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II SERIE lo Marzo 1859.
NOVELLA
GIORNALK DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità neUf carità. — Efb3. VI. 16.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE i LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00 ) In Torino aU'UflSzio delUiornale, via del Principe ^ ^
Per la Svizzera e Francia, idw.......... „ 4 25 \ Tommaso dietro il Tempio Valdese. \
Per r Inghilten-a, id................... „ 5 50 i Nelle Provikcie per mezzo di franeo-bclli po~
Per la Germania id................... „ 5 50 i stali, che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. < rettore della Bl'oka Novìlla.
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Mejrueis, rue Kivoli;
Ginevra, dal signor E. Berond libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMABIO
A proposito della guerra. — Egoismo (apologo). — La Libertà Cattolica e la Buona Novdla. — La
Società di 8. Francesco di Sales in Francia. — Corrispondenza della B. Novdla : Torino. Casale. —
Cronaca della quindicina. — Annunzii.
A PROPOSITO DELLA GUERRA
“ Portatevi virilmente. ” I. Cor, xvr, 13.
Chi mi renderà i giorni dell’infanzia, le ridenti illusioni loro,
quelle preoccupazioni d’un’ora, quei slanci deU’avvenire ! Erano pur
belli que’ tempi, in cui un dì equivaleva per nof a lungo periodo, e
la sera ci trovava ricchi di tutte l’esperienze di ventiquattrore ! Chi
ci renderà que’ fiori brillanti e soavi che tutti promettevano un frutto,
quelle acque limpide e cristalline entro le quali, co’ piè nudi, correvamo come piccole anitre, que’ viaggi d’esplorazione di poche ore, in
cui ogni montagna ci sembrava un Caucaso, ed ogni pietra un cristallo, ed ogni sparviero un’aquila! Chi ci renderà specialmente quel
velato avvenire, ripieno di felicità che tutto pareva presagire, e verso
il quale ci avanzavamo attratti dalla più deliziosa speranza ! — Tali
erano a qualche grado le mie impressioni scorrendo oggi, nella ferrovia, il fratello maggiore della Buona Novella, o meglio, la Bìiona
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Novella ste.ssa, quand’era un giovanetto forte e pieno di vita e si
cliiamava—UEco delle Valli.—Com’erano quegli anni, 48, 49, 50,
memorandi e solenni I
11 re magnanimo dava piena franchigia a sudditi lungamente disprezzati quali eretici, tutti i loro concittadini si affollavano intorno
ad essi e, per disconoscere i secoli della persecuzione, offrivano i
primi ]iosti a coloro che poco prima sembravano indegni degli ultimi ! Poi l’Italia aprivasi alla libertà del pensiero e della parola; lo
stendardo dell’iuiffpendenza sventolava sulle torri del Lombardo-Veneto; e finalmente hi forza materiale trionfava in apparenza contro
il generoso pensiero, ma in fatto non perveniva che a cingere la
fronte di Carlo Alberto dell’aureola del martirio. Quante speranze, quante illusioni surte e svanite come fiori di primavera, in
quegli anni di fermento ! E chi non perdonerà a quelli che vedevano
per la prima volta sorgere l’astro luminoso della libertà un po’ di
fanatismo, d’ebrezza, d’illusione ? — Chi non si sentii’ebbe per un
istante proso dal desiderio insensato di richiamare giorni piit presto
scorsi che non la stagione di primavera ? — Ma la poesia elegiaca
snerva, i sogni melanconici del passato consumano hmtilmente le
forze che potrebbero preparare l’a^’Tenire ; que’ soli fiori danno frutti
che non temono la perdita della brillante loro corolla.
Dopo i giorni dell’infanzia e dell’adolescenza, ecco venire gli anni
deU’uomo compiuto ; per quanto seducenti sieno stati i primi, sono
gli ultimi che decidono dell’avvenire. La primavera è un ricordo del
paradiso, ma la condizione che Iddio ha posta, dopo che ne siamo
usciti si è “ mangerai il pane col sudore della tua fronte ”—“ Quand’era fanciullo io parlava come un fanciullo, io giudicava come un
fiinciullo, io godeva e sperava come un fanciullo, ma allorché sono
divenuto uomo, ho lasciato le cose che appartenevano aH’infanzia. ”
Cristiani, l’orizzonte deU’avvenire s’oscm-a ; dicesi che il figlio del
generoso Carlo Alberto chiami sotto le bandiere la sua coraggiosa
armata per riprendere, s’è possibile, anzi compiere il gran pensiero
del di lui predecessore. I soli fanciulli possono immaginaiiJ che ciò
sarà per essere una specie di passeggiata militare, e che si potrà dar
la caccia agli Austriaci come ad un pugno di bersaglieri ; l’avvenire
è serio e, ad onta delle follìe del carnovale, è con serietà, amiamo
crederlo, che i potenti del secolo vi si preparano; il calore del giorno,
i fuochi della state giungeranno ben presto: non si canta piii come
nei giorni del 48 e del 49, non si fa più la guerra con mazzi di
fiori e sonetti ; si sente che farà caldo, e che bisogna aver l’arma
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al braccio ed essei-e uomo. Cristiano, se gli abili di questo secolo
credono prevedere e preparare l’av^'enire, tu solo sai chi conosce
i lor consigli e li farà o riuscire o cadere; l’unico altresì sicuro della
vittoria, qualunque possa essere quaggiù il vincitore.
Lascia al tuo Capo omiipoteute la cura di preparar l’awenire,
deponi con fiducia tra le sue mani i destini del suo popolo; ma in
quanto a te, sovvienti che ti conviene essere uomo, avere pronte le
tue armi e saper maneggiarle, quando verrà l’ora del combattimento.
