Belluscio e il dott.
Gelfo della Segreteria particolare del Presidente della Repubblica, l’on. Panassi, Ton. Ivan
Matteo Lombardo, il dott. Boazelli direttore
dell’Enel, il prof. Battara, presidente di sezione del Consiglio di Stato, il dott. Tarquini,
v. presidente degli OO.RR. di Roma e capo
della Segreteria della sezione centrale del
Partito Socialista Unificato, l'arch. Farina, il
dott. Galluppi, il dott. Zavaroni, il dott. Ippolito dello stesso Partito, la sig.ra Aliquò
direttrice del Movimento femminile socialista,
i componenti il Consiglio di Amministrazione
deU'Ecla e molti altri i cui nomi ci sfuggono.
Era anche presente un folto gruppo di ufficiali. colleghi deH'Estinto nella Marina Militare.
Il pastore Mario Sballi, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia,
prendendo per testo la parola di Gesù ; « In
verità in verità io vi dico che chi crede ha
vita eterna », ha sottolineato il fatto che colui che può dire queste parole solenni è Gesù
stesso perché Egli solo è la resurrezione e la
vita. Noi possiamo anche trascurare — o addirittura vergognarci di parlare oggi di vita
eterna — ma quando qualche persona cara
ci lascia o quando i nostri giorni volgono .al
termine, avvertiamo la profondità e la necessità di questa vita eterna promessa a due condizioni ; ascoltare e credere.
Questa parola di Ge.sù, Vingiano l'aveva accettata sia nei giorni sereni che in quelli dolorosi della sua vita, nell’impegno personale e
))olitico e nell’attività pubblicistica, dimostrandolo praticamente con lo slancio deir.animo,
con la generosità del cuore, con le .speculazioni della sua mente e con la .solidarietà verso
tutti. Anche nel decorso della malattia non
aveva vacillato in lui la certezza gloriosa della fede.
Alla presenza delle spoglie mortali di un
credente, la parola di Dio ripete ai familiari,
agli amici e ai conoscenti : « Non siate come
coloro che sono .senza speranza ».
È seguito il pastore Alberto Ribet, il quale
__ a nome della comunità di piazza Cavour
di cui l’Estinto era membro — ha ricordato
la collaborazione prestata dal fratello Vingiano in ogni opera buona della chiesa, l’impulso
dato alla Associazione Cristiana dei Giovani
e come presidente del Centro Evangelico di
Cultura romano. L’ansia di .servizio che lo
distingueva rimane in noi come un esempio
nei compiti che ci attendono e come una esortazione perché nell’ora della chiamata possiamo far nostra la sicura parola dell’Apostolo;
« Io so in chi ho creduto » (II Tim. 1 ; 12).
Rinnoviamo da queste colonne i sensi della
viva simpatia cristiana ai familiari e, specialmente alla compagna del caro fratello che ci
ha la.sciato, Sig.ra Eva, ed alle figlie Primula
e Maria Laura. C. C.
Zurigo
In attività la nuova casa comunitaria messa a disposizione della comunità evangelica di lingua italiana
Una giornata fatidica per la nostra comunità!
Dopo mesi di trepidazione, la domenica
6 settembre 1970 ha avuto luogo, con Tintervento delle varie autorità ecclesiastiche di Zurigo, Tinaugurazione della nuova e bella casa
comunitaria, messa a disposizione della nostra
comunità. Oltre al Consiglio Sinodale del cantone, e alla Zentralkirchenpflege, erano rappresentate la Chiesa di Wiedikon con tutti i suoi
pastori, le assistenti sociali, custodi ed organisti, e ben s’intende anche il rispettivo concistoro, la commissione di costruzione, il nostro
Consiglio di chiesa, i membri del Beirat, ed
immancabilmente il creatore dell’opera, l’architetto E. Rutti con i suoi due assistenti, tutti accompagnati dalle rispettive consorti.
Una festa di quartiere dunque!
I lavori iniziati nella seconda metà di dicembre 1968, ed eseguiti in economia, hanno
Una veduta della nuova Casa comunitaria offerta in uso
alla chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo, sulla
U ellibergstrasse.
(foto Roberto Jahier)
trovato felice conclusione dopo 18 mesi di
vitati si dirigono al ristorante « Zur Waag »,
ove in un'ampia sala viene offerto ai convitali
un pranzo comunitario; in quell'occasione numerosi oratori prendono la parola : parole di
lode, di augurio, di ringraziamento ed anche
di ammonimento.
Molte conoscenze nuove si sono fatte, molti
vincoli si sono raffermati. Una giornata che
resterà nella memoria per molto tempo. Ed in
più d‘un petto si è alzato, in muta preghiera
il ringraziamento al Creatore e donatore, che
tutti ha ispirato e che ha permesso la messa
in atto di questa agognata opera. A noi ora il
dovere e l’impegno di farla fruttare.
Eugenio Maag
Biella
Il sig. Hans Seiler, membro laico del Consiglio della chiesa di Wiedikon e presidente
della Commissione di costruzione, pronuncia
il discorso inaugurale della nuova « Casa
comunitaria».
intensa attività delle maestranze sotto la progettazione e direzione del già citato architetto E. Riitti e la diligente ed amorosa cura
del Sig. H. Seiler, cassiere della Zentralkirchenpflege e presidente della Commissione di
costruzione, commissione che in molte sedute
ha man mano seguito l’opera con l’esame delle
offerte e con l’assegnazione dei vari lavori
alle più fidate ditte.
Ad iniziativa del Sig. Seiler- e della comunità di Wiedikon, che ne ha assunto lonere,
è stalo preparato un vasto, simpatico programma, che ha avuto inizio alle ore 9 alla chiesa
del Bühl, con un culto comunitario. Per la
comunità di Wiedikon ha predicato in tedesco
il pastore P. Etter; per la nostra comunità di
lingua italiana, il pastore valdese R. Jahier
di Luserna San Giovanni. Il servizio è stato
intercalato da inni di comune melodia e da
due produzioni apprezzate della Corale Svizzera-valdese, diretta dal Sig. Bosshard di Winterthur, ed è terminato con il Padre nostro e la
benedizione che abbiamo potuto udire tanto
ia tedesco che in italiano.
Di là gli invitati si sono recati alla non lontana nuova casa comunitaria alla Uetlibergstr. 54, angolo Haldenstrasse (di fronte alla
stazione Binz), per l’occasione decorata con
ricco ornamento floreale. Siamo alle ore 10,15,
inizia la seconda parte del programma. L’ampia aula magna, che ha la capacità di 160 persone è gremita. Primo oratore il Sig. Seiler
che dà il benvenuto a tutte le autorità e le
persone convenute. Segue TArchitetto E. Rutti
con brevi indicazioni sul corso dei lavori, invero ben riusciti, e giunto a termine, dà le
consegne alla Commissione di costruzione, e
per essa, alla proprietaria, la comunità di
Wiedikon. Prende ora la parola il signor E.
Forster, presidente del concistoro di Wiedikon.
che si rallegra dell’opera compiuta e che dopo
tanta trepidazione possa finalmente essere offerto alla comunità di lingua italiana un asilo,
una sede nella quale essa possa prosperare.
Quarto oratore, il pastore A. Ruhoff, presidente del Beirat, che si rallegra dell’opera
compiuta e mette in risalto la silenziosa ma
feconda opera del cassiere della nostra comunità che non poco ha contribuito al sorgere del
progetto, della cui conclusione oggi godiamo.
Ultimo oratore : il vice presidente del nostro
concistoro. Non ripete quanto è stato detto
dagli altri, più competenti oratori. Egli esprime la gioia che gli fa brillare gli occhi per
tanta ampiezza e tanta luce che incontra in
questi nuovi locali, e per tanto amor fraterno che ha incontrato, e chiude con un profondo ringraziamento a tutto coloro che hanno
contributo alla buona riuscita di questa casa
comunitaria che dovrà stringere ancora maggiormente i legami con la comunità di Wiedikon, e che significa anche un chiaro impegno ed una alacre e profonda ripresa di tutte
le attività che erano rimaste in sospeso a motivo della chiusura del locale alla Schrennenga.sse. Seguono parola di chiusura dette dal decano G. Stern. All’inìzio, intercalando il dire
dei vari oratori ed al termine della seconda
parte del programma, un trio, composto da
un fagotto (sig. Camille Ganter) e due clarinetti (Elisabeth Ganter e Rudolf Wüthrich)
della comunità dì Wiedikon ci ha offerto tre
applauditissime esecuzioni musicali, opere dì
Handel e di Mozart.
Segue la terza parte del programma. In due
torpedoni, oltre la macchine private, gli in
La “ripresa” autunnale è segnala da una
più prolungata presenza settimanale del past.
E. Ayassot a Biella, libero oom*è ora dalla cura della comunità metodista di Vercelli. Viene
così intensificato il rapporto con le famiglie
della comunità e la possibilità di contatti con
estranei.
È stato trovato un pied»à-terre pastorale modesto ma funzionale, a breve distanza dal luogo dì culto: Via Tripoli 37.
Mentre nei culli domenicali sì ha una serie
di predicazioni sulle lettere alle sette chiese
deirApocalisse. si è avviata una serie di conferenze domenicali pomeridiane, la prima delle quali è stata tenuta il 20 settembre; a 11 significato evangelico del 20 settembre »: segue
sempre un libero dibattito.
11 lunedì sera si tiene una riunione di comunità e le prime sedute sono dedicate alrapprendimenlo di inni e a tracciare un prògramma per Tanno che si apre.
Si è riaperta la scuola domenicale; quest’anno si propone una novità : un pomeriggio
dei ragazzi, che si terrà ogni terza domenica
del mese, dalle 15 alle 17. facilitandone Talfialamento e permettendo di seguirli più da vicino.
Firenze
L’assemblea degli amici del
Centro Evangelico di Solidarietà
Il 9 ottobre k convocata, a Firenze, Vas
semblea degli amici del Centro evangelico di
solidarietà. Il bollettino « Diaspora evangelica » e completamente dedicato, nel suo ulti
mo numero, alla relazione preparata dal Con
siglio del Centro: ne riportiamo una, parte
red.
È molto difficile poter riassumere in poche
righe il lungo lavoro dì quattro anni.
I casi di assistenza, durante tutto questo
arco di tempo, sono stati n. 242. Essi variano
Timo dalTaltro, ma lutti sono stati affrontati
con il mas.simo impegno. È utile qui ricordare
il lavoro svolto durante il periodo post-alluvionale dal novembre *66 al dicembre ’67 e oltre; il K ca.so » limite di Carlo Zizza, che ci
tiene tuttora impegnati e che ci ha portati a
lanciare ben due appelli straordinari; i diversi
« casi » di immigrati siciliani e calabresi per
i quali ci siamo impegnati per il loro pieno
inserimento nel contesto cittadino: le diecine
di disoccupati per i quali ci siamo interessati
a sostenerli prima e dopo la sistemazione al
lavoro.
Non c’è stata nessuna situazione che sia
rimasta dimenticata; per ogni richiesta abbiamo fatto di tutto affinché il problema venisse
risolto. Si deve dire a questo punto che il bilancio pubblicato non rispecchia che una minima parte degli interventi fatti. Si devono
aggiungere i mobìli ricevuti in dono e forniti
a chi ne aveva bisogno; le tonnellate di indumenti selezionati, puliti e distribuiti; oggetti
d'ognì tipo usati per arredare case o fornire
i diversi Istituti Evangelici.
Vi è stalo un bilancio — largamente attivo — dì doni e di collaborazione che supera
dì gran lunga quello rappresentato dal denaro. La nostra collaborazione con gli Istituti,
che è andata dalla partecipazione alle spese
per il Doposcuola alle lezioni di canto impartite appositamente da un'insegnante, dalla fornitura di sussidi didattici e libri alla collaborazione per restauri o rinnovamenti (impiego
di manodopera disoccupata c materiali vari),
dovrebbe avere anch'essa una particolare relazione. Si è cercato di fare ogni cosa nello spirito più completo dì fraterna collaborazione.