Lascia all’infanzia, alla primavera, agli anni che uon son più, le
belle illusioni loro; il fanciullo afferra l’avvenire con trasporto, l’uomo
maturo lo prepara senza illusione; il fanciullo si sbalordisce dei
primi rovesci e crede tutto perduto quando si trova ingannato ; l’uomo computo li ripara e ne approfitta sovente più che della buona
fortuna. Il fanciullo agisce per impulso; l’uomo fatto, per dovere; il
tHnciullo ama la brezza che fa ondeggiare la sua barca senza spingerla verso alcuna sponda ; l’uomo maturo aspetta il vento che lo condurrà diritto al porto. Cotesto vento, o cristiano, non è mica quello
dell’instabilità e dell’impeto, è quel che scende dall’alto : è il Santo
Spirito soltanto che può farlo soffiare ; domandalo in particolar modo
nei giorni serii e gravidi d’avvenire, domandalo per te, domandalo
pe’ tuoi fratelli, domandalo in anticipazione, e poi di nuovo giorno
per giorno, aifinchè tu abbia le anni dello Spirito sempre vittoriose,
la spada dello Spirito per colpire, ma non all’azzardo ; per combattere,^ma seguendo le leggi, e sopratutto, lo scudo della fede, col
quale tu possa “ spegnere tutti i dardi infuocati del maligno, orando
„ iu ogni tempo, con ogni maniera di preghiera e suppliciizione in
„ Ispirito, ed a questo istesso vegliando, con ogni ^perseveranza ed
orazione jjer tutti i santi. ” Ef. vi, 16, 18.
G. A.
E G O I vS M O
(apologo)
In una delle più belle città deH’Oriente viveva in addietro un
ricco e potente principe, che possedeva un giarilino magnifico,_ nel
quale, per grandi spese, erano riimite tutte le più belle e rare specie
di piante. Vi si vedevano de’ fiori di grandezza e di bellezza sorprendenti, tolti dal centro dei deserti dell’Africa; delÌè graziose piante
rampicanti venute dal nord del Mediterraneo ; degli arbusti a fiori e
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frutti ai'omatici, recati coi camelli dal seno delle oasi del gran deserto ; la vite, il fico, l’arancio stendevano dovunque le loro braccia
cariche di frutta ; la palma gittava qua e là i suoi rami graziosi, e
delle piante delicate circondavano il suo robusto tronco. In mezzo
al giardino, immensa fontana, dal centro della quale un getto prendeva mille diverse forme secondo il capriccio dell’aria, rinfrescava
d’intorno l’atmosfera, mentre i colori dell’iride brillavano fra la pioggia limpida cadente sui fiori aquatici del bacino. Sovente il principe
si aggirava pei viali del suo splendido giardino ; non poteva restarsi
dallo respirare il profumo dei fiori e dal contemplare i ricchi e dilicati loro colori.
Attirati dalle delizie di cotesto incantevole luogo, uccelli senza
numero, gli uni vestiti di sontuose piume, gli altri facenti udire
i loro canti melodiosi, avevano colà fissata dimora, e comimica, vano al giardino nuove bellezze per la presenza loro. Il principe n’era
estatico : ma un giomo vedendo che quelli che passavano per la via
della città si fennavano per godere della vista del gianiino, montò in
còllera ; e scorgendo che gli stessi mendàci, trascinando limgo il giardino i loro cenci schifosi, ardivano respirare il profumo dei fiori
ed ascoltare il canto degli uccelli, e che uno schiavo eziandìo, inchinandosi sotto il peso che portava, ardiva cogliere una rosa che pendeva al di fuori, l’ira proruppe dal suo animo “ E che!, gridò egli,
la vile moltitudine delle strade osa prendere parte ai rari godimenti
che ho preparati per me solo! Per la barba del profèta, io porri^beu
presto fine a tanta insolenza ! ”
Chiama tosto de’ servitori e comanda che il giardino sia immediatamente circondato d’un’alta e grossa muraglia. Si ammassano pietre, i muratori si affrettano, ed il muro è con sollecitudine costi'utto.
Intanto il principe non si accorse che gli uccelli del giardino, spaventati dallo strepito dei lavoratori, avevano preso la fuga; ma scoprì
che il popolo dell« città, stando sulle più alte finestre delle case, e
persino sui tetti, poteva ancora contemplare il luogo ameno ch’egli
non si stancava d’ammirare. Più irritato che mai, il principe comandò
che il muro fosse alzato fino al punto in cui dalle sommità delle più
alte case fosse impossibile di vedere il giardino; e così fu. Allora,
pieno di una gioja crudele, si stese sotto un boschetto di caprifoglio
e di rose, onde goder solo finalmente le bellezze che lo attorniavano.
Soltanto in tale ^mento scoperse che gli uccelli dai canti melodiosi
e dalle ricche }^me erano fuggiti: “ ritorneranno, diss’egli a se
stesso, col sole di domani, poiché l’aria stessa della sera che si avvi-
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ciua è già umida e fredda; ” ma, apparso il giorno, gli uccelli nou lo
salutarono col lor cauto, poiché, invece dei vivi raggi del sole, l’ombra fredda dell’alta muraglia copriva tutto il giardino. Tosto il principe vide le sue piii belle piante ingiallire, ed i suoi più brillanti
fiori i^crdere i lor colori. Non più l’arco baleno nella fontana, la di
cui acqua ricadeva come pesante pioggia ; il muro toglieva ad un
tempo il sole c l’aria.
Una sera, il principe dolente e disgustato del suo giardino, sdrajato
sotto il boschetto, vicino alla fontana, [ìensava al tristo asjietto del
suo giardino : i di lui sensi non erano più ricreati dal profumo dei
fiori, ma offesi daU’odore di piante in decomposizione. Ad onta delle
cure dei giardinieri, degl’insetti, dei rettili schifosi avevano lasciate
le lor traccie nei viali ; la nebbia della fontana era fredda e malsana,
e qua e là il pipistrello volava senza strepito fra gli arbusti. Tristo e
stanco il principe cadde in un sonno irrequieto. Ad im tratto egli
intese deliziosa musica, ed in uno vide dinanzi a lui, sulla sponda
della fontana, un personaggio di apparenza maravigliosa avente una
cetera d’argento da cui traeva certi suoni soavi, dai quali la sua anima era stata agitata sino al fondo. Le dolci note dell’istrumento incantevole cessarono e lo sconosciuto s’indirizzò al principe, muto per
lo stupore e l’ammirazione, dicendo ; “ Ho inteso parlare di te, o ricchissimo ed insensato principe, e venni per avvertirti e consigliarti.
Tu eri ricco ed i tuoi possessi potevano far invidia ai re. Ch’hai tu
fatto ? Certo la tua pazzia è più gi-ande ancora delle tue ricchezze.
Divieni saggio ; atterra questi tristi muri, e la tua ricchezza rallegri
i vicini. Sollecita, ovvero la ruggine del tuo oro divorerà il tuo cuore.
Levati ! levati ! o l’odore di questi fiori imprigionati e morenti ti avvelenerà. Lascia i raggi del sole penetrare nel tuo giardino, e la luce
dell’amore nella tua anima ! ”
L’apparizione si tacque, toccò la cetra e disparve; alzandosi dalla
fontana, una leggiera nuvola la coperse.
Il pillici]» si destò ghiacciato e sbalordito. Alzandosi con pena,
esclamò umilmente; “ La visione ha detto bene: Allah! Allah! Dio è
grande! Dio è buono! Dio è giusto! Non abuserò jiiù de’suoi beni ! ”
E senza aspettare il mattino, chiamò i suoi servitori e fece atterrare
affatto la muraglia. Di nuovo il sole brillò sul giardino e vi sparse
la gioja; e sebbene alcune piante delle più delicate fossero perite e
tutte avessero sofferto,-nullaost^nte produssero nuove foglie, e molte
di quelle che sembravano niorte diedero nuovi germogli. Presto si
fece udire fra le frondi il concerto degli uccelli ritornati, e l’iride
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rioompaa’ve sulla fontana. Il viandante stanco dimenticava la sua
fatica, e lo schiavo il proprio peso nell’ascoltare e nel riguardare ; il
povero lodava Iddio, l’autore di tutto ciò che buono e bello, e benediva il principe generoso che divideva con tutti 1 suoi godimenti.
LA ItlBERTA CATTOlilCA e la BIIOìVA j^OVEIìIìA
La Libertà Cattolica nel suo supplemento del 16 p. p. febbrajo
in im luugo articolo in risposta dXVApologista, il quale si serviva delle noFtre parole del 15 Gennajo, per accusar la Libertà Cattolica
di non essere cattolica, si difende da tali accuse versando un po’ di
veleno or a destra or a sinistra, e la Buoìm Novella ne ha la sua parte.
Noi abbiamo sinceramente lodato il coraggio dei redattori di quel
periodico, quando, in mezzo aH’universale schiavitìi del clero piemontese, ardirono alzar chiara la voce a combattere indegni abusi. Colla
stessa sincerità noi rimproveriamo a quei signori di non usar rispetto
e cortesia verso i loro awersarii. Non parliamo degli epiteti prodigati Apologista: sono più che violenti ed è peccato che la discussione interessante in se stessa e profonda sia seminata di disprezzi e
d’ingiurie...ma noi non facciamo gli aiFari àtìVÌApologista.
Ma per quanto concerne la Buona Novella noi diremo ai redattori della Liberà Cattolica: “ signori, noi siamo avvezzi a rispettare
tutte le altrui opinioni per avverse alle nostre che sieno ed a discutere
con tutti colle buoni ragioni, non mai colle cattive supposizioni o
coUe ingiurie. — Voi dite non sapere con quale intento abbia il nostro foglio encomiata una parte delU vostre massime ... ed è questa
una maligna supposizione, giacche assai chiaramente dicemmo, che
se tributavamo encomio a quelle massime, gli è perchè concordavano
colle nostre, e sono, a parer nostro, conformi alla verità. Fa egli d’uopo
ripetere le nostre parole? Concludendo dicemmo: “ abbiarilb lodato
il coraggio ^ei redattori nel segnalare gli abusi : ora tributiamo encomio alla loro sincerità nel confessare il proprio male. Da gran tempo
si desiderava di sentire tali sinceri accenti di uomini imparziali, i
quali preponendo allo spirito di partito, l’interesse della eterna verità
predicassero alla patria, quei fondamentali principj del Cristianesimo. ” — Queste parole erano d’altronde affatto concordi con quelle
per le quali annunziammo l’apparizione del vostro foglio. E voi non
sapete con quale intento noi approviamo tali massime? Eh via! dite
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che nou ci credete sinceii ; dito che il nostro liuguaggio è ipocrita ;
dite che siamo tauti gesuiti, e che, seguendo le regole di Loyola, diciamo una cosa mentre ne pensiamo un’ultra. Se non ci giudicate
sinceri, siatelo dunque voi signori^ e elite sinceramente, che non credete alla nostra sincerità. Con questo metodo forse cesseranno fra
noi le discussioni... ma badate, forse cesserà pure il risi)etto che vi
eravate acquistati, non solo da noi, ma dall’intiero pubblico, ed invece di riuscire nel vostro intento, che è di couvincer tutti della
verità che professate e di moralizzare il popolo, vi alienerete gli
animi e darete a chi potete influenzare un cattivo esempio che sarà
seguito. Per voi, signori, si verificherà come per chicchesia, il noto
proverbio: “ Chi non rispetta non è rispettato.” Voi dite inoltre che
il foglio valdese confondendo studiosamen te il capo della chiesa col
sovrano di Eoma... cerca un pretesto pei' calunniare ... l eretico die
non calunnia cessando di essere eretico, e l’essenza dell’eresia essendo
la calunnia. Osservate in prima che non abbiam parlato del papa in
persona, ma del Papato, del sistema cioè, che regna a Eoma. Non c’è
adunque calunnia, non essendo questa una cosa personale. Osservate
inoltre che non abbiamo chiamato il poter temporale dei papi un’usurpazione rispetto ad un’altra potenza, un’usurpazione cioè meramente politica, ma che parlando dell’usurpazione clericale in materia
politica e della confusione dei due poteri abbiamo chiamato il papato
l’incarnazione vivente della Fapo-cesaria e della Cesareo-papia il
che è; il che se non fosse, non vi sarebbe confusione dei due poteri, di
cui voi stessi signori bramate la separazione ;... il che inoltre è un’usurpazione, sì, usurpazione del rehgioso sul temporale e del temporale sul religioso, ed usurpazione sulla verità e sulla giustizia, sull’autorità di Dio e sulla libertà delle coscienze, che li vogliono separati. Siamo forse noi che l’abbiamo fatta quella confusione ? siamo
forse i creatori del papato ? E se il papato non è un’usurpazione reciproca dei due poteri, dov’è la confusione di quei poteri che voi
condannate?.. E se i principj della terra imitano tali usurpazioni
insegnate loro da Koma, non sono essi altrettanti papi ?