Le entrale, sono maggiormente rappresentate
da doni e dal a diecino ». ma anche dal recupero dì quanto ricavato dalla vendita di oggetti vari che sono i giornali, i libri, gli stracci. Il Poliambulatorio, anche se presenta un
deficit di gestione, dovuto maggiormente a
residui riportati dai primi anni di vita, già
dal 1969 presenta una piccola attività. Attività anche morale perché i medici che vi lavorano hanno registrato diecine e diecine di visite e consulenze varie, non soltanto ai ragazzi
e al personale di due istituii evangelici, ma
anche a mollissime famiglie o persone da noi
inviati per assistenza medica.
Si è speso molto per la .stampa. Ma non
dobbiamo dimenticare quanto si sta facendo
per introdurre un servizio nuovo, che un
giorno sarà certamente efficiente : quello turistico informativo. NelTarco di tempo, cui si
riferisce il bilancio pubblicato, si è andato formando un nuovo servìzio e molti ora conoscono più a fondo l’esistenza delle comunità evangeliche. tutte, e del lavoro che esse svolgono.
Migliaia di dépliants. l’opuscolo « Firenze
evangelica » tradotto già in tedesco e in inglese stanno a dimostrare la volontà di fare e
i risultati veramente incoraggianti che si meominciano a intravedere, stanno a significare
che le spese fatte sono realmente insignificanti
di fronte agli scopi raggiunti.
Il servizio svolto daWAssistente Sociale ha
dato modo al Centro di inserirsi gradualmente
come realtà nella vdta cittadina; è un servizio
utile ed efficace, sotto ogni aspetto, ma costoso. Certamente è proprio in questa linea che
il Centro si dovrà maggiormente muovere anche perché il servizio di assistenza sociale sta
prendendo sempre più consistenza ed è primario per tutto il lavoro che il Centro svolge.
Durante questi quattro anni, vissuti si può
dire giorno per giorno in piena attività, sono
state realizzate tutte quelle idee, che hanno
fatto il lavoro del Centro per cui sì può concludere con soddisfazione questa sommaria e
breve relazione, con la convinzione dì aver
compiuto il nostro dovere.
Ringraziamo tutti i fratelli, gli amici, che
hanno contribuito per realizzare questo servìzio. sotto tanti aspetti veramente duro e diffìcile. Ringraziamo soprattutto 1 Eterno, che
ci ha permesso di servire con umiltà, ricompensando il nostro lavoro con mille e mille
sorrisi di tante persone, famiglie, ammalati,
disoccupali, diseredali, disadattati, minimi fra
gli uomini, liberati in parte o in tutto dei problemi che li affliggevano.
Vorremmo dire alle mille e mille persone
che ci amano e ci aiutano la nostra gioia per
essere arrivali al dodicesimo anno dì attività
con tanta storia sulle spalle e ringraziarli dal
profondo del cuore.
// Consiglio del C.E.S.
COMITATO COLLEGIO l/ALDESE
Corsi teologici
Come già è stato pubblicato qui. i professori della Facoltà Valdese di Teologia, in accordo con il Comitato del Collegio, hanno
predisposto corsi di teologia ebe potranno essere frequentati liberamente da tutti coloro
che lo desiderano. Si è lieti di riportare qui di
seguito il programma dettagliato ;
11-18 ottobre 1970
Prof. Alberto Soggin
__ Corso su; La fede nelVIddio Creatore nell’Antico Testamento: 5 lezioni da lunedi
12 al venerdì 16.
__ Conferenza su ; Israele. Sionismo e Chiesa
oggi. Considerazioni dopo l'ultimo viaggio
in Israele e recenti prese di posizione: 18
ottobre.
__ Due culti; le domeniche 11 e 18 ottobre.
22-29 novembre 1970
Prof. Bruno Costani
__ Corso su ; Gli scritti lucani. Storia letteraria. ambiente storico ed ecclesiastico, pensiero: 5 lezioni da lunedi 22 al venerdì 2 *.
__ Conferenza su ; Lo stttdio della S. Scrittura
nel protestantesimo e nel cattolicesimo romano.
__ Due culti ; le domeniche 22 e 29 novembre.
21-28 febbraio 1971
Professore da stabilire
__ Argomento di teologia sistematica.
21-28 marzo 1971
Prof. Valdo Vinat
___ Corso su ; Giovanni Calvino, riformatore.
Opera e pensiero nella indagine più recente: 5 lezioni dal lunedi 21 al venerdì 26.
___ Conferenza su;/l rinnovamento della comunità cristiana come presupposto del rinnovamento della comunità civile nel pensiero di Giovanni Calvino.
___ Due culti; le domeniche 21 e 28 marzo.
Si precisa ancora che i professori terranno
ognuno tre lezioni per gli alunni della Scuola
Media e tre lezioni per quelli del Ginnasio
Liceo sugli stessi argomenti dei corsi.
Le chiese che saranno visitate dai professori nelle date indicate verranno fissate
dalla Commissione Distrettuale in accordo con
le chiese stesse.
Le conferenze della domenica si terranno
di norma alle ore 16.
Il primo qiclo si svolgerà a Torre Pellice
presso la Foresteria gentilmente concessa. Si
precisa che, per accordi con la Commissione
Distrettuale il prof. Soggin predicherà a Luserna S. Giovanni la domenica 11 c. m. e a
Perrero la domenica 18 c. m.
La conferenza .sarà tenuta a Torre Pellice.
la domenica 18 c. m. alle ore 16 presso la Foresteria.
Il Comitato del Collegio Valdese
Torino
Riunioni evangelistiche
del past. Maurice Ray
Accade così di rado che le nostre comunità
organizzino un’azione evangelistica, e forse
ancor più di rado che varie comunità evangeliche lo facciano insieme, che va sottolineala
Tiniziativa presa da un buon numero dì chiese
evangeliche torinesi e viciniori — “apostolici”,
avventisti, battisti, “fratelli”, pentecostali, vaidesi, oltre alTEsercito della salvezza, con impegno particolare delTUnione Biblica Italiana —, le quali hanno invitato per un attivo
fine-settimana l'evangelista svizzero .Maurice
Ray, pastore della Chiesa riformata del Vaud
e segretario per la Svizzera romanda della Ligue pour la lecture de la Bible. Un comitato
di lavoro aveva preparato e ha attuato il programma, che comprendeva due riunioni serali, venerdì 2 e sabato 3 ottobre, nel salone
della Galleria d'Arte Moderna, e una riunione
pomeridiana nel tempio valdese di Corso Vittorio, la domenica 4. Una corale composta di
cantori delle varie chiese, messa su per Toccasione (e speriamo che il cantare insieme non
s’interrompa e gli adulti seguano l'esempio
dei piccoli evangelici della città e dintorni
che da parecchi anni hanno una loro riuscita
festa di canto in comune), ha efficacemente
contribuito alle riunioni.
L’evangelista Ray ha parlato in francese, e
sebbene le traduzioni siano state di alta qualità. ne ha un po’ risentito Timmediatezza del
contatto e la speditezza delle riunioni; il calore del predicatore è stato comunque avvertilo.
Diciamo predicatore e non oratore, perché le
sue vivaci conversazioni, pur nelle digressioni
e nelle introduzioni forse fin troppo ampie,
sono state delle predicazioni, a tratti di intensa efficacia, del Dio vivente. E indubbiamente
le note più alte si sono avute quando il pastore Ray ha predicato la croce: qui il suo discorso è stato potente, tutto in profondità,
edificante nel senso rolmsto del termine.
Un successo, dunque? Dio .solo conosce i
cuori, come luì solo pianta, vede e fa germogliare la buona semente. Vi sono stali molti lati fortemente positivi. Anzitutto la predicazione delTEvangelo, in una forma un po'
diversa e con una potenza maggiore di quel
che sia spesso dato ai nostri pulpiti. In secondo luogo la volontà, la passione evangelistica
che ha mosso quest'iniziativa e che in essa ha
stretto fraternamente evangelici di vario “colore”; e, di conseguenza, il dono sempre bello
e buono costituito dal « dimorare insieme » di
fratelli troppo ignari o indifferenti gli uni .agli
altri. Tutto questo “poco”, nelle mani del
Signore, e affidato alla nostra volontà di servirlo nella città, può non essere soltanto un
episodio, lieto ma sporadico.
Tuttavìa, restano aperti molti problemi c
.sarebbe appunto fecondo che fossero discussi
fraternamente, sulla larga base realizzatasi per
un momento fra gli evangelici torinesi (e viciniori). Tali problemi si possono ridurre essenzialmente a due: il messaggio e il contatto
con la città; ovviamente, problemi strettamente interdipendenti. La volontà evangelistica
era indubbia, ma la città non ha risposto. Alle
riunioni, nel complesso ben frequentale,
specie la prima e Tultima (mentre nel corso
della seconda il messaggio ha avuto più forza
e rilevanza evangelica), hanno preso parte
quasi esclusivamente degli evangelici; è stato
molto bello, come in altre (troppo rare) occasioni consimili, ma evidentemente l'intento
principale è stato mancato; la diffusione, abbastanza ampia, di annunci e di inviti ha sortito risultati più che magri. C’è da chiedersi
seriamente se « la città » risponderà mai, oggi,
ad inviti come questo. Ma è appunto una
questione su cui riflettere insieme. E il messaggio stesso, vigoroso nei suoi riferimenti biblici, è stato viceversa debole nei riferimenti
alla « città » cui si voleva parlare, che sì voleva interpellare da parte di Dio, nella realtà
viva della sua esistenza complessa c contradditoria.
Questi rilievi critici sono avanzati con molta umiltà: con riconoscenza verso Dìo per il
dono sempre grande delTEvangelo; poi verso
chi è venuto ad annunciarcelo e verso coloro
che hanno dato un esempio avvertendo questa
esigenza di testimonianza e lavorando per rispondervi; sono avanzati, questi rilievi critici,
nel desiderio che il tentativo non ricada, ma
ripercuota in tutte le nostre chiese, legandole
fra loro, quella coscienza appunto della nostra
vocazione a essere testimoni dell’Iddio vìvente, delTEvangelo di Gesù Cristo crocifisso c ri.sorto, nella città. Il “come” non Tabbiamo
ancora trovato, ma l'esigenza ci si è forse imposta con intensità maggiore,
Gino Conte
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ringrazia sentitamente quanti hanno
preso parte al suo immenso dolore.
Un ringraziamento particolare al personale dell’Ospedale Edoardo Agnelli,
alla rappresentanza Alpini in congedo : Sezioni di Osasco, Prarostino,
San Secondo, vicini di casa ed amici.
S. Secondo di Pinerolo, 25 sett. 1970.
4
9 ottobre 1970 — N. 40
pag. 3
Ci limiteremo ad essere spettatori di un’atrofizzazione?
SAN GIOVANNI LIPIONI
Un paese della montagna abruzzese, una comunità evangelica dinanzi all’alternativa : miseria o emigrazione
S. Giovanni Lipioni sorge a 550 m. sul
livello del mare in mezzo alle montagne
dell’appennino abruzzese, a pochi Km.
dal Molise da cui è separato dal fiume
Trignano. I centri più vicini sono Vasto, a 65 Km., Campobasso, a 74 Km. e
il capoluogo di provincia, Chieti, a 130
Km. Sono raggiungibili rispettivamente in tre, quattro e cinque ore di corriera.