Ma la Libertà Cattolica non vuole acconsentire alle massime degli
eretici quantunque quelle massime concordino coUe sue... e quello
perchè l’essenza delVeresia èia calunnia! E ¡wi... quel dar dell’eretico a chi non pensa come voi, quel chiamar tutti gli eretici calunniatori ... oh signori quanto vi abbassa, quanto vi dimostra deboli e
paurosi !.. Cessate, cessate di anatemizzare e di dare ingiurie jter
argomenti, se non volete, dopo perduto il rispetto del mondo, incontrar
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anche il suo ridicolo, che di già pesa di tutto peso sulla chiesa cui
siete ministri. — Tutto questo lo diciamo ai redattori della Libertà
Cattolica per il loro bene, desiderosi che continuino a meritarsi il
rispetto e la lode di tutti per le loro coraggiose convinzioni. In quanto
a noi tutte le loro cattive supposizioni, i loro anatemi, e le loro accuse non ci faranno sviare dalla linea che abbiamo fin’ora seguita.
Non impugneremo mai le armi deiringiuria nè elei ridicolo, anzi
combatteremo sempre con serio e col rispetto dovuto all’umana coscienza. La loro poca cortesìa non ci farà restare dai segnalare le loro
contraddizioni; e ogni qual volta faranno un passo fuori dal sentiero
di Roma, saremo loro dietro e l’incalzeremo, per ispingerli alle ultime
conseguenze dei loro principj ; ed i loro sospetti non ci faranno restare
dall’approvare quanto di giusto e di vero troveremo nei loro articoli,
nè dal censurare quanto vi leggeremo di contrario al Vangelo ed
«alla nostra coscienza. Speriamo che vedendo la nostra lealtà, useranno
del pari con noi. O. C.
SOCIETÀ’ DI S. FRANCESCO DI SALES
Fin dal 29 dello scorso gennajo fu celebrata in Parigi nella nuova cappella dei gesuiti, sita al n° 35, via de Sèvres, l'annua riunione generale
deH’associazione di S. Francesco di Sales. Il presidente della med. Mons :
de Ségur rese conto delle somme raccolte in tutta la Francia per tale istituzione, che sommarono a fr. 90 mila. Non è certo questa una somma molto
ragguardevole, considerata la grandezza di tutta la Francia, ed i sottili mezzi
gesuitici adoprati per raccoglierla. Essi impongono ad ogni socio il pagamento d’un soldo per settimana o cinquanta soldi all’anno circa; e siccome
quello era il rendiconto di 18 mesi, così ci mostra che il numero degli addetti
non è molto numeroso. Si fece quindi il novero dei protestanti, che trovavansi in Parigi, e si asserì giungere appena a 13 mila ; ma che malgrado
così piccolo numero aveano più di 42 scuole frequentate da numerosi fanciulli, e sopra 50 tempj, che andavano ogni giorno crescendo. Quindi salito
sul pulpito il P. La%dgno gesuita raccontò gli sforzi di S. Francesco di Sales
per estirpare il protestantismo, specialmente da Grinevra e dalla Svizzera, e
ravvicinando le circostanze di lui colle attuali, mostrò i vantaggi di queste,
poiché Francesco predicava il cattolicismo fra un popolo quasi tutto protestante, mentre essi lo predicavano fra un popolo quasi tutto cattolico. Assicurò, che frA 86 milioni di francesi, non si trovano che 700,000 protestanti.
Malgi-ado così notevole vantaggio però, i loro progressi non erano troppo
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... IO ...
notevoli, n protestantiismo avea fatto lega col socialismo ed il liberalismo,
e le mosse degl’increduli erano cresciute, rafforzate dai razionalisti, di modo
che egli esclamava: & son divenute terribili come le nazioni, formidabili
come i popoli. Da poco tempo riunironsi iscttarj, per inviluppare, e dividere
la Francia, per attaccar Parigi; bisogna che Francia a noi apjiartenga.
Somme favolose sono state contribuito a tale effetto dai paesi circonvicini.
Hanno sparso libri empj, eretici, orribili. Nel 1857 la Società dei Trattati
religiosi ha sparso 1,500,000 libri empj, ed eretici; e più di 20 milioni in
15 anni...... Non bisogna dunque restare stazionarj, se cattolico sangue
scorre nelle nostre vene......volete lasciarvi dominare dall'errore ? Date il
vostro soldo missionario ogai settimana per la propagazione della fede ; date
il vostro soldo apostolico tutti i mesi per la conservazione della fede. Siat<;
come gli operai di Nehemia, chc tenevano da ima mano la spada e dall'altra
la mestola ». Dopo un così caloroso indirizzo ai suoi uditori, l’enfatico declamatore raccontò che alcuni uomini di Dio eransi prostrati ai piedi del
pontefice, fra i quali Monsignor de Ségur e s-ittanta vescovi e arcivescovi
ed aveano otteirato che venisse approvata quella Società di S. Francesco
di Sales, per arrestare i progressi dei protestanti, specialmente in Parigi,
dove gli eretici visitano le famiglie povere, e lasciano loro dei soccorsi;
che una società di venticinque sacerdoti erasi formata onde far delle missioni, e dalle quali eransi ottenuti ottimi risultati. Quindi ritornò il gesuita
a chieder l’elemosina, a pregare, e scongiurare a mani giunte, in ginocchio,
affinchè si pagasse il soldo settimanale, e che ciascuno dei presenti uditori
si ascrivesse allora alla società, e pagasse la debole quota. Pure il soldo tanto
desiderato non venne concesso che da pochi degli ascoltanti,e l'eloquente esortazione non ebbe successo. Parlò pure nel suo discorso il gesuita, degli
opuscoli devoti sparsi da quella società a conforto, ed istruzione del popolo,
fra i quali fece menzione d’uno, che ha per titolo « le mie Tentazioni ». Questo
libretto merita d’esser particolarmente notato. Esso non contiene che un’infamante diatriba contro i protestanti. Dedicato a mad. Des Trois-Etoiles,
dedica falsa e derisoria, attribuisce al protestantismo, ed ai protestanti le
opere le più turpi e disonorevoli, ed i sensi più antisociali che un’ardente
fantasia gesuitica possa immaginare; e per darne alcun saggio ai nostri lettori, riporteremo i pochi e.stratti seguenti ;
« Confessate, che i nostri apostoli protestanti rassomigliano singolarmente
« a quelli arditi ladroni, che vengono sorpresi in flagrante delitto, che si
« scacciano di casa, ma che danno non ostante un colpo di pugnale al pa« drone partendo. » E parlando dei ministri e delle popolazioni protestanti
egli dice: « Chiamansi rif<mnati e non hanno che-l’aria di birbanti, opiut« tosto di demonj incarnati ; sono furfanti ripieni di orgoglio, e sono giunti
« a tal segno di disordine, che se alcuno volesse conoscere una riunione di
« bricconi, di dissoluti, d'uomini di cattiva fede, non avrebbe chc ad entrare
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« in una di quelle città, chiamate protestanti, per trovarne un gran numero
« in ogni luogo. Essi menano una vita voluttuosa, bestiale. Fra loro l’op« pressione e lo spogliamento dei poveri H reputano elemosina, l'orgoglio è
« sostituito all'umanità, la bestemmia alla preghiera » (pag. 30).
Dopo lunghe tiritere di questo genere, l’autore dell’opuscolo si riassume
in questo modo;
« Io mi posi seriamente a studiare il protestantismo, per conoscerne l’ori« gine. Riconobbi che non avea per fondatori che dei saccheggiatori, degli
« impudichi ed ubbriaconi; che progredì col saccheggio, e colla devastazione;
« che la sua dottrina è del continuo contradittoria con se stessa; e che
« parlando sempre d’Evangelo, i suoi ministri non hanno in esso la minima
« credenza. »
Tali sono i libri, che la congregazione di S. Francesco di Sales ha gran
cura di spargere per la Francia, e ohe i francesi stessi pagano, onde ottenga
l'effetto. E se tali libri siano atti a promuovere la cristiana pietà, l’amore
verso Iddio, e verso il prossimo, potranno i lettori di queste pagine deciderlo
da loro stessi.
CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Torino addì 10 marzo 1859.
Conferenza degli Evangelisti della Chiesa Valdese, in Alessandria—Determinazioni
prese in essa.
Caro fratello!
Permettete ch’io vi dia alcuni ragguagli sulla seconda Conferenza degli
Evangelisti della Chiesa Valdese, tenutasi in Alessandria, il dì 28 dello
scorso mese.
Sei solamente fra di loro erano convenuti all’appuntamento; la troppa
lontananza per alcuni; impedimenti di vario genere per gli altri, ne aveano
tenuti lontani sei o otto, che avrebbero dovuto trovarvisi.
La prima parte della Conferenza consecrata aU'edificazionc fu spesa
nella preghiera e nella meditazione del magnifico discorso dell’Apostolo
S. Paolo agli Anziani di Efeso, che leggesi nel capo xx d<;l libro degli
Atti Apostolici : la carità senza pari del grande Apostolo delle genti, il suo
zelo instancabile a diffondere l'Evangelo; l’intiero abbandono di tutto se
stesso al servizio del suo Signore ; la sua tenerezza, le sue lagrime, e ad un
tempo il carattere eminentemente virile del suo cristianesimo ; finalmente
l’autorità inarrivabile che spicca nel suo linguaggio, vennero successivamente
passati a rassegna, e proposti alla nostra imitazione.
11
... li) ...
Terminata questa parte, si passò alla disamina delle questioni poste all'ordine del giorno dall’antecedonte Conferenza, in numero di tre.
Sulla prima che aggiravasi sul miglior genere di predicazione da adottarsi, da chi è incombenzalo di evangelizzare popolazioni cresciute nelromanesimo, prevalse l’opinione che, in quanto alla sostanza, dovesse darsi assai
maggiore attenzione ad edificare che non a distruggere, essendo questa
parte dcU’opera più che compiuta daU'incrcdulità, mentre l’altra era tutta da
compiere, ed essendo, fra i varj modi di distruggere la superstizione, efficace
più di ogni altro l'insegnamento schietto e fedele della verità. In quanto a
forma, essere da preferirsi, per tutti i riguardi, uno svolgimento ad un tempo
elaborato e semplice dei fatti che costituiscono la rivelazione di Dio, come
quel metodo che raccoglie in se il molteplice vantaggio di essere più alla portata di tutti, più nuovo, più istruttivo, e di lasciar maggior campo alla parola
stessa di Dio, e minore a quella dell’uomo. Si insistette altresì sulla necessità,
per predicatori nati e cresciuti in seno a comunioni evangeliche, di spogliarsi in parte delle loro abitudini intellettuali, per rivestire in un certo
grado quelle proprie delle popolazioni che sono chiamati ad evangelizzare,
e qmndi far uso presso di esse di quegli argomenti che sortiranno maggior
effetto, perchè tolti ad imprestito dalle loro abitudini, e dal mezzo in cui
vennero educate.