Il paese è arroccato, come tutti gli
altri della zona, sulla cresta di una piccola collina. La chiesa cattolica e un
antico palazzo feudale, ormai in rovina
simboli di dominio, sovrastano con
maestosità le squallide case in parte
abbandonate. La popolazione è laboriosa e intelligente, anche se non sempre
ha avuto modo e possibilità di mettere
a frutto le sue capacità, essendo sempre stata dominata e umiliata da cricche di famiglie alternatesi nel tempo al
potere ed appoggiate sempre dal clero.
Oggi ancora questa situazione perdura.
Tuttavia non è mancata una resistenza
da parte di un buon numero della popolazione, né prima, né ora.
Già alla fine del secolo scorso sorse
una cooperativa di consumo per fronteggiare e combattere la speculazione
dei negozianti privati. Detta cooperativa esiste ancora ed assolve benissimo
al suo compito.
Sempre verso la fine del secolo scorso molti si ribellarono alla prepotenza
della chiesa abbandonandola. Molti funerali furono fatti senza cerimonia religiosa, molte coppie si unirono in matrimonio solo col rito civile ed alcuni
bambini vennero battezzati dai pastori
evangelici che si trovavano di passaggio nel corso di campagne di evangelizzazione. Molte furono le riunioni tenute a San Giovanni da quei pastori itineranti.
Fu allora, circa settanta anni fa, che
fu gettato il primo seme dell’evangelo
nel nostro paese, ed oggi infatti sono
riapparse alcune Diodati di quel tempo.
Alcuni giovani, che avevano avuto il
loro primo incontro con TEvangelo a
S. Giovanni emigrati in America vennero a contatto con le chiese protestanti
e si convertirono. Non tutti però ritor
narono e quelli che tornarono non seppero resistere alle pressioni dell’ambiente per cui ritornarono al cattolicesimo. Solo uno di loro, tale Feliciantonio Monaco, anche se isolato, rimase
profondamente evangelico e tutti infatti lo chiamavano non più per nome ma
"il protestante" quasi in senso spregiativo. Oggi, dopo la sua morte tutti lo
ricordano come una persona retta,
onesta, che non bestemmiava mai.
Se oggi noi evangelici di S. Giovanni
Lipioni abbiamo conosciuto l’evangelo
in una forma più pura, lo dobbiamo
alla fede che Dio volle riporre in quel
nostro umile fratello fino alTultimo
istante della sua vita terreno. Infatti
egli prima di morire richiese le funzioni funebri da parte di un pastore
evangelico, nel febbraio del 1956. Fu
quell'occasione triste, ma insieme lieta,
a dare veramente inizio alla predicazione e alla susseguente formazione di una
comunità, anche se già prima di quella
data si era pensato di rompere con la
chiesa cattolica per via di angherie e
soprusi praticati a danno di certe persone (canoni enfiteutici ed altro). Nessuno prima del pastore Rutigliano e,
in seguito, dei pastori Vicentini, Bellion e, ora. Del Priore, ci aveva annunziato l’Evangelo in una forma nuova,
non più di rassegnata impotenza di
fronte ad un sistema di vita misera,
avvilente, e sotto certi aspetti apatica
e solo vegetativa.
Molto tempo abbiamo trascorso insieme a riflettere e a pensare su cosa
si sarebbe potuto fare e su cosa si potrebbe fare, visto che nessuno fa niente,
per uscire da uno stato di angosciosa
miseria economica, morale e spirituale.
Lo Stato non ci ha mai ascoltato né
ci ascolta e ciò è dimostrato dall'assenza dei servizi sociali più elementari
e di prima necessità; non abbiamo un
medico, non una farmacia, non un
asilo decente per i nostri bambini e
non un minimo interessamento per la
soluzione dei nostri problemi economici e .sociali. Adesso lo Stato, che da
tanto tempo ha trascurato la realizzazione di strade interpoderali, tante volte richieste, che sarebbero veramente
INVITO ALLE CHIESE
Risanamento
della situazione finanziaria
Il Sinodo 1970 ha preso atto con riconoscenza del completamento del piano triennale di risanamento della nostra situazione
finanziaria, che ha portato alla cancellazione dei deficit accumulatisi in esercizi precedenti; grazie allo sforzo concorde di numerosi enti e chiese all’estero nonché delle nostre chiese e di singoli
credenti il pesante carico debitorio è stato cancellato.
In questi ultimi tre anni, secondo l’impegno che avevamo
preso con i nostri amici, non sono più stati accumulati residui
passivi. Occorre che anche quest’anno e negli anni che verranno
si eviti a tutti i costi il riformarsi di un carico debitorio. Quando
il preventivo di spesa è approvato dal Sinodo, le Chiese debbono
rendersi conto che occorre coprirlo in ogni modo. Perciò rivolgiamo nuovamente un appello alle Chiese ed ai singoli per la copertura del deficit di esercizio dell’anno 1969-70.
Esso è anche questa volta assai gravoso, oltrepassando i 20
milioni; ma l’anno decorso è stato un anno transitorio in cui il
costo dell’istruzione, ora in gran parte sostenuto dal Comitato
per il Collegio Valdese, ha pesato ancora sulla Tavola. Come si è
detto in Sinodo, non chiediamo però alle Chiese di coprire l’intero deficit, a buona parte del quale la Tavola provvederà con
mezzi straordinari, bensì di coprire la somma che le Chiese avrebbero dovuto versare tutte insieme per la Cassa Culto e che non
è stata coperta. Si tratta della somma di
L. 7.299.579
D’accordo con le Commissioni Distrettuali si è deciso di ripartire
detta somma proporzionalmente tra i vari distretti. Vi preghiamo perciò, cari fratelli, di fare buona accoglienza alle richieste
che vi verranno tramite le Commissioni Distrettuali e di cercar
di provvedere con la massima sollecitudine, possibilmente entro
il 31 ottobre, al versamento delle somme che vi saranno richieste.
Le Chiese sono naturalmente libere di usare i metodi che
riterranno migliori e più adatti alle situazioni locali. La Tavola
a sua volta riceverà con gratitudine doni di singoli credenti che
vorranno tener presente l’impegno che la Tavola si è assunta
di fronte al Sinodo di reperire con mezzi straordinari quanto le
Chiese non potranno offrire.
La cosa più importante è che tutti insieme manifestiamo la
nostra comune solidarietà, portando i pesi gli uni degli altri, e
che non si defletta dalla linea rigorosa che abbiamo insieme deciso di seguire da alcuni anni.
Per la Tavola Valdese:
Neri Giampiccoli, Moderatore
utili ai contadini, costruirà una bellissima superstrada che collegherà Tadriatica ad Isernia. Sarà uno spettacolo,
degno del XX secolo, vedere un contadino di S. Giovanni Lipioni con un asinelio carico di legna passare su quella
realizzanda superstrada in mezzo allo
sfrecciare di veloci fuoriserie!? Ci dicono: la strada vi abbrevierà il tempo
per raggiungere Vasto; e Vasto rimarrà per noi la stazione più vicina per
prendere il treno per la Germania, la
Svizzera, la Francia, ecc.
Ahimè! Molti, anzi troppi giovani
prendono la via dell’estero per tentare,
come comunemente si dice, la fortuna.
Anno per anno, giorno per giorno, la
popolazione diminuisce e non può c.ssere diversamente visto che il reddito
agricolo, sul quale è basata l’economia
familiare, diminuisce costantemente,
mentre i costi di produzione aumentano. Per i campi e in paese si vedono
solo vecchi, donne e bambini. Il criterio di conduzione e di lavorazione della
terra è rimasto sostanzialmente quello
di un secolo fa, anche se a fianco all’asinelio, che ansante tira un vecchio aratro arrugginito, troviamo il trattore a
simbolo di un progresso che qui non
c’è. Quanta poesia e quanti nostalgici
ricordi suscitano in noi certe scene
campestri. Ma dietro questa poesia,
quanta miseria e quante situazioni
drammatiche; famiglie smembrate,
bambini rimasti soli con i loro vecchi
nonni o zii, vecchi che a stento si trascinano ancora al campicello per non
lasciarlo in abbandono, perché dicono!
chissà che un giorno mio figlio non debba tornare e viverci ancora sopra! Ma
la gran parte dei giovani emigranti non
pensa affatto di tornare a soffrire nel
proprio paese. Molti si stabiliscono all’estero naturalizzandosi, altri, dopo alcuni anni di duri sacrifici, investono i
capitali risparmiati in acquisto di appartamenti nelle città italiane, ma subito riprendono la via dell’estero perché dove hanno comprato la casa non
sempre trovano anche il lavoro.
Alcuni dopo sette o otto anni di emigrazione sono tornati, si sono uniti in
cooperativa e hanno messo su una piccola fabbrica di mattonelle per pavimenti. Tirano avanti a stento; d’estate,
prima e dopo l’orario di frabbrica vanno in campagna per arrotondare la
giornata. Molti rimpiangono l’estero,
perché in sostanza la situazione di
schiavitù perdura anche dopo il loro
rimpatrio.
Nel 1961 fondammo una cooperativa
agricola con grandi e nobili finalità.
Anche questa però vive una vita difficile, per cui se non si porrà subito rimedio andrà sciolta. Essendo stata una
nostra iniziativa, allargata però subito
a tutti, questa cooperativa è stata sempre boicottata dalle autorità locali c
provinciali oltre che da alcuni soci entrati in essa allo scopo di recare disturbo. Prima e durante il periodo elettorale sono venuti alcuni ciarlatani della
Cassa del Mezzogiorno a dire ai contadini che bisognava unirsi e fare una società per azioni perché la Cassa sarebbe intervenuta immediatamente con
ingenti finanziamenti. Quando feci loro
osservare che una cooperativa già esisteva e che si sarebbe potuto subito
iniziare ciò che si sarebbe dovuto fare
(ovili e stalle sociali, impianti di nuovi
erbai e altre opere inerenti il miglioramento e lo sviluppo della conduzione
agricola), mi fu risposto che le cooperative non vanno bene perché a fine di
ogni esercizio sono tenute a presentare
i bilanci alle autorità competenti e perché sono soggette alla sorveglianza dello Stato. Passato il 7 giugno quei funzionari della Cassa del Mezzogiorno
non hanno trovato più né ternpo né denaro per venire a S. Giovanni. Non sono più venuti, perché si l endqno conto
che certi problemi non son di così facile soluzione come lasciano intendere
con demagogica propaganda e con facili e gratuite promesse elettorali. In
questi ultimi tre anni, anche dietro mia
iniziativa, sono sorti diversi gruppi di
maglierie. Non avendo mezzi sufficienti
per lavorare in proprio, sono costretti
a lavorare per terzi e quindi il nostro
si riduce ad un lavoro domiciliare con
tutte le conseguenze negative. Un gruppo ha già chiuso i battenti lo scorso
anno, gli altri li chiuderanno a breve
scadenza se le cose continueranno ad
andare avanti di questo passo.
Queste condizioni di vita disagiata e
questa impossibilità di miglioramento
sono le cause prime del crescente spopolamento del paese. Si pensi che alTanagrafe risultano iscritte 954 persone, di fatto ne risiedono in paese tra
550 e 600. Solo della nostra comunità
ne sono fuori una settantina. Le cifre
sono scarne, ma dicono tanto e da sole
possono far capire tutto.
Di fronte a questa drammatica situazione, che non è solo di S. Giovanni Lipioni, ma di tanti altri piccoli comuni italiani, specie del mezzogiorno. Io
Stato non ha fatto nulla, non fa nulla
e non vuole fare nulla, perché nell’at
tuale sistema è necessario mantenere
delle isole di miseria da cui il capitalismo possa attingere materiale umano
a basso costo. Le autorità locali, dal
canto loro, si disinteressano di questi
problemi nel modo più sfacciato, perché chi si mette a capo in questi piccoli paesi non lo fa per il bene pubblico, ma per avere più titoli con i quali presentarsi dai capi tribù democristiani, i quali lo aiuteranno nella carriera o a sistemare qualche parente alle poste o come usciere in un qualsiasi
ufficio.
Queste sono le condizioni economi
che, sociali e morali in cui noi evangelici siamo chiamati a dire la nostra, ad
agire di conseguenza e a smascherare
con l’evangelo quanti si servono ancora di questo evangelo per opprimere
il prossimo. Non possiamo, senza tradire la nostra coscienza di cristiani, stare zitti e con le mani in mano a contentarci di osservare e tacere per amore
di quieto vivere e per non suscitare la
reazione dei più. Non possiamo, perché
nemmeno Gesù rimase indifferente di
fronte alle folle affamate e di fronte
all’umanità solferente.
FR.tNco .Monaco
Desideriamo reagire
La panoramica presentata da Franco
Monaco dà un quadro esatto della situazione di S. Giovanni Lipioni. È chiaro che analizzando questa situazione
non era possibile vederla solo nei suoi
aspetti specifici, cioè locali, indipendentemente da qualsiasi altra situazione generale. Mentre il tenore di vita del
paese ha avuto infatti una certa crescita, grazie anche alla funzione che in
essa si è fatta assumere al Sud: quella
di fornitore di manodopera a basso
prezzo per le industrie del Nord, le popolazioni del Sud, quelle agricole soprattutto, ed in particolar modo quelle
della montagna e della collina, hanno
visto sempre più crescere la disparità
fra il loro settore e gli altri, fra il Nord
ed il Sud.
Il prezzo umano pagato da queste
popolazioni è altissimo. Tanto più la
loro miseria è immeritata. A ciò si aggiunga lo scandalo di disuguaglianze
clamorose, non solo nel godimento dei
beni, ma più ancora nell’esercizio del
potere. Mentre una oligarchia gode, in
certe regioni, di una civiltà raffinata, il
resto delta popolazione, povera e depressa, è privata pressocché di ogni
possibilità e spesso anche costretta a
condizioni di vita e di lavoro indegne
della persona umana.
Non è un mistero per nessuno che
alcune forze esercitano un prepotere
politico, economico e sociale e quindi riescono ad impedire il conseguimento di giusti obiettivi a danno di
individui, di gruppi e della collettività.
Queste forze in Sicilia sono chiamate
Mafia. Ma anche nell’Abruzzo-Molise
ed altrove, e non solo in Italia, l’esercizio del potere di alcuni a danno di
altri, anche senza crimini, può essere
considerato un fatto di prepotenza c
quindi di mafia. Se in Sicilia si arriva
ad uccidere il concorrente, altrove si
riduce il misero ad un oggetto, a qualcosa che non vale nulla sul piano decisionale, al limite non lo si uccide, ma
10 si costringe a suicidarsi, anche se
solo spiritualmente. Perché questo?
Perché alcune persone non hanno altro scopo se non quello di difendere
con ogni mezzo il loro prestigio ed il
loro tornaconto, si prefiggono una sempre maggiore accumulazione di ricchezz,;t a danno di altri, servendosi di tutti
i mezzi, leciti ed illeciti, per mantenere
questa situazione.
Il più forte domina il più debole ed
11 suo Interesse è contro il progresso in
queste zone. I bisogni elementari di
queste popolazioni sono dimenticati:
scuole, ospedali, ecc. Ad una carenza
di carattere economico corrisponde
una carenza di mezzi in campo culturale, ricreativo, assistenziale-sanitario.
A. S. Giovanni Lipioni manca, ad es.,
un cinema, mancano dei locali sociali,
manca una biblioteca, ecc. e questa non
è solo una carenza di S. Giovanni Lipioni, ma di tutti questi paesi intorno, tanto che ognuno di essi vive in uno spaventoso isolamento. Per vedere un film
o comprare un libro bisognerebbe fare
130 Km. Ma chi può permetterselo?
Un’altra carenza ancora più grave è
l’inefficiente sistema sanitario. Manca
il medico sul posto, che invece deve
venire da un altro paese (e in inverno
si resta spesso isolati da questo paese),
manca una farmacia, manca un’infermiera che possa dare un minimo di
aiuto ed i più elementari consigli in
materia sanitaria.
Qra è evidente che una tale situazione non si supera da un giorno all’altro, ma sarà il risultalo di un’azione
permanente. Da vari anni la comunità
si è chiesta, e ne ha discusso con altri
nel paese, quali iniziative si possano e
si debbano prendere. Se è vero che la
chiesa deve essere al servizio degli uomini, è anche vero che per noi di San
Giovanni Lipioni non può esserlo ignorando un certo sistema economico e
politico, cioè senza schierarsi apertamente a fianco degli oppressi.
La crisi, a livello di massa, a S. Giovanni Lipioni deriva in primo luogo
dalla crisi dell’agricoltura, deriva cioè
dall’incapacità della piccola proprietà
contadina, tipica del luogo, con terreni
molto spezzettati, di assolvere al suo
compito tradizionale che è quello di
produrre sullìcientemente per colui che
Il lavora. Ora è .soprattutto in questo
ambito che bisognerebbe intervenire,
non scavalcando il problema, ma cercando di superarlo. Se poi, dopo una
analisi approfondita in lutti i suoi
aspetti, tecnico ed umano, il problema
non fosse superabile, allora sarà nece.ssario che la chiesa non abbandoni a se
stessi que.sli fratelli sulla via dell’emigrazione, con cui a ritmo sempre più
sp'rato cercano di uscire da questa
situazione di crisi. Oggi sono abbandonati a se stessi e solo alcuni mantengono un qualche contatto con la comunità e con la chiesa. Anche se le cose
debbono necessariamente procedere di
pari passo, è indubbio che risolvere il
problema localmente significa superare
la piccola proprietà contadina e cioè
riunire la terra in cooperativa e vedere
come può essere utilizzata dai rimasti.
Tale discorso abbiamo cercato di portare avanti, e abbiamo bisogno di essere aiutati a portarlo avanti, anche se
una tale iniziativa incontra sempre
molti ostacoli e di rado trova l’approvazione di molti. Ennio Del Priore
miiiimiimiiiiiiiiiimiimiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiini
A Torre Fe'lice
Inaugurato l’anno scolastico al Collegio Valdese
Giovedì 1^ ottobre, alle ore 15. si è svolta
nelbaula sinodale della Casa Valdese di Torre
Pellice rinaugurazione del nuovo anno scolastico del Collegio Valdese. Accanto ai membri del Comitato, professori ed idlievi tutti
deH'islituto, era presente un folto pubblico,
tra cui numerose autorità locali. Presiedeva
la riunione il pastore A. Deodato, il quale, in
una breve meditazione iniziale, ha ricordato
come, anche e specialmente nel mondo della
.scuola, così complesso e problematico, così
ricco di fermenti ed esigenze nuove, si debba
cercare di vivere coerentemenlo al Vangelo e
di non smarrire, in questa realtà nuova che
faticosamente sta delincandosi, rescmjiio di
Cristo.
Ha preso poi la parola, per la tradizionale
prolusione irinizio deM’anno scolastico, la professoressa Anna Manilio, Preside della Scuola
Media : con una esposizione vivace c I)rillanle,
ha illustralo le impres.sioni ricavate da un soggiorno a Dakar, nel Senegai, dove ha partecipato. con altri professori europei, ai lavori di
un convegno al quale partecipavano pure insegnanti africani. La prof.ssa Marnila si è .soffermata. partendo da osservazioni ed impressioni personali, su lutti gli aspetti del paese
d» lei visitato: accanto alla descrizione geografica, è emersa tutta una serie di gravi prohlemi d'ordine politico, economico, sociale e
morale che caratterizzano, in Senegai come in
tutta l'Africa, la crescita di queste giovani
nazioni, da poco giunte airindipendenza.
Alla prolusione è seguila la proiezione di
alcune diapositive, che hanno ulteriormente
arricchito la già pur particolareggiata descrizione della prof. Marnilo.
Quindi il Preside del Ginnasio-Liceo, prof.
,4. Armand-IIugon in una breve relazione ha
tracciato un bilancio dell* anno scolastico
1969-70 ; il prolltto e la disciplina sono stati
buoni, anche se due dei sei candidati all esame di inalurìlà classica sono stati respinti: si
tratta, certamente, di un infortunio, come del
resto provano i brillanti risultati dell anno
precedente. La slessa prof. Manilio, poi, ha
iirevemente riepilogalo, per la Scuola Media,
randainento del jiassato anno .scolastico: Pinipegno. il prolltto e la disciplina degli allievi
delle tre classi sono stati ottimi, come prova
la promozione di lutti i candiflali alLesamc di
licenza media. La Preside ha poi annuncialo,
per ranno scolastico entrante, lo sdoppiamento
in due sezioni, date le numerose iscrizioni,
della prima media e risliluzìone di un efìlcace dopo scuola.
Infine ha preso la jiarola, a nome del Comitato. il doti. Guido Ribet. il quale, accanto
aH'augurio di un lavoro proficuo c fecondo a
professori ed allievi, ha annunciato la realizzazione <li un servizio dì scuolabus per gli studenti provenienti da sedi lontane da Torre
Pellice; per questi verrà ancora organizzata,
presso la Foresteria Valdese, una mensa: il
Comitato si assumerà in buona parte gli
oneri di que.sli due servizi.
La riunione si è conclusa infine col Padre
>ioslro e gli auguri a tutti del pasl. Deodato.
5
9 ottobre 1970 — N. 40
pag. 5
Daliaiìabanìsmo italiano
alle comunità del nostro secolo
Il X convegno di studi sulla Riforma ed i Movimenti religiosi in Italia
AMSTERDAM, 28 SETTEMBRE - 4 OTTOBRE 1970
Convegno europeo dei preti dissidenti
Quando un oscuro insegnante di
scuola media di montagna ascolta relazioni di colleglli che hanno proseguito
hi ricerca scientifica, più che sentirsi
riportato agli anni di università in cui
anche lui ha dovuto in qualche misura
dedicarvisi, ha l’impressione che i più
o meno topi di biblioteca appartengano
non solo a culture o a classi sociali diverse, ma quasi a specie biologiche totalmente estranee alla sua. Si sa; in un
paesino un laureato deve quasi per forza interessarsi ad una gamma di problemi che vanno dalla pro loco al patronato scolastico; dal piano Mansholt
per lo sviluppo (o la riduzione) della
agricoltura nei prossimi anni alla confermazione; dalle varie marche di motofalciatrici aH’unione giovanile e alla
scuola domenicale. E-uon per lui se riesce ancora a recensire qualche libro
per una rivista e a occuparsi in una limitata frazione del suo tempo del proprio aggiornamento culturale specifico.
Più o meno questi pensieri ci veniamo in mente lunedì e martedì scorso
a Torre Pellice quando sentivamo snocciolare con grande familiarità e naturalezza dati su persone vissute or sono
quattro secoli e sui quali non eravamo
sempre in grado di prendere appunti,
nemmeno ravessimo voluto, per l'incertezza sulla trascrizione dei nomi
propri. Né dalle facce dei convenuti si
poteva dedurre che la maggior parte
di essi si muovesse tra queste relazioni come i pesci nelTacqua.