La seconda questione che portava sugli argomenti più acconci ad essere
trattati in iscritto e diffusi in seno alle nostre popolaziotii, per vieppiù illuminarle e far cadere i pregiudizj da cui sono tutt’ora travagliate contro i
professori dell’Evangelo, riesci nella determinazione di far comporre e diffondere al più presto, trattati sopra i quattro argomenti che seguono ;
1° La GMttsa Evangelica Valdese del Piemonte, la sua Storia, la sua Dottrina e la sua Costituzione; 2° la Religione degli Avi; 3° Protestantesimo e
Cristianesimo; 4° chi furono i Riformatori del secolo xvi? il primo dei quali
destinato a purgare la nostra Chiesa dalle erronee e calunniose imputazioni che le vengono affibbiate principalmente dai seguaci del Papa, ma
anche da certuni che pure chiamansi evangelici; il secondo a sradicare
quel pregiudizio che si debba di necessità morire nella religione in cui si ò
nato; il terzo a dimostrare come protestantesimo e cristianesimo anziché
due cose opposte, sono una stessa e medesima cosa; il quarto infine a contrapporre narrazioni genuine e veridiche alle calunniose e sconcie, che manda
attorno, sul conto di quei grandi, una stampa fanatica e menzognera.
Kiguardo alla 3“ questione : come debbano (importarsi gli Evangelisti della
Chiesa Valdese rimpetto agli Evangelisti di altre denominazioni, coi quali
trovansi a contatto cotidiano, l’opinione unanime della Conferenza fu, che
accettando come compiuto, sebbene lagriraevole, il fatto della separazione,
si facesse di tutto onde non accrescere il male, e quindi .si fosse pronti, in
ogni occorrenza, a porgere mano sincera di fratellanza a tutti coloro i qualiì
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comunque divisi da noi in quanto a disciplina e costituzione ecclesiastica,
si paleserebbero, si nelle dottrine cbe professano, chc nella vita che conducono, sinceri discepoli di Gesù Cristo.
Altri argomenti vennero quindi posti all'ordine del giorno per la terza
Conferenza da tenersi in Torino nel maggio venturo; si passò a rassegna lo
stato delle singole stazioni; si discorse sulla condizione spirituale dei nostri
correligionarj arruolati in gran numero nell’esercito, e sui m'ezzi più acconci
di migliorarla; si pregò ancora; e dopo una rifezione gentilmente offertaci
dal caro nostro fretello Gay e dall’ottima di lui consorte, riprendemmo
ognuno di noi, col treno della sera, la via delle rispettive stajsioni, ripieni del
sentimento che è una cosa buona, eccellente che i fratelli conversino insieme,
pongano insieme, per alcuni momenti, e sotto agli sguardi del loro Padre
celeste, dolori e gioja, speranze e timori, e si dieno gli mii agli altri prove
di queiraffetto, dal quale si sentono fatti una medesima cosa in Cristo Gesù.
Credetemi in quell amato Salvatore,
Vostro ccc. ecc. Z.
Casale addì 8 marzo 1859
Nuovo e ripetuto attentato contro la libertà di coscienza. — Eappresentanza al sig.
Intendente, per parte degli Evangelici di Casale. ■— Eifetti che se ne sperano.
Egregio signore e fratello,
Il vostro giornale, nel dare contezza al pubblico del disturbo arrecato, tre
0 quattro domeniche or sono, da una mano di fanatici ignoranti, al culto
evangelico, che come in parecchie altre città dello Stato, così anche in questa
vien celebrato, chiudeva la breve notizia con un meritato encoinio a chi ha
in mano fra noi la direzione della pohzia, per la sollecitudine adoprata nel
mantenere illesa la libertà di pacifici cittadini, a nuH’altro intenti che a
rendere culto a Dio secondo la loro coscienza.
Disgraziatamente quegli elogj non sarebbero più di stagione, dopo le scene
scandalose cui abbiamo dovuto assistere nelle due successive domeniche del
27 febbrajo e 6 marzo. Nella prima, essendosi recato da noi il sig. Melile,
uno dei pastori valdesi di Torino, onde spezzarvi ai suoi correligionarj il
pane della parola, quando era giunto appena alla metà del servizio, fu
obbligato ad interromperlo dal baccano che—provocato da due individui
acciò appositamente mandati — si fece alla porta deUa sala, e ciò per ben
mezz’ora, senza che dal sig. Delegato, che pur dovette esserne informato, nè
da nissuno dei suoi dipendenti, nulla si tentasse per porvi riparo. Il primo
giunse egli è vero sul luogo, ma quando il culto avendo dovuto essere troncato, la sua presenza era diventata inutile. Un .secondo servizio che dovea
aver luogo la sera, fu per motivo di prudenza dal sig. Meille celebrato iu
Sitro locale non noto ai perturbatori. Il sig. Delegato fattone consapevole
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vi si recò, e dopo uu lungo abboccamento avuto col sullodato signore, ne!
i{uale esternò il suo dispiacere per l'accaduto, diede al ministra l’as.sicuranza
ch’era sua ferma inteuzione che niente di simile avesse da ripetersi, e che
fossimo nuovamente lesi in ciò ch’egli stesso chiamava il legittimo esercizio
di uno dei nostri più sacrosanti diritti.
Dietro siffatta a.s.sicurazione di chi per m.intenerla non avrebbe punto
bisogno di spiegare un grande apparato di forza, ma semplicemente di
dichiarare a chi eccita il tmnulto, che il suo fermo volere è che cessi, ci
iispettavamo a poter, la domenica vegnente, rendere il nostro culto a Dio
.‘■enza il minimo disturbo, come ciò avvenne per molto tempo. Ma vana ed
illusoria era la nostra aspettazione! Ciò che era avvenuto il dì 27 febbrajo al
signor Meille, avvenne lo stesso appositamente al suo collega il sig. pastore
Gay, il dì 6 marzo : il servizio di notte (quello di giorno non avea potuto
essere" celebrato, a cagione di un ritardo nell'arrivo del convoglio di Valenza)
dovette essere interrotto, sotto la pressione delle grida che mandava sull’uscio
della sala una turba fanatica, e, anche questa volta, senza cito nemmeno
l'ombra di un impiegato della polizia si provasse di darla vinta al diritto
suUa violenza.
Un tal procedere per parte del Delegato di pubblica sicurezza, ha indotto
gli Evangelici di Casale, si esteri che nazionali, a ricorrere al sig. Intendente
acciò voglia adottare quelle provvidenze giudicate più opportune onde non
sia loro più a lungo niegato di rendere a Dio quello che 6 di Dio, nella
stessa guisa che sono disposti a rendere al re ed alla patria, come buoni
cittadini, tutto quello a cui sono tenuti. Una rappresentanza in questo senso
è .stata sporta all'onorevole Magistrato, e si spora che abbia da sortire ottimi
effetti. Che se non fosse, gli Evangelici di Casale, forti del loro diritto, si
rivolgerebbero, costretti, al sig. presidente del Con.siglio dei ministri, onde
la stessa facoltà che è stata ad altri conceduta, a termine delle nostre leggi,
lo sia anche a loro, ed a loro pure si riconosca e si mantenga illeso il diritto
di fare il loro dovere. Riserbandomi di ulteriormente ragguagliarvi di ciò
che sarà per succedere, mi dichiaro, in Cristo Gesù, vostro devotissimo ed
affezionatissimo X.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Secondo il costume della Chiesa Romana, i suoi vescovi, sul finir del carnevale publicano, una specie di lettera circolare ai parochi delle loro diocesi,
in cui si concede al popolo la facoltà di cibarsi della carne iu alcuni giorni
dell’entrante Quaresima, ed in altri di servirsi di cibi detti magri, o di latticinj. Quest’anno di grazia 18f)9 mons. Franzoni, Arcive.scovo di Torino,
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sebbene esule a Lione, concesse, per mezzo del suo vicario generale, un largo
indulto, secondo il solito, facendo però le usuali distinzioni fra cibi magri,
grassi, e latticinj : e proibì l’uso dei medesimi in qnanto alla promiscuità,
secondo le permissioni ottenute da Eoma. In tal guisa imitò gli antichi Farisei, che osservavano le minuzie della legge, mentre poi trascuravano i
principali precetti. Ma in quest’ anno , il Vicario Generale della Diocesi volle inserire nella sua lettera d’indulto qualche cosa di straordinario, parlandovi della necessità dell’osservanza delle feste. Anzi asserì
essersi formata in questa città un’associazione di nobili, e ricchi signori, i
quali eransi a vicenda impegnati d'osservare le feste loro stessi, e di farle
osservare ai loro dipendenti, nell’idea d’introdurre a poco a poco tale co.stumanza nel popolo. Ottima in realtà sarebbe l’idea, se potesse porsi in
esecuzione. Ma il buon ecclesiastico si dimenticò, che la trascuranza fcel
l'osservare le feste s’introdusse nel popolo italiano dalla moltiplicità delle
medesime, perchè il dover rimanere senza lavoro troppi giorni nell'anno,
divenne un’onere, che i cattolici romani non poterono portare; però lo trascurarono. E daU’altro canto l’incipiente società suddetta non potrà mai lo
scopo proposto ottenere, se non venga prima appieno istruita in ciò cho
realmente s'intende per l’osservanza delle feste. Il precetto mosaico ci dice
“ ricordati giorno del riposo per santificarlo. ” Non deve il cristiano
però soltanto astenersi dalle opere servili nella domenica, ma santificarla,
colla preghiera e col culto divino. Potranno quei nobili e ricchi signori astenersi nella domenica dalle conversazioni clamorose, dai pubblici divertimenti, dai teatri, dal ballo? Questo è quel che non crediamo. E per insinuare nel popolo la debita osservanza delle feste richiedesi altra istruzione,
altra educazione, cioè l'evangelica.
Meglio fece, a parer nostro, il vescovo di Pinerolo, Monsignor Eenaldi, che nella sua lettera pastorale publicata in simile circostanza .
prese a parlare della necessità dei ricoveri pei mendicanti. Egli nou
dichiarossi nemico del progresso dei tempi, ma asserì “ che le pie istituzioni variarono, secondo le variate condizioni dei tempi ” ed invece di
raccomandare la fondazione d’un convento di frati, o di monache, raccomandò, anzi dichiarò necessario un Ricovero di mendicità in una città popolosa, in una provincia : e svolgendone le ragioni, pose tra le principali gli
ammaestramenti caritatevoli della religione di Gesù Cristo, e le esigenze
della moderna civiltà. I brani più rilevanti di questa pastorale inseriti furono nel Cittadino foglio accreditato .di quella città, per promuovere
una tale istituzione d’un Eicovero di mendicità, anche in quella provincia.
Così i vescovi quando deviano alquanto dai loro abituali sentieri, e si volgono al Vangelo, pronunziano ancor essi sensi e parole, che i buoni pure
ammirano ed encomiano.
Ma che diremo per altra parte di quei vescovi francesi, che neU’aeeingersi a scrivere simili pastorali per le loro rispettive Diocesi, volevano encomiare il Governo degli Stati romani, come il governo migliore sopra la
terra, a guisa del vescovo di Poitiers? Per non dir altro, accenneremo, che
il Papa stesso avendone avuto sentore gli ringTaziò, forse arrossendo di
tanto non meritato encomio, e su tale soggetto si tacquero.
Parleremo piuttosto della Corte d’Appello di Colmar (Francia), la quale
confermò la sentenza emanata dal tribimale correzionale contro M. Bessner.
Essendo questi un protestante ebbe una specie di discussione religiosa con
un suo compagno, raggirandosi per lo più sul nuovo dogma deH’Inlmacolata,
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0 promise, per meglio schiarirlo sul soggetto, Ji fargli leggere un libretto,
che trattava della materia. Infatti il Bessner il giorno dipoi diede il libretto
alla figliuola del compagno, affinchè lo consegnasse al padre. Essa invece
10 dette alla madre. Questa donna vedendo, che il libro trattava di dottrine
avverso alla sua credenza, accusò il Bessner come Colportore senza licenza
dal Governo di libri offen.sivi alla religione cattolica. Ed il tribunale di Polizia condannò Be.ssner alle spese del processo ed a 50 franchi di multa.