Tuttavia non si può dire che'il livello
di alta specializzazione abbia privato
l’incontro di interesse anche per i non
specialisti. Evidentemente ognuno fa le
sue scelte. Ma anche chi ha scelto un
tipo di vita in ambiente popolare e qui
si sforza di dare il suo contributo nelle
direzioni più urgenti alTambiente in
cui vive, non può non essere interessato dalla diffusione delTanabattismo in
Italia (relaz. del prof. Antonio Rotondò), specialmente nelle regioni venete;
dalla figura di Bartolomeo Fonzio: un
valido portatore del dibattito religioso
nel ’500 in ambiente contadino (relaz.
del prof. Achille Olivieri); da una pasquinata che si propone d’introdurre
attraverso la saitra al papato e al cattolicesimo in genere un discorso teologico serio: il « Pasquillus extaticus » di
Celio Secondo Curione: Pasquino in
estasi percorre i regni dell’oltretomba
— come Dante — e ne trae motivo per
una demolizione dell'apparato ecclesiastico romano (relazione del prof. Albano Biondo). Più vicino a una problematica nota è stato il prof. Enea Baimas con un’accurata presentazione del1.Í questioni connesse con l’Historia
breve dei Valdesi di Gerolamo .Miolo
(autore presunto). Un dibattito tra i
proff. Ginzburg e Rotondò sul .Nicodemismo e sulla origini della discussione
e del fenomeno stesso della simulazione religiosa allo scopo di evitare la
persecuzione al tempo della Riforma è
stato largamente demitizzante su quella cu'tura così specializzata che intimidisce i profani e sorprende i .meno colti. Abbiamo visto che anche uno specialista può essere un po’ troppo frettoloso nelle sue conclusioni; che un altro
può citare un testo biblico deformandolo totalmente o incespicare nella lettura di un testo latino di Erasmo: cose
che capitano a tutti...
Una visione a nostro avviso diversa
della storia è emersa nell’ultima parte
del convegno, quando il prof. Giorgio
Spini, presentando la collana di studi
che la Claudiana si accinge a pubblicare sul Movimento evangelico in Italia
nei secoli XIX-XX, ha tracciato con la
vivacità che gli è consueta un disegno
sintetico della storia del Protestantesimo Italiano che ancora stiamo vivendo. Dai dati eruditi riguardanti singoli
siamo entrati nel pieno della vita delle
comunità — anche nel dibattito che è
seguito — e degli strati popolari. L’interesse di quest’ultima visione è stato
tale per tutti i convenuti, che si è deciso di anticipare all’anno prossimo il
convegno XI il quale, per il ritmo biennale degli incontri, dovrebbe cadere
nel ’72. Questo soprattutto al fine di
poter dedicare almeno mezza giornata
ai problemi sollevati da Spini e alla
Collana di pubblicazioni che egli dirige.
Claudio Tron
I pastori (Ielle Valli valdesi hanno avuto
lunedì 28 settembre la prima seduta delLanno
ecclesiastico in vista di programmare i temi
degli incontri deiranno. Confermata l’.ahitudili ■ degli anni .scorsi di avere un incontro mensile di lavoro, ci si è attenuti per la sua programmazione al sistema ormai collaudato :
mattinata di studio e pomeriggio consacrato
(d Pesame di problemi pratici e comunicazioni
(arie sia della vita alPinterno del Distretto
che nelPinsiemc della Chiesa. È -imasta .altresì immutata la data deH’incontro : il secondo
lunedi di ogni mese.
Per il programma dei prossimi mesi, dopo
uno scambio piuttosto ampio di idee, si sono
scelti i seguenti temi :
— Ottobre ; Critica Biblica e catechesi.
— Xovembre; Problemi sollevati dalla proposta riforma del Sinodo.
— Dicembre: Il battesimo nel Nuovo Testamento.
— Gennaio; La prassi del battesimo (battesimo dei credenti o dei ijambini).
— Febbraio: Continuazione del tema di gennaio con riferimento ai problemi pratici
(liturgia, presentazione, ecc.).
— Marzo: Matrimoni misti.
— Aprile : La Chiesa cattolica e il C.E.C.
— Maggio: Esperienze della catechesi.
Come ognuno può vedere si tratta di temi
e.ssenziali alla nostra vita di comunità valdesi
nel presente: alcuni di questi temi .sono il prolungamento delle ricerche degli anni scorsi, in
particolare quello della catechesi, altri ci sono
stati suggeriti dai lavori sinodali. Di particolare rilievo è infine il problema del liattcsimo che c stato sollevato dall'Ordine del
Giorno sinodale e deve essere chiarito alla
coscienza di tutti i :fedeli.
Una lieve modilìca è stata introdotta per
quanto concerne il lavoro biblico di ogni aeduta. Diversamente da quanto si era fatto nel
pas.sato. non si avrà un vero e proprio studio
biblico, ma a turno, ognuno dei (lartecitianti
presenterà un testo di predicazione già uarzialmente elaborato, a cui seguirà una discussione. 1 testi, tratti tutti dalla Genesi, dovranno
costituire una raccolta di note omiletiche da
publdicarc in seguito nella serie delle Note
Omiletiche, attualmente edite in «Diakonia» a
cura del past. Renato Coisson. Il lavoro effettuato in comune ogni mese .sarà dunque, anche sotto il profilo biblico, lavoro per la vita
delle comunità.
L'organizzazione dei Colloqui pastorali è stata affidata anche quest'anno dalla Comm. Distrettuale al past. Giorgio Tourn.
G. T.
Prossimo incontro
II colloquio pastorale delle Valli valdesi è
convocato a Pinerolo via dei Mille, lunedì 12
ottobre:
ore 9 - Studio biblico su Genesi 1 (prof.
J. A. Soggin);
Si è concluso il 4 ottobre ad Amsterdam (Olanda), dopo una settimana di
dibattiti e riunioni, il terzo convegno
inte nazionale della Assemblea Europea dei Preti (AEP), l’organismo con
sede a Bru.xelles che raggruppa i sacerdoti (e laici) del Dissenso cattolico
europeo, o almeno di un vasto settore
di esso. I primi due convegni — come
si ricorderà — si svolsero lo scorso
anno, a Coira (Svizzera) nell’estate e a
Roma (presso la Facoltà valdese di
teologia) in ottobre.
Al convegno di Amsterdam hanno
preso parte circa 300 preti e laici, provenienti da 25 paesi. Il gruppo francese comprendeva anche il pastore Georges Casalis, direttore della rivista
« Christianisme Social » e professore
alla Facoltà di Teologia protestante di
Parigi. Importante e significativa è
stata la presenza amichevole di un vescovo olandese, mons. Ernst, il quale
tra l’altro ha dichiarato ai congressisti; « Sono felice di essere stato con
voi. Dobbiamo percorrere insieme una
via che ancora non conosciamo: quella
della Chiesa nella società. Vi auguro
buon lavoro ».
Il convegno è stato organizzato e diretto dal gruppo olandese Septuagint,
a carattere interconfessionale. Questo
gruppo, che conta tra i suoi membri
oltre cento pastori protestanti, ha fortemente sottolineato la nota ecumenica, tra l’altro invitando come oratori
due note personalità del movimento
ecumenico, entrambe olandesi: Albert
van den Heuvel, direttore del Dipartimento Informazioni del Consiglio
mondiale delle Chiese, e Hans Hoekendijk, professore di teologia.
L’introduzione al tema generale del
convegno: « La Chiesa nella società »
era stata affidata al gesuita Ton Veerkamp (Berlino), del quale si sapeva
che si sarebbe rifatto a Karl Barth per
la sua critica alla chiesa e a Karl Marx
per la sua critica alla società.
A nome del movimento Septuagint il
p. J. Reuten ha pronunciato il discorso
d’apertura in cui da un lato ha espresso l’esigenza di una profonda riforma
della Chiesa e dall’altro ha evocato,
ma solo per scongiurarlo, il pericolo
del settarismo. « Sono certo che nessuno di noi vuole cadere nello spirito di
setta ». Nella Chiesa, quindi, non feo
iiiimiMiiiiiiiiMiiiMiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiimiiiiii
Preti anche sposati
iiimiiiiiiimiiiiiin. iiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiniiiimiiiiiiiininmiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiim
Problemi teologici e comunitari
affrontati nei coiioqui pastoraii deiie Vaiii
ore 10..30 - Conver.sazione sul tema; Problemi
critici della recente indagine sui
primi capitoli della Genesi (prof.
,T. A. Soggin);
ore 13,30 - Conversazione di B. Roslagno sul
tema: Recenti esperimenti catechetici in Germania;
ore 14.30 - Comunicazioni della C. D.
Al termine deU’incontro (ore 16) è convocato il gruppo di lavoro per il b'.t.esimo (Bellion. Rostagno. Sonelli, Bouebard, Davite.
Tourn G.) per uno scambio di proposte, i
membri del gruppo suddetto sono pregati di
raccogliere tutta la bibliografia a loro posses.so
sul tema.
G. T.
IIIIIflIIIIIMIIIIIItillMIIIIIIIMinillllllllIffffffffffffffffffffffff
Borse di studio - i° Distretto
Si ricorda agli interessati che le domande
per le borse di studio in carta .Ubera e indirizzate alla Commissione Distrettuale devono essere inviate entro il 15 novembre 1970 al Vice
Presidente ing. Giovanni Ponlet. Via D. Giordano 2 - 10066 Torre Pellice corredale dai
seguenti documenti :
1) lettera di presentazione del Pastore:
2) stato di famiglia:
3) documento rilasciato dalla scuola comprovante i voti conseguiti neU'anno 1966-70.
Le domande devono es.«5ere presentate anche
dii parte di coloro che hanno già usufruito
della borsa di studio per l'anno scorso.
La Commissione del k" Distretto
iiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiitiiiiiiiiiiiiiiMmiiiiiiiiiiimiiiiiiii
Personalia
Nel corso dell eslate — e ci dispiace ce ne
sia sfuggita la segnalazione — si sono sposati
a Torino Carlo Beux e Silvana Ceresa. Pur
con ritardo, facciamo loro i più cordiali auguri
di una Imona vita coniugale in presenza del
Signore e diamo in particolare il benvenuto
fri noi alla sposa.
4: * *
I più cordiali auguri pure a Corrado Conili! e ad Ada Lugeard. sposati.si a Pero.sa .Argentina.
5?! *
È mancalo, a Roma. Giuseppe Vingiano.
Ricordiamo con affetto questo fratello, che ha
pure avuto rcspon.«abilità politiche di rilievo, e
pensiamo con viva simjiatia alla sua compagna
e alle figlie.
« In queste pagine non ci difendere-mo. ma
passeremo all'attacco ». Sono i « preti e laici
solidali dei Piemonte » che sono passati alPaltacco. con una pubblicazione ciclostilala dal
titolo Si sposano, rimandendo preti, apparsa a
Torino il 21 settembre 1970 *. L'attacco è rivolto al celibato sacerdotale obbligatorio —
una legge ecclesiastica più volte secolare che,
purtroppo, ha ormai radici profonde nella teologia. nella spiritualità e nel costume cattolici
Ciò nondimeno e.ssa è oggi fortemente criticata e apertamente avversala non solo dai gruppi del Dissenso cattolico che fanno della lotta
contro il celiI)alo ol)bligatorio uno dei punti
del loro programma di riforma, ma anche da
settori ancora minoritari ma. col passar del
tempo, sempre più cospicui del laicato e del
clero cattolico, ivi compresi non pochi vescovi.
I preti e laici dissidenti piemontesi sono
consapevoli della difficoltà dell'impresa. Eppure vi si lanciano fiduciosi, convinti come .sono
che la loro iniziativa è. sotto sotto, largamente condivisa («noi siamo soltanto in pochi a
dire forte quella che è Vopinione di molti »)
e sicuri anche del fatto che, prima o poi. Tohbligo del celibato per i preti cattolici scomparirà; <<r è solo questione di tempo ». Quel che
invece resta da vedere è « se il celibato obbligatorio sarà soppreso in modo umano e ragionevole. o se invece questa misura debba essere estorta a coloro che dirigono la chiesa a.
Questa seconda ipotesi sembra essere la più
realistica. Tanto piii i preti piemontesi si sentono autorizzati a cercare alleati fuori dei confini visibili della chiesa, tra coloro che « non
hanno esplicite referenze religiose »: a costoro
essi propongono dì vedere il discorso sui preti
« come una puntualizzazione su libertà umane
conculcate e come tali capaci di essere centro
comune di lotta ».