Appellatosi il Bessner alla Corte d’Appello in Colmar, la sentenza venne
confermata. Si occuparono di questa causa non solo i giornali religiosi, ma
1 giornali politici pm- anche, e mostrarono il contro-senso, e l'incongruità di ■
dichiarare Coljioríore un individuo, che dà a leggere un libro qualunque al
suo amico o compagno. II difensore pure del sig. Bessner fece una splendida difesa. 3Ia tutto fu vano. Lo spirito anti-evangelico e reazionario prevalse nei giudici, e non lasciarono che la speranza, che portatasi la causa
in Cassazione, verrà annullata.
Non così avvenne in un caso quasi consimile nel tribunale di Tokl\o. Il
giornale l’L'?iio«e publicò il dì 8 settembre del 1858 un articolo, in cui
trattavasi, storicamente parlando, su V origine del culto della madunnu. 11
Fisco giudicò l'articolo offensivo verso la religione romana cattolica, o religione dello Stato, ed accusò il gerente dell’ÍJítíorje a renderne conto. L avv.
sig. Scelsi venne incaricato della difesa. Discussa la causa dinanzi ai giudici,
11 dotto avvocato dimostrò con sodi ragionamenti, che non solo 1 articolo
non era soggetto ad accusa, ma che poteva chiamarsi in qualche modo benemerito della religione, poiché mostrava l’ignoranza dei frati, per non dire
la loro empietà, facendo la Vergine “ a Dio superiore, e lo stesso Dio a lei
sottomesso in ragione dell’muanità che da lei ricevette. ” Le ragioni dall’avv.
Scelsi furono trovate cosi convincenti, che il gerente dell’ Unione venne
assolto. Questo fatto chiaramente ci mostra, che se le libere istituzioni,
che ci governano al presente non verranno manomesse, abbiamo luogo da
fermamente sperare, che la pace della nostra Chiesa non verrà turbata, ed
il Vangelo potrà sempre più proclamarsi come la vera legge data da Dio
al popolo cristiano. Ma il nemico infuria e romoreggia alle nostre frontiere,
e la piccola Chiesa di Gesù Cristo innalza supplichevole la .sua voce all’ünnipotento pregandolo che si degni allontanar da noi il flagello che ci minaccia; poiché senza un'ajuto, che venga dall’alto, Satana assalirà il piccolo
gregge, e lo disjxirderà. Gesuiti di tutti i paesi in Europa si unirono d’unanime consentimento per identificare il protestantesimo colla rivoluzione,
il socialismo col cristianesimo evangelico, e di cercarne con ogni mezzo la
distruzione.
E giornale ì'Univers del primo febbrajo scorso, celebre periodico dei Gesuiti in Francia, si scatenò contro V Ero di Savotiarola piccolo giornale protestante, che stampasi in Ijondra in lingua italiana, e lo coprì di sarca.smi
e d’ingiurie, secondo il suo solito. Esso non temè di alterare la storia, mentire i fatti contemporanei, e calpestando la verità, dare sfogo all'ira teologica la più appassionata; e sebbene queste diatribe ributtanti scandalizzino
i pii e ben pensanti cristiani, pure non lasciano mai di fare qualche impressione nelle ignare moltitudini. Mossi da tale esempio alteri giornali pure
vanno gridando che il protestantesimo va di paripasso colla rivoluzione.
Ma tali calunnie vinte finalmente dalla verità, che sfolgora ornai da pertutto,
saranno confuse, e disperse.
La vera Chiesa evangelica, che dimora sulla terra, ma col pensiero
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sempre fisso al cielo, desidera il regno di Dio che venga, non quello degli
uomini; e lasciando da parte il socialismo e la rivoluzione, o gli allettamenti,
e le ebbrezze del mondo, cerca d’imitare il suo divino Maestro nell’umiltà
e nella rassegnazione.
Finiremo questa piccola cronaca della quindicina con un rapporto della
Chiesa libera di Scozia intorno all’opera dei missionarj evangelici nell’india
meridionale e nell’isola di Geylan, riferito neU’HoME and foreign record
del 1° febbraio.
1° Più di cento mila persone hanno rinunziato airidolatrìa, e si riuniscono in varie congregazioni per ricevere l’istruzione cristiana.
2° Più di sessanta mila sono state battezzate nel nome di Cristo, e si
son poste francamente nel numero dei suoi discepoli.
3° Più di quindici mila sono state ammesse alla sacra mensa, dopo aver
dato prova d’una conversione sincera, e fede viva nel Salvatore.
4° Più di cinquecento nati%d del paese, non compresi i maestri, fanno
da istruttori cristiani presso i loro compatriotti, e non senza prova singolare d’ottimi risultati nel compimento del loro dovere.
5° Le scuole delle missioni ricevono più di 40 mila allievi, che v’imparano a leggere e scrivere, e la conoscenza delle Sante Scritture, capaci a
rendergli saggi a salute.
6^ Le medesime scuole tolgono più di undici mila fanciulle all’ignoranza
grossolana, ed alla profonda degradazione, in cui tanti millioni di persone
d’ogni sesso sembrano per sempre immerse in quelle infelici regioni.
Domenico Groeso gerente.
ANNUNZI
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Via Principe Tomma.sc
SONO VENDIBILI LE SEGUENTI OPERE :
STUDII ELEMENTARI E PROGRESSIVI DELLA PAROLA DI
DIO, per L. Burnier (Gli Evangeli) 2 voi. in-8° pie. . . F. 02 00
ADDIO AL PAPA, di Maurette, 1 voi. . ......„ 00 20
LA DONNA, due discorsi di Ad. Monod........„ 00 25
IL COMPAGNO DELLA BIBBIA, 1 voi. in-8°. . . . „ 01 00
ROME ET LA BIBLE, manuel du controversiste évangélique,
par Felix Bungener en-12°...........„ 03 50
QUELQUES FEMMES DE LA RÉFORME, recueil biographique en-12°................„ 02 25
UNE VOIX CHRÉTIENNE, pour tous les jours de l’année, extrait des œuvres de A. Rachat en-12°........„ 03 50
TORINO — Tipografia CI.ADDIANA, diretta ila K. Trombetta.