Sulla bontà deirinìzialiva dei preti dissidenti non possono esservi dublii. La Bibbia come
è noto, non solo non fa neppure lontanamente del celibato una condizione per
esercitare il ministero apostolico o pastorale nella chiesa, ma non stabilisce nessun rapporto, di alcun genere, tra celibato
e ministero. Le indicazioni della storia della
chiesa sono anch'esse lampanti: Tidea e poi
Linlroduzione. assai tardiva del resto (nel 9°
secolo un papa. Adriano IL era sposato), del
sacerdozio celibatario prendono consistenza
nel cristianesimo man mano che quest'ultimo
cede a influenze, filosofiche, religiose e ambientali. pagane. Insomma : il .sacerdozio celibatario non rappresenta affatto un perfezionamento della posizione cristiana, ma ’il suo
snaturamento.
Un aspetto sovente trascurato, ma molto .importante. della questione c quello economico.
Il documento dei preti piemontesi lo mette
opportunamente in evidenza, .anzitutto ricordando che Giustiniano (6'^ secolo) esigeva dai
vescovi di non avere discendenza « per paura
dei danni patrimoniali della chiesa » e poi segnalando Tindubbio legame esistente nel Medioevo tra la proibizione del matrimonio dei
sacerdoti e l'attribuzione dei benefici ecclesiastici: « poiché, secondo l istituto feudale della
primogenitura, il beneficio veniva devoluto di
diritto al figlio maggiore, l esistenza di un cleso sposato e dotato di benefici avrebbe comportalo la dispersione e l alienazione della proprietà clericale. Di qui I importanza che i
chierici non avessero prole legittima ». Si potrebbe dire che la Chiesa di quel tempo fu
nemica del matrimonio perché amica del patrimonio!
Avversalo e condannalo da più parti, il celibato obbligatorio dei .sacerdoti è invece difeso
e mantenuto dai papi in generale e in particolare da Paolo VI che in una apposita enciclica
ha ribadito con molla fermezza la posizione
cattolica tradizionale. Le affermazioni del pontefice e quelle dei preti dissidenti .sono in
aperto contrasto tra loro e non c facile prevedere come l'intera questione potrà essere,
anche provvisoriamente, risolta.
C'è da augurarsi che la tesi dei dissidenti
finisca per prevalere, dato che l'Evangelo indica con ogni chiarezza che il ce^Uhato non ha
alcuno speciale rapporto col ministero e che.
comunque, esso non può essere imposto a
nessuno. Questo dovrebbe bastare per dirimere la questione. Ma a Roma non basta. Ed è
penoso dover constatare come tanti crisliaui
devono ancora impiegare tempo ed energie
per combattere una battaglia — quella contro Tobbligo del celibato — che, data Tevidenza della testimonianza biblica, dovrebbe
già da tempo essere risolta. Invece, per la sordità deU istituzione ecclesiastica romana, è .ancora in sospeso. Certo, rispetto alle altre .battaglie che oggi i cristiani ,son chiamati .1 combattere, questa è nettamente marginale. È
però anch'essa una battaglia necessaria. Quando sono in gioco, come qui. la libertà cristiana
e la verità evangelica, anche una battaglia secondaria diventa importante, cioè degna dì
essere coini)aUula.
Paolo Ricca
ri; ma nella Chiesa per contestarla e
trasformarla. « Vogliamo una riforma
molto profonda e una riorganizzazione
delle strutture e delle funzioni nella
Chiesa. Vorremmo vivere la pluralità
delle chiese locali pienamente riconosciute, unite dalVEvangelo e, a un altro livello, da vescovi che siano eletti
dal loro popolo ».
Ha partecipato al convegno anche
una delegazione italiana. Un documento, inviato in precedenza, illustra a
grandi linee la situazione dell'« altra
Chiesa » in Italia e indica le ultime
tappe del cammino percorso dal Dissenso cattolico nel nostro paese: il
Convegno nazionale dei rappresentanti delle comunità di base (Bologna,
settembre 1969: vi presero parte circa
600 delegati da ogni regione d'Italia);
l'inizio della pubblicazione, a Firenze,
del Bollettino di collegamento fra comunità cristiane in Italia (2.090 copie
al numero — circa 1.000 abbonamenti
— è attualmente il migliore organo di
informazione e documentazione a livello nazionale sul Dissenso cattolico
italiano — è mensile e ne sono usciti
sinora 10 numeri); i numerosi incontri
e scambi di esperienze fra diverse comunità di base: Isolotto (Firenze),
Ponte Nuovo (Ravenna), Conversano
(Bari), Vandalino (Torino), ecc.; infine
le due riunioni di questa estate, la prima a Milano e la seconda a Hospental
(Svizzera), dal 7 al 10 luglio, ospiti del
pastore protestante Samuel Melchert.
La prossima riunione è prevista per il
4 novembre a Firenze.
Oltre a questo documento, la delegazione italiana ha portato al convegno
di Amsterdam il contributo della propria esperienza, ormai abbastanza ampia e articolata. In alcuni c'era il proposito di svolgere un discorso francamente critico che investisse l'impostazione stessa del convegno, definita «^decisamente clericale ». Sull'esito dell’incontro contiamo di fornire ulteriori
informazioni man mano che ci perverranno. p. r.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
’’’ La si può ottenere chiedendola a : .Mario
Perceìsi. corso C. Plinio 86 - 1012* Torino, al
prezzo di L. 200. anche in francoholli. più
spese po.stali.
DOPO NASSER
« Già prima della morte del Rais
(titolo di battaglia di Nasser), tutti,
commentatori ed attori, avevano imparato la lezione, del resto quasi evidente, dettata dalla serie di fatti della
crisi giordana: causa immediata di tale crisi era stato il tentativo di "pace
separata”, voglio dire di pace fra gli
Stati, considerando i Palestinesi, una
volta di più, come dei rifugiati e non
come una nazione, né attuale né potenziale.
I capi di stato arabi avevano agito
come se avessero potuto impunemente utilizzare l’intransigente rivendicazione delle organizzazioni palestinesi
contro Israele, allo scopo poi di trattare con lo Stato ebraico ricondotto
alle sue frontiere del 1967. Anche se i
negoziati fra Egitto e Israele avevano
poca speranza di riuscire, i nazionalisti palestinesi (almeno i più radicali
di questi) hanno voluto dimostrare di
non poter tollerare simili negoziati. In
larga misura, essi hanno raggiunto il
loro scopo.
E probabile che tutti gli attori di
questa crisi temano, in misura più o
meno larga, il vuoto che si aprirebbe
in seguito al cedimento della monarchia hascemita. È probabile che persino i Russi desiderassero estendere
la loro influenza sulla parte nord della Giordania, piuttosto che rovesciare
il re. La sopravvivenza d'una Giordania, sia pure divisa, lacerata fra popolazioni che non hanno quasi nulla in
comune, allontana le possibilità di
"avventura", allontana la spartizione
del paese fra i molti candidati al potere, allontana l'eventualità d’una guerra di successione, civile o straniera.
Ma il mantenimento dello status
quo giordaniano esclude la possibilità
d’un regolamento arabo-israeliano. Fintantoché i Palestinesi continueranno a
non avere né territorio né Stato, essi
resteranno degli "irresponsabili” e,
con ciò, impediranno agli Stati arabi
d’accettare l'esistenza d’Israele e contribuiranno alla radicalizzazione delle
masse. Sospetto di simpatia verso l’Occidente, il re Hussein continua anche
ad essere incapace, oggi come ieri, di
far la pace con Israele.
In una prospettiva vicina, dunque,
la disgregazione della Giordania creerebbe dei pericoli supplementari. Ma,
in una prospettiva lontana, la creazione d’un’entità palestinese, con degli
attributi statali, non si presenta forse
come una tappa indispensabile da raggiungere? Un dialogo fra Israeliani e
Palestinesi, un giorno o l’altro, si renderà necessario: né può sostitidrlo il
dialogo fra il re Hussein e la signora
Golda Meir.
La crisi giordana, sottoprodotto del
piano Rogers, coincideva con un periodo di tensione fra i due Supergrandi. E tuttavia nessuno può dire con
certezza perché i Sovietici, violando,
apertamente c in misura massiccia,
l’armistizio sul canale di Suez, abbiano trasformato d’un sol colpo il clima
internazionale. (...)
Infatti l’accettazione dell’armistizio
confermava, a prima vista, un'interpretazione ottimista e riduceva la portata simbolica dell’intervento diretto
dei Sovietici nei combattimenti. L’installazione, sul canale, non di alcuni
missili, ma d’una difesa antiaerea paragonabile a quella che possiede il
Vietnam del Nord, ha d’un colpo solo
trasformato radicalmente la congiuntura: il presidente Nixon prova, a giusto titolo, il sentimento d’esser stato
giuocato. Esattamente come il presidente Kennedy alla vigilia della crisi
dei missili di Cuba, Nixon ha colto i
rappresentanti sovietici in flagrante
delitto di menzógna. Come Gromyko
aveva negato l’installazione di armi
offensive a Cuba, così l’ambasciatore
sovietico nega oggi le violazioni dell'armistizio. Ma gli Stati Uniti di Kennedy avevano una fiducia, in sé stessi
e nella propria superiorità militare,
che gli Stati Uniti di Nixon non hanno
più ».
(Da un articolo di Raymond Aron
sul « Figaro » del 3-4.10.’70).
ANCORA SUI PIRATI DELL’ARIA
È vero che gli avvenimenti del
M. Oriente si susseguono con ritmo
incalzante, tanto che le imprese di
quei pirati sembrano già lontane. Eppure quelle imprese sono di tanto
grande interesse, che ci permettiamo
di riportare alcune altre considerazioni su di esse, in aggiunta a quelle riportate nel numero preced. di questo
settimanale.
« Stupisce il constatare che sia la
più alta istanza internazionale, sia i
governi (compresi quelli arabi, senza
dubbio intimiditi dal consenso generale o dalle pressioni particolari), abbiano condannato il dirottamento di
aerei. La stampa e la radio fanno a gara nelt'indignarsi del fatto che donne
e bambini, evidentemente abituati al
benessere, siano stati esposti, per alcuni giorni, al caldo diurno ed al freddo
notturno della Giordania. Come si spiega che non si pensa alle vittime, altrettanto innocenti e infinitamente più
numerose, che da ventitré anni subiscono quegli stessi calori, e i frutti ben
più terribili degl’inverni sotto le tende?
Scatenare le reazioni sentimentali a
proposito di ostaggi, la cui sorte è infinitamente meno drammatica di quella di migliaia di donne e bambini che,
nel Vietnam, nel Sudan meridionale e
(non molto tempo fa) nel Kurdistan,
sono napalmizzati con regolarità, circondati da un silenzio complice, sisignifica semplicemente farsi beffa del
pubblico, significa far suonar false le
corde della propria coscienza.
A partire dal 1948, due milioni di Palestinesi, scacciati dalla loro patria,
privati delle loro case e delle loro terre, sono dei rifugiati condannali a una
miseria che i popoli ricchi possono immaginare con difficoltà. Per anni, traditi dai loro propri leaders, essi sono
stati delle pedine nelle mani delle nazioni arabe, uno strumento ad uso di
{continua a pag. 6)
6
pag. 6
N. 40 — 9 ottobre 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Claudia Peyrot
Verso Nyborg VI
Ginevra (soepi) — « L’epoca nella
quale le Chiese — anche e soprattutto
in Europa — si credevano autorizzate
a far valere delle pretese di sovranità,
è definitivamente finita. Esse hanno riscoperto la loro vera missione, sia pure sotto la pressione degli avvenimenti. Esse imparano di nuovo a considerarsi come “serve di Dio e serve degli
uomini". In questo caso, il tema di Nyborg VI non è solo il parlare di una
sfida per i cristiani, perché corrisponde ad un consenso generalmente riconosciuto. All'ovest come all'est, presso
gli evangelici e gli ortodossi come
presso i cattolici, per i laici come per
gli ecclesiastici, il termine di 'diaconia'
fa parte di verità fondamentali della
proclamazione ecclesiastica. Il servizio
è divenuto un concetto-chiave della
parola e dell’azione della Chiesa ».
Questa fondamentale constatazione
compone la parte principale del documento recentemente pubblicato in vista della preparazione di Nyborg VI,
sesta assemblea plenaria della Conferenza delle Chiese Europee (CCE) e
costituisce il punto di partenza delle
deliberazioni cui parteciperanno, dal
26 aprile al 3 maggio 1971, circa 150
delegati delle 89 chiese-membro della
CCE, riuniti nella cittadina costiera
danese di Nyborg con numerosi ospiti.
Nello scegliere il tema « Servi di Dio,
servi degli uomini » la Conferenza delle Chiese europee si aggancia all'ultima assemblea plenaria che ebbe luogo nel 1967 a Pörtschach sul tema:
« Servire e riconciliare, il compito delle chiese europee oggi ». La questione
allora discussa, nella prospettiva della
missione cristiana di riconciliazione,
riguardava il senso ed il contenuto del
servizio cristiano; lo stesso tema
viene affrontato ora nel contesto della tensione che vede oggi opposti coloro che insistono sul « servire Dio » a
coloro che pongono l’accento sul « servire gli uomini ». La CCE vorrebbe così proseguire il dialogo iniziato dalla
Assemblea del CEC di Upsala nel 1968
sui rapporti fra le dimensioni « verticali » ed « orizzontali » della fede cristiana, e meditare sul modo in cui
queste due dimensioni devono e possono corrispondere in termini teologici.
Il segretario generale della CCE, pastore G. Williams, durante un’intervista rilasciata ad una responsabile del
Servizio ecumenico di stampa ed informazione, ha fatto notare che due
delle cinque sezioni dell’Assemblea
plenaria sarebbero state destinate a
soggetti biblici e teologici. Egli ha poi
espresso la speranza che — di conseguenza — i risultati dell’Assemblea
plenaria riveleranno un deciso orientamento teologico e biblico.
LE DONNE ASIATICHE
E IL DIRITTO ALL’EDUCAZIONE
Sakabumi (soepi). - « Ogni persona ha diTÌlto all'educazione e le donne devono fare
pressione sui governi perché questo diritto sia
loro concesso ». .A questa determinazione sono
pervenuti i 120 partecipanti rappre-sentanti di
tutte le Chiese cristiane dell'Asia durante la
Quarta Conferenza Asiatica delle Donne cristiane tenutasi a Sakabumi in Indonesia, dalI’8 al 18 settembre. Conscie del fatto che solo
un essere umano adeguatamente istruito può
reagire ad una situazione sotto-umana, le delegate hanno elaborato dei progetti di studio
sulla fame e sulla partecipazione agli affari civili e politici. La conferenza è stata animata
Sig.na M. Barot. Gli altri rappresentanti del
dalla presenza del Padre P. Verghese e della
CEC sono stati la Sig.na B. Barn ed il pastore
Bengt-Thure Molander. Questa conferenza, articolata sul tema « Chi è il mio prossimo? »,
h.t riunito le donne asiatiche con i delegati
di Europa, d'Africa, dei Caraibi, dell America
Latina e degli Stati Uniti.
L’ALIENAZIONE NELLE GRANDI
CONCENTRAZIONI URBANE
Kvoto (soepi). - Un incontro ecumenico sulla « Responsabilità del cristiano » si è svolto
a Kyoto. Giappone, per esaminare i problemi
della sovrapopolazione urbana. La conferenza,
presieduta da M. J. Hesegawa. M. R. Fujiyosehi. di Singapore, ha suggerito dei nuovi melodi eli organizzazione comunitaria atti ad
incoraggiare gli uomini a divenire agenti del
mutamento e a su.scilare l'apparizione di animatori della collettività.
CONTRO LA DIGA
DI CABORA BASSA
Londra (soepi). - L'assemblea generale del
Movimento cristiano di studenti della Gran
Gretagna e dcH'Irlanda ha deciso di ritirare i
suoi fondi dalla banca Barclay, perché una
delle sue succursali aveva accordato dei credili destinati al progetto della diga idroelettrici di Cabora Bassa (Mozambico). 11 Consi.
glio britannico delle Chiese è stato jiregato di
esaminare il jiroblema. 1 rappresentanti della
banca hanno fatto sapere agli studenti che la
costruzione della diga .sarebbe stata di grande
vantaggio per gli Africani, ma questi hanno
risposto ohe al contrario 24.000 .Africani sarebbero cacciati dalla regione. D altra parte,
nella Germania dell ovest, dei gruppi giovanili cattolici sono intervenuti presso il Cancelliere 'W. Brandt e M. E. Eppler. Ministro
federale della cooperazione economica, per protestare contro l'impegno del loro paese in questo progetto.
A VIENNA, A FINE SETTEMBRE
legpilo gH che sta
GIORNATE
INTERCONFESSIONALI
DI «RELIGIOSE»
Grandehamp (soepi). - Pili di sessanta « religiose » provenienti da paesi e continenti diversi (Europa, Stati Uniti, Gerusalemme, India. Madagascar, Perù, Camerún) hanno partecipato a un'Assemblea interconfessionale per
« religiose » tenutasi il mese scorso nella comunità di Grandehamp, in Svizzera. Le partecipanti rappresentavano la Chiesa ortodossa,
anglicana, luterana, riformata e cattolica. Durante quattro giorni vissuti nel cuore di una
preghiera incentrata sugli UiFici e la celebrazione liturgica diversa secondo la confessione,
rincontro ha permesso di deliberare sul valore delle voci religiose, sul loro significato per
il mondo attuale e la loro proiezione ecumenica. Una coincidenza fondamentale è quella per
quanto riguarda i tre voti (povertà, castità ed
ubbidienza) ed il valore significativo che rappresenza una vita di consacrazione per il mondo contemporaneo. Le « religiose » delle differenti confessioni si sono trovate vicine nelle
questioni fondamentali e pronte a portare il
loro contributo per Io sviluppo del dinamismo
ecumenico delle rispettive Chiese.
LA CHIESA CATTOLICA
NEL VIETNAM DEL SUD
Saigon (Relazioni Religiose) - Il Delegato
Apostolico per il Vietnam e la Cambogia ha
reso noto che la popolazione cattolica nel Sud
Vietnam conta al presente 1.7 milioni di fedeli su un totale di 16,5 milioni di abitanti.
Nel paese vi sono 4 seminari maggiori con 743
studenti e 18 seminari minori con 3.600 allievi. Ogni diocesi (in tutto sono 18) ha le
proprie scuole elementari e secondarie. I dati
risalenti alla metà dello scorso anno indicano
la presenza nel paese dì 1.030 scuole elementari per un totale di 258.409 allievi e 226
scuole secondarie per 83.827 studenti cattolici.
I non cattolici nei due ordini di scuole sono
presenti rispettivamente con 97.347 e 70.101
unità. Sempre lo scorso anno erano presenti
nel paese 1.917 sacerdoti, dei quali 1.517 erano sacerdoti diocesani e 224 religiosi. Gli
stranieri ammontavano a 176 unità. Nel
Vietnam del Sud la Chiesa Cattolica dirige
41 ospedali per un totale di 7.000 letti, 36 cliniche ostetriche, nove lebbrosari con 2.500
malati, 82 orfanotrofi con 11.000 bambini e
29 ricoveri per i vecchi.
scritto sulla
della Sacletà
tacciata
Biblica
U MCE,
Tia Csvoar 1,
10066 Î08RE PSiUCÏ,
(ìorino),
rum.
Le S.ìcietà Bibliche europee ricevono la parola d’ordine per gli anm settanta
I gruppi di discussione possono cssere appassionanti... fino al momento
di darne il resoconto; allora appaiono
spesso terribilmente noiosi. Non è stato questo il caso della Conferenza che
a fine settembre ha raccolto a Vienna
i rappresentanti delle Società Bibliche
europee: delegati di 25 nazioni d’Europa, dalla Spagna alia Russia e dalla
Finlandia all’Italia.
I gruppi di lavoro sono stati stimolati a discutere a fondo le questioni,
da un film appositamente predisposto!
Essi dovevano poi presentare le loro
conclusioni in una forma atta ad essere presentata nell’uno o nell’altro
dei mezzi di comunicazione odierni,
inclusi — come ha fatto notare un
gruppo — gli slogans sui muri della
Università.
II risultato di questo metodo di lavoro è stato in certi casi sorprendente. A un certo punto Olivier Béguin,
stirnato segretario generale delle Società Bibliche Unite (UBS), si è precipitato sul palcoscenico improvvisato
con la cravatta di traverso, i capelli in
disordine, per interrompere un programma sullo schermo televisivo. Il
« rev. dr. Bibelius », la cui ponderosa
conferenza era già stata contrassegnata dall’uscita dei membri del gruppo
che erano tecnici televisivi, annoiati e
sconcertati, accolse con piacere l’interruzione: era un messaggio di un
« uditore » che apprezzava il fatto di
avere almeno imparato che Esaù era
stato una figura storica.
L’ultimo dei dodici gruppi presentò
proprie conclusioni senza neppure
le
servirsi della parola orale: al posto di
questa una lavagna rappresentava il
muro di una università (un cartello
...................
L'IMPEGNO DEL CEC
Lotta contro il razzismo:
primo bilancio
È chiaro che il deciso impegno del
Cec nella lotta contro il razzismo riveste un significato del tutto particolare. Esso avrà verosimilmente una
doppia portata, rispettivamente negativa e positiva. È ciò che d’altronde
aveva previsto il Comitato centrale,
composto di 120 delegati, che rappresenta tutte le chiese-membro del Cec.
Vediamo prima gli aspetti negativi:
in primo luogo il Cec rischia di perdere alcune delle chiese-membro. Ricordiamo infatti che nel 1961, in seguito
a una dichiarazione che denunciava
l’apartheid come una contraddizione
colla fede cristiana, tre chiese riformate olandesi del Sudafrica abbandonarono il Cec, e può darsi che anche oggi
altre chiese-membro si ritirino in seguito alla recente decisione del Comitato esecutivo. Inoltre, questa decisione potrebbe comportare la riduzione
di certe contribuzioni al bilancio del
Cec, fattore di cui si deve tener conto,
stanti le attuali difficoltà finanziarie e
il numero già ristretto dei membri del
personale. Ma, quel che è ancora più
grave, è che questo atteggiamento rischia di piombare diverse chiese-membro di varie parti del mondo nell’imbarazzo e nelle difficoltà, o addirittura
di diventare per esse causa di sofferenze fisiche.
Tuttavia, la decisione del Comitato
esecutivo presenta quattro aspetti positivi. Innanzi tutto — e questo è il
fatto più importante — si tratta di
un’azione concreta destinata a sostenere, moralmente e spiritualmente,
tutti coloro che lottano per la giustizia razziale, al cui servizio si vedono
diverse volte impegnati contro l’establishment politico e religioso del proprio paese. Per molti di loro, questo
appoggio morale riveste una portata
assai maggiore delle somme relativamente modeste che sono state messe
a loro disposizione.
In secondo luogo, la discussione ecumenica sulla responsabilità del cristiano nei riguardi del mondo contemporaneo che, durante questi ultimi anni,
era stata confinata nei limiti dell’astratto e proseguiva nella piacevole
atmosfera dei comitati e delle conferenze, ha spezzato oggi questo quadro
troppo stretto e si è allargata fino a
raggiungere un pubblico assai più vasto. Le responsabilità del Cec non si
sono limitate a stilare dei documenti
ben scritti, che non sarebbero mai riusciti a dare al dibattito quell’impronta che questa sola decisione gli ha conferito.
In terzo luogo, questa decisione appare come un segno di speranza agli
occhi di tutti coloro che dubitavano
sempre più che le istituzioni ecclesiastiche potessero contribuire realmente
alla edificazione di un mondo più umano. Se un organismo rappresentativo
come il Cec si dimostra ancora capace
— per lo meno qualche volta — di anteporre alla sua tranquillità finanziaria
e istituzionale il proprio impegno al
servizio degli uomini e della concezione
biblica della giustizia, ciò significa che
la Chiesa non è proprio moribonda come certi, che la criticano, la vogliono
immaginare.
In quarto luogo, questa decisione
rappresenta, per il Cec, un passo avanti verso la realizzazione di un concilio
autenticamente universale. Il tempo
della dominazione dell’uomo bianco,
per quanto riguarda la riflessione e
l’opera della Chiesa, è oggi terminato.
Il Cec, per agire, non attende più la
parola d’ordine dei soli liberali bianchi dell’Africa australe, né quella delle
sue chiese-membro i cui paesi sono diretti dalle potenze bianche europee excolonialiste. A breve scadenza, questa
transizione provocherà delle tensioni e
susciterà delle controversie. A lunga
scadenza, essa rappresenta l’unica speranza che ci sia per realizzare una
unità cristiana in un mondo diviso.
Se qualcuno pensava che era facile
prendere delle decisioni ardue relative alla responsabilità del cristiano nel
mondo d’oggi, accontentandoci con ciò
di tracciare tra il vero ed il falso una
linea netta e senza ambiguità, la recente decisione del Cec li avrà certamente disingannati. I.l Cec non ne è
uscito colle mani « pulite », ma chi ha
mai pensato che lo avrebbe potuto?
Oggi nel mondo prosegue una grande
lotta e le Chiese vi si trovano inestricabilmente impegnate, lo vogliano o
no, lo sappiano o no, sia che agiscano
a favore degli oppressi o che, colla loro inazione, sostengano l’oppressore.
Parecchi si rallegrano che il Cec abbia ancora sufficiente dinamismo, coraggio e fede per aver assunto una tale
decisione. Altri, forse, si sentiranno un
po’ più fieri di appartenere alla Chiesa cristiana. Ma tutti dovrebbero vedere, molto più chiaramente di quanto
non sia successo in passato, perche i
cristiani hanno il dovere di dire a Dio
nelle loro preghiere: « Signore, abbi
pietà di noi ».
(soepi mens.)
Direttore responsabile: Gino Conte
■^ID.
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Subalpina s.p.a - Torre Pellice
(To
diceva: Vietato scrivere su questo muro). Un manifesto, appesj, chiedeva
Bibbie per l’Africa.
Si fece avanti il primo « studente »
— un giovane del Ghana che ha l’incarico di presidente del Comitato regionale africano UBS — e cancellò la parola Africa sostituendola con tutti. Un
altro « studente », il n. 2, aggiunse: da
una società corrotta, al che il n. 3 aggiunse ancora: No, da Dio. Chi vuole
Bibbie, comunque?, scribacchiò il cinico. Lo « stuclente » n. 4, segretario
della Federazione cattolica mondiale
per l’apostolato biblico, rispose: Più
di quanto non crediate. Al che i! rivoluzionario ribattè: Come mai, allora,
la società si trova in un tale guaio?
Noi abbiamo mancato, non la Bibbia,
fu la risposta. Il cinico replicò con un
vivace: Allora, tacete! E la risposta:
Non possiamo, la Bibbia è per TUTTI!
Queste parole colorite, scritte sulla
parete, riassumevano parecchie delle
questioni formulate nelle sei domande
che erano state poste in discussione
nei gruppi, e in particolare: « Che diritto abbiamo di esportare la Bibbia,
quando non ce ne curiamo noi stessi? » e « La Bibbia ci stimola a essere
coinvolti nella lotta per un mondo migliore? » Una cosa era chiara: i delegati, provenienti dalle Società Bibliche
e dalle Chiese, erano stati con questo
mezzo coinvolti in modo diretto e profondo nel compito che la Conferenza
si prefiggeva, e con buoni risultati.
Anche le sessioni di studio biblico
hanno rotto con la tradizione. I delegati sono stati inseriti nel tipo di sessioni preparatorie introduttive che caratterizzano le sessioni di lavoro dei
traduttori, le quali rappresentano un
elemento d’importanza crescente per
l’opera dell’UBS nel mondo. Gli esperti UBS per le traduzioni — uno per
ognuna delle lingue della Conferenza:
inglese, francese e tedesco — hanno
spiegato i principi della « traduzione
dinamica equivalente », esemplificata
dalla « Versione inglese moderna »
(«New English Bible ») che incontra
tanto successo. I delegati hanno imparato a fare a pezzi una frase in una
data lingua, separandone le componenti, per poi ricongiungerle in un’altra lingua. Servendosi di esempi biblici, sono riusciti a lavorare su problemi attuali. Ad esempio, come vi accingereste a tradurre il « Padre nostro »
in una lingua africana nella quale la
parola « Dio » è femminile?
Sono state date informazioni sugli
sviluppi dell’opera nell’Europa orientale, in una riunione speciale. Circa tre
quarti di milione di nuove Bibbie circolano annualmente nell’Europa comunista, con approvazione ufficiale; in
parte sono importate da fonti UBS, in
parte sono stampate su carta fornita
dairUBS, in parte interamente prodotte in loco. Se si considera la popolazione di queste regioni, che è di 3TO
milioni, la cifra è irrilevante, tuttavia
rappresenta un aumento continuo nel
corso degli ultimi anni. Un gruppo di
informazione costituito da dieci Europei orientali — Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Qrientale, Jugoslavia,
Ungheria, URSS — hanno dato notizie
aggiornate sulla distribuzione, la produzione e la traduzione della Bibbia
nei rispettivi paesi: vi sono avviati
tredici progetti di traduzione e si spera che la prossima sessione dell’assemblea di traduttori UBS sarà tenuta
nell’Europa orientale.
Le occasioni sono tali che, benché
sia stata accantonata per l’opera UBS
nell’Europa orientale, per l’anno prossimo, la somma di 420.000 dollari (260
milioni di lire), altri 100.000 dollari (oltre 6 milioni di lire) sarebbero assai
utili, se si potessero reperire.
Proprio durante la settimana di lavori i delegati hanno potuto partecipare all’inaugurazione della Società Biblica austriaca quale ente indipendente e autonomo. L’ufficio di Vienna sta
assumendo un ruolo d’importanza crescente quale deposito e centro di distribuzione di Bibbie per l’Europa
orientale.
Nella riunione dedicata alle questioni finanziarie, nel corso della Conferenza, è stato riferito che Società in
Portogallo e in Italia sono state accolte quali membri associati delle UBS;
anche l’organizzazione operante nella
Repubblica democratica tedesca, separatasi dalla Bibelwerk della Germania
occidentale, sta diventando un membro associato delle UBS.
Si sono poi udite relazioni sugli sviluppi di progetti di traduzioni, sui
Fondi di produzione nell’Europa continentale, sulla distribuzione in Europa, sul lavoro tra i giovani (si è deciso di chiedere all’Esecutivo di fondare un Gruppo di lavoro con responsabilità particolari nei confronti dei giovani), sulla composizione del Comita
to esecutivo europeo. L’importanza
crescente della generazione più giovane è risultata nella designazione di due
giovani — un olandese e uno svizzero
— a far parte di questo Comitato di
nove membri.
Alle sessioni conclusive è stato datO'
il tema: « Al servizio degli anni Settanta ». Un certo numero di consulenti specializzati aveva partecipato alla
Conferenza come « esperti di riserva »
e come tali sono stati invitati a commentare quanto si era fatto. Nel complesso essi hanno espresso l’impressione che la Conferenza avesse trattato
con eccessiva facilità i problemi sul
tappeto; che avesse accettato una separazione fra Chiesa e Società Biblica
che invece andrebbe rifiutata; che le
Società Bibliche dovrebbero pensare
più seriamente all’esigenza di aiutare
le Chiese nel loro compito di interpretare e di applicare le Sacre Scritture
che esse offrono loro.
Una discussione sulla predicazione e
diffusione missionaria per mezzo della
Bibbia, all’interno dell’Europa e all’esterno, ha tirato le fila di un certo
numero dei temi trattati nei giorni
precedenti.
Permangono comunque gravi problemi, che probabilmente si faranno
sempre più difficili nell’Europa degli
anni Settanta. « I nostri anni Sessanta
possono essere i vostri anni Settanta »,
ha commentato un osservatore dell’Europa orientale. Una società secolarizzata potrebbe rendere la vita altrettanto difficile quanto un sistema che
si opponga al Cristianesimo per motivi ideologici.
Tali considerazioni, unite a una consapevolezza più acuta delle necessità
del mondo — « milioni di cristiani, nel
mondo, sarebbero felici di possedere
un evangelo », ha detto il dr. Béguin
— han fatto sì che i membri della Conferenza si siano lasciati in uno spirito
di modestia e umiltà.
Costituita a Vienna
La Società Biblica
austriaca è autonoma
Vienna (iibs) - La Società Biblica austriaca
è stata inaugurata ufìicialmente il 23 settembre u. s. 11 direttore Karl Uhi. un veterano
che entra nel quarantesimo anno al servizio
della Società Biblica, ha parlato sul come sì
è alla lunga adempiuta la visione dei pionieri
del XIX secolo. Il past. j. G. Keller, segretario generale per roltremare della Società Biblica Britannica e Forestiera, ha consegnato
l'atto di proprietà della Casa della Bibbia di
Vienna al presidente della neo-indipendente
Società, il vescovo 0. Sakrausky: non un
nuovo inizio — egli ha detto — bensì la maturità. Alla cerimonia partecipavano i membri
della Conferenza UBS che si teneva in quella
settimana a Vienna, e il suo presidente ha dato il benvenuto alla nuova Società quale membro di pieno diritto nella famiglia delle Società Bibliche europee.
La nuova Società è a buon punto sulla via
di diventare finanziariamente autonoma e nel
1969 ha potuto contribuire con circa 313.000
scellini (circa 9 milioni di lire) al bilancio
mondiale della UBS.
iiiiiiiniiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiii
Echi della settimana
(segue da pag. 5)
taluni governanti, per conciliarsi il'
cuore delle loro masse: queste infatti
risentivano profondamente l’umiliazione e la frustrazione dei Palestinesi.
Che cosa possono i Palestinesi aspettarsi dai negoziati previsti? Forse il ritorno in patria? Forse la restituzione
delle proprie terre? Gl'Israeliani, poco
disposti a convivere con una maggioranza araba, hanno avvertito chiaramente che essi non ne accetterebbero
che in numero molto piccolo. La signora Golda Meir stessa ha dichiarato
che, “se essa dovesse vivere come minoranza in un paese governato da Arabi, preferirebbe ritornarsene nel Milwaukee" (suo paese d’origine).
Altra obiezione: i pirati dell’aria, col
loro modo d’agire, si alienerebbero le
simpatie che già erano riusciti ad attirarsi. Ma tali simpatie sembrano operare (bisogna pur dirlo) in misura ben
mediocre, se si pensa aU'armamento
eterogeneo dei fedayin, alle difficoltà
di movimento dei loro comandi nei
paesi fratelli, all’indifferenza del resto
del mondo. Coloro che oggi condannano i ratti aerei, dovrebbero sforzarsi
di immaginare la fioritura di terrorismo, d’attentati ben altrimenti gravi,
che saranno domani l’unico mezzo di
espressione d'un popolo di disperati ».
(Da una lettera della signora LafueVéron, avvocatessa del foro di Parigia « Le Monde » del 26.9.1970).